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Anno 125 - n. 7
17 febbraio 1989
L. 900
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE SOTTO ACCUSA
Vaticano e USA: stessa lotta?
Dopo dieci anni di rodaggio,
la legge 194 per l’interruzione
volontaria della gravidanza torna al banco degli imputati.
Nulla da eccepire sul fatto che
questa legge, come ogni legge,
debba affrontare U momento delle analisi e dei bilanci. Questo
momento però dovrebbe essere il più possibile obiettivo e
fondato su dati di fatto. Non ci
piace invece né 0 modo emozionale con cui questa operazione
è stata avviata, né il tentativo
di dare ad essa delle motivazioni
che appaiono già predisposte non
per un’analisi obiettiva dei dati,
ma per la solita battaglia ideologica di parte.
I dati sull’interruzione volontaria della gravidanza mostrano negli ultimi cinque anni una
diminuzione progressiva sia a
livello nazionale che a livello
regionale, come risulta dalle
statistiche elaborate dai vari
assessorati; in particolare quelli
forniti dall’assessorato alla sanità dalla regione Lombardia
sottolineano con chiarezza questa diminuzione. Ma, anche a
parte questo aspetto, che senso ha l’affermazione che « l’aborto viene adoperato come mezzo di contraccezione »? Se non
siamo un popolo di folli, e se
non siamo straordinariamente
casti, è chiaro che l’aborto interviene di regola là dove la
contraccezione ha fallito o non
è stata resa accessibile. Ma anche in questo caso, con che faccia tosta può l’opinione cattolica uflBciale portare avanti la
sua protesta, quando è noto che
il papa si oppone non solo all’aborto, ma anche ai mezzi contraccettivi? Non rimane che
l’alternativa tra la castità forzata e la propagazione irresponsabile.
L’aspetto che più indispone è
però un altro: è il solito atteggiamento farsescamente vittimista di chi ha il potere e si lamenta di essere emarginato. Gli
obiettori sarebbero le vere vittime di questa situazione, cosi
come nella scuola, rispetto all’ora di religione, ci si preoccupa che non vengano «discriminati » gli studenti cattolici! Non
conta nulla il fatto che l’obiezione al servizio militare sia così fortemente penalizzata, che
richieda un accertamento delle
motivazioni, un prolungamento
del periodo di servizio e l’impossibilità di scelta del. campo
di lavoro. No, l’obiezione all’interruzione di gravidanza deve essere esercitata in piena libertà e gratuità, senza alcuna contropartita! Eppure, da
un punto di vista cattolico, dovrebbe essere ben chiaro che anche l’obiettore al servizio militare è contro raddestramentò
aH’omicìdio!
Insomma, da qualunque parte
la si girl, la questione appare veramente Indecente. Riteniamo
sia possibile sottoporre la 194 a
una serena verifica solo rinunciando ai rigurgiti di gesuitismo
e cercando quelle possibilità di
confronto costruttivo e onesto
che certamente esistono anche
da parte cattolica.
Rita Gay
Vent’anni fa a Medellin, in Colombia,
la seconda conferenza episcopale latinoamericana accetta la teologia della liberazione. Il gesuita brasiliano Henrique de
Lima Vaz scriveva che una nuova stagione si era aperta per la chiesa cattolica. I
temi della povertà, dell’oppressione, dell’ingiustizia sociale, della pace e della liberazione degli uomini entrano nella teologia e nella predicazione dei vescovi cattolici. E’ l’opzione per i poveri. La teologia della liberazione, che non è solo cattolica ma ecumenica in America latina,
parla di una chiesa incarnata che prende
partito per i poveri e i diseredati, parla
della necessità di organizzarsi per realizzare una società più giusta, parla di « violenza istituzionalizzata » delle classi che
Nel 1980 un gruppo di esperti
in cose latinoamericane si riunisce a Santa Fe, una città nel
sud degli Stati Uniti, per elaborare un documento con un doppio destinatario: il Consiglio interamericano di sicurezza e Ronald Reagan, all’epoca candidato repubblicano alla Casa Bianca.
Il titolo di quel documento è
indicativo: « Una nuova politica
interamericana per gli anni ’80 ».
Il documento è esplicito: « La politica estera degli Stati Uniti deve cominciare ad affrontare, e
non solo reagire a posteriori, contro la teologia della liberazione ».
Le chiese sono diventate « armi
politiche contro la proprietà privata e il sistema capitalista di
stanno al potere in America latina e soprattutto dice che l’Evangelo è innanzitutto un messaggio di libertà concreta
per l’uomo e la donna. Da allora la teologia della liberazione si diffonde in tutta
l’America latina.
Anche la liturgia cambia profondamente. «Signore, l’ingiustizia ci colpisce e ci
opprime; mettiti dalla nostra parte, siamo
gli umili... ». Così si prega nelle parrocchie brasiliane, salvadoregne, uruguaiane, cilene.
Le chiese sì dividono tra chi accetta
la teologia della liberazione e chi no. Nascono le « messe popolari » e politicamente esponenti della teologia della liberazione partecipano in prima persona alle guer
Santa Fe II
produzione ». E’ la conseguenza
dell’infiltrazione nelle chiese di
« idee più comuniste che cristiane ».
Le chiese, secondo il documento di Santa Fe I, sono alleate del
comuniSmo e lo prova anche la
situazione del Nicaragua, che
proprio un anno prima aveva visto l’unità tra credenti e marxisti nella cacciata del dittatore
Somoza.
Il pericolo comunista è al primo posto nei problemi del governo USA, quindi bisogna mettere in atto mezzi idonei per
lottare contro la teologia destabilizzante. Gli USA dovranno sostenere in tutta l’America latina
radio, televisioni, giornali e quei
settori delle chiese contrari alla
teologia della liberazione. Arriveranno perciò per un decennio
centinaia di migliaia di dollari alla Lega anticomunista mondiale,
alla setta Moon, all’Istituto per
la religione e la democrazia, il
quale lancerà in particolare i
suoi strali contro tutte le chiese protestanti latinoamericane.
Vengono anche finanziate associazioni di militari interamerica
LA COSCIENZA DEL PECCATO E DELLA GRAZIA
Il limite
« In quel che ci è accaduto, tu sei stato giusto; noi siamo colpevoli, tu hai agito con fedeltà» (Nehemia 9: 33).
Facciamo parte di una comunità internazionale nella quale si intrecciano tre dimensioni: paura. presunzione e ottimismo.
Viviamo in una civiltà che ha smarrito la coscienza del « limite », del reale, dell’errore e del
pentimento.
Dopo la schiavitù babilonese si apre un nuovo
cammino per il popolo ebraico. Riunito sulla spianata del tempio ricostruito, rinnova il patto con
Dio ed esclama in coro: sii benedetto ora e sempre, tu sei un Dio glorioso e grande.
Di qui prende le mosse per ripercorrere la sua
storia, nella quale si susseguono da una parte infedeltà e ribellioni e dall’altra la fedeltà e la benignità di Dio. Tutto quello che è successo mette
nel cuore di questo popolo, profondamente, le radici del pentimento.
Il peccato dei padri è il suo peccato, non ne
ha paura, esso gli appartiene. Si tratta di un popolo di credenti che non rifiuta la sua storia di
peccato, ed accetta quella delle liberazioni di Dio.
Da lui soltanto sa di dipendere: «Tu sei un Dio pronto a perdonare... pieno di compassione...; non li
abbandonasti...; nella tua immensa misericordia,
tu desti loro dei liberatori, che li salvarono dalle
mani dei loro nemici ».
Le correnti di pensiero, che cercano di tenere
banco nella nostra società, si richiamano a due
concezioni che sembrano contrapposte, ma che in
definitiva si sposano. Le insicurezze, dovute alle
potenzialità distruttrici in mano all’uomo e ai por
teri illegali infiltrati nella democrazia, generano
paura e questa suggerisce il giudizio di nullità
dei valori elaborati dall’uomo moderno. Su questa dichiarazione di fallimento delle passate generazioni (nichilismo), c’è chi pensa di imbastire
il discorso dell’impianto di un « nuovo » umanesimo, caratterizzato dalla ricerca di un « collante »
divino che tenga insieme tutte le articolazioni della odierna società. Il connubio tra questi due pensieri umani produrrà probabilmente « mostri disumani ». Si possono costruire in tal modo angoli
di superiorità, che nulla hanno a che fare con il
peccato e la grazia che rendono tutti uguali. La
coscienza dell'errore, dello sbaglio, del peccato è
un cammino che si apre verso gli altri e verso Dio.
E’ compito della nostra predicazione alimentar
re i presupposti dell’azzeramento e dell’uguaglianza in rapporto alla potenza e misericordia di Dio.
Le conseguenze e le ricadute di questa predicazione riassunta nella « coscienza del peccato e della
grazia » non possono non venare la nostra testimonianza e così porsi a indicazione per un cammino fiducioso.
Il servizio, che nell’attuale situazione la chiesa
può rendere alla quotidianità dell’uomo e al futuro della storia, non può prescindere da forti
dosi di speranza che, senza abbandonare la valutazione delle forze umane, punti decisamente
sulla proclamazione della potenza di Dio, ricco di
compassioni e di liberazioni.
La considerazione dell’orizzonte sociale e culturale del pianeta Terra è capace di attrezzarci
di una forte motivazione che urge verso quel tipo
di predicazione.
Alfonso Manocebio
riglie, a esperimenti rivoluzionari come il
movimento sandinista in Nicaragua. La
religione non è più, anche peri rivoluzionari atei latinoamericani, «l’oppio dei popoli», ma «una pratica» dell’amore, la realizzazione della fratellanza tra gli uomini ». Anche Fidel Castro dice: «...ci volgiamo alla storia del cristianesimo...;
quando esaminiamo con attenzione tutti
gli aspetti del problema, vediamo come è
realmente proponibile una alleanza strategica tra i marxisti rivoluzionari e i cristiani rivoluzionari ». Insamma, la teologia
della liberazione e i movimenti cristiani
che si riferiscono ad essa sono diventati
ormai destabilizzanti per chi detiene il potere in America latina. Per questo si
prendono le contromisure.
ne, che dichiarano subito che la
teologia della liberazione è « il
modo di penetrazione più sottile e sostanziale dell’ideologia comunista internazionale ».
Alla vigilia della elezione di
Bush, che sostituirà Reagan alla Casa Bianca, di nuovo a Santa Fe si riuniscono L. Francis
Bouchey, Roger Fontaine, David
C. Jordan, Gordon Summer Jr.,
tutti esperti repubblicani, che indirizzano al neo-presidente un
documento segreto intitolato
« Santa Fe II: una strategia verso l’America latina per gli anni
’90 ».
La democrazia americana, però,
vive anche grazie a giornalisti
che amano il loro mestiere e anche «scoprire i segreti»; così
anche il documento Santa Fe II
oggi non è più segreto (il nostro
giornale ne pubblica stralci a
pag. 3).
Cosa dicono questi esperti?
Essi innanzitutto constatano il
persistere in America latina di
una « sovversione culturale e religiosa » che si manifesta attraverso' la teologia della liberazi(>
ne, che in realtà è una « dottrina politica camuffata in credenze religiose con connotazioni anti-papali e anti-libero mercato ».
Si tratta di un trapianto della
« dottrina marxista in un vecchio fenomeno culturale e religioso ».
In tutte le pagine però ci si
appella alla democrazia ma, più
che di democrazia in senso classico, si tratta di una identificazione tra liberalismo e democrazia.
In passato l’opinione pubblica
americana, le chiese stesse, haiino impedito a Reagan di applicare fino in fondo i consigli del
documento di Santa Fe I. L’opinione, nelle chiese americane, è
stata ostile alla politica del governo; la teologia della liberazione corrisponde ad una ricerca di fedeltà al messaggio evangelico. Oggi la situazione è diversa, da alcuni anni anche il
Vaticano ha cominciato a prendere le distanze dalla teologia
della liberazione. Siamo di fronte ad una iniziativa parallela
Vaticano-Washington, con il deciso appoggio di organismi quali Comunione e liberazione?
Giorgio Gardiol
(Il servizio continua a pag. 3}
2
commenti e dibattiti
GLORIOSO RIMPATRIO - DIBATTITO
Strumenti di j Dio,
neiia storia
La rievocazione di un « progetto forte » nell'epoca del pensiero deDole - Cogliere nelle vicende umane i segni dell’intervento di Dio
« ...io dico di Ciro: Egli è il
mio pastore; egli adempirà tutta la mia volontà... Così parla
l'Eterno al suo unto, a Ciro, che
to ho preso per la destra per
atterrare dinanzi a lui le nazioni... » (Isaia 44: 28; 45: 1-7).
Vorrei fare qualche riflessione,
a partire da questo brano, su
alcune questioni che mi sono
state suggerite dalle giornate di
questo ultimo Sinodo, il Sinodo
del lancio del tricentenario del
« Glorioso Rimpatrio ».
Non vorrei qui appuntare la
mia attenzione sulle grandi questioni teologiche, ma chiedermi
come si possa, nel rapporto quotidiano con i nostri fighi o con
i giovani che alcuni di noi hanno a scuola, dare una concreta
testimonianza della nostra fede
che risulti a loro comprensibile.
Vi chiederete a questo pimto cosa. c’entri con tutto ciò il personag^o di Ciro, che unificò la
Persia, abbattè l’impero di Media e di Babilonia, permettendo
agli ebrei di ritornare in Palestina, dando prova di essere un
re moderato e tollerante. Ad una
nostra lettm'a di credenti questa vicenda assume dei significati che non si esauriscono in quel
momento: l’Eterno si serve di
Ciro per liberare il popolo d’Israele, ci fa vedere la Gerusalemme terrestre in vista della
Gerusalemme celeste.
Ciro è definito un « unto dell’Etemo », uno strumento dell’intei^ento di Dio nella storia, di
cui la Bibbia ci dà testimonianza. Nella nostra storia, fuori della Bibbia, abbiamo avuto altri
Ciro? Noi sappiamo che la storia della rivelazione si è conclusa in Gesù Cristo ed è tutta narrata nella Bibbia. A noi, semmai,
spetta di assumerla quale orizzonte di riferimento nella nostra testimonianza.
Per rifarci ad una vicenda più
vicina a noi nel tempio, quella
del « Glorioso Rimpatrio », e in
particolare alla figura di Arnaud,
sebbene egli non sia più chiamato un « unto deH’Etemo », tuttavia si sente inviato da Dio ad
operare delle gesta in vista di
una liberazione che è fatta di
tante cose: una terra da riconquistare per poterci vivere ed
esprimere, senza impedimenti, la
propria fede.
Da un lato non possiamo non
essere tutti d’accordo — noi cre
denti per primi — di relativizzare la storia di Ciro e quella di
Arnaud senza cadere, perciò, nella tentazione di gloriarci del nostro passato. Ma, d’altra parte,
forse dobbiamo avere anche il
coraggio, ad esempio a proposito di Ainaud, di dire con uno
storico di oggi che la sua scelta « in quell’autunno carico di
destino del 1688, così arrischiata e poco prudente, era stata
quella giusta. Ed oggi, a tre secoli di distanza, possiamo dirla
scelta giusta non solo p>er le sorti di alcune migliaia di valdesi
delle Alpi, ma per il nostro paese stesso, nella misura in cui fu
assicurata, malgrado tutto, la
sussistenza di qua delle Alpi] nel
cuore • stesso della Controriforma, all’alternativa storica della
Riforma » (G. Spini, « Il quadro
intemazionale », in AA.W., Il glorioso rimpatrio dei valdesi, Claudiana, 1988, p. 35). In un periodo come il nostro, in cui sembra
vincere il pensiero debole, non
le figure forti, non sembrano i
Ciro, gli Arnaud i nostri migliori ambasciatori per l’Italia di
Oggi. Nel nostro tempo lutto è
appiattito e si tende a presentare su una questione almeno due
tesi contrapposte, ritenute ugualmente valide, altrimenti non si
è in linea con le attuali tendenze nel campo del pensiero, non
escluso quello teologico.
Ebbene, secondo me invece
dobbiamo, con tutti gli strumenti di cui si dispone (compresa
la lettura critica della Bibbia,
ad esempio), dire a tutte lettere
che la storia di Ciro narrata dal
Vecchio Testamento e la storia
di Aimaud narrata di nuovo in
questi giorni ci mostrano che
essi erano stmmenti nelle mani
di Dio per compiere qualcosa che
fa parte dei piani imperscmtabili di Dio.
In definitiva si tratta di cogliere, nella storia, dei segni dell’intervento di Dio in essa, nella costante consapevolezza che
le azioni, le gesta di un Ciro
o di un Arnaud sul piano della
fede saranno ritenute giuste solo se il Signore Gesù le giustificherà e se sapremo nel nostro
cuore e nella nostra mente sottoporle al suo giudizio.
Gian Paolo Ricco
_________PROBLEMI NOSTRI E DI ALTRI
Sanità allo sfascio
« ...Il nostro sistema sanitario
sta fallendo. Esso è costoso,
ineflìciente e burocratico. Milioni di persone sono prive di assistenza; il sistema sanitario del
paese più ricco del mondo non
è in grado di assicurare a tutti
alami servizi di base come le
cure prenatali e le vaccinazioni.
Per i pazienti, alla sfortuna della malattia si aggiimge spesso il
timore della rovina economica...
E’ tempo di un cambiamento
totale della nostra medicina. Le
pressioni dovute al contenimento
dei costi, la competizione e il
profitto minacciano la tradizione della pratica medica... ».
Questo apollo, pubblicato
sull’autorevole « New England
Journal of Medicine » del 12 gennaio 1989 sotto forma di « special article », viene da oltre 400
medici americani, tra i quali no
reco
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio Gardiol
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Stampa: Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud, 23 - 10066 Torre
Pellice - telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoll
ABRONAIMEIÍTI 1989
Italia Estero
Qrdinario annuale L. 38.000 Qrdinario annuale L. 70.000
Ordinarlo semestrale L. 20.000 Qrdinario (via aerea) L. 100.000
Costo reale L. 60.000 Sostenitore (via ae-
Sostenitore annuale L. 75.000 rea) L. 120.000
Da versare sul c.c.p. n. 20936100 intestato a A.I.P. - via Pio V, 15 10125 Torino
Il n. 6/89 è stato consegnato agli delle valli valdesi il 9 febbraio ’89. Uffici postali di Torino e a quelli
Hanno collaborato a queeto numero: Renato Coisson, Franco D'Amico.
Mauro Gardiol, Luigi Marchetti, Ivana Natali, Lucilla Peyrot, Gregorio
Plescan,
mi prestigiosi della medicina
statunitense, per un nuovo programma nazionale sanitario negli USA, che non sia affidato alle
regole del libero mercato, così
come è oggi.
Anche in un altro paese, che
ha ima lunga tradizione di Servizio sanitario nazionale come il
Regno Unito, si levano da parte
degli « addetti ai lavori » voci
contrarie alla privatizzazione
del servizio invocata dal Primo
Ministro e dalle forze conservatrici: un editoriale del primo
numero di gennaio di quest’anno
del British Medicai Journal ‘, dopo aver preso in esame i sistemi
sanitari scandinavi, franco-tedesco e americano, giudica meno
soddisfacente di tutti il terzo e
considera con preoccupazione il
possibile passaggio del sistema
sanitario inglese verso un modello di tipo statunitense. Vi si
dice, tra l’altro, « ...migliori
standard di cura possono essere
ottenuti da staff altamente motivati in tutti i tipi di lavoro e
a tutti i livelli organizzativi. Il
modo migliore di incoraggiare
le persone ad aver cura del proprio lavoro, quale che sia la loro funzione, è dare l’esempio... ».
E in Italia? E’ ormai diventato comune sostenere che l’unico rimedio alla burocrazia, allo spreco, all’inefficienza, al clientelismo che affliggono la nostra sanità sia la privatizzazione dei servizi.
Ma è proprio certo che onestà, professionalità ed umanità
sono garantite solo da leggi e
strutture e non dai comportamenti individuali? Non è forse
anche la mancanza del rigore
di un’etica, di una mentalità di
servizio alla base di molte disfunzioni del nostro servizio
sanitario, così come in altri settori della nostra vita sociale?
Daniele Busetto
' T. SMITH, « NHS: A time to choose », BMJ 1989, 7 January.
FEDE E POLITICA
Caro Direttore,
una parola sul dibattuto tema « Chiesa e politica » posto dal lettore Renato
Paschetto. Solo che stavolta non propongo idee astratte, ma solo alcune
mie esperienze personali, che sento
eloquenti non perché « mie », ma semplicemente « concrete », della terribile concretezza della vita, anche nell’avere determinato le mie scelte di
militanza politica proprio di questi
ultimi tempi. Chi mi conosce sa che
ho da sempre l'hobby di scrivere, specialmente poesie. Ora, ho avuto modo di fare una strana constatazione.
Quando faccio (o meglio facevo) leggere mie liriche in cui, senza alcuna
intenzione politica, mi limito a raccontare con dolore e partecipazione la
spaventosa miseria dei braccianti del
basso milanese (ma anche a nord), tra
i quali mi sono trovata ad insegnare
come maestra elementare per sette anni (mondine che lavoravano anche
dodici ore al giorno con le gambe
nell’acqua, per cui morivano di mali di
cuore e reumatismi, paghe da miseria,
i fittavoli che sorvegliavano i loro dipendenti con due o tre grossi cani da
guardia ben vicini, alcool, pidocchi,
bambine maltrattate da certe insegnanti perché già maltrattate a casa
dai genitori ubriachi alle nove del mattino e magari immigrate, ragazze che
si prostituivano a tredici anni, e così
via: quante volte mi sono trovata a
spartire il mio magro pasto di lardo
e mortadella con alunni . che di pasto non ne facevano per nientel), quando, ripeto, descrivevo queste miserie e sofferenze umane, chi reagiva
con una rabbia, che mi riusciva veramente incomprensibile, a ciò che facevo leggere? Sempre una categoria
di persone: le stesse che affermano
che la Chiesa non deve fare politica,
che deve predicare l’evangeio e non
il riscatto sociale; che mi rispondevano, come commento aile mie liriche
piene di angoscia, che i « poveri sono tali perché se lo meritano », che
• i miseri si possono aiutare tutt’al
più con qualche elemosina ».
Peccato che la discrezione mi impedisca di fare precisi nomi e cognomi. E' solo un caso che nessuna
di queste persone (valdesi) fosse di
classe povera, che tutte fossero anzi
di ben definita estrazione piccolo o
medio-borghese, con una ben precisa
concezione delia vita basata su una
strenua difesa dello « statu quo »? Le
stesse che accusano di integrismo
uomini di chiesa che predicano e praticano un evangelo del poveri, esattamente come il loro Maestro fece,
fino a morirne su una croce, e disse
ai suoi discepoli di fare, ormai quasi duemila anni fa? Continua a perseguitarmi, immaginiamoci chi, nientemeno che Alessandro Manzoni, con le
sue due opposte figure di don Abbondio e di fra Cristoforo; sì, perche anche don Abbondio « declamava contro que’ suoi confratelli che, a loro rischio, prendevan
le parti d’un debole oppresso, contro
un soverchiatore potente. Questo chiamava un comprarsi gl’impicci a contanti, un voler raddrizzar le gambe ai
cani; diceva anche, severamente, ch’era
un mischiarsi nelle cose profane, a
danno della dignità del sacro ministero » (-i promessi sposi», cap. 1);
mentre frate Cristoforo, per difendere i poveri Renzo e Lucia, non esita
a rischiare le bastonate di don Rodrigo che osa affrontare nel suo castello,
dopo di che va a morire di peste
per curare gli ospiti del lazzaretto di
Milano. Mi chiedo con dolore: Manzoni era un protestante, o io sono
una cattolica? E sono, con me, cattolici quei protestanti che credono di
far bene appunto a praticare l’evangeio, oltre che a predicarlo, pastori
compresi, e anche su un piano sociale, per esempio quello riguardante i
miseri contadini tra cui ho speso gli
anni migliori della mia giovinezza? E
a chi devo chiedere ia risposta: a un
ministro della chiesa in cui ho scelto
di entrare, la valdese, o a uno della
chiesa da cui ho scelto di uscire, con
tanta profonda convinzione? C’è qualcuno che può dirmi che ho sbagliato
porta, che forse trovavo più senso del
la giustizia e voglia di praticarla all’ombra della cupola di Michelangelo,
0 al famedio del Cimitero Monumentale di Milano, dove le ossa di Manzoni riposano in pace?
Non io so.
Cordialmente.
Vera Ruggeri, Cusano Milanino
AUTORITÀ’ E
RESPONSABILITÀ’
Sono stato particolarmente stimolato dall’intervento di Vaido Spini sul
rapporto tra cattolici e laicismo riportato sul • Corriere della sera » Il 4.9
1988. Non entro neppure io nel merito di approfondite questioni storiche
e teologiche. Rimango tuttavia un poco
perplesso dinanzi a proposte etiche
basate solo sul « principio di responsabilità » individuale, e non anche su
qualcosa di assolutamente grande e
oggettivo: Dio appunto.
La consapevolezza poi — senz’altro
da condividere — che in una democrazia nessuna confessione religiosa
debba godere di particolari privilegi (altro punto sollevato da Spini), mi porta sommessamente a chiedermi se,
per esempio, nella storia dell’Italia unita i cattolici abbiano sempre avuto
una rappresentanza effettiva che fosse
pari alla loro consistenza numerica.
Un solo esempio: chi ha sempre avuto in mano le grandi ieve del potere
economico (ivi compreso il controllo
dei media), forse i cattolici?
Ma Spini giustamente insiste su
qualcosa di ben più nobile e profondo: i valori non devono essere imposti con la legge o con la sola forza
del « principio d’autorità ». Al proposito fa però un esempio che mi pare
francamente curioso: • Per quanto riguarda l’aborto — dice Spini — il
problema è quello di responsabilizzare
ie coscienze, anzi di creare le condizioni per una procreazione veramente cosciente, oppure quello di ritornare a una condizione in cui sia lo
Stato che lo vieti? ».
A mio modo di vedere il « principio
di responsabilità » dovrebbe valere innanzitutto nei confronti dei bambino concepito, che ha tutti i diritti di
essere lasciato vivere in pace, senza
soggiacere per forza ali',autorità (in
tal caso piuttosto crudele) di qualcun
altro. E del resto — quando necessario
— lo Stato democratico si permette
pur di vietare tante altre forme di violenza, senza che qualcuno gridi al
« principio d'autorità » (spesso, anzi,
esso viene addirittura invocato). Lascio
però volentieri a Spini gli aspetti legali del problema e concordo senz’altro con lui sulla necessità di insistere
sulla prevenzione più che sulla repressione dell’aborto.
Ma, a questo proposito, che significa « creare le condizioni per una
procreazione veramente cosciente »?
Forse imporre a tutti, in una sfera
tanto personale e delicata come quella sessuale, lo stesso tipo di educazione? Q non invece rispettare le differenze di sensibilità, di religione,
di cuitura, insomma quelle differenze
ohe fanno una democrazia?
E prevenire l’aborto non significa
forse anche potenziare quei centri di
accoglienza per donne e coppie in difficoltà, sorti appunto per proporre e
creare alternative aH’interruzione di gravidanza?
Penso proprio che su queste tematiche sia non solo possibile, ma doverosa, la fattiva collaborazione tra cattolici e valdesi e. più in esteso, tra
I insieme dei credenti e dei non credenti.
Gianni Mussini (Federaz. Centri
Aiuto Vita della Lombardia)
HONORIS CAUSA
Il prof. Enea Balmas, titolare della
cattedra di lingua e letteratura francese all’Università di Milano, è stato
insignito del dottorato ’’honoris causa”
dall’Università di Parigi - Sorbonne.
Al prof. Balmas, originario di San
Germano Chisone e autore di numerosi studi di storia valdese tutti I nostri rallegramenti per l’importante riconoscimento.
3
17 febbraio 1989
speciale
VATICANO, CELAM, COMUNIONE E LIBERAZIONE, FONDAMENTALISTI
Il braccio teologico del governo USA
Una lotta dai toni quasi « ecumenici » - Una banca dati controllerebbe da Bogotà gli spostamenti e le attività dei
teologi della liberazione - I modelli di azione della politica americana sono trasferiti nel campo della religione
L’ampiezza del consenso ottenuto in America latina dalla teologia della liberazione ha indotto
la Congregazione per la dottrina
della fede a prendere posizione
con apposite istruzioni nel 1984
e nel 1986.
Nel 1984 l'istruzione conteneva
una presa di distanza verso « certe forme di teologia della liberazione che ricorrono, in maniera
insufficientemente critica, a concetti dedotti dalle diverse correnti del pensiero marxista ». L’ex
Santo Ufficio se la prendeva con
teologi come Gustavo Gutierrez e
Leonardo Boff.
La reazione fu decisa e molti
vescovi latinoamericani accusarono il Vaticano di voler fare una
caccia alle streghe; il Vaticano
corre ai ripari e con il documento del 1986 dichiara alcune teologie della liberazione in « rapporto organico >■ con la dottrina
della libertà del cristiano e la giustizia sociale. Il papa, in una lettera del 1986 ai vescovi brasiliani,
dichiara di apprezzare questo tipo di teologia della liberazione e,
nel 1987, nell’enciclica « Sollicitudo rei socialis », il papa stesso
parla di liberazione. Insomma,
per il Vaticano c’è una teologia
della liberazione radicale, che va
condannata, ed un’altra teologia
della liberazione, alla Comunione
e Liberazione, che fa parte della
buona teologia cattolica.
Poiché i teologi della liberazione latinoamericani appartengono
per la maggior parte alla corren
te radicale, la chiesa cattolica ha
deciso di osteggiarli con iniziative che dimostrano un parallelismo inquietante con la strategia
americana descritta nei vari documenti di Santa Fe. Parallelismi
tanto evidenti che hanno indotto
il gesuita uruguaiano Luis Perez
Aguirre, animatore del gruppo
« pace e giustizia » del suo paese,
a chiedersi se le iniziative vaticane non siano « il braccio teologico delle forze armate americane ».
In un articolo pubblicato alla
fine settembre '88 sul settimEmale uruguaiano « Brecha », Luis
Perez Aguirre scrive: « Il braccio teologico è molto lungo, va
dai gruppi neoconservatori degli
USA fino alle équipe ausiliarie
del consiglio episcopale latinoamericano (Celam), che cercano di
neutralizzare l’influenza dei teologi della liberazione. E, a loro volta, questi gruppi sono strettamente legati ai gruppi conservatori di Roma ».
A prova delle sue argomentazioni il gesuita Perez Aguirre cita
il rapporto della XVII conferenza
delle Forze armate americane, che
si è svolta nel 1987 con la partecipazione di delegati di tutti i paesi, ad eccezione di Cuba e del Nicaragua: « Questo rapporto contiene molte citazioni teologiche di
pensatori cattolici, tra i quali Alberto Methol Ferré », che è l’uomo di fiducia della chiesa cattolica presso l’organizzazione delle
« Forze armate americane » e che
è anche il direttore della rivista
« Nexo », che è pubblicata con
l’appoggio finanziario di Comunione e Liberazione.
Luis Perez Aguirre afferma poi
che il Celam dispone di una banca dati modernissima a Bogotà.
« E' evidente — scrive — che il
progetto del Celam si preoccupa
soprattutto di raccogliere ed elaborare l’informazione sugli aspetti della vita delle chiese latinoamericane. Il vescovo colombiano Castrillon Hoyos, presidente
del Celam, ha annunciato l’anno
scorso che la prima tappa di un
sistema di elaboratori e di comunicazioni attraverso satellite è già pronto. Il suo costo è stimato in 6 milioni di dollari; questo sistema collegherà le conferenze episcopali col Celam e con
Roma. Il terminale principale di
questo sistema, Un elaboratore da
800.000 dollari, localizzato negli
uffici della sede del Celam, è già
in funzione da tre anni.
Il sistema comporta la messa
in funzione dei due progetti multimilionari (in dollari) compresi
nella nuova crociata evangelizzatrice del Vaticano per l’America
latina, chiamati ’’Evangelizzazione
2000” e ’’Luce 2000”. Questi due
progetti sono stati varati congiuntamente da Comunione e Liberazione, dall’Internazionale dei
carismatici cattolici e da Schoenstadt. I due programmi sono caratterizzati da una prospettiva
spiritualista e di rinnovamento
della cristianità, caratteristiche
di questi movimenti cattolici.
La sede mondiale di ’’Evangelizzazione 2000” è a Palazzo Belvedere a Roma, ed il centro di produzione televisivo di ’’Luce 2000”
è a Dallas, presso la centrale della
’’Community of God’s delight”. Il
direttore di questi due progetti è
il prete redentorista americano
Tom Forrest.
Oscar Rodriguez, segretario generale del Celam, ha dichiarato
alla rivista italiana ”30 giorni”
che questo sistema di telecomunicazioni tenta di ’’combattere la
disinformazione a livello globale", promossa dalle ’’agenzie laiciste e di sinistra”.
Anche se nega che la banca
dati abbia fini politici, il vescovo
Castrillon afferma che la banca
dati di Bogotà ha già accumulato
una grande mole di informazioni
sui teologi della liberazione ed è
in grado di fornire una schedatura dettagliata dei loro scritti, movimenti, attività, contatti.
Quando un teologo si muove
per partecipare ad una conferenza o per assistere ad un seminario
— spiega Castrillon — questa informazione è inviata a Bogotà,
dove essa è archiviata nella memoria dell’ordinatore, ed allo
stesso modo sono trattate le informazioni relative ai temi trattati e ai partecipanti. Ma — continua Perez Aguirre — la lotta
teologica contro i teologi della liberazione è in un certo yenso
ecumenica. Il movimento neoconservatore in USA sostiene
l’espansione in America latina
delle sette e dei televangelisti ».
« L’Istituto sulla religione e la
democrazia (IRD), fondato nel
1981 e presieduto dal reverendo
Edmond Robb » ha buoni rapporti con personalità quali Jane
Kirkpatrick, ex ambasciatrice all’ONU, ed « è stato creato per
’’appoggiare istituzioni e valori
democratici”... L’Istituto è considerato un progetto speciale e
riceve fondi dalla Fondazione
Smith Richardson, dalla Vick
Chemical Company... Un altro organismo che si batte contro la
teologia della liberazione è l’Institute for contemporary studies, fondato da Edwin Meese,
braccio destro di Reagan. Le attività dell’IRD cercano di dimostrare la convergenza tra marxismo e cristianesimo in America
latina e che, perciò, è indispinsabile combattere il nemico ideologico — la teologia della liberazione — ma anche gli avversari
interni agli USA alleati con il nemico. Tra questi, l'IRD considera
principali le chiese protestanti
che difendono la teologia della liberazione e che siedono nel Consiglio nazionale delle chiese ».
Le grandi manovre contro il
Consiglio nazionale sono iniziate:
si chiedono cambiamenti tra i
funzionari, si condizionano i fondi che vengono donati alle chiese.
Giorgio Gardiol
DOCUMENTI: SANTA FE II
Una strategia verso l’America latina degli anni ’90
Presentiamo qui alcuni estratti del documento di Santa Fe II preparato da alcuni
esperti repubblicani per il neopresidente George Bush. Gli
estratti che pubblichiamo non
lo riassumono in maniera
esaustiva, ma abbiamo preferito l’estratto al sommario in
quanto il documento appare
più autentico, l nostri lettori
che volessero ottenere il testo
integrale possono scrivere a
DIAL, 47 quai des Grands-Augustins, 75006 Parigi, che invierà il documento dietro la corresponsione di 15 FF. oltre il
rimborso delle spese postali.
Oltre alla minaccia sovietica, le
nazioni latinoamericane si devono confrontare con problemi interni e strutturali (...). Noi non
possiamo lasciarle in balia dei
trafficanti di droga, dei terroristi
e di uno stato invadente, e neppure possiamo permettere l’espansione della tirannia imperiale sovietica (...): gli uomini politici
americani devono inviare in modo chiaro e netto il seguente messaggio: il vostro buon vicino è di
ritorno e viene per restare.
Marxismo e teologìa
della liberazione
...se coloro che sono stati eletti
hanno posizioni stataliste, lo scivolamento va, dunque, verso un
regime antidemocratico, che non
sarà frenato dallo svolgimento
delie elezioni.
Antonio Gramsci (1881-1937),
teorico marxista della rivoluzione, ha studiato il rapporto tra i
valori di cui dispongono i popoli
per l’instaurazione di un regime
statalista. Gramsci osservava che
la cultura, o la rete di valori nella società, è più importante dell’economia... Da questa analisi
deriva che è impossibile controllare o modellare i regimi servendosi di un processo democratico,
se i marxisti possono creare i valori dominanti della società. I metodi marxisti e gli intellettuali
possono arrivare a questo obiettivo dominando la cultura della
nazione; ciò presuppone di avere
i mezzi per esercitare una forte
influenza sulla religione, la scuola, i mezzi di comunicazione e le
università. Per i teorici marxisti
il metodo più fruttuoso per
l’instaurazione di un regime statalista in un contesto democratico consiste nel conquistare la
cultura di una nazione. Fedeli a
questa regola, i movimenti marxisti in America latina sono stati
diretti dagli intellettuali e dagli
studenti, non dai lavoratori.
E’ in questo contesto che bisogna situare la teologia della liberazione: è una dottrina politica
camuffata in credenza religiosa,
con connotazioni anti-papali e anti-libero mercato, che ha lo scopo
di indebolire l’indipendenza della
società di fronte al controllo statalista (...). Noi vi vediamo il fatto nuovo dell’impianto della dottrina marxista sul vecchio fenomeno culturale e religioso (...).
La predominanza delle sinistre
nei mezzi di comunicazione di
massa (media) dell’America latina deve essere ugualmente compresa in questo contesto. Nessuna elezione democratica può cambiare la tendenza allo statalismo
se 1’« industria della coscientizzazione » è in mano ad intellettuali statalisti. I media, le chiese
e le scuole continueranno a volgersi verso lo statalismo, se gli
USA e i governi democratici re
centemente eletti non vedono
l’importanza della lotta di regime
da combattere (....).
La democrazia,
il capitalismo
democratico
Una delle niù grandi sconfitte
del periodo reaganiano è rappresentata dalla mancanza di capacità di trarre profitto dalla crisi
del debito internazionale creando
un sano mercato di capitali, come
aveva raccomandato il nostro comitato nel 1980 (...). Abbiamo perso l’occasione di spingere le società latinoamericane verso il capitalismo democratico, cioè verso quei sistemi di libero mercato
caratterizzati dalla libera iniziativa e dal mercato dei capitali che
è alla base delle società libere (...). Il persistere della crisi
del debito estero avrebbe dovuto
essere messo a profitto favorendo il passaggio, in America latina, dai governi democratici ai
regimi democratici.
L’arma della fame
La politica commerciale agricola degli USA con l’America latina
e i programmi di aiuto in questo
campo devono essere più spregiudicati al fine di massimizzare
i vantaggi ottenibili e di incoraggiare gli investimenti nelle colture di esportazione che aumentano gli scambi commerciali (...).
La terra, il clima e il costo relativo della manodopera e della
tecnologia danno agli USA il vantaggio in materia di costi di produzione per cereali e grano rispetto al Messico, all’America
centrale e ai Caraibi.
Parallelamente il bacino dei Caraibi è avvantaggiato nella produzione di frutta, legumi e zucchero. Il mais e i fagioli sono i
prodotti di base in numerosi di
questi paesi. I piccoli agricoltori
in Guatemala o in Costa Rica potrebbero ottenere migliori guadagni se si trasformassero in produttori di meloni, asparagi, fragole, ecc. da vendere negli USA e
con il ricavato acquistare del
mais importato dagli USA (...).
Nicaragua:
coscientizzare
gli americani
Gli USA devono prepararsi ad
estendere i loro programmi di
aiuto ai militari latinoamericani
(...); dovranno sostenere la democratizzazione nel Nicaragua, op>pure pagare costi considerevoli
nella lotta contro la sovversione
nei paesi confinanti col Nicara, gua. Una politica di democratizzazione del Nicaragua esige uno
sviluppo sofisticato della dottrina del conflitto a bassa intensità.
L’aspetto più importante sarà
l’educazione dei media e del pubblico statunitense, in maniera
che questi capiscano che la tendenza dei regimi comunisti nazionali deH’America latina è quella di suscitare la sovversione tra
i paesi confinanti, con il sostegno
discreto dell’Unione Sovietica.
Le istituzioni pubbliche e private degli USA devono sforzarsi
di educare i leader del paese e
i media sulla natura della strategia marxista-leninista adattata
dai nazionalisti al contesto del
sottosviluppo. Il matrimonio tra
il comunismo e il nazionalismo
in America latina costituisce il
più grande pericolo affrontato
finora per gli interessi statunitensi nel subcontinente (...).
Guardarsi dall’ONU
L’utilizzazione dell’OSA (Organizzazione degli stati americani) nelle questioni della sicurezza e del traffico della droga
rappresenta per gli USA il miglior modo di vincere la guerra
contro gli imperi criminali che
minacciano tutto l’emisfero (...).
E’ molto preferibile che sia
TOSA a condurre operazioni di
pace in America centrale, piuttosto che vedere gli sforzi dei non
allineati, oppure gli approcci ostili deirONU... in un settore così
sensibile (...).
Santa Fe II:
una guida
La crisi dell’America latina non
è stata risolta. I problemi sono
cambiati, ma sono altrettanto
gravi, se non più, di quelli del
1980.
Siamo stati testimoni della
sconfitta della comunicazione e
della confusione persistente. Questa sconfitta deve essere cancellata. Gli uomini politici americani devono informare il popolo dì
ciò che sta succedendo: coloro
che prendono delle decisioni hanno bisogno di essere chiari, di
precisare i problemi che si pongono agli USA e gli sforzi che si
sono fatti per risolverli. Santa
Fe li è una guida per risolverli.
Riduzione e traduzione
a cura di
Giorgio Gardiol
4
4 area rìoplatense
17 febbraio 1989
URUGUAY
Montevideo:
lo domenica, ai cuito
Nella capitale vive quasi metà della popolazione - Un momento comune poi ragazzi, giovani e adulti studiano il testo biblico in diverse prospettive - I ventanni del tempio e ciò che resta da fare
COLONIA VALDENSE
griles », quartieri con livelli di
povertà inumana.
11 tempio valdese, in via 8 ottobre, è situato in un quartiere di ceto medio, lungo una strada che
collega la capitale con le provinole del nord-est del paese. Una
strada di grande traffico i cui rumori sono ben presenti a chi partecipa al culto o alle attività.
Tutta la famiglia
Le attività delia domenica mattina riuniscono tutta la famiglia.
Si è deciso questo per evitare di
far fare riunioni separate ai vari
membri delle famiglie. L’attività
comincia nel tempio con un incontro di tutti. Il canto, una preghiera e poi la colletta lasciano
Il tempio e la torre Pietro Valdo
in costruzione.
C’è un interesse a conoscere la
realtà delle chiese valdesi in
Sud America. Con una serie di
articoli illustreremo la vita di
una chiesa, quella di Montevideo.
La chiesa di Montevideo conta 240 famiglie, una popolazione
di 960 persone, 350 membri di
chiesa ed è retta da un concistoro composto da 6 diaconi, 2
anziani ed un pastore, Carlos
Delmonte.
Tutte le domeniche, alle dieci,
le famiglie valdesi di Montevideo
vanno in chiesa. Nella città di
Montevideo risiede quasi la metà di tutti gli abitanti dell’Uruguay; perciò si dice che il nostro
paese è un nano con una grande
testa. A causa dello sviluppo industriale e della crisi della campagna, la città continua a crescere
e Montevideo è ormai una vera e
propria metropoli. Oggi a Montevideo tutto risulta stretto, gli ospedali, le scuole, l’università. Mancano gli spazi per adempiere al
meglio i compiti di una città.
La situazione più drammatica
è però quella della periferia, dove
le baracche, precarie abitazioni
per migliaia di persone, formano
quelle che noi chiamiamo « cante
Un momento di lezione alla scuola domenicale.
il posto a varie riunioni distribuite in diversi locali. I ragazzi vanno
alla scuola domenicale, i giovani
se ne vanno col pastore al catechismo, gli adulti al tempio per un
gruppo di studio.
Il Concistoro ha deciso che si
lavori, per quanto possibile, su un
medesimo tema. In questi gruppi
si studia lo stesso testo biblico,
che sarà poi predicato nel culto
con cui si termina la mattinata.
In questo modo gli adulti potranno commentare il culto e in
Il culto alla comunità di Montevideo.
stro tempio non ha uno spazio
verde ed allora, in autunno e primavera, si organizzano gite nei
parchi cittadini e, una volta all’anno, ragazzi e genitori vanno
— in occasione del Natale — al
mare per un picnic.
La chiesa di Montevideo è formata per la maggior parte da vaidesi che sono immigrati in città
dalle zone rurali del paese. Per
questo si può dire che è una comunità giovane.
Il pastore Aldo Comba è stato
il primo pastore della chiesa, che
si è formata ufficialmente il 22
giugno del 1952, ma fin dal 1948
era attivo un comitato promotore
presieduto da Carlo Benech, oggi
anziano della chiesa.
Tra il ’48 e il ’52 vi è stato tutto
un lavoro di censimento dei valdesi, ed una volta al mese il past. Ernesto Tron teneva un culto venendo da Colonia Vaidense. Grazie al
lavoro del prof. Modesto Cenóz si
è formata in quel periodo l’Unione
giovanile. Nel 1958, sotto la guida
del past. luan Tron, si iniziarono
i lavori della costruzione del tempio, che terminarono 10 anni dopo.
Tempio che è considerato come
« un monumento che ricorda la
colonizzazione valdese nel Rio de
la Piata ». Il tempio ha ora 20 anni, ma vi sono molti altri lavori
collaterali da finire.
Carlos Delmonte
(Traduzione di Giorgio Gardiol)
Verso il Sinodo
Cinque giorni di lavori e una consacrazione
- La visita del moderatore Franco Giampiccoli
famiglia, discutere con i ragazzi
di quanto hanno sentito.
Una volta al mese, il culto si
prolunga con un’« agape fraterna », un pasto comunitario, e il 15
agosto (in Uruguay si è in inverno,
ndt) si prende insieme una « polenta », cui fa seguito un discorso
su un tema di attualità o di storia.
Qualche numero
La scuola domenicale è frequentata da 60 ragazzi, il catechismo
da 23 giovani e il gruppo degli
adulti da 40 persone. Al culto invece assistono tra 80 e 100 persone.
Durante il culto i bambini
aspettano i genitori nel salone, dove alcuni monitori animano i ragazzi con giochi, canti, ecc. Il no
Domenica 19 febbraio si aprirà al « Parque 17 de febrerc » a
Colonia Vaidense il Sinodo delle chiese valdesi dell’area rioplatense.
Il culto di apertura sarà presieduto dal past. Ricardo Bibeiro e nel corso del culto verrà consacrata al ministero pastorale Ana Maria BaroUn.
Poi, come in ogni Sinodo, si
leggerà la relazione della commissione d’esame, che sarà seguita dalla discussione dei deputati.
Molti gli ospiti che terranno i
culti mattutini: la chiesa metodista dell’Uruguay, la chiesa evangelica del Rio de la Piata,
la Chiesa evangelica luterana
unita.
Le serate del Sinodo saranno
dedicate a argomenti che hanno
visto protagonisti i nostri fratelli sudamericani: una visita a
Cuba di una delegazione di pastori, l’assemblea del CLAI
(Consiglio delle chiese latinoamericane); ma una attenzione
tutta particolare sarà dedicata a
quanto il moderatore della Tavola, Franco Giampiccoli, dirà
sulla vita delle chiese in Italia
e sulle loro speranze e i tentativi di evangelizzazione.
Il moderatore Giampiccoli, infatti, sta visitando le chiese dell’area rioplatense e terrà un
discorso al Sinodo la sera della
domenica. Il giovedì il Sinodo
chiuderà i lavori.
INTERVISTA A GLADYS BERTINAT
Vivere
neirinsicurezza
Invitata a Ginevra per una
sessione di lavoro della CEVAA
sul problema degli scambi pastorali internazionali Gladys Bertinat de Jordan, pastore valdese in Uruguay a Ombues de Lavalle, ha colto l’occasione per
trascorrere alcuni giorni alle valli.
« E’ la seconda volta che ho
il privilegio di venire in Italia
ed è bello ripercorrere i luoghi
classici di quella storia valdese
che avevo conosciuto solo sui libri ». Come si vive oggi in Uruguay? « Al momento — continua
Gladys Bertinat — sta crescendo
un vasto movimento d'opinione
contrario all'annunciata amnistia che vorrebbe scagionare i
militari più direttamente responsabili della trascorsa dittatura.
Ovviamente, c’è molta più libertà di prima, anche se si avverte
l’indecisione profonda del nostro
governo ad imboccare risolutamente la via di una profonda
democratizzazione della vita sociale. Anche nelle chiese si è ancora molto guardinghi a parlare di politica ma ciò non toglie
che, sovente, nelle predicazioni
vi siano accenni e critiche alla
presente situazione, che rimane
in sospeso tra il prossimo referendum di aprile e le elezioni
governative di novembre ».
Com’è sentita, a livello delle
nostre chiese, la tematica del
terzo centenario del rimpatrio
dei valdesi? « Credo che finché
non si è qui in mezzo a voi non
si possa cogliere fino in fondo
il senso della storia valdese che
ha qui un solido e sofferto passato. Noi parliamo di storia valdese e dei suoi momenti più significativi nelle scuole domenicali, al catechismo. Ma è soprattutto a Colonia Vaidense, più
che altrove, che si coltiva la
storia dei valdesi (e quindi in
questi mesi si riflette sul rimpatrio), proprio perché percentualmente il numero degli emigrati dall’Italia è rilevante ».
Da antico paese ricchissimo,
Svizzera dell’America Latina,
l’Uruguay è ridotto a paese del
Terzo Mondo. Come si riflette
questa diffusa povertà nelle chie.se? « Viviamo in una situazione
economica di grande incertezza.
La nostra chiesa ha anche accumulato un grosso deficit ed è
probabile che il già magro salario pastorale venga ulteriormente ridotto ».
Ma alla radice dì questo disastro economico e sociale ci so
no precise ragioni politiche?
« Certo e penso che se cambiasse la politica del Nord America verso il Sud America noi
avremmo tutte le carte in regola in termini di materie prime
e di potenzialità industriali per
decollare ».
Le chiese discutono di questi
aspetti socio-politici?
«Tradizionalmente, a parte alcune eccezioni, le nostre comunità non sono molto disposte a
discutere dei problemi politici o
a tentare delle analisi sociali. Esse sono soprattutto comunità
cultuali che tendono a separare
la vita spirituale-eccle.ùastica da
quella sociale. La frequenza ai
culti, rispetto al numero dei
membri di chiesa, si attesta mediamente sul 20% e vedo avanzare, con preoccupazione, un
crescente individualismo e materialismo ».
Ci sono sufficienti forze pastorali?
« Oggi siamo un po’ in crisi
perché tra il '70 e l’80 ci sono
state poche nuove iscrizioni alla Facoltà di teologia, sicché alcuni pastori stanno rinviando il
loro andare in emeritazione per
non lasciare vacanti alcune sedi.
Anche in prospettiva la situazione non è rosea ma la Grazia di
Dio ci permette di continuare
a lavorare con passione e speranza ».
Giuseppe Platone
Il pastore W. Richard, cieco,
legge la Bibbia in Braille.
5
17 febbraio 1989
marta e maria
LE DONNE DELL’UDI DI OMEGNA
Donna è poesia
« Portiamo dentro di noi un sogno che ci fa
scrittura del grosso libro in piatta prosa ch’è
sentire estranee alla
la storia del mondo »
Mille segnali ci dicono quotidianamente che « la politica » —
così come ci viene imposta e
proposta — è sempre più inadeguata a produrre quell’« inversione di tendenza » che appare
inevitabile ed ineluttabile persino ai più retrivi conservatori
interessati ad usarla come difesa o come contingente stabilizzazione deiresistente. Non spaventatevi, care compagne, non
sono affatto una catastrofista,
ma — forse perché noi donne,
madri o no — abbiamo alto il
concetto della vita, sento in me
in mille modi acuti e forti la
non accettazione di quella vera
e propria necrofilia della quale
mi sembra sia vittima questo
mondo distratto e superficiale
che pure amo e che si salverà
e vivrà migliore proporzionalmente a come « qui e adesso »
tutti noi sapremo far vivere l’amore per la vita.
Il « favoloso » Gianni Rodari
RISCHI DEL FEMMINISMO
Uguaglianza e diversità
nel movimento delle donne
Desideravo riprendere subito
i temi proposti dall’intervento di
Vera Ruggeri su queste pagine,
« Mettete le donne nel ghetto »,
del 25 novembre scorso. Ma confesso che speravo che « il sasso
lanciato nello stagno » producesse reazioni, obiezioni, discussioni. Invece il silenzio che l’ha accompagnato mi ha fatto riflettere su quello che, nella sua densa relazione di apertura al recente convegno della rivista Reti, il periodico degli Editori Riuniti su « pratiche e saperi di
donne », la direttrice Maria Luisa Boccia efficacemente definiva
il « disagio dell’emancipazione ».
Sia i temi posti da quell’articolo, infatti, sia il successivo silenzio esprimono questo disagio. Così come lo spazio di queste pagine può essere assunto
orgogliosamente come forma di
lotta e di autonomia, o contestato come mortificante reclusione. E’ l’antico discorso del
separatismo, che ha travagliato
fin dai suoi inizi il movimento
delle donne, è la differenza tra
quella che il neofemminismo
degli anni ’70 definiva emancipazione, rispetto alla più complessa strategia della liberazione. E
forse il silenzio che ha accompagnato il « sasso lanciato nello
stagno » significa il disagio di dover ripercorrere ancora ima volta questi antichi sentieri.
Eppure non bisogna stancarsi di discutere, poiché i due termini di uguaglianza e diversità
che, diversamente accentuati
anche se ambedue necessari e
correlati, hanno dato origine ai
due grandi filoni del vasto e
complesso modo di essere donne nuove nella società — quello dell’emancipazione e quello
della liberazione — si ripropongono continuamente, nei movimenti, nella vita di ciascuna di
noi, e nelle nuove generazioni.
Ciascuna di noi è emancipata,
nel momento in cui costruisce
una sua vita che di fatto contesta
l’antichissimo ruolo femminile
della donna confinata nel « luogo
del corpo », il luogo della sessualità, della riproduzione, della
casa. Ciascuna di noi che abbia
un lavoro, che studi, che produca beni non solo di uso, co
me quelli tradizionalmente prodotti nella vita domestica. Lo
sono le ragazze, che affermano
così tanto e così giustamente
l’uguaglianza da vestire maglionacci, jeans e giaccotti esattamente come i loro coetanei maschi. Lo siamo noi donne del
femminismo quando, lavorando, facendo politica, scrivendo e
muovendoci nel mondo, assumiamo polemicamente e gioiosamente la diversità coi gonnelloni
a fiori, gli scialli o gli orecchini e il saper fare la maglia o le
marmellate.
Essere donne oggi è una cosa
complicata. I cambiamenti della
società, la scuola di massa, il
diritto di voto, l’accesso al lavoro, la contraccezione, le leggi
sul diritto di famiglia, il divorzio, l’aborto non possono non
farci essere donne nuove, donne
che vivono di fatto l’emancipazione, e che perciò affermano
l’uguaglianza. Ma che fare della
diversità, il nostro esistere comunque come individui di sesso femminile, e in quanto tali
diverse come biologia, psicologia,
modi d’essere e di esprimersi
dagli individui di sesso maschile? Non più e non meno: semplicemente diverse; autonome e
complementari, magari, ma diverse. Il più e il meno sono qualcosa di posticcio, il modo in cui
il dominio patriarcale nella storia e gli i( occhiali patriarcali »
con cui i maschi ci hanno guardato dal loro potere sul mondo
hanno giudicato loro e noi. E
come noi, di riflesso, ci siamo
valutate.
L’articolo di Vera Ruggeri giustamente esprime la rivendicazione dell’uguaglianza, rispetto a
un giudizio di diversità che ci
ha fatte nei secoli inferiori: i
paragoni a cui ricorre sono di
individui che la loro « diversità »
ha ghettizzato come inferiori:
meridionali, ciechi, bambini, marocchini. C’è il sacrosanto, indignato rifiuto di accettare che
la diversità sia una forma di
ineguaglianza. Questa è la molla di ogni progresso. Questo è un
punto fermo imprescindibile.
Ma di qui si aprono i due diversi, antichi sentieri dell’emancipazione e della liberazione co
me due diverse strategie politiche. Che fare, dopo aver giustamente affermato l’uguaglianza,
della diversità?
Il femminismo ha scelto di assumerla interamente, di analizzarla, di sviscerarla, di rivendicarla, di partire-da-essa. Di trovare i linguaggi, le azioni, le categorie, di sviluppare le analisi
di quella che oggi si definisce
la «filosofia della differenza sessuale ». Non per negare l’uguaglianza, ma per evitare che ima
battaglia che rilevi il minimo
común denominatore dell’essere
pari, maschi e femmine, con
«pari opportunità» (ancora un
aspetto dell’attuale dibattito e
scontro politico), non tenga conto proprio della diversità, e quindi rischi di annacquare in un
generico, neutro egualitarismo
— e il neutro nella nostra civiltà accidentale è stato storicamente il maschile, che dal suo
dominio ci ricomprendeva, come
« uomo » per maschio e per
femmina — rapporto rivoluzionario della nostra diversità come nuovi soggetti di coscienza,
nuovi soggetti politici.
E’ la strada che hanno seguito
tutti i movimenti di liberazione,
quella di assumere la propria
diversità come terreno di identità e di lotta: dai neri ai giovani, alle minoranze etniche, agli operai, agli handicappati, e la
ricchezza che può portare a tutti gli altri ogni soggetto politico
che lotti per la propria liberazione è patrimonio della nostra
civiltà e del nostro presente.
La diversità non per ghettizzare, ma per scardinare il ghetto,
per renderlo evidente. Come
non farsene rinchiudere, assumendolo, è poi un problema ulteriore, con cui ogni movimento
di trasformazione ha a che fare i conti.
Anche queste modeste pagine
rientrano in questo contesto e
in questa esigenza: non ce ne sarà più bisogno nel giorno in
cui — ma sarà una lotta lunga e difficile — avremo costruito
una società bella, armonica e
veramente paritaria, in cui ci
sarà posto e uguale dignità per
tutte le differenze.
Piera Egidi
— che era di Omegna come me
— proprio da noi a Omegna
aveva detto — nel discorso di
inaugurazione di una biblioteca
in cui « raccogliere la storia »
— che son gli scienziati ed i
ricercatori a scoprire le possibilità, che sono i lavoratori delle
braccia e della mente a costruire le macchine ed i robot della
tecnica che rende possibili ricerche e scoperte, ma che sono
soltanto i poeti ad avere quel
coraggio della fantasia che spinge ed incita al di là di ciò che
conosciamo come possibile.
Ebbene, si sa, i poeti a volte
sono ermetici, a volte sibillini,
sempre ambigui e piersino contraddittori, a volte son comprensibili ma molte altre volte appaiono misteriosi ed incomprensibili al più, sono spesso ritenuti inutili ed eversivi, in alcuni casi son persino asserviti al
potere, in molti altri casi costituiscono il canto più alto degli
oppressi, sempre evidenziano
sentimenti e sensazioni che —
pur essendo di tutti — non vengono più nominati né riconosciuti da nessuno o son stati banalizzati, alcuni poeti sono repressi o addirittura perseguitati laddove è più « necessario » non
pensare e non capire né sentire;
comunque è rarissimo che qualcuno di loro diventi « ricco e famoso » in vita, si può dire che
« non vendono »: proprio come
accade a noi donne che forse,
oltre ad essere anche scienziate
e lavoratrici e produttrici (e riproduttrici!), abbiamo in noi
questo disperato quanto vitale
coraggio della fantasia che nasce dal sogno e dal bisogno, dalla repressione-inibizione e dall’accumulo del desiderio, dalle
frustrazioni storiche alla capacità acquisita di capire-curare emozioni e sentimenti. Sì, siamo
poeti. Un po’ tutte, io credo:
facciamo minestroni, alleviamo
bambini, accudiamo vecchi e malati, andiamo in parlamento, « emergiamo » o sprofondiamo ma
tutte — diversissime una dall’altra — più o meno consapevolmente ci portiamo dentro un
sogno che ci fa sempre sentire
estranee alla scrittura di quel
grosso libro in piatta prosa che
è la storia del mondo.
Quella è una scrittura che non
ci esprime, che non ci basta: il
nostro linguaggio ancora amorfo e balbettante dice altre cose
ancora che quella prosa non può
dire né inglobare, ma di cui deve e dovrà sempre più tener conto di fronte all’inderogabile necessità di scrivere una storia futura che possa prevedere la vita di tutti anziché la morte che
già dilaga sotto forma di guerra, di opposizione insensata, di
oppressione, di emarginazione,
d’intolleranza, di sfruttamento oltre tutto dissennato, di razzismo
■ più o meno espresso, di violenza, di disamore e d’indotta indifferenza.
Noi siamo qui, in questo pezzetto di pianeta ancora vivente,
e sappiamo di dover affrontare
un quotidiano che va dai nostri
doveri giornalieri ai nostri bisogni contingenti, sappiamo che
non vogliamo né possiamo esimerci dall'occuparci delle piccole o grandi cose sociali e del
« politico » in cui assieme a tutti ci dibattiamo, siamo sensibili ai segnali buoni di energia vitale e vulnerabili a tutto ciò che
di brutto e minaccioso ci colpisce continuamente, ma — secondo me — il valore più grande
che possiamo avere come donne, in questo momento storico,
è proprio quello di scoprire in
ognuna di noi e di viverci assieme quel coraggio della fantasia
che ci turba e che ci è irrinunciabile, è il tener viva assieme
quella « poesia » apparentemen
te incomunicabile che ci fa sognare ed inventare un mondo
diverso, la cui storia non sia più
redatta in quella prosa piatta e
necrofìla che esclude ogni emozione ed ogni desiderio di vita.
A chiunque ci guardi dall'esterno, sembriamo — non da oggi soltanto — semplicemènte insensate, ma fra noi corre una
tensione ambiziosa che fa tremare tutte. Trovare il modo di
essere UDÌ è una scommessa
storica, ma è anche qualcosa di
squisitamènte mio che muove la
mia vita di donna e le dà un
senso più pieno assieme alla vita di tutte, tutte voi che siete
qui e le altre che vi aspettano
a casa ed anche quelle che non
sanno della nostra esistenza ed
anche quelle che non sanno di
contenere il nostro stesso sogno
di vita, che è di tutte, delle bambine che amiamo, di quelle che
nasceranno.
Forza e
tenerezza
La formula per mettere assieme le nostre diversità e farle
valere tutte la troveremo, se tutte lo vogliamo, perché siamo consapevoli delle preziose potenzialità irreprimibili che conteniamo, che non possiamo né sprecare né sottacere. E non è una
questione di visibilità a tutti i
costi e nemmeno soltanto di potere contrattuale: è piuttosto
una grossa questione di credibilità e di fiducia che vogliamo
scambiare fra noi donne, rafforzandole e gratificandocene, proprio per poter essere meglio noi
stesse, ognuna se stessa più viva, a confrontarci sia con il nostro quotidiano che con tutto il
sociale, per esserci da donne ovunque e viverci come tali, criticamente, provocatoriamente,
con quel coraggio della fantasia
che già da oggi ci può rendere
più libere e vitali.
E questo per me non è soltanto il nostro sacrosanto e ratificato « separatismo » di cui siamo convinte non da oggi, né è
un rimedio per sentirci meno sole, ma è il nostro prepararci di
oggi ad un mondo di domani
die ineluttabilmente e fortunatamente prevederà rapporti diversi fra persona e persona, tra
uomo e donna. Siamo già in questa « svolta epocale », così la
definisce la nostra amica Elena
Gianini Belotti, la quale dice
anche, trovandomi d’accordo, che
le grandi trasformazioni sono sempre condotte da piccole
avanguardie: nessuna di noi vuole sentirsi « élite », ci fa anzi orrenda impressione questa parola, ma il « soggetto donna » è
oggi un’avanguardia.
Un’ultima cosa: leggendo sul
manifesto congressuale dell’UDI:
« La forza di quelle che siamo la forza di quello che siamo »,
ho provato un attimo di sconcerto di fronte alla parola « forza » che non è mia e che mi è
sembrata troppo di peso e di
potere, ma poi ho capito all'improwiso e l’ho sentita giusta e
bella, ricordandomi una frase
del Che che stava scritta su uno
di quei manifesti del maggio
francese che molte di noi ricordano bene; diceva: « Bisogna indurirsi senza perdere la propria
tenerezza », e il Che era un uomo.
Io sono una donna e non mi
voglio nemmeno « indurire », voglio sentirmi tenera con « la forza di quelle e quello che siamo ».
Augusta Baldloli
(ma anche per e con le altre
amiche del Gruppo UDÌ di Omegna - No)
6
6 prospettive bibliche
17 febbraio 1989
1
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
cammino
della libertà
Canto dei pellegrinaggi
Molte volte mi hanno oppresso
fin dalla mia gioventù!
Lo dica pure Israele:
Molte volte mi hanno oppresso
fin dalla mia gioventù;
eppure, non hanno potuto
vincermi. Degli aratori hanno
arato sul mio dorso,
vi hanno tracciato i loro
lunghi solchi. L’Eterno è giusto;
egli ha spezzato le funi
degli empi.
Siano confusi e voltino le spalle
quanti odiano Sion!
Siano come l’erba dei tetti,
che secca prima di crescere!
Non se ne riempie la mano
il mietitore,
né le braccia chi lega i covoni;
e i passanti non dicono:
La benedizione dell’Eterno
sia su di voi;
noi vi benediciamo
nel nome dell'Eterno!
Sappiamo dai documenti storici che il past. Henri Amaud, nell’agosto
del 1689, predicò di fronte ai valdesi ritornati nella loro terra e riuniti nel
tempio di Frali sul Salmo 129. Il testo di quella predicazione non ci è pervenuto. Ma come osserva il prof. Garrone della Facoltà valdese — verso
cui siamo debitori di molti spunti e note esegetiche che qui compaiono '—« può essere significativo, non solo come ricordo storico, ma anche come
segno di un legame spirituale, scegliere il Salmo 129 come testo per un
sermone intorno al XVII febbraio ». E’ quello che abbiamo cercato di
fare in questa pagina.
(Salmo 129)
L'antico pellegrino che sale verso
Gerusalemme canta il salmo della
propria storia. La sua voce si confonde con quella degli altri. Cosi il canto del singolo diventa il canto di tutti; un coro di esperienze, di interpretazioni, di sensibilità diverse ma, una
volta di più, unite nella stessa lettura del proprio passato. Non si tratta
di un lamento o del coro di un corteo
di mistici autoilagellantisi ma è la
voce del popolo di Dio, uomini e donne, che camminano verso il futuro riflettendo sul passato.
Nel canto della salita verso il tempio non c’è tempo di salmodiare sui
dettagli della stagione d’oppressione
in Egitto o sulla tragedia dell’esilio
in Babilonia; chi sale rivede nella
propria mente, come in un film, i
grandi momenti storici così come gli
sono stati raccontati dalle passate
generazioni e ricorda soprattutto il
filo conduttore di tutte le sequenze:
il passato è stato un passato di sofferenza, di oppressione, di sconfitta. Questo è il primo dato che
colpisce l'immaginazione dell’antico credente. E potremmo prolungare le immagini di questo documentario storico fino ad oggi dicendo che, più di una volta, nella sua
lunga storia Israele è stato spinto
sull’orlo dell’abisso ma, prima di precipitarvi, è stato tirato indietro dalla
mano di Dio. E con le parole del salmista potremmo dire, allargando lo
sguardo: il popolo di Dio è stato oppresso infinite volte, in infinite circostanze, in diversi Paesi del mondo,
ma non è mai stato sconfitto definitivamente. Una cosa è certa: il fatto di
credere in Dio che ha creato il cielo,
la terra e ogni cosa che vive sotto il
sole non aiuta ad evitare l'oppressione, la sofferenza, la morte. L’elezione
da parte di Dio non è un privilegio
che esenti dall’essere schiacciati, essa è piuttosto il confine oltre il quale
l’ingiustizia, la violenza, l’oppressione perdono ogni forza vincente. Il segnale di questo confine estremo è la
croce rizzata sul Golgota; dietro
quel totale fallimento c’è la risurrezione di Dio.
C’è un’immagine terribile in questo salmo, tratta dalla vita agricola,
che vuole sottolineare la brutalità
delle periodiche oppressioni che si
sono scatenate sul popolo di Dio;
« Hanno arato sul mio dorso ». Immagine che rimbalza anche nelle denunce profetiche di Amos quando
parla delle trebbie di ferro degli Aramei che passarono sulle popolazioni
della Transgiordania; immagine che
a noi fa tornare alla mente le foto di
quelle schiene piagate dei torturati
nelle dittature latino-americane, nelle nuove guerre islamiche, nei gulag
delle ideologie totalizzanti, nel fanatismo sionista quando pretende di capovolgere l’oppressione di ieri in un
diritto ad opprimere oggi.
Eppure, malgrado questa immensa
sofferenza di cui il Cristo del Golgota è la sintesi estrema, Dio — dice
chiaramente il salmista — è giusto.
Lui taglierà le funi dell’ingiustizia
che scavzmo la carne del popolo dei
credenti. Lui, che non ci esenta da
prove a volte terribili, non permetterà che la somma di queste prove ci
schiacci, ci annulli definitivamente.
Dopo aver letto di cosa può succedere ai credenti "fin dalla loro gioventù”, vien da dire che è più facile
vivere senza incontrare Dio, senza
confrontarsi con la sua volontà. Meno grane. E’ meno complicato vivere
evitando la dura disciplina etica a
cui Dio, ogni giorno, ci chiama. Forse è più facile. Ma il prezzo di questo
mancato incontro è una vita vuota,
inconsistente come quell’erba che
verdeggia per poche ore sui tetti assolati delle case orientali dopo le
piogge di primavera. Non ci sono radici profonde, quel po’ di terra portata dal vento non è un terreno fertile,
concimato, curato sul quale potere
far crescere e organizzare la propria
vita.
Il credente che sale a Gerusalemme e canta il salmo della storia in cui
molte sono state le sofferenze subite
canta anche la propria riconoscenza
perché malgrado tutti gli errori e le
violenze Dio, in questa storia di lacrime e sangue, si è rivelato al suo
popolo, lo ha sostenuto, lo ha guidato lungo un cammino di libertà.
Anche noi possiamo ripercorrere
questo cammino di libertà cantando
il salmo della riconoscenza a Colui
che si rivela e agisce nella storia dell'umanità. La nostra fede non può
sgorgare dalla storia del passato e
dalle sue pagine gloriose, ma è pur
sempre nella storia che prende forma
il nostro essere comunità di credenti
ed è pur sempre in questa storia che
Dio ci fa conoscere la sua volontà.
Sollecitati dalle immagini di sofferenza e di speranza evocate dall'antico salmista siamo, oggi, interessati
a conoscere e capire gli anni della
sofferenza, del martirio e dell'esilio
forzato di ciò che restava, in quella
fine del XVII secolo, del popolo valdese. « Ma le funi degli empi furono
alfine spezzate», come ricordò Enrico
Amaud il 28 agosto 1689 nel tempio
di Frali quando i valdesi, con un'incredibile marcia attraverso le Alpi e
difficili combattimenti, ritornarono
nelle loro valli per riprenderne definitivo possesso. Quel ritorno, forse,
segnò la sospensione momentanea
dell'opprimente ingiustizia, fu l'arresto sull'orlo del precipizio, fu il potere ricominciare da capo proprio
quando tutto pareva finisse per sempre nei crepacci alpini.
Quel cammino verso la libertà non
fu solo il cammino del popolo valdese che tornava a riconquistare la propria terra confiscatagli e devastata,
ma è il paradigma del cammino di
chiunque cerchi la pace fondata sulla
giustizia e cerchi di attuare la volontà di Dio. E' il cammino di chi persegue il diritto alla propria terra e alla
propria libertà in termini di autodeterminazione; il cammino del popolo
palestinese, il cammino del popolo
nero sudafricano. Chi oggi si vede
negare con la forza delle armi — come succedeva nel regno del Re Sole e
nello stato succube dei Savoia, trecento anni fa — il diritto alla autodeterminazione e alia libertà dovrebbe ricevere concreta solidarietà da
tutti, ma certamente soprattutto da
parte di chi, ieri, ha sofferto sulla
propria pelle questa tremenda privazione collettiva.
Nella richiesta di pace e di giustizia che noi facciamo per ogni popolo della terra c'è per noi qualcosa
di più; c'è il desiderio di compiere
la volontà di Dio, che non è una semplice dichiarazione di buone intenzioni, ma è un volere scendere nel con
creto delle situazioni storiche facendo delle scelte che non tradiscano le
attese dei deboli, dei disarmati, dei
senza potere, dei messi a parte, dei
minimi che popolano i racconti del
Nuovo Testamento.
È bello salire cantando verso Gerusalemme. Così come sarà fantastico
per noi quest'estate ritrovarci numerosi negli alti luoghi del valdismo per
ricordare una storia di lacrime e sangue e di grandi speranze e di importanti realizzEizioni. Rievocazioni alle
quali tutti gli uomini e le donne che
haimo a cuore ì valori della libertà
e della democrazia potranno associarsi liberamente. Ma dopo il salire
per vivere insieme emotivamente,
una volta di più, la nostra identità
protestante cosi affascinante e densa di promesse, ricordiamoci fin
d'ora che bisognerà poi scendere a
valle. Dopo il culto, dopo la lode che
sono necessari per rafforzare la nostra fede, la nostra coscienza malferma, dopo aver riflettuto sul passato
del popolo di Dio, occorre vivere il
presente, anzi occorre attrezzarsi per
il futuro. Questa volta tocca a noi.
Noi e non i pochi personaggi consegnati alle pagine di storia, dietro ai
quali ci sono i tanti che hanno riempito le file del popolo di Dio. Noi e
non chi era prima di noi siamo chiamati a testimoniare del fatto che
« l'Eterno è giusto ». La giustizia di
Dio si fa strada anche attraverso
l'uso che facciamo del nostro denaro, attraverso la nostra etica personale e collettiva.
Testimoniare della volontà di Dio
in questo mondo della fine del 2° millennio minacciato dall'inquinamento,
intontito dal benessere e stravolto
dai grandi squilibri Nord-Sud è una
responsabilità che a volte ci schiaccia e ci fa tremare: dov'è la nostra
coerenza con l'Evangelo di Cristo?
Dov'è il nostro darci agli altri? Da
questa difficile disciplina dell'ascolto della Parola di Dio, da questo rinnovato tentativo di orientare la nostra vita personale ed ecclesiastica
sulle coordinate bibliche nasce una
speranza per il mondo e per noi nasce la certezza che Dio — malgrado
il nostro peccato — benedirà il nostro sforzo, la nostra ricerca, la nostra testimonianza.
E tutto questo non sarà altro che
un pallido segnale, un'indicazione
frammentaria di quel mondo nuovo
a cui Cristo ci chiama senza esimerci
dal vivere, fino in fondo, la concretezza della vita quotidiana dove incontreremo, accanto alla gioia e alla riconoscenza, la sofferenza, le frustrazioni, le incomprensioni. Ma non ne
saremo schiacciati definitivamente,
come ben dice il salmista, camminando verso la libertà.
Giuseppe Platone
7
r
17 febbraio 1989
obiettivo aperto
UN DIBATTITO APERTO
Esercito: di leva
o professionale?
Gli accostamenti con la nuova politica militare nel Mediterraneo La proposta di Bernard Haering per una difesa popolare non armata
Pochi giorni prima di Natale
un articolo deU'Unità firmato
dal presidente dei senatori comunisti Pecchioli fa sobbalzare
parecchie persone negli ambienti politici e militari, e lascia di
stucco molti di coloro che in
questi anni si sono impegnati
nel movimento per la pace. E’
la proposta di un dimezzamento
del sei-vizio militare di leva e
della parallela ristrutturazione
dell’esercito « su basi essenzialmente professionali ». Si tratta
di una messa a fuoco, probabilmente riduttiva, di un precedente discorso di più ampio respiro del segretario del PCI; Occhetto, infatti, aveva posto l’accento, oltre che sulla ristrutturazione delle forze armate, anche
sulla necessità della « estensione
della difesa civile, aperta anche
alle ragazze ».
Ma nei giorni successivi il dibattito si concentra inevitabilmente sull’alternativa tra esercito professionale o esercito di leva, lasciando ai margini, almeno
a livello di mass media, il problema del servizio civile. Un così grande interesse è dovuto al
ribaltamento della posizione storica del partito comunista che
aveva sempre ritenuto l’esercito
di leva un sicuro baluardo democratico, di fronte a possibili
tentativi golpisti dei vertici delle forze armate.
Ben presto si vede che gli
schieramenti dei favorevoli e dei
contrari risultano piuttosto complessi ed in molti casi, come abbiamo potuto leggere sui giornali, attraversano orizzontalmente i partiti e le organizzazioni.
Si dicono a favore della proposta Pecchioli i missini (che vedono raffermarsi di un vecchio
cavallo di battaglia di Almirante), i liberali (con molta prudenza e molti distinguo, però, da
parte del ministro della Difesa
fanone), i socialisti (l'on, Balzamo ricorda che questa era la sua
proposta di due anni fa), buona parte della DC (ma non è
d’accordo il suo segretario e ca
po del governo on. De Mita).
Sono decisamente contrari Democrazia Proletaria, i radicali, i
verdi e le AGLI, che ripropongono, seppur con accentuazioni
diverse, i temi dei movimenti
pacifisti di questi anni, cioè un
sistema di difesa popolare nonviolenta al posto della difesa armata ed il servizio civile al posto del servizio militare. Ma anche all’interno del PCI le diversità di opinioni sono notevoli.
Tacciono invece i vertici militari, invitati da Zanone a presentare entro il mese di febbraio
un progetto di nuovo modello
di difesa che tenga conto dei
mutamenti che vanno delincandosi sulla scena intemazionale.
L’unico che parla è l’ex capo di
stato maggiore Umberto Cappuzzo (ora senatore DC), quello che
fu per molto tempo considerato 1'« intellettuale delle forze armate », per sostenere che nei
prossimi KM5 anni il sistema difensivo italiano dovrebbe evolvere proprio nella direzione della
proposta del senatore Pecchioli.
Una discussione
allargata
Se posso esprimere un’opinione personale, mi pare che la proposta del PCI, che ha l’indubbio
merito di aver riportato alla
grande ribalta un tema sfosso
dibattuto in ambiti ristietti, risulti profondamente contraddittoria ed anche pericolosa.
Contraddittoria, perché cerca
di mettere insieme troppe aspirazioni contrastanti: da una parte l’esigenza molto pragmatica
di un numero crescente di giovani che non vogliono perdere
il loro tempo ad oziare nelle caserme; dall’altra la volontà di
molti ragazzi e ragazze di svolgere un lavoro utile per la collettività, che si esprime oggi in
varie forme di volontariato; dall’altra ancora l’aspirazione sempre più evidente degli stati mag
OPINIONI
Quali strutture,
quali finalità?
« La Costituzione ha previsto il ripudio della guerra d’aggressione e ha messo ciò in relazione alla formazione di un
esercito di popolo mediante l’obbligo della coscrizione. Cambiare lo strumento significa mutare anche i fini ».
(Aldo D’Alessio, «Morire di leva», Roma, Ed. Riuniti, 1987).
« Qual è l’interesse del non violento e del pacifista ad avere un esercito più efficiente, una macchina di morte più funzionale? Perché sostenere l’esigenza di perfezionare la struttura militare invece di pensare a come snellirla? ».
(Stefano Guilanti, segr. nazionale Lega obiettori di coscienza).
« ... una forza dello stato, diversa e rinnovata nei contenuti e nelle strutture, e una presenza della comunità nella
forma del volontariato inserito nel servizio civile da istituire ».
(Aldo D’Alessio, « Il soldato dimezzato », « Il Manifesto », 12
gennaio 1989).
« L’obbligo va mantenuto, rimotivandolo in una diversa
concezione della difesa, in un servizio civile nazionale che
possa essere realmente utile ».
(Michele Svidercoschi, segret. Movimento giovanile socialista).
« La riduzione del servizio di leva è realizzabile, ma nel
’’medio periodo” e a condizione che sia accompagnata da un
proporzionale aumento della leva volontaria, nel rispetto della Costituzione e degli impegni intemazionali dell’Italia ».
(Valeri«) Zanone, ministro della Difesa).
giori di avere delle forze armate più agili, lecnologicamente avanzate, internazionalmente prestigiose (vedi la vicenda deila
portaerei Garibaldi), alle quali
la società riconosca piena legittimità e dignità, pur continuando ad essere un corpo rigorosamente separato.
Pericolosa perché, proprio
quando da parte sovietica giungono annunci di riduzione unilaterale di ingenti forze militari,
che secondo ragione dovrebbero
innescare una reazione simile in
occidente, una proposta di esercito professionale rientra invece
pienamente nel quadro dell’attuale jjolitica militare americana per il Mediterraneo. Una politica che è quella del confronto/
scontro con alcuni paesi arabi
(Libia in testa) e di sostegno
niilitare allo stato di Israele:
niente di meglio per questo che
le forze armate italiane possano
trasformarsi in una forza di
pronto intervento con il compito di assecondare ed appoggiare gli USA sul fronte Sud della
NATO: una sorta di gendarme
per conto terzi.
Gli indizi di questo tipo di politica sono fin troppo evidenti,
basti ricordare i piani di spostamento al Sud di intere strutture militari, il segreto che continua a pesare sulla base dei sottomarini americani alla Maddalena, la già citata portaerei Garibaldi ed i cacciabombardieri
Tornado, la costruenda base di
F16 americani in Calabria, ecc.
Compromesso?
Alla fine di tutto, il risultato
potrebbe essere quello di dare
appoggio e spazio ad una soluzione all’italiana del problema:
— rafforzamento tecnologico
degli armamenti e degli apparati di marina ed aeronautica, dove la professionalizzazione del
servizio è più spinta, anche attraverso un consistente rilancio
del progetto di ferma volontaria triennale;
— riduzione del contingente
di leva, sia con una limitata riduzione del periodo della leva,
sia a causa della riduzione della
natalità, soprattutto per quanto
riguarda l’esercito;
— in ragione delle due azioni precedenti, rafforzamento progressivo del fronte Sud (già in
atto da diversi anni) ed alleggerimento del fronte Est;
— rilancio del volontariato
per le donne;
— riforma indolore della legge del 1972 sull’obiezione di coscienza, come spiegato su queste pagine, alcune settimane fa,
nell’articolo di Paolo Gay.
In sintesi, un ammodernamento tecnologico ed una professionalizzazione strisciante delle forze armate, per ottenere i quali
il ministro Zanone, in un recente incontro con i giornalisti a
Torino, ha già prospettato la necessità di uno stanziamento di
30.000 miliardi di lire da oggi al
duemila, ed un aggiustamento
del problema dell’obiezione di
coscienza, continuando a ghettizzarla in uno spazio garantito,
ma privandola di sbocchi politici efficaci.
In tutto questo dibattito, vorrei ricordare quella che ritengo
essere forse la proposta più interessante, sia per l’ambiente da
cui proviene, sia per le sue caratteristiche intrinseche. Si tratta della proposta del settantaseienne teologo morale del Concilio, Bernard Haering, che pre
vede di rendere « paritarie sul
terreno giuridico diverse opzioni
in ordine al sistema militare ed
alla leva ». Egli si colloca sullo
stesso versante, definito di « riformismo forte », sul quale è
collocato anche ima parte consistente del pur debole movimento per la pace italiano.
In termini operativi la proposta è la seguente. Partendo da
una sentenza della Corte Costituzionale, la quale afferma che
la difesa della patria non è necessariamente armata, la soluzione potrebbe essere quella di
un servizio differenziato: il servizio militare di leva, a struttura territoriale, per i maschi che
non lo rifiutino, ed il servizio
civile di difesa per tutte le ragazze e per i ragazzi che non
accettino il servizio militare tradizionale.
Si fa così luce un concetto di
difesa mista. Essa prevede: da
una parte un addestramento ad
una guerriglia difensiva, vincente sugli eserciti di occupazione,
come hanno dimostrato ampiamente Vietnam ed Afghanistan,
oppure una difesa popolare nonviolenta che vede un suo indubitabile successo (seppur costellato di morti) nell’Intifada palestinese; dall’altra, un addestramento della popolazione, a partire dall’età scolastica, a compiti di protezione ambientale, protezione civile, pronto intervento,
con lo sbocco del servizio civile per tutti.
Indubbiamente, al posto di
ambigui aggiustamenti, si tratterebbe di un capovolgimento del
tradizionale concetto di difesa
armata di un paese.
E noi protestanti italiani? Come ci poniamo in tutto questo
po’ po’ di dibattito? Mi pare giunto il momento di guardare in
profondità nel nostro atteggiamento rispetto all'obiezione di
coscienza ed al servizio civile.
Servizio civile per
tutti i cittadini
Personalmente, sin dalla mia
pratica di obiezione di coscienza, quando essa era ancora illegale, ho sempre pensato (insieme ad altri compagni di strada)
che lo sbocco di questa lotta
non potesse che essere un servizio civile nazionale obbligatorio per tutti, uomini e donne,
simile a quello accennato in precedenza. Un servizio di tutti i
cittadini che dedicano un periodo della loro vita alla collettività nazionale, sotto diverse forme e secondo il miglior utilizzo
delle capacità proprie, ma sottoposto ad un controllo democratico. Un servizio di tutti pier tutti. E continuo a pensare che
questo atteggiamento sia in linea col nostro impegno di protestanti che vogliono stare nella
storia, in mezzo agli altri uomini, alla pari con loro, senza alcuna sorta di privilegio.
Le vicende che hanno accompagnato la scelta delle nostre
chiese di appoggiare l’obiezione
di coscienza, quando essa è diventata legale, e di convenzionare i nostri enti per lo svolgimento del servizio civile sostitutivo mi paiono piuttosto, alla luce anche del comportamento di molti obiettori protestanti e di molti degli enti stessi,
privilegiare l’aspetto privato del
problema. Cioè, gli obiettori che
vogliono impiegare un periodo
della loro vita in modo « utile »
si accordano privatamente con
gli enti che hanno lavori « utili » da svolgere. A me pare questa, appunto, una concezione privilegiaría dell’obiezione di coscienza e del conseguente servizio civile, che traspare per esempio nell’intesa degli avventisti
(vedi articolo di P. Gay su EcoLuce n. 3, 1989).
Niente di male in questo, ma
bisogna sapere che si tratta di
un atteggiamento che, per esempio rispetto al dibattito in corso su quale difesa adottare per
il nostro paese e sul concetto
stesso di difesa, ci pone ai margini, fuori dal confronto nella
società civile. Così almeno mi
pare. Però discutiamone!
Aldo Ferrerò
SCHEDA
Di mestiere,
nel mondo
e in Italia
Nei vari continenti sono in
tutto 36 i paesi dei mondo
che prevedono non un esercito di leva, ma delle forze
armate di tipo professionale,
i cui ranghi sono dunque
formati da volontari. Eccone
l’elenco:
Australia, Bahrein, Bangladesh, Birmania, Brunel,
Canada, Emirati arabi. Filippine, Figi, Ghana, Giappone,
Giordania, India, Iran, Kenya, Malesia, Messico, Nepal, Nigeria, Nuova Zelanda,
Oman, Pakistan, Papua, Qatar, Repubblica Dominicana,
Sri Lanka, USA, Sudan, Tanzania, Uruguay, Zaire, Zambia, Zimbabwe.
In Europa tale struttura è
limitata a Gran Bretagna, Irlanda e Lussemburgo.
In Italia la quota di volontari nell’esercizio è del 19%,
mentre nel paesi aderenti alla
NATO è circa del 30%.
8
s vita delle chiese
17 febbraio 1989
1
PALERMO
CORRISPONDENZE
La
si
chiesa
internazionaiizza
Commissione mista
per i’ecumenismo
« Esser comunità di Cristo » con immigrati - La ricerca di un culto
meno « italiano » e più cristiano - In gioco la nostra credibilità
Sono ormai passati due anni
da quando, nella comunità valdese di Palermo, sono «apparsi >; al culto i primi africani; un
gruppetto di quattro-cinque metodisti della Costa d’Avorio. Il
3 gennaio scorso abbiamo celebrato il primo matrimonio di
una coppia ghanese. Da quel
giorno un numero sempre crescente di ghanesi ha cominciato a frequentare la comunità
(adesso sono circa una ventina). La scorsa Pentecoste nove
ghanesi ed una nigeriana hanno
chiesto di essere iscritti nella
nostra oomtmità.
A Palermo i soli ghanesi sono
circa 1.200; di questi almeno il
60% sono evangelici; gh avoregni sono una cinquantina e tra
questi una dozzina sono metodisti. Altri gruppi nazionali dell’Africa nera, come senegalesi e
nigeriani, sono pochi e non organizzati tra loro. Ci sono due
chiese evangeliche formate esclusivamente da immigrati; la chiesa denominatasi « The Pilgrim »
(una comunità pentecostale messa su da un predicatore pentecostale italiano e formata da circa 100 membri) ed una chiesa
pentecostale formata da soli ghanesi, denominata « Fellows Christ
International Church », fondata
da un pastore ghanese venuto
apposta dal Ghana per questo e
formata da circa 120 membri.
Altri immigrati africani frequentano la chiesa awentista (una
dozzina), la chiesa anglicana
(quattro o cinque), la chiesa valdese (una ventina). A questi immigrati bisogna agpungere le
migliaia di magrebini, circa 1.500
filippini, un migliaio tra mauriziani e capoverdiani. Il totale
della popolazione immigrata, nella sola città di Palermo, pare
che si aggiri attorno alle 15.000
unità (per mantenersi sulle cifre
minime).
Che fare? Come comunità ab
biamo innanzitutto cercato di
mettere a disposizione i nostri
locali per quei gruppi di immigrati che ce lo richiedevano (gli
avoregni, ad esempio, costituitisi in associazione, svolgono le
loro assemblee da noi). Come
gruppo giovanile stiamo studiando il fenomeno deU’immigrazione e del razzismo nella nostra
città e si organizzano delle serate d’incontro tra immigrati. In
collaborazione con il Centro diaconale « La Noce » abbiamo cercato di mandare avanti un consultorio medico. Ma sotto l’aspetto di accoglienza pratica non
siamo ancora in grado di offrire molto.
Una cosa primaria ci è sembrata l’esigenza, nei confronti del
gruppo di immigrati che frequenta la comunità, di far sì che si
potesse insieme « essere comunità di Cristo». Un fratello ghanese un giorno ci ha domandato
se la comunità fosse italiana o
cristiana; volendo intendere che
il nostro modo di pregare, cantare, leggere la Bibbia non lo lasciava a suo agio. Stiamo pensando allora di rivedere il nostro culto perché sia « più cristiano e meno italiano ». Un problema che dovremo presto cercare di risolvere è quello della
catechesi; alcuni infatti hanno
interrotto il loro catechismo e
vorrebbero continuarlo per confermarsi; altri vorrebbero che ci
fosse uno studio biblico in inglese. Questi « piccoli » problemi,
insieme ad altri molto più grossi, stanno davanti alla nostra comunità, che ha l’impressione quasi di svegliarsi aH’improvviso da
un lungo sonno.
Effettivamente le nostre comunità « dormono » un po’ nei confronti delle nostre sorelle e fratelli immigrati; questi infatti
vengono visti soprattutto come
immigrati prima che come uomini e donne, come sorelle e fra
telli. Il nostro primo passo dovrebbe pertanto essere quello di
« metterci in contatto » con loro... non aspettare che siano loro a cercarci. Molti immigrati
evangelici pensano che non esistano chiese evangeliche nella
cattolicissima Italia. A Palermo
abbiamo quindi cambiato la tabella della chiesa; non solo «Chiesa evangelica valdese», ma «Chiesa evangelica valdese -Presbyterian Church - Eglise protestante »; cercare di farci conoscere
è il primo passo! L’altro passo
è quello di pregare insieme, mangiare insieme, ascoltarsi e parlarsi... incontrarsi fisicamente!
Sembra una cosa ovvia, ma non
lo è. Non lo è perché ci sono
tante altre cose da fare prima
nella comunità e per la comunità, già così slegata e secolarizzata. Ma noi siamo slegati tra
di noi nella misura in cui siamo
slegati con l’Evangelo, quello
stesso Evangelo che ci dice; «Ero
forestiero e non mi accoglieste,
ero nudo e non mi vestiste, ero
affamato e non mi avete dato
da mangiare, ero in carcere e
non mi avete visitato... ». E noi
oggi possiamo rispiondere; «Quando mai. Signore? »; appunto...
mai! Non si tratta di riprendere nauseanti schemi di assistenzialismo borghese, ma di r^rendere la via della testimonian^,
nella nostra società, di uomini
e donne che in Cristo hanno scoperto di non essere soli in questo mondo. Sono personalinente
convinto che oggi ci giochiamo
la nostro credibilità proprio sulla massiccia presenza di imrnigrati nella nostra società, su ciò
che sapremo testimoniare come
comunità che sanno affrontare
e superare i propri pregiudizi,
che sanno non semplicemente
« dare una mano », ma soprattutto « dare la mano ».
MARSALA — Il 15 gennaio,
presso l’abitazione del pastore
Laura Leone, si sono riuniti in
consiglio di chiesa gli anziani e
i diaconi eletti nel corso della
assemblea di chiesa tenutasi
nel novembre ’88. Si sono distribuiti gli incarichi per il servizio da rendere dentro e fuori
la comunità. Il cassiere ha evidenziato il buon andamento delle contribuzioni e, fra tanti impegni, ci si è assunti quello di
sostenere la facoltà di teologia
per l’anno in corso col versamento di lire 150.000, oltre che
con la colletta prevista nella
giornata a ciò dedicata.
Il consiglio ha accolto con
gioia la costituzione di una commissione mista per l’ecumenismo
e il dialogo, promossa dal vescovo di Mazara del Vallo e di cui
farà parte il nostro pastore.
Frutto di tale gesto è stata
la celebrazione della settimana
di preghiera per Timità dei cristiani in modo più esteso ed
ufficiale rispetto all’anno scorso,
quando abbiamo segnalato il fiorire di una pianticella che ci si
guardava bene dal calpestare.
M!olte le occasioni di conoscenza e di accoglienza reciproca
con comunità cattoliche, culminate con un incontro di preghiera presso la chiesa-madre di
Castelvetrano, presieduto dallo
stesso vescovo, dal nostro pastore, da un diacono di rito
greco-ortodosso, da un rappresentante dell’Esercito della Salvezza.
La colletta, destinata alle nostre comunità, è stata devoluta
per l’opera che suor Margherita svolge con gli immigrati africani.
Il senso di tutto questo sta
in ciò che ha ripetuto il vescovo, mons. Catarinicchia; «Lasciamo che lo Spirito Santo lavori
nelle nostre chiese e alla fine
vedremo realizzarsi una unità
che oggi stentiamo a vedere ».
vangelica a Felonica, è soltanto
la seconda volta che le due comunità si incontrano. La grande
partecipazione della gente (la
chiesa era gremita), lo spirito
fraterno deH’incontro ci fanno
sperare in un futuro di scambi
e collaborazioni nuovi e stimolanti, ma non solo; ci auguriamo
che ciò sia uno spunto per la conoscenza e la discussione delle
diversità e dei problemi esistenti, come per esempio la questione dei matrimoni misti, rnolto
frequenti dato il nostro isolamento geografico dalle altre chiese evangeliche.
Pastore luterano
NAPOLI — L'8 gennaio scor
so è stato insediato nella chiesa luterana il nuovo pastore,
Hartmut Diekmann, che sostituisce Alberto Saggese, trasferitosi
in Baviera.
Il past. Diekmann, berlinese, ha
lavorato come pastore per i giovani a Berlino, poi è stato missionario in Tanzania ed infine è
stato pastore nelle chiese valdesi di Catania e Lusema San Giovanni.
Al culto di insediamento, pre
sieduto dal vicedecano della Chiesa luterana in Italia, Jürg Kleemann, hanno partecipato il pastore Giorgio Bouchard, presidente della FCEI, il prof. Bruno Forte della facoltà teologica,
i pastori luterani Cosimo Leuzzi, Ciro Rocco e Hans Gerch Philippi, e membri del Consolalo
generale della RFT.
Canto e preghiera
Giuseppe la Torre
Preghiera e pasto
in comune
INCONTRO FRA GIOVANI E VOLONTARI
Da Pomaretto a Valence
La chiesa di Pomaretto invitata dalla chiesa riformata di Valence per la giornata missionaria dedicata all’attività della
CEVAA; quale migliore occasione ijer aggregare un gruppo di
giovani per una gita/incontro
nella città francese sulle rive del
Rodano?
La disponibilità dei catecumeni c’è stata, ed un gruppo di 14
ragazzi, del terzo e quarto anno, è partito venerdì 3 pomeriggio per essere accolto a Valence dalle famiglie della chie
Viaggio
in Grecia
Sono aperte le iscrizioni al
viaggio ecumenico in Grecia « sulle tracce dell’apostolo Paolo», che
si svolgerà dal 3 al 17 luglio ’89.
Organizzato e animato dai pastori Cadier e Platone il viaggio si
propone, con l’aiuto di una guida professionale greca, di scoprire la Grecia biblica, quella mitologica e quella della religione
greco-ortodossa. Maggiori informazioni presso il past. Platone
(tei. 0121/94.41.44).
sa, che li hanno ospitati nelle
loro case.
La giornata di sabato è stata
dedicata, nella mattinata, alla visita della città. Il pomeriggio ha
avuto il suo momento culminante nell’incontro con una trentina
di catecumeni di Valence e con
il gruppo di giovani che si ritrova
quindicinalmente nei locali della chiesa di St. Ruff.
La cena comunitaria ed una
serata di giochi e di reciproca
conoscenza hanno sbloccato le
difficoltà di lingua e hanno consentito, così come l’ospitalità
nelle famiglie, di conoscersi e
scambiarsi informazioni.
La promessa, non ufficiale ma
che è serpeggiata un po’ tra
tutti, è stata quella di rivedersi,
magari in Italia, per mantenere vivi questi rapporti con realtà diverse, che sono una delle
caratteristiche più belle delle
chiese protestanti.
Mentre i giovani svolgevano
il loro programma, gli adulti
hanno avuto modo di visitare
innanzitutto due centri creati
dal pastore J. M. Oarpentier,
che ci ospitava; una casa per
persone anziane e un centro di
lavoro per handicappati, ognuno con im’ottantina di ospiti.
Dopo un saluto alla scuola
domenicale, abbiamo poi incon
tratc il « Diaconat » di Valence, che utilizza da poco nuovi
locali al centro della città, comprati dopo la vendita di una colonia di vacanza. Ogni giorno si
alternano 35 volontari per solidarizzare con i « nuovi poveri »
(2/3 di francesi, 1/3 di stranieri)
in vari settori di attività; accoglienza, sostegno psicologico,
sostegno sanitario con l’intervento di 2 medici, « pranzo in
comune » due volte Mia settimana, aiuto ai disoccupati, collettivo alloggi.
Importante per xm reinserimento nella società è che queste persone emarginate possano
vivere momenti comunitari.
La domenica, dopo il culto con
predicazione di Renato Coïsson
e un pranzo comunitario di 85
persone al Centro sociale protestante — ristorante imiversitario e casa per persone anziane —, nel pomeriggio due gruppi hanno approfondito i temi
dell’ecumenismo e della diaconia, a partire dalle esperienze
italiane. I francesi sono stati
particolarmente interessati al
« ruolo diaconale » italiano, e
molti sperano che xm loro prossimo sinodo nazionale possa
considerarne l’importanza.
Paolo Corsani
Marie-France Maurin
FELONICA — La settimana
ecumenica di preghiera ha reso
possibile anche a Felonica un
incontro tra la comunità valdese e quella cattolica.
Irdatti venerdì 27 gennaio,
presso la chiesa valdese, le due
comunità si sono riunite per
manifestare, attraverso la preghiera, la fede in quello stesso
Dio che ha donato il suo unico
figlio Gesù Cristo per gli uomini. All’incontro erano presenti il pastore Iginio Carera, sovrintendente dell’VIII circxiito,
che cura attualmente la chiesa
di Felonica, l’evangelista Felice
Bertinat, il parroco della chiesa cattolica di Felonica don
Giannino Masini con alcuni colleghi, e il vescovo della diocesi
di Mantova, mons. Egidio Cappcrello. Il past. Carera e mons.
Capporello hanno letto e commentato rispettivamente due
brani tratti dal libro di Ezechia
e dal vangelo di Luca, accompagnati dalla professione di fede,
dal Padre nostro e dal canto di
due inni. Le offerte raccolte alla
fine della riunione sono state
destinate alla diffusione della
Bibbia in Russia e in Cina.
La serata è proseguita in musica con un breve concerto dei
ragazzi della scuola media di
Sermide. Infine tutti hanno potuto approfittare del buffet preparato dall’unione femminile,
attiva come sempre, per un allegro « spuntino di mezzanotte ».
Questo incontro ecumenico di
preghiera segna un momento
importante per la vita della nostra comunità; infatti dopo ben
ottant’anni di testimonianza e
INTRA — Il 21 gennaio nella chiesa metodista si è tenuto
un concerto del Coro polifonico
S. Vittore. In questa occasione
il presidente del Consiglio di
chiesa. Michele Lapetina, introducendo il Coro ha affermato
che l’iniziativa voleva essere un
modo diverso di « pregare per
l’unità dei credenti », vedendo
nel canto sacro un patrimonio
della intera cristianità.
• La chiesa è vicina alla famiglia di Prospero Falcetti, deceduto all’età di 87 anni a Montorfano.
• Dux'ante il culto del 19 febbraio, verrà battezzata Lorena
Bevilacqua, che in quella occasione presenterà alla chiesa una
sua professione di fede.
Lutto
DOMODOSSOLA — La chiesa ha appreso con dolore la
scomparsa di Victorine Wcvss,
avvenuta in Svizzera dopo che,
alcuni anni fa, la sorella si era
trasferita là. Ai funerali ha partecipato una delegazione della
comunità.
Conferenze
d’evangelizzazione
LUINO — Continuano le conferenze di evangelizzazjone tenute dal past. Giovanni Carrari sul
tema « Alcuni aspetti del protestantesimo ». La partecipazione
di persone estranee alla chiesa
è buona e molte sono le domande che vengono rivolte al pastore e ai protestanti presenti.
• La chiesa partecipa al dolore della famiglia di Irene Signorelli, il cui funerale si è svolto
il 13 gennaio.
Culti in famiglia
ARONA — Continua la bella
esperienza dei « culti in farniglia » presso la famiglia Aprile
(tei. 0322/41516). Prossimo culto
il 16 febbraio ore 20.30.
9
17 febbraio 1989
vita delle chiese 9
TORINO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
L’essere umano,
tra la scimmia e Dio
Amore e procreazione come realtà distinte - Cattolici e protestanti divisi su questioni di metodo - Per un’« eticità » della scienza
A cura del Centro evangelico
di cultura, il 27 gennaio a Torino, nella sala valdese di via Pio
V, si è tenuta una conferenza
sul tema: « La biogenetica:
scienza del 2000. Problemi etici
e prospettive ».
Sono intervenuti gli oratori A.
Berlendis, pastore valdese, autore del libro uscito recentemente:
La cicogna del 2000. Le nuove
tecniche riproduttive extracorporee, E. Donini, docente di fisica
aH'università di Torino, e S. Lorenzetti, sacerdote cattolico, professore di teologia e direttore
della « Rivista di teologia morale ».
Per il pastore Berlendis ci troviamo di fronte a una « svolta
epocale », in quanto la scienza
fornisce oggi soluzioni un tempo impensabili a molti problemi. Ha quindi esaminato la posizione delle varie chiese di fronte alta questione della fecondazione extracorporea.
E’ emersa una certa omogeneità di vedute fra ortodossi e
cattolici; anche i luterani, sottolineando il nesso fra atto sessuale e procreazione, si collocano su una posizione abbastanza
■\icina. Tutte le chiese sono in
linea di massima aperte all’ipotesi della fecondazione omologa
(che cioè utilizza uovo e seme dei
due componenti della coppia),
mentre rifiutano quella eterologa (che prevede l’utilizzo di gameti di « donatori »).
Fra i documenti prodotti in
ambilo e\angelico Berlendis ha
citato quello della Federazione
protestante di Francia, che contiene alcuni spunti di riflessione
estremamente interessanti: la
scissione fra sessualità c fecondazione viene qui vista come fatto positivo in quanto rende possibile la procreazione come elezione. Amore e procreazione sono due realtà distinte: non ogni
procreazione è un atto d’amore;
lo diviene nel momento in cui
i figli sono adottati dall’amore
dei loro genitori. Se ciò avviene, le circostanze tecniche o naturali della fecondazione assumono importanza molto relativa,
Berlendis ha infine affermato
che la differenza fra cattolici e
protestanti in tema di procreatica è forse di tipo metodologico, piuttosto che teologico: entrambi, per esempio, assumono
atteggiamenti molto critici verso alcune possibilità della procreazione assistita (famiglie mo
PADOVA — Giovedì 23 febbraio, alle ore 21, presso la chiesa metodista
(c.so Milano, 6), per il gruppo ecumenico il prof. Renato Pescara guiderà io studio biblico su « Anticristo e
faisi profeti » (Il leu. di Giovanni).
PADOVA — Per il Centro studi ecumenico « Marco Salizzato », venerdì
24 febbraio, alle ore 21, il dott. GIen
Williams, pastore battista, terrà una
conferenza presso l’Aula magna del
Collegio universitario Don Mazza, sul
tema » Ecumenismo e pluralità delle
culture ».
TORINO — Venerdì 24 febbraio,
alle ore 20.45, presso la sala valdese
di via Pio V 15, il pastore valdese
Aldo Comba, del Consiglio ecumenico
delle chiese (Ginevra), parlerà sul tema « Il tempo stringe; verso l'assemblea ecumenica europea di Basilea
(maggio ’89) su giustizia, pace ed integrità del creato ». Sono previsti altri interventi ed un libero dibattito.
nogenitoriali nel caso di figli nati da omosessuali, bambini orfani dalla nascita perché derivati dal seme congelato di un padre già morto, ecc.). E’ nello stile che i documenti protestanti
si diversificano da quelli cattolici, in quanto le riflessioni che
vengono esposte sono presentate come suggerimenti e sottoposte al dibattito fra i credenti e
non come norme che vincolano
le coscienze, in quanto dettate
da un magistero superiore.
Il professor Lorenzetti, dopo
aver premesso che la biogenetica è già nata nel 1953, quando
Watson isolò il gene, ha affrontato il problema dell’eticità della scienza: essa offre immense
possibilità, ma per fare cosa?
Ci sono dei confini da porre?
Questi interrogativi rimandano a un problema che sta a monte: esiste un netto contrasto fra
quanto sostengono gli scienziati
e ciò. che si immagina la gente,
la quale lega la biogenetica a
fatti fantasiosi che gli scienziati
smentiscono come possibili (clonazione, ibridazione, creazione
del superuomo, ecc.). Una corretta informazione è premessa
indispensabile al realizzarsi di
un dibattito che coinvolga tutti
gli esseri umani.
Il prof. Lorenzetti individua
nella dignità umana il criterio
fondamentale in base al quale
stabilire gli indirizzi e i limiti
della ricerca scientifica: la vita
umana deve essere sempre il fine e non il mezzo, dall’inizio alla fine. Essa è sacra, non in quanto dato definitivo, non perfettibile ma, in quanto non è comprensibile al di fuori di Dio, essa è un dono di Dio ed è affidata alla responsabilità dell’uomo.
Tuttavia, pur partendo da questo criterio di riferimento della
dignità umana, non tutti gli uomini di scienza sono concordi
nel valutare la mzmipolazione
degli embrioni come ammissibile e vantaggiosa per l’umanità.
Lorenzetti ha poi esposto alcuni principi di etica enunciati
dalla Chiesa cattolica: 1) è doveroso curare il corredo genetico, se possibile, ma senza sperimentazioni sulTembrione umano: esso è essere umano con
potenzialità di sviluppo, non essere umano potenziale; 2) è bene migliorare il corredo genetico al fine di curare malattie
(come il nanismo, ecc.); 3) è
illecito modificare il corredo genetico: ciascuno ha diritto a un
corredo genetico non manipolato.
La professoressa Donini, commentando il titolo: « Biogenetica: scienza del 2(X)0 », ha affermato che non ci troviamo di
fronte a una realtà nuova, ma
che esiste una sostanziale continuità fra la scienza del 1600 e
quella attuale: è la volontà di
dominio, o per lo meno di intervento per manipolare la natura,
il progetto che ha animato lo
sviluppo tecnico-scientifico dall’epoca di Bacone fino ai giorni
nostri e ha permesso di arrivare alla produzione di macchine
tanto sofisticate da permettere
all’uomo di riprogettare il suo
corpo. Ha poi ricordato come
la scienza moderna, che è nata
insieme alla società industriale,
in cui Tuomo produttore si contrappone alla donna riproduttrice, esprime il suo carattere tipicamente maschile anche nel linguaggio.
Ha anche sottolineato con molta forza il legame, per altro non
sottaciuto dagli altri oratori, fra
scienza e potere, scienza e guer
Dalla parte
dello straniero
ra: come c’è un legame stretto
fra la ricerca per l’energia nucleare e la bomba atomica, analogamente ve n’è uno fra ricerche genetiche e nucleare e fra
le ricerche chimiche e quelle militari.
Mi è sembrata importante una
considerazione riportata dalla
prof .sa Donini: il far figli, dice,
è da sempre un fatto di cultura procreativa, non un fatto fisiologico: prima ancora che fossero a disposizione le tecniche
di fecondazione artificiale, prima
ancora della comparsa delle tecniche contraccettive, la femmina umana ha perso l’estro (il
« calore » delle femmine delle altre specie): è da quel momento,
migliaia di anni fa, che c’è stata la disgiunzione fra sessualità
e procreazione.
Sottolineando la differenza di
carattere psicologico e etico che
corre fra 1’« avere figli » (espressione di un bisogno) e T« essere
madri » (espressione di un’eaperienza), la Donini ha ricordato
che il femminismo si oppone alla « cultura del desiderio », cioè
a quella mentalità reificante che
impone come valore il proprio
desiderio e pretende che esso
venga soddisfatto dalla medicina che produce T« oggetto desiderato »: il figlio.
C’è stata convergenza fra i
conferenzieri nel sottolineare,
sia pure da prospettive diverse,
alcuni punti; ne citerò due: 1)
la dicotomia oppositiva fra natura e artificio (o natura e cultura) non è sostenibile: è da abbandonare la concezione che vede il naturale come positivo e
il prodotto della scienza come
sospetto o addirittura demoniaco. -La consapevolezza, invece,
che l’uomo è costituito dalla
compresenza di entrambe le componenti, la matrice naturale innata e il dato culturale, artificiale, porta a comprendere questi
due elementi come legati fra loro da un rapporto di continuità
e a riconoscere che è utile l’artificio per migliorare la naturai
Ciò da cui bisogna rifuggire
è la tentazione di usare la scienza e la tecnica per sostituirsi alla natura, il delirio di onnipotenza che porta l’uomo a « giocare a fare Dio », a volersi sostituire a lui nel «fiat lux» (ricerche sull’energia), e nella creazione (ricerche sulla procreazione).
2) La tesi un tempo sostenuta della neutralità della scienza
va ora abbandonata a favore del
criterio delTeticità della scienza: essa deve essere al servizio
del bene. Per garantire quest’ultima cosa non è sufficiente l'autoregolazione degli scienziati nella limitazione delle ricerche;
l’autonomia della classe scientifica è fittizia: essendo le ricerche costosissime, è evidente lo
stretto legame che esiste fra potere economico e militare.
Per assicurare un controllo serio sull’uso che si fa della scienza, occorre che ’’eticisti” e scienziati, riconoscendosi come componenti di una stessa società ed
eleggendo la solidarietà come
principio guida della convivenza
umana, collaborino alla ricerca
di soluzioni accettabili per la
maggior parte delle persone. I
comitati etici, che si sono già costituiti in varie parti del mondo
e in altre si stanno formando, sono organizzazioni che appunto
lavorano, sia pure tra notevoli
difficoltà, per realizzare questo
progetto.
Gigliola Beiforte
TORRE PELLICE — La tradizionale serata del 16 febbraio ai
Coppieri vedrà la partecipazione
del pastore Bruno Tron che parlerà sul lavoro del Servizio Migranti della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia.
• Domenica 19 febbraio alle
ore 15, presso la casa unionista,
il pastore Bony Edzavé presenterà notizie di prima mano sull’Azione apostolica comune di
Roma. Interverrà il coretto.
Tutta la comunità è invitata.
Riunioni
quartierali
FRALI — Le riunioni quartierali del mese di febbraio avranno il seguente calendario: 16,
Indiritti; 21, Malzat; 22, Pomieri;
23, Orgere; 28, Ghigo. Gli incontri verteranno sul significato
del 17 febbraio e saranno soprattutto un’occasione per riflettere sul significato della storia
valdese, anche rispetto alle celebrazioni del « Glorioso Rimpatrio », che festeggeremo nei prossimi mesi.
'• La comunità di Frali — come del resto tutta la popolazione
delle valli Germanasca e Chisone — è stata colpita e sconvolta dal tragico incidente avvenuto sulla SS. 23, mercoledì
25 gennaio. Nello scontro è deceduto il sig. Bario Gros di Fenestrelle e tre pralini sono rimasti feriti: Riccardo Ghigo, Nino Pascal e Pierino Pascal. Una
tragedia come questa lascia tutti confusi e pieni di sentimenti
contrastanti: la paura per il pericolo che hanno corso dei nostri fratelli e la tristezza per il
fatto che una persona ha perso
la vita nell’incidente.
Accanto a questo umanissimo
sentimento di sgomento, però,
non dobbiamo dimenticare che
Dio — in Cristo — ha deciso di
amarci e che il suo amore, tale da sacrificare la sua vita,
non ci abbandona mai, nemmeno quando succedono avvenimenti che non capiamo.
Il nostro invito è quindi quel
lo di fermarci a pregare per i
fratelli di Frali e per la fami
glia Gros, e anche di ricor
darci che nessuno di noi è solo
ma siamo tutti chiamati a essere vicini: «Portate i pesi gli
uni degli altri e adempirete co
sì la legge di Cristo » (Gal. 6: 2)
Lutto
POMARE'TTO — La comunità
si è raccolta attorno ai familiari di Oreste Long deceduto all’età di 76 anni, per cercare insieme nell’Evangelo la parola
della speranza e della vita.
Storia valdese
PERRERO-MANIGLIA — Mercoledi 22 febbraio, nei locali del
la chiesa di Ferrerò, Bruna Peyrot, collaboratrice della Società
di Studi valdesi, parlerà sul tema della storia popolare e dell’identità valdese. L’incontro
avrà luogo alle ore 20.30.
XVII febbraio
ANGROGNA — Su richiesta
del gruppo delle monitrici riproporremo, dopo vent’anni, il
tradizionale corteo dei bambini il giorno del 17 febbraio.
L’incontro è al Serre e al capoluogo alle 9.30 per poi convergere al ’Vengie verso le 10 e
andare al culto al capoluogo
alle 10.30. L’ospite della giornata
sarà il past. Maria Bonafede;
l’agape, organizzata dalTUnione
femminile, inizierà alle 12.15.
In serata alle 20.45, nel tempio
del Serre, la corale presenterà
immagini e canti del Rimpatrio.
• Le riunioni proseguono lunedfi 20 al Serre, martedì 21 a
Buonanotte, mercoledì 22 al
Prassuit-Vemè.
Pranzo comunitario
MASSELLO — Domenica 26
febbraio, dopo il culto, la comunità si riunirà per un pranzo
comunitario. Prenotarsi al più
presto presso Erminia Tron o
il pastore.
FACOLTA’
VALDESE
Di TEOLOGIA
ESAMI
Gli esami per il corso di
diploma nel mese di febbraio
sono fissati per sabato 25
dalle ore 8.30.
Preghiamo coloro che volessero iscrivervisi di informarsi presso il segretario a
Roma. Telefono 06/361.9729.
La tassa di studio del corso (L. 50.000 annue) va versata sul c.c.p. n. 24717001 intestato alla Facoltà.
2 febbraio 1989
Prof. S. Rostagno,
segretario
Casa Balneare Valdese
BORGIO VEREZZI
La « Casa » è aperta — Le tariffe per l’anno 1989 sono le
seguenti: febbraio/marzo L. 29.000 — settimana di Pasqua
L. 45.000 —- aprile/maggio L. 34.000 — giugno L. 39.000 — luglio/metà settembre L. 45.000 — dal 16 settembre/ottobre
L. 39.000 — Condizioni particolari per gruppi e famiglie.
Per le prenotazioni ed ogni altra informazione rivolgersi
alla Direzione: Albina e Nicolino Canu - Corso Italia, 110 17027 PIETRA LIGURE (Savona) - telef. 019/611907.
10
10 valli valdesi
17 febbraio 1989
USSL 43: SERVIZIO VETERINARIO
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Convenzione
per lo zooiatra
Verso la soluzione uno dei problenni degli allevatori:
diretta agli animali - Altri nodi: la qualità del latte e
Si raccolgono
i farmaci scaduti
La raccolta differenziata, che parte in ritardo,
l’assistenza ''sdrà come punto di riferimento i municipi
il caseificio
Visti gli attuali compiti dei
veterinari delle USSL, resta scoperto il ruolo che fu del veterinario condotto, che interveniva
in tutti quei casi di malattia,
assistenza al parto, fecondazione, che possono riguardare gli
animali dei nostri allevatori;
riassumiamo così l’intervento
della dott.sa Vignetta che poneva nello stesso tempo in risalto
il disagio degli agricoltori, in
certi casi anche l’incomprensione rispetto a delle figure, i veterinari, che spesso intervengono
invece per sancire lo stato di
malattia di un animale obbligandoli aH’abbattimento.
Che fare dunque?
E’ in corso in vai Pellice una
serie di riunioni fra politici della Comunità Montana ed allevatori, praticamente in ogni comune; sta probabilmente emergendo una soluzione al problema della zooiatria.
« Proprio in questi giorni —
ci ha detto l'assessore aU’agricoltura della Comunità Montana, Marco Bellion — stiamo stipulando una convenzione con un
veterinario libero professionista,
il dott. Testi di Torino, per risolvere in valle il problema. La
giunta ha deliberato in tal senso e quindi, salvo intoppi burocratici, contiamo di poter avviare il servizio nel mese di marzo ».
Quali sono i termini della convenzione?
« Il veterinario sarà tenuto a
dare la sua reperibilità 24 ore
su 24, provvedendo direttamente alla sua soitituzione in caso
di qualsiasi impedimento. La Comunità Montana gli verserà, per
la disponibilità, 10 milioni di lire annue e le prestazioni ver
Uliveto
L’Uliveto, in vista di
eventuali assunzioni, comunica che chi fosse interessato a lavorare con
portatori di handicap,
può presentare domanda
entro, e non oltre, il
28.2.1989 purché abbia i
seguenti requisiti;
— Diploma di scuola media superiore;
— sei mesi d’esperienza
nel settore socio-assistenziale;
oppure:
— Diploma di educatore
specializzato;
— età 18/40 anni.
Domanda in carta libera
corredata da curriculum
vitae.
Per informazioni rivolgersi a: « Uliveto », Istituto medico-pedagogico
10062 Luserna S. Giovanni
(To) - Strada Vecchia di S.
Giovanni, 93 - Tel. 0121/
900253.
ranno pagate dai singoli allevatori, secondo quelli che sono i
parametri provinciali della categorìa.
Si arriva così ad una soluzione per un problema che è veramente molto sentito dagli allevatori; appena sarà avviata la
convenzione, non solo comunicheremo i meccanismi di reperibilità del nuovo veterinario zooiatra, ma vorremmo anche arrivare ad una sua presentazione
con assemblee pubbliche nei vari comuni ».
Prende il via
il piano latte
Accanto a questo aspetto l’agricoltura attraversa momenti di
evoluzione anche in altri settori,
per esempio il lattiero-oaseario.
« A partire dall’approvazione
del nostro piano latte ci stiamo
attivando per valorizzare il prodotto sul piano della qualità, ricorrendo ad analisi a campione,
che consentano di capire a quale livello intervenire. Va detto
che le proposte di aumento del
prezzo in base alla qualità, formulate a livello ministeriale, finiranno per penalizzare ulteriormente gli allevatori di montagna, tuttavia è chiaro che un
possibile incremento nel reddito
del prodotto passa prima di tutto da una sua migliore qualità.
E non mi riferisco tanto a grasso o proteine, per cui saremmo
senz’altro premiati, quanto piuttosto alla carica batterica. Anche questo problema potrebbe
trovare una soluzione nel momento in cui venissero rispettati una serie di accorgimenti al
mornento della mungitura e successivamente; quando si passa
alla raccolta o conservazione, ci
deve essere un ricorso corretto
alla cosiddetta "catena del freddo”: in questo modo si impedirebbe un eccessivo sviluppo della carica batterica. Naturalmente i nostri interlocutori privilegiati in questi interventi saranno le organizzazioni cooperative,
che a questo punto dovranno
battersi per veder riconosciuta
dalle ditte che raccolgono il latte, in termini economici, la qualità del loro prodotto ».
Ristrutturare
il caseificio
Esiste in valle anche un caseificio, quello di Bobbio; come si
situa all’interno del piano latte?
« Per quanto riguarda la cooperativa di Bobbio, sussistono
anzitutto dei problemi strutturali: a questo proposito è stata
presentata, ed accolta, una richiesta di finanziamento in Regione. Il finanziamento permetterà una ristrutturazione nei
macchinari, ma anche nel magazzino, che diventa determinante al fine di una buona stagionatura del prodotto. Se si riuscirà ad effettuare i miglioramenti previsti, si tratterà del raggiungimento di uno degli obiettivi
primari individuati nel piano latte di valle approvato lo scorso
anno ».
Plervaldo Rostan
FALO’ DEL XVII
Massima prudenza
Ancora una settimana di siccità su tutto l’arco alpino ed ancora incendi; gli incendi nelle
valli del pinerolese sono stati
molti, da Villar Pellice (2 volte)
a Lusema San Giovanni, da Perrero a Torre Pellice ed è difficile ipotizzare altre cause se non
il dolo o almeno l’imprudenza.
Fortunatamente gli interventi
tempestivi di guardie forestali,
vigili del fuoco e squadre antincendio hanno generalmente imp>edito che gli incendi assumessero rilevanza ulteriore.
Ovvio che il pericolo resti immutato fino ad una auspicata
nevicata e che rispetto all’ormai
imminente ricorrenza del 17 febbraio vadano rispettate tutte
quelle norme che il buon senso,
prima ancora che le leggi, suggeriscono rispetto all’accensione
dei falò.
In merito il sindaco di Torre
Pellice ci ha fatto pervenire un
invito preciso, su suggerimento
del Corpo forestale, a prestare
la massima attenzione nell’occasione del 16 sera, evitando comunque di accendere falò in
prossimità di boschi (100 metri)
o comunque in situazioni tali da
creare pericolo.
Con la deliberazione n. 9 del
consiglio di Comunità Montana
Valli Chisone e Germanasqa del
20 gennaio scorso prende avvio
una iniziativa di smaltimento rifiuti pericolosi. In particolare la
deliberazione tratta della raccolta differenziata e dello smaltimento dei farmaci di famiglia
scaduti, in ottemperanza a quanto previsto dalla legge n. 441 del
29-10’87.
La C. M. provvederà al ritiro,
presso le sedi municipali, dei
farmaci scaduti raccolti a cura
dei comuni compresi sul suo territorio.
Per l’esercizio 1989 l’impegno
di spesa è di quattro milioni. Il
presidente ha rilevato l’opportunità di utilizzare per lo smaltimento la ditta già incaricata per
l’USSL, e parimenti di effettuare lo stoccaggio dei rifiuti in
collaborazione con l’USSL.
Un’iniziativa importante e già
tardiva rispetto alle esigenze di
un piano organico ed articolato
dei rifiuti, sia per quanto riguarda la raccolta differenziata, sia
in un contesto di riutilizzo di
quei rifiuti che possono essere
riciclati.
Un ritardo evidente se si pensa che l’Unità sanitaria 42 ha attivato la raccolta dei cosiddetti
rifiuti speciali (non assimilabili
a quelli urbani) nell’autunno
1988, essendo l’ente nello stesso
tempo compáctente nell’ambito dell’igiene ambientale.
Lo stesso piano regionale dei
rifiuti, che ha suscitato non poche fondate obiezioni sia per
l’iter seguito in fase di approvazione sia per il contenuto, giunge
con ritardo tipico della burocrazia all’italiana; basti pensare che
il D.P.R. relativo ai rifiuti, in attuazione delle direttive CEE del
luglio 1975, risale al lÓ settembre 1982.
Il nuovo assessore alla ecologia della C. M. Valli Chisone e
Germanasca, Corrado Sanmartino, è ottimista e sta approntando un piano complessivo rispetto al problema, in cui l’aspetto
dei rifiuti è da inserire in un
progetto più globale di tutela
del territorio e l’emergenza inquinamento non viene sottovalutata.
Per quanto concerne Tinformazione è intenzione dell’assessore
utilizzare i canali delle scuole dell’obbligo ubicate nella zoza. Prossimamente dovremmo
conoscere anche i contenuti del
programma nella sua globalità
e ritornare a discutere di un
ALLUVIONE NEL PINEROLESE
Fu calamità grave
r
TORRE PELLICE
« Forte » panoramicissima casa d'epoca con 2 alloggi composti rispettiva- I
mente da: a) salone, 4 camere, stu- *
I
soggiorno, 2 camere, |
dio, servizi ; b
cucina, bagno. Autorimesse, cantine,
locali sgombero, mini-alloggio adat- |
to ospiti al piano terreno. Necessità di
ristrutturazione non eccessiva, impianto riscaldamento. Terreno. L. 195 m.
VALPELLICE IMMOBILIARE
LuMma S. Giovanni
Viala Da Amicia 3/1
Tal. (0121)M1.5S4
I*
Il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato all’unanimità la dichiarazione dello stato
di calamità grave per quei Comuni, tra cui Pinerolo, San
Secondo, Cumiana e Frossasco
colpiti nei mesi scorsi, dal maggio all’ottobre ’88, da alluvioni
ed allagamenti provocati dal
maltempo.
Con questo provvedimento si
sono attivati sia contributi a
fondo perduto (massimo 15 milioni di lire) per la riparazione
delle case di abitazione civile,
sia contributi per l’abbattimento degli interessi di 3,8 punti sui
finanziamenti concessi dalle
banche utilizzando un apposito
problema che non sta a cuore
solo ad amministratori e tecnici, ma soprattutto ad una popolazione sensibile ad un giusto
rapporto uomo ambiente, senza
essere seppelliti da « rifiuti », sia
da quelli che si trovano ammucchiati nelle discariche, sia da
quelli presenti nelle acque e nell’aria.
Mauro Meytre
fondo a favore delle imprese
danneggiate, sia industriali che
artigiane, commerciali e turistiche (massimo 250 milioni per
azienda).
A tale scopo dalla data dell’ll
gennaio 1989 decorrono i 90
giorni entro i quali i danneggiati
possono far pervenire, al Comune in cui si trova l’immobile, la
domanda di contributo ai sensi dell’art. 7 della L.R. n. 38/78
0 quella di indennizzo ai sensi
dell’art. 2 della L.R. n. 79/79.
La domanda, corredata della
documentazione richiesta dalla
legge, dovrà essere inviata al Comune entro ril.4.1989 mediante
lettera raccomandata con avviso di ricevimento.
Bollettino del
Collegio valdese
TORRE PELLICE — I soci del
l’Associazione amici del Collegio
valdese stanno diffondendo in
questi giorni il bollettino n. 70,
da cui traiamo alcune informazioni:
— Una scuola femminile: le ragazze iscritte al collegio sono 108
cioè l’84%, mentre i ragazzi 20,
il 16%. Complessivamente le preferenze sono per i corsi del liceo
linguistico che contano 101 iscritti, il 79%, mentre al liceo classico vanno 27, il 21% degli allievi.
— Il corpo ìnsegpi^nte è composto da 16 insegnanti compreso
il preside. L’anzianità di servizio
presso il collegio è la seguente;
1 insegnante è al collegio da 21
anni, 1 da sette, 1 da sei, 1 da cinque, 2 da quattro, 1 da tre, 6 da
due, e 3 sono di prima nomina.
— La provenienza degli allievi
vede in testa la Val Pellice, seguita da Pinerolo e pianura, dalla
Val Chisone e da Barge e Bagnolo.
— Raduno degli amici; il bollettino annuncia poi il programma del raduno degli amici, che
si terrà probabilmente il 2 e 3
settembre prossimo.
Nuovo direttivo
Pro Loco
POMARETTO — Sabato 28
gennaio è stato eletto il consiglio
direttivo della Pro Loco che resterà in carica nel periodo ’89’90; Danilo Breuza è il presidente; Nino Genre ed Ilario Alcalino vicepresidenti; segretari Marco Voiat e Giovanna Caimotto;
tesoriere Alessandro Griglio.
Terremoto
BOBBIO PELLICE — Una
lieve scossa di terremoto, avvertita in tutta la vai Pellice, è stata registrata venerdì 10 febbraio
scorso intorno alle 22; epicentro, appunto, nel territorio di
Bobbio. Nessun danno è stato
segnalato, solo un po’ di panico,
così come era accaduto non più
tardi di un mese fa.
PINEROLO
V. Castelfidardo^ 28
Tel. 0121/76.970
11
r
17 febbraio 1989
valli valdesi 11
TORRE PELLICE
Di TASCAP
si
sopravvive
I comuni si trovano alle prese con una nuova filosofia nei
loro rapporti con lo Stato. Infatti, con l’applicazione del DI 549
della fine dicembre '88, il governo attua una serie di misure che
dovrebbero contenere l’indebitamento, da una parte fissando dei
limiti entro i quali esporsi, dall’altra obbligando i comuni a diventare impositivi tramite la
creazione di una nuova tassa, la
TASCAP, che colpirà chi ha delle attività produttive, secondo
dei parametri i cui limiti di discrezionalità sono fissati dalla
legge stessa, ma la cui decisione
viene demandata alle amministrazioni.
Con questa operazione lo Stato non solo non darà l’adeguamento proporzionale all’inflazione (-f5%), ma ridurrà nel contempo la possibilità da parte
dei comuni di accedere a mutui
portando il limite, nell’esempio
del comune di Torre Pellice, da
570 milioni a 370 milioni, cioè
con una minor capacità valutata attorno al 35%. In più verrà
tolto il contributo, che un tempo era riservato ai comuni al
di sotto dei 5,000 abitanti, di 100
milioni destinati agli acquedotti,
alle fognature ed agli impianti
di depurazione. Sempre con lo
stesso decreto legge, a partire
dal 1989, nel gettito della tassa
raccolta rifiuti dovrà anche essere ricompreso il costo della
pulizia delle strade, ed ancora,
dell’intero gettito della TASCAP,
un 10% dovrà andare alla Pro
A'incia che ne dovrebbe fare compensazione per quei piccoli comuni che, avendo scarse attività produttive sul loro territorio,
finirebbero per incassare poco o
nulla. Infine di questo 10% un terzo circa sarà destinato alle casse dello Stato. Queste sono in
sintesi le comunicazioni che il
sindaco di Torre Pellice ha fatto al consiglio comunale riunito
il 31 gennaio scorso, nel consegnare ai consiglieri la relazione
di previsione e di programma
per l’89, con allegato uno schema di bilancio nel cui merito
gli amministratori saranno chiamati a pronunciarsi in una prossima seduta di fine febbraio.
A. L.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 19 FEBBRAIO 1989
Porosa Argentina: FARMACIA FORNERIS - Via Umberto I - Tel. 81205.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 19 FEBBRAIO 1989
Luserna San Giovanni: FARMACIA
GRIBAUDO - via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.998.
Croce Verde Bricheraslo: tei. 598790
T F TÎ’MOïIV Proviamo a rileggere. H Oacii
JLi JLj t Lj vJ 1 11 ÉCHO DES VALLEES VAUDOISES Paraissant chaque Vendredi 1 fau$ iHt tirtê tfiiviiitt, AcTia 1, 8. .9uioaKÎ tu reriU nt«« In ehariU. Bph. iv. 15. e ripensare, quello che scrivevamo... mÊm e domani
Cento anni fa
Cinema
Quattro impegni
per il 1889
1) Il 1889 è l’anno del bicentenario del rimpatrio dei miei avi
in queste valli dove oggi abito in
pace e in libertà: io voglio ripassare, con la mia famiglia, la storia delle loro sofferenze, dell’esilio, del ritorno, dei lutti e delle
traversie che ebbero a sostenere.
2) Io voglio coltivare nel mio
cuore e nella mia chiesa i sentimenti di riconoscenza a Dio, e di
devozione al suo servizio.
3) Io voglio lavorare per ristabilire l’unione fra le persone e le
famiglie che so essere in disaccordo, e tentare di riportare alla
retta via chi so essersene allontanato.
4) Io voglio che non passi giorno senza che la mia preghiera salga a Dio per chiedergli di continuare a spandere il suo Spirito
sulla famiglia valdese, affinché
quest’anno di grandi rimembranze sia un anno di benedizione e
per i credenti e per chi è stato
finora indifferente alla Parola.
XVII febbraio
L’opuscolo del 17 febbraio di
quest’anno è intitolato Sibaud e
la Balsiglia e ci fa rivivere la
storia di eroismo e di sofferenze dal 1“ settembre 1689 (giuramento di Sibaud) fino alla presa della Balsiglia (maggio 1690)
e alla pace con il Principe. Ne
stralciamo la conclusione, una
pagina da meditare.
« Sì, benediremo il Signore; le
nostre valli risuoneranno di preghiere e di canti; le rocce li
faranno rimbalzare dall’una all’altra; ma faremo ancora di più;
ci leveremo, ci purificheremo,
cancelleremo dai nostri occhi la
nostra cattiveria, smetteremo di
fare il male e impareremo il bene, eserciteremo la giustizia,
proclameremo l’Evangelo del Signore, la buona novella della
salvezza. Non è forse per questo che Dio ha riportato i nostri padri in questo paese e ne
ha conservato i figli? Pensate
forse che se i valdesi non fossero tornati questo paese sarelDbe
rimasto disabitato? No, altri sarebbero venuti, e l’avrebbero coltivato altrettanto bene che i nostri vignaioli e i nostri agricoltori. Se Dio ha riportato i nostri padri, l’ha fatto perché voleva che nel seno del grande popolo italiano vi fosse un piccolo popolo che sia luce, che sia
sale, che sia lievito, allo scopo
di rischiarare il grande popolo,
preservarlo dalla corruzione, trasformarlo. I valdesi hanno capito gli scopi del Signore, hanno
assolto il loro compito? La risposta a questa domanda è no
per la grande maggioranza, sì
per un piccolo numero e, anche
questi pochi, non hanno forse
qualche infedeltà da rimproverarsi ?
Svegliati dunque, caro popolo
delle Valli! Non vedi che la benignità di Dio ti invita al ravvedimento? Nessun popolo ti assomiglia, forse, per il peso delle
sofferenze che ti sono state imposte ma nessun popolo ti assomiglia, nemmeno, per la grandezza delle grazie che hai avuto.
Pentiti, accetta il perdono che
Dio ti offre, fai un patto di alleanza con lui e mettiti al suo
servizio.
Così parla l’Eterno, tuo redentore, il Santo d’Israele: "Io sono l’Eterno, il tuo Dio, che t’insegna per il tuo bene, che ti
guida per la via che devi segui
a cura di Stello Armand-Hugon
re. Oh fossi tu pur attento ai
miei comandamenti! La tua pace sarebbe come un fiume, e la
tua giustizia come le onde del
mare!” (Isaia 48: 17-18) ».
I Sinodi
Benché i Sinodi abbiano scadenza annuale solo dal 1854 e
che fino al ’48 necessitassero dell’autorizzazione reale per essere
convocati il loro numero, dal
Rimpatrio ad oggi, è consistente: ci sono state infatti centosei sessioni.
I primi erano composti unicamente di pastori; con il tempo si è rafforzata sempre più
la componente laica. Tuttavia il
totale di 100 delegati votanti è
stato raggiunto solo lo scorso
anno, come dimostra la seguente tabella:
Sinodo 1693 — 31 membri
» 1750 — 33 »
» 1801 — 40
» 1848 — 46 »
» 1858 — 63
» 1868 — 74
» 1878 — 84 »
» 1888 113 » di cui
104 con voce deliberativa.
Dei 106 Sinodi successivi all’esilio 59 sono stati tenuti a
Torre, 10 ai Chiotti di Villasecca, 10 a San Germano, 8 a Bobbio, 6 al Villar, 6 a San Giovanni, 3 al Ciabas (Angrogna), 3 a
Pomaretto e uno, composto di
soli pastori, a Lusema.
II primo Sinodo si è svolto ai
Coppieri di Torre, il 18 aprile
1692, ed era composto unicamente dai pastori Léger, Jahier, Arnaud, Malanot, Giraud, Dumas,
Jordan, Montoux e Javel. Il
primo atto di questo primo Sinodo recita: « La provvidenza
adorabile di Dio e la sua bontà infinita avendo radunato in
queste valli la maggior parte
del residuo della pietosa afflizione del 1686; e i pastori che Dio
ha con.servato e liberato, insieme ad altri che si sono uniti a
loro, non aspirando ad altro che
a lavorare, per quanto è loro
possibile, alla coltura di questa
vigna che il Padre Celeste ha
ripiantato nella sua pietà; oltre
alle altre cure che ne prenderanno, vogliono fare in modo di
restaurare il buon ordine che
era osservato tra di loro prima
delle suddette afflizioni ».
Dalle chiese
VILLASECCA — Questa è decisamente una cattiva annata!
Da quattro mesi non abbiamo
avuto Un solo matrimonio. Non
c’è abbastanza pane, e ce ne vuole per metter su casa! Almeno,
non è il pane dell’esilio né della
persecuzione, è il pane della libertà.
E questo vale ben qualche sacrificio. Del resto siamo nell’anno dei sacrifici; il ricordo dei
padri di 200 anni fa lo dice apertamente. Loro hanno saputo fare sacrifici che a noi, oggi, appaiono impossibili.
Dimostreremo tuttavia che anche noi sappiamo fare qualcosa,
se rimane in noi una goccia di
quel sangue valdese e un po’ di
quella vita che animava i nostri
padri. Se non è rimasto nulla,
o se è rimasto solo il nome, lo
si vedrà. Siamo nell’anno delle
decisioni, delle buone, delle forti decisioni!
TORINO — L’assemblea di
Torino ha stilato un rapporto
consuntivo che prende in esame
questi 40 anni di attività, da
quando la Comunità protestante
torinese ha chiesto e ottenuto
di essere la sedicesima parrocchia della Chiesa valdese. L’atto di adesione presentato allora
alla Tavola porta la firma di trecento capi famiglia. Molte di
quelle famiglie si sono ormai disperse, altre si sono trasferite,
altre ancora si sono aggiunte a
colmare i vuoti. La città si sta
sempre più industrializzando, la
presenza protestante straniera
sta prendendo proporzioni considerevoli. Le famiglie che fanno capo alla comunità sono oltre trecento, senza contare gli
isolati e le circa 200-250 domestiche provenienti dalle Valli, la
cui presenza è in costante aumento. Se a queste presenze si
aggiungono gli « sconosciuti »,
cioè coloro che si fanno conoscere solo in occasione di sposalizi o funerali, la popolazione
protestante in Torino supera le
duemila unità suddivise in circa 180 famiglie valdesi, 74 svizzere, 14 francesi, 38 tedesche, 4
inglesi e una tmgherese.
Noi e la stampa
La Gazzetta Piemontese pubblica nel n. 23 una corrispondenza da Torre con notizie dettagliate sul modo in cui i valdesi intendono celebrare il bicentenario del
Rimpatrio.
E’ questo un segno dei tempi
che suggerisce più di una riflessione. Non ci si può che rallegrare vedendo i nostri grandi giornali politici occuparsi delle vicende valdesi; questo dimostra i
progressi compiuti dalle idee liberali nella pubblica opinione.
Non siamo certo ancora al livello
dei giornali inglesi e americani
che non hanno difficoltà a trattare di argomenti religiosi, ma ogni
passo avanti nella direzione della
libertà e del mutuo rispetto deve
essere salutato con gioia.
D’altra parte vorremmo ohe i
valdesi abbiano ben presente che
tanto più la loro vita si inserisce
nella vita del Paese, tanto più si
accresce la loro responsabilità.
Quello che fanno — o non fanno
— non rimane più nascosto fra
le montagne ma, per mezzo della
stampa, si ripercuote lontano e
parla in senso favorevole, o sfavorevole, dell’Bvangelo che essi
professano di credere come i loro
padri. Noblesse oblige.
A proposito del citato articolo
vorremmo dare un consiglio a chi
parla, o scrive, degli avvenimenti
di duecento anni fa. Si quantificano correntemente in 10.000
francesi e 12.000 savoiardi coloro
che attaccarono i 370 valdesi della Balsiglia.
Queste sono in effetti le cifre
date da Arnaud, per sentito dire,
ma sappiamo che la fonte è poco
attendibile. Il capitano Robert,
nella sua relazione, indica una cifra più modesta: 13.000 uomini.
Ma il numero è ancora troppo
elevato.
Dalle relazioni militari del 1690,
e ancora dalle recenti ricerche
del De Rochas, sembra che il duca di Savoia non abbia mai fornito un contingente superiore ai
400 uomini, mentre i francesi disponevano di sei reggimenti al
primo attacco e di nove al secondo; e siccome i reggimenti
erano incompleti, la cifra totale
degli assedianti è da considerarsi,
riteniamo, intorno ai sei-settemila uomini. Un contingente tuttavia superiore di venti volte
a quello degli assediati, cosa che
consente comunque di affermare
la manifesta protezione divina.
Saint Germain, février 1889
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma nel prossimo fine settimana la visione del film
« Fantozzi va in pensione ». Sabato 18
due spettacoli dalle ore 20; domenica 19 quattro spettacoli dalle ore 16.
Dibattiti
POMARETTO — Venerdì 24 febbraio,
alle ore 20.30, presso la sala consiliare del municipio, avrà luogo un
pubblico dibattito con la partecipazione di Claudio Canal, sul tema «pace
e disarmo: un problema di tutti ».
Programmi di Radio Beckwith
____________91.200 FM____________
SI segnala che in occasione del
XVII febbraio la radio trasmetterà un
culto particolare che andrà In onda
alle ore 11.30 ed alle ore 18; alle ore
10 ed alle 16.30 verrà presentata un’intervista sulla situazione attuale degli
evangelici In Uruguay.
RINGRAZIAMENTO
E’ mancata
Caterina Rivoira
di anni 93
La figlia Elide Grangetto lo annuncia a funerali avvenuti ringraziando tutti odoro che hanno preso parte
al suo dolore.
Luserna S. Giovanni, 16 febbraio 1989.
RINGRAZIAMENTO
« Il suo sole è tramontato
mentre era giorno ancora »
{(Jeremia 15: 9)
La moglie, le figlie, la mamima ed i
familiari tutti del caro e indimenticabile
* Franco Beux
commossi e riconoscenti per la grande
dimostrazione di affetto e di stima tributata al loro caro, ringraziano di cuore quanti con presenza, opere di bene,
fiori e scritti hanno preso parte al loro
immenso dolore.
Un ringraziamento particolare al pastore Thomas Noffke, al dottor Valter
Broue, ai medici ed infermieri dell’ospedale valdese di Pomaretto e dell’ospedale civile di Pinerolo-reparto
chirurgia, alla direzione e compagni di
lavoro della Martin & C. di Porte, al
dottor Gianni Martin, alla Croce verde
di Perosa Argentina, alla sezione AVIS
di S. Germano e PramoUo, ai coscritti,
agli insegnanti e compagni di scuola
delle figlie ed ai vicini di casa di S.
Germano e PramoUo.
5. Germano Chisone, 17 febbraio 1989.
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12
12 fatti e problemi
17 febbraio 1989
UN SONDAGGIO DOXA-GALLUP
AMNESTY INTERNATIONAL
Anno nuovo:
che cosa ci riserva?
La previsione di alcuni cittadini-campione di vari paesi per il futuro: per la prima volta si scorge un clima internazionale migliore
Ogni anno viene effettuato, dalla Doxa in Italia e dagli altri
Istituti del « Gruppo Gallup »
negli altri paesi, un « sondaggio
di fine anno » per valutare le
previsioni che la gente fa per
l’anno nuovo e il bilancio dell’anno che si è chiuso.
Alla fine del 1988 il sondaggio
è stato effettuato in 35 paesi: in
tutti i 12' della Comunità europea, in altri 6 paesi europei, e in
17 paesi extra-europei. In ogni
paese sono state interrogate di
solito circa 1.000 persone (in Italia 1.058), costituenti im campione rappresentativo dell’intera popolazione adulta (in alcuni paesi le interviste sono di più: 1.500
o 2.000, e in pochi altri sono di
meno: circa 500). Le interviste
sono state fatte tra la seconda
metà di novembre e la prima
metà di dicembre.
In tutti i 35 paesi sono state
rivolte alcime domande di previsione per il 1989: sulle aspettative personali, sui conflitti interni (sindacali), sui conflitti internazionali e sul timore di una
guerra mondiale.
Solo nei 12 paesi della Comunità europea sono state rivolte
due domande con cui si chiede
un consuntivo suU’anno che si è
concluso: con riferimento rispettivamente alla situazione economica generale e alla situazione finanziaria della propria famiglia.
Segnaliamo qui i principali risultati relativi al sondaggio Doxa in Italia.
Previsioni
per il 1989
Aspettative personali
per il nuovo anno
48 italiani su 100 prevedono
im 1989 migliore del 1988, e 20
lo prevedono peggiore. La differenza tra i 48 ottimisti e i 20
pessimisti (-^28) è un risultato
molto buono, ancora migliore di
quello dello scorso anno (-1-14),
e superato soltanto dal -|-38 di
due anni fa. Anche nell’84 e nell’85 c’era una differenza positiva (più ottimisti che pessimisti),
ma meno forte.
Negli anni precedenti all’84 la
differenza era sempre stata negativa (più pessimisti che ottimisti).
Aspettative di
conflitti sindacali
Premesso che questa domanda registra costantemente più
pessimisti che ottimisti, quasi in
tutti i paesi, coloro che prevedono, per il corrente anno, vm
aumento degli scioperi e delle
vertenze sindacali superano
sempre, ampiamente, coloro che
prevedono una diminuzione di
tali fenomeni.
Le previsioni per il 1989 non
fanno eccezione alla regola: solo
19 italiani su 100 prevedono ima
diminuzione degli scioperi, ma
39 ne prevedono un aumento.
Aspettative di
conflitti intemazionali
In Italia come in quasi tutti
gli altri paesi, è fortemente aumentato, nel 1989 rispetto al
1988, il tasso di ottimismo sulle
prospettive di pace intemazionale.
Per la prima volta coloro che
prevedono un anno « tranquillo »
(32®/o) superano coloro che pre
vedono un anno tormentato da
« molti conflitti internazionali »
(20%). Dunque -1-12, mentre si
registrava im —17 nel 1987, un
—11 nell’86, ecc. Nei primi anni
’80 si registravano « passivi » ancora più grossi: —37 nell’81,
—33 nell’82 e —42 nell’83.
Bilancio
del 1988
La situazione economica
generale
Nei sondaggi dei due anni precedenti (1986 e 1987) si erano
avuti risultati contrastanti: nel
1986 gli italiani facevano per la
prima volta un consuntivo positivo (dopo 3 anni di consuntivi negativi). Nel 1987, c’era stato invece un ritorno al bilancio
« in rosso ».
Nel sondaggio di quest’anno si
registra un ritorno al consun
tivo positivo: 44 italiani su 100
considerano la situazione economica dell’Italia migliorata negli
ultimi 12 mesi, 27 la considerano invece peggiorata, e 24 la
considerano invariata (con uno
scarto positivo di -t-17).
La situazione economica
della famiglia
Nel sondaggio del 1988 il bilancio « privato » della famiglia italiana (com’è andata, nell’ultimo
armo, la situazione economica
della famiglia) che vede tradizionalmente un’alta concentrazione
di indicazioni nella risposta « la
situazione è rimasta stazionaria », registra im discreto margine positivo (dodici ottimisti in
più dei pessimisti): nei due anni
scorsi si erano rilevati margini positivi più lievi: -fi nell’87 e -h7 nell’86, mentre negli
armi precedenti si registravano
un po’ più valutazioni negative
che positive. (E.D.S.)
SCUOLE PRIVATE
Possibili elargizioni
Un problema che sta a cuore della Democrazia Cristiana - Forzatura della Costituzione?
Nelle ultime settimane la questione del finanziamento statale
per la scuola cattolica ha registrato nuove prese di posizione.
Il ministro della Pubblica Istruzione. il democristiano Giovanni
ORA DI RELIGIONE
Per le materie
alternative
Il Comitato nazionale Scuola e
Costituzione ha avviato una raccolta di firme, da consegnare
ai presidenti della Camera e
del Senato, affinché venga inserito nel calendario dei lavori in
aula il disegno di legge n. 965,
presentato al Senato il 6 aprile
1988, e la proposta di legge n.
2643, presentata alla Camera
il 28 aprile 1988. Ambedue i testi
trattano delle norme di attuazione e garanzia pier lo svolgimento
e la libera scelta delle materie
facoltative, e sono stati firmati da 41 parlamentari della sinistra: PCI, Sinistra Indipendente, Democrazia Proletaria, radicali ed anche alcuni repubblicani. La proposta di legge distingue tra « materie obbligatorie », comuni a tutti gli studenti,
e « materie facoltative » fra cui
rientra l’insegnamento della religione cattolica; stabilisce la
non obbligatorietà di ima materia facoltativa (e quindi dell’ora di religione cattolica); chiarisce la posizione degli insegnanti di materie facoltative nei
vari organismi scolastici.
Per informazioni: Comitato
nazionale Scuola e Costituzione - via dei Laterani, 28 - 00184
Roma - Tel. (06) 755.15.03.
I prigionieri
dei mese
Galloni, ha ribadito di essere disposto a considerare la possibilità di elargire fondi per le
scuole cattoliche. Il presidente
del Consiglio, Ciriaco De Mita,
nel suo recente incontro con il
papa in Vaticano, non ha mancato di rassicurarlo sul fatto che
il problema sta a cuore a lui
e a tutta la Democrazia Cristiana.
Queste affermazioni hanno provocato la reazione di due partiti politici: il PCI e il PRI.
La responsabile del settore
.scuola del partito repubblicano,
Ethel Serravalle Porzio, ha detto: « Il problema cruciale della
politica scolastica italiana è, da
sempre, quello del rapporto tra
Stato laico, quale è delineato
dalla Costituzione, e la forte presenza cattolica, politicamente organizzata ed impegnata nella società. Il disegno di tutti i ministri democristiani succedutisi
alla Pubblica Istruzione è stato quello di governare la scuola in modo che la presenza cattolica fosse sempre in condizioni di privilegio. L’insegnamento
della religione cattolica, sorretto da pretestuose interpretazioni della legge, o meglio dei concordati, ne è la prova più evidente, ma non certo la sola.
Il tentativo di Galloni — prosegue la Serravalle — di concedere anche i finanziamenti, rientra in una strategia tesa ad eliminare ogni differenza tra scuola statale e cattolica. In sintesi
— conclude la Serravalle — ora
si sta cercando di forzare la
lettera e lo spirito dell'art. 33
della Costituzione, con l’obiettivo di riconoscere alla chiesa cattolica non solo un ruolo pubblico, ma anche un compito identico e intercambiabile, rispetto
allo Stato, nella preparazione
dei giovani per il loro inserimento nella società, nel lavoro, nelle professioni ».
(SCO
Nel Notiziario di A.I. del mese
di dicembre ’88 sono illustrati i
casi di tre prigionieri per motivi di opinione, per la cui liberazione i lettori possono rivolgere appelli alle autorità dei rispettivi paesi. I tre prigionieri
sono cittadini del Vietnam,
della Grecia e di E1 Salvador.
i
Nguyen Thi Nghia - VIETNAM
Conversa buddista. E’ stata
arrestata nell’aprile del 1984 insieme ad altri undici monaci e
suore a Ho Chi Minh City e detenuta fino al settembre dell’88
senza alcuna imputazione. Il 30
settembre dell’88 è stata processata con altre 20 persone dal
Tribunale popolare e condannata a 14 anni di prigionia con la
accusa di « coinvolgimento in attività controrivoluzionarie quadi il Fronte per i diritti umani
del Vietnam e le Forze del
Vietnam libero ». Due anziani ,
monaci buddisti sono stati condannati a morte. Amnesty non
ha ricevuto alcuna informazione
che faccia supporre da parte loro l’uso e la promozione della
violenza.
Nguyen Thi Nghia era membro della setta buddista di AN
QUANG, che dal 1960 denunciava del continuo le violazioni dei
diritti umani commesse dai vari
governi vietnamiti. In seguito
alla costituzione della Repubblica socialista del Vietnam il
governo aveva sempre cercato
di sottoporre i gruppi religiosi
al controllo statale.
Si invitano i lettori a scrivere lettere cortesi, in inglese o
italiano, per chiedere il rilascio
del prigioniero a:
Vo Chi Gong
Chairman of thè Council of State
Hoi Dong Na Nuoc - Hanoi
Repubb. socialista del Vietnam
Michalis Maragakis - GRECIA
31 anni, insegnante di scultura
lignea. Obiettore di coscienza al
servizio militare. Nel marzo del
1987 è stato imprigionato e in
seguito condannato a 4 anni
di carcere, pena poi ridotta a
26 mesi. Ha iniziato uno sciopero della fame per protestare
contro la sua carcerazione,
ma dopo 68 giorni l’ha Interrotto in seguito alla visita ricevuta
in ospedale del viceministro
della Difesa. Questi gli aveva comunicato che le sue richieste
sarebbero state accolte. In Gre
cia non esiste un servizio civile
alternativo a quello militare; esiste solo un « servizio militare
disarmato » che ha una durata
doppia di quello normale. Attualmente 3(X) obiettori sono in carcere. La discussione su di un
disegno di legge sul servizio civile, che doveva essere approvato dal Parlamento, è stata rimandata a data da destinarsi.
Il servizio civile alternativo di
durata doppia è considerato da
Amnesty ingiusto e punitivo.
Si può chiedere, in italiano o
inglese, sempre in termini cortesi, il rilascio di Michalis Maragakis a:
Prime Minister
Andreas Papandreou
Office of thè Prime Minister
Maximou Palace
Herodou Atticou Avenue
Athene - Grecia
Elìséo Cordova Aguilar
EL SALVADOR
34 anni, vicepresidente della
cooperativa sindacalista dell’Istituto di sicurezza sociale del
Salvador. Eliseo Cordò va è stato rapito da uomini mascherati
alle 8 della mattina del 12 giugno scorso nei pressi della sua
casa a San Salvador. Fu preso
con suo nipote e un suo vicino,
il pubblico ministero Celestino
Hernández, che si trovava a passare di lì per caso. I tre sono
stati ammanettati e bendati.
Cordova è stato portato alla direzione del quartier generale
della Brigata di cavalleria.
Gli altri due in seguito sono stati liberati, senza alcuna spiegazione. I parenti credono che i
rapitori siano membri della
Guardia di Finanza, perché dei
colleghi del rapito, sindacalisti,
hanno dichiarato che un testimone oculare lo aveva visto al
quartier generale della Guardia di Finanza. Ma questa nega
decisamente di averlo mai avuto in custodia. Egli è scomparso, « desaparecido »!
I lettori sono invitati a rivolgersi in modo cortese, in italiano o spagnolo, per sollecitare
un’indagine sulla sua scomparsa, a:
Dr.
Lazaro Taddeo Bernal Lizama
Ministro de Trabajo
y Previsión social
21 Av. Norte 428
San Salvador - E1 Salvador
A cura del Gruppo Italia 90
Val Pellice di A. I.
ISTRUZIONE
Tutte le cifre
degli istituti cattolici
Le scuole cattoliche in Italia
sono circa 3.000. Gli istituti che
ospitano scuole di ordine e grado differenti sono 1.610. I dati
sono diffusi dalla F.I.D.A.E. (Federazione italiana di attività educative) e riguardano l’anno
scolastico in corso. Gli alunni
iscritti nelle scuole cattoliche sono 402.000. Quasi la metà delle
scuole si trova nel nord Italia:
49,71%; il centro ed il meridi(>
ne hanno rispettivamente il
26,62«/o ed il 23,67%.
Le regioni con più scuole cattoliche sono: Lombardia, Lazio,
Piemonte, Veneto, Campania, Si;
cilia. Gli alunni rispecchiano, di
conseguenza, la situazione geografica: il 51,61®/o sono al nord,
il 25,81 o/o al centro ed il 22,58®/o
al sud.
Le cifre relative alle rette cambiano secondo le zone geografiche, che in questo caso però assumono ánche implicazioni economiche. Da una recente indagine del CENSIS risulta che il
costo è vario anche perché ogni
scuola può offrire servizi e attività diverse.
Su un campione di 600 istituti è risultato che solo pochi chiedono una retta superiore ai 2
milioni; le scuole elementari 900
mila lire l’anno; le scuole nie;
die 1.500.000; le scuole superiori
L. 1.750.000.
In generale, nelle scuole cattoliche accede il 5®/o dell’intera
popolazione scolastica della fascia dell'obbligo.
(SCO