1
ira del
mzadi
umere
n eoe-,
ai elet-;_
GLI SCANDALI
di logi
® ®ugliB|(5gSM disse ai suoi discepoli: “È imnje i^-WLsibile che non avvengano scandali,
tà e dlKguai a colui per colpa del quale av:cezio-^,go«o/ Sarebbe meglio per lui che
I macina da mulino gli fosse messa
I e fosse gettato nel mare, piutrsitua-fcjfo che scandalizzare uno solo di
nartira ”
parure
li, al fi.
concepolizii
adente
;li strarsi alla
che ca-'
e prati
uesti piccoli"»
Luca 17,1
'^ESÙ pronuncia un discorso molto
Jduro ma realistico: gli scandali
oned'l normale condizione del
mdo. Tuttavia, ogni volta che leggo
ysti versetti provo un certo disagio,
’ßti so se il mio disagio sia espressione
¡cattiva coscienza oppure il frutto
ella più oggettiva consapevolezza
ell’umana inadeguatezza di fronte
He esigenze dell’Evangelo. Lo scandali l’ostacolo posto sul crocevia delle
ioni umane, quindi è una realtà
%e impedisce all’essere umano di perìjrere serenamente l’itinerario della
Sia. Lo scandalo è un trabocchetto che
jamdere con più facilità chi si regge in
Ià^i con difficoltà, perciò Gesù ci
in guardia contro gli scandali
^^rbano i più deboli. Lo scandalo è
Multato di dinamiche di violenza
Ím|¡o¿ abbiamo innescato con lucitíSkppure che sono sfuggite al nostro
Talvolta i protagonisti di
^^^pandalo sono vittime di eventi
j^Èrti che li hanno condizionati e
ì^mrtati come foglie secche disperse
In ogni caso si tratta della
^^izione umana che è disperatainerme di fi-onte al male.
^^WERTIMENTO di Gesù è un se
-----forte della sua presenza e del
coinvolgimento nella storia uma;; i discepoli ora sanno che la loro fenon è al riparo dalle prove, essi sono
ersi nel mondo e nelle sue trappottavia è stata loro donata la possiità di resistere al male, di non accetto supinamente come se fosse un
Ho. Il discepolo è chiamato a ribellarsi
imale, pronunciando dei no e dei sì
le hanno il peso di una macina da
ulino. Senza la solidarietà di Dio il
mostro destino sarebbe di annegare nel^nostre fragilità, ma non è così. Sulla
y 0 foce sono stati crocifissi anche i nostri
I fondali, perciò il futuro è sotto il se) il se- ^ promessa e il presente possiaaza de viverlo, in Cristo, con responsabi«desa- ® senza disperazione.
li pan- Lappiamo, o dovremmo sapere, che
di op- f la maggior parte della popolazione
ù san- mondiale vive realtà di precarietà e
liventò gerenza. Abbiamo la possibilità di
0 ogni tere informati in tempi rapidissimi
ii inse- figuanto accade nel nostro pianeta,
ii dirit- te ci siamo assuefatti alle cattive noti) Linea ie; per non restare schiacciati dalla
de fa- teina di mulino delle sventure als». abbiamo attivato meccanismi psi
j forte fbgici di difesa che ci permettono di
tto alle cenere immagini televisive sconvolti non fnti con turbamenti sempre meno
mento Wondi. Cresce il numero di coloro
conti; 'ne dialogano via Internet, in tempo
ultimi tale, a distanza di migliaia di chilojgiunti ¡etri, e diminuisce l'intensità delle reä urna- Woni interpersonali. Lo scandalo che
a il he- W mi colpisce è l’eccessiva distanza
illa di- Sicurezza dal prossimo che ognuno
conte- «noi crea attorno a sé. Abbiamo pau^dei sentimenti, temiamo di essere
^nvolti nella storia di quanti sono fi^fiinente accanto a noi e allora co^viamo barriere. Scandaloso, nel senpone ostacoli, è anche un coatteggiamento moralistico e
pitico nei confronti delle nuove gene^ioni. La macina da mulino di cui
wZa Gesù è un'immagine del peso
«a responsabilità di fronte a Dio e al
TO«do; ecco il monito a imparare a
tetare insieme questo peso, perché es
essere
inne dj
lapas, i
¡ Paulo
i e CO;
, Madu
,s Aires
ol6fi)cie;tà con
na con
ehar'adagli^
^grettamente legato alla nostra
1'ih’tó. La promessa per tutti è la solidi Dio in Cristo che ci permette
^ffocedere oltre.
Antonio Adamo
SKTTIMANAI.E DELLE CHIESE EVANCÌELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Rifondazione e Ulivo trovano un accordo; verso la riconferma del governo Prodi
Italia^ il costo della credibilità
La crisi politica avrà comunque delle conseguenze perché è stata incrinata la riconquistata
credibilità, nel paese e in Europa, e si è ulteriormente approfondita la frattura nella sinistra
PAOLO FABBRI
Al momento in cui scrivo stanno
per concludersi le consultazioni del capo dello Stato e sembra che
lo sbocco della crisi sia la riconferma del governo Prodi. Vale comunque la pena di esaminare la situazione, fissando alcuni paletti validi
per qualunque valutazione successiva. Il punto di partenza è il seguente: due milioni e duecentomila
miliardi lire di debito pubblico, pari a circa il 120% del Prodotto interno lordo (Pii), un apparato amministrativo che non funziona, decine di
migliaia di falsi invalidi, una credibilità internazionale scarsissima. La
maggior parte degli stati europei
aderenti alla Ue ha un rapporto debito pubblico/Pil non superiore al
60%, ferrovie, poste, scuole che
funzionano, addetti del pubblico
impiego in numero adeguato. In
pratica è come se un’azienda avesse debiti pari al fatturato di un anno
e due mesi, gli impianti obsoleti,
personale assenteista; qualunque
analista di gestione ne consiglierebbe l’immediata chiusura.
Partendo da questa situazione,
dire che i cittadini italiani hanno
sopportato l’onere di 100.000 miliardi per l’Europa appare fuori
luogo. Più correttamente bisogna
dire che l’Europa, pur con alcuni
grossi limiti fra cui quello di trascurare il problema occupazione,
ci ha spinti a uno sforzo che mai
avremmo fatto, finendo- con il trascinarci in una palude oscura. Comunque sia il governo Prodi ci ha
portati sulla soglia dell’Europa.
Con quale politica finanziaria? Aumentando le Imposte e riducendo
le spese, per conquistarsi sui mercati una credibilità che consentisse
la riduzione dei tassi di interesse.
Per chiarire meglio il concetto
rammento che in ragione d’anno
un punto percentuale vale circa
22.000 miliardi. Nel periodo più recente, sei mesi fa il tasso in lire al
1° gennaio 1999 (data d’avvio
dell’Unione monetaria) era del
6,7%, mentre quello tedesco era
del 4,3%, con una differenza del
Banchi della Camera dei deputati
2,4%. Venerdì 26 settembre la differenza era scesa allo 0,5%, con un
risparmio teorico in ragione d’anno di oltre 40.000 miliardi. Si può
quindi affermare che la strategia
del governo Prodi ha raggiunto gli
obiettivi che si proponeva, almeno
sul piano finanziario.
Rifondazione comunista ha sollevato più volte, con ragione, il problema dell'evasione fiscale, la cui
soluzione consentirebbe di evitare
tagli alle spese. Su questo campo
non si è fatto molto. Va detto però
che il problema è parte del più
grande problema del senso della legalità, che in Italia non esiste. Esso
va creato in campo fiscale come
nella circolazione stradale, ma occorrono anni; bisogna muoversi subito per ottenere risultati poi. Tutto
ciò, come ho detto, ci ha portati
sulla soglia dell’Europa ma non
dentro. Per entrare ci viene chiesto
di contenere la nostra spesa pub
blica e in particolare il sistema pensionistico, sistema che, va chiarito
subito, è destinato a scoppiare se
non introduciamo alleggerimenti.
Il problema non è se la pensione
di anzianità sia o meno una conquista civile, il problema è che
nessun altro stato europeo consente ai lavoratori di andare in
pensione a 50 anni e questa possibilità crea l’impossibilità matematica di pagare le pensioni oltre un
certo limite di tempo. La nuova Finanziaria in partenza non risolve
questo problema, rinviandolo a
una comunque inevitabile scadenza futura. Infatti i 25.000 miliardi
previsti provengono: 10.000 da tasse (Iva, bolli, ecc.); 1.100 da risparmi sulla sanità; 5.000 dalle pensioni di anzianità (rinviate nel tempo): 1.000 da risparmi sulle Ffss,
1.400 da risparmi sui ministeri, il
resto da altre minori spese verso
gli enti decentrati, ecc. Le varianti
proposte da Prodi per inserire le
richieste di Bertinotti modificano
il tutto e non mi è possibile presentare i nuovi importi; mi limito a
dire che le richieste sono state in
larga misura accolte.
Nonostante ciò Rifondazione ha
provocato la crisi. Perché? La dirigenza del Prc è sempre stata ben
consapevole della strategia di Prodi e ha accettato di entrare nella
maggioranza giocando l’unico ruolo possibile: quello di premere sul
governo evidenziando maggiormente i problemi sociali e per avviarne la soluzione secondo i propri schemi, spesso in contrasto con
quelli dell'Ulivo. Al di là della pretesa «autoattribuita» di rappresentare gli interessi dei più poveri, il
Prc ha il merito di aver sollevato
con forza il problema chiave
dell’occupazione, anche se le soluzioni proposte meriterebbero un
esame ben più approfondito. Se
questo era il ruolo la decisione della crisi non si spiega se non con
una grossolana sottovalutazione
delle conseguenze, non essendo
ipotizzabile che Bertinotti si sia
improvvisamente ricordato di essere segretario di un partito irriducibilmente antagonista.
La prima conseguenza della crisi
è il rischio (in parte non più tale) di
perdere la credibilità acquistata sui
mercati con i vantaggi relativi di riduzione dei tassi. La conseguenza
successiva è la non entrata in Europa, che significherebbe affrontare la globalizzazione, la competizione con paesi in cui il lavoro costa meno della metà che da noi,
con un'azienda-stato disastrata e
da soli. Lo sviluppo derivato sarebbe lo scivolamento verso il Terzo
Mondo. Comunque si risolva la crisi di governo, quando ci sarà una
soluzione la si commenterà, ma è
certo che il quadro politico sarà
completamente diverso, perché si
è creata una frattura nella sinistra
difficilmente sanabile. Forse ancora una volta gli italiani hanno avuto paura di farcela, di non essere
più «Italietta», di diventare un
grande paese a pieno titolo.
Nobel per la pace 1997
Premiata la «Campagna
contro le mine»
Il premio Nobel per la
pace 1997 è stato attribuito aH’americana Jody
Williams e alla «Campagna internazionale per la
messa al bando delle mine antiuomo» (ma sarebbe più corretto scrivere «antipersona», giacché le mine colpiscono
indifferentemente uomini, donne e bambini,
anzi in prevalenza proprio i civili). La campagna si era tradotta nel
nostro paese, dopo che
era stata propagandata
al «Maurizio Costanzo
show», in alcuni importanti risultati politici.
L’Italia, per anni fra i
primi produttori di que
sti ordigni vigliacchi, ha
visto concretizzarsi durante il governo Berlusconi (1994) la prima
legge che ne vieta la produzione e la vendita;
l’anno scorso poi il nostro paese ha aderito al
«Processo di Ottawa» per
il Trattato internazionale
di messa al bando. Di
nemmeno un mese fa è
la firma, a Oslo, della Prima Convenzione sulle
mine antipersona. Di
mine sono tuttora disseminati i territori che sono stati teatro di conflitti
anche già conclusi: Mozambico, Angola, Bosnia,
Eritrea, Sudan, Cambogia, Vietnam, Laos.
FEDERAZIONE DELLE CHIESE
EVANGELICHE IN ITALIA
XI Assemblea
Fra storia e speranza:
vivere Fattesa
(Isaia 54,2)
I lavori inizieranno alle ore 9,30 di giovedì 30
ottobre e termineranno alle 13 di domenica 2
novembre.
Giovedì 30 ottobre alle ore 21 nel Tempio
valdese di Torre Pellice ci sarà una tavola rotonda pubblica sul tema: «La libertà degli altri.
IL NOBEL A DARIO FO. Il Premio Nobel 1997
per la letteratura a Dario Fo ha suscitato delle
reazioni contrastate, soprattutto nel nostro paese dove non sì sa che Fo è il drammaturgo italiano più rappresentato nel mondo. Sul prossimo
numero pubblicheremo un ampio servizio.
ALLEANZA RIFORMATA MONDIALE.
Pubblichiamo il «Messaggio» finale
dell'Assemblea generale svoltasi in
Ungheria in agosto. (pag.3)
UNA BANCA ETICA ANCHE IN ITALIA.
Entro il 1997 si dovrebbero raccogliere
i 12 miliardi e mezzo di capitale sociale necessari per far nascere una Banca
popolare non profìt al servizio della
solidarietà e trasparente nelle modalità di gestione. (pag. 6)
I PROTESTANTI E GLI EBREI. Il papa ha
lamentato il fatto che è solo la chiesa
cattolica a chiedere perdono per responsabilità passate mentre gli altri rimangono in silenzio. Evidentemente
non si riferiva ai protestanti che normalmente sono più solleciti a riconoscere le proprie responsabilità, come
nel caso dell'antisemitismo, (pag. 10}
LE CHIESE BATTISTE E L'OTTO PER
MILLE. In dicembre, a Santa Severa, i
battisti italiani si confronteranno nuovamente su questo tema molto controverso. (pagg. 10 e 11)
NOTIZIARIO FGEI. Cronache e commenti
della Federazione giovanile evangelica italiana. (fascicolo interno)
2
PAG. 2 RIFORMA
«Gesù va al monte
degli ulivi e
all’alba torna nel
tempio. La gente
gli si accalca
intorno; lui si
mette a sedere
e comincia ad
insegnare. Scribi
e farisei gli
trascinano davanti
una donna
sorpresa in
adulterio e la
piazzano lì in
mezzo al gruppo.
“Maestro - dicono
- questa donna
è stata colta
in flagrante
adulterio; Mosè,
nella Legge,
ha prescritto di
lapidare donne
come lei. Tu che
ne pensi?”. Dicono
così per farlo
cadere in trappola
e poterlo poi
accusare. Gesù non
risponde; si china
e si mette a
scarabocchiare in
terra con un dito.
Loro insistono; lui
si alza e dice:
“Bene; quello tra
voi che non ha mai
peccato scagli
pure per primo la
pietra”; si china
di nuovo e torna
a scarabocchiare
in terra. A queste
parole quelli se la:
svignano uno
dopo l’altro,
cominciando dai
più vecchi, e Gesù
resta solo con la
donna, sempre lì
in mezzo. Si alza
e dice: “Dove sono?
Nessuno ti ha
condannata?”.
Risponde la
donna: “Nessuno,
Signore!”. E Gesù:
“Neppure io ti
condanno; va’
pure, ma non
peccare più”»
(Giovanni 8, 1-11)
«Infatti la Legge
è stata data per
mezzo di Mosè,
grazia e verità
sono venute
per mezzo
di Gesù Cristo»
(Giovanni 1, 17)
Tentativo di traduzione essenziale di Sergio
Carile (dal testo greco
delle «United Bible Societies» e con apparato
critico di E. Nestlé)
All’Ascolto Della
IL «BENE» E IL «MALE»
VENERDÌ 17 ottobre
Di fronte all'adultera e ai farisei Gesù compie un'operazione pazzesca: taglia
il legame che tiene congiunti «bene» e «male», rendendoli così indipendenti
SERGIO CARILE
Veniamo ora al testo della nostra pericope. Studiare un testo
significa vagliarne almeno 4 elementi: 1) ciò che dice; 2) ciò che
cerca di dire; 3) come lo dice; 4)
ciò che rivela.
Ciò che dice il testo
Gesù è di fronte agli scribi e
ai farisei di Gerusalemme,
gente colta con la quale usa un
appropriato linguaggio; li combatte non a parabole ma sul loro
stesso terreno teologico, con i
loro stessi argomenti. Gli scribi
infatti si occupano del caso in
questione proprio in ragione del
loro ufficio. La loro teologia era
quasi totalmente ricavata dall’esegesi che essi facevano dell’Antico Testamento; e la loro
etica era l’applicazione letterale
di quei testi.
L’episodio dell’adultera rientra in questa complessa ottica:
per noi la difficoltà della sua interpretazione è dimostrata dal
fatto che l’episodio è presente
nei vari manoscritti con una
quantità di varianti; alcuni hanno addirittura preferito ometterlo per cui era, ed è, una specie di patata bollente che tutti si
passano di mano in mano, tentando di pelarla, finché uno preferisce disfarsene e la butta via.
Noi siamo ormai venuti a conoscenza di come sono stati
composti i testi del Nuovo Testamento, e in che modo ci sono stati tramandati. Quindi non
ci meravigliamo se una pericope si trova solo qua e non là. Per
esempio; le parole di Gesù sulla
croce (Le. 23, 34) «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno», mancano totalmente in un notevole numero
di manoscritti. Mancano anche
in Mt. (27, 35 ss), in Me. (15, 24),
in Gv. (19, 23). E anche in Le.
senza queste parole il discorso
fila benissimo.
Un altro testo importantissimo è; «11 figlio dell’uomo è signore del sabato» (Le. 6, 5). Nel
Codice D, il cantabrigense di
Besa, non solo non c’è, ma è sostituito da un altro episodio:
«Gesù vide un uomo che lavorava di sabato e gli disse; “Uomo,
se sai ciò che fai sei beato, se
non lo sai, sei maledetto perché
trasgredisci la Legge’’». Che l’episodio della donna adultera
rappresenti il ricordo di un fatto
autentico della vita di Gesù lo
possiamo dedurre da un testo di
Eusebio vescovo di Cesarea in
Palestina (morto nel 339) (Historia Ecclesiastica III, 39, 17) che
racconta l’episodio di una donna accusata presso il Signore di
molti peccati.
Ciò che cerca di dire
Preghiamo
Signore Iddio onnipotente,
perdona alla tua Chiesa
la sua ricchezza in mezzo ai poveri,
il suo timore davanti agli ingiusti,
la sua ignavia davanti agli oppressi.
Perdona ai tuoi figli
la loro mancanza di sicurezza in Te,
la loro mancanza di speranza nel tuo regno,
la loro mancanza di fede nella tua presenza,
la loro mancanza di fiducia nella tua misericordia.
Ristabilisci nel tuo patto con il tuo popolo,
conducici ad un vero pentimento;
insegnaci ad accettare il sacrificio di Cristo,
rendici forti con l’aiuto del tuo Spirito Santo.
Spezzaci quando siamo orgogliosi.
Fortificaci quando siamo deboli.
Umiliaci quando contiamo troppo su noi stessi.
Dacci un nome quando siamo persi
Per Gesù Cristo, il nostro Signore. Amen.
in «Gesù Cristo, vita del mondo» - Cec 1983
Nell’episodio dell’adultera assistiamo proprio al gioco di far
saltare a piè pari da una concezione all’altra: dal concetto veterotestamentario (peccato +
espiazione = ristabilimento
dell’ordine divino) al concetto
neotestamentario (libertà dell’uomo + perdono = redenzione). Nel primo caso viene ricostituita l’integrità di Dio riguardo a se stesso. Nel secondo caso
viene ricostituita l’integrità
dell’uomo riguardo a Dio.
Come lo dice
VENIAMO all’episodio vero e
proprio. Ho detto delle due
concezioni riguardanti la riconciliazione dell’uomo con Dio
(Antico Testamento: ti punisco;
Nuovo Testamento: ti redimo).
Non si sa chi sia la donna.
Per una fidanzata infedele il
Deut. (22, 23) prevede la lapidazione. Per un’adultera invece la
Mishna, che è l’esegesi rabbinica dei testi, prevede la morte
per strangolamento. Non si sa
se coloro che la portano a Gesù
stiano andando in tribunale per
farla condannare o se ne vengano con la condanna in mano. In
entrambi i casi Gesù viene a trovarsi in una situazione delicata.
Se la sentenza non è stata ancora pronunciata le alternative sono due: o contraddire la Legge,
o rinnegare lo spirito di misericordia che ha sempre predicato.
Se la sentenza è stata già pronunciata le alternative sono di
nuovo due: o mettersi contro il
giudizio del tribunale giudaico,
0 apparire ai romani come un
rivoluzionario, poiché ai giudei
non era consentito eseguire
condanne a morte.
È proprio con queste alternative che scribi e farisei vogliono incastrare Gesù. La Legge è
chiara: in questi casi prevede la
morte. Se Gesù si pronuncia diversamente lede l’autorità di
Mosè e quindi l’autorità di Dio
stesso. Ma Gesù si guarda bene
dal dare una risposta diretta, e
adopera le armi degli avversari;
usa la Legge contro la Legge.
Non risponde a parole: si mette a
scrivere sulla polvere per terra.
Su ciò che può aver scritto non ci
resta che fare delle congetture.
Supponiamo che Gesù abbia
scritto il versetto di Deut. 13, 10:
«Nella lapidazione i testimoni
devono levare per primi la mano, poi tutto il popolo». Oppure
Deut. 24, 15: «Ognuno sarà mes
so a morte per il proprio peccato». O qualsiasi altro versetto.
Comunque i presenti devono
aver afferrato il significato del
gesto; e cioè che in quelle condizioni una condanna della donna
sarebbe stata la condanna di
una colpevole da parte di colpevoli. Siamo abituati a vedere atteggiamenti di Gesù che vanno
direttamente alla sostanza dei
fatti. Gli accusatori se ne vanno.
Il valore scritturale della Legge è sconfitto. Non da Gesù,
bensì dagli stessi che quel valore
sostenevano: e con questo la disputa sarebbe chiusa; ma è da
qui che comincia per noi ciò
che particolarmente ci interessa, cioè il valore spirituale del
comportamento di Gesù. La
donna è ancora lì, peccatrice accusata e convinta del suo peccato. Agostino fotografa così questa scena: «Misera et misericordia». Anche noi la ricostruiamo
ma in modo che ci consenta di
enucleare dal testo ciò che esso
rivela psicologicamente.
Ciò che rivela
Ecco il quadro: una grossa
massa «nera di male» viene
posta ai piedi di Gesù (la peccatrice). Di fronte si staglia una
grossa massa «bianca di bene»
(gli scribi e farisei). Le due masse esistono e sussistono evidentissime Luna di fronte all’altra
ma non sono indipendenti: T
una dipende dall’altra. Non c’è
male senza bene e non c’è bene
senza male. Gesù è chino e non
le vede; sa che ci sono e tace.
Quando la massa bianca del bene è sufficientemente ingigantita da quel silenzio, Gesù compie
un’operazione pazzesca, imprevedibile: taglia il legame che le
tiene congiunte; e così facendo
le rende indipendenti. «Il senza
peccato tra voi sia il primo»:
cioè non chi non sia mai stato
adultero, ma chi non abbia mai
contravvenuto alla Legge di Mosè sia pure in una minima cosa,
in qualsiasi modo.
Avviene così che la massa di
bene (scribi e farisei), la quale
viveva solo in funzione della
massa di male (adultera) si affloscia e svanisce perché non
può sussistere da sola. Parimen
ti, il taglio prodotto dalle parole
di Gesù, ha il medesimo effetto
sulla massa di male (adultera),
perché anch’essa era in funzione della massa di bene, e non
può sussistere senza quella. Le
due masse, di bene e di male, si
sono reciprocamente distrutte.
E qui di nuovo la disputa potrebbe essere considerata conclusa e l’episodio terminare. Ma
se gli accusatori non ci sono più
c’è ancora la donna che attende
un giudizio. Gesù non giudica, è
messaggero di misericordia non
di giudizio. Cioè condanna o assoluzione. Per la prima volta
guarda la donna; non la interroga, non le chiede di scusarsi o di
pentirsi; la sua sentenza non è
quella di un giudice che assolve,
ma di un giudice che salva.
La raccomandazione «ora non
peccar più» non rappresenta
una dottrina teologica sul tipo
di quelle dell’Antico Testamento: chi pecca muore, chi non
pecca vive. Rappresenta un evento, l’evento nuovo di tutto il
Nuovo Testamento: la responsabilizzazione della salvezza ricevuta per grazia. Proprio come
è avvenuto a quella donna.
Una ricostruzione grafica
PASSIAMO ora dagli orecchi
agli occhi con una ricostruzione grafica che consiste nel
rappresentare in modo visivo ed
efficace la situazione alla quale
ci riferiamo. A vostro conforto vi
dirò che questo metodo è la realizzazione moderna della figura
retorica che si chiama «ipotiposi». Ricostruiamo graficamente
ciò che è avvenuto: tutti i valori
umani hanno dei contrari contrapposti. Una sola cosa non ha
contrario: la Grazia. Ecco perché solo la Grazia può riequilibrare la bilancia dell’amore,
mentre la giustizia che accumula, bilanciandoli, bene e male,
sempre la squilibra.
Concluderò con la frase di un
Vangelo apocrifo, riportata da
Gerolamo, il traduttore della
Bibbia in latino (In Eph. 5, 4): «Il
Signore disse ai suoi discepoli:
“Non siate mai lieti, se non
quando guardate con amore il
vostro fratello’’». f ,
(2-fine)
Note
omìletichi
Nelle relazioni
sonali vi è spesso'iò'^
tro tra ciò che chia,„^
«bene» e ciò che chis
mo «male». Al teJ
Gesù questo scontro^
duceva a un'unica
ne: chi compie il
•soli,
ve espiarlo per
tnalg.
„ .. .. : nstafe i)Cisian
I ordine divino. Nel, ‘eñelR
saggio di Gesù (sopr, " ¡o, eh
to ne Vannp A r-A .A*.
to nel Vangelo :
'li'Kte di(
use per li
Giovanni) vfè una*
soluzione: il perdo,.
Dio ti raggiunge pereti
abbiaredenzione.il
stro testo ha come » SÌ*
il tema della libertà, »!”■* ® '
l'espiazione per rice, IlaChies
redenzione. già, cos
Davanti a Gesù è p letestim
una umanità compì, ^nte o
fatta di «male» (l'adm «e vige
a rii //kk^rtAvv *
e di «bene» (i fa,¡, ¿¡aj
L'autore biblico (rim„ ■
mocheGv^ SèasS
piu antichi manoscrii „
presenta questi termi,
modo assoluto; da,
parte tutto è «male>( Sld*i*ni*;
un'altra parte tutto èi parole di
ne». Male è a donna,i, il digiu
ta in adulterio». Ben, ¡nèfor
no scribi e farisei ope, gzino k
nella purezza della lej
Il primo punto del mesi ^/gjo^
gio e quello di porrei,
salto la connessione te
male e il bene: non è»
che tutto è male o be« ì*Spona
non è possibile compì fcrendei
una netta separazioni
quanto la vita umanah Èci ren
sua complessità. Nel renella
stro racconto Gesù con ¡¿a casa
allora qualcosa di incii pnfosse
bile pur nella suaseu yigesùQ
cità: rompe il legamelfcgjj^ia ]
male e bene. «Chi diJ^^jj „j
senza peccato, scagli*® °
primo la pietra». Qui
rottura è fatta pone«
evidenza tutta la frajl
dei valori umani e la
dezza dell'amore di
Chi può dire di essere
za peccato? Chi puòaf
mare di essere tutto
Il secondo pun|<Ì
messaggio è quello#
«grazia» la quale rag*
ge tutti distruggendo!
contrapposizioni urna«!
inviando ad un nuovoij
turo di vita. Occorre ioti
lineare questi dueiinlP*'®SSeQa
menti indicati a Gesii^sconvo
donna con una prem^olitica f
La premessa sta nel fifctito rai
che Gesù, pursenzape« ture min.
to, rinuncia a gettate uè, Abbi:
prima pietra della lapi (fenzion
zione. In questo Dirr ti»
,..1-» — Il'rsrrlinpl ^
:anza,
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loiper n
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fco pr
ìscernir
penicon
morale di
confàen:
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Siamo sta
dalle pai
eia a ristabilire l'ordim'
bene attraverso la io
del peccatore/peccatrici
I due movimenti « . ° P’
nel V, 11: «Va', e noni 1
care più!». Con il pd ®n**nal
movimento («vai») wì oadetei
bertà di un cammino a Pno sen
vita che consente unii Itti.Non
ro e anche una n*' 'accordi
identità come personal
più condannata. Il secd
movimento («non pe*< ¡inflitti
più») è un imperativo j
vivere nella libertari
grazia di Dio, più che
condizione per merW
grazia. Questo imper^
acquista tutta la sua« ®fSo ui
quando si comprenf indiai
vivere nella libertà® »Colo, c
more di Dio in Gesù co «Ogia,
non più nella lotta pel unetari
cere il conflitto tra il tercato
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Dio, in Gesù Cristal —
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Giovanni, Per esemp ,
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Vangelo di Giovani'''
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Vi 17 OTTOBRE 1997
Ecumene
PAG. 3 RIFORMA
finale del l'Assemblea dei riformati, svoltasi a Debrecen in agosto
Messaggio della XXIII Assemblea generale
della «Alleanza riformata mondiale»
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•I-' r£'ii) Ci siamo riuniti a Debre
0. Nel» ‘ e nello storico Grande
(soprafcipio, che nel corso dei se
j____ A\ +OM+/:» 0'7Ìr\ni <
Pei-doe,
lo seco, X teatro di tante azioni e
ona di,, Lte dichiarazioni coragla difesa della fede
ita nel nostro Signore
S; Tcristo. I contatti con i
“'■m: |,fj e con i responsabili
^.?j:5i;s.'ltorma,ad’U„
costante nella sua fe^testimonianza e impresiante oggi per il suo creile vigore, ci hanno perso di approfondire la nojiflessione.
”2) Nel momento in cui
‘ saAssemblea generale si
da alla sua conclusione,
«diamo ancora una volta
jole di Isaia (58, 6):
il digiuno che io gradisco
in è forse questo: che si
tzino le catene della malità, che si sciolgano i legandelgiogo, che si lascino libigli oppressi e che si spezzi
litipo di giogo?».
Rispondiamo alla Parola di
lo rendendo testimonianza
lileanza di grazia di Dio
ici rende liberi per assule nella gioia i nostri ruoli
,Ja casa di vita di Dio. Se
in fosse per la grazia di Dio
rSesù Cristo, la lotta per la
[Stizia non sarebbe altro
le un giogo in più, senza
ama. In Gesù Cristo, siaStati liberati per vivere,
jjoaper noi soli, ma per Dio
eperii nostro prossimo. Ab•Mamo pregato per avere il
•discernimento necessario
peniconoscere l’urgenza
moiale|ii questo momento
àfifestaria. Siamo stati colI piti daipessaggi chiari delle
coMàenze preassembleari
delle donne e dei giovani.
Siamo stati messi in allerta
Jalleparole di chiese opipresse da regimi maggioritari
¡0 sconvolte dalla violenza
ilitica e etnica. Abbiamo
itito rappresentanti di cul. _ re minacciate di estinzio!ew£ae. Abbiamo ascoltato con
tenzione le voci di delegati
teoccupati da una folla di
|iiestioni urgenti.
3) Non viviamo tutti allo
tesso punto del processo
ideo. I problemi di un detminato continente 0 di
m determinata cultura non
Wo sempre pertinenti per
itti. Non siamo stati sempre
taccordo tra di noi, anzi. In
pni momenti, i nostri diitcordi sono stati simili ai
®flltti tra la Chiesa e il
>ndo, che sono cosi pre, Iti nelle nostre preoccupa®ni! Ma sappiamo che sia® tutti insieme in cammino
F®o una comune civiltà
londiale del ventunesimo
®tolo, dominata dalla tecPogla, dalle comunicazioni
petarie e da un sistema di
^arcato mondiale che mi®ccia di emarginare tradirai di vita specifiche, come
nostra.
‘ Essere cristiani oggi non
asolo a che fare con il comPtarnento personale nella
figlia e nella comunità loanche se questi luoghi
Po così necessari alla nointegrità e alla nostra
pdibilità. In un mondo co
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> (l'adul;
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a termine delle tendenze attuali del mercato si fanno insistenti. Non esiste alcuna
garanzia di progresso umano, alcuna promessa che le
minacce che pesano sulla vita su questo pianeta possano
essere gestite dalle nostre
istituzioni umane.. Non va
neanche da sé che noi, cristiani, siamo preparati ad affrontare questi problemi o
anche a contribuire utilmente alla loro soluzione. Riconosciamo che abbiamo contribuito a suscitare vari atteggiamenti culturali che oggi pesano sul mondo, quali
l’individualismo, il particolarismo etnico, il razzismo, il
dominio degli uomini sulle
donne. Siamo assaliti dai
conflitti culturali che polarizzano e dividono le nostre comunioni e le nostre chiese.
Siamo alle prese con le differenze tra le nostre interpretazioni teologiche e le nostre
percezioni morali.
5) I temi della nostra Assemblea - l’unità, la giustizia
per tutto il creato, il partenariato nella missione di Dio, e
tutti i sottotemi che vi sono
collegati - si sono rivelati
profondamente intrecciati
confessare la fede in Gesù
Cristo. Dobbiamo contemporaneamente affermare
con forza questa convinzione e cercare di capire meglio
ciò che essa implica. Di fronte alle minacce che pesano
oggi sulla vita, abbiamo bisogno di capirci in quanto
comunità di gioiosa ubbidienza a Dio. Abbiamo una
lunga storia di confessione
della fede in documenti che
presentano modi di capire la
Parola di Dio in tempi e in
luoghi differenti. Non siamo
mai riusciti a confessare insieme la nostra fede in un
determinato momento della
storia del mondo, né abbiamo realmente sentito il bisogno di farlo. Ma oggi è cresciuto il bisogno di una comprensione comune della nostra fede. Se un tale atto di
confessione dovrà essere
compiuto oggi, non dovrà ripetere temi già ampiamente
affrontati nei nostri documenti confessionali. Dovrà
invece esprimere modi nuovi, includendo i processi per
mezzi dei quali cerchiamo di
chiarire alcune tematiche
morali particolari, nonché
gli atti attraverso i quali, per
Il Grande Tempio riformato di Debrecen
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Rustl circa la vivibilità
tra loro. Nessun tema particolare può essere trattato a
prescindere dagli altri. È solo
leggendo i rapporti della
XXIII Assemblea che potremo valutare l’equilibrio, il
senso e la forza di quello che
abbiamo fatto insieme. Siamo colpiti dalla prevalenza
delle questioni di importanza pratica. Alla fin fine, tutte
le questioni si riducono virtualmente ad una sola: Come
vogliamo vivere? Questa domanda, ovviamente, ne suscita altre: Come i nostri modi di vivere testimoniano la
nostra fede? Come passare
dalla convinzione teologica
alla visione etica? Come le
comunità cristiane possono
non solo difendere posizioni
etiche, ma essere nei fatti
delle comunità di pratica che
promuovono i disegni di Dio
per un mondo giusto?
6) Con queste questioni in
mente, noi ci rivolgiamo alle
chiese della nostra famiglia
confessionale, alle altre chiese cristiane e alle culture,
istituzioni e comunità religiose del mondo.
7) Alle chiese riformate del
mondo, aderenti e non aderenti all’Alleanza. Al centro
della nostra fede si trova una
promessa dell’Evangelo che
ci spinge nel mondo per ricercare la giustizia. La giustizia non è qualcosa che procede dalla fede o che è compresa in essa. Praticare la
giustizia è in sé un mezzo di
la grazia di Dio, ci impegniamo a vivere nel mondo in
modo coerente con le verità
aile quali crediamo e che
scopriamo. Ci impegniamo
noi stessi nel mondo ad
unirci in uno sforzo comune
per comprendere, in azioni
e in parole, il rapporto che
esiste tra la fede così come 1’
abbiamo compresa nel corso della storia e le urgenti
necessità della vita nel ventunesimo secoio.
8) Alle chiese cristiane del
mondo. Riaffermiamo ii nostro impegno per ia fede
apostolica che ci è comune e
per una partecipazione attiva al movimento ecumenico.
Nonostante differenze che
ancora ci impediscono di essere in comunione gli uni
con gii altri, vi chiediamo
perché non cercare insieme
di vivere come una comunità mondiale nella nostra
pratica morale. A questo fine, non sarebbe forse utile
confrontare i modi in cui le
nostre differenti tradizioni
traducono le loro convinzioni teologiche in visioni etiche? Invitiamo altre chiese
cristiane, a partire dalle proprie percezioni teologiche e
terminologiche, ad esplorare
queste questioni insieme a
noi, e ad aiutarci là dove i
nostri sguardi fossero incompleti. Riconosciamo che
non esiste ancora un consenso ecumenico su tali questioni, e tanto meno un con
senso fra le chiese di fede
riformata.
Se intendiamo segnare la
volta del millennio con un
impegno in vista di un futuro concilio universale, la
questione del rapporto tra le
nostre comprensioni della
fede, della grazia di Dio in
Gesù Cristo, e di una vita ubbidiente nella casa di Dio,
deve essere una priorità
dell’ordine del giorno.
9) Al mondo degli esseri
umani, alle sue religioni, alle
sue culture e alle sue istituzioni. Insieme a tutti gli altri
esseri umani, siamo concittadini di questa comunità
planetaria. Siamo pronti a fare causa comune con gli aderenti ad altre religioni e con
coloro che non hanno religione, per resistere al male e
cercare di promuovere ciò
che è buono per il mondo di
cui facciamo parte. Molti dei
nostri membri giocano un
ruolo importante in istituzioni essenziali del mondo contemporaneo, siano esse economiche, politiche, professionali, accademiche o altre.
Vogliamo che queste persone e queste istituzioni conoscano la nostra profonda
preoccupazione riguardo alla spiritualità idolatra che caratterizza l’andamento di
questo mondo, in particolare
nella sfera economica. Siamo
pronti a camminare con coloro che sentono che qualco
sa va male nel nostro mondo
ma che hanno la sensazione
che le loro istituzioni non offrano possibilità di azione su
simili imperativi spirituali.
Siamo pronti ad apprendere
da coloro che sono più avanti di noi sulla via del discernimento morale. Abbiamo il
più profondo rispetto per la
testimonianza tramandata
dai nostri fratelli e sorelle
ebrei/e. Possiamo imparare
molto dal lavori di etici profani che hanno a lungo lavorato per definire il significato
dei diritti della persona umana, della giustizia, della comunità umana in quanto tale. Rispettiamo anche i punti
di vista etici propri ad altre
tradizioni religiose. Nonostante differenze nell’impegno ultimo, non vi è motivo di rifiutare di cooperare
quando constatiamo che le
conseguenze pratiche di visioni differenti possono
coincidere. Nessuna legge
ferrea costringe le cose di
questo mondo a rimanere
nello stato in cui sono. Crediamo che esse debbano
cambiare.
10) Cominciamo qui ed
ora. La questione che sta dietro a tutte le altre riguarda le
illusioni del potere e del dominio. Riguarda il possesso.
Chi o che cosa pensiamo
davvero di possedere, di avere a nostra disposizione, di
controllare? Noi stessi? Altre
persone? 11 corso della storia?
Il futuro della terra? Oppure
è vero ciò che diceva Giovanni Calvino quando tagliava
corto in partenza su tutto
questo, scrivendo ripetutamente: «Non apparteniamo
a noi stessi»?
11) Con queste parole, ci
siamo rivolti agli altri. Ora, ci
tocca parlare per noi. Noi,
partecipanti alla XXIII Assemblea generale dell’Alleanza riformata mondiale,
ci impegniamo qui con la Dichiarazione di Debrecen. L
abbiamo sottoscritta. Esortiamo le nostre chiese mem
bro e le nostre comunità a
fare altrettanto.
11° incontro «Uomini e religioni
Raìser: «Le chiese devono
riscoprire la conciliarità:
I»
Si è svolto a Padova e Venezia, dal 5 al 7 ottobre, l’undicesimo incontro internazionale «Uomini e religioni»,
promosso dalla comunità di
Sant’Egidio sulla scia dell’incontro tra i rappresentanti
delle religioni mondiali, promosso dal papa ad Assisi nel
1986. «La pace è il nome di
Dio. Conflitto o incontro, religioni e culture a un bivio»:
questo il tema dell’incontro,
a cui hanno partecipato 400
invitati provenienti da tutto il
mondo in rappresentanza di
tutte le chiese cristiane e delle principali fedi religiose.
L’incontro, aperto domenica 5 ottobre con una cerimonia nel salone del palazzo
della Regione di Padova, è
proseguito con ben 21 tavole
rotonde su vari temi del dialogo interreligioso e interculturale, e con una preghiera
per la pace a Venezia, nel pomeriggio del 7 ottobre. Fra gli
oratori di area protestante, il
pastore Konrad Raiser, segretario generale del Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec);
Frances Alguire, presidente
del Consiglio mondiale metodista; il pastore Pavel Smetana, presidente della Chiesa
evangelica ceca. Presente anche il pastore Luca Negro, segretario esecutivo della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, che ha partecipato a una tavola rotonda su
«I cristiani e i poveri», illu
strando la posizione dei vaidesi medioevali su povertà e
potere della chiesa.
Di particolare rilievo la tavola rotonda sul tema «Speranze e crisi dell’ecumenismo» a cui ha partecipato fra
gli altri il segretario del Cec,
Raiser. Pur ammettendo che
esiste oggi una profonda crisi
del movimento ecumenico,
Raiser ha sottolineato l’urgenza di ridefinire gli scopi
dell’ecumenismo. Il centro
della cristianità si sta spostando da Europa e America
del Nord verso l’emisfero
Sud, e in particolare verso
l’Africa e l’America Latina:
parallelamente, l’obbiettivo
dell’ecumenismo non dovrebbe essere tanto quello,
per ora irraggiungibile, dell’unità visibile delle chiese,
quanto quello della «conciliarità», cioè della capacità di
chiese diverse e che vivono in
diversi contesti di stabilire legami organici pur mantenendo le loro diversità. Un po’
come è accaduto, nella chiesa antica, al Concilio di Gerusalemme (Atti degli Apostoli,
cap. 15). In vista del 2000,
Raiser ha ripetuto a Padova la
sua proposta: alle soglie del
nuovo millennio le chiese
dovrebbero esprimere la disponibilità ad «entrare in un
processo di reciproco impegno che renda possibile la
convocazione di un conciiio
universale». (nev)
((Traduzione dalla versionefrancese a cura di JeanJacques Peyronel)
Chiesa luterana di Roma
Incontro tra Manfred Stolpe
e il cardinale Cassidy
In occasione del 75° anniversario delia consacrazione
del tempio iuterano di Roma,
domenica 19 ottobre, alle ore
17, avrà luogo un incontro
ecumenico a cui parteciperanno Manfred Stolpe, evangelico e presidente del Consiglio dei ministri dei Brandeburgo (Germania, il «Land» di
Berlino) e il cardinale Edward
I. Cassidy, presidente del
Pontificio consigiio per la
promozione dell’unità cristiana. «Da eretici a interlocutori nel dialogo ecumenico», si legge in una nota della
comunità luterana di Roma:
«Quando venne consacrata la
chiesa luterana di Roma, i
rapporti fra evangelici e cattolici erano ancora al “muro
contro muro”. Settantacinque anni dopo, la chiesa luterana nella capitale del cattoli
cesimo è al tempo stesso un
segno della presenza e della
tradizione deila Riforma di
Lutero, e un luogo di incontro
ecumenico». Stolpe, che parlerà sul tema «Stato e chiesa»,
è stato dai 1969 al 198 a capo
del segretariato deila Federazione delie chiese evangeiiche e uno dei principaii interlocutori nel dialogo fra stato e
chiese nella Repubblica democratica tedesca. Il cardinale Cassidy parlerà sul tema
«Dialogo tra la Chiesa cattolica e la Chiesa evangelica luterana e significato delle chiese
evangeliche a Roma». L’edificio deila chiesa luterana,
esempio di architettura guglielmina, fu consacrato il 5
novembre 1922. La comunità
di Roma è membro fondatore
della Chiesa evangelica luterana in Italia. (nev)
Il presidente Ebf in Macedonia
Evangelici sotto controllo
Il presidente della Federazione battista europea (Ebf),
Theo Angelov, ha visitato recentemente la Chiesa battista
di Skopie, capitale della Macedonia, che conta una cinquantina di membri, circa la
metà della presenza battista
nell’intero paese.
Angelov ha riscontrato che
la situazione della Macedonia, dal punto di vista della libertà religiosa è notevolmente peggiorata anche rispetto
al periodo del regime comunista della Jugoslavia. Nonostante le proteste dall’interno
e dall’estero il 1° agosto è entrata in vigore una legge che
riconosce tre soli gruppi religiosi: ortodossi, cattolici e
musulmani. Tutti gli altri,
evangelici compresi, sono
sottoposti a forti restrizioni. I
controlli sono capillari: ad
Angelov, per esempio, è stato
permesso solo di dare un saluto alla comunità battista di
Skopie, non di predicare.
È possibile costruire edifici
di culto solo se le autorità
hanno già stabilito un’area
dove ciò possa avvenire, e ciò
praticamente non è avvenuto
da nessuna parte.
I giovani e i bambini devono avere il permesso dei genitori per partecipare a qualunque attività religiosa, pena una multa che va da uno a
tre milioni di lire. La minuscola Unione dei cristiani
battisti di Macedonia, che ha
come presidente Ivan Grozdanov, un professore di chimica, ha chiesto di entrare a
far parte della Federazione
battista europea. (ebps)
4
PAG. 4
RIFORMA
Cultura
VENERDÌ 17 QTTI^Ri:
Un confronto sul separatismo nelle antiche confessioni di fede
Valdesi e battisti nel '500 e '600
Più dei valdesi, ormai ancorati alla nuova «ortodossia» riformata, sono i radicalanabattisti che per primi rappresentarono al meglio la «chiesa dei credenti»
GIOVANNI GÖNNET
La recente pubblicazione
di un saggio di Salvatore
Rapisarda su una confessione di fede battista nel 1644
(in «Protestantesimo», 1996/
4, pp. 313-320: Discepoli che
predicano nella prima confessione di fede di sette chiese
battiste particolari; Londra,
1644), ha rimesso in discussione la questione non solo
dei suoi precedenti, ma anche dei suoi eventuali rapporti con le prime confessioni di fede dei valdesi cinquecenteschi (cfr. Valdo Vinay,
Le confessioni di fede dei Vaidesi riformati, Torino, Claudiana, 1975, p. 212).
L’autore, nel confrontare
tale confessione con un'altra
precedente del 1596 emanata
da una chiesa «separatista»
non meglio definita, attribuisce ai puritani anti-anglicani
il merito della nascita di comunità cristiane dette «libere», cioè indipendenti sia dallo stato che dalle chiese ufficiali. Ora se è vero che i battisti, sull’esempio dei separatisti puritani, «hanno elaborato alcuni aspetti specifici
in materia di ecclesiologia
e di etica, in particolare per
quanto riguarda la concezione dei ministeri e del battesimo, il rapporto con la chiesa
ufficiale e il ruolo del re o
magistrato rispetto alle questioni di fede» (Rapisarda, p.
313), è altrettanto vero che
queste innovazioni erano
apparse un secolo prima in
Svizzera nel cantone di Zurigo per merito degli oppositori del riformatore Ulrico
Zwingli, già suoi sostenitori,
quali Konrad Grebel e Felix
Manz (cfr. Fritz Blanke, Fratelli in Cristo. Storia della più
antica comunità anabattista:
Zollikon 1525, Roma, Il Seminatore, 1989, p. 94).
Siamo negli Anni 20 del
’500, quasi un decennio prima dell’assemblea di Chanforan del 1532, che sanzionò
l’adesione dei valdesi alla
Riforma precalvinista. Costoro, rifugiatisi da tempo nelle
Valli alpine, erano giunti
all’alba dell’era moderna con
l’Inquisizione alle costole,
ma avevano goduto un po’ di
requie con le missioni compiute rispettivamente nel
1510 e nel 1518 dal cordegliere Samuele Cassini e dall’arcivescovo di Torino Claudio
di Seyssel. Dai loro trattati di
controversia antivaldese ricaviamo l’esposizione puntigliosa di tutti quei punti di
dottrina e di etica sui quali gli
eredi di Valdesio divergevano
ormai dal magistero romano:
donatismo, defezione della
chiesa ufficiale, rivendicazione del sacerdozio universale
e rigetto delle pratiche di culto non conformi alle Sacre
Scritture. Tuttavia, in quella
loro opposizione a Roma,
non risulta che i valdesi fossero tutti unanimi: c’erano
tra loro almeno tre correnti
di pensiero, una destra (di
conservatori a oltranza), un
centro (di chi voleva mediare
' il nuovo con il vecchio) e una
sinistra (apertamente favorevole alle nuove idee). Ecco
perché, prima di prendere
una decisione, i responsabili
del sodalizio valdese, i ben
noti «barba», decisero di sentire il parere degli stessi riformatori, e COSI inviarono prima due di loro, nel 1526, in
Svizzera e Germania, e poi altri due, nel 1530, a Basilea e a
Strasburgo (cfr. Amedeo Molnar, Storia dei Valdesi/1. Dalle origini alla Riforma, Torino, Claudiana, 1974, p. 370,
in particolare pp. 197-235).
Stranamente in questi
Il monumento che ricorda ¡I
Sinodo di Chanforan
rapporti non appare Zurigo.
Eppure fu nei suoi dintorni
che nel 1525 nacque la prima
comunità «libera» di Zollikon, e fu Schleitheim (nel
cantone di Sciaffusa) che fu
stilata la prima dichiarazione
di intenti dell’anabattismo. I
punti caldi erano proprio
quelli intravisti da Lutero:
come fondare e organizzare
le nuove comunità sorte dalla sola predicazione dell’Evangelo? Mentre a Zollikon si
procedette innanzitutto al
«ribattesimo» dei credenti e
alla riforma della liturgia sia
del battesimo che della cena
del Signore, a Schleitheim si
cercò di definire meglio i
motivi reali del separatismo
anabattista, sia per distinguersi definitivamente da
Zwingli e dai suoi, sia per difendersi dalle calunnie di
certi «falsi fratelli» non meglio definiti. Cosi vennero
fuori questi sette «loci»: 1) il
battesimo si deve impartire
solo a chi crede; 2) il bando
dalla Santa Cena (comunione) concerne soltanto chi cade in peccato e non si pente
malgrado i ripetuti appelli
dei fratelli in fede; 3) la Cena
del Signore è l’espressione
concreta della comunione in
Cristo dei battezzati; 4) la separazione dal mondo è necessaria a chi vuole ubbidire
a Dio solo; 5) i pastori (o ministri) siano veramente adatti «alla cura di tutte le cose
del corpo di Cristo»; 6) l’uso
della spada sia riservato alle
autorità secolari; 7) il giuramento è vietato ai discepoli
di Cristo (cfr. Ugo Gastaldi,
Storia dell’anabattismo dalle
origini a Miinster 1525-1535,
Torino, Claudiana 1972, p.
650; qui pp. 216-220).
La reazione delle autorità
costituite non tardò a farsi
sentire: obbligo del battesimo per i neonati entro 8 giorni, divieti di riunione, bando
dei recalcitranti, arresti, incarcerazioni, torture, affogamenti nei laghi e nei fiumi e
questi intesi, ironia della sorte, come contrappasso al secondo battessimo. Ma la cosa
più sconcertante era che
quelle persecuzioni non erano imputabili a Roma in prima istanza ma alle nuove
«ortodossie» riformate di Zurigo, di Berna, di Basilea e di
Strasburgo, che si trovavano
nella necessità impellente di
salvaguardarsi da ogni tentativo disgregatore se volevano
sopravvivere alla controffensiva di Roma.
Così, mentre Manz denunciava la mancata «ripulitura»
delle liturgie (ancora cattolico-apostolico-romane) del
battesimo e dell’eucaristia,
Zwingli individuava ben sette
gruppi di sobillatori tra i quali (accanto ai vescovi, preti,
monaci, suore, abati e principi cattolici) primeggiavano
gli evangelici liberi, detti per
dileggio «libertini». Per fortuna non vi sono inclusi i vaidesi, evidentemente messi
opportunamente in guardia
contro gli anabattisti proprio
dai loro interlocutori francosvizzeri: se era giusta l’esigenza di farla finita una buona volta con le «messe dei
papisti» ciò vuol dire, incalzava Ecolampadio, che dobbiamo ribattezzare coloro
che si convertono (cfr. Giovanni Gönnet, Strasbourg et
les Vaudois, in «Strasbourg au
coeur religieux du XVI siècle», 1977, pp. 473-489, ripubblicato in «Il grano e le
zizzanie» dello stesso, voi. I;
Soveria Mannelli, Rubbettino
Editore 1989).
Se i sette «loci» di Schleitheim sono, insieme con Zollikon, la prima rivelazione del
disagio ecclesiologico e etico
del campo riformato, una
conferma se ne avrà cinque
anni dopo con le conclusioni
di Chanforan. Anche là, con
l’aiuto di Farei, si parlò di cose concrete, riassumibili in
cinque «punti»: 1) i ministri
diversamente dal rigore antigerarchico dei valdesi di Paesana, di chiara influenza taborita sono distinti dal resto
dei fedeli; 2) i sacramenti si
devono chiamare più propriamente «segni»; 3) l’imposizione delle mani non è necessaria; 4) i magistrati van
no rispettati secondo Romani
13, purché non agiscano contro le leggi divine; 5) il giuramento è lecito purché fatto
nel nome e alla gloria di Dio e
a vantaggio del prossimo.
Ormai i giochi erano fatti:
mentre a Schleitheim l’anabattismo consolidava il suo
separatismo adottando un
regime chiaramente congregazionalista, a Chanforan il
valdismo accettava la nuova
«ortodossia» riformata e si
organizzava in senso decisamente presbiteriano. Il 1532
è Tanno stesso della morte di
Zwingli, ma Calvino non
giungerà a Ginevra che quattro anni più tardi. Ci si è
chiesto se vi siano stati dei
legami tra i valdesi neoriformati e gli oppositori radicalanabattisti dei riformatori:
dai documenti non risultano
che gli avvertimenti di Ecolampadio a guardarsi dagli
anabattisti. Ma gli storiografi
si sono fatti un’altra domanda; costoro potevano dirsi gli
eredi dei valdesi medievali?
La risposta non poteva che
essere negativa perché, pur
essendo riconosciuti come
«mater reformationis», gli
eredi di Valdesio accettarono
il sola fide solo dopo i loro
contatti con i riformatori
franco svizzeri.
Tutte queste problematiche saranno riprese nei decenni seguenti, questa volta
sul terreno del puritanesimo
antianglicano. Dal confronto
che Salvatore Rapisarda ha
fatto tra i 45 articoli del 1596
e i 52 del 1644 emergono ì
soliti punti nevralgici su chi è
abilitato a celebrare i sacramenti, da chiamarsi più propriamente «precetti»; sulle
modalità della loro celebrazione, più fedele al dettato
neotestamentario; nonché
sull’autonomia delle comu-.
nità, ormai sganciate dalla
successione apostolica.
Da tutto ciò si può trarre
una conclusione storiografica, che vale ancor oggi nel
dialogo interconfessionale:
più e meglio dei valdesi, ormai ancorati alla nuova «ortodossia» riformata, sono i
radical-anabattisti, che per
primi rappresentarono al
meglio quella «chiesa dei
credenti» sulla quale si è soffermato in particolare T americano Donald F. Durnbaugh
{The Believer’s Church, Scottdale, 1985) per cui rimando
alla mia rassegna Ultime ricerche sulla riforma radicale,
in «Studi politici in onore di
Luigi Firpo», voi. I, Milano,
1990, pp. 557-564.
cinque fondamenti della Riforma
Sola Scrìptura
1
Il pensiero della Riforma si
può riassumere in cinque frasi,
ciascuna delle quali comincia
con la parola latina «solus»,
declinata in «sola» o «soli».
ALDO COMBA
La fede, la teologia, la spiritualità e persino l’organizzazione ecclesiastica protestante intendono basarsi
soltanto sulla Scrittura. Questa frase ci distingue dal cattolicesimo che si basa non solo sulla Scrittura, ma anche
sulla tradizione ecclesiastica.
In anni recenti il ruolo della
tradizione è stato ridimensionato ma non cancellato. La
mariologia cattolica, per
esempio, si fonda in massima
parte si tradizioni o leggende
che non hanno nessuna base
biblica. Dire «Sola Scriptura»
non elimina i problemi. Per i
valdesi medievali il centro
della Scrittura era il Sermone
sul monte con le sue indicazioni di vita morale; per Lutero era la Lettera ai Romani: «Il
giusto vivrà per fede». Per i
pentecostali un posto importante hanno i capitoli delle
epistole che parlano dei doni
dello Spirito: guarigioni, parlare in lingue, ecc.
Per altri il centro è Daniele
e l’Apocalisse, ossia le profezie del futuro, non solo per
fare dei conti più o meno
strani sulla data della fine del
mondo, ma soprattutto per
essere incoraggiati dal pensiero che alla fine non ci sarà
il nulla, bensì il regno di Dio.
Altri ancora concentrano la
loro attenzione sui Salmi,
specialmente su quelli che
contengono parole di lode e
di riconoscenza al Signore.
Le chiese della Riforma,
cioè le nostre chiese, sono
comunità che sono state
riformate e continuano a
riformarsi secondo la Scrittura: la Scrittura presa nella
sua ricca, complessa, inesauribile varietà e ricchezza, e
non in uno solo dei suoi
aspetti. La Scrittura letta e
interpretata non in modo individualistico, ma nella comunità di uomini e donne
credenti, che si aiutano e stimolano reciprocamente a
capirla e a viverla... Per
esempio in quegli «studi biblici» talvolta trascurati, ma
fondamentali e insostituibili
per la vita e la fede dei credenti evangelici.
Il dramma di Tennessee
La «Rosa tatuata»
tragedia contemporanea
PAOLO FABBRI
Tennessee Williams ha
scritto la «Rosa tatuata»,
iniziando nel 1946, per Anna
Magnani, che però non volle
interpretarla temendo forse i
problemi della lingua. Ne furono invece memorabili interpreti Maureen Stepleton
ed Eli Wallach a New York,
vincendo il Tony Award. La
Magnani si rifece poi come
protagonista insieme con
Burt Lancaster del film tratto
dal lavoro di Williams, vincendo anche l’Oscar.
Il notevole successo del
film fu certo il principale motivo che scoraggiò dal riproporlo nei teatri italiani fino
ad oggi, ma anche il testo un
po’ particolare nella produzione dello scrittore americano ha forse avuto il suo peso.
Si tratta dell’unico testo in
cui il drammaturgo indulge
alla vena ironica, pur senza
rinunciare ad accenti tragici,
collocandosi in mezzo fra il
naturalismo simbolico di
«Zoo di vetro» e «Un tram che
si chiama desiderio», le prime opere che lo consegnarono al successo, e quelle successive più allegoriche. A ben
guardare oltre all’ironico e al
tragico ci sono anche il sentimentale e il veristico, formando un groviglio di elementi non ben equilibrati e
fusi, da cui esce un testo sostanzialmente debole e oggi
chiaramente datato.
Serafina Delle Rose è un’
immigrata siciliana stabilitasi
con il marito nella periferia di
New Orleans, che vive lavorando sodo come sarta secondo i valori tipici della sua
sicilianità che le danno comunque, pur nelle difficoltà,
un notevole appagamento, di
cui l’intenso rapporto sessuale col marito è parte fondamentale. Il marito camionista
accetta di trasportare droga
insieme con la merce e viene
ucciso. La tragedia porta Serafina a imporre a se stessa
una rigorosa castità nel ricordo del compagno idolatrato e
alla figlia una verginità e una
limitazione di comportamenti contestati duramente dalla
giovane, che vuole comportarsi come l’ambiente le suggerisce.
La rigida corazza della protagonista viene incrinata dalle donne del vicinato che,
forse per invidia di un rapporto autentico che si protrae oltre la morte, le rivelano
il tradimento del marito che
nell’ultimo anno prima di
morire si era fatto un’aman
!|j
te. Sulle prime Serafina,
ci crede, ma il dubbine Í
in lei. E a questo punto;!
già passati tre anni) che^
casualmente nella sua
Alvaro Mangiacavallo
mionista pure lui, perso',
gio un po’poeta e un po’
lantatore, che viene attr
sia dalla sua sensualità'
dalla sua modesta agiat.
costruita col lavoro di y
Sulle prime Serafina resi
dele alla linea che si è ii
sta, ma quando tramij
pretendente ha la possi]
di telefonare alTamantd
defunto marito e si senti
re: ho sul petto la stessa;
che aveva tatuata il tuo
mo, finisce per cedere
corte pressante di Alvaro,
con la sua presenza fisi
riempie un vuoto che le
pediva di vivere appieno.
Il regista Gabriele Vi
che ha già fornito molte
de prove nel teatro di rici
attribuisce troppa enfasi
contrasto tra i valori con«
alle radici sicule di Seri
l’ambiente americano,
realtà Serafina Delle
una donna autentica, coei
te con i valori in cui crede]
anche appagata dalla sui
ta, mentre le comari coni
si confronta appagate
sono e neppure autentii
mente schiette, semmai
dole e invidiose. Non a
Alvaro è un altro persona;
sostanzialmente sincero
la sua vita non mente)
mano ed è anche per qui
che viene accettato
dova. D’altra parte Tinnì
rato della figlia, araerici
pico, non presenta vali,
contrasto con quellÉÌ'^'^X*
madre, anzi rispetta latf'™®
za con un rigore notevole.
L’idea del coro delle coi
che evoca i bambini e
altro è positiva, ma forse
scirebbe meglio se isinj
personaggi non fossero
nettamente caratterizzati
cendo perdere di unità al|
sieme. Le scene, i costui
luci di Lucio Diana e Rol
Tarasco sostengono effici
mente lo svolgersi della!
cenda. Come si è detto all ”
zio il testo è debole e
recitazione incisiva, corpi
intensa di Valeria Morie®,
dà alla vicenda un filo e» Uko ‘
duttore. Con l’entrata ini .
na di Massimo Venturiello c
spettacolo si fa più divertei _ °
per l’interpretazione brillai .
del personaggio d Al»
Mangiacavallo che, a tratt
sulta un po troppo marca
mente clownesca. .
,$ “«‘DIO t
"poco
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Per abbonarsi: versare l’importo sul ccp n. 14548101
intestato a Edizioni Protestanti s.r.i., via S. Pio V15 bis, 10125 Toi^
5
,¡ 17 OTTOBRE 1997
Cultura
PAG. 5 RIFORMA
Un denso e problematico saggio dello studioso ebreo lakob Taubes
L'escatologia per comprendere l'Occidente
¡de3 messianica e l'attesa della parusia rappresentano una chiave per leggere i
processi culturali e storici dell'antico Israele fino a Marx
)N. TURTULICI
OB Taubes (1923-1987),
‘ijendente di rabbini e
egli stesso, docente
ifia e storia della reli, di Giudaistica nelle
”sità Usa di Harvard,
on e Columbia, a Geline, Berlino e Parigi,
;o molti saggi e un so, questo Escatologia
Jtale* del 1947, rielaione della propria tesi
iato, che Garzanti ha
¡cato ora in italiano. Si
j un’ermeneutica del,a dell’Occidente che
ìchaton come chiave.
indaga questa storia
,e itinerario dell’idea
[anica, escatologica, rileiuta 0 negata, come
» verso il destino ulti’uomo e della storia,
in discorso sistematijanto una rivisitazione
*a|adizione occidentale
lata da flash folgoranti,
ile si pone come «eieinquieto della storia
ale», spezza la sfera
imo ritorno dell’ugua;o dell’Oriente, dà avS Biondo come storia, la
dell’Occidente. A parda questo solco, lungo la
tacciata dall’apoc^ittilelltica, giudaica e crida storia vive una tenie che ora è forte ora si alilavfflso il destino ultimo,
IO tene della promessa o
ill’utopia. Nel bene come
Se è il male che
ierf%toche Auschwitz
"processo, come
lem^flÈonseguente, non
le eccezione.
ittici sono Ezechiele,
iele, Giovanni. Gesù inde «il regno come dyna
■rafini
ibbio
•unto
i)che
la sua
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■ Persoi
un po’
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Alvaro
nza fisi
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n filo ci Quattrocento Roma
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nturiello P®'' cristiano punto di
j diverrei l®ento quale città santa
ne brilla Gerusalemme. Ma
d Alti b Controriforma, come
, gratti, notare Alberto Te
lo marca ®fsa diventò anche un
“Holo urbanistico». Paolo
tro Marni il volto dell’Urbe,
“«poco a poco si vide so’‘‘Adalla cupola della badi San Pietro. Poi, nel
fu la volta del Collegio
‘lo, centro e culmine del
‘3scolastico gesuitico e,
' vent’anni dalla morte
do di Loyola, la Chiesa
'ù (1575), non un temiolico tra gli altri, ma
®io la chiesa delTOrdi" gesuiti, sul quale anda® convergere le speranpUa lotta alla Riforma
^®tera Europa. Ed è proW papa Farnese a apnel 1540 lo statuto
i^mpagnia di Gesù fonanni prima dal basco
pez de Recalde, che
seguito il nome di
Loyola, la cui vita
iTpoco travagliata,
nsono più noti gli Eser(1522) ma ha lafopi fi preziosa Auaccu
'one italiana apparsa
teri'i^^fzanti*. Tratto caidefan“ pagine,
Gin,;„ nella prefazio®on *^'udici, è che es
igiiQ state scritte «di
iluigg protagonista» ma
nza dei
Leìbnitz in una stampa dell’epoca
mis davanti alla quale il regno di Satana deve retrocedere». Ma la parusia (il ritorno di Cristo definitivamente
vincitore del male) ritarda:
«L’intera storia della cristianità si basa sul ritardo della
parusia». La comunità cristiana si fa chiesa, si allenta
la speranza del regno millenaristico. Il teologo Origene
segna la svolta, alTapocalittica subentra la gnosi cristiana,
nella chiesa medievale ora
salvezza significa liberazione
dell’anima dal carcere della
materia.
Sono Gioacchino da Fiore
con le frange eretiche degli
spirituali, sono gli anabattisti
ad alimentare la ripresa dell’escatologia, «l’epoca dello
Spirito Santo concepita da
Gioacchino coglie l’essenza
dell’era moderna». Taubes
nella sua carrellata mette a
fuoco quello che succede
quando la speranza cristiana,
l’escatologia si secolarizzano.
«Passando dalla visione tolemaica alla copernicana, TOc
cidente viene scosso da una
febbre demoniaca, la coscienza della perdita del cielo
si trasforma nel costante tentativo di costruire, a partire
da sé, ponti verso l’aldilà e di
ristabilire magicamente quel
legame tra cielo e terra che,
dal punto di vista metafisico,
era stato interrotto». Così la
teologia della rivoluzione di
Thomas Müntzer, che è ancora un uomo di fede, diventa «la fiamma divorante volta
all’esterno».
Quando i ponti crollano, la
fede nel Dio defl’aldilà e nel
Cristo mediatore viene scossa, ecco l’alchimia di Paracelso con la quale l’uomo stesso
cerca di realizzare l’opera salvifica, ecco l’escatologia dei
filosofi: la metafisica scientifico-moderna di Leibniz, la legge del progresso nella storia
di Lessing che «scalza dalle
fondamenta l’escatologia cristiana e isola il Gesù storico
dall’idea di Cristo», lo sviluppo secondo ragione dell’idealismo tedesco. Kant, nota
Pubblicata l'autobiografia di Ignazio di Loyola
all'uomo d'arme alla Compagnia di Gesù
SERGIO RONCHI
iñ
iseij
ita»
nasoL
[öilul
?telli
ëesuita portoghese
'fattili - questi».
Luis Gonqalves de Cámara ha
redatto il testo, tra il 1533 e il
1555, parte in spagnolo e parte in italiano durante il suo
primo soggiorno romano.
In terza persona, il futuro
fondatore della Compagnia
di Gesù narra le vicende della
propria vita di uomo d’armi,
che seppe lasciare il mondo
«ad maiorem Dei gloriam»
(come recita il motto della
Compagnia). Fino ai ventisei
anni fu «uomo dedito alle vanità del mondo» però, a seguito di una grave ferita riportata nella difesa di Pamplona assediata dalle truppe
francesi (1521), passò dalle
letture di genere cavalleresco
a quelle agiografiche (vite dei
santi), in particolare la Leggenda aurea di Iacopo da Varazze. Una notte, ancora sveglio, vide distintamente «un’
immagine della Madonna
con il santo Bambino Gesù».
Da quel momento le «sollecitazioni sensuali» ebbero la
peggio; aveva concepito ormai «un odio di sé» irreversibile e coltivava un unico desiderio: «Avere soltanto Dio
come rifugio».
L’ex paggio di Ferdinando
re di Castiglia, l’ex cavaliere
al servizio del viceré di Navarra viveva stati d’animo alterni: «Di solito, durante la
messa leggeva la Passione. E
continuava a stare sempre
tranquillo». E quando parlava
esprimeva «molto fervore e
molta volontà di progredire
nel servizio di Dio». Continuò
a avere visioni e di Gesù e
della di lui madre tanto da
convincersi che «se non ci
fosse la Sacra Scrittura che ci
insegna le cose della fede,
egli avrebbe deciso di morire
per esse, soltanto in forza di
quanto aveva visto». Poi cominciò i pellegrinaggi insieme a neofiti; ebbe disavventure; patì il carcere anche a
causa dei suoi Esercizi (trascorse 22 giorni nelle prigioni
di Salamanca, sottoposto al
giudizio degli inquisitori).
Il 15 agosto 1534 Ignazio e i
suoi sei compagni pronunciarono il cosiddetto voto di
Montmartre; se non avessero
potuto recarsi a Gerusalemme si sarebbero messi al servizio totale «del vicario di
Cristo, perché li impiegasse
là dove egli giudicava essere
di maggior gloria di Dio e utilità delle anime». La Compagnia crebbe. Alla morte del
suo fondatore contava circa
mille membri, amministrava
un centinaio tra residenze,
noviziati, case protette e collegi (alcuni non lontani da
roccaforti protestanti quali
quelli di Colonia, Vienna,
Praga). Con la Compagnia di
Gesù, ha scritto Jean Delumeau, «ha fatto la sua comparsa nella storia cristiana e
in quella dell’apostolato lo
spirito organizzativo». E poi
«le Costituzioni della Compagnia - sottolinea Alessandro
Scurani nelle pagine iniziali riflettono il forte temperamento di Ignazio di Loyola e
la sua vocazione pedagogica», sia nell’obbedienza ferrea al papa e al superiore, sia
nel lungo periodo di formazione (circa 12 anni).
L') Ignazio di Loyoi.a: Autobiografia. Milano, Garzanti, 1997,
pp. 128, £ 14.000.
Taubes, «ha un cuore gioachimita» ma in lui lo Spirito Santo diventa spirito delTuomo,
l’Io prometeico che vuole rubare il fuoco, la sapienza di
Dio. In Hegel il regno escatologico non è realizzazione futura e attesa, è realtà attuale
perché Dio si realizza come
Trinità e realizza il suo regno
nelle vicende di questo mondo, la Rivoluzione francese
per Hegel è segno del regno di
Dio che viene.
La carrellata di Taubes si
conclude con Marx e Kierkegaard. Da Hegel erano scaturite una «destra» e una «sinistra» hegeliane. L’ebreo Taubes aveva provato nella propria vita il nazifascismo come
regno del male (la famiglia
era scampata all’Olocausto
fuggendo in Svizzera, il padre
si sarebbe suicidato per la
vergogna di quella defezione). Sull’escatologia atea del
comuniSmo marxista come
regno del male Taubes cita
Kierkegaard; «Il genere umano è malato, spiritualmente
ha una malattia mortale. Ma
come il malato quando deve
dite dove gli fa male, spesso
indica la parte sbagliata, così
capita alla generazione attuale. Crede che una rivoluzione
politica e sociale possa servire. Ma in verità è l’eternità di
cui c’è bisogno, occorre un
segno più forte di quello venuto dal socialismo, questo
terribile sospiro proveniente
dalTinferno: Dio è il male, liberaci da lui e avremo sollievo. Così egli stesso dice ciò di.
cui ha bisogno, poiché il demoniaco contiene il vero
sempre capovolto».
(*) Iakob Taubes: Escatologia
occidentale. Milano, Garzanti,
1997, pp. 287, £ 45.000)
Le Giornate teologiche di Padova
Fede e società
nell'identità evangelica
Letteratura
Franco Girardet
vince il premio
«Solinas»
Franco Girardet è vincitore, insieme ad Antonio Retrocelli, attore e ex allievo ed
educatore dell’istituto Gould
di Firenze, del premio Solinas 1997 neila sezione «miglior racconto per il cinema»
con un lavoro tratto dal libro
All’alba il pane bianco, che
uscirà a novembre per i tipi
del Centro culturale valdese
di Torre Pellice.
Franco Girardet ha un lungo passato di educatore, professione su cui ha scritto un
racconto-saggio. Il Convitto
liberante (Guaraldi) e II bambino dell’autostop (Edizioni
Gruppo Abele), romanzo di
formazione che narra la storia di un undicenne, figlio di
una ragazza madre sessantottina, capace di vivere da
solo in un quartiere periferico di Firenze.
Il premio Solinas è stato
ideato da Felice Laudadio,
direttore della Mostra del cinema di Venezia, nel 1986
per ricordare Franco Solinas,
cineasta e sceneggiatore,
scomparso prematuramente
nel 1982, e si svolge ormai da
11 anni a settembre a La
Maddalena. Cerca di immettere idee nuove nel mondo
del cinema italiano.
Regala
un abbonamento
' B
riforma
LEONARDO DE CHIRICO
Giunte ormai alia loro
decima edizione, anche
quest’anno le Giornate teologiche organizzate dall’Istituto
di formazione evangelica e
documentazione (Ifed) di Padova hanno offerto un’occasione preziosa di approfondimento teologico su una questione di importanza non secondaria per l’identità evangelica. Nella splendida cornice della Sala della Gran Guardia e alla presenza di più di
150 partecipanti provenienti
da diverse regioni italiane, il
tema su cui si sono incentrati
i lavori del convegno tenutosi
il 19-20 settembre è stato
«Fede e società». A dispetto
di certe visioni pregiudiziali
sulla scarsa consistenza di
una coscienza sociale propriamente evangelica, le relazioni presentate e il dibattito
che è seguito hanno invece
dimostrato che l’evangelismo
non federato, oltre a non essere insensibile alle problematiche socio-politiche poste dalla nostra «società aperta», desidera promuovere
una riflessione ampia sul
senso teologico dell’impegno
evangelico e sulla sua specificità in un mondo segnato
dalla crisi delle ideologie forti
e dalla coesistenza di una
sempre maggiore pluralità di
visioni del mondo.
Il contributo di chi scrive
ha tracciato un profilo storico
sulle esperienze evangeliche
in politica nel nostro secolo
sottolineando l’incidenza che
il movimento neofondamentalista, con le sue tendenze
millenariste e perfezioniste,
ha avuto nel determinare il
progressivo estraniamento
deH’evangelismo americano
dagli ambiti della politica e
della cultura. D’altro canto, i
fermenti di disagio verso questa linea isolazionista non
hanno tardato a manifestarsi
a partire dal dopoguerra fino
ad esprimersi compiutamente nel Congresso di Losanna
(1974) in cui varie anime
defl’evangelismo conservatore si sono ritrovate. A testimonianza dell’inversione di rotta
prodottasi, nel testo del «patto» redatto in quell’occasione
si afferma che «l’evangelizzazione e l’attività socio-politica
fanno parte, ambedue, del
nostro dovere cristiano».
Dopo questo inquadramento storico introduttivo,
Pietro Bolognesi ha proposto
un intervento più sistematico
sulla legittimazione teologica
dell’interesse evangelico per
la sfera socio-politica. La
realtà onnicomprensiva della
fede nel Dio sovrano della
Bibbia fa sì che essa non riguardi solo la categoria del
credere ma anche quelle del
sapere e del fare dell’uomo;
su tale fondazione si innesta
il riconoscimento di una pertinenza sia privata che pubblica dell’identità evangelica.
Dato che gli evangelici non
solo parlano di impegno socio-politico ma lo praticano a
più livelli e a vario titolo, ai
lavori ha partecipato anche
sir Fred Catherwood, già vicepresidente del Parlamento
europeo per tre legislature e
ora presidente dell’Alleanza
evangelica britannica. Sulla
base della sua esperienza nel
mondo delle istituzioni prima britanniche e poi internazionali, Catherwood ha riflettuto sulle ragioni del coinvolgimento sociale dei credenti
e sugli scenari che si presentano agli evangelici alla fine
di questo millennio. In quest’ottica, la disciplina dell’amore del prossimo unita a
un’etica protestante della responsabilità rappresentano
due imperativi per coloro che
fanno della loro fede un’opzione di vita complessiva.
Come di consueto ormai, le
Giornate sono state anche
un’occasione feconda di dialogo e di interazione con esponenti di culture diverse rispetto all’evangelismo. In
particolare, quest’anno è intervenuto il vicario del vescovo di Padova per l’apostolato
dei laici, mons. Paolo Doni,
che nel commentare il titolo
del convegno della Gei a Palermo (1995) «Il Vangelo della
carità per una nuova società
in Italia», ha delineato le coordinate teologiche entro cui
si muove il cattolicesimo postconciliare nell’articolare la
propria presenza nella società. Inoltre, la relazione
delTon. Umberto Giovine ha
permesso di cogliere alcune
sfaccettature del rapporto esistente tra visioni del mondo e
scelte politiche in una società
contrassegnata dall’interdipendenza socio-economica e
dalla globalizzazione dei canali informativi.
Nonostante la sua multidimensionalità, è proprio questo il contesto in cui deve
emergere la specificità dell’impegno evangelico in ambito socio-politico senza essere risucchiato in tentazioni
teocratiche o in riduzioni laiciste. Il convegno organizzato dall’Ifed ha permesso di
stabilire almeno un punto
fermo su cui gli evangelici sono chiamati a riflettere: se è
una vera identità, l’identità
evangelica deve sapersi misurare con la complessità rinvenibile nella sfera socio-politica attingendo al patrimonio della propria visione del
mondo fondata sull’interesse
perché tutte le cose siano rinnovate e restituite al giusto
diritto di Dio.
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(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
COMMISSIONE DI STUDIO PER LA DIACONIA
Corso per operatori nei servizi e nella diaconia
Casa Cares 24-29 ottobre 1997
Come sempre l’incontro è aperto a tutti coloro che sono
interessati ai temi inerenti la diaconia. Ci permettiamo, tuttavia, di sollecitare in modo particolare i comitati perché si
adoperino per partecipare e per far partecipare i responsabili delle opere a loro affidate.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 17 OTTQBRp
Entro il 1997 si dovrebbero raccogliere i 12 miliardi e mezzo di capitale sociale necessari per questa iniziativa
Una Banca popolare non profit al servizio della solidarietà
Molte le novità: ogni risparmiatore potrà decidere in quale area di intervento indirizzare il proprio risparmio (disagio^
conservazione e sviluppo dell'ambiente, solidarietà) e quale tasso di interesse ricevere entro quelli fissati dalla Banca
Cambiare il punto di vista
della finanza, educare alla solidarietà, dare spazio al Terzo
Settore come fonte di sviluppo economico; sono temi di
cui si sente parlare sempre
più spesso e da soggetti molto diversi tra loro. La verità
però è una sola: sta prendendo sempre più piede la consapevolezza che il denaro
spesso è strumento di sfruttamento, di speculazioni, di
traffici di armi e di droga. Allo
stesso modo si fa sempre più
forte l’esigenza di strumenti
finanziari trasparenti che garantiscano ai risparmiatori il
corretto impiego del loro denaro e che permettano alle
organizzazioni senza scopo
di lucro, oggi ai margini del
credito ordinario, di finanziarsi più adeguatamente.
L'altra finanza
Si è diffusa la coscienza
che i nostri comportamenti
hanno un impatto non solo
sulla realtà che ci circonda
ma anche su quella che appare più remota e che le nostre scelte e i nostri consumi
possono essere orientati. Applicare questo principio anche all’economia significa fare un passo avanti verso una
società diversa, più giusta e
più solidale.
Il principio da seguire per
concretizzare questo progetto è la finanza etica, secondo
la quale il credito è un diritto
umano e l’accesso al credito,
come mezzo di emancipazione da una condizione di povertà e di emarginazione, deve essere consentito a tutti. E
lo strumento per la sua realizzazione è la Banca etica. Si
tratta dell’attività finanziaria
intesa innanzitutto come attività di intermediazione tra
chi risparmia e chi chiede di
utilizzare il denaro. Ma la differenza è nella presa di coscienza che il denaro non è
tutto uguale e che sono molti
i modi di impiegarlo.
La finanza etica in Italia
I principi della finanza etica sono stati introdotti in Italia sul finire degli anni ’70.
Nel 1978 nasceva a Verona la
prima Mag (Mutua Auto Gestione), con l’obiettivo di sostenere finanziariamente un
gruppo di giovani che volevano tornare a lavorare la terra:
si recuperava in questo modo
un’antica tradizione di utilizzo del risparmio, tipica delle
società di mutuo soccorso.
Da questa esperienza prese il
via il movimento delle Mag,
che oggi è una realtà in molte
città italiane. Queste strutture raccolgono prestiti e capitale sociale dai propri soci, riconoscendo loro un interesse
e finanziando con questo denaro cooperative e associazioni a tassi vantaggiosi.
II riassetto legislativo in
materia di raccolta del risparmio per adeguarsi alla normativa europea, verificatosi
in Italia negli ultimi anni, ha
reso necessaria la progettazione di una struttura in grado di raccogliere e gestire il
risparmio etico a livello nazionale.
La Banca etica
Nel 1994 nasce così la
«Cooperativa verso la banca
etica», costituita da molte
delle principali organizzazioni del settore no profit a livello nazionale: dalle Adi all’Arci, dall’Agesci a Mani Tese,
dalle Mag a Fiba-Cisl Brianza, con lo scopo di dare vita a
quello che sarà il primo istituto di credito etico del nostro paese: la Banca etica.
11 progetto iniziale prevedeva la costituzione di una
banca di credito cooperativo,
con un capitale sociale di
cinque miliardi. Tuttavia la
mancata deroga della Banca
d’Italia a operare a livello nazionale, ha costretto la «Cooperativa verso la banca etica»
ad alzare la posta. La futura
Banca etica avrà così l’assetto
di banca popolare, il cui capitale sociale deve però ammontare a dodici miliardi e
mezzo di lire. Attualmente
sono stati raccolti cinque miliardi di lire e, grazie al piano
marketing presentato in novembre alla prima Assemblea
della Cooperativa, si conta di
completare la raccolta entro
il 1997 e aprire i primi sportelli della Banca nel 1998.
Come banca cooperativa di
interesse nazionale, la Banca
etica favorirà la massima partecipazione dei suoi soci attraverso un assetto proprietario «diffuso». Ogni socio avrà
quindi un limite massimo per
la sottoscrizione di quote di
capitale, e comunque verrà
rispettato il principio «una
testa un voto».
Che banca sarà?
La Banca etica sarà specializzata nel credito al settore
no profit. Il carattere eticamente e socialmente orientato dell’attività richiederà una
definizione dei principi di
eticità della raccolta e dell’impiego. I principi ai quali
si ispirerà la raccolta etica del
risparmio saranno;
- la partecipazione. I risparmiatori sceglieranno
l’area di destinazione dei depositi;
- l’autodeterminazione del
tasso di interesse da parte dei
risparmiatori, entro i limiti
fissati dalla Banca;
- la nominatività del rapporto. Non vi saranno strumenti di risparmio al portatore;
- l’eticità dei progetti finanziati. Le somme raccolte
saranno destinate esclusivamente al finanziamento di
progetti e iniziative che rispondano a criteri di utilità
sociale, rispettosi della salute
e dell’ambiente.
- la trasparenza, attuata attraverso un flusso continuo
di informazioni ai risparmiatori rispetto agli impieghi del
risparmio.
Allo stesso modo per finanziamento etico si intende
un’attività rivolta a beneficiari che rispettino le seguenti
caratteristiche:
- sono organizzazioni formalmente costituite (cooperative, enti, circoli, associazioni); sono incluse anche le
società di capitali a patto che
gli azionisti di controllo siano
cooperative o associazioni;
- sono private, ovvero di
proprietà di soci non statali o
parastatali
- sono no profit, ossia senza scopo di lucro;
- si fondano sulla mutualità sull’autogoverno democratico e sulla trasparenza
nell’utilizzo delle risorse;
- hanno un obiettivo sociale, cioè perseguono interessi
collettivi;
- operano nel rispetto della
legge vigente.
In pratica, chi potrà essere finanziato? 11 settore del
Commercio equo e solidale,
le organizzazioni a tutela
dell’ambiente, le imprese no
profit di servizi, le organizzazioni non governative (Ong),
le organizzazioni che operano nel campo dell’animazione culturale, promozione
dell’arte, dell’educazione civica e che favoriscono l’integrazione razziale. Qualche
esempio? Una cooperativa
per l’inserimento degli han
La costituzione della Banca etica
La Cooperativa «Verso la banca etica», costituita due anni fa
da venti tra le principali organizzazioni nel panorama italiano
del Terzo Settore, ha raggiunto un importante obiettivo: ha superato gli otto miliardi di lire nella raccolta del capitale sociale
necessario per fondare il primo istituto di credito etico in Italia:
la Banca etica.
Sono necessari 12 miliardi e mezzo per costituire una banca
popolare che operi su tutto il territorio nazionale. Grazie al positivo trend di raccolta mensile di capitale, si conta di completare
la raccolta entro il 1997 e rendere operativa la banca nei primi
mesi del 1998. Al progetto hanno già aderito circa 600 organizzazioni senza scopo di lucro e oltre 6.500 privati cittadini.
Per il raggiungimento dell'obiettivo è determinante il contributo dei Gruppi di iniziativa territoriale diffusi in tutta Italia. Si
tratta di una quarantina di gruppi che, a titolo volontario e dopo
avere seguito un corso di formazione organizzato dalla Cooperativa verso la Banca etica, hanno costituito punti di riferimento locali per le informazioni sul progetto e per la realizzazione di incontri e di iniziative di sensibilizzazione rispetto ai temi della finanza etica.
La Banca etica darà credito a quelle realtà fondate su valori come la solidarietà, l'attenzione al disagio, la conservazione e lo
sviluppo dell'ambiente naturale. Con chi richiederà un finanziamento, la Banca etica instaurerà un rapporto basato innanzitutto
sulla fiducia: per finanziare un progetto, infatti, valuterà principalmente la validità e la fattibilità rispetto alle garanzie reali.
La Banca etica sarà una banca dalle pareti di vetro. Per quanto
riguarda i risparmiatori, infatti, verrà applicato il principio della
trasparenza nei confronti della raccolta del denaro e sarà garantita la partecipazione diretta: ognuno potrà, quindi, decidere a
quale area di intervento indirizzare il proprio risparmio: Anche il
tasso di interesse sui depositi sarà autodeterminato dai risparmiatori, entro i limiti fissati dalla banca. Questo, unito alla minore incidenza delle spese di gestione, derivante dalla struttura
semplificata che assumerà la banca, consentirà di offrire tassi di
interesse sui finanziamenti più bassi rispetto a quelli che attualmente offre il mercato.
Tra i soci fondatori della «Cooperativa verso la banca etica» e le
associazioni aderenti ricordiamo Adi, Agesci, Arci, Àss. Botteghe
del commercio equo e solidale, Cgm, Cooperazione Terzo Mondo,
Ctm-Mag, Fiba-Cisl Brianza, Gruppo Abele, Mani Tese, Overseas,
Uisp, Ust-Cisl Brianza, Anpas, Wwf Italia, Legambiente, Cuore amico, Fondazione San Carlo, Lega delle cooperative prov. Bologna,
Unipol, Rivista Nigrizia, Fiba-Cisl Nazionale e altre ancora.
Diventare soci e contribuire attivamente a rendere éoncreto il
progetto è una scelta importante e facilmente realizzabile: la
quota di adesione è di 500.000 lire ma ne bastano anche 100.000
per le persone fisiche, per fare un passo avanti nella raccolta del
capitale sociale. Chi volesse ricevere ulteriori informazioni o desiderasse aderire all'iniziativa può contattare la Cooperativa verso
la banca etica a Padova al Tel. 049-651158 o fax 049-664922.
dicappati nel mondo del lavoro, una «Bottega del Terzo
Mondo» che vende prodotti
del commercio equo e solidale, Iniziative di cooperazione
e sviluppo ecc.
I prodotti finanziari
offerti dalla Banca etica
Nel contesto economico
attuale gran parte di questi
soggetti non potrebbero accedere al mercato del credito
tradizionale. Le garanzie patrimoniali richieste dalle
banche, infatti, sono spesso
cospicue. La Banca etica rappresenterà quindi un punto
di svolta; il concetto di «dare
credito» recupererà il suo significato originario. La Banca infatti baserà la sua attività sul rapporto di fiducia
con i soggetti finanziati, accuratamente selezionati in
base alla fattibilità dei progetti proposti.
La Banca etica, soprattutto
all’inizio della sua attività,
non potrà offrire una gamma
di prodotti paragonabili a
quelli delle altre banche. Tuttavia la raccolta del risparmio
potrà avvalersi di tre tipologie
di prodotti, tutti nominativi:
Certificato di deposito etico.
Il risparmiatore avrà la
possibilità di indicare l’area
di destinazione del proprio
risparmio: cooperazione sociale e volontariato organizzato (assistenza, inserimento
lavorativo degli emarginati),
associazioni ambientaliste,
agricoltura biologica, cooperazione allo sviluppo del Sud
del mondo, commercio equo
e solidale, iniziative culturali,
ricreative e sportive. Gli interessi garantiti ai risparmiatori
saranno un po’ più bassi di
quelli offerti dal mercato ma
saranno comunque superiori
al tasso di inflazione.
In un secondo tempo saranno affiancati anche altri
due strumenti di risparmio: il
Conto corrente etico, e il Conto risparmio di solidarietà.
Sui fronte degli impieghi,
chi richiederà un prestito po
Fra gli scopi della Banca etica c’è quello di tendere a un maggior
equilibrio economico tra i paesi ricchi e il Terzo Mondo (foto Hcr)
trà scegliere tra diverse proposte:
- Finanziamento a fronte di
crediti con enti pubblici. Si
tratta di uno strumento studiato per venire incontro alle
esigenze di chi, come molte
organizzazioni no profit, pur
usufruendo di finanziamenti
pubblici, ha esigenza di liquidità immediata.
- Mutuo. Finanziamento a
medio-lungo termine, servirà
a sostenere acquisti o costruzione di immobili, impianti e
macchinari o avviamento di
attività commerciali.
Il Finanziamento di liquidità è stato pensato per le
esigenze di copertura delle
momentanee difficoltà di
cassa mentre il Credito di firma sarà una garanzia di solvibilità del cliente.
Almeno nei primi anni di
attività, la Banca etica non si
propone di diventare la prima, o unica, banca del cliente: facendo attività bancaria
solo in senso stretto non
svolgerà tutte quelle attività
proprie delle banche tradizionali. Per le operazioni in
titoli, i servizi di intermediazione finanziaria, il leasing finanziario, il factoring, il credito al consumo e l’emissione e la gestione di mezzi di
pagamento (carte di credito,
traveller’s cheques, lettere di
credito) il risparmiatore etico
dovrà comunque rivolgersi,
almeno per ora, a una banca
ordinaria.
Solo in questo modo la nascente banca riuscirà a scavarsi una nicchia di mercato,
che le permetterà di rimanere un po’ al riparo dalla concorrenza delle altre banche.
La Banca etica infatti dovrà
comunque contendersi il
mercato del risparmio ma
fortunatamente non quello
dei crediti, dal momento che
si rivolge esclusivamente al
no profit.
Il Manifesto
per una finanza etica
L’Associazione finanza etica, che raggruppa molte delle
più importanti organizzazioni nazionali del settore no
profit, ha elaborato una bozza della prima Carta di intenti della Finanza etica. 11 documento contiene i principi che
dovranno guidare la raccolta,
la gestione e l’impiego del risparmio etico e rappresenterà uno strumento fondamentale per la valutazione
dei soggetti finanziari e dei
prodotti etici offerti dal mercato. La proposta è aperta ai
suggerimenti di tutte organizzazioni del mondo no
profit che vogliano dare il
proprio contributo alla stesura della versione finale. I
principi fondamentali sanciti
dal documento sono stati
riassunti in dieci punti nel
Manifesto per una finanza
etica. La finanza eticamente
orientata;
- ritiene che il credito, in
tutte le sue forme, sia un diritto umano;
- considera l’efficienza una
componente della responsabilità etica;
- non ritiene legittimo l’arricchimento basato sul solo
possesso e scambio di denaro;
- è trasparente;
- prevede la partecipazione
alle scelte importanti dell’impresa non solo da parte dei
soci ma anche dei risparmiatori;
- ha come criteri di riferimento per gli impieghi la responsabilità sociale e ambientale;
- richiede un’adesione globale e coerente da parte del
gestore che ne orienta tutta
l’attività. Per ulteriori im
mazioni: Fabio Silva tei n
23991 oppure segreteria
651158.
L'esperienza delle
banche etiche all'estet
«Nessuna banca prestai
naro a gente senza gar;
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dere Muhammad Yunusl
direttore della banca
sua città. Yunus, docenti
economia, intuì in quel;
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nomia è l’accesso al crec
creò i presupposti per ida
la prima banca etica. Lei
che tradizionali non prest
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zie, anche se hanno buoi
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all’imprenditoria, mentrei
finanziamento anche dii!
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fondare la Grameen
(Banca rurale), che contai
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La Grameen Bank che;
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donne), che vuol dire ini
dia 100 dollari a testa,
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della terra, sono statetij
strutte case, è stata
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viata una piccola attivili',
nomica. Il 97% di quesfift
stili è stato regolarniei
rimborsato alla scadenzi!
si considera che il tassil
sofferenza medio di unaia
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Anche in Europa le band ’¡(j ^
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Germania.
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di sostenere lo sviluppa
imprese impegnate nellap , tt
duzione industriale e api“ . .
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cresciuta fino a raggiunf itività
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In Germania negli Ani®
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mancato recapito si prega restituire
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' si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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ifEMPO DI CASTAGNE — Domenica scorsa è stata la
Aolta di Rorà, ma per tutto il mese di ottobre sono in previene le tradizionali castagnate, occasioni per gustare uno dei
ifrutti più tipioi delle nostre valli e per stare insieme. L’annata
[non pare eccezionale sotto il profilo della produzione pure se
spezzatura è decisamente valida, specie sui versanti esposti
j a nord e più freschi. 11 vento dello scorso fine settimana ha
['fatto cadere tutti i frutti dagli alberi; la raccolta è ovunque
polto avanti grazie anche al tempo fin qui decisamente estiTO. Avviati alcuni nuovi impianti, realizzate alcune potature,
llésta da affrontare la questione, almeno in vai Pellice, di un
onsorzio di produttori per gestire in modo più economico la
,/endita del raccolto. I grossisti hanno fin qui acquistato alcune centinaia di quintali ma il prezzo, come sempre, è pericolosamente definito di chi compera il prodotto.
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VENERDÌ 17 OTTOBRE 1997 ANNO 133 - N. 39 LIRE 2000
Le valli pinerolesi hanno
la possibilità di proporre
interventi nel settore turistico; le prossime settimane saranno decisive per l’individuazione dei progetti che i
vari Comuni vorranno proporre per la richiesta di finanziamento regionale sulla base
dei fondi europei del regolamento 2081/93. Gli operatori
turistici sono stati invitati
dalle Comunità montane a
presentare a loro volta dei
progetti (i privati potranno
accedere a loro volta ai fondi
Cee ma in misura più contenuta), i Comuni stessi stanno
ragionando su quali iniziative
proporre rispetto al proprio
territorio. In entrambe le Comunità montane si è puntato
su un turismo legato alla cul
IL TURISMO ALLE VALLI
UN INVESTIMENTO
PIERVALDO ROSTAN
tura e alla storia, prima ancora che all’ambiente.
Ci sono vecchi stabilimenti
dismessi che possono essere
riutilizzati, ad esempio per
creare centri polivalenti? Ci
sono strutture ristrutturabili
finalizzando l’opera alla creazione di posti letto? Case per
ferie come il Castagneto di
Villar Pellice sono al completo anche in questo periodo e
già prenotate per l’anno pros
simo, la Foresteria di Torre
Pellice ha dovuto rinunciare a
diversi gruppi nel corso dell’anno. In vai Pellice un primo censimento dei progetti
già in pista, una cinquantina,
porterebbe ad un aumento
della dotazione di posti letto
di oltre 200 unità. Ci sono
però almeno due problemi, di
progettazione e di risorse.
Per quanto riguarda i privati, a fronte di aiuti nell’ordine
del 15% (si arriverebbe al
50% nel caso di associazioni),
viene chiesto giustamente garanzia circa la copertura
dell’altra metà dei costi, cosa
tutt’altro che facile da assicurare. E il «pubblico» non sta
meglio; si chiede infatti ai
Comuni di investire cifre non
indifferenti in progettazioni,
pagando cioè i professionisti
senza sapere se poi i soldi dalla Regione arriveranno, col rischio di aver speso molto per
non avere nulla se non un progetto nel cassetto. Se è vero
infine che il risparmio privato
è comunque abbondante e custodito nelle banche, perché
non riprovare a pensare ad
una «finanziaria di valle» per
investire in loco i risparmi dei
cittadini dei nostri paesi?
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la Luzenac
e i problemi
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il vai Chisone e Germanasca si toma a parlare di occupazione; nell’incontro di sali ottobre a Perosa Ar1 diinl|gentina, sindacati e politici,
pensa presenti l’onorevole Merlo e
la prilli senatore Passone hanno dilusso delle questioni aperte
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0 segni alla Luzenac. L’azienda conisi' fesionaria per lo sfruttamenleban giacimento di talco sta
istrutturandosi, incidendo
j pesantemente sull’attuale moideilo organizzativo e sul piaio occupazionale.
Imminente è la coltivazione
del nuovo giacimento della
^liniera Rodoretto, tra le 500
ciiar ®'®TOO.OOO tonnellate di mi, 2gri() ierale, che pare richieda ultea ricB ùori 10 miliardi di investirinno' ®onto. Entro il 2001 è previellati una diminuzione di occu3 atti* liti che passerebbero dalle at5 Bari titói 128 unità a 100, con un’
jiungi teività estrattiva che prevede
rto dl aria produzione a regime di
e di J 41.000 tonnellate annu
Le problematiche più im)0ci, portanti dibattute sono state
f*” La prima riguarda l’orga
‘'”,„11 dazione del lavoro e le sue
86 8 nfflplicazioni rispetto agli ora*Anri' i'"’ diritto alla mensa, alla
•nfprei .^^^'ùilità di una organizza‘ rogt ^ùe tenga conto della
,0 pia! *®’'ùizione di salute dei lavori lo i un’attività particolar
ilupP® “®^*‘^ute quale quella
nbieri minatore. La seconda ri
riTieri »®arda la tendenza delle ar®nde a «terzializzare» ampi
attori dell’attività attualmen® gestiti con dipendenti Lur "uc; non da ultimo la proKh ^ ùi appalto per la prepa[Anione del primo livello nelI Rodoretto. È stata
®ùita la necessità di una
deipi ^ presso il ministero
jtg ^pùustria di eventuali so, gm economici pubblici atHaV f ''^"iuggio della Luzenom- ° sviluppo socio-eco
■ tori °
snti'* "chiedono senso di refi' anche in chi su
iiji I territorio investe.
Riuniti in Slovenia i Comuni che aderiscono alla Opra, fra cui Bobbio Pellice
Un'alleanza per rilanciare i Comuni alpini
¡ÌBBÌÉg^lÌÌttiÉSlÌaÉ8ÉÌÉlBÉÌ8BEBÉÌSÌÌB
Le Alpi, e non da oggi, sono sottoposte a fortissima
pressione da parte dell’uomo;
collegamenti stradali che pur
nella loro maestosità si dimostrano ogni giorno insufficienti a contenere un traffico
elevatissimo, un volume di
merci in transito che continua
a privilegiare la gomma rispetto alla rotaia, migliaia di
impianti di risalita a sostegno
dello sport della neve. L’Austria continua ad essere sola
ad assumere un atteggiamento
duro sulla questione trasporti.
Continua il paradosso di
una assurda diseconomia che
porta, ad esempio, a produrre
in Germania succo di arancia
venduto in Italia, realizzato
con frutta italiana e magari
anche da lavoratori italiani
emigrati. Con quali costi di
trasporto sia sotto il profilo
strettamente economico che
ambientale? Per cercare di
rafforzare l’economia regionale occorrerebbero provvedimenti di una certa drasticità. Per intanto consoliamoci
col percorso che sta faticosamente compiendo l’Alleanza
nelle Alpi fra una serie di
Comuni che da due anni stan
L’oasi del Barant nel territorio di Bobbio Peilice
no incontrandosi per definire dei protocolli di intervento possibile in montagna, a
tutela del territorio e della
presenza dell’uomo in montagna. Per il Piemonte solo il
Comune di Bobbio Pellice
ha aderito all’iniziativa lanciata dalla Cipra (Commissione internazionale per la
protezione delle Alpi). Recentemente in Slovenia si sono ritrovati i rappresentanti
dei 26 Comuni che hanno
aderito alla proposta Cipra; la
discussione ha portato a trattare in modo specifico il pro
blema dell’agricoltura in
montagna. «Le prossime settimane la nostra organizzazione spera di poter incontrare il commissario europeo per
l’agricoltura illustrando la
nostra proposta di sviluppo
delle zone rurali montane»,
annuncia il sindaco di Bobbio, Aldo Charbonnier. Bobbio Pellice in effetti aveva
puntato proprio su iniziative
che rilanciassero l’agricoltura
sviluppando occasioni di turismo ecocompatibile (ristrutturazione di alpeggi estivi,
creazione di aziende agrituri
stiche). «Abbiamo anche indicato - spiega Charbonnier
- la possibilità di ristrutturare i piccoli insediamenti di
media quota, tra i 1.000 e i
1.500 metri, in modo da offrire occasione di ospitare turisti e nel contempo tenere in
considerazione l’architettura
locale e utilizzare materiali
da costruzione di provenienza
locale». Bobbio ha dalla sua
un ambiente ancora quasi intatto, offre possibilità di
escursione o di arrampicate
su roccia e ghiaccio di grande
interesse; nel territorio di
Bobbio, al Barant, si trova fra
l’altro uno dei più significativi giardini botanici d’Europa.
Ma il modello di sviluppo è
estendibile ad altri Comuni
della zona? «La nostra Alleanza si dovrà ampliare aggiunge il sindaco di Bobbio -; ad esempio noi avevamo già proposto alla Comunità montana di aderire come
ente che rappresenta tutta la
valle». Una rete per lo sviluppo dell’Alpe come cerniera
d’Europa, ambito da tutelare
e nello stesso tempo capace
di realizzare produzioni da
reddito per i propri abitanti.
Sembra che il nome di Vittoria, dato
alla ben nota città siciliana in Provincia di Ragusa, derivi da una vittoria
militare ottenuta contro i saraceni. Le relazioni dei nostri evangelisti, nell’ultimo
ventennio del secolo scorso, descrivono
la città come la più liberale di tutta la Sicilia. «Gli abitanti sono intelligenti, cortesi, affabili, di una tolleranza che non
ha eguali se non nelle città più progredite del continente». Ma questo atteggiamento non favorirà una efficace penetrazione evangelica nella città a causa, rovescio della medaglia, «dell’indifferenza
e della mondanità dei più». Malgrado
ciò, dal 1880 in avanti l’opera evangelica progredisce fino all’edificazione della
chiesa nel 1887 e l’apertura di una scuola diurna nel 1890 con oltre 150 alunni a
dispetto dell’accanita ostilità clericale
che ha affiancato, come presenza negativa ineliminabile, tutta l’opera di evangelizzazione in Italia.
Ma Vittoria è ricordata innanzitutto co
ILFILO DEI GIORNI
VITTORIA
____________ALBERTO TACCIA_____________
me sede della prima opera diaconale della nostra chiesa in Sicilia: l’Asilo dei vecchi. Il progetto nasce nel 1902, nell’animo dell’evangelista colportore Angelo
Deodato, dopo che aveva visto un nostro
fratello elemosinare alla porta di una
chiesa cattolica e aver incontrato tante
persone anziane senza mezzi, sole, inferme, bisognose di assistenza. Le case per
anziani evangeliche del Nord sono troppo
lontane e implicano uno sradicamento
troppo doloroso da parte dei siciliani. In
Sicilia vi sono case per anziani ma, come
scrive il Deodato, «In quelle non possiamo essere ricoverati, dappertutto monaci.
preti, frati, dappertutto intolleranza, anche negli ospedali neppure i moribondi
sono rispettati!». E poco per volta, contro
la mancanza di iniziativa e contro i dubbi
di chi si lascia scoraggiare dai costi troppo alti, con grande fede, tenacia, e con la
perseveranza che ha sempre caratterizzato tutta la vita del Deodato, dopo una lotta di oltre 30 anni, finalmente potè vedere
nel 1933 l’inaugurazione del tanto sospirato asilo con la disponibilità di ben 12
posti sotto la direzione della diaconessa
Margherita Jourdan.
Deodato morirà 7 anni dopo, all’età di
90 anni, circondato dall’affetto e dalla riconoscenza di tutti. Il nome di Vittoria gli
è stato di buon auspicio come coronamento di tanto impegno e tanti sacrifici! L’
inaugurazione dell’Asilo suscitò un così
grande entusiasmo anche nella popolazione locale che il podestà di allora regalò
ben sei rubinetti per l’acqua potabile.
L’asilo sarà collocato nello stesso edificio
adibito alle scuole evangeliche dal 1890.
¡N Questo
Numero
Agriturismo
Sono sempre più numerose le aziende agrituristiche in Italia. Nelle Valli
sono già 25 e offrono ristorazione ma anche possibilità di pernottare e di trascorrere soggiorni mirati
alla conoscenza dell’ambiente. Non manca inoltre
la vendita di generi alimentari prodotti in loco.
Pagina II
Primo distretto
Con il pastore Luciano
Deodato, presidente della
Commissione esecutiva
del primo distretto, facciamo il punto sulla strategia
delle chiese valdesi per il
prossimo futuro.
Pagina III
Vescovo a Pinerolo
Monsignor Pietro Giachetti sta per lasciare l’incarico di vescovo di Pinerolo per limiti d’età. Un’intervista realizzata da Radio
Becwith evangelica ripercorre con lui le tappe di un
lungo ministero e del dialogo con l’ambiente valdese.
Pagina VII
Casa
delle diaconesse
Torre Pellice
La Casa di riposo
valdese delle diaconesse ricerca operatore
d’assistenza con ciualifica di Adest. Le domande, corredate di
curriculum vitae e fotocopia dell’attestato
Adest, devono pervenire entro il 31-101997 alla Casa delle
diaconesse, c/o Hotel
du Pare, viale Dante
58, 10066 Torre Pellice
8
PAG. Il
L’ingresso della nuova miniera di talco «Rodoretto»
Cronache
OTTOBRATA BARGESE — Dal 18 al 26 ottobre a Barge si
svolgerà la 12“ edizione dell’«Ottobrata», insieme di spettacoli, mostre e festa. Ci sarà una mostra mercato di prodotti
agricoli e di macchine agricole, stand; lunedì 20 la tradizionale fiera. Nelle serate del 18, 20, 23, 26 serate di teatro dialettale nel padiglione!; nelle altre sere concerti musicali.
ARRESTI PER DROGA — Era controllato da tempo da parte delle forze dell’ordine; non nuovo al coinvolgimento in
episodi di spaccio di sostanze stupefacenti, Adriano Agli,
abitante ad Angrogna, è stato arrestato la scorsa settimana
dai carabinieri insieme a Morgana Vigna; Nella loro abitazione, al Baussan, sono stati trovati 93 grammi di hascish,
31 pastiglie di ecstasy, 8 grammi di eroina, 6 flaconi di metadone oltre a 2.000.000 in contanti. Il 10 ottobre sono stati
arrestati a Pinerolo Michele Dolzinelli, 43 anni, e la madre
Giuseppa Dolzinelli, di 70 anni, di Villafranca. L’uomo
prendeva contatto con i tossicodipendenti da cui incassava
il denaro mentre la madre, in auto, distribuiva le dosi di sostanze stupefacenti. Nell’abitazione dei due sono state rinvenute sostanze stupefacenti e attrezzatura per il taglio della
droga. Sabato pomeriggio sono stati fermati due pregiudicati, Noci Huyer residente a Sesto San Giovanni e Doriana
Froliani residente a Monza, per aver rubato due giacconi in
pelle dal centro commerciale Happening di Pinerolo.
TORRE PELLICE: NUOVA BIBLIOTECA — Sabato 18
ottobre, alle 16, verrà inaugurata la nuova biblioteca comunale di Torre Pellice; i nuovi locali, più luminosi e spaziosi, si trovano nei locali dell’ex Capetti in via D’Azeglio
e consentiranno una migliore fruizione dei volumi. Cambierà anche parzialmente l’orario; martedì, mercoledì e
giovedì la biblioteca sarà aperta dalle 15,30 alle 18,30, venerdì e sabato dalle 10,30 alle 12,30. Per l’inaugurazione è
previsto un momento musicale col chitarrista Andrea Lanza che eseguirà brani di Johann Raspar Mertz, Agustín Barios Mangorè, Julián Arcas e Angelo Gilardino.
PEROSA: CORSO DI GINNASTICA DOLCE — Il Gruppo
sportivo Pomaretto ’80 organizza un corso di ginnastica dolce presso la palestra della scuola Gouthier di Perosa Argentina. Il corso è libero a tutti e si svolge tutti i mercoledì dalle
14 alle 15 e venerdì dalle 13,30 alle 14,30.11 programma del
corso prevede attività fisica per le persone anziane. Per
informazioni rivolgersi a Paola Zago, 0121-82326. Il corso
inizia il 22 ottobre e termina il 29 maggio. Sabato 25 ottobre, alle 19, si svolge l’assemblea del GS Pomaretto.
SABATO SI PRESENTA IL TACABANDA — Sabato 18, alle 21, nella sala polivalente di Bobbio Pellice verrà presentata la 1° edizione della rassegna di musica popolare in vai Pellice «Tacabanda». La prima serata, a ingresso libero, vedrà
l'intervento dei gruppi musicali della valle «Suonatori della
vai Pellice», «Mouzico e danso d’Oc» e «Kalendamaia».
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VENERDÌ 17 OTTOBRf
Anche nel Pinerolese sono sempre più numerose le aziende del settore
L'agriturismo per promuovere l'ambiente
FEDERICA TOURN
INCENDIO A LUSERNA — Un violento incendio si è sviluppato domenica sera in località Maddalena, poco a monte
delia Gianavella sul territorio di Luserna San Giovanni.
L'intervento dei vigili del fuoco di Luserna e Torre Pellice,
e delle squadre antincendio che hanno combattuto con le
fiamme alimentate dal vento per alcune ore, ha fortunatamente limitato i danni. Da registrare anche un infortunio di
una certa gravità alla spalla (30 giorni di prognosi) per un
vigile del fuoco impegnato nello spegnimento. In giornata
sono avvenuti crolli di alberi o di rami sotto la forza del
ventodanni agli impianti sportivi di Luserna e Torre Pellice.
PROPOSTE DI LEGGE — Anche a Pinerolo è possibile firmare (segretaria comunale. 1° piano) le tre proposte di legge
di iniziativa popolare sull'immigrazione presentate dalla Rete antirazzista, con orario 9-12 e 15-16,30 fino al 30 ottobre.
Sono circa 7.500 le aziende
agrituristiche in Italia;
non tutte conosciute, per il
noto problema di carenza di
attività promozionali, ma
sempre aperte anche in autunno e inverno, anche solo per i
fine settimana, per soddisfare
il desiderio di evasione dalla
città e di una sosta in campagna con la degustazione di cibi biologici e confezionati in
casa, e magari attività sportive e ricreative a contatto e nel
rispetto della natura. Le regioni che contano più aziende
sul loro territorio sono il
Trentino Alto Adige, TUmbria e il Veneto, ma anche il
Piemonte (in particolare le
zone del Cuneese, che ospita
il 30% delle aziende piemontesi, e dei Torinese) ha ancora
delle potenzialità da sviluppare in questa direzione.
Secondo una ricerca effettuata nel dicembre dello scorso anno dall’assessorato all’Agricoltura della Regione
Piemonte, le aziende autorizzate allo svolgimento dell’attività agrituristica in Piemonte sono 313, il 20% in più rispetto al 1995; nel 62% dei
casi si tratta di aziende collinari o precollinari, mentre il
23% si trova nelle vallate alpine. In genere l’agriturismo
nasce come supporto economico e ambientale alT agricoltore, ma è vivo anche il
desiderio di valorizzare la
realtà agricola (79% dei casi)
e di promuovere l’ambiente
(27%). Per quanto riguarda
l’indirizzo produttivo delle
aziende piemontesi, prevale il
vitivinicolo (26%), seguito
dal frutticolo (25%) e dall’orticolo (17%); tra i servizi offerti al primo posto spicca la
ristorazione (85% delle aziende), la vendita diretta dei prodotti (70%), le attività sportive (64%), soprattutto equitazione e cicloturismo, e l’ospitalità (53%).
Anche nelle nostre valli,
che contano già 25 aziende
agrituristiche, il fenomeno agriturismo è ancora in
crescita (l’azienda «La Canal» di Bricherasio di Antonella Ghiaie ha aperto nel
gennaio scorso). Quanto alle
possibilità di accoglienza, i
posti letto complessivi sono
150; tutte le aziende offrono
anche la ristorazione, se si eccettua l’azienda «A La VieIo» di Silvana Fornerone a
Prali, dove è solo possibile
affittare delle camere tutto
l’anno e comperare prodotti
non cotti della cascina. Oltre i
pasti offrono posti letto per il
pernottamento anche il Rifugio Barfè di Angrogna (10),
la Cooperativa agricola «Il
frutto permesso» di Bibiana
(24 posti, raddoppiabili se si
tratta di ospitare bambini),
che però lavora soltanto con i
ragazzi delle scuole, la «Turi
Mis*
Agriturismo al Pra in alta vai Pellice
na» di Bricherasio (4 appartamenti con 12 letti per adulti e
4 per bambini), la Meizoun
Blancho di Fenestrelle (9), il
«Bacomela» di Luserna San
Giovanni (12), la Cascina Paglieri (5) e la «Fiorendo» (8)
di Pinerolo, la «Ciabranda»
(12) di Pomaretto, l’azienda
di Renzo Marino a Prarostino
(6), la «Sibourgh» a Rorà (9),
la «Miando» a Salza di Pinerolo (2), la Cascina Muston di
Torre Pellice (5), la Fattoria
Pian dell’Alpe (10) e la «Pzit
rei» (10) di Usseaux.
Alcune aziende prevedono
anche la possibilità di ospitare campeggiatori (l’azienda di
Bruno Catalin di Bobbio Pellice, il «Bacomela», la Cascina Paglieti, la «Ciabranda», il
«Sibourgh», «Il tiglio» di San
Secondo, la Fattoria Pian
dell’Alpe e l’azienda di Germana Danna a Villar Pellice)
e i prezzi per la piazzola variano dalle 5.000 alle 15.000
(il costo per persona invece
dalle 3.000 alle 8.000 lire). I
prezzi della pensione completa vanno dalle 55.000 alle
80.000 lire a persona; il singolo pasto consumato nell’azienda da 20.000 a 70.000
lire. Quanto alle attività che
gli ospiti possono svolgere
durante il soggiorno, si va
dallo sport (equitazione, passeggiate, gite in bicicletta,
bocce, ping pong) a quelle di
educazione alla natura, di solito inserite in programmi appositamente studiati per i ra
gazzi delle scuole. In parti
lare il «Bacomela» organi;
delle «settimane verdi» pg
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imparare a lavorare il
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doun» di Luserna offre
bambini una giornata
20.000 lire) che comprendei
visita all’azienda, ai bosi
circostanti e al museo vali
o all’Osservatorio astronoi
co; nella Cooperativa «D
to permesso» di Bibiana
gazzi possono imparare ali
il pane o le marmellate, oÌ
a conoscere il territorio
un occhio di riguardo alla
tela dell’ambiente (70.000—
re per due giorni e 130.0
per tre).
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Dibattito al tradizionale «Autunno in vai d'Angrogna
Quale sviluppo per la valle?
ADRIANO LONGO
All’annuale appuntamento
della manifestazione
«Autunno in vai d’Angrogna», ormai giunta alla XIX
edizione, non poteva mancare
l’attualità. Per una zona di
montagna, in questo scorcio
di fine secolo, l’attualità è
centrata sull’individuare un
futuro per questi siti e il ruolo
che essi potranno giocare nel
rapporto con la pianura e la
città e più in generale con la
comunità allargata europea
che si andrà entro breve a delineare. Nel tempio del Serre,
giovedì 9 ottobre, in diversi si
sono trovati all’incontro che
aveva per tema: «Progetto di
valorizzazione turistica della
vai d’Angrogna: un’idea di
una politica di sviluppo per
un territorio a rischio». Il perché di questo progetto lo spiega il vicesindaco, Ezio Borgarello: «Il Comune è l’ente locale che rappresenta la comunità, ne cura gli interessi e ne
promuove lo sviluppo. Ma come si fa a promuovere uno
sviluppo se al Comuni manca
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no i fondi?». In questo caso è
stata individuata la Comunità
montana come l’ente che poteva assumersi queste funzioni. Così nel 1995, con l’approvazione del Piano di ecosviluppo si puntava a individuare delle linee per una programmazione che rilanciasse
la vocazione turistica della
valle collegandole a altre presenze ancora significative:
l’agricoltura e la cultura.
Ed ecco ora che la Regione,
nel quadro delle iniziative
volto a rilanciare l’economia
nelle zone a declino industriale, ha formulato un documento di programmazione
per l’utilizzo di fondi strutturali dell’Unione europea per
il triennio 1997-99. All’interno di questo, l’amministrazione comunale ha in seguito
individuato due priorità sulle
quali centrare l’interesse: la
rivitalizzazione del concentrico in San Lorenzo, e la riqualificazione dell’ambiente. Positiva è stata la risposta per
cui ben 17 progetti sono stati
presentati, 9 pubblici e 8 formulati dai privati. Il più significativo è quello die prevede l’acquisizione da parte
del Comune e di altri privati
dello stabile sede del bar e
posto telefonico pubblico nel
capoluogo che dovrebbe essere trasformato per realizzare
un servizio di accoglienza e
di informazione turistica con
accanto una sala polivalente
collegata con il bar. e infine
un residence.
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anche di una saletta desti« ^
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storia della valle e dei s>
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il termine per presentare^
Regione la «Manifesta^*^
di interesse» è il 31
quindi proprio dietro 1 «
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|FRnî 17 OTTOBRE 1997
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PAG.
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Intervista al pastore Luciano Deodato, presidente della Ced del I distretto
Le chiese devono fare proposte di azione
»chiese valdesi delle Valli stanno iniziando un nuovo anno
iività; sarà un anno importante, centrato sulle manifestaj per il 150° anniversario dell’editto di Carlo Alberto che
«leva la libertà civile ai valdesi. Nel momento dell’avvio
—^nvn anno ecclesiastico abbiamo parlato col pastore Lu^Deodato, da pochi mesi eletto presidente della Commiste esecutiva distrettuale, delle prospettive delle chiese, del
olmpegno, dei loro problemi all’intero di una società comisa come quella di queste valli.
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■he si è tenuta ad Angronel giugno scorso ha vorilanciare l’azione della
missione distrettuale,
■li sono i vostri punti di
linee operative per i
"jiesi che ci stanno davanti sostate delineate chiaramenjall’ultima Conferenza dijtrettuale. Riguardano sia
insetto interno delle chiese,
sia i rapporti con l’esterno.
¡Per quanto riguarda l’interno
la Conferenza ha indicato al
Ìuni punti fermi. Anzitutto ha
etto che l’essenziale della
.J. “X H; T^ir. in rtp
le"è l’azione di Dio in Geli Cristo”. Può sembrare bascontato. Forse non lo è
tutto. Il rischio (non solo
illa nostra epoca, ma di
pre) è che il centro sia
istato verso altre cose, per
mpio r interiorità e la sogività del singolo individuo
pn le sue aspirazioni e i suoi
lali, con le sue grandezze e
le sue miserie, con la sua sete
di verità e con il gorgo delle
sue menzogne. La fede criaiana è tale solo se parte da
Cristo e converge verso Cristo. Ciò non significa che
l’essere umano come tale
venga ignorato o eliminato:
- prosegue la Confetem- abbiamo bisogno di
capire in che modo questa
azione ci tocca e incide nella
unificali “ha vita”. E qui a questo
viene valorizzata la nostra soggettività, infatti “la
’ esenza di Dio può essere
issata in modo diverso dalle
¡verse generazioni”. È dunle essenziale che “le generasentieri imparino ad ascoltarsi e
ia segnai tteipellarsi a vicenda”. In tal
3 il teniti ®so la fede è anche dialogo
azione 1 ?®raunicazione oltre ad essentazioi riflessione. Il luogo del
i Interi e della ricerca è traditti pres8 hnalmente l’ora del culto, il
1 tre ine è un po’ ovunque
le; rari I
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crisi, tanto che “per molti
enza estf” ^ P*ù il momento centrale
jiraoiioi vita, in cui ci si sente
nativo il ^tvocati dal Signore e si in3lmarei ^®ha la realtà della comu0 che si “'’^cristiana”»,
tei tefflp questa analisi non c e
a Co'issti di nuovo: quali indicaaco di ^ possono trar
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rappot® *La Conferenza non ha sa
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J 'Ho e concreto. Né forse lo
poste 1
il ®teva fare. La terapia va in
azione ^h^äta da ogni comunità,
e al Pn*' • ^ Conferenza si è li
rare delle proposte. Nel farlo
dovranno prendere in eonsiderazione tutto l’ordine del
giorno della Conferenza che è
complesso e articolato molto
più di quanto risulti dalla breve sintesi qui fatta».
- La Conferenza si è preoccupata anche del centenario
del XVII Febbraio?
«Il prossimo XVII febbraio
si preannuncia ricco di manifestazioni. Ogni ehiesa ovviamente assumerà localmente
tutte le iniziative che riterrà
opportune. La Conferenza si
è limitata ad indicare alcune
linee generali. Anzitutto, sotto il profilo operativo, a ricercare un coordinamento con il
Comitato del centenario che
fa capo al Centro culturale di
Torre Pellice. Sarebbe infatti
una grossa sciocchezza se per
caso si accavallassero iniziative diverse o addirittura contrastanti; invece iniziative diverse possono, se opportunamente eoordinate, costituire
one ® esortare le chiese “ad
orma* ''Pugnarsi nella ricerca di
e dispd ®®vita comunitaria in cui
a destiit si senta preso sul sede i suoi doni, i suoi lie dei si i suoi problemi”. L’indiai piogi pur minima, è però
entate > J?®’|?nte e preziosa: ricerca
festazii
Jhi dire almeno tre cose: 1 )
'' ci si rassegna all’esisten2) ma si reagisce costruttiente a una situazione che
bloccata, 3) con un
ggiamento di apertura. A
csto punto la parola passa
assemblee di chiesa e ai
'"cistori che devono elabo
un mosaico armonioso e variopinto. Il Comitato centenario per esempio ha proposto
alle filodrammatiche, ehe in
molte chiese entrano in scena
il “17”, di “centrare il lavoro
su una pagina della storia valdese”. Se così avvenisse, si
potrebbe avere a marzo una
specie di festival delle recite
più interessanti. E una bella
sfida lanciata alle chiese e alle filodrammatiche».
- Tuttavia il XVII Febbraio
non è soltanto la recita della
fdodrammatica...
«Giusto. Il centenario deve
essere occasione per riprendere consapevolezza della propria storia. Si pensa, a proposito, soprattutto alle nuove generazioni. Non è ammissibile
che i giovani ignorino le proprie radici storiche o che le
conoscano in modo superficiale e approssimativo. Stanno per uscire delle schede che
potranno facilitare l’approccio
alla nostra storia per la fascia
d’età dei bambini della scuola
domenicale e degli adolescenti. Ma si vuole pensare anche
agli adulti: bisognerà evitare
toni trionfalistiei, del tutto
fuori luogo, per concentrare
l’attenzione sul significato
della libertà in ordine alla testimonianza nel nostro paese.
Il 30 ottobre, in oceasione
dell’Assemblea della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, che si terrà a
Torre Pellice, vi sarà una tavola rotonda alla quale prenderanno parte anche parlamentari sul tema della libertà
di coscienza. Il XVII Febbraio è infatti solo una tappa
di un cammino che va avanti
e che oggi riguarda non solo
le chiese evangeliche, ma
molte altre realtà. Il Parlamento ha discus.so una legge
sulla libertà religiosa. Non è
dunque fuori luogo che anche
tra noi se ne parli, badando
che quanto noi abbiamo diventi patrimonio di tutti».
- Su questo tema del patrimonio di tutti la Conferenza
Ai lettori
un incidente tecnico avvenuto in tipografia al momento
fonazione, un certo numero di abbonati ha ricevuto il n.
' giornale privo di alcune pagine di Riforma. Ce ne scu® e invitiamo tutti questi lettori a segnalarci il loro indi' per provvedere a inviare loro un’altra copia completa.
ha votato con un po ' di travaglio un ordine del giorno in
cui si diceva che il XVII Febbraio ha alare nazionale...
«Il Sinodo ha accolto e migliorato l’ordine del giorno
votato dalla Conferenza ad
Angrogna, nel quale si poneva il problema di non vivere
più il “17” come questione riguardante soltanto i valdesi,
o addirittura solo le Valli. E
indubbio che qui sia vissuto e
sentito in modo particolare,
ma è un patrimonio che riguarda tutti gli evangelici, e
non solo loro, ma (perché
nò?) anche l’intero popolo
italiano. Come si sa il 17 feb
La Commissione distrettuale,
in stretta collaborazione con il
Centro culturale valdese, ha
cominciato a lavorare nella
direzione indicata, individuando nella delibera del 21
marzo 1997 del Comitato interministeriale per la programmazione economica uno
strumento atto a valorizzare il
patrimonio storico e culturale
e, si spera, anche a creare
nuovi e finora impensati sbocchi lavorativi. La questione è
molto complessa e coinvolge
ovviamente altri soggetti, oltre le nostre comunità, dotati
di un peso economico e politico non indifferente come l’in
Un momento della Conferenza del I distretto
braio 1848 il re Carlo Alberto
firmava le Lettere Patenti; il
4 marzo emanava lo Statuto.
Giustamente la città di Torino intende stabilire un collegamento tra i due fatti, facendo precedere le celebrazioni
dello Statuto da quelle del
“17”:. come a dire che la premessa dello Statuto sta nella
firma delle Lettere Patenti. Il
“17” non ha dunque solo una
rilevanza per le nostre chiese,
ma anche per l’intera nazione. In questo quadro si colloca pertanto la visita che il
Presidente della Repubblica
farà il 15 febbraio a Torre
Pellice. Un riconoscimento
ehe ci onora, ma anche ci impegna, perché ci invita a vivere in questa nazione dando
con umiltà e consapevolezza
il nostro contributo al suo
sviluppo civile».
- La Conferenza si è anche
preoccupata dell’avvenire
delle Valli: che cosa sta maturando a questo proposito?
«Come chiese collocate alle
Valli, nelle “nostre Valli”,
per l’intreccio profondo che il
tempo ha formato tra questa
terra, la cultura e la vicenda
delle nostre comunità di fede
siamo in modo particolare interessati a tutto quanto qui
succede. Profondi processi di
trasformazione sono avvenuti
in questo secolo che hanno
radicalmente cambiato la fisionomia sociale ed economica. Dopo avere subito le massicce emigrazioni a cavallo di
questo secolo e il fenomeno
dello spopolamento della
montagna, legato ai mutamenti dell’economia, ci troviamo oggi in una situazione
di relativo benessere economico, ma privi di prospettive
di sviluppo per il domani. Finita l’agricoltura di montagna, esaurite le risorse minerarie, chiusi gli opifici, ridotta
l’occupazione nei grandi insediamenti industriali della
pianura, a quali risorse attingeranno i nostri figli?».
- Questo è un punto cruciale. Ci sono delle prospettive?
«La Conferenza di Angrogna ha incaricato la Commissione distrettuale di occuparsi
dei “problemi legati alla gestione del territorio e del patrimonio storico e culturale”.
dustria e l’agricoltura di pianura. In questa partita che si
svolge su un terreno che, come chiese, conosciamo poco,
è necessario procedere in modo unitario e concorde se vogliamo salvaguardare il nokro
patrimonio culturale ed evitare che divenga oggetto di speculazione, stravolgendone oltre tutto i contenuti, da parte
di soggetti diversi da noi. La
Commissione distrettuale ha
già avuto una serie di incontri,
per cercare di mettere insieme
le nostre forze, e altri ne avrà
nel prossimo futuro».
- Esiste un problema giovanile anche all’interno delle
nostre chiese?
«Questo punto, appena sfiorato nel corso della Conferenza, è stato ripreso dal Sinodo.
È giusto ripetere ancora una
volta che i giovani non sono
“la chiesa di domani”, ma insieme agli anziani e i bambini, gli adolescenti e le persone
di mezza età, i malati e i sani
eccetera, sono la “chiesa di
oggi”. È stato più volte rilevato che c’è una difficoltà di comunicazione e quindi anche
di comprensione tra la parte,
diciamo così, matura della
chiesa e la fascia giovanile. Si
tratta di un fenomeno che si
ripresenta anche in altri contesti, come per esempio in quello familiare. Potrebbe perciò
essere considerato come “normale”. Noi però la pensiamo
diversamente nella convinzione 0 nell’illusione ehe si possa fare qualcosa per abbattere
questa sorta di muri di divisione. Ed è importante che così avvenga, perché nel dialogo
tra le generazioni ci si può reciprocamente arricchire. Naturalmente se si riesce ad abbattere i pregiudizi che ci sono da una parte come dall’altra. Tanto per cominciare il
26 ottobre ad Agape si svolgerà un incontro (che speriamo sia utile ad avviare il dialogo) dal titolo “Quale chiesa
per quali giovani?”, organizzato dalla Commissione distrettuale insieme alla FgeiValli. Quanto fin qui detto
non esaurisce i compiti e le
linee di lavoro delle chiese alle Valli nei prossimi mesi.
Ma eventualmente se ne parlerà una prossima volta».
Obiezione alle spese militari
Pignorati i libri
a un obiettore fiscale
Martedì 7 ottobre è stata
una data importante per il pacifismo pinerolese; alle 9 del
mattino Erancesco Eratta, insegnante di Pinerolo, obiettore fiscale contro le spese militari, ha rieevuto la visita
delTufficiale giudiziario per
il pignoramento di aleuni
suoi beni, nello specifico libri. Che cosa era successo?
«La storia - spiega Francesco Fratta - è nata al tempo
della guerra del Golfo; oltre
alle tante manifestazioni che
si organizzarono allora in tutto il mondo mi parve utile
aderire a questa forma di protesta civile quale l’obiezione
fiscale, protesta che ho poi
eonfermato anche negli anni
successivi. Il mio caso è abbastanza atipico perché di solito chi pratica l’obiezione fiseale è anche creditore di un
rimborso dallo stato, per cui
gli viene eorrisposta una
somma inferiore. Io invece
non ero creditore, ho devoluto la somma percentuale che
il governo destinava alle spese militari a una associazione
pacifista e ho avvisato il fisco». Per un po’ di anni non è
successo nulla poi sono arrivate le prime richieste di pagamento a cui ovviamente
Fratta non ha fatto fronte; alla
fine è scattato il pignoramento dei beni, in questo caso di
libri, previsto per martedì
scorso. Si trattava di libri su
tematiche paeifiste e nonviolente; «Ho cercato di dare un
senso anche a questa giornata
- aggiunge Francesco Fratta
- coinvolgendo altri amici
pacifisti che hanno acquistato
i libri pignorati e li doneranno
alle scuole di Pinerolo affinché gli studenti possano creseere formandosi una cultura
di pace e non di guerra, di nazionalismo».
Diffuse negli anni passati
in modo significativo, iniziative come l’obiezione fiscale
e le tematiche paeifiste in genere paiono oggi un po’ dimenticate... «Effettivamente è
così - dice ancora Fratta -;
l’obiezione fiscale è oggi
un’arma un po’ spuntata, anche perché l’introduzione dei
modelli 730 in qualche modo
rende più complesso e disagevole l’atto. In realtà comunque, anche nei tempi migliori l’obiezione fiscale non
ha mai avuto un peso decisivo nella lotta politica dei pacifisti: bisognerà pensare a
strumenti nuovi per rilanciare
la cultura pacifista».
Un gruppo di artisti nel Pinerolese
L'arte fra la gente
CARMELINA MAURIZIO
Il Gruppo Arte 7, nato circa
sei mesi fa dalla volontà di
sette artisti del Pinerolese di
farsi conoscere e con l’obiettivo di avvicinare l’arte alla
gente, fa un primo bilancio
del proprio operato. «Il Gruppo - spiega Daniela Corno,
scultrice che vive e lavora a
Lusema San Giovanni e tra i
fondatori del Gruppo Arte 7 è nato dall’esigenza di confronto reciproco, come occasione di stimolo per le ricerche espressive di ciascuno,
con l’intenzione soprattutto
di far conoscere le nostre
opere attraverso la realizzazione di esposizioni, prevalentemente all’aperto quando
è possibile, che destino interesse e curiosità. Fino ad oggi il nostro obiettivo principale, quello cioè di mostrare
l’arte alla gente che passa
per le strade e le piazze dove
le nostre opere .sono esposte,
è stato raggiunto».
Chi sono gli artisti del
Gruppo Arte 7? Lo abbiamo
chiesto ad un altro dei suoi
fondatori, Sergio Brero, di
Torre Pellice, insegnante di
scuola media, artista alla ricerca di mezzi espressivi e
tecniche sperimentali, che così ci presenta gli altri componenti del Gruppo: «L’elemento che ci accomuna è quello
di aver frequentato l’Accademia di Belle Arti, seppure in
anni e città diverse; per il resto ognuno di noi segue percorsi differenti, ricerche e
sperimentazioni, che si arricchiscono dal confronto reciproco». Oltre a Daniela Corno, scultrice che si esprime
nelle due e tre dimensioni, e
Sergio Brero, artista che usa
tecniche miste, questi sono
gli altri componenti di Arte 7:
Liberato Mazzarella, scultore
e ceramista, che vive a Torre
Pellice, e che ha al suo attivo
mostre in tutto il mondo; Mariella Rossi, pittrice di Torino, che vive e lavora attualmente ad Abbadia Alpina;
Gianni Bertela, che vive a
San Secondo, artista acquarellista e ricercatore delle
suggestioni proposte dalla
forma umana; Stefania Brunetti, ceramista, che ha il suo
studio a Torre Pellice; Alberta Chiabrando, pittrice, che si
dedica anche alla scenografia.
Ylf US
I primi ottici della Val Pellice
Laboratorio in sede
con monta^efio tenti
computerizzttto...
LUSERNA S. GIOVANNI - Via Roma, 42
TORRE PELLICE - Via Arnaud, 5
10
PAG. IV
^LLI miUESI
VENERDÌ 17 OTTQBRF
^1
Al via al Lingotto la seconda edizione del Salone della musica
Dalla didattica al concerto
Dal 16 ottobre torna, al Lingotto fiere di Torino, il Salone
della musica; è la seconda
edizione dopo l’esordio di un
anno fa che riuscì a mettere
insieme 995 espositori per
164.600 visitatori dei quali
11.470 addetti ai lavori.
Il Salone torna con la consapevolezza che il mondo della musica aveva bisogno di
una casa comune, dove presentare le proprie attività, dove discutere i propri problemi,
esibire i propri artisti, far incontrare, in un clima comunque di festa, operatori e pubblico. Il Salone torma con la
voglia di offrire maggiore
qualità di esposizione, maggiore ricerca e di mettere in
risalto l’attività produttive del
settore e gli orientamenti del
mercato.
Con la seconda edizione del
Salone tutto il Lingotto si trasformerà in un’unica grande
piazza, dove si affacceranno
le case discografiche, i produttori di strumenti musicali,
scuole di musica, stazioni radio e tv, concerti, confronti
con gli artisti, dibattiti. Gli
spazi sono stati in parte modificati rispetto all’anno scorso;
ci saranno comunque sale da
250 e 800 posti, oltre all’arena con 4.000 posti questa volta privo di fastidiose colonne.
Per adeguamento alle norme
europee la diffusione del suono non potrà superare la soglia degli 85 decibel.
Il Salone ’97 darà spazio ai
protagonisti del mondo della
musica classica, del jazz e del
pop italiano; «Carta bianca
a...» si intitola lo spazio che
in tre giornate verrà occupato
da musicisti dei tre settori artistici ed espressivi. Ciascun
ospite (Uto Ughi per la classica, Lorenzo Jovanotti per il
pop, ritalian instabile orche
stra per il jazz) la mattina dialogherà con il pubblico delle
scuole, per continuare il pomeriggio con l’esemplificazione compositiva e concludere con un momento spettacolare.
Il salone propone quest’anno un convegno gemello di
quello del ’96 su Elvis Presley; oggetto dell’analisi di
quest’anno sarà Frank Zappa,
fondamentale per rimarcare il
discorso che tanto sta a cuore
degli organizzatori sulla contaminazione fra generi e aree
musicali. L’originalissima
storia del musicista americano
sarà ricostruita da diversi musicisti, dai giovanissimi «Ossi
duri», zappiani già a 12 anni,
alla «Tankio band» che riprodurrà le sonorità dello Zappa
di area jazz per finire con Elio
e le storie tese. Ci sarà anche
spazio per ricordare Maria
Callas a 20 anni dalla morte.
Oltre all’iniziativa di «Carta
bianca a...» il Salone è impegnato a cercare contatti col
mondo della scuola: diversi
progetti sono stati avviati
coinvolgendo il Provveditorato agli studi di Torino, dal
«consultorio delle voci» alla
«lezione di canto»; un percorso didattico vedrà impegnati
anche i pinerolesi Africa Unite relativamente alla storia del
reggae, del dub e della Jungle.
Ci saranno incontri sul ruolo
degli strumenti musicali nei
programmi di educazione musicale della scuola italiana e
dello strumento nell’età prescolare, sulla vocalità nella
scuola elementare. Fra i momenti di spettacolo vanno
inoltre ricordati l’esibizione
del cantautore Francesco De
Gregori con l’orchestra d’archi della Scuola di Alto perfezionamento musicale di Saluzzo giovedì 16 alle 21, preceduta, alle 18, dall’incontro
con «I nomadi» sul tema musica e solidarietà. In questo
megaemporio della musica
dove ogni etichetta, ogni genere può trovare il suo spazio
e il suo riferimento segnaliamo anche il «Meeting of angels» di domenica 19 alle
21,30 nella sala 500: sarà un
momento per permettere l’incontro e il confronto fra musiche legate a fedi e religioni,
dal canto gregoriano dell’Ensemble Gilles Binchois ai raga indiani di Nishat Khan o
ancora ai canti tibetani di
Yungchen Lahmo; per andare
alla pura tradizione yddish di
Tamina Breuer o ai suoni degli sciamani provenienti dalla
repubblica di Tuva.
Il salone della musica, presso il Lingotto Fiere di Torino,
sarà aperto dal 16 al 21 ottobre dalle 10,30 alle 24; il costo del biglietto è di lire
15.000, ridotto 10.000; al di
sotto degli 11 anni si entra
gratis, dagli 11 ai 18 anni si
ha diritto al biglietto ridotto.
E disponibile un abbonamento per tutta la rassegna al
prezzo di £ 40.000. Tutte le
esecuzioni musicali sono gratuite, cioè comprese nel biglietto di ingresso.
La consapevolezza dell'identità occitana
Non solo musica e danze
GIGI SAPONE
■j'' ravamo occitani, ma
XV non lo sapevamo...»;
con questa frase un po’ scherzosa e un po’ seria un mio
amico, in una sera d’estate a
Luserna, aprì una discussione
fra i suoi ospiti e tutti noi, occitani o occitanisti, tentammo
di ragli spiegazioni razionali.
Oggi mi accorgo che di fronte
alla piccola provocazione vale la pena usare, a mia volta,
una piccola provocazione e
cioè ribaltare la frase «Oggi
sappiamo di essere occitani»!
Ed è una coscienza che si
sta sviluppando insieme ad
altre: il desiderio di vivere e
lavorare nella propria terra
d’origine, per non ripetere il
pendolarismo dei genitori; la
riscoperta del patuà delle lontane tradizioni dei trovatori
provenzali medievali; il sapere che le persecuzioni colpirono una popolazione «diversa» non solo per religione,
ma anche per lingua.
Mi occupo di musica e danze eccitane: cerco di capire (o
di carpire?) i segreti di chi
suona meglio di me e di invogliare a suonare il semitoun
chi è inesperto; dal mio osservatorio ho appunto notato che
l’avvicinamento ai balli occitani è dovuto soprattutto al
desiderio di un divertimento
alternativo. Tuttavia ho, poi,
visto che pochissime fra le
cercate l’eco delle valli valdesi?
ecco 0li esercizi commerciaii che io vendono
Bobbio Pellice: edicola Charbonnier. via Maestra - Luserna S. Giovanni; edicola Panizzieri. (Luserna-Torre), zona Valentino; edicola
Mevnet. piazza Partigiani; edicola Boraiattino. Bellonatti - Perosa
Argentina; cartoleria Fantasv. via Cavour 1; edicola Calzavara, via
Poma 27- Pinerolo; edicola Ardusso. via Dei Mille; edicola Chiavazza.
c.SD Torino 22; edicola Conte rio, c.so Torino 276; edicola Franceschi,
p.za Barbieri 1; libreria Gianoalio. via Duomo 11; edicola Rolando, via
Fenestrelle 17; libreria Volare, c.so Torino 44. PomarettO; cartoleria
Bert. via Carlo Alberto 46 - Prali; edicola Richard. Ghigo - San Secondo; edicola Boraarello. via Rol & - Torre Pellice; edicola Albano.
via Bert 7; cartoleria Calamaio, p.za Municipio; libreria Claudiana,
piazza Libertà; edicola Giordana, p.za Libertà 7; cartoleria Pallard.
via Arnaud; edicola Tourn. via Matteotti 3 - Villar Pellice; edicola
Palmas, piazza Jervis - Villar Perosa; edicola Poet. via Nazionale 33.
...e naturalmente a Riforma:
via San Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011-655278, fax 011-657542
persone che ballano, considerano le danze fine a se stesse,
ma ognuno sviluppa da questo
forte coinvolgimento emotivo
un proprio filone. Fondamentalmente tre filoni; lo studio
della cultura popolare e delle
tradizioni (montanare, contadine ecc); l’avvicinamento alla cultura del naturale (la musica acustica, le danze collettive, la vita basata su metodi
«dolci»); la comprensione di
un’etnia e di una lingua che
vuole convivere pacificamente con gli altri. I gruppi che si
chiamano con parole occitane
sono ormai moltissimi, operano in settori di intervento più
disparati, dalle guide alpine
agli agriturismi o, ancora, alle
associazioni per il recupero
ambientale.
Per quanto riguarda l’attività dei gruppi più specificatamente musicali, vale la pena di ricordare la rassegna
«Mercanti e musicanti», con
l'esposizione dei prodotti della Chambra d’Oc e un concerto con la partecipazione di
tutti i suonatori di valle, la
creazione di un centro di documentazione, i corsi di danza, la scuola di organetto ad
Angrogna, la giornata di incontro fra musicisti di musica
popolare, gli stages di danze
di risonanza internazionale.
Non ha importanza dare la
paternità di queste iniziative a
questo o quel gruppo, si tratta
di un patrimonio di tutti. Ed è
questo clima di rispetto reciproco che dà forza a tutte le
iniziative.
L'associazione musicale «Divertimento» per i più giovani
Una scuola di musica per la val||
Da alcuni anni opera in vai
Pellice una scuola di musica;
l’anno scorso ha attivato con
successo numerosi corsi rivolti essenzialmente ai bambini,
comunque ai giovani: parliamo della Associazione musicale Divertimento che ha proposto a Comuni e Comunità
montana l’avvio di una scuola
di musica ottenendone la collaborazione determinante. Ce
ne parla Daniele Griot, membro del direttivo dell’associazione. «Inizialmente si trattava di un gruppo musicale di
pochi amici che sentivano
l’esigenza di ritrovarsi intórno
alle problematiche della didattica musicale - racconta
Griot-; volevamo capire se
era possibile intervenire direttamente portando le proprie
capacità didattiche in un territorio come quello della vai
Pellice in cui non erano presenti istituzioni che operassero nel settore musicale. Le risposte sono state subito positive e il gruppo è rapidamente
cresciuto, strutturandosi e
dando vita a quella che oggi
viene chiamata scuola di musica della vai Pellice».
- È possibile avere dei dati
sul coinvolgimento di giovani
nella vostra attività ?
«Il numero dei ragazzi
coinvolti è cambiato moltissimo nel corso degli anni; i primi anni i corsi erano rivolti a
persone che desideravano
compiere studi di alfabetizzazione musicale e quindi spesso si trattava di adulti. Nel
tempo molti bambini si sono
avvicinati alla nostra associazione e abbiamo potuto organizzare dei corsi divisi per fasce di età omogenea».
- In quale modo ci si avvicina alla musica?
«Noi prevediamo avvicinamenti alla musica a partire
dai quattro anni o addirittura tre attraverso attività di e
spressione corporea o apprendimento di strumenti a percussione. Crescendo, dopo i
sei anni, è previsto che i bambini partecipino ad attività
corali, proprio nel tentativo di
far mettere in comunicazione
fra loro dei bambini utilizzando un linguaggio, come quello musicale, per loro nuovo.
Più avanti i bambini proseguono l’attività di insieme
iniziando, se lo desiderano,
l’apprendimento di uno strumento specifico».
- Musica e scuola; quale
spazio la scuola può dare alla musica ?
«In Europa la sensibilità
verso la musica è cresciuta;
anche la scuola italiana ha fatto dei progressi inserendo attività musicali anche alle elementari e alla materna. Non
credo però che questo sia sufficiente anche perché non esiste una preparazione specifica
per gli insegnanti elementari
(c’è, ma solo per le medie). In
questi anni il lavoro fatto dagli insegnanti di educazione
musicale è stato comunque
enorme; si parla poco di storia
della musica e molto di più di
esperienza musicale diretta
per allievi che hanno sensibilità e conoscenze assai diversi. La nostra scuola ha cercato
di porsi come elemento complementare rispetto alla scuola pubblica».
- Succede che ai giovani
studenti della scuola di musica venga voglia di suonare,
mad
magari in pubblico,
dando vita a nuovi gruppi
«Il desiderio di esibirsi
nato; non c’è una relazJ
diretta fra lo studiare musi]
il desiderio di apparire in n
blico. Anzi, molti che ha
dato vita a gruppi in
hanno imparato a suonare i
conto loro. E comunque L
che chi suona impari a goj
delle proprie esecuzioni e i
suonare davanti al pubbli«
La musica è un linguaggij
ha senso soltanto se lo sii
con gli altri; a nessuno vi
rebbe mai in mente di imn
re il tedesco o il russo sa
avere la prospettiva di
lo con qualcuno; la stessai
sa avviene col linguaggio;
sicale. Con la scuola vorrà
mo insegnare agli altri
manicare mediante la musi
approfondendo anche un 1
guaggio personale».
- Il Pinerolese è una zoi
feconda sotto il profilai^
conoscenza della musical
«Ci sono zone molto ricclj
di esperienze nel settorei
sicale, solo che spesso|
ignoriamo; già solo ini
monte ci sono tante e ric^
realtà. Nel Pinerolese sii
gnala la presenza di tanti:
e corali di livello che hai
contribuito a rafforzare i
tradizione del canto, daal|
parti vi sono bande vera
te notevoli" con un forteil
cambio generazionale».
Si stanno per avviare ic
del nuovo anno, in tutto!
ne decine con una venti
collaboratori; informazif|
iscrizioni presso la sedei
scuola, via Roma 41 al
na San Giovanni, teléj
0121-900245. ' “
'pbìamc
sto esec
soni e
uella c
[(scura t
Siova
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stanno n
ile,oon più
lezzo,
loláHadol
preutamt
cli,ap
newknii c
Viaggio attraverso gruppi e formazioni di vari stili
Musica giovane nel Pinerolese
MASSIMO GNONE
Con l’inaugurazione del
secondo Salone della
musica al Lingotto di Torino
è bene fare un punto della situazione della realtà pinerolese e nelle valli valdesi, per
quanto riguarda il settore giovanile: sempre che sia giusto
e motivato suddividere il panorama musicale in grandi
blocchi di ascolto o di interesse. Giusto o sbagliato, è
comunque constatabile anche
nella nostra zona una grandissima differenza anagrafica tra
i frequentatori delle serate organizzate nei nostri templi
(Cantavalli a parte) e i giovani e soprattutto giovanissimi
che si incontrano ai concerti
nei locali della zona o nelle
(poche?) manifestazioni estive e invernali. Limitate le eccezioni: un pubblico misto è
pressoché ovunque assente,
eccezione fatta in occasione
delle feste delle associazioni
presenti sul territorio; un
esempio per tutte: la festa di
Radio Beckwith evangelica a
Torre Pellice, ogni anno protagonista di un’affluenza notevole e abbastanza ricca di
diversità di pubblico e proposte musicali. Da potenziare
sarebbero tutte queste occasioni di incontro e apertura
tra i generi.
Per quanto riguarda l’organizzazione di concerti e manifestazioni giovanili di rilievo, occorre incrementare la
possibilità di autogestione da
parte dei giovani stessi: si richiede da molte parti la possibilità di disporre di strutture
capaci di essere utilizzate come sale prove (buona, in que
I «Disco inferno»
sto senso, l’iniziativa alla Festa dei giovani di Pinerolo) e
spazi per i concerti e la musica dal vivo. Carenti in questo
campo le opportunità offerte
dalle amministrazioni e dagli
enti locali, apparentemente
restie, forse per 'difficoltà finanziarie o per scarso interesse, a fornire ai giovani strumenti adatti, finalmente al di
fuori di birrerie e locali privati. E giusto che siano i giovani stessi a mobilitarsi,
scontrandosi con difficoltà e
problemi, ma non subendo la
musica come un fattore passivo di aggregazione per cui si
paga il biglietto e basta.
Quindi non solo aggregazione, ma soprattutto sostegno
all’integrazione.
Sono da segnalare, per
quanto riguarda le proposte
musicali che hanno interessato le valli e il pinerolese quest’ultimo anno e particolarmente quest’estate, almeno
un paio di concerti di rilevo:
Francesco De Gregori a Salza, con più di 5.000 persone,
e Pierangelo Bertoli a Torre
me
26 e r
ai gio\
iChe £
Pellice, concerto purtrop
non premiato in termini
pubblico. Ottima, poi, l’ii
ziativa dell’amministrazii
comunale di Pinerolo coi]
grande concerto gratuito
nostrani Africa Unite inp
za Vittorio Veneto. Molti,
cono alcuni, i concertici
hanno interessato l’estate
le valli, con la partecipati*
dei soliti occitani Lou Dal
e di molti altri gruppi del
realtà musicale torinese e
montese.
Impossibile sarebbe eie®
re le decine di gruppi e p a
petti musicali del territor «iene), i
che fanno capo per la magi | dei c
parte al centro di Pinero iaiutar
chiara eco di un costante? iggi, \ \
porsi di nomi nuovi e sinW hunicai
di una comunque vivace' atti, po<
glia di divertirsi con la la ai gi
ca. Vogliamo soltanto faro 1oçg|g
cuni esempi di quelli chel iQjg
hanno suonato neH’ultinn^l ^
riodo, con una constata^*
generale: la grande diffo'j
ziazione di generi e stiir
Africa Unite sono proW ‘
mente il più conosciuto g . f
po pinerolese che ha sfon^^ rii
i confini locali verso un
mazione a livello nazi*'J'
Sono stati protagonisti,
anni di esplorazione del p
rama reggae, di un’inveó'
di rotta con l’ultimo d'
che decisamente si alloj'
dai precedenti. I Disco ,
no sono un altro grrrPP® !|
ressante che, dopo un ca
mento d’organico, pNfj
ancora cover di ''eccm
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ricordare, tra i numerosi ‘
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NOTIZIARIO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
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lOVANI E CHIESE: RUOLO E
ESPONSABILITA’ DELLA FGEI
¡bbiamo incontrato Franca Long (Tavola Valdese), Valdo Benecchi (Comitato permanente delTOPCEMI) e, in separata sede, Paolo Spana (Co- s
Ido esecutivo dell’UCEBI), per dialogare insieme su dei nodi che la igei ha spesso incontrato negli ultimi anni, e in particolare il dialogo fra le ge'^oni e il rapporto fgei/chiese.
duella che segue è una sintesi di queste due chiacchierate.
Va cura di Giorgio Bonnet e Daniele Del Priore)
Àiovani nelle chiese: una
Iresenza ormai consolidata
ranca Long-,
me è stato anche detto in un recente
ime di fede, i giovani fanno parte della
Isa, sono la chiesa: donne, uomini, vecchi,
binile, giovani sono la chiesa qui e ora;
«abbiamo una visione assembleare non
luzionale della chiesa. I ragazzi e le ragaznno modi diversi di confessare la loro fede,tan più incertezze, ma non si creda che le
¡,i|Htezze, i dubbi, le lacerazioni siano soltantotfadolescenza.
Quando si parla di giovani, però, c’è sempre utf,|mbiguità. O pensiamo ai giovani della
c®, anelli dei nostri paesi, alle nuove generaÉmi che sono nella scuola, nelle liste di
■ (3 VOGAMI t>
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isse.
disi
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locamento, che stanno negli angoli delle
26 e magari si bucano, oppure ci riferiaai giovani figli e figlie delle nostre comu‘iChe sono anche nella scuola, nella piaz(spero tanto che non si buchino, ma poibero anche fare esperienze a volte dramiohe), alla lista di collocamento o al lavoro.
® dei compiti possibili della Fgei consiste
^aiutare le chiese a trovare i modi, I linI9ii i temi di una predicazione capace di
'unicare ai giovani tutti. Solo dei giovani,
®i. possono dire qual è il linguaggio che
«ai giovani. Se per esempio in una chielooale organizziamo un convegno sulla
®la che riempie la sala ma non attira gli
e le studentesse, vuol dire che quel
'''sgno è un fallimento. Non è nemmeno
'Ho limitarsi a fare loro degli inviti solo per
'2zare il dibattito: i giovani devono avere
lUolo primario fin dalla genesi e dall’orgaione di un’iniziativa in modo tale da ren''consapevoli della limitatezza e parzialità
estro modo adulto di fare. Le generazioni
9'ovani devono poter portare nelle chiese
domande, i loro problemi ed il loro spiCfitico, liberamente, senza essere né
da parte né eccessivamente “coccoladovrà quindi lavorare insieme per realiz® 9usirincontro intergenerazionale che anSinodo, di recente, ha posto all’attenJ delle chiese. Direi che un luogo signifi. ° di dialogo tra le generazioni è stato ed
'Pea, la rete di donne aperta all'incon'Hfronto con donne di età ed esperienza
Valdo Benecchi:
In passato la Fgei si identificava in modo
molto preciso, con una collocazione politica e
culturale, che ha presentato motivi di conflittualità aH’interno delle chiese. Oggi non è più
così; la ricerca della Fgei, pur mantenendo
consapevolezza di problemi politici e sociali,
si è spostata su temi teologici ed ha lanciato,
con atteggiamento di dialogo, un importante
dibattito (grazie anche a strumenti come GE)
che ha raggiunto il Sinodo dopo essersi sviluppato nelle nostre chiese ed aver messo in
relazione le diverse stratificazioni teologiche
in esse presenti. La conflittualità e l’intransigenza di un tempo sono venute meno e sono
definitivamente tramontati vecchi pregiudizi
verso la Fgei: piuttosto, è ormai chiaro e
scontato per tutti che la comunità è formata
da varie componenti, ciascuna con la proprio
dignità, e che non esiste una comunità oggi
ed una componente
che sarà comunità domani. In molte chiese è
ormai consolidata la
consapevolezza
deH’importanza della
presenza giovanile nel
quadro delle attività comunitarie, al punto che
i giovani risultano rappresentati in molti organismi dirigenti, in proli porzioni vent’anni fa
impensabili. Piuttosto,
in alcuni casi, almeno
nell’esperienza recente
delle mie visite alle chiese, rilevo uno sbilanciamento in senso contrario: alcune comunità
ed alcuni consigli di chiesa scaricano sui giovani molti problemi e molte iniziative, forse
troppe, ed evitano, con questo meccanismo
di delega, di assumersi completamente tutte
le responsabilità che competono loro. Insomma, la gioventù non deve essere più considerata, aH’interno delle nostre comunità, come
entità eccezionale, a volte gruppo ribelle da
sopportare, a volte risorsa disponibile a prendersi carichi di vario tipo. La presenza dei giovani nelle chiese deve essere “normale”, nel
contesto di quella medesima concezione globale ed inclusiva della comunità con cui, nel
processo “Essere chiesa insieme”, si è cercato di pensare gli stranieri come “facenti parte”.
Oggi, una delle necessità prioritarie e non
più rinviabili delle nostre chiese è di rinnovare
non solo il linguaggio, ma
più in generale il modo di
essere comunità: i gesti, il
modo d’essere, il rapporto
con il pastore, la presenza
nella società, e così via.
Uno dei ruoli possibili della Fgei consiste allora nello stimolare la ricerca sulla
spiritualità, intesa non come divagazione, ma come
modo di maturare la nostra fede e di essere credenti.
Una diffidenza
da superare nel dialogo
Franca Long:
' Anche se diversa da quella di vent’anni fa,
una certa diffidenza permane. Alcune persone, prevalentemente giovani, dicono che ancora la Fgei tende ad essere un po’ un club
che fatica a stabilire un rapporto con chi non
è “in linea” o nel giro. Questo è un discorso
che riguarda anche i nostri centri ed in parte il
Sinodo: nel nostro ambiente si stringono forti
relazioni e non si è mai abbastanza attenti alla persona nuova che, queste relazioni, non
le ha. Penso che bisognerebbe avere dei ministeri itineranti, non solo nel settore giovanile: fratelli e sorelle a cui viene rivolta la vocazione di andare e camminare per stabilire
questo rapporto di facce e di corpi che si incontrano. In questo quadro, penso che la
Fgei stia utilmente lavorando sul fronte della
relazionalità: e benché alcune realtà locali
giovanili avvertano il coordinamento nazionale come un peso, bisogna comunque sforzarsi
di trasmettere l’importanza di tale coordinamento, in una realtà piccola come quella del
protestantesimo italiano.
Il buon funzionamento della relazione Fgei
- giovani non federati - comunità è la chiave di
successo di molti progetti in cantiere. Le comunità, come quelle di Roma, hanno promosso dei progetti per e con i giovani; anche i distretti stanno lavorando in questo senso. La
Tavola sta cercando di realizzare una mappatura delle competenze presenti nelle nostre
comunità con un particolare riguardo per i giovani e sta cercando di incentivare la presenza
giovanile nelle delegazioni estere. Altri progetti possono essere elaborati: e laddove siano necessari dei finanziamenti, è possibile lavorare insieme per sfruttare le varie fonti attualmente disponibili.
Una parola sul Notiziario Fgei. Leggo i vivaci resoconti dei convegni e mi accorgo che,
se a questi convegni non ci sei stato, non capisci nulla: si parla per nomi senza cognomi o
per allusioni che sono assolutamente escludenti.
Valdo Benecchi:
La comunicazione va migliorata ed estesa
a molteplici canali. E’ solo con una comunicazione più efficace ed uno scambio di informazioni sistematico che certe resistenze dei meno giovani verso i più giovani possono essere
superate. La comunicazione deve avvenire
f «
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esempio, PcrWMo
CoNceA'fo »1 Aock
tJCC-l'TAN'O . ..
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n° 5
ottobre 1997
——
5’'
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•/
soprattutto localmente, tramite colloqui continui tra Fgei e consigli di chiesa, circuiti, distretti: ed occorre fare uno sforzo di ascolto
reciproco, di disponibilità a rispondere anche
alle domande più “ingenue” o “cattive”. Circolari e bollettini sono sicuramente strumenti importanti, ma nulla sostituisce l’incontro diretto,
il colloquio che, per funzionare, deve essere
preparato e riproposto con cadenza regolare.
Sul tema della comunicazione e della capacità di fare progetti di comune intesa, ci sarà
l’anno prossimo un importante dibattito sinodale: la Fgei non dovrà perdere quest’occasione e dovrà concorrere al successo di tale
dibattito, anticipandolo con iniziative interne,
articoli sul Notiziario e l’avvio dei già citati colloqui (laddove non esistano) su scala sempre
più capillare.
W OiO-A>VÈ' ] SE SE/V
fifcoxsio,. Se' Ho visto
Us'o ffet
■■ IV UN'O _S(‘£CCIi,c,.
Fgei: soggetto pensante
o rete di contatti?
Franca Long
Dovete continuare ad essere un soggetto
pensante, che però a livello umano non
escluda nessuno. Che qualunque giovane si
senta accolto, sia ascoltata: non è che se la
Fgei è soggetto pensante allora deve tagliar
fuori chiunque non la pensi così. Chiunque
dovrebbe essere ascoltato ed accolto, poi insieme si pensa e si riflette. Se qualcuno viene
a dirti: sono favorevole alle mine anti-uomo,
spero bene che la Fgei non escluderà questa
persona, ma al tempo stesso cercherà di
spiegarle la propria convinzione, le motivazioni del suo impegno per la pace nel mondo.
Valdo Benecchi
Una rete con un’identità. La tentazione oggi, anche nelle nostre chiese, è che in nome
del dialogo vi sia un appiattimento e quindi
una specie di confusione ideologica che non
giova alla predicazione. L’identità accentuata
non deve discriminare o allontanare: del resto, per pensare ad un certo livello, l’identità
ci aiuta. Soprattutto occorre continuare a discutere, perché quando non c’è nulla da contestare e da discutere c’è la morte spirituale.
Dunque: una rete sì, ma con un pensiero preciso.
FrancaLong:
Il pensiero può anche essere debole, ma
aver chiari alcuni riferimenti, alcune “frecce”
che indicano una direzione e danno prospettiva, profondità alla nostra ricerca.
CONTINUA.
12
.CONTINUA
Paolo Spanu
Il peccato originale della Fgei
Purtroppo la Fgei, come succede per molte
imprese umane, è nata con un peccato originale, che è quello di essere sorta in un periodo di tensioni che diventavano sì generazionali, ma erano soprattutto tensioni dovute ai
dolori della crescita delle nostre chiese riformate.
La prima idea di una federazione di giovani
evangelici nasce agli inizi degli anni ‘50, con
un periodo di ricerca ecumenica essenzialmente interevangelica. C’erano
delle tensioni enormi,
avendo alle spalle la guerra, la resistenza, le lotte,
la paura del ritorno del fascismo, e queste tensioni
si riflettevano anche sulla
vita delle nostre chiese.
Oltretutto spesso si registrava una distanza culturale abissale tra la sofisticazione accademica dei
pastori - soprattutto valdesi ma anche un po’ quelli
metodisti - che avevano potuto studiare, e
dall’altro il corpo pastorale e la gioventù delle
nostre chiese, che proveniva dal proletariato
urbano e rurale.
Quando è venuta fuori la Fgei, questa discrasia è esplosa in tutta la sua gravità. Ad
esempio, ci fu una grossa difficoltà nel cercare di fare una rivista. Gioventù Evangelica,
che, da una parte, fosse accessibile a tutti, e
dall’altra non banalizzasse il dibattito e la ricerca. Ma la lettura degli articoli rimaneva difficile per chi non aveva potuto studiare. Questa situazione era per noi battisti francamente
scoraggiante.
La difficoltà originaria (il peccato) della
Fgei era legata al desiderio di avere, da un lato, l’ambizione di fare una ricerca che corrispondesse alle esigenze di fede (ma anche
culturali) dell’aristocrazia protestante (che una
volta si identificava con le denominazioni, ma
oggi non più), e dall’altro, il desiderio di coinvolgere in questa ricerca un popolo evangelico non minorile, ma certo accademicamente
ingenuo. Se a questo si aggiungono poi le lacerazioni dovute più tardi al dibattito fede/politica allora forse si intuisce e si capisce perché
il rapporto tra la fgei e la base delle nostre
chiese è quasi sempre stato problematico.
Credo che adesso questa fase sia stata
superata grazie anche a un livellamento
dell’istruzione media delle nuove generazioni
e all’esperienza di collaborazione accumulatasi negli ultimi quarant’anni. Trovo poi che la
vostra generazione, almeno per quello che
vedo, riesce a dialogare molto bene con le
chiese, molto meglio di noi, e quindi io guardo
con molta attenzione e molta speranza al la
voro che fate.
Forse la problematicità del binomio
Fgei/chiese è superata, perché la Fgei è parte della chiesa, è un ambito della chiesa, è
un’espressione della chiesa. Nelle persone
che scrivono su GE, o in quelli che danno le
loro testimonianze sul Notiziariofgei (tra l’altro
complimenti è agile, bello, sono contento che
appaia come foglio inserito in Riforma), c’è la
chiesa che pulsa, con i suoi ritmi, con il suo
linguaggio, col suo stile, con le sue attese,
con le sue pretese, con le sue audacie. E se
anche certe espressioni suonano un po’ come erronee, non importa, perché ci deve es
G'OV/iN!
Cri^i'SA
occvfíí.To, íví>Ar Hr/îetme
:
sere questo spazio di libertà, di ricerca, di
aspettativa del nuovo. Mi pare che voi lo incarniate bene. Il rapporto che c’è tra la chiesa e la federazione giovanile a me pare giusto che sia così, un rapporto vivo, sempre incerto, sempre un po’ alla ricerca. Poi, come
per tutti, ci sono i momenti in cui tutto funziona e i momenti in cui forse poco funziona, ma
questo modulo fa parte della vita, se tutto
funzionasse non si imparerebbe mai niente di
nuovo.
equipaggia a seguire queste “ondate” culturali, io direi anche di attese spirituali, il problema
del rapporto con le nuove generazioni diventa
di difficile soluzione.
Infatti questo lavoro lo può fare solo la
Fgei, perché le chiese locali non solo hanno
difficoltà oggettive, proprio culturali, psicologiche, nel rapporto con i giovanissimi, ma si trovano a lavorare spesso in una situazione di
grande diaspora e seguire i giovani significherebbe avere una rete di possibilità diffusa sul
territorio che la FGEI non ha.
Per questo, a me pare che la Fgei dovrebbe diventare una struttura più capillare per
raccogliere queste istanze, per vivere queste
istanze, per tradurre queste istanze anche in
riflessioni, in domande da porre alle nostre
chiese. Purtroppo non sempre vengono sfruttate le occasioni per farlo, non sempre la Fgei
tiene conto di cosa stanno facendo le chiese,
e si può avere la sensazione che si lavori a
compartimenti stagni. Certo, la Fgei non può
essere a rimorchio delle strutture ecclesiastiche, ma almeno informata e, diciamo, in qualche modo interessata sì. E viceversa.
Questa, sia ben chiaro, non è una critica,
ma è una riflessione che riguarda tutta la
chiesa; è necessario provare ad immaginare
una struttura giovanile - come la Fgei - che
sappia utilizzare, sostenere, trainare, criticare,
la realtà ecclesiastica di base che sono le comunità, i gruppi, i coordinamenti.
una predicazione, una pièce teatrale,
colo coro, una testimonianza valida, pre^
sulle chiese locali per farsi udire, per farjj'^
dere. Bisogna essere presenti per farsi et»
scere.
La sindrome
dell’opera non meritoria
fies
piùfid
La diffidenza
nei confronti della Fgei
Seguire le “ondate” culturali
Il rapporto che noi sperimentiamo tra la
realtà delle chiese (e dunque non la chiesa in
senso teologico, astratto, dottrinario) e la federazione giovanile sicuramente è un rapporto sempre rinnovantesi, vivo, cangiante; ed è
giusto che sia così; e però deve essere un
rapporto che deve poter essere governato.
La temperie culturale umana, come fenomeno sociale, come anche ambito di ricerca,
come luogo di attualizzazione delle proprie
aspirazioni, è diversa di generazione in generazione; e viaggia sì con le ricerche che fanno
gli studiosi, con le esperienze che ci raccontano i grandi personaggi esemplari della fede,
però viaggia anche con la cultura delle generazioni che si susseguono l’una dopo l’altra.
Praticamente ogni anno o due cambia; forse
ora anche più rapidamente a motivo della velocità dei mezzi informatici. Allora, se noi
stessi non riusciamo a fare cultura, è necessario che noi riusciamo almeno a seguire le
aspettative che ogni generazione crea e pone
davanti al resto del mondo. Se la fgei non si
Ai miei tempi si riscontrava spesso una diffidenza aH’interno delle nostre chiese verso la
Fgei. Attualmente io non riscontro questa sorta di atteggiamento, almeno aH’interno delle
nostre comunità milanesi. Se c’è diffidenza
vuol dire che c’è ignoranza nel senso che non si
conosce il lavoro della
Fgei. Le responsabilità di
questo scollamento sono
probabilmente e della
Fgei e delle chiese. Però,
oggi, quando ad esempio
io apro la lettera del consiglio Fgei che ringrazia
per la contribuzione
dell’anno precedente e
rinnova l’invito a sostenere la federazione, sono sicuro che il consiglio di
chiesa approverà una certa cifra alla Fgei anche se
è un organismo che non conosce molto bene.
Però i consiglieri sanno che è un’organizzazione evangelica che aiuta i nostri giovani a
fare certe esperienze, a fare un certo cammino di fede. Sotto questo aspetto, dunque, le
cose mi pare vadano bene, ma in ogni caso
bisogna fare in modo che i gruppi della federazione, quando sanno fare bene una cosa:
Le nostre chiese devono investire di
nel lavoro giovanile. Attualmente se la cav
proprio a poco prezzo, con una Fgei che '
lavora e fa tutto quello che fa con quattro
di e con pochissime risorse umane a disi
zione. Bisogna dare alla federazione
eia, più risorse.
E poi è necessario investire di pi(j
“feedback”. Se le chiese locali, ma anclij
denominazioni, sono disposte a investiri
più in questo campo, bisogna sempre tei
conto che poi bisogna riservare parte deijj
ziamento ricevuto per raccontare, a chi hi
fedo il finanziamento, quello che, con i
soldi, con il loro interessamento, e a moi
delle loro preghiere, la Fgei ha fatto. E
gna raccontarlo bene!
La teologia delle “non opere” in
protestante, rappresenta un guaio fondai
tale. Mentre da una parte noi protestanti
lizziamo parecchie opere, forse troppe,
poi abbiamo uno strano e inspiegabile pui
a raccontarle. Le opere non salvano, ma
vono. Non ci danno la pace del cuore
contrario !... ma certamente ci qualificai
Perciò, se noi non raccontiamo bene le m
opere, succede che non si chiude più
del dono: Da una parte si ha bisogno dia
i soldi li danno le comunità, ma se non
informate non amano la cosa, se non ai
la cosa non la finanziano. Se il cerchio
chiude, non potrete resistere all’erosione
lotnincia
iperc
Strici e c
ìé utopia
rilavoro.
(le coir
i, nessun
cc
sibiliz
jloiza la'
juna c
tun gio
livoro;
0 nuovi
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lavoro .
tira vita,
alisi sii
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L'ho T/iovffm .
Oñ.A Pa SSl/l/vii
ÑZioHB f
prse è il
È in prima
ite mez,
anoiiiung
storia e il vostro impegno giovanile sarà di
nato 0 all’ingessatura o all’estinzione. All
bisogna sì investire uomini e donne, nell!
ro giovanile, ma poi bispgna raccontare
che si realizza. Rispettare questa circoli
del lavoro umano è importantissimo. Bisoi
uscire da quello che io chiamo la sindroi
dell’opera non meritoria.
LA FGEI CHE VORREI.
queste ab I
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Ito: qu<
liffere
Rione
Ilo. Eie
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(oche c
lore pc
voler
Siamo
anche noi!
Dopo una più o meno recente rinascita, il
gruppo giovanile di Catanzaro ha sentito la
necessità di diventare anche gruppo FGEI; di
aderire perciò, a una realtà di giovani evangelici come noi e onestamente speravamo che
questa adesione ci avrebbe aperto anche a
nuove possibilità di incontro e di confronto, di
crescita.
Ci ciatnr» spesso tutto
I dIOl 1 lU ciò non è avvenuto per
nostra pigrizia o perché
molti di noi sono impegnati con lo studio e
con altre attività sempre nel mondo delle nostre comunità. Di recente abbiamo concluso
la frequentazione ai seminari di catechismo
del nostro circuito e altri di noi sono impegnati
nel frequentare campi formazione per staffisti
del centro evangelico Bethel.
Nel nostro bilancio annuo abbiamo perciò
notato che la voce carente delle nostre attività
era appunto la FGEI. Oltre alle nostre colpe
però abbiamo sentito un certo senso di "isolamento" dalle principali attività della federazione, isolamento non solo geografico visto che
appunto sulla cartina da voi pubblicata nel notiziario di gennaio 97 noi non compariamo.
Nella nostra regione, in base alle nostre conoscenze attuali, ci sembra di essere 1 unico
gruppo federato ma c'è un altro gruppo giovanile attivo anche a Reggio Calabria "non federato’’ degno di nota. Perciò la FGEI che vorrei
e che vorremmo è una FGEI che non si dimentichi d noi
Stefano Parrotta
via Giovanni XXIII n°B
88100 Catanzaro
tei 0961-747622
E’ trascorso ormai un anno dalla creazione di questa
rubrica e così abbiamo deciso di azzardarne una valutazione. Vale il caso di dire subito quale fosse il proposito
che ci si era prefissi, ovvero uno spazio di dibattito, proposte, e perché no, di comunicazione e incontro.
Non si può negare che questo sia avvenuto, anche se
solamente in alcuni contributi che sono riusciti a dare
un’idea della problematica o a dare tracce di dialogo,
mentre in altri si é scaduti in filippiche da cortile o dettagliati e mediati medaglieri personali; durante questo’anno alcuni hanno espresso apprezzamenti per aver dato
l’opportunità di affrontare un dibattito che é più che mai
attuale, o che si attualizza col tempo; altri hanno invece
espresso le proprie riserve, affermando l’inutilità di tale
dibattito, o la scarsa opportunità che questo fosse affidato alle colonne del Notiziario. Risponderemo ad entrambi
dicendo che il bilancio di un anno di rubrica non solo
smentisce queste riserve, ma ha dato al Notiziario stesso una funzione di reale organo di diffusione e collegamento.
Dal prossimo numero la nostra rubrica annusa aria di
congresso (settembre 98) e si adegua a questo prossimo e basilare appuntamento: infatti sarà il momento decisionale in cui sarà possibile portare ed esporre le proprie proposte e riserve, per poter esprimere davvero “la
fgei che si vorrebbe”.
Diverrà infatti “il Congresso che vorrei”, forse cambia solo il titolo, ma in ogni caso vi chiediamo di continuare a mandarci i vostri contributi e a non interrompere
dei dibattiti che potrebbero divenire PREZIQSI per il
prossimo Congresso.
la Redazione.
Questa è la prima volta che scrivo al Notiziariofgei e, incredibile ma vero, delS
spontaneamente. Ultimamente sul Notiziario sono apparsi parecchi articoli sulla r ’ ^
/'htì x/nrrammn a x/ictn /“'hxa ennn narici in naiiQa x/nrrt^i nnnfrihnirfi nnn /p mÌ3 OP« • ’
Vanno
fS patoint
che vorremmo e, visto che sono parte in causa, vorrei contribuire con la mia opi
ne.
Faccio parte della Fgei da sei anni e per la verità non ho mai fatto molto per
tinnì una fgeina doc. Ho sempre pensato che fosse importante far parte di una tu ^
razione di giovani evangelici ma all’inizio non ne conoscevo le attività, poco oli '
sapevo dei congressi e dei campi studi. Per molti anni mi sono limitata ad andati i
convegni della Fgei Triveneto a Venezia. Quindi, pur essendo iscritta, vivevo lai .
in modo molto distaccato.
Poi a un certo punto credo di essermi stufata di stare alla deriva e mi sono trof ^
inserita a pieno ritmo nella Federazione: un seminario di formazione, un congrí P ■
_, , , , . V attualmente faccio parte della Giunia co
Si fa quel che si può giocale Triveneto, di cui sono
Questo è lo stadio che ho raggia’'' .
ne sono soddisfatta; non cerco i grandi campi internazionali, MCS, CEGE, non d<
di essere adatta per questo tipo di attività e ammiro molto i soliti che ci vanno »
pre, non so dove trovano tanto tempo ed energia, lo sinceramente ho tante cosi
fare e all’interno della Fgei faccio quello che posso, assolutamente nulla di più- terremo
Quello che sto cercando di dire è che, pur sentendomi attiva nella Fgei, noi
ammazzo di lavoro e mi impegno giusto l’indispensabile. In ogni caso non ve
Fgei come un orizzonte lontano o come proprietà privata del Consiglio nazione!
piace pensare che stiamo lavorando gli uni per gli altri, lo faccio il mio e loro fee
loro, senza troppi conflitti d’interessi. ^uad
Inoltre ritengo che la Fgei non obblighi nessuno ad iscriversi; far parte della r
razione è una scelta, così come lo è non farne parte. Non riesco a
traumatico nella scelta di non aderire alla Fgei, sarà che nel Triveneto ci sono
non federati o gruppi misti con i quali si collabora in modo esemplare. Attuali!
bollettino di collegamento “Koinonia” è gestito da un gruppo misto mentre la W ^
sentante giovanile nella FCENE non è federata. .„Ita
Personalmente mi ritrovo spesso a pensare che faccio molto meno di fie riton
amici non federati. In ogni caso io rispetto la loro scelta e loro la mia, siamo ^
cernente arrivati a un compromesso. Coniar
Ciao a tutti
Cipriana Tornasela (T^
(PENSIERI, PROPOSTE, SOGNI, CRITICHE, CIO CHE VI PIACE, PIACEVA O PIACEREBBE
“upen
''ision
13
e. un^
. prei
'■r farsi
arsi
AVORO? UMANO, GRAZIE!
¡flessioni sul tema del campo giovani ‘97 di S.Severa
tire dii
la Cava
ii che!
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epiùfij
di più
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le le nosd
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chic noi
sione tl
aminciar® a pensare ad una grande cama per conquistare i diritti minimi delle lahtrici e dei lavoratori, su scala mondiale
j utopistico.
rilavoro, la sua organizzazione e riorganiz^ ane coinvolge tutti/e: occupati e disoccufnessuno escluso: i lavoratori e le lavora*sono coinvolti nella loro quotidianità con
gjibilizzazione sempre più spinta della
Srza lavoro, gli studenti devono sottostaj una competitività sempre più forte per
iun giorno sperare di entrare nel mondo
Loro; la famiglia viene scomposta se0 nuovi orari di lavoro sempre più legati
Induzione e sempre meno al vivere so
itvoro é uno degli aspetti fondativi della
¡tra vita, per questo motivo é doverosa
alisi sia come cittadini che come creden
i ultimi anni a S.Severa durante i campani abbiamo cercato, per quanto ci é
3 possibile, di analizzare il tema “lavoro”
¡verse angolazioni: i nuovi modelli orgalitivi e i loro effetti sulle persone, l’uso delImunicazione nel posto di lavoro come
mento per veicolare il consenso verso
jve forme di lavoro, analisi comparata tra
vecchie e nuove forme di sfruttamento sono
stati gli elementi centrali dei temi di questi ultimi campi.
Questo percorso ci ha portati a sviluppare
un tema dal titolo: “Lavoro? Umano, grazie! Ci
siamo chiesti quali siano le condizioni di lavoro delle persone: un lavoro che é un fare e un
farsi, nel senso che oltre ad una crescita produttiva é anche una crescita personale, oppure é un fare e un disfarsi nel senso di rovinare
la propria vita sino alla condizione estrema
della morte?
Pare strano, alle soglie del nuovo millennio parlare ancora dei diritti minimi del lavoro,
eppure questi ancora non ci sono! Nel mondo
ci sono circa duecento milioni di bambini e
bambine che lavorano con orari di sedici ore
al giorno per una paga media di poco più d
cento lire. Piccoli operai, contadini, tessili, lavoratrici domestiche e prostituzione sono le
professioni comuni.
Questa situazione é fortemente presente
nei paesi in via di sviluppo, centodieci milioni
nella sola India; in Europa il fenomeno ha dimensioni minori, ma é comunque presente, in
Italia si stimano cinquecentomila bambini lavoratori! Molte delle merci che troviamo nei
nostri negozi sono stati prodotti proprio da
quei bambini; bambini del sud del mondo
per i quali l’infanzia, la scuola e il gioco
sono negati.
La rincorsa a profitti sempre più elevati a costi sempre più bassi porta le aziende a produrre in quei luoghi dove vi é as- N
senza di legislazioni e tutela dei lavoratori,
siano essi adulti o minori. Anche questo é un
effetto della globalizzazione!
Diritti minimi nel lavoro? Si, grazie verrebbe da dire, ma poi davanti al potere delle multinazionali, delle banche, delle politiche corrotte, cosa possiamo fare? Quale incidenza
possiamo avere?
Non possiamo rimanere fermi, immobili davanti a questa situazione, il nostro essere credenti ci impone di muoverci, di agire. Essere
credente non é un’astrazione!
Vi sono organizzazioni non governative come l’UNICEF che da anni lavorano su progetti
di tutela dei minori ai quali anche noi, a vario
titolo possiamo contribuire. Esiste poi il commercio equo solidale che tenta di dare dignità
ai lavoratori dei paesi in via di sviluppo pagando i loro prodotti al prezzo di mercato e
non al prezzo imposto dalle multinazionali, vi
sono anche le banche etiche che finanziano
progetti etici.
Prendete nota dei nuovo indirizzo e
numero di telefono di Emanuele
Sbaffi (membro del consiglio nazionale della Fgei, nonché cassiere della
Fgei):
Emanuele Sbaffi
via de Benci 9
50122 Firenze
tei. 055-288143
Sono però i prodotti, le merci che possono
aiutarci a perseguire un patto di diritto nel lavoro. Le merci devono circolare nel mondo, é
una loro necessità, allora possiamo far circolare solo quelle merci che hanno un contenuto sociale, che cioè sono state prodotte rispettando un pacchetto minimo di diritti universali: un minimo di salario, un massimo di
orario, un minimo di età del lavoratore, un minimo di condizioni ambientali.
Dotare le merci di una carta che dichiari
che la sua produzione é stata eseguita secondo certe condizioni etiche/sociali sta diventando una realtà.
Il campo giovani non aveva certo la pretesa di esaurire questo tema, piuttosto si proponeva di essere una piattaforma di lancio per
sviluppare la riflessione, l’azione sia a livello
individuale che collettivo nei centri, nella FGEI
e nelle chiese.
Elia Piovano (Torino)
ICORA SUL CAMPO STUDI......................
NDIVISIONE CHI GIOCA DA SOLO/A?
sarà di
one. All
e, nell!
contare
I circoli
IO. Bisoi
ì sindri
no rimasti tutti colpiti dalla dolcezza e
laforza che ci ha trasmesso Elena: queste
b lo specchio di una vita di testimonian
Àise è il fascino che esercita chi ha vissuHÌnprima persona, ed attivamente, la storia
Wre mezzo secolo, di chi ha permesso che
aiioF|iungesse un messaggio... quel mesnoi cerchiamo di trasmettere a chi
di noi.
ha raccontato molte cose toccanti,
:e forti, un imle e difficile: da
flueste abbi amo certaiwtelcavato indicazioni
«cosa significhi vivere
vita di testimonianza.
secondo me, il
Ilo centrale non sta
cose che ci ha racto: quello che ha fatdifferenza è stata la
isione del suo interto. Elena ha voluto
idividere con noi un
(oche aveva un groslore per lei.
voler chiudere con
ro imparato da
li ’sullsi alla scuola domia opii implicazioni
Vanno ben oltre il siItoper» intrinseco nel te
ii una ® ,
ocooi* “'®'^zitutto la dimensione del ricordo, il
d andafi ''*®Ha memoria; il fatto che fosse un can'evo faf da bambina e, come tale, uno dei
''aiattoncini del solido edificio che ci ha
lono trot durante il suo intervento.
congfss ® soprattutto il fatto di averlo CANTATO,
1 G/un/a coinvolto non solo con il racconto ma
■cassieri '^szione, di aver portato tutto il campo ad
"raggii/'* a cercare gli strumenti per farlo
: aon infine ricantarlo tutti insieme.
iranno si oii ha fatto pensare come spesso
nte COSI problemi legato al testimoniare, come
’¡più. ^'Sezione, sia proprio quello di trovare
gei, col comune, un mezzo espressivo
wri vedi ®'so e condivisibile, un contatto con la
izionall' ® l’esperienza di ciascuno.
loro fed ”P®risare al canto ed al ruolo che questa
«“^'one ha avuto nel nostro campo, mi ha
loadrare il cerchio” su cosa di unico pocv,. ■ ® ricevere da quell’intervento.
'soPoS^ '*'?''6rso il canto, il ricordarlo, il proporlo
tualresi^ i']®®'^f®rlo insieme, così che diventasse
e la ra0 futti noi, Elena è riuscita a creare
,®®rta di “filo doppio”, grazie al quale non
: alcLici^ t trasmissione di un messaggio, ma
ìmose<^ ^®'^*orno, quindi scambio.
Siamo-resriMONi Dt teótimoni di
TEi>riMONt DI TESTlMOMl t»l.......
SeIWE dft AaEdAMEKTO à?eo«co?
eia
bbìì<
ha dato testimonianza e ha ricevuto
J®nianza, ha creato un contatto, un flus. ®®Perienze... e ci ha fatto capire come
P®nsabile una testimonianza senza
'isiorie.
Andrea Sbaffi (Firenze)
Vorrei rispondere, se possibile, all’articolo
di Francesco Sciotto intitolato “lo vi racconterò quel che egli ha fatto...’’ comparso sul numero 160 di G.E. di questa estate. Mi sento
chiamato in causa in particolar modo dal titolo
del secondo paragrafo: “Non giocare da soli?’’.
Sono molto infastidito dall’indifferenza e
dalla superficialità con la quale si vogliono archiviare le numerose critiche (a mio avviso
giuste) fatte ai Campo Studi FGEI di Santa
Severa. Tanti e
tante campisti/e
durante i lavori
di valutazione
hanno espresso
(come il sottoscritto) il proprio
disappunto, individuando
nell’assoluta
“mancanza di
momenti in cui
si potesse partire dalla narrazione di sé” la
principale lacuna di questo
campo. Sicuramente le sensazioni che ho
percepito negli
_____________ ultimi giorni
dell’incontro sono state di insoddisfazione e delusione, indizio probabile di un disagio comune a molti/e.
Se questo sentire era generalizzato come
credo, mi pare poco corretto liquidare, solo
perché discutibile, una critica di questo genere. Credo invece sia costruttivo e serio riflettere su eventuali carenze, e se necessario parlarne apertamente, per fare in modo che in futuro non si ripetano situazioni di disagio analoghe. A questo proposito, vorrei provare a
spiegare quali aspettative riponevo in questo
campo e quali sono state le motivazioni della
mia personale delusione.
Innanzitutto, non mi sono trovato a mio
agio perché, sebbene il tema del campo fosse interessante, non riuscivo a seguire
né i lavori, né le relazioni. Queste ulti- r
me in particolare erano noiose e soprattutto troppo lunghe: si è vista molta gente dormire o fuggire sulla spiaggia. Il primo giorno ho avuto l’impressione che la relazione del prof. Redalié fosse rivolta “ai soli addetti ai lavori”, cioè agli studenti di teologia che
costituivano in buona parte la staff. A
tal proposito mi sorge spontanea una
domanda: chi gioca da solo/a?
Il secondo giorno, invece, ho avuto
l’impressione che si parlasse un linguaggio un po’ troppo teologico... Tut
tavia penso che il problema di fondo non fosse tanto il linguaggio, quanto piuttosto il contenuto stesso delle relazioni, che ho trovato
davvero poco interessante e stimolante: la relazione di Redalié mi è parsa sterile, fine a se
stessa, quella della Green forzata, quasi fuori
tema. Complessivamente posso dire di non
essere stato coinvolto dagli argomenti di entrambe le relazioni e ripensando in particolar
modo alla prima, credo che abbia giocato
molto in proposito la mancanza di un’esegesi
biblica, che spiegasse ed attualizzasse la narrazione fatta.
Positivamente ho vissuto invece le testimonianze di persone che hanno fatto della loro
fede qualcosa di concreto, di visibile: il preteoperaio che lavora con i tossicodipendenti, il
vicedirettore della FAO e quella signora battista che ha aiutato tante persone nella periferia di Roma, subito dopo la fine della guerra.
Dal punto di vista organizzativo trovo assurdo che non si sia dato spazio a momenti di
discussione, di confronto e soprattutto di aggregazione (eccezion fatta per i canti che sono stati numerosi e piacevoli). L’unica finalità
del campo sembrava fosse
bombardare i/le partecipanti
con una mole esagerata di
nozioni e concetti (peraltro
non ben strutturati), dimenticando il quid che spinge tanti/e giovani di tutta Italia a
venire a questi incontri: il desiderio di fare amicizia, di divertirsi e sicuramente anche
quello di parlare, di discutere
e di confrontarsi su qualche
tema interessante, che possibilmente abbia a che fare
con il nostro essere evangelici. Ben vengano dunque argomenti seri ed impegnativi ai Campi Studio,
ma si eviti in futuro di ricadere ancora in noiosi intellettualismi, e soprattutto si faccia più attenzione all’aspetto umano e personale.
Dal punto di vista delle mie aspettative
sentivo (e sento tuttora) un’esigenza che probabilmente molti/e già conoscono. Proverò a
spiegarmi in questi termini: se il legame sto
In questa sezione sul Campo Studi
Fgei (S.Severa , 30 aprile-4 maggio’97)
pubblichiamo un pezzo, “saltato” dallo
scorso numero del notiziariofgei, sulla
tstimonianza di Elena Girolami, e una
lettera di commento e critica al campo
che abbiamo ricevuto a fine estate.
ria-etica protestante è parte integrante della
mia cultura, sicuramente ho più difficoltà a
rapportarmi con quella dimensione trascendente della fede che è indiscutibilmente legata alla Parola (in senso lato come sinonimo di
Annuncio, di Salvezza...). Se dovessi riassumere questo concetto in poche parole direi
che sento l'esigenza di far mia ia Parola. Speravo dunque che questa fosse l’opportunità
per avere qualche illuminazione, un flash che
mi spingesse nella giusta direzione: tale speranza è crollata di fronte ai fatto che lo studio
e la comprensione (profonda, vìssuta) della
Parola è - o almeno in questo caso è stata una cosa elitaria, per pochi eletti.
Credo che il protestantesimo abbia una sfida aperta con le nuove generazioni: la centralità di questa sfida consiste nel riuscire a contestualizzare e attualizzare il testo biblico, nel
renderlo credibile, interessante e soprattutto
praticabile. Proprio riguardo a questo argomento, durante l’unico lavoro di gruppo, mi è
c/o Redazione Riforma
via Pio V, 15 10125 Torino
tei. 011-655278
fax 011-657542
E-mail: riforma@alpcomjt
stato detto (con tono moralista e accusatore)
che “la Bibbia é il fondamento della nostra fede in quanto noi siamo protestanti!”. Bella
scoperta, mi sono detto, ma in realtà che cosa significa? È davvero così importante la
Bibbia nella mia vita? Giustamente qualcuno
mi ha fatto poi notare che non tutti/e le fgeine/i sono credenti, ma forse anche a questo
fatto nessuno aveva pensato...
È dunque evidente che il problema di fondo di questo campo Studi è stato la drammatica mancanza di comunicazione, un vero e
proprio muro di incomprensione che si è materializzato man mano sia tra relatori/trici e
ascoltatori/trici, sia tra staff e campisti/e. Ad
esser sincero, non penso che questa “difficoltà di comunicazione" sia una novità all'interno della Federazione. Forse é arrivato il
momento di affrontare seriamente il problema
e sono convinto che le pagine del Notiziarìofgei allegato a Riforma siano un buon luogo
ove parlarne apertamente e liberamente.
Gabriele Vola (Milano)
14
's \ i.
KoPiziariofgei
rr
DAL PAESE DEL SOLE
AL PAESE DEI FIORDI
L’asseblea europea del Movimento Cristiano
Studenti a Stavanger (Norvegia)
Una nutrita delegazione italiana ha partecipato all’assemblea: oltre a Floriano D’Auria,
autore dell’articolo, erano presenti Anna Maffei e Massimo Aprile (pastori di campo), Luciano Kovacs e Donatella Rostagno (membri
del comitato esecutivo europeo), Andrea
Sbaffi.
I lavori iniziano la sera del primo giorno col
culto di apertura. La vita spirituale è molto curata, sia da parte della staff che dalle e dai
partecipanti: ogni giornata inizia con una
“morning prayer” e si conclude con un culto
serale. Tra questi, il più toccante è il bellissimo culto itinerante, che, attraverso varie “stazioni” (il Sentiero, il Rifugio, il Ponte...) che cl
offrono ognuna un momento liturgico sotto il
luminoso cielo nordico, ci conduce fino sul
mare. Inutile dire che lungo II cammino sale
spontaneo alle nostre labbra il canto "Di questo Cielo, di questa Terra, Tu sei il Creatore”.
La serata si conclude con una cena a base di
salmone in un bellissimo edificio antico tutto
di legno.
Ad ogni partecipante era stato chiesto di
portare dal proprio paese un oggetto che simboleggiasse il personale contributo alla costruzione della Chiesa; il primo giorno si allineano così su un tappeto
blu Bibbie, canzonieri, antiche icone ortodosse, candele accese, oli
preziosi, pane, vino, oro, stoffe colorate...
L’assemblea, né più né meno
come un congresso Fgei, ha il compito di discutere il lavoro dei due
anni precedenti, proporre quello per
i due successivi ed eleggere il Comitato Esecutivo. Ma c’è anche una
parte tematica, di contenuti, che è
affidata a tre relazioni seguite da
una tavola rotonda. Il tema è: “La
Chiesa come una sfida per gli studenti”. Notevoli gli spunti forniti dalla pastora Anna Maffei
e dalla teologa scozzese Elizabeth Templeton, soprattutto per quanto riguarda l’apertura
al dialogo ecumenico. Invece, a mio avviso,
molto poco ecumenico si è dimostrato il teologo ortodosso Dimitri Oikomonou.
Dopo un lavoro in gruppi sono uscite diverse mozioni sul lavoro futuro. A questo riguar
do ho notato un procedimento utile e interessante: esiste una scadenza oltre la quale non
è possibile presentare le mozioni; esse vengono quindi discusse, e ne vengono proposti i
relativi emendamenti entro e non oltre un’altra
scadenza: si procede quindi a votare prima gli
emendamenti e poi le mozioni già emendate.
Penso che dovremmo prenderne nota per i
nostri Congressi, che spesso si riducono ad
una corsa affannosa per finire di scrivere, discutere e votare le mozioni.
Le mozioni approvate dall’assemblea riguardano, tra l’altro,
cooperazioni coi maggiori movimenti giovanili europei, e cioè
l’EYCE, noto in Italia come CEGE
(Consiglio Ecumenico Giovanile
Europeo), lo JECI-MIEC (un movimento cattolico internazionale), il
nuovo European Youth Councll e il
movimento ortodosso Syndesmos;
aree di lavoro in Medio Oriente e
nell’ex Jugoslavia, oltre ai progetti
già esistenti per l’est e il sud
dell’Europa; temi di lavoro sull’ecologia, sui
diritti umani e il già presente sulle donne e
sulla differenza di genere.
Congratulazioni ai membri eletti nel Comitato Esecutivo; le nostre Donatella Rostagno
e Caterina Dupré (Women Coordinator), la
scozzese Eilidh Whiteford (Presidenza), il
norvegese Finn Rindahl (Cassiere), la bielorussa Anna... (cognome non pervenuto), il ceco George Sibrt, il britannico Tim Woodcock,
la ungherese Orsola Lorincz, la rumena Julia
Cordoneau. È uscito dal Comitato il nostro
Luciano Kovacs: grazie per il lavoro svolto come coordinatore del progetto sud!
Alla fine del campo, come non mi succedeva da tempo, mi sono ritrovato con un groppo
in gola che proprio non voleva andare giù...
Devo ringraziare per la meravigliosa ospitalità
norvegese, che ci ha fatto sentire “a casa” nonostante venissimo da ogni parte d’Europa e
del mondo. Questa esperienza mi ha dato
davvero nuove forze e nuove energie... oltre
ad avermi insegnato nuovi canti (e chi mi conosce sa cosa voglio dire!!!).
Floriano D’Auria (Pisa)
r
atti deiconsigiio
Riunione del 10-11-12 ottobre
a Roma e S. Severa
56. Si incaricano Silvia Rostagno e Giorgio Bonnet di elaborare per la prossima
riunione del Consiglio un testo su «Giovani e chiese», in vista del dibattito sinodale ’98.
58. Si decide di chiedere a Paolo Sbaffi e al gruppo Fgei di Napoli Vomero di
preparare le schede per il culto Fgei ’98 sul tema dello sradicamento.
59. Si stanziano L. 300.000 per il progetto di scambio con al ex-Jugoslavia.
60. Si nomina Barbara Grill rappresentante Fgei nel Comitato della Federazione
delle Chiese evangeliche in Italia.
61. Si incarica Giorgio Bonnet di partecipare aita staff d per la preparazione della Consultazione Esteri.
V----------------------------------------------------------------------^
eco ccQ eco
Seminario Formazione SUD
21-23 novembre 97 - Mottoia (TA)
Raccontami la mìa storia
costo: £.50.000
iscrizioni: Virginia Mariani (099-8861321 ) Seminario Formazione NORD
27-29 novembre 97 - Venezia
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Giovani e società: c’è crisi!
costo: £.70.000 iscrizioni (entro ottobre):
Karen La Fata (0422-759569)
Seminario Formazione CENTRO
opo ave
nel
CORRYMEELA
La comunità di Corrymeela si trova quasi a
strapiombo sul mare, alcuni edifici bianchi per.
nulla dissimili da quelli delia campagna circostante, un “isola” fra il mare del Nord e quella
sorta di “mare” verde che è la terra d’Irlanda.
Agape, Stiftsgarden e per l’appunto Corrymeela: tre centri che si sono incontrati in una
settimana dello scorso giugno ad affrontare,
insieme, le differenze: quelle che dividono la
gente dell’lrlanda del Nord, e ovviamente
quelle meno gravi che si scoprono conoscendo e condividendo i propri momenti con persone nuove.
La questione irlandese è nota più o meno
a tutti, ma forse non tutti si rendono conto di
quanto sia aspra; l’immagine che ne abbiamo
ricavato è quella dataci dai media: qualche
episodio di terrorismo, qualche scontro, circa
due 0 tre volte in un anno.
E invece qui c’è l’odio, la paura, tutti i giorni. Ci sono i segni forti e visibili delle grate
contro le finestre sui due lati di alcune strade
di Londonderry, le “torri” di telecamere e le inferriate che costellano i posti di polizia; e ogni
tanto, lo scheletro di una casa, ciò che rimane
di un incendio.
Londonderry. La città è divisa da un fiume,
e vi sono ragazze e ragazzi che non l’hanno
mai attraversato; qui non ci sono Caputeti e
Montecchi, ma cattolici e protestanti; ma nemmeno, le motivazioni dell’odio e del disprezzo
sono in realtà ben altre: appartenenze, convenienze, torti subiti da vendicare, ragioni che
risalgono a battaglie e fatti storici vecchi di secoli, il tutto concentrato in un’escalation di
provocazioni e morte.
Il centro di Belfast è come quello di tutte le
città europee: bei negozi, centri commerciali,
monumenti, tanta gente in giro. Ci portano a
vedere i quartiere cattolico e protestante; si
nota subito che sono quartieri-ghetto abitati
da gente povera o comune. Sono suddivisi da
mura che hanno il nome beffardo di Peace Line. Animato quello cattolico, freddo e riservato quello protestante, in essi saltano all’occhio
i murales coloratissimi con le loro istanze ri
vendicatrici 0 di disprezzo dei vicini, si
le case abbandonate e devastate,
che i vicini prima o poi se ne vadano:
to l'isolato rimane libero, per la gioia
che mafia immobiliare, o di qualcun
mezzi corazzati e l'elicottero dell’esei
sua maestà tengono sotto controllo “l'oi
in realtà chi amministra la vita spicci
ghetti sono le organizzazioni paramiìk
figli della gente crescono e giocano in
a questi segni e imparano a distingue!
bene e il male, e ognuno diverrà adulti
cato a sapere che il male si trova al d
la Peace Line. E in questi quartieri si
perché si ama qualcuno oltre la Line, oi
fiume, perchè si è messo piede nel postos
gliato, e per tanti altri insignificanti e gn
motivi. Tutto l’anno, non solo quando Is t^
sione ci tramanda le immagini delle bsrà
o dell’ultimo attentato.
In questo angolo di questa Europa “cé
anglosassone” il tempo è fermo.
Corrymeela in tutto questo è l’isola,
to franco in cui la volontà di riconciliare e
conoscere si oppone silenziosamente all<
e alla confusione degli scontri delle
confondendosi nella calma del paesi
tranquillo e consolatore: contemplandolo
chiede, seppur banalmente, come Qi«
gente trovi il tempo e la forza di odia
Corrymeela non esiste messa, non si le
to, la comunità si riunisce due volte al
al worship nella chiesa ipogea del ceti
qui si esprime la propria fede nell’UNiCOj
e anche la fiducia reciproca fra le persa
famiglie che compongono la comunità
ne è ospite; a volte sono tante le Iin9^^\
esperienze che si sentono, tutte diversi
tutte uguali. E' enorme la forza e l'eraif^
che esprimono i momenti di Corrymela,
dando via ci si interroga su tante cose.
Nella casetta che ospita la segreterii^
comunità su di un muro c’è una frase:
meela begins when you leave..., Con)/
inizia quando parti. E' vero. ,
Paolo Montesanto (i‘
jiSCUSSK
ilgrupp'
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leValli,
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REDAZIONE: a Torino C/o Riforma, via S.Pio V 15, 10125 Torino (Fax 011/657542); a Napoli C/o Riforma, via Porla 93, 80137 Napoli (tei 081/291185, Fax 081/291175).
REDATTORI/TRICI: a Torino Michela Bellino, Cristina Ferrara, Bettina König (coordinatrice - tei 0121/543819), Manuela Molinari, Paolo Montesanto,Elia Piovano, Simona Piovano, Loredana
Pecchia, Pietro Romeo. A Napoli Deborah D'Auria, Marta D'Auria (coordinatrice - tei 081/273194), Lu^ Nitti.
, HANNO COLLABORATO A QUESTQJ|^MERO: Valdi^enecchi, Gj^^io Bonnet, ^jeiano D’Auri^j^aniele Del^jpre, Franca Ljcg, Stefano Parrotta, Andrea Sbaffi, Paolo Spanu, Cipriana Tonaselli, Gabriele Vola, _____
)RRISPONDENTI REGIONAj^^f^tlna ArcidigéO^ Lauraluri PaJlaASi, Sarah Ml^elli, Mariati^zarello, Gi^l^a Puggloo/Knatella R^Kgno,OrianaJ^lller, Paolo Testa.
ito per
«tono dii
ivi
Fascicolo interno a RIFORMA n. 39 del 17 ottobre 1997. Reg. Trib. Pinerolo n. 175/1951. Responsi
Fotocomposizione: AEC - Mondovi. Stampa: La Ghisleriana - Mondovì.
ne ai sensi di legge: Piera EgloTEdizioni Protestanti srl, vìwfi^Pio V n. 15 Dl^10125 Torino:
15
17 OTTOBRE 1997_
Delle ìàlli "äldesi
PAG. V
j numero
de «La Beidana)
igeiti per le Valli
marco
ROSTAN
po aver risollevato an¿ nel mondo valdese
re):
'il
Üscussione sulFOccitapo redazionale de
¡Kiáflna con il 30° nume1 rivista punta l’attensu una serie di iniziatite riguardano il futuro
.Valli, soprattutto sul
Me dello sviluppo turi, facendo presentare dai
ponsabili alcuni «pro'di cui si parla. Così
■ Giuliano, assessore
¿ale per le Risorse naj e culturali, fornisce
jjrmazione generale sui
i legati alla valorizzaj della storia partigiana e
Avorazione della pietra.
Barderanno la vai d’
Bricherasio e Ronco Agliodo, responsablla Cisl di Pinerolo e
jbro del Comitato promoduseo Crumière» di
ilice, espone le moi utilizzo del vecchio
lento, affiancando alla
i'tottora in funzione la
i un polo di attrazioÈurale; infine Laura
^presidente dell’assoe'Ecomuseo di Perosa
e valli Chisone e
lisca, illustra la possièreare un circuito tuIgato al recupero dei
ella cultura industria! valli.
Jolto opportuna è poi la
blu della rivista di valorizóla documentazione e la
ceicapolta da vari gruppi
ntari; questa volta veliamo aijonoscenza, nel rac(iontoCElena Pascal, di
io fatto a Massello
He due ’
da dieci anni, con il recupero
di alcune scuole Beckwith e
poi con una serie di mostre a
Campolasalza, fino a quella
del ’96 sugli alpeggi di Massello, poi esposta anche al
Centro culturale valdese. Relativamente dimenticata è anche la storia dei cimiteri e delle discriminazioni che, nel secolo scorso, avvenivano per le
sepolture dei protestanti: a
questo argomento è dedicato
un ampio articolo di Paolo
Cozzo, assessore alla Cultura
nel comune di San Secondo,
che rievoca l’impegno e le
battaglie del pastore Giosuè
Amedeo Bert (1807-1883).
Completano il numero una
nota toponomastica di Osvaldo Coi'sson sulla prima sede
del Comune di San Giovanni,
alcune poesie della prof. Lucia Gallo Scroppo, rubriche e
recensioni. Oltre che in alcune edicole e librerie delle Valli, la rivista si trova presso il
Centro culturale valdese, che
ne è l’editore.
i cuiiutiii e ‘Atoria nelle valli valdesi
L'ultimo numero della rivista
NON SPRECARLO
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tlw ci verrebbe mai in mente di buttare via una banconota da 100.000 lire,
eppure tutta la carta è moneto. I rifiuti deali imballaggi in carta e cartone
rappresentano da soli il 50% in volume dei rifiuti prodotti.
Questo vuol dire che stiamo sprecando una preziosa risorsa riciclabile.
Infatti recuperare la carta significa:
"“ieri obbattuti / ■ meno cellulosa do importare (ora un milione di ton. all'anno)
*1« do smaltire in discarica (ora circa il 35%) / ■ meno energia elettrica e ocqua
I™ usare per la produzione. Con lo carta riciclata si produce cartone do imballo,
carta per la stampa, per usi domestici e sanitari.
* per noi consumatori è che con l'uso intensivo di corta riciclata anche i prodotti
“¡Jl^di meno, La raccolta differenziato è un gesto di civiitò che possiamo fare tutti,
' colerlo. L'ACEA, da parte sua, si è impegnata ad aumentore gli attuali
173 contenitori presenti sul territorio, e i centri di raccolta.
Aiutaci,
la raccolta
della carta
fa la differenza
anche sulla
bolletta.
CONSORZIO
Diritto oirambiente
CONSORZIO ACEA ENERGIA AMBIENIE
Via Vigorie, 42 - 10064 PINEROLO
Tel. 0121/2361
A fine mese si svolgerà l'assemblea degli «Amici di Agape>
Una rivista per andare oltre
il bollettino di informazioni
SAMUELE MONTALBANO
Per Agape, dopo un’altra
estate piena di campi e di
persone, di momenti di discussione e di confronto, di
gite in montagna e di relax, è
tempo di valutazioni e di
nuovi progetti. Pur nella difficoltà di portare avanti una
grande macchina com’è quella dei campi e della loro organizzazione, anche quest’
anno il bilancio può dirsi positivo, tanto che alcuni seminari non hanno potuto soddisfare tutta la domanda e che
nuovi amici e amiche hanno
chiesto di fermarsi come residenti dopo un periodo di
campo di lavoro. È un gruppo quasi del tutto rinnovato,
infatti, quello che si occuperà
della gestione del Centro nel
prossimo futuro, e che può
contare sulla presenza di persone provenienti non solo
dall’Italia ma anche dall’
America Latina (Uruguay) e
dalla Germania.
Fra i nuovi progetti che sono iniziati con l’autunno
molti avranno forse notato
una nuova rivista, «Immaginaria», che ha sostituito il
«Servizio informazioni».
L’idea, che risale all’inizio
della primavera ed è stata
portata avanti da un gruppo
di volontari e volontarie, prevede la creazione di un nuovo strumento, che non solo
riproponga i temi del vecchio
notiziario, ma sia uno spazio
di approfondimento e dibattito, di nuove rubriche, un luo
go nel quale i vari percorsi
dei campi si incontrino e trovino maggiore visibilità. La
sfida di «Immaginaria» è anche quella di creare una rivista più piacevole da leggere,
con un formato, una carta e
una grafica migliori punto sul
quale si sta ancora lavorando
alla ricerca di un assetto definitivo.
L’autunno, oltre all’uscita
di «Immaginaria», porta con
sé anche il raggiungimento di
un altro obiettivo, questa volta di tipo tecnico, che è quello del rifacimento del tetto
del caseggiato centrale. Dopo
un lungo periodo di lavori e
di interruzioni, infatti, si sta
finalmente completando la
copertura in lose, nella speranza di molti inverni
all’asciutto. All’assemblea
degli amici e delle amiche di
Agape, che comincerà a fine
mese, avrà esito con una
estrazione a premi anche la
lunga campagna di sottoscrizioni per questa opera di ristrutturazione, una campagna
che è andata al di là delle
aspettative infondendo nuovo
ottimismo.
Contrariamente a quanto si
può ritenere dell’autunno e
dell’inverno agapini, poi, si
profilano all’orizzonte mesi
densi di attività e di iniziative. Dal 31 ottobre al 2 novembre, come preannunciato,
si terrà l’assemblea degli
amici e delle amiche di Agape, un appuntamento abituale
che rappresenta l’occasione
per discutere delle linee poli
tiche e dei progetti del Centro
e, perché no, per incontrarsi e
stare insieme.
Dal 28 al 30 novembre il
Network Donne, la rete delle
donne che lavorano in Agape, discuterà sul tema «Immaginare Agape o essere
Agape?» mentre, con durata
5-8 dicembre, si terranno altri
due incontri: il week-end teologico, intitolato «Può l’eterno chiamare al cambiamento?» e il campo di formazione staff, dedicato non solo a
chi prepara i campi per bambini e adolescenti, ma a tutte
le persone che in qualche
modo si occupano di formazione e animazione, come i
monitori e le monitrici di
scuole domenicali. Il tema di
quest’anno è particolarmente
interessante e attuale: la formazione all’interculturalità.
Durante il periodo natalizio, dal 26 dicembre al primo
gennaio, avrà luogo il campo
invernale, che da anni prosegue il filone del dialogo intergenerazionale proponendo
alle tre fasce di campisti (cadetti, giovani e adulti) un tema comune. Questa sarà la
volta di un confronto sull’uso
del tempo ed in particolare di
quello libero. Per chi volesse
saperne di più, in conclusione, Agape è sempre raggiungibile tramite telefono o lettera e, da poco, anche via posta elettronica. L’E-mail del
Centro è: agape@alpcom.it.
Il numero di telefono è 0121807514, quello di fax è invece 0121-807690.
Studenti e Unitrè
Un viaggio
nella memoria
Dal 28 al 31 ottobre la III
media A di Perosa Argentina
andrà in viaggio-studio in pulmann a Monaco, Dachau e
Mauthausen: l’Università della Terza età di Perosa e Valli
propone l’adesione all’iniziativa a tutti i maggiorenni interessati per un’esperienza di
confronto e di scambio con i
ragazzi sul difficile e tragico
tema della deportazione razziale a opera del regime nazional-socialista. Questa esperienza sarà per i ragazzi un
punto di partenza alla costruzione di un ipertesto su Internet, mentre per l’Unitrè sarà
l’avvio di un anno di riflessioni sulla storia contemporanea.
In preparazione a questo
viaggio «della memoria», giovedì 23 ottobre alle 14,10
presso la sede dell’Unitrè nella sala della Comunità montana, si terrà un incontro con i
professori dei ragazzi e con il
sig. Berruto e il sig. Coalova,
ex deportati; durante rincontro verrà proiettato un video
su Dachau. Il sig. Coalova
sarà anche la guida del viaggio-studio che prevede, oltre
alla visita ai due campi di
concentramento, la sosta al
castello di Neuschwanstein, la
visita al Deutsches Museum
di Monaco di Baviera e al
giardino zoologico, un’escursione a Salisburgo e ai laghi
salisburghesi, e la sosta a Innsbruck sulla via del ritorno. Il
costo del viaggio per gli adulti
è di £ 420.000 circa a persona,
tutto compreso. Per informazioni rivolgersi al più presto a
Simonetta Colucci Ribet, tei.
0121-58729.
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Dai robot un aiuto per il controllo della rete fognaria
Acque reflue: percorsi sotterranei
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Da secoli il convogliamento delle acque di rifiuto che l'uomo produce è
un problema nelle grandi come nelle piccole città, e a questo scopo sotto i nostri
centri abitati sono sorte, nel corso del tempo, delle vere e proprie reti di canali fognari. Oggi i rifiuti liquidi che solitamente
si gettano nel lavandino o che finiscono
nello scarico del bagno o della doccia sono un tipo di rifiuto forse meno appariscente dei rifiuti solidi, che prima di essere restituiti all'ambiente vengono ammassati e radunati nei punti di raccolta, ma
non per questo meno dannosi se vengono
dispersi nell'ambiente senza essere prima
trattqti in appositi impianti di depurazione. È stato calcolato che nella nostra società si producono circa 200 litri al giorno di rifiuti liquidi per abitante i quali attraverso una più o meno fitta rete fognaria
finiscono ai depuratori dove vengono
quindi liberati dalle sostanze inquinanti e
reintrodotti nell'ambiente. Le reti fognarie
fungono quindi come delle vere e proprie
strade in cui i rifiuti vengono convogliati e
indirizzati verso i depuratori prima di essere reimmessi in natura. La loro funzione
e il loro funzionamento sono quindi molto
importanti ai fini della tutela e della salvaguardia dell'ambiente e percià occorre
curarli e seguirli con attenzione.
Il consorzio Acea gestisce oggi, oltre ad
una trentina di impianti di depurazione
nel suo bacino, anche la rete fognaria dei
Comuni di Pinerolo e Porte, passata alla
gestione Acea nel 1993 in seguito allo
scioglimento del consorzio Pinerolo-Porte
per fa raccolta e depurazione delle acque
reflue. La rete fognaria di Pinerolo gestita
dall'Acea, che è di circa 100 km, è di tipo misto raccogliendo sia le «acque nere»
di scarico che quelle «bianche», le acque
meteoriche, che impongono che la rete sia
sovradimensionata nei tempi di secca per
poter far fronte al maggior carico di acqua in caso di pioggia, in alcuni casi, specialmente alla base delle colline, il diametro delle tubazioni della rete arriva a superare il metro e mezzo proprio per far fronte ai carichi aggiuntivi di acqua.
La rete fognaria di Pinerolo è costituita
sostanzialmente oggi da tubazioni circolari e ovoidali in calcestruzzo e Pvc ma vi
Un’antico tratto di rete fognaria di Pineroio
sono ancora parti costituite da canali sotterranei di tipo rettangolare in mattoni coperti a lose (ma ve ne sono anche che
presentano al posto delle lose un soffitto a
volta) e questi, che costituiscono la parte
più antica della rete, probabilmente risalgono a centinaia di anni fa. Dei 100 km
di rete l'Acea cura il rifacimento di tratti
deteriorati, le riparazioni, le operazioni di
spurgo (cioè di estrazione dei sedimenti
che si depositano nella rete) e di pulizia
delle caditoie stradali. Da un paio di anni
il Consorzio Acea sta portando avanti un
meticoloso lavoro di rilievo della rete fognaria gestita, lavoro reso difficoltoso dal
atto che a volte mancano le documentazioni scritte (le planimetrie sostanzialmente) soprattutto ovviamente per quella parte
della rete che è più antica e che interessa
solitamente il centro storico. Il lavoro di rilievo comunque procede anche con l'utilizzo di software dedicati e l'utilizzo di
ispezioni sotterranee fatte con telecamere
e dovrebbe essere concluso entro l'anno.
Questi rilievi costituiscono oltre che per
il consorzio Acea anche un utile strumento
per l'utente con una riduzione tra l'altro di
spese e di tempo; dai rilievi vengono infatti ricavati dimensioni, date di costruzione, materiale e percorso dei tratti della rete oltre alla quota di scorrimento e distan
?c
za dagli edifici principali. Dallo scorso
anno poi, affidandosi a una ditta esterna,
il consorzio Acea fa ricorso nei casi dove
si presentano maggiori problemi ad indagini televisive della rete fognaria gestita.
Per mezzo di piccoli robot che vengono
calati nella rete fognaria e su cui sono
montate delle telecamere si riescono a filmare interi tratti della rete, filmati che vengono poi analizzati dai tecnici e da cui
vengono ricavate misurazioni, importanti
informazioni relative ed esempio al cattivo funzionamento della rete come ostruzioni, infiltrazioni, giunti mal sigillati ecc.,
ma anche difettosi o scorretti allacciamenti; sempre poi attraverso questo strumento
si può arrivare addirittura a compiere interventi direttamente sulla rete fognaria
come ad esempio riparazione e sigillazione di giunti fra tubazioni, fatto che si dimostra importante specialmente nei centri
storici dove l'intervento dall'esterno comporterebbe a volte notevoli problemi. Uno
strumento in più quindi, messo a disposizione dalla tecnologia più avanzata per i
tecnici, da usarsi per il controllo e la manutenzione di queste strade sotterranee a
beneficio dell'ambiente con un conseguente vantaggio per i cittadini.
Davide Rosso
16
PAG.
VI
E Eco Delle ^lli mLOESi ¡
Viaggio in Calabria di un gruppo della chiesa di Angrogna
Un^idea nata ¡117 febbraio
FRANCA COÏSSON
Dal 5 all’ 11 settembre una
rappresentanza della
chiesa di Angrogna si è recata
in visita alle chiese sorelle del
Sud, unendo alla gioia dell’incontro con altre comunità il
piacere di visitare luoghi sconosciuti e turisticamente interessanti, e di fare qualche bagno nei mari puliti del Tirreno
e dello Ionio. Una settimana
intensa dunque, ma nello stesso tempo distensiva, carica di
significato per la nostra fede e
per lo scambio di esperienze.
L’accoglienza riservataci è
stata toccante e ci ha fatto capire, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto può essere edificante spendere un poco delle
nostre vacanze non per andare
in giro in modo anonimo ma
per incontrare fratelli e sorelle
in fede, lontani dalla nostra
realtà di popolo-chiesa e perciò riconoscenti di avere l’opportunità di fraternizzare.
L’idea di questo viaggio era
nata in occasione del 17 febbraio di quest’anno: un gruppo di fratelli delle chiese di
Calabria aveva partecipato alle nostre manifestazioni condividendo con noi la gioia di
quella giornata.
Un rapido viaggio in aereo
e la possibilità di spostarsi
con automobili prese in affitto ci hanno consentito di ravvicinare le distanze e di usufmire al massimo del tempo a
disposizione. Scesi dall’aereo
a Lamezia Terme ci siamo diretti verso Dipignano, dove
sorelle e fratelli di quella comunità ci avevano preparato
tè e torte e, più tardi, un’ottima cena nella casa pastorale.
Il pernottamento nelle famiglie 0 nella piccola foresteria
completava la prima giornata
di fraternità. Ammiriamo il
panorama di cui si gode da
questo paese situato in un
ambiente agricolo dove'fichi
e ulivi crescono abbondantemente. Il giorno successivo al
Guardia Piemontese: ia «Porta
dei sangue»
nostro arrivo una gita a Copanello sul mar Ionio, un po’ di
vita di mare e via sulla Piccola Sila a visitare il villaggio
di Bethel dove si tengono
campi estivi. Dopo aver visto
paesi, boschi e laghi artificiali
si ritorna a Dipignano per la
cena comunitaria e la notte.
Domenica 7 settembre abbiamo il piacere di partecipare al
culto con la comunità di Dipignano, che proprio quel giorno accoglie il suo nuovo pastore, Dino Magri. Anche noi,
a cominciare dal nostro pastore Franco Taglierò, che
predica in questa occasione,
gli facciamo i nostri auguri
più fraterni per l’inserimento
nella comunità. Comunità che
ha un grande progetto: trasformare una vecchia chiesa
cattolica in disuso da tempo
(in una bellissima posizione
nel quartiere di Doviziosi,
abitato prevalentemente da
valdesi) in una bella chiesa
con tanto di stemma valdese e
poter così più visibilmente
mostrare la sua presenza e testimonianza. La Tavola ha
acquistato per alcuni milioni
questo edificio, ma ora si impone un radicale restauro
conservativo e la comunità è
in attesa delle autorizzazioni
e dei fondi necessari per iniziare i lavori.
Dopo il culto partiamo per
Guardia Piemontese, passando per Montalto Uffugo e San
Sisto dei Valdesi; questi luoghi ci ricordano la presenza
dei valdesi di Calabria e la loro eliminazione cruenta. A
Guardia Piemontese visitiamo
il museo, percorriamo le stradine del paese, vediamo i segni lasciati in precedenti incontri con le valli valdesi dalla Società di studi valdesi e
dal gemellaggio con Torre
Pellice, e infine ci emoziona
trovare la vecchia e piccola
via Angrogna, dove si impone
una foto di gruppo. Il giorno
successivo ci godiamo il mare
di Tropea e Tisso dove apprezziamo tartufi e tavolozze
(di gelato). La sera ancora una
cena insieme alla comunità in
un apprezzato ristorante locale. A Francesco Viapiana e alla sua famiglia, che ci hanno
accompagnati in tutte queste
giornate, a tutti quelli che ci
hanno ospitati, che hanno cucinato per noi dimostrandoci
il loro affetto, va la nostra
profonda riconoscenza.
Il 9 settembre ci congediamo commossi dalla comunità
di Dipignano e attraverso Sibari, Metaponto e Matera, di
cui visitiamo rapidamente i
«Sassi» e la cattedrale, ci trasferiamo in Puglia, nella vivace cittadina di Corato, dove ci
aspetta un’altra comunità valdese con il pastore Scomaienchi, originario di Dipignano.
Di nuovo siamo ricevuti nella
casa della chiesa con una cena
comunitaria e siamo assegnati
alle famiglie che ci ospitano
per due notti in modo eccellente, e ci accompagnano nella visita di Alberobello, delle
grotte di Castellana, di Casteldelmonte, della cattedrale di
Trani e poi via attraverso l’assetata campagna disseminata
di trulli circondati di vigneti e
uliveti, principale fonte di occupazione del paese, in direzione di Bari, dove ci aspetta
l’aereo del ritorno.
L'ultimo libro di Guido Baret
Punta Tre Valli...
MARIA DOVIO
a Punta Tre Valli al Bec
mJ Dauphin e al Barifreddo* h ì\ nuovo libro che l’infaticabile amico e prezioso
collaboratore de «La Valaddo» Guido Baret ha scritto per
completare il suo precedente
Se Punta Tre Valli parlasse,
edito dalla medesima casa
editrice, la Gbf Grafica Val
Chisone, nel 1995. Infatti il titolo e la copertina di quest’ultima opera riprendono parte
del titolo e della fotografia
della precedente e la completano con le illustrazioni di altri due importanti capisaldi
delle nostre vallate: il «Bèc
Delfin», che caratterizza la
vai Perosa e il «Barifréit», che
domina la vai Pragelato.
Secondo questo suo itinerario ideale ma nel contempo
rigorosamente geograficostorico e socio-economico.
Guido Baret si sofferma ancora un po’, nella prima parte, sull’amata terra della vai
San Martino (come per «agganciare» le sue due opere) e
poi introduce nella «vai Peirouzo», ritraendone i centri
più importanti: Perosa Argentina e Villar Perosa, con le rispettive chiese parrocchiali di
San Genesio e San Pietro in
Vincoli. Quindi prosegue facendoci conoscere i suoi studi
intensi e le sue ricerche assidue e feconde sui minerali,
sulle attività estrattive della
vai Chisone e Germanasca,
sul marmo di Rocca Bianca e
sulle miniere d’argento di
Bocciarda, sulla storia di
Meano e della strada Pinerolo-Briangon, sulla Resistenza
rivissuta attraverso il diario
della formazione partigiana
«Enrico Gay» (Divisione alpina autonoma vai Chisone),
di cui fece parte.
La vai Pragelato, sovrastata
dal Barifreddo, viene descritta
dall’autore sotto un aspetto
poco conosciuto e troppo poco ricordato: la presenza della
Chiesa valdese. A pag. 94 e
95 leggiamo: «Giova infine ricordare che la vai Pragelato è
l’unica regione in Italia che
sia stata interamente protestante, sia pure per un periodo
limitato a qualche decennio:
le stesse valli valdesi, Pellice,
Germanasca, “inverso” della
vai Perosa, sono sempre state
a popolazione mista cattolica
e valdese. Ma l’editto di Vittorio Amedeo II del 1730 decretò la fine delle chiese riformate nella vai Pragelato. I
protestanti della valle dovettero scegliere tra l’abiura e
l’espatrio; così oltre 2.000
esuli si diressero nel Württemberg, dove fondarono le
colonie che ancora oggi portano il nome dei loro villaggi
d’origine: Perouse, Pinache,
Gross e Klein Villar, Serre...».
L’ultima parte del libro è
dedicata alla cultura popolare
valligiana. Come vestivano i
nostri «vecchi», quanto costava e di che cosa si componeva «lou fardèl» (corredo) delle spose, come e quando nacque la croce ugonotta (nel
1688 a Nîmes per mano di un
orefice), quali sono i mestieri
che stanno scomparendo come «lou carèaire» (l’impagliatore di sedie), «lou saroun» (il carradore), «lou
manhin» (lo stagnino); e poi
toponimi, leggende e così via,
a dimostrazione che Guido
Baret è riuscito a scrivere
sempre scorrevole e avvincente, una grande, vera e
completa storia delle nostre
valli. Storia che spazia dagli
avvenimenti più importanti,
epici, alle piccole realtà e vicissitudini umane d’ogni
giorno e soprattutto quella
storia che, non va dimenticato, è stata vissuta con coraggio, dignità e fierezza dai nostri padri e da coloro che li
precedettero.
(*) Guido Baret: Da Punta
Tre Valli al Bec Dauphin e al
Barifreddo, ed. Gbf Grafica vai
Chisone, 1997.
XVII Febbraio L,2i
Festival
del teatro
valdese
Centocinquant’anni
concessione delle Lettere
tenti da^parte deUc^Kaf
berto. Centocinquant’;
storia vissuta al di h^^onsig
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[tervista
tutto ricca di una cultura!
ginale e lontana anni
dall’ omogeneizzazione
zinnale delle vallate alpi,
In questi mesi spesi
parlerà di questo annivi
rio, chi per criticare le
memorazioni e chi per
brare ognuno a modo
l’avvenimento. Perconii
festeggiamenti e cultui
teatro risulta una delle]
possibili e auspicabili,
lodrammatiche valdesi
un tratto assolutamente
co, le prime - come ha
lineato Giorgio Tourncercare, attraverso la n
zinne su teatri e palchi ij
tuna, una possibile ini
all’interno della proprii
ria. E così i classici
valdesi: storie ricche
sioni violente, delitti oi
massacri. Testi talvolta
ra riproposti dai pochi
rari che osano sfidare la:
portazione e la paziei
pubblico attuale, poco'
tuato al linguaggio e ai'
delle pièces ottocentescl
La volontà di coordi
iniziative intorno al 17
braio da parte del Ci
culturale valdese ha
alla riunione che si èi
giovedì scorso a Pi
progetto: organizzati
sorta di «festival del
valdese» che avrà
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che permetterà al pubi
seguire la maggior pai«
gli spettacoli limitandol
vitabile e abituale ana«® ® ‘
delle repliche.
Linea ferroviaria Torino-Pinerolo-Torre Pellice - orario invernale
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4375 10165 10180
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117 36 517 59 518 43 18 59 1958 20 59
ì 1 518 04 518 49 19 04 20 03 21 04
11744 518 08 19 08 20 07 21 08
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51815 518 47 519 24 19 53 2044 Ï2149
51819 11851 519 28 19 57 20 49 Ì2154
X18 22 X1854 ®19 31 20 00 2054 X2Í 5S
4366 4368
4362 4364 feriale feriale 4370
2d. 2d. 2cl. 2d. 2d.
15 55 16 55 X17 58 X18 30 19 08
15 58 16 58 518 01 518 33 19 11
16 02 17 02 f18 04 518 37 1915
16 06 17 06 51812 5 18 44) 19 20
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16 57 18 00 519 00 19 57
17 02 18 05 519 04 20 02
17 06 18 09 519 08 20 06
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34 Riva di Pinerolo 131
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38 PINEROLO p 136
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17 PINEROLO p 5 4/5
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25 Piscina di Pinerolo.... 5 4 25
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40 Candiólo 5 4 50
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17
>117 OTTOBRE 1997
Delle Yaui ’^ldesi
PAG VII
io Lq28 anni il vescovo Pietro Giachetti va in emeritazione
a diocesi di Pinerolo
a una vocazione ecumenica
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Il Pinerolese gestisce in consorzio i servizi socio-assistenziali
Ciss: primi passi in favore
dei portatori di handicap
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2 cl.
20 35
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20 50
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2104
2108
2112
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ijervista realizzata dalla
ione di Radio Beckwith
ilica)
ì/ionsignor Giachetti è
,0 di Pinerolo dal giuil 1976; può tracciare
breve biografia ?
0 di origine canavesaopo studi teologici a
ino stato ordinato prenci 1946 per la diocesi
¡Ila città. Dopo un anno
jcecurato a Pont Canalone andato a Milano
frequentato l’Univerlattolica laureandomi in
ifia, mentre collaboravo
istero pastorale in una
parrocchia della perifeese; fu allora che co
1 ad interessarmi ad un
lento di lavoratori che
lascendo; le Adi. Lau,'iomai a Ivrea ove inse
losofia e storia al Semi; collaborai come redati “Risveglio popolare”
lale della diocesi) conido ad occuparmi dell’
iza spirituale Adi; nel
li incaricato di occu■fcgli assistenti spirituale Acli per il Nord Italia,
che nel 1968 fui chiaiRoma come vice assinazionale delle Acli.
■1971, poiché le Acli ave|celto una caratterizza" :ica per la loro aziola'Conferenza episcopale
iia|itirò gli assistenti spili;per l’evangelizzazione
' operaio fu allora
.riippo sacerdotale
perDi^po del lavoro”, di
;e; il gruppo aveva
iicato da poco a lavorare
idolùi chiamato a Torino
73 per essere nominato
iato della pastorale del lain Piemonte e Valle d’
Nel maggio 1976 il vedella mia diocesi di
mons. Bettazzi. mi
lò per comunicarmi che
Paolo VI mi aveva deI vescovo di Pinerolo;
sconcertato, perché da
e non mi sentivo idomolo, e dall’altra periqueU’epoca Pinerolo
ta per la contestazione
a scoppiata in ambito
iiale e perché in quella
n c’erano i valdesi al cui
0 non mi sentivo preRisposi comunque alla
ita e fui ordinato vescoPinerolo dal cardinale
'ino il 29 giugno 1976.
compiuti 75 anni, in
ita alle norme canonirassegnato le dimisc mi accingo ad andare
^ itazione».
"ne era la Chiesa catto'erolese nel 1976, e co^ evoluta nei 21 anni
ministero ?
landò venni a Pinerolo
'csa cattolica viveva un
®o difficile, di fratture
^ originate da posizioni
‘c in campo teologico,
‘ic e politico come d’alJcin altre parti d’Italia.
Inficile il dialogo con
Ppi che avevano fatto
‘ila di dissenso e di opradicale alla “Chieiciale”, come essi diceva questo movimento
® Pinerolo fu molto li■ i'iclla diocesi andò via
'turando la ricerca del
del confronto, in
to di comunione, che
'Sentito il fioi ire di nuotienze ecclesiali. Ne risolo alcune, ad esempio
nas e nuove forme di
Sciato, le Conferenze
^ite della quaresima, la
giovani promossa
’ocesi. Un’esperienza
Monsignor Pietro Giachetti, vescovo di Pineroio
notevole è stato il Sinodo della diocesi della Chiesa cattolica del Pinerolese che in tre anni si è occupato, con un lavoro
in gruppi parrocchiali e zonali, dei temi della famiglia,
dell’evangelizzazione e dei
ministeri; è stata una esperienza significativa perché tutte le
componenti, le sfaccettature
della Chiesa cattolica pinerolese si sono trovate insieme a
dialogare, a confrontarsi, ad
approfondire e a trovare una
convergenza sui temi dibattuti. Al Sinodo diocesano hanno
partecipato due “delegati fraterni” con diritto di parola, come rappresentanti del I distretto della Chiesa valdese, e ciò
ben prima che io fossi invitato
ufficialmente a partecipare al
Sinodo valdese! Ecco che cosa è cambiato nei 20 anni del
mio ministero a Pinerolo: si è
avviato un cammino insieme
nella diversità».
- Quest 'anno è stato invitato ai lavori del Sinodo delle
chiese valdesi e metodiste;
come ha vissuto questa esperienza ?
«Ho avuto la pazienza di
aspettare 20 anni; per anni ho
partecipato a titolo personale
al culto di apertura del Sinodo,- e talora mi pareva che la
mia presenza non fosse gradita: venivano salutati tutti i
rappresentanti di altre chiese
presenti, ed io con il gruppo
di cattolici che erano con me
venivamo ignorati! Ho saputo
aspettare, e quest’anno è finalmente arrivato l’invito ufficiale. Si può immaginare
quale è stata la mia gioia. Ho
poi partecipato ai lavori sinodali durante il dibattito sull’ecumenismo; nel documento
che è stato discusso vi sono
elementi nuovi, in particolare
l’affermazione che il dialogo
con la Chiesa cattolica da parte delle chiese valdesi e metodiste è una via irreversibile,
da continuare. Mi piace ricordare che le indicazioni pastorali elaborate sui matrimoni
misti nel Pinerolese sono state
estese a tutta l’Italia con il documento firmato nel giugno
scorso a Roma dal card. Ruini
presidente della Cei e dal moderatore della Tavola valdese.
Già Papa Paolo VI nel 1977
mi diceva: “La diocesi di Pinerolo ha una vocazione ecumenica”, ed io ho cercato di
muovermi in questo senso,
chiedendo di entrare fin
dall’inizio del mio ministero
nella Commissione episcopale
della Cei per l’ecumenismo: a
differenza di altri, io vivevo
l’ecumenismo sul campo e
non solo in modo teorico!
Concludo ricordando un episodio: quest’anno alla Mendola, durante la sessione del
Sae (Segretariato per le attività ecumeniche) per festeggiare la mia fedeltà al questo
movimento mi regalarono un
tulipano (il simbolo dell’Assemblea ecumenica di Graz) e
una tartaruga finta, a simboleggiare che il mio cammino
nell’ecumenismo è stato di
piccoli, lenti passi, arrivando
alla fine alla meta. Così io ho
interpretato il dono».
______PIERVALDO ROSTAN_______
LO scorso anno vide nei
Comuni un appassionato
dibattito sulle prospettive dei
servizi socio-assistenziali; la
normativa dava alcune possibilità circa la gestione, dalla
delega alle Comunità montane, alla delega alle Usi o ancora alla creazione di appositi
consorzi fra Comuni. Per il
territorio dell’ex Usi 44 si fece strada l’ipotesi di costituire un apposito consorzio fra
Comuni; così accadde e, dopo
qualche polemica e ricorso a
seguito nelle nomine iniziali,
21 Comuni diedero vita al
Ciss, alla cui presidenza è
stato nominato il dott. Paolo
Covato, medico del servizio
di igiene dell’Ausl 10. Da
parte di alcune amministrazioni si sono levati timori sulla futura gestione, paventando la nascita di un nuovo
«carrozzone» costoso quanto
poco efficace. «Quei timori
erano legittimi - dice il neopresidente -: nuovi uffici,
nuovi apparati potevano far
supporre questo rischio. E
quelle preoccupazioni le tengo sempre presenti: sarà la
gestione ad evitare tali rischi». Il personale è quello
che i singoli Comuni avevano
già in pianta organica per i
servizi sociali, da poco è stata
nominata quale direttrice la
dott. Cipriani; un bilancio di
6 miliardi, entrate derivanti
dai trasferimenti regionali, e
provinciali e dall’intervento
dei comuni consorziati.
- Come è individuata la
spesa di ciascun Comune?
«Il criterio è stato legato alle quote capitarie: in sostanza
ogni Comune paga in relazione al numero dei propri abitanti. Abbiamo inoltre una
quota differenziata; cinque
Comuni (Pinerolo, Cumiana,
Roletto, Bricherasio e Vigono) che avevano già determinati servizi quali l’assistenza
domiciliare hanno mantenuto
i servizi e versano una cifra
più alta. Per gli altri vogliamo
con la quota capitale di
30.800 lire erogare un servizio minimo uguale per tutti.
Ci eravamo impegnati per
Il sole di un autunno particolarmente caldo ha maturato l'uva
Stagione eccezionale per il vino
«È stata un’annata decisamente eccezionale - commenta soddisfatto Francesco
Airasca, direttore della cantina sociale di Bricherasio parlando della vendemmia ’97 -:
la migliore in 38 anni di vita
della nostra cooperativa».
Una primavera con scarsissime precipitazioni, temperature miti che hanno favorito
una fioritura anticipata. Il clima ha inoltre determinato
un’apprezzabile sanità delle
uve, che hanno subito scarsi
attacchi di peronospora.
Acidità e grado zuccherino
sono i parametri che preannunciano l’ottenimento di
grandi vini. «Abbiamo riscontrato gradazioni zuccherine di 2, 2 punti e mezzo superiori al ’96 - aggiunge Airasca -; la raccolta del vino
Barbera è ormai ultimata: i riscontri ci dicono di un tasso
zuccherino superiore ai 20° il
che vuol dire un vino fra i
12,5 e i 13 gradi».
Quantitativamente la cantina sociale di Bricherasio è
sui livelli del 1996 (circa
13.000 quintali); per i 238
soci un problema non secondario è determinato dalla carenza di spazi. «In attesa della nuova sede, i cui lavori
procedono bene e dove speriamo di trasferirci nel prossimo giugno - spiega Francesco Airasca - siamo stati costretti ad affittare spazi in altre cantine sociali, a Cuceglio
e Piverone, dove trasferiamo
erogare a tutti l’assistenza domiciliare integrata entro il
gennaio ’98 e siamo stati in
grado di partire fin dal 1“ ottobre ’97».
- Quali iniziative state ipotizzando per il mondo giovanile ?
«Attualmente non esiste un
servizio di educativa territoriale, ma lo stiamo impostando; il nuovo servizio si occuperà di handicap, di disagio
minorile e adolescenziale e
della prevenzione delle tossicodipendenze. In questo campo esiste già un progetto del
Comune di Pinerolo; è stato
finanziato e stiamo lavorando
col Comune e l’Ausl per realizzarlo».
- Nella rete delle risposte
globali ai cittadini, aiutando
a casa piuttosto che avviando
all’ospedale, stando accanto
piuttosto che isolando, è importantissima una stretta collaborazione fra settore socio
assistenziale e sanità. Quali i
rapporti con l’Ausl?
«È proprio dalle risposte
che diamo in questo campo
che si qualifica un servizio; il
cittadino che esprime un bisogno sociale e spesso anche sanitario non può essere frammentato: occorre una forte integrazione che porti a progettare insieme l’intervento. Per
quanto riguarda l’assistenza
domiciliare credo sia doveroso investire: in questo modo
si evita il ricovero in ospedale
e si riducono i ricoveri nei
presidi socio assistenziali».
- Non tutto va per il meglio
nell’assistenza pinerolese ed
è legittimo pensare a un consorzio pieno di iniziativa, magari anche solo a livello teorico. Che cosa si augurerebbe di poter realizzare nel
1998? Qual è il suo «sogno
nel cassetto» ?
«Sogni nel cassetto ne ho
tanti, alcuni molto ambiziosi;
del resto ho trovato qui personale molto preparato e motivato il che mi fa ben sperare
per prossime e nuove iniziative: se devo sceglierne uno direi la messa a punto del servizio del Cst rivolto ai portatori
di handicap. Non sono contento di come l’ho trovato: al
Cst ci sono problemi strutturali, con barriere architettoniche; il prossimo anno vorrei
avviare la soluzione del problema. Mi pare che il Cst soffra anche di una eccessiva
emarginazione: lì abbiamo
concentrato i portatori di handicap e così siamo tutti tranquilli. Manca una integrazione con la città, così come
manca una risposta alternativa
quale potrebbe essere la comunità alloggio».
Centro culturale
Corsi per
insegnanti
Prosegue anche per l’anno scolastico 1997-98 la
proposta di corsi di aggiornamento rivolti agli insegnanti delle scuole del Pinerolese da parte del Centro
culturale valdese. I tre corsi
progettati si svolgeranno
tutti presso la scuola media
statale Frignone di Pinerolo. Il primo, dal 5 al 26 novembre, prevede quattro incontri dedicati alla riflessione su «Scenari della politica
e del pensiero delle donne»,
con lezioni di Pinuccia Corrias, Liliana Ellena, Francesca Spano e Tori Rochat; le
iscrizioni vanno effettuate
entro il 25 ottobre. Seguirà,
dal 4 al 25 febbraio, un ciclo di quattro lezioni dedicati a «Globalizzazione del
mondo ed emergere dei fondamentalismi» e infine, dalr 11 al 25 marzo si parlerà
di «Musica come chiave di
lettura delle trasformazioni
sociali», con tre incontri curati da Claudio Canal. Tutti
i corsi hanno la prevista autorizzazione del Provveditorato per il riconoscimento
delle ore di aggiornamento.
Iscrizioni e informazioni
presso la sede della Scuola
Frignone a Pinerolo, via Einaudi 38, tei. 322932.
il vino con le autobotti. Per
alcuni giorni abbiamo quasi
dovuto sospendere i conferimenti di uva in sede per la
mancanza assoluta di spazi».
E andata bene con tutte le varietà, il rosso pinerolese con
2.700 quintali, il freisa e la
barbera di qualità davvero
eccellente («non ci sono aggettivi sufficienti», commenta soddisfatto Airasca), gli altri bianchi e i rossi con all’incirca 9.000 quintali. Il doux
d’Henry è giunto buon ultimo nella vendemmia, in leggero ritardo di maturazione e
più resistente è stato tenuto
per la parte finale dalla programmazione della cantina
sociale. Soddisfazione, dunque, è quanto esprimono i
produttori pinerolesi: dalla
Regione arriveranno 1.250
milioni grazie all’interessamento delle tre Comunità
montane della zona per la
nuova sede della Cantina sociale; la nuova struttura si
inaugurerà con un’annata vinicola veramente storica.
Convegno sulla tubercolosi a Torino
Continuare a vigilare
Oltre seicento medici veterinari hanno partecipato al
Convegno internazionale sulla
tubercolosi bovina promosso
dall’assessorato alla Sanità
della Regione Piemonte, che
si è svolto a Torino il 5 e il 6
ottobre. Al centro dell’attenzione la situazione epidemiologica internazionale di questa pericolosa zoonosi, che sta
attraversando in tutto il mondo una particolare recrudescenza. Mentre per i paesi sviluppati acquista particolare rilievo soprattutto raffinamento dei metodi diagnostici che
consente di sradicare gli ultimi focolai di tubercolosi, per
le nazioni del Terzo Mondo il
problema principale è costituito dalla mancanza di risorse necessarie per affrontare
con l'indispensabile incisività
i programmi di abbattimento
totale delle mandrie infette.
In Italia la bonifica degli allevamenti dalla tubercolosi
bovina è in fase di completamento, grazie anche alla disponibilità di un test diagno
stico di recente introduzione
che supporta in modo egregio
la classica prova della tubercolina, che rimane il metodo
di massa maggiormente accreditato. La riduzione dei casi di tubercolosi bovina ha
fatto registrare una parallela
diminuzione dei casi di infezione umana da mycobacterium bovis, anche la difficoltà
di laboratori diagnostici a tipizzare il germe portano ancora a una sottovalutazione
dei casi individuati; un contributo determinante può venire
dalle moderne tecniche di biologia molecolare, che hanno
già consentito di costruire una
mappa dell’infezione che ha
permesso di seguire il percorso della malattia e spiegare
casi misteriosi di insorgenza
del morbo. I ricercatori hanno
comunque raccomandato di
non abbassare la guardia,
mantenendo e rafforzando i
programmi di controllo e di
sorveglianza già in atto, con
particolare attenzione agli
animali selvatici.
18
PAG. Vili
Vat.ï.t
I
VENERDÌ 17 ottobre lom
Nelle Chiese Valdesi
1“ CIRCUITO — Venerdì 17 ottobre, alle 20,45, assemblea del 1° circuito a Rorà.
3“ CIRCUITO — Venrdì 24 ottobre alle 20,30 a Frali assemblea di circuito sul tema «Prospettive per il lavoro giovanile nel 3° circuito».
MADAGASCAR — Domenica 19 ottobre alle 20,30 il gruppo Madagascar si ritrova nella saletta del teatro di Pomaretto per organizzare il ritorno dei malgasci per il 1998.
ASSEMBLEA DELLE CORALI — Domenica 19 si svolgerà a Pinerolo l'assemblea delle corali.
ANGROGNA — Da domenica 12 ottobre i culti avranno luogo nella scuola grande del capoluogo sempre alle 10; ogni seconda domenica del mese, salvo impedimenti, il culto sarà
in francese. Riunioni quartierali: martedì 21 ottobre a Pradeltorno alle 20,30.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Il Gruppo donne insieme si ritrova venerdì 17 presso il presbiterio. Riunione quartierale ai Gonin martedì 21 ottobre.
PERRERO-MANIGLIA — La corale avrà il suo primo incontro alle 20,30 di lunedì 20 ottobre.
POMARETTO — Domenica 19 ottobre culto all'Inverso. Il primo incontro del gruppo Incontro-donne si svolgerà lunedì 20 ottobre alle 20,30 alla sala Lombardini. L'Unione femminile si incontra venerdì 24 ottobre alle 14,30 all'Inverso. Culto al Centro anziani venerdì 24.
PRAMOLLO — La corale riprende gli incontri quindicinali venerdì 17 ottobre alle 20,30. Domenica 19 ottobre alle 10 assemblea di chiesa su Conferenza distrettuale e Sinodo; culto
con la partecipazione della scuola domenicale. L'Unione femminile riprende le attività
domenica 19 ottobre alle 14,30. Lo studio biblico si svolgerà ogni lunedì alle 20,30 a partire dal 20 ottobre.
PRALI — Questi gli orari delle attività per l'anno di attività '97-98: scuola domenicale il venerdì dalle 16 alle 17 (quando inizieranno i corsi di sci si ritarderà tutto di un'ora), catechismo primo e terzo anno il sabato dalle 17,30 alle 18,30, catechismo secondo anno il sabato dalle 18,30 alle 19,30, catechismo quarto anno il mercoledì dalle 18 alle 19, coretto
il sabato dalle 16,30 alle 17,30, chitarra primo gruppo il mercoledì dalle 14 alle 14,45, secondo gruppo il mercoledì dalle 17 alle 18, terzo gruppo sabato con il coretto; teatro domenica 12 ottobre alle 21. La corale riprende le prove venerdì 17 ottobre.
PRAROSTINO — Domenica 19 culto alle 10 a San Bartolomeo con assemblea di chiesa.
RODORETTO-FONTANE — Il servizio pastorale a Rodoretto e Fontane è affidato al predicatore locale Claudio Tron; chi avesse idee e suggerimenti per le attività invernali può rivolgersi a lui al numero 808817.
SAN GERMANO — A partire da martedì 21 riprendono gli studi biblici ecumenici. L'appuntamento è come al solito alle 20,30. Il primo ciclo, di qui a Natale, prevede lo studio di alcuni passi del Deuteronomio e in un secondo momento del libro del profeta Michea. Agli
studi partecipa anche, e in numero relativamente alto, la parrocchia cattolica. Mercoledì
22, alle 14,30, riprende l'attività dell'Unione femminile.
TORRE PELLICE — Domenica 19 ottobre alle 10 nel tempio del centro culto con assemblea
di chiesa con il seguènte ordine del giorno: comunicazione dei deputati della Conferenza
distrettuale e al Sinodo; presentazione del progetto per la Casa unionista; alle 15 pomeriggio comunitario all'Inverso Roland!. Lunedì 20 ottobre al presbiterio alle 20,45 inizio
dello studio biblico sul Libro dell'Esodo. Mercoledì 22, alle 20,30 riunione ai Bouissa.
VILLAR PELLICE — Mercoledì 22, alle 21, nella sala attività, incontro dei gruppi giovanili e
filodrammatici. Domenica 26, alle 10 culto con assemblea di chiesa sui lavori sinodali e
sulle prospettive di avere una sala nuova o la ristrutturazione dello stabile di piazza Jervis. Alle 14,30, nel prato del presbiterio, castagnata e giochi per bambini.
VILLASECCA — Riunioni quartierali: martedì 21 alle 20 a Pian Faetto, mercoledì 22 alle
14,30 a Bovile, alle 20 a Trussan, venerdì 24 alle 14,30 ai Trossieri, alle 20 a Serre Marco.
Appuntamenti
17 ottobre, venerdì — TORRE PELLICE: Presso la sedè
Fidas, ex scuole mauriziane di
corso Gramsci, prelievo collettivo di sangue dalle 8 alle 11,30.
17 ottobre, venerdì — PEROSA ARGENTINA: Al padi
gliene Pian de la Tour, piazza
Abegg, alle 20,45, «Saluto musicale» con la partecipazione del
coro Eiminal e la banda musicale
di Pomaretto, canti e musica per
i bambini bielorussi.
17 ottobre, venerdì — VILLAR PEROSA: Alle 16,45
presso la scuola professionale
«Agnelli», prima lezione del corso di aggiornamento per insegnanti delle scuole di ogni ordine
e grado «Leggere il territorio, le
valli Chisone e Germanasca tra
storia, natura e cultura» sul tema
«Le opere difensive della valle»,
relatore Dario Ganglio.
18 ottobre, sabato — TORRE PELLICE: Alle 17 nella sala Paschetto del Centro culturale,
inaugurazione della mostra «Misteri» del pittore surrealista Luciano Leporati. La mostra resterà
aperta fino al 2 novembre con il
seguente orario: dalle 15 alle 18
giovedì, sabato e domenica, dalle
14 alle 17 gli altri giorni.
18 ottobre, sabato — PINEROLO: Al Teatro-incontro la
compagnia «A. Brofferio» di
Asti presenta «Meisin-a di rat e
piset per er vegi», commedia
brillante in tre atti, regia di Piero
Passio.
18 ottobre, sabato — TORRE PELLICE: Dalle ore 9 alle
17, nel salone convegni dell’Hòtel Gilly convegno di studio «I
segreti dello stato sociale, una
giornata per parlarne», con interventi di rappresentanti del
mondo politico ed economico
locali, regionali e nazionali. La
partecipazione al convegno è
gratuita, si prega di segnalare la
propria adesione telefonando al
n 0121-953131, Cristina Davit, o
al fax 0121-932625.
18 ottobre, sabato — PINEROLO: Nella chiesa di San Domenico, alle 21, concerto del
gruppo vocale Cantus Ecclesiae,
diretto da Marco Merletti
18-19 ottobre — ANGROGNA: Alle 14,30 di sabato 18, a
San Lorenzo, apertura della mostra mercato di prodotti artigianali, agricoli e delle mostre di
Amnesty International, Comitato
pace vai Pedice e della collettiva
di pittura del gruppo pittorico
«Pablo Neruda» di Pinerolo,
inaugurazione della meridiana.
Domenica 19 dalle 9 alle 12 e
dalle 14 alle 18 riapertura delle
mostre; alle 9 partenza della XI
edizione del triathlon della vai
d’Angrogna; alle 12,30 polenta e
spezzatino, alle 14,30 premiazione, alle 15,30 castagnata e ballo.
18-19 ottobre — TORINO:
Presso il Cisac, corso Vittorio
Emanuele II 83, stage di funky
jazz. Informazioni allo 0115628184.
19 ottobre, domenica — PINEROLO: Al museo della diocesi, alle 11, inaugurazione della
mostra «I cartoni di Michele Barena: disegni per i dipinti murali
nel territorio della diocesi di Pinerolo», orario: festivi 10,30-12
e 16-18, feriali 16-18.
19 ottobre, domenica — BlBIANA: Mercatino delle pulci.
19 ottobre, domenica —
TORRE PELLICE: Il circolo
Mûris in óccasione del suo quarantennale organizza la castagnata, dalle 15, aperta a tutti, con
caldarroste e vin brulé.
20 ottobre, lunedì — PINEROLO: Al Centro sociale San
Lazzaro primo incontro del corso
di dizione, fonetica e uso della
voce, dalle 18,30 alle 22. Informazioni al 323186.
20 ottobre, lunedì — BARGE: Al teatro tenda, alle 21,15,
commedia «Tant fracass per
niente» con la compagnia «Piccolo varietà».
Precisazioni
Con riferimento alla nota
pubblicata sul n. 37 del 3 ottobre 1997 dal titolo «Clienti
oppure cittadini», avente ad
oggetto considerazioni sulla
2“ Conferenza dei servizi sanitari delFazienda Usi 10, per
rispetto alla verità dei fatti si
precisa quanto segue: 1) Il video per la presentazione dei
programmi dell’azienda non
ha avuto durata di 5 ore eome
erroneamente riportato, bensì
esattamente 60 minuti eomplessivi; peraltro il video stesso non è durato fino alle 14
bensì fino alle 11,40; 2) Non
risponde a verità l’affermazione dell’anonimo articolista secondo il quale non è stato
consentito il dibattito: tutti gli
iscritti a parlare sono intervenuti al rispettivo turno e a nessuno è stata negata la parola.
E stata inoltre evidenziata
nella nota richiamata, una
trattazione sommaria di problematiche inerenti il raccordo Ospedale-medici di base,
nonché il rischio di un eccessivo «drenaggio di risorse»
dal territorio all’Ospedale
stesso: al riguardo ritengo doveroso sottolineare che, come
peraltro apertamente dichiarato fra gli impegni aziendali, la
riorganizzazione dei servizi
sul territorio costituisce un
obiettivo prioritario di questa
direzione. Faccio tuttavia rilevare che non è umanamente
pensabile che in soli 6 mesi di
amministrazione si riesca a
porre rimedio a tutto i problemi consolidati ormai da anni:
in questi primi mesi sono stati
posti in essere sforzi non indifferenti per la soluzione di
problematiche in merito al
riordino edilizio del presidio e
all’acquisizione dell’ex Cottolengo, pena anche il rischio di
lasciare cadere opportunità finanziarie irrepetibili.
Ho sempre apprezzato gli
stimoli provenienti dal Vostro
giornale volti a migliorare
l’attività dell’azienda da me
diretta: mi sia consentito di
ricambiarne, con le medesima
finalità, almeno uno, invitando l’anonimo autore dell’articolo in oggetto a verificare il
buon funzionamento del proprio orologio.
Con preghiera di pubblicazione si inviano i migliori saluti.
Sacerdozio
universale
il direttore generale
de ir Ausi IO,
dr. Ferruceio Massa
La nota a cui fa riferimento
il doti. Massa era «a margine» di un ampio articolo, firmato, del coordinatore del
nostro giornale e quindi attribuibile allo stesso autore del
servizio.
Se le parole scritte hanno
un senso la frase «Alle 14, dopo cinque ore di video e di
presentazione da parte degli
operatori...» significa che la
proiezione del filmato più
molti interventi di medici ed
esperti che hanno illustrato
l’attività dell’Ausi IO ha impegnato un tempo lungo cinque ore. Nell’insieme. Ma fra
i tanti interventi pochissimi
sono stati interlocutori nei
confronti dell’azienda, proprio perché si trattava di operatori dell’azienda stessa: il
dibattito è altra cosa. Abbiamo, come era scritto sui vecchi tram, «disturbato il manovratore»? Nessuno si aspetta
soluzioni miracolistiche da
nessuno ma verificare le scelte credo sia dovere di tutti,
dagli amministratori ai semplici cittadini: fin qui «riorganizzare» un .servizio ha spesso
significato tagliare in periferia e accentrare a Pinerolo;
sarà diverso infuturo? (pvr)
Ho letto con profonda partecipazione quello che sul nostro giornale ha scritto Franco
Calvetti su Lilia Davite. La
scomparsa di Lilia ci ha lasciato tutti, familiari, amici e
conoscenti oltre che turbati,
impotenti, interdetti, senza
parole (lo ha detto anehe la
pastora Anne Zeli al funerale
nel tempio di Pinerolo). Che
cosa infatti si può dire? Quali
parole o quali perché si possono trovare? Meglio il silenzio! Però Franco Calvetti,
concludendo il suo articolo
semplice e affettuoso, ci ricorda che comunque dobbiamo riscoprire che nell’ambito
del sacerdozio universale va
ricompresa anche la cura
d’anime; quella fatta nel nome del Signore da fratello a
fratello nella comunità umana. Forse avremmo potuto essere in qualche modo più vieini a Lilia sul suo tormento
esistenziale? Non lo sappiamo
e comunque nessuno di noi lo
ha fatto. Credo però che se
pure non dobbiamo coltivare
in noi uno sterile senso di colpa, una cosa possiamo farla:
riflettere seriamente su quello
che il sacerdozio universale
dei credenti ci invita a fare,
cioè accorgersi del fratello
che ci cammina accanto con
le sue difficoltà, la sua solitudine o la sua amarezza e chiedere al Signore, perché da soli
non ne siamo talora capaci, di
aiutarci a essere veramente il
fratello per lui con una parola,
un atto di amicizia, di comprensione e di affetto.
Quello che ne.ssuno di noi è
riuscito a fare per Lilia potremo forse farlo, se il Signore
ci sta vicino, per qualcun altro che venga a trovarsi un
giorno sul nostro cammino.
La comunità di Pinerolo
raccoglie eventuali offerte
fatte in ricordo di Lilia, che
saranno destinate all’accoglienza agli extracomunitari,
che tanto stavano a cuore alla
nostra amica. Si può versare
il proprio contributo sul conto
corrente bancario della Chiesa di Pinerolo, Istituto bancario Sanpaolo di Torino, agenzia 1, n. 13175, indicando la
causale.
Ricordando
Valdo
Ciao Valdo,
poche parole, non per eommemorarti, Valdo, solo per
salutarti... e salutarti non con
un addio, perché non si può
dire addio a un amico con il
quale si è studiato, viaggiato,
sofferto, discusso, riso e
scherzato...
Non si può dire addio a chi
sarà sempre nel nostro cuore
e nel nostro pensiero, magari
durante una discesa con gli
sci o in una salita in monta
A Valdo
Elsa Rostan - Pinerolo
gna, mentre si passeggia in
un bosco o si parla .seduti al
tavolino di un bar, o in tanti
altri luoghi o modi ancora.
A un amico come te si deve
dire semplicemente «ciao», e
grazie per aver trascorso parte
del tuo tempo insieme a noi;
grazie per averci donato la
tua amicizia e la tua umanità,
per esserci stato vicino con la
tua cultura e le tue idee, le tue
debolezze e la tua forza.
Ciao Valdo, tu sai che per
chi ti ha amato non sarai mai
solo un ricordo, bensì una
presenza; per gli altri, per coloro che hanno sovente giudicato, sarai forse un rimpianto.
Non perché in queste occasioni si facciano elogi, ma ti
vogliamo rieordare perché
non è giusto che tu te ne vada
dalla nostra vita senza un
cenno che richiami quanto ci
hai regalato di piecolo, di
gioioso, di rompimento e di
grande.
Le tue montagne scalate sono lì a guardare e lì forse e’è
pace; ma ti ricordi i capricci e
i bisticci e le palle che ci hai
saputo raccontare? Le lunghe
camminate nei nostri boschi
per ritornare felici a festeggiare un fungo, preludio di
una bella cena a base di risotto. E la tua scuola, le ore passate per diligenza a correggere maledetti compiti di meritevoli o incapaci allievi, per
dare quel giudizio sempre
ponderato, ironieo ma capace
di scatenare sempre qualcosa... di bello.
Un peso grande da portare,
il tuo nome: i sensi di colpa;
gli amici rimasti ma in carriera e gli amici vicini senza
carriera. Travaglio mitigato
da saggezza. Ma ansia e inquietudine, facile rabbia. Piccole cose date, eolte, pensate.
Le tue donne, le favole, le
mille feste e un passato da ragazzo modello ma monello.
Pensavi forse che ci fossimo
dimenticati di tutto questo?
Troppo comodo.
Ciao, a presto, o meglio,
aspetta ancora un po’; magari
nel frattempo, preparaci il terreno, ma con molta calma.
Titti e Gian
(Tiziana Paschetto e
Giancarlo Colossi)
COPPIE
INTERCONFESSIONALI
Domenica 19 ottobre alle
14,30, presso la chiesa di San
Lazzaro a Pinerolo: valutazione dell'incontro internazionale di luglio a Torre Pellice, coppie interconfessionali e Cena del Signore.
20 ottobre, lunedì —
MOLLO: Fiera autunnale.
20 ottobre, lunedì — TORPr
[?f T A 1 T :--- ^
PELLICE: Al Liceo
europeo
primo incontro del corso di
giornamento per insegnanti d'eì
l’area linguistica delle scuole eie
mentari del Pinerolese a cura de]
gruppo Lend sul tema «Tipjj
funzioni di scrittura» con Ga.
briella Pozzo; iscrizioni e infot.
mazioni al Collegio, tei. 91260.
21 ottobre, martedì — Pif^_
ROLO: Primo incontro del labo.
ratorio teatrale per bambini dai
sette ai dieci anni, a cura di Nonsoloteatro, dalle 17 alle 18,3o
presso il Centro sociale S. Lazza!]
ro. Informazioni al 323186.
illa
iiese
ustr
23 ottobre, giovedì — an.
GROGNA: Alle 21, nella biblio.)
teca comunale di San Lorenzo
incontro-dibattito sul tema «U|]
progetto per la costruzione di asili in Palestina», a cura dell’Asso,
dazione pace vai Pellice.
iclii
23 ottobre, giovedì — PINE.
ROLO: Presso FOsservatorio
astronomico «Luigi Vignolo»,
via S. antonio 3, alle 20,30 serata ,
osservativa organizzata dal Circolo pinerolese astrofili Polaris,
24 ottobre, venerdì — PINEROLO: Al Teatro-incontro, alle
21, «La “Giovane montagna” di
Pinerolo», cori e proiezioni di
montagna nel 70° anniversario di
fondazione con la partecipazioni
della Badia corale vai Chisone.
24 ottobre, venerdì — TOR-j
RE PELLICE: Alle 20,45 i
sala della giunta della Comunili'
montana, il gruppo studio Val
Lucerna presenta la conferenza
di Umberto Levra «Il Risorgimento e i suoi miti».
24 ottobre, venerdì — PINEROLO: Air auditorium comn
naie, alle 21, «Italiani e prote-^
stantesimo: un incontro impossibile» (Claudiana, 1997), preset-j
razione del libro di Giorgi
Tourn, con la partecipazioni
dell’autore, di Gianni Vaiti
Vittorio Morero.
Si terrà a
limaAs!
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le in It
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-Fra :
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lelolaz;
24 ottobre, venerdì — CA'
VOUR: Nella sala consiliai
dalle 17 alle 19, primo incontill
del corso di aggiornamento si,;]
«Scuola, disagio giovanile epit-j
venzione» sul tema «Sintomi del
disagio nella quotidianità scolastica», con Enrica Fusarodel
centro Adler.
24 ottobre, venerdì — VILj
LAR PEROSA: Scuola
sionale Agnelli: per il corso di
formazione per insegnanti di Itola el
ogni ordine e grado di scuola ia,rultir
dalle 14,30 alle 17,30, visitagul iteaico
. aREGO
data al Forte di Fenestrelle.
Sta. All’
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Gli amici
Agape: Quale chiesa
PER QUALI GIOVANI?
Dalle 9 alle 17 di domeni»
26 ottobre si svolgerà uit»
giornata dedicata al teff
«Quale chiesa per quali gi^
vani?», con il seguente
gramma: alle 9 presenta^
ni, alle 10 discussione sul t
ma «Chiesa immobile in un.
società che cambia», a;
12,30 pranzo, alle 14,30 g'^
chi di gruppo «Costruiamo«
una chiesa», alle 17 saluti^
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L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Milla, 1 - 10064 Pineff'“
tei, 0121-323422; fax 32383'
redazione Torre
tei. 0121-933290; fax 93A'"'
Sped. in abb. post./SO
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non può essere venduto separa)
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 1?
Resp. ai sensi di legge Piera cg' ^
Stampa: La Ghisleriana Mondovi
Una copia L. 2.000
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17 OTTOBRE 1997
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atti:
Delle Chiese
Intervista al presidente della Fcei, pastore Domenico Tomasetto
Fra storia e speranza: vivere l'attesa
0 fine del mese si terrà a Torre Pellice TXI Assemblea della Federazione delle
iiiese evangeliche in Italia. Fra i temi anche ecumenismo e identità protestante
PAG. 7 RIFORMA
isiina
a Torre Pellice l’unAssemblea della Fejjjione delle chiese evanrte in Italia (Fcei) sul tei^llarga le tue tende e
i tuoi paletti (Isaia
- Fra storia e speranza:
»l’attesa». L’Assemblea
lotte Pellice si svolge a
¿’anni esatti dalla fondadella Federazione, avita a Milano nel 1967.
0 a questo proposito
istato il presidente deisi, il pastore battista Dolco Tomasetto.
scorsa Assemblea della
[nel 1994, aveva dato al
¡¡IO Consiglio un mandato
igilanza» sui temi della
•tà, della democrazia e
%:pustizia sociale. Come
adempiuto a questo
io?
i’atto sulla vigilanza è na¡nel clima del governo Borni, sostenuto da una
iranza di destra, con i
ivi timori per il futuro
democrazia italiana,
jinutata situazione poliIsigenza della vigilanza
isti temi non è però veleno, e come Fcei sia^érvenuti in vari campi:
ritto, scrivendo più volte
:esidenza del Consiglio
la di immigrazione e diiod'asilo, al ministro delibblica istruzione sulla
a dei cicli scolastici e
lolazioni delle norme
relative al diritto di avvalersi
o no dell’insegnamento della
religione cattolica; abbiamo
incontrato il ministro della
Sanità per le provvidenze in
favore degli immigrati, abbiamo presentato al ministro
per l’Ambiente la petizione
sul clima».
- Qual è stato, nel triennio,
l’impegno della Fcei in campo
ecumenico?
«Va anzitutto precisato che
la Federazione non è una
chiesa, ma una struttura di
servizio per le chiese che la
costituiscono e per le altre
che guardano ad essa con attenzione. Non ha quindi una
sua linea di lavoro nel campo
ecumenico, anche se “prepara il tavolo” affinché certi incontri e certe iniziative prendano il volo. Certo è che il
fronte ecumenico si è ampliato: dagli incontri, spesso
difficili, con la realtà evangelica non federata a quelli con
la Chiesa cattolica sul piano
locale e nazionale. La partecipazione di una delegazione
fraterna al 3° Convegno ecclesiale di Palermo (novembre 1995), guidata dalla Federazione, la partecipazione
di esponenti di primo piano
della Cei a varie assemblee
evangeliche, la preparazione
congiunta deH’Àssemblea di
Graz sono segni di un chiaro
cammino già avviato. Anche
in considerazione di queste
A '
'"1 ’^ga commemorativa a Carema
¡Luigia Bertalot Geymet
Maestra di prutestant»
— CA.
asiliattj
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tà scola5 aro del
¿MEGORIO PLESCAN
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i scuoia
isita guile.
1 mobili
vari: tei
; volumel
ENICA 28 settembre
stata scoperta una taremorativa sull’antilola elementare di Cal’ultimo paese del Piete ai confini con la Valle
^ta. All’occasione hanno
spato una cinquantina
tsone, evangeliche e
l'la signora Amalia Gey's i pastori Alberto Tacr
ianni Gente e chi scri'ebbe potuto essere la
■a» commemorazione di
Attività ormai defunta
Chiesa valdese, fiorente
., f^Anni IO e 30 del secolo
h 'i,i®®volta dal mondo che
è stato, grazie al
’’¡-Ibhuto vivido e commodella sorella Geymet,
della maestra Luigia
«“M ved. Geymet, la donila resse la scuola dal
I*« 1930. Non è stata narf la vicenda di una «sandi un'weroina», ma di
■fsona che ha vissuto
¡ente la sua vocazione
donale e di fede, con le
t la ombre di un’epoca
POn è più la nostra. La
rha di prutestant» co5^oprannominata - riul'estimoniare le forti
l^loni che aveva, senza
^lal centro del mondo,
™adel piccolo cosmo di
Pia senza neppure
ai determinare eccessiAie dalle sue vicende
n®ll. spesso tristi (vedofies paese estra
E, Passo ostile, che perde
^ pa®himane dal traslo
(I hglia neonata e rima, ^on bambino di
i^®gionevole). La rela|g]l l®Pdo della situazioht ili un no
(,[®'^dbile, ha usato una
li ® ha colpito molto:
®i®si dopo la morte
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jiarnori
aiuti.
della figlia, la maestra Geymet dovette preparare la festa del Natale 1907, perché «il
dovere deve venire prima dei
sentimenti e dei problemi
personali...».
Non è il caso di essere moralisti, esaltando il passato radioso contrapposto al presente più confuso, ma indubbiamente colpisce il pensiero
che alla fine del secolo scorso
ci furono 354 maestri e maestre disposti a girare per la Penisola ad insegnare a scrivere
e a leggere (anche la Bibbia),
in situazioni che oggi definiremmo impossibili e per poche lire al mese.
Sono questi i testimoni che
ci hanno portato fin qui, e
rievocare la loro vicenda ci
lascia soprattutto una sensazione: che fossero delle persone che credevano fermamente a quello che stavano
facendo, che erano convinte
che l’impegno che svolgevano fosse più importante delle
difficoltà incontrate. In poche parole, che la convinzione di stare compiendo qualche cosa di fondamentale per
loro, per il prossimo e per la
fede è più forte degli ostacoli
o dei dubbi un po’ futili.
Oggi non ci sono quasi più
valdesi a Carema: due guerre
mondiali e svariate crisi economiche li hanno costretti
ad andare in giro per il mondo, soprattutto in Francia.
Ma hanno lasciato un contributo non indifferente nell'
humus del loro villaggio: alcuni sindaci, fino agli Anni
60, una tradizione di autonomia e di tolleranza.
Noi siamo grati al Signore
per la scuola valdese di Carema e per le persone che 1’
hanno composta, e lo preghiamo di dare anche a noi
un po’ delle convinzioni serene che hanno mosso le nostre madri e i nostri padri.
Il pastore Domenico Tomasetto
aperture la Fcei ha avviato,
d’intesa con gli esecutivi delle chiese membro, una consultazione per verificare l’opportunità di costituire, anche
nel nostro paese, un organismo permanente di collegamento delle chiese cristiane.
Incontri diversi con gruppi
“regionali” di fratelli pentecostali e primi contatti con
l’Alleanza evangelica italiana
sono segnali di una nuova attenzione con l’area evangelica non federata. Qualcosa si
muove e va seguito con grande cura e sensibilità spirituale. Per ora la Commissione
delle chiese evangeliche per i
rapporti con lo stato è uno
dei momenti di maggiore incontro della vasta e variegata
realtà evangelica in Italia».
- L'Assemblea rifletterà anche sul proprio ruolo e sull’identità del protestantesimo
italiano?
«Il motto biblico dell’Assemblea parla di “allargare le
tende” e al tempo stesso di
“rafforzare i paletti”: grande
apertura ecumenica, dunque, ma al tempo stesso esigenza di approfondimento
dell’identità protestante. Di
fronte a una forma di religiosità diffusa e amalgamante,
in cui tutte le distinzioni
sembrano annullate, deve essere ripreso il confronto teologico sui temi fondanti della fede cristiana, troppo spesso assente anche nelle nostre
assisi nazionali. Occorre
puntare alla formazione cristiana dei giovani, e soprattutto occorre saper guardare
direttamente a Cristo più che
alla chiesa e alle sue realizzazioni storiche, e quindi proporre l’esigenza di un nuovo
discepolato, frutto di obbedienza della fede, che comporta impegno e assunzione
di responsabilità. In questo
quadro, l’Assemblea affronterà anche il tema del volontariato, di particolare attualità in una stagione in cui anche lo stato sembra voler valorizzare le organizzazioni
non lucrative». (nev)
Convegno di monitori a Ecumene
Come formare i ragazzi
all'identità protestante
MARTA D’AURIA
11 caldo sole che i primi
giorni autunnali sanno ancora regalare ha fatto da
splendida cornice al convegno regionale delle monitrici
e dei monitori delle scuole
domenicali che si è svolto
presso il Centro di Ecumene
durante l’ultimo fine settimana di settembre. L’incontro, organizzato dall’Associazione delle chiese evangeliche battiste del Lazio e
Abruzzo e dall’ll“ circuito
delle chiese metodiste e vaidesi, si è aperto nel pomeriggio di sabato con una relazione del pastore metodista
Giovanni Cartari, membro
della redazione della rivista
quadrimestrale del Servizio
istruzione ed educazione
della Fcei «Scuola domenicale», sul tema «Nuove metodologie di insegnamento».
Ai venti giovani convenuti
Cartari ha ribadito che il monitore deve essere non solo
preparato ma fortemente
motivato nel servizio che
svolge con i bambini e i ragazzi. Nulla si può improvvisare: il monitore deve essere
un soggetto «ricettivo», preparato cioè non solo a stimolare la riflessione e la creatività dei bambini ma anche a
recepire in ogni momento gli
effetti che le proprie sollecitazioni producono su di essi.
Centrale nel suo intervento
è stato il concetto dell’identità. In un’Europa unita dove
consistente è la percentuale
dei protestanti, i ragazzi delle nostre scuole domenicali
devono sapere che la loro
identità protestante non nasce da una contrapposizione
con il cattolicesimo, così dominante nel nostro paese,
ma essa va costruita in senso
positivo.
1 bambini con l’aiuto dei
monitori non devono sentirsi
esclusi perché non partecipano all’ora di religione nelle
scuole o diversi perché non
hanno il culto dei santi, ma
devono capire che essi sono
importanti per quello che sono e soprattutto che sono inseriti in una collettività, che è
la comunità dei credenti. La
seconda parte del convegno
invece si è svolta sul piano
pratico. Nella mattinata di
domenica infatti i monitori
hanno partecipato a un’animazione biblica preparata da
Silvia Zerbinati. Partendo
dall’episodio del conflitto tra
il re Saul e il giovane Davide,
i partecipanti sono stati protagonisti di un gioco di ruolo,
che è uno degli strumenti a
disposizione dei monitori
per suscitare la riflessione
dei ragazzi su temi importanti partendo da un punto
di vista personale. Nel pomeriggio poi i monitori sono
stati coinvolti in un’animazione musicale proposta da
Carlo Leila. Oltre alla presentazione di alcune tecniche di
insegnamento del canto, con
particolare attenzione al canone, l’animazione ha preso
in considerazione anche lo
sviluppo della musica come
atto motorio, la danza, e il
processo conoscitivo del
suono che i bambini realizzano attraverso la costruzione di strumenti acustici e a
percussione. L’amichevole
atmosfera che ha accompagnato le due giornate e l’affiatamento che si è creato tra
i monitori presenti ha fatto
nascere in tutti il desiderio
non solo di avere momenti di
confronto e di verifica più
frequenti, ma di creare delle
occasioni in cui i bambini e
ragazzi delle diverse scuole
domenicali possano incontrarsi e riconoscersi parte di
una grande famiglia.
Chiesa battista di Civitavecchia
Un inizio entusiasmante
per l'attività della comunità
AUGUSTO SPURI
IL nuovo anno ecclesiastico
nella comunità battista di
Civitavecchia si è aperto davvero nel modo migliore. Domenica 21 settembre abbiamo avuto la presentazione
del piccolo Matteo, figlio di
Gianni Appetecchi e Elisa Tornei, due giovani sempre
molto attivi e impegnati nel
lavoro della chiesa. L’arrivo
di Matteo ha portato un’allegria particolare nella comunità, forse perché la presenza
di un bimbo così piccolo suscita sempre speranze e aspettative per il futuro e ricorda che il Signore continua
a rinnovare, nonostante tutto, il dono della vita.
Domenica 28 settembre è
stata una giornata di grande
comunione e di intensa partecipazione di tutta la comunità alla testimonianza di fede resa tramite battesimo da
due fratelli e una sorella: Giu
seppe Staziano, un fratello
che si è avvicinato da qualche
tempo alla comunità, Anna
Giraldi e Leandro Menichelli,
entrambi di famiglia evangelica. Al culto, condotto dai
pastori Blasco Ramirez e
Franco Sommani e allietato
anche dal canto del coro della
chiesa, hanno partecipato, oltre ai fratelli e alle sorelle della comunità, moltissimi simpatizzanti, parenti e amici dei
battezzandi, cosicché il tempio era gremito. Dopo il culto
la festa è continuata con un’
agape anch’essa molto frequentata, che ha rinnovato il
piacere della condlvisione del
cibo. La comunità battista di
Civitavecchia ha perciò nuovamente di che ringraziare il
Signore. Iniziare l’anno ecclesiastico in questo modo ci incoraggia e ci spinge a lavorare
e a impegnarci sempre di più
per mantenere viva nella nostra città la testimonianza di
fede in Gesù Cristo.
CARBONIA — Domenica 28 settembre alle ore 18, presso il
teatro dell’ex Enaoli di Iglesias, la comunità battista ba ufficialmente ripreso la sua testimonianza evangelica nella
città con un concerto di musica gospel. Il concerto, che è
stato egregiamente interpretato dal gruppo musicale «Nurses n’ friends» proveniente da Colonia (Germania), ha richiamato Tinteresse di molte persone della città. Il concerto è cominciato con un saluto del pastore battista Giuseppe
Miglio che in quell’occasione ha evidenziato non solo lo
spirito della musica gospel (canto del Vangelo) cantata dai
neri nordamericani a partire dal sec. XVIII, ma ha anche rilevato il sentimento evangelico verso le istanze dell’uomo
d’oggi e verso Dio. Dopo questa introduzione, il gruppo di
Colonia si è esibito per circa un’ora e venti minuti cantando il meglio del proprio repertorio. Al termine del concerto
tutti i presenti sono stati invitati a fermarsi per un rinfresco
offerto dalla comunità evangelica.
SAN GERMANO — Sabato 27 settembre si sono sposati Michele Vellano e Elisabetta Pasqualini. Il matrimonio è stato
celebrato nel nostro tempio dal pastore di Torino Eugenio
Bernardini, essendo gli sposi residenti in quella città. Lo
sposo è ben noto a San Germano, ove è spesso ospite della
nonna materna, membro della nostra chiesa. A questi giovani la comunità, sensibile alla loro decisione di celebrare a
San Germano il loro matrimonio, augura tanta serenità e
una vita sempre ricca di benedizioni del Signore.
• La nostra sorella Enrichetta Pons vedova Fenouil, da
molto tempo residente fuori delle Valli, è stata sepolta, secondo il suo desiderio, nel suo paese d’origine che non
aveva mai dimenticato essendo a esso veramente affezionata. Ai figli vada ancora il pensiero fraterno della comunità sangermanese. A poca distanza di tempo dalla dipartita del fratello Levi Long, deceduto a Pramollo (e non ai
Mattinai, come pubblicato per un errore della corrispondenza), si è addormentata nel Signore Adele Comba ved.
Comba. Alla famiglia di questa nostra sorella e ai parenti di
Willy Balmas, deceduto improvvisamente, va il pensiero di
fraterna simpatia e di cristiana solidarietà. Anche Carlo
Long non è più fra noi; è deceduto all’età di 88 anni dopo
un lungo periodo di sofferenza. Alla moglie che lo ha assistito con grande devozione e alla figlia giunga l’espressione
della nostra fraterna simpatia. Il pastore Paolo Ribet ha
presieduto il funerale di questo nostro fratello, essendo il
pastore Deodato impegnato per la riunione di inizio della
scuola domenicale e del catechismo, a cui hanno partecipato anche le famiglie dei bambini e dei ragazzi.
PRAROSTINO — A Tiziana Martinat e Carlo Fornerone, che si
sono uniti in matrimonio il 13 settembre scorso e ai piccolo
Maieoi di Fiorella e Graziano Godin, che ha ricevuto il battesimo nel tempio di Roccapiatta il 28 settembre, vanno gli
auguri di tutta la comunità, che chiede a Dio di accompagnarli ogni giorno con le sue benedizioni.
• Altre famiglie sono state invece toccate dal dolore per la
perdita dei loro cari: sono deceduti Alessandrina Codino
ved. Rivoiro, del Roc, Federico Pastore, di Roccapiatta, e
Renzo Fornerone, di Rosbello.
TORRE PELLICE — La Tavola valdese ha deliberato l’assegnazione alla nostra chiesa del pastore Massimo Marottoli.
Siamo molto lieti che egli possa continuare qui il suo lavoro già iniziato lo scorso anno, e chiediamo al Signore di accompagnarlo sempre nello svolgimento del suo servizio.
• La nostra chiesa è molto riconoscente ai pastori che stanno dando la loro collaborazione per la conduzione dei culti
in questo periodo di assenza per malattia del pastore Bruno Rostagno.
• È stato battezzato il piccolo Patrick Corbani; il Signore
benedica questo bimbo, perché cresca nella vita cristiana.
• Rinnoviamo gli auguri di una unione benedetta dal Signore agli sposi Katia Manfren e Stefano Pegone.
• Con affetto e simpatia cristiana siamo vicini alle famiglie
di Luigia Pellenc, Giovanni Cougn, Franco Ricca, Liliana
Pons e Valdo Armand-Hugon che ci hanno lasciato.
FIRENZE — La comunità metodista ha accolto il candidato al
ministero pastorale Pietro Ciavarella, che contribuisce anche al lavoro della Chiesa valdese, con la moglie Silvia e i
piccoli Marco e Paolo.
20
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 17 QTTOBRF
Appunti di un viaggio storico-turistico organizzato dal Centro culturale valdese e dalla Società di studi valdesi
Sulle tracce dei valdesi del Nord-Ovest degli Stati Uniti d'America '
Da Salt Lake City, «capitale» dei Mormoni, a Ogden, dove c'era il nucleo di origine valdese più consistente, a Palo Alto
dove la Memorial Church tiene la domenica mattina un «culto protestante ecumenico» e nel pomeriggio la messa cattolÌQ
Dal 5 al 22 settembre si è svolto un «viaggio storico-turistico
sulle tracce dei valdesi del Nord-Ovest degli Stati Uniti d’America», organizzato dal Centro culturale e dalla Società di studi
valdesi, preparato da Franco Sappé per la parte italiana e per la
parte americana dall’amico Mark McMeley, ascendenza materna valdese di San Germano Chisone, paterna polacca, prossimo
a un dottorato in Storia americana (le citazioni dei tre scrittori
americani in questa pagina sono dovute a lui); 52 partecipanti
da Torre Pellice, Villar Pellice, Luserna San Giovanni, Torino,
Ivrea, Giaveno, Sampierdarena, Milano, Roma, Londra e dalla
Svizzera. Il gruppo ha riservato alcuni minuti mattutini o serali
per lettura biblica, meditazione, preghiera, ha ricordato due famiglie che in Italia sono state colpite dal lutto; ha cantato l inno
162 nelle tre chiese visitate, e il pastore Claudio Pasquet ha partecipato alla predicazione.
RENZO TURINETTO
Chicago — All’aeroporto
il giovane addetto al
check-in timbra con foga i
documenti d’imbarco. Sembra uno dei tanti lavori poco
entusiasmanti e un po’ imprudentemente chiedo se il
suo gli piace. La risposta sorprende; «Sì, molto». Allora insisto; «Perché?». «Vedo tanta
gente, ascolto voci diverse e
mozziconi di ragionamenti
vari». «E poi?». «Beh, immagino di partire con loro, di sapere quello che loro sanno.
Sì, è così, il mio lavoro mi
piace». «Ma tu non viaggi
mai?». «Qualche volta, più o
meno qua intorno. Mi basta
già stare qui per capire tante
cose». Stai a vedere che il suo
seggiolino dell’aeroporto
moderno, grandioso (e faticoso), tagliato da luci colorate, con la più alta densità
mondiale di traffico, e dove
in nessun angolo si può fumare, divieto esteso in molti
altri posti, compresi spazi
aperti e camere d’albergo, è
la riprova della vecchia saggezza che afferma; si può girare tutto il mondo senza capirlo, e si può capirlo tutto
anche senza girarlo.
«La gente viaggia verso luoghi lontani per guardare, affascinata, le stesse persone
che a casa ignora» (Dagobert
Ruñes, 1902-1962).
Salt Lake City — 1.300 metri sul mare, monti fino a
3.000, 170.000 abitanti, fra
cinque anni sede dei giochi
olimpici invernali, il Grande
Lago dalla più alta salinità
dopo il Mar Morto. Gli edifici
della «capitale» dei mormoni
sono sontuosi, perfino prepotenti e imbarazzanti come
tutti i segni del potere religioso e non. Svetta il grattacielo
degli affari ecclesiastici e amministrativi. La chiesa è un
impero finanziario, gli aderenti aumentano all’interno e
all’estero. Una giovanissima
adepta di Foggia fa qui il suo
tirocinio obbligatorio assisti
ta (o controllata?) nei casi di
défaillances da una consorella albanese. Presenta la fede
mormone in modo diligente e ingenuo, quasi suscita
più tenerezza che fastidio. La
«Chiesa di Gesù Cristo dei
santi degli ultimi giorni» è
stata definita dalla Chiesa
presbiteriana degli Usa come
eretica e fuori della tradizione evangelica.
Ogden — 50 km. più a
nord, primo culto nelle tre
chiese presbiteriane che si visitano. A Ogden c’era forse il
maggior numero di valdesi
emigrati nel’Ovest degli Usa
e confluiti in gran parte in
questa comunità. Oggi non
ce ne sono più fra i 375 membri, ma sono rimasti i legami
di fraternità. La cena del Signore ha un cerimoniale assai complesso. All’uscita uno
spettacolo inatteso, una fila
ordinata di 200 persone ritira
gratis pacchi di viveri forniti
da grossisti che smaltiscono
cibi prossimi alla scadenza e
distribuiti attraverso svariati
organismi fra cui le chiese.
Anche questa è America e anche in questo sei interrogato
(se vuoi esserlo) venendo
fuori da un luogo dove hai
appena preso i simboli della
condivisione.
Fort Hall — La riserva indiana dell’ldaho fa volare la
fantasia ai film western dell’infanzia (e oltre!) che in
questa zona evoca il capo Pocatello, gli Shoshoni, i Piedi
neri. Di indiani con le penne
in testa o senza nemmeno 1’
ombra; invece impariamo
che qui vivono coltivando la
terza parte delle patate di tutto il paese e, in alternativa,
con i proventi del casinò.
Yellowstone-Grand Tetón
— 1 parchi nazionali del
Wyoming e dell’ldaho, imperdibili a meno che non si
voglia perderli per propria
scelta. Scheletri di alberi arsi
nell’immane rogo del 1988,
poi il primo alce avvistato
I partecipanti ai viaggio hanno presenziato ai cuito neiia prima Chiesa presbiteriana di Ogden (foto F. Sappé)
ii tempio dei mormoni
(foto F. Sappé)
scatena urla e foto; alla fine
non ci baderà più nessuno...
Bisonti, un falco appollaiato
sul palo della luce, un corvo
(o suo simile) gracchia sul
tavolo dove tu bevi la Pepsi;
ma niente orso, se non c’è il
Grizzly, almeno un orsetto
casalingo, macché, non c’è
trippa per 1 flash, non resta
che amare il pio bove che rumina indifferente lungo il fiume che serpeggia nel verde a
oltre 2.000 metri e si insinua
nel Grand Canyon. A soccorso delle cineprese ecco dapprima i cento geyser zampillanti dal terreno come spiritelli, e dopo il signore di tutti
il «Vecchio fedele» che si impenna fino a 30 metri. I più
fortunati lo ammirano dalla
terrazza deU’omonimo hotel,
prenotato due anni prima. In
una cassetta a bordo strada ci
sono pieghevoli informativi,
un cartello avverte che li puoi
comprare a 25 cents oppure
consultare senza pagarli e poi
rimetterli a posto; la tua coscienza è messa in gioco fin
dalle «cose minime».
«Andare da, andare verso;
questa è la coscienza di tutti
noi». Henry David Thoreau,
1817-1862.
Paul e Shawna — Due studenti che come tanti lavorano in estate per guadagnarsi le spese dell’università.
Paul è un ragazzone allegrone chiacchierone, mi dà il
suo indirizzo, serve una cena
scarsa e cattiva. Tifa per i
Chicago Bulls, gloria nazionale con la quale si identifica
come molti suoi compatrioti
che amano simboli semplici
e collettivi, baseball, torta di
mele, cocacola, la bandiera a
stelle e strisce. Eppure questa
omologazione non è tutta
rozzezza e arroganza come
spesso si ritiene e come farebbero supporre due titoli di
giornale; «È l’America a comandare, grazie a Dio» {Time) e «1 miliardi di Ted potrebbero comprargli la presidenza?» {Usa Today. Ted Turner e la moglie lane Fonda
hanno regalato un miliardo
di dollari all’Onu).
Paul e Shawna fanno capire che, insieme al senso dell’identità e della memoria, gli
americani esercitano anche
quello della critica e dell’autocritica; si riconoscono nelle
istituzioni ma le fustigano,
come si legge e anche si vede
in film e telefilm caccia agli
intrighi nella Già, nell’Fbi, alla Casa Bianca, nell’apparato
poliziesco e giudiziario, si
mescolano con spirito della
frontiera e calvinismo-puritanesimo, in un melting-pot
spesso indecifrabile e contraddittorio.
San Francisco — Prima fate
un giro a Jackson Hole, che
più West non si può, con il
Million Dollar Cowboy Bar, le
selle come sedili al bancone
dove ti immagini un boccale
di birra schizzare da un capo
all’altro, il gigantesco sellone
in forma di poltrona dove ti
siedi in attesa dello shoe-shi
ne negro (oggi diresti nero).
Jackson Hole è davvero un
buco come suggerisce il nome, nelle distese e distanze
con là in mezzo le strade come un nastro capriccioso.
Turbolenza atmosferica su
San Francisco (non irritatela
chiamandola Frisco), il volo
ritarda la partenza. All’arrivo
c’è Laura, autista del bus per
tutta la costa californiana, luminosa di sole e di contrasti
per geografia e popolazione.
Con pari destrezza Laura guida nell’intrico stradale e sistema i nostri bagagli che sono tutto fuorché fuscelli.
La città civetta nelle case
vittoriane a costante rischio
di incendio (la psicosi del
fuoco ha installato prese d’
acqua dappertutto), nelle
strade a montagne russe con
il celebre cable-car e le lunghissime limousine (che non
sono soltanto qui), nella tutta
curve Lombard Street, nel
notissimo ponte, nel vecchio
porto, nel bosco delle sequoie. Ora civetta perfino a
Alcatraz, l’isoletta ex indiana
ed ex colonia penale federale,
la guida della giornata è Eleonora, italiana di Bologna sposata a un americano e da 30
anni negli States, da 18 a San
Francisco. Le chiedo che cosa
funziona meglio qui. 1 servizi
pubblici, risponde, ti mettono il telefono in due giorni.
Che cosa non va, le tasse? No,
piuttosto la solitudine; grande libertà personale e grande
individualismo. Ma come,
non è gente socievole? È socievole quando «si imbranca», ma l’amicizia non mette
radici, cambiano posto, casa,
lavoro (ovunque ci sono i
grandi amiconi, in realtà soltanto amici di se stessi).
Pearl Prater è una nera della Chiesa presbiteriana della
Nuova liberazione, come
gran parte dei membri, peraltro scarsi, circa 60. Mi spiega
che la chiesa ha 24 anni, c’è
gente locale e altra dell’Africa,
dai Caraibi, dal Sud America,
dall’Asia. Sono pochi ma vivacissimi, con voci, organo,
batteria, piano, tamburelli,
sax, chitarra «innalzano al Signore un gioioso rumore» al
quale ci uniamo dopo il nostro inno «regolare». 11 culto è
quasi pittoresco; le parole del
pastore nero sono contrappuntate da frequenti cenni e
gesti di consenso, sì, è vero, è
così! Ad onta del caldo applaudono tra l’agitare dei
ventagli (dono pubblicitario
di un’impresa di pompe funebri).
«Non siamo noi a fare il
viaggio, è il viaggio che fa
noi», lohn Steinbeck, 19021968.
Monterey — Scoperta dai
galeoni spagnoli nel 1600 di
ritorno da Manila a Acapulco; prima capitale della California (1846); primo festival
jazz al mondo; rifugio dello
scozzese Robert Louis Stevenson {L’isola del tesoro) che
dalla natia brumosa Scozia
venne qui sull’onda di un
amore burrascoso (la sua casa è un piccolo museo); patria di elezione di John Steinbeck nato nei pressi, a Salinas, che descrive la vita della
gente del posto negli anni
1930-40 {Furore, Uomini e topi, Pian della Tortilla, Cannery Row). Escursione alla
penisoletta di Pacific Grove;
nel 1875 centinaia di metodisti scelsero questa densa foresta di pini come Summer
retreat, luogo di vacanza e ritiro spirituale.
Palo Alto — Dopo i campi
di zucche, di lattuga e di fragole, l’università di Stanford
dove entra Chelsea Clinton,
matricola a 30.000 dollari
l’anno (Harvard è più costosa). Nel prestigioso ateneo
specializzato in tecnologia
e informatica, la Memorial
Church tiene la domenica
mattina un «culto protestante ecumenico» e nel pomeriggio la messa cattolica. A non
molta distanza, il picnic è
un’affabilissima (e doviziosa)
ospitalità nella casa di Annabelle e Newman Walker, lei
discende da una famiglia Arnaud delle valli valdesi, ci
sarà altrettanto calorosa accoglienza dai parenti di Mark
a Los Angeles.
Los Angeles — «L. A.»; così
trancia sbrigativamente l’interminabile nome dato dagli
spagnoli nel 1770 a Los Angeles, città a costante pericolo
di terremoto, la faglia geologica è una serpe di 1.000 km
nel seno della California. A
Los Angeles il turista frettoloso dà un’occhiata al Music
Center e alla più vecchia casa
(spagnola) e poi sale a Hollywood buttandosi sui luoghi
deputati del cinema, non
mancando l’Osservatorio dove una targa ricorda James
Dean che lì girò un film. Tra
scurata Disneyland, una coH
sa al nucleo originario dit
Diego, base marina statm
tense, e un blitz oltre fronti
ra a Tijuana in Messico, eli
garantiva l’alcol durante
proibizionismo in Usa. Cult!
a Fullerton, comunità soti
nel 1888, oggi chiesa «mu|
pia» con 1.100 membri dii
verse estrazioni e tre riun¿
la domenica mattina.
New York — Dove getti ¡
meno uno sguardo sutti(
quello che non si può ma
care dalla terra e dall’acqj
ma anche su Perazzo, la«
neral House» dove nella
zione cinematografica itiua
Marion Brando, il Paàrk
Domani si torna.
Non ci sono quasi piùi
scendenti valdesi, salvo qn]
che amico o parente deli'
stro accompagnatore ameii
cano Mark. Invece ci si]
scontrati con una serie dia
servizi che hanno infertoj
fiero colpo al mito deU’ei
cientismo transalpino e
soceanico, valigie che ci:
guivano negli spostameli
una seminava briciole^
crakers come Pollicino 1
solini, metà bagagli di chit
dava al Niagara non scaii^
dal bus, due ore per le ca
re a New York, volo di rid
a rischio per mancanzi|
posti nonostante le preno
zioni. Quasi un milione!
stranieri entra ogni anno]
America, legalmente o no
Dal 1700-1800 a Ellis Isla'
avanti, essa è cambia
cambierà.
Se non si viaggia coi
ombrello chiuso, come
vano in Inghilterra, si rici
no certamente delle imp|
sioni. Vanno custodite,!
non pietrificate in stereol
vecchi e nuovi appesi all’i
filo di ventidue giorni.
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La coda all’uscita dal tempio di Ogden per i pacchi viveri
Borsa di studio
Rosina Pavarin
e Arnaldo Gardiol
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La Tavola valdese indice un bando di concorso r
l’assegnazione di una borsa di studio intestata a j la a tu
sina Pavarin e Arnaldo Gardiol, di L. 2.000.0 Precei
nell’anno accademico 1997-98. ^
La borsa sarà destinata prioritariamente a uno s
ture
dente o a una studentessa di teologia, provenia''
dalle valli valdesi, che frequenti la Facoltà valdes®
teologia. La domanda per la borsa deve essere d® 4ro i
temente motivata; indicare le condizioni econo^ ìtatidc
che personali e familiari, l’anno di iscrizione alla
coltà valdese di teologia, la chiesa di provenie"
se si fruisce o si è fruito di altre borse di studio, ^ %a e
è o non si è in regola con gli esami da sostenei^j
quante altre notizie si ritenga possano essere
per l’assegnazione della borsa. j ^I’esi
Consegnare a mano o inviare la richiesta pf® %isti,
gli uffici della Tavola valdese - via Firenze, ^^®Uoti
00184 Roma, entro il 30 novembre 1997. Fa
la data del timbro postale.
21
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
ca
Mio
tolici
Il viaggio a Colmar e Strasburgo organizzato dalla Commissione diaconia
L'impegno dei cristiani nell'Europa sociale
¡Cembri di comitati di opere e istituti, direttori e operatori hanno visitato alcune
ffjtture di assistenza e incontrato alcuni rappresentanti del Parlamento europeo
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IDRIANO LONGO
¡gANIZZATO dalla Commissione sinodale per la
ionia, si è svolto dal 15 al
’ittembre un viaggio a
ar e Strasburgo, a cui
lO aderito una quarantiidi persone impegnate a
Vtitolo negli istituti e
della nostra diaconia:
ibri di comitati, direttori,
[tori. Era la prima volta
¡iin gruppo così numeroindeva contatto con asioni e istituzioni ope'tiall’estero. Questo si è
Ito realizzare grazie alloggio logistico dato dai
idell’Associazione «Esche ci hanno ospitato
le loro case. Il presidente
l'Associazione, Bernard
[Stein, era già conosciu[Equanto aveva presenzialoscorso anno al Convedelle opere promosso
latsd a Firenze,
lociazione Espoir, Corda credenti in varie fedi
in credenti, è da 24 anni
[nata a Colmar e nelle
lircostanti nel realizzaiative contro l’emargiine sociale e per il reinlento di chi nei fatti è
ito svantaggiato. Ed è apito la visita ad alcune di
!e iniziative che ha dato
ai partecipanti di renFcónto della ricchezza di
idi fantasia e di parteci'ine che sinora, ancora
iti gli iniziatori, ha caittemzato l’associazione,
ro notturno in caso
ai centri di àccopersone che stanindo al fine del loro
weSmento lavorativo e
ma che necessitano di
nne ancora proSin questa loro marcia di
Momento di sosta per un gruppo di partecipanti ai viaggio
avvicinamento alla loro indipendenza economica e personale.
Significativo il fatto che a
fianco di operatori stipendiati, l’associazione abbia potuto contare su numerosi volontari, anche per servizi non
certo lievi come quello della
presenza notturna al foyer di
primo intervento. Molto interessanti ancora i vari laboratori che coprono una vasta
gamma di settori e necessità;
dal ricupero e riciclaggio di
materiali vari, elettrodomestici e vendita dell’usato, alla
manutenzione degli spazzi
verdi, dal laboratorio di falegnameria che costruisce mobili e arredamenti su misura
e restaura l’antico, all’officina
meccanica per auto, moto,
cicli e nel settore femminile,
la lavatura e la stiratura di
biancheria. L’associazione
gestisce ancora un ristorante
e una fattoria-albergo, posto
tappa per escursionisti in
una delle valli della catena
dei Vosgi, a ovest di Colmar.
Secondo punto focale del
viaggio è stata la visita a Strasburgo, di cui la prima parte
presso la sede delle strutture
diaconali che le chiese protestanti si sono date sul territorio del basso Reno, della Lorena, e dell’Alsazia. Significativo il quesito che i responsabili di queste strutture si
stanno ponendo di fronte ai
mutamenti allo stato sociale
che sta investendo tutto l’Occidente. Che cosa ne sarà
della nostra diaconia? Con
chi ci confronteremo al momento in cui saremo chiamati a fare grosse e impegnative
scelte? Sono, come si vede,
problemi di grossa attualità
anche per la nostra diaconia.
La seconda parte della
giornata è stata invece dedicata all’avvicinamento del
cittadino europeo alle istituzioni comunitarie. Anzitutto
con la partecipazione a una
seduta di una commissione,
(erano in quel momento in
discussione i rapporti tra 1’
Unione europea e il Giappone), e poi con tre parlamentari europei.
Biagio De Giovanni ha illustrato la situazione che si
verrà a creare con il raggiungimento dell’unità monetaria, che equivarrà al più grande trasferimento di sovranità
degli stati nazionali verso il
livello comunitario, con riduzione drastica dei bilanci
pubblici statali dei singoli
paesi. In questa nuova ottica
non sarà più ammissibile accumulare debiti, e gli stati
nazionali non avranno più la
possibilità di ritornare indietro. Gli onorevoli Rinaldo
Bontempi e Fiorella Ghilardotti ci hanno poi spiegato
come si incominciano a delineare le politiche comunitarie e come sia importante che
i cittadini partecipino attivamente a questa fase dell’elaborazione in quanto possono
determinare con le loro esigenze Fottenimento di risposte più mirate.
Infine un’ultima considerazione: il programma di incontri, pur denso, è stato
saggiamente intervallato con
visite turistiche assai apprezzate ai paesi di Riquewihr e
Ribeauville, al centro delle
zone tipiche di produzione
dei vini dell’Alsazia. Una visita di alcune ore alla città di
Strasburgo e prima della partenza un’apprezzata visita
guidata all’antico centro storico di Colmar e al museo
Unterlinder che contiene la
celeberrima Pala a più pannelli proveniente dal convento di Issenheim, dipinta
negli anni 1512-16 da Mathias Grünewald.
Riprendiamo la riflessione sul tema chiesa e diaconia
Diaconia e laicità materia di riflessione da sempre
SERGIO ROSTAGNO
(diaconia dà oggi mateia alla riflessione, come
sto sempre accadde,
i primi secoli del criiimo e persino, seconibro degli Atti degli
ili, fin dalla chiesa priLa diaconia è la malione per così dire «filell’Evangelo. Proprio
é rivolto a tutti, l’Evancca tutti e la sua di«sione concreta di aiuto
«fisico» è anch’essa
•arsale. Questo fatto dà
50 ad alcune interessanti
¡lande che vanno discusfranchezza.
Siusto che la struttura
'sonale della chiesa si dite da quella pubblica? E
“deve distinguere, in che
®Facciamo alcuni esem
:orsoPi s^n’opera o istimto ec‘‘istico 1 accoglienza e
ì? ® l'olii può esserci
lOO.Uo' ^Precedenza riservata ai
I >n correligionari (a pa
Jaltre condizioni). Nelle
are pubbliche l’ugua' pMf? è di principio. Esiste
L ? ana diversità da chia,ere i^tro esempio potrebbe
iConoP' La seguente: negli istitu1 alla per ragazzi e ra
l’ assistenza veniva
gl accompagnata da
idio, ^ya educazione seconitenel®' Abncipl evangelici; queisere aH •a di educazione a volpolemicamente viM. .Materno come opera
P g Jl'stica, il che nella sua
ize. aon era, ma tendeva a
Fa personalità di or
i'Ovani socialmente
lio
1
ìol
uno
deboli ed era quindi considerata la parte più necessaria
dell’assistenza stessa. Oggi
tuttavia questo principio urterebbe forse, in Italia, contro l’idea laica di libertà di
coscienza, o comunque andrebbe riconsiderato.
A prender le cose per un altro verso, si possono intravedere altri tipi di tensioni. La
diaconia deve tendere a risolversi in lavoro sociale senza
connotazioni evangeliche
oppure resta essenzialmente
dimostrazione di testimonianza evangelica? Rispondendo, occorre considerare
diversi aspetti, non sempre
distintamente percepiti. Il
carattere pubblico (nel senso
di: rivolto verso il pubblico)
dell’assistenza caritativa deve
essere affermato sulla base
proprio dei principi evangelici e teologici cui la diaconia
si richiama; infatti, come la
«buona novella» è per il mondo, altrettanto lo è la diaconia. Deflettere da questo
principio trasformerebbe la
chiesa in setta. Ma quali sono
le conseguenze pratiche da
dedurre da tale premessa?
Non pesa qui l’ombra del sospetto del clericalismo?
Eppure altri si porrebbero
la domanda in modo categoricamente diverso: si può forse servire il prossimo nell’anonimato e occorre forse reprimere e non lasciar trasparire all’esterno le motivazioni
evangeliche che animano
l’azione dei credenti, temendo di offendere la libertà altrui o per preservare le proprie finalità pubbliche? Senza
dubbio pochi aderirebbero a
questa tesi. Ma non è detto
che essa non possa o non
debba essere sostenuta, almeno in determinate occasioni. In ogni caso le discussioni su tal punto non sono
finite. Il mezzo per risolvere
questi dilemmi nella libertà e
nella carità naturalmente
esiste sempre. Nondimeno
essi vengono qui esposti per
il loro carattere tipico, e perché ci permettono di indicare il rapporto esistente tra
diaconia e ricerca teologica.
Il rapporto tra annuncio
e prassi
Oggi la discussione è aperta soprattutto sugli obiettivi
e gli strumenti della diaconia
evangelica in rapporto all’esistenza di teorie e prassi
assistenziali di ispirazione
diversa o motivate in base a
considerazioni di etica universale e laica. Queste etiche
poi, cosiddette universali,
veramente non lo sono, perché sono sempre tagliate su
qualche filosofia o teoria etica giudicata interessante e
prestigiosa in un determinato momento storico o in un
particolare ambiente. Esse
tuttavia, ed è questo che
conta, vengono pensate in
prospettiva laica e applicabile a tutti. Non dobbiamo però pensare che l’etica evangelica sia un’etica settaria o
rivolta ai soli credenti: essa
pure è rivolta verso il pubblico indistintamente.
Secondo il pastore Alberto
Taccia, già presidente della
Commissione per gli istituti
ospitalieri valdesi, l’obiettivo
della chiesa è «l’annuncio
dell’Evangelo della liberazione, della riconciliazione e del
ravvedimento dell’uomo,
amato da Dio, redento in
Cristo e chiamato a esprimere la sua libertà, la sua dignità e la sua responsabilità
di figlio di Dio» e, di conseguenza, non diverso può essere l’obiettivo della diaconia. Gli strumenti e le modalità della diaconia sono tuttavia diversi da quelli dell’annuncio. «Tali strumenti e
modalità - continua Taccia inseriscono l’azione diaconale della chiesa nel vivo del
problemi umani e sociali del
paese, nelle situazioni di sofferenza, di marginalità, di ingiustizia, di asservimento
morale, spirituale e sociale. L’azione diaconale della
chiesa acquista quindi, nella
varietà del casi e delle situazioni, funzioni di collaborazione, sostegno, denuncia,
constatazione, stimolo, ponendosi sempre come interlocutrice attiva e vigilante»
(A. Taccia, documento «L’evangelicità degli ospedali
evangelici», 1985).
In questa prospettiva si risolvono, almeno parzialmente i dilemmi sopra evocati.
Occorre che le motivazioni
evangeliche risultino esplicitamente (nessuno ci chiede il
contrario). Ma poi occorre
anche che tali motivazione
abbiano sempre presente il
loro carattere universale, che
si rivolge a ogni persona.
(Primo di due articoli)
Agenda
BERGAMO — Alle ore 16, nell’ex sala consiliare di via Tasso 4, a prolusione dell’anno
sociale 1997-98 del Centro culturale protestante, il pastore Giorgio Tourn presenta il
proprio libro «Italiani e protestantesimo: un
incontro impossibile?». Il presidente del centro Thomas Soggin presenterà il programma dell’anno.
FIRENZE — Alle ore 20,30, nella chiesa metodista (via dei
Benci 9), a ripresa delle attività del Centro culturale protestante «Pier Martire Vermigli», si tiene un concerto del coro della Chiesa episcopale americana.
CAGLIARI — «Cristiani impegnati per l’unità. Le difficoltà
di realizzare un sogno» è il titolo dell’incontro ecumenico
delle chiese cagliaritane battista, cattolica e ortodossa che
si tiene alle ore 21 presso la chiesa battista in viale Regina
Margherita 54. Partecipa il segretario del Ccee, don Aldo
Giordano, che rifletterà sui risultati e le conseguenze della
II Assemblea ecumenica europea. Tel. 070-666876.
CARBONIA — La Chiesa battista organizza
alle ore 20, nei locali di via Abruzzi, una
conferenza suH’ecumenismo. Il tema dell’incontro è «Parliamo di Graz». I relatori saranno il pastore della chiesa battista di Sulcis-Iglesiente, Giuseppe Miglio, il segretario
generale del Consiglio delle conferenze episcopali europee, mons. Aldo Giordano, e il pastore della Chiesa battista di Cagliari, Herbert Anders. Presenzieranno all’incontro anche il vescovo di Iglesias, mons. Arrigo Miglio, e il
pastore della Chiesa cristiana awentista del settimo giorno, Marco Menna. Per informazioni tei. 0781-660667.
TRIESTE — Per il ciclo dei concerti d’organo
proposto dal Centro culturale elvetico-valdese «A Schweitzer», nella Basilica di San Silvestro in piazza S. Silvestro alle ore 20,30 tiene un concerto l’organista Cristiana Spadaro. Per informazioni tei. 040-632770.
TRIESTE — Per il ciclo dei concerti d’organo
proposto dal Centro culturale elvetico-valdese «A Schweitzer», nella Basilica di San Silvestro in piazza S. Silvestro alle ore 20,30 tiene un concerto l’organista Christopher
Stembridge. Informazioni al 040-632770.
SONDRIO — «La Chiesa ortodossa. Fede e
ecumenismo oggi» è il titolo della conferenza
che padre Traian Valdman, archimandrita
della Chiesa ortodossa romena di Milano,
terrà alle ore 18,30 presso il Centro evangelico di cultura in via Malta 16.
BARI — Alle ore 17, nei locali della chiesa
valdese (corso Vittorio Emanuele 138), il pastore Lorenzo Scornaienchi tiene una conversazione sul tema: «Filippo Melantone,
collaboratore di Martin Lutero».
AOSTA — Alle ore 20,45 nel Salone ducale
del municipio, il pastore Giorgio Tourn terrà una conferenza sul tema «Italiani e protestantesimo».
TORINO — Nell’ambito della serie «Musica e
preghiera», alle ore 17, nel tempio valdese di
corso Vittorio Emanuele 23, l’organista Chiara Cassin esegue musiche di Krebs, Sweelinck, Bruhns, Walther. Tel. 011-6692838.
TRIESTE — Alle ore 18,30, in via Tigor 24, il
Gruppo ecumenico (gruppo interconfessionale per l’unità dei cristiani e il dialogo fra le
religioni) organizza una conferenza del professor Rinaldo Fabris sul tema: «Lo Spirito
Santo nel Nuovo Testamento».
CIVITAVECCHIA — Alle ore 18, nella nuova
aula consiliare, il prof. Daniele Garrone tiene una conferenza dal titolo: «La Bibbia: parola di Dio o parola di uomini?», con introduzione del pastore Franco Sommani e intervento della corale battista. Dal 28 ottobre
al 2 novembre mostra della Bibbia con orario da martedì a
sabato 10-12 e 15,30-19,30. Domenica solo pomeriggio.
GENOVA — Alle ore 17,30, a palazzo ducale (Ala Est, piano
ammezzato, ascensore 2° piano), per il ciclo di studi del
Sae su Abramo, il rabbino Giuseppe Momigliano parla sul
tema: «L’alleanza». Per informazioni tei. 010-8391402.
SAN DONATO MILANESE — Fino al 2 novembre, al Forte Crest Hotel, si tiene il XV
Congresso cristiano di «Uomini nuovi» sul
tema; «Quando viene lo Spirito» con gli oratori Colin Urquhart, Rauna L. May, Claude
Ruffo, Giuseppe E. Laiso. Per ulteriori informazioni telefonare al numero 02-76002654.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
Raidue a cura della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì
della settimana seguente alle ore 9,30 circa.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni
prima del venerdì di uscita del settimanale.
22
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 17 OTTQBRf
Riforma
I protestanti e gli ebrei
Giuseppe Plaftne
«Si è già chiesto molte volte perdono per il passato e per i
tempi recenti. Interessante è che sono sempre il papa e la
Chiesa cattolica che chiedono perdono, e che gli altri restano in silenzio. Ma forse è giusto». Non si sa bene a chi intendeva riferirsi il papa con questa sua recente risposta al
giornalista che sollecitava un commento sul perdono chiesto dai vescovi francesi per il ruolo avuto durante il nazismo. Non credo si riferisse ai protestanti dato che la Chiesa
evangelica tedesca ha ammesso, non oggi ma nel 1945 con
la dichiarazione di Stoccarda, le proprie corresponsabilità
nell’espandersi del nazismo e della persecuzione agli ebrei;
per non parlare della dichiarazione della Chiesa evangelica
confessante di Barmen nel 1934, un anno dopo che Hitler
era salito al cancellierato, che condannò la nazificazione
della chiesa. Una confessione di fede che divenne un manifesto della resistenza politica al nazismo.
In questi giorni, il processo Papón in Francia ripropone
il tema dell’antisemitismo e delle corresponsabilità dei
perfetti funzionari di stato che neH’obbedire al «Befehl
von oben» (ordine impartito dall’alto) non si ponevano alcun problema di coscienza. Quali sono le ragioni profonde della storica avversione nei confronti degli gli ebrei?
Prova a spiegarcelo Elena Loewenthal recensendo su «Il
SoIe-24 ore» la pubblicazione, per la prima volta in italiano, di due scritti tardivi di Lutero contro gli ebrei editi da
una casa editrice di estrema destra. Sottotitolo della recensione: «Il violento libello del riformatore è un documento terribile: leggendolo si capisce l’origine dell’antisemitismo tedesco ed europeo». Siccome molte persone dei
giornali leggono soltanto i titoli credo sia importante precisare la questione partendo da un episodio personale:
circa un mese fa mi trovavo a Wittenberg e ho visto, nella
grande chiesa in cui Lutero predicò sino alla fine, un bassorilievo risalente a cento anni prima della Riforma, raffigurante una scrofa (era una delle caricature offensive degli ebrei). Sotto il bassorilevo è stato collocata, circa dieci
anni fa, da ebrei ed evtmgelici, una lapide che ricorda come «nel nome dell’unico Dio si siano uccisi in Germania
sei milioni di ebrei». All’interno della chiesa è esposta una
mostra fotografica sul problema delle relazioni tra ebrei e
chiesa evangelica in Germania.
Chi conosce un po’ di storia della Riforma protestante sa
bene che la posizione di Lutero verso gli ebrei è evoluta in
senso negativo: da una visione esegetica e pastorale nella
quale insorge contro le persecuzioni e chiede di pregare per
gli ebrei (è di quegli anni lo scritto «Gesù Cristo è nato
ebreo»), sino a giungere a posizioni parossistiche, peraltro
tipiche di quel secolo. L’antisemitismo e i pogrom non li ha
inventati Lutero, che nei suoi ultimi anni di vita si è purtroppo semplicemente allineato alla mentalità corrente.
Dai padri della chiesa, a papi e concili sono state scritte e
fatte cose disumane nei confronti degli ebrei; del resto la
maledizione contro gli ebrei nella messa cattolica è stata
tolta da poco. Trent’anni fa la Federazione luterana mondiale ha dichiarato che questi due scritti di Lutero contro gli
ebrei sono inaccettabili. Negli Stati Uniti il Sinodo luterano
ha pubblicato questi scritti luterani commentandoli negativamente e condannando ogni forma di antisemitismo.
Detto questo occorre aggiungere che se oggi in Europa
c’è democrazia, dialogo, tolleranza è grazie anche al pluralismo religioso che la Riforma ha innescato mtdgrado singoli episodi d’intolleranza. Dire che due libelli di Lutero
sono all’origine dell’antisemitismo è come dire che il Dio
degli eserciti della Bibbia ebraica è fondamento della violenza bellica maschilista. Certo la Riforma e il protestantesimo in genere hanno avuto i loro scheletri nell’armadio,
ma questi sono stati tirati fuori, discussi e hanno dato vita,
quasi sempre, a profonde autocritiche. Si pensi al Sud Africa di cultura protestante che sta affrontando lucidamente
gli errori del proprio passato. Non abbiamo dunque bisogno di capri espiatori ma di memoria e di ragione per capire fino in fondo i fenomeni e così cambiare situazioni perverse. L’analisi storica, però, costa fatica, occorre cultura,
scientificità, professionalità. Merci rare di questi tempi.
Riforma
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Dibattito sull'otto per mille e le chiese battiste
Vivere la fede e fare diaconia
La discussione ci porta a riflettere non solo su risorse
e investimenti ma anche sul nostro essere chiesa oggi
SALVATORE RAPISARDA
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di PInerolo con il
n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 38 del 10 ottobre 1997 è stato consegnato per l’inoltro postale all'Ufficio
CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 8 ottobre 1997.
IN merito al dibattito già avviato su Riforma su Otto
per mille (Opm) e Ucebi, mi
sia consentito intervenire su
un paio di equivoci ricorrenti.
Il primo consiste nel dire:
«I soldi sono miei e ne faccio
quello che voglio». In realtà i
soldi, una volta prelevati come imposta, sono dello stato
e non versarli sarebbe evasione fiscale. Al contribuente lo
stato chiede soltanto di esprimersi sulla destinazione.
All’origine la legge prevedeva
due destinatari; Repubblica
italiana e Chiesa cattolica.
Il secondo equivoco consiste nel pensare che se si accetta una quota di Opm vuol
dire che il destinatario (l’Ucebi per esempio) percepirà i
soldi dei donatori e soltanto
quelli. Dunque, secondo questo equivoco 1 miei soldi (1’
8%o della mia Irpef), e quelli
di altri che come me hanno
scelto di firmare per l’Ucebi,
andranno all’Ucebi. Questo
modo di comprendere la
questione è errato. È errato
perché nel firmare la dichiarazione dei redditi non stacchiamo un assegno, né inviamo un conto corrente postale
(gli uffici del ministero non
sono attrezzati per questa
contabilità), ma semplicemente contribuiamo a creare una percentuale di voti in
base ai quali verrà suddivisa la grande torta del gettito
deH’8%0. A quella torta, mi si
passi il termine, contribuisco
tanto io quanto il musulmano, il cattolico, il testimone di
Geova o l’ateo. 1 soldi che verranno destinati a chi accede
alla ripartizione non sono «i
miei soldi», ma soldi che lo
stato avrà prelevato a tutti, e
distribuiti in rapporto ai voti
espressi. A mo’ di esempio, e
per assurdo, se vi fossero soltanto due contribuenti, un
con un 8%o pari a 10.000.000
e l’altro con un prelievo di
100.000 lire, e firmassero per
destinatari diversi, a ognuno
di questi andrebbero 5 milioni 50.000, e non già 10 milionio a uno e 100.000 all’altro.
Fatta questa precisazione,
e visto che i voti sono semplicemente indicativi delle percentuali, non ha molto senso,
una volta che si accede alla
ripartizione, fermarsi alla
percentuale dei voti espressi
e rifiutare di partecipare alla
ripartizione del gettito totale.
Questo atteggiamento, se trasportato nell’ambito di un referendum, significherebbe
che si vince o si perde non in
base ai voti espressi, ma in
base al totale degli aventi diritto, astenuti compresi.
Un momento dei lavori di un’Assemblea battista
Sul versante della destinazione si sono ipotizzati fini di
culto e fini sociali e umanitari
(in Italia e all’estero), oppure,
fermi restando gli altri fini, si
è escluso tassativamente il fine di culto, cioè il mantenimento degli immobili destinati al culto, gli assegni e le
pensioni di pastori e personale affine, la gestione degli uffici, ecc. (Questa distinzione appare come un argine rivolto
maggiormente all’interno che
non all’esterno. È all’interno
(ai membri di chiesa) che si
vuole dire di non contare sulrOpm per una retribuzione
più alta; è alla chiesa tutta che
si vuole dire di non contare
sui finanziamenti statali, altalenanti, se non aleatori.
All’esterno invece il discorso
che interessa è un discorso di
fiducia. A chi non è membro
di chiesa, la destinazione
dell’8%o non costa nulla, ed è
per questo che è solo una
questione di fiducia. Tutto
sommato la destinazione a fini sociali e umanitari è un
mandato ampio, che fa appello alla fiducia. Questa fiducia
si fonda innanzitutto sulla testimonianza resa fin qui.
Le nostre chiese possono
riscuotere fiducia se non fanno soltanto promesse del tipo: se ci date... faremo... promesse che non incantano
nessuno, anzi. Si tratta di
continuare a essere quel che
si è stati, di impegnarsi a non
snaturarsi per gestire qualche
centinaio di milioni in più. Le
nostre chiese hanno saputo
coniugare predicazione e
diaconia (si leggano i Fini
dell’Ucebi), lo hanno fatto in
rapporto alla propria fedeltà
e infedeltà. Non dobbiamo
inventarci la diaconia come
non dobbiamo inventarci la
predicazione. Sarebbe una
forte umiliazione, e forse un
Invito a cambiare mestiere,
se dovessimo vedere potenziare a dismisura un aspetto
in modo tale da snaturare il
nostro essere chiesa.
Ma se non dovessimo più
essere la chiesa che siamo
(certo sempre aperta a fare di
più e meglio), la chiesa che
può ricevere fiducia, perché i
contribuenti dovrebbero destinare a noi l’8%o? Certo,
non diremo no all’8%o per
questioni di paura ecclesiologica, ma non diremo sì solo
perché altrimenti possiamo
chiudere le nostre chiese e
attività. Anche questo sarebbe un sì dettato dalla paura.
È evidente che abbiamo
dei progetti (e di diversa natura), così è anche evidente
che non abbiamo risorse sufficienti (e chi, anche fuori
dalle chiese, le ha?) ma è anche evidente che avvertiamo
una certa crisi di impegno
(spirituale?). Non sarebbe il
caso di ripartire, ancora una
volta, da qui? Non sarebbe il
caso di parlare di Opm non
in termini di guadagno, risorse, investimenti, ma di analisi
delle nostre capacità di vivere
la fede con tutte le sue implicazioni, di fare una diaconia
che si qualifica soprattutto
per le sue motivazioni intrinseche e per quelle degli operatori e operatrici, di stare sul
mercato dei servizi, come gli
altri operatori, senza le risorse aggiuntive delTOpm. È vero che siamo chiamati a dibattere sull’Opm, e sulle opportunità che esso potrebbe
offrirci, ma vorrei che non dimenticassimo di interrogarci
sul nostro essere chiesa oggi,
per non far ridere domani
(Luca 14, 28-30).
HO seguito martedì scorso con molta attenzione
il dibattito alla Camera dei
deputati sulla proposta di
legge finanziaria e sulla ventilata crisi di governo, la crisi
più pazza del mondo, come
l’ha definita l’on. Prodi. Non
è mio compito entrare nel
merito del dibattito e non ne
avrei neppure la competenza. Non posso evitare, però,
alcune osservazioni di carattere generale. La prima: la
legge finanziaria ’98, oggetto
del dibattito, era per noi - sei
milioni di telespettatori - un
oggetto misterioso. Tutti ne
sappiamo qualcosa (quel poco che hanno pubblicato i
giornali), ma nessuno la conosce a fondo. Capisco che si
tratta per ora ancora di una
proposta di legge, ma avremmo voluto saperne di più, per
poter dare un giudizio.
La seconda osservazione: si
■ -1
Jic y<i.ùi{k'
PIERO bensì
è tanto parlato di pensioni di
anzianità: eliminarle, mantenerle, in quale misura. Un solo deputato, e molto timidamente, ha osato accennare
alle pensioni scandalose, alla
sperequazione pensionistica
per cui, a fronte di pensioni
di 400.000 lire mensili di persone che hanno lavorato 50
anni, stanno pensioni di 40 o
50 milioni di chi ha lavorato
molto meno. Vi sono parlamentari che accumulano
pensione stramilionaria con
awBii« ». I
MÈSSX
la Repubblica
Mea culpa
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Partendo dai nunn
«mea culpa» che la Q
cattolica e lo stesso
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nunciando e praticandi
roghi per gli eretici all’
giudaismo cristiano).
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tata dei grandi raduni
grande intuizione di
Wojtyla - sostiene Poli
che la rievangelizzazioji
più semplicemente la
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di restare protagonisti
che da minoranza nel
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da una solenne purific;
della Chiesa. Il cattolici
avrà un futuro, se invi
un potere esprimerà
stimonianza. Una tesi
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sato come quella di
Teresa di Calcutta. Pj
Giovanni Paolo II (coi
timori dei cardinali pii
servatori) ha legato il
leo del Duemila a un si
mea culpa. Il vecchio
la, come il vecchio Gii
XXIII, ha più coraggio
ti gerarchi ecclesiastii
giovani. Infrange i tabi
l’Inquisizione e dell’;
daismo cristiano. Si pi
opera di missione, si pi
nunciare il Vangelo
a Bologna il cardini
zinger) soltanto se ni
l’impressione di vi
spandere il poteri
gruppo” (...). È un mi
importante, anche in
rapporti più stretti coi
tre chiese cristiane».
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intervistato sul settii
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dopo aver analizzato h
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ci tanto nella maggb
za quanto nell’opposii
esprime delle consider
sul leghismo: «L’iniziatì
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immigrato clandestij
farlo espellere, a partei
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l’opposto dello spirito
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l’albanese o il maroci
ma contro Gesù Cristo»'
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la non piccola indennità parlamentare. Questo è uno
scandalo legale, tipicamente
italico, secondo solo alla corruzione imperante e faticosamente perseguita dalla magistratura. Quale risparmio per
lo stato se ci fosse maggior
equità!
La terza osservazione era
fin troppo evidente: non può
esserci accordo fra la politica
e TEvangelo. L’Evangelo è «sì
- sì; no - no»; la politica è
sempre compromesso. E non
dico questo come una®,
tutt’altro: è una reali
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(Rubrica «Un fatto, J
mento» della trasmiij^
Radiouno «Culto evon
curata dalla Podera^^A
chiese evangeliche O j
onda domenica 12 ot
23
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17 OTTOBRE 1997
PAG. 1 1 RIFORMA
ticando
‘tici all'
® In dicembre a Santa Severa i battisti italiani si confronteranno nuovamente su un tema molto controverso
I guai delPotto per mille: un incoraggiamento al disimpegno
jto sistema di finanziamento da parte dello Stato non mette affatto in pericolo il principio del separatismo, come spesso
è stato erroneamente sostenuto, ma incoraggia il disimpegno finanziario e minaccia la spiritualità delle nostre chiese
PAOLO SPANU
articolo di Stefano Sinum. cardi sul n. 37 di/ii/orma
elac .10) ricalca le note argotesso itazioni formulate nel diamente ito annoso sull opportuiche le chiese evangelisi avvalgano del sistema
ano), li l’otto per mille (Opm)
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jato in Italia dall’ac0 concordatario sul sotamento del clero e le
dative caritative della
■sa cattolica italiana. La
zzazioi^tesiè che ormai l’aherna
nte lac isio no a questo sistema
,ne cati ’orata e che l’unica queigonisti io ancora in piedi riguartza neili iloome entrare nel sisteòveniif europeo. Propongo di
Durificai tato la questione alla luce
■attolirp Itre considerazioni, che
se im aho sentito fare nell’amneràuii ¡ite battista in cui mi
na te^ poi elencare le
e disini ancora oggi mi
etmano che non solo si
utta P no all’Opm, ma si
“'ano rifiutare tutte le
ilazioni pubbliche, volte
lere il nostro impegno
gelizzazione e di testidanza sempre meno
so per i singoli cristiani
le loro chiese. In altre
ile, sono convinto che
Ito sistema di finanziada parte dello stato
metta affatto in pericolo
cipio del separatismo
spesso, ma erroneaI, è stato sostenuto da
molti di noi) ma incoraggi il
Isimpegno finanziario e miaacàj^spiritualità delle
l'Otto per mille non
minaccia il separatismo
Bsistema che è stato escodalla Tavola valdese e
lelamente dalle AssemdiDio e daU’Unione deliese awentiste dimostra
inora la distanza critica
esa e stato è stata salardata. Ma io ritengo
che la Chiesa evangeliiterana in Italia, nonote tutto, abbia salvaguarun certo grado di sepaa dei anche se il principio
maggi” batista è estraneo e non
opposi! !®iale alla teologia luteonsideti ^hadizionale, sempliceiniziati' ?? perché il separatismo
idiAcqf 'Í“ Italia passa su altri
gioranza ?* ® sulla base di altri
° offre» '*Pl costituzionali e quasi
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tario del,
delTOpm del gettito dell’Irpef
vada all’ente che ha stipulato
l’accordo con la Repubblica
italiana, per i fini che l’ente
stesso ha stabilito autonomamente. Lo stato non è diventato più confessionale, le
chiese non hanno perso alcunché in termini di autonomia. Dunque il principio di
non ingerenza reciproca è
stato salvaguardato e quindi
anche il separatismo oggi
possibile è garantito.
Pecca ancora
più fortemente!
C’è di più. L’intesa della
Chiesa luterana dimostra che
destinare una parte delTOpm
al sostentamento dei pastori
non ha in nessun modo aumentato l’ingerenza dello
stato negli affari interni della
chiesa, perché il finanziamento va alla chiesa stessa e
non ai singoli pastori: questi
restano ministri della chiesa
e da essa dipendono amministrativamente; i ministri luterani non sono diventati funzionari di stato (utile leggere
a questo punto nello stesso n.
37 di Riforma la commemorazione del grande separatista Alexandre Vinet). I battisti
pertanto potrebbero stipulare un accordo simile, sapendo che i loro principi separatisti sono perfettamente salvaguardati. L’Opm di per sé
non cambia affatto il rapporto ministri-Unione, perché è
l’Unione che riceverebbe la
parte spettante delTOpm e la
amministrerebbe come sempre per il conseguimento dei
suoi fini statutari (Statuto
dell’ente patrimoniale, art. 3;
Patto costitutivo art. 2/f e Regolamento dell’Unione, artt.
31,38 ss.).
Ho l’impressione che discriminare i ministri dell’
Unione rispetto ad altri beneficiari del sistema, come
fanno le Intese valdese, pentecostale e awentista sia una
sorta di clericalismo alla rovescia, che non mi pare consono al nostro modo di essere chiesa. Per noi tutti i ministri sia dell’Unione sia delle
chiese hanno pari responsabilità e pari diritti davanti a
Dio e davanti alle chiese. Se
ministri in servizio attivo o
ministri pensionati potessero
essere trattati più dignitosamente di quanto non lo siano
oggi, utilizzando TOpm, questo non inficia in nessun modo il principio di non inge
[rontag» '^disponibile presso le Librerie Claudiana e l’Editrice
non è c
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Valli Nostre 1998
Calendario delle chiese
valdesi e metodiste
U 13 vedute a colorì - versetti biblici e didascalie in 4 lin
na re^, je - indirizzi aggiornati delle chiese e opere evangeliche
I della Federazione delle chiese evangeliche in Ita
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TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650,43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.arpnet.it/-valdese/ciaudian.htm
Un intervento all’Assemblea
battista del giugno 1994
renza dello stato, perché non
cambierebbe affatto il loro
rapporto amministrativo con
l’Unione, né instaurerebbe
alcun rapporto di dipendenza dallo stato. Pertanto, se si
decidesse di entrare nel sistema, mi batterei perché la
quota di denaro pubblico
percepita dall’ente patrimoniale fosse amministrata tenendo conto di tutti i bisogni
dell’Unione, anche di quelli
dei pastori, degli operatori
diaconali, dei pensionati, degli studenti e di quanti altri,
ministri dell’Unione o delle
chiese locali, si adoperano a
svolgere i ministeri riconosciuti dalle chiese.
Il separatismo non
passa per l'otto per mille
Qualunque accordo (piccole intese o Intese) con lo
stato non è di per sé garanzia
di separatismo. Abbiamo
esperienze pluriennali per
dire tranquillamente che il
sistema pensionistico di stato esteso al clero cattolico e
ai «ministri di culto» acattolici non ha diminuito le nostre
libertà, né ha significato ingerenza dello stato nella vita
e nelle funzioni dei ministri
dell’Unione. Né le agevolazioni accordate a nostre
chiese da parte della Siae o
dai Comuni per l’uso di aree
pubbliche o per l’uso di
strutture comunali hanno,
similmente, diminuito le nostre libertà, anzi le hanno favorite, perché ci hanno consentito spazi di manovra e di
movimento, che altrimenti
non avremmo avuto.
Dunque la separazione tra
chiese e stato oggi, in Italia,
non passa per i sistemi di finanziamento, ma attraverso
altri comportamenti, come il
rispetto reciproco tra chiesa
e stato, la non ingerenza nei
compiti specifici dell’uno e
dell’altra. La vera discriminante non è l’accettazione o
meno di denaro pubblico liquidato alle chiese per legge,
ma la laicità dello stato, che è
un principio a salvaguardia
delle libertà non solo delle
confessioni religiose, ma di
tutti i cittadini. La non ingerenza dello stato è favorita da
comportamenti religiosi che
non siano dettati da interessi
politici di parte. La libertà di
parola, di associazione, di
stampa e tanti altri diritti
fondamentali bastano alle
nostre chiese per muoversi
oggi in Italia senza paura di
dover interferire o di subire
interferenze. Il ruolo profetico pubblico della chiesa di
Cristo non ha bisogno di sostegni e di agevolazioni per
esistere, né lo stato moderno
paventa le voci critiche, specie se queste si levano in difesa dei deboli, dei poveri e
dei principi di rispetto dei diritti umani.
Accetteremo, dunque,
l'Otto per mille?
Se l’ingresso nel sistema
dell’Otto per mille o la non
accettazione non influiscono
sul principio di separazione,
perché dovremmo allora non
avvalerci di questo mirabile
sistema di finanziamento
pubblico, affascinante quanto apparentemente ingenuo?
Non certo perché ci illudiamo
di affermare così il principio
separatista, ma per le seguenti ragioni di gran lunga più allarmanti.
1) L’Opm, come qualsiasi
beneficio ottenuto per legge
a favore delle chiese, incide
sulla prassi amministrativa
di queste, contribuendo a
smontare aspetti non secondari della spiritualità evangelica. Tali sono innanzitutto il
comandamento di rendere a
Dio ciò che è di Dio, cioè le
primizie e le decime del frutto del lavoro; poi il principio
di uguaglianza, secondo il
quale i cristiani si aiutano
nello svolgimento della loro
missione (diaconia, dice il te
li -CULTO
13 - AGAPE
Centro di formazione diaconale
«Qiuseppe Comandi»
Inaugurazione
dell’anno accademico 1997/98
domenica 26 ottobre 1997
programma:
con le chiese evangeliche di Firenze nella
chiesa metodista di via de’ Benci 9
al Centro giovanile protestante «Gould»
via de’ Serragli, 49 - Firenze
(prenotare, tei. 055/212576)
15,30 - PROLUSIONE del past. dr. Ulrich Beyer, Oherkirchenrat responsahile per l’ecumene e la diaconia della Chiesa evangelica della Westfalia: «Chiesa e diaconia nel 2000»
Messaggi e saluti da parte di ospiti, studenti e rappresentanti delle chiese
17,-30-RINFRESCO
Il presidente del Consiglio del Cfd
Marco Jourdan
Il coordinatore del Cfd
Massimo Ruhholi
Sto paolino, II Corinzi 11, 29)
con il dono glorioso e spontaneo dei loro beni alle chiese
nel bisogno: e infine il principio di proprietà, come dono
di Dio a disposizione di tutti
(Atti 4, 32). Rispetto a questi
«valori» (nel senso che queste
cose veramente valgono nella
chiesa del Signore) l’Opm è
una minaccia, come lascia intendere una famigerata pubblicità, secondo cui mettere
la firma per destinare TOpm
non costa nulla.
2) La chiesa oggi non è minacciata dalle ingerenze dello
stato, ma dallo spirito mondano del «pagare» (cioè lo spirito di chi soddisfa con esborso
di denaro l’acquisto di beni e
di servizi) per ottenere un diritto a delle prestazioni. Questo spirito porta a conclusioni
del tipo; «Non basta TOpm
perché i pastori e gli operatori
diaconali facciano il loro lavoro come chiunque altro senza
dover chiedere denaro alle vedove e ai poveri delle moro
modeste comunità già così
tanto spremute?».
3) La chiesa è oggi, come
sempre, minacciata dall’avarizia dei suoi membri e dall’avarizia degli interessi locali
o comunque viciniori, come
si evince dal fatto che né individui né chiese (come dimostrano ad abundantiam i bilanci dell’Unione battista) applicano a sufficienza lo spirito
della consacrazione a Dio
delle primizie e delle decime.
Nelle nostre chiese abbiamo
pochi, che danno con lo spirito della glorificazione del Signore e nella convinzione che
si vive per grazia, e molti che
offrono le elemosine, cioè il
superfluo. L’Opm farebbe da
copertura a questo deprecabile stato di fatto condannato
La Tavola valdese comunica che i numeri di telefono
della sede di Torre Pellice sono cambiati. Sono cessati i n.
0121-932363 e 933259. Sono
attivi i numeri: 0121-91296;
950035; 91604.
Il pastore battista Pasquale
Mirco comunica il suo nuovo
indirizzo e numero telefonico: via Borgo Adda 33, 26900
Lodi. Tel. 0371-424627.
esplicitamente dal profeta
Malachia (3,7-8).
4) La Chiesa è minacciata
ogni qual volta affida la garanzia della sua durata e della
durata della sua missione a
meccanismi legali esterni, invece di fidarsi della sola parola di Dio, secondo la quale è
Cristo che edifica la sua chiesa e la difende dalla voragine
del nulla.
Forse TOpm ci consentirà
di azzerare i nostri deficit di
bilancio verso il 2005 dell’era
volgare ma, se ancora ci saremo, il prezzo che pagheremo
sul piano spirituale è che le
chiese si convinceranno che
comunque l’istituzione è salva. Per il resto sarà quel che
sarà. Buona notte, fratelli e
sorelle. Chiudiamo la Bibbia
e dormiamo sonni tranquilli.
La diaconia è garantita, la separazione pure e la chiesa è
diventata una componente
significativa.
Per l’amore che porto alla
chiesa del Signore, spero proprio di sbagliarmi.
Riforma è lieto di ospitare
un approfondito dibattito sul
problema dell’Otto per mille:
siamo però costtretti a chiedere di contenere i contributi
entro 90 righe di 60 battute.
)TA
Lady Diana
e Madre Teresa
di Calcutta
Caro direttore, vorrei esprimere il mio disappunto per
non aver trovato alcun articolo commemorativo di Madre Teresa di Calcutta su
«Riforma». Credo sia stata
una sorella che ci abbia mostrato come si può incarnare
l’amore per i poveri: un esempio di fede vissuta.
I giornali hanno scritto
molto su di lei e, spesso, in
termini esagerati tanto da farne quasi un mito. Perché nel
caso di Lady Diana «Riforma»
ha pubblicato un intervento
addirittura in prima pagina?
Forse, dovendo scegliere per
motivi di spazio, avrei «rinunziato» a Lady Diana preferendo conoscere il punto di vista
protestante sulla vicenda di
Madre Teresa.
Antonio Tetta - Torino
RINGRAZIAMENTO
«E Gesù prese a dire:
“Venite a me, voi tutti che siete
travagliati ed aggravati,
e io vi darò riposo”»
Matteo 11,28
La mamma, i fratelli Sandro e
Franca con la famiglia, Marisa,
commossi per la profonda dimostrazione di affetto per il loro caro
Valdo Armand-Hugon
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che
hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare a
Tito, Fredy e Lorenzo, agli amici e
ai parenti che gli sono stati fattivamente vicini, in vari modi, durante
la lunga malattia; alle dottoresse
Grand e Miozzo, a tutto il personale dei servizi domiciliari di Torre
Pellice e del reparto ORL dell’Ospedale civile di Pinerolo.
Al pastore Gianni Genre esprimiamo la nostra riconoscenza per
l’affettuoso e significativo messaggio di commiato.
Torre Pellice, 17 ottobre 1997
RINGRAZIAMENTO
«Il vostro cuore non sla turbato
abbiate fede In Dio»
Giovanni 14, 1
La sorella Alma, i nipoti e i familiari tutti della cara
Liliana Pons
(ex insegnante)
commossi e riconoscenti per la dimostrazione di affetto e di stima
tributata alla loro cara, ringraziano
tutte le gentili persone che con
presenza, scritti e parole di conforto hanno partecipato al loro dolore. Un ringraziamento particolare
ai vicini di casa, al medico curante
dott. Bevacqua, al pastore Pons e
ai carabinieri di Torre Pellice.
Torre Pellice, 17 ottobre 1997
RINGRAZIAMENTO
«L'anima mia s’acqueta
in Dio solo, da lui
viene la mia salvezza»
Salmo 69, 1
I familiari di
Dora Rostan
ringraziano tutti coloro che le sono stati vicini durante la sua lunga
malattia e in particolare il pastore
di Prali, il dott. Rol e il sig. Bassetti, dell'associazione Rafael.
Prali, 17 ottobre 1997
24
PAG. 1 2 RIFORMA
Villaggio Globale
Roma: conferenza di un gruppo di studenti dell'Università di Minsk
Cérnobil, undici anni dopo il disastro
In seguito a un decreto del presidente Lucaschenko, saranno ripopolate alcune
zone sgombrate. Riprenderà l'attività agricola nonostante la contaminazione
HEDI VACCARO
La sera dell’11 luglio 1997
un gruppo di studenti
deirUniversità di Minsk, capitale della Bielorussia, ha
parlato ad un pubblico proveniente da varie chiese
evangeliche di Roma. L’incontro ha avuto luogo alla
Facoltà valdese di teologia
ed è stato seguito da una cena fraterna, nel convitto della Facoltà. 1 giovani hanno
spiegato la situazione disperata del loro paese dopo la
presa di potere del generale
Lucascenko. Alcuni di loro
fanno parte della Fondazione
«Bambini di Cernobil» che
organizza soggiorni all’estero
per migliaia di bambini vittime delle radiazioni. Dal 29
luglio erano ospiti della Casa
comunitaria evangelica Tresanti a Montespertoli.
Il disastro di Cernobil
L’esplosione della centrale
nucleare di Cernobil ha causato la più grande contaminazione della biosfera dall’inizio dell’impiego dell’energia nucleare. Cernobil si
trova in Ucraina, a 12 km dal
confine bielorusso. Il 70%
delle fuoriuscite radioattive è
ricaduto sulla Bielorussia, il
20% sull’Ucraina e il 10% sulla Russia. Dopo il disastro la
radiazione gamma di fondo
era cresciuto di 25 volte a
Minsk, ma in alcune regioni,
per esempio Bragin, era aumentato di 1.500 volte. Lo
stato di salute della popolazione, soprattutto quello dei
bambini, causa serie preoccupazioni. L’incidenza dei
disordini tiroidei, delle anemie delle donne nel periodo
della gravidanza e delle nascite deformi è molto alta.
Sono molto aumentati i cancri alla tiroide nei bambini e
la mortalità infantile. La vita
media della popolazione si è
ridotta. Il futuro dei nostri
bambini ci dà grandi preoccupazioni.
Undici anni dopo
I problemi causati dal disastro di Cernobil restano attuali, benché l’attuale governo della Repubblica Belarus
faccia di tutto per farli dimenticare. Nel 1996 il presidente della Repubblica, Aleksander Lucascenko (che nel
novembre 1996 ha ottenuto
pieni poteri a seguito di un
referendum ritenuto non valido dagli osservatori internazionali), ha visitato città e
paesi nelle zone contaminate,
si è incontrato con la gente
semplice e ha assicurato tutti
che il problema di Cernobil
non esiste più. Secondo lui si
può benissimo vivere nelle
zone contaminate: verranno
riaperti scuole e ospedali.
Gli studenti che hanno terminato gli studi di medicina,
pedagogia ecc. dovranno fare
un tirocinio di 2-3 anni nelle
zone contaminate per poter
conseguire la laurea. In seguito a un decreto di Lucascenko saranno ripopolate
alcune zone sgombrate, in
particolare nella zona di Cèricov. In queste zone riprenderà l’agricoltura, in alcune i
lavori sono già cominciati,
per cui sul mercato bielorusso saranno presto immessi
prodotti agricoli provenienti
da zone dichiarate pochi anni fa coltivabili (il cesio 137,
principale contaminate delle
zone, si dimezza in 30 anni).
Dopo il viaggio di Lucascenko nelle aree contaminate (ancora in corso a undici
anni dal disastro), è stato
abolito l’aiuto finanziario e
sanitario alle popolazioni
delle aree colpite.
Fonti non ufficiali solitamente bene informate hanno
reso noto che il governo intende organizzare manovre
militari nelle aree contaminate. Un comitato di madri
dei militari ha organizzato
una raccolta di firme, che ha
ottenuto la sospensione delle
manovre. Un altro progetto
del governo che ha causato
reazioni molto vivaci è la
creazione di un centro per la
lavorazione di rifiuti radioattivi, anche provenienti dall’estero. Il progetto è stato
sventato grazie a numerose
manifestazioni popolari. Ora
si sta preparando la realizzazione di una centrale nucleare, a cui l’opinione pubblica è
assolutamente contraria, per
cui sono in corso nuove lotte.
Queste reazioni si concentrano nella regione di Minsk
Nel villaggio abbandonato di Kupuvate, due contadine tentano di far
mangiare una mela contaminata ad un vitello
In occasione del Vertice del G7 previsto per maggio '98
Il gruppo «Jubilee 2000» si prepara
a organizzare una grande azione di massa
FLORENCE JONES VINTI
IN occasione del prossimo
summit del G7 che avrà
luogo nel maggio del 1998 a
Birmingham, nel Regno Unito, si sta organizzando un’
azione di pressione (mass
lobby) sui potenti capi dei
paesi più industrializzati del
mondo perché vengano annullati per il giubileo del millennio i debiti dei paesi più
poveri e sottosviluppati.
Questa iniziativa è promossa da «Jubilee 2000», un
coordinamento formato da
diversi movimenti non governativi che si occupano di
fame nel mondo, problemi
sociali ecc., e dalle chiese
britanniche.
Un portavoce del coordinamento, parlando al «Methodist Recorder», ha spiegato che molti dettagli sono
ancora da definire ma fin
d’ora i loro progetti sono i
seguenti:
1) raccogliere 13 milioni di
firme con una petizione che
chiederà l’annullamento totale dei debiti che significano
in pratica «una forma di
schiavitù contemporanea»
per la maggior parte degli
stati del mondo e inoltre
l’impegno che non si lascerà
mai più che i debiti arrivino a
livelli COSI alti;
2) organizzare una manifestazione di massa in contemporanea con il vertice dei G7
nella stessa città di Birmingham, sperando di ottenere
l’appoggio di rappresentanti
e membri di altre fedi oltre a
quello dei sindacati.
Una dei responsabili del
«Fondo per l’aiuto e lo sviluppo della Chiesa metodista
britannica». Caro Ayres, che
da tempo lavora al progetto,
ha affermato di essere felice
mentre nelle campagne, che
ricevono meno informazioni,
sono meno presenti.
Le maggiori
preoccupazioni
Vi è mancanza assoluta di
informazioni ufficiali sulla situazione della contaminazione e di dati statistici sulla situazione sanitaria. Gli istituti
di ricerca non statali, come
l’istituto di radiologia del
prof. Nestarenco, non ricevono assistenza da parte dello stato. Tra tutti i prodotti di
largo consumo quello che risulta più contaminato è il
latte, che continua ad essere
prodotto anche nelle zone
contaminate. Questo latte
viene in parte impiegato per
produrre formaggi e altri
prodotti caseari (in questo
modo la concentrazione di
cesio diminuisce, perché il
cesio si concentra soprattutto nella frazione liquida), ma
viene anche consumato direttamente. In questo caso è
prima trasportato in centri
del Nord, meno contaminati,
per mascherarne l’origine,
per cui le famiglie possono
impiegarlo inconsapevolmente anche per nutrire
bambini piccoli, i più sensibili alle radiazioni.
La centrale nucleare di Cernobil, esplosa il 26 aprile 1986
«La strada di Cernobil»
Ogni anno, in occasione
dell’anniversario del disastro
di Cernobil il 26 aprile, la
Fondazione di beneficenza
«Bambini di Cernobil» e il
partito di opposizione «Fronte popolare bielorusso» organizzano una manifestazione
per mantenere viva l’attenzione della popolazione bielorussa e del mondo sulle
conseguenze del disastro. La
«Strada di Cernobil 1997» è
stata giudicata dal governo
come una manifestazione
contro la sua politica, così è
stato fatto il possibile per
ostacolarla:
1) Un forte nucleo di collaboratori della fondazione è
costituito dagli studenti
dell’università di linguistica
di Minsk; molti di loro vengono da paesi fuori Minsk e risiedono in pensionati universitari. Il governo ha deciso
una vacanza della facoltà di
linguistica in occasione del
26 aprile per costringerli a
rientrare alle loro case e im
pedir loro così di partecipare
alla manifestazione.
2) Tutti gli studenti e gli insegnanti delle altre facoltà
universitarie sono stati diffidati a partecipare alla dimostrazione, minacciando in
caso contrario il loro posto di
lavoro o di studio.
3) Alla manifestazione partecipano molte persone che
vengono da fuori, quest’anno
è stato impedito ai loro pullman di entrare in Minsk.
4) Nei giorni precedenti la
manifestazione la Tv bielorussa ha dato il via a una
campagna diffamatoria nei
confronti della Fondazione
«Bambini di Cernobil».
Malgrado tutto e malgrado
la violenta repressione dell’anno scorso, la manifestazione ha avuto luogo: al corteo per le strade di Minsk
hanno partecipato circa 35
mila persone condotte dai
rintocchi di una grande campana portata in testa al corteo. Da qualche anno in occasione del 26 aprile viene
organizzata anche una manifestazione ufficiale; nel 1997
è stata preparata molto bene:
una propaganda serrata tramite radio e televisione, ma
anche intimidazioni e promesse per costringere più
gente possibile a partecipare.
Alla manifestazione sono
stati inviati anche molti militari; complessivamente hanno partecipato circa 1.000
persone, di cui la metà militari. Lucascenko cerca di impedire il proseguimento delle migliaia di contatti diretti
creatisi in questi anni tra i
bielorussi e abitanti di altri
paesi. In particolare ha affermato che i viaggi all’estero
dei bambini bielorussi sono
contrari alla sua concezione
del «panslavismo». Su questa
linea Lucascenko ha creato,,
il 6 giugno 1997, il «Diparti-'
mento dell’aiuto umanità-':
rio», con lo scopo di arrivare
a controllare tutte le attiviti
umanitarie, in particolarea
concedere (o negare) il permesso di operare alle organizzazione umanitarie.
Conclusioni
Senza dubbio il presidenti
della Bielorussia, Alexandei
Lucascenko, è interessato
entrare nell’Unione europea,!
Solo partecipando a un blocco economico così forte, in-;
fatti, la Bielorussia potrebbe
sperare in un aumento signi
ficativo degli investimenti
dall’estero e nella concessio-il
ne dei grossi crediti, indi-i
spensabili per superare l’attuale crisi economica deli
Bielorussia. Un posto nel
Unione europea, però, noni
può ricevere come un regà
lo si deve meritare, e per f
sto il livello economico-»
ciale e politico della Bieloi»
sia deve aumentare. Democrazia e stabilità sono le dii!
condizioni più importanti
per entrare nella Ue. È evidente che la Bielorussia proprio in questo campo è moto
carente. Il giorno 11 giugno;
OL
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■ può va
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¡stria £
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'ìtate d
ïéill’a
non Vi
ßung(
dorm
"Mioi
únfat
ni del
‘Mini.
1 glUgl."
1997 il Parlamento europeo*
rirtyìo rim
ha votato una risoluzione die
condanna la violazione dei:
diritti umani in Bielorussia!,
la dissoluzione dei programmi umanitari, e l’ha inviata*
governo di Lucascenko.
(Dalla conversazione cot
Elena Asmikovitch, che§^\
dava il gruppo dei giovanii
Roma, rappresentante de»
Fondazione bielorussa di ÌXneficenza «Bambini di Cernir
bil», collaboratrice deWAs^^'
dazione internazionale»
collaborazione umanitari
ilüü^
che l’iniziativa abbia il pieno
appoggio dell’esecutivo metodista (The Methodist Council) aggiungendo: «Noi plaudiamo a quest’azione di pressione nei confronti del summit del G7 e vorremmo incoraggiare chiunque crede nel
Giubileo come un’occasione
per dare a chi ne ha bisogno
una possibilità di un nuovo
inizio ad unirsi al "Jubilee
2000” affinché questa azione
coinvolga il maggior numero
possibile di persone. I potenti
di questo mondo non sono gli
unici che hanno potere e influenza per promuovere i
cambiamenti. Utilizziamo
questa opportunità per far loro comprendere che noi ci
preoccupiamo per un miliardo di persone che vive in condizioni disumane e che siamo
intenzionati a portare un poco del regno di Dio nella nostra società attuale».
In Cecenia proseguono i sequestri di persone
Rapiti due impiegati di organismi religiosi
Due organismi religiosi in- tità dei rapitori. Anche se la Secondo un comuni
Due organismi religiosi internazionali di aiuti umanitari hanno espresso la loro
profonda preoccupazione nei
confronti di due loro impiegati rapiti da uomini armati e
mascherati vicino al confine
tra la Cecenia e la Repubblica
di Inguscezia. Il 20 settembre, i due impiegati, Dimitri
Petrov e Dimitri Piankowsky,
ambedue cittadini della Federazione russa, sono stati
fatti prigionieri mentre stavano lasciando la Cecenia dove,
il giorno prima, avevano consegnato un carico di aiuti.
I due organismi di aiuti
umanitari per i quali lavorano in comune, «International Orthodox Christian Charities» (locc) e «Action by
Churches Together» (Azione
comune delle chiese/Act, con
sede a Ginevra), non dispongono di alcuna notizia sulla
situazione dei loro due impiegati. Secondo l’ufficio di
coordinamento dell’Act a Ginevra, non si conosce l’iden
tità dei rapitori. Anche se la
violenza politica è un po’ diminuita dopo la fine della rivolta cecena degli anni ’94-96
contro il potere russo, i rapimenti, per lo più criminali,
non sono cessati e sembra
che vi siano implicati i capi di
guerra ceceni nonché alcuni
rappresentanti del governo.
Nell’agosto scorso la principale rete commerciale di televisione di Russia, la Ntv, ha
dovuto sborsare oltre un milione di dollari per fare liberare tre suoi giornalisti, rapiti
in maggio. Secondo l’Economist, pubblicato a Londra, il
direttore della Ntv, Igor Malashenko, sostiene che dei
rappresentanti del governo
ceceno erano implicati nella
cattura di ostaggi e che il presidente della repubblica,
Aslan Maskhadov, era informato della loro partecipazione. L’Economist dichiarava
che la cattura di ostaggi era
diventata una importante
fonte di guadagni in Cecenia.
Secondo un comu.
dell’Act «la locc, in collabo”
zione con la Chiesa ortodo
russa e l’associazione ''n[j
garian Interchurch Aiti”-.
ge a nome delTAct ,
aiuto umanitario a favore 0®
le vittime della recente gu®
civile in Cecenia, e non
smesso i suoi sforzi nean
durante i periodi pi® d'”'
Si tratta, tra l’altro, di
un aiuto alimentare ai pf®
ghi, alle famiglie senza ris
e agli orfani». ,
Il Consiglio di ammirn,® ,
zione della locc, J
Baltimora (Usa) il 22 e 2
tembre scorso, ha deci
informare ufficin'.’^^wgsci
autorità competenti ^ jv jj.
e a Washington, nonché
pri partner ecumenici
situazione critica del
personale in Cecenia. F
una rete mondiale di eh' "n,
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