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iìA ^DVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
VHÌi'tXO um«$»ocia£i»\e:
(,4 domicilioì
Torino, per un anno L. C,00 L.7,00
— per sei mesi « 4,00 u 4,50
Per le provincie e l’eslcro franco sino
ai conlini, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, » 5,20
A).ir,0eOo>Te; Si ¿v àya/t»
So|;ul'dJo la verità nella cantò
lÌFES. IV. n.
La Direzione delia BUONA NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, a capo del Viale
del Re, N 12, piano 3 ‘.
Le associazioni si ricevono dalla Direzione
del Giornale, e dal Liliraio G. SERRA,
contrada Nuova in Torino.
Oli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla Direzione.
Persecuzioni religiose in Italia, ^— Studii Biblici : Profezie, del Profeta Daniele. HI.
— Tristizia della stampa clericale, — Chi si è ritirato? — Notizie Religiose: Valli
Valdesi — Torino —]S. Vincenzo del Fuvale —Nuova Granala. — Cronachetta
politica.
PERSECLZIOiM IVELIftlOSETX ITALIA.
È veramenle ori’ibile il pensare o
lo scrivere di ceri uni che [usurpandosi la missione di sostenere i dirilli
della Divinità, osano affermare che
nei paesi protestanti, conte l’Inghilterra, rolanda e la Prussia sono tuttodì perseguitati i cattolici, e doversi
[ìer conseguenza nella nostra caltolica Italia far guerra ai protestanti, e
bene e saviamente avere adoperato il
Governo della Toscana imprigionando
e condannando i coniugi Madiai. Uu
giornale che colle sue continue declamazioni oscenissime pare voglia perdere anch’esso fra noi il diritto di
venire pili mai nominato nelle colonne dei giornali onesti, non si è vergognalo di chiamare comedia e farsa
il più bell’alto di caritii cristiana che
siasi veduto a’ tempi nostri, vogliam
dire quella deputazione ecumenica di
tutte le comunioni evangeliche in favore dei due coniugi Madiai, arrestiiti e
condannati in odio della Fede Evan-
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gelica professata da loro. Per ogni
cristiano addottrinato alla scuola del
santo Evangelo di Cristo la più bella
manifestazione e professione di fede
consiste nelle opere d’amor fraterno,
alle quali Cristo medesimo voleva die
fossero dal mondo riconosciuti i suoi
discepoli. Questo giornale adunque
betTandosi con ironia da comico della
deputazione ecumenica di tutto il
Corpo evangelico, la quale si mosse a
chiedere pietà e soccorso per due fratelli iniquamente tribolati, ha pronunziato egli stesso la sua condanna;
perciocché mostrando di non avere
carità del prossimo, ha mostrato pur
anche di non far parte dei discepoli
di Cristo. Saremo noi pertanto anche
da questo lato scusati, se ricusiamo
di entrare in polemiche coll' Armonia
che nel suo foglio di martedì scorso,
mettendo in deriso ciò che aü esempio
dell'Europa evangelica ha fatto ultimamente anche l’America settentrionale impegnando il Governo degli
Stati Uniti in favore dei coniugi Madiai, incomincia un suo inqualiGcabile
articolo colle seguenti parole niente
affatto cristiane: « L’ Europa assistette non ha guari al primo atto della
comedia rappresentata dal protestantismo sul teatro di Firenze a beneficio
de’ principali attori, l’oste e l’ostessa
Madiai». Uomini che hanno per comedia i più belli atti di carità non
sono crisliani, e molto meno giudici
di cristiane azioni.
Siccome però il perpetuo gridare
di costoro potrebbe far credere ai
semplici che veramente nei paesi protestanti fossero perseguitati i cattolici,
vogliamo chiedere lóro di citarci un
solo esempio in cui si veggano condannati ne’ ferri, come sono i Madiai
in Toscana, i cattolici in Inghilterra,
iu Prussia, in Olanda e in America.
Per persecuzione intendono costoro
la privazione dei privilegi di cui usarono ed abusarono i preti ai tempi
del medio evo e delia s. Inquisizione.
Chiamano essi perseguitata la Chiesa
dove il clero non esercita più il suo
suprenjo potere sopra la pubblica
istruzione, o non ha più le antiche
esenzioni e immunità dalle gravezze
pubbliche, o sono come il resto dei
cittadini soggetti alla legge del paese
anche i vescovi, e i dignitari del clero. Sotto questo senso non v’ha dubbio che la Chiesa cattolica è perseguitata non solo nei paesi protestanti,
ma fin ancho nei paesi cattolici, dove
sia entrata la civiltà. L’imperatore
Giuseppe 11 d’Austria, il Gran Duca
Leopoldo di Toscana, il re Carlo IU
di Napoli, i duchi Don Filippo e Don
Ferdinando di Parma, Vittorio Amedeo li di Savoia erano tutti dichiaratamente cattolici devoti alla religione
del Papa; eppure nei loro Stati rifor-
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marouo la disciplina ecclesiaslica, e
i privilegi più inveterali del clero hanno per sempre abolilo, senza punto
lasciarsi commuovere dalle querele di
Roma, uè dalle declamazioni dei fanatici. Prelati venerahiK per dottrina
e per integrità di costumi approvarono con pubbliche testimonianze colali riforme, e niuno oggi più si ardisce fra gli stessi scriitori cattolici
di chiamarli persecutori della chiesa.
Or come va che a un tratto sull’intonazione della CiviKà Ca<<o/ica di Roma tutta la stampa clericale del noslro Piemonte ci canta e ricanta all’orecchio del continuo essere la chiesa
perseguitata in ogni parte, e più specialmente per opera dei paesi protestanti, dove il fedele cattolico non
può respirar pace, nè quiete? Noi inchiniamo ad abbracciare l’opinione
di coloro che ravvisano la causa arcana di tutta cotesta lotta, da ogni
lato impegnala contro le dottrine evangeliche, nelle insinuazioni segrete
e continue di quel gesuitismo, che
sconvolse anni fa la Svizzera, tentò
sommuovere la Prussia, dà molestie
airinghilterra in Irlanda ed è riuscito
a introdursi neH’Austria, e pianta collegi in Francia, e regna sovrano in
Roma. Da lui certamente muovono 1
consigli egli incitamenti contro la diffusione del Vangelo, perciocché siccome la luce importa la distruzione
delle tenebre, cosi la verilà del Van-.
gelo atterra l’impero dell’ipocrisia e
delTerrorc, e l’una e l’altro sono il
necessario sostegno d’un sistema che
vive dell’astuzia dell’uomo e non della
parola di Dio.
Del reslo nissun paese protestante
carcera uomo o donna per solo titolo
di religione cattolica, siccome sono
stati carcerati in Toscana i Madiai per
solo titolo di religione evangelica. Indarno pertanto si arrovellano i fogli
clericali contro dei Proleslantl quasi
fossero persecutori dei Cattolici; ed
anche ultimamente nel Parlamento inglese del 17 febbraio li confusero con
eloquenza e verità lord Palmerston
e lord Russel.
Il signor Kinnaird chiese alla
Camera dei Comuni il volo di un
indirizzo a S. M. la Regina della
Gran-Brettagna , perchè intervenisse
in Toscana a favore della libertà religiosa manomessa da quel governo intollerante nella condanna alla relegazione del conle Guicciardini e d’altri
che aveano con lui letto insieme il
santo Evangelo, negli arresti e nella
relegazione di molti altri a cui fu
trovata indosso o in casa la Bibbia,
e infine nell’imprigionamento e nella
condanna ai ferri dei coniugi Madiai
come rei di proselilismo evangelico.
11 signor Lucas deputato cattolico
d’Irlanda, ammettendo anch’egli per
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vera e per santa e per evangelica la
massima che non sia mai lecita la
persecuzion religiosa, còlse il destro
di rimproverare al ministero Inglese
di avere favorito la persecuzione dei
Gesuiti del Sonderbund della Svizzera,
e la persecuzione dei Missionari Cattolici a Thaiti.
Lord Russel rispose al signor Kianaird lodando la sua proposta, ma
facendogli nel tempo stesso osservare
che giungeva tardi perchè il governo
di S. M. la Regina della Gran Brettagna avea già provveduto incaricando
i suoi agenti diplomatici in Toscana
a protestare coniro un atto, che essendo un vero delilto morale {a inorai crime) giustificava abbastanza
l’intervento morale d’ogni civile potenza. E qui egli rese ostensibile il dispaccio che noi daremo più sotto ,
spedito in Toscana al ministro Britlanico residente colà, perchè presso di
quel governo dovesse pratrocinare la
causa della libertà religiosa.
Volgendosi poi al signor Lucas si
rallegrò con lui che quantunque cattolico avesse avuto il buon senso di dichiarare uno scandalo il processo e la
reclusione in carcere dei coniugi Madiai, mn. riguardo a quanto aggiunse a
carico dei governi Protestanti quasi
fossero persecutori dei callolici *lo
confutò a parte a parte, most'’ando
come lo stesso principio protestante si
opponga ad ogni idea di persecuzione
e se l'un giorno o l’altro un governo
protestante si lasciasse trascinare ad
atli di persecuzione contro un cattolico perché cattolico, o desideroso di
persuadere allfi a divenir cattolici con
lui, egli direbbe che quel governo è
moralmente ubriaco ed ha perduto
il senno!
Levossi infine Lord Palmerston, e
colla storia dei fatti alla mano mostrò come il governo protestante inglese siasi sempre ben guardalo dalle
persecuzioni religiose, e come i fatti
di cui Io incolpano alcuni del partito
cattolico, considerati che vengano
sotto il loro vero aspetto, ridondino
anzi a gloria dell’Inghilterra che cerca
sempre di proleggere gl’interessi e la
quiete delle nazioni proteggendo la libertà religiosa. Ecco le sue parole;
« L’onorevole rappresentante di Mealb,
sig. Lucas, desidera chc io mi presenti
come difensore del granduca di Toscana
(sì ride). Confesso che può aver forse ragione, perchè se il granduca non avesse
altro campione che l'onorevole meml)ro,
non sarebbe certamente, a mio avvisq,
sufficientemente difeso {si ride). L’onorevole membro, parlando della Svizzera,
mi ba rappresentato come il persecutore
dei Gesuiti, e come sollecitatore dei Cantoni Svizzeri per l'esterminio dei Gesuiti
(è questa l’espressione di cui si valse).
Credo cb’ei volle dire espulsione invece
di esterininio: la parola sarebbe stata
più esalta (s* ride). Gli rimprovererò so-
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lamente di non avere presentato ie cose
nel loro vero aspetto, lira scoppiata nella
Svizzera la guerra civile; tutti s’aniia\ano , cantone contro cantone, protestante contro cattolico, maggioranza contro minoranza.
Il 11 governo francese c’invitò a |)ortarci nietliatori fra le parti contendenti
onde terminare questo sciagurato conflitto {ascollate). I Gesuiti erano stati la causa principale di t|uesto cnnflijto ; la loro
presenza nella Svizzera, le loro aggressioni nei Cantoni protestanti aveano portata la guerra, alla c ui soluzione q uesta domandava sollecitamente la nostra mediazione. A parer mio, il mezzo naturale, il
solo che si ofTrisse atto a far cessare l’effetto era quello di sopprimerne la causa.
Il Per questo motivo noi ahliiamo proposto l’allontanamento dei Gesuiti, ed ho
esj)oste le ragioni che m’inducevano a
credere che la presenza dei Gesuiti in
ogni paese cattolico o protestante basta
a turbare la tranquillità |iolitica e sociale
d'un paese. Questa è pure mia opinione
cd io la proclamo qui altamente, {ascoltate \)
Il Passo aU'aiTare di Tahiti, paese abitato da una popolazione barbara, dissoluta, ignorante e pagana. I missionarii
protestanti desiderando di conquistare
questo paese al Cristianesimo, si unirono
a questo effetto con uno zelo che fa onore
al loro carattere, alla religione che professano, alla nazione a cui appartengono.
• Sostenendo eroiche fatiche giunsero
colla perseveranza, coi buoni consigli e
coi precetti del Cristianesimo a fare di
queste orde selvaggie una popolazione di
cristiani quasi civile. Sopraggiunsero alla
loro volta i missionari catlolici; e che
cosa fecero essi? Hanno forse seguito l'esempio de' missionari prote.stanti? No certamente ; ma si affaticarono a turbare la
tranquillità delle isole già pacifiche e
convertite {ascoltate!) Invece di presentarsi nelle località ove potessero incontrare pericoli e riportarne un trionfo religioso degno del Cristianesimo, inquietarono la pacifica popolazione di Tahiti,
volendo far cattolici i protestanti e non
già convertire i pagani al Cristianesimo
(ascoltate!). Convengo che il Governo di
Tahiti stimolato dai missionari oltrepassò
forse i limiti della convenienza e della
giustizia, ma gettò forse questi missionarii in prigione? IJ trattò forse come il
graiuluca di Toscana ba trattato i Madiai
ed altri protestanti ?>'o certamente. Ecco
ciò che ba fatto; disse ai missionari cattolici; Il Noi non abbiamo bisogno di voi.
Noi siamo già cristiani. Le vostre istruzioni non ci servono gran fatto ; di grazia andatevene n {si ride). 1 missionarii
cattolici non vollero andarsene. Una legge dell’isola li costringeva a partire; fu
posta in esecuzione; furono espulsi dall’isola, ma non mai sterminati.
« I Madiai sarebbero ben grati al granduca di Toscana, se volesse fare altrettanto per essi (si ride). Ottenga l’onorevole signor Lucas dal granduca di Toscana l’imitazione dell’esempio della barbara regina di Tahiti, l’espulsione del
Madiai.....e questi, ne son certo, gliene
sapranno buon grado (si ride). Rappresentante cattolico romano in questa Camera, il signor Lucas ha fatto il processo'
agli Stati protestanti che, secondo lui,
perseguitano i Cattolici, ma assalendoci
m tal modo ne fornisce egli stesso la prova
evidente che questi rimproveri sono immeritati, percnè è egli stesso che perseguita, I)
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Dopo questo discoi'so del nobile
visconte Palmerston, la Camera col
pièno assenso dello stesso sig. K.innuird, passò la proposta all'ordine
del giorno chiamandosi soddisfatta di
quanto avea adoperalo il ministero a
favore della libertà religiosa in Toscana.
I giornali inglesi attestano che gli
stessi cattolici fanno ivi a gara per
sostenere la libertà religiosa, e approvano che il governo della Regina
faccia di tulto per far trionfare questo salutare principio in tutta Europa.
E veramente trovandosi essi nella
condizione di una Chiesa dissidente
dalla religion dello Stato non saprebbero mai conibaltere iu nessun luogo
una libertà in virtii della quale essi
godono il libero esercizio del proprio culto. L'onore di simili inconseguenze, osserva saviamente il Parlamento, è serbato alla sola Curia
Romana che domanda la liberlà dei
culti colà soltanto dove non può levarsi a tiranneggiare le coscienze. E
la stampa e la fazion clericale unicamente intesa agli interessi di Curia è
Tunica la quale in questo secolo di
civiltà, e di progresso, e di lumi si
ostina a deridere ogni teoria di libertà religiosa, e tripudia e gioisce
di vedere governi ciechi e fanatici
ripristinare i codici del fratesco e
barbaro medio evo.
La stampa però indipendente e liberale d’ogni paese, dove le viene ancora permesso di parlare con qualche
franchezza, si unisce a noi nel far
plauso alla politicamanifestata nelParlamento Inglese a favore della libertà
religiosa. Non importa che la reazione
dispotica dall’un canto, e la pressione
sacerdotale dall' allro impongano al
gran duca la necessità ben dura di
apparire quello che forse in suo cuore
non è, vale a dire insensibile alle
solTerenze di due innocenti vittime
che scontan nei ferri il peccato di amare sopra ogni cosa il Vangelo, e
sordo ai consigli e alle istanze di
tutta Europa ed America che gli chieggono pietà, se non vuole render giustizia. È pur sempre un atto che fa
onore al secol nostro, e alla religione
evangelica questo zelo unanime di
governi e popoli cristiani nel protestare contro l’oltraggio fatto in Toscana, che pur passava pel paese piti
civile d’Italia, al sacrosanto principio
della libertà religiosa. Ciò dà a sperare non lontano il momento in cui
questo principio trionferà.
DISPACCIO DI LORD RUSSELL
Ministro deal' affari esteri al sig. Bm-wi:»
Ministro Britannico a Firenze
PEI CONIUGI MADIAI.
18 gennaio 1833.
« Signore,
«Le ultime vostre leltere m’anounzlano
che il granduca di Toscana esita ancora
7
- m
relativamente ai Madiai. — Ma intanto
quest’affare è uno di quelli in cui l'esitanza trae seco un grande castigo. Condannare un uomo a morire nelle fianiine
come Savonarola, o dargli morte coi lunghi patimenti di [una prigione malsana, è
perfettamente la medesima cosa.
« Sembra infatti che alcuni governi del
continente credano che evitando lo spettacolo d’un’esecuzione sul patibolo sfuggiranno essi all’odio e le loro vittime alla
simpatia che accompagna la pena di morte
pei delitti politici e religiosi. Ma sono in
errore. Ora si sa cbe la perdita del corpo,
rabbattimento dell’animo e l’indebolirsi
dello spirito non sono per la pena capitalecbe appendici cagionate troppo spesso
da un duro e lungo carcere solTerto. —
Ora se, come si disse ulliinamente, l’uno
dei Madiai dovesse morire in prigione, 'il
granduca deve a.'^peitarsi di essere riguardato in Europa siccome uccisore di un
uomo percbè proleslantei
Il Si dirà senza fallo, che il delitto d
Francesco Madiai non era giù perchè protestante, ma per aver tentato di sedurre
altre persone onde allontanarle dalla fede
cattolica romana; che il governo toscano
aveva le più benevole intenzioni, e che
voleva accorciare il tempo di carcere determinalo dalla legge, che questa sorta
di delitto non potrebbe passare inosservata. — Ma tutte queste ragioni avranno
poco valore ; questa persecuzione rebgiosa
farà inorridire tutto il mondo civile. E non
sarà queslo il minore rimprovero diretto
al governo del granduca il dire che il nome
di Leopoldo di Toscana è sfato profanato
e che l’esempio di quel buon sovrano è
stato disprezzalo. Le disposizioni dolci e
pacifiche del popolo toscano rendono que
sta severirìre la meno necessaria-e la più
odiosa.
« Siccome quest’afTare è relativo ad un
soggetto toscano, si dirà forse che il governo di S. M. non ha verun dirilto d’intervento. Se con ciò si- vuol dire cbe l’intervento colla forza non sarebbe giustificabile, confesso bensì che un caso più
estremo giustificherebbe soltanto questo
intervento. — Ma se si vuol dire che S. M.
non ha il diritto di accennare ad uo sovranoamico le opinioni che regnano presso
le nazioni più civili contro l’uso dei carnefici per la punizione delle opinioni
religiose, io nego afTatto la verilà di questo asserto. — V’invito adunque di parlare uel modo più serio al ministro degli
afFari esteri, e di far valere presso di lui
ulte le considerazioni contenute nel presente dispaccio. Voi gli parlerete nel
tuono il più amichevole ed avrete cura di
assicurare al governo presso il quale siele
accreditato, che nessuno è quanto la regina della gran Brettagna, sincero ne’suoi
voli per l’indipendenza della Toscana.
« Sono, ecc. L Russell.
STWiniE ninMjiCM
PROFEZIE
(lei Pi’oleta Daniele
IIL
IL PICCOLO CORNO.
Ci sia qui permesso di avvertire
que’ nostri leltori, i quali non sono
avvezzi a tal genere di studi, che un
corno è nella Sacra Scrittura il sim-
8
bolo della forza d’un uomo, o d'un
regno, o di un sislema qualunque politico e religioso.
Il piccolo corno di Daniele richiede
luUa la nostra attenzione, essendo
come il punto cardinale su cui si volgono probabilmente lulti gli avvenimenti del secolo presente.
Lo Spirito Santo ce ne dà una descrizione tutta simbolica, e noi la sludieremo da prima colla scorta del
solo libro di Daniele alla mano, come
se non avessimo alcuna conoscenza
della storia, nè sapessimo nulla di
quanto è accaduto fra le nazioni della
terra dal tempo di Daniele inOno a
noi, 0 l er esprimerci ancor più chiaramente, come se in luogo di leggere
questo profeta a Torino nel 1853 noi
vivessimo quindici o diciotto secoli
indietro con s. Agostino, con s. Crisostomo 0 s. Ireneo, o se vuoisi ancora cogli stessi Apostoli. Incominciamo dal versetto ottavo del capo vii;
e vedrete che ci fornisce da se solo otto
caratteri distintivi a cui riconoscere,
senza pericolo d’ingannarci, queslo
corno mistenoso.
« Io considerava le corna (dieci),
quand’ecco che un altro piccolo corno
spuntò in mezzo a queste». Queste poche parole ci rivelano da sè sole con
precisione singolare cinque primi tratti
della potenza figurata nel piccolo cor*
no; la sua qualità, la sua geografia,
la sua estensione, la sua cronologia e
le sue origini.
La sua qualita’. — È una potenza
temporale che porla in capo il diadema dei re, come le allre potenze raffigurate nelle altre dieci corna. «Ecco,
sta scritto, un altro corno » ; È dunque evidentemente simile di grado
agli altri dieci incoronati, ossia è anch’esso uua potenza territoriale e politica. ^el linguaggio infatti della visione, come è poi dalla medesima
spiegato, un corno significa or un regno, or un re, or una serie di re. II
primo tratto adunque del piccol corno
è la qualità di regnante, la quale ha
comune con altri dieci, ed egli fa undici. Il versetto ottavo facendolo spuntare in mezzo agli altri dieci lo indica apertamente, ma lo spiega anche
meglio il versetto vigesimo quarto,
dove l’angelo che fa l’interprete della
visione a Daniele dice; « I dieci corni
dello stesso regno saran dicci re, e
un altro si alzerà dopo di essi », onde
vedete benissimo che quel corno è un
altro re. Dovrà egli esercitar senza
dubbio una potenza malefica nello
cose ecclesiastiche, perchè l’angelo
avverte, che « parlerà male contro
l'Altissimo, e calpesterà i santi dell'Altissimo, e si crederà di poter cangiare i tempi eie leggi » (v. 25), onde
pare che debba essere una specie di
teologo; ma bisogna però sempre che
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sia anche un peincipe temporalk,
perchè è pur esso un corno.
Ora in qual paese dovrà apparire
questo corno ? Dove regnerà queslo
re teologo? In qual parte della geografia lo dovremo noi rinvenire? Ecco
il secondo tratto che ci vien rivelato dalle succitate parole :
La sua Geografia. — Notatela
bene: »Ecco che un altro piccolo
corno spuntò in mezzo a queste » ;
vale a dire in mezzo alle prime altre
dieci corna. Qui viene precisamente
indicata la parie del mondo, nella
quale si è innalzata questa potenza
temporale e teologica incoronala col
diadema dei re. Dove spunta infatti
questo corno ? Non è forse sulla
testa della quarta Bestia ? Nè può
aver altro significalo questo come
.■iboccciare, o sbucare e venir fuori
della testa, se non che il re teologo,
in quanto è principe temporale, dovrà
comparire non già solo nel territorio
del romano impero, ove stende il suo
dominio la Bestia coi dieci re, ma
propriamente nel Lazio, ove risiede il
Capo dell’impero, come quello che
deve la sua esistenza al favore ed alla
protezione degl’imperatori romani; da
che s. Giovanni ci farà, come appresso vedremo, conoscere che la testa d’ onde escono le dieci corna,
rappresenta pei Romani il poter imperlale. £ fm dove stenderà questo
corno il suo dominio? Eccoci al terzo
tratto.
La sua estensionu ; con che voglio significare la piccolezza di qiiesto
corno comparativamente ai dieci d’in
mezzo ai quali spuntò. Il lesto, dicendo espressamente, « Ecco che un
altro piccolo corno spuntò », ci chiama a considerare, che questa potenza
politica e teologica, la quale doveva
sorgere nel mezzo dell’impero romano
e rendersi così temuta, sarebbe quanto
al suo principato temporale la più piccola delle altre dieci, piccola non per
la vastità del genio, non per l’ampiezza delle pretensioni, non per la
superbia delle parole, ma piccola pel
territorio da lei signoreggiato. Ciò per
altro non toglie che, come potenza
spirituale, non debba occupare il primo seggio nel congresso dei re, perciocché quel corno, tuttoché piccolo,
era, dice il profeta al versetto 20,
« maggiore di tutti gli altri ». La
sua forza maggiore sarà negli occhi e
nella bocca, sendo scritto in Daniele
che quel corno spirava dagli occhi e
dalla bocca « cose grandi », v. 20,
vale a dire quella potenza teologica
saprà ampliare la sua dominazione
coll'abilità del suo genio, e colla violenza del suo linguaggio -, come però
potenza territoriale e politica non s'ingrandirà mai molto, restando pur
sempre piccola. E quando apparirà
sulla terra?
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Quarto tratto, la sua CnoNOLOGiA.
Il versetto ottavo dice che mentre Daniele stava osservando le dieci corna,
« un allro piccolo corno spuntò ». Le
dieci erano dunque prima di lui, ed
esso venne per conseguenza dopo le
dieci. Ora le dieci corna, figura dei
regni in cui sarà diviso l’impero romano, non sorgeranno se prima grandi calamità non abbiano sconvolto
da cima a fondo l’impero e fattolo in
brani. Dopo questi avvenimenti il piccolo corno spunterà. Così la visione
è spiegata dall’angelo al versetto 24:
«I dieci corni dello stesso regno saran
dieci re; e un altro si alzerà dopo di
essi». È dunque chiaro che la potenza indicata dal piccolo corno dovea venire al cadere del romano impero. Vedremo a suo luogo che lo
smembramento dell’impero in Occidente avvenne per le irruzioni de’barbari compiute verso il secolo sesto
dell’Era Volgare, e in quel corno appunto 0 poco appresso vedremo che
ebbe principio la potenza teologica,
la quale poi si assise anch’essa coi re.
E come potè questa potenza levarsi
tant’alto ? 11 profeta lo svelò tanti secoli innanzi quando nel citato versetto 8 ci descrisse il quinto tratto,
ossia:
Le sue Origini. « Io considerava,
egli dice, le corna, quand’ecco che un
altro piccolo corno spuntò in mezzo a
queste». Lo vide pertanto il profeta
spuntar silenzioso e lento, e come di
soppiatto fra l’altre. Le prime dieci
apparirono tutte ad un tratto, e grandi, e terribili uscite dal mare tempestoso, fra il mugghiare dell’onde, e
l’infuriare dei venti. Questo all’incontro vien dopo le altre, e più sotto le
apparenze di umor che di corno, quasi
a stento si spinge fuor della fronte, e
pargoletto s’insinua, e cresce inosservato, e s’adagia nel mezzo dell’altre. È dunque evidente che questo
re teologo non verrà come Alarico e
Odoacrc vennero, a suon di tromba,
con armi ed armati, nè si manifesterà
iu Occidente alla guisa del gran profeta
d’Oriente, con poderose schiere di fanti
e di cavalli. Mai no. Anziché aprirsi
la strada col terror della guerra, conquisterà popoli e nazioni colla sua paziente abilità, le guadagnerà col senno
e coU’arte, e saprà cogli occhi e colla
bocca, ossia colla sapienza e colla eloquenza divenir arbitro e padrone della
coscienza e dei cuori. Alla sua prima
apparizione il mondo occupato dalla
Gran Bestia, e dalle sue dieci grandi
corna non s’accorgerà di lui, né degnerallodi uno sguardo. E che temere
di lui veggendolo così piccino, modesto, semplicetto, grazioso, benigno,
e incapace d’offendere? Ma date tempo, e voi Io vedrele all’opera. Questo
re teologo sconvolgerà il mondo, e
11
colla sua parola spaventerà la terra,
rovescierà la Chiesa, e farà morire 1
santi. Sarà l’uomo del peccato, sarà
il figliuolo di perdizione « il quale
(come avvisò l’apostolo s. Paolo ii.
Tess. c. 11. 4) si oppone e s'innalza
sopra tulto quello che dicesi Dio o si
adora, talmente che sederà egli nel
tempio di Dio spacciandosi per Dio».
Saranno dunque le origini di questo
potente teologo assai umili, silenziose
e lente, ma non per questo saranno
meno terribili i guasti che in processo
di tempo egli cagionerà alla Chiesa.
Dopo questi cinque tratti espressi nelle
parole spiegale fm qui, abbiamo nel
medesimo versetto 8° tre altri tratti a
cui riconoscere questo re teologo raffigurato nel piccolo corno.
(Continua).
TRISTIZIA
DELLA STAMPA CLERICALE.
La Buona Novella nel N" 14 spiegò
nedamotite la dottrina dellagiustifieazione
e sanlificazlone come la Inlcndono gli
Evangelici, e certamenlc ogni lettore di
buona fede apprese ciò che va altrihuito
solamente alla grazia di Dio, e ciò die si
deve fare per olilìllgo di coscienza da ogni
fedele seguace della fede e-vangelica. Ebbene, VArmonia di sabbato scorso, come
se luUo il detto della Buona Novella non
fosse stato mai pubblicalo, tornò al quarto
attacco, ripetendo in due colonne e mezzo
gli antichi spropositi che ella da più tennpo
c’impresta per non sapere, o meglio, non
volere intendere ciò che noi diciamo. Per
lei giustificazione e santificazione sono
parole oscure inventale a bella posta per
velare la viziosità delle massime professate da noi Evangelici. Se l’uomo giustificato, ella dice, si salva, perchè pretendere che debba anche essere santificato?
Per noi Evangelici la ragione è chiarissima: perchè siccome uu corpo investilo
da vivissima luce diffonde splendore,
cosi un’anima compresa dalla grazia di
Dio non può non manifestarsi anche santa,
essendo la santificazione come lo splendore della giustificazione. E perchè questo splendore si difTonda, nort è necessario
che l’uomo giustificalo debt>a Sempra
avere lungo tempo di vila dopo la sua
giustificazione. Il buon ladronegiustificato
in croce dalla grazia di Cristo, compagno
di lui nel supplizio, fu anche santificalo
a un tempo, dacché l’onnipolenza della
grazia di Dio non è ristretta a condizioni
di lempo e di luogo, e abbiamo di ciò la
testimonianza infallibile del Vangelo, che
dichiara essersi il buon ladrone in quel
medesimo di salvalo, benché ricevesse la
grazia della giustificazione sul finire della
vita.
Mei caso però che alla giustificazione
seguiti un lungo giro di giorni, non vi ha
dubbio che non si debba manifestare con
opere di santificazione la grazia ricevuta.
Perciocché la giustificazione è come una
nuova generazione dell’anima umana, la
quale se prima appariva schiava del peccato deve appresso mostrarsi figlia della
grazia risorta con Cristo da morie a vita,
e vivente della vita stessa di Cristo.
Questa spiegazione noi intendiamo di
averla qui data non mai per rispondere
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all’vJcmonia nè aJ altro satellite riiialiinqiie della slampa clericale, essendo noi
persuasi che costoro hanno orecchie ma
non per ascoltarci; si intendiamo d’a' eria
dala per edificazione de’nostri leltori,
volendoli premunire contro la tristizia di
quei scrillori teologi o clericali che in
luogo di esaminare le doltrine evangeliche
al lume delle sacre Scriiliire, si dilettano
di foggiarle a lor capriccio, e quando le
hanno rese assurde o ridicole, ecco, dicono, le dottrine dei pretesi Evangelici,
che presumono di possedere la vera fede
di Cristo, ma iu realtà non passeggino
che errori schifosi ed assurdi.
Un tal sistema di argomentare teologico riesce sempre Itenissimo dove è sottoposta alla censura la Stampa, e la censura è sottoposta ai preti. In questo caso
sono essi soli a parlare, ed h.inno sempre necessariamente ragione. Ma dove la
stampa è libera, e le leggi consentono
libera la discussione delle dollrine, un lai
sistema torna a disdoro di chi lo adopera,
e di leggieri il pubblico s’accorge di lutla
la malignila frodolenla di un tal procedere. La stampa clericale in Piemonte è
appunto nel caso. Qui l’Armotna, il Cattolico, il Corriere dell'Alpi, la Sentinella
cattolica di Nizza, il Monte Bianco, e
quanti sono altri fogli e ginrnali di sagrestia ragionano da noi come la Civiltà
Cattolica in Roma, senza considerare che
sulle rive del Tebro il giornale gesuitico
è guardato dalla forza del potere ecclesiastico , rnililare e civile, e chiunque
osasse di coulradirlo non potrebbe evitare
gli arresti per mano di sbirri e un processo e una condanna del S. Uffizio. Ivi
però essa predica, tuona, bestemmia e
maledice conte più le lalenla ¡11 nome del
Vangelo, del papa, e di Dio, liberlà e liberali, eresie ed eretici, l'Inghilterra ed
il Piemonte, i governi parlamentari ed i
concistori evangelici, e tutti l’ascoltano in
silenzio come se ella avesse ragione, dacché stanno per lei le baionette francesi,
le baionette austriache e le manette degli
sgherri. Ma qni dove si vive sotto libero
S'atuto e con libera slampa I clericali
hanno pure il gran torto di appoggiarsi ai
medesimi sofismi di colà. Abbiamo detto
e possiamo francamenle ripetere che l’ultimo de’Ietiori della Buona Novella basta
a combalterli da sé, ove non gli rincresca
di tenersi saldo alla parola di Dio. Finché gli Evangelici leggeranno il Vangelo,
tutto il gridìo della stampa clericale non
potrà mai giimgere a scuoterne anche leggiermente la fede. Laonde invece di spendere il nostro tempo e lo spazio del noslro
giornale ad in,?eguire i sofismi della tristissima stampa clericale, noi non faremo
,che raccomandare sempre ai nostri lettori
di leggere il santo Evangelo, e assaliti
che vengano da qualche clericale, a chiamarlo sempre sul terreno del Vangelo, e
quando non abbia in prova de'suoi detti
la testimonianza del santo Evangelio abbandonarlo alle sue stolte teorie, le quali
per belle e bene architettate cbe siano,
sono sempre mancanti del fondamento
di verità quando loro manca l’appoggio
della parola di Dio. Noi non andiamo a
salute per la parola dell'uonio, fosse pur
dolio come Platone e Sucrati', ma unicamenle per la parola che in principio era
appo Dio e nella pienezza dei tempi apparve fatta carne umana, ed oggi abbiamo
ancora intatta nel sacrosanio Evangelo.
Ivi sta la parola di nostra eterna salute,
perchè ivi solo sta la forza e la potenia di
Dìo.
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( Ili si è ritiralo?
I.epgesi nel Caituìko del 23 corrente: ri L'Annonia eonlinua le sue poleiiiiclie coniro la Buona Novella. Una
fatica di meno per noi ; tanto più che farà meglio di noi, se perù non si stanca
come ci siamo stancati, l.a Buona Novella
ripetendo sempre le stesse cose e ricominciando da capo, qtiando non trova
più cosa da dire, stancherelihe le spalle
di S. Cristoforo e la pazienza di Giobbe ».
— Dunque è il Cattolico che si è stancato! Dunque quando l'-'lo/ioriitt colla sua
solita buona fede asseriva giorni sono
die la Buona Novella si era ritirata dalla
discussione suirEucaristia proposta dal
Cattolico, essa diceva cosa, ehe tutti i
nostri lettori sanno essere falsissima,
ma che ci gode di vedere dichiarata tale
dai suo stesso confratello di cui non può
essere dubbia la testimonianza ! Riguardo
poi alla stanchezza del Cattulico la comprendiamo benissimo; sentirsi chiedere
per la decima volta una risposta che uon
si può o non si vuole dare, e ciò per ottimi motivi, è cosa seccante al sommo
grado, ed il Callolico ba fatto ottimamente nel suo interesse, a smettere.
aiOXlZIE RKIilCilOSE
Valli V.M.nEsi.—Quinio anniversario
della emancipazione. (Corrispond. della
B. N.) « Ieri (17) fu il bello anniversario
della nostra Emancipazione. Dico bello,
perchè dal primo in fuori, non credo di
avere vedulo lanto entusiasmo, nè così numeroso concorso di gente. Fin dal mercoledì, la compagnia degli sludonli del
collegio Valdese avea ricevuta dalle mani
della Direzione la sua bandiera regalatale
dal mnggiore della Guardia Nazionale signor E. Peyrot, e ricamata dalle gentili
signore A. Muston e C. Vertu. Eia un bel
vedere per la prima volla quegli studcnii
lulti io unifonne, eseguire con ordine e
precisione le marcie e conlromarcie militari, alle quali in pochi mesi è riuscilo a
renderli abili li benemerito loro istruttore
signor Camalero. Fu poi commovente la
cerimonia del riceviniento e riconoscimento degli ulTìziali e sollo-uiTiziali, come pure un piccolo di.scorso che loro rivolse il Direttore, signor Rollier, a proposito della bandiera: «Questo Iriplice colore,
« diceva egli in sostanza, quel gl ,rioso
«slemma di Casa .S:ivoia, e quello "non
« mai disgiunto dal primo della Chiesa
«Valdese, varranno a rammentarvi seni« pre, 0 studenti, quali doveri v’incom« bono come Valdesi, e come llaliani ;
«quali doveri inverso all’iddio dei padri
«vostri, e quali inverso al vostro Re. Alla
«Patria voi darete il vostro sangue, la
Il vostra vita ; al Signore dei signori, voi
« daréle la vosira coscienza, il vostro cuo« re. E se tali vi troverà la vostra [lalria,
Il fedeli cioè ai principii dell'Evangelo che
Il è la potenza di Dio, ella troverà allresi
Il in voi chi la saprà fare gloriosa e felice.»
Un chiaro «Noi lo promettiamo» fu la risposta che fecero gli uliiziali prima, e
quindi l’intera compagnia. Numerosi spettatori assistevano a questa commovente
cerimonia. 11 giovedì, alle 9 erano già in
ordine i componenti la compagnia del Collegio, ed alle 10 gl'incontrai che uniti al
Municipio ed alla Guardia Nazionale, colla
banda in testa , movevano verso il tempio. In un batterd'occbio questo fu pieno
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zeppo qual g!à voi lo vedeste una volla.
Si diede principio alla religiosa funzione
colla iellura della parola di Dio, la quale
fu seguila dal canto del Salmo l i6. Quindi
il signor B. Malau, con quel cuore lutto
italiano che gli sapete volse alla numerosa adunanza parole attea rinfran:;are gli
animi più deboli e tutte compendiate in
questo passo della Scrittura: »Ciò è proceduto dal Signore ed è slata una cosa
meravigliosa agli occhi nostriii (Salm. H8,
23).—Terminata la funzione alla quale
intervenivano UOD piccolo numero di amici
non Valdesi, la banda si trasse dietro tutta
quella gente fino alla piazza Municipale,
e di là al banchetto semplicissimo al
quale presero parto 170 persone. Benché questa volta il nostro invito s'indirizzasse: «ai Valdesi ed agli amici della Emancipazione Valdese,» e forse a motivo
di ciò, molti cattolici del paese e di fuori
si vollero unire con noi, la Società degli
operai si sottoscrisse per una quarantina
de’suoi membri. Tutto passò colla maggior tranquillità e decenza che si potesse
desiderare. Il sindaco per il primo portò
un brindisi al Re, al quale corrispose un
Evviva Villurio Emanuela che si fe' sentire
quanto i mortaletti che furono sparati in
questo momento. Il signor Acerbi (se non
¡sbaglio il nome), quello stesso che creò
in pochi mesi la Socielà lilarmonica, la
quale tanto contribuì all’incanto della festa, lesse un breve discorso nel quale disse
a lode dei Valdesi molte cose, le quali dovrebbero bensì derivare dai nostri principii, ma che pur troppo non si scorgono
sempre nella nostra vita, sopralutto a quel
grado che si converrebbe,
A lui rispose il signor B, Malan : Riconoscente in nome dei suoi correllgio
nari per i sentimenti esternati, egli non
ardisce però di accettare come meritali
tali elogii. Vuol tutlavia confessare che
quelle ludi le meritano i nostri principii;
ed iu ciò appunto grandemente si rallegrano I Valdesi, in vedersi cioè qui riuniti
a banchetto fraterno con uomini, che lasciando da pártele persone, sanno alzarsi
tanto che basti per apprezzare i principii
e ravvisarne le naturali conseguenze. Oh!
fossero pure molti nella patria nostra tali
uomini, che allora presto cesserebbero
I’ odio e r ingiustizia, e la nostra Italia
rivedrebbe i suoi figli tornati dall’esilio e
liberati dal freddo carcere. — Eccheggiano
gli Evviva, ad un discorso ed all’altro —
Cominciava la gente ad uscire quando gli
studenti che aveano anch’ essi fallo il loro
banchetto al Collegio sotto la presidenza
d’ uno dei professori, giunsero ad occupare militarmente gli accessi della sala,
ove insieme colla banda intuonarono un
loro inno, di cui eccovi la prima strofa:
« Di batlaglieri intrepidi
Noi siam drappello eletto,
Sensi d’ onor magnanimi
A noi fremono in petto;
E se al pugnar è debole
Nostra fanciulla età,
Forti una fè, una patria,
Forti un amor ci fa. »
Di lì tutta la moltitudine s'avviò alla
volta di S. Giovanni a stringere la mano
ai fratelli che ivi s’erano pure riuniti a
banchetto »..........— La sera vi fu illuminazione generale, senza che si fosse
neppure parlalo d’illuminare, e sopra
quasi ogni vetta, fuochi di gioia sorgevano d’in mezzo alla neve, simbolo commovente dell’allegrezza di cui eran pieni
cuori.
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Lo stesso speLtacolo presso a poco si
ripetè in ogni più piccolo comune Valdese. Ovunque si manifeslarono Insieme
coi sentimenti della più sincera, gratitudine a Dio precipuo autore di un tanto
benefizio, sensi di caldo alfetto al Re, alla
patria cd agli ordini costituiti. A Prarostino ove trovaronsi riuniti deputali di
più parrocchie, si trattò dei mezzi più
accoucii allo sviluppo della industria nelle
Valli, ed una commissione venne nominata per fare degli studii in proposito.—
La libertà unita alla religione è pure una
. bella cosa! E chi è cbe paragonando colle
scene che abbiamo descritte quelle di cui
negli andati tempi furono teatro quegli
stessi luoghi, non si senta spinto ad esclamare col re salmista: u Anima mia, benedici il Signore, e tulte le mie interiora,
benedite il Nome suo santo! Anima mia, benedici il Signore, e non dimenticare tutti
i suoi benefica ». (Salmo IH).
Tor^o. Anche in questa città fu celebrato con funzione religiosa, banchetto
e collette per i poveri, per gli asili infantili e per l’emigrazione, il quinto anniversario della emancipazione Valdese.
S. Vincenzo UEL Favai.e. I due membri
della famiglia Cereghino Giuseppe e sua
nioglie Vittoria, di cui dicevamo nel penultimo nostro numero che sarebbero fra
(loco giudicati a Chiavari, sono stati condannati la moglie a cinque giorni di
carcere da computarsi dal momento dell’arresto, ed il marito a set giorni, da
computarsi dalla sentenza! Ed intanto
aveano già palilo ambedue tre mesi e
mezzo di prigionia preventiva! — Pare
che della aggravazione di pena che gli
toccò, il Giuseppe ne vada debitore al
contegno da lui serbato nel dibattimento,
e che fu tale da commovere sino al pianto
gli spettatori e perfino i giudici, cosa che
molto spiacque a questo avvocato fiscale.
Così almeno ci viene scritto da Chiavari.
Nuova G HA NATA. Uno scisma religioso
è iuiminentc; il Governo cominciò a favorirlo, appena si seppe che il Puntetìce
ricusò di ricevere l'incaricato della Hepubblica. 11 vescovo di Pamplona è stato
esigliato per avere ricu.sato d'ammettere
le riformo che il potere civile credè dovere introdurre nei canoni e disciplina
della chiesa.
CRO\ACHETTA POLITICA
Torino.—Senato uel Regno. Il 21
febbraio furono^ presentali varii progetti
di legge. Fu quindi discusso ed approvato
il bilancio provvisorio del 18S3.
— Camera DEI Deputati. Nella seduta
del 18 fu approvato il bilancio della guerra.
In quella del 19 fu autorizzalo il Governo
a riscuotere provvisoriamente le imposte
sino alla votazione dei Bilanci. 11 22 ei
approvò il Bilancio dell’estero, e s’intraprese la discussione sugli assegni supplettivi del Clero di Sardegna.
Savigi-iano. La strada ferrata è compiuta, ma non si è aperta come si annunziava per quistioni insorte tra la Commissione e gli appaltatori. La causa pende
innanzi ai tribunali.
Milano. — Per chi non si trova in Mi’
lano (scrivono airO|)irn'one) è impossibile
il farsi un’idea dello stato di questa città.
Le diligenze arrivano alle porte, ma non
possono entrare, e i forestieri sono obbligali a rimanere nei sobborghi. Sono stati
espulsi gli Svizieri, bettolieri, muratori,
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mercanli di vino, ecc. Se ci fosse il cliolera asiatico o la peste carbonica non vi
potrebbe essere una maggiore angustia.
Vienna. Il 18 febbiaio fu commesso un
attentato d’assassinio contro l’iniperator
d’Austria. Mentre alle ore dodici e mezzo
pomeridiane S. M. passeggiava sul bastione della citlà alla porla Carinzia fu
ferito di dietro nella testa all’occipite da
un Ungarese, di professione sarto, con un
coltello di cucina. La ferita non è pericolosa. Secondo gli ultimi bullettini la febbre svilu|>patasi io seguito alla ferita è
cosi insensibile che lo sialo di salute dell’augusto infermo può dirsi rassicurato.
Il feritore fu arrestato sul futlo dall’aiutante di campo che accompagnava S. M.
Pauigi. L’Univers, foglio benedetto e
premialo dai gesuiti e dal papa e nemico
delle istituzioni libere del Piemonte, èstato
con monitorio del 20 febbraio proibilo di
nuovo da monsignore arcivescovo di Parigi. Poco prima l’avea colpito con apposito mandato anche il vescovo di Viviers,
che aveva in ciò seguito l’esempio di
quello d’Orleans, di quello d’Amiens, e dei
due cardinali arcivescovi di Lione e di
Bordeaux.
Inghii.terra. Alla Camera dei Comuni
dopo la discussione importantissima del
giorno 17 sulla liberlà religiosa, ebbe
luogoallra discussione importante il giorno
d8 sulla politica estera. Il sig. D’israeli
interpellò ij Ministero sulle attuali relazioni tra l’Inghilterra e la Francia. Lord
Russell rispose con un lunghissimo discorso, rinnovando la dichiarazione già
fatta in altra seduta alla Camera, cioè che
r Inghilterra si teneva in relazioni amichevoli colla Francia, operando d’accordo
con lei perchè la pace d’Europa non venga
turbata.
— I giornali inglesi smentiscono il programma rivoluzionario di Kossut pubblicato in occasione degli ultimi avvenimenti
di Milano, anzi riportano una letlera del
medesimo che previene gli Ungaresi a
non prestare mai fede a simili documenti
falsi.
— 22 febbraio. Avanti ieri modificazioni
di gabinetto. Lord Russell ha ceduto a
lord Clarendon il portafoglio degli esleri.
Nulla cambialo nel carattere del ministero,
lord Russell continua a farne parte dirigendo i dibattimenti ai Cimiuni.
Prussìa. L’attentato contro l’imperatore
d’Austria produsse qui una sensazione
tanto più profonda in quanto che corse
una voce non fondata anche di attentato
contro il re, perchè un operaio senza carte
fu arrestato aCharloltembourg, residenza
reale, e gli si rinvennero due pistole, raa
non cariche.
Messico. Il Messico da tanti anni in
preda all’ anarchia, sembra ora toccare
all’ultima fase di un cambiamento di
vita politica, e da cittadini liberi sottomettersi pacificamente ai voleri arbitrarli di un dittatore, o di un monarca,
0 peggio ancora, scomparire per sempre
dal novero delle nazioni.... E mentre la
patria lotta contro tante vicissitudini, il
cloro rapace, sempre pronto ad allearsi
col forte, incassa danari ed accumula ricchezze; poco importa che i cittadini si
scannino a vicenda o muoiano di fame.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
TIP. SOC. DI A. POMS E COMP.