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LA BÜOMA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO D’AÜSOCIAZIO:«E
Torino, per un anno ... L. 6 »
» per sei mesi ... » 4 »
Per le provincia e l’estero franco sino
ai confioi, un anno . . L. 7 20
per sei mesi , » 5 20
La direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, via del Valentino, n" 12, piano S».
Le associazioni si ricevono da Cablotti
Bazzarini e Comp. Editori Librai in
Torino, via Nuova, casa Melano.
Gli Associati delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo (ranco alla ditta sopradetta.
——g=ai.Ta^i‘- "a-'T"' ss^ss^ssssss=ssssssss=sssssssssssssssssss=sssssssss&
Origini e dottrine della Chiesa Valdese {Articolo ottavo). — L’Apostolato Evangelico, — Corrispondenza religiosa. — La Buona Novella catechizzata dal Cattolico.
— Notizie religiose: Torino — Roma — Irlanda. — Cronachetta politica. — Avviso importante,
ORIGIKI E DOTTRINE DEILA CHIESA VAIDESE
Articolo ottavo.
Esame aoalitico storico delle superstizioni invalse
a«Ile chiese del L’antica diocasi d’Italia. Preghiere
peimorti. Quali erano in antico. Quali divennero
poi. S. Gregorio. Purgatorio. Reliquie de^santi.
Sepolcri de’ martiri. Traslazione de’ corpi del
ss. Gerraso e Protaso, fatta da’ sant’Ambrogio.
Miracoli. Visioni. Grazie. Canonizzazione. Di.
giani antichi e nuovi. Celibato. Non ancora
oniversalmente ammesso nel secolo xii. Voti
^ monastici. Fedeli italiani. Chiesa valdese. Chiesa
di Roma. Chiese protastanti.
123. Avendo accennato or ora
(122) le varie superstizioni che nei
sec. X e XI ebbero oscurato lo splendore delle Chiese che erano nell’an
tica diocesi d’Italia, non sarà opera
perduta un rapido esame analitico
del come, del quando e del perchè
vi .si fossero introdotte e così ampiamente diffuse. Lasciate da parte le
cagioni generali, onde negli ordini
religiosi, egualmente che nei civili e
politici scaturiscono le corruttele, e
di piccole che sempre sono da principio, e quasi insensibili, si fanno
col tempo maggiori fino a divenire
talvolta incurabili, ci terremo particolarmente alle storiche, scoprendole
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nella condizione de’ tempi e degli
uomini.
124. Il pregare sulla toipba o nell’anniversario del morti usavasi nelle
chiese della dipcesi d’Italia, come
nelle altre, anche prima del iv secolo:
troviamo però che ciò praticayasi in
senso ben diverso dall’attuale della
romana chiesa. Pigliavano cioè da
morti occasione di riconoscere il su
premo dominio di Dig, signofp e giù
dice dei vivi e^iei morti, ma non in
tendevano mai di arrecare alcun suffragio o sollievo alle anime degli
estinti, come a quelle cbe entrate una
volta nella eternità, non itvevano pjù
comuni con noi 1§ miserie, nè i bisQr
gni, nè le speranze del tempo. Solo
sul finire del v secolo Papa Gregorio I
detto il Magqo ordinò gi pregasse
per liberare le anime dei morti dal
Pm-gatorio. Ma la credenza del Purgatorio anroessa, d’allora iii poi nella
Chiesa rimana non fu così presto
ammessa neljp ^Itrg Chiese d’Occidente , ed è tuttavia sponoseiuta, a
tuttp Ip phie^9 d’Oriente.
125. \enerazione delle veliquie
confpavYe Ideile chiese (Iella diocesi
d’Italia prima che finisse il }v secolo,
e vi si andò, come seniprg gp^ljono
le iflvenzioini umiine, ^op^oUdafl^fl a
poco a pocQ c GTC^cendo per modo
che da semplice ìiUq d’onore, qual
forse era in pTincj|4i>) wpijlii S'nuello
che si tributa alla memoria degli uomini grandi per opere di valore o di
beneficenza, divenne culto di religione , e dovere di pietà e articolo di
fede.
126. Eppure i primitivi cristiani si
contentavano di seppellire i corpi de’
fedeli e de’ martiri tenedicendo solennemente iddio, che li avesse ritirati nella sua pace. Il sangue stesso,
p la terra bagnata dal sangue de’martiri essi la raccoglievano dentro ampolle che venivano sotterrate coi corpi, Tanto era lungi da quella semplipità santa e pura il pensiero di conservare alla divozioiie del pubblico
Tossii e le reliquie de' morti.
127. Certo nell’infierir delle persecuzioni i fedeli fuggivano alle catacombe , e là sulle lyne de’ martiri
s’apparecchiavano e s’incoraggiavano
l’un l’altro ad affrontare per la fede
di qr-i^tQ scnja temere la mQl’te!, lià
predicavano costanza i Pastori, e là
s’imbandiva la mensa eucaristica. Là
nacque, là si nudrì, là crebbe la divozione alla memoria de’ martiri, e
quando ebbe fine la persecuzion de’
tiranni, e fu data pace alla Chiesa,
iincor memori i fedeli delle fet'vorose
comunioni solite farsi in quei sepqlcrali recessi, li vollero come aver
presenti apche, pelle più s untuose l|a^iliche, e ver^o la fme, del iv Recalo
^tabiliioftft il rito d,i non con^ecrm'e
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veruna chiesa prima di aver posto
sotto l’altare qualchq reliquia di marr
tiri.
Cosi sant’Ambrogio vescovo di Milano colla più grande pompa possibile
esegui la traslazione solenne delle reliquie de' ss. Gervaso e Protaso. Malattia contagiosa de’ tempi era la credulità, nè il molto ingegno o la straordinaria sapienza bastò a premunirlo
da un inganno a que’ di facile e frequente. 0 avesse egli avuto veramente
una visione, o altri l’avesse avuta per
lui, certo è che credette essere fondata sopra una rivelazione quella cerimonia da lui compiuta, e di più la
credette illustrata da non so quali e
quanti miracoli,
128. In processo di tempo si riscaldò i’immaginazione de’ popoli, e
facevano a chi potesse raccogliere
maggior quantità di reliquie. Ad ogui
poco si piirlavfl di nuovo invenzioni
di corpi di martiri: per »olito v’interveniva sempre qualche rivelazione
particolare tanto più ammirata quan-l’era più strana. Spesso trattandosi di
gente mftrta secoli prima a non *em»
pre Indicata da fide iscrizioni, raanr
cavano meazi di autenticare l’identità
delle pssa e a levar le dubbiezze o interponevasl l’autorità d’un miracola,
0 si citava l’apparizione dlun angelo, o
aocettavasi per validissima la semplice
dichiarazione d’un veaeovo. Si riem'
pivano intanto di corpi di martiri le
chiese, restando in certo qual modp
dimenticati quelli, di cui nou si rinvenivano le reliquie.
129. In tal guisa tornavano le genti
quasi senza avvedersene all’ antica
opiniope pagaqa, supponenclo che le
anime de’ defunti rimanessero presso
le tombe ove giacevano gli avanzi
de’ corpi già stati lor compagni di
vita, e di conseguenza considerando
le preghiere fatte a Dio sopra 1 sepolcri de’ martiri come più efficaci, perchè avvalorate dal concorso delle anime beate ivi presenti.
130. Se alcun de’ fedeli per essere
liberato dalle tentazioni alzava, le sue
preci a Dio, veniva a supplicare sulle
tombe gloriose di questi eroi sperando
e bramando che quella stessa carità,
ehe li animavo In vita a uovvenire il
prossimo nelle necessità apeeialmente
apirituali, dovesse ancor muoverli a
intereedere con lui e per lui no’ cieli.
Cosi incominoioasi poco per volta a
porgere orazioni Bupplichevoli direttamente ad essi, a richiederli di grafie pel lempo e per l’eternità, a confidare di essere salvati mediante la
protezione e la intercessione de’ medesimi.
ISl. Ecco in tal modo creati altri
medialori oltre quelTunico Mediator
Gesù Cristo, ehe solo, al dire dell’Apoatolo, ù Baeerdote de' futuri beai,
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ed è mediatore del nuovo testamento,
perchè pel suo proprio sangue ci ha
acquistato la redenzione eterna {Ebr.
c. ix).
132. Di qui si accese nelle moltitudini un ardore senza limiti di onorar
meglio che sapevano le reliquie e le
tombe di que’ morti illustri che avevano subito il martirio, e in breve si
giunse a rinnovare l’antica apoteosi,
ossia consacrazione o annumerazione
degli uomini tra i celesti, e come un
tempo con solennità di cerimonie e
di pompe si compiva in Roma pagana
la deificazione di un grand’ uomo o
d’un imperatore, così allora con grande solennità di rito si proclamò la
pubblica venerazione dei santi.
133. 11 rito in Occidente di farli
canonizzare dal vescovo di Roma non
ebbe principio che verso la fine del
secolo X, quando Giovanni XV nell’anno 993 celebrò con grandissima
pompa la canonizzazione di s. Ulderico vescovo d’Augusta, morto venti
0 trent’anni innanzi. Ma sappiamo
pur troppo dai rituali di molte chiese,
anche delia diocesi d’Italia, che vi si
era introdotta da secoli la venerazione
de’ santi, non già nel modo, che dal
secolo X in quà veggiamo costumarsi
nelle chiese non evangeliche, ma sempre in maniera che restava o dimenticata, 0 almeno diminuita, e come
dimezzata la fiducia nella mediazione
di N. S. Gesù Cristo.
134. Le statue, che secondo si dice
nel libro i del codice di Giustiniano,
erano presso Roma pagana segni
della deificazione o apoteosi di coloro,
in cui onore si erigevano dalle autorità religiose, i simulacri, gl’ intagli, i
ritratti e le pinte imagini ingombravano talmente altari e pareti nelle basiliche e chiese cristiane, che entrandovi parea si fosse veramente in un
tempio d’idoli. Ogni divoto avea le
sue particolari simpatie, e tutti ricorrevano per grazie ai santi, pochi si
ricordavano più del nostro divin Redentore Gesù Cristo, che unico e solo
ci può salvare.
135. Anime pie non mancarono di
gridare allo scandalo e alla corruzione; ma fosse ignoranza de’ tempi
0 residuo di paganesimo, in Oriente
non furono volute ascoltare, e da una
parte divenne fanatismo lo zelo, dall’altra mutossi in rabbia la superstizione, e nacquero quelle persecuzioni
e quelle guerre implacahili degh Iconoclasti, le quali duraron secoli, e
come era da aspettare, non valsero
che ad irritar sempre peggio i partiti,
e a consolidare l’errore. Tanto è vero
che nelle cause di religione è sempre
malvagio e pernicioso consiglio il ricorrere alla forza brutale !
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156. In Occidente fu meno accanita
la lotta, ma pur non rimase mai intera la vittoria alla verità. Qui pure
uomini superstiziosi e fanatici più che
mai, incoraggiati dai vescovi di Roma,
che si dichiararono tosto in favore
del culto de’ santi e delle immagini,
come si dichiararono più tardi m favore della Inquisizione, si aOacendavano a predicare miracoli, rivelazioni,
e grazie e portenti della protezione
de’ santi, e pur troppo non pochi fedeli perdevano di mira l’unico divin
Salvatore Gesù Cristo.
137. Le cose erano a questo punto
quando il celebre Claudio vescovo di
Torino tuonava e fulminava con tanta
eloquenza e con sì caldo zelo, come
abbiam veduto (91. 92), contro siffatte innovazioni, appoggiandosi alla
dottrina della Sacra Scrittura, e alla
testimonianza di s. Agostino.
138. Quanto alla pratica dei digiuni pare che oltre quello anticamente
osservato nella vigilia di Pasqua, altri
ancora se ne prescrivessero in certi
dati giorni fino dal iv secolo. Tali
erano a cagion d’esempio quelli che
si premettevano al solenne battesimo
de’ Catecumeni, o accompagnavano
r ordinazione dei ministri di chiesa.
È però da osservarsi che :
1" Non si facea del digiuno un’ opera meritoria nè satisfattoria, come
fu fatto qualche secolo dopo;
2° Veniva osservato esattamente
con una astinenza totale dal mangiare
e dal bere per lo spazio di 24 ore,
mentre oggi è ridotto ad una semplice
distinzione di cibi;
3“ Non si teneva per accetto a Dio
se non fosse accompagnato da vera
contrizione ed umiltà di cuore, come
vuole il profeta Isaia ( lvih. 3. 8 ).
139. Al tempo di s. Ambrogio era
certamente in vigore a Milano il celibato del clero, chiamando egli nel
suo 1" degli uffici, cap. 50, alieni
dal consorzio coniugale gli Ecclesiastici milanesi a cui parla, benché nel
medeshno luogo attesti, che nelle altre
città di minor fama, come erano per
la maggior parte quelle della diocesi
d’Italia, e preti e vescovi aveano moglie e famiglia.
Il clero però di Milano non vivea
celibe in forza di alcuna legge , ma
per elezione, e l’unico motivo per cui
s. Ambrogio gli raccomanda il celibato, è l’altissima stima in cui egli ha
quello stato. Pur quella opinione del
santo cambiossi ben presto in regola
di condotta pel clero, e il concilio di.
Torino celebrato poco appresso la
morte di s. Ambrogio, proibì di promuovere un Decano ammogliato al.
ministero di prete , oppure un prete
ammogliato a quello di vescovo.
Non fu però mai eseguila quella
legge a rigore finché nel secolo uu-
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dècimo è duodeciflio I veàoovi non si
lasciarono impoi re da’papi il giogo
delltì false decretali còsi ftlrbeiCà^
mente matìipokte dal flionaci sul de*
clinare del ix secolo, SlccOmé ttbbianiO
già sopra Indicato (105).
Essendo hèl 1060 vescovo di Roma
papa Niccolò 11, e volendoai ad Ogni
costo mandare ad eseciìzioné i canoni
del Concilio di Magonza tenutosi circa
dieci anni prima, in cui stando alle
false decretali, s’Intimava il celibato
al preti, si fece il computo degli fccclesiastici della diocesi di .Milanó, e
giungevano a più migliaia. Ma fra
questa gran moltitudine uno solo fti
tfovato veramente celibe, gli altri tutti
0 erano legittimamente ammogliali,
0 viveano illecitOmènté cou donne.
Questi ultimi vennero cirià vent’ànni
dopo condannati per eretici nel concilio di Clermont,echianìati Nicolaiit
dal nome del Papa, sotto cui si scoprirono le lor turpitudini. Da ciò
stesso per altro si vede ché Con tutti
gli sforzi de’ concilii e de’papi la légge
del celibato ecclesiastico non éfa nel
secolo XI ancora universalmente osservata in Ualia, tuttoché espressamente ordinata nelle false decrétali
che pur si avevano in conto di vere
e antiche costituzioni della Chiesa.
140. Si può dire altrettanto dei
voti monastici. Al tempo di s. Ambrogio erano già molti 1 monasteri per
Uomini e per donne, mà sempie gli
uni e le altre potevano Uberamente
uscirne senia essere Conie furono pliì
tardi nelle età susseguenti, obbligàti
a fài penitenza. I voti non si permettevano ché rari t temporànei alle
persóne giovani, perpetui a poche e
quando pi'ovette non solo d’età, ma
di Serino.
Sebbène pertanto si fossero anche
in alcune chiese d* Italia introdotte
assai innovazioni e superstizioni che
erano più o meno diffuse per tutta la
Cristianità , è dà rendei grazie alla
Provvidenza che abbiano qui sèmpre
incontrato dóve aperta opposizione,
doVe siffatti temperamenti, che se non
valsero a sradicarle, Cèrtamente giovarono a diminuirle o almeno a fflodiflcarle per modo, che non potessero
arrecare alla purità della fede quei
danni che le arrecarono altrove. 1 fedéli italiani come fln dai tempi di
s. Atìibrogio nel (V secolo mantenendosi
férmi e puri delle primitive dottrine
della ifede evangelica protestavano a
così diré cól fatto ctìhtro le innovazioni è gli ertori quà e là pullulanti
ili altre chiese per le continue questioni teologiche della Grecia, dell’Asia e dell’Africa, così protestarono poi
nel IX aderendo in gran numero alla
fede pura e coraggiosa di Claudio, e
cosi pure in gran numero pfotestarono con Raterio e con Attone nel t,
7
e così nell’sr cofi Gundolfo. Mercè
questi buoni Profcstaùti dell’aHa Italia, snellii in meiio alle tenebre dei
tempi più ignoranti, più superstizioni,
più barbari qni giammai non si spense,
ma durò seifipre Viva ed accèsa la
fiaccola della vera fede die salva, ebe
è la fede schietta, sentila, proioffida e
ardente nell’unico nostro divino Hedenter Gesù Cristo, la quale sola conobbero e sola fln qui professarono
sempre in Piemonte i fortunati abita-'
tori delle valli, detti Valdesi.
Ci resta a vedere, e lo faremo nel
prossimo numero, come questi antichi protestanti d’Italia , che sono sì
felicemente riusciti a conservare in
mezzo alle superstizioni intatta la
pnrità della fede, abbiano anche saputo sempre felicemente schermirsi
dalla soggezione di Boma, non ammettendo altra norma di fede, nè altra
autorità insegnante che la sola solissima parola di Dio, che era in principio appo Dio, venne in earne umana
a conversare visibilìnetitc cogli uomini, e sta con noi fino alla consumazione de’ secoli rielle sacre Sciiftore, dove ci ammaestra, ci corregge,
ci illumina, cl guida sicuramente a
salute.
Ecco la Chiesa veramente apostolica d’Itaha, la quale nella successione de’ secoli ha conservato inalterati«: la fede evangelizziata da N. S,
Gesù Cristo agli Apostoli, e da questi
a noi, fede non più da Itingo tempo
posseduta nella sua semplicità primitiva da floma, ma professata ora in
pia ef carKatevole comunione coi
Valdcèi da tutte' le Chiese protestanti
d’ Europa , che la rinvennero nella
Provvidenziale Riforma del secolo decimosesto.
Errata—Corrige.
A pag. 399 e 36(V in luogocU s. Lenone, fi iiygo
sempre s. Zcn«ne.
L’APOSTOLATO EVAAGEllCO
rf la scioflcc est l'idole dii peafflc
àUem»nd^ il sait peut-être plus
que les autres. L'hoancur est
l'iüolo du peuplé frao^is, el nul
n’a entassé tant de trophées rai*
litaires. Le peuple anglo-saxoQ
a le sentiment instinctif d’une
vocation qu’il a reçue d’en haut^
d'uu taleut qui lui a été ccané^
et qu’il doit foire valoir sur toute
la terre; — il est du côté de
Dieu, il est ouvrier acec Dieu^
et il s’avance dans cctto œuvre,
avec enthousiasme et persév«'rance.»
I. H. Merle
ITno dei' più bei distintivi della vera
Chiesa fondata da Cristo è lo spirilo
deir Apostolato evangelico. Leggiamo
anch’oggi con ammirazione gli Atti
degli ApostoU, dove la Provvidenza
CÎ ha conservato i fasti dei primitivi
Cristiani. Quale ardore! quanto zelo
in qne’ poveri pescatori nel predicar
8
la divina parola, dove unicamente è
insegnatala scienzadella eterna salute.
Essi non fanno a chi più ragiona sui
misteri della fede, nè chi meglio conquide l’orgoglio dei pagani filosofi, o
più si profonda nella interpretazione
delle divine Scritture. Coteste miserabili controversie dell’umano ingegno sono assai posteriori a quei tempi
felici, ed hanno pur troppo inaridito
lo spirito del vero apostolato evangelico, quando passarono dalle greche
Accademie ai libri de’ Padri, e da
questi si travasarono nelle cattedre
de’ Teologi, e divennero per secoli
ozioso pascolo de’ cosi detti scolastici.
Povera Chiesa di N. S. Gesù Cristo!
In tutto il Medio Evo non fu che
una palestra di vane liti scientifiche,
dove scendevano a combattere fra
loro i teologi, senza che nulla apprendesse per la propria edificazione il
popolo. Allora dominò tiranno il dritto
ecclesiastico ogni dì accresciuto da
nuove decisioni di concilii e da costituzioni di Papi; allora ingrossò enormemente di aggiunti articoli il Credo,
e allora nacquero e si dilfusero quelle
tante superstizioni di culto e di miracoli, che fanno anch’oggi il rossore
de’ secoli Cristiani.
La Parola di Dio per altro, che si
manifestò da se stessa agli uomini
quando apparve fatta carne al mondo,
c che era stata così potente sul labbro
dei primi Apostoli inviati da Cristo,
potè sì giacere per alcun tempo sotto
il moggio dell’ignoranza e della pravità, ma non potè giammai essere del
tutto estinta. Lo spirito dell’apostolato ricomparve per divino favore
della Provvidenza nel secolo della
Riforma, e uomini veramente apostolici, sgridando 1 pervertili ingegni
che si sperdessero dietro la vanità
della scuola, li richiamarono a cercar
la salute nella parola evangelica; e
caddero in breve nell’universale disprezzo i tanti volumi fabbricati da
mille teologi; e tutti corsero a dissetare lo spirito nelle acque pure della
Redenzione, che sole sgorgano, come
da natia lor fonte, dalla Parola wdi
Dio. D’allora in poi non solo non
venne mai meno, ma andò facendosi
sempre più zelante e più generoso
r apostolato evangelico, ed oggi è
grande consolazione a tutti i credenti
il veder come prosperi, e, a così dir,
giganteggi specialmente nella Gran
Bretagna.
La dissero, già tempo, i monaci
l'isola dei Santi, perchè più delle
altre parti del mondo abbondò di
chiostri e di claustrali. Ma quella
era santità d’inerzia, sopraffatta da
da superstizioni non più tollerabili a
un popolo cristiano illuminato. La
vera santità scaldata di apostolico
zelo si può dir che vi domini dopo
9
la famosa riforma del decimosesto
secolo.
11 popolo della Gran Bretagna, ammaestrato alla continua lettura del
.Santo Evangelo, ha meglio d’ogni altro
acquistato la coscienza di sè e dei
suoi doveri. Benché occupato e distratto da mille interessi materiali,
agricoli, industriali, e mercantili, voi
sempre in esso trovate un sentimento
religioso che lo fa camminare nel
sentiero della probità, e nel santo
timore di Dio. Anche nel tempo che
vi s’introdusse il Deismo, non mai si
giunse, com’è avvenuto in Italia e in
Francia, a cancellarvi il rispetto dovuto alia santità delle leggi stabilite
da Dio. La stessa incredulità, come
osserva saviamente il S. D’Aubigné,
fu iu Inghilterra spesse volte morale,
mentre in Francia per solito era assai
scostumata. L’idea del dovere, facilmente obbliata da noi, è forte impressa
nell’ animo d’ogni Inglese. Nei 14
volumi di dispacci del duca di Wellington, osservò un critico, che vi si legge
una sola volta la parola gloria, ma
spessissimo quella di dovere. In
mezzo all’attività, che regna in tutta
l’Inghilterra, il popolo sente il dover
di coscienza, perchè ha imparato dal
santo Evangelo, che «le cose visibili
noo sono che per un tempo, mentre
le invisibili sono eterne (2. cor. c. IV.
18.) Di qui la facilità che -veggiamo
essere in Inghilterra di trovar sempr®
nime generose ed apostoliche, le
quali gittano danaro, comodi e vita
per la diffusione del Vangelo. DilTicilmente un’altra cristianità qualunque potrà superare l’inglese nello
spirito dell’Apostolato, che oggi pure
la spinge alle più ardite imprese.
Per lo passato esaltavasi la propaganda di Roma come l’apogeo della
forza Apostolica, e noi di buon grado
confessiamo, che quella istituzione fu
grande ne’ suoi principii. Quasi sempre sfortunata però ne’ suoi intraprendimenti, non può affatto venir
oggi in paragone Coll’Apostolato Inglese.
A questo nulla è intentato, e nulla
pare più difficile. Non è gran tempo I
Negri Uberati dalla schiavitù per opera
dei vascelli Britanni, ed istruiti nel
Cristianesimo fra i coloni di SierraLeone, hanno risalito le rive del Niger
inaccessibili fin qui agli Europei, e
presero ad annunziare il Vangelo in
que’ medesimi luoghi, dove tanti
viaggiatori e missionarii aveano lasciato le ossa.
Appena arrivati nella città natale,
furono festeggiati con grandissima
gioia dai lor cittadini tutti, che li credevano schiavi al di là dei mari,
trasportativi a forza delle navi del
cattolico Brasile. Chiamati innanzi al
re — « Chi vi ha liberati dalle mani
10
- m —
de’ nostri nemici? « disse qnel iwincipe agli antichi suoi sudditi — « Il
popolo inglese )t risposero i Negri —
« E quanto avete pagato per questo ?
—«Niente»—«Quando Vi tolsero le
catene, cbe vi fecero ?x^«Ci hanno
condotti in Africa in luoghi fertili; ei
hanno provveduti di buone case,
ci hanno rivestiti di buoni abiti, e ci
hanno cibati di buoni alimenti.»—«E
chi vi ha fatto tanto betìe?»»—«Il popolo Inglese. »—«E che gli avete voi
pagato per questo?»—«Niente»-—«In
che vi siete occupati in que” luoghi,
dove vi hanno condotti? » — « Ci hanho
iinparato a coltivare la terra, a maneggiare ¡a vauga, a cucire gli abiti
e molti altri mestieri. Nel iempo istesso ci hanno insegnato a leggere e
scrivere ; cl hanno somministrato la
Parola di Dio; ci hanno appreso a
conoscere Gesti, salvatore dei neri
come è dei bianchi, e le anime nostre
sono state riempite di pace e di gioia, n
—«E chi vi ha insegnate tanle belle
cose?» — « Il ]x>polo Inglese » — « E
quanto avete pagato per questo?»—
« Niente I)—« Oh questaè strana disse il
re. Annunziale al popolo mio la buoiia
novella che vi è stata insegnata» ==
Di ii a qualche tempo il re mandò
una lettera alla regma Vittoria nella
quale le diceva^ ^ «Regina, Io rico« nosco, che il popol tuo è fra tutti *
« popoli dd mondo quello che sta
« più Vicino a Dio. ECCO perchè dèsi« dero di entrare in alleanza con te »4
Questo elogio fatto dal re Negro
alla nazion Britanna, è senza dubbia
il più bello che si possa mai fare ad
un popolo, e i nostri lettori ben veggono, die tutto è dovuto a quello spirito di Apostolato Evangelico onde
sono animati gl’inglesi.
Noi speriamo che questo spirito si
accenda con egual i-,alore in Italia,
ma conviene si faccia prima più diffuso lo studio e l’amo? del Vangelo.
Sono ancor pOchi gl’ItaliaiDi che attingono la sdenza della salute immediatamente alla Parola di Dio, e per
maggiore sventura vi ha luoghi in
Italia, dove non si può impunemente
attendere allo studio e aOa meditazione di questa salutare Parola, Pare,
che la reazione vi abbia ripristinato i
rigori dell’antica Inquisizione. Ma lo
Spirito di Wo non s'iiicatena, e giova
sperare che, tardi 0 tosto, anche in
Italia trionferà di così fatti ostacoli,
come già trionfò dei martirii.
C0RR1SP0NDEXZ4 UEllGIOSA.
(Letieta setta)
.....14 aprile 1852,
Mio Ottimo Amico
Il vero puDto di quistione tra la religione del nostro paese e quella del puro
Va^elo, s’aggtfS tutto intorno alla fede;
11
tutte le altre differenze non sono che secondarie, sia per l’importanza, sia per la
derivazione.—Nella nostra città natale (1)
s’ignora completamente quel che significhi fede, secondo il senso evangelico, e
tu sai che cosa si pensi costì degli evangelici. ir La fede salva» dicono essi, e
questa loro massima è posta in eterna
canzonatura Su’ nostri pergami. Ci era
stato ripetuto fino alla noia (te ne ricorderai, e forse ancora ló senti ripetere)
che per I protestanti l’importante sia di
crederé, e poi resta ognun libero di fare
quel che più gli piace. Egli è facile l’immaglnare quali belle prediche sì possono
(Sre su questa supposizione, e certo non
debbo che ad esse l’aver conservato anche da incredulo un disprezzo per il modo
di ragionare alla protestante. Stavo fuori
d’Italia quando mi si diede a leggere la
bell’operà del sig. MéHe d’Aubigné sulla
Riforma: ne lessi appena il primo volume,
e intendendo la parola fede all’uso pretesco, non ne capii nulla, e l’autore mi
sembrò un curioso visionario. Chi mi
avrebbe detto che dopo due anni avrei
conosciuto e stimato tanto il sig. Merle, e
letto con tanto piaceie il suo libro, come
adesso fo? Sin dal bel principio dunque
ti dichiaro, che altro è il senso che
bisogna daiealla fede. Non s’intende con
essa quel piegarsi dell’intelletto a ritenere
per vero un fatto senza che esso abbia
dell'influenza sulla vita ; anche ! demoni
ritengono che Gesù è il Figlio di Dio e i!
Cristo, ma non perciò han fede. La fede è
il principio rigeneratore del cuor umano.
Noi siamo nella corruzione e quindi nel
(^ ) Lo scriltore dj qaeiia corrispouilenza uoa
appartiene al Piimonte.
l’impotenza di far del bene! la fede ci giustifica prima, e dopo ci santifica. Non è che
ci metta nella libertà d’ agire a capriccio,
ma ci dà il potere di fare il bene, verso
cui ci dirige. Bada, fratello mio, a tutto
ciò, poiché sii pur persuaso che nel paese
Ove sei, non si alimenta 11 pregiudizio contro gli evangelici che con una invereconda
menzogna. E non Si legge in mille passi
del nuovo Testamento che la salute è nella
fede? E non l’ha detto più volte lo stesso
Redentore ? Quand’egli diceva a qualcuno
la tua fede t’ha salvato va in pace, intendeva forse dar libertà di fare quel che si
voglia? Che sia la fede, noh può sapersi da
chi non l'ha provala. A definirla intellettualmente, e a toglierleogni azion diretta
su tutta la vita ogni teologo romano basta;
ma come intendere che senso avesse la
parola credere sulle sante labbra di Cristo,
senza lo Spirito? E questo manca pur
troppo nel nostro paese! V’ha teologia,
v’ha studii e cattedre, rettorica e che so
io ? ne posson nascere de’ dotti e talvolta anche dei discorsi applauditi, ma
Uon un cristiano, iiion posso trattenermi
dal dirli fin d’ora che senza persuadersi
del valore che ha nella Cristologia la
parola fede, non si può intendere il Vangelo, non si può parlare di Cristianesimo
0 se ne parlerà senza punto esser cristiano.
l'er poter decidere in me la quistione
sulla fede, dovetti darmi alla lettura del
Vangelo, cd ecco con quali disposizioni:
Non era ancor Cristiano ; non ti faccia
meraviglia di sentire questa negazione;
10 non lo era. Da noi basta aver ricevuto
11 battesimo pér esser ritenuto cristiano,
sia qualunque la vita ; per Dio e per la
chiesa di Cristo, non lo si può essere,
che quando e si crede al Vangelo, e si
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mostrano i frutti esteriori di quella credenza. Io dunqne non lo era: però
mi posi a svolgere il libro santo pacatamente, con calma, e coil’idea dì non
ammettere cbe un senso chiaro e naturale. Ingannato così barbaramente
dagli uomini in fatto di religione, non
volli stare nè a commentarii, nè a spiegazioni : solo doveva o naufragare, o trovare un porto. Ma solo non era! Chi ti
potrebbe narrare l’effusione di gioia che
io sentiva nel leggere il Vangelo? Mi sembrava di aver trovato il libro mìo, un libro perduto ! Lo crederesti ? In pochissimi
giorni anziché temere lo scetticismo, io
provocava tutti i miei dubbi, li poneva in
rassegna, e (cosa strana!) sentiva venuta
nel mio cuore tanta pienezza di vita, che
mi annoiava di discutere fra me stesso.
Oh io aveva bisogno di credere! Io aveva
bisogno di trovare il mio Dio ! Empi colorojche proibiscono la lettura della Bibbia; stolti quei genitori che non la mettono nelle mani dei loro figli; infelici
coloro che non la leggono ! Com’è possibile non restar preso a quella lettura,
se si fa solo col desiderio di eseguirla a
grado a grado e con semplicità ! — Col
Vangelo alla mano, vidi che non c’era da
ripeter nulla sul principio della fede. Esso
è ripetuto, stabilito, elevato a dottrina da
un punto all’altro: e certo se Tesser protestante significa star fondato iu esso, oh
certo, S. Paolo è stato il più gran protestante che si sia visto nel mondo. Però
trovavo qualche dfficollànell’ammetterlo,
ed eccone la ragione. La cosa più diffìcile all’uomo è di abbandonare la propria
giustizia: come fare a non credersi buono
a nulla, assolutamente a nulla P La fede
i un dono; Cristo ci ha salvato comple
tamente : ecco due verità che son la base
del cristianesimo, ma che non saranno
mai intese da chi non è cristiano. A me
pareva che la mia salute, anche ponendosi
nella fede, sarebbe dipenduta sempre da
me : non poteva lasciar l’idea d’un qualche merito personale — Feci delle ol)biezioni ai Valdesi : col Vangelo me le
battevano tutte, e per me il Vangelo era
divenuto già un libro tale, che non avrei
più saputo rifiutarlo. E veramente è così
chiaro sulla questione della fede, che bisogna proprio proibirlo, per sostenere il
contrario. Mi trincerai però dietro d’un
argomento ; io diceva : Per salvarmi ho
bisogno della fede in Cristo ; la fede è in
me : è in ciò il merito che Dio premia.
L’argomento non mancava di sottigliezza,
e avrebbe atterrato chiunque nou fosse
stalo cristiano. Mi si sarebbe potuto rispondere che noi siam salvati non o causa
della fede, ma solo mediante, e che la
fede stessa è un dono. Ma queste due ragioni Validissime, allora forse m’avrebbero
fallo poco effetto, e in vece n’ebbi una
che mi tolse ogni caligine. Mi si disse: (e
Dio benedica chi lo disse, come gli altri
che tanto m’hanno giovato in quelle riunioni) : « se voi avete fame ed io vi do
« del pane, qual merito è il vostro di
riceverlo? »— Questa risposta fu per me
nn lampo, assolutamente un lampo; io
vidi chiaro, io non obbiettai più : oh Dio
m’aveva dato luce! S sai perchè quelle
parole mi fecero tanto bene ? Perchè io
sentiva veramente fame di salute; non mi
era possibile più di resistere alla forza
dello Spirito che piegava l’intelletto, moveva il cuore, e in quei solenni momenti,
da cui (tremo e gioisco al pensarlo} dipeudeva il mio avvenire, in quei solenni
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momenti fece sparire dall’anima mia pur
l’orgoglio! Io gioiva della mia disfatta.
Oh quella sera la preghiera che si fece
mi scese al cuore! Se si fosse trattato di
tutt’altra riunione, mi sarei dovuto ritirare in casa ben umiliato, ed io invece
era allegro : un nuovo mondo era stato
scoverto. Eccomi nel bisogno di progredire; raa qui lascio per ora dì scriverti.
Questa lettera mi ha cagionato molta emozione, e mal redatta com’è pur te la
mando: ab potesse far nascere in te il
desiderio di leggere il Vangelo!
T’abbraccio, etc.
LA
CATECHIZZATA DAL CATTOLICO
Quando or fanno appunto sei mesi comparve il primo Numero della Buona Novella, pareva dire dei fogli clericali, il finimondo per il Piemonte; « Non
« mancava più che questa sciagura^ esclamavan gli uni; « il ministero si toglie la
« maschera » gridavano gli altri, « è uno
a scandalo » prorompevano tutti in coro ;
i Vescovi fecero rappresentanze sopra
rappresentanze ; e queste essendo riuscite
vane, come era giusto, ricorsero alla scomunica e finalmente all’/ndìce. Percorsa
a quel modo tutta la serie dei soliti esorcismi, senza che la Buona Novella se ne
risentisse altrimenti che in bene, e non
rimanendo loro altro partilo da prendere,
I fogli clericali si decisero a discutere: lo
che fanno da qualche tempo, ed anche
(ci piace notarlo) con progressi piuttosto
sensibili dal lato dell’urbanità.Or vedete, noi diremo, se il governo col
mantenere illesa la nostra libertà, se noi
col non lasciarci intimorire da tanto schiamazzo, non abbiamo reso a quei signori
un vero servizio! V’ha egli, infatti, cosa
più degna dì chi si pretende in possesso
della verità, che di cercare a convincere
gli erranti ? Catechizzare non è egli più
conforme al metodo seguito da Gesù Cristo e dagli Apostoli, chenon imprigionare
0 ammazzare ?
Il Cattolico che non fu fra gli ultimi a
richiedere prowecíííneníí, nel suo N'’ 805,
ba impreso di catechizzarci : non è questo
un progresso reale, innegabile ?
Quale sia il valore di quel suo «po’ di
catechismo cattolico» noi ne abbandoniamo
il giudizio ai nostri lettori, percorsa che
avranno la succinta analisi cbe stiamo per
presentar loro :
La Buona Novella ba asserito, ed anche più volte, che secondo la dottrina di
tutte le chieseevangeliche, colui èsalvato
che crede sinceramente e con tutto il
cuore aG. C., vale a dire, che accetta
umilmente e con piena fiducia il perdono
conquistatogli da Cristo, per mezzo della
sua morie.
La Chiesa romana, dice il Cattolico
« insegna l’opposta dottrina », vale a dire,
che i dissenzienti da essa, comunque abbiano una tal fedeinG.C. non sì salvano.
Ed il suo dire si fonda su questo ragionamento :
Nessuno può ottenere salvezza, se egli
non è nella Chiesa ;
Ma le sette del Quacquero, del Presbiteriano, del Luterano, del Calvinista, del
Valdese ecc. non appartengono alla
Chiesa;
Dunque i membri di quelle varie sette
non possono ottenere salvezza.
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Prove. Il Ccittolico ne porge due :
Prima prova: le dichiarazioni delia
Scrittura, e fra altre innumerevoli, le seguenti di G. G. ai suoi discepoli : i< Siccome il mio Padre m’ha mandato, cosi
io mando voi ; andate, insegnale ad osservare quei comandi che io vi ho dati:
Ecco io sono sempre con voi, sino alla
consumazione dei secoli (Giov. 20). — Chi
ascolta voi ascolta me ; chi disprezza voi,
disprezza me (IJatt, 18) ; e questa di S.
PaolQ ai Calati ; « Benché noi, od m angelo del Cielo venisse ad evangelizzarvi
altrimenti da quello che noi vi abbiamo
evangelizzato, abbiatelo come scomunicato i>:
Seconda prova ; Il metodo seguito dalla
chiesa in ogni tempo, di separare da sè ,
quanti « opposero il loro senso privato al
magistero di essa ». — Indarno dunque
la Buona Nocella si persuade che le varie chiese evangeliche posseggano laverà
fede, « perchè credono in Gesìi Cristo
« come all’unica via per giungere alla refi missione dei peccatitutt’al più
« sarà questa vera fede iu Gesù Cristo,
« ma non sarà mai tutta la vera fede di
« G. C., vq’ dire la somma di tutte le veli rilà da lui rivelate ed insognate alla
« Chiesa ».
Infatti :
— « Gesù Cristo (citiamo letteralmente)
« ha proclamata la necessità della confes« sione auricolare per la remissiorte dei
« peccati. Dei protestanti quale è che amn metta questo domma ?
— « Gesù Cristo ha fissalo il numero di
«sette sacramenti, nè più, nè meno,
n Quanti ne riconosce Luteroquanti CaU
(< vino.’
— « Gesv» ftista lia ci’gemato il gdvorvw
« della sua Chiesa per modo chei Vescovi,
« successori di s. Pietro avessero il priK mato di giurisdizione e d’onore sopra
« tutti i vescovi di essa chiesa. Ditelo ai
« protestanti, e vedete quale omaggia
« essi rendono al successore di s. Pietro »,
Conclusione : « Chi non fa opere di peti nitenza j chi non pratica le virtù eri« sitane (questa conclusione l’ammettiamo
« anche noi), chi nou è divoto al Papa
« abbia pur fede in G. C. quanto egli
« vuole ; non giungerà a salvarsi.....
n Pertanto è chiaro che la Buona Novella
Il porge ai suoi lettori una falsa sicurtà
« di salvezza ».
Tale è in sostanza il catechismo piuttosto lunghetto fatiopi dal C^Uglicq.
Ora noi evangelici ( e questo lo deve
sapere il Cattolico] , siamo avvezzi a
renderci conto a noi stessi di quel che
crediamo, ed a non ammettere per buona
e credibile una dottrina religiosa ( per
rispettabili sieno le persone che la predicano) se non quando ci vien dimostrata
tale dalla Parola di Dio.
Poiché dunque egli si è tolto l’incarico
dì catechizzarci, permetterà, speriamo,
che, fedeli alle nostre abitudini ed al
solo fine di chiarirci bene sul merito del
suo catechismo, noi le proponiamo le 4
0 5 domande che seguono.
1. Ove sta scritto che « nissuno possa
« ottenere salvezza s’egli non è nella
«Chiesa?»
3, Quella Chiesa infuori della qwle
non si può ottenere salvezza, quale sarà
ella?
3. Su quali pas£i della S. Scrittura si
fonda il Cattolico per asseiire aver G. C.
« pmhmita (a
15
« awicola/re per la remissione 4ei ptoK cali » ?
4. Ove legge egli che G. C. abbia «fisti saie il numero di selle sacramenti, ffé
« più, né meno » ?
5. lafine quali sopo i passi della Scrittura su cui poggi r asserzione sua, che
G, C. hii dato al vescovi di Roma u il
K primato di giurisdizione « d’onore so« pra lutti i vescovi » delia cristianità ?
Vede bene il Cattolico cbe soltanto
ijuando saranno stali tirati in chiaro tali
punti, noi potremo giudicare della forza
o non forza del suo raBiunamenlq, quindi
accettare 0 respingere la sua pqnclusione,
che la via di salvajEione ds noi proposta
è falsa ed ingannevole.
aìQTlZIE REIilGlQSE
' Toriso. Si è osservato ohe martedì,
giorno della Sindone, quqsi tutte le botteghe della città, rimasero aperte.
— Domenica 2 del corrente fu fatta
nella espella Valdese, a beneQcio dei
danneggiati del Borgo di Dorii, un^ colletta, la qu^le fruttò la somma di I.,. S08,
che vennero consegnate al Tesoriere del
tlUDÌcipÌQ,
^ Ko>ii. Anche ai frati ignoraptelli, jl
papi ha decretato, che sia dato un protettore io cielo, avvendo con Breve, sottoscritto dal Cardinal Lambruschini, autoriziala la sapra congregazione dei fili a
spedire snbilo il processo di canonizzazione in favore del canonico De la Salle
fondatore dell^ scuole cristiane.
Irlanda. Da una cprrispondenz^ del
Bulletin-Echo ricaviamo quanto segue:
nDopa l’uUima mia letteri^, l’op»Fa della
diffusipne dell’Evangelo ha fatto progress;
qosi straordinarii, che gli stessi suoi piii
ardenti amici ne sono meravigliati. Dal
golfo di Bantry, al sud, lino alla spiaggia
di Sligo all ovest, i cattolici romani che
abbandonano la lorocbiesa per abbracciare
i puri e salutevoli principi della fede evangelica, si contano non più a decine, ma
a centinaie. Un successo cosi portentoso
è dovuto, gotto la benedizione del Signore,
ai lettori della Bibbia ed agli altri misaionarii inviali fra il popolo, i quali, il
sitnlfl Volume alla mano, e Tanior di Dio
nel cuore, riescono, a dispetto della più
accanita opposizioue, a far intendere ai
poveri ed ignari Irlandesi, le grandi e
sublimi verità dell’Evangelo... A prova
della sincerità di questi convertili, sappiate che, ad onta delle molte persecuzioni
cui sono fatti bersaglio a cagione del loro
dipartimento dalla chiesa di Boma, se ne
qonU uno appena che sia tornalo indietro.
Le scuole fondate vicino a quei luoghi
sono piene zeppe di fanciulli cattolici romani, che vi ricevono una soda istruzione,
basala sui principii fondamentali della fede
cristiana, e tutto dà a sperare pna messe
abbondante« — Chi dubitasse della verità
di qi)iinto precede, si ricordi le orrende
bpstemmie del Thablet, contro la Bibbia,
e contro i lettori d’essa, ('B. N. n, e
presto sarà ogni suo dubbio dilegualo.
Tanta dispetto e tanta rabbia pon sono
per nic\nle, nè anco per poqo. —
CRONACIlEm POIITICA.
Torimo. Il consiglio comunale, onde
rimeritare l’eroica azione del sergente
polverista Sacchi, cui ò principalmente
iluvulo ae lik città fu salva daU’immeBiio
16
disastro, dal quale avrebbe potute esser
colpita in seguito allo scoppio della polveriera, deliberò eoa voti unanimi: 1;
Che al Sig. Sacchi, sia conferito il diritto
di cittadinanza torinese; 2. Che il suo
nome sia imposto ad una delle vie della
città ; 3. Che sia collocata una lapide in
luogo pubblico, che ricordi la nobile
azione del Sacchi, e rammenti inoltre i
nomi dei generosi cittadini, che in quella
circostanza maggiormente si distinsero.
i. Finalmente che sull’erario municipale,
sia stabilita a favore dello stesso, l’annua
vitalizia pensione di lire 1,200.
— Dura da più giorni, nella Camera
dei deputati la discussione del progelto
di legge sull’imposta personale e mobiliare.
— Il Senato la Camera dei deputati ed
il Consiglio comunale hanno deliberalo
che le somme destinate a rendere più
splendida la festa nazionale dello Statuto,
fossero convertite in soccorsi, alle famiglie dei danneggiati poveri del Borgo
Dora. Un proclama del Sindaco, invita i
Torinesi a voler destinare al medesimo
uso la spesa che avrebbero incontrata
neU’accennata solenne circostanza.
Firenze. — Continua la crisi; ma per
altro è entrata in un altra fase: è ora
pendente una proposta di transazione tra
il ministro Baldasseroni ed i scrupoli della
coscienza granducale. I segni di pace sarebbero da una parte lo Statuto Costituzionale, e daH’altra il Boccila. Abolendo
10 Statuto, gli Ebrei sarebbero privati del
libero esercizio della professione legale,
della capacità ai pubblici impieghi, e sarebbero esenti dall’obbligo della milizia:
11 ministero confida che questo sia bastante
ad acquetare la coscienza del granduca;
ma di questi chiede che per compenso il
Boccella venga tolto dal gabinetto. Sì
accerta che questa transazione è stata offerta, e si aggiunge che il decreto d’abolizione disteso fu spedito al granduca.
Intanto la Francia ha fatto giungere al
governo toscano una nota, in cui chiama
il granduca a riflettere seriamente sulle
conseguenze del passo che sta per fare; e
cbe potrebbero riuscire fatali a lui stesso.
Prussia. — È noto come da sei mesi e
più siasi agitata dentro e fuori delle camere
la quistione sul modo di formare la prima
Camera, che secondo la Costituzione era
elettiva. La seconda Camera avendo teslè
rigettato a ragguardevole maggioranza,
ogni proposizione di modificazione, il re
le mandò il dì 28 pp. un messagio del
seguente tenore,:
Art. r Gli articoli 65, 66, 67 e 68 della
Costituzione non saranno più in vigore,
cominciando dal giorno 7 Agosto.
Art. 2" Da quest’epoca in poi la formazione della prima Camera seguirà in base
di un regio decreto.
AVVISO IMPORTANTE
I sigg. Associati alla Buona
Novella, il cui abbuonamento
è scaduto, sono pregati di
rinnovarlo in tempo, a scansò d’interruzione nella spedizione dei fogli.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo BACCHExrA gerente.
Torino, —Tip. 8oc. di A. Pon» e C.