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Roma, 2 Ottobre 1909
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Si |»xbì>ttea ogni Sabato
ANNO li - N, 40
Propugna gl’interessi sociali, morali e religiosi in Italia
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AfeBONAMKNTI
Italia: Anno L. 3,00 — Semestre L. 1,50
Estero : » » 5,00 — « « 3,00
Un| numero separato Cent. 6
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I manoscriiiti non si restituiscono
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Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
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Socialisti 0 cristiani?
h'Espoir du Monde, dei socialisti cristiani
di lingua francese, dedicava tutto un numero ad uno
studio — del proprio redattore capo Paolo Passy —
su Cristianesimo e Socialismo. « Qual è dunque »
concludeva il Passy « il dovere dei cristiani rispetto
al Socialismo ?
E’ semplicissimo. Riconoscere, con umiliazione,
l’errore di cui essi sodo colpevoli, riconoscere che
la lezione avuta dai sopialisti è del tutto meritata ;
riconoscere che è tempo finalmente di attendere a
ciò che fin qui hanno tfascurato. E poi òperare conforme a quanto avranno riconoscinto : metter mano
a di giustizia sociale ; ossia
all’oper
energicamente
farsi socialisti »
Noi avremmo concludo diversamente. Il dovere dei
cristiani consiste nel ricOBoscére quanto il Passy ha
detto e dell’altro ancora. Riconosciutolo, essi dèvono
conformarvisi, non a chiacchiere, ifia a fatti ; cominciare a vestire più modestamente che non facciàho
certi socialisti ; mostrarsi alla mano con tutti ; imitare Gesù Cristo ; vivere della sua vita ; arùiìró cdm’egli amava ; ricordarsi che amare il prossiino non
significa solo e sempre procurargli da mangiarè ;
ricordarsi che la parola amare ha nn àmplissimo significato e che quel nostro vicino di casa, elle iìòn
ha nessun pensiero per il pane quotidiano è che
ì&àngia a sazietà ogni giorno come noi e niegìiò di
noi, abbisogna egualmeÉ.te del nostro amore cristiano;
ricordarsi che chi si iiilintlené puro dal mondo non
pecca di egoismo, ma obbedisce ancora alla legge
— hon socialistica, ma cristiana — déU’amore, pérebè,
sé gli nomini hanno diintto al mio amore, ci hà diritto anche qualcun altra, ciòèi Dio : ora la purità
dèi cuore è il miglior mòdo di onorar Dio, ai ihostrargli a fatti il nostro amore, a cui egli Hà diritto
àimeno quanto il nostre ticinò di casa ; ricordàrsi
che il cristianesimo include qùarit’hà di meglio il socialismo, ma che non è un semplicè iòciàlismò ; ricordarsi
che il lato sociale dell’Evangelo, rimesso in Inceda
mezzo secolo in qua, non è chq una parte deli’Evan
gelo ; ricordarsi cHe altre parti dell’Evangelo, altrettanto importanti, sono state trascurate egualmente
fin qui ; fare uno sfor20 d’imagiììàzione e aminettere che è impossibile che noi per 1’ appunto, ^ebe
noi soli abbiamo scavato da la miniera cristiana tutto
il tesoro ch’essa contiene, e che quindi i nostri figlioli e i nostri nipoti ti ficòpriràhnò certo déH’àltro ancora ; che perciò è assurdo rinchiudersi nella
stretta e materiale cér^bÉi del sUbiàM^àd; é assurdo
farsi socialisti, quand’ ànebe i sociaiisti non fossero
atei.
E’ strano davvero che non si teglia capire queste
elementari verità : ,
Le idee buone del socialismo non' sono di origine
socialistica, ma cristiana.
H Cristianesimo del J!ìuoto Testamento non pnò
ridursi a socialismo. r.
Non basta risolvere il problema del pane ; appena
risolto questo, altri problemi si presenteranno. Si
presentano fin d’ora. I socialisti mirano a risolyere
un problema (Dio li benedica !) Noi dohbiamo mirare a
risolverne, non diremo cento, ma una diecina almeno,
che si riassumono tutti in quello, tragig^mente complesso, che si chiama il problema del peccato.
Il Cristianesimo ha fatto ben poco fin qui ; non
per colpa sua, ma per colpa dei suoi seguaci. Le
idee di Marx sarebbero tuttora sterili, sei seguaci
di Marx se ne fossero rimasti con le mani in mano.
Non sono rimasti con le mani in mano : bravissimi !
Ma pensate : si trattava del benessere materiale,
più che d’altro. Chi non si muove, quando ne va
della vita del corpo ? Noi ci meravigliamo anzi che
ci siano lavoratori non àncora socialisti.
Ma supponete che Marx avesse predicato invece
l’astinenza da l’alcool ? Avrebbe tanti segnaci ? Ora,
il Cristianesimo vuol essere lievito di vita moralmente perfetta.
Dovremo dunque, risvegliandoci dal sonno, correre
in braccio ai socialisti ? No, signori. Contempliamo
la figura del Cristo : apprenderemo l’amore, l’amore
a uso socialisti, e una forma più alta d’amore. S’ha
ad amare il nostro prossimo ? Di certo 1 Ej per
amarlo, bisogna andare a lui per sollevarlo da la
miseria economica e da la miseria morale e spirituale.
'ì
« Qnand’io mi convertii — racconta un cristiano —
in casa mia, grazie a Dio, il pane non mancava ; eppure che vuoto qui neU’anima e nella mia vita. Se
vi imbatteste in un’anima com’era la mia, vorreste
disprezzarla (sarebbe amore codesto ?), votreste offrirle soltanto un cibo sicufO e otto ore di lavoro ?
Ma non sentite che i pioblemi umani sono d’una
profondità e d’una complessità spaventevole ? ». (1)
Socialisti dunque?
Nemmen per sogno ! Cristiani, e cristiani un tantino meno peggio di quel che erano i nostri padri,
cristiani molto meglio che non siamo stati noi stessi
fino ad ora : cristiani, che si diano agli uomini per
risollevarli in tutte le maniere, che si diano un poco
anche a Dio e al sno Cristo, poiché il Padre che è
nei cieli ha diritto al nostro amore quanto i fratelli
che sono sopra la terra. E non è vero che il Padre
che è nei cieli si ami e si onori solamente col far
del bene ai nostri fratelli che sono in terra: io
posso soccorrere altrui, mosso da nn sentimento
forse lodevolissimo, e al tempo stesso (tanf è complessa questa misteriosa natura umana sempre cattiva) alimentare in cuore altri sentimenti riprovevoli — che non offenderanno l’uomo, ma offendono
Dio e me stesso — e condurre una vita indegna
d’una persona morale.
In certi ambienti di miseria immensa, non è possibile ottener frutti di rilevamento e dì conversione ? Lo sappiamo purtroppo. Accingiamoci dunque
— tra Taltro — a un’opera di miglioramento, di
trasformazione — non vi basta? — di rivolnzione
economica; ma facciamola, non sotto l’atea bandiera
di chi vede solo nn male della Società, ma sotto
qaella di Gesù Cristo, che, se non fosse stata disertata dai cosidetti cristiani, da noi, da tntti, a quest’ora avrebbe riportate magnifiche vittorie.
Essa può ancora riporta.rne. Non è necessàrio
cambiar bandiera. Basterà divenire tntti cristiani
sul serio.
Come mezzo per risvegliar le chièse, che per lo
più dormono, il movimento cristiano sociale ci è caro
assai ; come surrogato del Cristianesimo — il quale
è nn mondo vastissimo e tuttora inesplorato — ci
par la più pretenzionosa cosa che uno possa imaginare. ■’
Il compianto E. Appia diceva, se ben ricordiamo :
« Nel ventesimo secolo, il Cristianesimo sarà so-‘
ciale, 0 non sarà », cioè fallirà, cadrà, sarà abbandonato. Non abbiamo mai potuto credere a questa
sentenza, e le sostituiamo qnest’altra, che pare un
bisticcio ma non è : « Nel ventesimo secolo e nei
secoli avvenire, il Cristianesimo sarà cristiano, o non
sarà! ».
Ci direte : «. E che avete fiitto voi di bello, inspirandovi al vostro Cristianesimo integrale ?».—-Ben
poco, e, staremmo per dire, niente ! ecco là risposta.
Ma che avete fatto voialtri di più ?
La conclnsione è che voi e noi ed ogni altro cristiano abbiamo un urgente bisogno di ridestarci finalmente e di por mano alla nostra opera d'amore.
E' venuto il tempo di farci socialisti ?
No ! E’ venuto il tempo di farci cristiani !
(1) Si pensi al marchésino Ruffo ohe si è ucciso a
Roma, ventenne !
Il D’Annütóio, ToteccMd e il sènso dello spazio
Notevolissimo l’articolo che Antonino Anile (per
cui proviamo tanta affettuosa simpatia) ha testé pubblicato nel domale d'Italia intitolandolo « Il nostro orecchio e la teoria del nuovo senso dello spazio
di von Cyon ».
Gabriele D’Annunzio, scendendo da l’aeroplano,
proferì una delle sue solite frasi da oracolo : « La
facoltà speciale dell’eqnilibrio risiède nell’organo dell’udito ».
Ebbene Antonino Anile prende il « vate sacro »
graziosamente in giro, e mostra con bel garbo che
l’idea apparentemente sibillina non è del D’Annunzio (come non era sua l’idea del superuomo);
ma questa nuova idea del D’Annunzio, che ha fatto
chiasso, non è che la riproduzione di quella del von
Cyon ; il quale ha cercato di dimostrare che l’orecchio non serve solo a percepire i suoni, ma serve
anche a percepire lo spazio. Nell’orecchio sarebbe
il senso dell’udito e dello spazio e quindi deil’eqnilibrio.
Al D’Annunzio l’Anile sembra dire e dice del
resto con fine e delicata ironia : » Lei si occupi di
poesia, poiché la vena non accenna a inaridirsi ; ma
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f
LA LUCE
lasci ai competenti le « questioni scientifiche e filosofiche, dove ben altre virtù occorrono
Gli sta bene ! Tanto più^ che l’idea del Cyon, coipiata dal D’Annunzio, è' inesatta o per lo meno incertissima, come bellamente dimostra con dati sperimentali l’Anile. Non è punto provato che neU’orecchio risieda il senso dello spazio ! E l’Anile introduce nel suo articolo bellissime riflessioni da spiritualista convinto e illuminato.
'Sentite queste parole :
« Prevale oggi nelle scienze biologiche un indidirizzo, direi cosi, metafisico (avrò occasione di riparlare di questa nuova metafisica), per cui si ama
generalizzare ed alla disciplina delle lunghe pazienti
ricerche si ribellano coloro cui preme arrivar presto.
E’ possibile cosi far della fisiologia umana a base
di scarsissime e deficienti cognizioni anatomiche, e
scrivere dei. libri di psicologia riducendo la cognizione del nostro sistema nervoso al semplicismo
comune dell’ .« arco riflesso ». Ben altro ci vorjebbe per parlare dell’uomo e della vita 1 ».
'E sentite quest’altre specialmente :
« La preoccupazione di circoscrivere le funzioni
-del nostro spirito in territorii ben limitati, a cui
si accede per ciascuno dei sensi che noi conosciamo,
risponde certo ai bisogni schematici delle nostre
scienze esatte e può anche avere un valore peda..gogico. Ma nulla di più.
Noi erriamo nell’attribuirè ai singoli congegni fisici dei nostri apparecchi periferici- di senso le facoltà speciali della nostra anima, la quale arde e
flammeggia, meno per i suoi rapporti eoi mondo este^
riore, quanto per le energie intime che possiede, a cui
la nostra esperienza non arriva. Se il senso della vista
può darci percezioni sonore, quello delDudito percezioni visive e quello del tatto, sparso per la nostra
cute, può raccogliere le une e le altre, bisogna pur
confessare che ben poco rimane degli schemi eleganti che facciamo per catalogare le nostre varie
sensorialità.
I nostri sensi sono più al di dentro . degli apparecchi terminali, dove anatomicamente; sogliamo collocarli, sono, cioè, nella nostra anima, che sente attraverso tutto l'involucro del nostro corpo. Ricordate le parole della cieca e sorda Elena Keller
€ Mi sembra talvolta che tutte le mie fibre siano
occhi aperti a percepire l’immensa moltitudine dei
commovimenti di questo mare di vita nel quale siamo
immersi? ».
Questo è spiritualismo; e questo è spiritualismo
con fondamento sperimentale più solido che non sia
quello del morente materialismo.
M CHIESn E LB SaCRa SCRinURS
Conferai» del prof. Blinioi Opf.
(Coni, e fine Vedi N. precedente).
Ho chiesto come mai, supponendo che Dio abbia
voluto dare al mondo una rivelazione del carattere
sopra descritto, questa si sarebbe potuto conservare
senza un’autorevole scrittura. Ma, voi dite, c’ è la
tradizione orale primitiva. Io l’accetto, rispondo,
e convengo che nei primi periodi della rivelazione,
la tradizione ha cooperato non poco a trasmetterla
ed a conservarla. Ma nessuno negherà che la tradizione, quale trasmettitrice della rivelazione è uno
strumento molto imperfetto da non fidarvisl ciecamente. Infatti non appena la rivelazione si diparte
dagli uomini ispirati o dai testimoni primitivi, e si
sparge pel mondo, essa diventa la proprietà din omini imperfettamente informati o poco scrupolosi,
quindi viene a partecipare di tutte le debolezze ed
imperfezioni loro. Per conseguenza si corrompe, riceve delle aggiunte non autorizzate, perde la sua
freschezza e vitalità e spesso corre rischio di perire
del tutto. Contro questo pericolo c’è un solo rimedio :
mettere in iscritto la divina rivelazione non appena
essa corre sischio di deteriorarsi.
Ed essa infatti fu consegnata allo scritto da uomini autorevoli. Scripta manent, lo scritto resta.
Questo scritto è la Bibbia, cioè il ricordo della rivelazione divina, data agli uomini da Dio in età succe^ive per mezzo di profeti, di apostoli, o di altre
persone che vivono nel circolo della rivelazione stessa
e ne posseggono in grado eminente lo Spirito. A
questi nomini anche fu confidato il carico di consegnare allo scritto la rivelazione divina quale venne
trasmessa nei suoi periodi primitivi per mezzo di
tradizione non scritta, 'l’ntto questo è la Bibbia.
Questa affermazione evidentemente non ci spiega se
la Bibbia sia ispirata o no o fino a quel grado ; se
essa narri il vero e solo il vero anche nelle più
minute particolarità ; quésto non è inchiuso nella
mia affermazione !
Vi è un supposto tuttavia ed è questo, che se il
ricordo biblico deve servire allo scopo per il quale
fu dettato esso deve contenere la rivelazione puramente e fedelmente senza distorsioni, pervertimenti,
0 falsificazioni e la deve aver preservata nella sua
pienezza e purità.
Ora può ottenersi tutto ciò senza una speciale ispirazione di Dio ? Se altri mi mostra essere la cosa
possibile, gliene sarò grato.
Ma accaddero le cose veramente come voi dite ? riprenderà alcuno. Rispondo facendo appello alla Bibbia
stessa che contiene la rivelazione. La rivelazione,
10 affermo, è là, chiara, sicura, testificante sè medesima, organica, irrefragabile. Il suo contenuto, cioè
11 fatto fondamentale del Cristianesimo, garantisce
per sè stesso la fedeltà del ricordo che lo contiene.
Si applichi ora quanto ho detto fin qui al Cristo
e al suo Vangelo. Gl’ipercritici sono arrivati al punto
d’asserire che l’immagine di Gesù Cristo ne’ quattro
Vangeli ben potrebbe essere la creazione di romanzieri del primo e del secondo secolo ; che non solamente sarebbero inventati di sana pianta le principali circostanze della sua vita, ma persino i suoi
detti e le sue parabole. Gli sarebbero stati messi in
bocca da una generazione posteriore di cristiani. La
Chiesa, in breve, la-Chiesa senza nessun Cristo reale
e soprannaturale che la sosténessé'," creò il Cristo^ noh
il Cristo la Chiesa. Può una mente ragionevole sostenere questo paradosso ? Ardisco asserire di no.
La figura divina unica del Cristo nei Vangeli non
è e non potè essere una invenzione umana. Solo il
Cristo poteva pronunciare parole tanto sapienti, tanto
veraci, tanto superiori ai concetti ordinari del genere um^no, e cotanto piene di meravigliosa originalità. Ci vien detto di voltarci dalle Scritture al
Cristo. Questa richiesta mi ricorda il fatto di un
artista che dipinse sulla propria tela una tenda con
tanta verità e rassomiglianza che un amico lo pregò
di tirare la tenda perchè potesse vedere il quadro
che quella nascondeva. L’artista gli spiegò che la
pittura, il quadro era la tenda. Del pari, quando mi
si dice di lasciare la Bibbia e di andare al Cristo,
10 domando : Che cosa so io del Cristo, fuori del
Vangelo ? E quando essi insistono nella loro domanda
e soggiungono : « Bene, e come sapete voi che i Vangeli vi diano una pittura verace del Cristo ? » io
rispondo : la pittura, il quadro stesso è la mia garanzia. L’ uomo non avrebbe mai potuto inventare
una simile pittura, l’uomo non avrebbe mai potuto
vestire l’idea del Cristo con simili fatti storici, tratti
morali, e parole divine. L’imagine che io contemplo
nei Vangeli mi garantisce la veracità del ricordo
che me la contiene. Il Vangelo mi rivela il Cristo..
11 Cristo mi garantisce il Vangelo!
Nè qui è tutto. Potrei continuare a chiedere che
cosa saprebbe la Chiesa, senza la Bibbia, della sua
fondazione, delle sue leggi, della sua dottrina ; ma
non è necessario. A questa domanda si risponde
assai meglio osservando dove va a finire la Chiesa,
quando questa abbandona la Scrittura. La tendenza
odierna è contro la teologia. Secondo me, una Chiesa
senza dottrina, che nulla sa della propria fede, e
non ha coraggio di dichiarare ciò che crede rispetto
alle verità fondamentali della rivelazione cristiana,
è una corda di sabbia, e presto cesserà d’essere una
Chiesa. Lo stesso deve dirsi della missione della
Chiesa verso il mondo. Se la tromba dà un suono
incerto, chi si preparerà alla battaglia ?
Finalmente v’è un’ altra considerazione a farsi :
la edificazione personale del cristiano. La Scrittura
ci è stata data da Dio, « affinchè l’uomo di Dio sia
compiuto, appieno fornito per ogni buona opera ».
Questa è la funzione ossia rnfficio che ha da compiere la Sacra Scrittura divinamente ispirata da Dio.
Ma, se essa non è tale, potrà mai validamente adempire al suo ufficio?
Questo, dunque, è il punto di vista dal quale dobbiamo mirare la Sacra Scrittura e il mezzo onde possiamo ritornarla in quell’onore, nella Chiesa, che le
compete. La fede nella rivelazione di Dio, contenuta
nella Scrittura e attestata da lei in mille modi, ecco
il punto di partenza per studiare con profitto la
Sacra Scrittura, per intenderla, per capirpe i fini
misteriosi, e per difenderla dagli attacchi dei suoi
nemici 1 Questa fede non tocca la questione degli
autori umani della Bibbia e lascia libera la discussione intorno alla relazione dei vari libri biblici fra
loro : ma ci assicura di una cosa importantissima,,
che, cioè, la Sacra Scrittura fu scritta dallo Spirito Santo per insegnarci in una maniera infallibile
la volontà di Dio concernente la nostra eterna salute, per mezzo della fede in Gesù Cristo, Suo Figliuolo, e nostro comune Signore.
(Versione dell’ex Padre Bartoli).
profili di riformati italiani
Bartolomeo Bonzio
Nacque a Venezia, e giovanissimo entrò fra i Minoriti. Predicatore famoso venne fin dal 15-29 (aveva
allora circa 27 anni) in sospetto quale eretico, perchè i suoi discorsi erano pervasi da uno spirito eminentemente evangelico. Ma l’accusa di eretico non
fu potuta allora dimostrare. Tuttavia, benché spiato
e sospettato, sopratutto, dal Caraffa, pronto sempre
a colpire, il Fonzio riusci ancora a farsi incaricare
di una missione speciale in Germania, dove cercò di
stabilire una unione dei partiti religiosi, e fu in corrispondenza con Bucero, nella quale si dimostra pur
sempre cattolico. Ma avvenne di lui quello che già
era accaduto di altri, cioè che la discussione della
Riforma lo conducesse a simpatizzare per essa.
Rimase ancora in Germania invece di rimpatriare
come ne aveva desiderio, visitando Norimberga e
Augusta, nella quale ultima città attese di nuovo a
comporre i partiti che la tenevano divisa. Ritornato
in Italia si mostrò abilissimo nel non incappare nella
rete che i suoi avversari gli avevano tesa. Vagò
qua e là sempre inquieto e incerto sul da farsi, finché si stabili, sotto finto nome, a Cittadella, dove
fece il maestro di scuola. Ma essendo .stato assunto
alla tiara nel 1555 il Caraffa, col nome di Paolo IV,
le denunzie di eresie con le relative condanne si
rifecero frequenti. Non potè sfuggire questa volta
il Fonzio che dal novello papa era sempre stato perseguitato. Difatti venne arrestato nella stessa sua
scuola il 27 Maggio 1558, e tradotto a Venezia.
Avendo opposto un reciso rifiuto aU’intimazione fattagli di abiurare, fu condannato ad essere degradato,
strangolato e soffocato nel suo carcere, e quindi arso
fra le due colonne di S. Marco. Questa barbara sentenza fece rimanere perplesso il Fonzio che ritornò
a parlare di abiura, ma poi si fece animo e affrontò
serenamente la morte. Però la sentenza venne modificata nel modo usato, e il Fonzio fu fatto annegare occulte et segrete. Era l’anno 1562.
Envieo ^eyniei«
flvvi^o importante
A comineiare da quest’oggi, tutto
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aU’indirizzo di prima (Via Magenta 18,
Roma).
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PJvQIME PI 5T0RIJV
fOassacro dei Valdejl della Val Loaijc
I Valdesi di Val Luisa eransi trincerati nella
Salma Chapeliue, in quella remota regione delFAla
fredda, sui fianchi del nevoso Pelvoux, dove già
altre volte avevan trovato un sicuro riparo nell’alpestre natura dei luoghi. Ma la loro risoluzione non
ehhe questa volta un esito favorevole.
II 12 aprile 1488, dopo la messa e la henedizione
delle bandiere, La Palud sali all’assalto con una sessantina di soldati e coi cattolici della valle. Fortissima era là posizione dei rifugiati in una profonda
caverna, riparata da un’enorme roccia strapiombante
e dominante una ripidissima salita, ascendendo la
quale i crociati erano ributtati, con gravi perdite,
dai pezzi di roccia, appositamente preparati dai Vaidesi, e che vennero chiamati la loro artiglieria.
Quattro ore durò la lotta accanita finché La Palud,
visto inutile ogni tentativo da quella parte, raccomandò di sorvegliare esattissimamente tutte le vie di
uscita e partì promettendo di tornare due giorni dopo
con scale, corde e congegni bellici.
Però, senza neanche aspettarne il ritorno, 1 indomani, domenica, ventotto cattolici della valle ascescero risolutamente sulla cresta dominante la Palma,
donde calandosi con una corda lunga 135 metri, apparvero inaspettati all’imboccatura della caverna ove
si diedero a fare scempio di quanti venivano loro
incontro, uomini e donne, mentre altri, preferendo
una pronta morte a quegli strazi, si precipitavano
dall’alto e morivano sfracellati.
Di tutta questa popolazione sopravvissero solo otto
0 nove nomini, tre vecchie e due bambini.
Alcune famiglie eransi ritirate in altre caverne ;
ma benché sopravvivessero a quei tempi calamitosi, incontrarono nei convalligiani cattolici un accanimento tale (certo non disinteressato) che nessun
Valdese potè mai riprender piede in quella valle,
neanche dopo che la Riforma ebbe chiamate alla
fede evangelica varie famiglie in-tutto il bacino della
Duranza. , '
Anche dalla Val Luisa alcune famiglie trovarono
un rifugio in mezzo ai loro fratelli del Piemonte.
GioV. Jalla
La Dottrina Cristiana splegita al popolo
Il Ministero celeste del Cristo.
Intercessione ed Immanenza.
D. _ Voi parlaste dell’attività del Cristo glorioso.
Dite ora : quale è attualmente la funzione che egli
compie ?
R. — Il Cristo glorificato compie la funzione sacerdotale. Come afferma l’autore dell’Epistola agli Ebrei,
il sacerdozio di Cristo è un sacerdozio perpetuo.
B. _ Quali sono i due aspetti sotto i quali a noi
si presenta il ministero celeste di Gesù ?
E. — I due aspetti del ministero celeste di Gesù
Cristo sono : l’intercessione e l’immanenza.
B, — Che cosa è l’intercessione ?
R. — E’ un rapporto del Cristo glorificato con Dio
Padre.
D. — Che cosa è l’immanenza ?
E. — Un rapporto del Cristo glorificato col mondo.
Il ministero celeste, ossia l’opera sacerdotale del Cristo
glorificato è l’insieme dei rapporti viventi ed attivi che
il Cristo glorioso ha da un lato con Dio, dall’altro col
mondo.
D. — Lumeggiate ora quel rapporto del Cristo gloTÌ080 COfl Dio cHB COStituisCB ViìltBTCBSSiOflB*
E — Cristo presenta a Dio il suo sacrificio a favor
nostro (Ebr. IX, 12-24). Sulla base di questo sacrificio,
egli agisce come avvocato nostro presso il Padre (1*
Giov. II, 1; Giov. XVII, 24; XIV, 16; Ebr. VII, 25).
Egli presenta a Dio, e per mezzo dei suoi meriti rende
accettevoli le persone e il servizio del suo popolo (1“
Pietr. 4-5; Ef. I, 6; Ebr. IV, 14,16). Questa è l’inter-,
cessione.
D. — Che significa il dire che Cristo presenta il
suo sacrificio a Dio in favore nostro., eoe. ?
R. — Significa questo : a) Il sacrificio che egli presenta a Dio è la sua vita sacrata al bene per il bene
cioè a Dio. E non soltanto la sua vita storica, della
cui consacrazione a Dio è punto cnl minante e misura la
morte di Croce, ma eziandio la sua attuale vita soprastorica di cui è base la morte di Croce. Brevemente; il sacrificio che offre è la consa,crazioneaDio dell’intera e complessa sua vita nella fase storica culminante nella Croce
e nella fase sopra-storica sviluppatasi dalla Croce, à) Il
modo com’egli presenta a Dio siffatto sacrificio consiste
nel dono di sè a Dio ; dono fatto con la mente consapevole, col cuore amante in maniera obiettiva edantiegoistica, con la volontà padrona di sè; dono — alB-esi — non teorico, ma pratico, cioè attuato nelle vie
dell’azione, e) Siffatta offerta di un tale sacrificio riesce
a nostro vantaggio perchè, essendo noi uniti al Cristo
per la fede personale e vivente, per l’azione di Cristo
è cominciato e va divenendo in noi, da Cristo, il ristabilimento dell’immagine di Dio. NeU'offerta che Cristo fa
di sè al Padre è dunque compre.sa, come elemento costitutivo, l’offerta dell’azione che egli esercita attualmente sulle anime, azione che costituisce agli occhi di
Dio una garanzia del completo ristabilimento dell’immagine sua nelle anime stesse. Per questo ristabilimento che è già reale, sebbene ‘ ancora in divenire,
I Iddio vede in questa umanità novella, di cui Cristo è
il capo, un’umanità riconciliata, cioè una umanità che
più non oppone col suo assoggettamento alla padronanza del peccato un limite alla pratica effusione dell’amore divino sopra di lei.
Tale è la filosofia dell’intercessione.
D. —- In che consiste V « immanenza » che è l’altro
aspetto del ministero celeste del Cristo ?
R. — L’immanenza è : fl) La presenza del Cristo glorificato nel credente per restaurarvi l’immagine di Dio ;
« non più io vivo, ma Cristo vive in me ». V) La presenza del Cristo glorificato nella vita della Chiesa, dalla
quale presenza — osserva Martensen -- deriva particolarmente quella potenza misteriosa che agisce sulla
Chiesa raunata per il culto : « dovunque due o tre sono
raunatì nel mio cuore, quivi sono io nel mezzo di loro ».
c) La presenza del Cristo glorificato neU’umanità — di
qua e di là dalla tomba — per penetrarla poco a poco
(nella misura in cui l’umanità risponderà con atti di
libertà e di coscienza all’azione di lui) delle sue sante
influenze, d) La'presenza del Cristo glorificato nel mondo
dei corpi e della natura per esercitare su di esso (nella
misura della sua ricettività progressiva) un’influenza
crescente che un giorno, nella finale consumazione,
manifesterà completamente il glorioso corpo di Cristo
nella trasfigurazione del mondo,.nella spiritualizzazione
della materia ; « è piaciuto al Padre che tutta la pienezza abiti in lui ; ed avendo fatta la pace per il sangue
della Croce di esso, riconciliarsi per mezzo di lui tutte
le cose, cosi quelle che sono sopra la terra come quelle
che sono nei cieli » (Col. I, 19 20).
D. — Per questo suo ministero sacerdotale d’intercessione e d’immanenza quale è la posizione che occupa il Cristo glorioso?
R. — Egli occupa la posizione di mediatore tra Dio e
il credente, tra Dio e l’umanità, tra Dio e il mondo della
natura.
D. — Riassumete qualche pensiero di Martensen
sul Mediatore.
R. _ Considerate l’uomo. Ei fu collocato alla testa
del creato, cosicché tutte le cose si rapportano a lui
come le parti all’insieme, come i raggi al centro luminoso. L’uomo non è che un anello nell’immensa catena del creato, ma un anello che la riproduce tutta
microcosmicamente e si tiene al di sopra di essa mediatore tra la materia e l’invisibile. Cosi il Cristo rispetto all’umanità. Egli è un membro deU’umanità, ma
che la riproduce tutta intera microcosmicamente, è il
super-uomo che si tiene al disopra di essa, mediatore
tra essa e Dio. Il mediatore tra l’umanità e Dio è mediatore tra tutte le cose e Dio, perché l’umanità non è a
parte all’universo, ma è legata ad esso ed in sè la riassume.
j)_ _ Donde la necessità di unirci a questo media
tore ? Lumeggiate questa necessità con riflessioni
vostre.
R. — La finalità di ciascun di noi non può essere
conseguita individualmente come farnetica l’individualismo ; nè quanto al mezzo, nè quanto al fine, ma può
essere conseguita solo nella comunione deU’nmanità e
del mondo di cui ogni individuo non è che uno dei
centri di coscienza. Ora, l’umanità ha iniziato nel Cristo
il conseguimento della sua finalità. Il Cristo è germe
di vita nuova organicamente congiunto al resto dell’umanità. Dunque la vita nuova del resto dell’nmanità
non potrà essere che la diffusione di quel germe, che
organicamente le appartiene, a tutto il corpo. Congiungersi al Cristo per essere la vita significa per l’indi
viduo unirsi organicamente ad una vita che appartiene
all’umanità ed al mondo, significa attingere dal patrimonio collettivo le forze per la finalità collettiva. Se, invece, pretendete che rindividuo umano arrivi alla sna
finalità divina senza Cristo, voi avrete affermata, con
l’individualismo del mezzo, l’individualismo del fine ;
il che non soltanto è anti-biblico, ma è anti-scientifico
altresì. La filosofia individualista e la negazione della
necessità di aderire al Mediatore Cristo sono gemelle.
La profonda verità della mediazione di Cristo sfolgora
di vivida luce a contatto di una filosofia che riconosca,
con la scienza moderna, la comunione e non la semplice
associazione alla base della umana e della vita cosmica 1
B. _____ Voi avete parlato dei due aspetti del mini
stero del Mediatore che sono l’intercessione e l’immanenza. Dite ora : quale rapporto corre tra queste due
facce dell’opera mediatrice ?
jì, — Nell’intercessione, il Cristo glorioso offre al
Padre — insieme con sè e con l’opera sna — i suoi nei
quali egli opera. Mediante Timmauenza egli si dà a noi
per trasformarci e con ciò ci garantisce il perdono di
Dio e la vita eterna. Ne segue che i due aspetti dell’opera mediatrice sono correlativi. L’intercessione ha
per condizione Timmanenza. Gli è perchè è immanente
in noi, perchè è interiore aU’anima nostra e vi ba incominciata l’opera sua, è per questo — dico — che il
Cristo glorioso può presentarci al Padre. E poiché
l’opera deU’immanenza è una conquista progressiva, crescente, ne segue che progressiva e crescente è anche
l’opera d’intercessione. Quindi tutta l’opera del Mediatore, nel suo duplice rapporto con Dio e cogli nomini
ai quali si rannoda li mondo tutto, è un’opera di progresso e sviluppo continuo.
B. — Che ne deducete, dunque, circa la funzione
regale del Cristo ?
E. — Il Cristo glorioso — « ogni potestà mi è data
in cielo ed in terra » — è il Re. Il Re dice W.
Monod — è il focolare di vita la cui attività estensiva si misura dall’intensità della sua virtù redentrice.
Il Regno, nella fase attuale, si va fabbricando a prezzo
di un prodigioso lavoro. Esso si forma attorno al Re
come il corpo attorno al germe. E’ — aggiungiamo
jioi — una virtualità che diviene. La « potestà » data
al Re, a fin ‘di strappare il creato alla servitù della corruzione, illimitata in potenza, è tuttora limitata in atto.
Ma alla fine essa sarà illimitata anche in atto e quello
sarà il Regno attuato. Si riconoscerà allora — concluderemo Cbn Fallot —l’avvenimento del Regno (U Cristo
da questo :v che nulla farà più ostacolo alla sua azione
santa. Stimolata da essa e cooperante con essa, l’azione
buona dqU’uomo si spiegherà in tutta la sua armonia ;
le potenze cattive saranno vinte. Non vi saranno più
gridi nè lacrime ; non si peccherà più, e non si
morrà più. *•
Come si stma un nemico
Non ho mai avuto nemici e non so se ne avessi
uno come mi sarebbe dato di poterlo amare e di mostrargli il mio amore. Io credo comprendere che l’esercizio di questo dovere cristiano è difficile, ch’esse domanda non solo una intenzione buona, ma ancora e
soprattutto atti talvolta penosi e una perseveranza a
tutta prova.
Lo dimostri questo tratto'della vita del signor Pietro
Miller, pastore in Pensilvania.
Egli eja un cristiano « nel quale non vi era frode
alcuna », avrebbe detto Gesù. Un individuo, ripreso
nella sua coscienza dai sermoni del Miller, invece di
correggersi, imitò i farisei di Gerusalemme. Incominciò
ad odiare il pastore come i Giudei odiavano Stefano.
Non mancava nessuna occasione di calunniare Miller,
di augurargli mille disgrazie tantoché quell’uomo era
chiamato correntemente il nemico di Miller.
Il sollevamento degli Stati Uniti contro l’Inghilterra
scoppiò ; l’uomo fu arruolato, ma, cattivo soldato, traditore del suo paese, egli fu condannato alla pena di
morte.
La nuova giunse in Pensilvania, si corse ad annunziarla al pastore affinchè se ne rallegrasse. Questi, senza
indugio, lasciò il suo villagio e prese la direzione di
Filadelfia.
— Ove va egli? mormoravasi.
— Egli va ad assistere al supplizio del suo nemico, rispondevano coloro che dicevano essere i meglio informati.
Pietro Miller camminò lungo tempo, tutta una giornata, e. quando fu al termine del sno viaggio, si fece
introdurre presso Washington, allora generalissimo delI l’esercito americano.
4
LA LUCE
—• Vengo a domandare la grazia di qnest’uomo, disse
egli a Washington.
— Impossibile! Egli è un gran colpevole! Ogni preghiera è inutile, la grazia del vòstro atìiièó non vi sarà
Ó^Oncessa.
— Mio amico? Ma non ho sulla terra più gran nemico di costui !
Il generale guardò a lungo il pastore, vide i suoi
piedi coperti di polvere, poi esclamò :
— Come ! voi avete fatto sessanta miglia per salvare
la vita del vostro nemico?..
Assentimento.
— Oh I allora vi concedo la sua grazia. *
Firmata la preziosa carta, Pietro .Miller corse per
gìpngere in tempo al campo ove doveva aver luogo la
esecuzione. Era incirca a cinquanta iniglia da Filadelfia.
Quando il pastore si avvicinò, egli udì un rulilo di
tamburo. — Giungerò io in tempo? disse fra sè.
Egli attraversò con difficoltà le file dei soldati e arrivò al centro i^so del campo. Il palo era piantato,
il nemico Milìèr a metà svestito, era guardato da
soldati. Egli vide il pastore e con riso forzato sciamò :
— To’! ecco il vecchio Pietro Miller! egli ha invero
molto camminato per vedermi morire !
Il pastore, spossato dì stanchezza, singhiozzante per
la commozione, porse al suo nemico attonito il decreto
liberatore.
<Versìone di G. Engon) B. Arboasset
/lOST/l A 5. /IMSEinO
Tutti ricordano come due anni fa scoppiasse in seno
al clero aostano uno scandalo che gli recava un grave
smacco. Non volendosi rassegnare a veder diminuire la
loro autorità e per riaversi del discredito patito di fronte
alla popolazione, i nostri preti escogitarono-un mezzo
atto a rialzare il proprio prestigio : si fecero gli iniziatori delle solenni onoranze da tributarsi a S. Anseimo,
cui Aosta si gloria di aver dato i natali e di cui ricorreva appunto quest’anno l’ottavo centenario della morte.
Senza voler disconoscere i meriti di quel dottore della
chiesa, bisogna pur convenire ch’egli fu semplicemente,
come tanti altri dottori del medio evo, uno studioso
delle scienze, teologiche e filosofiche e un ..uomo di
chiesa che cooperò allo sviluppo delTautoriti^ papale di
fronte alle autorità civili. Quindi per giustificare le
solenni e sfarzoso onoranze tributategli ora nel suo
borgo natio ad 800 anni dalla sua morte, faceva d’uopo
esagerare non poco l’importanza dell’ opera sua, tanto
più se teniam conto che Anseimo non recò nessun vantaggio alla sua patria direttamente, avendo egli esercitata una attività, prima in Francia come priore d’un
convento, poi in Inghilterra come arcivescovo di Cantorbery.
Ma tant’è, il clero aveva bisogno del suo nome per
raggiungere il proprio scopo e se ne servi nel fare appello al sentimento religioso ed al sentimento patriottico Valdostano, senza escludere il concorso della specnlazione utilitaria. Le autorità civili e religiose hanno,
in conseguenza, ideato un vasto programma di fede che
fu svolto con grande apparato e pompa magna. Conviene notare che per maggiore certezza di riuscita
ebbero cura di non fissare la data ditali festeggiamenti
al mese d’aprile che è il mese della morte del loro
santo, ma di prorogarla, invece, prudentemente al principio di settembre per farla coincidere con due solennità che di solito rivestono grande importanza agli occhi
del mondo papistico : la festa del patrono della valle,
S. Grato, che si celebra il 7 settembre e qnello.dell’lmmacolata Concezione che cade nelgiorno seguente. Inoltre
s’era indetto per questa occasione il congresso Mariano.
Dal 2 al 9 settembre abbiamo dunque avuto unmo ‘
vimento insolito per le vie d’Aosta imbandierate ed
inghirlandate per la circostanza. Una statua di bronzo
è stata eretta a S. Anseimo davanti al gran Seminario
coi relativi discorsi inaugurali, preceduti e seguiti da
sfarzose dimostrazioni, messe solenni e processioni, luminarie e fuochi artificiali. A dare maggior rilievo a
queste feste erano accorsi una quindicina di vescovi
ed arcivescovi, fra i quali Mons. Bourm primate d’Inghilterra, e il cardinale Richelmy, legato papale, che
fu solennemente ricevuto dalle autorità alla stazione
col suono della marcia reale.
Non dimentichiamo di aggiungere che il degno epilego di questi trionfi clericali fu l’incoronamento di due
potenti madonne poste alle estremità della beata valla
d’Aosta, quali sue pretettrici : c Notre Dame de Guérisou » di Courmayeur e c Notre Dame de la Garde »
di Perloz. Con 1 autorizzazione papale la madonna venne
proclamata ed incoronata Regina della Valle d’Aosta.
Quale ricchezza e quanti invidiabili privilegi hanno
i buoni valdostani e come ne vanno orgogliosi ! Ah,
presto il giorno in cui conoscano èd apprezzino
il Vangelo di Gesù Cristo, in paragone del quale essi
dovranno confermare òhe i loro attuali tesori religiosi
non sono che spazzature !
Angustanns
•7/ XX Settembre a Pederobba
Questo ridente comune, di 7000 anime, situato alle
falde d’un bellissimo monte, che s’innalza a circa 2000
metri, era oggi tutto imbandierato ed in festa per la
ricorrenza del XX Settembre.
Per iniziativa della locale Società Operaia, assistita
da una società, pure locale, di mandolinisti, fu formato
un corteo, assai numeroso, che si portò con delle corone, prima alla tomba dei conti d’ Onigo, nel parco
della villa, e poi in fondo al paese ove una lapide commemorativa reca i nomi dei martiri politici, i fratelli
Stramare, periti l’8 maggio 1848.
Quel fatto d’armi si assomiglia assai a molti episodi
della storia dei Valdesi. Il patriota conte Guglielmo
d’Onigo con alcuni valorosi, postati sulle roccie che a
Pedprobba sovrastailo a picco sulla strada provinciale
che conduce a Belluno e nel Cadore, eqn grossi massi
che fecero rotolare sniresercito invasore, forzarono quest’ultimo a retrocedere. Se non che il nemico, salito più
lungi la montagna alla quale Pederobba è addossata,
si impadronì del paese. Il conte d’Ouigo rinsci a fuggire, abbandonando i suoi beni che furono confiscati, e
riparò a Torino, ove poi conobbe l’Evangelo e lo abbracciò.
Alla commemorazione d’oggi fui invitato dal sindaco,
cav. Sabbione, a parlare, tanto sulla tomba dei conti
d’Onigo, quanto alla lapide commemorativa dei fratelli
Stramare; il che feci volentieri, fra gli applausi di
questa popolazione laboriosa e buona. L’invito fu fatto
inaspettatamente, per cui ho dovuto improvvisare il mio
dire, ma ho creduto di attenermi alla nota puramente
patriottica, non' trascurando però di far risaltare che
con la presa di Roma è stata sancita, per tutta l’Italia,
la libertà di pensiero, di coscienza e di culto.
Queste popolazioni non sono intieramente digiune del
Vangelo, poiché anni sono avevamo qui una stazione
assai florida, portata via poi dall’emigrazione. Talvolta
si odono ancora delle bambine tra le più grandicelle
cantare i nostri inni dell’Arpa Evangelica.
Però questo paese, non distante dal villaggio ove è
nato Pio X, è, come tutto il Veneto, sotto l’imperio
clericale. Ed i preti hanno dei ricreatori, dei teatri a
pagamento e organizzano delle scampagnate, come una,
alcune domeniche fa, a Castelfranco, alla quale prese
parte, guidata dal prete, la gioventù di Pederobba, su
parecchi grandi carri inghirlandati e la fanfara del ricreatorio. Con tutti questi mezzi si tiene la gente avvinta alla Chiesa.
Alla commemorazione di oggi, altre tre persone presero pure la parola, ma nessun accenno ad idee avanzate. Ed il brigadiere dei carabinieri mi diceva chequi
non vi ha un solo socialista !
G. D. Buffa
In una ree,^e festa «niversitariq, a Lipsia ìj Re
Federico Augusto di Sassonia ha pronunciato un diaeopso in cui per difendere gli studenti dall’accusa di
ilM^mperanza ha detto fra l’altro : « Uno studente che
beve ^piamente dello sciroppo di ribes, non è »no
studente »,
Coptro questa affermazione reale il professore austriaco Forel ha creduto di dover insorgere protestando
con le seguenti parole :
« io deploro di vedere un Sovrano, il capo di un
popolo, compiacersi di mettere in ridicolo una delle
riforme sociali di maggiore importanza ed urgenza,
mentre dilaga la deplorevole abitudine delle ubbriacature studentesche. Secondo il Re gli studenti non debbono bere sciroppo, ma della birra e del vino per diventare veri studenti. Io sono stato allevato nella credenza ingenua che uno studente vada apprezzato per
il suo amore allo studio, per la sua intelligenza, per
l’in^pendenza del suo giudizio, e finalmente per la
nobiltà del suo carattere ; secondo le parole del Re
invece si dovrebbe arrivare alla conclusione che è l’assorbimento delle bevande alcooliche che forma le qualità
essenziali di uno studente.
« Il Re certamente non ha pensato tali cose seriamente, ma parecchie migliaia di persone saranno convinte
della sua dichiarazione e ciò è male, molto male ».
(Journal)
Jfdia proisola o nelle Jsole
flel Sinodo
Sanremo, addi 26 Settembre 1909.
Caro Direttore,
Nel resoconto del Sinodo pubblicato nella Luce si
trova una inesattezza là dove è detto chela relazione
su « la posizione ecclesiastica degli evangelisti » è
stata rimandata « a speciale studio ». Oportet stnduisse
et non stadere. La nostra commissione ha studiato per
un anno, e la relazione, magistralmente scritta dall’illustre prof. Bosio, è appunto il risultato di tale studio.
La questione non fu dunque rinviata a speciale studio;
ma, siccome mancava il tempo per discuterla in quella
mattinata del venerdì ripiena di tante altre questioni e
proposte, « venne rimandato al prossimo Sinodo l’esame
della nostra relazione », come si è fatto per quella
suU'emeritazione.
Come membro della Commissione che ha riferito sul
problema degli evangelisti. Le sarò grato se pubblicherà nella nostra Luce questa piccola rettifica.
Suo aff.mo ; Ugo Janni
Qsttania
(F. G.) Domenica sera, 19 settembre, si sono in questa chiesa riaperti i culti serali, sospesi durante i forti
caldi estivi. Il pastore sig. G. Pasulo tenne una conferenza in commemorazione della gloriosa data del
XX settembre, dinanzi ad un numerosissimo uditorio,
che affollava la chiesa. Ricordò l’indescrivibile entu'
siasmo dei romani nell’accogliere le milizie italiane,
entrate per la breccia di Porta Pie. Da quell’entusiasmo
SI sarebbe forse potuto arguire che il papato era spacciato non solo come potere temporale, ma anche come
autorità religiosa. Invece dopo 39 anni vediamo il
clero non meno potente in Italia. L’oratore ne attribuisce la causa da una parte ai propagandisti atei,
ehè fanno un buco nell’acqua, poiché il popolo non
può essere irreligioso, e sempre ritorna al prete, almeno nei momenti più solenni della vita; dall’altra
parte ai cattolici-anticlericali, che vagheggiano l’impossibilità di una religione papale senza clericalismo ;
e qui l’oratore fa una carica a fondo contro i modernisti, dimostrando illogico ed utopistico il loro programma di avere le riforme per opera del papato stesso,
che invece li scomunica e li scomunicherà sempre.
L’Evangelo del Cristo, il Cristianesimo puro, senza
papa e senza clero sarà quello che farà la nuova breccia contro il clericalismo, se il popolo vorrà persuadersi d’accettarlo. Così è stata inaugurata la nuova
càlbpsgna invernale a Catania, e noi preghiamo Iddio
affinchè voglia benedirla e farla fruttare grandemente per l’avanzamento del Suo regno !
Wloridia
(F. O) È un paese distante da Siracusa circa dqe
ore di carrozza. Quivi il clero è in lotta civile. Il partito di un prete ha assalito la casa dell’altro prete, ed
ha appiccato il fuoco all’antiporto. Il popolo, disgustato, ha accolto con entusiasmo gli evangelici. Moltissimi hanno comprato il Nuovo Testamento ed opuscoli di propaganda, e leggono e discutono di religione. Il giorno 13 per opera del pastore Battista sig.
Gaetano Fasulo, visi inaugurò una sala di evangelizzazione. Predicò il pastore Battista a Napoli sig. D.
Schiera, e la folla non potè entrare che in minima
parte nella sala troppo augusta per contenerla.
Noto
(F. G.) Il pastore Gaetano Fasulo ebbe l’ardita idea
di pubblicare la Vera vita di S. Corrado, protettore
della città. Non l’avesse mai fatto ! Il vescovo pubblico un manifesto minacciando i flagelli di Dio se
il popolo non riparava all’onta gettata sul proprio pa
tipno. La società democratica cristiana, la società operaia ed altro fecero altrettanto, tappezzando i muri di ,
avvisi contro gli evangelici ed il loro pastore. Qualche prete predicò dal pergamo che oramai non era
pm tempo di far chiacchiere ma di agire; e il popolino non rimase sordo : si sollevò a tumulto, incendiò la tabella della Chiesa, perseguitò di casa in casa '
gli evangelici ; qualcuno dei quali rimase ferito, e
specialmente attaccò la casa del pastore con una fitta ■
sassaiuola. L’accorrere dei carabinieri (per quanto in
ritardo) impedì che si facesse di peggio. Il giorno 14
si ripetè il tumulto, in occasione della riapertura della .
sala di evangelizzazione : la famiglia del pastore fu a
5
LA LUCE
stento difesa da un cordone di-carabinieri con la sciabola sguainata.
Pare impossibile òhe in una città civile, che vanta
<5innasio, Liceo, Scuola Tecnica, Scuola Normale... si
debbano avverare in pieno secolo XX simili barbarie!
Crediamo però che se le autorità locali avessero avuto
più energia da principio, infatti dolorosi sarebbero
stati scongiurati. Al popolo diciamo: qual è questa
vostra fede in S. Corrado, se non lo ritenete capace
dj punire da sè chi lo insulta, e'bisogna che voi lo
vendichiate ? E che cristianesimo è codesto che insegna la vendetta?.. Ma purtroppo voi siete irresponsabili : la colpa è del prete che vi dirige e vi aizza I
Facilino
(Massetoe Stelaó) In generale, quando il cal^o e lo
scirocco, doiuinanti in questa riviera orientale della
Sicilia, e quando la vendemmia, unica speranza di
miglioramento economico per questa popolazione, costringe i lavoranti ad assentarsi dal paese, gli uditorii
nella nostra chiesa diminuiscono sensibilmente. Ma
non così possiam dire per quest’anno, chè una serie
di eventuali circostanze ha reso veramente eccezionale.
Assentatosi per un mese il ministro locale, per una
missione a Messina, i culti furono tenuti dal signor
Vittorio Trobia, che con l'aiuto del Signore e dei fratelli tutti, potè rispondere con zelo ed amore al suo
delicato dovere. In compenso egli vide sempre ben fretjuentate le sue adunanze.
— Una visita del dottor Ranc^ietti, che già avemmo
per due anni come pastore, attirò in chiesa un gran
numero di amici nostri che con molta attenzione ascoltarono un magnìfico sermone su Patti 16, 34.
La domenica 19 sett., il pastore di Grotte, signor
Moggia, tenne una bella conferenza dal titolo : « Gesù
solo ed unico Maestro di verità » ; dopo la quale prese
anche la parola il signor Corsani di Vittoria, che c’intrattenne della fede e delle opere in attinenza con la
salvezza dell’anima.
— Il lunedì successivo, avemmo due adunanze. La
mattina, dopo il rito civile, la celebrazione del matrimonio tra il signor Gerolamo Moggia e la signorina
Luigina Trobia. Alla funzione, che riuècì commoventissima, presiedette il nostro ministro locale signor
Vincenzo Trobia ; dopo di che, salì sul pulpito il sig.
Corsani, il quale ricordò con belle parole i doveri re-ciproci degli sposi ed augurò loro una lunga felicità
ed un proficuo e benedetto lavoro nel gran campo
del Signore.
La sera poi, per commemorare degnamente la gran
giornata della breccia di Porta Pia,' il signor Corsani
tenne un’eccellente conferenza, trattando dell’importanza di tale avvenimento, auspicandone un altro che
deve prodursi nel cuore di tutti gli italiani. Poi successivamente presero la parola: il signor Vitt. Trobia,
che stimmatizzò l’opera della politica alleata col clericalismo, e fece auguri per un avvenire migliore ; il
signor Moggia, che disse non doversi considerare come
cosa compiuta la vittoria del XX settembre: sarà compiuta solo allorquando si avrà conqnistatq e distrutto
la cittadella del papismo; il signor Vincenzo'Trobia,
ringraziati i precedenti oratori, raccomandò alle nostre
preghiere i nostri pubblici gpvernanti, i qpaJi abbmognano dell’aiuto da Alto specialmente in questi tristissimi tempi di crisi sociale, per etti passa Tltaljtf.
In complesso, un bel risveglio estivo nejUis Chiesa
di Pachino, che ha accolti in certe radnnanze fino a
160 uditori.
Firenze
Oi si informa che la signora Cecilia Comandi ha
ceduto il posto al sig. Avv. darlo Padelletti nella direzione del benemerito Istituto fondato dal sempre
rimpianto suo consorte, il Dr. Giuseppe Comandi, L’Istituto, più fiorente che mai, ora ha sede in Via del
Giuggiolo N. 6. "
Genova
(A. C.) — Anche quest’anno, per invito dell’A. C.
d. G. di Genova, si tenne a Coronata, ridente luogo
del Val Polcevera, un culto all’aperto.
Modesta colazione, qualche passatempo familiare, e
up lieto ritorno giù per il colle, cantando inni.
La sera, conferenza del sig. Albanasich — gentilmente annunziata dai giornali cittadini ■— a commemorazione della gloriosa data del XX Settembre.
Torrepellioe
Nella recente seduta, tenuta qui, il Comitato d’evangelizzazione completò le deliberazioni prese circa ai
traslochi di pastori ed evangelisti, nel modo seguente :
sig. Luigi Marauda da Genova a Torino ; cav. P. Longo
da Torino a Nizza ; sig. B. Revel da Milano a Como ;
sig. G. Silva da Como a Verona; sig. G. Messina da
Verona a Bari; sig. P. Mariani da Bari a Taranto;
Prof. L. Vulicevic da Taranto a Trapani ; Prof. G.
Banchetti a Corato ; sig. K Tron a Riesi ; sig. C. Jallà
a Messina.
— Gli esami di promozione e di ammissione
Ginnasio-Liceo sono incominciati il primo ottobre.
al
Foxaaretto
Il sig. B. Léger, neomoderatore, ha assunto il
nuovo posto di pastore, col primo corrente.
suo
5ati(( Pianpte
FACOLTÀ DI TKOLOGIA
La Facoltà si riapre, a’ termini del Regolamento^
il 12 di ottobre ; col qual giorno incomincia la Sessione
autunnale d’esami. Gli studenti, che intendono presentarsi a questa Sessione, debbono far pervenire la
loro domanda al Decano^ della^ Facoltà, Prof. E. Bosio
DD., Via Serragli, 51, Firenze, non più tardi dell’ll
ottobre.
Il Programma per l’anno Accademico 1909-10 è il
seguente :
Teologia esegetica : Prof. F. Bosio D.D.
1. Introduzione all’A. T. — I libri poetici. — Storia del
Canone, del testo e delle versioni.
2. Esegesi dell’A. T. — Salmi scelti.
3. Introduzione al N. T. — Epistola agli Ebrei, Epi
stole cattoliche. — Apocalisse. — Storia del Canone
del N. T.
4. Esegesi del N. T. — Le prime epistole dì S. Paolo.
Teologia sistematica: Prof. O. Lussi D.D.
Primo semestre :
1. Dogmatica: Cristologia.
2. Etica cristiana: Parte teorica.
3. Teologia biblica del N. T. Insegnamento di Gesù
nel Vangelo ioannico.
Secondo semestre :
1. Dogmatica: Teologia speciale.
2. Etica cristiana: parte pratica.
3. Teologia biblica del N. T. Insegnamento apostolico
primitivo.
Teologia storica: Prof. G. Rostagno.
1. Storia ecclesiastica: Periodo antico. Dalle origini
all’Editto di Milano.
2. Storia della Riforma in Italia : Seconda Parte.
3. Teologia pastorale (Teorìa del Ministerio evangelico).
Scienze sociali : Prof. G. Salvadori.
1. Economia politica.
2. Questioni sociali.
Inglese: Prof, R. H. Tuttle. Musica e armonio: Signora A. Umicini.
Firenze, Palazzo Salviati, 28 Sett. 1909.
Per il Consìglio : Q. Luzzi, Segretario.
Scuola Maestri Evangelisti “ Matteo Procliet „
La Scuola Maestri Evangelisti riprende i suoi corsi
il 12 ottobre.
I Maestri, che desiderino esservi iscrìtti, debbono
presentare regolare domanda al Presidente del Comitato di Evangelizzazione, sig, Arturo Muston, Via
Nazionale, 107, Roma. Il Direttore
G. Iiuzzi.
per una sola lira
Il prezzo del libro NUOVA
AURORA, tradotto dal prof.
Enrico Rivoire, è stato ribas^
sato a una sola lira. Raccomandiamo questo bel volume
ai Lettori.
Evangélico ««ì
_ riera, attualmente occupato presso primaria Ditta Commerciale in Napoli, desidera lasciare
questa città per qualunque altra del Settentrionale,
pireferibil mente della Toscana. — Rivolgersi al sig.
Gaio Gay, Pastore della Chiesa'Valdèse, Via Scarlatti
N. 201, Vomere (Napoli).
Giovedì scorso, 30 settembre, alle 16, è stato celebrato nella Cappella Evangelica di Campo Verano il
servizio funebre della Signora
Emilia. James Wall;
la quale per 47 anni lavorò instancabilmente per il
Signore in Roma e provincia.
Ai desolati Congiunti vadano le nostre più profonde
condoglianze.
Quardaocio attorno
^Ì^Qt^relle e Spigolature)
Il sig, R. L. ci manda una confutazione della pretesa scoperta dì quel tale collaboratore del « Jewish
World » circa alla lunghezza degli anni di cui si parla
nell’Antico. Testamento. Non possono essere stati nè
di 1 mese nè di 5; infatti, prima del diluvio. Iddio
ridusse la media della vita umana a 120 anni, ohe
non potevan esser mesi ! L’arca si fermò sull’Ararat
il giorno 17’ del settimo mese, e il primo giorno del
decimo mesc le acque, abbassatesi, lasciarono allo scoperto la sDipmìtà dei monti. E il sig. D. L. aggiunge
altre opppjjtuae citazioni.
Sta bene! Ma noi non gitteremo la pietra contro il
collaboratore del. Jewish World ., forse amante della
Parola di Dip quanto noi. Se lò facessimo, saremmo
fanatici ; ora il fanatismo è più antibìblico della teoria
di quel tale collaboratore; che del resto non si deve
giudicare prima di conoscere su che egli si tondi nei
suoi calcoli.
I sociab^ti tedeschi, adunati a congresso in Lipsia,
discussero come non saprebbero fare i nostri poveri
socialisti italiani — ieri schiavi del prete, oggi schiavi
di tre 0 quattro atei — la quistione religiosa ed accolsero con « prolungati applausi » il discorso di Ankamp, che i giornali quotidiani riassunsero così :
— Migliaia di socialisti nei nostri distretti minerari
frequentano assiduamente la chiesa. È perchè noi oi
siamo astenuti dall’agitazione antireligiosa, che abbiamo potuto con successo abbattere la propaganda
nel Centro. Noi ci siamo oggi posti nel campo economico : cià fa la nostra forza. Sarebbe imprudenza
senza eguale ostacolare la nostra azione con una misura di tal genere (cibò se si approvasse la mozione
del delegato di Breslavia che raccomandava ai socialisti « di uscire da la chiesa nazionale, sia protestante,
sia cattolica »). . »
Come gl solito, il Corriere mette in burletta i protestanti d’America e d’Inghilterra che trasformerebbero le chièse in teatri. Esagerazione marchiana da
far ridere non solo i polli, ma le oche, che son meno
intelligenti dei polli. E il pio Corriere non pensa ohe
\& sua Chiesa è teatro coreografico da secoli, nella
messa, ne|ìe funzioni, nelle processióni ! '*
E il medesimo Corriere riferisce — senza aver l’aria
di scandalizzarsi — quest’altra notizia, atta a disgradare tutte le possibili (ipotetiche o no) stramberie di
alcuni protestanti.
Sentii con che impassibile serietà il pio volteriano
riferisca la simpatica notizia, che pure apre ,innanzi
alla fantasia... commossa una visione di cerimonie tegspese, di lusso, di spreco e di superstizionq.
« Attualmente trovansi in corso, presso la Congregazione deli Riti, ben 321 causa di inizio di processi dii
beatificazioni e canonizzazioni. Queste 321 cause sono
così divise, in quanto alla regione : Africa 5, America
del Nord 10, America del Sud 13, Asia 10, Oceania 2
Europa 281. Le 281 di Europa sono divise nei seguenti
paesi : Inghilterra 1, BJalta 3, Austria 4, Ungheria 1,
Dalmazia 1, Belgio 7, Costantinopoli 1, Francia e C(>
Ionie 68, Germania 2, Svizzera 3, Irlanda 2, Spagn^a
20, Olanda 1, Portogallo 6, Colonie 4, Italia 155.
Hi queste 155 dell’Italia, 37 appartengono all’Italia
settentrionale, 57 all’Italia media, 49 all’Italia meridion^e, 9 alla Sicilia, 3 alla Sardegna.
Delle iÈl cause in corso, 24 sono per ottenne Ig
canonizzazione o santificazione, frale quali due riguardano’ martiri. Tutte le altre, ossia 297, sono per
la beatificazione. ’
In quanto all’època dell’inizio delle cause, 2 sono
del secolo XIV, 3 del secolo XV, 12 del XVI, 73 del
XVII, 74 del XVIII, 156 del XIX, e 1 del XX. Quest’ ultima è quella della serva di Dio Valentina Pasquay francescana, morta nel 1695 e della quale si
stanno rivedendo gli scritti ».
E come si mostra compunto il pio Corriere in cospetto della conferenza su . Lourdes svelata » tenuta
a Milano dall’on. Podrecca ; e con che precisione di
giorni e di ore annunzia nelle sue colonne clericomoderate la cerimonia riparatrice (che ha già avuto luogo
nella chiesa di S. Fedele!)
Veramente in un successivo numero il Corriere
nota che alla Chiesa di Si Fedele, trasformata in luogo
di comizio, si è fatto perdere . il carattere sacro, pef
tramutarla in una sala di meeting », Ma dunque ?
Perchè il Corriere non cerca di convertire a idge
più... serie la Chiesa del suo cuore, prima di andare
a pigliarsela con fatti più o meno autentici, e spora*
6
6
dici in ogni modo, che sono più americanate c
tro, come quello citato più su, e come quell’alt n
il Corriere registra con cura amorevole di quelli
del West Dewbury, negli Stati Uniti, che sotto il
di « futuri santi » attendevano — se dobbiam
dere al corrispondente da Nuova York del Co;
stesso — la fine del mondo per 11 23 settembre
he al'oiche
setta
nome
o orerriere
9
Intanto i preti di Russi (Ravenna) protestano
la deliberazione del Consiglio comunale, che
poneva di « disciplinare il suono delle campane'
scretamente seccante infatti, specie quando
capo!
SI
ijontro
pro, dinoie il
Il conte Guoli e qualche altro, a proposito
viazione, hanno rievocato le leggende medieval
a Simon Mago.
Vecchiumi I
dell’ ai circa
OLTRE LE ALPI E I fldRl ,3
Svizzera
Emilio Favre, direttore d’una casa dì pena s
scrive nel Semenr Vundois un articolo « L ale
e il delitto », in cui dice ; « Du’esperienza pe
di più di quindici anni come direttore di card
consente d’affermare che, nel nostro cantone, il
numero di reati hanno avuto per primo impulso
delle bevande alcoolìche e la frequentazione d
verna ».
Francia
vizzera,
;iiolismo
ìrsonale
eri mi
aggior
l’ahuso
^la ta
m;
Frii
un
dell’
Cai
— Il più vecchio pastore evangelico dì
Alfonso Cadier, nato il 16 marzo 1816. Ve n’è
(Luca Pulsford) che ha qualche mese meno di
— Si invitano le varie chiese evangeliche
a pregare per i coscritti.
‘ — A Parigi, nel prossimo inverno, si avrà
vegno, come quello di Chexhres.
— Il museo di Cluny ha ricevuto in dono
sura di capacità di bronzo recante le armi
raglio di Còligny e la data 1572, che è pur que
notte di S. Bartolomeo, in cui peri il glorioso
raglio.
Germania
Oltre alla notissima Società Gustava Attolfo,*'
società si occupa delle Chiese cristiane eva
disseminate all’ estero, e si chiama « GottesF
(cassa di Dio)
Belgio
E. Doumergue, celebre biografo di Calvino, B
Vaché direttore del « Petit Blen » di Brn
Chaineux l’insigne archeologo « il francese che
meglio la storia del vestiario » si accordano
che il ritratto conservato nel museo di Dou^i
essere quello di Idelette de Bure moglie di
Il ritratto è almeno del 1565, forse po
mentre Idelette mori nel 1549.
— Heus ha testé pubblicata la sua « Stoiji
lare illustrata dell’inquisizione di Spagna ».
Inghilterra
(A r.). Il pastore Ingham ha intrappreso n
giro missionario, attraverso la Siberia, la Cina,
pone, le Indie e l’Asia Minore. Egli spera esse
rusalemme per la Pasqua.
— (a. r). E’ morto il celebre propugnatore d
paranza, pastore D. Bnrns, dottore in teologia,
anni predicò, ogni anno, un sermone su la teni
Il padre di lui aveva fatto altrettanto, durant
t’anni.
— Il generale Booth, dell’esercito della
perduto un occhio, in una recente operazione
gica mal riuscita.
— Si continua settimana per settimana la
cazione di sermoni inediti del celebre defunp
H. Spurgeon : si è arrivati a 3157 sermoni, s
Vie Nomelie ; e rimangono ancora manoscritl:
annii Le copie vendute fin qui sommerebber
milioni I
Australia
,ncia è
altro
lui.
¡’rancesi
un Con
(A. C.) — I giornali australiani dànno ra
notizie intorno alla missione di Chapman e A
Il € Southern Cross » dice che fino ad ora n
australiana nessun evento ha suscitato una
attenzione. Dovunque gli evangelisti hanno
folle enormi. l'pastori locali hanno cooperato
l’anima a render facile l’opera loro.
Moltissime ammissioni di nuovi membri s()no state
LA LUCE
na miàmmila della
Ammi
utfaltra
.iigeliche
asten »
Oghaertsselle e
conosce
negare
possa
vino,
àteriore ;
a popo
I lungo
il Giapre a Gelila temper 59
peranza.
e sessan
’ezza, ha
chirnr
fatte dalle varie chiese, ed i pastori hanno acquistato
nuova forza e nuovo coraggio.
Il Dr. Chapman ha dichiarato che, secondò lui,l’Australia è matura per un vero e proprio risveglio, purché
le si presenti sempre nel modo più semplice diretto e
personale, senza disquisizioni filosofiche o critiche, Cristo
come Salvatore e Signore.
Isole Marchesi
Si annunzia la conversione di tutta una tribù (cattolica romana) aU’Evangelismo per opera della semplice
lettura del Vangelo, senza intervento di missionari
cristiani evangelici.
Manciuria
{a. r.). Il dott. Brauder, medico missionario nella Manciufia, dopo la guerra Cinese ricevette dall’Imperatore
la decorazione del 31“ ordine del Doppio Dragone. Una
nuova onorificenza, dall’Imperatore del Giappone, per
preziosi servizi resi in occasione della guerra russogiapponese, gli venne consegnata in questi giorni a
Londra dal ministro del Giappone.
...L’arte della conversazione è un mezzo di miglioramento morale. Gran parte della vita consumiamo in colloqui, da noi abbandonati al caso, eppure ne potremmo ricavare non poca istruzione.
Essendo la conversazione il consorzio dello spirito
e del cuore, quante grandi cose noi possiamo svelare, quante grandi cose raccogliere ! Quante occasioni da stringere i vincoli che ci uniscono agli altri uomini, e scoprire i mezzi per secondarli ! Il
talento di conversare è importantissimo nelle presenti condizioni sociali. Molti investigarono questa
potenza per vanità ed ambizione ; quanto gran vantaggio potremmo ricavarne per la verità e la virtù ?
Esistono anime generose,, le quali compresero tutti
i privilegi derivanti da tale arte e si valsero della
parola come mezzo di grandi conquiste morali. Semplici sempre e sincere, quelle anime rischiarano, allettano per la forza della propria convinzione e per
l’ascendente del sentimento che le ispira ; presso di
loro ci sentiamo migliori, perchè ci chiamano a parte
della propria vita. Al fuoco loro i nostri cuori si
riscaldano e si avvivano ; sopra la terra esercitano
un dolce apostolato insensibile, ma fecondo e continuo ; gli aftetti che si conciliano, si confondono col
culto del bene ; la favella nella bocca loro è messaggio che annunzia i benefici della virtù. Inoltre,
in mancanza del talento di conversare, esiste quello
di ascoltare, il quale può, non solo contribuire meglio al nostro perfezionamento,, ma fornirci altri
mezzi di essere utili agli altri uomini.
Ugo Nucci
pubbliio Carlo
i^condo la
i per IO
0 a 100
rito cristiano che solo può toccare il cuore degli uditori e convertirli ; e le anime pie possono, leggendoli
nelle loro case, ritrarre una grande edificazione ed insieme
un grande incoraggiamento per il servizio del Signore ».
E’ un libro che non deve mancare in una casa cristiana. A. M.
Biografie evangeliche.
La benemerita Tipografia Claudiana ha cominciato a
pubblicare una collezione di Biografie evangeliche coi
ritratti, che senza dubbio riuscirà oltre che di soddisfazione comune per l’eleganza dei volumetti e per la.
modicità del prezzo (cent. 30 la copia), anche di universale edificazione. Diamo un applauso alla felice iniziativa.
Il primo volumetto contiene i cenni biografici di Ira
D. Sankey il cantore di Moody. Mentre Moody predicava, Saukey cantava il Vangelo, e per lui la musica
diveniva un mezzo potente per convertire molte anime
al Signore. Le poche pagine ci dànno anche qualche
idea del meraviglioso spirito di apostolato che liberamente si esplica in America e in Inghilterra ; ciò che
a noi italiani gioverebbe meditare sovente.
Il secondo volumetto é compilato dal sig. Paolo Longo.
— Cenni biografici di Ernesto Naville che in gran
parte sono già noti ai lettori de « La Luce ». Però l’autore li ha riveduti adattandoli a forma di opuscolo.
R. 1«.
IN SÀLA DI DKTnrURA
llegranti
lexander.
e Ila storia
¿osi viv*
attirato
con tutta
Sermoni di Neftali André-Viollier tradotti dal francese da Carmen Silva. — Lire 2.
La B. Tipogiafia cav. N. Giannetta di Catania ha
stampato questi sermoni in un bel volumetto di 180
pagine e con ciò ha procurato ai cristiani d’Italia un
vero tesoro di religione e di pietà virilmente evangelica. Siamo grati all’esimia traduttrice perché ha compiuto l’opera sua con tale abbondanza di spirito e di
entusiasmo da costringere il lettore a leggere questi
sermoni religiosi con quel desiderio e quella perseveranza che, purtroppo, generalmente non si usa più se
non njlle letture frivole o pericolose.
Sono 11 sermoni. — Le armi di Dio. - Anima mia
benedici il Signore ! — L’indebolimento della pietà —
Il ricordo della risurrezione di Gesù Cristo — La riabilitazione di Pietro —La morte e la vita — Sono io
che consolo — Il pèrdono delle offese — La felicità
del cristiano — La parabola dell’ uomo ricco — Saggezza e follia — Scegliere fra essi il migliore è inutile, sono tutti pregni di spirito evangelico sentito e
vissuto; sono fatti a base di una fine psicologia che
costringe i lettori ad applicare solo a sé stessi le molte
verità che l’autore predica. Riportiamo la prefazione
della traduttrice, c Questi sermoni sono molto conosciuti ed apprezzati dovunque si parla francese. Si trova
in essi un tale sentimento dì vera pietà, per cui i predicatori possono non solo ritrarre dei pen.sieri belli,
istruttivi ed edificanti, ma altresì attingere quello spi
Dal Chiosco alla Libreria
Fede e Vita, Anno I, N. 5,— Oxford iS. M). — Impressioni di Oxford (N. Manetti). — La Federazione Mondiale S. C. (s. m.) — Giovanni Calvino (G. Lazzi) —
Giorgio Tyrrell (G. Lazzi) — Rassegna della stampa:
Carlo Darwin ; Alessandro Gavazzi ; le conferenze del
prof. Lazzi a Napoli — Fra libri e Riviste. — Qael
che si dice di « Fede e Vita », eoe.
«
* *
L’Avanguardia, Anno II, N. 4. — Articoli di Mario
Falchi, Enrico Rivoire, Gius. Banchetti ; e del direttore G. E. Melile.
f «
•
Collezione Avanguardia, N. 5. — Lodovico Paschetto:
« Il nostro ideale e il nostro programma ».— Editrice
L’Avanguardia.
« *
Biografie evangeliche. Cenni biografici dj I. D. Sankey — Firenze, Claudiana.
• •
Biografie evangeliche. Cenni biografici di Ernesto
Naville, compilati da Paolo Longo. Firenze, Tip. Claudiana.
* ^
Sermoni di N. André-Viollier, tradotti da Carmen
Silva.
*
* *
Rassegna Nnmismatiea, diretta da Furio Lenzi, Anno
VI, N. 5
*
Amico di Casa 1910, Tip. Claudiana, cent. 10.
«
* Ut
Teofilo Gay. — Eroine Valdesi, Bozzetti storici. —
Seconda serie coU’Indicé dei 40 Bozzetti delle due serie
— Prezzo 1 lira per le due serie, 0,50 per ogni serie.
Presso l’autore, Luserna S. Giovanni (Torino).
Angelo Peruzzi'
dell’autore.
■ « Il positivismo ». Vecchi ricordi
Del medesimo — Giosuè « Sole fermati » e Galileo
Galilei « E pur si muove ». Roma, Tip. La Speranza,
Via Firenze 38.
UB MOMENTO DI S\?A0O
Errare humanum est, e il nostro caro amico signor
Z. ci scrive confessando francamente d'aver egli pure
errato. Nell’acrostico del numero s., al secondo verso
egli ci prega di sostituire il seguente;
4. Son dea possente che natura imito.
E al verso ventunesimo ci prega pure di sostituire
il verso seguente:
4. Metal son io onde la scienza ha d uopo.
Rimandiamo al prossimo numero la spiegazione del
logogrifo-acrostico, per poter lasciare ai lettori ancora
un poco di tempo.
Intanto ci rallegriamo col signor Asellus Romanus
e col sig. Franco Muston, i quali, non ostante gl’imperdonabili errori del caro sig. Z., sono riusciti a decifrare la frase dell’enigma.
Speriamo di poterli sempre annoverare in avvenire
fra i solutori dei nostri giochi... purché Z. metta giudizio !
Domenico Giocoli, gerente respomahile
Tipografia dell’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma
7
LA LUCE
— Sì, ma non da sola. Vieni colla mamma, colla signora Lincoln o con Miss Florence.
— Va bene: ubbidirò.
Il giovane tornò a guardare l’orologio.
— Presto, presto — disse — va a metterti il cappello perchè è tempo di andare alla stazione.
La ragazza si levò, prese la mano di D. Ottavio ^
lo guardò con due occhi dove splendeva il più bel sorriso di amore.
— D. Ottavio — disse — io parto colla persona, ma
resto vicino a lei coll’anima e col cuore. Quando lei
è triste, sì ricordi che apche la sua Bice a Roma è
triste del pari. La mia vita è oggimaì legata alla sua.
L’amore ci unisce, e...
— Il dolore — conchiuse D. Ottavio. — Ora va,
figlia mia: chè tua madre è già pronta!
Le due signore partirono e il sacerdote fece ritorno
all’albergo. Erano da poco suonate le quindici.
D. Ottavio aveva passato tutta la vita nella purità
più perfetta. Lo studio e i dolori della sua alta intelligenza avevano come assopiti in lui i bisogni della
natura inferiore. La stessa famigliarità colla Bice non
vi aveva recato nessun danno, perchè era abituato da
anni ed anni a considerarla come sua sorella : e poi
egli era di tanto più vecchio di lei! Il suo] amore
quindi per quella bella fanciulla era stato sempre innocente.
Ma dopo tutto quello che era avvenuto fra lui e la
Bice, nelle ultime ventiquattr’ore, esso prendeva una
forma ben diversa. La passione della ragazza per lui,
entrava a poco a poco anche nel suo essere e nella
sua anima. Egli si accorse che montava in su come
una triste marea di fango e minacciava di affogarlo.
Egli entrò nell’albergo tutto scolvolto. Aveva da
scrivere parecchie lettere. Si mise al tavolino, spiegò
la carta, intinse la penna nel calamaio, ma gli fu impossibile di raccogliere i suoi pensieri. L’immagine
della Bice gli stava del continuo viva viva davanti
agli occhi della mente, nè voleva andarsene. Se scriveva, veniva il nome di lei ; se formava un periodo,
questo parlava di amore. Era una specie dì ossessione.
Stanco dell’inutile sforzo, gettò la penna, prese il cappello ed uscì. Fece una lunga pass’eggiatà. ErrS per
un paio d’ore sulla spiaggia del mare, ma la compagnia della Bice non l’abbandonò mai. Sembrava che
non potesse pensare ad altro. Gli era dolce, quel pensiero, gli era caro, delizioso ; ma nello steso tempo, in
fondo all’anima, sentiva una voce interna che lo rimproverava aspramente; ed egli, non abituato a lotte
siffatte, soffriva orrendamente.
Pensò, per distrarsi, di fare una gita,in mare. Noleggiò una barchetta e con un solo barcaiuolo si spinse
fuori del porto. L’aria era tiepida, quasi calda. Il sole,
cadendo al tramonto, gettava sulle onde cerulee degli
sprazzi di luce opalescente, e dei meravigliosi bagliori
d’oro fuso. Una brezza gentile gli sfiorava il volto e
gli molceva la pelle fine, vellutata, quasi di giovinetto
imberbe. Anche la natura, colla voce della primavera,
invitava all’amore. D. Ottavio afferrò il remo, e risoluto di stancarsi, remigò per oltre mezz’ora. Ma, pur
sotto l’ansia faticosa del petto e lo sforzo muscolare
delle braccia, non avezze all’insolita fatica, contemplava colla fantasia, vicina a sè in quella barca la dolce
figura della Bice, il suo sorriso, i suoi occhi luminosi,
le sue guance rosee, le sue labbra vermiglie, il suo
amore per lui e il dolore ond’era in preda per cagion
sua. Egli la vedeva, la contemplava 1 Essa era nella
barca con esso lui I Egii tornò dalla gita scoraggiato,
quasi vinto. — È inutile ! — pensò fra di sè ! Quella
ragazza oggi mi ha stregato 1 Povero me ! Essa mi ha
tolto quel po’ di pace ch’io godevo nell’uomo interiore. Sono addirittura perduto I La prima volta che mi
troverò nella tentazione, cadrò miseramente, come il
Turini, come la maggior parte degli uomini, posti come
me nelle stesse circostanze. Nè la Bice farà resistenza.
La sua passione è irresistibile e l’esempio della madre
la conforta alla colpa. Ma, forse, essa ha ragione : il
fato, il destino, la provvidenza hanno così disposto
della mia vita. Ma, Dio mio, quale sfacelo ! Che caduta da’ miei alti ideali ! È egli possibile che D. Ottavio Sinibaldi finisca così ? Ohe dirà il mondo ? che
dirà mio zio ? che diranno gli amici? E poi, il mio
voto ? la coscienza ? Elio ?
È vero : io sono scomunicato, reietto, condannato al
Landò della Chiesa. Mi hanno tolte tutte le consolazioni della mente e dell’anima : una beila creatura,
folle di amore per me, mi offre la sua vita, il suo
cuore. Se desse fosse per farmi felice, che importerebbero tutte le chiacchiere dell'universo? E pure... e
pura... oh I Dio ! quale tormento !
Ritornando all’al
DI ROMA
Studio <ii sforia e dì pgicolO"
ji9 del Prof, q Bartoli.
bergo, entrò in una chiesa. Questa
era pressoché deserta. Una signora della borghesia,
tutta vestita di nei:o, pregava fervorosamente davanti
all’altare del crocefisso. Un gran Cristo in croce, tutto
insanguinato, pendeva dalla parete di fronte. — Ecco
un’altra anima in duolo ! — disse fra sè .D. Ottavio
guardando la signora. — S’inginòcchiò anch’egli dietro
di lei e alzò la faccia verso il divino trafitto. Gli ultimi sprazzi di luce, entraudo per le ampie vetrate,
illuminavano i morenti occhi di Gesù. Per un istante
D. Ottavio dimenticò la Bice. Gli parve di essere sul
Calvario. Vide gli occhi del Salvatore morire lentamente alla luce d4l giorno. Ánche gli occhi della sua
anima stavano p^r morire alla luce di alti ideali :
morivano, fissi nella terrena sembianza di una fanciulla amata. Tan^o in basso egli stava per cadere !
A questo pensiero, D. Ottavio provò un brivido, una
grande stretta al cuore, una specie di subitaneo terrore. — Ah ! non permettetelo. Signore — gridò il
prete — non permettetelo ! Dio mio aiutatemi ! — Non
fu solo un gemito del suo cuore questa preghiera :
dessa eruppe fuori in un sospiro doloroso, in un suono
fievole, come di corda d’arpa spezzata dal vento di un
uragano. La signora, udendo quel gemito, si voltò e
scorse il sacerdote. Gli occhi di lei erano velati di lagrime, e s’incontrarono con quelli di D. Ottavio. A
quell’incontro, il prete abbassò i suoi e diede in uno
scroscio di pianto.
— Oh! Dio! anche lei soff re. Reverendo —• sciamò
la signora tutta impietosita. s
— Sì, soffro e molto. Ma anch’ella piange.
— Piango ai piedi di Gesù la morte del mio povero
marito.
— Ed io piango la morte della mia anima.
— Come? perchè? —ripigliò la signora, sempre più
commiserando.
— Non mi chiedr di più ! Non si accosti a me ! Non
mi baci là mano ! Sono un prete scomunicato 1
A queste parolé, la signora si ritrasse inorridita,
come se avesse scoperto un rettilo velenoso. D. Ottavio si levò su, diede un ruggito doloroso e usci
fuggendo dalla chiesa. L’agitazione gli aveva quasi
tolto il senno. ' ''
I camerieri dell’albergo avevano cominciato a volergli bene. Era Così buono, così cortese e soprattutto
così generoso!
Quando lo videro rientrare con una faccia da spau
rito, ne ebbero pietà.
— Che cos’ha, D. Ottavio, questa sera? Si sente
forse male?
— Sì, sono ammalato.
— Possiamo aiutarla in qualche cosa?
— No! la mia malattia è senza rimedio.
— Di che cosa soffre ella mai ?
— Ho male al ¡cuore.
— Povero molisignore !
D. Ottavio ringraziò, e, togliendosi alla loro compassione, si ridusse alla propria stanza.
Egli era assai jiaroo nel mangiare e nel bere. Di vino,
poi, ne beveva poco o niente. Questo, specie se generoso, gli dava facilmente alla testa e gli produceva
una sonnolenza ber lui noiosissima. Quella sera, D. Ottavio pensò di mangiare e di bere un po’ più del solito, e ciò a finé di chiamare sopra di sè un sonno
rapido, profondo e riparatore. Aveva tanto bisogno di
pace e di riposo morale !
Dopo cena, fece una passeggiata per la città, poscia
tornato all’albergo, si ritirò nella sua camera. Ivi lesse
il giornale, pregò alquanto, quindi, sperando in un
tjndò a letto. Ma, deposta la testa sulprincipio di sopore che l’aveva colto
il giornale sparì come per incanto, e
pronto sonno,
l’origliere, quel
mentre leggeva
il giovane si trovò in balìa della sua fervida fantasia.
Il vino, nonché dargli il sonno e con esso l’oblio dei
suoi pensieri, lo eccitò vieppiù maggiormente.
D. Ottavio si vergognava di sè e tentava di discorrere colla sua passione ; ma questa era più forte di
lui: aveva soprattutto maggior logica ed era più attraente. Egli cercava di sostenersi col ridursi alla
mente la santa legge di Dio, il non moechaberis della
ScrRtura ; ma la voce serpentina della passione subito
ribatteva :
— Ecchè ? Che c’entra il comandamento biblico ?
Dio con quelle parole vieta l’adulterio, non proibisce
un. legittimo aiaore. Tu sei iibero e la Bice anche. Poi
il celibato è una cosa innaturale, una schiavitù, una
tirannia imposta da alcuni fanatici ad una immensa
classe di persone, in nome di un Dio che vuole
l’amore, che hs stabilito l’amore, come la gran legge
dell’universo. Dio vuole l’amore. Sarà cattivo, dun
que quello che Dio ha stabilito come legge universale della vita ? Non mi dire che l’amore, per essere
legittimo, deve essere conforme alle leggi, e che nel
tuo caso vi sono leggi che lo vietano. Chi ha fatto
queste leggi? L’uomo, la società, la superstizione, l’ignoranza, il caso, gli usi, la barbarie. E tutto questo renderà schiava la tua mente, ti ruberà la tua libertà ?
E in ossequio a chi farai tu questo enorme, questo
sovrano sacrificio ? Per una Chiesa che ti perseguita,
che ti isola, che ti scomunica, che ti toglie, quanto S
da sè, tutte le consolazioni della terra e del cielo?
Perchè non ti ribelli? Perchè non levi alta la voce?
Perchè non ti rivendichi solennemente in libertà? Poi,
è inutile: presto o tardi cadrai ! Anche tu sei uomo,
nè puoi evitare lo scoglio dove s’infrange la navicella
umana ! Quando il poeta Orazio disse : Naturam expelles turca, tamen usque recurret, non fece che interpretare il consenso universale della umanità.
Così parlava la tentazione !
A queste suggestioni, D. Ottavio resisteva, ma assai
debolmente. Stava per cadere, stava per perire. Di
tanto in tanto gemeva dal profondo dell’anima a Dìo :
ma anche Dio gli si era nascosto. Non vedeva ohe la
Bice, non aveva dinanzi gli occhi che lei e lei sola.
Oh ! che notte infernale ! Il cielo della sua anima era
corso da nubi grosse, nere e tempestose ! 11 suo cuore
brancolava nel buio. Il povero giovane sofferse quella
notte dolori d’inferno. Egli urlava dal profondo della
sua anima : Oh ! Dio ! Non permettete che io perisca !
Non voglio offendervi! Voglio esservi fedele ! Voglio
spendere tutta la mia vita nel vostro servizio. Sì, lo
voglio ! lo voglio !
D. Ottavio, quasi fuori di sè per l’agitazione infernale che pativa, si rizzò a sedere sul letto. Guardò intorno nel buio, come cercando un’àncora di salvezza.
Si ricordò che certi Santi, in tentazioni simili, avevano dato di mano allo catene, ai flagelli, altri si erano
gettati nell’acqua gelida, altri fra le fiamme. Egli non
poteva appigliarsi a nessuno di questi mezzi violenti.
Ma non poteva più durare nel suo letto.. Gli venne
un’idea. Si levò, si mise ginocchioni in mezzo alla camera, aperse le braccia in forma di croce, e sforzan:dosi^ di.’ravvivare in sè la fede nella presenza di Dio,
cominciò a recitai a bassa voce, con sentimento e lentamente, il salmo Miserere.
« Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua grande
misericordia! Scancella la mia colpa! Lavami dalle
mie iniquità, e fammi mondo dal mio peccato ! Io confesso le mie colpe, e il mio pecbato mi sta sempre dinanzi agli occhi 1 Contro te, contro te solo io peccai,
e feci il male davanti agli occhi tuoi. lu verità tu
sei giusto quando parli contro di me, e puro nei tuoi
giudizii! Ma abbi pietà di me, o Dio, perchè io fui
partorito nella colpa, e nel peccato mia madre mi concepì. Oh tu. Signore, aspergimi dell’acqua dell’espiazione ed io sarò mondo ! lavami ed io biancheggerò
più della neve ! Fammi sentire ilarità e gioia, e le
mie ossa che il peccato ha pestate, esulteranno ! Vela
il tuo viso soipra i miei peccati, e scancella tutte le
mie iniquità ! Crea in me un cuore puro, o Dio, e
rinnovami in petto un cuor saldo. Deh ! rendimi il
gaudio dalla salvezza, ed io sarò forte spirito di Re. Si :
ai malvagi insegnerò tue vie, e per mio mezzo a te i
peccatori si volgeranno ! Abbi pietà di me, o Dio, seco.ndo la tua grande misericordia ! ».
Finivano di erompere gli ultimi versetti del salmo
dall’anima esulcerata dì D. Ottazio, quando la camera
vicina alla sua di subito s’illuminò. Vide la luce elettrica penetrare fino a lui dal piccolo foro della serratura e dallo spiraglio dell’uscio dì comunicazione.
Erano arrivati dei forestieri. Sentì una voce di donna.
Parlava tedesco. Tornò a ripetere il Miserere e a pregare con sempre maggiore intensità. Quella preghiera
gli faceva bene I
A nn certo punto, colse distintamente le parole dei
forestieri.
Una mamma parlava evidentemente col sno bambino.
La voce argentina di quest’ultimo arrivava fino
a lui.
Poi tacquero.
Vi fu un breve silenzio. Quindi udì un canto sommesso a due : ia voce dolco, grave della signora ; la
sottile del bambino.
Cantavano V Abendliedchen, il cantico della sera,
prima dì concedere le membra al sonno.
Don Ottavio non pensò più ad altro. Genuflesso in
mezzo alla camera, si pose ad ascoltare.
(27)
{Contintia).
8
8
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