1
LA Mmì NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO DMSiSOCI AZIONE
(J domicilio)
Torino, per un anno L. 0,00 | L.7,00
— per sei mesi » 4,00 1 » 4,50
Per le provincie e l’estero franco sino
ai conlìni, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, » S,20
A)r,9sjo'jre; (ié èv xyxirn
SeiJneodo la icrità nella carila
Efes. IV. (5.
L’UiTicio della BUONA NOVELLA è in
Torino, presso la libreria Evangelica
di GIACOMO BIAVA, viaCarlo Alberto,
dirimpetto al Caffè Dilel.
Le associazioni si ricevono in Torino allo
stesso UfTieio.
Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla libreria Biava.
1 Confessori di G. G. nel secolo XVl. 111. Nicola Sartorio I. — Studii storici
« sul purgatorio I. —Missioni evangeliche. —Felicità sulla terra. — Notizie religiose, — Cronachetta politica.
! CONFESSOUI DI (ì. C. IN ITALIA NEI SECOLO XVl
IVicola Sartorio.
IH.
Quaranta giorni dopo la sanguinosa
tragedia del Varaglia, un’altra cillà
del Piemonte fu teatro di piìi orrendo
spettacolo: un giovane d’anni ventisei
dannato a perir nelle Damme! —Eppure le sue mani non erano macchiate
d'alcun delitto j non aveva congiurato
conlro il principe, nè tradito la sua
patria; adorava Iddio come nei primi
tempi del Crislianesimo .... ecco la
gran colpa per cui doveva bruciar vivo
sul rogo ! Nè i crudeli inquisitori eb
bero pielà della sua giovinezza; la
fama ch’egli godea d’onesto cittadino,
r indole sua dolce e pacifica , i suoi
illibati costumi non valsero a toccare
quegli uòmini fatti di bronzo, sotto
l’impero def fanatismo religioso onde
erano acciecMi,
Nici^a-^lorio ebbe nascimento in
Chieri, ciltà deU’alta Italia, che sorge
in fertile pianura non l«ngl dalla me-
2
tropoli del ducato sabaudo. Giovanetto
tu educato a Losanna; ed ivi per qualche tempo tenne soggiorno. Tornava
in patria; ma pria di giungervi, fatale
necessità lo trascinava in Aosta che
esser dovea la tomba delle sue ceneri.
Era il fine di febbraio 1557; e i
clericali celebravano la quaresima con
ampio corredo di riti e liturgie desunte dagli usi pagani^ rili e liturgie
del tutto ignoti ed anzi in odio ai cristiani dei primi tre secoli; come quelle
che appagando i sensi, annullano o
scemano di gran lunga il culto dello
spirito. Circolavano allora nel volgo
credulo e superstizioso alcune favole
predicate da un ministro cattolico sulla
passione del Cristo; ma il giovane Sartorio non potè udirle senza manifestare
un senlimento di orrore, ed impugnolle
pubblicamente siccome sciocche superstizioni ed artificiose menzogne. Codesto fatto gli attirò la collera dei clericali e fu cagione d’ogni sua sciagura.
Egli era in colloquio con parecchi
amici, quando un uomo sconosciuto
gli si fece d’appresso, e con belle maniere 8 cortese linguaggio, volle ad
ogni costo provocario a una disputa
sulle prediche da Sartorio tanto biasimate. Quest’ultimo, non s’accorgendo per nulla della rete che lo sconosciuto gli tendeva, e mosso dal desiderio di convincerlo con argomenti
ed esempii desunti dalle Sacre Scrit
ture, e guadagnarlo forse alla fed®
evangelica, somministrogli incautamente le armi con cui quel traditore
dovea spingerio a perdizione. Infatti
poco dopo le autorità clericali, di cui
l’incognito era segreto emissario, deliberavano di purgare la ciltà di codesto giovane sospetto d’ eresia. Fu
egli avvertito del pericolo ond’era minacciato ; forse avrebbe potuto sfuggirlo abbandonando Aosta subito e di
furto; ma sia che esagerate credesse
le voci che sul suo conto si spargevano, sia che dispregiasse il pericolo,
non seppe avvalersi del prudente consiglio. Di che meravigliati i suoi amici,
con ragioni e preghiere l’obbligarono
a fuggire, uè di ciò paghi, fino a tre
leghe gli tennero compagnia. Ma non
era più tempo: i clericali istruiti della
fuga di Sartorio, spedirono immantinenti i loro satelliti, e costoro correndo per vie diverse lo raggiunsero
alle falde del gran San Bernardo, e
avvinto fra catene il ricondussero in
Aosta. Dall’arresto al supplizio trascorse brevissimo tempo; il processo
fu compilato con la massima celerità,
senza però trascurare nessuna di quelle
barbare misure per istrappare all’accusato una ritrattazione. Lusinghe,
terrori e fame e torture d’ogni genere,
tutto sofferse con rara fermezza. Si
venne alla prova della corda; ma il
sergente ricusò di eseguire 1’ ordine
3
dei crudeli inquisitori ; e in di lui vece
il potestà, il procuratore fiscale ed un
canonico vollero assumere l’infame
ufficio di torturare colle proprie mani
Tinfelice.
Frattanto i più cospicui abitatori di
Berna sollecitavano il loro governo a
reclamare il giovane prigioniero, cui,
abbenchè piemontese d’origine, dovea ritenersi qual cittadino di quella
repubblica. Ma le autorità d’Aosta, di
ciò consapevoli, nè trovando mezzo di
farlo abiurare, nei primi di maggio
1557 lo gettaron vivo nelle fiamme.
STCDiI STORICI SUL PURGATORIO
I.
li purgatorio è una invenzione de’ preti: così dicono coloro i quali, ignari della
storia , vogliono farla da saccenti e decidere magistralmente su tutte le quistioni.
No, lo diciamo altamente, ii purgatorio
non è stato inventato dai preti, ma è più
antico di essi. Da questa noslra chiara
enunciazione,cbe ci prolesliamo farla con
lutta serietà ognuno può conoscere che
noi in questi noslri studii slorici non intendiamo per nulla di attaccare la dottrina del purgatorio in quanto al domma;
noi non mettiamo neppure in questione
la sua esistenza; noi non ci vogliamo per
nulla occupare del domma, ma solo vogliamo seguire la storia di questa doltrina
nella sua origine, e nelle sue fasi. Noi
invero non crediamo al purgatorio; ma
zion perciò vogliamo attaccare le creden« altrui. Ci protestiamo dunque per ogni
buon eliello di non volere entrare per
nulla nella discussione teologica, e mollo
meno nell’atlacco del domma, ma limitare i noslri studii sull’innocente terreno
islorico.
Quattrocento anni circa innanzi la venuta di GèsùCristo la dottrina di un purgatorio fu formolata per la prima volta
da Platone filosofo pagano. Eusebio vescovo e storico nella sua Preparaziom
evangelica libro xi cap. ult., ci ha conservato il sunto della dottrina di Platone intorno al purgatorio; sunto che egli dice
aver tratto dalle opere di quel gran filosofo, e specialmcnle dal libro Dell’anima.
Platone divideva in tre classi le anime
dopo la morte; le une appartenevano a
coloro che nella loro vita si erano esercitati nelle virtù; e quelle erano immediatamente dopo la morte ricevute nell’eliso,
cioè nelle dimore celesti: le allre avevano appartenuto ai callivi, ai sacrileghi,
ai micidiali, ed erano immedialamenle
mandate ai supplizii eterni. La terza classe
era formata delle anime di coloro i quali
nè erano stati completamente cattivi da
essere condannate alle pene eterne, nè
così buoni da meritare gli elisi; ma che
avevano però commessi dei peccati che,
come dice Platone, potevano essere guariti: coleste anime erano dal filosofo condannate ad un fuoco temporaneo ove esse
soffrivano per più o meno tempo fino a
che fossero interamente purgate dai loro
peccati. Per quelle anime i pagani pregavano ed offerivano sacrificii onde ottenere
che esse fossero presto assolute dalle loro
pene.
Quesira dottrina che noi abbiamo detto
essere stata formolata da Piatone, non
era però di sua invenzione : egli la for-
4
molò, la ridusse a teologia, ma esisteva
prima di lui. Cosi noi leggiamo nel lib. vi
delTEneide di Virgilio che l’anima di Palinuro pregava Enea a sollevarla dalle
sue pene ; e la Sibilla risponde che sarebbe stalo pacificalo il suo spirito per mezzo
di solenni sacrificii che sarebbero ofTerli
per essa. Nel sesto libro dell’Eneide vi è
una completa descrizione del purgatorio;
e quello cbe è notevole si è cbe essa coincide perfettamente colla descrizione che
fa del purgatorio papa Gregorio I, detto
il grande, in guisa che sembra che questo papa abbia letteralmente copiato il
poeta pagano, descrivendoci, siccome lo
fa Virgilio, le anime ehe purgano i loro
peccati alcune nel fuoco,altre nelle acque,
allre nell’aria ecc.
Dai pagani una tale dottrina passò ai
giudei, non già come domma, ma come
pregiudizio, ovvero come imitazione del
paganesimo al quale quella nazione era
così inclinata. Abbiamo dello che tale dottrina non passò ai giudei come domma ;
infatti essa non si trova mai nelle scritture canoniche dell’anlico Testamento. Ma
quando la religione giudaica era in decadenza, quando la profezia era cessata; un
secolo e mezzo circa prima della venuta
di Gesù Cristo, noi troviamo l’unico esempio di un sacrifìcio offerto per i morii, se
dobbiamo credere all’autore del secondo
libro dei Maccabei. Diciamo, se dobbiamo
credere a quell’autore, imperciocché Giuseppe lo storico ebreo, il quale nelle sue
Áníic/iüá giudaiche ba parlato nei più minuti dettagli di tulle le azioni dei Maccabei, non parla nè della collelta, nè del
sacrificio pei morti come ne è parlalo nel
secondo libro dei Maccabei. Però quello
che vi è da osservare per riguardo ai giu
dei si è cbe l’aulore del secondo libro dei
Maccabei è l’unico fra gli autori giudei
che parli di sacritìcii offerti per i morti ;
e non si ha memoria alcuna che tali sacrificii sieno stali realmente offerti, e nessuno scrittore ebreo ne ha parlalo.
Verso l'anno 145 dell’era volgare comparve un libro di visioni intitolato il Pastore sotto il nome di un tale Erma, o
Ermete : e siccome s. Paolo nel capo xvi
della letlera ai Romani saluta fra gli altri
un Ermeie, si volle credere che un tal libro fosse scritto da codesto cristiano di
Roma ; e ciò tanto più, percbè lo scrittoredi quel libro si diceva conlemporaneo
ed amico di Clemente romano. Il libro del
Pastore fu in una certa riputazione fino a
che Tertulliano pel primo, poscia molti
vescovi, ed infine papa Gelasio ed il Concilio Romano lo dichiararono apocrifo.
L’autore di quel libro narra cbe essendogli comparsa in sogno una vecchia gli fè
vedere una torre che si fabbricava ; questa torre era la Chiesa. I lavoranti prendevano le pietre, le squadravano, ma
molte di esse dopo di essere state squadrate erano gittate via. Allora Erma domandava alla vecchia cosa significava tal
cosa: Quelle pietre, essa diceva, sono I
peccatori che non fanno parte del la Chiesa. Dunque per essi, riprendeva Erma,
non vi è più luogo a salvezza? Sì, rispondeva la vecchia, ma bisogna che discendano sotterra , e là saranno tormentati ;
e se essi si pentono saranno liberati da
quei tormenti perciocché hanno creduto
alla parola. Ecco il primo monumento sloVico che noi abbiamo del purgatorio fra i
Cristiani ; monumento che ci dimostra un
purgatorio informe, che ha origine un secolo e mezzo dopo Gesù Crislo, che si
5
trova ia una rivelazione di una vecchia,
ed in un libro dai papi stessi dichiarato
apocrifo.
Ma verso l’anno 200 nacque la famosa
scuola .Alessandrina , la prima scuola di
teologia cristiana. S. Clemente di Alessandria ne era il capo. Cotesto Clemente fu il
primo ad applicare la filosofia pagana alla
religione cristiana, e ritrovò per il primo
le famose tradizioni, così dette apostoliche.
Egli scrisse fra le allre un’opera che chiamò Tappezzerie (noi la chiameremmo zibaldone e nel libro vi di quell’opera insegnava che come i sanli del vecchio Testamento si sono salvali per la legge di Musè,
così i paganisi eranosalvali perla filosofia:
quindi dice che Gesù Cristo e gli aposloli
erano siali all’ inferno per predicare il
Vangelo ai pagani non filosofi, affiochè
avessero potuto convertirsi se volevano :
8 nel libro iv di quell’opera insegna che
DOD solo in questa vita, ma anche dopo
la morte si può fare penitenza; imperciocché la misericordia di Dio è perlutlo.
Se vogliamo, qui non si parla chiaramente
di un purgatorio, siccome di un luogo
Beparalo dall’inferno; ma si parla di peccali che possono scontarsi nell’altra vila.
Origene però, successore di Clemente,
fece un passo di più: egli applicò la dottrina di Platone a! Vangelo : e per quello
che riguarda il purgatorio egli ammise la
doltrina di Platone modificandola alquanto in quella parte che credeva non essere
conciliabile col Vangelo. Origene dunque
insegnava che dopo la morte vi erano
molte specie di espiazioni : che non vi era
delitto per grande che fosse cbe non potesse essere espialo neH’altra vita; chela
misericordia di Dio era per tulli, anche
per i deraonii, e che verrebbe un giortw
nel quale non vi sarebbero più peccati da
espiare, e che lutti sarebbero stali in luogo di salvezza. Da questa espiazione di
Origene non era esente veruno; imperciocché essendo tulli peccatori niuno può
entrare nel cielo senza prima essere stato
purificalo od in questa vitao nell’altra, la
questa vita isoli martiri possono espiare,
secondo lui, i proprii peccati ; perciò essi
soli sono esenti dalla espiazione neH’altra,
8 vanno subito in cielo: ma per tutti gli
allri debbono passare per il purgatorio.
Il purgatorio di Origene differiva essenzialmente da quello di Platone, e da
quello dei moderni teologi : 1“ perchè era
per tutli, e non per i piccoli peccatori
come voleva Platone, o per i giusti come
vogliono gli allri: 2'’ dal purgatorio d’Origene non si usciva se non cbe dopo compiuta la espiazione, e le auime non erano
riscattate nè con preghiere, nè con sacrificii, né con danaro. La Chiesa greca respinse la dottrina di Origene come opposla al Vangelo ; s. Gregorio di Nissa la
confutò ; e poscia il Concilio Ecumenico
quinto la condannò.'La Chiesa greca non
ha mai voluto ricevere la doltrina del purgatorio. (Continua).
MISSIONI EVANGELICHE
Isole Fidfi. — Questo arcipelago composto di circa 200 piccole isole è abitato
da 300,000 persone, le quali pochi anni
SODO erano interamenle cannibali ed ora
che il Vangelo è penetrato in quelle isole
per opera dei missionarii protestanti i costumi sono interamente cangiati. Non sono
più cbe quattro o cinque anni dacché il
missioDario evangelico Lawry scrivea poco
6
dopo il suo arrivo lo stato di cannibalismo di quei paesi.
« Non è raro di vedere qui una truppa
di persone occupate tranquillamente a pescare, essere attaccata all’improvviso da
una banda più forte che massacra tutli
quelli cbe può avere. Qui dove ora io scrivo sono state ullimamente sorprese sette
pfTSone ed uccise a colpi mazza ; poscia
gli uccisori misero in pezzi i cadaveri, ed
una truppa di fanciulli imitando i loro
padri si associavano a tali crudeltà. Ciò
accadevi percbè fra tre giorni doveva es¿efvi una gran festa, ed allora si cucinarono quelle carni e furono con grande allegria mangiate. Non reca stupore che gli
slessi fanciulli ai mescolino a simili crudeltà , imperciocché appena nali I loro
parenti gli mettono nella bocca pezzi di
carne umana e glie ne fanuo succhiare il
sangue ».
L’uomo abbandonato alle sue passioni
è peggiore di qualunque fièra. Ecco in
mezzo a quali scene di orrore ed a quali
pericoli vanno a gettarsi i fedeli missionarii del Vangelo per portare a quei barbari la parola divina. La parola di Dio si
mostra possente per rinnovare quei cuori,
e quelli stessi che non sono converliti
sentono non perlanlo l’influenza del Vangelo cheli porla ad abborrire tali barbare
azioni. Eccone un esempio trailo dalla
corrispondenza del missionario Calvert.
« Nella città di Bau giunsero sopra
molle barchette di selvaggi (canots) una
quantità di viaggiatori. 11 giovane capo
dell’ ifeola fece in quella circostanza uccidere una sessantina di maiali. Ma il costume del paese esige che in simili circostanze gli ospiti siano onorati presentando
loro a miiBglaré della carne umana. In sul
principio si contentarono di olTrire il maiale , imperciocché erano ritenuli dal rispetto che avevano per i missionarii che
abitavano la vicina isola di Viwa. Però
una famiglia di Bau essendo riuscita a
comprare i cadaveri di due giovani che
erano stati assassinati, il capo dei pescatori a cui appartiene il dovere di provvedere le vivande ai forestieri, si senti ferito nell’onore. Quest’uomo era in relazione con i missionarii, ed aveva già ricevute alcune islruzioni religiose, per cui
da molte settimane aveva imposto silenzio
al suo cannibalismo; ma allora raunati i
suoi uomini li arringò in tale guisa: <i II
« nostro onore è perduto! chi ci temerà più
« da qui innanzi ? chi ci fesleggierà, im« perciocché non abbiamo portato la carte ne ai nostri ospiti ? Coraggio dunque
« ed all’opera ! Procuriamo di prendere
« qualche nemico ; se non ci riescirà uc« cideremo gli amici, ovvero bisognerà
II strozzare qualcuno fra noi. Ecco altre
« persone che non sono della nostra soie cietà hanno saputo procurarsi della
R carne umana ! Andiamo e coraggio , ci
« abbisognano degli uomini ». Ed eccoli
gettarsi nella barca e guadagnare l’isola
vicina e nascondersi fra i cespugli per
aspettare la preda. Ma da lungo tempo attendevano inutilmente, e già erano decisi
di uccidere il loro prele cbe era con essi,
e che gli avea predetto un felice successo,
quando una truppa di donne accompagnate da un solo uomo si avvicinò alla
riva; allora si slanciano sopra le male
arrivate. L’uomo è immediatamente ucciso e quattordici donne condotte in trionfo a Bau. Allorché approdarono, un immenso e feroce grido di gioia rimbombava airiBlòmo B Buona nuova, gridavano,
7
do! abbiamo carne umana ». La notizia
fu portata immediatamente ai missionarii
di Viwa. Essi non erano in casa, ma vi
erano le loro mogli, le signore Lytb e
Calveret. La carità di Cristo le spinse , e
corsero, senza perder tempo, al luogo
de! macello. All’avviniDarsi sentono le grida di morte di quelle infelici che erano
uccise. Esse credevano di giungere troppo
tardi, ma un cristiano indigeno gridava
loro di afTreltarsi, imperciocché non ancora tutte erano uccise. Esse accorrono,
si presentuno innanzi al capo dei barbari,
e domandano la vita delle prigioniere.
Tanoa (cosi si chiamava quel barbaro) ne
fu turbalo, e malgrado la sua ordinaria
durezza rispose « quelle che sono uccise
sono uccise, ma le altre vivano ». Cinque
di quelle infelici erano ancora in vita, e
furono salvale. Allora le mogli dei missionarii non contente di ciò si presentarono
al capo degli uccisori che trovarono armato di tutte le insegne di sua carica, e
con coraggio veramente cristiano gli indirizzarono i più vivi ed i più forti rimproveri , cd ebbero ii piacere di vederlo vergognare della sua infamia. Molti capi ringraziarono le coraggiose donne per il oro
sforzi ».
I missionarii di Yiwa hanno fatto i più
grandi sforzi affine di ottenere dal princicipe Tui-Viti 1’ abolizione di molti orribili costumi che sono in uso in quei paesi.
11 missionario Calvert per indurlo a ciò
fare lo. invitò" ad andare scco lui a fare visita alla Kemba, quella fra le isole nella
quella quale il Cristianesimo Evangelico
ha fatto maggiori progressi. Il principe
ha ricevuto una profonda impressione dal
rinnovamento che l’Evangelo ba operato
in queir isola. Potremmo avere un’ idea
di un tale rinnovamento da un estratto di
lettera del missionario di la Kemba.
« lo bo la consolazione di potervi dire
che il Vangelo fa rapidi progressi nella
maggior parte delle isole che appartengono a questo distretto. I noslri fratelli e
sorelle che qualche anno fa entrarono in
questo campo di travaglio, sono ammirati
nel vedere quello che vedono. Essi ne
danno gloria a Ilio a cui è dovuta, e dicono , questa cosa vie.ne dal Signore, ed è
ammirabile ai uostri occhi. In luogo della
visla ributtante di uomini e donne quasi
nudi, immersi in tutti gli sregolamenti selvaggi del peccato, noi vediamo ora queste stesse persone decentemente vestite e
composte. 11 cambiamento è così generale
in questo distretto, che se si trova un
idolatra, è come se si trovasse una rarità,
e genera stupore. Gli stessi preti idolatri
invece di invocare i loro idoli frequentano
il nostro culto. Il popolo invece di portare
le ofTerte alle false divinità contribuisce
per il mantenimento degli evangelisli indigeni , e per I’ opera della evangelizzazione al di fuori. Circa ottocento fanciulli
che prima si educavano al cannibalismo
si radunano ogni giorno intorno ai maestri cristiani, che loro insegnano a pregare ed a leggere la Bibbia. Due terzi degli adulti SODO stati ricevuti membri della
Chiesa, ed ogni giorno si accresce il dumero di coloro cbe danno segni maDifesti
di essere giustificali per la fede e rigenerati dallo Spirito Santo. Voi potrete
farvi un’ idea di questo movimeDto se io
vi dico che nel solo oostro distretto Degli
ultimi due anni abbiamo battezzato più
di mille e trecento persone.
" Ua altro segno che ci allegra è il desiderio che si manifesta per tutlo di pos<
8
sedere la parola di Dio. Giovani e vecchi
moslrano il più ardente desiderio per ia
leltura. È vero, che bisogna dare la sua
parte anche alla curiosità, ma generalmente r opera dello Spirito Santo è visibile, e si vuole conoscere la via della vita
eterna. Noi non abbiamo libri sufficienti
per soddisfare a lutte le domande, e molte isole vicine ne hanno meno di noi. Questi poveri isolani sono così desiderosi di
possedere le Scritture , che quando noi
non possiamo dargliele ci offrono un prezzo maggiore , quasi che fossimo negozianti. Ultimamente Maria Lalaki venne a
trovarmi e mi domandò una Bibbia ; non
avendo potuto ottenere dal marito il prezzo per comprarla, era andala a domandare soccorso da lulti gli amici, ed aveva
così radunati cento pani d'india (ignames)
che essami portò.« Maria, le risposi, non
posso darvi la Bibbia per quel prezzo,
voi sapete che costa duecento yams » essa
tutla triste se ne andò lasciando i suoi
frutti, sperando che io avrei ceduto. Poco
dopo la trovai in casa di madama Lylh
pregandola ad intercedere per essa. Non
seppi più resistere, e Maria prese la Bibbia e la portò via cosi allegra, come se
avesse avuto un tesoro ».
(Feuille religieuse).
FEIìICIXA S1JI4I.A X£RBA
Riflessioni pratiche sui versetti IO, II, 12, 13 del capo III
della prima leltera di S. Pietro.
ÌO. PerciocchÌ!, chi voole amare
la TÌta. e veiìor buoni giorni, ralteng'H la sua bocca da toalc, e le
sue labbra che non profci'iscano
fraiidc.
^ I. Ililraggasi dal male c faccia
il bene; cerchi la pace c la procacci.
Ì2. Perciocché gli occhi del Signore sono sopra i giustij e le sue
orflcrbie sono inlenle alla loro orazione: ma il rolto <lc>l St^^nore è
contru a quelli che fanno male.
43. E cbi sarà colui che tì faccia male, se toì seguite il bcDc?
Non è solamente ìa felicità eterna che la
parola di Dio promette al cristiano. In questo istesso mondo, benché in un senso sia
per il cristiano una valle di lacrime, il
cristiano solo può trovarsi in esso felice.
La parola di Dio insegna ai cristiani di
essere allegri anche in questo mondo ,
«nel rimanente, fratelli,rallegratevi siate
consolali « cosi conchiudeva S. Paolo la
seconda lettera ai Corinti; «Quanto al
rimanente, fratelli miei, rallegratevi nel
Signore »;così diceva S. Paolo, capo III.
prima ai Filippesi; e poco dopo gli ripeteva: Rallegratevi del continuo nel Signore ; da capo vi dico rallegratevi : Filip. III. 4. «Siale sempre allegri » diceva
ai cristiani di Tessalonica, Tess. IL 16. ed
il nostro apostolo S. Pietro fa consistere
l'allegrezza cristiana in queste parole :
Perciocché chi vuole amar la vita e veder buoni giorni. Queste parole di S. Pietro sono tolte dal Salmo XXXII « Venite
figliuoli, ascoltatemi; io vi insegnerò il timore del Signore. Quale è l’uomo che abbia voglia di vivere, che ami lunghezza
di giorni per veder del bene?» La parola
di Dio è piena di queste espressioni che
promettono la felicità sulla terra ai fedeli,
anzi la parola di Dio chiama benedizione
del Signore In letizia temporale dei fe-
9
deli », Beato chiunque teme il Signore e
cammina nelle sue vie: perciocché tu
mangierai delle fatiche delle tne mani,
tu sarai bealo » : Sai. CXXVIII, 1 e 2.
0 Tu m’hai dala maggior allegrezza nel
cuore che non hanno quelli nel lempoche
il loro fromento ed il loro mosto è raoltipllcalo ». Salmo V. 7. Quanto van lungi
dal vero i mondani i quali cercano di menar buona vita e veder buoni giorni seguendo le vie del mondo ! La parola di
Dio unica, infallibile c’insegna che la felicità si trova anche in questo mondo : ma
che si trova soltanto dai cristiani.
/{attenga lasua bocca dal male. Aveva
già detto l’Aposlolo di uon rendere oltraggio per oltraggio, ma vuol insistere ancora più generalmente sul peccati della
lingua, citando l’autorità della parola di
Dio: « la lingua è un piccol membro, dicea S. Giacomo, e si vanta di gran cose;
ecco un piccol fuoco quante legne incende:
la lingua è altresì un fuoco, il mondo
delle iniquità: Giac. 111. 5 e 6. Edifatti
l’esperienza crisliana c’insegna che la più
parte del nostri piccoli dispiaceri vengono
appunto dal non saper tenere a freno la
nostra lingua.
E le sue lahbra non proferiscano frode.
Quando si pensa alla parola del Signore
che dice : « Che gli uomini renderanno
ragione nel giorno del giudizio eziandio
d’ogni oziosa parola che avranno delta »
Matt. XIL 36, non può un cristiano non
tremare ripensando alla spaventevole manifestazione di questo mondo nel giorno
del Signore, che se si dovrà render conto
delle parole oziose, quale sarà il conto
che dovrà rendersi delle frodi, delle menzogne? Alcuni cristiani sentono tante volle
turbala laloro pace, alteratala loro felicità
e non ne san trovare la ragione; scendano
nel fondo di loro coscienza ed esaminino
seriamente innanzi a Dio se sono puri di
lingua. A quanti cristiani accadrebbe
quello che accadde al profeta Isaia allorché vide il Signore sedendo sopra un alto
ed elevato irono, ed i serafini che gridavano l’uno all'altro, Santo, Sanlo, Santo:
Isaia VI ; a lai visla della maestà di Dio
il profeta nou potè raltenersi dall’esclamare: Ahi lasso me, io sono un uomo
immondo di labbra: e uno lei serafini
con un carbone acceso toccò la sua bocca
per purgare il suo peccato. È ben importanle dunque l’esortazione dell’apostolo
Pietro, imperciocché poco più, poco meno tutti ne abbiamo bisogno.
Ma ad una esortazione così seria è necessario aggiungere la pratica : facciamo
bene spesso dei proponimenti, ma facilmente li dimentichiamo. Noi ci sforziamo
le tante volte per custodire la nostra lingua di guardare la nostra lingua. Se vogliamo custodire la nostra lingua che non
proferisca frode dobbiamo guardare il nostro cuore, « L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore, reca fuori il bene ; e
l’uomo malvagio, dal malvagio tesoro
del suo cuore reca fuori il male, perciocché la sua bocca parla di ciò che gli soprabbonda nel cuore ». Luca VI. 45. Cbe
sia dunque pura la sorgente dolle nostre
parole, e la nostra bocca non profferirà
frode.
Qualchevolta peròaccade che la sorgente
è pura, ma le parole s’intorbidano per allre
cagioni : il cristiano però deve cercare di
togliere ancora queste. Il cristiano non
deve frequentare alcuni luoghi, alcune
società nelle quali vi è pericolo ohe la
sua bocca nosss sdrucciolare nel male.
10
Il cristiano non deve cammìoare nel consiglio degli empi, non deve fermarsi nella
via dei peccatori, non deve sedersi nella
sedia degli schernitori ; Salmo I. Non è
là che il cristiano deve cercare la sua felicità; non è quello il suo elemento ove
egli deve vivere.
Inoltre è dà avvertire che il cristiano
non deve essere soverchiamente parolaio;
sta scritto Prov. X. 19: « la moltitudine
di parole non manca misfatto; ma chi
rattiene le sue labbra è prudente ». Il
cristiano quando si espone a conversazione dovrebbe pregare siccome Davide ;
«0 Signore, poni guardia alla mia bocca;
guarda l’uscio delle mie labbra » Salmo
CXLI. 3. La parola del cristiano deve essere parola di edificazione, ed allora si
gusterà quella pace, quella felicità ché
invano cercano i mondani nelle loro clamorose conversazioni.
Ritraggasi dal male. Ecco la regola
semplice e completa della condotta crisliana. Il libro di Giobbe comincia con
queste parole: «Vi era nel paese di Us
un uomo il cui nome era Giobbe, quel
l’uomo era intero e diritto e temeva Iddio
e si ritraeva dal male». Ecco il commentario alla parola deH’apostolo ritraggasi
dal male. Non vuol già guardare le azioni
esteriori; ma importa altresì l’integrità,
la dirittura, il timor di Dio, cose tulle
che vengono dal cuore : non basta per
ritrarsi dal male evitare i peccali i piii
gravi, ma bisogna averli in orrore lutti.
Colui che vuol ritrarsi dal male non deve
partecipar per nulla alle o|iere infruttuose
delle tenebre. Ef. V. di. Imperciocché,
che partecipazione v’è tra la giustizia e
l’iniquità? Che comunione v’èirala luce
e le tenebre? E che convenienza v’è egli
di Cristo con Belial? 2 Cor. VI. U e IS.
Il passo citato di Giobbe è il miglior commentario alla parola del nostro apostolo,
ritraggasi dal male. Giobbe, quell’uomo
intero, diritto e temente Iddio, queU’uomo sopra il quale tulle le afflizioni che
possono cadere su di un uomo si erano
per opera del demonio rovesciate, in mezzo
alle sue grandissime afflizioni era felice e
vide poscia buoni giorni, perchè era diritto innanzi a Dio e ratlenevasi dal male.
Che non si avvilisca dunque il cristiano
se si vede nelle afflizioni, ma si conforti
nella parola del nostro apostolo « chi
vuole amare la vila e veder buoni giorni
ritraggasi dal male »; perciò al venire
delle afQizioni non si scoraggisca, ma si
glorii nelle afflizioni sapendo che l’afflizione opera pazienza, e la pazienza sperienza, e ia sperienza speranza, or la speranza non confonde. Rom. V.
E faccia il bene. Con una parola il nostro apostolo risponde a coloro i quali
negano la necessità delle buone opere nel
cristiano. Non solamente il cristiano deve
astenersi dal male, ma deve anche operare il bene. La parola di Dio è assai chiara
sulla necessità delle buone operazioni:
« Così risplenda la vostra luce nel cospetto
degli uomini acciò veggano le vostre buone opere e glorifichino il Padre voslro
cheè ne’ cieli ». Matt. V. 16. E l’apostolo
stesso S. Pieiro nella sua seconda lettera
al capo primo entra in maggiori dettagli
sulla necessità delle buone operazioni.
Non già che le buone opere ci sieno necessarie per salvarci: noi siamo salvati
per grazia; ma ci sono necessarie per acquistare la sanlificazione, senza la quale
nessuno può vedere Iddio: ci sono necessarie per obbedire a Dio che ci ha ordì-
11
nato di farle; fare le buone opere nou è per
il cristiano un peso, ma esse sono anzi un
vero privilegio. 11 cristiano come abbiamo osservato è libero ; ma non è già
la libertàa coperta di malizia, ma è libero
come servo di Dio: libero dal male, servo
del bene. Ecco tulio il segreto della vita
cristiana. Souo i due poli di uu ago cbe
gira sul suo asse, i quali mai non si avvicinano fra loro. Il cuore è quello che
deve dare il movimento; se il cuore è
malvagio tende di sua natura verso il
male ; ma se il cuore è rigenerato tende
verso il bene. Esaminiamo seriamente noi
stessi ed il nostro cuore. Non ci scoraggiamo però; ma rammentiamo il lamento
dell’apostolo delle genti ; « Io so che io
me, cioè nella mia carne, non abita alcun
bene.... perciocché il bene che io voglio
io noi fò; ma il male ch'io non voglio
quello fò». Kom. ’VII. ISe 19. Noi tutli
felici se possiamo sentire con tutta verità
e con profonda umillk come l'apostolo la
noslra miseria ! Ma non dimentichiamo
che è nostro preciso dovere rilrarci dal
male e fare il bene. Ma la nostra salule
riposa sopra un fondamento ben più solido che quello dei nostri sforzi. Noi dobbiamo camminare secondo lo spirito, non
secondo la carne; ma sappiamo altresì
che « non vi è alcuna condanna per coloro che sono in Gesù Crislo » ; noi dobbiamo sentire la nostra miseria ed esclamare con Paolo; « misero me uomo, chi
mi trarrà di queslo corpo di morte »; ma
immediatamente dobbiamo inliionare il
cantico di ringraziamento « Io rendo grazie a Dio per Gesù Cristo nostro Siguore».
Rom. VII. 24 e 2fi.
Cerchi la pace e la procacci. « Beati i
pacifici, perciocché saran chiamali figli
uoli di Dio »: così diceva il Signore. Mail,
V. 9. Ecco uo allro segreto che c’insegna
il nostro apostolo per menare una vila felice: ma dobbiamo cercare la pace ritraendosi dal male e facendo il bene, raltenendola nostra bocca dal male e lenostie
labbra dalla frode. « 11 frutto della giustizia si semina in pace a coloro che s’adoprano alla pace ». Giac. 111. 18. Ma
come dunque Gesù dice ai suoi discepoli
che egli non è venuto a metter pace in
terra, ma bensì la spada! Mail. X. 3i. La
pace è nel cuore del cristiano, il quale è
figliuolo del Dio della pace; ma il mondo
nel quale è il cristiano gli farà la guerra.
Satana che è il principe di questo mondo
non può essere in pace con Cristo, ed
ecco perchè si scatena siccome un leone
ruggente conlro i figli di Dio, i quali essendo nella pace sono pertanto ii pretesto
della guerra: ed ecco perchè i cristiani
sono e saranno sempre perseguitali dal
mondo; è il mondo che fa la guerra a
Gesù Crislo. Coloro però che perseguitauo
i loro simili non usurpino il nome di crisliani; essi non conoscono la religione
della quale hanno usurpalo il nome cbe
è religione di pace e di amore; essi ignorano che il vero crislianesimo ispira la
pazienza e la dolcezza a tutte prove di
persecuzione, e nella persecuzione ¡stessa
rende capaci di perseverare nella fede e
di obbedire piuttosto a Dio che agli uomini. Quando io un paese incomincia a
manifestarsi il vangelo, il mondo freme e
si scatena : le persecuzioni incominciano,
i crisliani sono accusati di seminare la
discordia e la divisione, sono banditi,
sono perseguitali : è questa la storia del
cristianesimo fin dal suo cominciamenlo,
e lo sarà fino alla fine dei tempi ; ma il
12
cristiano in mezzo alle persecuzioni del
mondo non solamente deve sentirsi inte-,
rumente innocente dall’accusa che gli si
dà di turbar la pace, ma deve anzi secondo l’insegnamento deU’apostolo cercar
la pace e procacciarla, anche soffrendo,
ma cercar la pace. Non però si deve cercare la pace in guisa che si formi alleanza
coll’errore e col peccato; ma cercar la
pace separandosi, cercar la pace soffrendo : e la pace del Signore che supera ogni
intendimento soprabbonderà nel cuor del
cristiano. (Continua)
NOTIZIE UELIGIOSE
Piemonte. — Venerdì 16 corrente in
Giaveno, provincia di Susa, accadde il
falto seguente. Rosa Gai, vedova, in età
di circa CO anni, domiciliata in Torino, erasi portata per suoi affari domestici in Giaveno sua patria. Alle otto del
mattino due guardie di polizia in uniforme picchiano alla porta della sua camera, e comunicano alla medesima l’ordine di seguirla dal sindaco. La buona
donna stupita che il sindaco mandasse
così a prendere una donna onesta, vecchia e in cattiva salute, disse che sarebbe andata , sperando che le guardie
l'avrebbero lasciata : ma le guardie dissero avere ordine dal sindaco di accompagnarla. Rosa Gai dunque si vesti e
presa in mezzo dalle due guardie, in
mezzo ad una folla che si era rannata,
fu condotta dal sindaco, il quale con
piglio severo la rimproverò percbè essa
era divenuta evangelica. La donna rispose che quello era un affare che ri*
guardava la sua coscienza, e sul quale
il sindaco non aveva alcun diritto d’immischiarsi. Allora il sindaco passò a
rimproverarla di avere venduti dei libri
evangelici ; e la buona donna, che non
ne sapeva nulla negò, e sfidò il sindaco
a provare con un sol fatto una tale vendita. Il sindaco allora la minacciò della
prigione, e disse che se non ve l’aveva
cacciata si era perchè essa aveva dei parenti rispettabili nel paese. Alcuni sindaci si credono essere Pascià.
— VArmonia nel num. di ieri canta
una lunga cicalata contro la Buona Novella, perchè questa (vedi delitto?) ha
Pubblicato i Regolamenti della Società di
previdenza per l’inverno. Lo scopo della
Società di Previdenza è d’impedire al
povero il rossore e la immoraliià di questuare, ma di aiutarlo e fare dei risparmii in estate , per avere le provvisioni
in inverno senza domandarle in elemosina a nessuno. Ma un tale scopo è appunto quello che i preti àeWArmonia non
vogliono : essi amano di vedere il povero ai loro piedi, dipendere da loro
per un tozzo di pane ; e perciò gridano
contro la Società di Previdenza. Ma essi
cosi gridando la faranno aumentare; imperciocché è voce pubblica e passata in
proverbio in Torino fra gli onesti, che
un’opera è buona quando è disapprovata
dair^monia.
CiiiAVARi. In una corrispondenza del
Cattolico in dala del 14 si legge che i
Chiavaresi hanno ia quest’anno celebrato
con grande sfarzo la festa di s. Antonio
di Padova, e cbe di più hanno costruito
uno hellissinui tacrisHa che nella Liguria
13
non ha pari fuori di Genova, per architettura, per ornato , e pittura a fresco
e per comodità.
Nel sentire che in Chiavari si sciupa
cosi il danaro si direbbe che colà si nuota
nell’abbondaDza, che non ei sono poveri
da soccorrere mentre s’impiega il danaro
in feste e sacristie. Ebbene nello stesso
giorno che il Cattolico pubblicava la corrispondenza che abbiamo citata, l',4rmonia ne pubblicava a Torino un’allra uella
quale si dice che la emigrazione a cagione
della miseria è arrivala ad uo punto incredibile nella provincia di Chiavari ;
che la miseria io quella provincia è eccessiva, anzi è una vera piaya. Ora in
uno stato di tale miseria non è una vera
immoralità spendere il danaro in scelta
musica, in illuminazioni sfarzose in pien
meriggio, ed in fare sacrisi!« così magnifiche? E poi colesti reverendi gridano
conlro gli Evangelici di Torino perchè
hanno stabilito la società di previdenza.
Roma. È morto in Roma il 13 corrente,
colpito da violento morbo, dice la Gazzetta di Roma, il cardinale Raffaele Fornasi, già nunzio a Parigi.
Spagna. La Gazzella ufficiale di Madrid pubblica un decreto reale col quale
sono ristabiliti i frali Girolamini nel convento dell’Escuriale.
Danlmabca. Menlre i preti in Francia
non rispettano neppure le viscere materne per istrapparne il feto non nato onde
seppellirlo fuori del sacro, i pastori ed il
popolo protestante dava in Elseneur una
lezione di tolleranza religiosa degna di
essere registrata. Elseneur è paese inte
ramenle protestante : moriva a bordo del
vascello francese l’/lusferh'ii un povero
marinaio cattolico. 11 cappellano del vascello domandò al paslore evangelico del
paese il permesso di seppellire nel cimiterio il cadavere del marinaio: il pastore non
solo accondiscese, ma permise che il cappellano benedicesse la fossa e facesse i
funerali secondo il rito caltolico: il convoglio funebre traversò lacittà guidato dal
cappellano, ed il popolo accorso lo accoglieva con segni di rispetto: giunio al
cimeterio il cappellano non solo potè fare la sua funzione secondo il rituale, raa
gli fu anche permesso di predicare.
Irlanda. — Limerik. Leggiamo nel
Christian Times che una turba di fanalici
cattolici andavano per le case procacciandosi Bibbie sotto vari pretesti : dopo
che ne ebbero raccolte una quantità, se
ne andarono vicino alla caserma delle
guardie di polizia, e là con santo zelo
cattolico fecero un gran falò-di tutte le
Bibbie. Forse il sanlo Padre edificato da
queslo eroismo di zelo religioso li canonizzerà ancora viventi.
— Carndonayh. Ecco un allro fatto di
zelo caltolico avvenuto parimente in Irlanda sono ora due domeniche. Il rev.
.Alessandro Pinkerton, ministro presbiteriano, tornava in sua casa dopo aver predicato: doveva passare per una via alquannlo solitaria, e là fu assalito da due
sanli sicarii che per zelo religioso gli si
fecero sopra, e gli diedero tanti colpi che
lo lasciarono sul terreno credendolo morto. H rev. Pinkerton potè con grandissima
difficoltà trascinarsi nella vicina casa di
un protestaale ove ha potuto essere curato.
14
Svezia. Togliamo dal Lien, giornale
delle chiese riformate di Francia, il seguente articulo sulla intolleranza religiosa
in Isvezia:
« Le leggi ecclesiastiche e religiose della
Svezia, SODO uua vera vergogna al protestantismo. La corte di giustizia di Noorkoeplng ha sanzionato l’abuso di confidenza di cui si è reso colpevole un magistrato, il sig. Herzman, e la infame cupidigia di un negoziante, Adolfo Lindholm.
I beni di Federico Lindholm fratello di
Adolfo erano siati depositati nelle mani
del magistrato Ilerzman, il quale li ha
consegnali ad Adolfo, che li ha accettati;
e ciò perchè Federico essendo in Francia
era divenuto cattolico. 11 tribunale ha
sanzionato questo furto legale.
V Tali leggi mostruose sono senza scusa, e noi non vogliamo diminuire per
nulla il giusto orrore che esse ispirano
ad ogni protestante. Ma quello che ha
dato luogo a promulgarle e che le ha rese
popolari in Isvezia, bisogna pur dirlo, è
stata la perfidia con la quale alcuni
stranieri hanno cercato di ristabilire nel
paese la religione cattolica. Ad esempio
di Carlo II re d’Inghilterra che stipendiato da Luigi XIV fingeva per tutta la
sua vila di essere protestante, e si dichiarava caltolico in punto di morte ,
Giovanni III di Svezia, dopo di essere
giunto, coll’oro di Filippo II, a rovesciare
dal trono il suo fratello Erico XIV protestante zelante, senza aperlamente abiurare, fece però di tutlo onde forzare i
suoi sudditi a divenire cattolici. Diretto
dalla sua moglie Caterina lagellon caltolica e straniera, cominciò per volere introdurre una liturgìa conforme alla chiesa
catlolica ortodossa ; si pose poscia sotto
gli ordini del famoso gesuita Possevino
legato del papa, al quale consegnò le
cattedre dell’universilà ed il pubblico insegnamento. Senza la morte della regina,
ed il matrimonio del re con una protestante non si sa dire cosa sarebbe divenuta la Svezia. Allora Filippo II perdè
tutta la sua influenzi, ed i gesuiti furono
scacciati.
0 Non vi è cosa che lasci piii lunghe
e pili fatali diffidenze in un paese, massime in materia religiosa, quanlo le ipocrisie e le slealtà dei governanti.
« Del resto queste leggi selvagge non
saranno più di lunga durata. Da lungo
lempo esse sono applicate dai tribunali,
e dalle autorità locali; ma non dal governo, e la dieta ha sotto gli occhi varii
progetti di legge diretti ad abolirle ».
CROKACHETTA POLITICA
Torino. — 11 Senato nella tornata di
mercoldì (21) continuò la discussione, che
fino da lunedi erasi incominciata, sul progetto di legge per modificazioni ed aggiunte al codice penale.
La parola di pubblico culto applicata ai
culti tollerati formò l’oggelto di viva discussione. Il ministro Rattazzi assicurava
il Senato che non verranno estesi i privilegi già accordati dallo Statuto ai culti
tollerati, che li terrebbe nello stato in
cui sono. Non ostante una tale dichiarazione il Senato, alla maggioranza di due
voti, cioè con voti 41 contro 59, approvò
r emendamento dell’ ufficio centrale che
toglieva dal primo arlicolo l’epiteto di pubblico applicalo ai culti tollerati.
15
Tutlo il resto del progetto ministeriale
fu approvato, ad eccezione dell’art. S che
fu rigettato.
— Il giorno 3 luglio p. v. sarà aperta
solennemente la strada ferrata da Alessandria a Novara.
Lombardo-veneto. La notte del 13 in
Venezia si apprese il fuoco all’ospedale
dei Fatebenefratelli. Pare che il danno si
riduca a poca cosa.
Parma. Sulla uccisione del ducal’^lmico della Famiglia reca i seguenti particolari:
0 Un certo Carra palafreniere di corte,
che circa due mesi fa levò un passaporto
in busca di miglior fortuna, giunto io
Nuova-Vork scrisse al governo di Parma
che cessasesro ormai da ogni indagine
periscoprire l’assassino del Duca, giacché
egli era desso quel medesimo ; irritato
vivamente per averlo fatto bastonare, ed
una seconda volta frustato in viso alla
presenza di molta gente, giurò pigliarne
vendetta. 1 dettagli cbe dà il medesimo
nella sua leltera sono tali che non lasciano
più alcua dubbio sulla di lui colpa , ed
il governo fece subito rilasciare in liberlà
i tre detenuti sospettati del regicidio«.
— A Pontremoli un funzionano polilitico che aveva detto in un pubblico caffè
che egli sarebbe stato in grado dì fornire
qualche lume sulla morte del duca, veniva nella stessa sera pugnalato e morlo.
Atene 12.—llaggi-Petros non si vuole
sottomettere. In luogo di GardichiotiGrivas, di Vlacopulos e di Spiro-Milios
furono nominati generali Mauromicalis e
lìelijanis.
Montenegro. I montenegrini hanno iticominciato a scorrere la Erzegovina, uccidendo e predando. Secondo la Gazzella
di Zagabria sarebbero già state portate
confitte su pali 33 teste d’uomini sulla
piazza di Cetligne.
Il principe Danilo doveva l’i 1 far diflribuire ai suoi soldati 7000 croci da
porsi sui loro berretli.
Una letlera di Cattaro, accennata dalla
Patrie del 20, dà la notizia che i montenegrini sono stati disfatti a Sarasgredo.
Uno dei loro corpi comandato dal nipote del principe Danilo sarebbe stato interamente distrutto.
Servia. — La Gazzetta delle Poste di
Francoforte e la Presse di Vienna pubblicano le seguenti notizie :
Le notizie di Belgrado sono soddisfacenti. Il partito russo ba perduto la maggior parte de’ suoi partigiani, anche nel
Senato, che prima prestava fai-ile orecchio ai progetti russi. Il principe Alessandro si è interamente emancipalo dall’influenza russa , e ne diede già solenne
prova col richiamare al governo il principe Garaschanin, che egli era stato costretto di rimandare l’anno p. p. a richiesta della P.ussia. Il principe Garaschanin
è riguardato a Pietroburgo come propenso
al sisfema francese, e uomo di Stato pericoloso, perchè gli si suppone l’intentenzione di troncare i rapporti esistenti
fra la P.ufsia e la Servia.
Il G di giugno fu pubblicata in Belgrado
un’ordinanza a termini della quale ognuno deve munirsi di due paia di opanques
16
sv« —
(specie di scarpe), di un fucile, di due
pistole e della necessaria quantità di polvere e palle, per trovarsi ad un dalo segnale nel luogo cbe verrà indicato. Non si
conosce il motivo di tale ordinanza.
DISPACCI ELETTRICI
Trieste 21 giugno, sera.
I tre commissarii inglese, francese e
greco non sono riesciti a persuadere gl’insoi'li della Tessaglia.
Karatassos solo cedetle e fu trasportato
col suo corpo a Negroponte.
Maurocordato rifiutò (?). Iladgi Petros
co’ suoi 8,000 marcia alla volta di Larissa.
Filaretos ha battuto una colonna di turchi ch’era giunta a Volo.
Trebisonda, 4. Konikoff è nominato ambasciatore a Teheran in luogo di Dolgoruki.
Sciamyl s’avanza con 2S,000 uomini e
dodici cannoni.
1 turchi fortificano Redout-Kalè.
Parigi, 22 giugno.
La flotta francese ha raggiunto la flotta
inglese nel Bjltico, ed il giorno IS corrente le due squadre riunite trovavansi a
Baroe-sund. Gli equipaggi delle due flotte
hanno festeggiata la loro riunioue, e su i
vascelli francesi è stata inalberata la bandiera inglese.
Le nolizie di Vienna, in data di ieri (21
giugno), recano assicurarsi come fatto
prossimo a succedere lo sgombramento
della Valachia dalle truppe russe; confçr
marsi la voce che il maresciallo Paskewitsch siasi recato ad Odessa, e non confermasi che t’assedio di Silislria sia stato
tolto.
L’accordo fra l’Austria e la Porta per
r occupazione eventuale delle provincie
danubiane, è stato conchiuso e firmalo
il 14 corrente.
Direttore P. G. MEILLE.
Gross;o Domenico gerente.
L’ ECO
DI SAVONAROLA
Foeiiio MEivisiiii:
DI LONDRA
Abbonamento annuo per lo Stato L. 6.
Si abbona alla Libreria Evangelica.
Gli anni 1849 , 50, .'il e 52 dell’i:«
di Savonarola si trovano, vendibili alU
medesima Libreria.
Presso la medesima Libreria.
HISTOIRE
DE
L’ÉGLISE VAUDOISE
DEPÜtS SON OBIGINE
ET
DES VAUDOIS DU PIÉMONT
ilOS JOIRS
par
A1>T0I>E M0S.4STIER
2 voi. in-8^ gr. — Prix Fr. I
TIP. SOC. DI A. PONS E COMP.