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ECO
DELLE mLLI VALDESI
Sig. FEYROT Arturo
Via C. Cabella 22/5
16122 GENOVA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 107 - Num. 12
Una copia Lire 70
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\ L. 3.500 per 1 estero
■Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70
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TORRE PELLICE — 20 Marzo 1970
Amm.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
NELLA LUCE DELLA PASSIONE E DI PASQUA
DAL MONDO A DIO, DA DIO AL MONDO
Riflessioni sulla Chiesa BUIy Graham convertito una seconda volta?
Diamo una occhiata alla chiesa d'oggi: dove va? Ecco una grande massa,
la più grande, grandissima. Corre dietro ai beni di consumo e si ubriaca nel
benessere del mondo attuale. Si dice
che è secolarizzata. Macché secolarizzata! Ha soltanto sostituito i legami
di una religione standardizzata, alla
quale non riesce più a credere, con
quelli più torti degli idoli del benessere. E inutile decantare i vantaggi
della secolarizzazione, che sarebbero
realmente vantaggi se una religione
non avesse preso il posto di un’altra.
Poi ci sono i tradizionalisti che temono ogni rinnovamento e cercano prima
di tutto 1’« ordine », anche se questo
rappresenta la morte di ogni libertà.
Inoltre: i tradizionalisti che vogliono
valorizzare il passato (e questo, valori
ne ha di certo!) ma sembrano cercare
nei fossili di dogmi logori il Cristo,
Colui che fa ogni cosa nuova, la quale
appunto perché nuova non si ripete. E
non è tutto, purtroppo. Al loro opposto c'è una gran parte dei rivoluzionari preoccupati giustamente della tragica situazione del mondo attuale, ma
per essi il Cristo, nella sua incarnazione, si è dissolto nell’umanità la quale
solo resta l’oggetto del loro culto.
Rimangono due piccolissimi gruppi:
uno di persone pie, seriamente impegnate ma, perché apolitiche, si assentano dal problema del mondo attuale,
che è il primo problema della chiesa; e
l'altro di persone che confessano si
Cristo crocifìsso e risorto, ma che nella ricerca di un mondo nuovo di giustizia e di libertà, metton da parte la
pazzia della croce per scegliere ancora
una volta quella sapienza che Dio, con
la croce e la resurrezione di Cristo, ha
resa vana.
Amare constatazioni!
« Chi ha creduto a quel che è stato
annunziato? ». Così scriveva Isaia indicando il Messia che si dona e serve e
non quello del dominio e della forza.
Chi vi ha creduto allora? e poi? e ora?
Ormai son molto pochi quelli che annunziano l’agape come la via della politica, della economia, della redenzione del mondo. Anche i migliori credenti, quelli che non si consolano con la
religione, ma cercano la salvezza del
mondo, per il quale Cristo è morto,
non fanno dell’agape la via maestra
delle loro ricerche. La mettono in vacanza, come teoria non utile per le lette politiche, ma solo come senso ultimo, lontano, che non serve per il momento, come la resurrezione degli ultimi tempi, non quella di oggi, dell’oggi, di Dio che pur viviamo.
Oggi occorre fare delle scelte. Non
si può rimanere spettatori, alla finestra, mentre il mondo sta per passare
la crisi più grande della sua storia millenaria. E se scelte occorre fare, lo
sguardo va, senza indecisione, a quanti vogliono un rovesciamento totale
della situazione, ma ad essi va anche
la disperata predica perché si vada,
finalmente, a fondo nel concetto di
« agape » nel Nuovo Testamento con
tutto ciò che questo concetto implica
per la nostra vita fra gli uomini. Li,
infatti, si ha la sorgente di una « rivoluzione » permanente, ma anche vera,
com’é vero il « nuovo mondo » di Cristo, s’egli è risuscitato, e ia VIA, l’unica via per l’edificazione di una umanità nuova.
Infine, Cristo è la VIA, non Marx!
Marx è un servitore, come altri, che
Dio si è suscitato per aiutarci nell’analisi della società contemporanea e per
mostrarci dei metodi che poi, ancora,
noi dobbiamo vagliare con l’agape.
Dio è libero sempre. Si è scelto Ciro
(Is. 45: 1) per liberare Israele, può
scegliersi Marx oggi, ma non possiamo
scambiarlo con l’Unto vero, quello che
è la via, la verità e la vita! La nostra
politica deve essere stacciata con lo
evangelo dell’agape, non questo con le
nostre costruzioni politiche.
Infatti, in Cristo crocifisso e risorto
è apparsa per la prima volta la possibilità di un mondo all’opposto di quello al quale è abituata la nostra esperienza da millenni. Le nostre ricerche
e la nostra testimonianza cristiana in
esse devon tenerne conto. Se poi non
è risuscitato, allora vana è la nostra
speranza: siamo ancora nel mondo di
Pilato, Erode e Calata, anche se le
apparenze sono mutate. Né riformismo né rivoluzione ci daranno del
"nuovo" perché siamo e saremo sempre nel “vecchio”, nella vecchia catena
di una storia in cui al potere si succedono gli uni agli altri, ma nulla cambia durevolmente.
Se è risuscitato, urge la ricerca, questa ricerca nel confronto col « mondo
dell’agape », il vero, perché ci è indicata la possibilità di salvare questo no
stro mondo. La VIA non è una ideologia fra le tante, non è una via senza
uscita come quella in cui ci troviamo.
Se è risuscitato è anche il giudice
che oltre alla grande crisi per la quale
i popoli devon passare, trarrà fuori
quanti hanno conservato la fede, attraverso tutte le tribolazioni e oppressioni del secolo presente. Ma più che
questo giudizio ci sospinge prima di
tutto la preoccupazione della salvezza
del mondo. Il Signore non è venuto a
giudicare ma a salvare e a questa opera della sua salvezza ci chiama e ci
coinvolge.
Saranno sempre in meno quelli che
predicano l’agape, ma questa predica
non deve tacere, affinché quanti vogliono un mondo nuovo, quanti son
pronti a servire, quanti sono nella ricerca e nell’impegno abbiano una direzione di marcia vera ed un punto di
riferimento e di confronto. È necessario che tutti SEippiano che Cristo ha
dato la vita per il mondo perché esso
viva, e non per una nuova religione.
Che cosa c’entra tutto questo con
Riesi, poiché è da qui che parliamo?
C’entra. Anche se siamo tanto lontani,
ove, come dicon i siciliani, « Cristo ha
perso le scarpe », siamo pur sempre
parte del mondo che oggi « geme ed è
in travaglio ». Il nostro piccolo lavoro,
in questa piccola e triste città, non
può esser avulso dal suo contesto storico e dalla sua partecipazione all’avventura del mondo. Ciò anche se qui
la stragrande maggioranza è di quelli
che, pur nella miseria, hanno scelto la
religione dei beni di consumo, anzi,
peggio, hanno fatto il concordato fra
questa e la religione tradizionale. Centra se il nostro messaggio sarà vero
e se a Cristo piacerà di chiamarci fra
quelli che, sempre in minor numero,
annunziano il « mondo dell’agape ». Lo
aiiiiuiiziano contro ogni speranza di
successo. Ma anche nel nostro insuccesso Cristo può farsi conoscere agli
uomini del nostro tempo.
Tullio Vinay
Billy Graham si prepara a ritornare in Europa: in varie metropoli sono previste campagne d'evangelizzazione, a cominciare, prossimamente, da Parigi. Su « La Vie protestante»
(13 marzo) abbiamo letto questo scritto interessante di IL. Hollenweger, il maggiore
studioso attuale del movimento pentecostale
(del quale ha ¡atto parte in passato) e attuale
segretario per l'evangelizzazione della Divisione del CEC per la Missione e l’Evangelizzazione. red.
Al Congresso dell'evangelizzazione
tenutosi a Bellino nel 1966 (n.d.r.: i
lettori ricorderanno che vi aveva partecipato il past. Ermanno Rostan),
Leighton Lord, il leader teologico dell’équipe di Billy Graham (e suo cognato), mi domandò durante una traversata di Berlino Est in autobus: « Ci
sono ancora dei cristiani, da queste
parti? ». In risposta invitai Leighton
Lord a inlormarsi egli stesso presso
alcuni dirigenti di Chiese nella Repubblica democratica tedesca (RDT). Un
pomeriggio ci trovammo riuniti nella
sala rumorosa di un ristorante di Berlino Est e Ford domandò: « Si può ancora evangelizzare, nella RDT? » « Certamente — risjiose il rappresentante
delle Chiese nella RDT —, le nostre
autorità non ostacolano in nessun modo revangelizzcìzione di stile tradizionale. Al contrario è appunto quel che
si aspettano da noi. La cosa corrisponde alla nozione che hanno della Chiesa. Si aspettano che non ci occupiamo
di altro che del settore personale. La
religione è un affare privato».
Ford ascoltava attentamente. Riprese: « Ma vi sono ancora dei cristiani,
da voi? Vi sono ancora culti? » — « Naturalmente! 1 partecipanti al culto
sono in diminuzione anche qui come
in occidente, forse con rapidità anche
maggiore, ma al tempo stesso molti
giovani e anziar- scoprono nella Chiesa tl Luogo nel quale è possibile, per
quanto spesso in modo indiretto o indistinto, parlare apertamente insieme
delle grandi relazioni di strutture. Ed
è in questo luogo di fiducia, in una
iiiiijiiiiitiiimMiiiiiiiii
I
servizi
AZIONE SOCIALE
Il « servizio di azione sociale » della Federazione Evangelica Italiana sta elaborando un
progetto al fine della costituzione di un « servizio civile evangelico », cioè di un organismo
che, in particolari situazioni di emergenza (terremoto, inondazioni o altre catastrofi naturali,
purtroppo non infrequenti nel nostro paese),
sir in grado di organizzare rapidamente l’intervento di giovani evangelici che siano disposti a prestare la loro opera di soccorso. A questo fine si cercherà di stabilire, per mezzo di
opportuni sondaggi in tutte le comunità evangeliche. un contatto con tutti quei giovani che
si sentono di aderire ad una tale iniziativa,
eventualmente promuovendo incontri con loro
e tra di loro, in modo da esaminare in termini
concreti l'organizzazione pratica del progetto.
Il servizio civile, una volta costituito, mediante Torganizzazione di campi di lavoro o
altre Torme di attività, potrà inoltre mettersi
a disposizione per interventi anche in situazioni non drammatiche, ma dove si renda necessaria la sua opera.
Siamo convinti della necessità e bontà di
questa iniziativa per la buona riuscita della
quale è necessaria tuttavia, la più attiva collaborazione di tutti e in particolare degli organismo giovanili.
Accanto aU’elahorazione di nuovi jtrogrammi
il Servizio di azione sociale desidera concentrare le sue forze intorno ai problemi derivanti dall’opera diaconale classica, condotta
oramai da anni dalle nostre Chiese sul piano
assistenziale ed educatico. Il gran numero di
opere di tal genere è indubbiamente un sintomo positivo della volontà delle Chiese di
esprimere l’Evangelo dcH’amore verso i minimi, non solo con le parole, ma con azioni concrete di servizio cristiano. Nessuno pretende
di centralizzare o inquadrare le nostre opere
assistenziali, né di attentare .sia pur minimamente alle loro gelose autonomie. Si sente tuttavia la necessità di stabilire dei contatti, di
riflettere insieme sul lavoro che si sta compiendo. per valutarne sia l’aderenza alla vocazione
specifica della Chiesa, che quella alla situazione sociale ed economica effettiva utile mutate condizioni del tempo in cui viviamo. Le
linee di azione diaconale impostate alla fine
del secolo scorso o al principio di questo, sono
ancora valide? È ancora valido il modo in
cui sono condotte? Vi sono altre possibilità
di azione, altri campi di intervento? Cosa si
può fare per una miglior preparazione vocazionale del personale evangelico dei nostri
istituti? Come interessare maggiormente le
chiese a queste opere?
In secondo luogo avevo trovato maldestra la scelta dei relatori che presentavano la teologia tedesca: si era
data la parola soprattutto al rappresentante del movimento « Kein anderes Evangelium » ( « Nessun altro Evangelo », un movimento ostile alla teologia moderna storica e critica, n. d. r.),
G. Bergmann. Gli domandai: « Che ne
direbbe se conducessi duemila Europei, Asiatici e Africani a New York e
se facessi spiegare loro la situazione
della teologia americana da Me Intyre,
il fondamentalista antiecumenico? ».
Con mio grande stupore Billy Graham accettò entrambe le mie critiche.
Corresse egli stesso, personalmente, il
primo errore, durante la sua notevole
relazione conclusiva. Quanto alla seconda critica, espresse il rincrescimento di essersi fatto consigliare male nella scelta delle relazioni.
Dopo Berlino la discussione non è
più cessata, all'interno dell’équipe' di
Billy Graham. I suoi collaboratori hanno partecipato ripetutamente a discussioni talvolta accanite. Da qualche
tempo a questa parte Billy Graham ha
Walter J. Holi.r.mweger
(continua a pag. 6)
della Federazione delle
Chiese evangeliche in Italia
Ecco alcune delle molte domande che si
pongono nel campo dell'opera assistenziale delia Chiesa e che il servizio di azione sociale
vorrebbe porre promuovendo incontri, sia per
una miglior conoscenza reciproca, sia per una
riflessione comune sul significato e sull’orientamento del lavoro che si va compiendo.
Ma la Federazione non intende soltanto attirare l’attenzione delle Chiese sui problemi
di casa nostra. Come tutti sanno essa si è fatta
promotrice di raccolte di fondi, come espressione di solidarietà a favore di paesi in situazioni di particolari sofferenze (ex Biafra,
Viet-Nam). Più precisamente per l’ex Biafra
erano state raccolte 2.768.145 lire e per il
Viet-Nam 2.507.735. Mentre la raccolta per il
Biafra è ovviamente chiusa, quella per il VietNam sarà rilanciata. Tramite i giornali e direttamente alle Chiese, sarà diffusa la documentazione necessaria al fine della nuova sottoscrizione.
Per quel che concerne l'azione a favore dei
terremotati siciliani, come è ormai noto, è stata felicemente portata a termine una delle
iniziative sostenute dalla Federazione, cioè la
costituzione del villaggio « Speranza » a Vita.
Per quel che concerne il pericolo ventilato delPesproprio di parte del villaggio (vedi EcoLuce del 13-3), la Giunta della Federazione,
in una recente seduta ha deliberato « di respingere con ogni mezzo e con fermezza tale
tentativo ».
Si continua invece a seguire ed appoggiare
l’opera di Villaseta, di cui si occupa, tra gli
altri, il Past. Berutti di Agrigento.
TURISMO
La Federazione si occuperà anche di turismo. L’importanza di questo problema è stata
sottolineata dal Pastore Alberto Rihet, che fa
parte della Commissione Consultiva per il Turismo della Conferenza Europea delle Chiese.
Sembra che in Italia vengano circa 12 milioni all’anno di turisti stranieri, per un periodo minimo di 15 giorni; di questi almeno
5 milioni sono protestanti. Le chiese evangeliche italiane devono sentire la responsabilità
di occuparsi di questi fratelli, fornendoli di
tutte le informazioni necessarie (dépliants, cartelli indicatori, avvisi e note su periodici e
bollettini turistici), al fine di presentare loro
le nostre Chiese, mettendoli in contatto con
esse. Si è pertanto deciso di costituire un
Comitato che opera sotto l’egida della Federazione e che si chiamerà « Comitato per la
te.stimonianza evangelica ai turisti ».
Alberto Taccia
specie di vuoto ideologico, che nasce
una fede nuova. Non è anche questo
un modo di evangelizzare? ». Ford rifletteva. A conclusione, domandò:
« Quale sarebbe il modo migliore per
aiutarvi nella vostra evangelizzazione? » — « Non confondendo la salvezza
con la conversione degli individui,
quando evangelizzate ».
Ford era toccato. Due giorni dopo
Billy Graham m’invitò a un colloquio
personale prolungato sul Congresso
dell'evangelizzazione. Voleva ascoltare
non dei complimenti, ma una critica
precisa, sapendo benissimo che vi avevo assistito come osservatore del Consiglio ecumenico. Avevo due obiezioni
da fargli. Anzitutto mi lamentai per la
regolarità rituale con la quale rimproverava al CEC di trascurare la conversione individuale a profitto della missione socio-politica della Chiesa. Il dirigente pentecostale brasiliano, Manuel de Mello, aveva risposto una volta a questo proposito: « A che serve
convertire un uomo e rimandarlo nella società brasiliana marcia? Mentre
facciamo un milione di conversioni il
diavolo fa dieci milioni di de-conversioni valendosi della fame, della miseria, del militarismo e della dittatura ».
IIIIIIIIIIIIIIIHIUIlllllllltllllllllll)IIIIIIIIIIIIIIIIIIMIUI>">llllll1IIIIIIMIIII1IIIIIIIMfl>IIIIIUI>llllll<IIIIIIIIMIIinilllllllUIIIIIIIIIIIIIIIIUIIIIIINIIIIIII|l|l,||||||lllllllllllllltnilllltll(IIIIIIMIIUIinilllllllllllllJIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII|lmillmillllll|lltllMIIIIIM(llllllll
iiiiiiMmiiiiiiimmiimiiiiiiiiiiimiiiimiiiiNiiiiimiiiiiiiiiimiiiMMiiiimuiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiimijimiiiMiiiiiiimmiiiiiimiiiiiiiimimiii AiimimmiMiiimiiimiuiiiiiiimiiiiiMiiimiiiimiiiimmiiMimimiiiiiimiiiimiiimiiiiiiiiiiimiiiiiiiinimiimi«ii
Il granello di frumento
In verità, in verità io vi dico che se il granello di frnniento caduto in
terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto.
(Giov. 12 V. 24)
L’immagine del granello di frumento è molto significativa nel tempo
in cui ci prepariamo a celebrare la Passione e la Resurrezione di Gesìi
Cristo.
Il grano non è sempre destinato alla semina; lo si macina per aver
tarina e pane, ma in questo caso il seme non diventerà fecondo, non farà
sorgere dal terreno le bionde spighe con il loro frutto prezioso.
Il disfacimento e la morte del seme costituiscono una legge della natura che si applica perfettamente alla morte di Cristo. Gesi'i non è soltanto
« il pane vivente che è disceso dal cielo »; è anche il « granello di frumento y> destinato alla fruttificazione mediante la sua morte sulla croce.
Senza la croce di Cristo, l’Evangelo si ridimensiona e si diluisce; conserva
indubbiamente il suo contenuto morale, ma non è più la potenza di cui Dio
si serve per salvare il mondo. Ovvero la croce è il segno inconfondibile del
sacrificio « redentore » di Cristo ovvero è soltanto un segno, sia pure altissimo, di abnegazione umana. La fede cristiana affonda le sue radici nel sacrificio di Cristo; è il frutto di « quel seme » che si è disfatto, è morto ed è
risuscitato per noi. Per gli uomini del nostro tempo Gesù compie qualcosa
di unico e di grande, non con ima trionfale apparizione sulla scena del
mondo, bensì con la predicazione della croce : « Io, quando sarò innalzato
dalla terra, trarrò tatti a me » (Giov. 12; 32). La riconciliazione, la comtinione dei credenti, resistenza della chiesa, l’ainor fraterno, sono frutti di
(c quel granello di frumento » caduto in terra e morto « per noi ».
Ma il « granello di frumento » che deve morire è anche la chiesa, la
comunità dei credenti. La chiesa non è e non può essere una potenza conservatrice, egoisticamente chiusa in sé stessa. La tentazione della chiesa è
di imporsi all’attenzione del mondo con ima gloriosa affermazione di sé.
La gente è sensibile alla esteriorità e alla grandiosità; ma la presenza vera
della chiesa nel mondo, una presenza concreta e ricca di frutti, avviene là
dove c’è umiltà e sacrifizio. Una piccola comunità di credenti, disposti a
gettarsi nei solchi deH’umanità, per amor di Cristo e del prossimo, farà
molto di più per il Regno di Dio che non una vasta assemblea preoccupata
prima di tutto del proprio prestigio, tutt’altro che disposta a servire gli
uomini con l’annunzio deH’Evangelo o con atti di amor fraterno.
« Se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo »:
solo e sterile. Chi ama egoisticamente la propria vita, invece di salvarla, la
perde. Gesii Cristo non è rimasto solo, si è dato per noi; i credenti sparsi
in tutto il mondo sono frutto del suo amore. L’egoismo rende sterile la nostra esistenza, dura come un terreno sempre asciutto; non c’è gioia profonda senza un profondo amore, non c’è speranza viva senza una viva attesa
del Risorto.
La via del dono di sé è stata la via seguita dal Cristo: « avendo amato
i ssioi che. erano nel mondo, li amò sino alla fine ». Chi potrebbe dire
quante creature umane sono state afferrate e fortificate dal messaggio della
croce e della risurrezione? Chi potrà mai sapere quanti frutti Iddio ha già
raccolto e raccoglierà ancora nei campi fecondati dall’amore di Cristo e dal
servizio dei credenti? Qiiante fedeltà individuali e familiari sono frutto
della fedeltà e del dono di Cristo? Quali possibilità di perdono e di coraggio sono ancora oggi attuabili per amor di Cristo e dei fratelli?
« Se il granello di frumento muore, porta molto frutto ».
Ermanno Rostan
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pag 2
N. 12 — 20 marzo 1970
VERSO L'ASSEMBLEA RIFORMATA
E CONGREGAZtONALISTA DI NAIROBI (AGOSTO 1970)
Dio riconcilia e libera i giovani e i vecchi
Malachia 4, 6 • Luca 1, 17 - 1 Timoteo 4, 11<5, 2
Ogni generazione di adulti ha dovuto affrontare il problema della
gioventù? Pare proprio di sì. Nel
1114 Pietro PEremita esponeva in
questi termini il problema:
« Viviamo un periodo difficile e
pericoloso. I giovani non mostrano
alcun rispetto per l’età matura e la
saggezza dei secoli è considerata
stolta e sciocca. I giovani sono indolenti e insolenti; le giovani hanno un parlare indecente e sconcertante e sono scorrette nel loro atteggiamento e nel loro vestire ».
La distanza che separa i giovani
dai vecchi è, oggi, maggiore che in
passato? Forse. Migliorando il livello di vita e progredendo la medicina, la speranza di vivere aumenta in
modo spettacolare e tale movimento
andrà sicuramente accentuandosi.
Ne è risultato un mutamento d’equilibrio fra le classi d’età della popolazione; bambini in maggior numero sopravvivono ai primi, dee.sivi
anni di vita, mentre le persone j)iii
anziane vivono più a lungo e costituiscono un settore ben distinto «Iella popolazione. Si pone così, oltre al
problema della gioventù, anche
quello dei vecchi, che soffrono cosi
spesso di povertà, di isolamento, di
solitudine e provano tanto frequentemente il sentimento di essere spossessati. La civiltà tecnica che si diffonde nel mondo sembra non aver
posto per le persone anziane. Al
momento dell’entrata in pensione,
ad esempio, molte persone cessano
di avere un ruolo nella società. Anche quando si è provveduto adeguatamente al loro benessere materiale,
l’isolamento e l’assenza di responsabilità danno loro spesso l’impressione di essere inutili, ili costruire
un carico per la famiglia e la società, e attendono semplicemente la
morte.
A questo problema ’quantitativo’
posto dal mutamento d’equilibrio
nella com|iosizione della popolazione, si aggiunge un jiroblema d’ordine ’qualitativo’, a causa della rapidità deH’evoluzione sociale. Un vecchio del tempo di Omero o di Gesù
invecchiava in un mondo che era
press’a poco lo stesso nel quale avevissuto la sua giovinezza. Oggi la
tecnica modifica con tale rapidità le
condizioni di vita, che Margaret
Mead ha potuto dichiarare all’Assemblea di Upjisala del CEC die
tutti coloro i quali avevano piu
di
quarant’anni erano degli immigranti nell’anno 1968!
È vero? La situazione di una famiglia d'immigranti in un paese
straniero, nel quale i genitori e i
nonni avvertono forti difficoltà a imparare una nuova lingua e nel quale essi contano sui projiri figli per
orientarsi, anche se essi sono ancora
indubbiamente i detentori dell’autorità e della saggezza tradizionali, offre un esempio che conviene meditare. (Questo rovesciamento parziale
dei ruoli deve anzi essere anche più
pronunciato nelle regioni, come l’Africa, in cui il modo di vivere conosce un’evoluzione talmente rapida.
Tn queste contrade, la combinazione
di mutamenti sociali rapidi e di una
maggiore longevità esige dalle persone di età matura un riadattamento
]>iù accentuato che altrove. Verosimilmente i giovani, abituati all’idea
del cambiamento, |)otranno r adattarsi con maggiore facilità, ma bisogna riconoscere che talune persone
anziane sembrano comprendere il
mondo in piena evoluzione me.glio
di molti giovani!
Giù non impedisce ai giovani, i
quali si trovano di fronte a un mondo in trasformazione, di sperimentare nuovi stili di vita. IjC iliinostrazioni, la musica jiopolare, 1 occupazione ¡lacifica di locali pubblici o di
pubbliche piazze, gli hippies, le droghe e gli abiti fantasiosi ne sono alcune espressioni che saltano agli occhi. I giovani mettono in questione
l’ordine esistente, dichiarando che
non è adatto al mondo nuovo ed esigono che si proceda a trasformazioni radicali per rispondere alle esi
genze della seconda metà del XX
secolo.
È indubbio che l’istruzione contribuisce largamente ad allargare il
fossato. Una formazione più lunga e
più complicala di un tempo accentua le differenze fra le generazioni
e le rende più evidenti. Tuttavia, ne
risulta pure che i giovani dipendono più a lungo dai genitori o dalla
società. In tal modo sono sempre
pili numerosi gli studenti che si sposano nel corso dei loro studi e par-.
teeipano alla gestione delle università, e che si va gradatamente diffondendo il sistema del presalario agli
studenti. In un certo senso, gli studenti sono forse ancora membri dipendenti e non produttivi della società, ma al tempo stesso ne costituiscono un elemento di grande importanza, le cui idee e le cui richieste meritano di essere prese in seria
considerazione. Nel momento in cui
aumenta la proporzione di giovani
che compiono studi universitari e in
cui si prolunga il periodo di studio,
va costituendosi una nuova classe
sociale. Lo provano le man'festazioni del potere studentesco in tutto il
mondo.
In occasione del culto di chiusura
del l’Assemblea del CEC a Uppsala,
i rappresentanti giovanili organizzarono una dimostrazione nel corso
della quale si dichiararono convinti
della necessità di un mutamento.
Sfilarono nella chiesa recando cartelli sui quali figuravano slogai« violentemente rivoluzionari —- e si scoperse poi che erano citazioni di documenti già accettati dall’Assemblea
nelle deliberazioni. Prendevano a
prestito i loro slogans dalla generazione precedente, il che significa
che i giovani non fanno altro che
accelerare il processo avviato dai più
anziani.
In tutte le società la trasmissione
del jiotere da una generazione all’altra ha posto dei problemi. Nella
società primitiva si detronizzava un
re anziano e lo si metteva a morte
secondo un certo rituale, per lasciar
posto a un giovane re. Assistiamo
spesso a pratiche consimili nella nostra società. Sono perfettamente naturali, ma dovrebbero ispirarsi alla
giustizia e all’equità.
Abbiamo concentrato la nostra at
tenzione in modo particolare sulla
gioventù. Il problema occupa infat
ti attualmente la cronaca dei quoti
diani ed è oggetto di numerose tra
smissioni radiotelevisive. Si direbbe
che gli adulti fanno vari tentativi
per cercare di adattarsi ai desideri
della giovane generazione. Il Con
sigilo ecumenico delle Chiese ha in
fatti dichiarato :
« Affermiamo che i giovani hanno ragione di mettere in discussione qualsiasi autorità che non sia
costantemente meritata. I giovani
hanno diritto di partecipare, come
i più anziani, al potere decisionale
nelle scuole e nelle università, nella vita politica, negli affari e nella
vita familiare; insomma, di dire la
loro parola a proposito di tutte le
strutture che li concernono ».
Ma un giorno questi giovani saranno dei vecchi. I giovani di oggi
diventeranno i poveri, gli isolati, i
solitari, gli spo-sessati di domani?
Senza dubbio la gioventù di oggi dovrà trasmettere i propri poteri alla
g'oventù di domani, forse più rapidamente di quanto è accaduto per
lei. Che avverrà, allora, di questa
gioventù? È semplicemente condannata ad attendeie a sua volta di morire? Il problema delle persone anziane sarà forse molto più difficile
da risolvere che quello della gioventù, non fosse che perché pone ineluttabilmente il problema della
morte.
La Bibbia esige che prendiamo
atto deH’avvenir ■ e del passato. È
sempre rivolta all’avvenire, perché
la vita è un pellegrinaggio verso
nuovi cieli e una nuova terra. Ma,
come non dobbiamo adorare il passato, cosi non dobbiamo neppure
adorare l’avvenire. Il culto degli antenati costituisce una forma d’idolatria sociale, nella quale la società
Sempre vi sono state tensioni fra giovani e vecchi, perché i vecchi hanno la tendenza a possedere
la ricchezza e il potere che sono sempre in procinto
di trasmettere (pacificamente o no) nelle mani dei
giovani. In un’epoca di mutamenti qual’è la nostra e
in un tempo in cui è aumentata la speranza di vivere a lungo, il fossato che separa le generazioni si
allarga necessariamente.
La nascita del bimbo Gesù ha suscitato timore
nel cuore di alcuni uomini d’età e potenti. Secondo
il racconto evangelico essa comportava elementi rivoluzionari, ma al tempo stesso ha « ricondotto il
cuore dei padri verso i figli ».
adora la propria capacità d’invenzione. Dio esiste di eternità in eternità. È il Giudice di tutti gli uomini, del passato e dell’avvenire, dei
giovani e dei vecchi.
Alla presenza del Giudice, giovani e vecchi sono chiamati a ravvedersi e a credere insieme (Malachia 4; 6). (^)uesto versetto è in buona parte ripreso da Luca 1: 17, ove
si desci'ive il modo in cui Giovanni
Battista preparerà la via del Signore, nel quale i cristiani affermano
essersi compiute la riconciliazione e
la liberazione.
(,)uestc comjiimento non è però
un addolcimento. Pare che alcuni
abbiano considerato il bimbo Gesù
un rivoluzionario pericoloso (Luca
2: 84; Matteo 2: 13-16), mentre per
altri è stato il figlio della promessa
e il Salvatore. Sono i vecchi che lo
considerano una minaccia, e i giovani una promessa? Forse; ma Gesù
Cristo è il Giudice non soltanto della vecchia generazione, dei ricchi e
dei potenti, ma anche dei giovani,
dei poveri e dei deboli. E li riconcilia tutti, gli uni con gli altri. Il fatto che il cuore dei padri è ricondotto ai loro figli e che il cuore dei figli è ricondotto ai loro padri costituisce un segno di ravvedimento e
di fede, rivela il giudizio e la benedizione di Dio. Paolo esprime questa verità quando consiglia a Timoteo di non permettere a nessuno di
sprezzare la sua giovinezza, pur raccomandandogli di non rimproverare con durezza il vecchio, ma di
esortarlo come un padre.
Donald M. M.athers
Sì conclude così la pubblicazione dei 6 studi preparatori che TAlleanza Riformata Mondiale e il Consiglio Congregazionalisla Internazionale hanno diffuso fra le Chiese .membri
in vista deirAssemblea comune che terranno
nel prossimo agosto a Nairobi, nel Kenia (la
Chiesa Valdese vi sarà rappresentata dal past.
Paolo Ricca). Speriamo di aver fatto cosa grata
e utile pubblicando la versione italiana di questi studi che si sforzano efficacemente di far
risuonare nel vivo dei problemi attuali « la
Parola antica che da Dio nrocede ».
iiiimmiiiiimimiiiHimim.iii
Dibattiti sui cattolicesimo del dissenso
Ad Alessandria
Domenica 1“ marzo, presso la Chiesa
Metodista di Alessandria, il pastore
Paolo Ricca, nel presentare la sua nuova pubblicazione II Cattolicesimo del
dissenso, ha introdotto un dibattito sull’attuale fenomeno del dissenso ecclesiologico che si va sviluppando in seno
alla Chiesa Cattolica.
Ecco qualche brevissimo — e quindi
molto incompleto — accenno sul contenuto della interessante esposizione seguita con viva attenzione dai molti presenti.
Con appropriati riferimenti neotestamentari, il pastore Ricca ha richiamato
l’attenzione del pubblico suH’atteggiamento di valida contestazione di Gesù
e della Chiesa apostolica. Ad esempio,
quel modo di dire di Gesù: « Voi avete
udito che fu detto dagli antichi... ma io
vi dico » (Matteo 5), come pure l'affermazione apostolica: « Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini » (Atti 5)
possono essere considerati segni di reale "dissenso” verso l’antico legalismo e
formalismo giudaico, che impediva alla
luce della verità divina di spandere
ovunque il suo splendore. Tale atteggiamento di dissenso ha sempre seguit.) lo sviluppo della Chiesa nel corso
dei secoli. L’ampia fioritura nel medioevo del monacheSimo come pure dei
movimenti di risveglio e di pietà da
Francesco d’Assisi a Pietro Valdo, ad
Arnaldo da Brescia, agli Albigesi, occ.
non erano altro che tentativi (.subito
repressi) di dissenso contro la Chiesa
mondanizzata od allontanata dalla genuitità deH’Evangelo. E co.sì di seguito
fino alla esplosione della Riforma del
16° secolo, e proseguendo ancora attraverso il modernismo (anch’esso vinto
ma non domato) fino all’attuale fenomeno del dissenso post-conciliare.
C’ò da vedere — si è chiesto il past.
Ricca — se l’attuale dissenso cattolico
può essere integrato in quel pluralisrno
dottrinale che tanto abbonda nella chiesa romana. Ciò non può essere — ha
concluso Paolo Ricca — per due fondamentali principi che caratterizzano
buona parte dei vari movimenti di dissenso cattolico: 1 ) la contestazione del
diritto di autorità della gerarchia, 2) la
contestazione della saci'alità della chàesa istituzionale. La Chiesa è popolo di
Dio, quindi laica. L’unico segno di sacralità nella Chiesa è la Parola di Dio
rivelata nella S. Scrittura. La Chiesa è
realmente tale (cioè di Cristo) soltanto
quando ubbidisce alla Parola di Dio e
finquando essa resta fedele all’Evangelo.
Alcuni interventi da parte dei presenti hanno dato modo all’oratore di ampliare gli argomenti trattati già con
molta chiarezza.
Visto l’ottimo risultato di codesto
incontro-dibattito, la Comunità di Alessandria ha deciso di tenerne altri mensilmente.
g
A Pinerolo
Mentre andiamo in macchina, sì sta svolgendo a Pinerolo un secondo dibattito sul
dissenso cattolico: nel salone della Biblioteca
Civica, don Vittorino Merinas. della Comunità di Via Vandalino a Torino, e il pastore
Paolo Ricca presentano il tema II Cattolicesimo del dissenso e il dissenso nelle Chiese.
introducendo la discussione che si prospetta
animata. Ne riferiremo la prossima settimana.
libri
nianifeüto di Biilliiiann
Con il titolo « Nuovo 'Testamento e
mitologia » veniva pubblicato in Ger
mania, nel 1941, un saggio di Rudolf
Bultmann sul problema dell’interpretazione attuale del Nuovo Testamento. In
esso Bultmann non enunciava tesi nuove, non faceva affermazioni che non
avesse già fatto nel suo insegnamento
o nei suoi scritti; ma i problemi posti
dalla ricerca biblica moderna e i tentativi di soluzione bultmanniani vi venivano presentati con tale lucidità ed efficacia, da essere percepiti per la prima volta in tutta la loro importanza.
Intorno al saggio di Bultmann si è accesa, soprattutto dopo la fine della
guerra, una discussione che è ancora
oggi lungi dall’essere conclusa, e che si
è estesa dagli ambienti teologici a tutto il mondo della cultura, dalle aule
universitarie e dalle riviste specializzate all'ambiente delie comunità.
Il saggio prende le mosse dal problema della differenza tra il quadro di
pensiero in cui si muovono gli scrittori
neotestamentari, determinato da concezioni di carattere mitico, e il nostro
quadro di pensiero, determinato dalla
scienza e dalla tecnica. Ma secondo
Bultmann il messaggio del Nuovo Testamento, anche liberato dalle rappresentazioni mitiche mediante le quali è
espresso, mantiene una validità che la
teologia ha appunto il compito di mettere in luce, in modo comprensibile per
l’uomo del nostro tempo.
Quello che, per il suo carattere incisivo e programmatico, è stato anche
chiamato il « manifesto » della teologia
bultmanniana, è ora disponibile anche
in traduzione italiana, con una scelta
di articoli in cui vari studiosi prendono posizione sul problema, e alcune risposte di Bultmann à La traduzione,
opera di Gino Conte, ò apprezzabile,
oltre che per la chiarezza, anche per
l’uso di una buona lingua italiana, il
che purtroppo non è sempre il caso
delle più recenti traduzioni nelle collane teologiche che spuntano un po’ da
ogni parte, a cura dell’immancabile
studioso cattolico, in cui o per la fretta o per qualche altra ragione l’italiano ricalca la complessità della costruzione tedesca, a tutto scapito della
chiarezza e leggibilità.C’è da sperare
che la serietà di questa edizione serva
d’esempio.
L’Editore Silva ha in programma un
secondo volume con altri saggi .sull’argomento della demitologizzazione, ad
opera di autori cattolici e di lilo.sofi,
tra cui Karl Jaspers; concluderà il volume il celebre saggio di Karl Barth:
« Rudolf Bultmann: un tentativo di
comprenderlo ».
B. R.
' Rudolf Bultma.sa, Il dibatlito sul mito.
Silva Editore. Roma 1969. pp. 446, L. 5.800.
Oggi
come allora?
Durante la guerra sono stato più volte chiamato al Commissariato di Pubblica Sicurezza ed una volta in Questura. Si trattava sempre della stessa
questione; parlavo e scrivevo di amor
fraterno e di riconciliazione. Ebbene?
In Questura mi è stato detto brutalmente che « la guerra non la si fa con
lamore, ma con l’odio ed era l’odio
che occorreva seminare». Ho risposto: «questo è il compito vostro, non
il mio ». Qra, ripensando a quei giorni
tristi, se non giustifico le parole del
Questore, riesco almeno ad ambientarle nel tristo clima in cui si viveva: nazionalismo ad oltranza, fascismo arrogante ed insensato, atmosfera di odio
(ricordate il « Dio stramaledica gii Inglesi »); tutto sapeva di prepotenza
inumana.
Il fine del fascismo e la conseguente guerra non si poteva raggiungerlo
con la predica dell’agape né nell’affratellamento dei popoli. Era necessario
1 odio.
Oggi il clima è cambiato. I nostri governanti non stramaledicono alcuno,
anzi parlano di pace e di unità fra le
nazioni. Si vuol costruire un’Europa
unita, premessa per una politica di
distensione. I discorsi ufficiali sono
tutti in questa direzione e, salvo che
in alcune rare manifestazioni, non ci
sono parate militari o vanto d’armi.
Chi legge i quotidiani, a differenza di
una volta, può aver l'impressione che
si faccia di tutto per rispettare la democrazia, per lavorare per la pace, per
alleviare la sofferenza dei miseri...
Però, allora, perché la perquisizio u:
al Servizio Civile Internazionale? Non
si sa fin troppo bene che quella è una
associazione pacifica e, ben spesso, di
pacifisti? Che cosa dà noia in quella
gente? Che pericolo rappresenta? Forse di nuovo che si parli di amore e di
riconciliazione? E che cosa ha da fare
il SIFAR con il Centro di Agape? Agape è oggi, come sempre è stata, un
luogo di dialogo democratico fra persone libere. Che c’entra il SIFAR'-’ Forse si ritorna all’atmosfera di una volta? Sono rispettati solo quelli che hanno un nazionalismo aggressivo, quelli
che vogliono quell'ordine che soffoca
tutte le libertà, quelli che seminano
l’odio perché da questo maturi la dittatura? Ma da dove vengono certe disposizioni? Da gente che rimpiange ¡1
ventennio?
La perquisizione al Servizio Civile
Internazionale e la schedatura d’Agape
per conto del SIFAR sono segni di un
cammino pericoloso, molto pericoloso
in cui l’Italia si avvia. Su questa strada ci si ritroverà non tardi in un regime totalitario. In uno stato poliziesco,
mi pare, lo si è già. Ciò tanto più che
si continua ancora imperturbabilmen
te nel lavoro di schedatura politica —
come oggi è dimostrato — malgrado
le dichiarazioni fatte a suo tempo dalTallora Ministro della Difesa che « lo
sconcio delle schedature politiche è ormai sporca acqua passata ».
Una cosa bisogna, però, aggiungere,
ed è bene che lo sappiano e SIFAR e
quanti rimpiangono dittature: i pacifici non sono molli e, meno ancora,
paurosi. Di più, predicar l’agape non
significa predicare la rassegnazione,
ma ben spesso significa contrastare ai
potenti ed ai prepotenti. E non saremo, di certo, di quelli che lascian fare... perché i deboli, i minimi, gli sfruttati devon esser difesi proprio per ragione d’agape, per Cristo. Proprio perché instancabilmente predichiamo l’agape di Cristo, oggi ci sentiamo pienamente solidali con quanti protestano contro il clima di repressione che
sembra instaurarsi ovunque nella nazione.
Ci preme troppo la causa della giustizia e della pace nel mondo, per il
quale Cristo è morto, per essere indifferenti spettatori di quanto si trama
oggi contro di essa.
Tullio Vtnay
Doni prò Eco-Luce
Da Luserna S. Giovanni: Liline Beux 500
Placido Mondoti 500: Emilia Pcyrol Gay 500
Salvalore Gatto i.OOO; Mario Berlin 200: Clelia Girardon 500; Ester Grill 500: Giulio Revel 300; Linda Scaccioni 500: Liiipi Peyronel
500; Pia Mercandalli 500: Eu^jenio Long 500:
Pietro Grand 500; Umberto Rovara 500; Alice
Bounoiis 500; Emma Giordano 1.000.
Da Torino: Federico Avondetto 1.000: Elsa
Oviglia 300: Paola Citernesi 1.000; Clelia
Rcvel 500; Clotilde Brache! 500; Speranza
Puy 300; Eugenia Bensa 500: Giovanni Bruno
500: Roberto Peyrot 2.500: Vincenzo Gay 500:
Guido Decker 500; Franco Operti 2.300: Venanzio Robiiio 500: Elenu Pascal 1.000; Emilio Roslagno 500; Maria ,lon Scotta 1.000:
Montrucchio Grisel 500; Edina Ribet 500:
Elio Pellegrini 500; Linetle Monastier 500:
Clemente Beux: B. Bellion 500: Mimma Pecoraro 4.000.
In memoria di Adele Subilia
Tecla Ade, Roma, L. 3.000.
Grazie! ( continua)
L’ULIVETO
La Direzione de « L*UIivelo » ha ricevuto
con riconoscenza questa offerta: Mariuccìa
Barbiani (Torino), in memoria d(d Cav. Federico Avondetto. L. 5.000.
3
20 marzo 1970 — N. 12
pag. 3
SPIGOLATURE Dl STORIA VALDESE
Il problema sociibe nel 1834
Posizioni del
Dissenso catlolico
I NUOVI PRETI
Ci è accaduto, recentemente, di leggere un articolo che il pastore Henry
Appia scrisse per i lettori del Témoin
nell’anno 1894 (n. 47). Egli era allora
pastore a Torino, dove esercitava il
suo ministero in quella Chiesa Valdese, a fianco del pastore Davide Peyrot (1891-97).
Non fu un pastore valdese, nel senso giuridico della parola, anche se di
stirpe pastorale valdese, ed anche se
per alcuni anni lavorò in seno alla
Chiesa Valdese.
Del suo periodo di attività torinese
abbiamo un quadro interessante nel •
capitolo X della sua biografia pubblicata nel 1905 a Ginevra (Ediz. Jéhéber)
con prefazione di Frommel e la collaborazione di Wilfred Monod.
La prima ora della sua giornata era
dedicata allo studio del suo N. Testamento greco, spesso insieme al suo
collega; l’ora di studio si concludeva
con la preghiera. Questa meditazione
costituiva uno degli elementi che stavano alla base della sua predicazione.
Poi veniva l’attività pastorale, come
veniva tecnicamente intesa allora:
« les visites à domicile », le visite pastorali.
« Quando arriverete senza fiato, dopo il quinto piano, in una soffitta dove vive una povera vecchia abbandonata da tutti, sarete in grado di capir
meglio la sua sofferenza nel fare tutti
i giorni quest’ascensione, e forse vi
adoprerete con maggior zelo per farla
ricoverare in un asilo. Quando sarete
stato seduto in una camera senza fuoco, al gelo, accanto ad un'operaia e
l'avrete vista, tremante le dita, infilar
l'ago, la sua immagine vi perseguiterà
accanto al vostro focolare...».
Poi il lavoro fra i giovani, fra i soldati valdesi sperduti nella città, fra le
« servantes » che non osano lasciarsi
conoscere da « Monsieur le Pasteur »
ecc. ecc.
E tutto questo con un fine soltanto:
la predicazione, l’annunzio dcH’Evangelo.
Perciò mi è parso che non sarebbe
del tutto inutile far conoscere quello
che un pastore valdese « predicava » a
Torino nel 1894.
Per scrupolo di precisione, notiamo
che non si tratta di un « sermone »,
ma di una « conferenza ». Ne diamo
qui un largo riassunto tradotto con la
maggior aderenza possibile al testo.
L’articolista esordisce con una precisazione: non è un sociologo né un teorico, vuole solo esporre una sua convinzione e lanciare un appello.
Non si può chiudere gli occhi di
fronte alla realtà che è dominata oggi
(1894) da due fatti nuovi: 1°) «sul piano economico l’avvento della macchina e della grande industria »; 2“) « sul
piano politico l’avvento della democrazia ». « Il fattore economico ha provocato una vera rivoluzione nell’industria. Lo sviluppo straordinario delle
macchine ha reso necessario una divisione sempre più grande del lavoro ».
E il nostro Appia accenna alla molteplicità ed alla gravità di queste conseguenze: fine dell’artigianato e della
piccola industria, urbanesimo con tut*e le sue funeste conseguenze, creazione di centri industriati e « enrégimentation » degli operai nelle « usines-casermes », « création du salariat - cioè
di una classe di persone che vivono alla giornata di un salario fisso e sono
esposti al rischio di trovarsi, da un
momento all’altro, privi di risorse,
quando gli affari vanno male ».
E l’articolista accenna ad altre conseguenze: « da una parte, la concentrazione di enormi capitali in poche
mani, la creazione di fortune come
quella dell’atnericano Jay Gould, valutata nel^ 1889 a fr. 1.375.ÓOO.OOO; d’altra
parte, l'estrema miseria che disonora
la maggior parte delle nostre grandi
città ».
H. Appia non si nasconde che la classe operaia ha anche la sua parte di colpa, ma si domanda quale sia stato
l’esempio dato dalle « classi superiori,
che si ti.sa chiamare dirigenti ». La miseria e la sofferenza che nascono dalla
situazione sociale attuale (1894!) sono
tali da legittimare le parole del celebre predicatore protestante Bersier:
«Io affermo, dopo aver pesato le mie
parole davanti a Dio che m’ascolta che
vi sono tali situazioni nella vita sociale di oggi, nella quale è impossibile
per l’uomo, “di vivere .salvando la sua
anima", salvo un miracolo».
Novità Claudiana
E’ uscito il n. 17 della
« Piccola Collana Moderna »
Ulrich Beer
Amore o erotismo?
pp. 120 - L. 700
Dieci conversazioni radiofoniche
sui problemi più attuali dell’amo-,
re tenute da un noto psicologo
evangelico.
Editr. Claudiana, Via Pio V, 18 bis
10125 Torino - c.c.p. 2/21641
H. Appia passa poi al secondo elemento nuovo: l’avvento della democrazia. E chiaro per lui che la classe operaia non potrà continuare a rassegnarsi « alle miserie di cui soffre ». Essa
prenderà sempre più coscienza della
sua forza e dei suoi diritti. « La marea
della rivoluzione sociale sale e quando
scoppierà sarà ancora più terribile di
quella che ha partorito il Terrore del
1793 ». Non bisogna cullarsi nell’illusione dell’esercito, che non si presterà
sempre « a reprimere le sommosse » di
quel popolo del quale è figlio; così come non ci si può cullare nell’illusione
delTequilibrio nella lotta politica; le
masse sfuggono al controllo dei capi,
cedono alle passioni sempre più violente della « lotta di classe »; sfuggono
ai « partiti socialisti organizzati » per
il richiamo criminale degli « attentati
anarchici » (sempre 1894).
Dopo queste considerazioni, il Nostro passa ad analizzare la posizione
della « Chiesa cristiana » che « vuole e
deve voler l’ordine ».
Egli nota come le « masse ignoranti » la considerino come asservita al
potere politico e custode del capitale,
e riconosce che questo giudizio, frutto
di un malinteso, non è ingiustificato.
Tralasciando la posizione cattolica,
H. Appia osserva che il protestantesimo, forse per reazione a questa posizione, « ha posto troppo l’accento sulla
vita futura, considerando questo mondo come un luogo malsano e pericoloso che bisogna limitarsi ad attraversare, con lo sguardo rivolto alla patria
celeste ». L’insegnamento di Gesù è
considerato sul piano dell’individuo, e
non su quello della società.
La parola « carità » ha quindi una
risonanza sospetta; è diventata sinonimo di « elemosina » con la quale l’uomo crede di liberarsi del suo debito
verso la società.
La « carità » nella Chiesa primitiva
di Gerusalemme era cosa viva; ma la
situazione sociale oggi è molto diversa; problemi nuovi, sono sorti, che occorre tener presenti, perché non basta
« predicare genericamente l’amore e la
fraternità ».
« L’Evangelo non ci offre un sistema
di economia sociale tutto pronto; tocca a noi di farlo questo sistema con lo
studio, l’osservaziotte, la riflessione
personale... Non abbiamo il diritto di
rimproverare al popolo di prestar
l'orecchio a falsi amici... », se non sappiamo « associarci alle sue rivendicazioni in quanto hanno di legittimo... »
c dimostrare « coi fatti la nostra simpatia ».
Siamo (1894) già in ritardo, molto
in ritardo. E H. Appia conclude facendo sua una nota affermazione del filosofo Secretan: «Occorre che questa
civiltà si purifichi e si trasfiguri nel
seno della “carità", se non vuole precipitare nelle rovine dell’incendio acceso
dall’odio che cova dovunque ».
Oggi ( 1970) si userebbe il termine
« agape »; ma forse anche questo è un
segno dei tempi: carità: una parola
equivoca, sospetta, umiliata ed umiliante; agape: una parola difficile, non
di uso corrente, che bisogna tradurre.
Gino Costabel
'iiiiHmiiiiiKiiiiMiiin
Per la fraterna cortesia di un amico
— sacerdote cattolico dissidente — abbiamo avuto tra le mani un ciclostilato di una ventina di pagine, contenente la « Relazione sulla figura del prete »
redatta da due sacerdoti del Vicariato
di Campiano (diocesi di Ravenna e
Cervia), che suscitò, or non è molto,
vive apprensioni e oscuri sospetti in
Vaticano, tanto da indurre le autorità
romane a inviare un ispettore ecclesiastico («visitatore apostolico» secondo
gli eufemismi del linguaggio curiale) a
Ravenna e dintorni. Come si vede l’inquisizione è morta ma lo spirito che
l’animò è sempre vivo. Si temeva, alla
luce di esperienze precedenti, che lo
scopo della « visita » fosse di esigere
le dimissioni dell’arcivescovo di Ravenna mons. Baldassarri, sospettato di
segrete complicità con i preti contestatori e comunque non gradito dalla curia romana trattandosi di uno dei prelati più aperti d’Italia e di un deciso
fautore del rinnovamento della Chiesa
cattolica. Finora le dimissioni non ci
sono state né, probabilmente, sono state richieste. Si tenga presente che il
consiglio pastorale diocesano, all’unanimità, ha espresso piena solidarietà
a mons. Baldassarri. Neppure gli autori del rapporto incriminato hanno
finora subito .sanzioni — il che non significa, naturalmente, che le loro opinioni siano con.siderate ammissibili dal
punto di vista di Roma. La posizione
dei sacertodi di Campiano si colloca
chiaramente nell'area del Dissenso cattolico.
La relazione consta di due parti: una
teologica (scritta da Lodovico Uccellatori, parroco di Gambellara) e una sociologica (scritta da Enzo Tramontani,
arciprete di Campiano). Le due parti,
benché composte da persone diverse,
formano un tutto organico. L’intero
rapporto è stato sottoscritto da nove
sacerdoti (su dodici) del vicariato di
Campiano.
Ci occupiamo i>ra della prima parte,
quella teologica. Essa si conclude con
una domanda rivolta all’episcopato italiano, che è un forte richiamo alla se
rietà della situazioni. «La Gerarchia si
propone, nell'intento di decifrare i segni dei tempi, di studiare seriamente e
con la massima urgenza il problema del
prete intanto che essa ne ha ancora al
suo servizio un numero che si avvicina
a' centomila, oppure bisognerà attendere, perché essa giunga ad una presa
di coscienza sulla gravità del problema,
che la crisi della funzione sacerdotale
acquisti proporzioni drammatiche? ».
11 sacerdozio cattolico è in crisi; la
gerarchia non ha tempo da perdere. I
sacerdoti di Campiano cercano di individuare gli effetti e le cause della crisi del sacerdozio. Riproduciamo integralmente questa parte del rapporto.
La crisi produce un’incertezza
sempre più diffusa sulla concezione
dell’ufficio sacerdotale che si esprime nella mancanza di vocazioni,
nella crisi vocazionale di molti sacerdoti, nell’abbandono del ministero, nella discussione sull’obbligo del
celibato, ecc.
Essa è prodotta:
1 ) dalla tendenza democratizzatrice della società moderna che provoca in molti sacerdoti un conflitto
interno tendente a svincolare l’ufficio ecclesiastico dalla concezione
.......................................
GIAPPONE 1970
Ginevra (soepi) — Giappone... mondo dell’avvenire... teatro dell’Expo
1970... paese delle meraviglie elettroniche e dei miracoli economici (n.d.r.:
tneraviglie e miracoli costruiti essenmente sulla pelle dei lavoratori, che...
godono di salari fra i più bassi del
mondo e non hanno nessuna forma di
assistenza e di previdenza)... il paese
che può vantare i treni più veloci, le
più grandi navi cisterna, il più denso
agglomerato urbano. Il Giappone, dove una civiltà vecchia di parecchi secoli e incentrata sulla natura si inclina rapidamente di fronte alle oscenità
della commercializzazione moderna...
dove i valori tradizionali e le struttur: sociali sono fagocitate poco a poco
dalla spersonalizzazione tecnologica.
E questo il mondo che si offrirà agli
occhi di un milione di stranieri quest anno quando si recheranno in Giappone per visitare l’Esposizione di Osaka. Padiglioni di alluminio e cristallo,
di acciaio e di fibre artificiali illustreranno il tema dell’esposizione- « Progresso ed Armonia dell’Umanità».
Tuttavia, il preludio alla festa non è
inolto aimonioso. La ragione d’essere
del Padiglione cristiano è stata contestata dagli studenti in teologia c da
giovani pastori che attendono dai cristiani, protestanti, cattolici o evangelici, altre cose che non delle buone parole che testimoniano della loro collaborazione.
Dei collegi cristiani sono stati chiusi
c strettamente sorvegliati dopo le proteste degli studenti contro l’attuale politica del governo che tende a moltiplicare i suoi interventi, a rafforzare
la sua potenza militare e a schierarsi
cogli impegni militari degli Stati Uniti. Alcuni hanno visto nell’Expo 1970
e nella dimostrazione dei progressi
economici di cui vuol fare sfoggio, la
occasione per la classe economica al
potere e per il governo, di rendere il
regime più popolare.
E in questo contesto che si pone la
Chiesa cristiana. Che cosa fa essa per
promuovere nuove forme di presenza
cristiana in quella lolla rumorosa, in
questo mondo d’acciaio e di cemento
dove le bellezze della natura sono in
via di sparizione?
Come ci ricorda il past. Kitagawa,
segretario del Cec per la missione nell’ambiente urbano ed industriale, la
città non deve essere un deserto artificiale; essa deve vigilare onde rendere
più umane le città industriali moderne. La Chiesa deve essere presente perché, se le naacchine possono migliorare le comodità ed il conforto degli uomini, non possono arricchire la sua vita interiore.
La missione neH’ambiente industriale non si interessa solo agli uomini
che lavorano nell’industria, ma anche
all’industria stessa, al suo sistema, alle
sue strutture, alle teorie che le sono
soggiacenti, ed alla scala dei valori che
la regge. Il compilo della Chiesa non
è tanto quello di cercare di convertire
i lavoratori o i dirigenti quanto quello
di ricordare agli uomini d’oggi che la
scienza e la tecnologia, l’industria ed
il commercio sono destinati a servire
aU’uomo. L’uomo è il creatore della
macchina. Che egli sia cristiano, buddista, o marxista, egli deve imparare
a preservare la sua dignità di uomo
Tutte le persone che si occupano di
missioni nell’ambiente urbano e industriale ammettono volentieri che, nella
complessa società tecnologica del Giap
pone, nessuna persona sola, nessuna
professione, nessuna disciplina può rispondere a tutte le domande che vengono poste all’uomo. E per questo che
detta missione deve diventare opera di
laici, dispersi in tutto il paese, che cercano di vivere le parole scritte sul Padiglione cristiano di Osaka: « avere
degli occhi per vedere e delle mani per
servire ».
r. p.
tradizionale, pierché furono assunte
in passato forme mutuate dall’ambiente sociologico dell’epoca con la
sopravvivenza di elementi feudali,
di autorità statale e di classe, che
vanno scomparendo nella società. Si
ricercano gli elementi essenziali per
realizzare il sacerdozio in un modo
nuovo e adeguato ai tempi.
2) dalla difficoltà di inquadrare
rufficio sacerdotale su un fondamento biblico. Nella storia, la concezione e l’esercizio sacerdotale hanno subito notevoli mutamenti. Oggi,
l’accentuazione della responsabilità
di tutti i cristiani rende problematica la delimitazione delle funzioni tra
ufficio sacerdotale e comunità e anche tra i singoli gradi deH’ufficio
sacerdotale.
3) dal generale processo di secolarizzazione del mondo moderno.
La figura del prete nel passato era
determinata in gran parte da concezioni sacrali, oggi rifiutate, per
cui il sacerdote era considerato persona sacra, ordinata al culto, che
già dall’esterno si distingueva dai
laici in molte cose (abito, stile di vita, celibato). Nella mi.sura in cui la
chiesa vuole tornare ad essere presente nel mondo, anche per mezzo
dei suoi sacerdoti, dovrà liberarsi
da simili concezioni, che costituiscono un ostacolo insormontabile.
Molti sacerdoti sono incerti sul
loro ruolo. Questi problemi si possono risolvere in modo soddisfacente solo se li si coglie alla radice e
se si adotta una nuova concezione
teologico - dogmatica dell’uffìoio sacerdotale rifacendosi a quanto dice
il Nuovo Testamento.
Condividiamo, per parte nostra, gran
parte della diagnosi sulla natura e
sulle componenti essenziali dell’attuale
crisi del sacerdozio (esiste del resto una
parallela crisi del pastorato); ma soprattutto non deve passare inosservata
la chiarezza e la decisione con cui si
esige che la nuova teologia del sacerdozio si rifaccia « a quanto dice il Nuovo
Testamento ». Il principio protestante
del sola Scriptura sembra qui pienamente accolto e praticato.
In effetti, il resto del rapporto, nella
parte teologica, non è che uno studio
biblico sul concetto neotestamentario
del sacerdozio. Il riferimento al Nuovo
Testamento è costante e rigoroso. I
sacerdoti di Campiano scoprono così
che il vero e unico sacerdote, secondo
il Nuovo Testamento, è Cristo e che il
suo sacerdozio è per sempre, « non ha
bisogno, dunque, d’essere completato
o continuato da sacerdoti umani ». Riscoprono anche, com’è naturale, il sacerdozio universale dei credenti e della
Chiesa nel suo insieme, che « non può
definirsi come semplice partecipazione
al sacerdozio ufficiale ». Infine, riconoscono che nel Nuovo Testamento i ministeri di vescovo, diacono, anziano (o
(presbìtero) sono « privi di quel carattere cultuale e sacrale che avrebbero
acquistato più tardi ». Quello che oggi
è il sacerdote, persona sacra con compiti essenzialmente di consacrazione,
nel Nuovo Testamento era invece un
uomo di governo che dirigeva la comunità, nel senso che era al suo servizio, cioè al servizio degli altri ministeri e carismi che in essa si manifestavano. La figura del sacerdote deve dunque essere desacralizzata e riacquistare
così i suoi lineamenti neotestamentari
che, in sostanza, sono quelli del pastore che guida la comunità e la serve:
serve la sua unità coordinando tra loro
(non accumulando in sé) i diversi carismi che costituiscono la sua vita.
Se il sacerdote non va inteso come
persona dotata di potere sacri, la sua
segregazione dalla comunità e dal mondo (visibile anche esteriormente) deve
scomparire. Certo, ogni ministro cristiano (come del resto ogni credente) è
• messo a parte » per l’Evangelo di Dio:
ma questo fatto deve esprimersi « in
una concentrazione più intensa sul Vangelo, non in una separazione sociologica ». Perciò, se il sacerdote non deve
essere segregato, non vi sono ragioni
teologiche valide per impedirgli di guadagnarsi la vita con il proprio lavoro o
di sposarsi: « la natura teologica del sacerdozio cristiano lascia del tutto aperti questi problemi ».
Ed ecco la conclusione:
Il concetto di una specie di sacralità dei ministri ordinati che esige per convenienza la loro segregazione da diverse attività umane legittime, compreso il matrimonio,
sembra legato, in maniera pesanti.ssinia e diremmo inestricabile, con
una clericalizzazione dell’Eucarestia
e, anteriormente, dello stesso ideale dell’imitazione di Cristo. Non è
però concetto accettabile nel senso
con cui il Nuovo Testamento intende la consacrazione e la santità. Se
cosi è, non si vede la ragione, teologicamente valida, dell’insistenza della Gerarchia nel pretendere obbligatoriamente il celibato per il sacerdote.
Come si vede, il rapporto dei sacerdoti di Campiano investe tutti gli aspetti della complessa questione. La figura
di prete che essi delincano è profondamente diversa da quella forgiatasi attraverso i secoli e oggi dominante nel
cattolicesimo romano, anche se inesistente o quasi nel Nuovo Testamento
(come la relazione di Campiano giustamente rileva).
La questione del celibato appare qui
nella sua giusta luce: cioè come una
questione importante ma non decisiva.
Il vero problema non è: Preti celibi
0 preti sposati, ma è: Il prete è essenzialmente un sacerdote opipure è un
pastore? In altri termini: Le funzioni
del prete sono funzioni sacrali e sacramentali oppure sono funzioni eminentemente pastorali, cioè di annuncio,
d; governo e di servizio? E questo il
vero problema. Secondo la risposta che
gli si dà, si sarà a favore o contro il
matrimonio dei preti.
Le accese discussioni in corso sul
celibato saceiMotale non devono trarre
i.' inganno, quasi che si trattasse solo
di quello: in realtà c’è ben altro. C’è,
1 1 fondo una nuova concezione del sacerdozio. Ed è questa nuova concezione che Roma teme assai più del matrimonio dei sacerdoti in sé. Si può persine supporre che forse Roma avrebbe
già accettato l’idea del matrimonio facoltativo dei suoi sacerdoti se non temesse, cosi facendo, di aprire la via
alla nuova visione del sacerdozio affermatasi in taluni ambienti cattolici.
Parallelamente, i sacerdoti che chiedono di potersi sposare, lo chiedono non
tanto in base al loro desiderio di crears' una famiglia quanto in base al nuove, concetto di sacerdozio che si son
fatti.
Difendendo con tanto accanimentp la
legge del celibato, Roma difende in
realtà la sua concezione del sacerdozio
e combatte quella nuova, che sta emergendo dal travaglio post-conciliare. Finora non ha ceduto, né hanno ceduto i
nuovi preti. I quali sanno, del resto,
che non è necessario vincere per combattere. Paolo Ricca
Dopo Camilo Torres
Domingo Lain
In Colombia, un nuovo "caso Torres”. Secondo quanto riferisce l’agenzia Adista, un
sacerdote spagnolo attualmente operante in
Colombia, Domingo Lain, si è unito ultimamente airEsercito di Liberazione (ELN) colombiano. Dalla diocesi spagnola di Saragozza,
quattro anni fa egli si era trasferito in quella
di Bogotá, dove gli fu ailidata una parrocchia
molto povera nella parte meridionale della
città. Quesi subito le sue coraggiose prese di
posizione e le sue attività in campo sociale e
a difesa dei diritti degli emarginati gli procurarono fama di “sovversivo” tra ì pavidi o interessati assertori delTordine costituito. Il vescovo della capitale colombiana, Muñoz Duque,
disdisse perciò il contratto con il sacerdote
spagnolo, il quale fu ingaggiato dalla diocesi
d‘. Cartagena. Anche qui la sua opera procurò
non pochi "fastidi” all’autorità governativa ed
ecclesiastica. Si unì attivamente ai 49 sacerdoti del « Movimento di Golconda » e per alcuni anni lavorò in stretta collaborazione con
ì preti "ribelli” Rene Garcia e Luis Currea
d- Bogotá e con altri delle diocesi di Cali e
di Medellin.
NelLaprile scorso il governo lo espulse dal
paese; Tespulsione causò molto scalpore, anche
perché il presidente Lleras Restrepo vi fece
aperto riferimento in un discorso televisivo,
nel quale avvertì "paternamente” il clero colombiano di non ficcare il naso nelle faccende
di ordine sociale, economico e politico.
Alcuni mesi fa il Lain fece ritorno in Colombia. ma Fannuncio della sua unione all’ELN è stato dato soltanto il 14 febbraio,
quarto anniversario deiruccisione di Camilo
Torres ad opera della polizia colombiana. In
quelFoccasione un comunicato dell’ELN annunciava : « Oggi si compiono quattro anni
da quando il comandante e leader Camilo Torres cadde in combattimento. Commemoriamo
il quarto anniversario della sua morte fisica
presentando una testimonianza della continuità del suo esempio. Comunichiamo al popolo
che si è unito alle nostre schiere di guerriglieri il sacerdote spagnolo Domingo Lain. da
non molto espulso dal Paese ».
Il sacerdote Luis Currea, intimo amico del
Lain. ha dichiaralo: « Posso solo dire che per
Domingo non vi era altra alternativa ed egli
voleva essere fedele al suo impegno come sacerdote nella liberazione del popolo colombiano. Posizione come quelle di Camilo Törns o di Domingo Lain. sebbene non debbano
necessariamente riproporsi identiche in tutti
coloro che cercano la liberazione, contribuiranno realmente al raggiungimento della méta
della strada segnata da molti. Come p. Pomingo ha chiaramente spiegato nella propria
dichiarazione, non ha minimamente inteso lasciare il sacerdozio: la sua scelta è anzi una
conseguenza del suo sacerdozio ».
Da parte loro, un gruppo di sacerdoti suoi
colleglli della sua diocesi originaria, Saragozza,
hanno recentemente pubblicato una dichiarazione nella quale aifermano : « Siamo testimoni delle sue qualità morali, delle sue doti
personali, della sua fede e del suo zelo di
sacerdote dedito completamente alVevangelizzazione dei poveri ». Dopo avere aggiunto di
non avere gli elementi suflicienti per dare un
giudìzio sulla decisione del Lain, il gruppo
di sacerdoti di Saragozza invita comunque tutti a riflettere sulle cause sociali che hanno indotto il loro collega a prendere questa decisione. « Alla Chiesa di Saragozza e a ogni uomo cosciente della propria dignità chiediamo
il rispetto dovuto a coloro che sono fedeli alla
piopria coscienza, anche a costo della propria
vita».
L’ultima fra.se del documento si riferisce a
un comunicato del ministro colombiano della
Difesa, gen. Gerardo Aycrbe, il quale aU’indomani del comunicalo che annunciava la decisione di D. Lain, aveva dichiarato che al
nuovo sacerdote guerrigliero le forze armate
riserveranno il trattamento previsto per qualsiasi altro ribelle ; « Il p. Lain si è messo nelle
stesse condizioni di un bandito comune; occorre sparargli, così come abbiamo fatto con
Camilo ».
4
pag. 4
N. 12 — 20 marzo 1970
“L’Echo des Vallées Vaudoises
(Un centenario mancato]
n
Caro direttore,
credo che pocliissimi fra i lettori del vivace
periodico che dirigi oramai da oltre 10 anni,
si siano resi conto, nel corso del passato 1969,
che « L'Eco » si stava avvicinando ad una
presunta gloriosa data; infatti sotto al titolo,
abbiamo sempre letto, per oltre 50 settimane
consecutive, la scritta: «Anno 99»! Il fatto
era rallegrante, poiché un periodico che raggiunga il suo centenario può certamente vantare un titolo di merito, oggi specialmente!
Senonché il primo numero, per il 1970, comparso il 2 Gennaio, si fregiava inspiegabilmente della scritta : « Anno 97 ». Errore di
stampa? Cose che capitano; ma il numero seguente, 9 Gennaio e poi tutti quelli successivi lino ad oggi ci confermano che « L’Eco »
vive nel suo 97° anno di età. Questo fatto, di
trascurabile valore, mi ha però incuriosito e
trascinato ad una analisi retrospettiva che ti
espongo brevemente :
Come tutti dovrebbero sapere, « L’Echo des
Vallées — feuille mansuelle — spécialement
consacrée — aii.\- — intérêts de la FamiUe
V audoise » nacque, con la sua ’’première
année n. 1 ’, il 12 Luglio 1848 come naturale necessità di espressione di un Popolo che
sorgeva a nuova vita. Propugnatore e fondatore, nonché primo articolista e Gerente, ne
fu il Pastore Jean Pierre Medie, in quegli
anni Professore al Collegio di Torre Pedice.
« Ce journal parait le premier jeudi de chacque mois, par livraisons de 16 pages, in 8°;
prix de Pabonnement 2 fr 50 ». Usciva dai torchi della benemerita Stamperia GhighettiChiantore a Pinerolo. Benché nato al mondo
senza specifica presentazione né programma
dichiarato, i suoi primi anni di vita furono, e
non poteva esser diversamente, un inno di
gioia ada Vita ed alla Libertà; trattava gli
argomenti più vari, ma predominavano quelli di Storia Valdese e di vita della Chiesa. Seguivano, in ordine decrescente di quantità, o
meglio di spazio : « Morale - Education - Instruction », « Biographies - Anecdotes - Pensées », « Politique », « Agriculture » ed altri
ancora. Ada fine del primo anno di vita, la
diffusione del giornale era notevole; gli abbonamenti, oltre che alle Valli, Pinerolo e Torino, potevano effettuarsi a: Ginevra, Losanna, Lione, Parigi, Nîmes, Marsiglia, Londra,
Edimburgo e Glasgow; ma alla fine del secondo anno le cose erano peggiorate; gli abbonati dimenticavano di pagare; molti, e specialmente quelli che non lo leggevano, protestavano indignati che in una Italia che stava
sempre più allungandosi ed evangelizzandosi,
potesse ancora uscire un giornale in lingua
francese. L'ultimo numero. Giugno 1850, porta una nota velatamente addolorata : « Pour
la facilité de la gestion et pour d’autres circonstances particulières au rédacteur de cette
feuille, l’Echo ne commencerà sa 3' année
qu’à dater du mois de Janvier de l’année prochaine ». Ma al Gennaio 1851 malgrado l’approvazione di molti ed il disinteresse dell'Italia, PEcho non rivedeva la luce. Al suo
posto nasceva la <c Buona Novella ». In quell’anno stesso il creatore dell’Echo veniva mandato a Torino come evangelista, ove si "scontrò” con il ben noto Amedeo Bert, prima Cappellano, e poi fondatore succesivamente in
quella Città, della ’’ Chiesa Evangelica” poi
divenuta, nel 1849, “Chiesa Valdese”. I due
Pastori, uomini di valore ed entrambi di forte carattere, dopo inevitabili brevi scontri,
sormontarono le loro idee ed opinioni personali accantonandole con spirito superire pei
dedicarsi al bene ed aU’unione delle Chiese.
Fu appunto il Melile stesso che, per dovere
verso l’incarico impostogli di essere evangelista a Torino, sacrificò il suo « Eco » per la
creazione di un giornale di evangelizzazione;
nacque cosi la « Buona Novella ». La sua impostazione era, come si è detto, di pura evangelizzazione, di lotta contro l’indifferentismo;
essa : « singolarmente diretta alla edificazione
dei fedeli, conterrà articoli... di materie spettanti a religione, darà sempre infine una cronachetta politica ed alcune fiate qualche varietà. Per ora non uscirà che una volta alla
settimana » in fascicoli in 8” di otto pagine.
Il suo sottotitolo, dapprima « Giornale religioso », diverrà in seguito con il 1855 : « Giornale della Evangelizzazione italiana ». Finalmente nel 1862 la: "Buona Novella”, mutando direzione e luogo ove ebbe vita, e
finora è stata regolarmente pubblicata, non
cangia né patti di associazione, né fine al qual
tende e che ebbe di mira al suo nascere » e
si trasporta da Torino a Firenze sotto la Direzione di Leopoldo Pinelli; sempre più dedita all'evangelizzazione e sempre più lontana dalle Valli Valdesi, finisce per dimenticarle completamente. Alla fine del 1862 termina anche essa la sua vita trasformandosi in
altro giornale : « per cause estranee alla sua
volontà ». La vita della Chiesa Valdese e specialmente quella delle Valli trascorre quindi
quegli anni quasi senza cronaca e senza ricordi: solo gli Atti Sinmlali e (pialche sporadica relazione ricordano i fatti principali, e
non sempre piò importanti delle trasformazioni e sviluppi avvenuti nel decennio 1855-65.
La nece.ssità di riprendere i contatti fra le
Valli ed i numerosi centri Valdesi che andavano estendendo.si in Italia ed all cslero, ma
specialmente fra le varie Chiese nelle Valli,
era sentita e richiesta non solo dai Pastori, ma
dalle Comunità stesse, specialmente quelle
montane, in cui un foglio di facile lettura,
con messaggi di fede cristiana e di conoscenze varie, era atteso con ansia. Specialmente il
Pastoie Pietro Laiilarct del Pomaretto, allora
Moderatore della Chiesa Valdese, si adoperava
con tutta la sua autorità per la rinascita di
un fogno Valdese di informazioni. Trovato un
Gerente-Redattore nella persona del « Régent
IL J iihier. relieiir-libraire » Torre Pellice,
il l*' Gennaio 1866 usciva dalla Tipografia
Chianlore di Pinerolo. il foglio tanto desideralo che, riesumando il vecchio titolo scomparso da ben 16 anni, riportava « L'Echo des
Vallees » (Nouvelle Série) fra tutti quei fedeli amici vecchi e nuovi, che questo eco desideravano tanto di risentire. Rioompariva come modesto e semplice giornaletto mensile in
8” di lo pagine, come il suo predecessore.
« C’est une bien humble chose que nous allons entreprendre... et puis rappeler par le
nom, una feuille d'heureuse mémoire, qui
avait à son service la plume que l’on sait,
n’est-ce pas s’exposer à se faire, par la comparaison, plus de tort que de bien?... Mais s’il
plaisait au Seigneur de bénir nostre essai...
nous serions trop heureux de prendre sur nos
faibles épaulés cette nouvelle charge avec
tout le souci qu’ella nous promet ». Malgrado
la modestia deH’introduzione, il foglio è subito accolto favorevolmente. Gli articoli sono
tii facile lettura, ma portano argomenti e conoscenze sulla Chiesa, sulla storia, sull’istruzione, sul pensiero religioso e sociale, che interessano subito tutte le classi del nostro Popolo; anche l’evangelizzazione viene seriamente illustrata, ma le Valli e la Chiesa Valdese non si sentono più abbandonate. E soprattutto il risorto periodico è ancora redatto
in lingua francese, lingua specialmente cara
alle valli che la parlano da oltre 240 anni. Ed
ancora, che francese! facile, elegante, corretto, scorrevole ed arguto, invitava (ed invita
lutt’oggi) alla lettura, anche se gli argomenti
erano più difficili, e contrastava fortemente
con l’italiano ampolloso e retorico caratteristico di quell’epoca. Ed è con questo numero
uno, del Gennaio 1866 che incomincia la
« première année » del nostro attuale periodico : L’Eco delle Valli (a parte i due numeri
del 1848-50); ma se la successione delle annate si prosegue da allora (anche con poco
rispetto dell’aritmetica elementare) fino ad
oggi, la Testata subirà ancora varie e spesso
profonde modifiche. L’Echo des Vallèes (Nouvelle Série) vede quindi da allora avvicendarsi
fatti gravi e leggeri, dolorosi o rallegranti, nel
lento scorrere dei suoi anni; nel 1889, la sua
quatrième année » esso diventa settimanale
e si arricchisce del sottotitolo; a Feuille hebdomadaire — Spécialement consacrée aux intérêts matériels et spirituels — de la Famille
Vaudoise ». Ne diventa Direttore-Gerente il
Sig. Etienne Malan. Nel 1874, nono anno di
vita nuova, colpo di scena : nel numero del 6
Dicembre 1874 leggiamo; «La Direction de
1 Echo des Vallées prend aujourd’hui congé
de ses lecteurs... La publication d’un journal
déstiné à s’occuper essentiellement des intérêts spirituels et materiels de notre population n’est une tâche ni facile ni agréable... il
était impossible de ne pas coudoyer à droite
ou à gauche, de ne pas faire crier au scandale.
de ne pas exciter des animosités ou au moins
des bouderies regrettables... Notre regret d’étre
forcés de prendre congés de nos abonés serait
bien plus vif, si nous n*étion dans le cas de
pouvoir leur dire que les Vallées ne seront
pas privées d’un organe de pubblicité, et si
le dernier numéro de l’Echo n’etait pas en
mesure de leur présenter LE TEMOIN, journal de 1 Eglise Evangélique Vaudoise. En
souhaitant au Témoin longue vie, succès et
bénédictions abondantes du Seigneur, la Rédaction actuelle tient à déclarer qu’elle n’a,
comme telle, aucune responsabilità dans la
marche du nouveau journal ». E l’otto Gennaio 1875 compare la nuova testata: Le Témoin, première année N° 1. Con questo esordio sembra per ora che i nove precedenti anni di vita dell’Echo siano anche essi morti e
seppelliti; ma non disperiamo; in una tardiva
ma onesta respicenza essi ricompariranno,
nella numerazione, fra una dozzina di anni,
li Témoin dunque, compare un po’ di prepotenza, cancellando il passato ed inalberando di
nuovo, ma per soli pochi anni, lo scomodo
formato in 4® che già aveva rotto l’uniformità
della « Buona Novella ». La ragione del cambiamento da un titolo all’altro, per non dire
da un giornale aU'altro, non è mollo chiara, e
si deve probabilmente ricondurre a piccoli dissidi di ordine locale o, peggio ancora, personale, che tuttavia non possiamo e non vogliamo oggi criticare, pensando al delicato
momento che la Chiesa Valdese aveva passato e stava passando ancora in quegli anni, e
che si risentiva specialmente nelle basse Valli. La spiegazione che ne vuole dare il Témoin. nel suo primo numero, ci lascia ancora
più dubbiosi sulla necessità di quel cambiamento : « Nous le publions en langue française pareeque nous avons trois journaux en
langue italienne qui ont les mêmes principes
évangéliques que le notre, et pareeque, dans
notre intention, le Témoin est déstiné essentiellement à cette partie de notre population h
la quelle la langue française est encore familière...; nous avons en vue d’ètre compris par
un plus grand nombre de nos correligionnaircs étrangers, auxquels cette langue est plus
généralement connue... Pourqui n'avons nous
pa.s conservé le nom d'Echo?... Le changement de nom signifie dans ce cas, modification non dans Fesprit, mais dans le but et
dans l’étendue ». La nuova redazione, con a
capo il Sig. Ernest Robert, e Direttore-Redattore il Pastore Lantaret, fa appello a tutti i
collaboratori e cerca sottoscrittori eil abbonati
pregandoli, come per il passato, e come per
Tavvenire, di essere più solleciti ed attivi, specialmente nel versare le quote! Nihil sub sole
novi! Con il suo quarto anno di vita, nel 1878,
il nostro Témoin confessa; «Cédant aux instances réitérées de quelques amis auxquels
nous destinons notre succession, nous revenons
à l’ancien format de l'Echo des Vallées ».
Inoltre anche il sottotitolo ha dei rimorsi e
diventa: «Echo des Vallées Vaudoises». I
primi numeri di queU'anno sono listati a lutto e dimostrano tutta la partecipazione che i
Valdesi prendono al dolore per la morte del
grande Re Vittorio Emanuele li avvenuta il
9 Gennaio. Continuò cosi quella pubblicazione
con cambio dì Gerenti (al Robert segui il
Sìg. G. P. Malan, direttore della Stamperia
Alpina <L Torre) ma sempre sotto la guida
fedele ed ispirala del suo redattore Pietro
Lantarel, Pastore a Pomaretto, uomo colto, di
molto buon senso e sinceramente cristiano
Dopo la sua morte, prese la Direzione del gior
naie il Professor Giovanni Jalla di Torre Pel
lice. Alla fine del 1896, anno XXII, nel nu
mero del 31 Dicembre, compare un « Avis im
portant: avec l'année 1897 notre petit jour
nal va reprendre le nom d'Echo des Vallées
Vaudoises, sous lequel il a été crée en 1848 et
qui avait été rejette en sous-titre depuis 1875»
F qui, sans tamburs ni trompettes, avviene
un miracolo: il primo numero deU'Echo, per
iz nuovo anno 1897, esce il 7 Gennaio con
l'indicazione ; Année XIII N° 1; il secondo
numero di quello stesso anno esce il 14 Gennaio con l'indicazione: Année XXXII N° 2;
vengono quindi aggiunti, senza alcun commento, nove numeri alla serie annuale del
giornale; sono evidentemente un ripensamento
sui nove numeri dell'Echo (Nouvelle Sèrie)
del 1866 al 1874 cui abbiamo accennato prima, messi nel ilimenticatoio alla comparsa
del Témoin.
Ci avviciniamo al 1900; il giornale è ormai
mollo più che maggiorenne: il 4 gennaio 1900
inizia il suo XXXV anno di vita; da circa una
decina d anni viene stampato alla tipografia
Alpina di Torre Pellice, (Tipografìa creata
nel 1880 dal Jean Pierre Malan che proprio
in quegli anni, per causa di salute, deve cederla alla gestione Besson). Il suo Redattore
c Gerente-Amministratore è il sempre più attivo ed interessante Professore Giovanni Jalla,
che nel suo zelo di storico e ricercatore, sa infondere nel giornale, un nuovo e benefico interesse di anedoltica valdese scupolosamente
storica.
Alla fine del 1901, nel numero del 26 Dicembre troviamo, in una nota delia Direzione,
questa promessa : « Nous croyons pouvoir
prometlre qu avec la nouvelle année, de vigouroux elForts seronl faits pour donner à l’Echo
une base plus iarge et lui assurer un bon
noyau de collaborateurs réguliers, capables de
trailer avec compétence les diverses questions
qui se rapportenl a la vie spirituelle et morale, intelectuelle et economique de notre
peuple; nous voudrions faire de plus: en
elargissant la base de notre feuille, nous voudrions aussi en elargir le format. Mais avant
df rien prometlre sous ce rapport, il faut...
s'assoir et calculer ». 1 calcoli sono stati favorevoli e la prome.<>a è stata mantenuta : dal
Gennaio 1902 il nostro giornale ha preso il
formato in folio che oggi ancora gli conosciamo. Il numero dei logli varierà molto in conseguenza delle vicende politiche e specialmente economiche, ma il formato verrà mantenuto. In quanto ella numerazione progressiv • degli anni, questa è la sola cosa che lascia
molto a desiderare. Nel 1902, sommando le
nove annate deirEcho (Nouvelle Sèrie), le
2.? del Témoin e le cinque del risorto Echo
(1897-1901) arriviamo al numero 37 che è
appunto quello che fregia la testata dell'Echo
1902; andiamo bene fino al 1909 (44'^*" année)
ma l’anno successi-. ». con la nuova direzione
di Caries Albert Truiì. l'anno 1910 diventa inspiegabilmente « la ! 6"'® année ». Poi tutto regolare di nuovo; Tauno 1938 (74°) non si conclude e termina le -uè pubblicazioni con l’il
Novembre. Nel 19.^9 il nostro giornale riappare solo alla fine dell’anno (anno 75°), con
soli 4 numeri publdicato fra l’otto ed il 31
Dicembre, con il suo nuovo titolo italiano, imposto dall'alto « L'Eco delle Valli Valdesi ».
Gli anni ed i nunu'ri si susseguono regolarmente fino al 1941, anno LXXVII (77°); l’anno 1942, per una banale dimenticanza di una
« V ». invece di LXXVJIT, diventa LXXIII,
ringiovanendosi di un lustro. A parte il ripetersi dell'anno 76° per il 1945 ed il 1946.
nulla di nuovo fino al trascorso 1969. anno
99°, che, per inspiegabile ragione, diventa : anno 97° per il 1970! Rinunciamo quindi a festeggiare il centesimo anno del nostro « Eco »,
poiché effettivamente, sommando tutte le annate comparse, (comprese le due prime del
1848-50), più il Témoin. dovremmo, in questo
1970. fis.sare l'anno del nostro giornale, con
il numero 107, e questo ti propongo. Lascio
comunque a te, caro direttore, risolvere l'arduo problema; sarà per te un giuoco da baml)ini in confronto a tutte le pesanti preoccupazioni che gravano sulle tue spalle.
Non mi è lecito terminare queste precisazioni senza rievocare rarlicolo del Prof. Augusto Armand-Hugon comparso su questo giornale il 13 Agosto 1948, nella celebrazione del
centenario della Emancipazione, con il suo
pur giusto titolo; «Anche FEco delle Valli
ha cento anni! ».
Enrico Peyrot
Accettiamo, poiché ci sembra onesto, d'invecchiare un po: abbastanza arzilli, del resto!
G. C.
IN VAL PELLICE
Servizio Provinciale per la
prevenzione dei tumori femminili
Come già precedentemente comunicato si
stanno attuando nei Comuni della Val Pellice
gli incontri tra la popolazione, i Medici del
« Centro Provinciale di Medicina sociale e
preventiva » del C.P.A. e gli Assistenti Sociali del « Centro Sviluppo Organizzazione Sociale » (C.S.O.S.) e del Consiglio della Val
Pellice, per la illustrazione del « Servizio provinciale per la prevenzione dei tumori fammìnili » che le Amministrazioni Comunali
hanno istituito, su proposta del Consiglio di
Valle, aderendo alFinizialiva promossa dall'Amministrazione Provinciale.
Le riunioni già realizzatesi nei Comune di:
Angrogna. Lusernelta, Bobbio Pellice, Rorà
e Villar Pellice hanno trovato un'ampia e attiva partecipazione da parte delle popolazioni
che sono state chiamate a oontrìhuire in modo
diretto, con idee e suggerimenti alla fase di
impostazione e quindi alla conseguente buona
riuscita di questo nuovo Servizio Sanitario
GRATUITO, di pubblica utilità.
Gli incontri, nel corso dei quali si illustrano anche a mezzo di films e diapositive le finalità e modalità di realizzazione del Servizio,
proseguono con il seguente calendario:
Comune di Bricherasio; sabato 21 marzo
ore 15,30 nei locali del salone comunale;
— Comune di Bibiana : sabato 4 aprile ore
20 nel Cinema Parrocchiale.
Si comunicheranno tempestivamente le date
degli incontri che si terranno a Luserna e a
Torre Pellice.
Tulle le persone di ambo i sessi, di età superiore ai 18 anni, sono cordialmente invitate
a partecipare alle riunioni.
Si precisa inoltre che il servizio di visita e
consulenza gratuita per la prevenzione dei tumori femminili, condotto da ostetriche specializzate, avrà luogo per la Val Pellice il Venerdì mattina, presso gli ambulatori comunali a Torre Pellice dalle 9 alle 11 e a Lu.«ern San Giovanni dalle 9 alle 11,30. Sarà resa
nota la data di inizio del servizio.
Il 22 marzo la comaaità di Ivrea
celebra il culto eel euovo tempio
Il prof. Alberto Soggin della Facoltà Valdese
ih Teologia è stato fra noi domenica 1° febbraio per una conferenza su : « Israele, il sionismo e la chiesa cristiana ».
11 pubblico ha assistito con vivo interesse
la conferenza e il dibattito su questo tema dì
viva attualità.
Ringraziamo il prof. Soggin per la sua visita
alla nostra Comunità.
4: ^ 4«
La commemorazione deirEditto del 1848 si
c svolta in un quadro semplice e tipicamente
comunitario.
Il Past. Franco Giampiccoli ha presieduto
il culto domenicale del 15 febbraio con celebrazione della Santa Cena. Seguirono un pasto
i r comune con una trentina di partecipanti
e alle ore 15 una riunione nella sala culto
per un ultimo esame del problema; «Battesimo e Confermazione ».
Abbiamo detto « ultimo », perché effettivamente lo studio si era già fatto in una serie
di altri incontri : due riunioni del martedì
sera, due predicazioni domenicali sul « signiiicato del battesimo cristiano » e sul « battesimo degli infanti e la confermazione », predicazioni riassunte e ciclostilate per gli interessati. La comunità era rappresentata da una
trentina di persone che hanno dedicato due ore
del pomeriggio, dopo un pasto leggero ma
sufficiente, ad una discussione di carattere teologico e comunitario! Nessuna decisione è stata presa in merito al battesimo degli adulti
ed alla soppressione della confermazione; è
stata invece richiesta la preparazione di una
liturgia della « presentazione » che non sia
una brutta copia di quella attualmente in uso
per il battesimo degli infanti. L’incontro ha
rivelato punti di vista diversi; ma non nel
contrasto delie idee, è stato utile e formativo.
* * *
La comunità è stata colpita dalla morte del
fratello Pietro Arca, all’età di 68 anni, dopo
una lunga malattia. Pietro Arca era nato in
Sardegna ed aveva conosciuto le Valli Valdesi
specialmente durante il suo servizio nell’Arma
dei Carabinieri a San Germano Chisone. Convertitosi alla fede evangelica, sapeva manifestarla con fermezza e con la sua regolare presenza ai culti domenicali. Aveva un animo
aperto e cordiale, pronto al sorriso fraterno
ed alla comprensione. La sua prova è stata dur ; ma il Signore è stato con lui. Ai familiari,
rinnoviamo l’espressione della nostra solidarietà cristiana. In questo spirito pensiamo anche alla famiglia di Anna Marchetti Longo
per la dipartenza del fratello avvenuta a Marsiglia, nei primi giorni di marzo.
Dopo una lunga attesa, caratterizzata da speranze e delusioni, da ottimismi e pessimismi,
abbiamo deciso di trasferirci nel nuovo tempio
per il culto del 22 marzo, domenica delle Palme, anche se rimangono alcuni lavori da completare. L’inaugurazione del nuovo tempio è
stata fissata per domenica 24 maggio; pertanto
il culto del 22 corrente non avrà il carattere
d una « mezza inaugurazione », ma sarà un
incontro delle comunità nell’ascolto della Parola di Dio e nella preghiera. Ci saranno altri
passi da compiere affinché il luogo di culto
diventi anche un luogo cd un’occasione di testimonianza. Per ora facciamo questo primo
passo, riconoscenti e fiduciosi.
« Dio è per noi un rifugio e una
forza» (Salmo 46).
Il 6 marzo il Signore ha richiamato
a sé
Virginia Avonidetto
ved. Pons
L’annunciano, addolorati ma fiduciosi come Lei nella promessa della
vita eterna in Gesù Cristo, i figli :
Carlo con la moglie Zelia Jalla e i figli Erica col marito Gianfranco Corio, Gianni e Marinella; Evelina; Nella col marito Willy Reymond e le figlie Martine e Lise; sorella, fratello,
nipoti, parenti tutti.
I familiari e i parenti del caro compianto
Oreste Fornerone
(Parin)
esprimono il loro sincero ringraziamento ai Medici e al Personale dell’Ospedale Civile di Pinerolo, ai Pastori Marco Ayassot e Arnaldo Genre,
a tutti coloro che, cos'. numerosi, hanno voluto esprimere il loro affetto e
la loro simpatia alla famiglia così duramente privata da questo lutto.
Prarostino, 14 marzo 1970.
VACANZE AL MARE
Pensioni familiari e
alberghi confortevoU
Bassa stagione da L. 1.800-2.000
Alta stagione da L. 2.300-2.900
Informazioni: Sig. Revel Egidio
presso Hôtel Elite
47045 Miramare di Rimini
Formato cm. 20 x 12
Copertina e carta di lusso
Pagine 44 con 34 fotografie
Piantina fuori testo a due colori
Una guida pratica
alla conoscenza
della storia
e della vita
delle comunità
protestantijporentine
Questo volumetto è uscito con
10 scopo di offrire ai fiorentini
e a tutti i protestanti italiani e
stranieri, una breve guida storico-turistica delle chiese e opere
evangeliche di Firenze.
11 volumetto è di facile consultazione. Molte sono le fotografie
delle chiese e delle opere, nonché di alcune parti turistiche
della città che ricordano la presenza e la testimonianza degli
evangelici nel passato.
E una guida attraverso le strade
principali della città dove si possono incontrare palazzi, monumenti e luoghi che ricordano
fatti e gesta di fedeli servitori
dell’evangelo. È una guida verso
le opere che attualmente esistono in Firenze e che potrebbero
essere visitate, incoraggiate e
aiutate a proseguire la loro azione di solidarietà e di testimonianza cristiana.
Questa pubblicazione che presto
uscirà in tedesco, in francese e
inglese, vuole essere un ulteriore
iviluppo del lavoro dell’ Ufficio
Turistico del «Centro», il quale
è da tempo un punto d’incontro,
di informazioni e di assistenza
per evangelici italiani e stranieri
che si trovano a passare o a sostare ogni anno nella nostra
Città.
A cura del Centro Evangelico di Solidarietà, Via Serragli 49 - 50124 Firenze
c. c. p. 5/20840
Firenze evangelica
Introduzione (Prof. G. Spini)
Itinerario Storico-Turistico (Past. L. Santini)
L’Qpera Evangelica oggi in Firenze
Tutti possono richiedere copie di « Firenze Evangelica » al « Centro » dietro
versamento di una piccola offerta. Tutti sono invitati a dare consigli, suggerimenti e critiche per l’ulteriore miglioramento di questa modesta opera.
5
20 marzo 1970 — N. 12
pag. 5
I Valdesi di Marsigiia
Quanti sono i Valdesi a Marsiglia? Ognuno lo dice, nessuno io sa. Chi calcola 1.500,
chi 3.000 persone. La diiïicoltà di un censimento esatto dei Valdesi non esiste soltanto
nella metropoli del Mezzogiorno Francese. Se
mai. esistono altre ragioni, che aggravanu la situazione : eonie per i Protestanti provenienti dall* Alvernia. dalla Drôme
e dalle Cevenne, cosi per i provenienti
dalle Valli Valdesi verifica il difficile inserimento di famiglie agricole negli ambienti
delle vWìr^c di città. Non è facile per chi è
abituato a comunità nelle quali tutti si conoscono. accettare le comunità urbane, dove
nessuno conosce il suo vicino di banco. Inoltre fimmigrato, per raggiungere uno standard
di vita possibile, deve impiegare tutto il suo
tempo al lavoro iniziale. Si aggiungano le -iiversità linguistiche. Tignoranza dei nuovi
cantici, la diflicoJlà linguistica e si comprenderanno come alcuni non riescano a trovarsi
completamente a casa loro nelle nuove comunità. iniine, se molti non si fanno vedere
ia cliiesa è perché da molto tempo erano assenti nelle loro chiese di origine.
Un censimento dei Valdesi, fatto a Torino,
troverebbe le stesse complicazioni che a Marsiglia. Si potrebbe naturalmente obiettare che
chi ha fede supera tutti gli ostacoli, che può
trovare nella sua nuova comunità. Forse che
Femigrante non supera gii ostacoli, che rendono duro il suo lavoro quotidiano, se deve
sopravvivere? Ma tutti tanto a Torino quanto
a Marsiglia, stimiamo che, senza sacralizzazione, si possa attendersi da una comunità
cristiana un po' di quell amore non finto, predicato ogni giorno.
Non sarebbe giusto concludere che i Valdesi di Marsiglia esistano soltanto allo stato di
dispersione. Molti sono, da soli o con le loro
famiglie, inseriti nelle comunità riformate
della città, della periferia e delle campagne
viciniori. Í loro figli vanno a Scuola Domenicale ed al Catechismo. Molti hanno apprezzato la mano tesa dei loro pastori nelle gravi
ore di sconforto e di lutto. Altri sono diventali membri dei Concistori, Anziani. Monitori, vi è anche un missionario Pons attualmente in Madagascar. Ma è pur vero che vi
sono nella chiesa dei ministeri speciali, che
devono esprimersi in situazioni speciali, dove
il rischio della dispersione è maggiore e dove
!c tensioni della vita diventano più gravi. Di
qui la necessità che. ipure essendo profondamente convinti che la loro casa spirituale è
la Chiesa Riformata di Francia, i Valdesi di
Marsiglia vorrebbero che vi fosse uno scambio
più attuale fra le nostre chiese. Il Pastore Jacques Marchand rinnova la proposta, da lui
formulata almeno venti anni or sono e rifatta in varie occasioni, che la Chiesa Valdese
mandi a Marsiglia un candidalo in teologia
con durata continua almeno per due anni
consecutivi per volta: questi dovrebbe ricercare i Valdesi, seguirli dovunque si presentasse questa opportunità, ma potrebbe nello
stesso tempo partecipare a tutte le esperienze
della Chiesa Riformata in quella grande città,
nel lavoro pastorale, nelle opere sociali, nei
gruppi di servizi, nella CIMADE, nelfOspedale ecc. Una simile proposta è stata negli
ultimi anni attuata in Roma per i Protestant' francofoni. Orbene, quando a Roma, ì nostri fratelli Riformati furono posti davanti
aira>iernaliva di formare una loro propria comunità o unirsi alla nostra, inserendosi con
alcuni diritti precisi come la predicazione
nella loro lingua, le vìsite pastorali e l'in-serimento di alcuni membri nel Concistoro, optarono per la seconda soluzione dicendo : « Nei
nostri pellegrinaggi per il mondo, come commercianti e diplomatici, abbiamo trovato in
Roma una comunità di fratelli e non vogliamo privarci di una così meravigliosa esperienza ». E da vari anni un candidato in teologia e poi un pastore francese o svizzero sì
susseguono in una collaborazione salutare per
tutti nella chiesa valdese di Via Quattro Novembre. Perché la Tavola Valdese non si accorderebbe con i Riformati di Francia? Certamente per Marsiglia un piano del genere sarebbe stalo quanto mai efficace quando era
altissimo il flusso migratorio; oggi Taflusso è
notevolmente diminuito, ma la comunità di
origine linguistica italiana è vastissima e peraltro non è mai troppo tardi per fare un lavoro. che ancora oggi ha un vasto raggio di
validità.
Queste ed altre riflessioni mi passavano per
la mente, ritornando da Marsiglia il 23 Febbraio. Probabilmente le stesse, che i miei predecessori avevano falle quando erano andati
a visitare i nostri amici, in quelle date tradizionali del popolo valdese, che possono servire per stabilire contatti e continuare una
comunione profonda di fede, che non è venuta meno quando non si è lasciata irretire in
un tradizionalismo meschino.
Accettando rinvilo della Tavola Valdese,
ho Irascor.so pochi giorni a Marsiglia, apprezzando dallora dell'arrivo a quella della partenza l accoglienza calda e fraterna dei nostri
amici. Con molti ci sì conosceva da sempre:
amici di Pomaretto. Riclaretto, Perrero, Maniglia. Massello. Rodorctto. Fontane, ritrovati dopo tanti anni dì lontananza: affetti e
ricordi di quando la vallata della Germanasca
e tutti i valloni laterali erano pieni dì gente,
che viveva come una comunità di uomini radicati nella loro terra, con le loro greggi, i
loro campi e prati e boschi, con lo sciame di
ragazzi, che riempivano di risa le molte seuo1: e scuoletle di un tempo. Gioviali, affettuosi partecipi al dolore ed alla gioia della vallala. i Valdesi dì Marsiglia ripensano con
gratitudine quello che quelle comunità lontane diedero e ricevettero da loro e cercano di
ridare un volto alla comunione, che è vivente
fr.i loro. Quel volto lo ricercano e ritrovano
nelle chiese evangeliche della citta, all atto
della predicazione dell Evangelo ed alla mensa della Santa Cena. Ma lo ritrovano altresì
nella Union Vaudoisc nella sala di Rue Benoil-Mallon. da loro acquistata, arredala, sistemala per un centro di raccolta, per incontri
fraterni.
Ua domenica 22 febbraio alle ore 10.15 ci
siamo riuniti nella grande chiesa riformata di
Bue Grignan, il cui pastore J. Marchand, sempre pieno dì entusiasmo e di spìrito fraterno,
CI accoglie con vìvo affetto; una quindicina di
sorelle valdesi, giovani e meno giovani, erano
sparse fra la genie. La comunità segue con
attenzione la predicazione, canta l'inno di Sihaud; le offerte sono raccolte dalle giovani
valdesi. Alla porta mi salutano i Geymonat,
Rivoire. Peyronel, Poét, Chambon. Gönnet,
Bleynat. Pastre. Long. Gaydou, Breuza, Pons,
Tron e molti francesi, che hanno sposato deili Valdesi. La comunità di Rue Grignan r>a
che è la festa dei Valdesi ed è presente con
loro per ascoltare FEvangelo e rallegrarsi con
chi è nelFallegrezza.
Dopo il culto i Valdesi raggiungono i locali deirUnion Vaudoise e senza interruzione
tra.scorrono insieme la giornata fino alle 24.
Sono con noi il past. Marchand e la sua signora, il past. Wessel e la sua signora e il notaio Blanc, uomo giovane, tipico cévenol. Egli
è il notaio dei Valdesi che lo amano e ricambiano con la loro stima Taffetto e la stima
che egli dimostra loro condividendo le loro
gioie e le loro pene nelle varie vicende della
loro vita quotidiana. I discorsi si susseguono
agli auguri ed ai canti. Vi è intenso :^cambio
di conversazioni e ricordi: episodi sepolti nel
lontano passato della nostra infanzia e adolescenza passate alle Valli riemergono con una
consistenza evocatrice di effetti sopiti ma
non mai spenti. Ci sembra dì rivedere aperre le case lasciate sole e chiuse dopo la partenza di tante persone amate. Il pomeriggio, sotto la guida delFinfaticabile signora Poét, trascorre lietamente fra la visione delle diapositive delle opere e chiese valdesi in Italia, fra i
racconti dei ragazzi e i canti. Poi la cena e
infine i saluti prolungati dì chi abita più lontano. Un gruppo di uomini circonda un Bounous, che attraversa un periodo difficile per il
suo lavoro; le consultazioni si fanno intense
e dopo mezz'ora si trova un nuovo lavoro per
il fratello, che verrà a Marsiglia con i suoi
vecchi genitori. Un giovane mi ricorda il
nome di Jacopo Lombardini, dal quale ricevette conforto e incoraggiamento di fede durante la lontana guerra pàrtìgiana. È tardi e
rUnion Vaudoise si chiude.
A tutti i fratelli di Marsiglia, i Poet, Bleynat, Pons. Long e a tutti gli altri che vorrei
ricordare per nome esprimo la riconoscenza
della Chiesa Valdese che mi ha mandato a
rappresentarla in questa occasione e la mia
personale gratitudine per l'esperienza di fraternità nuova e antica vissuta con loro.
Carlo Gay
/ LETTORI CI SCRIVONO
Grazie,
Selma Longo
Una lettrice, da Taranto:
Signor direttore.
ho letto che quest anno ricorre il
centenario dell'« Amico dei Fanciulli ».
Con commozione e riconoscenza ripenso a Selma Longo, che per lungo
tempo ne è stata direttrice e collaboratrice. Quanta dedizione mise nel suo
compito e quanto amore nei suoi racconti!
A mezzo del nostro settimanale, giunga alla cara sorella Selma Longo il mio
devoto, affettuoso ricordo e che il Signore la ricolmi delle Sue benedizioni
per le benefiche attività svolte in passato e per quelle dì cui si occupa al
presente a prò’ dei carcerati.
Zemira De Carlo
Il nuovo centro comunitario valdese, a Firenze
Questo abbiamo fatto
con il vostro aiuto
La chiesa fiorentina ringrazia quanti l’hanno aiutata a riprendersi dall’alluvione
AVVISO
Il Pastore Scuderi prega tutti coloro che
desiderano inviare doni in denaro alla « Casa
di riposo per evangelici » di Vittoria, di voler
spedire i loro doni o mediante vaglia postale
direttamente a « Casa di riposo per evangelici »
vi. Garibaldi, 60 - 97019 - Vittoria, o versandoli sul c.c.p. N. 1/27855 intestato a Tavola Valdese - Via 4 Novembre - 107 Roma
specificando la causale del versamento.
Infatti il c.c.p. N. 16/3487 intestato al
Pastore Scuderi è stato estinto in quanto da
ti e anni egli trovasi a Venezia e non più a
Vittoria. La Casa di Riposo comunicherà il
nuovo numero di c.c p. non appena possibile.
Il Pastore Scuderi ringrazia tutti coloro
che hanno sostenuto i opera di Vittoria e li
assicura di aver regolarmente trasmesso alla
direzione della « Casa di Riposo » quei doni
che fino al 25 tehbraio 1970 sono stati versati
sul vecchio conto cori', postale.
Cari amici e fratelli,
vi indirizziamo questa lettera nella
gioia e nella riconoscenza. Forse voi
non ricordate quanto avete fatto per
noi, ma a Firenze non è facile dimenticare il 4 novembre 1966 e tutto ciò che
a quella data è legato.
Il 4 novembre 1^ l’inondazione del
fiume Arno devastava la città; anche il
nostro Centro Comunitario fu invaso
dalle acque, che arrivarono all’altezza
di 2,5 m. distruggendo ogni cosa e danneggiando l’edificio, vecchio e dn cattivo stato.
Oltre aH’aiuto per le famiglie colpite
dal disastro ci pervennero da centinaia
di fratelli e da tante comunità — direttamente o presso l’amministrazione
della Chiesa Valdese, a Roma — dei
soccorsi per la ricostruzione del Centro
Comunitario di via Manzoni.
Questi doni per il Centro Comunitario furono sul momento trattenuti:
si aveva la speranza di risolvere con
una spesa modesta il problema del restauro dei locali. Furono prosciugati
con l’aiuto di grandi stufe, si rifecero
gli intonaci dei muri, si fece il possibile per riadattare porte e finestre. Ma
risultò ben presto tutto inutile: l’umidità rendeva impossibile l’uso dei locali, rimpianto elettrico era continuamente guasto, e si verificarono pericolosi
cedimenti nelle strutture stesse della
costruzione.
Furono allora decisi dei lavori completi e radicali, usando quel denaro che
i.i una gara di solidarietà ci era venuto
DALLE NOSTgE COMUNITÀ
La domenica della gioventù
A Torre Pellice
« Ci gloriamo nella speranza della gloria dì
Dio e non soltanto questo, ma ci gloriamo
anche nelle afflizioni sapendo che rafflizione
produce pazienza, la pazienza esperienza e la
esperienza speranza » (Romani 5: 2-4) è il
testo della predicazione del pastore Rostagno
per la domenica della gioventù. La partecipazione attiva dei giovani a questo culto è venuta dagli alunni della scuola domenicale del
Centro diretti da Cristina Sereno e da Carlo
Arnoulet solista e chitarrista con tre negrospirituals che esprimono le più profonde aspirazioni religiose ed emotive dei neri : « Sai
che colore ha, la pelle di Dio? Fai sognar
Tanima mia di Te... Vorrei trovar lassù nel
ciel il mìo fratei che pregava con me... sta con
me Signor... c'è chi piange... c'è chi canta...
c'c chi prega Signor, sta con me! ».
In febbraio, rUnioiie Femminile diretta
dalla signora Sonelli ha accolto con molta
gioia l’Unione di Luserna S. Giovanni per
ascoltare insieme una interessante conversazione del pastore Emilio Ganz sulle sue esperienze nelle comunità valdesi di Rio della Piata e
la domenica 8 marzo si è riunita nella sala
delle attività con FUnione di Angrogna, Luserna S. Giovanni, Rorà e con l’Esercito della
Salvezza per la giornata mondiale di preghiera « Ascoltiamo la voce dell'amore che sopporta le sofferenze, la voce della fede che ;*esiste ai dubbi, la voce della speranza che non
perde fiducia ». Uniamoci in preghiera e cerchiamo nuovi sentieri nell'azione e i versetti
5 e 6 del capitolo 41 di Isaia sono alcuni dei
temi proposti dal comitato internazionale. La
colletta era destinata al centro per Femigrazionc di Palermo istituito nel 1967 per studiare
U fenomeno dell'emigrazione nella sua consistenza, motivazione e conseguenza sul piano
sociale e familiare e j)cr fornire aiuto e indicazioni agli emigranti aiutandoli nelle pratiche e preparandoli alle nuove condizioni di
vita di lingua e di ambiente.
Nell assemblea dì chiesa, riunita la sera dell’B marzo, si è svolto un interessante scambio
d idee sull'insegnamento del catechismo.
Occorre una riilessione approfondita sul significato del battesimo e Fassemhlea lo pro])one allo studio per il prossimo anno. Per
1 insegnamento religioso il problema vero è
come annunciare Cristo alle nuove generazioni. più che abolire o mantenere la confermazione. L'assemblea alFunaniinilà ha espresso
parere favorevole per il metodo attivo (illustrato dal prof. Ernesto Bcin) e indicato dalla
commissione di studio sulla confermazione,
perchè abitui i giovani ad essere membri responsabili e il rapporto allievi-insegnante lenii’ alla collaborazione: anche il catechista è
come un discepolo e mette le sue conoscenze
al servizio di una ricerca comune. .\lFunanimità non si condivide la proposta di fissare
ai sette anni l'inizio della scuola domenicale,
aF'unanimilà si è invece favorevoli ad anticij)are di un anno l'inizio del catechismo e dì
approvare l'idea di un posl-catechi.smo dai 17
ai 20 anni per approfondire tutti i problemi
- gli aspetti della fede posl-catechismo che
potrebbe anche essere una unione giovanile
con un programma ben definito.
Le nostre società missionarie hanno avuto
1j gioia di accogliere nella loro seduta una
missionaria del Camerún, la signorina Violette
Baudraz, che ha illustrato con interessanti
diapositive le bellezze naturali, i problemi,
gl' usi. i costumi, la situazione di quella gran
de regione africana. Mentre la ringraziamo vivamente le facciamo i nostri più affettuosi
auguri per la missione che svolge con tanto
entusiasmo.
I membri di chiesa di Angrogna, Luserna
S. Giovanni e Torre Pellice, impegnati nell’insegnamento biblico si sono incontrati il 17
marzo nella sala delle attività per un costruttivo scambio di idee.
In una riunione, aperta a tutti, della Società
E Arnaud, il pastore Aime ha parlalo in termini avvincenti e con profondità di pensiero
dell’ospedale di Pomaretto. del Rifugio di
Luserna S. G. e del nuovo Istituto di psicogeriatria di Torre Pellice: compito nostro è rompere l’isolamento dei ricoverati e aiutarli a
rein.serirsi nella società. Essi hanno bisogno
della nostra presenza non formale ma concreta
affettuosa, tesa ad ascoltare i loro problemi ed
a risolverli in un clima di fiducia e di comprensione. E siamo lieti di dire che ha risposto in questo senso all'appello della C.I.O.V.
u » folto gruppo di signore delle due confes**
sionì religiose.
La comunità esprime il suo augurio di ogni
bene alla pìccola Loredana Bìfulco di Italo
Grazia Bricco per il suo battesimo ed esprim • la sua simpatia e la sua solidarietà alle
famiglie di Federico Avondetto (Torino) di
Irene Charbonnier (Villa 2) e Fanny Fornerone ved. Costantino (Bouissa) che hanno terminato la loro esistenza terrena.
sione in chiesa deve essere preceduta da una
seria preparazione biblica e teologica intesa
come parte integrante delia vita di famiglia,
fondamento per la nostra vita spirituale e per
Fagire quotidiano ».
« Fin da ora perciò chiediamo a Dìo la
forza per un impegno a camminare come membra del corpo di Cristo, sapendo però che questo impegno deve valere sìa per il giovane
che per il meno giovane, per ciascuno di noi
’‘per parte sua”, come dice l’apostolo Paolo
(1 Cor. 12: 27) ».
Unione Giovanile di Venezia
d \ voi e dalle comunità. Quei lavori sono terminati in questi giorni; la comunità ha ritrovato la sua casa, e finalmente la vita riprende con ritmo crescente. Riprendono quelle attività e le
iniziative che erano state per armi accampate alla meglio qua e là, oppure
sospese.
Nel Centro Comunitario abbiamo: a
pian terreno tutti i locali di attività;
al primo e secondo piano le abitazioni
dei pastori e degli uffici.
A pian terreno hanno spazio:
a) la biblioteca e sala di lettura.
b) una sala sotterranea per i ragazzi.
c) un salone con cucinetta per incontri, conferenze, agapi, ecc.
d) Fuffioio parrocchiale.
e) il Centro Evangelico di solidarietà.
/) il deposito della nostra Casa di
Edizioni.
Alla domenica tutti i locali sono utilizzati per la Scuola Domenicale, ed in
settimana servono per varie attività.
Come iniziative ’’nuove" per questo
Centro, segnaliamo:
— la formazione di una biblioteca e
sala di lettura con pubblicazioni
protestanti, qualcosa ohe manca
a Firenze ed è richiesto.
— la creazione di un centro per la
diffusione del libro evangelico, iniziativa che chiederà una crescente
collaborazione volontaria.
— incontri periodici con gruppi cattolici del dissenso ed agapi con
questi come con altri fratelli.
— una collaborazione più stretta col
nostro centro sociale.
La possibilità di questa rifioritura
del nostro vecchio Centro Comunitario
la dobbiamo in gran parte a voi che,
guidati dalla fede nel Signore, ci siete
stati larghi dì amicizia e solidarietà.
Se una volta verrete a Firenze, non
mancate di passare da "via Manzoni 21;
Centro Comunitario Valdese”.
Vi ringraziamo ancora, e vi auguriamo un tempo di Pasqua nella pace e
nella allegrezza del Vangelo,
gli anziani e i diaconi
della
comunità evangelica valdese
Firenze.
lllll■lmlmlMlllllllMlllllllllllllllllllllilllllllllllNlllllllllllnmlmmllllnImr
FRALI
Lina Varese
A Venezia
La domenica della Gioventù è stata ricordata a Venezia e a Mestre con il culto tenuto
interamente dalla Unione giovanile che ha
voluto dare alle due comunità un messaggio
con il quale si chiarisce la funzione e la posizione dei giovani nella chiesa.
11 sermone, che era formalo dalle parli migliori. opportunamente coordinate, di ogni
scritto preparato dai singoli giovani, parlava
della chiesa come il corpo di Cristo.
Dopo aver affermalo che la chiesa è il corpo
di Cristo quando i suoi memiiri. nella comunione fraterna, operano attivamente sia alFìnlerno di essa che alFeslerno. nel nome di Cristo. abbiamo evidenzialo il fatto che essa è
una realtà dinamica, che si trasforma, che
« accoglie coloro che il Signore sceglie e separa dal mondo, che restituisce al Signore quelli
che Egli chiama con la sua vocazione ».
Nella chiesa ì giovani sono già membra del
corpo (lì Cristo, ma membra più deboli, non
ancora completamente maturi nella fede che
hanno laisogno « di trovare nella comunità locale un ambiente spirituale che lì aiuti, li assista e riconosca coloro che il Signore ha chiamato ad esser membri della sua chiesa ».
« E' nella coscienza di essere già parte del
corpo di Cristo, per il dono del Battesimo e
della vocazione divina » che preparandoci a
fare professione di fede dinnanzi alla comunità. abbiamo voluto rivedere il problema della
confermazione ».
Bisogna tenere presente che a Venezia da
due anni sono state sospese le confermazioni
perché i catecumeni, che ora costituiscono qua5 completamente la Unione Giovanile, hanno
v'oluto ohe quest'atto sia « una libera confessione di fede e responsabile impegno di inserimento attiva nella comunità e nella testimonianza che essR rende al mondo », che non sìa
considerata come fine di un corso di studio
(li catechismo, e.ssendo convinti che (( Fammis
Le indicazioni date dalla Conferenza Distrettuale di Torre Pellice hanno portato solo
lievi ritocchi alle abitudini stabilite in Frali
ormai da numerosi anni. La predicazione del
culto (le recite si fanno in una serata apposita) è stata preparata collegialmente con i
giovani dell’Unione che si sono seriamente
impegnati nello studio del testo di Luca 11: 33
dando un contributo sostanziale alla predicazione.
Il pranzo fraterno non ha potuto essere
organizzato nella sala come gli anni passati a
causa della solita influenza che, all’ultimo
momento, ha colpito una parte dei collaboratori alla cucina. Ringraziamo Dora Rostan
che ha ospitalo alla « Serenella » i cinquanta
partecipanti a questo incontro. Il Pastore ha
ricordato un avvenimento poco conosciuto ; il
250“ anniversario della definitiva soppressione
del culto riformato in Val Pragelato con l'editto di Vittorio Amedeo II pubblicato all'inizio
d febbraio del 1670. In conformità con le decisioni della C. D. non sono stati inviati inviti ufficiali alle Autorità locali.
L*8 Marzo è stata ricordata la domenica
della gioventù. Questo culto, la predicazione
(il giovane ricco) è stata preparata nuovamente assieme agli unionisti e la liturgia divisa fra due giovani ed il pastore. Mariella Richard ha preparato e pronunziato le preghier-j ('(I Eraldo Tron si è occupalo di tutte le
letture bibliche. Questo m(HÌo di fare il cullo
è stato apprezzalo da molti e sarà ripetuto in
futuro. Speriamo che il numero abbastanza
elevalo di giovani che proseguono gli studi e
che si sentono impegnati nel lavoro evangelico permetta di superare quella dìfiìcoltà che,
con la scomparsa dei membri delle scuole vaidesi avevano fatto cadere Fuso del (( lettore »
nei nostri culti.
La sera del 15 marzo il gruppo filodrammatico ha presentato con successo il lavoro in tre
atti dì Edina Ribet : « La campana suonerà
ancora ». tre alti sul problema delFemìgrazione dalle montagne. Buon successo dì allori
e di pubblico. Ci congratuliamo con i giovani che hanno ricostituito il gruppo e si soni» impegnati a fondo. Prima di questo lavoro i ragazzi della scuola di Ghigo hanno
ricordato una pagina di storia valdese: la
fede evangelica in Val Pragelato. Sono pure
intervenute la corale di Frali ed il gruppo corale della .scuola domenicale.
Il 5 marzo abbiamo avuto fra noi la Sig.na
Baudraz della Società Missionaria di Parigi
che ha parlato del lavoro nel Cameroun nel
corso del culto del giovedì. In periodo precedente erano pure state proiettate le foto a
colori con commento su pista magnetica inviate dalla Sig.na Laura Nisbet. Ringraziamo
la nostra sorella che dal lontano campo di
missione ci ha fatto giungere questa sua collaborazione.
Il battesimo è stato amministrato a Sergio
Grill di Ugo e dì Ida Bouvier (Villa).
Il 6 Marzo è stata seppellita la Sorella Adela Peyrot nata Grill (Indritti) deceduta il giorno precedente dopo lunghe sofferenze. Solidali con la gioia di chi è lieto e con la sofferenza di chi è nel lutto, mentre auguriamo
una vita serena e dì fede al piccolo Sergio,
rinnoviamo la nostra solidarietà con ì figli
ed i parenti della Sorella scomparsa.
Il Museo di Frali cerea per i mesi di luglio ed agosto collaboratori volontari per il
servizio visitatori. Scrivere a : Pastore F. Davile, 10060 Frali (Torino).
Mantova-Verona
Durante le ultime settimane hanno caratterizzato il nostro lavoro una serie di incontri :
una conferenza pubblica a Suzzara nella sala
civica, una serie di incontri con un gruppo
di credenti nella stessa Suzzara, alcuni dibattiti con dei cattolici a San Simone di Mantova (uno dei quali introdotto dal pastore valdese) e a San Pio X di Mantova (questi ultimi
per iniziativa dell'unione giovanile valdese),
due giornate di incontri con la comunità luterana di Bolzano con la partecipazione di due
membri del consiglio di chiesa di Verona (lì
il culto di domenica 8 febbraio è stato pre■siednto dal pastore di Verona).
La commissione distrettuale al completo ha
incontrato il consiglio di chiesa di Verona all'inizio di febbraio e ha discusso con e.sso la
prospettive dì lavoro derivanti dalle esperienza degli ultimi mesi di attività.
A Mantova la comunità ha sentito la necessità dì discutere meglio ì vari aspetti -lei
lavoro comune ed ha deciso di trovarsi regolarmente ogni mercoledì. Sempre a .Mantova,
in seguilo a numerose osservazioni che erano
stale fatte sul modo con il quale si distribuisce
il pane e il vino in occasione della santa cena,
si è deciso — a tìtolo di esperimento — li
modificare alcuni aspetti della santa cena.
A Verona è tuttora in corso di studio una
ristrutturazione delFin.«egnamento catechetico
a tulli I livelli. Dopo questo anno di esperimenti speriamo di poter presentare per Fanno
prossimo una serie di proposte in questo
campo.
AVVISI ECONOMICI
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Torre Pellice.
6
pag. 6
N. 12 — 20 marzo 1970
La Chiesa nel mondo
a cura di Roberto Peyrot
UN ARTICOLO DI IVAN ILLICH
Critica al concetto di “sviluppo,,
I vasi comunicanti
II punto sulla riforma
monutaria Internazionale
Ginevra (soepi) — Una conferenza
riunita sotto l’egida delle Chiese, a Ginevra dal 27 febbraio al 1° marzo, ha
pregato con insistenza i paesi ricchi
del Fondo monetario internazionale
(FMI) di valersi dei diritti speciali di
esazione riconosciuti recentemente, per
aiutare i paesi meno favoriti piuttosto
che per rafforzare la propria economia.
La conferenza, alla quale hanno partecipato quindici esperti in questioni
monetarie, economiche e bancarie, era
organizzata dalla Commissione del
CEC e della Chiesa cattolica romana
per la società, lo sviluppo e la pace
(SODEPAX). Organizzatore della conferenza era l’economista britannico
Ch. Elliott; egli ha definito i diritti
speciali di esazione « una rottura brutale con il passato, la quale perrnette
di accrescere considerevolmente il potenziale di aiuto ai paesi in via. di sviluppo... Spetta agli uomini di buona
volontà insistere presso i loro governi
affinché proseguano la loro azione e
non si lascino addormentare da argomenti quali il ’deficit della bilancia dei
pagamenti’ ».
La conferenza si è rallegrata per i
progressi compiuti sulla via verso la
creazione di una banca centrale mondiale, ma, a suo avviso, le realizzazioni ulteriori sono strettamente legate
all’esigenza di un’entità politica mondiale. Ha pure riconosciuto il ruolo
fortemente specializzato che ha nello
sviluppo di tutte le nazioni un sisteina
monetario internazionale. Esso ha infatti efficacia diretta sui due pilastri
della politica internazionale dello sviluppo: 1) l’aiuto, mediante il trasferimento di capitali destiriati ad aiutare
i paesi sfavoriti; 2) gli scambi commerciali, mediante la concessione di
fondi necessari al pagamento delle loro importazioni e di un appoggio temporaneo nei periodi d’emergenza.
I delegati hanno concordato nel riconoscere che i paesi sfavoriti non
hanno un’influenza sufficiente in seno
alle istituzioni internazionali economiche e monetarie; hanno domandato
che essi possano intervenire con maggiore efficacia nella politica del Fondo monetario internazionale.
I diritti speciali di esazione sono
stati approvati lo scorso anno come
mezzo per equilibrare l’accrescersi delle riserve mondiali, in vista di annientare in modo metodico la produzione
e gli scambi. Essi sono ripartiti secondo un sistema di contingentamento.
I CRISTIANI E LA PACE
Ginevra (soepi). - « La responsabilità dei
cristiani nei confronti della pace » sarà il tema di una conferenza ecumenica organizzata
dal CEC e dalla Chiesa cattolica romana tramite la loro Commissione comune SODEPAX;
avrà luogo a Vienna del 3 al 9 aprile.
Tale conferenza sarà presieduta dal generale indonesiano T.B. Simatupang. per il CEC,
e dal prof. Vittorino Veronese, ex segretario
generale dell'UNESCO e attualmente presidente del Banco di Roma, per la CCR. Sono
attesi a Vienna una sessantina di partecipanti, provenienti da 37 nazioni, insieme a
membri del personale del CEC, della Curia romana e a invitati ufficiali delle Chiese austriache.
La Commissione delle Chiese per gli affari
internazionali (CCAI) sarà rappresentata dal
suo presidente, Ulrich Scheuner, e dal suo
direttore, Leopoldo J. Niilus. Si conta pure
sulla partecipazione delle seguenti personalità :
■Vngelo Fernandez, arcivescovo cattolico romano di Nuova Delhi; Alphonse Boni, presi<lente della suprema corte di giustizia della
Costa d’Avorio; Bill M. Moyers, ex addetto
stampa alla Casa Bianca; il prof. Charles Malik. dell'Università americana di Beyruth.
UNA FACOLTA’ TEOLOGICA
ECUMENICA
Utrecht (soepi). - La Facoltà protestante di
teologia dell'Università di Utrecht sta per di
ventare ecumenica, con la prossima integrazio
n(. del seminario vecchio-cattolico e dell acca
demia cattolico-romana di teologia. Alcun
corsi saranno destinati unicamente agli stu
denti cattolici, ma la maggior parte sarà aper
ta a tutti. 11 ministro dellTstruzione ha inten
zione di offrire parecchie cattedre ai cattolicoromani. una ai vecchio-cattolici e una ai battisti.
DUECENTO MILIONI DI LIRE
STANZIATI DAL GOVERNO
SICILIANO PER LE CHIESE
Palermo (Relagioni Religiose). - Circa duecento milioni di lire sono stati stanziati nei
giorni scorsi dall’Asses.sorato regionale siciliano alla Pubblica Istruzione e alle Belle
Direttore responsabile: Gino Conte
Arti a favore di chiese e di istituzioni cattoliche dell'isola. Dei vari stanziamenti fatti
l’Agenzia Relazioni Religiose fornisce i seguenti dati 3 milioni e 300 mila lire per la
Chiesa S. Orsola di Catania; 3 milioni 400
mila lire per il chiostro del seminario vescovile di Caltagirone; 10 milioni per la Chiesa di
S. Agostino di Adrano; 5,5 milioni per la
chiesa di S. Maria dell’Idria di Viagrande; 4
milioni 800 mila lire per la chiesa dei Cappuccini di Militello; 2,8 milioni per la chiesa
Madonna della Stella di Militello; 6,5 milioni
per la chiesa di Maria dellTdria di Paterno;
8,8 milioni per la chiesa di Cristo al Monte
d' Paterno; 15 milioni per la chiesa di S. Maria S.S. dell’Alto di Paterno; 7,6 milioni per
la chiesa di S. Matteo di Trepunti; 6 milioni
per la chiesa di Maria SS. di Vaiverde; 17 milioni 250 mila lire per la chiesa dei Gesuiti di
Mineo; 9 milioni 740 mila lire per la chiesa
di S. Rocco di Scordia ecc.
UN LAICO ALLA TESTA
DEL PROTESTANTESIMO
FRANCESE
Parigi (epd). - Il Consiglio della F'ederazion ■ protestante di Francia nella sua seduta
del 7-8 marzo 1970 ha affidato la presidenza
della Federazione al sig. Jean Courvoisier, il
quale succede, nell’incarico, ai pastori Marc
Boeguer, prima, e Charles Westphal (fino a
ieri presidente). Affidando la presidenza a un
laico la Federazione non fa che seguire il
principio riformato fondamentale del "sacerdozio universale” dei credenti.
11 nuovo presidente è nato nel 1904 a Parigi. Terminati gli studi, coadiuvò con il
padre e poi gli successe nella direzione della
banca appartenente alla famiglia. Egli ha però
abbandonato tale direzione per potersi dedicare interamente alla Federazione. Da molti
anni egli ha reso molti servizi al Protestantesimo francese, assumendo via via maggiori
compiti, dal periodo di prigionia in Germania
durante il quale esercitò nei Lager un vero
ministero pastorale. Attivo da tempo nella
Société des Missions, ne è oggi il presidente.
In questo periodo in cui le varie
Chiese paiono rendersi sempre più
conto della necessità del loro impegno
nei riguardi dello sviluppo del Terzo
Mondo (negli ultimi due numeri del
nostro periodico abbiamo dato ampia
notizia sulla Conferenza di Montreux), si levano varie voci per cercare di puntualizzare e di definire questo ’sottosviluppo’ e di vedere di conseguenza in qual modo le nazioni ricche (e le Chiese!) possano contribuire
a trasformarlo in ’sviluppo’.
Fra queste voci si è anche levata
quella dell’ex sacerdote Ivan Illich, ex
direttore del Cidoc di Cuernavaca,
Messico, il quale è un appassionato
assertore di uno sviluppo autentico
del Terzo Mondo e deH’America Latina in particolare e cioè di uno sviluppo che rispetti ed aiuti la personalità
dell’uomo nelle diverse situazioni hi
cui vive.
Leggiamo un suo articolo sul n, 5
dell’« Idoc internazionale », la rivista
quindicinale di documenti, opinioni e
studi, che a sua volta lo ha tratto dalla « New Yorker Review ». Egli vi denuncia, con tono spesso paradossale,
il mito dello sviluppo imposto dai paesi ricchi a quelli sottosviluppati. Questo scritto ha suscitato varie reazioni, vedremo di dare un breve sunto
sia dell’uno che delle altre, trattandosi di un tema della massima attualità
ed importanza.
Illich denuncia innanzi tutto l’assoluta inadeguatezza degli ’aiuti’ al Terzo Mondo rispetto alle sue vere necessità ; « Le nazioni ricche impongono ora generosamente gli ingorghi di
traffico, i soggiorni in ospedale e le
scuole alle nazioni povere e chiamano
questo ’sviluppo’. I ricchi, gli istruiti
e i vecchi del mondo cercano di spartire cogli altri le loro dubbie benedizioni, imponendo le proprie soluzioni
prefabbricate al Terzo Mondo. Gli ingorghi di traffico si sviluppano in
S. Paulo, nello stesso momento in cui
quasi un milione di brasiliani del
nord-est fuggono la siccità cammi
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 — 8.7.1960
Tip. Subalpina s.p.a - Torre Pellice (To)
NELLE TENEBRE
DEL BRASILE
Venerdì 6 marzo la signora J. L.
Weil, avvocatessa della Corte d’Appello di Parigi, in una conferenza stampa
tenuta nella sede della Federazione Internazionale dei Diritti dell’Uomo, ha
dichiarato che « la tortura ha un carattere sistematico e generalizzato in
Brasile. Non si tratta più di fatti isolati, ma d’un vero strumento politico
destinato a terrorizzare l'opposizione
d’estrema sinistra. La situazione in
Brasile è oggi molto più grave (sic!) di
quella che si constatava l’anno scorso
in Grecia ».
La signora Weil, accompagnata dalla
collega signora L.-E. Pettiti, ha effettuato recentemente, per la durata di
una settimana, « una missione d’inchiesta in Brasile, sulle condizioni dei prigionieri politici e sulle nuove leggi di
emergenza. Entrambe erano state inviate dall’Associazione Internazionale
dei Giuristi Democratici, dalla Federazione Internazionale dei Diritti dell’Uomo, dal Segretariato Internazionale dei Giuristi Cattolici, e dall’organizzazione "Amnesty International”.
Le due avvocatesse hanno precisato
che degli ufficiali superiori assistevano
alle sedute di tortura o vi prendevano
parte essi stessi, in presenza di medici (...). I prigionieri politici erano, in
massima parte, studenti, professori,
giornalisti ed avvocati, di età media
non superiore ai 22 anni.
Il tentativo di sucidio del Rev. Padre
de Alencar, domenicano, il quale ha
cercato nella morte un mezzo per sfuggire agl’interrogatori della polizia brasiliana, è un caso fra cento altri che
non saranno mai conosciuti, per effetto d’una censura inesorabile. Da un
anno a questa parte, preti francesi,
belgi, tedeschi, olandesi che si sono
rifiutati di tacere davanti all’aggravarsi della repressione ed al generalizzarsi della tortura in Brasile, sono stati
arrestati, perseguitati, segregati e,
qualche volta, essi stessi torturati.
La loro fortuna (se così si può chiamare) è quella di poter sperare che
le loro invocazioni, in fin dei conti, saranno forse ascoltate in Brasile, in Europa e in Vaticano. (...)
Mons. Helder Camara, arcivescovo
di Recife ed Olinda, ha spesso denunciato questa "violenza istituzionale che
alimenta la violenza rivoluzionaria”.
Egli ha messo in guardia le autorità,
sia pubblicamente che privatamente,
contro i metodi impiegati dai servizi
di polizia o dagli organismi militari^
specializzati, per ottenere confessioni
dai prigionieri. La risposta è stata brutale: uno dei suoi più vicini collaboratori, il Rev. Padre de Neto, è stato assassinato a Recife. Ma mons. H. Camara è il più conosciuto, non il solo
che abbia protestato a voce alta. Altri
vescovi, a Rio, a Volta-Redonda, a SaoPaulo, a Belo-Horizonte, hanno a loro
volta condannata la tortura. Invano.
Lo stesso Vaticano ha finito per far
sentire una voce, timida sì ma molto
netta: e qualcuno poteva sperare che
i capi brasiliani avrebbero fatto uno
sforzo perche il discredito internazionale da cui essi sono colpiti, non si aggravasse. La sola risposta che sia possibile discernere, attraverso la fitta
nebbia della censura e del conformismo, è quella di alcuni organi di stampa strettamente sorvegliati dal potere:
il fatto di riferire di casi di torture è
denunciato, in Brasile, come una “inqualificabile calunnia”. E tuttavia... ».
A proposito del noto fatto di suor
Maurina Borges da Silveira, superiora
del convento di S. Anna di Ribeira o
Prato (Stato di Sao-Paulo), arrestata e
seviziata neff’ottobre 1969, « quando il
vescovo della diocesi, mons. Da Cunha,
venne a conoscere i dettagli delle sevizie subite da suor Maurina, egli scomunicò due dei capi della polizia di
Ribeira o Prato. “La novità (...) è l'uso
della tortura come sistema di repressione politica militarmente organizzato (parole autentiche contenute in
un messaggio fatto pervenire, alla fine
di febbraio, da alcuni brasiliani alla
direzione del giornale "Le Monde”, la
cui copia dell’8-9 c. abbiamo sotto gli
occhi). La pratica della tortura si è ormai estesa a tutti gli Stati della Federazione, senza eccezione, quantunque i
tre punti “caldi” siano Sao-Paulo, sede
dell’operazione “Bandeirantes”, Rio-deJaneiro, che possiede un campo di concentramento nell’isola dei Fiori, e Belo-Horizonte, col suo penitenziario di
Linhares. Nell’ultimo anno, molte migliaia di persone sono state torturate,
decine sono state uccise dopo il loro
arresto. Infine si constata una specie
d’emulazione fra i diversi servizi incaricati della repressione...” ».
(L’articolo, di Marcel Niedergang, da
cui sono tratte queste notizie, continua
a lungo, citando molti nomi di vittime
e descrivendo le torture minuziosamente e con particolari raccapriccianti).
WILLY BRANDT
ir H settimanale « Polityka » di Varsavia ha pubblicato (il 14 c.) un articolo (riportato su « Le Monde » del
15-16 c.) del suo redattore capo, da cui
stralciamo quanto segue.
« Il governo del cancelliere Brandt
comincia a creare in Europa una nuova atmosfera politica intorno alla Repubblica Federale. L’eloquenza del cancelliere, le numerose assicurazioni delle intenzioni pacifiche del governo della R.F., nonché del desiderio di partecipare alle ricerche di soluzioni costruttive per l’Europa, aprono alla RF
un credito di fiducia che nessun governo precedente aveva posseduto. Molto
è dovuto anche al passato anti-hitleriano del sig. Brandt. È difficile non rilevare che, a seguito dell’az.ione combinata di questi elementi, la RF sta per
occupare il primo piano nei rapporti
Est-Ovest. Proprio dalla RF pervengono, in questo momento e in maggior
numero, le dichiarazioni d’amicizia,
proprio la RF è la più attiva. Senza
dubbio questo è un elemento nuovo
nella politica europea ».
nando per 500 miglia. I dottori latinoamericani si specializzano presso il
New York Hospital in chirurgie particolari mentre la dissenteria amebica
continua ad essere endemica nelle bidonvilles ove vive il 90% della popolazione ». Lo stesso dicasi per quanto
riguarda il lato tecnologico degli aiuti :
« Il continuo raffinamento tecnologico dei prodotti già stabiliti sul mercato va spesso più a vantaggio del
produttore che del consumatore... Lo
agricoltore del Midwest può essere
convinto di aver bisogno di un veicolo
con le quattro ruote motrici, che può
andare a più di cento km. all’ora sulle autostrade, fornito di tergicristallo
automatico... Nel Terzo Mondo un
trattore deve avere una costruzione
e un disegno del tutto diversi da
quello prodotto per il mercato degli
stati Uniti. Questo veicolo non è in
produzione ».
Illich esamina poi le componenti
del sottosviluppo ed in modo particolare :
a) L’esplosione demografica; «Nella maggior parte dei paesi del Terzo
Mondo la popolazione aumenta, e aumenta anche la classe media. Reddito, consumo e benessere della classe
media sono in aumento, mentre cresce il divario fra questa classe e la
massa della popolazione. Anche dove
il consumo prò capite aumenta, la
maggioranza degli uomini ha meno
cibo adesso che nel 1945, meno assistenza effettiva per le malattie, meno
lavoro qualificato, meno protezione.
Nel 1969 vi è più gente che soffre per
fame, dolore e pericoli di quanto non
avvenisse alla fine della seconda guerra mondiale, non solo numericamente, ma anche come percentuale della
popolazione mondiale» (n.d.r.; la sottolineatura è nostra).
b) Mentalità delle soluzioni prefabbricate : « ...Il sottosviluppo è anche
una mentalità e il comprenderlo come tale, o come una forma di consapevolezza, è il vero problema». Esso,
come tale, è l’estremo risultato « di
quello che potremmo chiamare, nel
linguaggio di Marx o di Freud la ’reificazione’. Per reificazione intendo il
cristallizzarsi della percezione dei bisogni reali nella domanda dei prodotti manifatturati in massa: per intenderci, la conversione della sete nel bisogno di una Coca-Cola. Questo tipo
di reificazione accade nella manipolazione dei bisogni umani primari attraverso le grandi organizzazioni burocratiche che sono riuscite a dominare
l’immaginazione dei potenziali consumatori... Il sottosviluppo dinamico in
corso attualmente è l’esatto opposto
di ciò che a mio parere è l’educazione : cioè la crescente consapevolezza
di nuovi livelli di potenziale umano
del proprio potere creativo per incrementare la vita umana. Il sottosviluppo, invece, implica l’arrendersi della
coscienza sociale a soluzioni prefabbricate ».
c ) Il mercato della scuola : « Lo stesso individuo che si indigna alla vista
di uno stabilimento di Coca-Cola in
un sobborgo latino-americano si sente
spesso fiero alla vista di un nuovo
istituto magistrale che gli viene costruito accanto... La frode perpetrata
dai mercanti di scuole è meno ovvia
ma più fondamentale di quella dei
soddisfatti agenti commerciali della
Coca-Cola o della Ford. La frequenza
alla scuola elementare non è un lusso innocuo, ma somiglia di più alla
coca masticata dagli indiani delle Ande che lega l’operaio al padrone... Man
mano che la maggioranza passa dalla
terra alla città, l’inferiorità ereditaria
del contadino viene sostituita dall’inferiorità di chi ha una istruzione limitata e che è tenuto personalmente
responsabile del suo fallimento. Le
scuole razionalizzano l’origine divina
della stratificazione sociale con molto maggior rigore che non le Chiese
nel passato... l’adozione di modelli scolastici internazionali (come ad es. la
scuola obbligatoria fino a 16 anni)
condanna la maggior parte dei paesi
latino-americani ad essere emarginati
ed esclusi dalla vita sociale : in una
parole, al sottosviluppo».
Illich indica poi la strategia per
combattere il sottosviluppo, che è sul
punto di diventare cronico in molti
paesi. Sotto l’aspetto tecnico-scientifico : « Gli autobus sono un’alternativa alla massa delle automobili private... L’acqua potabile è un’alternativa
ad una costosa assistenza medica. Il
personale sanitario generico è un’alternativa ai dottori ed alle infermiere ».
Sotto l’aspetto educativo : « Attualmente la scuola è concepita come la
frequenza alle varie classi dei bambini per circa mille ore all’anno durante vari anni... Ma un adulto può imparare a leggere in un decimo di tempo e per un decimo del costo richiesto ad un bambino ».
E, nella conclusione: «Il solo modo
di invertire la disastrosa tenderiza attuale al sottosviluppo, per Quanto difficile, è imparare a farsi beffe delle soluzioni accettate, allo scopo di modificare la domanda che le rende necessarie. Solo gli uomini liberi sono capaci di cambiare idea o di stupirsi di
qualcosa; se è vero che nessun uomo
è completamente libero, alcuni sono
più liberi di altri».
* « «
Queste, seppure molto ’diluite’ per
ovvie ragioni di spazio, le idee di II
lich. Le reazioni dei vari docenti, sociologi, scienziati — in genere americani — sono state varie, ma concordano essenzialmente con le sue tesi
di fondo.
Chi non approva lo scritto dice che
si tratta di un « saggio provocatorio »
e di una «condanna morale del consumismo » che si risolvono solo in un
discorso demagogico; altri, che egli si
lascia trasportare troppo dall’iperbo
le ; altri ancora, che le sue tesi sono
troppo vaghe e superficiali.
Fra i commenti positivi, l’analisi di
Illich viene considerata dura e radicale, ma realistica. « Nel suo stile profetico — commenta il prof. Wilde dell’Università del Wisconsin — egli si
chiede se la modernizzazione, da un
punto di vista umano, valga comunque di essere perseguita. Non è soltanto la storia della volpe e dell’uva:
la sua tesi è più vicina a Cristo che a
Esopo; ’Dio userà le cose deboli del
mondo per confondere le forti’ ».
C’è chi pone l’accento sui gravi pericoli dell’« invasione culturale » che
rende possibile la creazione ed il mantenimento nelle società dipendenti di
una certa mentalità che consente la
loro manipolazione.
Il prof. Change, dell’Università del
Connecticut si e ci pone una domanda ben precisa ; « Siamo disposti a riesaminare le nostre premesse di base,
la nostra strategia e la nostra prassi
nei riguardi del Terzo Mondo per promuovere nuovi programmi di sviluppo economico, educativo e sociale basati su un senso di rispetto verso se
stessi e verso gli altri? ».
Dunque, vari e autorevoli rappresentanti del mondo culturale e industriale ’avanzato’ accettano le tesi suesposte e concordano con esse. Anche
noi, pur nella nostra mancanza di
esperienza pratica siamo pienamente
convinti che questi ’aiuti’ al TerzoMondo si risolvono essenzialmente in
sempre più lauti guadagni per chi ü
’offre’, non solo, ma quanto viene
’esportato’ in merci ed in idee non costituisce affatto — nella maggioranza
dei casi — una valida ’contropartita’.
C’è da sperare che le Chiese, sempre più impegnate nei riguardi del
sottosviluppo, tengano ben presenti
questi pericoli e che, sottraendosi ad
ogni tentazione di paternalismo o di
’superiorità’ possano impiegare i mezzi di cui dispongono in modo tale checostituiscano veramente soltanto un
’servizio’ e non un motivo di orgoglio, di prestigio o — peggio — di ’colonialismo spirituale’.
r. p.
Billy Graham convertita
una seconeda volta?
(segue da pag. 1)
rifiutato di partecipare, negli Stati del
sud dove pure si trova la maggior parte dei suoi fratelli in fede delle Chiese
battiste, a campagne di evangelizzazione nelle quali i Neri non fossero accolti alla pari. I predicatori neri, battisti
e pentecostali, volevano anche di più:
l’eguaglianza non soltanto nella cappella, ma anche in fabbrica, non solo
la domenica, ma anche su settimana.
Ed ecco che Leighton Ford ha dichiarato ufficialmente, al Congresso
dell’evangelizzazione tenutosi l’autunno scorso a Minneapolis: « Il fondamentalismo è morto. Non ne porteremo il lutto! Si è affermato troppo a
lungo che la conversione dell’individuo
risolveva tutti i problemi mondiali.
Prima di tutto, non si convertiranno
mai tutti. Occorre quindi creare condizioni politiche e sociali che possano
concernere pure i non-convertiti. In
secondo luogo, i convertiti non si comportano in modo tale che si possa fare
a meno di una trasformazione radicale
dello Stato. Come spiegare, altrimenti,
che proprio dove i convertiti sono più
numerosi, nel Sud degli USA, si trovano le più gravi ingiustizie sociali? ».
Billy Graham commentò queste constatazioni di suo cognato pronunciando ad alta voce un « Amen ». Aveva
fatto lo stesso cammino che altri pionieri cristiani avevano seguito prima
di lui; dopo essersi convertiti dal mondo a Cristo, erano passati attraverso
una seconda conversione altrettanto
impotante, quella che conduce da Cristo al mondo.
PERSONALI A
A Luxeml)ourg, in casa di Bruno e Jacqueline Eynard è giunta, accanto a Frédéric, la
piccola GabrìelÌe Jacqueline. Rallegrandoci per
la gioia di tutta la famiglia, provala dalla
scomparsa del past. Elio Eynard, inviamo
alla piccola e ai suoi l'augurio più caldo.
♦ *
A Torino si sono sposali Gabriella Mica e
Franco Giacoiie. Si stabiliranno a Ginevra e
rivolgiamo loro il nostro augurio fraterno per
la vita insieme che iniziano secondo Findicazione della parola apostolica : « nessuno ili noi
vive per sé stesso )i.
Hi ^ 4:
A Torre Pellice si sono sposati Franco
Chanforan e Paola Taglierò: pure a loro Taugurio migliore di vita benedetta.