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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALPESI
venerdì 6 GENNAIO 1995
L'ANNO NUOVO
RESISTENZA
E IMPEGNO
GIORGIO GARDIOL
In questo inizio d’anno, il
clima psicologico della
gente e dominato dall’insicurezza circa il futuro. L’ansia
aumenta fino ad assumere le
forme patologiche del disagio
psichico e del suicidio. Insicurezza non solo circa il futuro politico e istituzionale
dell’Italia, ma anche dell’economia dove si tocca ormai
con mano che la «ripresa»
non significa aumento dell’
occupazione. In ogni famiglia
si fa l’esperienza di un parente, di un figlio disoccupato.
Insicurezza per la pensione.
Tutto è rimandato a giugno,
ma quale sarà il contenuto
della riforma? Basteranno i
soldi per vivere la vecchiaia?
Insicurezza per lo stato dell’
ambiente i cui effetti si sono
visti con I^lluvione in Piemonte di due mesi fa. Insicurezza per il sistema scolastico
e sanitario. Sono le insicurezze del benessere relativo dei
paesi del nord del mondo.
Altre sono le insicurezze
fuori dai nostri confini. Nel
1994 ci sono state 41 guerre
locali con 6 milioni di morti,
oltre ai milioni di bambini
che muoiono per denutrizione, per malattie curabili con
poche migliaia di lire. La
guerra è alle nostre porte in
Bosnia, in Serbia, in Algeria.
Ed è ormai un rumore di fondo che ci accompagna quotidianamente, ci siamo assuefatti alle sue immagini, quasi
non facciamo più caso che i
morti di un anno sono tanti
quanti gli abitanti della Lombardia. La siccità avanza
mentre noi, per mantenere il
prezzo remunerativo, siamo
costretti a distruggere le derrate alimentari. Le insicurezze del Terzo Mondo sono le
nostre responsabilità. Trent’
anni fa il Consiglio ecumenico chiedeva di costruire una
«società responsabile»...
Abbiamo l’impressione di
vivere su una barca che fa acqua da tutte le parti, che non
ha né timone né motore, dove
esiste sì un certo numero di
rematori, che però remano
sempre con meno voglia perché non sanno quale sarà
l’approdo. In questa situazione le Conferenze distrettuali,
l’Assemblea battista, il Sinodo, l’Assemblea della Feci invitano noi credenti evangelici
alla resistenza, all’impegno e
alla vigilanza.
Resistenza. Resistere è una
parola che ci è cara per i ricordi storici che evoca nella
storia delle chiese. Ma resistenza significa oggi scoprire
la resistenza di Dio contro
tutto ciò che attacca la sua
creazione e le sue creature.
Essere testimoni della resistenza di Dio significa osare
contro corrente, denunciare
gli scandali e combattere i fatalismi che troppo spesso ci
attraversano.
Impegno. Anche questa è
una grande parola, ma Fazione che sottende è quotidiana
ed è scegliere il punto di vista
deir.Evangelo nella nostra vita. È accettare il confronto
con gli altri sulle grandi questioni della vita. È chiedere in
preghiera la forza per superare l’insicurezza.
Vigilanza. «A che punto è
la notte?». Anche qui, pur
nella notte dell’insicurezza,
dobbiamo sforzarci di cogliere dove si manifesta la lotta
di Dio per la nostra liberazione da tutte le oppressioni
Dobbiamo scoprire come seguire concretamente il Cristo,
l’unico nostro salvatore.
In queste tre parole, resistenza, impegno, vigilanza,
c’è il programma anche per
l’anno che si apre.
Dio è tornato di attualità,
c’è in risposta al clima generale di insicurezza una rinnovata voglia di Dio tra la gente
che ci circonda. La spiritualità, lo ha notato positivamente la scorsa Assemblea della
Fcei, coinvolge le persone in
un ricerca di un rinnovato
rapporto con Dio attraverso il
culto, la preghiera: ma per
noi protestanti la ricerca spirituale non è separata dall’etica cristocentrica dell’Evangelo che ci impone di prendere
posizioni nelle grandi e piccole contraddizioni della nostra esistenza.
I metodisti ricordano, il primo giorno dell'anno, il legame
Dìo è fedele e rinnova il suo
PAOLO T. ANGELERI
«Ecco... io farò un nuovo patto... metterò la mia legge nell’intimo loro»
(Geremia 31, 3T)
All’inizio di ogni anno i metodisti celebrano il rinnovo del patto: è una
consuetudine su cui vai la pena di meditare. Il richiamo al patto comporta tre
convinzioni: che anche noi come Israele
ci troviamo nel deserto, fra due frontiere.
Mar Rosso e Giordano; che il patto sinaitico non è, nell’economia biblica, novità
assoluta, ma rinnovo; che nel cammino
verso la terra promessa, il patto viene indicato come fattore insostituibile. Non si
scopre nulla di nuovo se si ricorda che
l’Esodo è stato nei secoli considerato figura del cammino dei popoli e degli individui verso la liberazione (M. Walzer).
Forse non sempre riflettiamo a sufficienza sul fatto che il superamento delle
tre frontiere - Mar Rosso, deserto. Giordano - trova la sua centralità proprio nel
rinnovo del patto sinaitico, in quanto aggiornamento dell’antica alleanza con
Abramo e collegamento con la sua granitica «fede nella fedeltà di Dio». Certo,
può essere anche qualcosa di più, ma ciò
che conta è proprio quell’antico legame
che esclude la novità come pura opera
umana e l’autonomia come proposta del
la inutilità di Dio. Il patto mosaico è vincolo che unisce al passato, aprendoci ad
un futuro di novità «da e in Dio». Ripetendosi e rinnovandosi, dà forza al popolo come comunità in cammino e gli offre
speranza di continuità e di novità, di fedeltà e di mutua assistenza. Se è vero che
il decalogo si articola in dieci parole, è
pur vero che la sua essenza è riducibile a
due: «Ama Iddio sopra ogni cosa e il
prossimo tuo come te stesso». Prima del
lungo viaggio nel deserto, Mosè avverte
l’indispensabilità di un richiamo alla solidarietà dell’uomo con Dio e con il
prossimo: così almeno l’Esodo è stato
letto nei secoli e ritenuto guida in ogni
cammino verso la novità.
Nel Seicento e nel Settecento puritani
e dissenters d’Inghilterra e d’America attraversarono nuove frontiere sempre garantendosi con un patto, che si richiamava al modello biblico, e anche «il glorioso rimpatrio» valdese è stato vissuto come ripetizione dell’Esodo. Finché saremo in questo mondo, resteremo come
Israele sulla «frontiera del deserto», fra
«Mar Rosso» e «Giordano»; tra rimpianto per l’Egitto e nostalgia per Canaan;
fra ciò che è stato e ciò che sarà.
Tensione rivoluzionaria al nuovo, volontà di abbandono del vecchio sono segnali di quest’ansia che ci inseguono anche nel quotidiano politico e stanno di
tra Dio e la storia
patto
ventando parte integrante dell’esperienza
collettiva di tutti i popoli. Si diffonde il
desiderio di cose nuove e di cambiamento a dimostrazione che l’imperativo evangelico (nuova nascita, nuovi cieli e nuova
terra) è esigenza insopprimibile dell’uomo. Ciò che invece sconcerta e delude è
il modo superficiale con cui tutto questo
viene vissuto: anziché tener conto della
indispensabilità del «rinnovo» del patto,
si preferisce la cancellazione di ogni vincolo solidale; anziché dar valore e spazio
alla reciprocità, si riduce tutto a un più
comodo amor di sé, al puro egoismo. Appunto: rinnovo del patto e inizio d’anno.
Se una simile celebrazione ha senso
sia per noi come individui «rinnovati»
nel patto di Cristo, sia per il popolo (o i
popoli?) alla ricerca della novità, non resterà che richiamarci al modello biblico
nella sua triangolarità (io/Dio/prossimo),
recuperandone la fede antico/nuova nella
«fedeltà di Dio». Se Dio è fedele, non ci
può deludere: quanto più la notte è fonda, tanto più vicina è l’alba. Il mondo,
per malvagio che sia, non potrà mai vincere l’agape misericordiosa del suo Regno: occorrerà solo saper attendere e,
nella véglia, accendere i fuochi che ne
annunciano l’arrivo. È proprio indispensabile ricordarlo? «Maran atà! Il Signore
viene» (I Corinzi 16, 22): siate pazienti
fino alla sua venuta (Giacomo 5,7).
ANNO 3 - NUMERO 1
Gerusalemme
Uno statuto
speciale?
I responsabili delle principali comunità cristiane di
Gerusalemme, in una dichiarazione storica, hanno chiesto «uno statuto politico e
giuridico per Gerusalemme,
che testimoni l’importanza e
il significato universali della
città». Gerusalemme, che
conta oltre 400.000 abitanti,
di cui i due terzi sono ebrei,
viene considerata città santa
dagli ebrei, dai cristiani e dai
musulmani. Rappresentanti
delle tre religioni dovrebbero
quindi essere «coinvolti nell’elaborazione e nell’applicazione di questo statuto speciale», dichiarano i. responsabili cristiani, che hanno chiesto anche una garanzia «stabile e permanente di questo
statuto speciale» da parte della comunità intemazionale. ,
Secondo alcuni osservatori
ecumenici di Gerusalemme, è
la prima volta che responsabili cattolici, ortodossi orientah non calcedonesi, anglicani e luterani di Gemsalemme
firmano una tale dichiarazione. «Gerusalemme è troppo
preziosa per dipendere soltanto dalle autorità politiche comunali o nazionali, qualunque esse siano», sottolineano.
Erano emersi timori che il
dissenso tra responsabili israeliani e arabi sullo statuto
futuro di Gemsalemme facesse fallire il processo di pace
in Medio Oriente.
Il primo ministro israeliano, Itzhak Rabin, ha sottolineato che Gerusalemme «deve restare unita sotto la sovranità israeliana» in virtù di
un accordo di pace finale
arabo-israeliano. I responsabili arabi però hanno chiesto
che almeno GerusalerameEst sia posta sotto il controllo palestinese. I responsabili
cristiani hanno ammesso che
le questioni riguardanti lo
statuto futuro di Gerusalemme «saranno quelle più difficili da risolvere nei futuri negoziati».
(Bip/Eni)
All’Ascolto .
Della Parola
Camminare
nelle tenebre
pagina 6
Attualità
Elezioni
a primavera?
pagina 7
Voltaire e la
tolleranza
pagina 9
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 6 GENNAIO 1995
f&»«
Introduzione al documento preparatorio della Preghiera per l'unità'dei cristiani 1995
«La koìnonìa: comunione in Dio e tra noi»
/ testi proposti quest’anno
per la «Settimana dell’unità
dei cristiani» sono stati preparati da un gruppo internazionale i cui membri sono
stati nominati dalla Commissione Fede e Costituzione del
Consiglio ecumenico delle
chiese e dal Consiglio pontificio per la promozione
dell’unità dei cristiani.
Il gruppo si è riunito
nell’ottobre 1993 a Bristol
(Inghilterra), presso la Casa
«Emmaus», un cèntro di ritiro della diocesi cattolica di
Clifton. Ha adattato uno
schema ispirato dalla quinta
Conferenza mondiale di Fede
e Costituzione che ha avuto
luogo a Santiago de Compostela (Spagna) nell’agosto
1993. Pubblichiamo qui di
seguito l’introduzione al documento preparatorio.
«La “Preghiera per l’unità
1995” è in continuità con il
tema suggerito per la celebrazione della Preghiera 1994:
“La casa del Signore, chiamati ad avere uri sol cuore e
un’anima sola" (Atti 4, 32).
La Preghiera è centrata su
una parola importante, anche
se non ci è ancora familiare,
usata nel Nuovo Testamento:
la parola greca koinonia.
Questa parola viene spesso
tradotta con “comujiione” o
con altri termini quali “essere
compagni”, “condivisione”,
“partecipazione” e caratterizza la vita divina che condividiamo in Cristo e tra noi partecipando alla comunità che è
al suo corpo. La nostra preghiera per ogni giorno della
“Settimana” sarà centrata sui
diversi aspetti di questa comunione o koinonia. La nostra riflessione sarà guidata
dall’immagine significativa
della vigna e dei tralci del capitolo 15 dell’Evangelo di
Giovanni.
La vita stessa di Dio viene a
volte descritta come una comunione o koinonia. Dio si è
rivelato egli stesso coqie un
Dio in tre persone (Padre, Figlio e Spirito Santo) che sono
distinte eppure totalmente legate l’una all’altra in un’unica
vita divina. Nei loro sforzi per
spiegare che questa vita divina è comune alle tre persone,
che essa è un’unità totalmente
condivisa da ognuna di loro
nonché uno scambio che le
unisce, i cristiani hanno spesso adoperato la parola “comunione” per cercare di esprimere in parte questo mistero.
Poiché questa vita eterna
che è nel Padre è stata manifestata ed è stata condivisa
con noi nel Cristo, la nostra
vita cristiana nella comunità
ecclesiale può, ànch’essa, essere chiamata una “comunione”: “Quel che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché voi
pure siate in comunione con
noi; e la nostra comunione è
col Padre e col Figlio suo,
Gesù Cristo” (I Giovanni 1,
3). La nostra vita è prima di
tutto questa comunione nel
Cristo con il Padre, il dono
della vita ricevuta da Dio, a
immagine del tralcio che può
portare frutto .solo se rimane
attaccato alla vigna (Giov.
15, 4). La nostra vita deve
dunque essere sempre, per
sua stessa natura, una comunione nel Cristo con gli altri
cristiani, una vita vissuta in
comune con tutti i tralci, individui e comunità, che fanno
parte dell’unica vigna.
Il termine “comunione”,
così legato alla nostra comprensione della perfezione
della vita in Dio, lancia anche
una sfida alle nostre comunità
cristiane. Ne troviamo un
esempio nell’ideale che ci
Un momento della <<Settimana per l’unità dei cristiani» nella chiesa valdese di Milano nel 1993
viene offèrto negli Atti degli
Apostoli: “Etano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli, nella comunione fraterna, nel
rompere il pane e nelle preghiere ” (Atti 2, 42). La nostra comunione non si riduce
alla condivisione di vaghi
sentimenti. La comunità cristiana deve concretamente
esprimerla nella sua vita quotidiana perché è una comunione nella fede, nei sacramenti (soprattutto nella frazione del pane eucaristico),
nel mitìistero, nella preghiera
e nell’adorazione.
È con gratitudine che prendiamo atto della comunione
reale che già esiste tra i cristiani, comunione fondata
sull’affermazione di una fede
comune in Gesù Cristo, nostro Salvatore, e nella Santa
Trinità. Ciò ci permette, durante questa Settimana o in
altri momenti, di radunarci
nella fiducia per pregare e
rendere grazie insieme. Il Cristo ci invita però a una comunione sempre più profonda; ci
chiama a quella pienezza in
Cui non ci saranno più divisioni né barriere, in cui le differenze e le diversità, lungi
dal portarci alla discordia, appariranno come un riflesso
della ricchezza e del compimento della vita in Dio. I cristiani sanno di essere chiamati alla piena comunione, pertanto è per loro imperativo
continuare a pregare e a lavorare affinché tutti coloro che
professano la fede in Gesù
Cristo possano essere uniti
intorno al tavolo eucaristico
del Signore (nella “comunione”) e in tutti gli aspetti della
fede e della testimonianza.
La comunione che condividiamo già e la piena comunione alla quale tendiamo
non riguardano soltanto la comunità cristiana. La nostra
comunione reale, anche se
parziale, ci porta già ad agire
insieme al servizio degli altri
e a condividere con loro i beni materiali e spirituali che
abbiamo. Se questo servizio
viene compiuto nello spirito
del Cristo, quando testimoniamo insieme di ciò che abbiamo ricevuto la nostra comunione diventa missione.
La preghiera e la riflessione
sulla koinonia ci faranno intravedere la visione meravigliosa della vita cristiana come comunione. Ci permetteranno anche di prèndere coscienza di tutto ciò che ostacola la nostra comunione e
indebolisce ciò che rispecchiamo della vita di Dio. La
sofferenza della separazione è
forse in se stessa una comunione alle sofferenze di Cristo e può portarci a ricercare
la grazia della conversione:
“Se dimorate in me e le mie
parole dimorano in voi, domandate quello che volete e
vi sarà fatto" (Giov. 15, 7)».
(Bss)
lina dichiarazione comune dei segretari del Cec e della Kek
Appello per la pace ¡n Bosnia
In seguito ai recenti avvenimenti verificatisi nell’ex Jugoslavia, i segretari generali
del Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) e della Conferenza delle chiese europee
(Kek) hanno rilasciato la seguente dichiarazione comune.
Copia di questa dichiarazione
è stata inviata alle ambasciate di Jugoslavia, Croazia e
Bosnia-Erzegovina, al .segretario generale dell’Onu e alle
chie.se membro del Cec e della Kek nella zona.
«Ancora una volta una nuova escalation del conflitto in
Bosnia-Erzegovina minaccia
di morte una larga parte della
popolazione civile, rischia di
distruggere le sue case e di
cacciarla. Questi civili e altre
persone sono detenuti come
ostaggi di guerra da forze militari che rifiutano sistematicamente alle organizzazioni
umanitarie l’accesso alle zone
protette, ufficialmente dichiarate tali dalle Nazioni Unite.
Le armi utilizzate nei combattimenti sono sempre più distruttrici, le forze aeree della
Nato sono intervenute e la
pressione sale per ottenere la
fine deH’èmbargo sulle armi,
il che permetterebbe ai combattenti di procurarsi, .senza
alcun freno né controllo, armi
ancora più micidiali.
La logica cieca della guerra
e la vana ricerca della vittoria
militare consumano rapidamente la volontà di ricercare
la pace. Gli sforzi instancabili
compiuti dai negoziatori
deirOnu e dell’Unione europea per trovare un compromesso sono stati sistematicamente bloccati da una o l’altra delle parti. Tanto all’interno dell’ex Jugoslavia quanto
aH’éstero, il ricorso alla forza
armata ha sostituito la ragione e rischia di fare fallire gli
sforzi compiuti dalla comunità internazionale per giungere a una soluzione negoziata e per proteggere le popolazioni vulnerabili.
Lanciamo ancora una volta
un appello alle chiese del
mondo intero perché continuino a pregare fedelmente
per la popolazione della Bosnia-Erzegovina in queste óre
drammatiche e intercedano
per essa presso Dio affinché
ie potenze delle tenebre non
riescano a spegnere la fiamma della speranza.
Esortiamo in particolare i
capi religiosi dell’ex Jugoslavia a camminare insieme sui
sentieri della pace in segno
vivente della volontà di Dio.
Supplichiamo nuovamente i
dirigenti politici e militari
della Bosnia-Erzegovina di
deporre le armi, di considerare con uno spirito aperto soluzioni alternative alla guerra
e di cooperare con coloro che
lavorano senza tregua per
porre fine alle ostilità e per
elaborare un quadro accettabile di negoziato pacifico
delle controvefrsie. Supplichiamo i dirigenti politici e in
particolare militari di rispettare il diritto internazionale
che vieta di rifiutare l’accesso di un territorio a istituzioni
incaricate di soccorrere e di
proteggere le popolazioni civili in tempo di guerra.
Invitiamo i membri del
Consiglio di sicurezza dell’
Gnu che hanno accettato la
responsabilità di garantire la
pace e la sicurezza internazionali a non cedere alla tentazione di rispondere alla forza con la forza, bensì a fare
rispettare il divieto dei trasferimenti di armi a tutte le parti
in conflitto. Ai negoziatori
internazionali, agli organi
deirOnu e ad altre entità internazionali che lavorano
giorno e notte per venire in
aiuto alle vittime della guerra
e a proteggerli, rinnoviamo il
nostro fermo appoggio.
Che Dio guardi e protegga
tutti i popoli dell’ex Jugoslavia, apra il loro cuore e la loro mente e affretti l’avvento
della pace».
Konrad Rai.ser,
.segretario generale del Cec
Jean Fischer,
.segretario generale della Kek
(Bip)
Dal Mondo Cristiano
I luterani ungheresi
cittadini di serie B?
BUDAPEST — I luterani d’Ungheria hanno protestato contro il governo che, secondo quanto affermato dal ministro
dell’Istruzione, Gabor Horn, si accingerebbe a ridurre le sovvenzioni alle scuole confessionali. Il vescovo della Chiesa evangelica luterana d’Ungheria, Bela Marmati, ha affermato che in
questo caso i membri delle chiese diventerebbero dei cittadini di
serie B. Il vescovo ha anche accusato il governo di fornire dei
dati inesatti per far credere che le scuole confessionali godano
di privilegi e ricevano delle sovvenzioni due volte e mezzo superiori a quelle che ricevono le scuole statali. Le sovvenzioni
sarebbero della stessa entità, mentre in più alle scuole confessionali andrebbe un sussidio da parte del Parlamento. In Ungheria
le scuole gestite dalle chiese sono circa il 2% del totale, mentre
prima della guerra erano il 60%. Con l'avvento del comuniSmo
quasi tutte le scuole confessionali erano state statalizzate, solo
alcune sono state restituite alle chiese dopo il 1989. (Epd)
Nicaragua: Ernesto Cardenal
lascia i sandinisti
MANAGUA — Poeta ed ex sacerdote cattolico, ex ministro
della Cultura del governo sandinista, Ernesto Cardenal ha lasciato il «Fronte di liberazione sandinista» nel quale ha giocato
un ruolo importante. Nel 1979 i sandinisti hanno rovesciato la
dittatura di Somoza e hanno governato il paese fino al 1990. Ernesto Cardenal accusa ora di corruzione l’ex presidente del Nicaragua, Daniel Ortega. «Non è più - dice Cardenal - il partito
nel quale siamo entrati, per il quale tanti uomini hanno combattuto e sono morti». Secondo Cardenal molti contadini sono stati
ingannati e manipolati affinché, al Congresso nazionale del patito del maggio scorso, votassero a favore della tendenza di Òrtega, la «sinistra democratica». Ernesto Cardenal dichiara che
resta «sandinista, rivoluzionario e marxista», ma che fa parte ormai del «Movimento di rinnovamento sandinista» guidato dal
vicepresidente dello stato, Sergio Ramirez. (FIm-lnf)
La Chiesa luterana del Baden
dice sì al pastorato femminile
BADEN — La Chiesa luterana del Baden (Germania) nel
corso del suo ultimo Sinodo tenutosi a novembre ha accettato,
con 15 voti favorevoli e 7 contrari, il pastorato femminile.
Quella del Baden era l’ultima chiesa luterana in Germania che
non l’avesse ancora approvato. Il sovrintendente Andreas Heinicke ha dichiarato che i doni del Signore non dipendono dalle
persone, ma hanno a che fare con la vocazione, la benedizione
e la missione di Dio. Bisognerà comunque attendere un po’ di
tempo prima di vedere la prima donna pastora perché attualmente tra i circa 5.000 membri delle chiese luterane del Baden
non c’è alcuna studentessa in teologia. (Epd)
Moldavia: grande attività
della Società biblica
KISINEV — La Società biblica in Moldavia, come quella in
Russia, può diventare un centro di produzione per i paesi circostanti, avendo già esportato circa 65.000 copie della Bibbia: ha
infatti già stampato Bibbie per l’Ucraina e la Bielorussia e l’anno prossimo pubblicherà un'edizione per la Romania. La maggiore difficoltà è far arrivare la carta dalla Finlandia: un carico
è stato recentemente rapinato da una banda di malviventi. Per
ora le Bibbie pubblicale sono quasi sufficienti alla richiesta
delle chiese, ma le librerie ne chiedono e non si riesce a soddisfare la loro richiesta. Non solo: qualche tempo fa il governo ha
chiesto 5.000 Bibbie da distribuire gratis nelle scuole c non ci
sono al momento fondi per stamparle. (Wr-Ubs)
Ciad: traduzione della Bibbia
in Ngambai
MOUNDOU (Ciad) — Per gli abitanti del Ciad che parlano
Ngambai, oltre un milione e 400.000 persone, la traduzione
della Bibbia nella loro lingua è stato un evento storico. La traduzione ha richie.sto 31 anni di lavoro ed è stata effettuala dalla
Società biblica del Ciad, con l’appoggio delle chiese protestanti, delle Assemblee di Dio e della missione Team. Il suo lancio
è avvenuto la scorsa primavera nella chiesa evangelica «Numero uno» di Moundou; c’erano i rappresentanti delle diverse comunità evangeliche, della Chiesa cattolica, del governo e dei
militari ed erano presenti anche stampa, radio e televisione. Il
tempio era stipato da oltre 1.500 persone: dieci cori hanno rallegrato il particolare culto. La vendita della Bibbia, iniziata nel
tardo pomeriggio, ha quasi esaurito lo stock di 20.000 copie disponibile. (Wr-Ubs)
Nuovo innario delle chiese
evangeliche tedesche
GERMANIA — Diciotto su ventiquattro chiese che fanno
parte della federazione delle chiese evangeliche tedesche (Ekd)
hanno approfittato della prima domenica di avvento per adottare ufficialmente nel culto pubblico un nuovo innario. Sono stati
necessari beri quattordici anni per mettere insieme la nuova
raccolta, destinata a sostituire in tutte le chiese evangeliche tede.sche la precedente edizione, uscita negli anni '50. Il nuovo
innario è piuttosto voluminoso: consta di 1.360 pagine e contiene ben 535 inni tra vecchi e nuovi. Non solo, ma alcune chiese
regionali hanno inoltre un’altra raccolta di propri inni. (Epd)
3
VENERDÌ 6 GENNAIO 1995
PAG. 3 RIFORMA
Íüii8iMi8ÍgÍÍiii^^^—I
I problemi dell'Algeria sono anche dialogo cristianesimo-lslam
I soldati di Allah e la democrazia
GIORGIO GARDIOL
Prima, il giorno di Natale
(nell’anniversario della
vittoria del Fronte islamico
alle elezioni legislative annullate dal potere), il dirottamento deir Airbus dell’Air France, l’uccisione di tre passeggeri, l’assalto delle truppe
speciali francesi e l’uccisione
' dei quattro dirottatori del
Gruppo islamico armato
(Già). Poi l’uccisione di quattro «padri bianchi», missionari cattolici in Cabilia. Sono
gli ultimi episodi di una guerra civile che divide l’Algeria
che ha già fatto 40.000 morti
negli ultimi tre anni di cui
10.000 nel ’94.
1 terroristi islamici vogliono imporre al loro paese una
logica di guerra’ civile: quattro morti dalla loro parte,
quattro morti dalla parte avversaria. Il messaggio che
lanciano al mondo è quello di
una guerra di religione: i colpiti sono «padri bianchi»,
missionari appartenenti a un
ordine religioso («padri e
suore bianchi») fondato nel
1869 nella stessa Algeria dal
vescovo di Algeri, Charles
Lavigerie.
I «soldati di Allah» hanno
oggi due obiettivi chiari:
sconfiggere il Fronte di liberazione nazionale (Fin) l’or
II fondamentalismo islamico non è la sola teologia deii’lslam
ganismo politico che condotto il paese alla liberazione nazionale dalla Francia, nel
1962, e i suoi sostenitori internazionali, in primo luogo
la Francia. Per questo colpiscono i «simboli»: i giornalisti, i diplomatici, i tecnici della cooperazione e, anche, i
missionari cattolici (otto quest’ultimo anno).
La colonizzazione francese
in Algeria (dal 1837 al 1962)
aveva avuto una forte caratterizzazione di «colonizzazione
di popolamento» con distribuzione delle terre agli emigrati francesi ed europei
creando una forte resistenza
da parte degli algerini che tra
il 1954 e il 1962 fu partico
LETTERA APERTA
Cari amici musulmani
L'Algeria delle associazioni laiche: una speranza per il futuro
La difficile via della pace
ROGER PARMENTIER*
Amici musulmani, siete
doppiamente nostri figli.
Come il cristianesimo è uscito dal giudaismo, così l’IsIam
si è lasciato ispirare dallo
stesso giudaismo e dal cristianesimo. Voi avete cercato di
riceverne il meglio, spesso
con successo, ma non sempre. E voi siete anche nostri
figli perché dalla nascita
dell’Islam noi vi abbiamo
presentato (purtroppo!) modelli di società fortemente
contestabili, specialmente
quello strano amalgama politico-religioso che chiamiamo
«cristianità» dove le più alte
ispirazione sono degenerate
in mentalità e comportamenti
di dominazione.
Verso di voi e verso altri ci
siamo spesso comportati male (e anche voi avete fatto altrettanto). Verso di voi e verso altri abbiamo purtroppo
sviluppato il complesso di
superiorità e «l’insegnamento
del disprezzo». Ai nostri mi
sfatti abbiamo aggiunto l’arroganza. Tutto questo è contrario agli insegnamenti e alle
ispirazioni di colui che voi
onorate come noi, il servo di
Dio, Gesù.
È il vostro turno per darci
l’esempio, il migliore possibile.
Perché alcuni di voi continuano a camminare sulle
peggiori strade? Lui stesso fa
«levare il suo sole sopra i
malvagi e sopra i buoni, e fa
piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Matteo 5, 45). Perché non sforzarsi di essere
misericordiosi come lui? Noi
stessi abbiamo impiegato secoli a combattere i nostri fanatismi e fondamentalismi. E
non abbiamo ancora finito.
Siate più rapidi di noi. Ci sono testi «sacri», ma la vita
dei nostri fratelli umani lo è
ancora di più.
Ascoltate questo appello,
come noi tentiamo di ascoltare i vostri.
* pastore della Chiesa
riformata di Francia
larmente violenta: alla fine
l’Algeria divenne indipendente, ma la Francia ha sempre mantenuto uno stretto legame con gli uomini del Fin
al potere anche perché l’Algeria dispone di enormi risorse di gas e petrolio. All’epoca
della guerra di liberazione i
cattolici, e in particolare i
missionari, avevano collaborato con il Fin contro i funzionari «laici» della Francia
occupante e poi, terminata la
guerra, le organizzazioni cattoliche avevano agito concretamente nel sostegno agli immigrati algerini e per la loro
integrazione nelìa società
francese.
Erano «dalla parte» degli
algerini. I padri bianchi uccisi
avevano anche «rinunciato al
proselitismo». Allora perché
queste uccisioni (condannate
però dal Fronte islamico della
salvezza, il Fis, principale organizzazione islamica, fuorilegge dal marzo del 92)?
Molti giovani, disoccupati e
senza prospettive, neanche se
legate all’emigrazione, hanno
trovato un’identità politica legata all’identità religiosa
dell’Islam e accusano il Fin
di essere il «partito della
Francia». I missionari cattolici che collaborano con il Fin
in campo sociale e culturale
sono dunque loro nemici e
non solo per motivi religiosi.
D’altra parte il Fin, che ha
rifiutato di riconoscere la vittoria elettorale del Fis del ’92
e che ha promesso nuove elezioni nel ’95, ha iniziato una
feroce repressione nei confronti dei fondamentalisti
islamici anche con operazioni
di rappresaglia contro le popolazioni di città e villaggi:
ciò non ha fatto che inasprire
la situazione di violenza quotidiana. La soluzione della
«seconda battaglia di Algeri»
dipende non solo dalla soluzione politica che verrà data
alla questione islamica e alla
questione della democrazia,
ma anche da come verrà affrontato il dialogo cristianesimo-Islam.
_______ARLETTE POMON*______
Per chi accetta di sfidare la
proibizione andando a incontrare gli algerini in casa
loro, la cosa più stupefacente
è di vedere il meglio e il peggio fianco a fianco. Il peggio
succede al peggio e l’orrore si
affina sempre più, quando
non si sgozzano più i genitori
di fronte ai loro bambini ma i
bambini di fronte ai genitori...
Intere famiglie vengono decimate, il sospetto si insinua
nei vicini, nei parenti, nei cugini, negli amici con cui si
condivide un pasto un giorno,
pronti ad assassinarvi l’indomani; se non sono stati uccisi,
sono partiti per l’estero, oppure cambiano domicilio ogni
sera, o più semplicemente
spariscono.
Eppure il vocabolario è
cambiato: non si parla più di
dégoutàge ((lo stato di colui
che prova disgusto), ma di
«speranza di normalizzazione». E tutto questo perché,
dopo la morte di Mohamed
Boudiaf, gli algerini non sanno più a quale uomo della
provvidenza affidarsi e perché il presidente Zérual, agli
occhi di tutti abbastanza insignificante, ha improvvisamente adottato nel suo discorso alla nazione un linguaggio deciso, teso a promettere il rafforzamento delle
reti di sicurezza e la prossima
indizione di elezioni sottoposte a verifica.
Tutto questo perché, inoltre,
i giornali diventano quotidianamente eco non solo degli omicidi, ma anche dell’eliminazione dei terroristi nel corso
dei numerosi scontri. Beninteso la stampa, sottoposta a censura, è bloccata rispetto ai rastrellamenti arbitrari compiuti
dall’esercito, come sulla repressione a tutto campo effettuata dai ninfa, i commandos
mascherati addestrati dai servizi speciali francesi. Abusi
inevitabili per qualcuno, metodo consapevolmente meditato per altri.
Un fenomeno nuovo in Algeria è che la televisione diffonde le testimonianze dei numerosi pentiti del Fronte islamico di salvezza (Fis) e soprattutto del Gruppo islamico
armato (Già), che spiegano
come siano stati beffati in nome della volontà di Allah e
perché rifiutino i metodi terroristi che screditano se stessi
ogni giorno. Queste confessioni si accompagnano alle
denunce, e questo facilita il
lavoro della polizia. Propaganda? Sicuramente, ma
quando uno riconosce un parente o un vicino sullo schermo l’impatto è fortissimo. In
Francia questo modo di fare
suscita orrore; in Algeria rassicura il cittadino che può ricominciare a sperare in un’era
di pace e di democrazia.
Sono molti coloro che non
hanno potuto resistere alla
pressione della paura o a una
minaccia reale; e ancora di
più sono quelli che rifiutano
di cedervi e di partire per
l’estero. Costoro sono «condannati a vivere» e organizzano una resistenza pacifica
attiva per il tramite della vita
associativa, legalmente autorizzata dal 1988.
È per questo che sono nate
42.000 associazioni, pari al
5% della popolazione algerina. E tutto questo in mezzo
all’anarchia e all’euforia di
una libertà che era sconosciuta da decenni. Nel febbraio
scorso a Algeri sono stati
creati associazioni femminili
e un «Comitato delle associazioni che si occupano della
famiglia» per favorire l’incontro e lo scambio di punti
Le donne algerine sono le protagoniste delia iotta per ia pace
di vista, per mettere in relazione i cittadini di buona volontà, al di fuori dall’obbedienza politica, e per avviare
azioni concrete in grado di far '
esistere una società civile che
possa diventare interlocutore
obbligato dei pubblici poteri.
«Non possiamo più cedere
alla paura e lasciare che il Eis
occupi tutti i terreni; dobbiamo continuare a vivere normalmente e a preparare l’avvenire, anche se qualcuno di
noi, di tanto in tanto, manca all’appello». Eletto per un
anno, il coordinamento di
questo Comitato ha armato di
«tempi forti» la sua azione
annuale, prendendo come
supporto le varie giornate
mondiali proposte dall’Gnu e
dall’Unicef: giornata della
famiglia, del bambino, della
donna, giornata contro F
Aids... tutte buone occasioni
per dibattiti produttivi. Il 26 e
27 novembre le associazioni
erano invitate a riflettere sul
problema dell’Aids in Algeria
e a prendere decisioni per
portare il loro contributo alla
lotta contro un flagello che, se
pure sembra secondo al terrorismo che sconvolge il paese,
nondimeno ne persegue inesorabilmente e nell’ombra la
distruzione a lungo termine.
Per tenere questo seminario, il Coordinamento aveva
sollecitato l’aiuto logistico
della prefettura di GhardaTa
che il prefetto, giovane e intraprendente, aveva accordato
con l’ospitalità tipica della
gente del Sud. Bisogna dire
che «quel» Sud, lo Mzab, è
compreso fra le società più
ferocemente tradizionali e
meglio protette dal proprio sistema religioso e sociale: ma
quale apertura di spirito, quale perspicacia, quale gestione
democratica all’interno di
questo gruppo che ha registrato in video un dibattito sul
tema dell’Aids a cui hanno
partecipato i «saggi» del «Beni Isguen» (il consiglio della
città santa dello Mzab), che
conta anche una donna!
Le autorità prefettizie, conoscendo la rapidità dell’
informazione che circola nelle moschee, hanno voluto
coinvolgere gli imam nella
propagazione degli sforzi di
prevenzione dei centri medici. L’appello si è esteso alla
regione e il tema è stato ampiamente affrontato nelle prediche del venerdì.
In Algeria la moltiplicazione di queste reti associative
rappresenta un passo avanti
considerevole: è questo anche
il solo schieramento contro
r organizzazione islamica. A
partire dal 1990 le associazioni algerine continuano a sollecitare le associazioni francesi e straniere tanto a partecipare sul campo ai vari seminari quanto a portare un aiuto
materiale. Sì potrebbe stabilire un gemellaggio fra associazioni, che sarebbe una vera
e propria corporazione e potrebbe creare svariati legami
fra Algeria e Erancia, per non
parlare dei grandi progetti
(come la creazione di una Casa delle associazioni a Algeri)
che richiederebbero il sostegno di organizzazioni non governative intemazionali.
Finora solo l’informazione
sensazionale, fatta di omicidi,
è stata giudicata degna di interessare l’opinione pubblica
internazionale. Quella che
noi ci portiamo direttamente
dall’Algeria non ha ancora
occupato le prime pagine dei
giornali e ha poche possibilità di occuparle. E tuttavia è
ciò che ci hanno chiesto di
gridare dappertutto questi uomini e queste donne che costraiscono la società algerina
di domani.
Nessuno sa dove si fermerà
il degrado quotidiano della
vita in Algeria: ma perché
l’analisi ne sia equa bisogna
non perdere di vista coloro
che, modestamente, con pazienza e pochi mezzi, tessono
la pace e vogliono farcelo sapere.
* redattore capo di
«Cimade information»
A chi interessa approfondire l’argomento segnaliamo alcune pubblicazioni:
Il Corano, a cura di Federico Perrone, Mondadori, Milano, 1991, lire 28.000; altra
traduzione a cura di Alessandro Bausani, Rizzoli, Milano,
1988, lire 20.000.
Giuseppe La Torre: Conoscere l’Islam, Claudiana, Torino, 1991, lire 16.000.
Gianpaolo Calchi NovaTi: La Rivoluzione algerina,
DairOglio, Milano, 1989 (in
esaurimento).
Aa. Vv.: Magreb (Le guide
de II Saggiatore), Il Saggiato
re - Bruno Mondadori, Milano, 1993, lire 48.000.
Gilles Kepel: La rinvicita
di Dio, Rizzoli, Milano,
1993, lire 32.000.
Panajoris ’Vatikiotis:
Islam, siati senza nazioni. Il
Saggiatore, Milano, 1993, lire
22.000
I nostri abbonati possono ottenere le pubblicazioni menzionate direttamente a casa (e con
lo sconto) ordinandoli direttamente alle Librerie Claudiana
di Milano (02-76021518), di
Torino (011-6692458), di Torre Pedice (0121-91422) e alla
Libreria di Cultura religiosa di
Roma (06-3225493).
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 6 GENNAIO 1995
VIAGGIO IN URUGUAY E ARGENTINA - 2
IL TRIANGULO
GIORGIO TOURM
Varcata la soglia dell’
enigmatica Baires incontriamo la sera stessa il microcosmo valdese. La logica
storica e fors’anche turistica
avrebbe voluto che avvenisse
nelle terre delle prime colonie, in quello che si chiamava
un tempo il «Rosario orientai», a Vaidense per esempio;
avveniva invece, a notte fonda, a migliaia di km, nel piccolo aeroporto di Bahia Bianca dove la delegazione del
Concistoro locale ci dava il
benvenuto. Meno emozionante forse ma più aderente
alla situazione perché il mondo valdese, e lo avremmo
scoperto presto, si muove oggi da la Pampa a Bahia, da
San Gustavo a La Paz, da Alferez a Lascano, in un processo di inarrestabile urbanizzazione sulle cui conseguenze si possono fare solo
previsioni. Il tempo delle colonie è finito, come sarà la
Chiesa valdese post colonie?
Bahia è l’ultima tappa di
una lunga peregrinazione. I
valdesi vi si sono trasferiti da
Colonia Iris, l’ultimo dei
grandi insediamenti rioplatensi, figlio a sua volta delle
colonie dell’Uruguay che già
avevano decenni di storia. La
fame, la miseria, la situazione politica da prerivoluzione
spinse queste famiglie a cercare sede altrove, ripetendo
agli inizi del ’900 lo scenario
di tutte le migrazioni: l’esplorazione dei capi, il trasferimento delle famiglie, degli
attrezzi, per ritrovarsi soli
nella sconfinata distesa della
pianura. A far problema non
erano la fame e il freddo ma
la solitudine, «unico riferimento le stelle». E si comprende che prima ancora di
costruire le abitazioni abbiano piantato alberi, per fare
della pianura un arcipelago di
luoghi abitati.
Prima ancora delle loro isole familiari avevano costruito
l’isola della loro identità nel
cuore geografico del deserto
d’erba, la modesta costruzione di terra e paglia che fungeva da .scuola e da chiesa. Così
è stato ovunque, a La Paz e a
Cosmopolita, a Alejandra e a
Belgrano, ma nessun luogo
serba ancora il fascino di
quella primitiva esperienza
come il vecchio edificio del
Triangolo di Colonia Iris, nella sua sobrietà puritana.
Come sempre accade a custodire il senso della colonia,
di quello che era stato il suo
cuore, non era tanto una rustica costruzione, già in se
stessa messaggio, ma la figura dell’uomo, il decano
Raoul Vigna che le restituiva
vita con la sua voce appassionata. E il suo racconto non
dava solo voce al Triangolo e
alla sua gente, esplicitava
un’ipotesi di cui cercavo da
anni conferma: a costituire la
spina dorsale delle chiese
valdesi del secondo Ottocento furono i maestri. Certo anche i pastori hanno un ruolo
determinante nelle «colonie»
i «caudillos» delle prime generazioni e gli «italiani» degli anni ’30, ma il tessuto
della chiesa lo hanno fatto loro, questi laici di statura eccezionale che, come ricordava il pastore Berton, plasmarono il carattere dei loro scolaretti con la Bibbia e il Martin Fierro.
Proprio in. quei giorni Roger Geymonat diffondeva il
suo libro dal titolo programmatico El tempio y la escitela. Il giovane storico valdese
uruguaiano delinea così l’identità delle «colonie»: dia
lettica fra comunità religiosa
e istruzione, scuola e chiesa.
Meriterà tornare-sul problema perché consapevolmente
0 inconsapevolmente, in
America come qui, si continua a vivere sull’eredità di
quel mondo: il rhondo del
Triangolo ebbe un’identità
così forte, compatta, organica
da durare sino ad oggi mentre la gente era ormai a Bahia
Bianca.
In questo senso non è stato
meno emozionante accompagnare Vigna a vi.sitare alcune
famiglie della comunità: dalla cascina modello, dove si
allevano solo tori di razza, alla vecchia «chacra», dove
una coppia di ottuagenari rievoca nel patuà materno
un’infanzia lontana. Percorrendo le piste sterrate nella
sua auto, miracolo di ingegneria meccanica come tutti
gli automezzi che circolano
laggiù. Vigna riviveva ma
anche soffriva con noi la storia che va dal Triangolo a
Bahia Bianca, dalla colonia
come l’aveva conosciuta al
buio di oggi.
«Quella è la chacra dei
Michelin Salomon, erano
tanti, ora è nada; qui stavano
1 Planchon, 7 in famiglia, nada; quella era dei Sibille, nada, laggiù vede, la scuola,
eravamo 50 ragazzi, nada», e
la litania del nada, del niente,
continua a ritmare i sussulti
del viaggio nella polvere,
lungo chilometri di filo dietro
ai quali vagano mandrie annoiate. Dove vivevano sei famiglie ne sopravvive una, col
grano che non si vende, la lana che non paga la tosatura,
la carne che nessuno vuole.
Il Triangolo resterà documento di un mondo, di una
identità; forse lo si rinnoverà
col progetto di fame un campamento per giovani nello
spirito delle chiese rioplatensi, ma il mondo unitario di
identità forte che lo ha sostenuto non c’è ormai più. Forse
Vigna non ha del tutto ragione perché non c’è solo il nada, c’è Colonia Iris e lontano
a 250 km c’è Bahia, ci sono
ancora credenti anche se la
scuola è chiusa, ma come faranno i valdesi di quelle località a costruire il loro Triangolo, la loro identità di fede e
di cultura ? A questi interrogativi i fratelli rioplatensi del
2000 dovranno rispondere, e
il 2000 è alle porte.
L’articolo precedente è
stato pubblicato sul numero
49/94 a pagina 10
Assemblea delle chiese battiste, metodiste e valdesi siciliane
Interrogativi sul fondamentalismo
ARTURO PANASCIA
Convocata dal Consiglio
del XVI circuito e
dall’Associazione battista siciliana si è svolta a Catania
l’8 dicembre, per il terzo anno consecutivo, l’assemblea
congiunta Bmv. Un incontro
molto sentito, che sta diventando sempre più importante
non solo per ciò che significa
nella realtà locale ma anche
in riferimento a scelte più generali che hanno trovato
espressione nell’AssembleaSinodo, nel giornale unico,
nei passi avanti per il reciproco riconoscimento. Per tutte
le chiese battiste, metodiste e
valdesi della Sicilia è stato un
bel ritrovarsi, come ogni anno, con un forte senso di comunione fraterna che ha visto
la comunicazione reciproca
delle esperienze di vita e di
lavoro per l’opera del Signore, la gioia di stare insieme
nei vari momenti della giornata, lo scambio dei cibi nell’agape fraterna e, infine, gli
abbracci e i saluti per darsi
appuntamento al prossimo incontro. Si è anche sentito forte il senso dell’appartenenza
a un unico grande progetto,
quello del Signore, e la gioia
di ritrovarsi in una comune
identità.
Il tema centrale dell’assemblea di quest’anno, «Le chiese evangeliche di fronte
all’integralismo», argomento
di grande attualità sia per
quanto sta avvenendo nel nostro paese che per l’incidenza
che il problema sta avendo
nella comunità intemazionale, non era facile ma molto
importante per noi che sentivamo l’esigenza di chiarirne i
termini.
Le due relazioni iniziali, di
Alfonso Manocchio e Raffaele Volpe, oltre a darci una definizione del termine integralismo, della genesi del fenomeno e del suo sviluppo storico nelle diverse comunità
umane ci hanno introdotto ai
concetti di moderno e postmoderno. Si è detto che l’integralismo tende a una visione totalizzante del mondo e
della vita, nasce da un/atto
culturale più che da motivazioni politico-economiche ed
equivale a fondamentalismo.
Si oppone alla tradizione moderna di matrice rinascimentale e illuministica, con le sue
idee di razionalismo, soggettivismo, laicità e libertà, per
affermare l’esigenza di porre
dei fondamenti, una morale e
dei valori al mondo postmoderno dopo il fallimento del
progetto moderno. Su ciò si
innescano i fondamentalismi.
Teatro dialettale a Lentini: i «Triaggianti»
«Cortile speranza»
RAFFAELE VOLPE
I«Triaggianti» sono un
gruppo teatrale dialettale
della chiesa di Lentini. Un
gruppo as.solutamente artigianale. Il 18 dicembre i Triaggianti si esibivano con la loro
terza recita nell’arco di un anno e mezzo dal titolo «Cortile
speranza»: il tema della recita
era la mafia.
Non è facile parlare di mafia con il linguaggio teatrale,
si rischia di .semplificare un
fenomeno così complesso.
Eppure l’uomo anziano seduto nel cortile, i bambini del
cortile, il meccanico costretto
a pagare la tangente, le donne, i «malandrini» hanno di
pinto la realtà senza retorica,
una realtà difficile, triste, ma
hanno dato a quel cortile una
speranza; e la speranza na.sce
quando alla forza della memoria che l'uomo anziano
rappresenta si unisce la forza
del futuro personificata dai
bambini. Sono proprio l’anziano e i bambini a dare una
speranza nella indispensabile
lotta contro la mafia!
La recita è stata preceduta
da alcuni interventi sulla mafia. Un membro del coordinamento antiracket di Lentini e
Carlentini si è soffermato sul
concetto che è possibile sconfiggere la mafia a costo di saper ricucire il fragile tessuto
.sociale delle comunità locali.
La chiesa valdese di via Spezio a Palermo
gli integralismi aU’intemo dei
monoteismi.
E così che nel cattolicesimo
si pone fine alle speranze del
Concilio Vaticano II, si rompe con i principi della società
laica e dell’umanesimo laico.
Questo processo inizia a partire almeno da Pio IX con il
suo Sillabo del 1870, poi passa attraverso altre posizioni
integraliste meno rigide (Leone XIII, Pio X) per arrivare
all’integralismo «soft» di
Giovanni Paolo II, il quale afferma che la società si deve
fondare sull’interpretazione
dell’Evangelo fatta dalla
Chiesa cattolica, cioè dalla
sua gerarchia, condannando
sia il comunismo che il capitalismo. 11 comunismo è caduto mentre in realtà il capitalismo, basato sull’economia
di mercato che riduce l’uomo
a consumatore, è sostanzialmente accettato anche se, dice Wojtyla, la Chiesa deve
vigilare, fare da sentinella.
Anche il mondo evangelico
non è immune da forti atteggiamenti fondamentalisti, come si può os.servare in certe
chiese «evangelicali»: negli
Stati Uniti è stata avviata una
«crociata» fondamentalista
attraverso i predicatori televisivi. Nel mondo islamico, come sappiamo, il peso dell’integralismo .sta diventando forte e certe sue frange non si
fermano davanti a niente, come si può cogliere anche dagli eventi degli ultimi giorni.
Nel campo sociale l'integralismo si esprime anche attraverso atteggiamenti di tipo
razzistico, attraverso l’affermazione della propria etnia in
contrapposizione alle altre
(ex Jugoslavia) e quindi l’affermazione del particolarismo
e la rottura dell’unità. Insomma, l’integralismo è un virus
multiforme: di fronte a ciò,
all’affermazione di antivalori
come valori, dice il sociologo
Habermas della scuola di
Francoforte, bisogna portare
a compimento il progetto del
moderno non ancora compiuto e ripristinarne i valori, modificando la posizione dell'
uomo nella storia e il suo rapporto con la natura. Si tratta
di un ricupero della razionalità e del valore del soggetto
umano che ci porta ad assumere una dimensione critica
in rapporto alle autorità, alle
tradizioni, ponendoci nella
condizione già sperimentata
da Lutero di fronte a Carlo V,
di sapere obiettare in nome
della propria coscienza, anche .se ci si trova da soli.
D’altra parte dobbiamo anche guardarci da una scienza
che vuole organizzare la vita
in senso totale, causando in
noi un forte stato di sradicamento; ma, noi credenti, come possiamo parlare di Gesù
Cristo nella nostra epoca?
Abbiamo bisogno dell’amore
di Dio che parli con la nostra
bocca, ma dobbiamo anche
sapere dove e in che tempo
viviamo. Per dare risposta a
questa esigenza l’assemblea
ha dato vita a tre gruppi di lavoro per discutere dell’integralismo «nella chiesa», «nella scuola», «nella società»,
guidati rispettivamente da
Enrico Maltese, Nino Gullotta, Silvestro Consoli.
Dopo l’ascolto delle relazioni Arturo Panascia ha conèlu.so i lavori dicendo che viviamo in una .società in cui si
assiste a un appiattimento dei
valori, dove si tenta di affermare che è vero tutto e il
contrario di tutto, dove si procede a frettolo.se revisioni nel
tentativo di rivalutare aspetti
che hanno visto calpestati valori fondamentali dell’uomo e
della vita. Noi, come protestanti, dobbiamo riaffermare i
valori della Riforma che ha
segnato la nascita della modernità e seguire la linea dei
principi di libertà, democrazia, giustizia, solidarietà che
si contrappongono alle visioni integralistiche della vita
e della società. Integralisti si
è quando si esclude l'altro,
quando si perde la capacità di
ascolto e non si è capaci di
dialogare fraternamente con
l'altro, quando Paffermazione della propria identità è a
scapito delle altre e porta
conflittualità; ciò può avvenire nella chiesa, nella scuola,
nella società, dove il pluralismo e la diversità possono diventare fattori di arricchimento reciproco.
Allora, come operare? Sicuramente nella dimensione
deH’ottimismo della fede e
della speranza: non una speranza proiettata in una visione astrattamente escatologica,
ma nel senso delle ultime cose che diventano le prime della storia; una speranza ancorata in un pre.sente che si pone dialetticamente con il passato e con il futuro, soprattutto con un futuro che è in Cristo, .secondo le sue promes.se,
e che lo fa cominciare da
questo presente, qui e ora. Alla ba.se di tutto sta qualcosa di
veramente rivoluzionario:
l’amore di Dio. che ha in sé
la capacità di entrare profondamente nella vita di ognuno,
sovvertendo le categorie e le
logiche umane e operando
una radicale trasformazione.
Monteforte Irpino
Gesù è venuto
tra i poveri
LUCIANO DEODATO
Metodisti a Terni
Riuscito bazàr
11 4 dicembre scorso ha
avuto luogo a Terni il consueto bazar annuale. Consueto è
stato anche il forte impegno
delle signore dell'attività
femminile, che non hanno voluto far mancare il loro contributo a sostegno della cassa
locale e delle altre necessità
della chiesa.
Alla preparazione del bazar
di quest’anno ha partecipato
anche il fratello Nilo Castagna, che ha reso particolarmente interessante l’esposizione dei prodotti con l’offerta di sue originalissime
creazioni artigianali in rame
e in legno.
Alla manifestazione hanno
partecipato anche graditissime rappresentanze delle chiese di Forano, di Villa San Sebastiano e della comunità in
formazione di Perugia.
La realtà-fiaba del Natale
è stata rivissuta al «Villaggio evangelico» di Monteforte, grazie all’impegno di
Valeria e Carmela, alla collaborazione di Esther Geiss e
di Max Perrow e alla spontaneità dei bambini del doposcuola. Nulla di eccezionale,
naturalmente; non certo uno
spettacolo da esportare sui
grandi palcoscenici, e tuttavia un momento di grande
gioia e di commozione nel rivivere il racconto della na.scita di Gesù.
Il pomeriggio del 18 dicembre, quando già l’ombra
fredda della notte faceva pizzicare il naso, i bambini hanno invitato i grandi del villaggio ad assistere allo spettacolo fatto di poesie, di canti
e musiche eseguite al flauto
accompagnato dal piano: sono state accese le candeline e
nel rosso della fiamma i volti
dei bambini risplendevano di
gioia e di stupore; a un certo
punto è entrato anche un
Babbo Natale, accolto con
sorpresa e meraviglia, per distribuire doni che sono stati
ricevuti come cose preziose.
Allora si capisce la genialità di Luca nell’«inventare»
la storia di Natale. Giovanni
ci ha dato la teologia, Matteo
e Marco ci hanno dato la
comprensione della figura di
Gesù ma Luca, forse, è quello degli evangelisti che più |
degli altri è riuscito a espri- ,
mere il fatto che Gesù è venuto per i poveri. Chi più di
loro può capire le difficoltà
della vita quotidiana, la fatica
dell’esistenza, il dramma di
un parto in condizioni quanto
mai precarie, ma anche la
gioia della vita che sboccia e
che si afferma nonostante tutto e contro tutto? E questo
senza ricorrere ad artifici letterari, senza abbellimenti ma
semplicemente descrivendo
nella sua nudità e semplicità il fatto sempre nuovo, eppure antico, della nascita con
le parole e i gesti quotidiani
della gente comune.
Grazie, dunque, ai bambini
di Monteforte per averci fatto
rivivere questa pagina dell'
Evangelo, e grazie agli educatori ed educatrici che hanno voluto, tra le nozioni di
grammatica e di matematica,
trasmettere anche questa storia con la speranza che diventi patrimonio della vita di
persone che un giorno saranno uomini e donne maturi.
5
VENERDÌ 6 GENNAIO 1995
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Culto internazionale a Torino
La fede supera le
barriere della lingua
' FRANCESCO CASANOVA
Ormai è una consuetudine; già da diversi anni il
culto della 4“ domenica di avvento è vissuto dalla Chiesa
battista di Torino via Passalacqua come «culto internazionale». Non certo per mettersi a posto la coscienza verso i fratelli e le sorelle non
italiani, membri a pieni diritti-doveri della nostra chiesa.
Quasi ogni domenica, infatti,
il culto è partecipato, corale,
ma la domenica che precede
il Natale è veramente speciale, totalmente diverso dal solito in quanto a colori, lingue,
tradizioni, costumi, canti. 11
gruppo più numeroso proviene da chiese battiste del Perù,
seguito dal gruppo africano,
brasiliano e romeno.
Non è stato facile alla «vecchia» e centrale chiesa battista di Torino via Passalacqua
spezzare il cerchio delle sue
abitudini e accettare senza
grossi traumi di far posto a
pieno titolo agli ultimi arrivati ma con l’umile e poderoso
lavoro dello Spirito del Signore il processo di «chiesa
insieme» è in fase di piena
realizzazione al punto che la
diversità di lingue, di spiritualità, di colore è vissuta ormai come arricchimento, come uno dei più bei doni che il
Signore abbia fatto alla nostra
chiesa.
Tornando al culto di domenica 18, oltre alla partecipazione «normale» di letture bibliche, canti e preghiere, ci
sono stati anche interventi
«straordinari» di corno e clarinetto, la corale (preparata
con maestria dal maestro Calzi) e una breve recita presentara dalle classi congiunte
della scuola domenicale. 11
tutto è stato arricchito da 4
grossi tabelloni che raffiguravano simbolicamente le tematiche affrontate nelle predicazioni di avvento e da una variopinta quanto significativa
decorazione natalizia.
Iniziativa evangelistica a Napoli
Il Natale dei popoli
ANNA MAFFEI
Il raduno delle chiese evangeliche di Napoli, nel pomeriggio del 22 dicembre
nella centralissima Galleria
Umberto I, è stato recepito
dalla stampa locale come una
presenza alternativa a Forza
Italia. A un certo punto le note dell’inno «azzurro» si
confondevano con quelle degli spiritual intonati dalla corale evangelica: coincidenza,
pura coincidenza non voluta
né cercata. Certo è che gli
evangelici, desiderosi di testimoniare pubblicamente
della fede e della riconciliazione in Cristo fra genti diverse nella festosa atmosfera
del Natale, erano questa volta
più numerosi dei sostenitori
del primo partito d’Italia,
scesi in piazza per manifestare contro il possibile «ribaltone». Per la prima volta non
eravamo in minoranza!
La manifestazione, la terza
di questo tipo, intitolata «Il
Natale dei popoli» ha visto la
partecipazione attiva di credenti italiani e di extracomunitari. Letture e canti si sono
Un viaggio organizzato da «Confronti» alla riscoperta della storia
La memoria degli orrori
PIETRO ROMEO
FEDERICA TOURN
Se conservare il passato è il
tentativo di recuperare le
istantanee dei fatti, prima che
siano manipolati e composti
secondo un ordine soggettivo,
allora il «viaggio della memoria» organizzato dalla rivista «Confronti», è stata un’
occasione per rivedere, in
modo a volte crudo,'alcune di
queste immagini. Ovviamente, per non dimenticare: ma
anche per saperne di più, per
cercare di capire e rivivere in
modo più consapevole il ricordo di questo periodo, anche se il giudizio di condanna
del nazismo ò oggi scontato.
Fin troppo facile davanti alla
desolazione di Dachaii. o alle
foto già viste (stavolta formato gigante del museo) degli
esperimenti «medici», delle
donne condotte ai forni per
mano ai loro bambini, dei
volti degli ebrei su cui qualcuno ancora oggi ha inciso
delle croci di spregio, offesa
che continua.
' Noi siamo partiti dal ghetto
ebraico di Roma, dove le inondazioni del Tevere sono
state arginate rialzando il piano stradale e gli attentati alla
sinagoga si cercano di «arginare» con il presidio continuo
di forze deH'ordine. 11 ghetto
non è più povero come un
tempo: gli appartamenti sono
ricercati, soprattutto da stranieri, che si mescolano il sabato agli-ebrei osservanti che,
pur abitando in altri quartieri,
tornano nelle vie di un tempo
nel giorno di festa. Adesso i
bambini possono fermarsi a
osservare le processioni senza
correre il rischio di essere rapiti dietro un preteso «interesse per la religione cattolica»
ed essere battezzali a forza.
Alle Fosse Ardcatine le lapidi di 335 civili, vittime della
rappresaglia nazista per l’attentato del 23 marzo 1944 a
32 soldati delle Ss: sono per
lo più giovani, uccisi con un
colpo alla nuca gli uni sui corpi degli altri. Ricordano altri
schemi di «punizioni» naziste
all’ordine del giorno nei campi di concentramento: su
gruppi di 9 internati condan
Villa Emma, nel Comune di Nonantola, ha ospitato oltre 100 ragazzi
ebrei salvandoli dalle persecuzioni
nati alla fucilazione ne venivano risparmiati sempre due,
pronti per il prossimo turno.
Episodi che non dovevano
essere del tutto estranei al
campo di Fossori, vicino a
Modena, seppure fosse luogo
di raccolta e smistamento dei
prigionieri (di là passava la
ferrovia che portava dritto in
Germania). Oggi è abbandonato, irriconoscibile con le
sue baracche diroccate invase
dalle sterpaglie. Ne vogliono
fare un parco che trasponga
(con le simbologie del caso)
la realtà storica del luogo nel
mitologico labirinto del Minotauro, secondo il cervellotico progetto già approvato
dell’architetto Maestro.
Più toccante è il museo del
deportato a Carpi dove una
giovane guida ci porta attraverso le stanze volutamente
spoglie alle cui pareti sono
incise frasi tratte da alcune
lettere degli internati. Pochi
sono gli oggetti in mostra,
molta è la commozione che il
museo riesce a trasmettere
con la sua voluta semplicità
di esposizione. A Bologna ci
attende la visita a una mostra
di inaspettato interesse; «La
menzogna della razza». Il titolo fa il verso alla famosa rivista degli anni ’30 «La dife
sa della razza»: uno dei redattori era il noto Giorgio Almirante, «padrino» dell’attuale
segretario di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini. Piero
Di Nepi, professore al liceo
ebraico di Roma, è la nostra
guida storica dall’inizio del
viaggio. I suoi genitori sono
scampati per miracolo al rastrellamento degli ebrei da
parte dei fascisti italiani dopo
le leggi razziali del ’38, aiutati da alcuni italiani contrari al
regime. Italiani come quelli
del paese di Nonantola, in
provincia di Modena, che in
quegli anni si mobilitarono in
massa per salvare oltre 100
ragazzi profughi della Jugoslavia ospitandoli prima in
una villa (Villa Emma, oggi
chiusa) poi nel seminario e
presso diverse famiglie. Un
ricordo vivo nella memoria di
un’anziana, Gina, che ci racconta qualche particolare durante il pranzo che il Centro
anziani del Comune ci ha generosamente preparato. Insieme a lei ci parla commosso
Afro, presidente dell’Anpi di
Nonantola: ai bambini ebrei
insegnava il dialetto modenese per confonderli con gli altri ragazzi del paese agli occhi dei nazisti.
(/ - continua)
alternati a brevi messaggi, e
una predicazione tenuta dal
pastore Italo Benedetti, segretario del Dipartimento per
l’evangelizzazione dell’Unione delle chiese battiste in Italia, ha dato a tutto rincontro
una chiara caratteristica di
appello alla fede. Il clima
piovoso e il traffico letteralmente impazzito per le vie
del centro non hanno favorito
una partecipazione ancor più
numerosa di fratelli e sorelle
africani. Ce n’erano comunque parecchi: Gabriel, nigeriano, ha letto il testo del famoso discorso alla marcia di
Washington di Martin Luther
King «I bave a dream» mentre a Ides, del Camerún, è
stato affidato il momento di
preghiera spontaneaT Una
danza a cura della chiesa filippina ha attirato molto l’attenzione degli astanti, tanto
che è stata poi trasmessa dal
Tg3 il giorno seguente.
Fra i presenti anche Pasquale Borghese, dell’assessorato
all’Educazione, in rappresentanza del Comune di Napoli
che ha dato il patrocinio morale alla manifestazione.
Coazze
Bambini
solidali
con Chiara
Quest’anno la Chiesa valdese di Coazze ha vissuto il
Natale con un’inversione di
tendenza rispetto alla tradizione: ha invitato i bambini a
offrire qualcosa di ciò che
hanno per educare se stessi
alla sensibilità verso i problemi degli altri. In concreto, la
chiesa ha proposto ai bambini
di essere solidali con Chiara
Alemu, una bambina di tre
anni, figlia di genitori etiopici
abitanti a Torino, che dovrà
subire un complicato intervento chirurgico perché affetta da tetraparesi spastica.
Per Chiara si sono già mobilitate molte persone, e in
particolare la comunità di lingua inglese della Chiesa valdese di Torino. I bambini di
Coazze, e le loro famiglie con
loro, sono stati invitati a offrire a Chiara i propri risparmi per rendere possibile la
necessaria operazione, e insieme i segni della loro solidarietà: disegni, pensieri,
poesie, giocattoli, ecc.
Il giorno di Natale anche
Chiara Alemu e la madre,
Elfnesh Mekone, sono state a
Coazze per partecipare al culto e hanno condiviso un momento di gioia e di fede con
la nostra comunità; la partecipazione al culto è stata più
numerosa del solito: 40 persone, fra membri di chiesa e
simpatizzanti, tutti vivamente
partecipi. L’iniziativa era stata annunciata con un manifesto dal titolo «Un Natale per
Chiara». Si sono avuti segni
concreti di larga adesione da
parte della popolazione di
Coazze alla nostra proposta,
che è stata divulgata in seguito anche dal giornale «Luna
nuova». Fra l’altro una classe
della scuola elementare di
Ponte Pietra (una frazione situata tra Giaveno e Coazze)
ha mobilitato alunni e genitori, raccogliendo una notevole
cifra. Lo sforzo maggiore tuttavia è stato compiuto dalla
Chiesa valdese di Coazze,
che ha tradotto la propria sensibilità per Chiara in termini
di concreta generosità.
Cronache
BIELLA — La comunità valdese si è riunita domenica 18 dicembre attorno ai bambini della scuola domenicale che hanno dato il loro messaggio di Natale con canti e recite. Il culto, che ha visto il contributo della corale, è stato seguito da
una agape comunitaria preparata dall’Unione femminile.
• Domenica 11 l’assemblea di chiesa ha riconfermato Tavo
Burat come membro del Consiglio di chiesa, di cui è presidente, e ha discusso il tema dei matrimoni interconfessionali esprimendo apprezzamento per il documento elaborato
dal IV circuito.
• Si sono svolti a Piedicavallo i funerali della sorella Nella
Peraldo Beri ved. Revelli, per alcuni anni componente del
Consiglio di chiesa. Alla famiglia vada la simpatia cristiana
di tutta la comunità.
SAN GERMANO CHISONE — L’assemblea di chiesa di domenica 11 dicembre ha approvato il bilancio preventivo per
il 1995 e ha eletto la sorella Edith Gardiol Martinat quale
anziano del quartiere di Porte. L’assemblea ha ringraziato
Gustavo Bleynat che ha lasciato l’incarico di anziano dopo
15 anni di intenso servizio.
• Si sono sposati a Pinerolo Walter Lanfranco e Anna
Bertucci. Il past. Paolo Ribet ha recato loro il saluto e gli
auguri di tutta la comunità.
• Non sono più tra noi Emma Long ved. Long, di 79 anni,
e Emma Rivoira in Giraud, di 68 anni, entrambe decedute
all’ospedale di Pomaretto. Alle famiglie va la solidarietà di
tutta la chiesa che testimonia la sua certezza di fede nelle risurrezione. (g.g.)
FELONICA PO — Una cinquantina di persone si sono riunite, la sera del 6 dicembre, nel teatro della chiesa per inaugurare la «mostra della Bibbia» e per ascoltare uno studio biblico sui primi due capitoli dell’Evangelo di Matteo. L’iniziativa ha avuto un carattere ecumenico con la partecipazione del parroco che ha condotto insieme al pastore lo studio
biblico. La mostra ha avuto un buon successo di pubblico,
sono venute a visitarla intere scolaresche e si sono potute
vendere alcune Bibbie. (Ln.)
VILLASECCA — Profonda impressione e commozione ha
destato la scomparsa, all’età di 52 armi, della sorella Ines
Barai; ai familiari in lutto rinnoviamo la cristiana simpatia
della comunità.
FERMO — Il gruppo metodista ha organizzato il 17 dicembre
una conferenza sul tema «I protestanti in Italia oggi». A sostituire Domenico Maselli, impegnato in Parlamento, è stato
chiamato il past. Enos Mannelli, che ha spiegato a un pubblico attento le ragioni e le prospettive dell’essere evangelici protestanti nel nostro paese, (e.g.)
MOTTOLA — Sabato 3 dicembre il pastore Massimo Aprile
ha celebrato nei locali della chiesa battista il festoso e partecipato matrimonio interconfessionale di Pasquale Guagnano e Pina Cantore. A loro, giovanissimi, va il più sentito
augurio per un’unione vissuta con amore nel reciproco rispetto e nel nome del nostro Signore Gesù Cristo.
• Domenica 4 dicembre l’ormai nutrito gruppo di donne ha
tenuto uno speciale culto sulla Missione europea battista; la
lettura di testimonianze, di brani biblici e brevi meditazioni
ha fatto vivere a tutta la comunità l’esperienza di coloro che
ai lavori della missione in Africa dedicano le proprie forze
ed energie. Consapevoli che soltanto con il nostro aiuto in
preghiera e, più materialmente, in denaro si può operare serenamente e con gli attuali risultati positivi, chiediamo al
Signore di ricordarci quotidianamente del suo grande comandamento «Ama il tuo prossimo come te stesso».
ANGROGNA — Un tempio insolitamente gremito ha accolto,
la vigilia di Natale a Pradeltomo, la predicazione della Parola, tenuta con particolare emozione dallo studente in teologia Italo Pons, originario della borgata. La corale ha condotto la parte liturgica con letture e inni della Natività.
• La settimana, che si era aperta il 18 dicembre con il culto
presieduto dal pastore Davite i cui protagonisti sono stati i
bambini della scuola domenicale, si è chiusa il giorno di
Natale con il forte messaggio del pastore Tourn e con la
partecipazione alla Cena del Signore.
È disponibile presso le Librerie Claudiana e l’Editrice
Valli Nostre 1995
Calendario delle chiese
valdesi e metodiste
con 13 vedute a colori, versetti biblici e didascalie in quattro lingue (italiano, francese, inglese e tedesco), indirizzi
aggiornati delle chiese ed opere evangeliche membri della
Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e, inoltre,
quelli delle chiese di lingua Italiana all’estero, oltre agli indirizzi aggiornati dei pastori emeriti.
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6
PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola-----^
venerdì 6 GENNAIO 1995
CAMMINARE
NELLE TENEBRE
FULVIO FERRARIO
Ancora non si è spenta
l’eco degli inni di gioia,
ancora siamo avvolti dall’atmosfera rassicurante e commossa del Natale, e già la parola di Dio ci mette di fronte
a un grido: non i canti degli
angeli, né la letizia (lei pastori, ma «un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e rifiuta di essere consolata, perché non
sono più». Questo pianto e
questo lamento grande spazzano via ogni interpretazione
idilliaca, ogni iconografia ricorrente del Natale.
Certo, come afferma l’Evangelo di Giovanni, la luce
splende nelle tenebre ma, appunto, le tenebre non l’hanno
ricevuta. La luce di Gesù, la
luce di Dio stesso, viene ad
illuminare una notte davvero
molto buia. Qui non si tratta,
semplicemente, della malvagità di Erode; certo, stando a
quanto sappiamo dagli storici
antichi. Erode era effettivamente un criminale sanguinario: nel nostro racconto, però,
egli è qualcosa di più, è il
simbolo di tutte quelle forze
oscure della storia che, di
fronte a Gesù, di fronte alla
grazia di Dio, che infaticabilmente cerca uomini e donne
per attrarli a sé, reagiscono
con la violenza omicida di chi
si sente messo in questione
nel proprio potere.
Il potere minacciato
Erode, il potente, è turbato: dov’è il Re dei Giudei che è nato?, chiedono i
Magi. Drizza le orecchie.
Erode. Re dei Giudei?! Come
sarebbe a dire...? Qui il re sono io, e tutti sanno quanto sia
salutare ricordarlo. L’astuto
politico, tuttavia, non si perde in diatribe «istituzionali»
su chi e a quale titolo sia il re
dei Giudei; fiuta il pericolo, e
decide di eliminarlo immediatamente. Matteo tratteggia
con mano sicura il ritratto del
potere minacciato dall’Evangelo incarnato nel fanciullo
di Betlemme. La storia di ieri
e di oggi è piena di Erodi, di
personaggi forti e armati sino
ai denti, che hanno tutte le leve in mano ma, stranamente,
temono che il bimbo nella
mangiatoia tagli loro l’erba
sotto i piedi.
Non c’è bisogno di moltiplicare gli esempi: ai quattro
angoli della terra, ogni volta
che r Evangelo è annunciato
e vissuto con serietà, toma ad
essere il messaggio pericoloso che jnquieta il re, il quale
reagisce generalmente come
Erode; e il grido di Rachele,
che piange i suoi figli perché
non sono più, torna a farsi
udire, straziante, dai notiziari
televisivi e dalle pagine dei
giornali, anche se spesso sia
.V ■’ ^ A *■
«Dopo che furono partiti^ un angelo del
Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli
disse: **Alzati, prendi il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e restaci finché io non te
10 dico; perché Erode sta per cercare il
bambino per farlo morire”. Egli dunque si
alzò, prese di notte il bambino e sua madre,
e si ritirò in Egitto. Là rimase fino alla morte di Erode, affinché si adempisse quello
che fu detto dal Signore per mezzo del profeta: Fuori d*Egitto chiamai mio figlio”.
Allora Erode, vedendosi beffato dai magi,
si adirò moltissimo, e mandò a uccidere tutti
i maschi che erano in Betlemme e in tutto il
Suo territorio dalVetà di due anni in giù, secondo il tempo del quale si era esattamente
informato dai magi. Allora si adempì quello
che era stato detto per bocca del profeta Geremia: **Un grido si è udito in Rama; un
pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e rifiuta di essere consolata,
perché non sono più”.
Dopo la morte di Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe, in Egitto, e gli disse: ^Alzati, prendi il bambino e
sua madre, e va* nel paese d*Israele; perché
sono morti coloro che cercavano di uccidere
11 bambino”. Egli, alzatosi, prese il bambino
e sua madre, e rientrò nel paese d*Israele.
Ma, udito che in Giudea regnava Archelao
al posto di Erode, suo padre, ebbe paura di
andare là; e, avvertito in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e venne ad abitare
in una città detta Nazaret, affinché si adempisse quello che era stato detto dai profeti,
che egli sarebbe stato chiamato Nazareno»
(Matteo 2, 13-23)
mo troppo assuefatti al bombardamento di notizie, per
riuscire ancora a udirlo. Con
molta semplicità, ma anche
con una certa brutalità, il nostro racconto ci dice che Erode, con tutti gli altri mille e
mille Erodi della storia, ha
capito quello che noi, dopo
duemila anni, ancora fatichiamo a capire: che cioè questo
Gesù non è venuto a lasciare
lutto come prima, a parlarci
di un cielo lontano, dove tutto
è pace e gioia, mentre le cose
di questa terra sono lasciate
nelle mani (insanguinate) dei
padroni del-vapore.
Se così fosse, davvero Erode si unirebbe ai Magi, andrebbe anche lui a rendere il
suo devoto omaggio («...erano
presenti le maggiori autorità
civili e religiose»), magari
troverebbe modo, davanti alla
grotta, di fare un discorsino
sui valori della famiglia, della
solidarietà e, appunto, della
religione. Invece il bambino
di Betlemme viene a portare
la spada e non la pace, viene a
rovesciare i potenti dai troni e
a innalzare gli umili come, secondo r Evangelo di Luca, afferma sua madre. Meglio eliminarlo, quanto prima.
La reazione di Erode
Non è fuori luogo chiederci se il tiranno non abbia
qualche cosa da insegnarci.
Di fronte al Gesù slavato, addomesticato, di tanto nostro
cristianesimo, e anche di
fronte al pervertimento romantico, così duro a morire,
del messaggio del Natale,
Erode fa, se non altro, la figura del buon teologo; sentendosi a disagio, e reagendo in
modo violento, si mostra più
vicino di noi alla verità di
questo bambino pericoloso
che gli viene annunciato, vero
fulmine a ciel sereno.
Erode, quindi, è turbato, e
reagisce uccidendo. Ciecamente? Non proprio; si tratta
di uno sterminio di massa,
che però è tutt'altro che cieco, ha un fine preciso, che secondo il re merita sia il prezzo in vite umane che il rischio politico e di immagine
sempre legato a una strage: liquidare il bambino, re o non
re che sia.
L'annuncio della Grazia
Ecco però, a questo punto,
il lieto annunzio, l’Evangelo, che risuona anche in
questo racconto di sangue e
di morte: il piano di Dio va
avanti lo stesso, nemmeno la
furia omicida di Erode lo può
fermare. Il passo è intessuto
di citazioni dell’Antico Testamento, profezie di cui si annuncia l’adempimento, a sottolineare che non c’è Erode
che tenga, la grazia di Dio
procede, inesorabile.
Annuncio lieto, certo, ma
impegnativo, che non cancella
i fanciulli uccisi, né zitti.sce il '
pianto di Rachele. Dio si fa
uomo in questo mondo e in
questa storia, senza che una
sorta di stregoneria religiosa
faccia sparire la dimensione
tragica dell’uno o dell’altra.
La fede non ci trasporta in un
mondo da favola, in cui le
contraddizioni siano appianate e lo scandalo della sofferenza eliminato; proclama invece che, non accanto né sopra ma nel cuore di questo
mondo di violenza e di stragi,
Dio ste.sso è all'opera, e preci■samente nel bimbo di Betlemme, e alla fine sarà lui, e non
Erode, ad avere ragione.
Nei labirinti della storia
In,tutta la Scrittura, la fede
vive di questo incedere
maestoso della volontà di
Dio, nei labirinti della storia;
talmente maestoso e talmente
sovrano da travalicare quasi
costantemente i limiti della
nostra sensibilità, del nostro
cuore: Dio procede nell’attuazione del suo piano senza che
noi riusciamo a seguirne
l’azione. Ma il testo insiste:
rEvangelo è che Dio agisce,
non che noi comprendiamo
sempre e comunque lo svolgersi della sua opera. Gli occhi dello spettatore vedono
solo i corpi straziati dei fanciulli fatti uccidere dal re, ma
l’evangelista ha il coraggio
(ce ne vuole, in effetti, e non
poco) di dire: questa non è
tutta la verità. Non dice che i
morti contano poco, tanto poi
si risuscita, ma che accanto al
fatto atroce della morte dei
bimbi ce n'è un altro, sommamente lieto, che cioè la
volontà di Dio si realizza. 11
Dio che invia suo Figlio a far
tremare Erode sa quel che fa,
si presenta ai suoi come un
Dio affidabile e, a modo suo
(non, cioè, al modo di Erode,
fna in quello che si rivela in
Gesù), potente, anzi, come afferma il Credo, onnipotente.
La fuga in Egitto
Che fare, di fronte a questo Dio? Come comportarci di fronte alla sua volontà, potente ma che procede
per sentieri che non sono i nostri? Come tentare, almeno, di
vivere la fede nel Gesù pericoloso che, dall'inizio alla fine della sua storia con gli uomini e con le donne, è inseguito dalla violenza e dalla
persecuzione? Il testo ci presenta, nella figura di Giuseppe. una traccia di risposta.
Avvertito da Dio della tempesta che si addensa, egli fugge
con la famiglia in Egitto, rimane là finché non gli viene
ordinato di rientrare, quindi
torna indietro, ma evita la
Giudea e punta direttamente
in Galilea, a Nazaret. Un pas
so alla volta, senza troppi programmi, senza che tutto sia
chiaro dall’inizio. Fin da prima della nascita di Gesù, del
resto, Giuseppe dispone, per
dirla in modo eufemistico, di
un quadro molto parziale della situazione in cui si trova,
alquanto direttamente, coinvolto: l’obbedienza consiste
per lui (è una caratteristica
costante della visione biblica
della fede) nel procedere confidando nel Dio che gli parla
in sogno, lungo percorsi, a dire il vero, assai strani.
Il cammino del credente
Forse Dio parla alla maggior parte di noi in modo
un po’ diverso da come ha
parlato a Giuseppe: non tutti
ne percepiamo la volontà nei
sogni. Ma nel silenzio della
preghiera, nella meditazione
della Scrittura, nel dialogo
fraterno, la volontà di Dio si
chiarisce: normalmente non
tutta in una volta, quel tanto
che basta per continuare oggi
il cammino. C’è una sofferenza spesso profonda in questa
condizione, perché il nostro
cuore ha bisogno di proten
dersi in qualche modo nel domani, vedendoci chiai'o; viaggiare nella nebbia è fatico.so,
oltre che insicuro. Di tal genere, però, è il cammino del
credente, così come il testo ce
lo descrive, aggiungendo che
nell'oscurità, nell’habitat di
Erode, è presente anche il
Dio di Ge.?ù, che agisce con
potenza, e che salva.
Un Evangelo
lieto e rischioso
Questo è il «tempo di Natale» come lo vede la
Bibbia: tempo di lotta, di
dubbio, di paura anche, e insieme di fiducia nella fedeltà
e neH’onnipotenzà di Dio;
questo è l’Evangelo lieto e rischioso che il testo ci reca,
da parte di Dio stesso. L’altro «Evangelo», l’altro Gesù,
quello che lascia tutto e tutti
come prima e come sempre,
non è l’annuncio di Dio, ma
quello che sarebbe tanto piaciuto a Erode. Come singoli
e come chiese siamo chiamati a rinnovare ogni giorno la
nostra scelta tra questi due
messaggi.
Quando è giorno?
Un vecchio Rabbi chiese un giorno ai suoi discepoli:
- Chi di voi saprebbe dirmi come si può distinguere il momento in cui finisce la notte e inizia il giorno?
- Io direi - rispose prontamente un allievo - quando, vedendo un animale a distanza, uno sa distinguere se è una pecora o un cane.
- No - rispose il Rabbi.
- Potrà essere l’inizio del giorno - disse un altro quando, vedendo da lontano un albero, si può dire se
è un fico o un pesco.
- Neppure - insistè il Rabbi.
- Ma allora - chiesero i discepoli - quando mai si
può capire quando finisce la notte e inizia il giorno?
- Quando - rispo.se il Rabbi - guardando in voltoun
uomo qualunque, tu vedi che è tuo fratello; perché se
non riusciamo a fare questo, qualunque sia l’ora del
giorno, è sempre notte...
(Tratto da Quando è giorno?, della Cevaa, 1994)
7
Spedizione in abb. postaie/50 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
ai mittente presso i'Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa.
Fondato nel 1848
Mon è stato un «bianco Natale» quello vissuto dalle stazioni invernali delle Valli; la neve caduta a ottobre si è in
buona parte sciolta sotto l’effetto del vento caldo e della
pioggia e nemmeno è stato facile rendere agibili le piste
con la neve artificiale. A Frali, secondo gli operatori, solo
il 30% delle seconde case è stato occupato nelle vacanze
di Natale mentre per gli alberghi il breve periodo è stato
buono; purtroppo il fatto di poter contare sull’apertura
delle due sole piste baby e di quella in quota per sciatori
di un certo livello ha di molto ridotto la clientela. Dopo il
promettente avvio con le squadre nazionali maschile e
femminile, la presenza di vari Sci Club ha portato una certa attività, insufficiente però a dare respiro alla stazione
della vai Germanasca.
Delle ^lli moESi
venerdì 6 GENNAIO 1995
ANNO 131 - N. 1
LIRE 2000
In un’epoca in cui si ha
paura di dire dove ci si
colloca, ritorna come un vecchio ritornello la parola
«apoliticità» e, a forza di non
voler dire dove siamo, ecco
che lo dimentichiamo davvero. Alla fine, questa apoliticità, questa passività favorisce il progetto di chi costruisce la società riducendo gli
spazi di interazione, di partecipazione; dell’azione politica andiamo quindi a cercare
le radici all’interno di ciascuno di noi perché forse è da lì
che il cambiamento, se non si
vuole che sia imposto dall’esterno, deve partire.
La televisione, feticcio di
questo fine secolo, è simbolo
di un tipo di comunicazione
che avviene in un solo verso.
I GIOVANI E LA POLITICA
DOVE SIAMO?
LETIZIA TOMASSONE
nella quale i ruoli di emettitore e di ricevente non si scambiano mai; lo spettatore partecipa inerte a quanto accade,
impossibilitato a rispondere,
a reagire... Questo paradosso
si verifica nella maggior parte dei paesi del capitalismo
avanzato, anche se forse non
si esprime con la volgare arroganza dei nostri giorni italiani. Ad Agape, nel campo
invernale, abbiamo imparato
a guardare la televisione con
occhio critico, capace di destrutturarne i messaggi, l’uso
della parola e dell’immagine:
ad esempio l’uso di colori e
sfondi diversi dati a personaggi di cui si vuole o meno
far passare il discorso. La lettura critica fa parte del patrimonio protestante: perché
non utilizzare le nostre buone
abitudini anche nell’ambito
della società?
Pinerolese
Gli aiuti
per i danni
dell'alluvione
Nel corso dell’ultimo Consiglio dei ministri del 1994
sono stati stanziati 11.000 miliardi per la ricostruzione nelle zone alluvionate e da parte
della Regione Piemonte vi
sono state compiaciute prese
d’atto che gli impegni a suo
tempo assunti tlal ministro
Maroni sono stati in gran parte mantenuti. Si tratterà di vedere tempi e modalità della
manovra e soprattutto quale
seguito verrà dato al sostegno
delle attività produttive più
danneggiate.
Nel frattempo però anche
molti Comuni delle valli pinerolesi, colpiti in modo sicuramente meno grave del vicino Cuneesc dalle precipitazioni. hanno ricevuto aiuti per
i danni ricevuti e per la prevenzione di maggiori guai. Si
tratta nel complesso di interventi sulla viabilità minore,
piccole frane, canali e piccoli
torrenti montani che si trasformano alla prima piena in
tante occasioni di dissesto.
Ancora una volta quanto passa attraverso la Regione viene
finanziato con una certa celerità, mentre alcuni interventi
di maggiore entità che. per la
loro collocazione sulle as^e
principali dei torrenti, sono
competenza del Magistrato
del Po. attendono in alcuni
casi da anni.
Proprio nell’ultima settimana dell'anno appena finito sono comunque arrivati 265 milioni al Comune di Prarostino
che aveva denunciato danni
per mezzo miliardo, 100 milioni a Torre Pel lice su 360,
26 milioni sono andati a Bobbio Pel lice, 25 a Luserna San
Giovanni su circa 250 chiesti,
25 anche ad Angrogna, 19 a
Pinerolo, 10 a Villar Pellice.
Altri Comuni, come San Secondo, San Germano, Rorà.
che pure avevano denunciato
danni per diverse decine di
milioni, non hanno ancora ricevuto nulla.
Intervista a Giovanni Rissone, direttore delTUss110 con sede a Pinerolo
La sanità si costruisce con obiettivi precisi
PIERVALDO ROSTAN
La Regione Piemonte ha
nominato i direttori generali delle nuove Ussl; nel
Pinerolese le vecchie Ussl
42, 43 e 44 sono state accorpate nella n. 10, con unica sede a Pinerolo; 47 Comuni,
190 miliardi in bilancio. Il
nuovo direttore è il dott. Giovanni Fissone, già coordinatore sanitario dell’Ussl 43
della vai Pellice; medico psichiatra molto legato al prof.
Franco Basaglia nelle sue
battaglie per ridare dignità al
malato di mente. Dal 1981 ha
impostato i servizi sanitari
della vai Pellice, non sempre
in sintonia con l’allora assessore alla Sanità della Regione
Piemonte, Maccari. Come vive questa nomina?
«Anche nel mondo della
Sanità ci sono forti interessi
che non sempre coincidono
con gli obiettivi che in questo
caso non possono che essere
creare dei servizi per la salute della persona; capita così
di scontrarsi con chi ha altri
interessi. Sono una persona
al servizio della gente ed
avrò bisogno della collabora
II dottor Bissone nel corso di un incontro a Torre Peiiice
zione di tutti; il mio primo
obiettivo è quello di “scoperchiare” le risorse: ve ne sono
molte e per vari motivi si sono addormentate o sono regredite. Si tratterà anche di
lavorare molto sul piano culturale, evitando i bisogni indotti che alla fine portano anche intasamenti. Io credo ci
siano ampie speranze di crescita sia come servizi sul territorio che come risposte
ospedaliere grazie al Civile
di Pinerolo e ai due ospedali
valdesi di Pomaretto e Torre
I Pellice. Penso che il Civile
abbia grandi possibilità di
migliorare; bisogna però dare
dei progetti, non abbandonare gli operatori».
- Non si correrà il rischio
di veder fagocitare le risorse
da parte dell’ospedale Agnelli di Pinerolo?
«Credo profondamente nella partecipazione alle decisioni, senza che venga meno
naturalmente la mia personale
responsabilità; vorrò dunque
sentire tutti gli operatori, le
forze politiche, i sindaci e
non intendo muovermi per
servizi o reparti ma per obiet
tivi, analizzando le prestazioni e ragionando sui fatti precisi. Agirò comunque nel segno della continuità, sia per
gli ospedali che per i distretti
e ci dovranno essere periodiche verifiche sui servizi».
- Nell'Ussl IO sono compresi Comuni tipicamente
montani come Bobbio Pellice
o Proli e altri di pianura, con
esigenze e modalità di intervento ben diversi...
«Sono certo presenti grandi
diversità, l’accessibilità e
dunque i tempi di intervento
anzitutto: è chiaro che un servizio infermieristico domiciliare in alta valle può fare tre
interventi in un giorno mentre in pianura ne può fare alcune decine; ma tra i costi di
una giornata in ospedale o
una visita fatta a casa ce ne
corre, anche in termini economici. Non voglio fare passi
affrettati: prima voglio conoscere situazioni, risposte e
costi. Le risorse possono anche essere abbondanti ma i
servizi da riorganizzare; non
si possono omogeneizzare i
cittadini di Vigone con quelli
di Bobbio ma occorre rispettare le diversità».
Negli ultimi anni vi è, anche nelle valli
valdesi, una vigoroso ripresa delle danze
occitane. Da Teofilo Pons apprendiamo
che già nel secolo scorso le danze più
diffuse erano la courento, la bourée, di
gran moda fin dal '600 al di là delle Alpi. la valso, la pouéloro (polca) e la mazouérco (mazurca). Famose anche le
condanne contro il ballo, peraltro poco
efficaci. Ma lasciamo a Pons la parola...
T T n tempo le danze venivano guidate prevalentemente dal canto
corale degli stessi ballerini o di un gruppo di persone particolarmente preparate
e addestrate a tale compito. Si passò poi
all’uso di qualche strumento musicale,
fino ad arrivare alle orchestrine odierne,
magari sostituite dai dischi che oramai si
trovano in ogni casa.
Anche nei nostri villaggi sperduti nel
verde, nonostante le condanne severissime contro il ballo degli antichi scritti
valdesi e quelle successive dei secoli
IL FILO DEI GIORNI
IL BALLO
PROIBITO
TEOFILO C. PONS
XVII e XVIII decretate contro la danza
in vari Sinodi, questa si andò diffondendo a poco a poco: prima nelle feste familiari, poi nelle ricorrenze festive locali e
generali.
A te.stimoniare come le danze fossero
sempre state bandite e severamente condannate alle Valli e quindi energicamente redarguiti quanti contravvenivano alle
decisioni prese dai Sinodi nei loro riguardi, riferiamo un provvedimento di
Un’altra esperienza importante è l’intreccio tra la partecipazione e r atteggiamento
gioioso, di festa. Si può fare
politica e azione contro la
mafia organizzando delle feste di spiaggia che offrono
spazi di incontro ai giovani
di tutto un paese. Per combattere il pessimismo che ci
attanaglia, ecco che la comunità torna a assumere un ruolo centrale proprio in un’epoca di «grandi comunicatori».
Analisi della propria esistenza, capacità critica, dimensione comunitaria: con questi
ingredienti intendiamo riprendere a riflettere di politica ad Agape, nella Fgei, e
non è un caso che questi ingredienti emergano in un
contesto protestante.
notevole severità preso dalle autorità vaidesi, come ce l’hanno tramandato gli storici Léger e Brez.
La moglie di un pastore della Val Pellice era stata condotta da una sua parente
(che era francese) sulla piazza di Luserna, ove si ballava, ad assistere al piantamento di un mai (...lungo fusto di una
pianta che si usava collocare, il 1° maggio, dinanzi alla dimora del nuovo sindaco di un paese).
E quantunque la malconsigliata donna,
per istintiva prudenza, avesse guardato
.solo da lontano le danze tenute in aperta
campagna, il pastore suo marito dovette
far appello ad un altro ministro, perché
venisse a presiedere al posto suo il Concistoro, davanti al quale si dovette pre.sentare la colpevole per essere censurata
a dovere.
Quantum mutatus ab ilio! l’odierno
co.stume!».
(da Vita montanara e tradizioni popolari
alpine, Torino, Claudiana, 1979)
Questo
Numero
In cerca di impiego
Sono molti i problemi
per chi cerca lavoro: al fine di aiutare gli interessati
a orientarsi in questo ambito sono stati creati i Centri di iniziativa locale per
l’occupazione (Cilo). Ci
occupiamo questa volta
del centro operativo nella
città di Pinerolo.
Pagina II
Luserna
Una seduta di Consiglio
comunale con pochissimi
presenti è stata tuttavia una
delle più importanti dell’anno: si trattava di approvare il bilancio preventivo. Quest’ultimo rende
visibile il consolidamento
dei conti comunali, dopo
anni che erano stati contrassegnati da preoccupanti deficit.
Pagina II
Archivi storici
In ambito sia ecclesiastico sia privato sia pubblico,
gli archivi, ad onta della
tradizione che li vuole poi
verosi, bui e inaccessibili,
sono un elemento di primaria importanza per la ricostruzione e la conservazione della memoria di una
località, di una chiesa, di
una comunità. Ne parliamo
con Gabriella Ballesio, re
sponsabile dell’archivio
della Tavola valdese.
Pagina III
Sport nel Pinerolese
Fermi i campionati e
tornei per le feste natalizie
si può riflettere sulla condizione delle attività sportive della zona: il quadro
che emerge presenta aspetti incoraggianti anche se
sono presenti croniche e
più recenti difficoltà economiche. È sempre incerto
il futuro dell’hockey su
ghiaccio a Torre Pellice.
Pagina IV
8
PAG. Il
E Eco Delle Yaui ^ldesi----:
venerdì 6 GENNAIO 1995
Il municipio di Pomaretto
POMARETTO: ICI IN AUMENTO — Una cinquantina di
milioni in meno rispetto al previsto hanno indotto il Consi.glio comunale di Pomaretto a decidere un aumento della
tassa sugli immobili passata dal 5 al 5,5 per mille. Anche la
tariffa dell’acqua sarà aumentata di circa il 20%. Il bilancio, di poco superiore al miliardo e mezzo, prevede mutui
per 400 milioni.
STANDARD EUROPEI PER GLI ALBERGHI PIEMONTESI — A partire dal 1996 alberghi e residenze turisticoalberghiere in Piemonte verranno classificati con il sistema
delle stelle rilevati in base a standard qualitativi che dovranno essere garantiti; il provvedimento è stato approvato
aU’unanimità dal Consiglio regionale. Per gli alberghi ci
, troveremo di fronte ai cinque livelli da 5 a 1, mentre per le
residenze sono previste tre classi, da 4 a 2 stelle.
LA LEGA DI TORRE PELLICE RIMANE GRUP D’ASSION — Il Consiglio comunale di fine hanno che ha portato all’approvazione del bilancio ha permesso anche al
gruppo consigliare Lega Nord di f^e chiarezza circa la
propria collocazione. I quattro consiglieri eletti col simbolo
del carroccio faranno ora semplicemente riferimento al
Grup d’Assion piemonteisa, associazione culturale autonomista, fin qui operante in stretta collaborazione con la Lega. Per il resto il bilancio del Comune approvato si caratterizza per aumenti contenuti nel 5% per alcune tariffe e aliquote invariate per Pici; per quanto riguarda il personale,
un posto in più è previsto per l’ufficio anagrafe e uno per
l’ufficio tecnico. Fra le iniziative più interessanti la decisione di utilizzare per il riscaldamento delle scuole (con
possibilità di allacciarsi anche per i privati) una caldaia a
legna in grado di ottenere calore bruciando prodotti di scarto come residui di potature o legname di scarso pregio.
DUE INCIDENTI MORTALI — Profonda commozione
hanno suscitato due gravi incidenti mortali verificatisi alla
fine del ’94 in vai Pellice. Alla vigilia di Natale un giovane
lusemese, Leonardo Giordan, non ancora diciassettenne e
studente al liceo scientifico di Pinerolo, si è schiantato in
moto poco dopo l’una di notte contro un albero non lonta- no dalla propria abitazione. Malgrado il casco protettivo il
giovane è risultato .subito in gravissime condizioni ed è deceduto all’ospedale civile di Pinerolo. Nel pomeriggio del
24 dicembre, mentre era intento a trasportare legname con
il .suo motocoltivatore in località Ciarmis a Villar Pellice, è
stato vittima di un incidente dalle tragiche conseguenze il
sessantacinquenne Giovanni Frache, pensionato che svolgeva le funzioni di custode del tempio valdese di Villar. A
causa del ribaltamento del mezzo, la morte di Frache è stata praticamente istantanea; gravi anche le condizioni di Ermanno Roux, che stava aiutando il pensionato e ha riportato la frattura della gamba destra.
DIMINUISCONO GLI INCENDI — È migliorata la situazione degli incendi nel corso del 1994 rispetto all’anno precedente. Il bilancio reso pubblico dal Corpo forestale evidenzia come il fuoco nei primi 11 mesi abbia percorso nel
’93 137.000 ettari di territorio di cui 44.000 di bosco, contro i 203.000 dell’anno precedente, 116.000 dei quali boscati. In Piemonte si sono sviluppati 391 incendi,
compromettendo una superficie di 1.075 ettari.
UN’AREA INDUSTRIALE PER PINEROLO — Con molte
astensioni delle opposizioni e i soli voti contrari dei liberali,
il Consiglio comunale di Pinerolo ha approvato il progetto
preliminare per la nuova zòna industriale; entro 60 giorni
dovranno pervenire eventuali osservazioni da parte dei cittadini. Le aree, già individuate contestualmente al nuovo
piano regolatore, dovranno essere acquisite dal Comune,
dotate di opere di urbanizzazione con una spesa di vari miliardi e quindi messe a disposizione di quanti vorranno proporre insediamenti produttivi.
COMUNITÀ MONTANA VAL PELLICE: 10 MILIARDI
IN BILANCIO — Tranquillo Consiglio per la Comunità
montana vai Pellice Che alla vigilia di Natale ha approvato
il suo bilancio che pareggia su oltre 10 miliardi, tre dei quali dedicati alla spe.sa per il settore socio-assistenziale; la
quota a carico dei Comuni sarà, come nel 1994, di circa
32.000 lire per abitante. Il Consiglio ha anche approvato la
stipula di altri due mutui per circa un miliardo e mezzo, per
i lavori di completamento del palaghiaccio di Torre Pellice.
LA NUOVA ORGANIZZAZIONE DELLE USSL — Su
questo tema di grande attualità e rilevanza per le varie opere diaconali delle Valli facenti capo alla Chiesa valdese,
un’apposita commissione organizza, per sabato 21 gennaio,
ore 15, presso la Foresteria di Torre Pellice, un convegno a
cui tutti i membri dei comitati delle opere sono invitati. Si
affronterà appunto la nuova situazione determinatasi
nell’organizzazione sanitaria e i rapporti fra ente diaconale
ed ente pubblico.
Il Consiglio comunale di Luserna San Giovanni approva il bilancio preventivo
Chi erediterà il compito di amministrare
troverà una situazione economica risanata
PIERVALDO ROSTAN
Un Consiglio comunale ridotto ai minimi termini
(12 per la maggioranza, uno
per l’opposizione, assente anche il sindaco) ha approvato
il 30 dicembre il bilancio preventivo di Luserna San Giovanni. Un bilancio che l’assessore Delladonna ha definito «trasparente e credibile,
lontano dal disimpegno di chi
sta per terminare il proprio
mandato eppure con caratteristiche di flessibilità per eventuali variazioni al suo interno
da parte di una nuova amministrazione. Comunque, dopo
anni difficili, chi sarà chiamato ad amministrare nel prossimo anno erediterà una situazione economica sana».
Così il bilancio sembra
aver abbandonato le preoccupazioni dei deficit passati,
grazie alle entrate (solo dall’Ici arriveranno un miliardo
e 350 milioni) ma anche al
contenimento della spesa; a
questo proposito l’assessore
Delladonna ha ricordato che i
costi dello smaltimento rifiuti
resteranno invariati grazie alla politica avviata della raccolta differenziata é dunque
della diminuzione del costo
di conferimento in discarica:
mediamente ogni cittadino di
Luserna deposita, negli appositi contenitori, 20 kg di vetro
e 17,5 di carta o cartone l’anno, un dato importante eppure
ancora migliorabile. Nel totale il bilancio supera i 12 miliardi, con circa due per il solo personale: su questa voce
si torna alle cifre del 1991 e,
dopo anni di blocco totale, si
torna a parlare di un paio di
assunzioni possibili.
Con un Consiglio dimezzato pochi gli interventi sul bilancio; Gardiol (Verdi) ha auspicato che l’elevato avanzo
di amministrazione venga almeno in parte utilizzato per la
protezione civile mentre Collino (Lega Nord) si è chiesto
se non sarebbe stato possibile
ridurre l’impatto delfici sui
cittadini. Opposizione invece
netta di Collino sulla decisione di assumere un mutuo di
450 milioni per finanziare
l’acquisto dell’edificio destinato a ospitare i vigili del
fuoco e i carabinieri: «Si tratta di un’operazione economicamente sbagliata, che
viene a costare troppo ai cittadini», ha detto il consigliere
della Lega a cui la giunta ha
risposto ricordando lo sfratto
dalla sede per le due istituzioni e le due sole possibilità, o
acquistare o stabile o costruire una nuova sede; di cui la
prima pare più praticabile.
Una certa discussione ha poi
segnato il passaggio del depuratore alL’Acea ma si è evidenziato anche che così si cede una gestione assai problematica e onerosa.
Il Consiglio ha modificato
successivamente le modalità
di gestione della palestra (il
gestore percepirà circa il 55%
delle tariffe) e confermato la
gestione associata della piscina. Motivi di discussione e
tensione sono poi derivati
dall’approvazione del piano
di sviluppo del commercio
fisso e dal rinnovo dell’affi
damento del servizio autolinea fra Lusernetta e Torre
Pellice gestito dalla ditta
Sdav; ci sarà una corsa sperimentale al venerdì dai Pecoul
e una nuova corsa dalle scuole superiori a Torre Pellice. Si
è appreso però durante il
Consiglio che una analoga richiesta è stata avanzata dalla
scuola alla Sapav per cui ora
si rischia un doppione dei
collegamenti.
Da segnalare infine una
certa polemica fra l’unico
consigliere di opposizione e
la giunta; in modo non troppo
ortodosso sono venute fuori
da parte del consigliere della
Lega accuse di intere^e privato in atto pubblico sulla gestione di alcuni lavori pubblici in località Baussan. Da
parte del segretario comunale
è stato chiesto di presentare
l’intervento per iscritto, come
tutela e come possibile documento da presentare alla Procura della Repubblica; la vicenda dovrebbe tornare in un
prossimo Consiglio con una
preannunciata interrogazione.
Globalità dei linguaggi
Capacità espressive
oltre Phandicap
Da oltre venticinque anni
Stefania Guerra Lisi, romana, artista, ma soprattutto
esperta e studiosa di disagio,
handicap e emarginazione gira r Italia per svolgere seminari, giornate di studio e corsi sulla globalità dei linguaggi; da diversi anni la vai Pellice la accoglie come preziosa consulente e come fonte
sempre nuova di risorse per
aiutare e sostenere le strutture e le iniziative locali che si
occupano dei problemi di cui
è riconosciuta quale massima
esperta.
Recentemente Guerra Lisi
ha condotto a Torre Pellice
un seminario ispirato all’
«Elogio della pazzia» di Erasmo da Rotterdam: l’abbiamo incontrata in quella circostanza e le abbiamo chiesto
di spiegarci cos’è la globalità
dei linguaggi, quali sono le
competenze che consente di
acquisire e a chi si rivolge.
«La globalilà dei linguaggi è
una metodologia, un percorso che senza indicazioni
prestabilite vuole perseguire
un fine e si riferisce alle possibilità espressive e comunicative anche quando siamo
di fronte a serie patologie
(autismo, psicosi) o di fronte
a impedimenti alla comunicazione di tipo neurologico
(cerebrolesioni, cecità, sordità) - spiega Guerra Lisi -;
in parole povere, anche di
fronte all'handicap più grave, quando sembra impossibile ogni comunicazione viene fuori che le facoltà
immaginative ci .sono, anche
oltre la razionalità.
La corteccia cerebrale comunque produce delle immagini, consente un collegamento della persona con la
realtà, anche quando sembra
non esserci. Dunque è importante che l’educatore, il genitore siano coscienti che
Vambiente circo.stante viene
comunque percepito dalla
persona, dall'essere globale
che è ogni uomo e proprio
per questo l’ambiente deve
essere favorevole, stimolante, piacevole».
La globalità dei linguaggi
si propone allora non solo come una risorsa nel caso
dell’handicap, ma anche dove
esiste il disagio del giovane o
dell’anziano, del bambino, in
ogni caso in cui bisogna risalire al di là di una patologia
in atto fino al riconoscimento
delle facoltà sensoriali che
comunque ciascuno di noi ha,
anche quando è invisibile,
come può essere il flusso del
pensiero anche quando siamo
di fronte all’handicappato più
grave, che vive profondamente la propria emozionalità immaginativa. «La mia
lunga esperienza mi ha insegnato per e.sempio come sia
importante sollecitare l'incontro della persona con ciò
che è piacevole, come può essere una musica, una sostanza - continua Stefania Guerra
Lisi - con tutto ciò insomma
che può rimandare all’esperienza più piacevole per eccellenza, quella precedente
alla nascita, quella che si riferisce alla nostra vita ne!
grembo materno.
Non a caso i bamJjini molto piccoli, per esempio, .sono
attratti dall’acqua, dalle
melme, dalle sostanze molli,
che spesso la cultura non offre, anzi proprio nel caso dei
bambini molto spesso siamo
di fronte alla negazione di
queste esperienze per privilegiare la passività del mezzo
televisivo, che annulla appunto remozione data dai
sensi». Proprio in questo senso Guerra Lisi lancia un allarme pedagogico e sostiene
che passo dopo passo ci si
avvia verso una dimensione
che immerge i bambini
nelfimmagine, abolendo la
corporeità, proprio in direzione contraria a quella che
vuol dire globalità dell’espressione e della comunicazione umana che sulla corporeità si basa.
I centri di iniziativa per l'occupazione
Un supporto tecnico
per cercare lavoro
DAVIDE ROSSO
L? occupazione, come mostrano anche gli ultimi
dati a livello nazionale, sta
diventando sempre più un
problema, e sono molte anche da noi le persone in cerca
di un impiego. 1 Cilo (centri
di iniziativa locale per l’occupazione) previsti da una
legge regionale del 1991 si
prefiggono come compito
quello di fungere da supporto, di aiutare queste persone
nella loro ricerca, informando sulle iniziative finalizzate
aH'orientamento .scolastico
(guida alla .scelta scolastica,
corsi di formazione professionale ecc.), dando delucidazioni suH’ufficio di collocamento, sulle modalità di accesso al lavoro nel settore
pubblico, sui concorsi privati
e pubblici, dando elenchi di
aziende interessate ad assumere con i contratti di formazione lavoro.
Oltre a questo servizio di
informazione rivolto al pubblico è previsto poi che i Cilo
svolgano anche un’attività indirizzata a programmare progetti mirati per soggetti svantaggiati .socialmente. Qual è
la situazione nella nostra zona? A Pinerolo il Cilo esi.ste
e funziona dal ’91, a Perosa
Argentina è nato nel '93, esistono poi in alcuni Comuni
dei punti di informazione per
chi cerca lavoro.
A Pinerolo ormai questo
servizio è attivo da alcuni anni, sono molte le collaborazioni avviate (con il Seri, con
il carcere, con l’Ussl, con
l'ufficio di collocamento oltre che con gli altri Cilo della
zona e non) e sono allo studio corsi di^ formazione professionale. È in pieno svolgimento, in collaborazione con
l’ufficio di collocamento di
Pinerolo, un programma di
costruzione, fra quanti sono
in mobilità, disoccupati ecc.,
di una banca dati delle persone di.sponibili a lavorare, del
la necessità che queste hanno
di essere seguite nella ricerca
del lavoro ecc. Questa banca
dati dovrebbe dare, una volta
completata, un servizio di
preselezione delle persone
che risultano in cerca di lavoro e funzionare come strumento per aiutarle nella ricerca di occupazione e aiutare le
aziende nella ricerca di personale; per ora sono state
contattate già un migliaio di
persone.
Un altro progetto finanziato anche dalla Regione prevede la presenza di un esperto incaricato di seguire una
cinquantina di persone alla
ricerca di lavoro con lo scopo
di individuare e far superare
le difficoltà che queste incontrano nella ricerca. Qual è il
pubblico che si rivolge al Cilo? In questi ultimi tempi, dicono all’ufficio di Pinerolo,
sembra essere un po’ cambiato: prima infatti era per la
maggior parte composto da
studenti o comunque da giovani mentre ora invece sembra in aumento il numero degli adulti, persone in mobilità, disoccupati.
11 Cilo svolge quindi un
importante ruolo di informazione e di supporto e può
, quindi essere uno strumento
in più per le persone in cerca
di occupazione. Al Cilo sono
necessarie infatti due tipi di
figure professionali, un operatore che si occupi della
progettazione e un secondo
operatore che curi l’aspetto
dell’informazione al pubblico.
Oggi solo la prima figura
professionale è presente e deve ricoprire entrambi i ruoli
mancando oltre tutto il Comune di Pinerolo, in questo
periodo, di obbiettori di coscienza da destinare aH’ufficio del Cilo: dalla nuova
pianta organica del Comune è
prevista comunque la presenza di tutt’e due le figure e si
spera che al più presto questa
carenza possa es.sere superata.
9
venerdì 6 GENNAIO 1995
E Eco DELLE ¥ILLI ^LDESI
PAG. Ili
A colloquio con Gabriella Ballesio, responsabile deirarchivio della Tavola valdese
Il documento^ base della ricostruzione storica
MARCO ROSTAN
Archivio: la parola stessa
evoca mucchi di carte
polverose, pazienti e faticose
ricerche riservate a studiosi e
laureandi che preparano la tesi. Non contenti di limitarci a
questa impressione, siamo
andati a sentire una lezione di
Gabriella Ballesio a maestre
e maestri della vai Pellice,
nel quadro di uno dei corsi
che il Centro culturale valdese organizza sulla storia e la
cultura locale. Sono stati gli
stessi insegnanti a sollecitare
una. informazione sulla situazione degli archivi: come vi
si accede, che cosa si può
consultare, è possibile fare ricerche sulle fonti direttamente con i bambini?
Gabriella Ballesio, 39 anni,
ìaùreata in Lettere (scienze
storiche), diplomata in Archivistica, paleografia e diplomatica presso la scuola dell’Archivio di stato di Torino,
' è responsabile dell’archivio
della Tavola valdese dal
1990 (fino a quell’anno, dal
1974, se ne era occupato il
jipast. Roberto Nisbet); ha
«riordinato» numerosi archivi, da quelli degli ospedali e
(^re valdesi a quelli dei comuni di Porte, Bobbio Pellice, Villar Pellice, Rorà, Angogna, Prarostino.
; _«/« vai Pellice - dice Gabriella Ballesio - siamo abbastanza fortunati e la situazione degli archivi è complessivamente soddisfacente, anche grazie a un finanziamento regionale di dieci anni fa
-indirizzato proprio al riordino degli archivi nelle Comu
nità montane. Questo ha consentito un buon lavoro, sia in
vai Pellice che in vai Chisone
e Germanasca. Su circa 500
archivi (ecclesiastici, pubblici e privati) circa 300 sono in
via di riordino e. 70 sono già
completati».
L’archivio della Tavola è
sempre stato nella Casa valdese a Torre Pellice? «Da
quando è stata costruita la
Casa valdese sì, quindi dal
1889 - racconta Ballesio -.
Prima c’era un grosso valigione che i vari moderatori si
portavano a casa loro: la si
chiamava scherzosamente la
“Valise des Vallées”. All’archivio Tavola si è aggiunto
quello del Comitato di evangelizzazione (1860-1915) e
dopo Infusione l’archivio è
cresciuto a vista d’occhio.
Oggi siamo al limite della capienza e del peso sopportabile dai pavimenti. Ci vuole urgentemente nuovo spazio, anche se in futuro si lavorerà
sui microfilm».
Chi frequenta l’archivio?
«In primo luogo studenti e ricercatori universitari, ma
spesso anche molte persone
che semplicemente sono interessate a ricostruire la storia
delle loro famiglie - illustra
Gabriella Ballesio con giusta
soddisfazione -. Inoltre, con
l'apertura del Centro culturale e della nuova biblioteca, è
di molto aumentata la frequenza, anche di ricercatori
stranieri: siamo passati da
una media di 30 presenze annue alle attuali oltre 350».
Gabriella Ballesio si occupa anche dell’archivio della
Società di studi valdesi, che
si è formato con donazioni
private e contiene soprattutto
archivi famigliari. Ma, tornando ai bambini e agli insegnanti, le chiediamo quali
possibilità concrete esistano
di lavoro in classe... «Uno
dei temi su cui generalmente
si^avora è quello delle genealogie - spiega -. E frequente che si chieda ai bambini di ricostruire, con domande a genitori e nonni, un
piccolo albero genealògico
della loro famiglia, magari
con la foto. Quando la memoria orale non ce la fa più
si può introdurre il discorso
dell’archivio. E sufficiente
avere, per esempio, una data
certa per uno dei nonni: da
quella data, con i registri
dello stato civile, che fino al
1865 erano compilati da parroci e pastori, si può risalire
in archivio, in modo abbastanza semplice, al 1800 e
anche oltre». Che altro di interessante possono trovare i
più giovani frequentatori di
un archivio?
«Si può fare la storia di
una borgata, di un mulino, di
una bealera. Molto interessanti sono poi i registri di
scuola, che conservano nomi
di alunni, voti e programmazione degli insegnanti - continua Ballesio -. Delle tante
maestre inviate dal Comitato
di evangelizzazione in Italia,
ci sono circa 600 dossier con
tutte le loro relazioni. E siccome si chiedeva loro anche
di visitare le famiglie, questi
appunti sono un fondamentale osservatorio sociologico
sulTItalia dell’800». Nel corso organizzato dal Centro
le montagne piemontesi al Festival Cinema giovani di Torino
La vita tenace di Luigi e Bruna
FEDERICA TOURN
Luigi e Bruna vivono in
una baita sui monti sopra
il paese di Rubiana. Ci vivono da sempre, una stagione
dopo l’altra, lì hanno passato
la loro giovinezza, hanno allevato i figli che ora abitano
in città (li immaginiamo a
Torino, con dei bambini a loro volta, un lavoro regolare,
^qualche preoccupazione per
questi genitori che non ne vogliono sapere di lasciare quel
posto impervio). Per comprare il pane bisogna scendere
qualche chilometro a valle,
ma Bruna non si preoccupa:
parte al mattino presto e si
incammina per il sentiero conosciuto, mentre Luigi si occupa delle bestie. Qualche
gallina, un capretto: «Adesso
non ne tengo più tanti - racconta alla macchina da presa
- non ho piu il cuore di ammazzarli quando diventano
grandi». Fuori della porta
della baita si vedono solo
prati e boschi.
La storia di Luigi e Bruna
Tha raccontata Andrea Sera
INFORMAGIOVANI
VAL PELLICE
Via Roma 45
Luserna S. Giovanni
0121/900245
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sport, scuola, lavoro,
musica, viaggi,
tempo libero
Lurtedl e venerdì
ore 14' 17
Un fotogramma del film
fini in un cortometraggio presentato al Xll Festival internazionale Cinema giovani per
la sezione «Spazio Italia».
Andrea Serafini, che ha scritto la sceneggiatura insieme
ad Antonio Carbone e ha curato la fotografia e il montaggio, è un giovane autore torinese che in passato ha pre.sentato dei lavori in superotto e
in 16 mm. Per quest’ultimo
ha rieevuto la menzione speciale della giuria del Festival
(sezione non fiction) «per la
necessaria semplicità del racconto di memoria».
Il racconto racchiude tutta
la vita, dipanato con leggerezza attraverso la voce dei
protagonisti, che parlano con
spontaneità, come se la cinecamera fosse un oggetto domestico usuale, che non può
creare imbarazzo. La guidano
all’interno della casa, dalla
cucina su per le scale e fino
nella stalla, sulla stretta aia
antistante la baita.
Raccontano gli inverni con
la neve, i lavori dell’estate, le
giornate che cominciano presto, prima della luce del sole;
vediamo Luigi uscire di casa
con la gerla sulle spalle,
mentre Bruna si muove sicura nella sua cucina ancora
buia. Nelle loro parole non
manca un certo umorismo di
chi accetta le cose come vengono, «fino a che Dio vorrà»,
prendendo tutto senza fretta,
anche la vecchiaia e i suoi
problemi.
Inutile dire che di abbandonare la baita e i boschi di
sempre non se ne parla neppure: il paese vicino è soltanto per le necessità più strette,
la città un mondo lontano,
sconosciuto e privo di qualsiasi rilevanza.
culturale valdese vi è stata
una lezione di Daniel Baridon
sull’emigrazione delle famiglie valdesi in Sud America
all’inizio del secolo: è possibile consultare l’archivio su
questa materia? «Baridon e
altri ricercatori hanno in effetti con,saltato migliaia di richieste di passaporto. Ora i
dati sono immessi in computer e un programma realizzato dall’Università di Torino
dovrebbe consentire, infuturo, di avere tutte le notizie relative all’emigrazione partendo da un cognome».
Formuliamo un’ultima domanda: quale può essere
l’impatto di un bambino con
un archivio? «In un mondo
dominato dall’immagine che
scompare con lo ^egnimento del video - risponde Ballesio -far incontrare direttamente il bambino con un documento, e non solo con il libro, cioè con una fonte da
interpretare, ha un grande
valore educativo. Anche il
semplice incontro con la
scrittura antica, il gusto- di
scoprire sotto i caratteri gotici le lettere a lui note è un
esercizio valido». Augurandoci che in futuro Gabriella
Ballesio non sia sommersa
da orde di ragazzini, la accompagniamo mentre risale
alla sua stanza di lavoro
all’ultimo piano della Casa
valdese: sul tavolo intorno al
quale tante volte si è riunito
il Comitato di evangelizzazione (al piano di sotto c’è la
«sala rossa» della Tavola) ci
offre un piacevole caffè. Anche questo fa parte della sua
costante disponibilità.
Regione Piemonte
Le scuole
per la pace
Il 16 dicembre scorso si è
svolto presso la sede dei
Consiglio regionale un incontro tra la presidente, Carla
Spagnuolo, e i rappresentanti
dei gruppi pacifisti, ambientalisti e del volontariato che
hanno aderito al cartello
«Democrazia è partecipazione», Nel corso dell’incontro
sono state, consegnate alla
presidente Spagnuolo oltre
7,000 firme, raccolte in oltre
un centinaio di scuole di ogni
ordine e grado, che tendono a
sollecitare il Consiglio ad approvare il disegno di legge
regionale sulla cultura ed
educazione alla pace.
Il disegno di legge, presentato in un primo tempo due
anni fa da consiglieri di diversa collocazione, è stato
nel luglio scorso fatto proprio
da esponenti della maggioranza e dovrà essere discusso
nella commissione competente; il problema tuttavia sta
nei tempi, essendo previsto
per la prossima primavera lo
scioglifnento del Consiglio
con la fine della legislatura
amministrativa.
La legge prevede il riconoscimento di progetti culturali
ed educativi su pace e nonviolenza che provengano dagli enti locali, dalle scuole e
dall’Università, nonché da
La Casa valdese di Torre Pellice ospita ail’ultimo piano l’archivio
della Tavola
gruppi e associazioni; essa
assume inoltre una nuova e
più avanzata visione della pace come nonviolenza, non solo in riferimento alle vicende
militari ma anche rispetto
all’ambiente, agli squilibri
sociali e economici, alle relazioni interpersonali; per questo ha trovato il consenso delle associazioni e dei gruppi.
È uscito postumo un libro di racconti
L'eredità creativa
di Claudio Bernard
LILIANA VIGLIELMO
Prima di andarsene per
sempre all’età di 42 anni,
Claudio Bernard aveva consegnato all’editrice «L’autore
libri» di Firenze le bozze di
una raccolta comprendente
otto brevi racconti, la sua prima opera, destinata ad essere
anche l’ultima*.
Per ricordarlo, i suoi amici
hanno fatto stampare il libro,
che è stato presentato nella
sala del teatro valdese di Pomaretto a cura del Comune e
del Centro culturale valdese.
Il gran numero di persone intervenute ha dato la testimonianza di quanto la gente sia
rimasta, colpita dalla vicenda
umana di Claudio Bernard,
che traspare anche dalle pagine da lui scritte nell’ultimo
periodo della sua vita.
Non è stata comunque una
veglia funebre ma la rievocazione di una grande serenità, fatta da Sergio Ribet,
pastore a Pomaretto, Mara
De Paulis, scrittrice torinese
e Ettore Serafino, avvocato e
poeta per diletto, È significa
tivo che una persona, pur
consapevole della precarietà
della propria esistenza, abbia
saputo manifestare una così
ferma volontà di non arrendersi, sia laureandosi in una
lingua non facile come il
giapponese sia cercando di
lasciare una traccia di sé attraverso le proprie riflessioni,
a volte sconcertanti per il lettore, perché le conclusioni
sono sempre imprevedibili e
costringono a rivedere dall’
inizio tutto il racconto.
Questa capacità di racchiudere in poche righe temi fondamentali quali il senso della
vita e della morte, l’amore,
l’amicizia, oltre a quella di
catturare l’attenzione di chi
legge fin dalle prime parole e
di mantenerla fino alla conclusione, danno la misura
dell’abilità narrativa di Claudio Bernard; le sue pagine rimarranno nel ricordo di molte persone, come hanno voluto gli amici, a dimostrazione
di grande affetto,
(*) Claudìo Bernard, La via
di Mu e altri racconti, Firenze,
L’autore libri, £ 19,000.
Nelle
Chiese Valdesi
MONITORI III CIRCUITO — Il periodico incontro
dei monitori del terzo circuito si svolgerà domenica 15 gennaio, a Pomaretto, nelle sale adiacenti il teatro.
VILLASECCA — Giovedì 12 gennaio, alle 14,30, si
riunirà l’Unione femminile.
• Le prossime riunioni quartierali saranno il 9 gennaio,
ore 20, a Villasecca, il 10, ore 14,30, ai Trossieri, l’il a
Serre Marco-Morasso, ore 20.
• Domenica 29 gennaio, nel corso del culto ai Chiotti, si
terrà l’assemblea di chiesa finanziaria di inizio anno.
RORÀ — Giovedì 12 gennaio, alle 20,30, si svolgerà la
riunione alle Fucine. ■
PINEROLO — Domenica 8 gennaio il culto sarà presieduto dal past. Paolo Ribet, che secondo le indicazioni
dell’assemblea di chiesa potrebbe es.sere il candidato alla
designazione pastorale. L’assemblea elettiva si svolgerà il
29 gennaio.
ANGROGNA — Il culto di domenica 8 gennaio, presso
la scuola del capoluogo, sarà presieduto da FVanco Taglierò
che la chiesa di Angrogna intende segnalare alla Tavola
quale prossimo conduttore della comunità a partire dall’autunno 1995; l’assemblea elettiva si svolgerà il 15 gennaio.
• Con rincontro del 9 gennaio a Pradeltorno, ore 21,
prende il via il secondo ciclo di riunioni quartierali; sarà
curato dall’Unione giovanile e prevederà una parte biblica
seguita da proiezione di diapositive sul recente giro natalizio presso le persone anziane della comunità; il prossimo
appuntamento sarà al capoluogo, martedì 17.
.A
10
PAG. IV
E Eco Delle Vai.o ^ldesi
venerdì 6 GENNAIO 1995
Alimentazione e mangiare sano
La ciotola
d'argilla
VALERIA FUSETTI
Questo menu invernale è
adatto sia a una cena
famigliare che con amici. In
ogni caso non è troppo costoso, ed è invece veramente gustoso ed energetico. Vi
consiglio di iniziare con
una zuppa di cipolle, un
classico della cucina francese. Sciogliete un buon cucchiaio di margarina (o burro) in una pentola antiaderente; quando è sciolto aggiungete due cipolle (bianche o gialle, mai rosse) o di
porri, tritate finemente e lasciate appassire a fuoco
basso e con la pentola coperta. Mentre le cipolle
cuociono, tagliate a fette
sottilissime del pane vecchio e mettetele a tostare
nel forno. Quando la vostra
cipolla sarà ben cotta e un
po’ colorita, aggiungete 1,5
litri di acqua calda, sale, pepe e 1/2 cucchiaino di maggiorana seccata e polverizzata. Se vi piace e non ci
sono controindicazioni è
adattissimo anche un buon
pizzico di pepe nero. Fate
bollire dieci minuti poi versate il vostro brodo di cipolla sulle fette di pane che
avrete disposto in una pirofila da forno, ben guarnite
di formaggio grattato. Mettete in forno caldo, per almeno 20 minuti prima di
servire. Mentre la zuppa di
cipolle si «crogiola» nel
forno, preparate le verdure
miste che serviranno come
contorno alla frittata: prendete due o tre carote, un
mezzo sedano-rapa e una
rapa rossa già cotta al vapore. Pulitele, pelatele e riducetele a julienne. Mescolatele bene in una ciotola. Le
presenterete in tavola accompagnate da una salsina
a base di yogurt (magro); 1
vasetto, 2 cucchiai di maio
nese, un battuto di erba cipollina e prezzemolo (se lo
trovate, sostituite il prezzemolo con un cucchiaio di
crescione), un pizzico di sale e 1/4 di cucchiaino di peperoncino rosso in polvere.
Per ultima preparate una
frittata profumata e buonissima. Battete bene 7-8
uova (per 4 persone) e poi
amalgamate a queste alcuni
cucchiai di un battuto di
porro (il bianco), borragine,
prezzemolo, salvia, timo
serpillo seccato (o origano
se preferite) e, se vi piace
uno spicchio d’aglio. Fate
cuocere la vostra frittata in
una larga padella antiaderente leggermente unta con
un velo di burro o d’olio di
oliva. Vi consiglio, per non
avere una pietanza troppo
unta, di usare un pennello
da cucina per ungere la vostra padella. In questo modo
la vostra frittata sarà bella
asciutta e ne guadagnerà in
digeribUità.
Se volete finire con un
dessert semplice ma gustoso, affettate la quantità di
mele che vi sembra necessaria (per 4 commensali almeno 7-8 hg), dopo averle
lavate, sbucciate e aver levato il torsolo. Mettetele in
una casseruola da forno unta di burro," alternando strati
di mele affettate a strati leggeri di zucchero di canna, al
quale avrete mescolato cannella in polvere. Finite con
uno strato di zucchero a cui,
oltre alla cannella, avrete
aggiunto pane grattato e
mandorle tritate. Cospargete il tutto con poche cucchiaiate di vino bianco secco e alcuni (pochi) fiocchetti di burro, o margarina,
e mettete in forno preriscaldato a 180-200° per circa 20 minuti. Prima di spegnere assicuratevi che le
mele siano cotte.
Torre Pel lice
Musica vocale
e pianistica
CRISTINA RICCA
La pianista Laura Giordano e il soprano Marilena.
Squillar! sono state protagoniste di eccezione dell’incontro natalizio all’Università
della Terza Età di Torre Pellice. La prima parte del programma, dedicata a recitativi
e arie tratti da «Le nozze di
Figaro» e dal «Don Giovanni» di Mozart, ha messo in risalto la forza di penetrazione
e la disposizione alla teatralità della Squillali.
Laura Giordano ha invece
dominato nella seconda parte,
eseguendo la Polacca brillatile op. 22 di Chopin e la Rapsodia ungherese n. 2, il Notturno n. 3 («Sogno d’amore»)
e la trascrizione della Tarantella napoletana rossiniana di
Listz. Interprete brillante di
due pianisti romantici dagli
stili opposti, la Giordano ha
saputo rendere sia il preimpressionismo di Chopin che
la travolgente ricerca degli effetti di Listz. Si è ricreata
l’atmosfera dei salotti aristocratici parigini, in cui la coppia di amici fraterni ChopinListz animava le seratei.
Pramollo
L'ultimo giro
del postino
MARILENA LONG
La figura del postino nelle
zone di montagna ha
avuto, soprattutto nel passato,
quando delle parole telefono
e fax non si conosceva neppure resistenza, un «fascino»
particolare. L’arrivo, prima a
piedi e poi con l’automobile,
del postino voleva dire avere
notizie dei parenti emigrati,
dei figli al servizio in città...
oggi vuol dire la buca invasa
di giornaletti pubblicitari, di
varie bollette da pagare; le
notizie più importanti sono
trasmesse per vie più rapide e
immediate, elettroniche e ormai istantanee.
Nel passato l’arrivo di una
lettera era un «ponte» che
collegava la vita degli abitanti dei nostri villaggi di montagna con il fondovalle, con
la città, con l’estero.
Dopo molti anni di lavoro
il postino di Pramollo lascia
l’attività per godere la meritata pensione: dalle colonne
di questo giornale che ha distribuito per trent’anni, un
grazie di cuore per la precisione, la puntualità del servizio e moltissimi auguri.
Pausa di riflessione per le attività sportive
De Coubertin abita
anche a Pinerolo
Decoubertin abita a Pinerolo. Potrebbe essere questa
l’estrema sintesi dello sport
pinerolese nell’inverno ’9495. Nel periodo natalizio, si
sa, la maggioranza dei campionati si fermano; tolti gli
sport prettamente invernali,
sia ai massimi livelli che nel
settore dilettanti si affronta
un periodo di pausa e pausa
vuol dire possibilità di riflessione.
In Italia lo sport per eccellenza è il calcio e anche nel
Pinerolese non mancano le
squadre; il Pinerolo è la compagine di maggior rilievo:
quarta in provincia di Torino,
dopo le due grandi della serie
A e il Nizza Millefonti come
i biancoblù nel campionato
dilettanti (sabato prossimo il
derby al Barbieri), la squadra
del presidente Gallo, giunta
l’anno scorso terza, ha fatto
ancora una volta la scelta dei
giovani: i soldi sono pochi e i
costi elevati così nasce la decisione di giocare al risparmio. Il che, in termini di
classifica, può voler dire pochi punti e magari tante botte
subite sul campo; che poi la
squadra sia la meno fallosa se
ne accorgono in pochi, che si
giochi con pochi allenamenti,
rimediati dopo il lavoro o lo
studio anche. Il campionato
si chiama appunto «dilettanti»; allora sono gli altri che
esagerano. Dietro il Pinerolo
c’è un mare di società, dal
Lusema in Promozione al Perosa e via discorrendo, un
esercito di pedatori per il piacere di giocare.
E il volley? L’anno scorso
la squadra femminile di Pinerolo conquistò il diritto a giocare in serie A ma dovette
rinunciarvi per mancanza di
fondi; ora in CI c’è una squadra che vince sempre, è al co
mando da sola, le sue trasferte non sono troppo costose,
molte ragazze si divertono a
dimostrazione che si può fare
sport con poco.
E che dire della pallamano
di Lusema che in ogni partita
subisce valanghe di reti realizzandone poche, che dire
dei fachiri dello ski roll?
L’hockey in vai Pellice è
da alcuni anni, visti i lavori
all’impianto di Torre Pellice,
nel «limbo» ma anche qui dopo le avventure in serie A, allora folli ma oggi improponibili, ci si accorse che i
soldi non bastavano mai, che
a certi livelli giocavano solo
gli stranieri e non i valligiani
che alla fine passavano a
hobby decisamente meno sani. Negli ultimi anni è ripresa
una attività essenzialmente
giovanile ma è proprio da lì
che vengono le maggiori soddisfazioni; meno polemiche
ma una buona base di appassionati del ghiaccio e domani
chissà...
E la passione che muove
tutto, anche l’impegno di poche persone; se non vi fosse
chi accompagna ogni settimana i giocatori su e giù fra il
Piemonte e la Liguria, che ne
sarebbe anche della piccola
squadra di ping pong di Torre Pellice?
Sono tanti piccoli esempi
che fanno un tessuto sportivo
in una zona senza padrini,
senza grandi sponsor e dove
la costruzione di impianti
nuovi (palazzetto del ghiaccio
o piscina a Pinerolo, palaghiaccio a Torre Pellice,
palazzetto dello sport a Pinasca) sembra pura teoria. In
questa pausa festiva c’è tempo per pensare allo sport solo
come incontro fra giovani, divertimento, sudore. Da domenica si riparlerà di risultati.
Pinerolo: la stagione del Teatro-incontro
Grandi autori per
rappresentare la follia
Il Teatro-incontro di Pinerolo propone, a partire dal 14
gennaio, un’interessante stagione teatrale di livello nazionale. Verranno presentati fino
ad aprile cinque spettacoli, legati dal filo comune dell’ispirazione tratta dal tema della
follia. Si va dalla dissodante
visione del rapporto amoroso
in «Paesaggio con amante» di
Harold Pinter, la prima messa
in scena a cura del teatro Buggeri di Guastalla per la regia
di Marfella, alla prospettiva
rivoluzionaria di don Milani
con la Compagnia teatrale del
fiume che il 2 febbraio metterà in scena «Frammenti di
un’esperienza»; e ancora delirio e follia in «Deliri» con
Paolo Graziosi, che reciterà
Ionesco il 28 febbraio.
La vera e propria genesi
della pazzia verrà rappresentata con «Diario di un pazzo»
di Gogol, con Flavio Bucci il
23 marzo e per finire la follia
di un mondo che finisce,
quello dell’operetta con appunto «Operetta che passione», un concerto di brani da
operette celebri che concluderà la rassegna il 20 aprile.
«Si è cercata la follia non nella dimensione dello scherzo,
spiegano quelli del Teatro-incontro, ma come considera
zione dell’altra faccia della
realtà, in cui si nascondono i
vizi della persona e i difetti
della società, per lanciare un
appello nei confronti di un
rinnovamento etico che passa
attraverso una matura presa
di coscienza del nostro essere». Tutti gli spettacoli si
svolgeranno presso il teatro
di via Caprini 31, alle 20,45;
presso questa sede sarà anche
possibile acquistare i biglietti
al costo di lire 25.000.
IL CONCISTORO
VALDESE
Torre Pellice (Torino - Italia)
VENDE
Nel centro di Torre
Pellice, inintermediari, alloggi e/o locali per uffici di varie metrature.
Gli interessati scrivano al Concistoro stesso (via Beckwith 4 10066 Torre Pellice To - Italia) per le informazioni del caso.
6 gennaio, venerdì —
FERRERÒ: Dalle 15, presso
il Centro culturale, la Pro Loco organizza la tradizionale
festa dei bambini con momenti ricreativi e uno spettacolo dedicato ai piccoli.
6 gennaio, venerdì —
FERRERÒ: Presso il Centro
d’incontro di Maniglia, alle
20,30, Gian Vittorio Avondo
^presenterà una serata di diapositive e illustrerà il suo ultimo libro dedicato alla vai
Chisone e Sestriere.
6 gennaio, venerdì —
VILLAR FEROSA: Per i
classici venerdì, alle 20 presso il Grande albergo, concerto di musica americana Anni
20 e 60 con Standards del
Roby Monnet Quartet.
7 gennaio, sabato —
FRAGELATO: Alla palestra
comunale, alle 21,30, si svolgerà una serata di ballo occitano; ingresso £ 5.000.
8 gennaio, domenica —
INVERSO RINASCA: Pres
so rÓstu’ dèi Pòvr-Òm, alle
21, per la rassegna Piemonte
in musica, il chitarrista Davide Ficco proporrà brani di
Ponce, Villa Lobos, Margola,
Powell, Lauro e Barrios.
8 gennaio, domenica —
TORRE PELLICE: Si conclude, presso l’atrio del municipio, la mostra del pittore
Nino Parola.
8 gennaio, domenica —
TORRE PELLICE: Si con
elude dopo tre settimane
presso il Centro culturale valdese la mostra di arte contemporanea nella sala Paschetto.
12 gennaio, giovedì —
TORRE PELLICE: Appuntamento con la storia dell’arte
per le lezioni dell’Unitre con
diapositive suH’ellenismo
presso la Scuola mauriziana
alle 15,30.
13 gennaio, venerdì —
FEROSA ARGENTINA:
Per il videoforum, alle 21
presso la saletta Ussl, verrà
proiettato il film «Blow up»
di Antonioni.
*13 gennaio, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle
20,45, presso la sede della
Comunità montana, il gruppo
di studio Val Lucerna organizza una serata con Mario
Cignoni che parlerà di
«Splendore e fine della Bibbia medievale in Italia».
13 gennaio, venerdì —
SAN GERMANO CHISONE: Alle 20,30, in borgata
Turina presso l’ex municipio
di Inverso Rinasca, Giancarlo
Bounous presenta «Giardini e
paesaggi».
14 gennaio, sabato — INVERSO RINASCA: Alle
21,15 in frazione Fleccia,
presso gli impianti della Pro
Loco, concerto del gruppo inglese «The new bushbury
mountain dare devils» nell'
ambito della rassegna «Musicanti, musica popolare e dintorni». Ingresso lire 10.000 e
lire 8.000 per i soci.
15 gennaio, domenica —
TORINO: Si conclude, presso Palazzo Carignano, l’esposizione della mostra storica
«Una stretta di mano. Le bandiere della solidarietà». La
mostra è aperta dal 15 dicembre in orario feriale 9-18,30,
dom. 9-12,30; lunedì chiuso.
Errata
Nel n. 49 dell’Eco delle
Valli del 23 dicembre, nell"
articolo di Mauro Meytre
«Un consorzio di utenza per
il mattatoio», compare erroneamente la dicitura «osservatorio ornitologico»: si tratta
invece di «osservatorio epidemiologico». Ce ne scusiamo
con l’autore e con i lettori.
:rvizi
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto,
tei. 81154
Guardia farmaceutica:
VENERDÌ 6 GENNAiO
Rinasca: Farmacia Bertorello
- Via Nazionale 22, tei.
800707
DOMENiCA 8 GENNAIO
Perosa Argentina: Farmacia
Bagliani - Piazza Marconi 6,
tei. 81261
Ambulanze:
Crocè verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde. Porte : tei. 201454
VALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
VENERDÌ 6 GENNAIO
DOMENICA 8 GENNAIO
Bibiana: Farmacia Garella Via Pinerolo 21, tei. 55733
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
PlbHEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
22664
SERÌflZiO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso i distretti.
Cinema
TORRE PELLICE — 11
cinema Trento propone, per
il 5 (ore 20 e 22,10) e il 6
gennaio (ore 16, 18, 20 e
22,10) Quattro matrimoni e
un funerale; sabato, ore 20 e
22,10, domenica ore 15,
17.30, 20 e 22,10 e lunedì,
ore 21,15, Sotto il segno del
pericolo.
PINEROLO — La multisala Italia, propone, alla sala
«5cento» S.P.Q.R.; feriali
20.15 e 22,20, prefestivi
20.15 e 22,30, domenica
14,30 16,.30, 18,15, 20,15 e
22.20. Alla sala «2cento» è in
programma Junior; feriali
20,10 e 22,20, sabato 20,10 e
22.30, domenica 14,20,
16.20, 18,15, 20,10, 22,20.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 6 (ore 15, 17, 19, 21)
Botte dì Natale; sabato 7, Il
cliente; da domenica 8 (ore
15, 17, 19, 21) al 12 gennaio
S.P.Q.R. Per i giorni non indicati l’inizio è alle ore 21.
CONOMICI
PRIVATO acquista mobili
vecchi-antichi e oggetti vari.
Tel 0121-40181.
PRIVATO acquisterebbe
casa monofamiliare con quattro camere, salone, cucina e
servizi in Torre Pellice o Lusema San Giovanni. Tel. 012902184.
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15 ■ 10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 - 10066
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped, in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg, Tribunale di Pinerolo n, 175/60
Resp, Franco Giampiccoìi
Stampa; La Ghisìeriana Mondovi
Una copia L. 2.000
11
■‘jVENERDI 6 GENNAIO 1995
Attualità —^
PAG. 7 RIFORMA
Forum antirazzista delle organizzazioni campane di volontariato
Napoli: «La città solidale»
■t
LUISA NITTI
C9 erano almeno 7.000
■ persone al «Palaparte' nope» di Napoli il 15 dicembre: una serata che prevedeva
la partecipazione di circa 25
gruppi musicali assieme a
numerosi artisti ed ospiti, già
di per sé poteva costituire un
j^buon motivo per non mancare, ma se si era in tanti lo si
deve soprattutto allo spirito
che animava la serata, il cui
titolo suonava: «Oltre il ghetto: la città solidale». È stata
una grande manifestazionespettacolo, organizzata dal
forum antirazzista della Campania, in solidarietà con i lavoratori stranieri dclTex
ghetto di Villa Literno.
Dopo il devastante incendio del 17 settembre scorso,
che ha lasciato senza tetto
centinaia di lavoratori extracomunitari, non sono mancati
gesti di solidarietà; anche le
nostre chiese hanno preso
parte a iniziative tese a risollevare la situazione disastrosa
in cui versano gli abitanti
dell’ex ghetto; non si dimentichi che i lavoratori non hanno perso solo il tetto ma hanno perso tutto, dagli abiti ai
pochi soldi risparmiati. E evidente che gesti i.solati di solidarietà non bastano; resta il
fatto che a tre mesi dall’incendio sono ancora troppi i
lavoratori che continuano a
vivere nelle tendopoli allestite nel Casertano. Di qui è nata l’iniziativa del forum antirazzista: l’incasso della serata
del 15 dicembre sarà utilizzato per dare avvio a un progetto abitativo nella zona occupata in precedenza dal ghetto.
Vi > <? > *
Comunità ebraica e evangelici di Bologna
Niente finanziamenti
alle scuole private
La Chiesa metodista di Bologna, insieme ai responsabili
della comunità ebraica e della
Chiesa avventista, ha espresso la propria opposizione alla
decisione del Consiglio comunale per un finanziamento
pubblico a scuole materne
cattoliche per l’anno 1995.
Tale opposizione si è inserita
in un più ampio comunicalo
emesso dal comitato ScuolaCostituzione. del quale le tre
Comunità fanno parte.
La delibera comunale parla
di erogazione di £ 1.200 milioni così suddivisi: scuole infanzia comunali (218 milioni); .scuole materne autonome
(sono quelle cattoliche. 545
milioni); scuole materne statali (1 milione); diritto allo
studio (450 milioni); formazione personale (26 milioni).
Inoltre viene riconosciuto, a
ogni .sezione di scuola materna, un contributo annuo di £
8.330.000 a titolo di «concorso ai costi per il funzionamento, pari all'110% delle analoghe spese, di funzionamento
(personale e costi amministrativi generali esclusi) della
Scuola dell'infanzia comunale»,. Per il triennio 1995-97
sarà poi da sperimentare un
«sistema pubblico integrato
di .scuola dell'infanzia (comunale. statale, autonoma)» e le
convenzioni tra il Comune e
la Federazione scuole cattoliche prevedono finanziamenti
per «il concorso ai costi per
spese di funzionamento ».
Un testo firmato dai pastori
Giovanni Anziani, metodista,
e Giovanni Pantani, avventista. nonché dalla doti. Bianca
Colbe Pinzi, presidente della
comunità ebraica di Bologna
esprime ferma opposizione
alla decisione assunta dal
Consiglio comunale, opposizione «motivata dalla necessità di riconfermare il dettato
costituzionale dove all'art.
d3 viene detto “nessun onere
per lo .Stato" al funzionamento di scuole private, e
dalla esigenza di avere una
.scuola veramente laica e pluralista. senza discriminazioni». L’opposizione, precisa il
documento, «è dettata non da
interessi di parte o da anticlericalismo. ma dalla necessit(i di contribuire, pur .se minoranza. alla costruzione di
una società democratica, libera ed eguale».
Erano circa 15 i lavoratori
stranieri chiamati sul palco
durante la festa-spettacolo;
uno di loro ha preso la parola
e ricapitolato le vicende dei
mesi scorsi: «Non vogliamo
che l’Italia sia il paese delle
promesse non mantenute ha detto, e dalle parole pronunciate traspare chiara la
delusione per come è stata
gestita l’emergenza di Villa
Literno -; la no,stra sola colpa è di essere stranieri».
Ugualmente evidente era
l’amarezza per l’ostilità mostrata dagli abitanti della zona nei riguardi degli stranieri,
che vengono spesso e con
leggerezza accusati di essere
tutti delinquenti: «Razzismo
- ha proseguito il portavoce,
fra gli applausi - vuol dire
non capire le differenze».
Solidarietà, dunque, è stata
una delle parole chiave della
serata: la solidarietà concreta
del progetto che ha preso avvio (solo nella serata del 15
sono stati raccolti 50 milioni)
e la solidarietà espressa dalla
gente presente e dagli artisti
numerosissimi che si sono alternati sul palco, dando vita a
più di sei ore di concerto e
spettacolo. Ospite inatteso,
ma graditissimo, il sindaco di
Napoli Antonio Bassolino, il
cui breve messaggio ha suscitato gli applausi di gran lunga
più eclatanti della serata.
«Anche a Napoli siamo in
un ghetto», ha affermato un
musicista napoletano prima
di dare inizio alla sua esibizione: era inevitabile che in
una serata del genere affiorassero alla mente i tanti
«ghetti» in cui siamo costretti
a vivere, le tante situazioni di
disagio che abbiamo sotto gli
occhi, a Napoli ma non solo;
in Italia ma non solo. Oltre
che una festa, quella del 15
dicembre è stata una serata di
protesta: una protesta coloratissima ma non per questo
meno dura: dalla satira spietata delle poesie di Stefano
Benni, alle melodie tradizionali della Nuova compagnia
di canto popolare, al rap «arrabbiato» dei 99 Posse e dei
Bisca, ai felicissimi esperimenti di fusione fra lingua e
musica africana e partenopea,
fino all'esibizione esilarante
di Paolo Rossi con la sua
band: c'erano tutti i colori di
un variopinto arcobaleno musicale; voci diverse, che ciascuna a suo modo cantavano
il desiderio di solidarietà ma
anche il disagio e la protesta.
PRO E CONTRO
ELEZIONI POLITICHE IN PRIMAVERA?
Intervista parallela agli onorevoli Lucio Malan e Domenico Maselli
GIORGIO GARDIOL
E crisi di governo; la cinquantatreesima dalla formazione della Repubblica:
per il momento non si intravede una soluzione. In termini sportivi si direbbe che il
risultato del primo giro di
consultazioni del presidente
Scalfaro si sia chiuso in pareggio. Da una parte il centrodestra presenta la secessione della Lega Nord, dall’altra all’opposizione di centrosinistra non riesce il «ribaltone». Forza Italia e i suoi
alleati di Alleanza nazionale,
del Centro cristiano democratico e del nuovo gruppo di
Federalisti e liberisti vogliono elezioni immediate, ma la
loro posizione non è maggioritaria in Parlamento. Le opposizioni di centro e di sinistra vogliono anch’esse le
elezioni, ma non subito: solo
dopo una riforma elettorale,
la legge sulle pensioni, e il
regolamento per l’uso politico della televisione. La Lega
vuole ritardare il più possibile le elezioni dopo essersi
riorganizzata, ricucito i dissensi interni e dopo aver ripreso i consensi; prima le
elezioni amministrative.
Le elezioni, in primavera o
in autunno, restano un appuntamento del nostro futuro
prossimo; ma cosa ne pensano i deputati? Lo abbiamo
chiesto in una sorta di intervista parallela, l’ultimo giorno dell’anno ’94, a Lucio
Malan, deputato eletto alla
Camera nella coalizione del
«Polo delle libertà» nel collegio elettorale in cui sono
comprese le valli valdesi, e a
Domenico Maselli, eletto
nella coalizione dei «Progressisti» a Lucca. Entrambi
sono evangelici e fanno parte, il primo, del gruppo «Federalisti e liberisti», del gruppo «Federativo progressistacristiano sociali» il secondo.
- Nel nostro futuro prossimo .sembra ci siano le elezioni politiche. Lei è favorevole
o contrario alle elezioni «immediate» nella primavera
de! '953
Malan; «Sono favorevole
ad elezioni immediate perché
sono favorevole a un governo che abbia un mandato
preciso e che possa governare stabilmente. Meglio un
governo stabile che duri nel
tempo».
Maselli: «Sono contrario
alle elezioni anticipate. Il
paese non se lo può permettere. La crisi economica in cui
è stato buttato dal governo
Berlusconi è così grave che
non possiamo permetterci il
lusso di altri quattro o cinque
mesi di difficoltà della lira e
dalla borsa. Certo, la crisi
dell’economia è precedente a
questo governo, ma Berlusconi l’ha aggravata con lo
scontro aperto con i sindacati
e con la perdita di credibilità
internazionale dell’Italia che
si è tradotta in una crisi della
lira e della borsa».
- Il sistema elettorale di tipo maggioritario ha fallito lo
scopo per il quale era stato
creato, cioè garantire un governo e una maggioranza
stabile al nostro paese. Quali
sono le ragioni?
Malan; «11 sistema elettorale ha fallito il suo scopo per
due ragioni: la prima sta nella
permanenza della quota proporzionale a tutela della vec
L’on. Lucio Malan
chia gerarchia di partito e non
della volontà popolare. La seconda è stata la brusca inversione di rotta della Lega
Nord, che dopo aver formato
la coalizione di governo poi
l'ha fatta cadere: una mo.ssa
lecita ma a que.sto punta bisogna chiedere agli elettori cosa
ne pensano. Sono quindi favorevole anche ai referendum
“Pannella” per l’abolizione
della quota proporzionale e
per il turno unico. Faccio parte del comitato promotore di
questi referendum».
Maselli: «11 sistema elettorale maggioritario ha fallito il
suo scopo perché in Italia
non siamo ancora in una situazione bipolare. Forza Italia per vincere le elezioni del
26 marzo scorso ha dovuto
fare alleanze diversificate: al
Sud con Alleanza nazionale e
al Nord con la Lega. La Lega
e Alleanza nazionale erano in
concorrenza tra loro, su posizioni programmatiche diverse. A elezioni fatte, Berlusconi ha dovuto inoltre chiedere ad alcuni parlamentari
(Grillo e Tremonti) di lasciare la forza politica che li aveva eletti per passare al governo (uno è diventato sottosegretario e l’altro ministro);
già dall’inizio non c’era l’alleanza di governo». .
- La caduta del governo
lascia aperti numerosi problemi. Quali sono i più urgenti da risolvere?
Malan; «I problemi da risolvere al più presto sono la
finanza pubblica, le pensioni,
riformare gli assetti istituzionali, il federalismo e la legge
antitrust».
Maselli: «Come ho già
detto prima, c’è l’emergenza
della situazione economica;
poi il problema di dare regole
certe al sistema informativo e
radiotelevisivo; serve una
legge antitrust che garantisca
il pluralismo. G’è anche l’appuntamento di giugno, cioè
l’impegno assunto con i sindacati di fare una legge sulle
pensioni che sia equa e rispetti il principio della solidarietà tra le generazioni. Infine la necessità di regole per
un sistema elettorale che
consideri contemporaneamente le esigenze di governo
e di rappresentanza».
- In caso di elezioni nel
’95 pensa di ripresentarsi
candidato ?
Malan; «Per quel che mi
riguarda, sì».
Maselli: «La candidatura
non dipende solo dalla mia
volontà. Sono stato eletto in
una coalizione di forze politiche e sociali; sarà loro, in caso di elezioni, la valutazione
se io possa essere ancora il
loro candidato nella circoscrizione».
L’on. Domenico Maselli
Sul secolare albero
della stampa protestante in Italia
è spuntata la terza foglia di KlFOMMA
Perché possa irrobustirsi ha bisogno del vostro
contributo di idee e scritti
e anche dei vostri
abbonamenti.
Buon anno!
Tariffe e condizioni a pagina 7 7
12
PAG. 8 RIFORMA
Cultura
venerdì 6 GENNAIO 1995
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Presepio costruito con il bambù (Taiwan)
Una trasmissione sul Natale
Una festa priva del
proprio festeggiato
MIBELLA AROENTIERI BEIN
Nella trasmissione di domenica 18 dicembre dal
titolo «Natale tra annuncio e
tradizione» Giancarlo Rinaldi
ci ha accompagnato in un rapido viaggio tra i significati e
i riti di questa festa approdata
alla grande kermesse consumistica del nostro tempo. E
quindi inevitabile e preliminare la domanda che Rinaldi si è
posto e ci ha posto: vale la pena che si continui a celebrare
un Natale così stravolto?
Per chiarirci le idee è intanto utile sapere che i primi
cristiani non sentirono il bisogno di celebrare la nascita
di Gesù, di cui d’altronde era
.sconosciuta la data (come ha
rilevato il pa^ore Conte nella
serie di meditazioni pubblicate in tempo d’avvento). Il
Natale nasce infatti a Roma
nel IV secolo, sotto Costantino, e il giorno viene fissato al
25 dicembre in contrapposizione e per scalzare la festività pagana dedicata al dio
Sole, chiamato Mitra. All’
epoca comunque la cosa assume una valenza teologica
in quanto si trattava di ribadire la concretezza dell’incarnazione di fronte agli gnostici d’Oriente.
Da allora il fenomeno dell’integrazione di elementi pagani nel cristianesimo si verifica un po’ dovunque; per
esempio al Nord si trasferiscono nelle celebrazioni natalizie varie abitudini teutoniche collegate alle feste per il
solstizio d’inverno. È lecito
chiedersi se questa prassi non
abbia comportato riprovevoli
compromessi: secondo la teologa e antropoioga Jacobelli
il timore è infondato, in quanto essere rispettosi delle culture locali ed evitare violenti
strappi non comporta lo snaturamento del messaggio (a
nostro parere il quesito è serio e meriterebbe ulteriori approfondimenti).
Proseguendo la rassegna
delle manifestazioni esteriori
delle festività natalizie, Rinaldi ci ha reso attenti alla
diffusione del presepe, consuetudine antica ripresa e rivalutata da san Francesco
d’Assisi quale strumento di
predicazione. Nel Medioevo
il presepe era anche collegato
e intrecciato alle sacre rappresentazioni; uno dei più significativi, in quanto risulta essere un vero e proprio specchio della società del tempo,
è quello di Carlo di Borbone;
famosa è la mostra dei presepi provenienti da ogni parte
del mondo, fatti con ogni tipo
di materiale, che ogni anno si
tiene a Roma nelle sale del
Bramante. Si sono potuti ammirare svariati esemplari con
l’accompagnamento delle più
belle melodie natalizie.
Si è trattato in sostanza di
una piacevole digressione rispetto all’interrogativo di
fondo a cui ci hanno ricondotto il prof. Paolo Ricca e il
conduttore stesso esaminando il Natale nell’ambito del
protestantesimo. Senza rotture con la tradizione liturgica
precedente, Lutero mette
l’accento su tre aspetti: la riconoscenza e lo stupore per il
grande dono del Dio che viene fra noi; l’attenzione al fatto che egli si rivela «sub contraria specie», ossia non nella
potenza ma nella debolezza; l’annuncio affidato agli
angeli a significare la portata
gioiosa dell’evento.
Nel XVIII secolo il pietismo intende il significato del
Natale nell’ottica della donazione e della realizzazione
delle grandi opere sociali,
mentre nel XIX il Risveglio
10 collega all’opera di evangelizzazione capillare. Un
buon esempio della sensibilità con cui viene vissuta la
ricorrenza lo troviamo nei
Racconti di Natale di Charles
Dickens.
E oggi? L’analisi che Paolo
Ricca fa del Natale odierno è
amara e incisiva: una grande
festa da cui spesso è assente
11 festeggiato. Urge dunque
rispondere all’interrogativo
iniziale, se cioè come credenti dobbiamo dissociarci da
questa celebrazione; la risposta che è venuta sia da Ricca
che da Rinaldi è negativa:
concentriamoci sull’essenzialità dell’annuncio, riscopriamone la meraviglia e la
profondità, facciamone una
festa di fraternità e condivisione che sia indicativa per
tutti i giorni, che seguiranno.
L’impresa non è facile ma il
messaggio della trasmissione
è: vale la pena di tentare.
Gli anni vissuti come esule in Svizzera all'interno della comunità valdese
Franco Fortini militante evangelico a Zurigo
JOLANDA FURHMANN
Pubblichiamo due testi che testimoniano del rapporto di Fortini con il mondo evangelico.
«(...) Ricordo una vita
“surrealista” con personaggi
straordinari (...). Ho passato
il Natale 1943 presso il pastore valdese italiano Fuhrmann: casa sua è stata per
me una vera seconda università, un momento straordinario, con possibilità di incontri, di conoscenze; durante un
sermone nella cappella valdese ho scoperto il nome dei
primi riformati italiani. Ho
svolto attività nel Gruppo
Gobetti e collaborato con SiIone all’“Avvenire dei lavoratori”. (...) indimenticabile
l’incontro con Adriano Olivetti e la sua telefonata del 6
giugno 1944, con voce emozionata: “Sono sbarcati in
Normandia” e i contatti con
lui mantenuti (...)» (pag.
220). Così, nel libro di Renata Broggini* sull’internamento dei militari e civili italiani
dal 1943 al 1945 Franco Lattes Fortini ricorda i suoi anni
da internato italiano a Zurigo.
Nell’agosto 1943 le autorità svizzere si erano preparate a vedere arrivare al confine
i gerarchi fascisti, tedeschi e
nazifascisti dei paesi balcanici ma qualche giorno dopo
l’armistizio, allorquando la
Wehrmacht occupava i punti
strategici dell’Italia settentrionale, fu la popolazione di
frontiera, gli antifascisti, gli
ebrei, i militari a «invadere»
il Canton Ticino. La notte del
16 settembre 1943 fu la notte
dell’esodo: circa 45.000 persone tra civili e militari passarono il confine dove e come meglio poterono, cercando di eludere la sorveglianza dei tedeschi. Passata 1’
emergenza, i rifugiati furono
distribuiti in vari campi sparsi su tutto il territorio della
Confederazione.
Franco Fortini giunse così
ad Adliswil nei pressi di Zurigo, in un campo che accoglie
va più di 500 rifugiati provenienti da diversi paesi. Così
scrive: «Eravamo alloggiati
in un edificio di legno e rhuratura di quattro o cinque
piani (...). La Croce Rossa mi
procurò dei quaderni e una
penna. Scrissi quel che dei
mesi precedenti volevo ricordare. Scrivevo in fretta e male. Dai tavoli vicini vociferavano i Serbi i Greci, gli Italiani giocavano a dama. In
un gruppo discuteva a bassa
voce un uomo di mezza età,
magro, con un berretto in testa, e certi .stivaletti ai piedi
che pareva un detective da
romanzo; ed era, m’avevano
detto, il comunista Umberto
Terracini, da poco uscito da
una lunga prigionia».
A Zurigo, l’assistenza agli
italiani fu organizzata dal
Consolato generale, dalla comunità valdese, dalla Colonia
libera italiana e da un Comitato di soccorso di cui facevano parte Schiavetti, Delogu,
Armari ecc. Il pastore Alberto
Fuhrmann fu incaricato dal
«Militàrinspektorat» di occuparsi degli evangelici internati nei vari campi della Svizzera tedesca. Erano allora una
•cinquantina, tra cui giovani
A «Milano Sera»
Situazione? L’Italia è «in tocc». Nessuno s’immagini
l’inferno; anzi. La vita sembra quasi normale. Con questa
differenza: che non esiste l’ombra della legalità, che è inutile denunciare furti, rapine, grassazioni, assassini. Che
ogni arresto di delinquente è una battaglia campale e il
trenta per cento della gente che cammina per la via sono
delinquenti occasionali o veri e propri banditi. Il denaro
non vai nulla. Si viaggia (dal Po in giù) in modi preistorici,
che sembra di traversar il Sahara. Che però, con tutto ciò
«non c’è nulla di tragico». I partiti affilan le armi, ma per
ora si trattan con la massima cortesia. I comunisti assistono alla Messa con falci martello e bandiere rosse e i preti
predicano la Costituente e la Repubblica. I pasticci scoppieranno in autunno inverno, quando le fabbriche non potranno più pagare gli operai che non lavorano. Dimenticavo di aggiungere che adesso in Italia si chiama ragazza
perbene quella che si fa accompagnare solo da due americani e non da due americani, un sudafricano e un negro.
Io lavoro in un quotidiano della sera, «Milano Sera»,
che ha la sede al piano di sopra del vecchio Corriere della
Sera, ora Corriere d’informazioni. Normalmente indipendente, praticamente social-comunista, è diretto da Mario
Bonfahtini (quello dell’Ossola) e da Vittorini prima e ora
da un poeta, A. Gatto. Io fo la rassegna della stampa, impasto articoletti ecc.
E un gagne-pain, beninteso. Non ho ancora una stanza
possibile (non si trovano case, a Milano). Vedo di frequente Schiavetti. E a Firenze ho visto la Frida Malan, che
ha fatto notevoli imprese per il PdA. Giorgio Spini, dopo
epiche avventure (passate le linee nel sett. ’43, sceso a Bari, diretto giornali, propagandista alla radio, su con gli inglesi in guerra, entrato fra i primi in Firenze, sposato,
proseguito fino a Venezia; ora prossimo padre e capo Ufficio Stampa del PdA a Firenze) si avvia a diventar deputato. Io sono sempre lo stesso grullo, scrivo le stes.se cose.
Franco Fortini
Milano, il 15 agosto 1945
studenti valdesi ai quali si aggiunsero, sul finire del 1944, i
partigiani della vai d’Ossola
con il colonnello Vola; si ottiene per Franco Fortini l’autorizzazione a soggiornare in
casa del pastore.
Ben presto Fortini prende
parte attiva alla vita della comunità: collabora con una rubrica su «Voce evangelica»,
sostituisce in caso di necessità
il pastore sul pulpito, si occupa dei Gruppo giovanile. Per
il 17 febbraio scrive un «atto»
(credo rimasto inedito) che
viene recitato al «Zwinglihaus» davanti a un pubblico
numerosissimo: molti gli zurighesi e tantissimi i rifugiati e
internati cattolici, ebrei... Gli
anni 1943-45 rappresentarono
per la comunità valdese di
Zurigo un momento di grande
sviluppo spirituale, di apertura ecumenica, di intensissimo
lavoro sociale: in breve, di
grande fervore. Anche per la
città di Zurigo fu un momento
irripetibile: gran parte dell’intellighenzia europea vi aveva
trovato rifugio, un momento
magico, «surrealista» come
scrive Fortini.
Intanto, intorno al tavolo di
cucina, in casa del pastore,
Fortini raccontava di Firenze,
dell’angoscia sua e di sua madre ogni volta che il padre,
ebreo, che più volte era stato
picchiato dagli squadristi, tardava a rientrare. Per Fortini il
passo nella Resistenza era
stato per così dire naturale,
ineluttabile, quanto lo era a
Zurigo collaborare con Silone
e col gruppo della «Piero Gobetti» fondato nel 1943 a scopo culturale. Sul tavolo di cucina studiava e scriveva, scriveva i versi di «Foglio di via»
che così dedica nel 1946 al figlio del pastore: al caro Daniele che nella sua casa mi ha
dato il calore necessario (.stufa e caffè, inverno ’43-44) per
«far fiorire molti di questi
versi».
(*) Renata Broggini: Terra
d’asilo. I riformati italiani in
Svizzera 1943-1945. Il mulino,
Bologna, 1993.
Lo sceneggiato televisivo su Giacobbe ha forse semplificato alcuni problemi dei testo
Risposte facili agli interrogativi della Bibbia
ANNA MAFFEI
Rimane un po’ d'amaro in
bocca alla fine della visione del Giacobbe versione
piccolo schermo, per chi è
abituato a una lettura attenta
della Scrittura. Non è solo per
l’ultima scena, quella culminante della riconciliazione fra
Giacobbe ed Esaù che appariva particolarmente romanzata,
ma anche in molti altri episodi la mano dello sceneggiatore Lionel Chetwy è apparsa,
rispetto all’originale testo biblico, molto pesante, anche in
confronto col precedente episodio del progetto Bibbia,
VAbramo, di un anno fa.
La chiara impressione che
se ne trae è che l’esigenza
che ha complessivamente
prevalso sia stata non tanto
quella della spettacolarizzazione della vicenda, che anzi
è stata piuttosto contenuta,
quanto quella della coerenza
interna dell’intero racconto.
La preoccupazione cioè era
quella di rendere lo snodo
dell’intera vicenda di Giacobbe-Israele logica e comprensibile al grande pubblico
proponendo soluzioni alle
questioni che una .semplice
lettura della Bibbia lascia invece aperte e insolute.
Chi, leggendo i capitoli
della Genesi relativi a Giacobbe non si è mai chiesto,
ad esempio, perché mai Dio
abbia scelto Giacobbe, secondogenito, e non Esaù, come capostipite del popolo
eletto? E poi, come giustificare che questo capovolgimento, pur voluto da Dio, sia
avvenuto con un ricatto (la
minestra di lenticchie) o,
peggio, con l’inganno (lo
scambio di persona all’atto
della benedizione di Isacco)?
E poi ancora, come mai Giacobbe era giunto da Labano a
mani vuote e fu dunque costretto a lavorare quattordici
anni per le sue mogli? E infine, come avviene che Esaù
partito'con una banda di uomini armati per affrontare il
fratello nemico, decide improvvisamente di riappacificarsi con lui?
Domande che ciascuno si
pone alcune delle quali, come
quella relativa alTimmeritata
elezione di Giacobbe, hanno
per millenni appassionato
credenti, generazione dopo
generazione. Ebbene, a tutte
queste domande nel film ci
sono risposte, alcune delle
quali rese possibili ma non
neces.sarie dal testo biblico,
altre del tutto inventate.
Dunque Giacobbe è scelto
perché è più rispettoso delle
tradizioni familiari, compra
la primogenitura per una ciotola di lenticchie che non
vuole,cedere al fratello solo
perché lo aveva preparato come cura per un bambino ammalato, la responsabilità dello scambio di persona è unicamente della madre Rebecca, a sua volta solo preoccupata di adempiere alla profezia ricevuta quando era ancora incinta; Giacobbe fugge
verso Caran non a mani vuote ma con una dote che però
gli viene derubata nel deserto
per vendetta dal cognato di
Esaù, e ancora Esaù (immeritatamente il cattivo del film)
nella scena finale mette il
coltello alla gola del fratello
Giacobbe e si riconcilia con
lui solo dopo che quest’ultimo, reso patetico dalla menomazione all'anca, gli chiede
più volte umilmente perdono.
Dunque si può parlare di
quc.sto film come un prodotto
arti.stico ispirato alla Bibbia e
non di più che, come tale, ha
dalla sua delle ottime interpretazioni, fra le quali spicca
quella di Giancarlo Giannini
nelle vesti dell’astuto e cinico Labano. D'altra parte ogni
film del progetto Bibbia, co
me afferma il professor Daniele Garrone, uno dei consulenti storici e teologici dell’opera, non è che il risultato
^ di un compromesso fra la fedeltà alla Bibbia da una parte, a cui tutti i consulenti
hanno continuamente richiamato intervenendo molte volte sulla sceneggiatura proposta, e il linguaggio televisivo
dall’altra, come comunicazione recepibile per lo spettatore medio americano o europeo che sia.
Ci sarebbe un’altra domanda che noi come evangelici ci
poniamo: può divenire un'
opera come questa strumento
valido per avvicinare la gente
alla lettura della Bibbia? Difficile dirlo: una cosa è certa,
non la può sostituire. Sta a
noi, nelle chiese e fuori delle
chiese, proporre questi antichi racconti come attuali storie di grazia, e la grazia non
può essere addomesticata o
scambiata a buon mercato
con alcun titolo di merito.
Queste storie appassionanti ci
interpellano, pongono esse a
noi delle domande, non si incontrano sempre con la nostra razionalità o col nostro
umano buon senso ma oggi
come allora ci chiamano a
una risposta di fede.
13
venerdì 6 GENNAIO 1995
Î Cultura-----^
PAG. 9 RIFORMA
Si è cancluso un anno di celebrazioni per il tricentenario della nascita del pensatore
Voltaire, una tolleranza vissuta nei fatti
JEROME COTTIN
L'articolo che segue è apparso
■'sul numero de! 19 novembre del
settimanale «Réforme».
Ciò che la storia potrà serbare di Voltaire sono i
suoi atti più che le sue idee, il
suo impegno più che la sua
filosofia della storia. Voltaire
,.è innanzitutto un militante
, della tolleranza che facendosi
V carico, da solo, della causa di
innocenti perseguitati come
; Calas, determina degli atti
simbolici forti il cui significato si fa sentire ancora oggi.
Calas, mercante di Tolosa,
fia accusato senza alcuna prova di aver ucciso il proprio fi•glio per impedirgli di conver; tirsi al cattolicesimo; fu condannato a un supplizio atroce
. e la sua famiglia fu dispersa
jn condizioni spaventose.
^Voltaire vinse la battaglia per
_^la riabilitazione di quest’uo■ mo: con il sostegno di alcuni
sovrani europei che seppe
’coinvolgere, riuscì a far indietreggiare una giustizia onnipotente, fondata su un regi- me fondamentalmente intollerante. Ciò che dà valore a
■ .questa lotta per la giustizia è
il’ suo carattere totalmente
gratuito: nulla obbligava Voltaire a impegnarsi per questi
innocenti perseguitati, se non
il suo amore per la verità e il
„suo disgusto quasi fisico di
^'fronte a ogni forma di arbitrio
è di persecuzione.
>5'
4 La tolleranza nelle idee
'Uomo d’azione e militante
delle cause giuste, Voltaire è
.'anche un pensatore della tolTeranza. Il suo Trattato sulla
■^tolleranza, che inizia con il
dossier Calas accuratamente
studialo e rivisitato, prosegue
con una riflessione più generale sull’idea di tolleranza. La
pluralità delle religioni, la diversità delle culture, l’universalismo del sentimento religioso relativizzano ogni no.zione di verità e soprattutto di
verità religiosa. Se Dio è il
Dio di tutti gli uomini, questo
Mgflifica che non è proprietà
di nessuno.
A chi si è ispirato Voltaire
nello sviluppare filosoficamente questo concetto? A
pensatori, per la maggior par' te protestanti, come Pierre
Bayle, Locke o La Beaumelle, più vicino a lui. Come loro
rivendica la tolleranza religiosa, ma senza mirare a una
separazione completa tra
chiesa e stato. E dunque falso
fare di Voltaire il precursore
della laicità. Sotto certi aspet'ti, come quello della «libertà
di coscienza» di cui egli non
- parla affatto, Voltaire è meno
innovatore del suo stesso predecessore, Pierre Bayle, che
per primo, intorno al 1680,
pensò teoricamente la nozione di tolleranza, lui che, in
quanto protestante, era vittima dell’iiitolleranza religiosa.
A leggere il Trattato di Voltaire si rimane tuttavia colpiti
dalla sua profondità spiritua
le, dal suo radicamento biblico e dalla fede che lo anima.
Esso termina d’altra parte con
una preghiera che è anche
una bellissima meditazione
sulla condizione dell’uomo
peccatore di fronte a Dio.
Una tolleranza
intollerante?
È stato osservato che colui
che tanto appassionatamente
militò per la tolleranza era il
più intollerante degli uomini.
Voltaire era irascibile e caratteriale; rompeva presto o tardi con tutti gli amici, e dietro
il suo stile ironico si na.sconde forse il rifiuto di prendere
sul serio qualunque altra idea
che non fosse la sua. Ma c’è
di più: Voltaire non amava né
gli ebrei né i protestanti né i
gesuiti né i musulmani né alcun rappre.sentante di religioni istituzionali. La sua pièce
teatrale intitolata Mahomet è
tutta fatta di insulti e incomprensioni di fronte al profeta
di una grande religione che
egli conosce male, e i suoi
giudizi sugli ebrei rivelano
un antisemitismo assai poco
illuminato: «Perché gli ebrei
non sarebbero stati antropofagi? Sarebbe stata Tunica
cosa che mancasse a! popolo
di Dio per essere il più abominevole della terra». Ci si
chiede poi se lo slogan che
invita a schiacciare V«infame», che chiude ogni sua lettera, non esprima più una
fondamentale intolleranza
verso tutto ciò che non viene
da lui stesso che non la tolleranza altrove richiamata dalle
sue idee.
Eppure, anche qui, è la
profonda umanità di Voltaire
che dobbiamo ricordare. Colui che non nascondeva la
propria ammirazione per i potenti e i «grandi», ci stupisce
perché è, malgrado il suo
amore per il potere e per il
denaro, capace di compassione per ogni essere umano,
qualunque sia il suo rango, e
soprattutto per ogni essere
umano sofferente e pcrsegui
11 rispetto degli altri
la preghiera di Voltaire
«Dio di tutti gli esseri (...), tu non ci hai dato un cuore
per odiarci e delle mani per sgozzarci; fa’ che ci aiutiamo
g Vicendevolmente a sopportare il fardello di una vita pacifica e passeggera; (...) che quelli che accendono i ceri a
, mezzogiorno per celebrarti sopportino quelli che si accontentano della luce del tuo sole; che quelli che coprono il
loro abito con un velo bianco per affermare che bisogna
amarti non detestino quelli che dicono la stessa cosa sotto
, un mantello di lana nera».
Trattato sulla tolleranza, cap. XXIIl
tato. Voltaire seppe mettere a
profitto la propria fortuna, il
proprio sapere e le proprie relazioni per difendere, come
nessun altro, i perseguitati di
tutti i generi.
Di fronte alla fede
(...) Dietro un militante anticlericale c’è spesso un credente inconsapevole o insospettato. Voltaire non era. in
nessun caso ateo, e la sua fede, per quanto teista, è troppo
improntata al Cristianesimo
per non esserne un’espressione autentica, almeno parzialmente. E stato scritto anche
che la religione fa parte, con
la storia della giustizia, delle
tre passioni di Voltaire. Non è
forse profondamente religioso
quel grido (dagli accenti che
ricordano Pascal) del giovane
Arouet: «Non sono cristiano,
ma è per amarti meglio»!
I suoi scritti sono d’altra
parte infarciti di riferimenti e
di citazioni bibliche che dimostrano che la Bibbia rimane per Voltaire il Libro dei libri. È stato più volte rilevato
il rifiuto di Voltaire di accettare la divinità di Cristo, che
egli considera come un modello morale più che come
Figlio di Dio; e da ciò si è
concluso un po’ troppo affrettatamente che Voltaire
non fosse cristiano. Bisognerebbe tuttavia ricordare che
la concezione di Cristo di
Voltaire si colloca nella difficoltà tipica della filosofia dei
Lumi (ma anche della teologia di quell’epoca) a pensare
una fede non razionale. Il
dubbio di Voltaire sulla natura divina di Cristo rientra in
quella che Bernard Cottret
(Le Christ des Lumières. Jésus de Newton à Voltaire, ed.
du Cerf, 1990) ha chiamato
«crisi dell'incarnazione». Da
qui a pensare che il Cristo, o
piuttosto Gesù, non abbia
avuto alcun ruolo in Voltaire,
ce ne corre.
In Voltaire il Cristo resta
un personaggio indefinibile:
ne sono testimonianza i continui riferimenti al Gesù degli
Evangeli e il suo ideale morale ispirato non solo alle parole di Gesù ma anche al suo
supremo atto d’amore, la
morte sulla croce: «Se volete
somigliare a Gesù Cristo,
siate martiri e non carnefici»,
replica Voltaire a quanti, in
nome del fanatismo religioso,
rivendicano la violenza fisica.
Qui Voltaire mostra di aver
compreso quale sia la vera
natura del cristianesimo: volere, come unico potere, la
debolezza della croce.
Voltaire e i protestanti
1 rapporti fra il pensatore e i
protestanti furono numerosi,
conflittuali, segnati da inconl
prensioni di tutti i generi ma
anche da connivenze inconfessate. Egli non amava affatto i protestanti, conosceva
male la loro dottrina ed era
poco coinvolto dalla loro condizione di perseguitati. Se, come altri intellettuali dell’epoca, considerò che la revoca
dell’Editto di Nantes fu un errore, d’altra parte non si prese
mai la briga di «militare» per
un riconoscimento civile e religioso dei protestanti.
Essi gli sembravano es.sere
dei fanatici incontrollabili
piuttosto che dei coraggiosi
testimoni di una verità ferita.
Con la loro organizzazione
sinodale mettevano in pericolo i fondamenti dell’assolutismo reale. Su questo punto
Voltaire resta uomo dell’Ancien Régime, tributario dell’
educazione gesuitica ricevuta
e della lettura dei polemisti
cattolici. Se difese dei protestanti perseguitati è proprio
perché essi erano perseguitati
e non perché erano protestanti. I suoi numerosi diverbi
con la Repubblica calvinista
così come quelli con la Compagnia dei pastori di Ginevra
non servivano poi a migliorare le cose: giudicava infatti
spesso gli ugonotti francesi in
base al modello dei calvinisti
ginevrini. L’editto di tolleranza del 1787 corrisponde in
fondo abbastanza bene alla
posizione sostenuta da Voltaire: si accorda la libertà civile ai protestanti, mettendo
così fine all’intolleranza religiosa e istituzionale, ma non
si dà loro la libertà di culto: e
questo testimonia di una no-,
zione fondamentalmente assai restrittiva della tolleranza.
Eppure anche per la causa
del protestanti Voltaire costringe al rispetto: ha forse
pensato male, ma ha agito. Né
Diderot né Rousseau alzeranno la propria voce per opporsi
alle persecuzioni religiose
mentre Voltaire, facendosi avvocato di alcuni protestanti
perseguitati, divenne, suo
malgrado, difensore di tutti i
protestanti. Il suo personaggio
è legato all’Ancien Régime,
la sua visione della storia non
corrisponde più alla nostra, e i
suoi testi teatrali, di cui tanto
era fiero, non sono più messi
in scena. E tuttavia Voltaire
resta un personaggio attuale.
Attraverso e grazie alla sua
militanza ci indica che l’esercizio del pensiero è vano se
non è seguito o preceduto dagli atti concreti. In un clima di
nuova intolleranza religiosa,
Voltaire resta un esempio da
seguire e da riscoprire.
Pierre
Bayle
Pierre Bayle (Cariai
1647 - Rotterdam 1706),
di famiglia protestante,
studiò nelle scuole calviniste e poi in quella dei
gesuiti a Tolosa, abbandonando per un anno la fede
evangelica. In seguito il
filosofo insegnò all’Università calvinista di Sedan,
e poi a Rotterdam dopo la
chiusura degli istituti protestanti per volere di Luigi
XIV. Nelle opere principali (Pensieri sulla cometa, Trattato della tolleranza universale, Dizionario
storico-critico) si schierò
contro ogni fanatismo e
contro la pretesa delle religioni di imporsi con la
forza. La materia della fede, nella sua visione, non
può essere oggetto di speculazione razionale.
L’arrivo a una tendopoli dei primi abitanti di Israele
Libri
I molti volti del signor Mani
Il signor Mani, in realtà, sono cinque signori Mani, e i loro
antenati e eredi di cui paria l’ultimo romanzo di Abraham B.
Yehoshua* sono dieci: di loro ci viene fornita la genealogia alla fine del volume. Se poi guardiamo ai tempi in cui si dispiegano i fatti narrati, andiamo addirittura dal 1740 ai giorni nostri. La narrazione però non è lineare, affidata com’è non a un
narratore vero e proprio ma a cinque dialoghi fra persone che,
in un modo o nell’altro, sono venuti in contatto con qualche
rappresentante della genealogia Mani. E per complicare ancor
più la struttura del romanzo (ma complicare significa qui rendere ancora più affascinante) dei due interlocutori di ogni dialogo l’autore riporta una sola delle voci: sembra di assistere a
una conversazione telefonica in cui si sentono solo domande o
solo risposte, un solo punto di vista e si deve ricostruire le possibili repliche dell’altro; in pratica siamo chiamati a porci noi
stessi come dialoganti con il personaggio parlante. Che cosa
unifica i dialoghi tra una madre e una figlia ai giorni nostri
(1982, in un kibbntz); tra un soldato tedesco e la sua presunte
nonna, che in realtà è madre adottiva (a Creta, 1944); tra due
ufficiali inglesi, di cui uno di origine russo-ebraica (Gerusalemme, 1918); tra due medici (padre e figlio, ebrei di origine
polacca, a Jelleny-Szad, presso Cracovia, 1899); tra il discepolo di un rabbino ormai paralizzato e privo di parola e la moglie
del rabbino stesso (Atene, 1848)7 In poche parole la ricerca
sull’identità ebraica, attraverso una serie di circostanze narrate
dai «dialoghi monchi», in cui i vari signori Mani hanno giocato
un ruolo da protagonista emblematico, trovandosi a subire o a
decidere; a cercare il suicidio (e poi pentirsene), a difendere la
propria famiglia dallo sterminio, a far partorire ebree e arabe
nella propria clinica. Una ricerca che non deve trarre in inganno: qui nessuno, fortunatamente, si «interroga» sulla propria
identità, ma semplicemente vive la propria identità, che è sempre ebraica ma suscettibile di infinite modalità del viverla, in
centinaia di pagine che affascinano il lettore.
(*) Abraham B. Yehoshua; Il signor Mani. Torino, Einaudi, 1994,
pp 445, £ 36.000.
Convegni
L'infelicità del regnare
«Saul ó l’infelicità di regnare» è il titolo di un seminario di
studio che l’associazione laica di cultura biblica «Biblia» organizza a Sorrento dal 23 al 26 febbraio prossimi. La figura di
Saul è già stata oggetto di studio in un seminario che Biblia organizzò l’anno scorso, incentrato però su Samuele: non si poteva parlare di quest’ultimo senza interrogarsi anche su David e
Saul, le cui vicende sono raccontate quasi interamente nel primo libro di Samuele. Nel secondo vengono narrate le vicende
ultime, che culminano nella morte di Saul, descritta peraltro
anche in I Cronache. Il periodo oggetto di studio è quello decisivo in cui le dodici tribù si avviano al reggimento monarchico
come le nazioni che circondavano Israele.
Samuele deve avere il consenso di Dio per poter scegliere un
re, e deve allo stesso tempo avvertire il popolo dei pericoli morali e sociali che la presenza di un re potrà determinare. Saul
verrà individuato, riceverà l’unzione e sarà, dopo sorteggio, acclamato re. Da qui in avanti la vicenda conosce la difficoltà del
seguire la legge e affrontare i nemici; seguirà il complesso rapporto con David, re in pectore, e Saul sarà preso in mezzo tra
Samuele (rappresentante della presenza profetico-.sacerdotale) e
l’avvenire del prossimo re. Saranno presenti come relatori
scrittori e studiosi fra cui Francesco Flores D’Arcáis, Alessandro Catastini, Giacoma Limentani, Daniele Garrone, Erri De
Luca, Luis Alonso Schokel, Paolo De Benedetti, David Megnaghi. Beniamino Placido. Per informazioni tei. 055-8825055.
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14
PAG. 10 RIFORMA
Vita Quotidiana
VENERDÌ 6 GENNAIO 1995
Agenda
ROMA — Per il corso di formazione del
Segretariato per le attività ecumeniche, tavola rotonda con Teresa Rossi, Adriana
Gavina, Cettina Militello ed Elena Velkovska su «Donne e uomini interrogano le
chiese»: ore 16, via Giusti 12.
ROMA — A cura della Facoltà valdese di
teologia, del Centro evangelico di cultura e
della Società biblica, primo incontro di un
ciclo su «Il cristianesimo antico nel quadro
dellTmpero romano», a cura del prof.
Giancarlo Rinaldi, presidente del Centro
studi sulle civiltà e le religioni del Mediterraneo; ore 18,
via Pietro Cossa 40.
GENOVA — Per il 14“ ciclo di incontri
interconfessionali del Segretariato per le
attività ecumeniche sul tema «Chiamati a
libertà», incontro con don Giovanni Cereti
su «Libertà, verità, dialogo»: ore 17,15,
nella sala valdese di via Assarotti 21.
ROMA — Al Centro evangelico di cultura, tavola rotonda su «Cambiare le chiese
per cambiare il mondo» con il prof. Paolo
Ricca, mons. Clemente Riv^ e il giornalista
Luigi Sandri: ore 18, via Pietro Cossa 40.
MILANO — Al Centro culturale protestante, conferenza del prof. Bruno Corsani
su «Itinerario cristologico: il Gesù di Giovanni»: ore 17, via Francesco Sforza 12/a.
TORINO — A cura del Centro evangelico
di cultura Arturo Pascal, dibattito su
«L’occidente e le nuove forme di religiosità» con il prof.
Giovanni Filoramo e il pastore Fulvio Ferrarlo: ore
15,15, corso Vittorio Fmanuele 23.
ROMA — Sesta «giornata dell’ebraismo»
a cura dell’Amicizia ebraico-cristiana. Alle
17 nell’aula magna della Facoltà valdese di
teologia, via Pietro Cossa 40, con la partecipazione del rabbino capo di Roma, Filo
Toaff, e del prof. Andrea Riccardi, della
Comunità di S. Fgidio.
TORINO — La «scuola di pace» dei «beati costruttori
di pace» propone la lezione: «L’Onu ha 50 anni: può salvarci dal flagello della guerra?». Relatore il prof. Antonio Rapisca di Padova: via Magenta 29, dalle ore 9,30 alle 17,30.
GENOVA — Il Corso di voci bianche del Convitto nazionale «Cristoforo Colombo», diretto dal maestro Paolo
Vigo, presenta nella chiesa battista di via Dattilo 30, alle
ore 15,30 una rassegna di canti natalizi europei.
NAPOLI — In occasione della giornata
ebraico-cristiana si tiene alle ore 17, presso
la chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, una
conferenza sul tema «La coscienza cristiana di fronte all’elezione di Israele. Introducono la pastora Teodora Tosarti e il padre
gesuita Saturnino Muratore.
PADOVA — Il Centro di studi «Marco
Salizzato» organizza un dibattito su «Un
testimone della Parola: Dietrich Bonhoeffer». Introducono il past. Eckart Schultzerberg della Chiesa luterana di Abano Terme
e il prof. Carlo Scilironi dell’Università di
Padovam: alle ore 21, presso la Chiesa metodista di corso Milano 6.
MILANO — Il Centro culturale protestante organizza alle ore 18, presso la Libreria
Claudiana di via Francesco Sforza 12/a, la
conferenza del prof. Paolo Ricca sul tema
«La paura del vuoto nel nostro tempo».
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,30 sul primo programma radiofonico della Rai. 8 e 15 gennaio: predicazioni del pastore metodista di Genova,
Valdo Benecchi; inoltre notizie dal mondo
evangelico italiano ed estero, appuntamenti
e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne da Raidue alle 23,30 Circa e, in
replica, il lunedì della settimana seguente
alle 8,30.
SETTIMANA DI PREGHIERA per l’unità dei cristiani: dal 18 al 25 gennaio, quest’anno centrata sul capitolo
15 dell’Evangelo di Giovanni, «Koinonia: comunione in
Dio e con i fratelli».
BIBLIA — L’Associazione organizza tra il 23 e il 26
febbraio un seminario sul tema «Saul o l'infelicità di regnare». Relazioni di Alessandro Catastini su «Il senso
della monarchia e del re nell’Antico Testamento», di Daniele Garrone su «Storia del regno di Saul», di Erri De
Luca su «Il primo incontro di Saul con Davide», di Luis
Alfonso Schoekel su «Saul contrasta Davide» e di Paolo
Debenedetti su «Morte e compianto di Saul e Gionata»,
di David Magnaghi su «Lettura psicanalitica di Saul» e
di Beniamino Placido su «L’archetipo del re infelice».
STORIA DI VITA
La buona abitudine
della lettura biblica quotidiana
JOLANDA SCHENK
Il lezionario dei Fratelli
Moravi mi fu regalato una
volta, quando ero adolescente, ancor prima delle guerra; e
oggi, se non l’ho in mano fin
dal primo giorno dell’anno,
mi sembra di essere privata
della cosa più importante della mia giornata ma allora lo
usai, in un primo momento,
quasi controvoglia, per fare
quello che faccio con ogni regalo: lo uso, mi piaccia o non
mi piaccia; e un libro lo leggo
fino in fondo. Ne nacque un
rapporto di «odio amore», talora mi pesava il dovere di
concedere alla lettura almeno
qualche minuto anche quando
proprio non ne avevo voglia.
Non credo all’oroscopo ma
le Parole proposte per la giornata divenivano per me quasi
un oroscopo: c’erano quelle
che mi mettevano paura, come se una Parola consolatrice
preludesse a qualcosa di grave che dovesse accadermi,
oppure non corrispondeva affatto al mio stato d’animo di
quel momento, oppure ancora
rifiutavo una parola di ammonimento; e non sempre ho
sentito il legame che nasce
dal fatto che milioni di persone, in tutto il mondo e nelle
più varie lingue, leggono nello stesso giorno gli stessi versetti, persone la cui intercessione acquista forza anche
perché chiedono la stessa cosa tutte insieme.
Col tempo ho imparato che
la parola del Signore ha il suo
valore in se stessa, non nel
fatto che in quel momento io
la «senta» o la comprenda.
Attraverso la Parola lo Spirito
di Dio agisce. E può agire anche in me, talora indipendentemente dall’«animo» con cui
la leggo. Oggi siamo sempre
l Alture hilfliehe quotidiaue per H
1995
Ckudiaìuf
di corsa, la «parte buona» di
Maria (Luca 10, 41-42) spesso ci sembra tempo perso ma
almeno quei pochi minuti,
magari la sera prima di ad- ■
dormentarci o la mattina appena alzati, per imprimerci i
due versetti estratti per quel
giorno e che in momenti «liberi» durante la giornata possono venirci in mente, davvero non li troviamo? Chissà se
poi non ci invitano a dedicarvi più tempo per meditarli,
per leggere anche i passi biblici proposti, per unirci agli
altri anche nella preghiera di
intercessione?
Ne abbiamo tanto bisogno.
specie in un periodo così «nero e confuso» quale è quello
che stiamo passando nel nostro paese, ma anche in tutto
il resto del mondo.
Invito tutte le sorelle e i
fratelli in Cristo, ferventi p
tiepidi che siano, a provare.
Sperimenteranno quale ce ne
deriva.
Solo una volta al giorno/
solo una volta al giorno,/ un
momento di silenzio;/ solo
una volta al giorno/ restar soli col proprio Dio,/ risolve
tanti problemi,/ lenisce tanti
dolori;/ questo momento durante la/ giornata/ sostiene il
tuo cammino/ verso l’eternità.
RIFLESSIONE
L^uomo deiranno
PIETRO VALDO PANASCIA
La pre.stigiosa rivista americana Time ha proclamato papa Wojtyla l’uomo
dell’anno 1994 ma, a rigor di
termini, l’essere classificato
anche fra gli uomini più illustri del nostro tempo per un
pontefice romano potrebbe
apparire più una diminuzione
che un’esaltazione. Infatti, secondo la tradizione cattolica,
il papa non è sulla terra il Vicario del Figlio di Dio, il Padre della Chiesa universale e
dell’orbe intero?
Tuttavia la rivista, pur esaltandolo, non si fa scrupolo di
presentarcelo su di un piano
di fragilità e di fallibilità
umana, non risparmiandogli
critiche e dissensi su alcune
prese di posizione, che potrebbero non fame l’uomo di
un anno così prossimo al
2000, ma l’uomo di lontani
tempi di oscurantismo. Infatti
si potrebbe fare un lungo discorso sulla sua gestione autoritaria della Chiesa, sull’imposizione del celibato ai preti,
sulla negazione del sacerdozio alle donne, sul rifiuto della comunione ai divorziati,
per non parlare della sua ostinazione contro la contraccezione per cui è stata impedita
la limitazione delle nascite a
costo di una esplosione demografica che al Cairo ha destato tanta preoccupazione.
Tuttavia, giustamente, la rivista gli rende un doveroso
omaggio per la sua dirittura
morale, per il coraggio e la
fermezza delle sue convinzioni, per la dedizione totale alla
causa che rappresenta. Time
scrive infatti: «In un anno in
cui tante persone hanno lamentato la mancanza di valori morali e hanno inventato
tante scuse per il loro cattivo
comportamento, papa Giovanni Paolo II ha presentato
con fermezza la sua visione di
vita buona e ha sollecitato il
mondo intero a seguirla».
Per tutto questo anche a noi
protestanti può piacere di più
papa Wojtyla come uomo
dell’anno che come una specie di incarnazione della
deità. Perciò non possiamo
non condividere la scelta che
Time ha fatto, perché abbiamo anche noi tanti motivi per
apprezzarne l’impegno di vita e di testimonianza cristiana, come la sua apertura verso il giudaismo e le grandi
religioni monoteistiche, i
suoi appelli per la pace sofferti fino alle lacrime, il suo
grido in Sicilia contro la mafia e il suo appello al ravvedimento di fronte al severo
giudizio di Dio.
Sì, papa Wojtyla l’uomo
dell’anno! E speriamo anche
l’uomo degli anni che verranno. È su questo piano della sua umanità che vogliamo
incontrarlo perché la sua
esaltazione di sovrumanità
non ha fatto che accentuare
le divisioni e le separazioni
in seno alla cristianità. Sì,
perché temiamo anche seriamente che tentazioni di sovrumanità possano debordare
dal piano religioso su quello
politico e far riapparire sulla
scena nuovi «unti dal Signore» e nuovi «uomini della
Provvidenza» di infelice memoria. L’antica sapienza latina ci insegna a non presumere troppo di noi stessi; infatti
essa dice: «Sono uomo e nulla di ciò che è umano mi è
estraneo».
Nell’arco di tempo in cui ci
muoviamo, impariamo a
prendere sempre più coscienza che siamo tutti uomini e
donne dell'anno, perché l’eternità appartiene solo a Dio e
impariamo pure «a co.sì contare (non solo i nostri anni,
ma anche) i nostri giorni che
- come dice il salmista - acquistiamo un cuor .savio».
Ora di religione
La scelta di avvalersi o meno dell’insegnamento della
religione cattolica (Ire) dovrà
essere anticipata al 31 gennaio 1995, mentre fino a quest’anno doveva essere compiuta entro il mese di luglio.
Lo ha previsto una circolare
del ministero della Pubblica
istruzione per facilitare l’avvio dell’anno scolastico.
Adozioni internazionali
Vi sono organizzazioni con
pochi scrupoli che «trattano»
adozioni internazionali di
bambini. Ecco l’elenco delle
sole 13 organizzazioni autorizzate in Italia:
Ciai (Centro italiano per
l’adozione internazionale) piazza Cardinal Ferrari, 4 20122 (Mi) - telefono 0258316605. Autorizzazione
per Thailandia, India, Colombia, Guatemala, Cile, Brasile,
Rep. Dominicana, Etiopia,
Romania, Ecuador, Polonia.
Ssi (Servizio sociale internazionale) - via V. Veneto,
96 - 00187 Roma - tei. 064881090 06-4882214. Autorizzazione per Venezuela, Argentina, Hong Kong, Giappone, India, Corea, Cile, Colombia, Costarica, Ecuador,
Guatemala, Giamaica, Canada, Usa, Australia, Thailandia, Filippine, Messico, Albania, Romania.
Congregazione suore missionarie della carità - salita
S. Gregorio al Celio, I 00184 Roma - telefono 067008436. Autorizzazione per
India, Romania.
Amici trentini - via G.
Marconi, 8/A - 38050 Tezze
Valsugana (Trento) - tei.
0461-769161. Autoriz.: India.
Il Conventino - via Gavazzeni, 9 - 24100 Bergamo
- tei. 035-319.57. Autorizzazione per Bolivia, Cile, Brasile, Colombia.
International Adoption
(Association for thè Family
and Child’s Welfare) - via
Pretura Vecchia - casella postale 68 - 33017 Tarcento
(Udine) - tei. 0432-791938.
Autorizzazione per l’India.
Istituto La casa - via Lattuada, 14 - 20135 Milano tei. 02-55187310 o 17-270255189202 (internazionale).
Autorizzazione per Bolivia,
Cile, Colombia.
Amici di Don Bosco - via
Maria Ausiliatrice, 32 10162 Torino - telef. 01 15224207. Autorizzazione per
Brasile, India.
Ai. Bii (Associazione amici
dei bambini) - via Giacomo
Prassi, 19 - 20077 Melegnano
(Mi) - tei. 02-9839072. Autorizzazione per Brasile, Cile.
La Primogenita International Adoption - via La Primogenita 8 -29100 Piacenza
- tei. 0523-28373. Autorizzazione per l’India.
Spai (Servizio polifunzionale per l’adozione internazionale) - via Maratta, 3 60100 Ancona - tei. 071203938. Autorizzazione per
Colombia.
Aipa (Associazione italiana
prò adozioni) - via Francesco
Duodo, 10 - 00136 Roma tei. 06/-9387106 06/-7597II.
Autorizzazione per India,
Messico.
Gruppo del volontariato
solidale - via Dante, 104 85100 Potenza. Autorizzazione per l’Albania.
PROTESTANTESIMO
RIVISTA TRIMESTRALE
PUBBLICATA DALLA FACOLTÀ VALDESE DI TEOLOGIA
VIA P. COSSA 42 - 00193 ROMA - FAX: 06/3201040
Abbonamenti 1995 L. 37.000
c.c.p. 27822006 intestato a Protestantesimo - Roma
15
\mNERDI 6 GENNAIO 1994
Pagina
PAG. 1 1 RIFORMA
La presidente contesta il giudizio espresso da Erica Sfredda sulla recente Assemblea
Non c'è alcuna svolta autoritaria nel Sae
MARIA VINGIANI
HO Ietto con stupore, su
«Riforma» del 9.12.94
(periodico di cui apprezzo la
serietà e l’apertura ecumeni“ca) l’articolo di Erica Sfredda sulla recente Assemblea
straordinaria del Sae, convocata a Roma il 26-27 novembre, per l’esame di problemi
■^sociativi del tutto interni,
¿’articolo, per tono e contenuto, non solo comunica un
. giudizio ingiusto e gravemen' te umiliante sull’intera associazione che non può essere
-condiviso da nessuno che la
. conosca, ma contiene veri e
propri punti falsi, tanto più
. sconcertanti in quanto Erica
Sfredda, presente all’Assemblea, non può non esserne
consapevole, a parte la loro
(daara certificazione da regi-A strazione e da verbale.
Perciò in qualità di presidente nazionale in carica,
pressata dalle molte sollecitazioni di varia estrazione, cri. stiana ed ebraica, componenti
del Sae, sono obbligata ad intervenire anche per dovere
verso gli stessi lettori di
«Riforma». Come da lettera
di convocazione, l’ordine del
giorno dell’Assemblea era
l’esame del Titolo relativo alle «Attribuzioni del Consiglio
,^di presidenza», con eventuale
• modifica di statuto, per la sua
persistente mancanza di operatività, ammessa con coscienza critica nelle dimissioni di gran parte dei consiglieri, dall’agosto all’ottobre
scorso. Su questa chiara impostazione del lavori dell’A.ssemblea, che Sfredda omette
del tutto dando una lettura distorta del confronto vivace
ma costruttivo e degli orientamenti del dibattito, ecco alcune precisazioni.
1) Noti è esalto che il
«Consiglio» si è posto in contrasto con la presidente, colite daH'articolo in questione,
ma solo una esigua minoranza dei suoi inenihri, tra cui
appunto E. Sfredda. E non su
un’ipotetica lettura di «gestione centralizzata o colle
giale» del Sae, mai discussa
in Consiglio (lo statuto approvato all’unanimità dai soci
non lascia dubbi sugli organi
operativi centrali necessari alla gestione dell’Associazione), ma proprio sul loro rifiuto a riconoscere il ruolo esecutivo del Consiglio,, cioè la
sua stessa ragion d’essere. Su
questa discussione sterile e
logorante, nel riconoscimento
scritto dei propri limiti di
tempo ma in tutto solidali con
le esigenze associative e la linea della presidente, 5 consiglieri su 10 si erano già dimessi prima dell’Assemblea.
Ad essi si è aggiunto un sesto, durante i suoi lavori, un
settimo era assente; ed è venuto così a cessare da sé, non
per mia richiesta come è detto, il Consiglio stesso, per
mancanza di numero legale.
Né si poteva dar seguito alla
richiesta che si passasse alla
semplice sostituzione di un
tal numero di dimissionari,
con consiglieri scelti da un
elenco di candidati, a suo
tempo non eletti, vecchio di
due anni...Di questi nodi vistosi, di dimissioni e di perdita di legalità del Consiglio,
Erica Sfredda non parla.
2) Non è esatto che al Sae
la presidente è dimissionaria
da due anni. Rinunciai a candidarmi alle ultime elezioni
del ’92 solo per rendere più
facile l’avvicendamento sollecitando altri a subentrare;
ma nessuno essendosi candidato, e l’assenza del presidente che la rappresenta togliendo legalità all’Associazione,
accettai di restare in carica
con delega del Consiglio
«uscente», delega che mi ha
confermato la recente Assemblea nazionale e che ho accettato solo per tener viva l’Associazione, con quello spirito
di servizio aH’ecumenismo e
al Sae che credo possa essermi riconosciuto.
3) Non è vero che l’Assemblea, nella votazione sulle
proposte di variazione di Statuto, «si è purtroppo spaccata
in due gruppi più o meno della stessa entità numerica»: la
Riforma
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DIRETTORE: Giorgio Gardiol
VICEDIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
REDATTORI: Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Luciano
Cirica, Alberto Corsani, Avernino Di Croce. Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo,
Maurizio Girolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca
Negro, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Gian Paolo Ricco, Giancarlo
Rinaldi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Piervaldo Rostan,
Marco Schellenbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele Volpe
GARANTI: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Bruno Rostagno
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia
ABBONAMENTI: Daniela Actis
FOTOCOMPOSIZIONE: Aec s.r.l. Mondovi - tei. 0174/551919
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei, 0174/42590
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
dal l'gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
wn ordinanza in data 5 marzo 1993.
1 numero 49 del 23 dicembre 1994 è stato consegnato per l'inoltro postale all’Ufficio CMP
Nord, via Reiss Romoli 44/t t di Torino mercoledì 21 dicembre 1994.
votazione sulla mozione determinante, ha espresso 55
voti favorevoli e 14 contrarr,
una maggioranza tutt’altro
che insignificante, taciuta
dall’articolo di cui parliamo
ma chiaramente espressa dal
presidente dell’Assemblea e
dal relativo verbale. Al riguardo va precisato che la
mozione approvata non è del
gruppo Sae di Milano, ma è
frutto di una collaborazione
di soci di Milano, Roma, Palermo tra cui esponenti dello
stesso gruppo di minoranza.
4) Non è affatto vero che la
mozione approvata «propone
una svolta autoritaria». Innanzitutto si tratta di proposta che, per deliberazione
dell’Assemblea, andrà valutata da una Commissione di
soci eletta dal Comitato centrale del Sae, organismo democratico, costituito dai responsabili eletti dai soci dei
gruppi locali. Una volta messa a punto, la variazione di
statuto dovrà ancora essere
approvata dall’Assemblea
plenaria dei 'soci, unico organo deliberativo del Sae. Si
tratterebbe di un comitato di
3-4 soci, con competenze
particolari, sempre regolarmente eletti dal Comitato
centrale, con il compito di
condividere con il presidente
la gestione nazionale del Sae.
Come si anniderebbe in
questa proposta ancora in
bozza una minaccia antidemocratica del Sae proprio
non è chiaro. L’allarme lanciato da Sfredda di una «svolta autoritaria» al Sae, è assurdo e irresponsabile. Discredita non solo l’attuale presidente, additandola addirittura come antidemocratica e ispiratrice della futura gestione autoritaria (quando proprio per
il Sae, opera di cui è fondatrice, volle fin dall’inizio una
struttura democratica sottoponendo per prima se stessa a
regolare verifica elettorale) ,
ma più ancora è grave giudizio su tutta l’Associazione
che, come movimento di base, laicale e democratico, ha
potuto far propria la metodologia del dialogo e dell’accoglienza delle diversità, servendo la causa ecumenica in
Italia con umiltà ed efficacia
come la stessa Sfredda, accolta attivamente, ha potuto sperimentare.
I nodi più grossi fanno problema nel suo scritto a proposito di «laicità» e «consacrazione» valori qualificanti la
ste.s.sa identità de! Sae, su cui
lascia in disagio leggere approssimazione e ironia. La
«laicità» è la vocazione comune in tutte le chiese e in
tutte le fedi, perciò al Sae è
messa a fondamento della
sua scelta ecumenica. Viverla
non dipende dal più o meno
tempo che si dedichi all’impegno di fede: chi scrive, e
Sfredda sembra ignorarlo, ha
coniugato da sempre l’impegno scolastico e relativa maturità annuale, con quello associativo, reggendo anche
economicamente il Sae, e
non viceversa, con la sua
professione.
Così la «consacrazione»,
che per Erica Sfredda appare
quasi nota discriminante
all'interno dell’identità laicale del Sae, è ancora quella
propria di tutti i laici cristiani
che, autonomamente e responsabilmente, assumono
nel battesimo il sacerdozio
comune dei fedeli. È proprio
qui anche la peculiarità interconfessionale del Sae che
Erica Sfredda non sembra
aver chiara.
I «regolamenti» certo, a
volte complicano invece che
facilitare la vita associativa.
ma un movimento di laici, di
totale volontariato, non può
prescinderne nella prassi e
perciò non si esime, anche,
dalla fatica di tenerli continuamente adeguati alle sue
istanze operative ma il Sae,
con il suo forte orientameiito
vocazionale, è altro dai regolamenti! Non si è dato organi
direttivi, ma solo deliberativi
ed esecutivi: le direttive sono
nella parola di Dio, nei ministeri delle chiese e comunità,
nei documenti del dialogo,
nell’esercizio della correzione
fraterna, nel primato della carità. Su queste basi la gestione
del Sae è peculiare: è nell’essere in servizio, sempre.
Il Sae è movimento nato
dalla fede che si sforza di
operare nel difficile contesto
ecclesiale italiano per un ministero testimoniale di concordia, di comunione e di pace.
Posta
Ci sono anche
protestanti
conservatori
Che un settimanale protestante abbia da essere in Italia
tendenzialmente «progressista» lo posso anche capire,
poiché nel nostro paese la linea politica conservatrice solitamente si aggrega con un
certo tipo di cattolicesimo
non precisamente illuminato.
Per questo motivo passi
pure il «progressismo», ma
solo per questo motivo e per
nessun altro. Non è quindi
comprensibile lo sconcerto
che traspare dai vostri articoli (a firma Jean-Jacques
Peyronel) dove si commenta
negativamente l’avanzata
elettorale negli Usa del Partito repubblicano, i cui candidati godono la preferenza degli elettori facenti parte della «Christian coalition» del
reverendo Pat Robertson
e dei suoi «Evangelicals»
conservatori. .
In un paese dove la tradizione protestante è ancora
abbastanza ben sostenuta e
radicata, soprattutto negli
Stati del Midwest e del Sud,
ben venga questo con.servatorismo a far argine al permissivismo morale di cui fu sempre fautore il Partito dell’asino, e che ha favorito le degenerazioni criminali di una
abusata libertà. Se vivessi
negli Usa, voterei anch’io i
candidati della Christian coalition e del Partito repubblicano, come del resto ha fatto
il 66% degli elettori protestanti bianchi (cito le percentuali riportate nel vostro articolo). E se con esso sembra
tornare a galla, più cinica che
mai, l’America reaganiana
(sono parole del vostro articolista) ricorderò che il presidente Reagan è stato considerato dai commentatori politici del suo paese come uno
dei migliori presidenti che
gli Usa abbiano avuto in questo secolo. Ne venisse un altro come lui! Accetterei anche il «cinismo».
E i partiti conservatori di
Canada e Australia, credete
voi che ricevano il voto dei
soli proprietari delle grandi
aziende agricole? E in Inghilterra, il Partito conservatore
della signora Thatcher, pensate forse che sia stato votato
solo dai bancari della City di
Londra?
In conclusione, là dove il
protestantesimo è forte, ben
venga la conservazione, an
che della ricchezza che, se
frutto d’onesto guadagno, è
segno anch’essa della Grazia
di Dio, anzi è essa stessa una
Grazia di Dio.
Sergio Bilato - Verona
Solidarietà
dal carcere
di Alessandria
Mercoledì 21 dicembre ricevo una lettera da un amico
conosciuto nel carcere di
Alessandria, dove è ospite da
un bel pezzo. Vi si dice, tra
l’altro: «Mentre sono in argomento [l’argomento è l’alluvione] devo dirti che noi della
sezione abbiamo versato una
giornata lavorativa prò alluvionati; e non è poco, perché
si lavora solo sei giorni al
mese [cioè le ore di lavoro disponibili sono ripartite in modo tale che ogni detenuto lavora per l’equivalente di sei
giorni]. A te prò alluvionati
domani verrà spedito un vaglia di 500.000 lire, che ho
attinto dal fondo vincolato,
con il permesso del Magistrato di sorveglianza. Di più non
credo che mi sarebbe stato
concesso. Del resto, ho solo
qualcosa più di ùn milione».
Succede anche questo, e mi
è sembrato utile raccontarlo
ai lettori.
. Fulvio Ferrario
Alessandria
Giordano
Bensì
Ho appreso da «Riforma»
la notizia della dipartita dell’amico Giordano Bensi. Ho
conosciuto il fratello Giordano sin dall’inizio del mio ministero pastorale a Foggia,
dove era stato inviato quale
ispettore di un società assicuratrice. Ricordo con riconoscenza l’affettuosa accoglienza che lui e la moglie
Emma hanno offerto a tutti i
pastori che si sono succeduti
in quegli anni, sia prima, sia
durante e dopo la guerra. Ricordo pure la preziosa collaborazione data nella predicazione a Cerignola, Orsara e
Foggia. Inoltre il suo impiego
di ispettore gli consentiva di
visitare decine di paesi della
«Capitanata», di stabilire rapporti con elementi estranei al
nostro ambiente con possibilità di una buona testimonianza. Coglieva l’occasione
per visitare famiglie evangeliche della diaspora, particolarmente a Lusera dove
aveva assistito pastoralmente
la famiglia Saturnino in occasione della morte del padre.
Sonò grato al Signore di
averTatto le mie prime esperienze pastorali con il fratello
Giordano in terra di Puglia.
Ai figli Riccardo, Paolo e
Vittorio il mio affettuoso
pensiero.
Gustavo Bouchard
Chiavari
Partecipaz
«Quando vorrai, io sono sempre pronta». Con queste parole, Il
24 dicembre, si spegneva serenamente
Ada Landi
(*
Ne danno l'annuncio Paolo,
Marisa, Paolo Emilio, Marco Valerio e Corinna.
Avigliana, 24 dicembre1994
«Lasciate i piccoli fanciulli
venire a me,
perché di tali è il regno dei cieli»
Mattqo 19,14
Circondata dall’atfetto di mamma, papà e sorellina, il 27 dicembre 1994, a Roma, ha concluso la
sua breve vita trascorsa nella prova e nella serenità la piccola
Gabriella Malsano
di anni 12
I genitori Giulio e Floriana e la
piccola Marina lo-annunciano a
quanti le hanno voluto bene.
Roma, 27 dicembre 1994
«Ma io, 0 Signore, confido in te;
io ho detto: Tu sei l'Iddio mio.
I miei giorni sono nella tua mano»
Salmo 31, 14-15
Ci ha lasciati
Enea Balmas
Ne danno il doloroso annuncio
la moglie Nerina, la sorella Silvia
e i familiari tutti.
Milano, 30 dicembre 1994
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore è il mio pastore,
nulla mi mancherà»
Salmo 23
I familiari della cara
Linda CarlettI ved. Beri
riconoscenti, ringraziano quanti
hanno partecipato al loro dolore.
Rivolgono un ringraziamento particolare alle dott.sse Pisani e Michelin, al dott. Giannella, al pastore Pasquet, al direttore e a tutto il personale dell'Asilo valdese
di Luserna San Giovanni e alla
cara Monia.
Luserna San Giovanni
16 dicembre 1994
I necrologi si accetta*
no entro ie ore 9 del lunedì. Telefonare al nu^
mero 011-655278 * fax
011-657542.
RINGRAZIAMENTO
«...carje saisà qui fai cru»
IITim.1,2
I figli e i familiari della compianta
Silvia Griot ved. Long
di anni 93
riconoscenti, ringraziano tutti
coloro che con fiori, scritti, parole
di conforto e partecipazione ai funerali hanno preso parte al loro
dolore per la dipartenza della cara mamma.
Un ringraziamento particolare
al dott. Vivalda, alla guardia medica, alla Croce Verde di Perosa,
all'Ospedale'valdese di Pomaretto, alla sig.ra Iva Costabel e al
pastore Sergio Ribet.
San Germano Chisone
17 dicembre 1994
RINGRAZIAMENTO
Ezio e Flores, genitori dell'amato
Leonardo Giordan
profondamente commossi e riconoscenti, ringraziano tutti coloro che con soccorso, presenza,
scritti, parole, pensieri, energia e
fiori hanno partecipato al loro dolore.
Luserna San Giovanni 28 dicembre 1994
«lo aspetto l'Eterno,
l'anima mia l'aspetta;
io spero nella sua Parola»
Salmo 130, 5
I nonni Tofnasini del caro
Leonardo
nell'impossibilità di farlo singolarmente, riconoscenti per tutte le
dimostrazioni di affetto loro tributate, ringraziano in modo particolare chi con il canto e la musica
ha partecipato al loro dolore.
Luserna San Giovanni
28 dicembre 1994
RINGRAZIAMENTO
Il marito e il figlio della cara
Emma Rivoira Giraud
ringraziano tutti coloro che
hanno partecipato al loro grande
dolore. Un grazie particolare al
personale medico e paramedico
dell'Ospedale valdese di Pomaretto, al medico curante, alla sezione Avis di San Germano Chisone e a tutte le gentili persone
che l'hanno aiutata e seguita durante la malattia.
San Germano Chisone
6 gennaio 1995
16
PAG. 12 RIFORMA
!)A.1LE
VENERDÌ 6 GENNAIO 1995
La preghiera del venerdì nella moschea di Parigi
Dopo il crollo del comunismo nel vecchio continente europeo
IsIam, ¡I «nuovo nemico»?
ROBERTO PEYROT
Le più recenti statistiche
calcolano che ormai ammontino da 10 a 15 milioni i
musulmani che vivono in Europa: in Italia rappresentano
la seconda comunità religiosa
in importanza statistica, dopo
il cattolicesimo.
Questa presenza riveste per
gli abitanti del Vecchio Continente un duplice aspetto: da
un atto quello personale e sociale dei migranti e dall’altro
quello religioso. È proprio
questo secondo aspetto che
provoca forse le maggiori reazioni'caratterizzate dal pregiudizio e dall’ostilità. Questo
atteggiamento è diffuso in tutto l’Occidente: secondo un
servizio apparso su Le Monde
diplomatique dello scorso dicembre l’islamismo, specie
dopo il crollo del comunismo,
viene da più parti considerato
come il «nuovo nemico» da
affrontare e combattere sia a
livello socio-politico che a livello strategico-militare.
I gridi di allarme sono numerosi. II Royal Institute of
International Affairs di Londra afferma che l’Islam «è
sempre stato un soggetto di
preoccupazione. Ora non si
tratta più di un fenomeno lontano, ma fa parte di una
realtà culturale che caratterizza i quartieri più poveri di
varie città dell’Europa occidentale».
Il citato mensile, nel sottolineare come lo scontro fra il
mondo islamico e quello cristiano esiste da lungo tempo,
rileva come nel corso dei due
ultimi decenni si sia formata
una vera e propria coscienza
antislamica. Coscienza che si
è formata con la crisi petrolifera dei primi anni ’70 mediante Terroneo convincimento che il mondo arabo avrebbe
potuto determinare l’avvenire
economico dei paesi industrializzati. Successivamente,
negli anni ’80, la cattura di
ostaggi occidentali in Iran e
soprattutto in Libano ha conferito alle organizzazioni islamiche un generalizzato carattere di crudeltà e di antioccidentalismo. Anche il sostegno
dei mass media occidentali a
Israele (sovente vittima di attentati) ha fatto apparire le
cause politiche palestinesi,
anche le più legittime, come
scatenate dal terrorismo. La
guerra del Golfo ha poi notevolmente contribuito a questa
visione antislamica, come pure i recenti attentati in Egitto e
in Algeria.
Anche la Nato stima l’Islam
dentali». Ad essa si affianca
una risoluzione del Parlamento europeo che spiega l’aggravarsi dell’instabilità nel Mediterraneo con «l’espansione
dei fondamentalismi islamici;
la natura endemica del conflitto arabo palestinese (...);
l’esistenza persistente di regimi politici nemici dello sviluppo, della democrazia e dei
diritti dell’uomo; la disoccupazione, l’esplosione demografica e le migrazioni».
Viene anche posto l’accento su eventuali minacce nucleari. In un recente documento dell’Assemblea dell’
Unione dell’Eqropa occidentale si può leggere: «Le nuove
minacce nucleari possono venire da paesi del Terzo Mondo i cui capi di stato possono
essere qualificati come irrazionali e non sensibili a una
dissuasione». In questo contesto, la Nato ha creato qualche mese fa un «Comitato antiproliferazione» per studiare
«nuove tecnologie e sistemi
di difesa per proteggere le
nostre forze...». Si profila
quindi una nuova corsa agli
armamenti, altra nefasta conseguenza di una visione strumentale e poco realistica di
questo «scontro fra civiltà».
Ancora una volta dobbiamo
assistere a delle politiche che
privilegiano una situazione di
forza e di contrapposizione,
basate sul presupposto di una
superiore civiltà occidentale,
piuttosto che a dei comportamenti che, a partire da una
onesta autocritica, tendano al
confronto e alla maggiore
informazione reciproca. Invece si pone sovente l’accento
acriticamente su certi innegabili aspetti intolleranti e fanatici dell’Islam, dimenticando
ad esempio che il cristianesimo, nel suo bimillenario cammino, non ha proprio nulla da
«invidiare» a nessuno in fatto
di violenze e di orrori.
Contro questa tendenza a
creare nuovi muri è necessario andare al confronto e al
dialogo fra le reciproche diversità e culture: le chiese e i
credenti in questo hanno grandi responsabilità e devono in
modo prioritario condurre
un’azione costante e convinta
per creare dei rapporti fecondi. Rapporti che anche nella
loro «laicità» non possono
prescindere dalle rispettive fedi, che hanno come comune
fondamento il Signore creatore del mondo e degli umani
che lo abitano.
Un progetto sostenuto dalla Chiesa evangelica tedesca
Le chiese tedesche vogliono
ridurre i loro consumi di energia
Uno studio recente rivela
che la Chiesa evangelica tedesca (Ekd), le sue chiese membro e le istituzioni ad essa collegate, quali gli ospedali gestiti dalla chiesa, consumano
circa altrettanta energia quanto una grande città come Hannover (circa 510.000 abitanti).
Secondo le conclusioni dello studio, realizzato dall’Istituto Öko di Freiburg-imBreisgau, è possibile che le
chiese riescano a ridurre il loro consumo di energia di un
terzo, ossia l’equivalente del
consumo della cittadina di
Sarrebruck (circa 191.000
abitanti). La quantità di scarichi di anidride carbonica delle chiese e delle loro istituzioni equivale al 10% di
quella della Danimarca o al
totale degli scarichi del Kenia e del Sudan.
Lo studio, che fa parte di
un progetto coordinato da
centri di studio in Germania,
dall’Istituto Öko e da altre
due organizzazioni, si iscrive
nel quadro di uno sforzo mirante ad «andare al di là delle
interpellazioni morali e a dare un esempio» nel campo
del consumo di energia. Il
progetto è stato appoggiato
da personalità del mondo ecclesiastico e politico, tra cui
Klaus Engelhardt, vescovo
presidente dell’Ekd, e Klaus
Töpfer, ex ministro dell’ambiente. L’iniziativa rientra fra
i numerosi progetti messi in
piedi dalle chiese mentre si
sta preparando il Vertice intemazionale sul clima, che si
svolgerà a Berlino dal 28
marzo al 7 aprile 1995. 11
Vertice di Berlino segnerà il
lancio ufficiale dell’entrata in
vigore della Convenzione sui
cambiamenti climatici, adottata dalla Conferenza dell’
Onu sull’ambiente e lo sviluppo, svoltasi a Rio de Janeiro nel giugno 1992.
David Hallman*, uno dei
responsabili del programma
sulle questioni ambientali ed
energetiche presso la Chiesa
unita del Canada, sarà il coordinatore della delegazione
del Consiglio ecumenico del
Reclutati a migliaia nella guerra civile in atto da undici anni
I soldati-bambini del
Sudan
«una minaccia», specie per
via dei movimenti più radicali
«nei confronti dei valori occi
Nella guerra civile che devasta il Sudan da undici anni
migliaia di ragazzi vengono
reclutati sia da parte del regime militare islamico sia dai
ribelli cristiani e animisti del
sud del paese. Questo fatto è
stato denunciato dall’organizzazione americana per i diritti
umani «Human Rights Watch/Africa» in un rapporto
pubblicato a Washington lo
scorso novembre. Molti di
questi soldati-bambini che
non raggiungono i sedici anni
d’età sono stati feriti e uccisi
o sono morti per la fame o
per le malattie. Il rapporto si
fonda sulle osservazioni effettuate durante un viaggio in
Sudan da un gruppo di membri dell’organizzazione.
La guerra civile nel Sudan
meridionale ha cau.sato sinora
1.300.000 morti. Dalla metà
degli anni Ottanta sino al
1991 l’Esercito popolare di
liberazione del Sudan (Spia)
ha organizzato in Etiopia dei
campi di addestramento militare, nei quali venivano inviati anche dei giovanissimi, talora convinti a lasciare le loro
Torìt (Sudan): ragazzi come questi diventano soidati-bambini
famiglie, spesso reclutati dopo essere sfuggiti aU’assalto
dei villaggi da parte delle
truppe governative. Dopo
l’addestramento venivano immessi nei battaglioni della cosiddetta «Armata rossa».
Secondo un comandante
della Spia alcuni di questi battaglioni erano formati da ragazzi fra i quattordici e i sedici anni. «Erano troppo giovani per essere buoni soldati
le chiese (Cec) al Vertice di
Berlino. Ha detto che l’azione
delle chiese sul problema dei
cambiamenti climatici «si
iscrive nella prospettiva della
giustizia. 1 cambiamenti climatici sono provocati in gran
parte dai pae.si industrializzati del Nord, dove gli scarichi
inquinanti raggiungono un
alto livello, ma le conseguenze ricadranno in modo sproporzionato sul Sud, provocando una grave desertificazione, l’innalzamento del livello del mare che a sua volta
provocherà l’inondazione di
molte zone del tizie, l’aumento
della frequenza e dell’intensità dei cicloni tropicali».
«È anche un problema di
giustizia - ha fatto notare
Hallman - tra le nostre società e quella delle generazioni future. Il problema è
stato causato dai modi di vita
delle nostre società ma saranno le future generazioni à
subirne le conseguenze. Nel
momento in cui le chiese sono
invitate a parlare nel nome
dei senza voce, il problema
dei cambiamenti climatici è
diventato inevitabile».
Le chiese canadesi hanno
cominciato a lottare contro
questo problema negli anni
’70 quando diventò evidente
che le piogge acide, giunte
soprattutto dagli Stati Uniti,
stavano avvelenando i laghi e
i pesci, nel nord del Canada.
«Per molti anni abbiamo incoraggiato le chiese e il governo degli Stati Uniti a prevedere la riduzione delle
carne delle piogge acide - ha
specificato ancora Hallman
-. Fu una lezione per noi vedere che i problemi dell’ambiente non potevano essere
regolati in modo efficace nel
quadro delle frontiere politiche nazionali. Infatti, la risoluzione di questi problemi
esige una cooperazione a livello internazionale».
> Hallman ha precisato che il
1988 ha segnato una svolta
nella sensibilizzazione delle
chiese canadesi su questo
problema. «L’anno 1988 è
stato recensito come uno degli anni più caldi, la siccità
ha distrutto le praterie canadesi e i grandi altipiani del
Midwest degli Stati Uniti; per
gli esperti ciò era un segno
dei cambiamenti climatici che
potrebbero colpire il pianeta
in futuro se non affrontassimo il problema del riscaldamento del pianeta».
Le chiese delle Isole Pacifiche, che hanno organizzato
un colloquio sui cambiamenti
climatici all’inizio del mese
di dicembre ’94 «sono sempre più preoccupate dal problema dei cambiamenti climatici in quanto anche un debole innalzamento del livello
degli oceani può risultare catastrofico - ha spiegato Hallman -. Il Consiglio delle
chiese del Pacifico è in prima
fila nella lotta contro questo
problema».
Hallman ha precisato che le
chiese, tramite il Cec, fanno
ora autorità in questo campo
«perché abbiamo fatto il nostro lavoro e ci siamo impegnati a lungo termine». Ha
aggiunto che un documento
del Cec, L’evoluzione accelerata del clima: la nostra fede
alla prova, è molto utile per
le chiese.
Interrogato sul fatto che la
questione dei cambiamenti
climatici sembra oggi essere
all’ultimo posto delle preoccupazioni dei media internazionali, Hallman ha risposto:
«Sotto sotto avvengono molte
cose tra i governi sul negoziato della Convenzione sui
cambiamenti climatici; ciò
include organizzazioni non
governative e chiese che riconoscono la gravità dei cambiamenti climatici a lungo
termine. Noi sfruttiamo que.sta pausa per sviluppare strategie che saranno utilizzate
quando la questione tornerà
a galla. E tornerà, ne sono
convinto».
*David Hallman è redattore di
Ecoteologia: Voci dal Sud e dal
Nord, libro di saggi sulle dimensioni teologiche ed etiche della
crisi delFambiente, pubblicalo
nel dicembre scorso da Orbis
Books, Maryknoll. New York, c
dalle pubblicazioni del Cec.
(Pili)
avrebbe detto il comandante negli scontri venivano sempre
massacrati». Human Rights
Watch afferma che dopo la
caduta del dittatore etiopico
Mengistu, nel 1991, i campi
dello Spia per i soldati-bambini sono stati spostati nel Sudan meridionale. Secondo il
rapporto la loro visita è «.straziante». Non c’è igiene, non
ci sono scuole. I ragazzi sono
coperti di stracci, denutriti,
molti sono malati. Le due frazioni in cui lo Spia si è diviso
dal 1991 continuano a servirsi
di bambini anche al di sotto
dei 15 anni. In un rapporto
precedente della stessa organizzazione umanitaria era stato denunciato il reclutamento
anche da parte del governo di
ragazzi e bambini per le milizie islamiche.
Nel 1992 un gruppo di soldati-bambini è riuscito a fuggire in Kenia. Attualmente ce
ne sono 10.500 in un campo
profughi delle Nazioni Unite
che sperano di potersi ricongiungere alle loro famiglie o
di trovare una famiglia adottiva. (Epd)
Duisburg (Germania): un esempio di inquinamento industriale