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Anno 115 - N.2
11 gennaio 1980 - L. 300
ARCHIVIO TAVOLA VALDESI
10066 TORRE PELLICE
Soedìzione in abbonamento postale
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ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE NALDESI E METODISTE
PROSPETTIVE PER GLI ANNI ’80
EVANGELIZZAZIONE
Tener fede al nostro impegno Da fratello a fratello
in una società sfiduciata
E’ in un quadro drammatico che abbiamo deciso di mettere all’ordine dei giorno il tema più faticoso e ambizioso: l’evangelizzazione
« Un • uomo si getta dal centesimo piano di un grattacielo e
passando davanti al sessantesimo riflette: ’se è andata bene sino adesso perché non dovrebbe
continuare?’ ». Con. questa battuta, uno scienziato di fama ha
cercato di definire l’atteggiamento, di fronte al futuro, dèlia
società occidentale. In effetti
le previsioni apocalittiche, per
ciò che riguarda il futuro scenario degli anni ’80, non' mancano. In chiave internazionale, gli
scienziati occidentali guardano
ormai con terrore alla scadenza
del secondo millennio in cui i
bianchi saranno ridotti a poco
più del 10% ' deli’um'anità e conteranno, non solo sul piano nurnerico, sempre di menq rispetto
ai Paesi del Tèrzo Mondo. Con
gli anni ’70 è finita l'era dell’energia e delle materie prime a buon
prezzo, si pensa^ ormai all’era
nucleare che, a 'differenza della
prima, non è più controllabile
Jiei suoi rischi mortali. Il mondo, in questo decennio trascorso, grazie ai nuovi sistemi di
computerizzazione e d’informazione è diventato sempre più piccolo: a Detroit come a Milano si
mangiano le stesse cose, si partecipa davanti allo schermo agli
stessi avvenimenti internazionali, si nutrono le stesse speranze.
Nell’appiattimento generale della cultura dettato da radio e televisione (e tra poco conosceremo le meraviglie della telematica: una combinazione tra TV e
telefono) c’è e ci sarà sempre
più una risorgenza del ’particolare’, la volontà di essere diverso
a qualsiasi costo, vuoi in una
setta religiosa o in un nuovo movimento politico. Oppure, e questo fenomeno è già in atto, farà
sempre più presa il ritorno al
privato e alle sue forme individuali di benessere e felicità. Dopo il primato della politica e delle vcrità\ ideologiche del decennio rivoluzionario 1968-78, dopo
le delusioni procurate dal modello socialista sovietico e via
via sino al mito di Mao TseTung l'impegno a ’cambiare la
società si è notevolmente raffreddato.
frutti sono ulteriormente rimbalzati nella riforma del diritto
di famiglia e nel varo, pur tra
mille polemiche, della legge sull’aborto. Il tema dei diritti umani sembra dunque l’obiettivo
prioritario nelle future battaglie
politiche. Ciò che interessa sempre di più, in una società assediata tra recessione e inflazione
e con lo sfondo di un conflitto
atomico, è la ’qualità della vi-r
ta'; intorno a questo problema
ne] futuro, probabilmente, non
saranno tanto i partiti storici a
fare la parte del leone ma nuovi
movimenti anche a carattere lo- .
cale e circoscritto.
Al di là delle formule politiche dei partiti di massa nascerà — questa è la previsione che
va per la maggiore — un modo
nuovo di fare politica, più vicino
ai bisogni reali della gente, infinitamente più articolato e partecipato.
« La cultura sostituirà la politica — afferma Fabrizio Coisson
su ’Panorama’ commentando,
acutamente, i dati di un’indagine scientifica sul mutamento sociale degli anni ’80 promossa da
Demoskopea — ma è una cultura cui non si chiede più di avere
una forte componente ideologi
ca, Da qui la crisi deH’egemonia
marxista ». Ma a raffreddare la
spinta verso l’impegno nel socia. le rimane il baluardo del terrorismo. Lungi dall’essere sconfitto, nonostante i nomi che stanno, saltando .fuori in questi giorni, al terrorismo non manca certo spazio sociale per svilupparsi
ulteriormente: dalla disoccupazione alla latente apatia che assedia migliaia di giovani che vedono il lavoro come una pura
prestazione per sopravvivere spogliata da ogni ambizione personale (il concetto luterano di lavoro come vocazione è sempre
più raro) sino al caos della scuola e dell’università. Sono tutti
terreni dove il terrorismo trova
possibile consenso.
fi difficile compito
ange i izzaziqne
È dunque in un quadro estremamente drammatico, quasi
apocalittico, che noi, piccola minoranza religiosa, abbiamo deciso di mettere all’ordine del giorno per gli anni ’80 il tema più
Giuseppe Platone
{contìnua a pa.g. 10)
Il discorso sulla “evangelizzazione’^ è appena iniziato nelle nostre cornunità e già se ne, intravvedono le vaste dimensioni, i
molti aspetti, la varietà delle
esperienze compiute.
L'evangelizzazione fa parte della missione affidata da Gesù Cri-,
sto alla chiesa, non è qualcosa
di supplementare o di sostitutivo. La chiesa cristiana evangelizza o si addormenta e tacé;
evangelizzare significa anche annunziare Gesù Cristo, da uomo
a uomo, da fratello a fratello.
A questo riguardo è significativo l’episodio riferito dall’evangelista Giovanni all’inizio del
quarto Evangelo: « Andrea, il fratello di Simon Pietro, era uno
dei due che avevano udito Giovanni ed avevano seguito Gesù.
Egli per primo trovò il proprio
fratello Simone, e gli disse: Abbiam trovato il Messia (che, interpretato, vuol dire Cristo). E
lo menò da Gesù ».
Nel numero dei primi discepoli, Andrea è una persona modesta, di cui si parla poco; così
poco che quasi lo si dimentica
o lo si ignora. Eppure, stando
all’episodio testé rievocato, egli
fu certamente uno dei primi
evàì}gelizzatg,ri e lo fu, non in
mezzo ad una grande folla, ma
dinanzi al proprio fratello Simone; a tu per tu con lui. Gli scrittori cristiani antichi soprannominarono Andrea “il primo chiamato”, mà noi potremmo anche
chiamarlo “il primo evangelista",
proprio in un rapporto da fratello a fratello, nel nome di Gesù.
LA SCOMPARSA DEL LEADER DEL PSI
Menni, socialista non dogmatico
« La qualità
della vita »
In Italia, il decennio degli anni settanta si chiude all’insegna
del non-programmato (la crisi
energetica nonostante tutte le
profezie ci coglie impreparati) e
della crescente sfasatura tra .società civile e sistema politico. Ne
sono stati segni preoccupanti,
per chi ancora guarda con fiducia al riferimento dei partiti e
dei sindacati, da un lato il progressivo astensionismo dal voto
politico e dall’altro Lincapacità
della classe dirigente di fornire
risposte politicamente convincenti rispetto al cambiamento
sociale. Riprova ne sia il monotono succedersi dei governi di
questi anni tutti segnati da una
estrema incapacità di risponde’■e bisogni reali del Paese.
Ma sul terreno delle libertà civili, la battaglia di questo decennio ha comunque segnato una
svolta: il ’referendum’ del 1974
e stato la sconfitta di una visione clericale della società i cui
Quando Moro, ai tempi dei governi di Centro-sinistra adempiva all’uso di leggere ai microfoni della RAI-TV la lista dei componenti dei suoi ministeri, secondo il barocco cerimoniale che
ben conosciamo: Ministro degli
Esteri rOn.le Dott. Prof. Avv.
Tal dei tali, Ministro degli Interni il Sen. Prof. Dott. Tal altro,
ecc., faceva sorridere la semplice
dizione che doveva essere riservata al Vice-presidente, Pietro
Nenni, a cui più che di onorevole non poteva essere dato. Già,
perché Pietro Nenni, in una società come quella italiana, così
dominata dai ceti medi intellettuali, era uno dei pochi uomini
politici di rilievo che si era fatto dfa sé, che si era auto-guidato
nelle sue letture e nella sua cultura. Aveva delTanimo più profondo delle masse popolari e
quindi della base del suo stesso
partito una profonda conoscenza. Sapeva cosi stabilire im colloquio immediato che costituiva
uno dei suoi punti di forza ed
una delle spiegazioni del potere
che riuscì ad esercitare nel suo
partito che gli permise svolte
così radicali come a nessun altro dei suoi dirigenti.
la maggioranza delle astensioni,
fece.), quei movimenti infinitesimali che costituiscono forse la
delizia dei commentatori politici
ma la croce di chi vorrebbe un
quadro politico capace di reagire con prontezza e rapidità ai
movimenti in atto nrfla società
italiana.
Mezzo secolo
Delle svolte, appunto. Un uomo
cioè che nell’un senso o nell’altro, cercava di imprimere delle
svolte clamorose alla vita politica italiana (il Fronte, il Centro-sinistra, la riunificazione socialista), risultando per lo più sconfitto in un pàese come il nostro
che predilige quei movimenti infinitesimali di cui Aldo Moro è
stato certo incbmparabile maestro (le convergenze parallele.
Nenni arriva alla direzione del
PSI nel 1923 quando riesce ad
opporsi vittoriosamente alla fusione col PCI decisa da Giacinto Menotti Serrati. Ma è poi
l’uomo delTunità d’azione e del
Pronte dal 1934 fino al 1956, quando promuove la svolta autonomista e poi il Centro-sinistra e
l’unificazione col PSDI, dopo il
cui fallimento nel 1969 si trova
in una posizione di minoranza.
Ma già nella campagna elettorale del 1972 rientrava in campo
con vigore contro quella che individuava come una svolta a destra della DC per impegnarsi poi
a fondo nel referendum sul divorzio del 1974 ritornando alla
presidenza del PSI, ruolo in cui
ha seguito tutto il processo di
fuoruscita di questo partito dal
Centro-sinistra.
Da circa mezzo secolo Nenni
cercò quindi di individuare la
giusta rotta per un PSI che vedeva la sua collocazione politica
mutata e messa in difficoltà dalla concorrenza di una nuova
grande forza nel movimento operaio italiano, il PCI. Il giudizio
storico certamente potrà trovare
in queste vicende ed in partico
lare nelle due scissioni del PSDI
nel 1947 e del PSIUP nel 1964,
numerosi e gravi errori, mai derivanti però da meschinità o da
difetto di coraggio, ma se mai
dal contrario, dalla durezza della determinazione con cui seguiva fino in fondo la linea che aveva pensato come giusta. Da
queste vicende, si può comunque
dire che Nenni emerga come uno
dei leaders decisivi nel guidare
le masse Italiane nel riscatto
dalla soggezione monarchica e
fascista e nell’ingresso a pieno
titolo nella democrazia italiana.
In questa sede è anche giusto
ricordare il laicismo di Nenni,
che era del resto approdato al
PSI dopo ima prima esperienza"
repubblicana, un laicismo diretta conseguenza- della sua battaglia contro ogni forma di soggezione delle masse popolari italiane. Il PSI di Nenni, protagonista di, questa vicenda Lelio
Basso, vota contro l’inserimento del Patti Lateranensi nell’articolo 7 della Costituzione. Il patto di unità d'azione col PCI, che .
vota invece a favore, in questo
caso non funziona. Sempre alla
Costituente, nel settembre ’47,
Nernii che aveva definito laico
lo Stato che doveva scaturire
dalla nuova Costituzione, viene
fatto oggetto di un duro attacco
di Giorgio La Pira (« lo Stato laico non esiste... lo Stato non può
essere agnostico »). L’intervento
di La Pira verrà subito dopo
per altro lodato da Togliatti. Ancora recentemente, nel suo ultimo intervento ad un Comitato
La testimonianza di Andrea:
« Abbiam trovato il Messia » non
proviene da impressioni o da entusiasmi superficiali. Ha invece
radici profonde, è preparata da
un duplice incontro, prima con
Giovanni Battista) poi con Gesù
che, alla domanda ài Andrea e
del suo compagno: « Rabbi, ove
dimori » risponde sempHcemen,, te: « Venite e vedrete ».
Pòche parole, ma dietro a queste parole c’è una grande realtà,
quella incarnata da Gesù Cristo,
solo Signore e unico Salvatore.
Certamente si deve e si può evangelizzare in modi diversi, secondò i doni ricevuti da Dio e nelle
varie circostanze in cui la comunità è chiamata ad evangelizzare.
Predicare l’EvangelO agli uomirù
non significa fare dei discorsi
eloquenti in cui parliamo di noi,
soprattutto di noi e del prestigio delle nostrg chiese. Andrea
fece qualcosa di più importante,
direi di essenziale allora come
oggi: « Trovo il proprio fratello
e lo menò da Gesù ». La conversione e la fede procedono da un
incontro personale con Cristo,
la comunità cristiana si edifica
ed accresce il numero dei suoi
fedeli quando da fratello a fratello, da compagno a compagno,
dp uomo a uomo, non tanfo da
maestro a maèstro, essa riesce
a provocare quell’incontro con
Cristo che diventa determinante
per ognuno di noi e per ogni altro uomo, come e quando Dio lo
vuole o lo vorrà.
-Guardiamoci dall’abbondanza '
di parole, dalle frasi ad effetto,
dallo spettacolare e dall’esteriorità, da un discorso demagogico
sempre lontano da chi ci ascolta. L’annunzio dell’Evangelo ha
bisogno di vie diritte, di parole
semplici e convinte, non di sapienza umana, priva di contenuto e di impegno nella fede. Quél
"lo menò da Gesù" vale più di
tante teorie sulla evangelizzazione. Si pensa anche oggi ad una
evangelizzazione ad' ampio raggio, si cercano le tecniche più
adeguate alla evangelizzazione
fra gli uomini del nostro tempo.
La testimonianza di Andrea è
una testimonianza a misura di
uomo, non sempre facile, anzi
molto impegnativa; perché, in
realtà, è più facile fare un bel
discorso sulla evangelizzazione
di fronte al pubblico che parlare
di fede nell’ambito della nostra
famiglia, ai nostri figli,- ai riostri
vicini,, da famiglia a famiglia, da
cuore a cuore, Insornma, t tempi cambiano e cambiano anche i
metodi di lavoro in questo campo; Gesù Cristo invece è lo stesso e la sua Parola rimane oggi
ancora parola di verità e di vita.
Andrea « trovò il proprio fratello Simone e lo menò da Gesù ». Non lasciamoci imbrigliare
dalle nostre esitazioni e dai nostri rinvii. Il Signore ci incontra
e ci dirà come disse ad Andrea:
« Venite e vedrete ».
Ermanno Rostan
Valdo Spini
(continua a pag. 2)
SOMMARIO
□ Mario A. Rollier ricordato da G. Spini
e G. Peyrot - p. 2
□ Una lettera dallo
Zambia di Graziella Jalla - p. 3.
□ Dio creò l’uomo a
sua immagine; li
creò maschio e femmina - a cura della
FFV - PP.4-S.
G Cronaca delle Valli
pp. 6-9.
2
11 gennaio 1980
IL PROTESTANTESIMO ITALIANO PERDE UN SUO PROTAGONISTA
Nei giorni che seguiranno
. alla sua fine così improvvisa e così straziante
Mario Alberto Rollier sarà certamente commemorato per
la sua opera politica di esponente fra i primi e più attivi del
Partito ¿’Azione clandestino e
poi della Resistenza in Alta Italia a fianco di Ferruccio Parti,
nonché come uno dei fondatori,
pure nella clandestinità, del Movimento Federalista Europeo. Ed
è giusto che sia così perché ap>punto per questo egli ha un posto di onore nella storia italiana.
Ma si dovrebbe pure ricordare che la sua grandezza morale
fu ancora più alta nei dieci anni
precedenti alla sua partecipazione alla cospirazione e alla Resistenza. Dal 1932 in poi furono
anni neri, in cui nessuno si immaginava neanche la caduta del
fascismo e tutti erano attanagliati dalla crisi economica che
imperversava seminando miseria
e disperazione. La marea hitleriana saliva implacabilmente in
Europa e in Italia l’opposizione,
dopo i colpi sùbiti allora dai
gruppi « Giustìzia e Libertà »,
dai comunisti e dai socialisti, era
ridotta più ad un’obiezione di
coscienza che ad un fatto politico od organizzativo. L’inflessibilità di Mario A. Rollier in quegli anni cupi fu davvero un esempio indimenticabile di fermezza
morale.
Théologie d’abord
La sparuta minoranza che allora si manteneva su posizioni
antifasciste aveva quasi sempre
alle spalle delle esperienze precedenti o almeno delle tradizioni familiari o ambientali. Rollier
era nato troppo tardi per avere
fatto a tempo a militare nei partiti di Matteotti o di Gramsci o
di Amendola avanti delle leggi
Nenni
(segue da pag. 1)
Centrale del gennaio 1978, Nenni
si concedeva quello che lui stesso definiva come una civetteria,
rimproverando a Berlinguer di
attaccare nella sua lettera al vescovo di Ivrea Monsignor Bettazzi, quei politici francesi della
fine del sec. XIX come Ferry e
Combes, che affermava «con le
leggi scolastiche, con la laicità,
con l’obbligo dell’insegnamento
primario fecero fare un immenso
progresso all’istruzione pubblica
e alla cultura francese distaccandoci di un secolo ».
Ma la grande fede di Nenni più
che in un’ideologia era nella politica: politique d’abord, prima
di tutto la politica, era lo slogan di un uomo che considerava
appunto la politica come la forma più alta di impegno umano
e civile. La politica, il mutamento
dei rapporti di forze come strumento di liberazione dell’uomo.
Ma una politica non cristallizzata, ma vista come azione incessante, consapevolmente pessimista ma mai scoraggiantesi di
fronte agli insuccessi, con l’atteggiamento proprio di chi aveva
saputo reagire vittoriosamente
allo sconforto di venti anni di
fascismo. Nenni definì la democrazia come rivoluzione continua,
come un nrocesso. non come
qualcosa di assicurato una volta ppT sempre. Ecco perché la
sua fede nella politica non era
qualcosa di dogmatico, che lo
isolava da chi non condivideva
la stessa priorità, ed ecco il perché dello spessore etico cui l’Italia democratica si è inchinata
alla sua morte. Valdo Spini
Mario Alberto Rollier
Un incidente automobilistico, avvenuto a Alx en Provence
il 2 gennaio, ha brutalmente strappato Mario A. Rollier all'affetto della sua famiglia e di una larghissima schiera di
amici: nel campo universitario (insegnava chimica, dal 1960
airuniversità di Pavia, ed era un esperto di chimica nucleare
a livello internazionale), nei mondo della Resistenza, milanese e nazionale (è stato Comandante partigiano delle formazioni « Giustizia e Libertà » e membro del CLN di Milano), nella sfera politica (membro attivo prima del PSPI —
consigliere comunale di Milano dal 1951 al 1960 — e poi del
PRI), nell'ambito della Chiesa valdese (per molti ani^i impegnato a livello locale, come membro del Concistorox^della Chiesa di Milano, e a livello sinodale). Tra i tanti «he
potrebbero rievocare i molti aspetti della sua personali^)
ed i relativi apporti che ne hanno fatto un protagonista, due'
amici della sua generazione ricordano in questa pagina il
politico e il protestante, pur senza isolare l'un dall’altro
questi due aspetti che in Mario Rollier sono sempre stati
congiunti ancorché non confusi.
eccezionali del 1926 e non proveniva da un ambiente particolarmente politicizzato. L’antifascismo non lo aveva ricevuto da altri: lo aveva scoperto da sé,
traendo con lucida coerenza le
conseguenze della sua fede cristiana e delle sue posizioni teologiche protestanti. Anzichq politique d’abord si deve dire nel
suo caso théologie d’abord. Era
arrivato all’opposizione al fascismo dall’opposizione alle radici
teologiche del fascismo tanto hegeliane alla Gentile quanto controriformistiche alla padre Gemelli. La lotta per la democrazia
si configurava per lui, avanti
tutto, come lotta per spezzare
le barriere elevate dal nazionalfascismo tra gli italiani e la'civiltà scaturita dalla Riforma in
Europa.
Per questo fu uno degli esponenti più attivi e intellettualmente più prestigiosi del gruppo di giovani barthiani guidati
da Giovanni Miegge, che dette
vita a « Gioventù Cristiana » e
alle giornate teologiche del Ciabas. A lui più che ad altri di quel
gruppo sarebbe stata facile l’evasione nella ricerca scientifica
oppure una fuga da quel ghetto
in cui era chiuso allora l’evangelismo italiano a causa del regime. Tanto più che in quel ghetto prevaleva una reazione pietista abbastanza gretta, che sotto
le apparenze della apoliticità nascondeva spesso anche un’acquiescenza, se non al fascismo, almeno ad un patriottismo ben
pensante tutt’altro che entusiasmante. Invece volle stare con
quel gruppo; fermo nella volontà di ricollegarsi alla Riforma
ed in particolare a Calvino quale alternativa radicale all’Italia
del regime e del concordato; fermo nella adesione alTappello al
rinnovamento teologico di Barth
e alla lotta della Chiesa Confessante in Germania. La scelta del
Ciabas per le riunioni del gruppo era simbolica: un vecchio
tempio della Riforma in cui discutere di teologia e non di cultura in genere, nel cuore delle
Valli. Fermissima infatti fu in
lui la volontà di non perdere mai
il contatto con la realtà popolare delle Valli, perfino fisicamente con la sua presenza e con la
sua casa a Torre Pellice che per
tanti anni fu un punto di riferimento sicuro e più tardi anche
uno dei centri direttivi della Resistenza.
gramma di Federazione europea,
redatto in galera da Ernesto Rossi e Colorni, e portato a Milano
da Ada Rossi.
La testa politica
Saiendo in alto
Era un cristiano , protestante
anche nella lotta politica perché
vi portava pure una sua serietà
aborrente da qualsiasi retorica,
che poteva anche essere umiltà
genuina, sofferta. Mi è stato raccontato che durante la Resistenza a fianco di Farri scelse spesso per sé compiti non solo pericolosi ma anche prosaici e ingrati. Personalmente, ricordo un minuscolo episodio che mi sembra
come un simbolo. Una notte poco dopo l’8 settembre '43, aspettavo in Valle di Angrogna l’arrivo di un gruppo che doveva
trasportare un carico di armi e
di munizioni. Un trasporto del
genere è, ovviamente, un lavoro
per giovanotti montanari, non
per un dirigente politico, che per
di più era anche un professore
Anche aH’interno del gruppo,
Mario A. Rollier portò caratteristiche proprie. Se Miegge era il
maestro del pensiero e il pastore affettuoso di tutti noi, Mario
Rollier era la testa politica;
quello che prima di tutti e più
di tutti sapeva trarre le conseguenze politiche dalle premesse
teologiche barthiane. Soprattutto era l’avversario irriducibile
del nazionalismo: fino a polemizzare talvolta con chi si richiamasse troppo al retaggio risorgimentale del protestantesimo italiano, per timore che il
maledetto nazionalismo, cacciato dalla porta, rientrasse così
dalla finestra. Era profondamente convinto infatti che la ragion
d’essere del Protestantesimo italiano fosse quella di rappresentare in Italia il Protestantesimo
europeo e mondiale. « Vedi —
mi disse un giorno — il fascismo
è riuscito a chiudere tutte le porle e le finestre verso il mondo
dell’Italia: una sola finestrina
minuscola è rimasta aperta: il
Sinodo valdese ». Solo così si capisce perché Mario Rollier fu colui che procurò la diffusione
clandestina del « Manifesto di
Ventotene », cioè del primo pro
I ricordi più recenti si accavallano in me con i tanti del
passato. Dire di lui, dell’amico di sempre, è dare una
sventagliata su tutta la nostra
generazione. Ci eravamo incontrati le prime volte poco più che
ragazzi l’estate alle Valli. Ci siamo poi ritrovati alla fine degli
anni '20 nel -Gruppi Giovanili
Valdesi. Mario era uno dei responsabili del GGV di Milano,
ma nel contempo uno dei propulsori dei collegamenti tra i
vari Gruppi e dei giovani isolati nella diaspora, come eravamo
noi a Roma. Nei campi, negli incontri, nei dibattiti la personalità di quel giovanotto alto, dinoccolato, non bello, ma estremamente simpatico e cattivante
spiccava tra noi per la lucidità
del pensiero, la chiarezza nel dire, la forza delle argomentazioni.
Ho ancora oggi fissa in mente
una sua frase incisiva che da allora rimase come indice della
impostazione dialettica della esistenza di molti di noi nella ricerca dei valori occorrenti che in
quegli anni andavamo conducendo : « la capacità di un uomo
si misura dalla sua forza di resistenza alla deformazione professionale ». Mario ha saputo vivere questa sua massima, mantenendo inalterata la pienezza
dialettica della sua personalità
nella molteplicità degli impegni
successivamente assunti.
« Gioventù cristiana »
e « L’Appello »
Ricordo quando, entrato nel
1934 nella redazione di « Gioventù Cristiana », ne assunse di fatto la redazione all’inizio del 1940.
Quel periodico, anche per l’impronta ricevuta da Rollier, ebbe
tanta influenza — come è noto
— nella formazione della gioventù evangelica durante tutto il
periodo fascista, preparandola
per quella che fu poi la Resistenza. Non tutti forse ricordano cosa si deve a Mario allorché, nel giugno 1940 Gioventù
Cristiana venne soppressa dal
regime; quale fu la lotta tenace
e logorante che condusse con
pertinacia ed ostinazione per far
risorgere quella qualificata voce
del Protestantesimo italiano in
modo che i lettori ricevessero
«una volta ogni due mesi il segno tangibile — come lui stesso
precisò — del nostro desiderio
di tenerli aggiornati, di far loro
conoscere quel poco delle cor
non del tutto giovanissimo. Ma
vidi spuntare nel buio, insieme
alla colonna dei portatori, anche
Mario, piegato in due sotto un
gran fascio di fucili mitragliatori. E anche se campassi cento
anni non potrei mai perdonarmi di averlo brontolato perché
non camminava abbastanza svelto sul sentiero in salita. Poi seppi perché andava così piano: stava male e ogni passo sotto quel
carico gli costava sofferenze da
cani. Ma aveva voluto addossarsi quella fatica e quelle sofferenze perché sentiva di dovere dare
l’esempio — lui, il dirigente politico — ai ragazzi delle Valli.
Ecco è proprio così che dovremmo ricordarlo tutti noi
evangelici: non tanto come un
intellettuale prestigioso, oppure
come un illustre personaggio politico, oppure come un uomo di
scienza, ma come il nostro fratello che arranca penosamente
nella notte con il greve fardello
che si è scelto, salendo in alto,
sempre più in alto.
Giorgio Spini
renti di pensiero religioso e della lotta antitotalitaria cristiana
di cui noi stessi potevamo venire
a conoscenza».
Dopo un anno di inutili tentativi per riottenere il permesso
di pubblicare Gioventù Cristiana, Mario si orientò in altra via.
Lelio Basso, occasionale collaboratore della rivista, gli segnalò, tra gli annunci economici del
« Corriere », l’offerta della testata di una «bene avviata rivista
di varia attualità». Colta al volo l’occasione; spuntato un prezzo accessibile; trovata in Anna
Franchi la giornalista compiacente che si assunse la responsabilità di avallare gli scritti dei
collaboratori di « Gioventù Cristiana », dopo circa due anni di
sospensione, Mario Rollier fece
apparire « L’Appello » che, dal
’42 alla metà del ’44 fu voce
schietta e precisa che portò a
tutti noi le notizie delle traversie di quella che, dalla Spagna
alla Norvegia, in Francia ed in
Germania, era la resistenza evangelica contro il predominio nazifascista. A metà del ’44 anche
« L’Appello » sospese le pubblicazioni, perché oramai tutti, dal
redattore alla responsabile, dal
tipografo alla maggior parte dei
collaboratori, erano direttamente impegnati e dispersi nella lotta per la Resistenza.
Se nel 1946 Mario si ritirò praticamente dalla rivista, riconsegnata nelle mani di Miegge, fu
per continuare a dedicarsi all’azione. Ma ho voluto ricordare
con qualche dettaglio come egli
seppe risolvere nel modo più
brillante e fattivo il problema
che aveva nelle mani, perché quel
momento è illuminante per comprendere e valutare il suo carattere pertinace ed operativo e la
sua personalità.
Mario lo ricordo ancora direttamente impegnato nelle giornate teologiche del Ciabas; specie
in quella dell’agosto 1943 su
« Concordato e separazione nei
rapporti tra chiesa e stato », che
portò al voto sinodale di quella
bella dichiarazione di principio
(13/SI/1943) di cui egli fu imo
dei maggiori artefici, e che segnò per tutte le nostre chiese la
linea da seguire nella li^a per
la libertà di religione in ^talia.
àuto con estrema chiarezza sin
dal 1948 come andavano delineàndosi le cose nel nostro paese ; ed aveva ammonito tutti noi
dicendo: « la'vigilanza in Italia
non sarà mai troppa e la libertà
tenderà ad essere troppo poca ».
Ed insisteva precisando che « è
inutile parlare di libertà quando da una parte essa è' intesa
come tesi e dall’altra come ipotesi ». Come impostò in conseguenza quella assunzione di responsabilità dei credenti nella
vita pubblica del paese — che in
seguito chiamai presenza evangelica in Italia — risulta chiaramente da questa sua messa a
punto del 1946 : « Se la libertà di
coscienza, di predicazione e di
culto sono ancora da conquistare in Italia... se lotta lunga ed
aperta dovrà ancora esservi perché il nostro paese diventi uno
stato moderno e non un compromesso anacronistico col medioevo tomista, noi possiamo dire di essere a questo cimento
forse meglio preparati di quanto lo siamo stati dal primo Risorgimento in poi ». Tale ruolo
Mario lo ha svolto con piena
consapevolezza, dedizione e responsabilità.
Ricordo l’incisività del suo impegno nel gruppo che condusse
le azioni per l’affermazione della
libertà di religione al momento
della Costituente; ed in seguito
nella commissione sinodale per
i rapporti con lo stato. Rammento la parte decisiva che svolse nella preparazione del primo
progetto per l’intesa (lui separatista ad oltranza) presentato ed
approvato dal Sinodo del 1948;
ricordo l’azione condotta poi
nella Commissione per gli affari
internazionali del Consiglio ecumenico delle chiese ed in quella
giuridica del nostro Consiglio
federale per la libertà religiosa
in Italia ed in altri paesi.
Impulso all’azione
La lotta per la libertà
Il tema della libertà, a cominciare da quella di religione, è uno
di quelli su cui Mario si è maggiormente impegnato. Aveva ve
La nostra commissione era
costituita da cinque teste, ognuna con le sue idee ben precise;
Mastrogiovanni, Miegge, Piacentini, Rollier ed io. Persone di diversa formazione intellettuale,
di opinioni differenti spesso non
collimanti pur nella identità di
intenti. L’impulso all’azione, anche nel campo politico, che Mario seppe offrirci, costituiva però per noi quel catalizzatore che
traduceva le diverse opinioni in
un procedere comune fondato
sul consenso. Se nella lotta per
la libertà religiosa in Italia negli anni dal ’48 al ’64 si ebbe un
qualche successo lo si deve in
buona parte alle iniziative che
Mario seppe far intraprendere;
dai ricorsi agli organi di governo, ai contatti con i politici, alla
indagine sui fatti di intolleranza ed alla relativa denuncia sfociata nel fascicolo del 1953, da
lui curato nell’edizione inglese
per la diffusione all’estero.
La sua azione nella vita ecclesiastica si concluse con un felice riconoscimento: nel 1965 egli
fu il primo laico eletto alla presidenza del Sinodo valdese.
Si poteva dissentire dalle sue
opinioni nelle varie questioni
trattate come nell’impostazione
politica suggerita nei vari casi,
ma con lui era sempre possibile
intendersi. Egli stesso prospettava la necessità del dialogo e
del discutere ogni punto in questione. Anche se profondamente
convinto e tenace assertore del
proprio punto di vista, era tuttavia disponibile all’incontro in
sede operativa per trovare la soluzione che, contemperando le
diverse istanze, potesse determinare il consenso di tutti i partecipanti.
La vita del Protestantesimo
italiano dal 1934 al 1965 rimane
segnata dal suo apporto, ed in
varie occasioni dall’influenza
esercitata dalla sua notevole e
pregnante personalità di credente.
I
Giorgio Peyrot
3
Il gennaio 1980
UNA LETTERA DALLO ZAMBIA
CONSIGLIO ECUMENICO
Problemi della chiesa
e deila società
Cari fratelli e sorelle in Cristo,
ci avviciniamo a Natale, alla
soglia del 1980 e questo mi invita a rispondere alle richieste di
alcuni amici e a darvi notizie.
« Benedetto l’uomo che confida nell’Eterno... È come un albero piantato presso le acque, che
stende le radici lungo il fiume;
non s’accorge quando viene la
calura e il suo fogliame resta
verde; nell’anno della siccità non
è in affanno, e non cessa di portar frutto» (Geremia 17: 7-8).
« In questo è glorificato il Padre
mio: che portiate molto frutto,
e così sarete miei discepoli» (Giovanni 15: 8).
Come ovunque nel mondo i popoli africani stanno vivendo annate di siccità, d’incertezze, di
lotte, di travaglio. Da più di 18
mesi, seguendo il presidente
Kaunda, la nazione zambiana ha
sopportato con pazienza le continue provocazioni dei ribelli
rhodesiani. Molte sono le vittime
dei bombardamenti ' e negli ultimi tre mesi lo scopo degli aggressori è stato di danneggiare
la vita economica del paese: queste incursioni hanno tagliato comunicazioni stradali e ferroviarie col mondo esterno; ma i danni sono stati rapidamente riparati, pur a caro prezzo. Rispondendo alla mobilitazione migliaia di zambiani hanno dimostrato fedeltà e fiducia nel loro
leader.
La libertà, l’indipendenza della
nazione è stata minacciata e nel
paese deve ridestarsi lo spirito
che animava la fase pre-indipendenza, e la capacità di sfidare
coloro che tradiscono la rotta.
Ogni cittadino è stato messo al
corrente della gravità della situazione e invitato a vigilare,
conscio che vi sono nemici esterni ma anche interni, poiché ogni
regime politico ha i suoi scontenti e i suoi traditori.
Domenica 25 novembre nella
Trinity Church, qui nella capitale, una folta assemblea di zambiani africani e bianchi si è riunita per il culto; la predicazione
del pastore irlandese Musgrave è
partita dall’A.T., dalle guerre in
cui Israele fu coinvolto spesso,
per volontà del Signore, quale
castigo e invito al ravvedimento; siamo poi stati afferrati dal
contrasto con la lettura di 1 Corinzi 12-14, tutti uniti nel medesimo ascolto intenso, avvolti dallo
Spirito, dalla presenza divina. E
all’uscita, senza distinzione di
razza, ci .siamo stretti le mani
sorridendo, da fratelli, commossi e confortati.
In agosto l’Assemblea nazionale si è resa conto dei guai causati da corruzione, indisciplina,
nepotismo, pigrizia ecc., ed è stato disposto un piano di riforma,
già in atto. Il popolo ha risposto e segue il « Progetto lima »,
che invita tutti a intensificare al
massimo la coltivazione. Un ottimo esempio viene da Chipata,
la provincia orientale, che con
le sue coltivazioni di girasole,
mais, cotone, arachidi basterà
per tutto l’anno alle proprie necessità. Nella provincia nord-occidentale i contadini offrono il
loro aiuto per ridurre l’importazione di sale: da qualche tempo
nella regione di Kasempa producono localmente sale con metodi tradizionali, ottenuto da erbe bruciate: le ceneri vengono
sciolte nell’acqua e bollite toché
resta solo sale; in 3 giorni uno
può produrre 3 kg. di sale.
Le scuole sono in vacanza dal
1° dicembre e gli alimni delle
classi secondarie devono presentarsi per il Servizio nazionale.
Una mia « nipotina », Annie, diciottenne, è già arruolata e sta
per partire per il campo militare di Kolwezi; l’anno scorso era
stato il turno di un’altra mia
« nipotina », Nalishebo, che ora
segue a Lusaka un corso tecnicocommerciale: ridendo ci racconta le sue esperienze, piuttosto
dure specie nei primi mesi, poi,
da veri militari, si sono « rotte
a ogni esperienza ». Nei campi
militari la domenica è giorno di
riposo e Nalishebo e altre com
pagne presiedevano a turno il
culto.
In Africa il canto è parte dell’esistenza. Nelle scuole di ogni
denominazione cristiana, come
in quelle domenicali, la gioventù
canta con brio canti religiosi e
giovanili, in inglese e nelle lingue
indigene. I culti domenicali sono ora meno tradizionali e attraggono i giovam; in ogni festa
cori, banda, danze rallegrano i
partecipanti.
Siamo in piena stagione delle
piogge e la pioggia pare benefica, quest’anno. La capitale, tutta verdeggiante, è bellissima con
i jacaranda azzurri, i flamboyants in fiamme, appunto, le
bougainvillee, le frangipanes dai
fiori color avorio.
La donna zambiana, abituata
dalla fanciullezza a seguire e
aiutare la madre nei campi, rimane per lo più attaccata al
suolo e lo coltiva ovimque può.
Anche a noi l’orto procura cipolle, verdura, zucche, cavoli e in
queste giornate urhide mia « figlia » Malungwe, ispettrice scolastica, sta seminando mais, arachidi e patate dolci, nel terreno
attiguo alla casa, ai limiti della
boscaglia (siamo alla periferia
della città).
È davvero straordinario quanto presto ci si riabitua a vivere
in Zambia e come ci si sente in
famiglia, facendo parte della nazione! Due, tre anni permettono
di vivere insieme molte esperienze. In ottobre un’altra « nipotina », Joyce, dava alla luce una
bimbetta; ma per un’itterizia
mal curata è passata presto alla
tomba. Il « Non temere » dell’Evangelo ha però confortato lei
e noi tutti, dopo giorni di lutto
in cui parenti e conoscenti sono
stati silenziosamente vicini a
noi, come gli amici di Giobbe,
seduti sulle stuoie; ogni tanto
inni e preghiere spontanee; e
chi veniva portava anche vettovaglie, in segno di solidarietà.
Prima, per quasi 6 mesi sono
stata nella provincia occidenta
le, « lo Zambesi », l’antico campo di missione della Société de
Paris, nella casa che abitarono
Roberto e Lisa Coisson, a Sefula, la stazione missionaria fondata da Coillard e dove i miei
genitori Adolfo e Emma Jalla iniziarono il loro ministero. La
chiesa è viva e attiva; 400 ragazzi frequentano quella scuola primaria, e 500 quella secondaria, e
mi ricordano gli anni del mio
servizio a Mabumbu.
Molti amici, specie alle Valli,
mi domandano se tornerò in Italia. Certo, gli anni corrono veloci e non mi par vero di esser
già oltre gli 80! I miei, qui, vorrebbero trattenermi, ma non vorrei diventare un peso per loro;
hanno ancora le loro responsabilità con i loro figlioli. Il Signore mi ha colmata di benedizioni
e sento che la saggezza mi indica
la via del ritorno, oltre il Mediterraneo. Se il Padre me lo concede, il giugno prossimo lascerò
questa terra dove sono nata e
dove ho trascorso la metà della
mia vita. Arrivederci dunque nel
1980! Il Signore sia con voi, riempia il vuoto del cuori di chi è
stato colpito dal lutto. Grazie a
tutti coloro che con tanto affetto, interesse e fedeltà mi hanno
seguita, permettendomi di sentirmi vicina a voi tutti. « L’EcoLuce » è un dono prezioso; per
suo mezzo ho partecipato al Sinodo, alla vita delle chiese, e
ho avuto tante notizie del mondo
che non leggiamo sui giornali
locali.
Qui il contatto spirituale si
stabilisce spontaneamente; rari
sono gli atei, in Zambia; molti
mi chiedono notizie della chiesa
in Italia, e quando giungono lettere s’interessano di voi. Possa
questo rapporto stabilirsi serio e
profondo fra noi: ora che la pace è minacciata in tutta l’Africa, la preghiera d’intercessione
fortifichi la nostra fede e la nostra speranza in Cristo.
Dichiarazione sulla
condanna di Kiing
Il Dipartimento dell’informazione del Consiglio Ecumenico
delle Chiese ha reso nota una
presa di posizione del CEC in
merito al caso Kiing affermando
che « concernendo il problema
dell’autorità nella Chiesa, che è
diventato il problema più delicato dell’attùale dibattito teologico in campo ecumenico, l’azione promossa contro il _prof.
Kùng non può essere considerata semplicémente un affare interno della Chiesa cattolico-romana,ma h^ ripercussioni .ecumeniche immediate».
La dichiarazione prosegue ricordando che già nel 1973 in occasione della pubblicazione della « Dichiarazione in difesa della Dottrina Cattolica sulla Chiesa contro certi errori del tempo attuale» (Mysterium Ecclesiae) da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede,
il Segretario del CEC Philip Potter aveva commentato nel suo
rapporto al Comitato Centrale
dicendo: « Disapprovo la pubblicazione di questa dichiarazione che sembra, nella sua intenzione di fondo, limitare la ricerca di nuove vie di comprensione e di espressione della fede e
della vita della Chiesa nel clima
successivo al Concilio Vaticano
II e in un mondo che cambia rapidamente. Si dovrà ora appurare fino a che punto e in che modo potremo proseguire insieme
le discussioni teologiche sia a livello bilaterale che nel dialogo
multilaterale ».
La presa di posizione del CEC
termina affermando che « la decisione a carico del prof. Kùng
mette in luce quanto sia urgente
che il CEC e similmente tutte le
Chiese che svolgono im dialogo
ufficiale con la Chiesa cattolica
sollevino questo problema fondamentale di fronte al ’’Segretariato per la promozione dell’unità cristiana” della Curia romana ».
EGEI - CENTRO
Dibattito sulla
evangelizzazione
Con affetto
Graziella Jalla
« Tutto l’Evangelo per tutto
l’uomo e per tutti gli uomini ».
Con questa frase, ripresa da un
documento preparato dai nostri
fratelli metodisti sud-americani,
studiato per l’occasione, si può
sintetizzare il Convegno della
PGEI-Centro sulla «evangelizzazione », svoltosi il 3-12 u. s., presso il Centro Evangelico Battista
di Rocca di Papa.
Dopo il culto dialogato, presieduto dal conduttore della locale chiesa battista in formazione, Luca Negro, nel pomeriggio,
assieme a un nutrito numero di
battisti e valdesi romani, abbiama discusso teoricamente (come) e praticamente (dove) la
comunità dei credenti deve evan
COSA DICONO DI NOI I GIORNALI
Una bella intervista a Subilia
Anche dalla lunga intervista,
a cura di Vittorio Messori, pubblicata dal numero di dicembre
di Jesus, Vittorio Subilia emerge
come il Maestro di sempre. La
riaffermazione di una corretta
interpretazione deH’ecumenismo
come riconversione a Cristo di
tutti i cristiani; quella del protestantesimo come perenne testimonianza dell’Evangelo; le difficoltà in cui si dibatte il protestantesimo mondiale nella ricerca di forme nuove ed univoche
per dare la stia testimonianza;
il rifiuto di tutti i miti a cui l’uomo si attacca nella ricerca di
vane certezze; la constatazione
del cattolicesimo integralista
del papa Giovanni Paolo II; la
necessità di ritornare ad una
Fede purificata da ogni contaminazione mondana; « la riscoperta della nostra vocazione profetica, del nostro ruolo di minoranza sempre critica verso ogni
sistema concreto » come mezzo
di presenza nella realtà politica
italiana. Sono gli elementi che
sorgono chiari dalla lunga intervista. Grazie Subilia, e grazie Jesus che ha dato spazio a questa
voce.
» * «
Lo stesso numero di Jesus
pubblica a cura di Paolo Sacchi
un’ampia recensione di « Gesù e
il suo movimento » di Gerd
Theissen pubblicato a cura della
Claudiana. È una analisi accurata dei tempi storici in cui operò Gesù, con la distinzione fra
il movimento degli Esseni, diffuso nelle cam^gne, e la posizione
dei farisei forte nelle città. Con
sottolineatura della originalità
della predicazione di Gesù che ad
ambedue si rivolgeva.
Sfc * *
Il Corriere del 27 dicembre
ospita un intervento di Aurelio
Penna sulle recenti condanne
teologiche della Congregazione
della Fede. Sostiene Penna che,
se la Chiesa cattolica vuol essere veramente universale, dovrebbe accogliere in sé tutti i tentativi di aggiornare il pensiero cristiano; ma essendo essa gerarchica e monarchica finisce col
non essere più né « cattolica » né
«universale». Di qui la validità
della posizione protestante, che
nella dialettica « autorità = libertà » rappresenta il polo del senso di libertà proprio del Vangelo. E che alla fine può trarre
vantaggio dalla rinnovata chiarezza dell’atteggiamento cattolico confinato ormai, con la rivalorizzazione del tòmismo, in una
posizione medioevale.
La stesso giorno anche la Repubblica dedica largo spazio a
questa vicenda con un lungo intervento di Baget-Bozzo.
« # #
Sul Giorno del 26 novembre
G. Zizola riferisce del convegno
fiorentino su « Psicanalisi e Cristianesimo », deprecando che si
tenti oggi di scambiare «la psicanalisi per fede e la fede per
una cultura ». Secondo uno degli intervenuti « il positivismo
di Freud appare ormai morto ».
Ma in chiusura del convegno si
è chiesto che « la chiesa non ripeta con Freud l’errore fatto
con Galileo ».
« «
La Difesa del Popolo del 9 di
cembre cita una dichiarazione
della facoltà teologica protestante di Aix en Provence che critica un voto della Federazione Protestante di Francia auspicante
una maggior liberalizzazione dell’aborto.
Ancora un conflitto tra visione teologica e visione pastorale
del problema?
* *
Sulla Stampa del 15 dicembre
Massimo Mila, ricordando G.S.
Bach ne celebra il luteranesimo
« tutto d’un pezzo », che nella
sua musica trova la più viva e
comprensibile espressione.
* * #
Sul Settimanale del 12 dicembre Mario Pomilio, illustrando
la sua posizione culturale (estrinsecata in noti libri come « Il
quinto Evangelo » e « Scritti cristiani ») nega la opportunità di
una « cultura cattolica », sostenendo che compito dei cattolici
dovrebbe essere invece una « immissione in tutto il tessuto culturale della nazione, con il loro
particolare peso che consiste...
nella pratica della santità e nella
profezia »; concludendo che « è
una novità all’interno del cattolicesimo l’attuale momento cristoiogico ».
Hi * *
Secondo Popoli e Missioni di
dicembre un convegno internazionale di teologi battisti tenutosi a Louisville avrebbe ammesso « la validità del battesimo dei
bambini ». Forse è solo il riconoscimento della validità di tale
battesimo amministrato da altre
denominazioni cristiane.
Niso De Michelis
gelizzare. Per chiarire i contenuti dell’evangelizzazione, 'ci è
stato utile, lo studio succitato,
diffuso quattro anni fa, dal
« Consiglio Ecumenico delle Chiese », e che ha avuto una certa
risonanza in tutto il mondo. Tra
l’altro nel documento è scritto:
« L’Evangelizzazione è la proclamazione, nello Spirito Santo
e nella sua integrità biblica, dell’amore di Dio manifestato in
Gesù Cristo. L’Evangelo si rivolge all’uomo nella sua interezza :
individuale e sociale, fisica e spirituale, storica ed eterna. Noi
denunciamo l’insufficienza di un
concetto di evangelizzazione imperniato unicamente sulla salvezza delle anime o sull’ingresso
individuale alla vita eterna. Noi
rifiutiamo ugualmente di ridurre l’evangelizzazione a semplice
programma di servizio o di sviluppo sociale, o di farne unicamente strumento di obiettivi socio-politici ».
Nel dibattito è emerso il consenso sul fatto che l’evangelizzazione deve essere sempre contestuale; si predica l’Evangelo
là dove concretamente lo si vive; quanti sanno, per esempio,
che in un determinato quartiere
della città, esiste una chiesa
evangelica?
Altro fatto, sul quale vi è stato consenso, è la constatazione,
non sempre evidente nella predicazione di stampo « revival-fondamentalista », che il soggetto
di tutto il nostro discorso evangelistico rimane sempre Dio:
Dio, in Cristo Gesù, opera la
conversione negli uomini.
Tra i « modi » per evangelizzare, alcuni pensano che la
«piazza», pur circoscritta a un
quartiere o a un paese, possa
essere ancora, se usata « intelligentemente », un luogo valido di
evangelizzazione; per altri, che
ritengono « la piazza » ormai inflazionata e dispersiva per un
discorso evangelistico credibile,
di vitale importanza è il contatto personale e, sul modello apostolico, la predicazione itinerante, magari partendo da situazioni di « diaspora » già esistenti.
Operativamente si desidererebbe
che i rappresentanti delle comunità e della fgei-centro, rielaborassero, adattandolo alla nostra
situazione, il documento dei fratelli latino-americani. Inoltre,
assieme ad una apposita commissione del circuito valdo^metodista, si spera di poter studiare un programma di evangelizzazione che coinvolga oltre la
Igei e le comunità battiste, metodiste e valdesi, anche gli studenti in teologia.
Eugenio Stretti
(1) Chi desidera il documento può
richiederlo a: Luca Negro - Via Pietro
Cossa, 42 - 00193 Roma.
4
11 gennaio 1980
DIO CREÒ L’UOMO A SUA IMMAGINE;
C
ome mai poche righe dell’Antico Testamento hanno potuto creare una situazione di dise^aglianza nelTùmanità?
É vero che in molte città più avanzate tecnologicamente molte donne hanno potuto risolvere alla bene meglio il loro, problema, ma pensiamo a tutti quei
paesini di cultura cattolica dove il simbolo di « Maria
vergine» è ancora molto accentuato, dove la donna deve restare a casa, e dove l’uomo è il « mio uomo », il
« mio padrone ».
Solo poco tempo fa, parlando con una ragazzina di
16 aim, mi sono sentita dire: « Dio ha creato la donna
mferiqre all’uomo, per cui lei deve servirlo », riportandomi il passo di Genesi^ 2. È vero che è stata educata
dalle suore, però per circa 50 anni tutte le bimbe, di
quel paese sono state educate dalle suore e quindi que-?
sta ragazza rappresenta la mentalità dèi paese,
Ad avallare la sua tesi, papa Wojtyla nel suo discorso
ad un gruppo di suore « femministe » ha esaltato là
madonna come modello « storico ed attuale » di' ogni
conquista femminile. «La donna», ha detto, «domina
tutta la storia come vergine madre del Rglio, come sposa dello Spirito Santo, come generatrice dell’umanità».
Alla richiesta delle suore di avere una parte più attiva
nella chiesa (cioè poter celebrare la messa), rispondendo ha consigliato di riprendere il vestito tradizionale
(da diversi anni molte suore in America vestpno normalmente) e riferendosi ai vangeli ha detto: «la donna
è onorata come regina degli apostoli, senza essere essa
stessa inserita nella costituzione gerarchica della chiesa ». Quindi, NO! alla donna prete; SI! aUa donna generatrice deU’umanità. Ancora una volta viene dimostrata una discriminazione neU’umahità.
L. N. R.
La erezione della donna
nella ^'bbia e nella storia
Due testi controversi
Forse non tutti sanno che
il racconto della creazione fa
parte di'una raccolta di saghe — tradizioni orali e poi
scritte — e riunite in un unico raeponto dal popolo ebraico dopo l’esilio in Babilonia.
Conte htùi 1 due testi di Genesi 1: 26-3 i e 2: 18-25 sono
così diversi ed inseriti in un
unico racconto? Certamente
il popolo ebraico non era immune dalle tradizioni dei popoli pagani che vivevano intorno a lui e qualcosa di queste leggende è entrato a far
parte anche delle tradizioni
ebraiche. I due testi appar
riodo di Salomone o subito
dopo, e composto da elementi molto antichi. Il narratore non dà una diretta descrizione delle condizioni della
vita in paradiso ma si limita
ad indicarne i grandi disordini del suo tempo — vergogna, paura, il disaccordo nella vita dell’uomo e della
donna — causati dal peccato umano.
Tutti i problemi della vita
umana hanno le loro radici
nell'unico problema del rapporto dell’uorao con Dio. Come dice K. Barth, i due racconti della creazione sono vi
tengono anche a .permdi. sto- . sti.-ln termini del Patto di
ricamente diversi.
Il primo, Genesi 1, appartiene al periodo sacerdotale.
L'ultima forma, quella che
ci è stata trasmessa, viene
datata al periodo dell'esilio
o subito dopo, ma le radici
risalgono alle più antiche tradizioni. L’intero capitolo (fino al capitolo 2 v. 4a), spiega il rapporto dell’uomo con
Dio, un rapporto di grazia,
dove la creazione dell’uomo,
maschio e femmina, ne rappresenta il culmine. L’umanità ha il « dominio » sulla
terra e su tutti gli animali e
tutte le piante, che servano
per « nutrimento ». In questo racconto Dio crea con la
parola, dal nulla (secondo
alcuni è un mettere in ordine il già esistente « caos »),
in vista dell’uomo.
Il secondo racconto risale
a un periodo anteriore che
viene attribuito alla fonte
« Jahvista », scritto nel pe
Dio“con l’uomo; o ancora come dice Von Rad, fanno parte della storia della salvezza
e fuori da questo contesto
non hanno ragione d’essere.
Lo studioso delle civiltà
preadamitiche. La Preyère,
afferma che Genesi 1 indica
la creazione del popolo pagano; Genesi 2 si riferisce alla creazione del pòpolo ebraico. Infatti è soltanto nel secondo racconto che esiste
un rapporto diretto tra Dio
e l’uomo. Dio crea l’uomo,
Dio parla con l’uomo, Dio si
accorge della sua solitudine.
L’esclamazione dell’uomo
quando vede la donna è significativa: «Questa finalmente è ossa delle mie ossa
e carne della mia carne ».
Queste sono le prime parole
di Adamo nella Bibbia, che
testimoniano innanzi a Dio
il suo riconoscimento della
donna come sua «partner».
f umanità è creata
a immagine di Dio
Per conoscere Iddio, per
amare Dio, l’uomo non può
essere solo. Però, vediamo
nel « secondo racconto » della creazione che gli animali
non possono bastargli, non
sono un « aiuto convenevole ». (Per conoscere se stesso, per poter amare gli altri,
l’uomo deve avere un « partner » (traduzione che Barth
preferisce ad « aiuto convenevole », Genesi 2; 18), qualcuno simile aH’uomo ma non
eguale a lui. Un uomo senza
la sua « partner » non sarebbe stato creato a immagine
di Dio.
creare la donna come aveva
usato la polvere per creare
l’uomo (e non sarebbe neppure pensabile di considerare la polvere superiore all'uomo!). Un uomo solo non
può essere in comunione con
Dio, con il Patto, con il suo
popolo, e non possiamo considerare questi due racconti
fuori dal contesto del Patto,
perché l’Iddio del Patto e
l’Iddio che ha creato il mon
« Allora l'Eterno Iddio fece cadere un profondo
sonno sull'uomo che s'addormentò; e prese una delle
costole di lui... e formò una donna... ». Gen. 2: 21-22.
(Incisione di Gustave Dorè)
do è il Dio che ha creato l’uomo a sua immagine. Il peccato, la caduta, ha portato
l’uomo fuori del suo giusto
rapporto con Dio e fuori dal
suo giusto rapporto con il
suo prossimo.
L’immagine di Dio in Cristo
Però, questa « partner », la
donna, non può essere creata dall’uomo; l’uomo non
può neanche partecipare alla sua creazione. Infatti cade
su di lui un sonno profondo.
Con « l’òperazione » l’uomo
ha sofferto una perdita, e soltanto nella donna riesce a riconoscersi, riesce a sentirsi
di nuovo completo, riesce ad
essere umanità. Soltanto
l’uomo come maschio e femmina può avere una vera
umanità. Qui i due racconti
della creazione si trovano
d’accordo.
Dio ha usato l’uomo per
La parte fondamentale del
racconto non è quindi la
creazione dell’uomo e della
donna ma il Patto di Dio con
l’umanità. Questi passi quindi nón vanno letti come qualcosa di definitivo, ma indicano un futuro che ha la sua
ragione d'essere in Gesù, il
Messia d’Israele. L’uomo Gesù era necessario per realizzare nuovamente l’armonia
voluta da Dio nella creazione.
Quando Gesù ci insegna il
comandamento dell’amore,
indica aH’umanità la strada
per ritrovare la sua immagine di Dio.
Il pastore Walter Trobisch
(Ti prego, aiutami! Ti prego,
amami!. Ed Claudiana) in
una sua corrispondenza ad
un giovane che si lamentava
perché la « persona che ave
Leggendo qua e
scopriamo che ;
— Enki, il dio delle acque,
fa partorire la creta da cui
fu modellato l’uomo.
— Fra orrende grida Atena nascente balza fuori dalla
testa di Zeus; altre creature
nascono dalla coscia e dal
ginocchio del dio maschio.
— In Groenlandia la donna sarebbe nata dal pollice
dell’uomo.
— Èva Figes nel suo libro
« Patriarcal Attitudes, Woman in Society » ha studiato la manipolazione rabbinica di Èva che culminò nei
commenti della Cabala di
Praga, diciassettesimo secolo, con l’attribuzione ad Adamo di un’altra moglie precedente ad Èva: Lilith, la vera
prima donna, infinitamente
più demonica della mite Èva.
— Il mito dell’Eden è un
va sposato non gli ubbidiva
più » gli ricorda che quella
persona è l’immagine di Dio.
Il rapporto uomo/donna
va visto come una ricerca insieme di queU’immagine di
Dio che è stata perduta e che
solo attraverso il sacrificio
di Cristo può essere ritrovata, perché è soltanto qui che
viene rivelato l’amore di Dio
per l’uomo. Perciò è qui che
l’amore dell’uomo per Dio
deve ritrovare il suo fondamento. Il rapporto uomo/
donna è perciò soltanto un
esempio, anche se l’esempio
più perfetto, di tutti i rapporti umani che devono riflettere quella comunione
che Dio vuole avere con l’uomo. Quando manca questa
unità fra l’uomo e la donna,
manca questa unità in tutta
l’umanità.
là
mito di pastori nomadi elaborato in remote antichità,
che ha subito pressioni mitiche orientali (Sumer, Babilonia, Fenicia, Canaan).
— Il mito della creazione
di Èva, che significa « vita »,
« madre di ogni cosa vivente », doveva avere alle spalle una tradizione più arcaica
riguardante una « Grande
Madre », una dea madre/
(Maya partorì da un fiancò
suo figlio Buddha).
— Il serpente è il portatore mitico dell’immort/llità
acquistata o perduta. /
— Un albero della conoscenza del bene e del male
era già fiorito a Babilonia.
Chi riusciva a staccarlo dal
fondo marino riceveva l’immortalità e l’eterna giovinezza. Anche in questa leggenda
subentra un serpente che
strappa la pianta all’eroe.
— Il clan ebraico era fondato sull’endogamia ovvero
sul matrimònio consanguineo. L’uomo doveva scegliere la moglie all’interno della
sua famiglia (lo stesso succedeva in Egitto ma con un fine diverso. I faraoni sposavano le sorelle per mantenere unito il patrimonio familiare poiché al faraone spettava l’assoluto patrimonio
familiare mentre ai consanguinei della donna spettava
l’eredità).
— Abramo aveva sposato
la sua sorellastra, Isacco prese Rebecca dalla propria famiglia, Giacobbe sposò le
sue due cugine e il padre di
Mosè la propria zia. Questa
tradizione cadde in disuso
dopo l’Esodo.
— Il mito di Adamo ed
Èva è un mito endogamo:
Èva è nata dal sangue e dalla carne di lui e questo rispecchia l’obbligazione che
avevano i membri del clan.
Questo mito è il mito della
solidarietà nella consanguineità, dell’unione del popolo.
— Dopo Giacobbe questo
mito diviene un modello
anacronistico.
Questi flash dimostrano
come il problema della creazione abbia sempre suscitato la fantasia dell’uomo. Ma
per il popolo ebraico il significato, come abbiamo già visto, è completamente diverso.
L’uomo creato non è un
dio, non nasce direttamente
da un dio, ma è un essere
che da Dio prende l’alito vitale, che ha una personalità
propria, una possibilità di
scelta. Non esiste nell’uomo
niente della divinità ed è
proprio la promessa del serpente e la caduta che sottolineano questo fatto.
Il popolo d’Israele non è
chiuso in una fortificazione
lontano dalle tentazioni e
dalle leggende; è un popolo
di nomadi, diviso in clan familiari, spesso lontani uno
dall’altro ed è comprensibile
dunque la paura di possibili
matrimoni con pagani. II matrimonio non era considerato come fondamento della
famiglia, ma era essenziale
per assicurarsi la discendenza. Questi matrimoni avveni-
5
11 gennaio 1980
LI CREÒ MASCHIO E FEMMINA
A cura della
Federazione
Femminile Valdese
vano spesso nella stessa stirpe o nel clan stesso.
La donna viene si messa in
un secondo piano, ma rimane sempre partecipe con l’uomo alla salvezza in quanto
generatrice del popolo ebraico e quindi non doveva essere contaminata. Per questo
si hanno leggi molto sevère
sull'adulterio. Era anche considerata (come d’altronde in
tutti questi popoli) come proprietà del marito.
La procreazione è vista come fatto essenziale in quanto
si riferisce alla proiriessa di
Dio ad Abramò. Una donna
sterile era dunque colpevole
e poteva essere ripudiata.
Col passare del tempo, la
posizione della donna non
muta notevolmente, spesso
anzi, nòn essendo più così
urgente il problema della
procreazione, la donna viene
messa da parte. Può essere
giudicata anche al solo sospetto di adulterio, la parola
di una donna vale circa la
metà di quella dell’uomo
(cfr. Numeri 5: 11 ss.).
Nei Vangeli un rapporto diverso
Nei Vangeli cominciamo a
vedere un rapporto diverso.
Gesù ammaestra anche donne (Marta e Maria), anzi sgrida Marta perché non sta attenta ai suoi insegnamenti
per poter accudire alla casa.
Questo atteggiamento sembra poca cosa ai tempi nostri, ma era veramente rivo
lüzionario per allora. È una
donila la prima testimone
della risurrezione in un periodo in cui la donna non
può nemmeno testimoniare
in tribunale. Negli Atti anche le donne ricevono lo Spirito Santo e fanno parte integrante delle prime comunità.
Anche Paolo, che viene
considerato un anti-femipinista per eccellenza, chiama
collaboratrice Priscilla. Non
credo che Paolo volesse rinchiudere la donna in un angolo quando le dice di « tacere in assemblea » o di stare «a capo coperto», ma
non voleva che si creasse
scandalo.
In Cristo « non c’è né maschio né femmina » (Calati
3: 28).
« Questa unità ed eguaglianza sul piano della fede
implica una svalutazione radicale di quelle differenze e
diseguaglianze umane, per
cui rimante difficile concede
re loro ancora una legittimità assoluta sul piano dei rapporti umani. L’uomo che ha
gustato sul piano della fede
e della chiesa la sua nuova
dignità di figlio, di fratello,
di. eguale, di libero, sarà necessariamente tale in tutti i
suoi rapoorti della sua esistenza attiva, e non potrà
eludere il dovere di orientare anche la sQcietà civile, di
cui è membro responsabile,
nella direzione e secondo
l’ànalogia ». (L'epistola ai Calati, Commento esegetico di
G. Miegge, Roma, pp. 124125).
Lidia Noffke Rìbet
La liberazione deila donna
e la teologia
Coloro che non sono credenti difficilmente riescono
a capire cosa intendiamo dire quando parliamo di « ascolto » della Parola di Dio,
un ascolto non rituale e generico, ma per così dire
« storico »: a leggere la Bibbia siamo infatti noi, persone « storiche » che viviamo
in una determinata condizione, che siamo « collocati » in
mezzo alle contraddizioni
che emergono ora e qui, diverse probabilmente da quelle di ieri e da quelle di domani. Nel nostro tempo il
tema della liberazione — individuale e collettiva — è di
importanza vitale per milioni di uomini e donne nel
mondo. I credenti che sono
coinvolti nella ricerca di una
possibilità per tutti di vivere con maggiore dignità e
autonomia la propria umanità, riflettono sulle loro
esperienze, sugli errori e le
conquiste delle loro lotte;
cercando nella lettura della
Parola l’indicazione, la promessa che sola può dare senso al loro cammino, pienezza alla loro esistenza. Così
sono nate le varie teologie
della liberazione: quella latino-americana, quella nera
e anche quella femminista,
svilupnata soprattutto negli
Stati Uniti da donne teologhe cattoliche e protestanti.
In questi tentativi di riflessione teologica esiste un rischio (che, d’altra parte, è
tentazione, e talvolta « vizio », permanente delle istituzioni ecclesiastiche nei secoli): quello di forzare il testo biblico perché si adatti
ai nostri bisogni, perché in
qualche modo ci confermi
nelle nostre scelte, facendoci dimenticare che Cristo è
morto e risorto per tutti, oppressi e oppressori, anche se
indubbiamente ha privilegiato i « minimi » e gli emarginati nella sua prassi terrena.
È certo che coloro cTie, appartenendo alla classe sociale, alla razza o al sesso dominante, opprimono popoli,
gruppi, o individui sono dei
violatori della giustizia, della dignità e della libertà.
Le donne costituiscono la
metà dell’umanità che (con
tutte le differenziazioni relative a classe, cultura, razza)
non incide nelle decisioni po
litiche ed economiche, è tagliata fuori — di fatto —
dalla gestione del potere,
dalla possibilità di controllo
del proprio destino.
Naturalmente le donne
non sono automaticamente
« virtuose » (in una ipotetica
divisione tra buoni e cattivi),
né automaticamente in grado di saper organizzare in
modo alternativo le forme
di convivenza umana, ma la
loro condizione subalterna
non è un dato di natura, ma
un segno del peccato degli
uomini (e in gran parte anche delle chiese), un segno
della loro incapacità, o non
volontà, di stabilire rapporti di reale parità e dignità tra
le persone (come d’altronde
tra le nazioni).
In questa situazione sono
gli oppressi che devono liberarsi, rendendo così possibile
una nuova società basata
sulla conciliazione, l’uguaglianza e la solidarietà. Il fatto è che spesso ci sembra
questo un progetto assurdo,
impraticabile: quando mai si
realizzeranno la giustizia, la
libertà é la pace in questo
mondo di violenza e di soprusi, di corruzione e di
egoismo? Molti hanno provato a cambiare le cose, ma
sono stati sconfitti; noi sappiamo inoltre che sarà ancora così perché viviamo nel-,
l’ordine del peccato e della
sofferenza.
L. Russell, teologa femminista
Letty Russell, teologa americana impegnata nel movimento per la liberazione della donna e pastore in una comunità di neri e portoricani
di East Harlem, scrive a questo proposito: « L’orizzonte
della libertà continuamente
cambia e appare diverso via
via che noi facciamo il nostro viaggio con gli altri e
per gli altri verso il futuro
di Dio. A causa dei problemi, delle difficoltà del mondo in cui viviamo, sembra
che non ci sia speranza. L’orizzonte si chiude e non c’è
prospettiva. ...Eppure per i
cristiani... c’è sempre anche
il futuro — adventus — che
viene verso di noi da Dio come una promessa. In relazione all’« adventus », la nostra questione è: Come possiamo vivere ora come se l’orizzonte di quel futuro fosse
già spuntato nella nostra vita mediante lo Spirito di Gesù Cristo? La scoperta di
questo nuovo orizzonte di libertà ci spinge all’azione perché Dio spera per noi e tocca a noi vivere ora come se
« la figura di questo mondo
stesse passando » e la nuova
creazione fosse già presente
nella nostra vita - I Cor. 7:
25, 31 » (in Teologia femminista, ed. Queriniana, pagg.
46-47).
Le donne si sòno messe in
cammino,, hanno cercato di
trovare la loro identità di
persone al di fuori dei ruoli
loro attribuiti, stanno tentando di capire il loro passato
per cambiare il presente, ma
non sono ancora libere, perché nessuno è veramente libero finché altri sono schiavi (della paura, della fatica,
dell’ignoranza). In questo lo
« E Dio creò l’uomo
a sua immagine... li creò
maschio e femmina >>.
Gen. 1: 26 (Foto di Renato Ribet).
ro cammino hanno posto
l’accento sulla « sorellanza »,
la solidarietà tra donne, che
nonostante le difficoltà con
cui viene vissuta, è una anticipazione, una scommessa
di rapporti nuovi. Ma è una
fase di transizione verso una
realtà di solidarietà generale
o la discriminazione sarà
permanente e la sorellanza
una possibilità di mutuo soccorso?
Prefigurare II Regno di Dio
Le donne credenti che fanno parte di una comunità
cristiana si trovano a vivere
momenti di « sorellanza »,
ma non possono non coinvolgere anche i loro fratelli
in una riflessione sul significato di essere chiesa, di essere cioè ùn segno visibile di
speranza per gli altri: se i
credenti sperimentano fin
d’ora per grazia la libertà in
Cristo, se è vero quello che
l'apostolo Paolo scriveva ai
Galati (cap. 3: 28), la chiesa
fin da ora dovrebbe essere
una testimonianza èoncreta
di un « pezzo » di società dove non esistono differenze tra
servi e padroni, donne e uòmini, un luogo dove si vivono rapporti di libertà e di
servizio.
Nonostante i limiti e le de
bolezze, è compito dei credenti prefigurare nella comunità ecclesiale il regno di Dio
che viene. Tocca a noi comunicare agli altri la speranza,
che nasce dalla nostra certezza, ed è una speranza « attiva » perché è una spinta a
cambiare il morldo nella prospettiva delle promesse di
Dio. Scrive il geologo Moltmann: « Dio non è la nostra
utopia, ma noi siamo l’utopia di Dio ».
Qccuparsi di teologia vuol
dire oggi per le donne riconoscersi protagoniste nel
progetto di Dio per l’umanità, vuol dire rispondere alla
vocazione che viene loro rivolta dall’evangelo di contribuire alla sconfitta di ogni
forma di oppressione, a partire da quella specifica del
sessismo. La Russell nell’opera citata definisce la teologia della liberazione come
la riflessione che scaturisce
dall’« esperienza collettiva di
azione e di ministero » e a
sua volta provoca « nuove
questioni, nuove azioni, nuove riflessioni ». È una definizione che esprime anche una
sollecitazione per tutte noi a
non considerare la teologia
come un discorso riservato
agli esperti, ma ad usarla come strumento vivo, dialettico di comprensione della nostra realtà e del rapporto tra
questa e la volontà del Signore.
Mi rendo conto di aver solo cominciato un discorso e
di essermi limitata ad osservazioni generali, ma forse, in
un momento di sfiducia e di
ripiegamento (non amo il
termine « riflusso ») come
quello che viviamo attualmente nel nostro paese, è utile ripensare il senso del nostro im.pegno e della nostra
fede. Elisabeth e Jurgen
Moltmann concludono l’editoriale di introduzione al libro di Letty Russell con queste parole: « Chi decide di
prendere la strada della libertà, avrà bisogno della
perseveranza, della speranza
e del coraggio della fede. La
vita non sarà meno diffìcile,
ma diventerà piena di significato ».
Franca Long Mazzarella
6
11 gennaio 1980
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Legna e petrolio
Terremoto: 50
secondi di paura
Il vertiginoso aumento dei prodotti petroliferi (ma il governo
Cossiga ha colto il momento buono per far passare altri grossi
aumenti — cosa caratteristica
dei governi « deboli ») si fa sentire sempre di più anche nelle nostre zone di montagna: dico anche perché, per certi aspetti,
qualcuno potrebbe pensare che le
zone montane coperte di boschi
restano avvantaggiate. Se manca
il gasolio , se tl kerosene costa
quanto il vino, c’è pur sempre
tanta legna da bruciare e le stufe riposte nel solaio rientrano in
funzione. Ma l’idea ha le gambe
corte: perché l’aumento del petrolio, ce ne siamo accorti, porta
con sé l’aumento di ogni cosa,
compresa la legna da ardere. Certo la cosa è razionale soltanto
nella logica del mercato di una
economia capitalista, ma è la nostra; così anche chi si scalda a
legna deve riconoscere quanto la
nostra economia sia legata al petrolio, vale a dire alla politica internazionale.
In questa situazione di emergenza il nostro patrimonio boschivo che in questi ultimi anni
si era in qualche modo irrobustito (nonostante la mancanza di
una pianificazione di rimboschimento) ripiomba nella fase della
decapitazione selvaggia: necessaria sotto un aspetto, incontrollata e Speculativa sotto un altro
aspetto.
Il secondo argomento che vorrei qui toccare, sempre derivante dal folle aumento dei prodotti
petroliferi, è quello delle comunicazioni nelle zone di montagna.
Qui l’insufficienza o la totale
mancanza di servizi pubblici che
colleghino i paesi delle nostre
valli si fa sentire duramente. I
costi dell’ emarginazione sono
sempre più alti. Ricordate il divieto di circolazione domenicale
di qualche anno fa? Chi aveva
i colpito seriamenie se non gli alxitanti delle zone montane tagliati
fuori dai servizi pubblici?
Se oggi c’è ancora chi fa il calcolo del benessere di una famiglia dalle macchine che possiede
è un pazzo! No, non siamo americani. Ma se è cosa normale che
le famiglie di montagna tagliate
fuori dalle comunicazioni utilizzino due, tre macchine, non è più
normale che siano costrette a pagare i costi dell’aumento selvaggio della benzina senza che il governo sia capace di inventare
delle misure diversificate, limitandosi ad un cieco aumento della benzina.
Anche nell’ambito del Comprensorio e delle Comunità Montane si parla spesso del problema trasporti e comunicazioni:
ma siamo ancora lontani dall’aver trovato delle risposte soddisfacenti. Le difficoltà non sono
soltanto per i pendolari legati al
lavoro di fabbrica ma direi soprattutto per chi è costretto ad
SERVIZIO MEDICO
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V_______________________________
utilizzare un suo proprio mezzo
per recarsi al lavoro, o per chi,
non possedendolo, si trova bloccato a motivo della mancanza di
servizi pubblici.
Con l’ulteriore aumento della
benzina cresce ancora l’urgenza
di organizzare una rete di servizi pubblici per le nostre vallate
che risponda alle reali esigenze
delle popolazioni. Si tratta anche di riconvertire dei « servizi »
inutili. E faccio un esempio che
mi sembra sintomatico circa la
mancanza dell’uso della ragione
qhe sta,^ talvolta, nella disorganizzazione dei servizi.
Rorà è collegata (circa sette
mesi l’anno) con Luserna e Torre da un servizio pullman
SAPAV, il venerdì, giorno di mercato. La partenza da Rorà varia
tre le 9 e le 9,30; il ritorno, da
Torre, a mezzogiorno. Nei mesi
d’estate c’è un servizio anche la
domenica. Normalmente il pullman è vuoto; e la cosa dura ormai da parecchi anni. Manca la
nafta, il servizio costa comunque
alla collettività, nessuno lo utilizza, ma il pullman continua a
girare a vuoto. Come mai? La
gente non lo usa perché l’orario
è sbagliato? C’è un accordo tra
SAPAV e la Provincia o la Comunità Montana perché comunque esista il servizio? Bisognerà
pure una volta risolvere questo
rebus e trovare l’accordo per un
servizio (che non può essere coperto dallo scuolabus che già
non riesce a fare le corse che dovrebbe) corrispondente all’utilità e non allo spreco. Una soluzione tipo Angrogna, per esempio, se questo va incontro alle
esigenze della popolazione (esigenze da verificare). Mi sembra
anche che l’intera Val Germanasca abbia dei grossu,problemi di comunicazione, non certo
garantiti dalla corriera per gli
operai della Gianna.
I piani di sviluppo delle Comunità Montane, a lunga gittata, devono fare i conti con delle necessità immediate e sempre più
pressanti. Perché le zone geograficamente più disagiate non subiscano ulteriormente il ricatto
dell’emarginazione, pagando due
volte le tasse allo stato. E guardando, come i rorenghi, il pullman blu della SAPAV girare a
vuoto.
Ermanno Genre
ANGROGNA
Decisioni dei
consigiio comunale
Il Consiglio Comunale ha concluso la sua attività, per l’anno
1979, con due lunghe riunioni,
l’una a distanza di quindici giorni dall’altra.
Nella prima, il 14 dicembre,
dopo una serie di variazioni di
bilancio rese possibili da una
maggiore entrata di 65 milioni,
è stato nominato nelle persone
di Franca Coïsson, Delio Long e
Jean-Louis Sappé il comitato di
redazione che curerà la pubblicazione del notiziario di informazioni.
Dopo un positivo esperimento,
durato ben quattro anni, si è deciso infatti di rendere ufficiale.
Scomparsa
di due amici
In pochi mesi abbiamo perso
due cari amici della Chiesa Valdese. Il Pastore Neff di Rohrbach
(colonia valdese), abitata dai discendenti degli esuli di Roreto e
Pragelato, e il Pastore Schofer
di Pforzheim, che era presidente dei Valdesi di Germania.
Il primo è morto, ancora giovane, per una crudele malattia.
Era profondamente buono, aperto e fraterno, era « consigliere »
degli obiettori di coscienza, possedeva una buona, cui tura ed era
entusiasta delle nostre Valli.
Il secondo, aveva sposato una
valdese di Germania e varie volte aveva predicato da noi in francese.
Possedeva un animo mite ed
il suo buon sorriso conquistava i
cuori.
Entrambi hanno collaborato al
« ponte » che ci univa, partecipando ad incontri ufficiali nei
due paesi e venendo varie volte
soli o con gruppi in visita alle
nostre Valli.
Villar Perosa era il luogo preferito per i loro soggiorni e molti membri di quella comunità li
ricordano con commozione per
il calore umano che da loro si
sprigionava.
Ora sono partiti e, mentre porgiamo le nostre condoglianze ai
loro familiari, ci chiediamo: Chi
prenderà il loro posto?
Siamo grati al Signore per il
bene ricevuto da questi cari amici e (31i chiediamo di suscitarne
altri che cooperino a mantenere
vivo questo ponte d’amore che
unisce i Valdesi di qua e di là
delle frontiere.
E. G.
con tanto di registrazione al tribunale di Pinerolo, « AngrognaNotizie », il bollettino comunale
giunto ormai al 24« numero e che
viene distribuito gratuitamente,
con la collaborazione di tutti i
consiglieri, nelle 350 famiglie del
Comune.
Direttore responsabile del periodico sarà il prof. Alberto Barbero, di Pinerolo.
Altra delibera importante quella che concerne l’istituzione di
una squadra volontaria antincendio, composta da una quindicina
di giovani e meno giovani angrognini, e che avrà il compito non
indifferente di vigilare alla salvaguardia del patrimonio boschivo della valle.
Il 28 dicembre, nella seconda
riunione, i consiglieri hanno definito il consueto elenco delle
opere pubbliche da realizzare
con il contributo finànziario della Regione. Si tratta per lo più
di collegamenti stradali (Serre Chiot dl’Aiga; Pradeltorno; SerreArvura), di una richiesta per la
costruzione di una fognatura al
Capoluogo e zone limitrofe e per
un acquedotto a Pradeltorno.
I progetti « di massima » dei
vari lavori prevedono una spesa
complessiva di 737 milioni, rna
il finanziamento sarà probabilmente ridotto ai minimi termini.
Sono poi stati appaltati i lavori di ampliamento del primo
tronco della strada di Buonanotte, ed erogati cinque milioni a
favore del Consorzio per la strada interpoderale Sea-Vaccera.
Si è deciso infine la realizzazione di un « mini-parco-giochi »
al Capoluogo, nel terreno adiacente alle Scuole, e sono stati definiti i passaggi di competenze
alla Comunità Montana Val Pellice in ordine alla gestione del
Foyer per Anziani del Serre, la
cui apertura è ormai prossima.
j. 1. s.
Il CIRCUITO
Domenica 30 gennaio
Incontro
comunitario
a San Secondo di Pinerolo.
Tutti sono cordialmente
invitati a partecipare al
culto del mattino; pranzo
al sacco e nel pomeriggio,
ore 14, discussione sulla
’’Giornata dell’Evangelo” ;
contenuti, programmi e organizzazione.
Il Consiglio di Circuito
Una gran paura, ma poclp danni ha provocato il terrernoto di
sabato scorso. Erano circV le
15,30 quando la terra ha tremato per circa cinquanta secondi.
Epicentro del sisma è stata là
zona tra Piossasco e Giaveno, do\
ve il terremoto ha avuto un’in- X
tensità pari al sesto grado della
scala Mercalli. Il terremoto è stato avvertito in ima vasta zona
che va da Torino a Sestriere. Alle prime scosse la gente si è riversata nelle strade temendo il
peggio; gli invalidi, gli anziani, i
ricoverati in case di riposo hanno vissuto « cinquanta secondi
di terrore'»,'Sòme ha dichiarato
un handicappato, fisico, non potendo muoversi e avvertendo il
pericolo cui dovevano far fronte.
Molti, presi dalla paura, sono rimasti a lungo nelle strade e nelle
piazze nel timore di una seconda
scossa, che però non è venuta.
Purtroppo a questo sentimento
diffuso di paura hanno contribuito anche alcune radio é televisioni locali che hanno sospeso le
trasmissioni o hanno annunciato gravi danni e anche feriti a
causa del terremoto.
Nel pinerolese il comune più
colpito è quello di Piossasco dove il municipio, la biblioteca,
l’asilo e la caserma dei carabinieri sono stati lesionati, danni anche al campanile della chiesa cattolica. Nella vai Chisone risultano lesionati a Perosa il condominio Terminal e Tedificio dei
Salesiani, a Villar Perosa il Convitto Valdese e alcune palazzine
RIV, a Pinerolo alcune strutture
pubbliche quali la sede dell’Istituto Musicale. Un po’ dappertutto ci sono stati piccoli danni
(caduta di calcinacci e tegole).
Nell’insieme i danni per il Pine
rolese sono valutati a circa 700800 milioni di lire.
La nostra zona, pur non essendo una zona sismica, ha subito
numerosi terremoti nel passato,
il più grave di questi negli ultimi
duecento anni è stato quello del
1808, che come è detto in una relazione dell’epoca, ha provocato
gravi danni per la cui riparazione sono occorsi più di sette
mesi. gg
oggi e doinani
# Manifestazlof^e per il disarmo e
per la pace. Organizzato dai partiti
di sinistra, dal Gruppo antimilitarista,
dal gruppo giovanile evangelico, dal
gruppo giovanile cattolico, dal gruppo
teatro Angrogna e dal Collettivo Obiettori della Pianura, sabato 12 gennaio,
alle 14.30, si svolgerà a Torre Pellice,
da S. Margherita al Municipio, un corteo che ha come obiettivo la sensibilizzazione della opinione pubblica sui
temi della pace.
Domenica 13 gennaio alle ore 20.30
presso la sala comunale in viale della
Rimembranza a Torre Pellice il gruppo teatro Angrogna presenterà « Le
povre soidat » uno spettacolo di canzoni.
• A Pinerolo il Sistema Bibliotecario Provinciale organizza una mostra « la scrittura e l’uomo ». La mostra si svolge presso la sala delia ex
caserma Fenulli ed è aperta dai martedì alla domenica col seguente orario: dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 17„
La mostra sarà aperta fino al 27 gennaio.
PEROSA ARGENTINA
Attività del consultorio
L’équipe che lavora neH'ambulatorio di Perosa Argentina all’interno del servizio ginecologico ha resi noti i dati relativi alle
visite di questo tipo effettuate
dal 1° gennaio al 31 ottobre 1979.
Le visite ginecologiche sono
state complessivamente 885, le
donne visitate 518, 367 sono ritornate per un controllo. La maggior parte di loro, 433, erano
coniugate, 379 si sono rivolte al
servizio per disturbi vari o per
la prevenzione dei tumori femminili, 93 per la contraccezione,
25 per gravidanza e infine 17 per
l’interruzione volontaria della
gravidanza.
TORRE PELLICE
Assemblea
utenti SAGE
Il Comitato Utenti SACE indice per il giorno di sabato 12 gennaio 1880, alle ore 16, nella sala
comunale in Viale Rimembranza
una riunione alla quale sono invitati a partecipare tutti gli
Utenti SACE.
La riunione è stata indetta per
avere precise indicazioni relative ai pagamenti da farsi (comequando e da chi e in quale esatta misura) e relative ad àltri
problemi specifici concernenti
gli Artigiani, le diverse zone, i
contributi che potranno essere
ottenuti e la loro utilizzazione.
Per far si, che queste questioni vengano chiarite sono invitati a partecipare alla riunione: i
Sindaci dei Comuni di Torre
Pellice, Luserna S. G. e di Angrogna; il Liquidatore della SACE; i Dirigenti Enel; il Presidente della Comunità Montana
e i Consiglieri Regionali, già intervenuti in precedenza.
Le maggiori fonti d’informazione sul servizio sono state le conversazioni con altre donne più
che i giornali o i consigli del medico; questo dato dimostra come
l’esigenza del servizio fosse sentita tra la popolazione femminile.
Anche l’elevato numero di prelievi per la prevenzione dei tumori dal collo dell’utero lascia
sperare che col diffondersi dell’educazione sanitaria una sempre maggior quantità di donne
possa sfuggire ad una morte precoce.
Le indagini sin qui effettuate
(360 esami in otto mesi) hanno
dato fortunatamente esito negativo.
L’équipe rileva anche nella propria relazione che sono stati molto ridotti, a differenza di quanto
accade in città, gli interventi relativi alla limitazione delle nascite
e all’assistenza in caso di aborto.
Questo viene attribuito sia all’ambiente valligiano dove tutti
si conoscono e che non dà la sicurezza dell’ anonimato, sia al
sempre decrescente tasso di natalità, effetto dello spopolamento
della nostra zona e del conseguente invecchiamento della popolazione.
L.V.
Personalia
A Mitzi Menusan, nostra simpatica c
preziosa segretaria nel lavoro dell’ECOLUCE, e a Claudio Valetti — che si
sono sposati domenica 6 gennaio —
tutta la redazione esprime l’augurio di
una vita felice, orientata dalla Parola
del Signore.
# Hanno collaborato a questo
numero: Ivana Costabel, Gina Conte, Franco Davite,
Dino Gardiol, Enrico Geymet. Teofilo Pons, Bruno Rostagno, Gianni Rostan, Jean
Louis Sappé, Franco Taglierò, Maria Tamietti, Cipriano
Tourn.
7
11 gennaio 1980
CRONACA DELLE VALLI
CATTOLICESIMO LOCALE
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Pareri sul caso Kiing Riunione dei Consiglio
Il caso Kiing fa discutere il cattolicesimo pinerolese. La prima reazione al,a decisione della Congrejazione per la dottrina della fede, è venuta in un commento del settimanale cattolico « Eco del Chisone ».
Scrive sul n. 50 di questo
settimanale il suo direttore, don Vittorio Morero, in
un articolo dal titolo « Il
caso Kung senza drammi e
pregiudizi »:
Eco dei Chisone
« ...Hans Kiing non può
insegnare nella Chiesa cattolica, ma egli non è stato
né sospeso a divinis né privato della comunione ecclesiale (scomunicato). Quindi egli è ancora sacerdote
in piena funzione e il sacerdote nella Chiesa cattolica insegna.
Non essendo stato sospeso a divinis, Hans .Kung
celebra la messa, amministra i sacramenti e quindi
esplicitamente confessa nel
contesto di queste celebrazioni tutta la fede cattolica nella sua integrità canonica. Inoltre non essendo scomunicato è di fatto
in comunione con la Chiesa e quindi anche col
magistero... Hans Kiing...
non viene considerato (noi
speriamo provvisoriamente) teologo ufficiale della
Chiesa nel contesto di una
università, di cui è corresponsabile il magistero. Mi
pare che tale limite non
tolga nulla alla cosiddetta
libertà di ricerca che per
sua natura deve essere autonoma da influssi esterni e
condotta unicamente da
criteri scientifici, compresi
i criteri della critica storica che nel caso specifico
deve tener conto di ciò che
storicamente la Chiesa ha
sempre creduto fin da
principio.
Certo, la ricerca non è
l’insegnamento...
Osservando che le reazioni alla decisione non sono state molto ampie l’articolo prosegue:
... Sono persuaso, e gli ultimi casi lo dimostrano,
che ci siano oggi nella
Chiesa spazi di dialogo, di
confronto e di discussione
assai ampi. Basterebbe accedervi accettando la metodologia del dialogo che
non può sussistere senza
l’intervento di tutti gli interlocutori. B un’offesa alla
memoria di Papa Giovanni,
di Paolo VI e del concilio
affermare che sia in atto
una manovra restauratrice
a base di repressione. Non
si può tornare indietro e
non si torna indietro. Che
ci sia un tentativo di chiarificazione e di confronto
stringente, questo sì e noi
ci auguriamo che il confronto avvenga e sia riconosciuta a Kiing,la coerenza fra ciò che egli confessa
nella messa e ciò che egli
si propone di offrire alla
Chiesa per una rilettura
viva e attuale della fede,
senza tradimenti e infedeltà.
Conclude poi don Morero, con un giudizio (preventivo) sulle reazioni in
ambito valdese
...non possiamo prendere
in considerazione le affermazioni troppo radicali provenienti dà ambienti vaidesi, quando sappiamo benissimo che il gruppo dirigente della Chiesa valdese
ha sempre mantenuto una
sua vigilanza sulla propria
facoltà teologica, inviando
a insegnare su quelle cattedre pastori e teologi di suo
gradimento piuttosto di
altri dotati di uguale titolo.
« vigilanza » sulla facoltà
teologica. Infatti è il Sinodo che nomina la commissione di esame sull’operato della facoltà e che prende le decisioni in materia.
San Lazzaro
Un’altra reazione ci viene dalla Comunità di San
Lazzaro che ha diffuso la
seguente presa di posizione:
« ...In merito a questo intervento inquisitorio, che
non è isolato (vedi i “casi"
di Pohier in Francia e
Schillebeeckx in Olanda),
osserviamo:
— che nel nostro lavoro
pastorale, nel nostro impegno ecumenico e nella nostra riflessione teologica ci
siamo trovati e ci troviamo tutt’ora sulle posizioni
di Hans Kiing per quanto
riguarda la linea generale
della “riforma della chiesa" (cfr. “Riforma della
chiesa e unità dei cristiani" e Decreto sull’Ecumenismo del Concilio Vaticano II).
— che ci sono stati di
grande aiuto i suoi libri,
per il costante sforzo che
egli fa di dialogare con la
cultura di oggi e di sviluppare una riflessione teologica aperta alla vita delle
comunità (cfr. La giustificazione, La Chiesa, Infallibile? Una domanda. Veracità per il futuro della
chiesa. Essere cristiani, Dio
esiste?, Concilium - Sezione
Ecumenismo).
Non possiamo accettare
il procedimento della Congregazione, che giudica un
teologo servendosi di “una
teologia ” ( quella “ roma
na”), senza dare uno spazio sufficiente al pluralismo e alla ricerca.
Se ci fosse una maggio
re fiducia nello Spirito Santo, si permetterebbe un dibattito più ampio e più libero, nel quale crescerebbe la responsabilità del
singolo teologo e si smusserebbero certe punte polemiche e di spregiudicatezza.
Così parlerebbe la carità
anziché il diritto: in questo senso ci sentiamo di riconoscere un “ministero di
Pietro" che continua anche
oggi, non per dire: “Tu sei
ancora cattolico, tu non lo
sei più”, ma per servire la
comunione nella carità.
Chiediamo:
— alle comunità cattoliche di Pinerolo e al vescovo di non aver paura della
discussione e della ricerca
su tutti i punti che fanno
difficoltà anche in diocesi
(problemi teologici, pastorali, disciplinari, ecc.);
— alle comunità valdesi
di non essere troppo drastiche nei loro giudizi di irreformabilità della chiesa
cattolica e di aiutarci con
la correzione fraterna e la
testimonianza evangelica,
perché realizziamo sempre meglio la nostra vocazione cristiana e il nostro
impegno di riforma della
chiesa in vista dell’unità.
Ci impegnarne:
— per una ricerca comunitaria di ciò che è essenziale e centrale, cioè l’annuncio del Vangelo ai poveri, in mezzo alle loro lotte;
— per un dialogo reale
tra le varie componenti
della nostra chiesa locale;
— per una reciproca sincerità senza strumentalizzazioni.
La nostra speranza è nel
Signore della Chiesa e nella forza dello Spirito che
la guida incessantemente...
La presa di posizione di
San Lazzaro ha già raccolto oltre 60 firme di adesione.
Il Consiglio della Comunità Montana Val Pellìce
del 22 dicembre 1979 prevedeva quali argomenti relativi ai servizi sociali:
1) La prosecuzione nel
1980 dei servizi socio-assistenziali finora svolti.
2) L’aggiornamento degli interventi nel campo
deiraffidamento di minori,
giunti nella valle ad un numero di 27.
3) La stipulazione di
una convenzione con il
Convitto Valdese di Torre
Pellice, composto da due
comunità - alloggio al servizio di minori della valle
con particolari problemi
familiari.
Relativamente ai servizi
tecnici della Comunità si
sono prese le seguenti decisioni:
1) Richiesta alla Regione di un contributo per la
installazione di ripetitori
per la ricezione di segnali
televisivi dei canali nazionali. Infatti molte zone della valle (parte di Luserna
e Torre Pellice, gli interi
comuni di Bobbio e Villar
Pellice e di Angrogna) non
riescono a captarli e non
avrebbero nessuna speranza di una sistemazione definitiva della questione nel
prossimo futuro, se non
fosse stata varata nel corso del 79 una legge regionale che prevede il finanziamento di ripetitori per
le zone particolarmente disagiate. Occorreva fare domanda entro il 31-12-'79 per
godere del primo finanziamento previsto. La richiesta è di 80 milioni per la
installazione di un ripetitore di grosse dimensioni
a Rocca Bera e di tre ripetitori minori per le zone
d’ombra non coperte dal
primo. La spesa sarà a totale carico della Regione.
2) Richiesta alla Regione del finanziamento di un
corso per guardie ecologiche volontarie, per ima
somma complessiva di 4
CONTRO LA VIOLENZA SULLA PERSONA
Una proposta che fa discutere
Ma qui — CI sia concessa la precisazione — don
Morero è disinformato: infatti la nomina dei professori di teologia spetta
al Sinodo e così pure la
La presentazione da parte del M.L.D. e dell’U.D.I.
della proposta di legge di
iniziativa popolare contro
la violenza sessuale, da imporre al Parlamento con la
raccolta di 50.000 firme ha
avuto l’effetto della pietra
lanciata in uno stagno.
Non che numerosi collettivi di donne non avessero,
in occasione di ripetuti episodi di stupro, messo sotto
accusa la morale e la legislazione correnti in tema di
violenza sessuale. In tali
occasioni, anzi erano riusciti a coagulare intorno alle
proprie posizioni vasti consensi ed il movimento, nel
suo complesso, si era espresso con compattezza a
favore della pubblicità del
dibattimento processuale,
del sostegno attivo alla
compagna che aveva subito
violenza, del ribaltamento
della logica di sopraffazione di cui ogni tipo di violenza (ma quella sessuale
in particolare) è portatore
nei confronti delle donne.
Questa proposta di legge invece, ha aperto un
grosso dibattito, non solo,
ma ha determinato tra le
donne notevoli perplessità
e divergenze.
Conte mai, se il tema di
questa proposta di legge è
stato p®' lungo tempo unificante per il movimento
delle donne, nel suo complesso?
Una risposta a questa
domanda la si è cercata a
Pinerolo, con un dibattito
pubblico organizzato dal
Collettivo di Via dei Mille
e dalla Sezione femminile
del P.C.I. introdotto dall’avv. Nicoletta Birocci.
Quali i punti nodali della proposta di legge e quali
gli elementi di dibattito e
di discussione proposti dalla relatrice?
Intanto la violenza sessuale finisce di essere un
delitto contro la « morale » e diventa delitto contro la persona (art. 1), si
richiede che sia riconosciuto al movimento delle donne il diritto a costituirsi
parte civile e che il dibattimento processuale si svolga a porte aperte (art. 3),
inoltre viene richiesta l’unificazione tra gli atti di violenza carnale e gli atti di libidine (l’attuale legislazione considera questi ultimi
di minore gravità) e venga
abrogato l’articolo attuale
sull’infanticidio per causa
d’onore.
Ultimi due punti di particolare importanza: la procedibilità d’ufficio, nel caso che la donna non sporga denuncia della violenza
subita e il riconoscimento
del carattere di « violenza
sessuale » alle prevaricazioni che la donna subisce,
anche all’interno della famiglia da parte del coniuge.
Questi gli aspetti innovativi della proposta di cui si
può dare una valutazione
largamente positiva, ma la
relatrice non ha tralasciato di esplicitare le perplessità che alcuni punti hanno sollevato all’interno del
movimento.
Intanto il fatto che la
proposta di legge è stata
formalizzata senza un capillare dibattito precedente
ma anche l’inasprimento
delle pene che consegue al
milioni. La legge 68 del 6
nov. 1978 relativa alla tutela dell’ambiente, della
flora, della fauna (quella,
per intenderci, che limita
ad un kg. la raccolta di
funghi, mirtilli, lamponi,
ecc. e che tanto ha fatto
discutere) prevedeva ap>punto dei corsi per persone particolarmente sensibili al problema della conservazione del patrimonio
ambientale e perciò disponibili a svolgere un compito di vigilanza per l’attuazione della legge varata a
questo scopo.
La nostra Comunità ha
programmato un corso di
12 lezioni che saranno tenute a Torre Pellice da persone particolarmente competenti sui temi proposti
dalla legge 68, a partire
dalla fine di gennaio il martedì e il venerdì. Presso
tutti i comuni della valle
ci sono i moduli per la
iscrizione al corso, da farsi entro Tll gennaio.
3) Richiesta di contributo per l’attrezzatura di
squadre volontarie per la
prevenzione e la estinzione degli incendi boschivi.
Alcuni comuni della valle
(Bobbio e Villar Pellice)
già hanno speriinentato la
validità di questo prezioso
servizio, mentre gli altri
comuni ne sentivano da
tempo l’esigenza. Ora tutti
i comuni della valle, tranne Bibiana, stanno organizzando queste squadre e
hanno bisogno di attrezzarle in modo razionale e
corretto per un buon funzionamento del servizio. La
Comunità Montana ha promosso e coordinato questa
operazione e avanzerà una
richiesta di attrezzatura di
tutte le squadre comimali
per una somma complessiva che sì aggira sui 25 milioni, di cui la legge prevede il 75% a carico delle
Regioni, mentre il 25% verrà suddiviso proporzionalmente alle richieste tra i
Comuni e la Comunità
(12,5% ciascuno). Questa,
per l’occasione, fornirà l’Unimog Universale Mercedes
già in dotazione, di una vasca e di una pompa antincendio. La « retribuzione »
dei componenti le squadre
si aggirerà sulle 3.000 lire
lorde.
4) Rendiconto delle gestioni per Tanno 1978-79
del parco macchine in dotazione (Unimog sgombraneve e pala gommata):
molto modesta la spesa
sostenuta dai comuni per
lo sgombero della neve coi
mezzi della Comunità (lire
1.200.000) e dalla Comunità
(1.850.000).
Si prevede l’ampliamento del parco macchine tramite finanziamenti dell’Assessorato alla Montagna
della Provincia di Torino,
che già ha permesso l’acquisto dei due mezzi in
dotazione.
Per la stagione 1978-79 la
Regione ha erogato a favore della nostra Comunità
la somma di 11 milioni per
lo sgombero neve, somma
che verrà proporzionalmente rimborsata ai Comuni secondo le spese sostenute.
Da notare che tutti i
provvedimenti sono stati
decisi alTunanimità dai
(pochi) consiglieri presenti.
MOBILIFICIO
Giuseppe GRiufl
10060 ABBADIA ALPINA
PINEROLO - Via S. Secondo, 38
di fronte alla Caserma Berardi degli Alpini
fatto che la violenza sessuale diventa delitto contro la persona. Altra questione: la procedibilità di
ufficio non rischia d’imporre alla donna un processo
che in alcuni casi essa non
vuole sostenere, a maggior
ragione quando la violenza
sia stata perpetrata tra le
mura domestiche?
Ed infine non ci si è resi
conto che eliminando l’attenuante per causa d’onore l’infanticidio verrà punito con pene da 20 anni in
su (a quanti di noi non vengono in mente — per averli letti su organi di stampa — episodi di adolescenti e giovani che uccidono
il neonato per la disperazione legata alla loro condizione)?
Il dibattito ha affrontato
pacatamente gli argomenti
sopra esposti, dimostrando notevole disponibilità al
confronto e alla discussione.
Che tipo di partecipazione?
Qualche centinaio di persone, in prevalenza donne,
ma anche degli uomini —
pungolati evidentemente
dal tema — espressione in
parte dell’area che usualmente partecipa ai dibattiti con in più numerose
donne che per la prima
volta si accostavano a questo tema.
Era presente anche un
piccolo gruppo di donne
EGEI che, col suo silenzio,
ha perduto l’occasione di
portare il proprio contributo su un argomento così
importante.
Mariella Amico
furto, vita, infortunio
Il domani è:
La risposta è:
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8
CRONACA DELLE VALLI
Il gennaio 1980
AGAPE
Stare a sinistra, oggi
«A sinistra oggi: perché e in
quale prospettiva?» era il tema
del campo invernale di Agape.
Nello scorso numero di questo
giornale il pastore Santini esprimeva alcune perplessità sulla
scelta di questo tema, non per
esorcizzare la politica ma per
concentrarsi maggiormente sull’evangelizzazione. Inoltre si chiedeva se per la sinistra italiana
non vi fossero luoghi e interlocutori più idonei di noi.
Cr^o di comprendere le perplessità- di Santini, ma non le
condivido. I protestanti che fanno politica a sinistra sono un
pezzo della sinistra italiana, ne
subiscono la crisi in eg^al misura, sono coinvolti dal dibattito della sinistra italiana e dai
TORRE PELLICE
contro
le armi
Si è costituito a Torre Pellice
un Collettivo antimilitarista: coloro che finora vi hanno aderito
sono persone di diversa provenienza sia territoriale che di fede. E’ stato stabilito un programma generico dal quale emerge una volontà d’impegno per
l’informazione sui problemi inerenti al militarismo e all’obiezione di coscienza, sia a livello territoriale (assemblee, conferenze
pubbliche, ecc.) sia a livello individuale (cercando di interessare
tutti coloro che ogni anno vengono chiamati alle armi).
Abbiamo ritenuto importante
avere una sede, non tanto per le
nostre necessità d’incontro quanto per dare un punto di riferimento ad eventuali interessati:
essa si trova a Santa Margherita. Ogni sabato pomeriggio sarà
garantita la presenza di un componente del Collettivo che fornirà le informazioni richieste e la
documentazione. desiderata.
La prima iniziativa pubblica
del Collettivo è stata una mostra
antimilitarista tenutasi il 24 dicembre 1979 sotto i portici municipali a Torre Pellice. La mostra
era composta di un buon numero
di cartelli con slogan, caricature,
dati informativi che pur essendo
ben aggiornati non hanno detto
niente^ di sostanzialmente nuovo
ma sono stati un ulteriore incrernento all’opera di sensibilizzazione e di giusta informazione a
disposizione del cittadino.
L’interesse mostrato dai passanti è stato discreto; dai dialoghi, un’espressione non nuovissima ma significativa è stata:
« Non è importante che se ne
parli bene o male, l’importante è
che se ne parli ». Un gradito colloquio con un signore di mezza
età ha messo in evidenza quanto
sia importante creare dei momenti nei quali confrontarsi, e
dare T opportunità a coloro
che già hanno raggiunto una propria maturità in questo campo di
conoscersi, per evitare dispersione di energie.
V. Ricca - I. Pons
suoi risultati come tutti. Infine
ritengo che i temi affrontati nel
dibattito che si è svolto ad Agape siano importanti per noi anche in quanto protestanti. Dato
che questa non vuole essere una
cronaca del campo, , illustrerò
soltanto alcuni argomenti affrontati.
C’è chi dice che la crisi politica della sinistra è talmente
profonda che non è più possibile fare politica. In realtà si tratta piuttosto della crisi di una
determinata generazione che ha
visto sconfitte le sue speranze.
Credo che oggi si possa dire
che l’identità della sinistra non
è più chiara come ci sembrava
fino a qualche anno fa; la complessità della realtà non è un disegno perverso dell’avversario
politico ma è il risultato dei diversi mutamenti avvenuti negli
anni.
Le categorie tradizionali utilizzate dalla sinistra (rivoluzione,
borghesia e proletariato, socialismo ecc.) sono più evocative di
alcune immàgini passate che il
risultato dell’analisi concreta
della situazione concreta
Nonostante questo la sinistra
è stata capace di ottenere risultati, sul piano politico, economico, culturale. Per questo non si
vuole dare ascolto a chi dice che
lottare non serve, criticare non
serve, anzi è sbagliato. Per questo non si vuole dare ascolto a
chi dice che l’individuo è il contrario dello stato e che la via
privata alla rivoluzione è Tunica
via. Non credo di essere infedele
al campo di Agape se dico che
particolarmente i giovani hanno
rifiutato queste tesi affermando
piuttosto che lottare è giusto oltre che possibile, che il contrario
dello stato è un principio diverso di organizzazione e di socialità, che-la liberazione di ognuno
procede di pari passo con la liberazione di tutti. Per andare
avanti bisogna mettersi nell’ottica di ricostruire pazientemente
categorie analitiche, bisogna accumulare sapere di tipo nuovo,
tanta forza di persuasione, tanto
collegamento con le masse che
non sono più (se lo sono mai
state) « la massa » ma un insieme di individualità fatte di carne e di sangue.
E i problemi del « personale »? Il campo ha valutato positivamente il fatto che si sia messa in crisi ima certa pratica politica anche se questa è stata
una delle cause della crisi in
cui la sinistra, soprattutto quella che ha voluto essere « nuova », si dibatte. Molti hanno capito che dire « nella realtà ci sono anch’io » volesse dire « io sono
la realtà », molti hanno capito
che dire « partire da me » significasse dire rimanere concentrati su se stessi. Questo è stato
certamente anche dovuto all’incapacità storica della sinistra di
rispondere a queste tematiche,
anzi alla paura che la tradizione soprattutto marxista ha avuto per le problematiche della
persona umana. Così è successo
che la politica è stato il luogo
in cui la nostra vita si motivava
acquistando identità e riconoscimento. Questa cosa è stata vissuta in modo così univoco che
nel momento in cui la politica
non ci ha dato la felicità, la nostra vita ha rifiutato la politica.
Ma la politica è soprattutto lot
Notizie utili
CONTRIBUTO PER IL RISCALDAMENTO
coloro che non hanno redditi sufficienti per far fronte al costo
del riscaldamento nella stagione ’79/’80 e che rientrino nei criteri di
erogazione stabiliti dai comuni, potranno beneficiare di un contributo regionale minimo di 100.000 lire e massimo di 150.000 lire. Lo
dispone la legge regionale ,67 del 5 dicembre ’79.
Circa i criteri adottati dai comuni, il comune di Pinerolo ad es.,
ha deciso di erogare questo contributo all’interno della cosiddetta
interazione per il _ « minimo vitale », cioè un contributo comunale
che integra le pensioni fino all’importo di 200.000 mensili. Per gli altri comuni rivolgersi presso gli uffici o presso il servizio sociale delle
Comunità Montane.
CASE POPOLARI
PINEROLO - Sono in distribuzione presso il Comune di Pinerolo
i moduli per l’assegnazione di alloggi popolari. Alcuni alloggi sono
riservati a pensionati e handicappati e famiglie di nuova formazione.
ta per la trasformazione dell’esistente, una lotta in cui tutto ciò
che succede diventa un fatto nostro, che ci tocca personalmente
e ci fa muovere.
La politica non deve dunque
essere « separata » dalla nostra
vita, ma la nostra vita non è la
politica, è un insieme di bisogni,,
affetti, decisioni etiche e quindi
anche politiche.
Questi sono stati alcuni argomenti utilizzati per comprendere il senso dello stare a sinistra
oggi e in quale prospettiva. Non
si sono fatti nuovi programmi
politici ma credo che tutti i partecipanti al campo siano'tornati
a casa comprendendo che ci troviamo di fronte ad un periodo
lungo in cui la fecondità della
propria scelta politica non si
misurerà (se mai si è misurata)
sulle parole ma sulla capacità di
durare, di essere coerenti sapendosi rinnovare, di voler conoscere la realtà come essa è per cambiarla come vogliamo che sia.
Cosa c’entra tutto questo con,
la fede cristiana? Cosa c’entra
con le tematiche che le nostre
chiese stanno discutendo quest’anno? ' Mi sembra che c’entri
' e molto anche. Se non hò capito male la storia della minoranza protestante italiana, mi
sembra, che la sua capacità di
aderire alla realtà del paese (certamente con moménti felici ed
altri meno) non come una carta
assorbente; ma con una certa
distanza critica, anche un pochino originale, sia stata, una delle
sue caratteristiche più meritevoli. Non àbbiamb mai voluto
costituire un polo di aggregazione politico di tipo integrista, né,
d’altra parte, abbiamo delegato
ad altri scelte politiche nostre.
Abbiamo cercato di vivere in modo laico la politica così come abbiama cercato di vivere in modo
laico la fede. Vi pare poco?
Eugenio Bernardini
Scriveteci,
■ \
vi risponderemo
a cura di GlbRGIO GARDIOL
>tì\ !
A partire da questo numero, il nostra, qiornale si arricchisce di una nuovi
rubrica. In essa ospiteremo le risposte alle^iù varie domande dei nastri lettori.
Esse saranno date da esperti che verranno dt, volta in volta contattati. Se avete
domande che riguardino la storia, il diritto, ¡servizi sociali, l’economia, ma anche la cucina, l'agricoltura, il giardinaggio, i'orbanistica scrivete alla rubrica
« Scriveteci, vi risponderemo » — Eco delle Vétii Valdesi — Casella postale
10066 TORRE PELLICE.
Risponderemo a tutti, sul giornale.
Sono un vecchio pensionato
con oltre ottanta lune d'Agosto
sulle spalle e, sebbene non abbonato, sono sempre stato e lo
sonò tutt’ora un assiduo lettore
del suo pregiato settimanale.
Una rubrica, se così si può dire, che è stata tralasciata da parecchio tempo e che secondo il
mio punto di vista sarebbe interessante è questa:
Quando molti anni or sono la
intestazione era non l’Eco delle
Valli Valdesi ma, se ben ricordo,
« L’Echo des Vallées Vaudoises »
c’era settimanalmente in ultima
pagina l’indirizzo di ogni Pastore, sia in attività di servizio che
in emeritazione.
Non si potrebbe riprendere tale rubrica non dico settimanalmente ma almeno trimestralmente o quadrimestralmente?
Io credo che sarebbe molto interessante per la maggior parte
dei lettori ed in special modo
per i turisti che oggigiorno, dato il sistema di vita, si spostano
continuamente, sia pure magari
per un giorno solo, dalla pianura
al monte e viceversa.
Bertinat Stefano
Via Gen. G. Martinat, 9
Luserna S. Giovanni
Indirizzi dei
pastori sull’Eco?
Abbiamo chiesto informazioni
sui motivi che avevano indotto
« L’Echo des Vallées Vaudoises »
a pubblicare settimanalmente
l’elenco degli indirizzi dei pastori. Ci è stato risposto che un
tempo i pastori cambiavano indirizzo molto più spesso che
ora: mentre oggi i cambiamenti
di indirizzo avvengono generalmente nei mesi di settembre/ottobre prima della ripresa delle
attività, un tempo poteva avvenire che questo cambiamento si
avesse nel corso dell’anno ecclesiastico. Per questo era necessario pubblicare gli indirizzi.
Ora la casa editrice Claudiana
pubblica annualmente un calendario « VALLI NOSTRE » che
comprende tutti questi indirizzi.
Sul giornale pubblichiamo solo
le variazioni che intercorrono
nell’anno.
Circa la richiesta di pubblicazione degli indirizzi dei pastori
emeriti giriamo la richiesta ai
responsabili della Claudiana.
Doni CIOV
PER RIFUGIO RE CARLO ALBERTO
Agosto-Ottobre 1979
L. 5.000: Paschetto Cougn Emma ricordando Tron Ida; Dalmas Adelina in
mem. di Corsani Mario Enrico.
L. 10.000: Dalmas Adelina in mem.
di Nora Ribet Peyrot; Sig. Merkii per
sponde letti; Bertalot Ada in mem. di
Nora Ribet Peyrot per sedia rotante.
L. 15.000: GardioI Ettìanuele, Mary
e Milena in mem. Remy Pons e tutti
i nostri cari (Prarostino).
L. 20.000: Tamietti Maria; Fraschia
Rita per sponde letti; Conte Gino e
Lalla in mem. della cugina Nora Ribet
Peyrot; M. Roeseugen ricordando Rita
Roeseugen GardioI; Emma ricordando
Nora; Sappè Bianca, Annalisa e Franco ricordando Nora Ribet Peyrot per
sedia rotante.
L. 25.000: Mary Jahier in ricordo di
Nora Peyrot Ribet; Codino Ivonne in
mem. dei marito.
L. 44.000: Trombettieri Tedeschi in
visita per materasso antidecubito.
L. 46.000: Colleghi di lavoro del
Dott. Fornerone Alberto in mem. del
papà Fornerone Edilio per sponde
letto.
L. 50.000: Meynet Giuseppina In
mem. di Nora Ribet Peyrot per sedia;
F. E. in mem. dei suoi cari per sedia;
Peyrot Daniele e famiglia in ricordo
della mamma Nora Peyrot per sedia;
Ribet Edina e Guido fiori in mem. di
Nora Peyrot per sedia.
L. 60.000: Sig. Ribet in mem. di Nora Peyrot Ribet per sponde letti; Corale della Chiesa di Morges (Svizzera).
L. 100.000: Le amiche del venerdì
in mem. di Nora Ribet Peyrot per sedia rotante; Leila e Walter ricordando
Nora Peyrot Ribet per sedia rotante.
L. 500.000: Peyrot Enrico, Giovanni,
Daniele in mem. della loro cara Nora
per girelli.
PER ASILO DI S. GERMANO CHISONE
L. 5.000: Viti Vera ved. Vinçon (S.
Germano); R.B.J. in mem. del caro
Marito (S. Germano); Avondet Irene
in mem. del caro Marito (S. Germ.).
L. 10.000: R.B.J. ricordando il caro
papà (S. Germano) ; Durand Ida e Vera in mem. del marito e papà (S. Germano); Long Silvio e Alina in occasione della nascita del nipotino Marco (S. Secondo).
DONI
L. 15.000: Matteo e Elda Bosio ricordando il loro 25° anno di matrimonio;
Paschetto Iris e Delio (S. Secondo).
L. 30.000: Rostaing Rachele (Ginevra).
L. 35.000: Balmas Gustavo ricordando
la sua Cara IvOnne.
L. 200.000: I nipoti in mem. di Long
Luigi (Prarostino).
PER ISTITUTI OSPITALIERI VALDESI
L. 15.000: Chiesa Evangelica Valdese
di Susa.
PER OSPEDALE DI TORRE PELLICE
L. 50.000: Germana ed Alberto Baridon (Luserna S. Giovanni).
PER OSPEDALE DI POMARETTO
L. 2.000: Balmas llda in Zaninetti in
mem. di Eugenia Gilles ved. Bouchard (S. Germano).
L. 5.000: Avondet Irene in mem. del
caro marito (S. Germano); Carollo Rosa (Perosa Argentina).
L. 9.700: Poetto Donatella (Pomaretto) .
L. 10.000: R.B.J. in mem. del papà
(S. Germano); Marinella Pons in memoria del papà Canone Fernando (S.
Germano); Long Augusto in mem. della moglie (S. Germano); Matteo e Elda Bosio ricordando il loro 25° anni- .
versarlo di matrimonio (S. Germano).
L. 15.000: Armanni Ferrando Irene
(Perosa Argentina).
L. 16.000: I compagni di lavoro di
Long Marco in mem. della Mamma (S.
Germano).
L. 20.000: Deime Pietro (Villar Perosa); La figlia Guiot-Damand Irma e
famiglia in mem. di Matheaud M. Rosa (Sestriere); Poncet Giuseppe (Sestriere); Peyronel Endri (S. Germano,'
ChIsone); Rostan Fulvio (Ghigo di'
Prali).
L. 25.000: Grill Ines in mem. di
Grill Onorato (Pomaretto); Tron Margherita Virginia (Massello); Maria, Meytre ved, Peyran (Pomaretto).
L. 30.000: I compagni di l^oro di
Gino Ribet in mem. di CÓucourde
Fanny Paolina (Pomaretto); Damarla
Teresa (Rinasca); Lussana Amalia (Perosa Argentina); Salvai Adriana (Villar
Perosa) ; Gonnetto Elena (S. Bartolomeo
di Prarostino).
L. 50.000: Falco Fiorentino ffinerolo).
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
Doni pervenuti nel mese di novembre
L. 2.000: Ester Gay, ricordando Lidia
Fini.
L. 3.000: Giorgiolé Ester (Livorno).
L. 5.000: Visentin Maria, in mem. suoi
defunti (osp. Asilo); Depetris Domenica e famiglia, in mem. cara Sig.na Fini;
Sorelle Giardina, in mem. di Lidia Fini;
Juon Gino, in mem, di mio padre
(Lucca); Grill Guido e Rina, in mem,
di Chiavia Grill Margherita; Grill Durand Carla, in mem. di Chiavia Grill
Margherita; Carco Antonio (Catania).
L. 10,000: Goss Renato; Maurino Giacomo e Francesca; Boer Silvio; Franco
Martina e Marisa Grand; N. N.; Tina e
Silvano Rivoir, in mem. di Rosina Pagliai (Torre Pellice); Tina Rivoir, in
mem. di Lidia Fini; Judith Behiè Chadina (Verona), in mem. di Hedwige Pelizzaro Kind; Grill Ester, In mem. Chiavia Grill Margherita; Grill Paimira, in
mem. del caro marito e della cognata
Tina.
L. 15.000: Comune Mario e Esterina,
in mem. dei nostri cari (Torino); Ebanucci Giovanni e Mery, in mem. dei nostri cari (Torino); Michelin Salomon Maria ved. Malan, in mem. del marito Stefano e dei fratelli Umberto e Enrico;
Comba Elda e Elvira, in mem. di Morando 'Papiina, Lina Dema e Comba Emilio. i.
LyT 20.000: Citernesi Paola (Torino);
Gli, amici Ferrigno e Di Lascio di Scala, in mem. di Margherita Balmas
8eux (Salerno); Famiglie Bodoira e Almaro, in mem. dei loro cari; Tina e
.' Mario Rivoir, in mem. dei nostri cari
(Torre Pellice); Bufalo Mileto Fede
(Condove).
L. 25.000: In mem. di Cercenà Vittoria’ Giuditta, i fratelli Davide e Gino; In
mem. dì Cercenà Vittoria Giuditta, il
marito e la figlia.
L. 30.000: In mem. di Ida Maria Terzane, la figlia Linda e I nipoti Franco e
Anna Maria (Torino).
L. 35.000: Gruppo Valdese di Imperia, in mem. di Elda Bertalot Garibbo.
L. 50.000: Maddalena Malan ved. Sapei (osp. Asilo); Vera Girardi Ferrerò;
Odetto Ivonne, In mem. di Edmondo Vola (osp. Asilo); Amalia Balmas Peyla, ricordando il caro marito (S. Germ. Chisone); Onsolo Bifano Leonardo (Torino),
9
11 gennaio 1980
CRONACA DELLE VALLI
INIZIATIVA DELLA CHIESA DI PINEROLO
La donna nella
Bibbia e nella società
PRAMOLLO
VILLAR PEROSA AVVISI ECONOMICI
Cogliendo l’invito rivolto alle
chiese locali dall’Assemblea della Federazione delle Chiese Evangeliche, un gruppo di studio della nostra comunità si è riunito
alcune volte per discutere, alla
luce dell’Evangelo, sulla posizione della donna, sia nella Bibbia
che nella nostra società, ed in
modo particolare sulla violenza
a cui troppo spesso è sottoposta.
In un secondo momento il lavoro di ricerca è stato esteso
ad altri gruppi (monitrici e monitori delle S.D. e Unione femminile) allo scopo di coinvolgere
una cerchia sempre più ampia di
fratelli e sorelle della comunità
e di stimolare la discussione ed
il confronto su questo tema.
Durante il culto di domenica
6 gennaio che è stato un’altra
occasione per un momento di
riflessione (testo della predicazione; Giov. 8: 2-11) è stato rivolto a tutti i presenti l’invito
a prender coscienza del problema al fine di favorire (quando
ciò sia ritenuto giusto o doveroso come testimonianza) la raccolta delle firme a sostegno della legge di iniziativa popolare
sulla violenza contro la donna
considerata troppo spesso come
oggetto e pertanto privata della
sua dignità di persona umana.
Si è ritenuto giusto puntualizzare che pur riconoscendo che
non si possono risolvere certi
problemi con delle « leggi » ma
solo con l’impegno di credenti
a lottare affinché di certi mali
vengano eliminati i presupposti
e le conseguenze, si è fermamente convinti della necessità di estendere alla società, nel momento storico in cui viviamo
e coi mezzi a nostra disposizione, la nostra testimonianza di
credenti e « mettersi dalla parte » dei più deboli.
Al termine del culto, nella sa
la delle nostre attività si è riunito un folto gruppo di persone,
diverse per età e per sesso, che
pazientemente hanno atteso il
loro turno per apporre la firma
sull’apposito modulo alla presenza del notaio. Un buon numero
non ha potuto soddisfare questo
desiderio in quanto il modulo,
valido per 50 firme, era già esaurito; si pensa di ultimare la raccolta di altre adesioni in una
prossima domenica, ancora da
stabilire.
Comunque, al di là della raccolta di firme, resta il fatto positivo di essersi « fermati » un
attimo a riflettere sulla possibilità, come comunità evangelica,
di sostenere una lotta a favore
di chi ha bisogno.
Qualora gruppi femminili di
altre cornunità desiderino aprire o approfondire il discorso sulla figura della donna sia nella
Bibbia che nell’odierna società,
possono contare sulla nostra
disponibilità per la collaborazione.
Bianca Natali
1® Distretto
Incontro
pastorale
Il prossimo incontro pastorale del I Distretto avrà
luogo a Torre Pellice, nella Casa Unionista
lunedì 21 gennaio
con inizio alle ore 9,15.
— Riflessione biblica (A.
Adamo).
— Schede di catechismo;
Bibbia - Spirito Santo.
— Pranzo a Villa Olanda.
— Chiesa valdese alle Valli negli anni ’80 (introduce G. Tourn).
— Questioni organizzative.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Domenica 13 c. m. alle ore
10.30, dopo il culto, è convocata
l’Assemblea di Chiesa per la determinazione di una rosa di candidati per il posto pastorale nella nostra comunità.
La seduta è molto importante
per cui si raccomanda la partecipazione compatta dei membri
di chiesa.
• Il concerto natalizio del
Gruppo « Voci Bianche » di Savigliano, organizzato dalla nostra corale, ha avuto un successo molto lusinghiero alla presenza di un numeroso pubblico che
ha lungamente applaudito i bravi piccoli cantori.
Il prof. Sergio Chiarlo, fondatore del coro, ha diretto con encomiabile maestria il canto di
questi ottanta ragazzi e ragazze
dai sette ai quattordici anni che
si sono esibiti in un repertorio
comprendente brani di musica
classica, religiosa e popolare a
più voci.
Un concerto molto apprezzato,
come apprezzata è stata la capacità con cui il bravo maestro ha
saputo diffondere nei piccoli fanciulli l’amore per il canto corale.
La colletta all’uscita è andata
a favore del popolo cambogiano.
• Durante il culto natalizio
dei bambini della Scuola Domenicale un lungo applauso è stato
rivolto alla decana della nostra
comunità, la sorella Enrichetta
Revel Roland che il 23 dicembre
ha raggiunto la bella età di 103
anni.
Alla simpatica nonnina, che è
ancora arzilla e vegeta, le nostre
più vive felicitazioni.
• Profonda impressione ha
destato nella nostra comunità
la dolorosa scomparsa della giovane maestra Luciana Benech.
I funerali hanno avuto luogo nel
tempio venerdì pomeriggio con
una larga partecipazione di colleghe, di amici e conoscenti che
hanno voluto accompagnare alla
estrema dimora terrena le spoglie mortali della sorella dece
duta in modo così tragico all’età
di 35 anni e dire ai familiari la
loro solidarietà nel dolore.
• Sabato pomeriggio, presieduto dal pastore Ernesto Ayassot, si è svolto il servizio funebre del fratello Enrico Bonnet,
deceduto improvvisamente nella
sua casa di Torino. La salma è
stata tumulata nella tomba di
famiglia nel cimitero del nostro
comune.
Aveva 70 anni ed era figlio del
pastore Giovanni Bonnet per
diversi anni conduttore spirituale della nostra comunità, dopo
la prima guerra mondiale.
Alle famiglie colpite dal lutto
rinnoviamo il nostro pensiero di
solidarietà fraterna e cristiana.
TORRE PELLICE
CULTI CON RIFLESSIONE
Inizia con domenica 13 la serie di culti mensili con discussione, già annunciata in precedenza. Il primo tema è: «Il culto nella comunità cristiana»; il
passo su cui verterà la predicazione sarà Romani 12; 1-21. Le
parole dell’apostolo Paolo daranno lo spunto per la riflessione comunitaria che seguirà il
sermone.
La varietà dei temi è grande;
Quello che i cristiani chiamano
culto è lo stesso di quello che
fanno le altre religioni, oppure
ci sono differenze? Il culto per
noi è solo quello della domenica
mattina o anche altre forme di
incontro? è possibile che uno sia
credente, pur non unendosi ai
fratelli per il culto?
Queste ed altre questioni emergeranno nel corso della discussione che ci auguriamo veda la
partecipazione di molti membri
di chiesa.
• Ricordiamo le attività dei
prossimi giorni: riunioni quartierali ai Simound (9), agli Appiotti (11), ai Chabriols (13), all’Inverso (15), alla jflavadera (17).
Società Missionaria dei Coppieri (gioved'-, 10 alle 15).
Domenica 20:. Assemblea di
chiesa (relazione finanziaria).
Mercoledì 26 dicembre, come
previsto, ha avuto luogo nel tempio la festa dei bambini, con alcune semplici recite, canti e poesie, per la cui preparazione è
stata preziosa la collaborazione
di Gianni, che vogliamo ancora
ringraziare per la sua disponibilità. Il tempo clemente ha permesso la partecipazione di un
pubblico numeroso che ha potuto vedere e, spero, apprezzare la
semplicità e spontaneità dei bambini.
Una meravigliosa giornata di
sole e le strade discretamente
transitabili hanno facilitato molti fratelli e sorelle che sono saliti fino a Ruata per il culto di
Natale, a cui ha partecipato la
corale che ha eseguito due canti
e nel corso del quale abbiamo ricordato la nascita, ma anche il
sacrificio di Cristo per la nostra
salvezza, partecipando alla Santa
Cena.
Il culto di Capodanno è stato
meno frequentato, ma vorrei
ugualmente cogliere l’occasione
per formulare a tutti i fratelli e
le sorelle i migliori auguri per un
anno nuovo ricco di pace, serenità e salute. Pensiamo in modo
particolare ad Adelisa Genre e
alla sua famiglia, le siamo vicini
con il pensiero e con la preghiera, certi che Dio la sosterrà e
l’aiuterà a superare le prove della malattia e delle operazioni
che dovrà subire.
— Ringraziamo sinceramente
Gianni Genre che è stato spesso
in mezzo e. noi durante le sue vacanze natalizie e ha presieduto
il culto di domenica 23 dicembre,
rivolgendoci un ricco e apprezzato .messaggio.
PRAROSTINO
Natale è stato segnato da un
grave lutto ; la dipartenza del
nostro fratello Godino Umberto, deceduto all’età di anni 79,
dopo breve malattia, a Prarostino dove abitava da alcuni anni con la sorella Giulia, a breve
distanza dalla dipartenza del cognato Bertoli Luigi. Ma proprio
nel giorno di Natale, il gioioso
annunzio «Vi è nato un Salvatore » ha recàto alla famiglia e
alla comunità in lutto la grande
speranza dell’Evangelo. Alla famiglia in lutto rinnoviamo la
nostra fraterna simpatia.
• Durante il periodo di Natale e Capodanno particolarmente
intensa l’attività della corale, arricchita da alcune voci femminili: domenica 23 die. passeggiata a piedi nella neve a Roccapiatta dove ha cantato un coro
e un inno In occasione del Culto
di preparazione al Natale ai Rostagni; poi la domenica 30 ha
partecipato con un inno di circostanza al culto di fine d’anno
nella cappella del Roc, e come
negli anni precedenti ha partecipato ai culti di Natale e Capodanno a San Bartolomeo.
• Anche la Scuola domenicale
ha avuto la sua giornata mercoledì, 26 a S. Bartolomeo con un
ricco e ben riuscito programma
di canti, recito e messaggi; e im
gruppo di alunni ha partecipato
ai culti di Roccapiatta e del Roc.
Un grazie alle monitrici per la
cura con cui hanno preparato il
programma.
• L’Unione Giovanile ha terniinato l’anno vecchio e incominciato l’anno nuovo con un’agape
fraterna, nella gioia e nella comunione. Un grazie agli abili organizzatori.
• Domenica 13 gennaio, ore
10,30: Assemblea di chiesa; finanze, predicatori locali, evangelizzazione, varie.
____________ANGROGNA
■ Sabato 12, alle 20, riunione
del Concistoro: esame della chiusura dei conti in vista della prossima assemblea sul tem.a delle
finanze che si terrà il 27 c.m. alle
ore 10.
• Il prossimo incontro dell’Unione Femminile è fissato per
domenica 13 gennaio, al Presbiterio: rincontro, come sempre, è
aperto a tutte le donne della comunità.
L’incontro inizierà alle 14,30.
• Prossime riunioni quartierali: lunedi, 1^, alle ore 20,30, al
Baussang (Casa Susanna Rivoira-Malan); martedì 15 al Martel e mercoled , 16 a Cacet: prosegue l’esame degli interrogativi
sull’evangelizzazione.
In occasione di Natale ci è
stata rinnovata l’opportunità di
incontrare gli operai dei tre turni del locale stabilimento RIVSKP: abbiamo rivolto un messaggio evangelico nel refettorio
centrale e distribuito un calendarietto per l’anno 1980, dono
della Chiesa.
I culti del tempo di Natale e
di Capodanno hanno offerto a
grandi ed a piccoli la possibilità
di riflettere sull’amore di Dio
per gli uomini incarnatosi in Gesù Cristo, che è lo stesso ieri,
oggi e in eternò nonostante il
passare dei nostri giorni e dei
nostri anni.
La festa di Natale della Scuola Domenicale ha avuto luogo
nel salone del convitto, dove, con
fi tradizionale albero illuminato,
i ragazzi hanno presentato l’annunzio di salvezza e di speranza
che ci reca la venuta di Gesù,
svolgendo un programma di dialoghi, poesie e canti natalizi intercalati ai pezzi suonati dai
Trombettieri, agli inni dell’assemblea ed al messaggio del pastore. Una parola di viv^ gratitudine ài Trombettieri per il loro apporto sempre apprezzato,
alle monitrici ed ai monitori ed
a quanti altri in un modo o nell’altro hanno collaborato per
quest’incontro comunitario.
• Alcune ' sorelle dell’Unione
Femminile hanno visitato le persone anziane o ammalate della
chiesa nonché coloro che sono
ospiti della Casa di Riposo di
San Germano, portando loro un
piccolo dono insieme ad una parola di augurio.
• In queste ultime settimane
abbiamo accompagnato all’estrema dimora terrena le spoglie
mortali del fratello AntonioU
Emilio, deceduto a Dubbione all’età di 70 anni. Alla famiglia rinnoviamo la nostra simpatìa.
• Un benvenuto a Barbara,
giunta ad allietare la famiglia
di Tron Dino e di Lisdero Ornella; la grazia del Signore riposi sulla neonata e sui suoi familiari.
• Durante il periodo natalizio
sono stati con noi la famiglia
Colombi della Chiesa Metodista
di Parma, la famiglia-Canobbio
di Voghera e tre giovani della
Chiesa Valdese di Livorno: a
tutti un fraterno arrivederci.
• Ricordiamo a tutti i membri di Chiesa l’Assemblea di
Chiesa per domenica 13 c. m.,
D. V., col seguente o.d.g.: evangelizzazione, finanze, varie.
RORA’
Giovedì 10 gennaio riprende
lo « studio biblico »: ore 20.30
al presbiterio.
• Domenica 20 gennaio Assemblea di Chiesa con pranzo
comunitario. All’ordine del giorno il consuntivo finanziario del
1979 ed il preventivo per il 1980.
Nel pomeriggio, proiezioni di
diapositive sulla gita della comunità a Venezia e sulle cave di
pietra del Bonetto. Raccomandiamo a tutti questa giornata.
FRALI
Viaggio in Palestina
Domenica 16 dicembre ha avuto luogo il tradizionale incontro
comunitario di preparazione al
Natale.
Ospiti graditissimi dell’incontro erano il pastore Lamy Coisson e signora.
Il past. Coisson ha vivacemente descritto un viaggio in Palestina compiuto nell’estate scorsa,
presentando poi una serie di interessanti e belle diapositive.
Un grazie al pastore Coisson
e signora, che speriamo di rivedere a Prali in una prossima occasione.
Natale e crisi energetica
La sera di Natale la scuola
domenicale ha dato un messaggio attraverso una serie di scene
bibliche, in parte ispirate al programma di quest’anno, a cui si
contrapponeva una scena che
rappresentava lo spreco delle
risorse naturali da parte della
nostra umanità. Mentre le materie prime scomparivano rapidamente dalla scena, lasciandola
vuota, immagine di una terra
devastata dall’egoismo umano, i
bambini tornavano e mostravano come dalle scene bibliche veniva l’indicazione di una vita
diversa, basata su un uso solidale e responsabile dei beni dati
da Dio.
EVANGELICO lombardo, handicappato autosufficiente, anziano, solo,
affitterebbe appartamento 2-3 locali
e servizi pianoterra accessibile con
carrozzella ortopedica, con box auto.
Città preferite : Firenze, Bologna,
Brescia, Milano. Scrivere a : Trezzi •
Corso Crispi, 415 - Barracca (Messina).
Il Dottor
Stefano Enrico Bonnet
è stato tolto improvvisamente all’affetto dei suoi cari.
Con immenso dolore, ma fiduciosi
nell’amore di Dio, lo annunciano, a funerali avvenuti, la moglie Adelina
Messina, la figlia Myriam con il marito Giolito e le dilette nipotine Elena e
Stefania, il fratello Freddy con la moglie Elsa e il piccolo Enrico, la sorella
Renata, con il marito Giovanni Rochat e i nipoti Giorgio, Toti e Rémy.
« Quant’è a me, io confido nella
tua benignità; il mio cuore giubilerà per la tua salvazione; io
canterò all’Eterno perché m’ha
fatto del bene ».
(Salmo 13 v. 5)
Le offerte in memoria potranno essere devolute al Collegio Valdese di
Torre Pellice.
Torino, 3 gennaio 1980.
« L’Eterno ha dato, l’Eterno
ha tolto; sia benedetto il nome dell’Eterno »
(Giobbe 1 V. 21)
Dopo lunga malattia è mancato all’affetto dei suoi cari
Arturo Grill
Con profondo dolore, ma fiduciosi
nei doni della grazia di Dio, lo annunciano : la moglie Mariuccia Bleynat; i
figli Fiorella con Roberto; Enrico con
Patrizia; la suocera, i cognati, i nipoti,
i cugini e parenti tutti.
La famiglia, nell’ impossibilità di
farlo singolarmente, ringrazia tutti coloro che hanno preso parte al suo grande dolore ed esprime la sua ricono ^
scenza a quanti, in diverso modo, le
sono stati di aiuto durante la malattia.
Torino, 18 dicembre 1979
« A Te, o Eterno, io levo
Vanima mia. Dio mio, in Te
mi confido » (Salmo 25: 1-2).
Il Signore ha chiamato improvvisamato a Sé
Estolla Revel Bangiovanni
Le amiche della Società di Cucito
f< Dorcas », di cui essa fu preziosa collaboratrice, la ricordano con infinito
affetto e simpatia.
Torino, 1 gennaio 1980
Il 23 dicembre, a Dun Laoghaire,
Dublino, il Signore ha richiamato a Sé
James Phillips Kitchen
Giornalista « IRISH PRESS »
Fiduciosi nelle promesse divine, lo
annunciano i figli : Billy con la moglie Ada Geymonat e Luisa ed Elena,
la figlia Sally con il marito Jacques
Mazarguil, il fratello George WiUiam
ed i cugini Travers, Knipe e Sharman.
La famiglia ringrazia tutti coloro
che hanno espresso la loro fraterna
simpatia.
« Il Signore è il mio Pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
Pinerolo, 31 dicembre 1979
Il 23 dicembre, a Napoli, è improvvisamente mancato all’affetto dei suoi
cari, il
Dott. Aurelio Luchini
di anni 54
Primario Ginecologo
all’Ospedale Evangelico di Ponticelli
Straziati dal dolore, la moglie Anna
Maria, i figli Paolo, Sabina, Cristiana e
Alice, le sorelle Alga, Lia e Gigliola, i
fratelli Tullio, Riccardo, Lucio e Italo
con le rispettive famiglie, i nipoti e
quanti lo conobbero ed apprezzarono
ne danno il triste annuncio.
« Il vostro cuore non sia turbato: abbiate fede in Dio »
(Giov. 14; 1)
I nipoti della compianta
Lidia Forneron ved. Barosso
ringraziano la Direzione e il personale
tutto del Rifugio Re Carlo Alberto e
tutte le gentili persone che in ogni
modo hanno preso parte al loro dolore.
S. Secondo di Pinerolo, 27 die. 1979
10
10
11 gennaio 1980
SUD AFRICA: MODIFICHE NEL REGIME DI APARTHEID
AIRI
Cambiare tutto perchè nulla cambi
Cosa succede nel Sud-Africa
dopo reiezione di Pieter Botha
alla carica di primo ministro?
Botha è succeduto a John Vorster il 28 settembre 1978. Non è
un uomo nuovo: per ben 14 anni
era stato ministro della Difesa
nel governo Vorster, ed era stato lui il responsabile del fallito
intervento sud-africano in Angola, finito con una ritirata nel
marzo 1976. Era considerato un
« falco ». Per questo le misure
progressiste che egli ha annimciato il 15 agosto scorso durante
im congresso regionale del suo
partito — il Partito nazionalista
— hanno destato prima stupore,
pot entusiasmo nella stampa di
lingua inglese la quale è, nel
Sud-Africa, quasi tutta all’oppost
zione.
'Ma vediamo di che sì tratta.
Botha ha spiegato lui stesso che
sono inisure tendenti a far sparire al più presto «misure discriminatorie inutili ». Alcune di
queste misure fanno seguito a
quelle avviate nel 1972 per sopprimere il cosiddetto «petty apartheid» il «piccolo apartheid».
Cosi, gli incontri sportivi^ multirazziaii vengono agevolati, i ri
Tener fede
(segue da pag. 1)
iaticosó" e ambizioso che potevamo pensare: l’evangelizzazione.
Un programma che non vuole essere certo una fuga dopo un decennio di amare delusioni ma
un Iporo sul quale, inutile illudersi, noi possiamo contare solo
sulle, nostre forze. E sulla nostra
capacità di tener fede e mettere
in atto una volontà che ha incontrato Tunanime consenso del Sinodo. Ma per incidere bisogna
che a sostenere il tentativo di
parlare di Gesù di Nazareth in
una società come la nostra (in
cui al di fuori dell’equEizione cristianesimo uguale cattolicesimo
tutto ciò che è religioso equivale a propaganda settaria) vi sia
il supporto di tutta la nostra
realtà comunitaria. Possiamo
avere idee e programmi giusti
ma chiese vuote; non è questo
quello che cerchiamo. Cerchiamo semmai' la sfida del risorgente particolarismo e deH’individualismo a cui contrapporre una
realtà evangelica comunitaria.
Ma per accettare questa sfida è
necessario vivere e realizzare comunitariamente i nostri progetti. Non possono èssere solò i teologi o gli specialisti ad occuparsi dell’evangelizzazione. Ogni comunità evangelica può dimostrare, nella pratica, che è possibile
vivere uniti in un mondo diviso.
Che è possibile costruire, tra gli
uomini, dei rapporti nuovi, segnati dalla speranza e dalla creatività dell'amore di Dio. Senza
questa partecipazione attiva, corale di tutti, rischiamo di fare
deH’evangelizzazione il nostro
’particolare’. L’etichetta di un
movimento religioso che ha già
detto tutto nel passato e non ha
nulla di nuovo da proporre sul
piano dei rapporti sociali.
storanti possono — se vogliono
— accogliere clienti bianchi e
neri. Altre misure sono ancora
più sostanziali e sembrano intaccare le fondamenta stesse dell’apartheid. Nel campo dei costumi, il nuovo primo ministro ha
annunciato che era «pronto a
studiare le proposte per la modificazione delle leggi che vietano
i matrimoni tra persone di razze differenti » (« sex laws ») anche se ha aggitmto che « da un
punto di vista pratico i matrimoni misti rimangono indesiderabili ». Nel campo del lavoro, il
sistema degli impieghi riservati
ai Bianchi (« Job Reservation »)
è stato soppresso; e dal 1“ ott.
1979 i diritti sindacali sono stati
riconosciuti a tutti i lavoratori
neri, ivi compresi quelli dei tre
territori (« bantustans ») « in
dipendenti » che ne erano stati
esclusi da ima prima legge votata in maggio. I 28 sindacati neri
esistenti potranno essere registrati. Rimangono invece vietati i
sindacati multirazziali; inoltre i
sindacati bianchi avranno diritto
di veto («dose shop systém»)
sull’ammissione dei sindacati
neri nei consigli industriali. Tuttavia questo rappresenta un miglioramento rispetto al passato
in quanto, finora, i sindacati neri. erano « autorizzati » ma non
riconosciuti dalla legge e pertanto non erano abilitati a rappresentare i propri aderenti nei negoziati.
Infine, un’altra novità di rilievo; il 2 novembre scorso, il ministro dello Sviluppo e della Cooperazione ha annunciato che le
associazioni commerciali tra
Bianchi e Neri sarebbero state
autorizzate e che la partecipazione nera avrebbe potuto raggiungere anche il 51%. Questo
permetterà di creare un enorme
centro commerciale a Soweto,
la città satellite nera di Johannesburg dove vivono più di un
milione e mezzo di lavoratori
neri e dove era scoppiata la
grande rivolta del 1976.
A che scopo?
un costo elevatissimo; per poter
migliorare la loro competitività
sui mercati esteri sono dunque
favorevoli alla forniazione e alTimpi^o di ■ una mano d’opera
nera qualificata che si accontenterebbe di salari inferiori. Sui
piano politico, il governo di Pretoria pensa che gli Stati Uniti
sono venuti meno al loro ruolo
di protettore dell’Occidente contro il comuniSmo. Il Sud-Africa
intende assumere questo ruolo.
Secondò il Prof. Floris van Jaarveld dell’Università di Pretoria,
. recentemente intervistato dal settimanale « Newsweek », « Botha
ha scoperto Che i Neri sono i
nostri amici e che bisogna fare
in modo , di guadagnare la loro
lealtà prima che diventino i nostri nemici ». Botha stesso ha
detto: « La battaglia non è per
una civiltà cristiana bianca, ma ’
tra una civiltà cristiana in cui
i Neri hanno il loro posto e le
forze di distruzione marxiste ».
Questa precedenza data alla lotta anti-comunista spiega perché,
accanto al relativo miglioramento della sorte dei Neri, si assista
ad un rafforzamento dell’apparato militare e poliziesco.
portare avanti azioni irresponsabili e di incitare a violare la
Se è questo
il cambiamento...
Un numero crescente di cristiani si oppone alla politica dell’apartheid, anche rivista e corretta. Perciò vengono tacciati di
sovversivi e duramente richiamati dal governo, il ministro
della Giustizia, Signor Le Grange, ha accusato il Consiglio sudafricano delle Chiese (S.A.C.C.)
— che raggruppa la miaggior parte delle Chiese protestanti eccetto la Chiesa riformata neerlandese deU’Africa del Sud — di
legge. Il segretario generale del
SA.C.C., il vescovo anglicano
Desmond Tutu, ha risposto con
fermezza: « Dichiaro categoricamente — ha detto — che l’apartheid è cattivo, immorale e non
cristiano. Se il Signor Le Grange pensa che i Neri non sono
sfruttati e umiliati nella loro dignità umana, allora lo invito a
farsi nero per un giorno solo e
capirebbe ». Il direttore del giornale «The Voice», l’unico ad essere controllato interamente dai
Neri, e appoggiato dal Consiglio
delle Chiese, ha affermato: «Se
è questo che il governo chiama
cambiamento, allora mi dispiace
dire che non è questo che noi
vogliamo. È fondamentale permettere ai Neri oppressi e sfrutI tati di condividere il potere ».
Se da un lato si può riconoscere al Signor Botha il merito
di aver innescato, con queste
nuove misure. Un meccanismo
suscettibile di rimettere effettivamente in questione la realtà
dell’apartheid, dall’altro lato queste stesse misure, per i loro evidenti limiti, sembrano confermare proprio l’ideologia dell’apartheid, cioè la convinzione della superiorità della razza bianca
su quella nera, da cui deriva logicamente il fatto che un’esigua
minoranza bianca abbia il diritto quasi divino di dominare la
maggioranza nera. Infatti, a ben
guardare, queste misure concedono certi diritti elementari ai
Neri ma il potere rimane saldamente in mano ai Bianchi.
Cambiare tutto perché niente
cambi? La triste storia del SudAfrica porta purtroppo a temere
che, una volta di più, trionfi la
logica gattopardesca.
Jean-Jacques Peyronel
Giusèppe Platone
Ma qual è lo scopo di tutte
queste misure? Com’è stato detto più volte ufficialmente, si tratta di integrare maggiormente i
Neri nella vita economica e quindi di creare una borghesia nera
che, da un lato, consumerà una
parte crescente dei prodotti fabbricati nelle - industrie nazionali,
dall’altro « lotterà ai fianchi dei
Bianchi contro le forze di distruzione marxiste che minacciano
l’Africa del Sud». Due motivi
fondamentali, dunque, stanno alla base di questa nuova politica
inaugurata dal pragmatico Botha: uno economico, l’altro politico. Sul piano economico infatti, la crisi internazionale pesa
duramente sul paese. Negli ultimi quattro anni il tasso di svilupfpo è passato da 8 a 2,5%. Solo la corsa sfrenata all’acq.uisto
di oro — di cui il Sud-Africa è
il primo produttore mondiale —
ha permesso di evitare la catastrofe. Inoltre, le leggi dell’apartheid tradizionale costringevano
i padroni sud-africani ad utilizzare una mano d’opera bianca numericamente insufficiente e ad.
Ubbidire a Dio
anziché agli uomini
Alle accuse mosse ai cristiani dal ministro della Giustizia perché si occupano di politica anziché di sola predicazione, un pastore sud-africano ha risposto, in una lettera aperta indirizzata al ministro, in questi termini:
« Bisogna ubbidire a Dio, sebbene io non scriva questa
lettera per sembrare coraggioso o arrogante; infatti devo
confessare che ho paura di Lei. Lei è il ministro della Giustizia. Un potere potente è nelle Sue mani, e bisognerebbe
essere stupidi per sottovalutarlo. Le vittime di questo potere
cospargono il cammino della storia sud-africana. Come tutti
i Sud-Africani, voglio avere una vita normale, con mia moglie ed i miei figli, e servire la Chiesa senza paura. Voglio
un paese in cui la libertà sia considerata come un diritto
di ogni cittadino e non come un regalo del governo. Voglio
condividere la corresponsabilità del nostro paese... Voglio
la pace, la vera pace, non il silenzio atterrito che conosciamo attualmente, ma la pace che è frutto di un’autentica giustizia per ogni uomo. Ma il mio desiderio di pace non deve
nascondere la vocazione alla quale sono chiamato. Sarebbe
intollerabile... È per questo che Le scrivo questa lettera. Sarei colpevole dinanzi a Dio se non testimoniassi contro questo governo. È giunto il momento in cui il nostro governo
deve scegliere tra essere servitore di Dio (Romani 13) o essere la bestia dell’Apocalisse 13. E finché la scelta autentica
non sarà stata dimostrata con un cambiamento totale e fondamentale della nostra politica, i cristiani dell’Africa del Sud
dovranno continuare a resistere. Infatti, per i cristiani, l’ubbidienza a Dio e alla Sua Parola viene in primo luogo ».
Campagna abbonamenti: a che punto siamo?
Abbiamo chiesto 500 abbonamenti sostenitori per far fronte al « prezzo politico » del giornale {costo reale circa i. 14.000) e questa richiesta è stata fatta
propria dalla Tavola con richieste ad personam. Già 150 hanno risposto all appello-e alcuni si sono dimostrati... supersostenitori. Speriamo che questa lista
del ’79 si allunghi nei primi mesi dell’801 Ringraziamo questi ^bonati e quelli
che, pur non raggiungendo quota 20.000 hanno integrato in varia misura l'abbonamento.
ABBONAMENTI SOSTENITORI
iuchsinger Franco, Rostain Zavaritt
Carla, Steiner Zavaritt Matiide, Frizzoni Bruno, Bottoni Pietro^ Tosi Giuseppe, Bergamo; Fornerone Valdo, Giraud
Edoardo, Long Luciano, Grill Elio Luciano, Giai Carlo, Coucourde Ernesto,
ReveI Silvio, Pinerolo; Peloso Piero,
Gönnet Arturo, Azzoni Guido, Monaya
Carlo, Aosta; Isenburg Roberto, De
Ambrosi Sergio, Gay Franco, Rollier
Mario e Rita, Marcheseili Miriam,
Arangio Ruiz Ceciiia, Alessio Elio, Rochat Renata, Milano; Bigllone Eunice,
Lombardi Boccia Bruno, Pasquaiini Anna Maria, Genova; Berutti Alice, Peyrót Roberto, Desana Mario, Grifi Arturo,
Tomassone Nicola, Balma Renato, Citernesi Paola, Beux Fiorello, Pons Carlo,
Peyrot Alberto, Pons Gianni, Ribet Aldo, Mussano Irma, Siciliano Franco,
Pizzo Antonino, Rivoira Luciano, Bottazzi Emanuele, Malan Roberto, Torino;
Zannino Angiolillo Gioia, Gönnet Giovanni, Girardet Alberto, Fam. Socci
Girardet, Peyronel Mario, Roma; De
Bettini Ada, Cornelio Falchi Milca, Di
Francesco Ernesto, Cocorda Niny, Torre Pellice; Turin Riccardo, Longo Piercarlo, Girardon Ferdinando, Bellora Alberto, Jalla Margherita, iuserna San
Giovanni; Lòrandi Micheletti Anna Maria, Carugati Antonio, Brescia; Macchini Siro, Mompiano; Prelato Bruno,
Micol Laura, Perosa Argentina; Rivoiro
Adolfo, Griglio Aldo, San Secondo; Garuti Cesare, König Giovanni, Firenze;
Coisson Elda, Fam. Coisson, Angrogna; Griot Giancarlo, Porte; Pons Luigi, Perrero; Pirazzini Raffaella, Loano;
Arcar! Renzo, Brione; Ehrhardt Enrico,
S. Gregorio di Catania; Cavagnaro Luciano, Sesto S. Giovanni; Beltrami Umberto, Sagrate; Cozzi Sergio, Trieste;
Sorelle Borsafino, Como; Durio Arnoldo, Ivrea; Favero Marangoni Gabriella, Settimo Vittone; Bouchard Samuele,
Corneiiano d'Alba; Naso Francesca,
Riesi; Grandi Carlo, Moncalieri; Natali Valdo, Felonica Po; Baret Cesare,
inverso Pinasca; Rabaglia Tina, Parma; Nini Emilio, Napoli; Ribet Gustavo, S. Germano Chisone; Urban Elda,
Mestre; Giorgi Eco, Pisa; Gottardi Sauro, Albisola sup.
Diritto vioiato
Si è svolto a Bologna dal 3 al 5 dicembre un Convegno sui diritti del fanciullo. L’Associazione per la Libertà
Religiosa in Italia ha partecipato con
l’intervento che riportiamo.
L’angolo visuale da cui ci mettiamo in questa breve comimicazione è quello della tutela della formazione autonoma della
personalità, come diritto inviolabile del fanciullo nella scuola
pubblica. Questa tutela non è garantita dalla legge al singolo fanciullo in una istituzione scolastica che, come quella pubblica
in Italia, impartisce un insegnamento obbligatorio della religione. La legge italiana infatti non
è ispirata alla tutela dell’interesse primario del fanciullo, che è
di crescere libero da imposizioni
dottrinarie c" da pregiudizi; ma
è ispirata alla tutela dell’interesse di una istituzione qual è la
Chiesa cattolica e, subordinatamente, alla tutela dell’interesse
dei genitori del fanciullo ai quali è soramente consentito di esonerare eventualmente il proprio
figlio dall’obbligo di frequentare
le lezioni di religione cattolica.
Preoccupazione del legislatore
non è dunque favorire nella scuola pubblica la formazióne autonoma della personalità del singolo fanciullo attraverso la co. noscenza di fatti e opinioni presentati nella loro varietà e diversità alla naturale curiosità e
capacità di osservare che è propria del bambino. Preoccupazione del legislatore è — è stata
fino a ieri — di inculcare l’apprendimento di una determinata visione del mondo, presentata
come l’unica e vera. Questa impostazione della legge — tuttora
vigente — oltre ad essere contrastante col rispetto del diritto
alla libertà in materia di religione, che è diritto di credere e di
non credere, poggia sul presupposto che l’obbligo dell’insegnamento religioso corrisponda alla volontà del genitore, al cpiale
dovrebbe invece spettare di prendere l’iniziativa in tale campo
con una esplicita richiesta di dare al proprio fanciullo tale insegnamento, che peraltro né deve essere presentato come una
materia « ordinaria » né deve essere impartito durante l’orario
scolastico.
In Italia il diritto del fanciullo ad essere al centro delle possibilità di una formazione autonoma della propria coscienza e
della propria personalità è cab
pestato dal dettato stesso della
legge. Di conseguenza il baml^no si trova ad essere oggetto' di
violenze psicologiche, morali e
ideologiche per effetto di un màrchio istituzionale, impresso alla
scuola pubblica, la quale^vece, in base alla Costituzione della Repubblica, dovrebbe iavorire lo sviluppo della pejjfionalità
umana di ciascuno e di tutti in
condizioni di uguaglianza e di libertà.
La riforma della legislazione
italiana in questo campo deve
discendere dalLattuazione dei
principi costituzionali di libertà
e di uguaglianza. Patteggiare col
Vaticano significa già abbandonare il terreno dei diritti del
fanciullo.
Luigi Rodellì
ii
\
/
DONI DI L. 1.000
Velo Giorgio, Venezia; Nascimbeni Ma
ria, Caerano S. Marco; Stretti Eugenio, ■
La Spezia; Pavone Achilie, Casteliina
in Chianti; Zingaropoli Pietro, Grottaglie; Piccioni Giulio, Jesi; Pavinato
Angela, Vicenza; Carrise Santo, Reggio
Calabria; Long Attillo, Galliate; Longanesi Giovanni, Bagnacavailo; Soave
Luciano, Calosso d’Asti; Bussi Bianca,
Caraglio; Pascal Alba, Perrero; Cicchese Marcello, Colombi Pino, Parma;
Charlih Anna, Buffa Emilio, Richard
Malan Alice, Angrogna; Mlchelin Salomon Daniele, Casa Diaconesse, Giordano Emilia, Marauda Alice, Demaria Luigi, Armand Ugon Jolanda, Vola Luciana,
Mathieu Geraldo, Torre Pellice; Dalmas
Adelina, Rifugio Carlo Alberto, Aibarin
Aurora, Malan Maddalena, Malan Clementina, Beux Liline, Pons Flora, Meynet Mario, Boer Piero, Chauvie Geymonat Elena, Benigno Maria Luisa, Luserna S, Giovanni; Pons Virginia. Giraud
Silvio, Micol Elisa, Tron Alfredo, Tron
Guido, Massello.
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