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LA BUONA 9Ì0VELLA
GIORNALE RELIGIOSO
jPRKXZO ■»VtS.«OCIAXIO:VK
ìa domicilio)
Torino, per un anno L. 6,00 L.7,00
— per sei me.sj « 4,00 » ■t.iiO
Per le provincie e l’eslero franco sino
ai conlìni, un anno . . f-. 7,20
per sei mesi, » 5,20
A)ii9s0o»Tit Si iv iyiitn
Spgneodo la yerità nella carili
Epbs. IV. ^5.
L’Ufficio delia BUONA NOVELLA è in
Torino, presso la libreria Evangelica
di GIACOMO BIAVA, viaCarlo Alberto,
dirimpelto al Caffè Dilei.
l-e associazioni si ricevono in Torino allo
stesso UÌTicio.
Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla libreria Biava.
Questione religiosa in Ispagna. — I Confessori di G. C. in Italia nel secolo XVI j
GalCilZZO Trizio. — Studii storici sulle Indulgenze. 1, — Lettera al mio Parroco;
Lettera V.>—L'immacolata concezione. — Notizie religiose—Cronachetta politica.
QUESTIONE RELIGIOSA IN ISPAGNA
L’ultima rivoluzione di Spagna ha
irritato i nervi a certa gente la quale,
a somiglianza dello spirito maligno,
vedendo piovere qualche poco di bene
sulla misera umanità, mordesi rabbiosamente le dita. Non è nostro interesse di esaminare la quistione politica di quel paese; ma non possiamo
dissimulare d’essere rimasti sorpresi
e scandaleiiati alla letlura di alcuni
giornali religiosi e cattolici, i quali,
comechè si vantino sostenitori della
moderazione e della giustizia, pure
giorni sono accusavano la regina di
Spagna di non aver saputo prevenire
a tempo la lotta, con misure di repressione e di sangue, e di non aver
d’un colpo atterrala la costituzione
spagnuola; quella costituzione conquistata da quel popolo a prezzo di
sacrifizi e di sangue , giurata da Isabella su’sanli Evangelii, e formante
l’unica condizione per cui quesla regina era ascesa sopra un trono non
suo.
In una sola idea possiamo conve-
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ñire con quei giornali, cioè che la
rivoluzione spagnuola non sia soltanto politica, ma ben anco religiosa;
in altri termini, che essa miri a correggere gli abusi del governo e del
clero, i quali, quando oltrepassano i
limiti del giusto, sogliono per lo più
andare di pari passo e prestarsi reciproco aiuto e sostegno. Anzi portiamo
avviso che la questione religiosa abbia dato la spinta, dopoché il governo
d’isabella , conchiudendo uu vergognoso trattato con Roma, cancellava
con un tratto di penna tulte le riforme religiose con cui il popolo Spagnuolo s’era in parte liberato dal
lungo e pesante giogo clericale. Eppure il giornalismo cattolico non risparmia recriminazioni e lamenti contro quest’ultimo, accusandolo d’ingratitudine e d’ingiustizia verso la
Chiesa.
Senza ricordare i sanguinosi esempii del fanatismo e dell’intolleranza
religiosa che per più secoli funestarono quella misera nazione, esempii
divenuti ormai proverbiali,ecessati sol
perchè incompatibili coll’attuale civiltà; vediamo quanti mali, funesta eredità del medio evo, gravavano ancora
•ulla Spagna, assai leggio che su qualunque altro paese, p; perchè nessuno
ci accusi di esagerazione, e spirito di
parte, desumiamo queste notizie dal
frave giornale il Parlamento.
Una parte del clero, egli dice, educala a torbida signoria, influente per
diritti antichi, per ignoranza di alcune plebi, per ¡sterminate ricchezze
di audaci spiriti, come vuole la natura di quel clima, cupida, inframmettente, inflessibile, alla Corte stessa
non di rado invisa, malgrado il volgere d’anni e di vicende, voleva tenere
ad ogni costo un potere che le fuggiva di mano e faceva sorda e viva
opposizione ad ogni civile migliorìa.
Alle prelature, abbazie, ai vescovadi
cosi ricchi che alcuni per diritto della
così detta mensa, potevano assomigliarsi a corti regie, s’ aggiunse un
numero stragrande di conventi. Le
popolazioni, in ispecie della Catalogna,
nulla abbienti, costrette a prestar
mano a’frali che possedevano e terre,
e fabbriche, c rendite di ogni specie,
finivano di sfamarsi della degradante
limosina del pane che si lasciava cadere dalle loro tavole.
Erasi fatta quasi proverbiale la povertà de’ laici di fronte alla opulenza
de’ tonsurati. I vescovi avevano certe
giurisdizioni nelle diocesi, e certe altre ne esercitavano i conventi e gli
abbati mitrali. Giudicavano di cause
miste, come matrimonii, debiti colla
Chiesa, ingiurie al clero ecc. Punivano per cause religiose, come
bestemmie, inosservanza de’dovari
cattolici, e punivano col braccio d«l-
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l'aulorilà secolare. Padroneggiavano
r islruzione ; proprietari principali,
dispotizzavano su quelle larve che
SODO delle de’ Comuni, e riducevaiisi
in verilà a pochi attribuii d’amministrazione prettamente materiale, arich’essi ad ogni modo da loro sfruttali.
E tulio ciò senza tener conto dell’ignoranza cui quel popolo era ridotto, per mancanza di sviluppo intellettuale, e per quella rete funesta
di pregiudizii e superstizioni e bacchettoneria in cui le raenli erano avvolte, per opera del clero ; nè degli
ostacoli opposti con sciocchi provvedimenti a’ progressi delle arti e delle
industrie nazionali; nè degli incagli
ehe incontrava il commercio; nè della
vita oziosa e corrotta cui la popolazione era sospinta dal mal esempio ;
nè de’ continui turbamenti ai quali
per disperazione soleva trascorrere.
Nessun desiderio più geuerale,
soggiunge il Parifimenlo, nessuna
particolarità più spiccante nelle rivoluzioni spagnuole, iu tutte indistintamente, di quella che intese a ridurre
la chieresia ne’suoi pretti termini religiosi, slogliendola dall’autorità e
dall’influenza civile del pari che dai
mezzi dai quali e l’intluenza e l’autorità medesima era sorretta.
Fu il re Giuseppe che nel 1809
diede principio a questii salutare rifornpa ccU’abolizipn^ de’ conventi ^
degli ordini religiosi. Ma nel 1836
si cercò di paralizzare il predominio
del clero, e tulio parea disposto per
ridurre in equilibrio la potestà civile
e la potestà ecclesiastica, in guisa
che l'una non potesse influire sull'altra ed a ciascuna rimanesse libertà
d’azione nei limiti delle rispettive attribuzioni. Tuttociò facevasi dalla
nazione per organo delle Corles aQìn^
d’assicurare la libertà, e porre un
argine alle usurpazioni sì politiche
che religiose. Wa il governo abbenchè
sorlo dalla rivoluzione, e perciò ia
uggia al clero ligio e fedele alla caduta dinastia, finì per tirarlo dall^
sua parie; il malaugurato connubiQ
avvenne per reciproche concessioni,
in forza delle quali il clero dovea riconoscere ed appoggiar la dinastia
d’isabella, e quesla in cambio favorirlo e, se non lulta, ridonargli almeno gran parte dell’antica potenza.
Ecco l’origine del concordalo conchiuso con Roma nel 1850, concordato che rendea nulli tulli i sacrificii
falli da quel popolo, e minacciava
quel poco di progresso che la Spagna
avea potuto ottenere a gran prezzo ;
compromettea qucH’ombra di costituzione di giorno iu giorno assottigliala dalle usurpazioni del governQ,
ed era li lì per ricondurre la Spag.na
sotlo le sciagure ^ la lurbajrip de}
medio cvj.
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Ma l’ullima rivoluzione ha tagliato
colla spada codesto vincolo fatale alla
libertà, alla dignità nazionale, alla civiltà, al progresso ed alla pace di quel
popolo disgraziato che da lunghi anni
si avvolge in continue e miserande
guerre civili. Uno de’ più fervidi voti
emessi dai liberali e dalla Giunta è
quello di rescindere il concordalo di
Roma.
Intanto i politici del giorno fanno
capolino per vedere cosa decideranno
le Cortes costituenti, e indirizzano
a’ rappresentanti di quella nazione
suggerimenti e consigli. Il Siede, per
esemplo, è di avviso che il popolo
spagnuolo nulla possa fare per il momento che imitare la politica modederata del Piemonte.
In altri termini, il Siede consiglierebbe alle Cortes una moderata conciliazione con Roma; non rescindere
in tulto il concordato, fare delle concessioni al clero, attenersi alle mezze
misure. Pare impossibile come uomini
così positivi possano sperare che,
concedendo poco a’clericali, si giunga
ad acquetarli, e renderli amici; nel
mentre lunga e costante esperienza
ha dimostrato come codesta fazione
in Ispagna, in Piemonte, e altrove,
lungi dal saper grado a' governi della
moderazione usata a suo vantaggio,
la reputi invece debolezza e paura,
e senza smettere nulla dell’indole sua
usurpatrice ed irrequieta se ne serva
per compiere i suoi allentati.
Noi domandiamo al Siede ; cosa
ha guadagnato il governo Piemontese
colla sua politica moderata verso il
partito clericale ? Ha privato il paese
di tante salutari riforme richieste dai
lumi del secolo, dai bisogni dello
Stalo, e dalla volontà de’ citladini,
e tuttociò per non offender Roma,
per tenersi amico il clero ; e intanto
Roma è sempre sdegnata col Piemonte,
il partito clericale sempre in attitudine ostile, avverso alle libere istituzioni, nemico d'ogni spirito nazionale
ed inciampo allo sviluppo maleriale
e morale del paese. Ecco cosa ha
guadagnato il Governo piemontese
colle mezze misure !
Noi non consigliamo misure che
siano contrarie alla giustizia, all’onestcà ed alla civiltà de’ tempi ; ma
crediamo che togliere ad un conosciuto ed implacabile nemico i mezzi
di nuocere, sia più saggia politica,
sia il migliore, anzi l’unico espediente
per assicurare la propria esistenza.
1 CO.^FESSORÌ DI G. C. E ITULIA
NEL SECOLO XVI
GALEAZZO TREZIO.
La necessità d’una riforma religiosa fu proclamata in questa penisola più 0 meno apertamente, daj
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grandi ingegni che stanno in cima
dell’ilalicaletleratura. Dante, Petrarca
Boccaccio, Macchiavelli e Guicciardini
(senza contare Arnaldo da Brescia, e
Girolamo Savonarola che se ne resero
pubblici predicatori) svelando la decadenza dello spirito religioso, i vizii
deiponleflci e la corruzione del clero,
miravano a tale scopo. Nel secolo
XVI poi la Riforma, come risulta dagli
storici si devoti che avversi alla Curia
romana, penetrò dapprima ne’ circoli
e nelle accademie letterarie, s’impossessò degli uomini più chiari per dottrina, influenza, e nobiltà di natali,
ebbe adito nelle corti italiane , e di
là discese in mezzo agli eserciti ed
al popolo. Non vi fu angolo della
penisola in cui codesto spinto riformatore non avesse i suoi proseliti; anche le terre pontificie, la stessa Roma
ne fu invasa, e perfino il sacro Collegio. Se non vi fosse altra prova
storica, basterebbe questa, cioè che
ogni angolo d'Italia ebbe i suoi martiri.
Se talvolta vediamo gli stessi futti
riprodursi nella storia de’ nostri confessori , e talvolta le stesse circostanze accompagnare il loro martirio,
non ci rechi veruna meraviglia, essendo stata comune ad essi la fede, e
vissuti essendo tutti nei medesimi
tempi, soggetti agli stessi pregiudizii,
bersagliati dairintolleranza de’medesi
mi persecutori, e quel ch’è più ediDcati da tanti esempi generosi: uguali
cause non possono produrre che uguali effetti,[accompagnati bene spesso
da uguali circostanze.
Galeazzo Trezio, gentiluomo di Lodi, seguiva il corso degli studi nella
Università di Pavia, allorché fu convertito alle dottrine evangeliche dal
Mainardi, predicatore agostiniano.
Ma chi meglio lo istruì, chi rafforzò
la sua fede, fu il benemerito Celio
Secondo Curione.
Caduto nelle mani degli emissarii
di Roma, e, secondo l’uso, inquisito
per ben tre volte, egli seppe giustificare in tal modo la nuova sua credenza, che si acquistò fama di giovine
pieno di spirilo, doltrina, e coraggio.
Ma era giovane, devoto a’suoi parenti,
ed uso a seguirne la volontà, nou
ancora ammaestrato da matura esperienza ; per cui lasciò vincersi dalle
loro istanze e preghiere, e se non
abiurò del tutto la fede evangelica,
ebbe la colpa di dissimularla per sottrarsi alla pena che stava sospesa
sopra il suo capo, ed in tal modo
acquetare la costernazione della famiglia.
.Ma poco dopo, ritornato in sè, conobbe il suo fallo, lo confessò, ne
pianse e ne fece generosa e pubblica
ammenda in guisa che, ricaduto in
sospetto d’eresia, fu nuovamente im-
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- eeií
prigionalo, e soggelto a nuovo processo. fila innanzi agii inquisilori
questa volla tenne tult’allro contegno,
palesò il suo errofe, si chiamò in
colpa d’avere rinnegalo il suo Dio,
detestò gli abusi della Chiesa romana,
il culto delle immagini, il purgatorio,
la messa; protestò voler morire anilchè abiurare come prima. Il processo fu brevissimo, e Trezio fu condannato alle flamme. Prima che fosse
dalo in mano al carnefice alcuni frali
andarono al suo carcere per convertirlo alla chiesa di Roma; lutti i
mezzi usarono per ridurlo ; gli po*ero
davanti il seducente quadro della vila,
gli agi di cui il cielo avealo provveduto, l’avvenire che alla di lui giovinezza sorridea, l’angoscia de’ parenti,
gli orrori del supplizio; e uulla ottenendo, caratlerizzai'ouo ia di lui fermezza per deplorabile imbecillità di
animo. Ma sgannavali il buon giovine
prolTerendo innanzi a loro tal discorso
e giustificando la sua fede con tali
argomenti che essi ne meravigliarono,
e senza dire più verbo, stavansi intenti ad ascoltarlo come fa chi è presso a convincersi di colitrariaopiuione.
E probabilmente sarebbe riuscito a
guadagnarli, se uon fosse sopraggiunto il custode annunziando la chiusura della prigione ! Essi ne furono
dolenti fìno a dichiarare che sarebbero rimasti votenlieri con ini «enz-a
prender cibo.
Galeazzo restò solo, pregò tutla la
notte, e l’indomani all’alba, 24 no*
rembre 1551, l’anima sua spirava in
mezzo alle fiamme.
, STÜDI1 STORICI SULLE mmiMl
i.
Nou vi è doltrioa che abbia mai suscitato tanto rumore fra i teologi, quauto la
dottrina delle indulgenze. Dacché questo
balsamo salutare dell’alto clero è stalo
introdotto nella Chiesa, i teologi hao cominciato ad Bccapigliursi, e non ostante la
pretesa unità non si souo aucora messi
d’accordo, nè mai ci si metteranno intorno alla natura delle indulgenze. Intanto
pochissimi souo coloro che nella stessa
Chiesa romana credono alle indulgenze,
ma esse sussistono, si dispensano a bizeflfe, e coloro stessi che non ci credono
corrono ad'ollati per guadagnarle. Crediauie dunque cosa ulile di parlare ai nostri leltori evangelici intorno alle indulgenze. Noi non enlreretno per nulla nèl
campo della discussione teologica ; mS
restando sempre suil’innocenle terreno
della storia, uccenneremo l’origine ed i
progressi di una tale doltrina.
Non si contentano i teologi romani di
insegnare che gli uomini possono meritarsi la vila eterna coiìe loro buone ope'razioni ; ma vanno anche piii innanzi, ed
insegnano che il solo volgo dei sanli è
quello che si è guadagnata la vila eterna;
ma che i sanli di un qualche grido avendo
fatto assai piii di quello che erano obbligali a fare, e più di quello che Iddio comanda f*fr la vita eterna, hatiirò «n sbpraVvanzo di merili, dei quali Iddi» ne h«
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formato una cassa, o tesoro cbe sia, cbe
uniti con i meriti di Gesù Crislo forniano
il cosi detto tesoro spirituale della Cbiesa,
le chiavi del quale Gesù Cristo ha date a
saD Pietro, e questi le ha trasmesse ai
kuoi successori io linea retta fino a Pio IX.
Abbiamo accennato che i teologi non
sono d’accordo inlorno alla natura delle
indulgenze. I teologi chiamali Giansenisti,
sebbene si professino cattolici, e che rispettino sommamente le decisioni del
Coucilio di Trento e dei papi, sostengono
cbe rindulgenza non è altro se non che
la remissione o totale o parziale della penitenza canonica, cioè di quella penitenza
che i caooni imponevano per alcuni peccati. Altri teologi chiamati dai primi Molinisti 0 Gesuiti, sostengono cbe l’indulgenza è non solo la remis.sione della peni*
lenza canonica, ma è anche la remissione
della pena temporale cbe Dio decreta contro i peccatori per i loro peccati sia in
questa vita, sia nell’altra. Se questi teologi volessero essere conseguenti dovrebbero dire cbe un’indulgenza è il rimedio
sicuro di ogni male temporale, imperciocché essi ammettono cbe ogni male temporale è una pena del peccalo ; le malattie, la morte, le pubbliche calamità sono
tutte i>en« temporali del peccalo; prendete dunque un’indulgenza, ed abbiale
fede nei teologi, che non morrete mai,
non sarete mai malato, e non sarete sottoposto a veruna calamità.
Però i teologi cattolici di tutte le scuole
trovano l’origine delle indulgenze nel
Capo II della II Lettera di san Paolo ai
Corinti. A sentirli, san Paolo sarebl)e stato
il primo ad accordare una indulgenza ;
ma san Paolo non era papa. Comunque
sia, vediamo le parole sulle quali esti
fondano quesla loro dottrina. « Or a chi
voi perdonate alcuna cosa, perdono io oncora, percioccbèio altresi se bo perdonata
cosa alcuna, a chi l’ho perdonata l’ho falto
per amor vostro nel cospetto di Cristo ».
Sopra questo passo essi dicono, ehe l’Incesluoso di Corinto, di cui qui si paria,
dopo essersi confessato, san Paolo gli
aveva imposta una lunghissima e fortistissima penitenza, e dopo che ne aveva
compita una parte, l’Apostolo ne ebbe
compassione, e gli.diede indulgenza cioò,
remissione del resto della penitenza per
la intercessione della Cbiesa di Corinto.
Se la cosa fosse realmente cosi, la dottrina delle indulgenze potrebbe dirsi doltrina apostolica; importa dunque molto
mettere al chiaro un tale punto di storia.
E dapprima osserviamo, cbe per far
credere cose somiglianti bisogna avere
tolto la Bibbia dalle mani di coloro a cui
si vogliono far credere, imperciocché colla
Bibbia alla mano un catlolico di buona
fede dovrebbe dire: raa dove sono tutte
queste cose nella lettera ai Corinti? Dove
è scritto che quell’ incestuoso si confessasse ad nn prete? Dove è scrilta la penitenza che san Paolo gli impose? Consisteva essa in digiuni, in los.iri, in discipline, in pellegrinaggi ai santuari ed alla
reliquie? Quanlo tempo doveva essa durare? E parlando della indulgenza, era
e.ssa plenaria o parziale? Quale era l’opera
ingiunta che dovea fare per acquistarla,
ovvero quanto dovea pagare per averla?
Eppure di lutte queste cose non vi è neanche una parola nella Bibbia. Osserviamo
dunque colla Bibbia alla mano il falto
narrato in essa con tutta semplicili, e
tulio il niac.chinismo per edificare mi quel
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jiasso le indulgenze rovescierà spontaneamente.
Vi era nella Chiesa di Corinto un uomo
il quale abusava della sua madrigna; la
condotta di costui era nota nella citlà, e
lo scandalo era pubblico. La Chiesa di
Corinto per umano riguardo, sempre colpevole in una Chiesa fedele, invece di allontanare da sè il peccatore scandaloso,
10 tollerava, e seguitava ad avere comunione con lui. L’Apostolo san Paolo riprende severamente i Corinti, e con molte
ragioni che si possono leggere nel Capo V
della sua Lettera, persuase i Corinti dell'obbligo che avevano di allontanare dalla
Cbiesa quel peccatore. La Chiesa di Corinto, persuasa dalle ragioni deU'Apostolo, usò la severità consigliata. Quel
peccatore allora rientrò iu sè, si ravvide,
cangiò condotta, si umiliò dinanzi alla
Chiesa, e domandò di essere riammesso;
ma siccome si trattava di uno sc.andalo
gravissimo, e di un caso nel quale l'Apostolo avea dato il suo parere, la Chiesa
credè prima di riammetterlo di scriverne
a lui. Allora l’Apostolo nella 11 Lettera ai
Corinti dice le parole da noi citate, sulle
quali i teologi romani basano le loro indulgenze. Ma per meglio comprendere
che non si tratta in modo alcuno di indulgenza, basta leggere i versetti antecedenti alle parole citate. San Paolo dice
nel versetio 6“, che a quel peccatore dovea bastare la riprensione che gli era
siala fatta nella adunanza ; e nel versetto
7° poi san Paolo esorta i cristiani di Corinto a perdonare a quel peccatore, in
guisa che se si trattasse di indulgenza;
ne verrebbe che essa la dà il popolo non
11 papa, e siccome san Paolo pregava ii
popolo B perdonare, se si traUssse di in
dulgenza, si dovrebbe dire che il papa
dovrebbe pregare il popolo a dare le indulgenze. Le ragioni che l’Apostolo dà
non sono già quelle che falsamente si vogliono supporre, che cioè quel peccatore
avesse già compiuta porzione della penitenza impostagli, ma la ragione che adduce san Paolo è » cbe talora quell’uomo
non sia assorto dalla troppa tristezza ».
Quel fatto dunque non prova per uulla la
doltrina delle indulgenze.
Infatti i più grandi teologi della Chiesa
Romana, prima del Concilio di Trento,
erano di accordo in questo, che nè la
Bibbia, nè i Padri avevano mai parlato di
indulgenze: gli argomenti tratti dalla
liibbia e dai Padri non s^ono venuti che
dopo la Riforma, quando cioè i Riformatori domandavano su tulte le dottrine
prove bibliche. Il più gran teologo del
secolo XIV Durando, parlando delle indulgenze dice : « Intorno alle indulgenze si
può dire mollo poco, imperciocché nè la
Bibbia, nè i Padri ne parlano: Ambrogio,
Girolamo, Agostino non ne fanno neppure
motto». S. Antonino arcivescovo di Firenze teologo del secolo XV e sanlo, dice
cosi : « La Scrittura non dice nulla espressamente intorno alle indulgenze, gli antichi Dottori non ne parlano neppure, ma
ne parlano solamente i moderni». Potremmo moltiplicare senza fine le citazioni per dimostrare che tutti i teologi
fino al Concilio di Trento hanno creduto
cbeladollrina delle indulgenze uon si poteva provare nè colla Sacra Scrittura, nè
colla pratica degli Aposloli, nè colla testimonianza della Chiesa primitiva.
Vediamo ora quando ed in quale maniera si introducesse nella Chiesa una
tale dottrina. (Continw'i.
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LETTtltE AL MIO PARROCO
I.ETTEIU V.
Torino Ib ojosio J8S4.
Slimalissimo sig. Parroco,
È da qualche lempo che non iiveva più
scritto perchè alleiideva una qualche risposta alle mie lettere precedenti. Ma dopo
di avere aspettato irivaiKi (ino ad ora, ho
incominciato a pensare meco stesso intorno al perchè Lei, che è cosi gentile con
tulti, sia così incivile con me. Per quanlo
voglia riflettere, non posso trovare una
ragione plausibile del suo silenzio. Qualcuno mi ha voluto far credere che trattandosi in quefle lettere di cose piuttosto
difficili anziché no, Ella abbia voluto declinare la responsabilità di una risposta:
ma non voglio credere una tale ragione.
Comunque sia, vengo oggi a farle delle
questioni assai più facili, ed alle quali
spero vorrà rispondermi prontamente.
Questa mattina passando per la via di
Dora Grossa ho veduto la facciata della
Chiesa delia Trinità coperta di parati: mi
sono fermato ad osservare, ed alzando gli
occhi ho veduto sulla facciata della Cbiesa
uo bassorilievo, intorno al quale vorrei
domandarle una spiegazione. Quattro sodo le figure principali di quel basso rilievo ; una donna è nel mezzo seduta e rappresenta la Vergine Maria: a destra vi è
un uomo giovine seduto che circonda co!
suo braccio de.stro una croce: a sinistra
vi è un vecchio seduto nella posizione degl’inglesi quando stanno al caminetto.Perpendicolarmente al di sopra della donna
vi è la figura di un piccione ad ali aperte.
Il vecchio regge colla sinistra uno scettro
ed è appoggiato col gomito sul globo. Egli
è evidenle che quesle tre figure rappresentano il Padre Eterno, Gesù Cristo e lo
Spirilo Sanlo. I due (lersonaggi suddetti
pongono sulla lesta di Maria una corona ,
e degli Angeli in fondo del quadro stanno
genuflessi ad adorare la nuova coronata.
Io nou voglio andare da un ministro
evangelico per farmi sciogliere le diilìeoltà che mi sono nate alla visla di un tale
oggetto, e pcri iò ricorro alla di lei gentilezza onde voglia soddisfare la mia giusta
curiosità.
Crede Lei, cbe sia cosa conveniente
esprimere con figure cosi materiali I’ augustissimo mistero della Triniliì? A me
pare invece che sia cosa indecente e sacrilega. Forse prenderò abbaglio, e perciò ia pregherei di citarmi uo passo o del
Vecchio 0 del Nuovo Teslamenlo nel quale
sia autorizzata una simile prulica. Oltre
a ciò desidererei .incora un qualche esempio della primitiva Chiesa che provasse un
tale uso nei primi tre secoli. Quando avrà
fallo ciò , la pregherei a volermi dire,
perchè si rappresenta Dio il Padre siccome un vecchio quasi iinpolente e sdraiato
in una maniera cn>ì indecenle? Percbè si
mette la Vergine in mezzo? Quell’essere
posta in mezzo, cornnala dui Padre e dal
Figlio , corteggiala dallo Spirilo Sunto,
non sembra indicare chiaramente che essa
è qualche cosa dappiù di loro? Gli angeli,
che alla presenza del Creatore adorano la
creatura, non fanno un alto d’idolatria?
Io so che l.ei avrà delle ottime ragioni per
difendere lali pratiche, e spero che vorrà
essere cortese a comunicarmele.
Vorrei ora impegnare la sua cortesia
per un allro schiarimento. I Certosini di
Collegno hanno dovuto cedere per ordine
10
del Governo il loro convento per uso di
manicomio. Prima di andar via, ad uso
di saccheggiatori, hanno falto trasportare,
non si sa dove , tutto quello che vi era
trasportabile, e quello che non poteva
trasportarsi lo hanno rolli« e guasto a guisa di Vandali. VArmonia chiama santi
quei Certosini, ed io sono lungi dui contraddire al venerando foglio, ma siccome
in esso non ho ancora veduto il panegirico
di questo vandalismo, pregherò Lei a
dirmi una qualche buona ragione in difesa
dell’operato dei Certosini, in difetto di
che Lei vedrà che qualcuno ardirà dire
che quei frati hanno agito da gaUolti.
È da qualche lempo che io non vedeva
più dalle donnicciuole che vendono immagini nella via della Consolala esposti
in vendita quegli stampati che portandoli
in dosso 0 tenendoli in casa liberano da
qualunque disgrazia o malatlia, ed aveva
avuto la bonomia di credere che la Curia
ircivescovile avesse avuto il buco senso
di proibirli : ma questa mattina appunto
ne ho veduti di varie specie e me ne sono
fatto un assortimento. Fra gli altri ne ho
trovato uno che mi sembra prezioso, e sul
quale voglio sentire il suo savio parere;
ifltanto glie lo trascrivo lale e quale
SIA LODATO
C3ESD’ c MARIA
1« pace di Dio sia data. Àmtìt.
Letlera miracolosa ritrovata nel luogo che
ti chiama Dasit lontano tre leghe dalla
Malia, scritta a caratteri d’oro, e dalla
propria mano di Nostro Signor GESli’
CRISTO, t portata al medesimo luogo
di Dasit da un figlio d’anni sette alli %
di gennaio 1799.
• Vi guarderete di non travagliare alla
Domenica, sollo peaa di essere da me
maledetli} anderete alla Chiesa, e preghe
rete Iddio acciò siano perdonati i vostri
peccali i vi bo dato sei giorni di lavoro,
ed il settimo per riposare e fare il Divino
servizio; farete anche elemosina ai poveri,
le vostre gemi saranno piene di Celesti
Benedizioni; all’incontro, se non farete
secondo la presente, vi verranno le maledizioni tanto a voi, che alla vostra fanuglia, ed anche ai vostri bestiami, ed avrete la guerra, la peste, la fame, ed il peggio del mio sdegno, vedrete nell'anno venturo fulmini dal Cielo, e sentirete tuoni e
terremoti terribili; digiunerete cinque venerdì, e se non potete digiunare direte cinque Pater noster, e cinque Ave Maria, in
memoria di quello che ho patito per vostra salule nella Passione e Morte.
« Comunicherete questa Lettera al voslro
prossimo senza verun interesse, ma solamente a gloria di Dio.
K Quelli che diranno che non è scrilta di
mia mano, e cbe la terranno nascosta ,
saranno confusi e maledetti da me nel
giorno del Giudizio; quelli cbe la pubblicheranno e diranno che io scrissi questa
Leltera di mia propria mauo, quantunque
avessero commessi tanti peccati, come vi
sono stelle nel Cielo, gli sarà concesso un
vero dolore de’ suoi peccali, con il quale
gli saranno perdonati; e chi la conserverà in casa propria, nè da spirito maligno,
nè da tuoni e fulmini, fuoco, nè da terremoti e tempeste saranno offesi.
<1 Le donne saranno benedette nei loro
parti, e partoriranno felicemente, ma vi
raccomando di beo osservare i miei Comandamenti, e quelli della S. Chiesa.
GESÙ’ GIUSEPPE E MARIA
SIATE SEMPRE LA MIA COMPACHIA
RIlU/Nf, cnn permistión».
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La pregodunquedi dirmi in primo luogo,
se potesse darmi una qualche prova della
verità di questa letlera. È vero che è stampala senza data di tempo, ma vi è la data di
luogo : essa è stampala nella terra classica
dei miracoli, ove le Madonne aprono gli
occhi ogni momento, in Rimini, è stampala coll'approvazione del Governo e del
ve.scovo, ed io nou vorrei credere per tulto
l’oro del mondo che il Governo papale ed
il vescovo di Rimini fiicessero stampare
ielle imposture. Inoltre trovo in questo
documeutouna maledizione tremenda contro coloro che negheranno l’autcnticilà di
quella lettera, o che la terranno nascosta,
C trovo la remissione di tutt’ i peccati,
fossero numerosi come le stelle del cielo,
per coloro che ci credono e la conservano
in casa propria. Ma siccome la iufelicilà
dei tempi è lale che non .si vuole più credere alla cieca, ma si vuol ragionare, così
ia prego a volermi dare una qualche buona ragione per rnutenticiià di un documento così interessante.
Un’altra semplicissima osservazione, e
finisco ; io ho letto quella lettera prima di
comprarla, e vedendo che Gesù Cristo
dice in essa di darla seuza interesse, credevo di averla senza pagare, ma la buona
bigòtta che la vendeva è andata in furia
ed ha voluto essere pagata, lo cbe prova
che neppure (¡uella ('.he le vende erede al
coDtenulo della lettera.
Impaziente per uua risposta, ho l’onore
di dirmi il sempre voslro
Fiubbkto.
L’I.H.ÌI.\COL\TA CO^CEZIO^E.
Il Cattolico del H si affretta« tradurre
ua arlicolo dell'{%i«ir.<i deH’ll per darci
la consolantissima notizia che Pio IX ha
incomincialo davvero ad occuparsi del
bene non solo dei suoi felicissimi sudditi, ma anche di noi poveri Piemontesi
quasi sconiunicuii, e di tulti gli altri cristiani cattolici di tutto l’universo.
Per la fine di ottobre Pio IX ba intimato in Roma una specie di concilio com|M)slo di vescovi di tutte le nazioni, ed io
questo concilio si discuterà e si deQnirà
come dornma di fede (imperciocché sembra cbe già sia slata rivelala ai pii giornali la decisione dommatica che il prossimo futuro concilio si farà sotto l’inspirazione dello Spirito Santo), la dollrina
della Concezione linmucolatu di Maria.
Fioo ad ora se un catloli< o noa vi voleva
credere potevaessere buon caltnlico, buuu
religioso ed anche sanlo: ma quando l’infallibile oracolo di Pio IX avrà parlalo,
chi nnn vorrà credere sarà uu eretico,
scomunicalo, dannato. I Douienicani che
sulla fede del loro san Tommaso che é
sialo dichiarato dottore augeliuo, ed ai
quale Gesù Crislo stesso disse che aveva scritto bene, dovranno abiurare la loro
dottrina:, e san Tommaso non ostante la
approvazione di Gesù Crislo, sarà poslo
aU'indice per avere sostenuto una dottrina
ereiic.a,
11 primo pensiero che ooi.'upò Pio IX
dacché fu falto papa, fu quello di fare
questo nuovo domma. Difalti nel 1846
fece pubblicare coi tipi della Rev. Camera
Apostolica un ulfìciodeirimmacolala Concezione, diverso da quello che già esisteva
nel breviario romano, ed obbligò il clero
romano a recilarlo. Abbiamo sotto gli
0(5chi un eseroplare di quell’ufficio che i
uu ammasso di goffaggini, e di errori che
non vogliamo per ora «iializmre; solo fu-
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remo notare un errore di grammatica che
salta sugli occhi anche ad uu ragazzo cbe
apprenda i primi elementi della lingua
latina. Ogni fanciullo che studii la grammatica Ialina sa che il verbo sum «s est
si costruisce col nominativo: ebbene in
queU’ulTizio nella seconda antifona dei
secondi vespri si dice così: Hanc, quam
tu despicis, Manichme, maler mea est,
et de manu mea fabrícala. Se noi ben ci
ricordiamo lo regole della lingua Ialina,
è questo un errore che non lo commetterebbe un fanciullo: eppure i graudi
parrucconi di Uoma lo hanno commesso.
Quando Pio IX era in Gaeta, profugo,
esule e divenuto il ludibrio e la favola del
mondo: quando segnava lo spergiuro, e
chiamava le armi di quattro potenze per
bombardare Roma, e scannare i suoi felicissimi sudditi: allora il santissimo Pio IX
pensava alla Immacolata Caocezione; e
con quella stessa mano che segnava lo
spergiuro, e che chiamava i carnefici
stranieri, segnava il 2 febbraio ISiO una
inciclica a tulti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi, e Vescovi acciò si occupassero
seriamente della concezione di Maria; ed
ordinava da per tutto pubbliche preghiere
per uu oggetto così intere.ssaute. Finalmente dopo tanti anni di assidue cure
sembra che la cosa sia decisa. Fortunati
voi cattolici che avete un papa che si occupa cosi indefessamente del vostro bene!
« La pace del mondo e il trionfo della
Chiesa devono essere la ricompensa di
quest’onore supremo decretato alla Regina
dei Vergini n: così il Cattolico. Se questa
profezia non si verificasse, ci ascrivereste
voi a deliltto se dicessimo di voi quello
che Gesù Cristo diceva dei farisei (Matt.
VII, 15): n Guardatevi dai falsi profeti, i
quali vengono a voi in abito di pecore,
ma dentro son lupi rapaci? »
NOTIZIE RELIGIOSE
Torino. — Il Governo ha fatto sloggiare da varii conventi frati e monache
onde servirsi di quei vasti ed inutili locali per pubblica utilità. Quello che è da
notarsi in tale circostanza si è che gli
Oblati della Consolata sono stati nel numero degli scacciali, ed hanno dovuto
sloggiare proprio nel giorno della vigilia
deli’Assunta. I clericali proclamavano che
la Consolata libera i suoi devoti da ogni
male e da ogni angustia. Dopo però il fatto
degli Oblati scacciati alla vigilia della festa, bisogna dire o che i clericali mentiscono, 0 che gli Oblati non erano devoti
della Madonna. Noi non vogliamo decidere nulla.
Valli Valdesi. — La festa religiosa
che dovea celebrarsi il IS del corrente,
nel luogo delto La Balziglia, ha avuto
luogo, ed è stala commoventissima. Il
numero degli accorrenti è stalo di oltre
3,000, fra i quali parecchi distinti stranieri. Nel numero venturo daremo i particolari di quella giornata che, ne siamo
certi, lascierà dietro di sè abbondanti benedizioni.
Nizza. — Sappiamo di buon» fonte che
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si è provveduto per parte delle Autorità
acciò scandali simili a quelli da noi riferiti aell’ultimo nnmero non si rinnovassero; ed iiifalli, avendo giorni fa avulo
luogo un terzo funerale di persona evangelica, tulto è slato eompiulo con ordine
e con decenza.
Annecy (Savoia) — Siamo lieti di sentire che il voto dei noslri fratelli evangelici di quesla citlù di avere un cimitero
proprio, è slato finalmente esaudito.
Roh.\. — Per dare uu’idea ai noslri
lettori della celebre indulgenza della Porziuncula, conosciuta volgarmente sotto il
nome di Perdono di s. Francesco, togliamo
dal Giornale di Roma quanto segue:
« A mezzo i campi deH’Umbria, »’piedi
della città di Assisi, sorge un maestoso
tempio sacro alla Madonna degli Angeli.
£ sotto l'ardita cupola del medesimo una
cappelletta all’ esterno poco adorna, ma
sempre riboccante di fedeli che pregano.
Questa cappelletta viene denominata la
Porziuncula, ed è la chiesicciuola che il
serafico Francesco ebbe io dono dai Monaci del monte Subasio nei giorni cbe incominciò il suo grande istituto. Frequentata in ogni giorno deli’anno, lo è io modo
straordinario al primo e ai due di Agosto. In tale circostanza veggonsi da tutte
parti accorrere devoti come in pellegrinaggio, altri camminarea piedi, altri pro
cedere processionalmenle, e tulti cantare
le lodi di Maria. Accorrono persone d’ogni età e d’ogni condizione, tutte per lucrare l'indulgenza conosciuta sotlo il nome del perdono.
«Questa indulgenza fti chiesta da san
Francesco d’As.'isi al pontefice Onorio HI
per chiunque avesse visitato colle disposizioni necessarie la chiesetta della Porziuncula, dai primi vespri del primo di agosto fino al tramonto del giorno segiiente;
e conceduta, venne pubblicata con grande
solennilà, per ordine del pontefice, dai
vescovi di Assisi, di Perugia, di Todi, di
Spoleto, di Foligno, di Nocera, di Gubbio. E da quel lempo fino ai dì nostri per
lucrarla i fedeli non hanno cessato di recarsi in grande mollitudine in Assisi. E
(ino al 139:5 essa era ristrella alla sola
Porziimcola: ma siccome non era dalo a
tulti di poter fare un lungo viaggio per
visitare questo santuario, i sommi Pontefici la estesero a tutte le chiese appartenenti agli ordini di san Francesco: e in
alcuni paesi, specialmente in Francia, mediante bolla del Pontefice Pio VII, anche
alle chiese che ai Francescani appartenevano.
« Egli è perciò, che nelle ore dei primi
vespri del giorno primo di agosto, e durante il dì spguenle, i devoti movono in
gran numero a visitare siffatte chiese.
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code lucrare una laleÌDdulgenza. La stessa Santità di Nostro Signore a tal uopo ieri mattina partiva dalia sua residenza
la Vaticano e si recò direttamente nella
chiesa della Concezione a piazza Barherisi, appartenente ai PI’. Cappuccini».
Francia. Il Governo ha autorizzata la
costruzione di un nuovo tempio evangeli^o nella valle di Montniorency.
— Scrivono da Parigi al Christian
Times che un movimento evangelico s
è testé manifestato nel dipartimento
della Creuse. Dieiolto sono i villaggi che
domandano dei predicatori evangelici ;
sette matrimonii e due battesimi aspetta'
DU la benedizione di un pastore. Questo
movimento è tanto più sorprendente ch’ei
Bon ebbe altro promotore fuorché la Bibbia, non essendo comparso in quelle regioni fino ad ora uissun ministro evangelico. {Sematne Religieuse).
— L’accademia delle ¡scrizioni e belle
lettere ba in quest’anno ascritto il gran
premio Gobert di 10,000 fr. al sig. Carlo
If'etss aulore dell’opera non mai abbastanza lodata Uistoire des refugiés protestanls de France. Una tale testimonianza
pei lempi che corrono, e dopo le inveUive dell’¿/«¡rers contro una tale opera,
hanno un gran significalo.
Irlanda. Le cifre ufficiali del bollo a
evi cono toUoposU i giornali, ci danoo U
seguente risultato per quello che riguarda
la stampa periodica cattolica e la stampa
periodica protestante. Il Tablet, la Nation,
il Telegrafo,'ti il Freeman, giornali cattolici d’Irianda diedero al bollo nell’anno
scorso 1833, S85,110 esemplari di meno
che negli anni precedenti; mentre il solo
Daily Express, giornale proteslante che
attacca il cattolicismo con forza, ba l>olt
lato 374,000 esemplari di più dell’aoBQ
scorso. Questi fatti con prove di cifre uf^
fidali, non dimostrano evidentemente le
as.serzioni dei clericali che il protestantismo muore ed il cattolicismo fa immensi
progressi ?
Stati-U.mti. — Il Christian lViltnet$
riferisce che il sig. G. VV. Beck di Sommerville(Massachussets)ha pubblicamente
abiurato il cattolicismo romano, e roesfo
a disposizione della Chiesa protestant«
episcopale, lo stabilimento da più tempo
conosciuto sotto il nome di Asilo degli
orfani cattolici romani, del valore di cirr
ca 30,000 fr.
— I cattolici-romani, »tando ai loro
proprii calcoli, non faniK> cb« un decimo
della popolazipne degli Stati-Uniti. Tuttavia i tre quarti dei malfattori che eubiroM> la sentenza capitale in questo paeM
negli ultimi venti anni erano forestieri «
cattolioi-roniani.
ÌLt Témoi» de la féiril/ii-
15
Ca.>adÌl. Ecco un’altra prova dei grandi
progressi del caltolicismo.
Si legge nel Veekly Message di Mackenzie:
u Nel 18S0 la popolazione del Canadá
era calcolata a báO.OOO'inrtividui, dei quali
380.000 erano cattolici, e 140,000 protestanti: inguisachè i cattolici erano ai
protestanti nella proporzione di 9 a 7.
Nel ISS^ila popolazione del Canadá si
eleva a due milioni d'individui, dei quali
940.000 professano la religione cattolica,
e 1,060,000 la religione evangelica. I i;atlolici bannu in 30 anni veduto più che
duplicare il loro numero; ma i protestanti lo banuo veduto più che setiuplicare; quindi il rapporto che oggi esiste
fra le due religioni è questo : mentre 30
anni fa i catlolici soprastavano ai protstanli come 9 a 7, opgi sottostanno ai
prolestanti come 9 ad 11 ».
r.RO\ACIIETTA POLITICA
Torino. Mercoledì 16 corrente alle ore
8, il vice-sindaco cav, Berlini, l’avvocalo flscale generale Persoglio, l'avvocato provinciale Caslellamonle, ed il
sig. Gabelli capo deirufflcio edilizio, si
recarono ai conventi dei Domenicani e
degli Oblali, per provvedere alla loro traeformazione in ospedali.
— I casi di colèra datla mezzanoll« del
14 a quella del 13, sono stali in questa
cillà di nove, su cui 7 morti.
Genova. Il bollettino sanitario del 16
porla 101 casi di colèra, su cui 52 morii.
In provincia il morbo va piuttosto crescendo tanto al di qua quanto al di là dell'Appennino. Nella provincia di Ales.saosandria dal 30 luglio al 14 corrente si
verilicarono 61 ca.si e 33 decessi; a Slr»della si coniavano già al terzo giorno
dopo il suo apparire 30 casi e 18 morii.
LoMBAnoo-VENETO. 11 consiglio comunale di Milano avea soUoscritto al preslilo
per 900,000 lire. Il Governo ne fu malconienlo, egli ordinò di sottoscrivere co
lonlqriamenle per 18 milioni di lire, ci6
che fu fatto.
iNnniLTERRA. Il Parlamento inglese fu
prorogalo sabbato (12) da S. M. in persona con la pompa e cerimonia usitata.
Spagna. Le Cortes costituenti sono convocale per l’8 novembre. Nell’esposizione
dei motivi intorno alla quistione elettorale
si dice: <■ Le Cortes coslituenti del 18S4
salveranno la monarchia come nel 1837;
offriranno un nuovo legame tra il trono,
la nazione, la liberlà e I» dinastia, punti
sui quali il Governo non ammette nè dubbio, nè discussione «.
— Le elezioni della Guardia Nazional*
seguono a Madrid con zelo ed entusiasmo.
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Il popolo armato giorno e notte, sta a
guardia del palazzo di Maria Cristina, di
modo cbe questa fatale donna non può
più contare sulla fuga. Pare che si inclini
verso il sulTragio universale, per il motivo,
dicono gli Spagnuoli, che si può avvelenare un bicchiere d’acqua, non mai un
fiume.
Mar Balt(co. — Le (ruppe alleate in
numero di 10,000 Francesi e 2,000 Inglesi hanno erette batterie davanti a Bomarsund; hanno respinto una sortita il 12;
doveano bomliardare il 14.
Pm.NciPATi Danldiani. — Le notizie
recate dui fogli tedeschi di Bucharest,
confermano l’entrata di Halil-bascià nella
capitale della Valachia.
Stati Uniti d’America. — L’unica figlia dell’ex-presidente Filmare morì di
cholera-morbus ad Aurora ove era occupata come maestra di scuola. Questa giovanetta di soli 22 anni era un esemplare
di virtù evangelica e di amor Gliele.
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KELAZIOflB
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del dott. in modicina
WILLIAM GORDON, F. L. S.
DI K1^GST0^-CP0S-^CLL
DI NEWMAN HALL, B. A.
Traduiione daWingleie.
L’UOMO
DIRIMPETTO ALLA BIBBIA
OSSIA
iBii§i?iaiîï3'y!i
DELIA
BIBBIl SCLL'VOyO E DEll’UOUO SULll BIBBI!
di Filippo boucher.
OPERA premiata
Un voi: di p. 228 al prezzo di L. 1.
TIP. soc. DI A. PONS E CO.MP.