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LA BÜOM NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo U veriU n«Qa ctritl
Krr.». IV.
Si distribuisce ogni Venerdì. — Per fadun Numero centesimi <0. — Per raduna linea d’inserzione centesimi 20.
Coutlixioiii «l’AHMoefazione:
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PerToRixo — L'u Anno L. S. — A domùllio L. «
Sci mesi *3. — .3 so
Tre mesi . _ . « *S
Per Frani^ia e Srizzera franco a destinazione, e per l'Inghilterra franco £ conline lire » *o
per un anno, e lire ft per gei mesi.
Le AMOchtiibni al riccrono : In Tnaiirii airrniKl« tiri Ulnrnalf. viali'del He nnm
~ A r.,nM>a,alla fiipprlU VhIiIo««-. mura di S. Cl.iai*. ’ ’
Nello urovini ie, prc») Inni ([li L'ffiríi poitali jM'r meziu di Vaglia, che dorranno emero Inriaii
franto u\ Diiettore della Bros» Niivu-i.a e iion altrimenti.
Air«(ero, aiBegupnliiudiriiii: LosniiA, dai sigg. NìmIwu e C. lilirai, Ji lleriici»-»ireMPabiiii, dailalibreria C. Mcyrni-i», rue Troni het, arSiarv dui sig, Peyrol-Tinel libraio- Liauedai «i«K. Brniael IVlil Piene liliral, ruo Neu»e, 1«; (ìincvha, dal «ig. E. Ih'ruud litirani
I.ii«A!<>iA, dal sig. Delafontaine llliiaio.
iSoiiiiiiario.
La vita e la morte di Quaresima. — Esame storico-critico sul viaggio di S. Pietro a Roma. Ili
— Un’opera di cristiana beneficenza. — Notizie:
Irlanda — l'ogheria — Oriente.
LA VITA E LA NORTE 01 OLARKSI.MA
Storia autentica.
Quaresima nacque circa l’anno 150 (il G. C.,
da un padre per nome Zelo e da una madre por
nome Pietà. — Si ha bon ragione di diro chc i
migliori genitori possono dare la luce ai pili
nialvagi figli, come Quaresima or ora ce ne offfirà la prova. — Dalla sua fanciullezza non lasciò travedere le prave disposizioni che germogliavano in lei. Aiutava la sua famiglia e lavorava veramente di cuore alla prosperità della
Chiesa di Gesii Cristo. Ella andava dall’uno e
non dall’altro, secondo che si voleva; rimaneva
quaranta ore qui, tre giorni là, quaranta giorni
altrove (I); e come era ricevuta in commemorazione delle 40 ore cho Nostro Signore Gesìi
Crislo ò restato nella sua tomba (3), cosi prese
il nome di Quadragesima o Quaresima, ehe
vuol dire quarantena. — Intanto suo padre e
-sua madre essendosi aflìacchiti, la sciagurata
fanciulla cangiò modo di vivere, si corruppe, e
dopoché i suoi genitori si trovarono incapaci a
piii correggerla, ella cadde in ogni sorta di eccessi. Venne tra i cristiani e disso ; c E Iddio
■che mi manda ; voi mi alloggerete per tanto
tempo, coi non mangerete di questo, roi non
gusterete di quello (3) ; non conoscete voi mio
padre e mia madre f Potrete voi forse rigettarmi se por poco amiate lo Zelo e la Pietà? »
Allora como si voleva passare per pietosi e per
cristiani, la si riceveva--Così viveva questa
figlia snaturata, allorché un giorno fu riscontrata da un uomo per nome Orgoglio, e da una
donna per nome Superttiiione, grandi nemici
di Gesìi Cristo, che le fecero promesse magnifiche, e l’adottarono per loro figlia, a condizione
^I) Ireneo citato da Eusebio, Istoria, lib. V,
'cap. 23, dettò: »Vi ba taluni che pensano di non
•dover digiunare che un giorno, altri due, altri di
più; alcuni misurano il giorno del digiuno di 40
ore di giorno e di notte »
/A\ t>v Ì * '* ** 'i’id AT0 3U
_ 0^ jyi mezzo giorno dei venerui « «..w ...
timiridijMie della domeniea.
(3) Epist. ai Colossesi, II, 21.
che li servirebbe con tutla la sua possa. Dacché
si furono ben intesi: tVa, mia cara figlia, disse
Orijoglio a Quaresima ; questa buona donna
Superstizione ti condurrà; ma prima della tua
partenza rammenta bene le istruzioni cho eccoti qua: — Quando arriverai avanti ad una
casa di cristiani, tu picchierai alla porta. Vedendo teco questa donna chc ha l’aria si buona,
sì devota, non mancheranno di aprirti. Una
volta cho vi sarete entrati, Superstiziime farà
a voce bassa il tuo elogio alle persone dolla famiglia, dicendo como tu sei gradita a Dio, c chc
punto «risparmiiiltuQ corpo» ii). Indi tu verrai
dopo, ed abbassando gli occhi, comincierai a
dire che noi siamo grandi peccatori, chc bi.sogna,
poiché Gesù Cristo é morto per noi, che anche
noi facciamo qualche cosa per lui ; alle corte,
che noi dobbiamo digiunare j>er far penitènza,
e mangiar di magro duranle 40 giorni per acquetare l’ira di Dio. — Se li danno retta fino a questo punto, allora tu continuerai dicendo: Vedeie,
miei dilettissimi fratelli, bisogna bene che noi
ci adoperiamo per meritare il cielo, e per salvarci, e ciò non «■ cosa facile, ecc., ecc. Se
continuano ad ascoltarli, allora lutto va bene i
non si pensa piìi a Gcsb Cristo, ai suoi meriti,
alla salvezza ch’egli dà a tutti coloro che credono in lui. Perchè, credilo pure, fintante cho si
pensa a queste cose il mondo mi disprczza, mi
detesta,- mi combatte; e Gesù Cristo mio mortale nemico, ha il sopravvento. Ma dacché il
mondo le oblia e ti ascolta, la porta si apre per
me, tulli mi accolgono, tutti roi uudriscono, e
Gesù Crisio va in giù. Si può dare che tu
incontrerai due nemiche, la Fede e \%'miltà sua
figlia, che cercheranno di contraddirti. Se,
quando tu parlerai di meritare il cielo, d’espiare
i nostri peccati, esse ti dicono : Ma Gesù Cristo non ha meritato il ciolo per noi, non ha
espialo i nostri peccati, non ci ha salvati, come
6 scritto nell’Evangelo: Egli ha rifcattatn la
ma Chieta col gtw proprio Mngne [SjT Fa
sembianza di non intendere questo parole dell’Evangelo, e grida ben forte: Quale orgoglio
di credere di essere già salvali, quale orgoglio
di essere sicuri della propria salute ! ! E come
tu farai molto baccano, queste due miserabili
amiche di Gesù Crislo che sono ben afflacchile,
si taceranno. Quando tu ne sarai là, l’ò spacciata per Gesù Cristo e per l’Evangelo; da pertutto mi accoglieranno^ con gioia; il mondo che
già mi apparteneva ricadrà sotto il mio domi
(4) Epist. ai Colossesi, cap. II, ver. 23.
^ Epistola di tan Pieiro,
(5) jIìì», cap. aa., .
cap. II, T. 24; 1« Cor., I, 30.'
nio, e con quesla buona donna (iDoslra Superstizione) sarai a ¡larte del mio trionfo. Orsù, va,
mia figlia, colla tua fedele compagna; io vi seguo pa.sso a passo >.
E Quaresima si mise la via fra i piedi, troppo
deci.sa ohi 1 e troppo viziosa da seguirò i consigli del sun padro adottivo. Quel clic Orgoglio
avea previsto avvenne. Gli uomini misero la
loro fiducia in se «tessi; dimenticarono il .sangue di Gesù Cristo che purifica da ogni laccalo (6); ebbero la pretensione di purificarsi coi
loro digiuni elo loro {)onitnnze, di moritaro, di
guadagnare il cielo e la vita eterna, obliando
che lutto ciò è un dono di Dio Hy, a poco a poco,
senza accorgersene, si trovarono lungo da Gesù
Oisto; 0 chiamandosi cristiani smarrirono la
dottrina cristiana. Ben dicovano a Gesù: Signore! Signoro! ma Orgoglio si fregava le mani
vedendoli accaniti a faro incessantemente la
sua volontà. —Cammin facendo Orgoglio, poiché vedova ingrandirò la sua influenza, avea
aggiunto a Quaresima varii compagni. L’uno
portava e vendeva reliquie, l’altro immagini,
l’altro corone, l’altro invitava gli uomini a rinchiudersi in conventi, indicava i luoghi di pellegrinaggio, distribuiva medaglie e scapulari,
e molli ancora occupavano altri impieghi; tutti
sotto gli ordini di Orgoglio e de’ suoi più fedeli
servitori (S). In presenza di questa numerosa
banda, si vide ben lontano fuggire la vera religione de! Salvatore; fu finita perla fede, per
l’umiltà, per la speranza cristiana: non si riconosceva più la Chiesa di Gesù Crislo.
Ma bentosto Quaresima scontrò nemici inattesi. Da prima furono i ghiottoni. «Vogliamo mangiar carne tutti i giorni, dissero; il nostro Dio
è il nostro ventre (9), e vogliamo ben servirlo».
— « Ebbene, rispose ella un poco imbarazzata,
voi potrete mangiare delle gallinelle, delle lontre, che sono di magro (10); o con tutti i pesci
0 con tulli i dolci possibili, voi, spero, vivrelo
bene, durante il tempo che io alloggierù da voi ».
(6) 1» Epist. san Gio., cap. 1, v. 9.
(7) Efeti, cap. II, v. 8. « Perciocché voi siete
salvati per ia grazia, mediante la fede; e ciò non
è da noi, è il dono di Dio >.
(8) Una volta gli uomini sviati dalla f?de in
Gesù Cristo solo, e lanciati nell’idea di guadagnare il cielo, tutti gli errori ne son venuti per
legittima conseguenza. Vi abbisognava di troppo
per supplire G. C.
(9) Filippesi, cap. Ili, v. 19,
(10) Nelle loro ridicole distinzioni di carni, i
dottori papisti hanno deciso cbe questi animali
erano di magro.
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In pari tempo vario persone ammalate vennero
a rappresentarea (/uaccsimache il loro stomaco
non permetteva <ii seguire le suo proscrizioni.
L’imbarazao di Quaresima andava crescendo,
allorché due cugino-germane d’OnjogUo, per
nome Ambizione ed Atarizia, che si trovavano
là, la presero in disparte e le dissero airorecchio; «Vuoi tu avere-l'onore di ridurre tulta questa gente alla tua obbedienza?—«Si, foce l’altra.
— «Vuoi tu darcene il [profilto? — «Sì, fe’ella
ancora, se pur voi m’in licate un mezzo.....»—
«Eccolo, mia cara sorella: .lmftiSio«eche è stata
collocata da tuo padre sopra uu trono cosi elevato da far credere agli uomini che tenga luogo
di G. C. sarà quella che te lo troverà. Essa
venderà nna dispmm a tutti coloro che non
potranno riceverti o digiunare; noi ne avremo
il profitto, perchè tutta quella gente là, ghiottoni c malati, pagherà; e uon sarà detto che alcuno abbia schivata la tua legge. Del resto,
uon aver paura, tutto ciò ricadrà sempre a profitto di tuo padre ». In quosto momento Orijoglio apparve od approvò pienamente il progetto d’Acarizia (II). E così questa trista associazione desolò tutto il mondo, strascinando
gli uomini lunge da G. C., lunge dall’Evangelo;
«> cosi Quaresima, corrotta da Orgoglio, sostenuta potentemente da Ambizione o Atari}ia
sua sorella, spense ne’ cuori fino aH’uUimo
i)arlume della verità.
Intanto avvenne che Iddio, irritato do’portamenti di Quaresima, disse al suo povero padro
Xelo ed alla sua povera madre Pietà : « Itisce¡jliatevi, toi cli^dornUte, e risorgete dai morti,
e Cristo vi rischiarerà »(li). Tosto si risvegliarono; Ja luce di Gesù Cristo brillò di nuovo per
€ssi; videro il serpente, che avevano nudrito;
videro di più, quali terribili appoggi Quaresima
avea, e quanti uomini si sotlomettovano alla
sua legge; od allora si misero a tremare e a
dire; «Chi ci libererà da questi malvagi? »—« Io,
rispose il Signore, perchò non sono io che l’ho
inviata ». Tosto che questa parola fu pronunziata, vi fu un tumulto immenso. Numero infinito di gente intonacata si mise a gridare: «Noi
difenderemo Quaresima, la vecchia, la grandOi
la santa Quaresima; e per arrivare fino a lei,
bisognerà passarci sopra il corpo ! » Com’eb^ero
pronunziate questo parole, s’intese una voce
di tuono che rimbombò dai cieli, dicendo: «La
« mia parola fe viva ed eflìcace, e vieppiù acuta
« che qualunque spada a due tagli ; e giunge
<i fino alla divisione dell’anima e dello spirito,
« 0 delle giunture e delle midollCk» (13). Allora
la moltitudine intonacata impallidì. Uu istante
dopo s'intese: t L’Ecanqelo ! » Tutti si misero
a fuggire; Orgoglio si nascoso, e tutto il suo seguilo e quello di Quaresima disparvero. Quaresima sola restò intordetta. Allora vide venire
verso lei Gesù Cristo. Una spada a duo tagli
esciva dalla sua bocca; era la sua parola. Que
(11) Mangiare di gra*so ia quaresima è uu
male o no? Se l!è un male, la moneta sborsata ai
preti non impedisce che sia un male; s« nonl’^j
a che comprare una dispensa ?
(12) Efesi, V, 14.
(13) Ebrei, IV, 12.
sta spada venne dritta a Quaresima e le disse:
«Tu hai origino da coloro di cui inscritto: Essi
pri^nvranno cose false per. ipocrisia, e cutmnderanno d^asté)iersi da' cibi che lÉdio ha creato
per U fedeli.'T> ( 14j. La miserabile mise un grido
doloroso: questo fu il primo colpo. « Ogni creatura di Dio è buona, essendo usata, con rendimento di graziarsi/» riprese il Signore G. C.:
secondo colpo di spada. Quaresima cominciò a
vacillare. «Tu non aggiungerai niente alle mie
parole ìì (16), disse ancora G. €. Questo fu il
terzo colpo. (Quaresima trafitta da parte a parte,
cadde. « Sciagurata, disse alfine il Figliuol di
« Dio, vi è altra espiazione fuorché la mia, al« tro mezzo di salvezza fuorché la mia morte?
« Non sono io, io solo il Salvatore del mio po« polo, e la mia Grazia non sovviene allo sue
« infermità?» (17) A questa parola di grazia.
Quaresima, percossa al cuore, rese l’ultimo
sospiro.
E como la folla intonacata si avvicinava per
vedere so Quaresima era ben morta , questa
voce si fece ancora sentire: « Guai a quelli
« che fanno decreti iniqui (18), annullando la
« Parola di Dio colla loro tradizione (19). Molti
« mi diranno in quel giorno: Signore! non ab« biamo noi predicato in nome tuo? Ma io al« lora protesterò loro: Io non vi conobbi giam« mai; dipartitevi da me, voi tutti operatori di
« iniquità » (20). Ed in pari tempo, la voce che
pronunziava queste parole, la medesima che
avea uccisa la sciagurata, gridava a tutta la
terra:
« Non vi sia alcuno cho vi seduca con vani
« discorsi, secondo la tradizione degli uomi« ni ! (21).
« Mangiate di tutto ciò che si vende nel ma« cello, senza farne scrupolo alcuno per la co« scienza (22).
« Non v’ò nulla di fuor’deU’uomo, ehe én« Iraudo in lui; possa contaminarlo (23).
« Perciocché il regno di Dio non è vivanda,
«nò bevanda; ma giustizia, e pace, e letizia
« nello Spirito Santo » (21). L. P.
ESAME ISTORICO CRITICO
SUL VIAGGIO DI S. PIETRO A ROMA.
ni.
fVedi i due numeri antecede'nltf.
(A. D. o8,59, 60). Circa quosto periodo di tempo san Paolo scrisse la sua lotterà ai Romani, ed
ò evidentissimo che san Pietro non si trovava
allora in Roma, anzi; che sino a quell’epoca
egli non aveva mai visitato l’imperiale città.
Paolo desiderava di predicar il Vanfrelo tra
(14) 1» Int., IV. 1, 2, 4.
(15) Ut supra.
(16) Deui., XII, 32. Àpoc., XXU, 18.
(17) Hom., Ili, 23 a 27. 2« Cor., XII, 9.
(18) Isaia, X, 1 a 3.
(19) Marcò, VII, v. 13:
(20) Matt., VII, 22, 23.
(21) Colos., II, 8.
(22) 1* Cor., X, 25.
(23) Marc., VII, 15.
(24) Rom., XIV, 17.
loro, e di comunicar loro doni spirituali. Dà'
loro istruzione p gl’incòraggia per nome, facendo menzione di ventiSfei persone, e nullame■’no non allude'in ìieSsun conto a san Pietro,
nò alla sua presenza fra loro (A. D. 61). E chiaro
che san Pietro non era mai stato a Roma prima
di quel tempo.
Auche san Crisostomo dice che gli apostoli
rimasero a Gerusiilemme finché san Paolo"fosse
giunto a Roma, e ciò, secondo Giuseppe (A. D.
62), non poteva essere prima dell’anno 63;.
l’anno cioè in cui Paolo era liberato da prigione a Cesarea. Appollonio, Eusebio e Crisostomo tutli dicono che san Paolo aveva visitato
Roma prima di san Pietro. Baronio pure ammette questo fatto. Epifanio, parlando della
partenza di Paolo per la Spagna, dice : « Id
« quanto a Pietro, egli ha fatto molti viaggi ìq
« Ponto e Bitinia » (A. D. 63). (£pt/‘. Hceres,
XXVII). Può essere considerato come assolutamente certo che sino all’anno 63 san Pietro
non era mai stato a Roma. Secondo Giuseppe,
Paolo sarebbe andato a Roma por la prima volta
nell’anno 63. Infalto si logge nella VitadiGiuseppe, p. 999, che Felice, governatoredi Giudea,
mandò a Roma certi sacerdoti giudaici per essere giudicali da Cosare. All’età di 26 anni Giuseppe medosimo andò a Roma, e no oltennola
liberazione por mezzo di Poppia, moglie di Nerone. Or il ventesimo anno della vila di Giuseppe cadde noirauno 62; il che ci fa vedere che
Felice rimase governatore di Giudea sino nell'anno 62. Si vede ancora (A. D. 0-ij chc san
Paolo, il quale fu liberato di carcore da Festo,
successore di Felice, nou avrebbe potuto arrivare a Roma avanti l’anno 63.
Ebbene, secondo gli Atti degli apostoli, Paola
fu detenuto nel proprio domicilio a Roma due
interi anni, o sino aU’anno 65 {Atti, XVI, 30);
e possiamo essero sicurissimi che durante tutto
quel tempo non vi era mai stato san Pietro. Nel
periodo della sua detenzione Paolo scrisse quattro epistole; in quella a Filemone egli manda
saluti da parte di Epafra, prigioniero seco, di
Marco, Aristarco, Dema o Luca ; ma non dice
nemmeno una sillaba di Pietro. A’Filippesi
»parla delle suo catene, e li saluta in nome di
coloro che gli stavan dappresso, specialmente
quelli della casa di Cesare, ma non dà alcun
cenno rignardo a san Pietro. Scrive agli Efesi,
ma non dico nulla del Principe degli apostoli.
Scrivo pure ai Colossesi, li saluta per parte di
Ajjislarco e di molti altri della Circoncisione,
dicendo che essi soli gli erano stati collaboratori nell'opera del regno di Dio; ma neppur
una parola vi aggiunge circa san Pietro. E evidentissimo che san Pietro non fosse stato in
Roma avanti quell’anno 65. San Paolo lasciò
Roma probabilmente nell’anno 65, e s’imbarc<>
per la Giudea, essendo accompagnato da Timoteo e Tito Lasciò Tilo in Creta (Tito, I, 5),
e poi visitò lo chiese in Giudea [Eb,, XIII, 23);
poi egli se n’andò in Siria; poi nell’Asia minore,
visitando lo chiese ed in particolare quelle di
Colosso ed Efeso (Filem., 22; 1* Tim., I, 3); Allora egli entrò nella Macedonia; poi passò l'inverno a Nicopoli (Tito, III, 8, 11, 12, 25); ritornò in Efesò, passando perlaTroade (2* Tim.,
IV, 13), e Mileto (2* Tm., IV, 20); poi a Co-
3
rinto (2“Tim., IV, 20). Se egli fosso mai andato
in Ispagna, sarà stalo a quesl’epoca; ma per
certo visitò un’altra volta Roma, ove egli scrisse
la seconda sua lettera a Timoteo, nella quale
fa palese che san Pieiro non era in quella città,
quando dice (2* Tim., IV, II) ; « Luca è solo
meco » , ed invita Marco ( non l’evangelista
però, ma Giovanni Marco) di venirlo a trovare;
parla della sua prima difesa in presenza di Nerone, e dice: « Niuno s’è trovalo meco nella
« mia prima difesa, ma tutli m’hanno abban« donato » (2“ Tm., IV, 16); il che fornisce
un’altra prova incontestabile del non esser stato
sau Pietro nella città di Roma in quel periodo;
dice pure d’esser slato salvato dalla gola del
leone. Tutto ciò forma argomento da non potersi confutare, che san Pieiro non poteva essere stato a Roma avanti la fine dell’anno 66.
Ma ciò nonostante Eusebio dice çhe i due apostoli Pietro e Paolo morirono a Roma nell’anno 66! Ma com’era possibile? Abbiamo già veduto che san Paolo s’imbarcò per lasciar l’Italia nell’anno 65; e ch’ei fece un lungo, anzi
lunghissimo e penosissimo viaggio a Creta,
Giudea, Siria, Asia minore, visitando pure
molte chiese, essendo egli allora vecchio e naturalmente incapace di viaggiare rapidamente
come l’aveva potuto fare negli anni passati (A.
D. 67). Può darsi eziandio, come abbiamo veduto, che sia andato anche in Ispagna. Sembra
assolutamente impossibile cho fosse potuto giungere a Roma per la seconda volta prima dell'anno 68. Tutti quanti gli autori sono d’accordo
che san Paolo fu martirizzato sotto Nerone, e
ordinariamente si mette la sua morte, nel duodecimo anno di quell’imperatore. Nefone era
in Acaia nel 67 e probabilmente nel 66, essendo
consoli Telesino e Paolino. Egli ritornò da Corinto nella primavera dell’anno 68; e fu messo
a morte, come Tillemont afferma, il 9 o l’I I di
giugno. Vindice, governatore della Gallia Celtica, si rivoltò contro Nerone nel principio del
mese di marzo; Galba, governatore di Spagna,
fu proclamato imperadore il 3 di aprile; e non
si può credere veramente che Nerone, deposto,
in fuga, e uccisosi di propria mano prima del
mese di giugno (A. D. 68) (o, come dice Tillemont, il 9 0 H di quel mese), avesse potuto
far uccidere gli apostoli al 29 di giugno, come
la Chiesa di Roma positivamente afferma.
In somma, fino a questo momento non otteniamo nessuna certezza che san Pieiro fosse
martirizìato a Roma; ma al contrario una fortissima evidenza présuntiva contro quell’asserzione, nello strano silenzio di sari Paolo, il quale
scrisse parecchie lettere alle chiese o a diversi
individui durante le due epoche della sua detenzione in quella'città senza far il piti leggiero
cenno del suo fratello apostolo; ma aH’iacontro
dichiara espUcitamente chc Luca solo era seco,
e che fu abbandoìmto da tutti gli altri, parole
che tolgono l'idea che san Pietro avesse potuto
essere con lui in quei tempi. Si risponde a
quest’argomento col dire, che se san Paolo ha
omesso ogni parola di san Pietro scrivendo ai
Romani, non è più singolare del fatto che non
fa menzione di Timoteo scrivendo alla chiesa di
Efeso, e di san Giacomo scrivendo agli Ebrei.
Ma i casi sono differenti. 'Kmoteo era con Paolo '
quando questo scrisse da Roma agli Efesi, e
l’epistola non contiene mica una salul.izione.
Neppure quella agli Ebrei, la qual epistola per
altro non è indirizzala ai convertiti Giudei, a
Gerusalemme solamente, ma ancora ai convertili Ebrei in generale. Quindi non vi era pimto
ragione, perchè si dovesse specialmente far
menzione di san Giacomo. E certamente sembra, da quel che san Paolo dice scrivendo ai
Romani, ch’egli desiderava d'andarvi acciocché
avesse alcun fruito tra loro, e comunicasse loro
qualche dono spirituale, per la ragione che non
vi era stato da loro ancora verun apostolo (Hom.,
I, 11-15; XV, 15-24). E l’ignoranza dei Giudei,
allorché san Paolo li visitò, in quanto alle elementari dottrine del Cristianesimo, è una chiara
prova che san Pietro non aveva lavorato fra
essi come predicatore o doltore. Gli sforzi che
fanno i cattolici romani per spiegare paroletali
como quelle iu 2* Tim,, IV, 11-15, sono puerili; s’immaginano un’assenza conveniente di
sau Pietro in quel momento, ed ogui cosa va
beno! Ma diifatti uon è possibile che san l’ietro
fosse stalo con san Paolo, quando questo «doperò le parole che si trovano nella sua lettera
ai Filippesi, cap. II, 20, od ai Colossesi,
cap. IV, 11 ; nè avrebb’egli potuto dire Luca
solo è meco, comesi trova in 2’Tim., IV, 11-16,
se all’inconlro san Pietro fosse sialo seco lui,
come dicono i cattolici romani, e che fossero
messi a morte insieme. Infatti la seconda a Timoteo fu l’ultima epistola di san Paolo, scritta
non molto avanti la sua morte, allorché secondo
la tradizione della Chieda romana, .san Pietro
era supremo reggitore e vescovo nella sedia
episcopale, la quale dicono aver egli posseduta
per venticinque anni ! Era stalo san Paolo abbandonato da suo fratello, suo capo, sua guida,
suo principe? da colui che ebbe lo speciale comandamento di fortificare i suoi fratelli? da
colui che fu costituito la Pietra, affine di sostenere la Chiesa? E da supporsi una tale idea?
E probabile, anzi solo possibile, che san Pieiro
fosse stato allora iu Roma? Sarebb’egli potuto
essere in prigione con san Paolo, e non esser
da lui nemmeno menzionalo? O che libero nella
stessa città, san Paolo non l’avesse menzionato?
Le autorilà cattoliche romane affermano che
san Pietro fu crocifisso lo stesso giorno che fu
decapitato san Paolo; e se non precisamente lo
stesso giorno, almeno quasi allo stesso periodo
di tempo. Prudenzio dice che vi fu l'intervallo
d’un anno tra i due martirii, mentre Epifanio e
Girolamo dicono che ebbero luogo tutti e due
nello stesso giorno del medesimo anno, benché
Agostino mette ciò in dubbio. Come dunque
può essere possibile che san Pietro non avesse
mandato qualche ambasciata, esortazione, o saluto affettuoso al gregge, o ad alcun individuo
di quel gregge, cui pascere e guidare era suo
peculiare dovere? Veramente la cosa è del tutto
incredibile. Il cardinale Bellarmino spiega Iq
omissione del nome di Pietro fra i saluti agl’individui nella Chieda a Roma col diro che Paolo
scrisse quella lettera nell’assenza di Pietro,
circa l’anno 11 o 12 di Claudio, per cagiono
del decreto che esiliava da Roma tutti i Giudei.
Ma ciò non sta; è confutalo dalla Bibbia medesima; poichò vi si trova che san Paolo in quella
stessa epistola saluta certi Giudei come presenti a quell’epoca a Roma {Rom., XVI, 3, 6,
7, tl); Aquila, Priscilla, .Maria, Androiiicfi,
Giunia, Erodionc. E scossi potevano slare in
Roma a (|uol lem|io, perchè non san Pietro ? E
so di fatto vi fosse stato, come avrebbe potuto
san Paolo desiderare si ansiosamente ili venir
da loro, per comunicar loro qualche dono spirituale coll’imposizione delle sue mani? Chc*
cosa direbbe qualche vescovo in oggidì, so im
vescovo d’infuriore oppure d’uguale autorità
scrivesse in quel modo alla sua greggia? — Gli
Annotatori di Rheims dicono : « forse Paolo
avrà scritto particolarmenle a Pietro »; ma ciò
è fantasia, non argomento. Non è da credersi
cho san Pieiro , primate como dicono della
Chiesa, fosse stalo in Roma a quell’epoca, o
tuttavia fosse lasciato fuori affatto dei saluti
di san Paolo; quesli certamente avrebbe dovuto
far qualche menzione del Vicario di Cristo e
del bene della sua dimora tra loro.
Bisogna notare che per le date che si trovano
in queste pagine abbiamo seguitato i teologi
cattolici romani, i quali mettono il martirio di
sanlo Stefano noH'anno 3C, e la conversioue di
san l’aolo non guari dappoi. .Ma, gli Atti degli
apostoli, la storia medesima cd i primi Padri
non ci permettono di porre a quegli avvenimenti una data prima dell'anno 30; poiché, so
si ammetto che Paolo fosse converlilo un anno
soltanto dopo la crocifissione, come dico Baroiiio, allora nou dobbiamo dare cho un solo
anno per tutte le varie coso che sono raccontate fino al nono capitolo e mezzo degli Alti ;
mentre i due seguenti capi contengono la storia
di IO 0 12 anni ! Basta il solo leggere quei capitoli per assicurarci del contrario. Sanl’Rnodio,
consacralo in Antiochia da san Pieiro, di cui
Niceforo parla, lib. II, cap. 3; Sant’Ippolito
di Tebe; l’epitome alla fine della Cronaca di Eusebio, ecc., sono d’accordo nel mettere la morto
di sanlo Stefano sette anni dopo la crocifissione;
e san Girolamo e Metafraste lo confermano, ponendo il Concilio diJGerusalemtne nell’anno 54.
La Sloria eziandio testifica che la persecuziono
che surse dopo la morte di Stefano non sarebbe
potuto aver luogo sotto Tiberio, perchò questo
protesse i cristiani, e vietò a tutli di portar accuse coniro a loro sotto gravissima pena; como
si vede nell’Apologia di Tertulliano, cap. 6, o
nella Cronaca di Eusebio, Cosicché la persecuzione dopo la morte di Stefano nou poteva «
icssere prima del regno di Caligola , sette anni
dopo la crocifissione di Cristo.
.Nel prossimo articolo considereremo l’evjdenza della tradizione sul viaggio di san Pietro
a Roma. F.
l.N’Ol’EUA DI CRISTIANA BE.\EFICE.\ZA
Fra le varie opere con cui, in seno alla chiesa
evangelica di questa capitale, si cerca di venire
’in aiuto al povero, educandolo, merita speciale
menzione — insieme alla Società di previdenza
per ]pinvemo, il di cui scopo si è di raccogliere
ogni settimana i piccoli risparmi dell'operaio,
per restituirglieli, appena venuto l’inverno, in
■altrettante provviste (legna, carboncino, patate,
riso, farina di gran turco, ecc.) di ottima qualità
ed al costo della compra all’ingrosso — la Società da qualche mese istituitasi in vista di dar
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lavoro a quegli operai che ne difettano, specialmente (e per ora esclusivamente) infra le donne.
Chi, infatti, essendosi alquanto internato nelle
domestiche strettezze di tante famiglie operaie,non ha dovuto convincersi, che se cagione di
siffatte strettezze sono le'molte volte, e diremo
anche il più delle volte, o il vizio, o la non cufanza o tutti e due assieme, spesso ancora di
queste strettezze devesi accagionare la mancanza
di lavoro, che non permette anche alla madre la
più provvida e la più diligente di guadagnarsi
quel tozzo Ji pane che varrà a sfamare, prima
ancora di se stessa, i poveri bambini.
Scopo dei fondatori di questa benefica istituzione si è di rimediare per quanto stia in essi a
questa mancanza, non/ gii co!l’assicurare un lavoro continuo o a questa o a quella famiglia, e
cosi toglierla alla propria risponsabilità, il che
sarebbe un male; ma piuttosto, quando manca il
solito lavoro, di sopperirvi, se non del tutto
almeno partitamente, dando a quella povera
madre di cui discorrevamo un momento fà il
mezzo di procacciare a'suoi figli quel tozzo di
pane, senza il quale soffrirebbero la fame, e di procacciarselo quel tozzo di pane, non per via dell’accattonaggio che avvilisce', ma per via del
lavoro che nobilita.
Ma perchè si provvida istituzione possa ad un
numero di persone ognor più, grande es^ndere i
suoi beneficii, di una cosa essa abbisogna assolutamente, oltre ancora alla buona volontà ed
all’avvedutezza di coloro che vi attendono, ed ^
del concorso di un numero sempre crescente di
persone, che convinte dell’eccellenza e dell’influsso sommamente moralizzante di questo modo
di beneficare, si adoprino con tutta possa ad assicurarne la riuscita.
Due mezzi si offron loro per raggiungere
questo scopo ; il primo dei quali si è di voler
affidare alla Società (che ne guarentisce il perfetto e pronto esegnimentó) i lavori donneschi
di variò genere che loro occorressero ; il secondo
di averla a memoria quando sono nel caso di
fare acquisto di oggetti di biancheria o di vestiario , si per uso proprio . come ancora (trattandosi dei signori) per regalarli a quei poveri
che proteggono.
Due 0 tre volte all’anno in quel sito, e nei giorni
che verranno posteriormente indicati, avrà luogo
una vendita generale degli oggetti fatturati per
conto della Società ; ma fin d’ora chi intendesse
di farne acquisto,' non ha che a dirigersi — ogni
mercoledì e venerai dall’uwa alle guatiro pomer.,
via dell’Arco, N« 1, pi'ano 1»; e il giovedì dalle
due alle quattro pomerid., via Lagrange, K" 6,
piano terreno — alla signora G-. dk-Fernbx promotrice di quest’opera eccellente, e che, colle
gentili sue damigelle, vi attendo cpn perseveranza e zelo indefesso.
Ecep intanto un elenco dei principali oggetti
'che trovansi vendibili al deposito della Società:
Camicie da ragazzi e da uomini di sei diverse
grandezze, da 1 fr. fino a 2 75.
Camicie da ragazze e da donne anche di sei
diverse grandezze, da 80 cent, fino ai 2 fr.
Sotto-veste di 3 o 4 qualità diEferenti, da fr. 2 80
fino a 3 50.
Mutande da donna a fr. 1,60.
Id. per ragazzi e per uomini, da 1 fr. fino
a 1 75.
Camiciole da nòtte di varie qualità, da fr. 1 75
fino a 2 50.
BIohz — vestimenta da. bambini — lenzuola in
tela di cotone — asciugamani e grtmbiaìi da cu
cina in tela greggia — asciugamani da camera in
tela di lino — tovaglie e tovagìiole in filo ed in
cotone — calze e calzette di varie dimensioni —
gremhinli in cotone, bianchi ed in colore.
O or X Z K K!
Irlanda. — Effetti della violenza. — Noi abbiamo sempre pensato che bruciare la Bibbia sia
un cattivo mezzo per impedirne al popolo la
lettura; i modi violenti non valsero mai a produrre l’inéifferenza. Le seguenti linee estratte
dal giornale d’un evangelista, ohe lavora a Dublino, mostrano quale sia stato il risullamento
di cotesta falsa tattica, e ci danno un’assai giusta
idea di ciò che possiamo aspettarci dalle persecuzioni in altri luoghi.
« Un’energica impulsione venne comunicata in
Dublino allo spirito de’ cattolici romani dall’arsione delle Bibbie ch’ebbe luogo a Kingstown,
il 5 novembre ultimo. In cotesto fatto riuscì
consolante lo scorgere come si procurasse dai
romanisti di velare la cosa, sia volendo far credere che nè Bibbie, nè Nuovi Testamenti erano
stati arsi, sia trattando di calunnia la voce
sparsa, sia dicendo ch’era una grande mistificazione od «na debole invenzione del nemico-, alcuni
persino ammisero l’accaduto e lo censurarono,
confessando ohe, sebbene si possa credere inesatta la versione protestante della Bibbia, tuttavia
questa contiene sempre la storia del genere
umano dalle sue sue origini e quella della vita,
della morte e dei n»it-aco)i del nostro adorabile
Redentore, ed i discorsi, di lui e degli apostoli
colle epistole loro.
« Una volta ridestata, l’attenzione si rivolse al
rispettivo valore delle versioni ; il che divenne
l’cjggetto di frequenti discussioni e si videro accorrere nuovi uditori a tutte le nostre predicazioni e sedute di controversia. Il 18 Novembre
più di 1500 persone vi assistevano nella chiesa
di S. Tommaso, per udire il sig. Dowling predicare su cotesto argomento: « Perchè fu bruciata la Bibbia? » La stessa sera, il sig. Rndd,
missionario a Connemara, trattò, nella chiesa
della missione, lo stesso tema, al cospetto di oltre 600 uditori. Il 25, queste due assemblee riunite ammontarono a più di 1600 persone, dinanzi
a cui i signori Mac-Carthy e Vickers parlarono
di nuovo sull’affare di Kingstown.
« Il concorso nella classe di controversia e di
ricerca, nella chiesa di Townsend-Street, offre
un’assiduità delle più soddisfacenti.
« L’interessamento si fa maggiormente vivo,
sia per la semplice istruzione scritturale, sia riguardo alla discussione intorno alle dottrine della
Chiesa romana. Le nostre sei scuole settimanali
de’ cenciosi non furono mai cosi frequentate
come al presente, e quella della domenica riunisce una moltitudine crescente di mano in mano
che l’inverno si fa sentire. Noi abbiamo certo di
che rendere grazie a Dio e di prender coraggio,
poiché egli ci mostra che havvi qui un'opera a
fate , e ch’egli la fa. Al suo Santo Nome sia la
gloria per Gesù Cristo ».
(L’Avenir).
, Ungheria. — Conversione al Vangelo. —l! professore cattolico-romano Bartos, membro dell’ordine dei Piatisti, è testé passato nella Chiesa
lerangeKca a Rafcos-Csaba (Comitato di Pesth).
Oriènte. — Il Vangelo fra i soldati piemontesi
in Crimea. — Abbiamo già fatto cenno altra volta
;del rimaichevole buon esito che si ebbe nella
vendita de’ libri santi in mezzo al nostro Corpo
di spedizione in Crimea. Ecco' nuovi particolari
in proposito che si leggono nel giornale del signor Mattheson, evangelista impiegato dalla Societh degli amici de’ soldati e che noi togliamo
dalla Semaine Beìigieuse:
* 27 luglio. — Oggi distribuendo de’ Nuovi Testamenti neU'accampamento sardo, io fui salutato da un prete e dal capitano d’una fregata italiana che si trova nel porto. Il prete mi chiese
con bontà un Nuovo Testamento in italiano, e il
capitano uno in francese. Il prete è il cappellano
della fregata ».
« 4 agosto.— Due soldati sardi son venuti oggi
da me. Io rimasi molto sorpreso udirli salutarmi
in inglese; eglino sou Toscani: l'uno è sergente,
l’altro caporale. Han dovuto fuggire dal loro oppresso paese e sono entrati al servizio della Sardegna. Venivano a cercare delle Bibbie inglesi
che io diedi loro. Il sergente mi disse ch'era
stato colpito dalli lettura dell’opera di Bunyan,
intitolata: Come and Welcome (Vieni e sii il benvenuto), che un soldato della sua compagnia ,•
bramoso di apprendere l’inglese mi avea chiesto.
Quest’opera è assai ricercata dal piccolo numaro
di quelli che sanno l’inglese. Noi ebbimo durante
tre ore un conversazione molto interessante, e
ci separammo assai desiderosi di rivederci *.
« 5 agosto. — Due ufficiali m’inviarono delle
lettere da un sergente pregandomi di mandare
loro delle Bibbie; ed un altro ufficiale si recò
da me a nome del colonnello del reggimento a
ricercare Bibbie per lui e per cinque dei suoi
ufficiali».
« 6 agosto. — Passando oggi per l’accampamento sardo vidi molti soldati riuniti dintorno
ad uno dei lor camerati che leggeva ad alta voce
il Nuovo .Testamento: pareva che ¡tutti ascoltassero con assai attenzione, senza perder una parola
di ciò che udivano ».
« 14agosto. — Ricevei la visita del cappellano
della fregata italiana. Venne a chiedermi una
Bibbia per lui e un Nuovo Testamento per suo
nipote. Egli osservò le mie Bibbie in, lingue differenti, e fece l’ossérvazione che nel campo sardo non si leggeva altro che i Nuovi Testamenti
che lo aveva dato. Aggiunse, che non voleva
mettere opposizione ad una simile opera, imp«ciocchè la Bibbia non può far male a nessuno.
Ebbimo una conversazione affatto amichevole e
mi lasciò esprimendomi il più grande compiacimento per la mia missione »,
CiraiMi« BoweBle* gerente.
L AMI DE LA JEUNESSE
I
Smnmml memmel
puLlié
sous la direction de M. A. VULLIET.
Prezzo per gli Stati sardi, fr. 4
Ai genitori ed ai maestri cristiani bramosi di
offerire ai figli ed agli allievi uh ottìmò pasóolo
■ cosi religioso come morale, intellettuale ed anche artistico, nou possiamo raccomandare abbastanza questa pubolicazione, che aggiunge alla
bontà intrinseca il pregio di una stupenda ese; cuzioue materiale.
Le Associazioni si ricevono in Torino al Deposito dei libri religiosi,^ Viale del Re, num. 31.