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Anno VI
numero 26
dei 26 giugno 1998
l. 2000
5pcdizione i" a. p. 45%
art, 2 comma 20/B legge 662/96
filiale di Torino
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LA VISIBILITÀ
DI CHI SOFFRE
¡(Prenditi cura di lui»
Luca 10,35
/L samaritano non ha esaurito la
sua azione prendendosi cura personalmente dell’uomo ferito. Questo
frammento del testo, forse non molto
importante nell’insieme, è tuttavia interessante. Il samaritano riesce a coinvolgere l'oste nella cura del ferito. Certo, l’oste non fa niente per niente, verrà
ripagato, ma riceve l’affidamento di
quel ferito, un incarico in più da portare avanti. C’è bisogno perciò di qualcuno che, senza pensare troppo alla
sua persona, si muova per prestare
soccorso a chi ne ha bisogno e che programmi un intervento competente e
efficace, è anche importante che la
continuazione delle cure necessarie sia
condivisa da altri e altre. Potremmo
dire che uno degli scopi della diaconia
cristiana non è quello di prendersi cura delle persone in modo da togliere i
problemi al resto della società.
UNO dei principali compiti della
diaconia è quello di mantenere
visibili e quindi sostenibili da un’interasocietà le persone in sofferenza. Se
c'iun gruppo in Romania che si occupa dei bambini e delle bambine di
strada, uno dei compiti è anche quello
imantenere viva in noi la consapevohza che quel problema esiste. Ciascun
¡servizio reso ad altri dovrebbe anche
rvire a non nascondere la sofferenza
;gli altri o delle altre, ma a mantenertela visibilità di chi soffre per cercare a
livello sociale soluzioni strutturali e
non di solo pronto soccorso. In questo
senso sono molto interessanti i casi in
cui le opere della diaconia non segregano le persone di cui si occupano ma
incoraggiano e coinvolgono altri settori
della società nelle questioni. Penso ad
esempio alle case di riposo o a istituzioni per portatori e portatrici di handicap in cui si creano laboratori, uscite, visite. In tal senso sono estremamente valide le iniziative comuni tra
enti pubblici e diaconia della chiesa.
La diaconia cristiana, quindi, non è
tanto agire al posto di altri (delle
istituzioni e dei singoli), quanto portate alla visibilità le sofferenze, intervenire e interpellare altri e altre nella cuta necessaria. Cosa non facile, come testimoniano molte circolari di opere
diaconali europee che riceviamo al Set>izio cristiano. C’è spesso una delega
dell’opera di misericordia, ma soprattutto c’è l’attesa sociale di togliersi dei
fastidi. Come se la diaconia dovesse
occuparsi non solo delle persone di cui
la società non vuole occuparsi, ma anche impedire che queste persone interferiscano con il resto della società. Chi
d occupa di portatori di handicap, o
ttialati psichici, sa quanto sia diffìcile
trovare ristoranti, musei, aree verdi, in
cui l'accoglienza sia calorosa e flduciottt. Chi lavora con i nomadi sa quanto
sia diffìcile far accettare dalla società il
^tto intervento. Occupandosi di persotte di cui nessuno si vuole occupare, le
chiese hanno contributo, coscientetttente o no, a togliere dei fastidi alla
società e, in alcuni casi, a risolvere i
problemi immediati di alcune persone
creando delle forme di ghettizzazione,
h intervento del samaritano nei conP’^riti dell'oste va contro la delega o la
ghettizzazione dell'azione diaconale,
t può fare di un’opera diaconale un
ghetto dorato. Tuttavia, senza l’invito
® coinvolgimento della società in cui
' opera, si fallisce un elemento imporonte della diaconia cristiana: la precntazione della necessità dell’interfecnza in una società, da parte di chi
Drlv' diaconia diventa
P cdicazione all’intera società.
Erika Tomassone
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Dal prossimo anno, a titolo sperimentale, un importante tassello per una scuola nuova
La riforma scolastica passa per l'autonomia
Sulla carta le novità dovrebbero essere rilevanti: poteri decentrati, autonomìa sul piano didattico
e amministrativo, multimedialità, rapporto con il territorio. È una sfida da vincere a ogni costo
SAVERIO MERLO
COME è noto, l’attuale governo
inserì nel suo programma la
riforma complessiva del sistema
scolastico italiano e il ministro della Pubblica istruzione. Luigi Berlinguer, fin dall’inizio del suo mandato ha varato a tale fine una serie di
iniziative legislative, emanato decreti e circolari, avviato consultazioni, formato gruppi di lavoro. In
particolare il concetto di autonomia scolastica è oggi al centro
dell’interesse di molti, e anche di
molte ambiguità: ben conosciamo
l’antica usanza italica di fare leggi
anche buone ma ambigue, in attesa che le circolari applicative intervengano all’ultimo momento a
sciogliere 1 dubbi.
L’autonomia scolastica, secondo
il testo della cosiddetta Legge Bassanini (59/97), è «finalizzata alla
realizzazione della flessibilità, della
diversificazione, dell’efficienza e
deH’efFicacia del servizio scolastico,
all’integrazione e al miglior utilizzo
delle risorse e delle strutture, all’introduzione di tecnologie innovative e al coordinamento con il contesto territoriale». Come si vede anche da queste indicazioni scarne e
generalissime, le novità dovrebbero essere rilevanti: poteri decentrati, scuole autonome sotto il profilo
didattico e amministrativo, capaci
di rispondere a domande di formazione e di cultura provenienti dal
territorio e oggi inevase, modo diverso di impostare la didattica con
massiccio ingresso di multimedialità, scuole più aperte al contatto e
alla collaborazione con quanti operano al di fuori di essa, diversa concezione del rapporto scuola-utenti
(il «contratto formativo») e magari
locali scolastici più vivibili.
Le reazioni sono state e sono le
più disparate: chi si stropiccia gli
occhi, chiedendosi: «Ma è vero? la
scuola italiana sta veramente cambiando?»: chi si oppone (molti studenti, da qualche anno, gridano
contro la «privatizzazione» della
scuola): chi mostra (molti, troppi)
sostanziale indifferenza, convinto
che in fondo nulla cambierà; chi
approva in parte e con riserva; chi
discute (pochi, temo) in qualche
sede specializzata come 1 convegni
del Cidi o delle associazioni dei
presidi; chi, infine, sta già realizzando in anticipo parti o aspetti
dell’autonomia didattica, senza
aspettare direttive dal centro.
Mi pare comunque che molti
operatori della scuola italiana, maltrattata per cinquant’anni dal ceto
politico democristiano e trascurata
da tutti nonostante le dichiarazioni
ufficiali, al di là della frustrazione e
rassegnazione diffuse dimostrano
di aver conservato un capitale
umano di intelligenza e fantasia,
voglia di sperimentare e di imparare. L’autonomia didattica degli isti
tuti si presenta come una sfida soprattutto per gli insegnanti: mentre
finora si sono limitati a seguire l’alveo delle indicazioni ministeriali,
in futuro si tratterà sempre più di
sviluppare capacità progettuali, di
imparare a creare e a realizzare
progetti educativi più che di attuare direttive preconfezionate.
I problemi aperti sono enormi, e
naturalmente travalicano di molto
l’ambito della scuola. Per esempio: come far sì che le scuole di
Caltanissetta o di Riesi abbiano le
stesse chances (e siano soggette
allo stesso controllo democratico)
delle scuole di Pinerolo o di Torino? Gran parte del peso, nella sfida dell’autonomia amministrativa, ce l’ha lo stato: non dovrà ab
dicare al proprio ruolo ma intervenire con decisi interventi equilibratori, al Sud e al Centro non meno che al Nord.
Due aspetti non sono da trascurare, ambedue per ora molto nel
vago: l’uno è l’aspetto economicoretributivo, non avremo una scuola
europea se le previsioni di spesa
non saranno adeguate né se gli stipendi resteranno così bassi; la linea dei sindacati, giusta o sbagliata
che sia, è quella di risolvere il problema con l’introduzione di incentivi (il «salario accessorio») sulla
traccia di quanto avviene da sempre nelle aziende private. L’altro
problema è politico, ed è quello
delle competenze e dei poteri da
attribuire agli organismi collegiali
(consigli di circolo, d’istituto e di
classe...) attualmente ancora regolate dai «Decreti delegati» usciti dal
’68. Qui vedo alcune mine vaganti
sulla rotta della democrazia scolastica: se, per esempio, i presidi avessero potere di assumere e licenziare gli insegnanti (molti forse
gioirebbero, io no), e se magari i
Consigli di circolo e di istituto fossero presieduti dai direttori e dai
presidi: molti dirigenti scolastici
forse gioirebbero, io no.
In attesa dell’autonomia (che
partirà a titolo sperimentale dall’inizio del prossimo anno scolastico) qualche segno di cambiamento già si è visto, per esempio l’abolizione dell’attuale, incredibile
esame di maturità. Dall’anno
prossimo gli allievi dell’ultimo anno delie scuole superiori saranno
esaminati, come è logico che sia,
almeno in parte dai propri insegnanti, e su tutte la materie che
sono state loro insegnate.
Sarà forse poco, credo però sia
abbastanza per lavorare ad anticipare 1 cambiamenti, per il progresso della scuola italiana, anche se, o
proprio perché, abbiamo smesso
di credere ai tagli troppo netti fra
passato e futuro. Non è possibile,
infatti, restare dove si è: o si migliora o si peggiora, e l’esperienza
insegna che non c’è limite al peggio. Conviene dunque migliorare.
Convegno di «Confronti»
Il dialogo in Italia
con un IsIam al plurale
35^ Assemblea battista
L’Islam è una delle
presenze sempre più
numerose e significative
della società europea ed
italiana. La sua conoscenza, quindi, è premessa essenziale per un
vero pluralismo culturale e religioso. Per queste
ragioni, nella linea di ricerca che da anni caratterizza le sue attività, la
rivista «Confronti» ha organizzato, dal 12 al 14
giungo presso la Facoltà
valdese di teologia di
Roma un convegno su
«Islam plurale. Pluralismo nell’Islam». Tra le
principali tematiche affrontate, quelle di una
possibile Intesa tra le co
munità islamiche e lo
stato italiano, il problema della scuola e la laicità come valore imprescindibile. Sono stati
presenti i massimi esponenti delle comunità
islamiche in Italia, quali
l’ambasciatore Mario
Scialoja, direttore della
sezione italiana della Lega islamica mondiale,
Abolkheir Breigheche,
vicepresidente Unione
delle comunità islamiche in Italia, Giulio Soravia deirUniversità di Bologna e, nella tavola rotonda conclusiva, Amos
Luzzatto e Tullia Zevi
dell’Unione delle comunità ebraiche italiane.
Insieme per crescere...
per crescere insieme
Dal 24 giugno è in corso a Santa Severa (Roma)
la 35“ Assemblea generale dell’Unione cristiana
evangelica battista d’Italia (Ucebi), l’organismo
che riunisce un centinaio di comunità battiste
con 4.800 membri adulti
attivi e una popolazione
complessiva di circa
15.000 persone. «Insieme per crescere... per
crescere insieme»: questo il tema, ispirato a
Efesini 4, dell’Assemblea
che terminerà il 28 giugno. L’Ucebi attraversa
in effetti una fase di crescita, in termini di membri di chiesa (+5% rispetto al biennio preceden
te), di numero di comunità (all’Assemblea vengono presentate cinque
nuove comunità, di cui 4
«etniche», cioè formate da credenti stranieri
residenti in Italia), di vocazioni pastorali (una
quindicina di studenti
in teologia, 5 pastori in
prova e dtrettanti diaconi, su un totale di circa
60 ministri in servizio attivo). Alla crescita corrisponde la necessità di
trovare nuove risorse finanziarie e una adépata
struttura. Fra i temi previsti: otto per mille, collaborazione con valdesi
e metodisti, rapporti coi
battisti nel mondo, (nev)
AFFRONTARE LA MORTE
Un uomo di 49 anni entra nel reparto
di rianimazione di un ospedale di Monza
(Milano) con una pistola, scarica, per porre termine all'esistenza «artificiale» della
moglie di 46 anni colpita da emorragia
cerebrale. I giornali, con la cronaca, mettono nella stessa pagina l'opinione di favorevoli e contrari all'eutanasia, al suicidio assistito alla limitazione delle terapie
rianimative (che non sono la stessa cosa
ma, si sa, le emozioni non si nutrono con
le distinzioni). Varrebbe la pena di leggere con attenzione il documento di riflessione su «L'eutanasia e il suicidio assistito» che abbiamo pubblicato nel n. 16 del
17 aprile scorso. Se non altro per non
confondere le proposte serie con le fantasie alimentate anche da episodi dolorosi
come quello di Monza. Ma ci sono almeno altri due problemi che andrebbero sollevati: la crescente incapacità di affrontare il dolore, la malattia, la morte e la solitudine con cui i malati e I loro parenti affrontano spesso queste situazioni che, invece, avrebbero bisogno di una rispettosa
e riservata vicinanza. Questi sono i «carichi» a cui dovrebbe essere richiamata una
società che si vuole umana. (e.b.)
2
r
PAG. 2 RIFORMA
All’A;
VENERDÌ 26 GIUGNO
«Andate dunque
e fate miei
discepoli
tutti i popoli»
{Matteo 28, 19)
«Venite a me
voi tutti»
(Matteo 11, 28)
«Va’, e fa’ anche tu
la stessa cosa»
(Luca 10,37)
«Va’ in pace»
(Luca 7, 50)
«Il Signore
ti benedica
e ti protegga;
il Signore faccia
risplendere il
suo volto su di te
e ti sia propizio!
Il Signore rivolga
verso di te
il suo volto
e ti dia la pace!»
(Numeri 6,24-25)
«Del resto,
fratelli,
rallegratevi,
ricercate la
perfezione, siate
consolati, abbiate
un medesimo
sentimento, vivete
in pace; e il Dio
d’amore e di pace
sarà con voi.
Salutatevi gli uni
gli altri con
un santo bacio.
Tutti i santi
vi salutano.
La grazia del
Signore Gesù
Cristo e l’amore
di Dio e la
comunione
dello Spirito
Santo siano
con tutti voi»
(Il Corinzi 13,11-13)
«La grazia del
Signore Gesù
sia con tutti»
(Apocalisse 22, 21)
«Voi dunque,
carissimi,
sapendo già
queste cose,
state in guardia
per non essere
trascinati
dall’errore
degli scellerati e
scadere così dalla
vostra fermezza,
ma crescete nella
grazia e nella
conoscenza del
nostro Signore
e Salvatore Gesù
Cristo. A lui sia
la gloria,
ora e in eterno.
Amen»
(Il Pietro, 17-18)
PERCHE LA FESTA CONTINUI
Al termine della celebrazione inizia l'evangelizzazione. Questo va ricordato
nel saluto fraterno finale di un culto di qualsiasi confessione cristiana
CLAUDIO TRON
La chiusura del culto evangelico prevede un amen, normalmente corale, nella linea rimasta
immutata fin dalla chiesa primitiva (I Corinzi 14,16); l’amen è la
risposta dell’assemblea, purtroppo sempre un po’ passiva, all’insieme della liturgia. In particolare è risposta al saluto finale che
riprende spesso una delle formule bibliche di benedizione (Numeri 6,24-25; Il Corinzi 13,13).
Come terminare il culto?
Abbiamo riflettuto le scorse
settimane su come iniziare il
culto e sul senso di festa del perdono che esso può avere al momento della confessione dei peccati. La chiusura del culto è un
momento liturgico importantissimo a cui poniamo forse un’attenzione troppo scarsa. Terminato il sermone, si sa, si cantano
ancora uno o due inni, c’è il Padre Nostro, la benedizione, ma
l’impressione generale è quella
di un calo di intensità che raggiunge, alle valli valdesi, il picco
più basso al momento della colletta fatta all’uscita. Al limite, se
si ha un impegno importante, si
pensa anche di poter uscire anticipatamente tanto il grosso del
culto è ormai stato svolto.
Una formula latina finale del
culto cattolico assai ricca di significato è stata molto impoverita da una serie di fraintendimenti e, da ultimo, dalla traduzione
in italiano: «Ite, missa est», diceva il celebrante. «Missa» (in latino) e «Messa» (in italiano) è diventato termine usato per indicare l’intera celebrazione. In
questo modo si è dato l’impres
sione un po’ grottesca che l’importante di questo culto fosse la
sua chiusura, la sua fine. Siamo
nell’ottica di quel bambino che
diceva - a chi gli chiedeva che
cosa facesse a scuola - che aspettava che fosse ora di uscire. Finalmente tutto era finito e si poteva respirare e tornare alle proprie faccende. Una tale interpretazione ha ispirato anche la traduzione italiana che suona «La
Messa è finita». La traduzione
letterale dal latino se questa fosse l’interpretazione giusta sarebbe: «[L’assemblea] è congedata».
Tuttavia è probabile che l’uso
liturgico di questa espressione
abbia avuto un’ispirazione diversa. «Ite, missa est» vuol dire
«Andate, [la chiesa] è stata inviata». È terminata, se vogliamo, la
riunione in assemblea, ma adesso inizia la missione. Non «La
Messa è finita», ma «la missione
è iniziata». Al termine della celebrazione inizia l’evangelizzazione. Questo va ricordato nel saluto fraterno finale di un culto di
qualsiasi confessione cristiana.
Vieni e va'
Preghiamo
Concedi la tua grazia, o santo Gesù, a tutti gli uomini,
e fa’ che tutti coloro che sono stati redenti dal tuo sangue ti riconoscano come loro Signore.
Fa’ che tutti i cristiani, specialmente gli appartenenti
a questa nazione, si mantengano incontaminati dal
mondo.
Sii amico a portata di mano per tutti coloro che sono
afflitti e aiutali a confidare in Te. Suscita amici alle vedove e agli orfani, a chi è solo e a chi è opprèsso.
Concedi pazienza agli ammalati, conforto alle coscienze turbate, forza a tutti coloro che sono tentati.
John Wesley
SE la Commissione culto e liturgia delle chiese valdesi e
metodiste e/o la «Rete di liturgia» della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia continueranno a ripensare schemi
di culto, certamente terranno
presenti le due dimensioni della
chiesa che si incontrano nelle
parole di Gesù. La chiamata, che
è sempre espressa da un invito
del tipo «Vieni, venite dietro a
me» e la missione: «Andate». È
lo schema che racchiude le prime e le ultime parole di Gesù,
almeno nell’Evangelo di Matteo.
La promessa finale di questo
Evangelo dà tutta la forza necessaria a questo compito, quando
Gesù non si limita a dare un ordine, ma promette la sua presenza costante al fianco dei discepoli in missione. Un saluto
che potrebbe normalmente suonare «Va’ in pace» suona qui anche come «Va’ ad annunziare la
pace, anzi, a portare la pace».
«Venite, adoriamo e inchiniamoci, inginocchiamoci davanti
al Signore che ci ha fatti» (Salmo
95, 6) «Andate in pace, ricordatevi dei poveri e degli afflitti... e
anche degli altri». Sono un inizio
e una chiusura del culto ben no
ti ma che per la ripetitività a cui
siamo abituati rischiano di perdere la loro forza se non la riscopriamo continuamente.
Festa anche per gli altri
SE il culto è festa, come abbiamo visto anche nelle meditazioni delle ultime settimane, perché sia festa completa
deve essere tale per tutti. Se si
privilegia all’inizio il saluto su
una formula di invocazione, le
epistole di Paolo ci offrono un
felice abbinamento dei due
pensieri con la formula «grazia e
pace a voi». Si tratta di un saluto, ma al tempo stesso della rinunzia a dare un proprio saluto
personale e umano, perché la
grazia e la pace vengono da Dio
Padre e dal Signore Gesù Cristo
e non da noi. Un po’ limitate alle comunità destinatarie delle
lettere sono, forse, le benedizioni finali di queste lettere. Non
c’è in genere un’espressione
chiara di invio. Leggiamo, invece: «La grazia sia con voi».
È interessante, per contro,
un’altra chiusa: quella dell’ultimo libro della Bibbia. Apocalisse
22, 21 è un versetto che è stato
molto manipolato dai copisti,
ma la sua formulazione più antica sembra essere questa: «La
grazia del Signore Gesù sia con
tutti». Che scandalo! Con tutti,
anche con quelli che nelle pagine precedenti sono stati presentati come adoratori della bestia,
anche coi compari di Satana destinati allo stagno di fuoco e di
zolfo? I copisti non hanno potuto accettare una benedizione
così scandalosa, e allora si sono
messi a integrare: la grazia del
nostro Signore Gesù Cristo sia
con tutti i santi.
Gli altri si aggiustino come
possono: sono i santi che hanno
diritto a essere destinatari della
grazia del Signor Gesù che, sia
ben chiaro, è nostro, mica di tutti quelli che passano. Le traduzioni scelgono opportunamente
in genere il testo più antico, preferibile non solo perché più scarno, ma proprio perché dopo
aver invocato la venuta del Signore Gesù ci vuole una bella
sfrontatezza e intolleranza a pretendere che faccia una selezione
preventiva dei destinatari della
sua grazia e ancora di più a pretendere che i primi siamo noi.
Il culto continua
anche fuori dal tempio
SE posso terminare con un
«Mea culpa» questa serie di
meditazioni, devo confessare
che noli ho sempre spiegato abbastanza bene ai miei catecumeni che il culto, dunque, continua anche quando siamo usciti dal tempio. Certo, Romani 12,
1, che parla del culto razionale
consistente nell’offrire la nostra
vita, i nostri corpi, in «sacrificio
gradito a Dio», è un testo classico e molto utilizzato anche nell’insegnamento catechetico. In
molte occasioni ho ricordato
che quando ci raccogliamo dopo il culto per un’agape fraterna, non facciamo in questo secondo momento una cosa staccata dalla celebrazione precedente. Nell’agape esprimiamo
solo in modo un po’ diverso e
con dei gesti la comunione fraterna dello stare insieme che
prima abbiamo espresso cantando, pregando e meditando la
parola di Dio.
Ma perché il culto si chiuda
solo come espressione liturgica e
non come segno della nostra appartenenza a Cristo, è necessario
riscoprire sempre (ogni domenica, vorrei dire, anche se la nostra
partecipazione registra percentuali paurosamente basse) che il
culto è autentico solo se continua e se il nostro essere credenti
in Cristo ci porta a dire che Egli è
il Signore e il Salvatore non solo
nostro e che la sua grazia è destinata non solo ai santi, ma a un
mondo profondamente malato.
Proprio per questo perché è malato, ha bisogno del medico.
Il difficile è a questo punto ricordare pure che il culto continua, ma bisogna che inizi. Se
non inizia non continua. Non ci
si può illudere di essere dei buoni evangelici, dei buoni credenti,
se non ci si ritrova regolarmente
a salutarsi insieme, a invocare
insieme l’aiuto di Dio, a congedarsi gli uni gli altri fino alla
prossima volta, con la coscienza
che quello che è avvenuto nell’ora appena trascorsa è la base
per continuare queste stesse cose in altra forma e riceverle come alimento della nostra vita.
Note
omiletiche
Il testo conclusji
Matteo si presenta
forma letteraria di g,
vestitura e ripren,
schema di altri passi
ci analoghi (per
le parole a Mosè
nai: Esodo 3):
- parola di rivelazi
di Dio: ogni potere
stato dato;
frani
andate..
compito istruziok'IA^®’^
non vu
promessa-assicura^BienW
ne; lo sarò con voi. ^guistichi
È comune opinionedOi'^®^
commentatori che laj^apro^®®'^'
mula trinitaria batteiii«ifisi eurof
le non risalga dire&rinate s
mente a Gesù, ma allusero mir
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ritroviamo anche niente cc
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Didaché, il testo delfei
scipline ecclesiastiche!
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qua viva, battezza ini sibile alle g
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battezzare in acqua fnfcheche pi
da, fallo in acqua cali
Se non hai né l'unai PrODleiH
l'altra, versa sul capei
volte acqua nel nomai . ,
PadreedeLFiglioedd“‘>“‘^"Ì
Spirito Santo. Primai n,
battesimo digiuni ili» pei e quelli
tezzante, il battezzali
e anche altri, se possi» meliti con
ordina, al battezzando! merino i
digiunare un giorno zionidi dii
due». nialatinas
Come si vede l'evol taglia coni
zione della complessiti ditestimoi
turgica è molto rapidi e talvolta d
già alla fine del primoi, ^ quindi
colo troviamo prescriz
ni ascetiche sconosciu aiutali
all'atmosfera festosa „„¡c
alcuni battesimi «nel n
me di Gesù Cristo» di o ““
si parla nel libro degli
ti (10, 48, 16,
sto dì Matteo usa la «fo®uuai ìTc
mula trinitaria» per inpaiSvizz
care Dio. In vari altri pi Wa(solo
troviamo indicazioni |toil Portoi
nitarie, ma la formaMalaFédér
sommaria che ha fattoi ptutestantt
traccia per le confessitóppig
di fede della chiesal^ggg pj.Q
troviamo solo qui. E inlptinsd’Eui
cessante notare la cd Logggjjj
centrazione di verbij
troviamo in Questo
lotevole (
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iiaconali s
(ultima di una serie
di tre meditazioni)
La chiesa che eredita
Gesù l'investitura ooL .
innanzitutto un essfj^iom e
qualcosa, ma un ricei
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Quando nel Nuovo
stamento il verbo esi
è applicato alla refvviassero
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mente seguito da esp
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della terra, siete 'a tempre
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Neuchâtel, Delach« Jstnbuzi
Niestlé, 1970.
- R. Fabris, MatteO' difficoltà
Boria, 1982. , ^J'^miliE
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- Q. De Spinetoli.
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Quale tipo di diaconia per KEuropa latina?
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problematiche ^ l'impegno diaconale delle chiese protestanti
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non vuole essere un riferente alle comuni radici
..... distiche quanto piutto
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ia battesMeii europei dove le chiese
qa diretwotniete sono minoritarie,
ù, ma allfcsere minoritari significa
la chiesa,Inversi confrontare quotidiaanche niente con il problema dei
-sto delleS insufficienti, con il pros'.^sticheij^mj di essere ignorati dai
'’r,V«ijiass media e la conseguente
oattesini j.jj.f,^lt^ a raggiungere e sen
to n, J“©izzare l’opinione pubblite nelÌoS con la difficoltà a colinodei Fio Sate ed essere ascoltati dai
Salito iteri pubblici; contrarianon haii mente a quanto è invece posttezza ini sibüe alle grandi chiese magse non («igioritarie nazionali, sia cattoI acqua frtfche che protestanti.
né l'unai Problematiche comuni
sul capoi Q^jiido poi, in una situa
MalinTSi do®politica
comune a tutti gli stati eurogiuni ¡ ¿peièquelladiridimensionajattezzaJ te lo stato sociale e i finanziase possKi menti connessi, mentre ettezzandoi mergono nuove gravi situain giorno zionidi disagio, allora diaconialatina significa anche batede i'evol taglia continua di presenza,
implessitì di testimonianza, di protesta
lito rapidi etalvoltadi sopravvivenza,
tei primoi ^ quindi naturale che i più
3 prescriz cerchino di allearsi e
sconosciu ^ aiutarsi reciprocamente:
imnmern 20-23 maggio,
■risto» di 0 ha avuto luogo a Tolosa il pribro degW F incontro della diaconia
3ì-li^,ìì presenti i rappresen3 usa la «iottinti di Francia, Belgio, Spala» per io sua, Svizzera francofona e
iri altri pa Wafsolo assente giustiflcaicazioni |to il Portogallo), organizzato
la formWallaFédérationdeTEntraide
: ha fattoi pBtestante de France e dalla
ì confess»ppie (Communauté des
chietsfees protestantes des pays
3 qui. E mitins ¿’Europe).
® .^1 Lo scambio di conoscenze
d' (li esperi tre le diverse
e'^eredita^'^°"lc ha evidenziato una
titura comunanza di si
0 un e di problematiche,
1 un rice*!''' di seguito sintetizzate,
are. P*® Quali sarebbe opportual NuovoP che le chiese e strutture
verbo eapaconali valdesi e metodiste
alla reiPWiassero insieme una seria
3 è norWapprofondita riflessione,
to da esp
toigono f le grandi strutture
h® grandi strutture diaco'T^hì Cfi f®®Pedali, asili per anziaCrlsto ett di accoglienza, cen
(siete ili™ . ^urmazione, ecc.) dei
siete la Pucsl funzionano quasi
In altre sulla base di accordi
dell'esisMÌ ®uuvenzioni con i corriè fuori CTUndenti organismi pubbliI. Così uazionali. Questo fa sì che,
sto. P*^ ®on tutti i loro problemi,
nfine, l'al ^stesse oggi non costltuiscaialistica.], 0 di solito la principale
delle diverse
' ^/° nazionali. Ma una
3en5Ì^°naffeS ^^1 tutto: se
j ®^uti riducono, come
p» Il rispC!^™™ dimostrando di voler
r^iamo^ rette o le
nti» ci l%sP^'°ni 0 i rimborsi, chi
uesto anCP“terà l’equilibrio econora diveriit j • '-hi coprirà la differena ptoPCerf ehiese? O le strutture
igelizzazC snno aperte solo a chi
■colo pagare? Oppure?
no era e«, .
3nza è aQ J-e nuove emergenze
' diaconie hanno
alle stente dedicata
P>erRentr'°™’ disagio efronuo ’ considerate la vera
ir»ridÌlnecpo sulla quale oggi è
)fon ^ sano battersi: assistei!
rio, tii cibo e vestia
; Marte'’'f facoltà rvSim®
,^e familias ottime di violen
La Klausmatt, uno dei «luoghi di vita» per persone emarginate gestito daii’Associazione protestante «Espoir» di Coimar, in Aisazia
382
jinetoll
e, 1973.
Sfamili • .‘™me di \
e rein
uto di ex detenuti, di
disabili e di disoccupati, consulenza coniugale, disagio
giovanile, problematiche delTomosessualità, prevenzione Aids, eccetera. Nei vari
paesi tutto questo viene fatto
o agendo direttamente o aiutando nel disbrigo delle pratiche o ancora indirizzando
alle strutture pubbliche competenti. Anche in Italia esistono iniziative diaconali in
queste direzioni: ma sono
sufficienti? Si potrebbe fare
di più? È il caso di ampliare
questo tipo di diaconia?
Evoluzione dei bisogni
Evoluzione dei bisogni e
dei comportamenti; partendo dalia macro suddivisione
delle attività diaconali tra; 1)
diaconia delle grandi strutture organizzate; 2) diaconia
flessibile (centri di consultazione ecc.): 3) diaconia leggera (attività personali di volontariato ed assistenza); si è
osservato che, nel procedere
dal tipo 3 verso il tipo 1 la
diaconia subisce solitamente
le seguenti evoluzioni: da attività spontanee ad attività
sempre più professionali: da
sostegno attraverso le offerte
a quello attraverso l’erogazione di fondi pubblici; da
una forte matrice ecclesiastica a una crescente laicizzazione; da una diaconia di
protesta/proposta a un diaconia omogenea al sistema;
da un collegamento alla vita
cultuale della chiesa alla semiscomparsa di qualsiasi legame: da una presenza sui
problemi del momento a un
radicamento di tipo storico.
Tutto ciò porta a domandarsi: potrebbe essere opportuno, valutando caso per caso, cedere al sistema sociale e
sanitario pubblico quelle
strutture che hanno ormai
completamente compiuto
questa evoluzione e andare
invece ad affrontare le nuove
frontiere di emarginazione e
di disagio?
Rapporti con le chiese
È emerso come tutti coloro
che sono impegnati nella
diaconia considerino questo
loro agire come l’ovvio complemento e la naturale realizzazione del loro credere e
si sentano quindi testimoni
attivi della propria fede. E
però anche molto diffusa la
sensazione di sentirsi ignorati dalla chiesa di appartenenza, che spesso sembra vivere
la propria esistenza cultuale
mantenendosi distaccata
dall’opera diaconale, che rimane la cosa di cui si occupano «quelli là».
Addirittura in alcuni contesti è emersa la sempre più
massiccia presenza, nelle attività diaconali, di volontari
mossi da un impegno etico o
sociale, non appartenenti alla
chiesa e spesso agnostici.
Sembra quindi crescere un tipo di impegno diaconale con
matrici sempre più laiche e
sempre meno confessionali,
mentre molte comunità sembrano ripiegarsi sempre più
su se stesse. Occorre perciò
domandarsi: esiste ancora,
nelle diverse comunità, un
effettivo legame morale e di
partecipazione tra chiesa e
opere. Che cosa occorre fare
per poterlo ripristinare?
Tre piste di riflessione
Per aiutare in questa ricerca è stato suggerito alle chiese dei diversi paesi di riflettere su tre temi: 1) la funzione
diaconale del culto; 2) la dia
conia come strumento di testimonianza della fede: 3) la
diaconia come resistenza.
In sintesi, anche se non sono mancate (e avranno un
seguito) idee e proposte concrete per affrontare insieme,
e forse risolvere, alcuni aspetti pratici, il numero dei
problemi emersi è certo maggiore di quello delle soluzioni
trovate. Tuttavia quella che è
apparsa particolarmente urgente è una riflessione di tutta la chiesa sull’importanza
della propria diaconia, come
altra faccia inscindibile della
propria vita cultuale, come
rapporto tra giustificazione e
santiflcazione, come testimonianza della propria fede.
L’importante è recuperare
un rapporto chiesa-diaconia, là dove si è indebolito,
valutando attentamente tra
l’altro le prospettive offerte,
sotto questo profilo, da quella diaconia «flessibile» che,
oltre ad affrontare le nuove
situazioni di disagio, alcune
delle quali talvolta superficialmente condannate e liquidate, darebbe anche la
possibilità a molti membri di
chiesa di assumere un ùnpegno diretto e personale, che
si è fatto sempre più difficile
e circoscritto nelle grandi
strutture diaconali.
L'agenzia avventista Adra in Sudan
Le sfide della guerra civile
Nonostante i pericoli di
una guerra civile che continua a devastare il Sudan meridionale, l’agenzia avventista per lo sviluppo e il soccorso (Adra) continua a operare in tutto il paese per aiutare i profughi. Adra-Sudan è
la maggiore organizzazione
non governativa presente in
Sudan, e ha un programma
annuale di aiuti del valore di
oltre 13 milioni di dollari. Attualmente concentra i suoi
sforzi nello sviluppo e nel
soccorso sanitario nelle regioni del paese più afflitte
dalla guerra civile. «Questo
conflitto che dura ormai da
15 anni ha causato enorme
sofferenza umana», dice John
Arthur, direttore aggiunto di
Adra presso la Divisione tran
Filìppine: centenario metodista
seuropea delle chiese awentiste. Adra ha la responsabilità di fornire cibo a 70.000
persone in uno dei campi alla
periferia di Khartoum. Nel
nord del paese, Adra ha sviluppato un programma di irrigazione per combattere la
grave siccità che ha colpito
l’intera regione. Un programma educativo che ha coinvolto 15.000 profughi ha già ridotto sensibilmente l’indice di mortalità infantile. Un
progetto per lo sviluppo di
piccole imprese ha incoraggiato gli abitanti dei villaggi a
sviluppare piccole imprese
per raggiungere l’autosufficienza. Nel Sud del paese,
Adra opera a favore di coloro
che sono profughi nel loro
stesso paese. (bia)
MANILA — Nell’agosto del 1898 George Stull, cappellpo
metodista episcopale delle Forze armate Usa, teneva U primo
culto evangelico in suolo filippino. Da allora sono nate nel
paese diverse chiese evangeliche e la Chiesa metodista uiiita
ha celebrato i suoi cento anni di vita. Le celebr^ioni sono iniziate il 14 marzo con una grande riunione all’aperto in uno
stadio di Manila con la partecipazione di oltre 30.000 persone.
I festeggiamenti sono durati una settimana durante la quale è
stata rievocata la storia di un secolo di testimonianza e sono
state ricordate le numerose opere sociali, sanitarie ed educative messe in piedi dai metodisti nel paese. (World parish)
E Visita a Cuba di una delegazione
del Consiglio nazionale delle chiese Usa
L’AVANA — Guidata dalla pastora Joan CampbelJ una delegazione del Consiglio nazionale delle chiese degli Usa (Ncc)
ha visitato Cuba su invito del locale Consiglio delle chiese
concludendo la visita con un lungo incontro con il presidente
Fidel Castro. Joan Campbell, che è segretaria generale del
Consiglio nazionale delle chiese, ha definito il colloquio con
Fidel Castro «interessante, schietto e costruttivo» e ha specificato che il presidente cubano è ben conscio del crescente ruolo che le chiese cristiane stanno assumendo nella società cubana: una ragione di più, ha concluso la Campbell, per mettere fine all’embargo economico americano. (nev/alc)
Polonia: il vescovo luterano di Wroclaw
favorevole all'ordinazione delle donne
WROCLAW — «Non vedo quali veri ostacoli possano esserci
all’accettazione dell’ordinazione pastorale delle donne nella
chiesa luterana della Polonia»: è il parere del vescovo Jan Szarek, presidente dei luterani polacchi, in risposta a quanto detto
dal vescovo luterano di Wroclaw che aveva definito il pastorato femminile «un lusso che porterà a una divisione che non
possiamo permetterci». La chiesa luterana polacca (una delle
poche chiese luterane europee che non si è ancora espressa
ufficialmente in merito) ha 8 vescovi e 143 pastori. (nev/eni)
Estonia: proteste per il privilegio
concesso alle chiese luterana e ortodossa
TALLINN — Proteste in Estonia per una proposta di legge
che prevede un sistema a due livelli per i rapporti stato-chiese, privilegiando la chiesa luterana e quella ortodossa a cui
verrebbe concesso lo status di «persona legale pubblica» abilitandole a contrarre «intese» con lo stato. Tutte le altre chiese, compresa quella battista che è a capo del movimento di
protesta, avrebbero uno status legale «privato» e dipenderebbero dal ministero degli Interni. (nev/ebps)
M Argentina: solidarietà dei pastori e diaconi
evangelici con le vittime delle inondazioni
RIO DE LA PIATA — Diaconi e pastori della Chiesa evangelica del Rio de la Piata per 12 mesi daranno l’l% del proprio
stipendio a sostegno delle vittime delle grandi inondazioni
che a fine aprile hanno colpito alcune province argentine.
Causate da «E1 Niño», le inondazioni hanno costretto all’esodo
oltre 120.000 persone e il corpo pastorale della chiesa intende
così affrontare l’emergenza «anche quando le acque si saranno ritirate e le telecamere saranno state spente». (nev/alc)
Primo numero del Bollettino Sinai
VERONA — È uscito nei giorni scorsi il primo numero del
Bollettino Sinai (Servizio internazionale notizie America Latina) che, dopo la forzata chiusura dell’agenzia Sial, ripristina
quella importantissima rete di comunicazione e di scambio
con un continente che resta spesso tagliato fuori dalla cronaca
globalizzata. La redazione è a Verona, in via Spagna 8. (nev)
Una questione aperta: i tribunali ecclesiastici e i divorziati - 3
Invalidità del primo matrimonio: gli sviluppi del dibattito
ALFREDO SONELLI
Lì IPOTESI della invalidità del primo
I matrimonio dei divorziati risposati
suggerita dal papa nella Familiaris consortio è presa in considerazione da gerarchie ecclesiastiche. Nel 1987 la Consulta regionale lombarda per la pastorale familiare, considerando che crisi
matrimoniali avvengono facilmente nei
primi dieci anni di matrimonio, dopo
aver ripetuto tutti i buoni suggerimenti
dell’Esortazione papale, a proposito dei
divorziati risposati, suggerisce; «L'attenzione pastorale non deve trascurare
anche i casi di separazione e divorzio,
nei quali sembra possibile l’accesso motivato al tribunale ecclesiastico per provare la nullità del matrimonio. È necessario accostare queste situazioni, vincere la tendenza diffusa tra i giovani di
accontentarsi del divorzio, superando i
pregiudizi contro i processi canonici»'.
Gli estensori del testo sembrano non
considerare la differenza tra il divorzio
che pone fine legale ad una esperienza
di vita vissuta per anni, forse anche serenamente e arricchita dalla nascita di
figli, con una dichiarazione di nullità
che dovrebbe fondarsi sulla invalidità
di un consenso espresso molti anni prima e alla quale non si era pensato prima che maturasse una crisi dopo anni
di convivenza.
Nel 1993 i vescovi dell’Oberrhein
(Oscar Saier di Friburgo, Karl Lehmann
di Mainz, Walter Kasper di Stoccarda)
affrontano il tema della pastorale dei
divorziati. Trattando il tema della partecipazione ai sacramenti dei divorziati
risposati, vanno oltre alla prospettiva
del ricorso al tribunale ecclesiastico,
considerando i casi «dove gli interessati
sono pervenuti ad una fondata convinzione di coscienza circa la nullità del loro primo matrimonio, la cui prova tuttavia non è possibile verificare in un
processo davanti al tribunale ecclesiastico. In questi casi, e in quelli simili, il colloquio pastorale può aiutare gli interessati a trovare una decisione di coscienza
di cui si assume personalmente la responsabilità e che da parte della chiesa e
della comunità è da rispettare»^.
il testo del vescovi tedeschi non piaceva del tutto al card. Ratzinger perché
«così come giace presenta dei problemi».
Dialogherà con loro. Il dialogo è avvenuto e ha portato alla Lettera ai vescovi
della Chiesa cattolica circa la recezione
della comunione eucaristica da parte di
fedeli divorziati e risposati della Congregazione per la dottrina della fede del
14 settembre 1994. In essa la soluzione
suggerita dai vescovi tedeschi è respinta: «L’errata convinzione di poter accedere alla comunione eucaristica da parte di un divorziato risposato, presuppone normalmente che alla coscienza personale si attribuisca il potere di decidere
in ultima analisi, sulla base della propria convinzione, dell’esistenza o meno
del precedente matrimonio e del valore
della nuova unione. Ma tale attribuzione è inammissibile. Il matrimonio infatti, in quanto immagine dell’unione
sponsale tra Cristo e la sua chiesa, e nucleo di base e fattore importante nella
vita della società civile, è essenzialmente una realtà pubblica»^.
(1) Il Regno-documenti n. 15/87 p. 469
(2) Il Regno-documenti n. 19/93 p. 616
(3) il Regno-documenti n. 19/94 p. 578
(3-continua)
4
PAG. 4 RIFORMA
venerdì 26 giugno
Una nuova serie di appuntamenti dei «Concerti del Quartetto»
La forma parodica nelle cantate di Bach
La trascrizione di un brano musicale precedente su un nuovo testo caratterizza
¡'«Oratorio di Natale» e diverse altre composizioni per l'anno liturgico
PAOLO FABBRI
UN concerto nell’abbazia di San Simpliciano
ha inaugurato la nona serie
del programma di esecuzione
integrale delle cantate di
Johann Sebastian Bach, curato da «I Concerti del Quartetto». 11 tema che si propone di
sviluppare questa serie è l’intreccio tra i fondamentali periodi di Köthen e Lipsia, considerando anche il rapporto
fra musica strumentale e musica vocale. Il primo concerto
ha preso in considerazione la
tecnica musicale della parodia, che consiste nella trascrizione su un nuovo testo di un
brano composto per una precedente occasione. Si tratta di
un espediente musicale molto usato nel periodo barocco,
quando la concezione estetica corrente non considerava
. disdicevoli queste operazioni.
Ciò che si evince da questa
prima serata è che l’evoluzione del grande compositore
tedesco non gli impedisce di
accedere alla memoria di
Köthen, parodiando brani
elaborati in precedenza e presentandoli anche in occasioni
particolarmente importanti.
La prima cantata in programma, la Bwv 173 («Carne e
sangue esaltati»), presentata
a Lipsia il 29 maggio 1724 per
il secondo giorno di Pentecoste, è parodia in forma religiosa della cantata Bwv I73a
«Durchlauchter Leopold»,
composta circa due anni prima e rivista nel 1727 fino a
produrre la versione giunta
fino a noi. La traccia che si
sviluppa nel testo di autore
ignoto è l’amore di Dio per
l’uomo, un amore che si è
espresso nel sacrificio di Gesù e nei doni che ne provengono. Apre la cantata un recitativo del tenore che inneggia
con trasporto all’amore del
Padre, a cui seguono le arie
del contralto e del soprano.
Johann Sebastian Bach
La prima è caratterizzata
dalla voce gioiosa dei flauti
che, uniti ai trilli, determinano un’atmosfera di candido
slancio verso Dio. La seconda
è tutta basata sulla dialettica
fra il contralto e gli archi, da
cui emerge un’atmosfera nel
contempo severa e intensa.
Basso e soprano si alternano
nella terza aria delicatamente
pastorale per fondersi insieme in un duetto animato da
profondo slancio pietistico,
temperato dal tempo di minuetto che unifica le tre parti
dell’aria, e che rinvia alla natura profana della composizione parodiata. Il recitativo
congiunto di soprano e tenore, enfatizzato da numerosi e
vivaci vocalizzi, prelude al
coro finale, in cui le voci delle
vane sezioni si mseguono in
una dinamica che regge il ritmo di danza sostenuto dai
flauti traversi e dagli archi,
trasferendo uno slancio profano in una invocazione verso Dio. La facilità con cui il
profano si adatta al sacro farebbe quasi pensare che
l’ispirazione di Bach sia sempre fondamentalmente sacra.
La successiva cantata Bwv
184 «Bramata luce di gioia» è
pure parodia di una composizione profana di cui sono
giunti a noi solo cinque pezzi
strumentali. Il testo di riferimento è il Salmo 23. Si inizia
con un recitativo del tenore
caratterizzato da un continuo dialogo della voce con i
flauti traversi, che paiono
echeggiare aliti angelici in risposta ai credenti, che nella
loro vita attraversano la «valle dell’ombra e della morte».
Segue un duetto in cui le voci
del soprano e del contralto
esprimono la felicità di sentirsi sostenuti dal Buon Pastore. Procede poi un recitativo del tenore che prepara
con gioiosi vocalizzi l’aria
successiva, che avanza a ritmo di polonaise, con l’intervento del violino solista, che
esprime la gratitudine del
credente per i celesti doni di
felicità e benedizione. Il corale conclusivo esprime l’invocazione del credente al Buon
Pastore in un ritmo di gavotta che rimbalza tra archi e
flauti in un festoso rincorrersi
di note di cui si ritroverà l’eco
nel rondeau della «Suite n. 2»
in si minore, in cui domina
da solista il flauto traverso in
una sostanziale unità stilistica con le cantate.
Ha concluso il concerto la
cantata Bwv 134, presentata il
terzo giorno di Pasqua del
1724, parodia della Bwv 134a
«Die Zeit, die Tag und Jahre
macht», che si basa su un dialogo allegorico fra Tempo e
Provvidenza. La cantata si
apre con un recitativo, in cui
il tenore dialoga con il contralto, che imprime un timbro
arioso per esprimere la gioia
del credente, sviluppata dal
tenore nell’aria successiva col
sostegno di archi e oboe. Segue un recitativo scarsamente connesso al testo, così come assai poco legato al testo
è il duetto successivo, influenzato in modo rilevante
dalle immagini «belliche» del
testo originario, ben lontane
dalla dolce invocazione «ringraziamo e lodiamo il Tuo ardente amore». Più adatte
paiono le immagini belliche
al corale conclusivo che viene
dopo un altro recitativo in
forma di duetto. L’immagine
che emerge infatti è quella
della schiera dei credenti
gioiosi, felici, lodanti, protesi
verso il Regno di pace, giustizia, amore, promesso dal Signore Gesù, in un rincorrersi
di semicrome, che si accavallano alle contrapposizioni
serrate delle due voci con le
sezioni del coro.
L’esecuzione del Neues
Bachiches Collegium Musicum Leipzig e del Dresdner
Kammerchor, diretti da Peter
Schreier, è stata buona nei
primi tre brani, trovando il
modo di farci sognare nell’ultimo, in cui va data una
nota di eccellenza per lo
splendido coro di giovani.
Una conferenza del vicemoderatore Becchino a La Spezia
John Wesley, la necessità di annunciare l'Evangelo
ELISABETTA SENESI
La conferenza di Franco
Becchino, vicemoderatore della Tavola valdese, svoltasi a La Spezia nella chiesa
metodista il 19 maggio scorso
per iniziativa del collettivo
culturale, ha costituito un
importante momento di riflessione e di ripensamento
sull’identità del movimento
metodista, con particolare riferimento airitaìia, la cui storia è stata ricostruita nei suoi
punti caratterizzanti dall’oratore che ne ha messo in luce,
in modo avvincente, gli aspetti più significativi. Fortemente impegnato sul fronte
dell’ecumenismo (non a caso
due segretari generali del
Consiglio ecumenico delle
chiese sono stati metodisti),
il movimento metodista, nel
quadro della vicenda protestante, affonda le sue radici
nel risveglio dell’Inghilterra
del ’700 e vede in John Wesley uno dei più importanti
portavoce. Il 1938, data convenzionale dell’inizio del movimento, coincide con la
conversione di Wesley dalla
quale parte un itinerario di
fede che è fondamentalmente segnato da una interpretazione della grazia luterana in
termini di concretezza: il
1739 infatti è anche l’anno
dei primi sermoni di Wesley
agli emarginati, i minatori
dell’Inghilterra del ’700, ai
quali egli sentiva di dover rivolgere il messaggio evangelico, «superata la viltà che mi
tratteneva», così afferma Wesley nei suoi diari.
Da questo momento tutta
la sua attività di predicatore è
rivolta ai minimi, agli oppressi; la storia del metodismo da
questo periodo in poi si intreccia con la storia del movimento operaio inglese per la
conquista di condizioni di vi
KIITORMA ABBONAMENTI1998
ITALIA
ESTERO
- ordinario
- ridotto
■ sostenitore
■ semestraie
105.000
85.000
200.000
55.000
■ ordinario
- via aerea
- sostenitore
- semestraie
£ 160.000
£ 195.000
£ 250.000
£ 80.000
- cumuiativo Riforma + Confronti £ 145.000 {so\o italia)
Per abbonarsi: versare l'importo sul ccp n. 14548101
intestato a Edizioni Protestanti s.r.l., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino.
ta più umane. Il pastore Becchino ha anche ricordato come un punto importante della riflessione wesleyana sia
costituito dalla convinzione
profonda che l’esperienza del
bene sia possibile per l’uomo
che dalla grazia di Dio viene
spinto concretamente in direzione del cambiamento e
quindi della realizzazione del
bene. La militanza infatti è un
altro aspetto caratterizzante
l’intero movimento che, anche quando si costituisce come chiesa, rimane comunque
libero. Altrettanto interessante appare la storia del movimento metodista in Italia, su
cui recentemente l’editrice
Claudiana ha pubblicato un
interessante testo «Il metodismo italiano (1861-1991)»,
con una stimolante introduzione di Giorgio Spini.
Le vicende del metodismo
in Italia, attraverso le figure
dell’inglese Pigott e dello statunitense Vernon, si intrecciano con la storia del Risorgimento italiano. I metodisti
vengono in Italia convinti
che, accanto al rinnovamento politico, gli italiani necessitino di una riforma religiosa
per liberarsi dalla presenza
oppressiva della chiesa di Roma e dalla influenza nefasta
che la Controriforma aveva
avuto sulla cultura italiana.
Purtroppo le vicende italiane
dimostrarono questa speranza irrealizzabile e restrinsero
notevolmente lo spazio di
azione dei metodisti che
però, nonostante tutto, con
un impegno instancabile riuscirono a dar vita ad un certo
numero di chiese e a salvare,
come ricorda Giorgio Spini,
le chiese libere grazie proprio
alla loro generosità.
Agli inizi del ’900 si forma
poi una leadership italiana
con pastori quali Emanuele
Sbaffi, fondatore della scuola
teologica, dove insegnano
personalità come Bonaiuti,
espulso dall’università di Roma perché si era rifiutato , di
prestare giuramento al governo di Mussolini e Ugo della Seta, ex deputato repubblicano ed ebreo. I metodisti
quindi accolsero nelle loro file personaggi scomodi come
anche l’ex segretario del partito repubblicano di Carrara
Jacopo Lombardini che svolse un «apostolato luminoso,
dice Spini, come predicatore
laico tra cavatori di marmo
delle Apuane e poi come cappellano dei partigiani delle
valli valdesi».
Deportato in un campo di
sterminio, Lombardini fu ucciso dai tedeschi nella camera a gas. Ripensare quindi a
questa storia, con i suoi momenti di luce, ma anche di
ombra, è sicuramente importante per riuscire a vivere oggi la fede evangelica e a guardare in modo costruttivo al
futuro.
M La collana della Queriniana
100 opere di teologia
contemporanea
FULVIO FERRARIO
La Biblioteca di Teologia
contemporanea, prestigiosa collana della Queriniana di Brescia, è giunta al numero 100 con la traduzione
dell’ultima opera di Jürgen
Moltmann, L’avvento di Dio,
che presenteremo prossimamente. Non è esagerato dire
che questa collana è un pezzo
tra i più importanti della storia della teologia in Italia. Viene inaugurata nel 1963, mentre la Chiesa cattolica è ancora animata dalle speranze del
post-Concilio, e il numero 1 è
il manifesto della «teologia
politica» di J. B. Metz, Sulla
teologia del mondo. Seguono
opere di Hans Küng, la Teologia della speranza di Moltmann, la Teologia della liberazione di Gutierrez: opere
che segnano un’epoca.
Negli anni successivi alcuni
autori pubblicano nella Biblioteca praticamente tutte le
opere maggiori: è il caso del
cattolico Schillebeeckx e degli
evangelici Pannenberg e
Moltmann: all’inizio degli anni ’80 esce Dio. Mistero del
mondo di Eberhard Jüngel,
un testo che forse in Italia è
stato meno conosciuto di altri, ma che incide in profondità nella discussione teologica. Tra gli autori introdotti
negli ultimi anni basti ricordare Eugen Drewermann, di
cui la collana pubblica alcune
tra le opere più impegnate.
È importante anche la rivisitazione di alcuni classici
della teologia evangelica: la
grande antologia Le origini
della teologia dialettica pre
senta il dibattito degli
tra Barth, Bultmann iw
- ’ “ tERCOL
ner, Gogarten; gli Scrii,,
Bonhoeffer costituiscono!»*® ^ fu,
scelta della sua produJiVi*®
sparsa: secondo alcuni
scarna, tale comunQu.M®8“ a.
non sfigurare nel confroF'*‘®^®lH
con opere analoghe
desche; di Rudolf Bultm^®-^^
escono l’imponente
di saggi Credere e comprJl^ m
re e Teologia del Nuovo ,
mento. Accanto a questeV®^°*'* v
vMilioi'ì ____ lift cnufiiFlO 1
tre miliari del presente n
'"entanti dell
passato prossimo, la coir u p
comprende anche onerpi®'’®?®®® f
convenzionali, semprerv«^^®^ h
di elevato livello scientifici®
Nell’ultimo Periodo^probi
menta la presenza di auE^lpon
italiani: spiccano i nomi® Sg r
Sequeri, Bordoni, SanKSai
Brambilla nel campodr®,
teologia sistematica; oeirT ,„„,pp
storia del pensiero si sefflj”®”^*„ntn
lano la gmnde p.ao„>-f
SU La teologia del
colo del direttore deU’eàgJg sul (
ce Rosine Gibellini e em
portante monografia dilgo gÌla
berte Gallas su BonhoeaSVi^^
Oggi la teologia di quij^^ed
non e piu merce rara, clì L1917
trovano opere pregevoia^ggg^gitg d
che riei cataloghi di eàtnciag cristiani i
cattoliche che trent’aniii gjgg ^„0
pubblicavano solo Ietterai rgg(,¿oecu
ra devozionale: la Bibliotijjgijg jjg^g
di teologia contemporaiKjgppgj^jtrg
però, ha aperto la stradaijp jgpjjpg
suoi volumi verdolini haitpppygjgopi,
formato tutti coloro che ojpj^jgg g ,
si occupano di teologia egtazionepa
pastorale nel nostro paergj^^pjjj
In occasione del numeigg pj^yjy,
100, un augurio davvero cOjjgg^a di v
diale di un futuro alhettanisggfgg/(,^g
significativo.
nuon? stile
ao fra le chi(
Un libro di Giovanni Franzoni
Fragilità umana e forza
della oreshiera in Giobbe
che come ci
dire in comi
B0»,perpas
M disamina
e dele diver
c«, poi, 1(
»ientamen
äle dei mat
tato rilevati
0 che ha ri
MAURIZIO ABBÀ
IL libro di Giobbe è uno di
quei libri biblici che stimolano subito l’attenzione e
suscitano emozioni e riflessioni. Di Giobbe si può e si
deve dire molto come personaggio biblico che parla anche oggi a noi. Non si tratta
certo di un uomo paziente: la
«pazienza di Giobbe» tanto
citata, ma senza fondamento, è in realtà uno dei tanti
luoghi comuni che hanno
avvolto una serie di personaggi biblici (si pensi, esempio eclatante ma non certo
unico, all’attributo di «peccatrice» affibbiato erroneamente a Maria Maddalena).
Giobbe è stato invece un
lottatore: certo non aveva lo
stile di Giacobbe, che lottò
per una notte con l’angelo,
ma con la sua vicenda costituita alternativamente di
eventi buoni poi brutti e poi
con il ristabilirsi di una situazione benedetta, si presenta
in tutta la sua umanità di
creatura che ascolta, si confronta con degli amici sulle
sventure, quindi si interroga,
pone delle domande e resta
in silenzio, si umilia davanti a
Dio e prega per i suoi amici.
Dio infine lo pone in condizione di prosperità benedetta.
Il libro di Giobbe in quanto libro biblico ha un suo profilo
, . • u- j j|, sinte
ben delineato e richiede all g^g gjj
sere approfondito. Altra co
sembra invece cercare Gi
vanni Franzoni con ils egjjj ^g 5
scritto*, movimentandoli ¡arjgjg
riormente la scena con d no e none
proposte di conclusione di ifemaaffri
storia di Giobbe. Rettamei oeconair
inteso, però, non si trattai^ ^
tentativo maldestro di soi
tuire allo scritto biblico qi®
che altro possibile esito fin
della storia di Giobbe su^||M| pi .
to dalla nostra fantasia; LUI
vece il desiderio di giocar^
senso più profondo e
rio che può assumere qu®
termine: giocare con ite* «
biblico per riscoprirlo. P I ni|
Il libro di Giobbe sottr Ul|
nea sia la fragilità dei prof
sti umani sia la forza d Nella setti
preghiera che Dio ascowaggio abh
an.ai ci ricotdJPOstra fntr.
pi esilici a L.11C — I wo-« uuu
capitoli 40-41 ci ricordpostra foto
che bastano un ippopot?
he bastano un l’assas
e un coccodrillo a far Luti
la fragile costruzione datine in
vanagloria umana, ma G , tu pubbl
be evidenzia altresì che®essa a dis
vanti al Creatore la creatane, dive
ha tutta la sua dignità. Dy ate han
bro di Giobbe si continue» loto e
parlare e a scrivere an«orrnazi,
perché nella nostra vita ^¿ Salica
tidiana di fede siamo anEra spe
nani tanto, dei GiobWfshana di
alia ui icuc 01LAAA.V, ^ «pc
noi. ogni tanto, dei Globi ÌJmadr
preghiera. ,,A.rS«
n Giovanni Franzoni. 6
l’ultima tentazione. E .
Com Nuovi Tempi, Eo"’®’ «tà oltr” ^
pp. 80, £ 16.000. Nondù?
--------------------------------- Ubri
Per la
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tei. 011-655278,
fax 011-657542
Sibilate ir
Sttii
JVbertl'r
5
9.6 GIUGNO 1998
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
^Un incontro a Reggio Calabria
Il «Testo comune» sui
matrimoni interconfessionali
degli
bI ^gjjcoLEDÌ 27 maggio
[Reggio Calabria, su
frito della Commissione
” ìsana per Tecumenismo
gli Scrii
tuiscono]
Produzii
alcuni per la pastorale
e della liturgia, della
valdese e del gruppo
if n "““uiPdel Segretariato attività
.A®“*‘"Cmeniche (Sae), Gianni e
-nte taccr^ Marcheselll hanno ilil «Testo comune sui
misti», firmato il
a queste^ 0 1997 dai rappreresente ef Oj ¿elle chiese cattoli0, la collP ,jggg e metodista.
°P®'^'ttese lei, cattolico lui,
■emprep,. vita dedicata all’ecumescientific;^ e alla sensibilizzazio’enodoSi problemi delle famiiza di auff interconfessionali, fanno
>0 1 noni^g ¿ella commissione miani, Sanffgijeha il compito di far
‘'We alla fase operativa gli
anca; peCej,tamenti contenuti nel
:ro SI sep. gypjgnto. Ad un pubblico
’’w^°v\%tento e partecipe hanno
H II' 'esposto prima un excursus
e dellediigjLgg jul cammino che in
mi e uni to secolo è stato fatto riRu “Sguardo alla normativa dei
Bonhoeljnjtrimoni interconfessionaa di qui li spartire dal diritto canonico rara, eiggjgi 1917^ che condannava
regevoifflggn molta durezza le unioni
Il di eiticittjetistiani di confessioni dirent aimiyg|.gg, fino alla svolta del
lo letterali (^oaciiio ecumenico Vaticano
a Bibliota]¡(,¿e l^a(Jato l’avvio a nuovi
empormijjipporti tra le chiese e ha fatla stradaito sentire l’esigenza di una
lolini haUauova regolamentazione giuoro che oii^ica e di una nuova impoeoiogia e stazione pastorale di queste
stro paeSprrioai. chiara, puntuale, re
el nume
sa più viva dalla loro espo
ni
iavvero cojiga^a di vita, i stata la pre3 altiettanisejjfazrone del testo che, nel
nuovo stile di dialogo frater“ fra le chiese, inizia da «ciò
e come cristiani possiamo
dire in comune sul matrimo(lio», per passare ad una sereira disamina delle «differenze
e (Mie divergenze» per esplit®, poi, le «indicazioni e
tentamenti circa la pastok/\ matrimoni misti». È
IjC pto rilevato l’apprezzamenl» che ha riscosso la prima
. ,| ®e, sintesi di ciò che va
t sul matrimonio cristia^ , b, utilizzata da alcuni anche
ercare eri matrimoni uniconfes
atan^ò i2 seconda parte ri
Celebrazione di un matrimonio
i nterconf essionale
alle chiese l’opportunità di
collaborare nel sostegno alle
famiglie interconfessionali e,
quindi, di procedere sul cammino della riconciliazione.
Sia dal commento al testo sia
dalle risposte alle domande
dei partecipanti aU’incontro,
sono emerse le difficoltà e le
speranze che gli sposi interconfessionali vivono nella loro vita matrimoniale e che,
come ha detto Giovanni Paolo II, sono le stesse che «caratterizzano il sentiero verso
l’unità tra i cristiani». A lungo
le divisioni tra le chiese hanno condannato i matrimoni
interconfessionali a riprodurle al proprio interno. Solo oggi, com’è stato riconosciuto a
Graz, «si fa luce il fatto che il
matrimonio tra cristiani di
diverse confessioni fa carico
agli sposi di fare ciò che le
chiese non sanno ancora fare; cioè amarsi». Si intravede,
finalmente, il ruolo essenziale di una realtà vocazionale,
che si pone come profezia
all’interno della comunità. E
la certezza dell’aiuto dello
Spirito incoraggia ad andare
avanti. La mattina del 28
maggio i coniugi Marcheselli,
calorosamente accolti dall’arcivescovo Vittorio Mondello, hanno incontrato, il
clero diocesano riunito per il
ritiro mensile e, in considerazione della specificità dell’uditorio, hanno sottolineato
con particolare intensità gli
aspetti pastorali del documento. E stato sicuramente
un incontro importante per
la ricezione del documento
da parte di quelli che devono
applicarlo.
da le divergenze, che ci
® devono essere ne'f® ma affrontate con corag® amore. La terza par
/’infine, è quella che offre
tro di SO! ^
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Si*Chiesa evangelica di Rapallo
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Incordando Martin L. King
^■diritti civili dei valdesi
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542
Scuole domenicali a Marghera
La bandiera dei bambini
per conoscere la libertà
GIADA LA FATA
civili a delle minoranze religiose: nel 1948 è stata solennemente proclamata dalle
Nazioni Unite la Dichiarazione universale dei diritti
dell’uomo. Il titolo dell’intera manifestazione è stato;
«1848-1948-1998; Quale libertà oggi?», con il patrocinio
del Comune di Rapallo, della
circoscrizione Liguria di Amnesty International e della
Federazione delle chiese
evangeliche della Liguria, sono intervenuti Stefania Beis,
coordinatrice nazionale
campagne di Amnesty International e il pastore Franco
Becchino, vicemoderatore
della Tavola valdese. Purtroppo non c’è stata una
grande affluenza di pubblico
ma le diverse persone presenti, molte delle quali non
avevano mai avuto contatti
con chiese evangeliche, si sono dimostrate interessate a
proseguire l’approfondimento delle tematiche di fede e
libertà da noi testimoniate.
Anche quest’anno, nella
giornata di domenica 24
maggio, è stata organizzata
la festa di chiusura delle
scuole domenicali a Marghera, a cui hanno partecipato
persone da tutto il Triveneto.
Il tema della giornata era «La
libertà degli altri è anche la
mia libertà», che faceva biblicamente riferimento all’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Il culto è stato tenuto dai bambini stessi con
l’aiuto dei monitori. Ogni
gruppo ha dato il proprio
contributo con riflessioni,
canti, rappresentazioni.
Dopo il pranzo al sacco,
purtroppo tenuto al chiuso a
causa del brutto tempo, sono
iniziati i giochi-lavori. Il
gruppo dei più piccoli ha
svolto il primo laboratorio, in
cui si dovevano costruire e
inventare con la pasta di sale
personaggi e oggetti che potessero rappresentare l’ingresso di Gesù in Gerusalemme. Il resto dei ragazzi si è
diviso in due ulteriori laboratori. In uno bisognava costruire degli acrostici, ricercare nella Bibbia alcuni versetti e completare dei puzzle
enigmistici a sfondo biblico.
Nell’altro è stato costruito un
quotidiano dell’epoca di Gesù (intitolato «Il tempio»),
immaginando di assistere al
suo ingresso a Gerusalemme
e riportando la notizia. Durante la merenda i bambini
sono stati intrattenuti con altri giochi, danze e canti.
L’attività più significativa
della giornata è stata quella
di inventare la «bandiera della libertà». Dalla scuola domenicale di Venezia è stato
portato un grande lenzuolo
in parte decorato a patchwork con dei disegni di stoffa
fatti da due bambine e con la
scritta «Libertà è...». Ognuno
era libero di esprimersi come
preferiva su questo tema. Alcuni hanno scritto frasi per
spiegare il concetto di libertà,
altri hanno fatto riferimento
al lavoro minorile che dovrebbe essere eliminato, altri
ancora si sono limitati a realizzare dei disegni, a dire il
vero molto simbolici e significativi.
Vedere tutti quei bambini
creare la bandiera dalla loro
mente e poi leggere tutto
quello che avevano scritto mi
ha fatto riflettere molto; quella bandiera è il simbolo di come i bambini interpretino la
libertà, di come si rendano
conto che spesso ai più sfortunati vengono a mancare le
cose più necessarie, di come
difendano quelli che non
sanno essere felici come loro.
A volte quello che possono
fare i bambini è sorprendente, e troppo spesso essi sono
sottovalutati. Ora la bandiera
è custodita dalla scuola domenicale di Verona, ed è a disposizione di tutti quelli che
ne avessero bisogno per feste
o altre attività.
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La «bandiera» dei bambini della scuola domenicale
X Chiesa battista di Casorate Primo
Un culto battesimale
e una serata musicale
Domenica 31 maggio, durante il culto di Pentecoste,
sei credenti. Salvatore Caracausi, Davide Colombo, Claudio Gatti, Daniela Hofer Colombo, Antonella Reina in
Calegari, Annarita Sodo Galluzzo, dopo aver confessato la
loro fede in Cristo Gesù come
loro personale Salvatore, sono scesi nelle acque battesimali. Ogni battezzato ha ricevuto una copia della Sacra
Bibbia e il certificato di battesimo e ognuno di loro ha dato
una propria breve testimonianza. 11 culto, conclusosi
con la Santa Cena del Signore, è stato arricchito da letture bibliche, canti della comunità e un assolo del fratello
Francesco Romeo. È seguita
una lauta agape fraterna.
Nella chiesa di Casorate,
venerdì 29 maggio la violinista Veronica Pisani e il pianista Massimo La Noce (che è
anche organista della chiesa)
hanno eseguito un bellissimo concerto. Il pastore Co
SANT’ANTONINO DI SUSA — Sabato 13 giugno, nella grande
sala annessa al tempio battista, senza motivazioni particolari, si è svolta una festa voluta, esclusivamente per la gioia di
stcue insieme. Un gruppo di giovani evangelici romeni e di
altre nazionalità, appartenenti aUa comunità battista di Torino via Passalacqua, ha preso parte a questo incontro cori i
membri locali. Dopo una sostanziosa e abbondante cena iri
comune, la serata è trascorsa con una serie di inni e canti
che ha coinvolto tutti i presenti. Possiamo dire che il nome
del Signore è stato convenientemente osannato e la serata
ha raggiunto un elevato grado di spiritualità. I gruppi familiari della comunità ospitante hanno provveduto alla preparazione delle varie vivande, senza ricorrere alle casse della
chiesa. L’iniziativa, che verrà riproposta, potrebbe servire,
soprattutto alle piccole comunità, per uscire dall’isolamento, per cercare e stabilire contatti con altri gruppi, in modo
da vivere la palpitante gioia della comunione fraterna e per
crescere in conoscenza e intensità di vita spirituale, (a.d.)
lombu ha introdotto l’esecuzione mediante un preambolo di testimonianza cristiana,
ispirandosi al profeta Geremia, dal quale apprendiamo
che si deve cercare il bene
sotto ogni aspetto della cittadinanza di cui come credenti
siamo parte.
1 concertisti ci hanno poi
deliziati con musiche di
Schumann, Bach, Beethoven,
Kreisler, Massenet e Bruch.
La chiesa ha offerto in dono
alla signorina Veronica la Sacra Bibbia e una bella rosa, al
fratello Massimo il libro «Co■ me pregare» di Jörg Zink; tali
doni, uniti agli scroscianti
applausi, hanno comprovato
l’ammirazione e la riconoscenza di tutti per l’edificante
serata offertaci. È desiderio
della comunità che queste attività culturali di vario genere
possano estendersi anche nei
centri limitrofi in cui sono
presenti membri della nostra
comunità, per l’arricchimento del pubblico partecipante.
TORRE PELLICE — Domenica 14 giugno sono stati battezzati
Carlo Anseimo Marottoli, Silvia Rivoira e Elisa Roccione.
Nella riconoscenza al Signore la comunità partecipa con affetto alla gioia di queste famiglie. Durante il culto è avvenuto
l’insediamento delle anziane Wanda Simond e Anita Tron.
• L’assemblea di chiesa del 21 giugno ha eletto quale diacona Maria Tamietti, a cui sarà affidato l’incarico di cassiera.
• L’Evangelo della resurrezione è stato annunziato ai funerali di Elena Mathieu ved. Decostanzi, di Nelly Gonin ved.
Cesan, Filippa Giardina ved. Demaestri e Cesare Ranieri.
ANGROGNA — Sono stati battezzati Matteo Arnoul (Serre), di
Claudio e di Ivana Baret, e Stefano Bonnet (Arpanot), di
Mauro e di Daniela Blanc. Per i piccoli e per i loro genitori
la comunità ha invocato la benedizione del Signore.
• L’Assemblea di chiesa, riunitasi per discutere la relazione
morale annua, ha chiesto al Concistoro di organizzare puntualmente culti dedicati alle nuove generazioni.
• Al museo degli Odin, davanti a un pubblico non molto
folto, si è tenuta una serata dedicata alle figure di Gilly e
Beckwith. Giampiero Saccaggi ha esposto una sua memoria su questi importanti personaggi ottocenteschi che tanta
traccia di sé hanno lasciato alle valli valdesi.
MEANA DI SUSA — Nella chiesa battista si sta svolgendo una
serie di concerti di giovani musicisti. I prossimi concerti si
tengono, sempre alle 21,15, il 3 luglio (M. Robino e A. Azzaretti, violoncello e clavicembalo), l’il luglio (A. Banaudi, E.
Demaria, M. Robino, clavicembalo, violino e violoncello) e
il 17 luglio (E. Demaria, M. G. PereUo, violino e pianoforte).
MATERA — «Cantate alTEterno un cantico nuovo». Ispirata da
questa frase del salmista, la Chiesa battista ha dedicato alcune settimane aH’azione-rifiessione sulla inusica nel culto.
In questa attività la comunità è stata guidata dal fratello
John Weeks, maestro diclarinetto e di pianoforte, già docente presso la Royal Scottish Academy of Music (Glasgow),
compositore e vincitore di vari premi musicali. Ormai è il
terzo anno che Weeks, membro della Chiesa di Scozia, mette i suoi doni a disposizione delle chiese di Matera e Miglionico. Le chiese hanno passato numerose serate in allegria
grazie alla sua maestria, imparando nuovi canti e sperimentando, in un incontro finale, un culto veramente al suon
della musica. L’attività di Weeks non si è limitata a questo;
con l’impegno di Margherita Di Lecce, direttrice del coro
della chiesa, e membro del coro polifonico cittadino «Ars
Nova», specializzato in musica barocca, è nata una ulteriore
collaborazione. Ars Nova ha tenuto insieme al maestro
Weeks un apprezzatissimo concerto; ancora una volta la
musica si è rivelata per la chiesa una forza capace di creare
comunione, veicolo, crediamo, della presenza di Dio. (e.g.)
BARI — Domenica 31 maggio la comunità battista ha vissuto
una giornata esaltante; cinque giovani fratelli e sorelle hanno deciso di offrire la testimonianza più alta della loro conversione al Signore sottoponendosi alla «giustizia» del battesimo. Così per Pasqua Bernardini, Antonio Mancone, Alberto Nicoletti, Domenico Porfido e Rossella Saliani, davanti a una congregazione raccolta e commossa fra cui si
erano riuniti numerosi amici, è risuonata la domanda del
pastore Martin Ibarra; «Vuoi tu essere battezzato/a nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirto Santo?». Dopo che un
gruppo di studenti di una scuola superiore cittadina, preparato dal maestro del coro ecumenico di Bari, Bepi Speranza, ha intonato alcuni canti gospel, il presidente del
Consiglio di chiesa, Nicola Pantaleo, ha rivolto ai neobattezzati un caloroso benvenuto nella comunità dei credenti.
Nel pomeriggio, dopo un’agape festosa, la corale della
Chiesa awentista ha dato un magnifico saggio della sua
maturità musicale e spirituale e nell’occasione è stata presentata dalla responsabile nazionale l’attività sociale e
umanitaria dell’Opera sociale delle chiese awentiste.
• Nella settimana compresa tra il 25 e il 29 maggio è stata
allestita in una delle più affollate piazze cittadine, nei pressi della stazione ferroviaria, una mostra della Bibbia, predisposta dalla Società biblica; ai passanti che si fermavano
incuriositi veniva offerto un volantino e dato un messaggio.
Si sono avvicendati all’esposizione membri delle comunità
che fanno riferimento al Consiglio pastorale di Bari e all’Alleanza evangelica. Nel pomeriggio del sabato 30 si è svolta
una marcia degli evangelici promossa dalla Federazione
regionale, dall’Alleanza evangelica e dalle comunità della
città. La manifestazione, a cui hanno partecipato un migliaio di persone, è sfilata festosa per le vie del centro cittadino, accompagnata da canti e sventolio di bandiere, per
concludersi, tra testimonianze di conversione e appelli al
ravvedimento di un predicatore della Campania, con un
messaggio vibrante e incisivo del prof. Paolo Ricca.
SAN SECONDO — A Sanremo è serenamente mancata, all’età
di 88 anni, Evelina Rivoiro ved. Tron, già membro della nostra chiesa. La tumulazione è avvenuta martedì 9 giugno
nel cimitero valdese di Prarostino. Rinnoviamo alla famiglia l’espressione della nostra solidarietà cristiana.
PRAMOLLO — Il 31 maggio, domenica di Pentecoste, sono
stati battezzati Micol e Leone Feuchter. Chiediamo al Signore di benedirli insieme ai genitori.
• Ci rallegriamo con Gino Peyrot e Micaela Breuza che si
sqno sposati a Rodoretto e auguriamo loro tanta felicità in
una vita in comune benedetta dal Signore.
6
PAG. 6 RIFORMA
Conferenza Del I Distretto
VENERDÌ 26 GIUGNO lù
m e»®f "
Si è tenuta a Prarostino la Conferenza del distretto delle valli valdesi
Chiese e identità protestante
^ mittente I
Valutazioni diverse sulle celebrazioni del 150° anniversario dell'Emancipazione
e sulla situazione delle chiese. Si è discusso anche di ecumenismo e informazione
DAVIDE DALMAS
Il primo dibattito che si è
svolto durante la Conferenza del I distretto fa capire
bene il clima generale e porta
alla luce alcuni dei più importanti temi che stanno alla
base delle decisioni da prendere nel tempo in cui viviamo. Questo dibattito è nato
dalla proposta di parlare ancora dei festeggiamenti del
150° delle Lettere Patenti, per
un’ultima verifica in corsa,
che porti anche qualche aggiustamento di traiettoria,
mentre più avanti si potranno
solo stilare bilanci. Si alza per
primo Paolo Ribet sostenendo la positività delle iniziative
prese: sono state un successo
per la capacità di raggiungere
molte persone, e un momento di ricompattamento e discussione interna alla comunità, ma devono essere non
tanto celebrazione quanto
un’occasione per testimoniare e spingere quindi a fare un
passo avanti. Risponde Giorgio Tourn, che tempo fa aveva parlato di «occasione mancata»: occasione mancata limitatamente alla giornata del
15 febbraio, per i disguidi organizzativi. Alle critiche che
sono venute da più parti, risponde: non abbiamo invitato Scalfaro, ma il presidente
della Repubblica italiana. Le
celebrazioni sono state un
successo? In un momento in
cui le chiese si frantumano
sempre di più, le grandi manifestazioni sono «ricariche»
di tipo emotivo, e questo può
essere anche pericoloso.
Un intervento di Marco Rostan
Si passa alle diverse interpretazioni della chiesa e le
diverse linee teologiche iniziano a manifestarsi. Daniela
Di Carlo lamenta la permanenza di uno sguardo rivolto
esclusivamente al passato
unito alla dinamica riproduttiva basata sulla diaconia,
che mascherano un completo vuoto teologico, come un
pranzo di soli contorni nel
quale manchi il piatto principale. Per questo le generazioni più giovani, e non solo loro, vanno verso nuove forme
di spiritualità, nelle quali trovano contenuti che non riusciamo più a dare. L’impressione è di lavorare in una
chiesa che non è nel suo tempo. Perciò Riforma è noiosissima. Fioccano le risposte.
Emanuele Fiume ribatte: ma
come non ci sono i contenuti? «I tuoi peccati ti sono incondizionatamente perdona
Un tema affrontato in gruppo
Il problema della diaspora
nelle zone di pianura
Sia la Commissione esecutiva distrettuale che la commissione d’esame avevano
sottolineato, nelle rispettive
relazioni, l’importanza di affrontare il tema della diaspora piemontese nella pianura
che sta fra la pianura pinerolese e il Saluzzese; si tratta di
quelle famiglie o persone che
per ragioni di lavoro o personali si vengono a trovare lontane dai paesi di provenienza, magari nelle Valli, e quindi con difficoltà nell’avere un
rapporto regolare con una
chiesa valdese. La Conferenza ha accettato il suggerimento di discutere l’argomento in un gruppo di lavoro
da cui sono emerse varie
idee. La proposta «forte» è
quella di un ministero itinerante, per sperimentare nuove forme di aggregazione e
coinvolgimento.
Visite regolari abbastanza
frequenti, si è detto nel gruppo; proposte di attività quali
studi biblici, culti o dibattiti
su temi inerenti la vita dei
credenti da organizzarsi in
paesi o case diverse a rotazione, con la possibilità di
coinvolgere altre persone residenti nelle vicinanze. Naturalmente occorrerebbe anche un monitoraggio, una ricerca di contatto con quanti
hanno abbandonato il territorio delle valli valdesi. E sarebbe bello, è stato aggiunto,
organizzare periodicamente
manifestazioni esterne, culti
pubblici, serate di canto o altro cui far partecipare anche
persone dalle Valli. Tutte
queste ipotesi potranno essere valutate e concretizzate
senza dimenticare la presenza di Radio Beckwith che offre una copertura territoriale
pressoché totale nella zona
individuata.
Si è quindi discusso di queste possibilità: occorrerà destinare a questo progetto delle risorse, una persona che
per un anno provi ad allacciare questa rete, avvalendosi
anche di un gruppo di sostegno. Le condizioni oggettive
perché il progetto parta ci sono; l’ordine del giorno parla
di «nuova forma di cura
d’anime itinerante»; la Ced e
la Tavola dovranno valutarne
la fattibilità.
ti» si sente dire solo nelle
chiese evangeliche e da nessuna altra parte. I contenuti
ci sono, il problema è l’ecclesiologia, che non solo si configura a strati sovrapposti,
ma anche mescolati fra loro,
senza nessun elemento forte
che prenda il sopravvento, e
quindi c’è l’impressione di
non sapere dove si stia andando. Chi firma queste righe un po’ confusamente dice; è vero le celebrazioni sono sembrate a molti solo celebrative e soprattutto riservate a chi già è dentro, eppure le idee di apertura c’erano:
libertà degli altri e abitudine
a prendere il braccio se ti offrono il dito (ai valdesi nel
1848 è stata data la libertà civile, ma si sono presi, rischiando, quella che interessava loro, la religiosa!.
Luciano Deodato ritiene
che nella proposta di Daniela
Di Carlo ci siano troppe concessioni all’intimismo, alla
costmzione personale di una
religiosità da realizzarsi con
l’integrazione di elementi diversi tra i tanti offerti al nostro tempo, insomma alla
moda vigente nel campo
«spirituale». La sua proposta
è invece di continuare a vivere la fede nella storia, dalla
quale i valdesi sono sempre
stati cacciati.
Non c’è più stata a mio parere una discussione che rendesse così bene il clima generale, le cose che si muovono e
che ancora si dibatteranno
nei prossimi mesi e anni. La
divisione in gruppi ha portato
però alla formulazione degli
ordini del giorno, che vengono riportati in questo stesso
numero. Il primo gruppo ha
studiato la modalità di lavorare per raggiungere tutte le
persone che dalle Valli vanno
a vivere in diverse zone del
Piemonte. Il secondo gruppo
ha discusso di identità protestante e di ecumenismo. Il
terzo gruppo doveva ri-valutare il ruolo della Ced e della
Conferenza distrettuale rispetto agli altri organi ecclesiastici. L’ultimo gruppo ha
discusso di questo giornale,
in particolare del segmento
Eco delle Valli, proponendo
che diventi maggiormente lo
strumento per contrastare la
disgregazione delle chiese
spesso lamentata. Perciò dovrà essere utilizzato nella formazione dei giovani, all’interno delle attività ecclesiastiche
e ogni chiesa dovrà impegnarsi a trovare collaboratori.
La discussione sull'ecumenismo
Gli evangelici e la Sindone
al centro del dibattito
SERGIO PASETTO
La Commissione esecutiva uscente
1 lavori della Conferenza distrettuale e il dibattito sull’ecumenismo sono stati dominati dalla problematica
sorta dall’ostensione della
Sindone a Torino. E in tutti
gli interventi si è sottolineato
come il problema della Sindone abbia indubbiamente
riportato il cammino ecumenico a interrogativi e preoccupazioni che sembravano
attenuati. Soprattutto riemergono differenze fondamentali che pareva si cercasse almeno di storicizzare ed
avviare a un graduale superamento.
Il documento approvato
(vedi il n. scorso de L'eco delle valli) pone l’accento su
due elementi: la tristezza che
da parte di noi protestanti
suscita questo evento-spettacolo con Tafflusso di pellegrini e dall’altro lato il «desiderio profondo degli uomini e
delle donne del nostro tempo
di trovare una risposta alle
molte domande che ci assillano, al desiderio di Dio, alla
sete di perdono e di vita autentica». Su questi punti la
Conferenza ha registrato talvolta diversità di opinione,
più dibattuta forse nel gruppo sull’ecumenismo che in'
seduta plenaria, circa l’accento da porre sulla presenza
di un desiderio di sacro e
perciò sulla conseguente nostra dolorosa preoccupazione per la risposta illusoria
che ne dà la Chiesa cattolica.
Alcuni pastori e deputati
hanno espresso riserve sul
dare troppa enfasi aH’afflusso
di pellegrini e alla confutazione possibile dell’autenti
cità della Sindone; qualcuno
si lamentava che il dibattito
sulTecumenismo si fosse ridotto ultimamente a quel tema e trascurasse tutto il resto. La Conferenza ha deciso
di inviare il documento a vari
interlocutori cattolici (come
il vescovo di Pinerolo, Giachetti, al vescovo Chiaretti, a
Maria Vingiani del Sae) e di
diffonderlo alle agenzie di
stampa. Ciò consentirà di allargare il dibattito e correggere anche eventuali forzature.
Due ultime considerazioni:
i mass media hanno molto
amplificato la questione della
Sindone, persino esagerando
nel descrivere il mistero e la
sacralità dell’evento oltre le
stesse posizioni del cattolicesimo ufficiale: ciò ci fa riflettere su quanto sia radicato
nella «cultura» italiana un
certo cattolicesimo di maniera quasi magico, per nulla
cristiano. Inoltre il dialogo
ecumenico non può certo
prescindere dai fatti che vengono messi in atto dall’istituzione cattolica, e di tali fatti
bisogna tener conto pur non
rallentando su altre modeste
iniziative che contribuiscono
a tener vivo il dialogo, nonostante tutto. Ho sotto gli occhi il numero di Riforma con
le iniziative della Chiesa battista di Roma Garbatella, la
discussione delle Chiese
evangeliche del Nord-Est, la
nascita di un gruppo ecumenico a La Spezia. Il documento della Conferenza distrettuale dice che di fronte ai
problemi nati con l’ostensione della Sindone siamo «costernati», ma non vogliamo
che «questo episodio blocchi
il dialogo ecumenico».
Le principali decisionil
L'Editore £
Diaspora delle Valli
La Conferenza distrettuale, esaminato il tema Diaspora
Valli, prende atto della crescita del numero degli evangelici
zone di pianura del Pinerolese e del Saluzzese e dei problemi?
ne derivano (difficoltà nella cura pastorale, allontanamento da
chiesa, perdita effettiva di membri di chiesa), nella consapevS
za che questa realtà non è sempre conosciuta nelle sue reali
mensioni e che la comunicazione fra le chiese coinvolte nonJ
pre avviene, chiede alle chiese di curare maggiormente la co?
nicazione degli spostamenti che avvengono o sono avvenuti
chiese coinvolte e di inviare alla Ced copia di ogni comunicazioo
Cura d'anime e aggregazione evangelica itinerante
La Cd invita la Ced a sviluppare un progetto, con scadenza»
determinata, delineato nelle sue linee guida principali nel do!
mento che viene allegato agli atti, avente l'obiettivo di sperirm,
tare una nuova forma di cura d'anime e di aggregazione evain
lica itinerante, da esercitarsi nell'ambito della diaspora delu
stretto (pianura Pinerolese e Saluzzese), che tenga conto dein
tato contesto economico-sociale. Invita la Ced, di concerto coni
Tavola valdese, a individuare e destinare una risorsa a temponj
no a tale iniziativa, riconsiderando eventualmente le prioritàdj
le altre attività presenti nel distretto.
Scuola pubblica e studio del fatto religioso
La Cd, riconoscendosi nelle posizioni recentemente espressej
dal Sinodo delle chiese valdesi e metodiste che dal Consiglio del
Fcei a favore di una scuola pubblica finalmente laica, capace dii
frontare, innanzitutto a livello di preparazione degli insegnaci
poi nell'insegnamento agli alunni, lo studio dei fatti religiosiei.
loro intreccio con la storia e con le civiltà in modo serio, al difu»
di ogni controllo confessionale; esprime solidarietà a tutti I catti
Ilei della diocesi pinerolese che mal sopportano, in una simile pn
spettiva, il perdurare nella scuola di un'ora di insegnamento c»
fessionale cattolico, sottratto alla comune programmazione di
collegio docenti e svolta da insegnanti scelti dall'autorità eccles»
stica; li incoraggia a condurre, all'interno della Chiesa cattolie
una battaglia per l'abolizione dell'insegnamento della religloj
cattolica (Ire) e altresì per opporsi all'invadenza del papa il qual(
per ottenere finanziamenti alle scuole cattoliche, le presenta®
me libere, inducendo in tal modo l'idea che quelle pubblichei»
lo siano; raccomanda alle chiese del distretto e ai loro pastorii
non trascurare negli incontri con la Chiesa cattolica la rilevan
della questione scuola e il suo essere ostacolo sul cammino e®
menico; incoraggia il lavoro iniziato nell'ambito della comra»
ne mista valdese-cattolica su religione e scuola indicando liseguenti linee per il suo proseguimento:
a) evitare nel modo più assoluto di creare equivoci partecipa»
do con contributi e proposte di studio religioso all'interno deil'at
tuale Ire, che si rivolge solo ad una parte degli alunni e la cuijt
stione è di esclusiva competenza della Chiesa cattolica;
b) sperimentare, mediante proposte rivolte ai collegi dei dt
centi da realizzarsi durante le ore delle altre materie, un diversi
modo di conoscere le realtà religiose, con particolare riferimenti
al quadro della storia europea e di quella locale [...].
Ruolo della Ced e della Cd
La Cd, udita la relazione del gruppo di lavoro su; «Ruolo, fuii
zioni e responsabilità della Ced e della Cd»,[...] invita la Ced;
1) Ad avviare momenti di informazione e di formazione suW'or
ganizzazione della chiesa, pensati in modo particolare perim»
bri che ricoprono incarichi in comitati e commissioni.
2) A strutturare i lavori della Cd come luogo di verifica della*
ta della chiesa nel 1 distretto invitando anche le opere present
sul territorio che dal punto di vista amministrativo rispondono al
la Csd. i
3) A vivere il proprio ruolo innanzitutto come organo di con
trollo amministrativo e di collegamento delle iniziative sui territo
rio del I distretto.
Invita inoltre la Ced a proseguire la riflessione, coinvolgendo!
modo particolare i Consigli di circuito, per quanto attiene i rispet
tivì ambiti di azione, e la Tavola valdese sul tema del campo di li
voro e della rappresentanza esterna.
Riforma-L'eco delle valli valdesi
La Cd, ritenendo che L'eco delle valli valdesi-Riforma possa
ventare lo strumento per la comunicazione reciproca di tutti
aspetti della vita della chiesa, che tendono sempre più a separai
e a procedere autonomamente, invita le chiese
ad utilizzare maggiormente il settimanale nelle proprie attivi
(catechismo, riunioni quartierali, riunioni dei Concistori, ecc.),
impegnarsi con più continuità nella sua diffusione, in particok
tramite la vendita al termine del culto; I
a trovare al proprio interno una persona che funga da collej
mento tra realtà locale e redazione. ,
Richiama inoltre l'attenzione degli esecutivi Bmy sulla petuj
rità dell'informazione in un territorio nel quale si concentra
terzo del protestantesimo italiano che ha qui, caso unico in Ita
una rilevanza sulla società e sull'identità non solo strettame
religiosa, e a sostenere, perciò, con adeguate risorse umane e
nanziarie il rilancio di progetti informativi.
Convegno monitori della Fcei
La Cd, informata del prossimo convegno dei monitori orgaij
zato dalla Fcei (26/7-1/8), in considerazione della rilevanza^
materiale destinato alle scuole domenicali e al catechismo, co .
distretto emerga»
pevole dell'importanza che da parte del ■ ------- ,
contributo all'impostazione del Sie soprattutto
mutamenti tra i responsabili del servìzio, invita le chiese e i ^
tori ad assicurare a tale convegno un'adeguata presenza.
Predicatori locali
La Cd, poiché nelle chiese protestanti è centrale la
della parola di Dio e il ministero della predicazione è .
tutta la chiesa, poiché già l'anno scorso con l'atto 16/CDi/ .
stato deciso di promuovere la preparazione e l'aggiocn^ J
dei predicatori locali ma la decisione non ha avuto
mandato alla Ced di promuovere presso i Consigli k
maiiuaw aiia vai vai i iuva vci c ^iv.j>jv • . /
Valli lo studio delle forme e dei modi più opportuni
giornamento dei predicatori locali possa essere meglio cur^
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Gli incarichi
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La Ced del I distretto è stata eletta nelle persone
ciano Deodato (presidente), Liliana Viglielmo
dente), Milena Grill (segretaria). Maria Angela A
Marco Bellora.
La Commissione d’esame per la prossima Coni .
sarà composta da; Franco Taglierò (relatore), ^it .
Davide Daimas, Loretta Cardon (membri): Adriano
Sergio Turtulici, Tullio Parise, Vito Gardiol, Florenc
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Donato Mazzarella (supplenti). ,
La Conferenza ha eletto come deputato al Sinoo
nla Geymonat (supplente Nella Meynier). gij.
La prossima Conferenza si svolgerà ^ Luserna » ‘ .jji
vanni (alternativa San Secondo). Predicatore °
stato designato Flavio Micol (supplente Attilio Forn
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SP^mma 20/B legge 662/96 - Filiale dìTorino
*’*■ di mancato recapito ai prega restituire
2 l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
Fondato nel 1848
L'Edilo'®
si impegna a corrispondere il diritto di resa.
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PRESENTATO IL VINO PRUSTINENC — Per il
quarto anno consecutivo le uve di Prarostino sono state vinificate sotto il nome di Prustinenc; venerdì scorso è stato
presentato il risultato della vendemmia ’97 con un ottimo
vino rosé e un piacevole rosso. «È una iniziativa concreta ha ricordato il sindaco, Costantino - che ha visto l’amministrazione comunale impegnata direttamente». E nei primi
tre anni il vino prodotto è andato a ruba. Resta il problema
del ricambio generazionale dei viticultori: se i giovani non
proseguono l’attività, nel giro di pochi anni i terreni rischiano di essere preda dei rovi. Ma anche la Comunità montana
Rnerolese pedemontano ha lanciato un suo progetto sul vino e le prospettive sono buone. Sul prossimo numero pubblicheremo un ampio servizio sul vino di Prarostino.
E Va ¡ 11 Yalì).
VENERDÌ 26 GIUGNO 1998 ANNO 134 - N. 26 URE 2000
Poco prima del voto alla
Camera c’è stato anche
un deputato che ha chiesto un
minuto di silenzio «per quelle
lingue che in questi cinquant’anni, per un atteggiamento doloso e colposo di
questa Repubblica, sono morte o in questo momento si trovano in agonia». Lo scorso 17
giugno la Camera dei deputati
ha approvato il testo della
legge sulle minoranze linguistiche: un provvedimento atteso da alcuni e rinviato da altri per 50 anni. Era previsto
dalla Costituzione repubblicana; il fatto che ci siano voluti
tanti anni per arrivare a questo provvedimento è indicatore di forti resistenze.
Taluni hanno obiettato che
con questo provvedimento si
LA LEGGE SULLE MINORANZE LINGUISTICHE
OCCITANO
PIERVALDO ROSTAN
darebbe un ulteriore colpo
mortale al mantenimento dell’unità d’Italia, altri hanno
parlato di Babele linguistica.
In realtà la legge sulle minoranze linguistiche ribadisce
fin dal suo primo articolo che
«la lingua ufficiale della Repubblica è l’italiano», poi si
tutelano «la lingua e le culture
delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche,
slovene e croate e di quelle
parlanti il francese, il francoprovenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo».
Le valli del Pinerolese sono
dunque comprese; non sarà
automatico e ci vorranno altri
provvedimenti ma si potrà insegnare roccitano, oltre al
francese, a scuola, chi ha avuto il cognome italianizzato dal
fascismo potrà tornare all’originale, sui cartelli stradali si
potranno indicare i nomi nella
lingua locale. Certo una lingua comune è l’essenza dell’umanità che comunica e che
non si chiude in sé. L’inglese
sta diventando l’esperanto del
mondo; le diverse parlate sono però il frutto di una storia
e di una evoluzione.
Una lingua è viva quando la
si parla: per restare alle valli
valdesi, c’è ancora chi usa
l’italiano in municipio, il patuà al mercato e il francese al
culto. È un fatto, ed è bene
che continui ad esistere. La
legge (manca però ancora
l’approvazione del Senato) è
riconoscimento che la diversità è ricchezza e che in fondo
si sta costruendo un’Europa
che non è soltanto fatta di parametri economici ma anche
di storie e di culture differenti.
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Regione Piemonte
Agenzia per
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Forse non tutti sanno che
con la legge regionale n.
60/95 la Regione Piemonte si
. Notata di un nuovo strumento di supporto tecnico-scientifico alle attività di prevenzione e tutela dell’ambiente:
l’Arpa, l’Agenzia regionale
per la protezione ambientale.
L’Arpa del Piemonte, una
delle prime agenzie del genere in Italia, è operativa dal 1“
gennaio del ’97 e nasce come
semento operativo per Regione e Provincia, per coprire
il vuoto lasciato dal referendum del 18 aprile del 1993,
die ha abrogato alcune norme
della legge n. 833/78, in cui
SI affidava il controllo delle
fonti inquinanti e l’igiene amojentale alle Usi. «In poco
Pfo di un anno di attività - ha
spiegato il direttore generale
dell’Arpa Piemonte, Walter
Vescovi - abbiamo cercato di
individuare alcune priorità di
intervento, anche se siamo
®®cora in possesso di dati disomogenei sul territorio».
fo particolare il dipartimento sub-provinciale di Torino
compiendo uno studio
®cotossicologico per capire
fiuali inquinano il Po. In che
condizioni è quindi l’ambiento pemontese? È presto per
}rio. sostengono i responsa11 dell’Arpa, perché, spiega’ la normativa in proposito
(visto che prevede
1 il rispetto dei limiti di
®d è difficile fornire
n,, V.^^^ioni oggettive della
tuitn.^^ *ioll’ambiente. Non è
inni I cambiati anche gli
toqmnanti (caduta l’anidride
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ßenif c' ^ii°ssine e i cancerodurant saperne di più
renza ^ !f ^^?®oonda confe"ale^nò^ situazione regioambi» ,,P*^^''onzione e tutela
lentaie» promossa dall’
Sg„oSr^P^L^^"erdì26
Centrn ; ® 9 presso il
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° Stati Umti 23 a Torino.
Considerazioni sulla frantumazione della vita ecclesiastica nella quotidianità delle chiese delle valli valdesi
Come si può esprimere un progetto comune della chiesa?
CIORGIO TOURN
LJ atmosfera che sembra a
volte regnare nelle nostre comunità, e che preoccupa a ragione i fratelli e le sorelle più sensibili, è caratterizzata da rassegnazione e
stanchezza e contrasta stranamente con un gran numero di
iniziative e con l’impegno
profuso nel condurle, come si
è potuto verificare anche nel
corso dei lavori dell’ultima
Conferenza distrettuale. Si fa
moltissimo, in tutti i campi e
se c’è stanchezza questa deriva non dal fatto che si è faticato troppo ma dal vedere che
tutto quello che si fa non è
percepito dagli altri; lo sai tu
ma agli altri risulta del tutto
ignoto e non sembrano minimamente interessarsi a quello
che fai, alla tua ricerca.
Una situazione questa che
certo non è sana ma a cui non
sappiamo come rimediare. A
mio avviso è determinata, se
non del tutto in parte rilevante, da quello che definirei la
frantumazione della vita ecclesiastica. Ormai da anni le
nostre chiese vivono per compartimenti e ognuno viaggia
Una panoramica sulla Conferenza distrettuale a Prarostino
come un treno (chi pendolino,
chi accelerato, chi merci) seguendo la sua direzione, i suoi
binari. È un po’ come se ognuno costruisse la sua capanna senza preoccuparsi che ci
sia 0 meno un villaggio; quello che ogni gruppo, e al limite
ogni singolo fa, ha certo uno
scopo: cambiare le cose, servire gli altri, realizzare se
stesso, ma sembra mirare
esclusivamente alla realizzazione di un progetto proprio;
non ci si preoccupa di vedere
se quando si sta facendo si
colloca in progetto generale,
se è cioè parte di un insieme.
Quello che colpisce nella
nostra vita comunitaria è il
fatto che manca un momento
unitario, un’iniziativa, un’attività che raccolga in un’esperienza comune tutti i suoi
membri: bambini e vecchi,
giovani e donne, ministri e fedeli. I bambini svolgono il loro percorso in modo del tutto
autonomo e così anche i catecumeni; cantano i loro inni,
fanno le loro ricerche; i loro
monitori (infinitamente più
preparati di quelli che al tempo mio ci facevano recitare il
versetto la domenica) fanno
anch’essi un loro percorso di
studio e di formazione, necessario per poter lavorare in modo efficace con i ragazzi. Lo
stesso fanno le sorelle delle
unioni femminili con incontri,
ritrovi, letture, studi; la Egei
dibatte tematiche di attualità e
di teologia, organizza seminari sul problema di Dio; ma tutto questo avviene all’interno
dei gruppi senza che altri ne
siano coinvolti.
Il culto domenicale è ormai
ridotto ad essere una delle attività della chiesa, quella dei
sessantenni, è una riunione
edificante di riflessione di
persone avviate al tramonto
della loro esistenza. Il fatto
deve farci riflettere perché il
fenomeno non si riscontra in
altre confessioni; nel cattolicesimo la messa domenicale
resta un momento di forte
unità e le comunità pentecostali vivono il loro culto in
una dimensione fortemente
unitaria. Non si tratta di rinunciare a ogni riflessione riguardo a queste espressioni
cultuali ma di riflettere il fat
Ammessi al voto nelle elezioni amministrative, i valdesi conquistarono già nel 1848-49 la quasi totalità dei
consiglieri e dei sindaci nei Comuni dove rappresentavano la maggioranza numerica. Per quanto riguarda i comportamenti elettorali nelle elezioni politiche, è
possibile seguire abbastanza precisamente quello dei valdesi a partire dal
1848, data la concentrazione territoriale
della popolazione delle Valli, a larga
maggioranza valdese, suddivisa fra il
1848 e il 1861 nei due collegi elettorali
di Bricherasio e Perosa, poi nel collegio
unico di Bricherasio fino al 1882, infine
nel collegio di Torino IV. Altra cosa è
riflettere su come venissero disegnati i
collegi elettorali in Piemonte occidentale
in modo da spezzare l’unità territoriale
delle valli valdesi e rendere di conseguenza assai difficile l’elezione di un
deputato valdese in collegi comunque a
maggioranza cattolica.
Pur essendo assai pochi i valdesi am
IL FILO DEI GIORNI
ELEZIONI
messi al voto a causa delle leggi censitarie (fra il 1848 e il 1861 su 22.000 abitanti delle Valli gli elettori erano 450) e
pur essendo sempre in minoranza rispetto agli elettori cattolici, il loro voto si
concentrò inizialmente sui candidati della sinistra liberale (prima G. Buniva, poi
L. A. Melegari che, fra l’altro, aveva
sposato una protestante svizzera), che
garantivano quantomeno la difesa dei diritti delle minoranze religiose. Nella
quarta legislatura (1849-1853), [...] i vaidesi riuscirono a far eleggere un loro
candidato nella persona di Joseph Malan, che fu riconfermato in Parlamento
per dieci anni fino al 1859. L’ingresso
nel Parlamento subalpino di un deputato
valdese, espressione dell’unica comunità
protestante organizzata esistente in territorio italiano, rappresentò indubbiamente una svolta significativa e simboleggiò
in maniera eloquente l’emancipazione
politica delle minoranze religiose, ma rimase un fenomeno isolato.
Per i successivi venticinque anni, infatti, le comunità valdesi in quanto tali non
riuscirono più a garantire la presenza di
un loro deputato al Parlamento italiano,
fino al 1886. Sia nel «decennio di preparazione» (1849-1859) all’interno del
Parlamento subalpino, sia dopo l’unità
nel nuovo Parlamento italiano, i valdesi
confermarono la loro sostanziale fedeltà
al governo e alla monarchia, identificandosi largamente con la politica liberale e
moderata della Destra storica.
(Gian Paolo Romagnani: I valdesi nel
1848: dall’emancipazione alla scelta italiana, in Aa.Vv., Dalle Valli all’Italia:
1848-1998, Collana della Società di studi
valdesi n.l6, Claudiana, 1998, pp. 88-89)
to che il loro percorso di fede
è molto diverso dal nostro.
Quale origine ha questa
frantumazione della vita ecclesiastica? La divisione ha
prodotto l’individualismo o è
l’individualismo che ha frantumato la comunità? Propenderei per la prima ipotesi. Le
ragioni di questa disgregazione della chiesa in gruppuscoli
autosufficienti è probabilmente la conseguenza negativa di
una scelta positiva delle nostre chièse storiche. Una scelta che ha motivazioni spirituali profondissime: fare in modo
che l’appropriazione del messaggio biblico sia il più corrispondente all’esperienza dei
singoli. Il cuore del progetto,
quando fu avviato anni or sono, un secolo almeno, era
quello di mettere in relazione
Gesù Cristo con i credenti
nelle loro specifiche situazioni, era di far parlare Gesù ai
bambini, ai giovani, alle donne, alla diaconia, ai missionari
ecc. nella convinzione che le
cose che dice Gesù sono sempre le stesse ma che le dice in
modo diverso a un adolescente e a un anziano
Il principio era non solo
giusto ma profondamente
evangelico: rincontro con
Gesù si ha di persona e non
nelle cerimonie ma come
sempre nella vita la via da seguire era scabrosa e ce ne rendiamo conto a distanza di
tempo. Si può fare marcia indietro e immaginare che la
nostra chiesa abbia solo il culto domenicale in cui concentra tutto, dibattito, catechesi,
studio biblico e esperienze di
vita, un momento che sia nello stesso tempo di profonda
meditazione e forte carica come esperienza? Certo no.
Andare avanti però richiede una inevitabile correzione
di marcia; non è certo con
una nuova attività che ricomporremo l’unità della nostra
chiesa ma soltanto se ognuno
saprà convertirsi senza rinunciare ad essere soggetto di
impegno accetterà di essere
parte di un progetto comune.
8
PAG. Il
E Eco Delle ^lli ìàldesi
VENERDÌ 26 GIUGN01 a ^ERI
L’ingresso all’abitato di Villasecca
PORTE DI PINEROLO: DOPO DUE ANNI RIAPRE LA
PROVINCIALE — Il 27 giugno verrà ufficialmente riaperta la strada provinciale 166 della vai Chisone, chiusa da
oltre due anni nel tratto di Inverso Porte, dopo la conclusione dei lavori che hanno consentito di mettere in sicurezza il
versante franoso. I massi pericolanti sono stati fissati e gli
strapiombi rocciosi che causavano la caduta di blocchi di
pietra sulla strada sono stati bonificati; il costo complessivo dell’intervento ammonta a 400 milioni di lire.
VILLAR PEROSA: ARRESTATO PER ESTORSIONE —
E stato arrestato con l’accusa di estorsione il Slenne Gino
Colle! di Villar Perosa, impresario edile. La parte lesa è Lino Maccari, di 36 anni, abitante nello stesso stabile di via
Juvarra in cui risiede Colle!. Colle! accusava Maccari di
averlo in passato denunciato ingiustamente e per questo gli
aveva chiesto un risarcimento di 40 milioni; nei giorni scorsi
fra i due era anche scoppiato un litigio al termine del quale
Maccari avrebbe accettato di dare a Colle! una somma decisamente inferiore alla richiesta. Al momento della consegna
del denaro sono però intervenuti i carabinieri che hanno arrestato in flagrante l’artigiano con l’accusa di estorsione.
6 MEDAGLIE PER ANGROGNA — Ben sei medaglie sono state ottenute dagli atleti dello Sport club Angrogna nei
campionati italiani di skiroll in piano disputatisi a Biella
domenica. Antonella Chiavia è risultata campionessa italiana fra le juniores e questa prestazione le è valsa la convocazione in nazionale per i campionati europei a Rotterdam
e per la Coppa del mondo nella Repubblica ceca.
DOMENICA TORNA IL TOUR DELL’ASSIETTA — È
giunto alni“ edizione il «Tour dell’Assietta» in mountain
bike che si svolgerà domenica 28 giugno sullo spartiacque
fra la vai Chisone e la vai Susa utilizzando la strada militare
più alta d’Europa. La prova agonistica (partenza dal Sestriere alle 10) si svolgerà sulla distanza di 60 km; quest’anno è
previsto anche un tracciato ridotto a 25 km aperto a tutti i
cicloturisti e principianti e che partirà alle 11.
ANGROGNA NOMINA LE PRIME COMMISSIONI — Il
Consiglio comunale di Angrogna, riunitosi il 18 giugno, ha
nominato le prime commissioni: Agricoltura, ambiente, artigianato (presidente Walter Blanc, vice Ercole Monne!);
Viabilità e infrastrutture (presidente Cesare Rivoira, vice
Davide Simond). Poiché inoltre una vasta zona del territorio angrognino non ha una rappresentanza eletta in Consiglio, si è approvata una nuova commissione che dovrà raccogliere le istanze e i problemi dei residenti «d’iai dar
Vengi'e». Per questa sola commissione è stata accolta la richiesta delle minoranze di avere due propri consiglieri come la maggioranza. 11 Consiglio ha anche ripreso la discussione sul piano di sviluppo turistico allo scopo di inserirlo
nella relazione programmatica 1998-2000. Sono stati infine
eletti i rappresentanti del Comune di Angrogna in Comunità montana: Ezio Borgarello e Ilaria Alpignano per la
maggioranza e G. Battista Zunino per la minoranza.
«I GRASSONI» A CAVOUR — Nell’ultimo fine settimana
di giugno Cavour apre le porte ai «pesi massimi», tutti coloro ovvero che vorranno cimentarsi per concorrere all’elezione di Mister e Miss Mondo Grassone 1998. Da due anni,
da quando cioè la tradizione trentennale che ha fatto di Cavour la capitale dei grassoni per oltre trent’anni è stata riportata alla luce, ciccioni e ciccione da tutta Italia e
dall’estero sono protagonisti di sfilate, spettacoli, esibizioni
sportive, prove di pittura che a partire da sabato 27 popoleranno Cavour di supergrassi. L’appuntamento per curiosi e
potenziali concorrenti è per domenica 28 alle 16,30 quando
avverrà la premiazione, chi volesse saperne di più può rivolgersi agli organizzatori tei. 0121-69989.
CHIUSO L’UFFICIO POSTALE DI CHIOTTI — L’ufficio postale di Riclaretto, situato a Chiotti, è stato temporaneamente chiuso per lavori di manutenzione. Da parecchio
tempo si parlava di rimetterlo in buono stato, dopo che una
perdita d’acqua ne aveva danneggiato il soffitto, ma le solite complicazioni burocratiche avevano rimandato continuamente l’inizio dei lavori. Intanto a Chiotti sono arrivati gli
scavi per la conduttura del metano e le vibrazioni delle scavatrici hanno fatto staccare alcuni calcinacci dal soffitto lesionato. L’Azienda poste ha trasferito a Perrero l’impiegata
con i documenti deli’ufficio e ha incaricato il Concistoro di
Villasecca, proprietario dell’edificio, di cercare un’impresa
a cui affidare i lavori, garantendo di contribuire alle spese
e, soprattutto, di non cogliere questa occasione per chiudere definitivamente il .servizio, come si temeva quando l’ufficio era stato inserito nella lista delle soppressioni.
MOSTRA DI GIANNI BERTOLA A TORRE PELLICE
— Nel palazzo comunale di Torre Pellice dal 27 giugno al 3
luglio, dalle ore 9 alle 12,30 e dalle 15 alle 19, vengono
proposte le opere del pittore Gianni Bertela, eseguite con
tecniche diverse: alcune sono acquerellate, dove la pennellata veloce coglie attimi della vita umana, altre a tempera,
dove il colore e.salta il soggetto lo rende più «pittorico».
Dai fondi europei destinati alle aree a declino industriale
Cinque miliardi per la vai Pellice
FEDERICA TOURN
L5 assessorato all’Industria della Regione Piemonte ha assegnato i fondi
europei destinati al recupero
delle aree a declino industriale: si tratta di 368 miliardi di
lire in tutto, di cui 58,8 per i
parchi scientifici e tecnologici, 24,4 per i poli integrati di
sviluppo, 208,5 per il recupero di siti industriali degradati
effettuato da enti pubblici, 58
per la creazione di aree attrezzate e 18,2 per i centri di
servizio comune. Le scelte,
come ha spiegato l’assessore
regionale all’Industria, Artigianato e Commercio, Gilberto Pichetto, sono cadute sui
progetti che rispondevano ai
parametri dell’Unione europea: in particolare si è voluto
rafforzare le strutture innovative già presenti sul territorio
e valorizzare i poli integrati
di sviluppo, come esempio di
collaborazione tra realtà pubbliche e private.
Per quanto riguarda la nostra zona, è stata riconosciuta
l’importanza del progetto
della Intech Consorzio r.l. di
Pinerolo, a cui sono andati
301 milioni e mezzo, che
propone di garantire il traffico all’intemo del Pis di Pinerolo attraverso una rete telefonica privata e la realizzazione di una rete telematica a
banda larga per la connessione di apparati informatici e
l’erogazione di diversi servizi. Molta soddisfazione si avverte anche in vai Pellice, per
l’assegnazione al Comune di
Torre Pellice di un contributo
di oltre 850 milioni per la costruzione di una sala polivalente nell’edificio della ex
Stamperia, e soprattutto per i
4 miliardi e rotti destinati alla
Lo stabilimento Crumière a Villar Pellice
Comunità montana vai Pellice per il secondo lotto dei lavori alla Crumière di Villar
Pellice, un feltrificio ancora
funzionante, dall’85 gestito
da una cooperativa.
«Questo finanziamento, che
copre circa il 70% della spesa
prevista, servirà per la ristrutturazione dell’ultimo piano
dell’ex Gor, dove il Comune
di Torre Pellice prevede di
realizzare un punto di accoglienza turistica - spiega il
sindaco di Torre Pellice, Marco Armand-Hugon -; speriamo che il contributo serva ora
a convincere i privati a finanziare il progetto globale per il
recupero dell’intera fabbrica».
Molto felice Bruna Peyrot, assessore alla Cultura della Comunità montana vai Pellice:
«Questi quattro miliardi per la
Crumière sono un riconoscimento della bontà del progetto complessivo: infatti voglio
sottolineare che abbiamo ottenuto i fondi non grazie a
provvedimenti di tipo straordinario ma secondo l’iter normale della legge 2081/93».
A fine agosto si dovrebbe
tra l’altro inaugurare il risulta
Un'indagine nel Pinerolese per il 1997
19 morti per alcol
«Nuoce gravemente alla salute». Sulla proposta di scrivere su ogni bottiglia di vino
questa frase, già destinata alle
sigarette, si è innescata una
grossa polemica che vede
coinvolti molti soggetti, in
primis i produttori di vino. In
realtà il vino, o meglio gli alcolici, nuocciono alla salute
se ingeriti in quantità esagerate; altrimenti è un prodotto
che si può utilizzare con tranquillità. E ben vero che le zone montane come le nostre
valli sono particolarmente
soggette ad uso smodato di
alcolici; gli effetti derivanti
da un uso troppo «facile» degli alcolici possono essere
davvero gravi. Il lavoro avviato negli ultimi dieci anni
sul territorio dai Servizi
deirUsl, la nascita dei Cat
(Club alcolisti in trattamento)
ha consentito di affrontare il
problema, senza nascondersi
ma cercando di dare delle risposte al disagio proprio partendo da un costante confronto fra le famiglie in cui si trova un alcolista o fra essi stessi. Ora l’Asl 10 e il gruppo di
lavoro delle valli Chisone e
Germanasca hanno deciso di
ritornare sul tema con un incontro organizzato per sabato
27, alle 21, nella sala riunioni
del forte di San Carlo a Fenestrelle dal titolo «Alcol, meno
è meglio» che vedrà la partecipazione del dott. Picco
dell’ospedale valdese di Pomaretto e del dott. Gaietto dei
servizi sociali dell’Asl 10 a
Pinerolo. Si tratta di una occasione per mettere a con
fronto alcolisti, famiglie, operatori; un’occasione magari
per cambiare stile di vita anche se non è affatto semplice.
L’Asl 10, tramite una ricerca del dott. Piero Ferro sul
1997, ha recentemente evidenziato una serie di dati sui
problemi collegati all’alcol:
posto che in Piemonte si stimano in 215.000 gli alcolisti,
nel territorio dell’Asl 10 su
10.294 ricoveri, 551 sono risultati per problemi alcolcorrelati. E se saliamo nei distretti montani, in vai Pellice la
percentuale di ricoveri alcolcorrelati sul totale dei ricoveri
del distretto sale al 6,6%,
mentre la vai Chisone è al
5,7%. Se si guarda ai day hospital la percentuale di ricoveri per problemi legati all’alcol
sul totale è del 36,8% al Valdese di Torre Pellice, al 26,3
al Valdese di Pomaretto o alle
Molinette, al 5,3 al Mauriziano o aH’Amedeo di Torino.
Medicina generale, Neurologia e Psichiatria, sono le aree
di intervento in cui si concentrano i ricoveri di pazienti con
problemi legati all’alcol. L’alcolismo è comunque ancora
un problema che riguarda, almeno stando ai ricoveri in day
hospital, soprattutto i maschi
(77%) e gli ultracinquantenni;
senza dimenticare però che
spesso le donne sono portate a
bere maggiormente in .solitudine e che i più giovani, meno
sovente si rivolgono ai servizi
.sociali 0 sanitari. Spesso anzi,
lo fanno troppo tardi: nel
1997 nel Pinerolese i decessi
legati all’alcol sono stati 19.
to del primo lotto di lavori,
che comprende la realizzazione di un museo di archeologia
industriale, un centro di documentazione sul lavoro in valle
(soprattutto tessile), un sala
polivalente e un’aula decentrata per laboratori scolastici.
Il contributo europeo permetterà invece di completare l’intero progetto: il secondo lotto
prevede la costruzione di una
ventina di alloggi per privati
(mono e trilocali), una decina
di botteghe artigiane, una foresteria con 80 posti letto, una
caffetteria ristorazione; inoltre, al centro del complesso
c’è una piazzetta che verrà
utilizzata per concerti e manifestazioni, senza dimenticare
l’area parcheggio all’ingresso.
Un progetto di dimensioni notevoli, che nella pianta organica ideale vede anche il futuro inserimento di 15 posti di
lavoro in più. «Alla Crumière
vorremmo anche attivare un
centro di avvio e di accompagnamento al lavoro per i giovani, con in più la speranza di
diffondere in valle una cultura
dell’imprenditorialità», aggiunge Bruna Peyrot.
Regione Piemonte
Una legge
per i 150 anni
delle Patenti
Il gruppo dei Democratici
di sinistra in Regione ha presentato un progetto di legge
regionale finalizzata al riconoscimento delle «Celebrazioni per il 150° anniversario
della concessioni dei diritti
civili e politici delle minoranze valdese e ebraica». «La
legge è sintetica e si richiama
allo Statuto stesso della Regione Piemonte, articoli 2 e
5, che vogliono promuovere
le ricchezze culturali e storiche del Piemonte - spiega il
consigliere Marco Bellion -;
lo scopo è di riconoscere il
contributo di valori e ideali
che le comunità valdese ed
ebraica hanno dato a tutta la
nazione, e il fatto che le vicende vissute da queste due
minoranze, in primo luogo
l’intolleranza di cui furono
vittime, non è storia soltanto
loro, ma del Piemonte intero». La legge prevede l’istituzione di un capitolo sui contributi per le celebrazioni del
150° anniversario delle Patenti di Grazia, con uno stanziamento richiesto per il
1998 di 500 milioni: «In sede
di approvazione del bilancio
preventivo - aggiunge Bellion - è già stato accolto un
emendamento per lo stanziamento dei primi 200 milioni,
che vanno a finanziare il programma di iniziative presentato dal Centro culturale valdese di Torre Pellice in collaborazione con gli enti locali».
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moda le rotonde, tipica soluàone per la viabilità francese
che da qualche tempo si sta
imponendo anche da noi: le
province di Torino e Cuneo
ne stanno realizzando in moltissimi di quegli incroci definiti «pericolosi». Il vantaggio
è sicuramente quello di snellire il traffico la cui scorrevolezza aumenta notevolmente
grazie alle migliorate possibilità di immissione dalle arterie laterali; contemporaneamente diminuiscono anche gli
incidenti, soprattutto quelli
gravi. La Provinciale 161 della vai Pellice presenta lungo
il suo tratto diversi punti di
criticità: dall’incrocio a San
Secondo all’attraversamento
di Villar Pellice. Per anni si
discusse dell’ipotesi, dal ponte di Bibiana in su, di realizzare il cosiddetto «asse di
valle». Oggi questa ipotesi è
superata: nel tratto VillarBobbio Pellice è da poco stato ampliato il sedime stradale,
più a valle si sono costruite
sul presunto tracciato dell’asse tali e tante opere da rendere estremamente difficile pensare a un ulteriore strada. Restano i problemi degli attraversamenti dei centri urbani
(Lusema, Torre e soprattutto
Villar Pellice) ma degli antichi progetti non se ne sa più
nulla. A Villar si parlava di
un viadotto per tagliare fuori
il centro abitato ma, come
confemia il segretario comunaleCmwelo Gurrieri, «l’unico dato certo è che dobbiamo
lasciar libera l’area dell’ipo
letico tracciato nel momento
in cui dovessimo modificare
il piano regolatore».
La rotonda c’è chi ce l’ha e
chi l’avrà presto. A Lusema la
valutazione è «molto positiva» per il vicesindaco, Vignola, che aggiunge: «Il traffico è
notevolmente snellito e dunque siamo soddisfatti. Attendiamo notizie sul progetto di
una seconda rotonda a Pralafera: quell’incrocio è veramente pericoloso. Noi abbiamo rifatto la fognatura in
quella zona proprio per evitare di dover intervenire dopo la
realizzazione della nuova rotonda». Ma chi è al centro
dell’attenzione in materia in
questi giorni è il Comune di
Bricherasio; i lavori sono a
buon punto in località Corbarano e presto potrebbero iniziare al ponte per Bibiana:
«La rotonda era attesa da tutti
- afferma il sindaco. Bolla
è un intervento importante
che si realizza in collaborazione fra Provincia e Comune: si potrà così avere l’immissione sulla 161 in sicurezza». Eppure c’è anche chi ha
qualche perplessità sulle rotonde: «Lo snellimento della
circolazione a Lusema - puntualizza infatti il sindaco di
Torre Pellice, Armand Hugon
- ha molto velocizzato il traffico che arriva a Torre: mentre coi semafori si creavano
dei momenti di pausa, ora in
certi momenti il nostro centro
è attraversato da un’interminabile coda di auto che rende
difficile l’immissione dalle
strade laterali».
Incroci e strettoie dall'abitato di Villar Pellice al bivio di Osasco-San Secondo
Sono 6 i punti critici sulla provinciale 161
jabato l'inaugurazione della Casa per lungodegenze
Un presidio sanitario a Bibiana
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^ Verso la fine degli Anni 80
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Bibiana una Casa per anziani
tenendo conto della grande richiesta presente in valle e
delle lunghe liste di attesa
nella Case, private, esistenti.
Nel 1991 venne così affidato
n dei professionisti l’incarico
® redigere un progetto di residenza assistenziale con 40
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Nel frattempo l’Ussl 43
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^ e anche le strategie della
nuova azienda sanitaria locale
cambiarono. La struttura di
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j stabiliti e a un certo punto
responsabili dell’Asl 10 si
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La nuova residenza assistenziale
sabato 27 si inaugurerà il
nuovo presidio ospedaliero di
Bibiana: 40 posti letto (10 per
lungodegenza postacuzie, 10
per malati terminali, 10 per
riabilitazione motoria, 10 per
riabilitazione osteoarticolare).
A regime in questa struttura
lavoreranno 30 persone fra
medici, infermieri e personale
di supporto; oltre al servizio
svolto alla popolazione, in
Asl 10 si sottolinea l’importanza di aver avviato un’azione di decongestionamento
dell’ospedale di Pinerolo. Il
commissario dell’Asl 10 Ferruccio Massa ha parlato, a
proposito della nuova struttura di Bibiana, di una «clinica
svizzera»; più terra terra si
può senz’altro affermare che
se si hanno le risorse, le capacità progettuali e si trova una
impresa valida, si riesce, anche in Italia, a chiudere un
cantiere nei tempi prefissati e
a realizzare opere funzionali.
Se manca anche solo uno di
questi elementi si va in crisi;
ne sanno qualcosa a Prarostino dove da anni si attende la
realizzazione di una Rsa (residenza sanitaria assistita) ma
a tutt’oggi si vede soltanto un
enorme buco nella montagna.
Sabato si apriranno le porte
della struttura di Bibiana; da
fuori non sembra neppure un
ospedale: è situata a pochi
metri dalle scuole e dal municipio, con due ali (est e ovest)
che si aprono, su tre piani, ai
lati dell’ingresso principale.
Esternamente si stanno allestendo aiuole, tavolini e panchine. Dentro, le camere avranno uno o due letti, un bagno al massimo ogni due posti letto, possibilità di allacciare una televisione. Anche
le barriere architettoniche sono abolite all’interno; addirittura sulle scale, in coincidenza con i pianerottoli, sono posizionate delle panchine: per
chi è in riabilitazione è importante poter fare del movimento, ma anche riposarsi al
momento giusto.
I Testimoni di Geova a Pinerolo
Nuova Sala del Regno
Sabato 13 giugno è stata
inaugurata a Pinerolo, in località Tahona, la nuova Sala
del Regno dei Testimoni di
Geova; il terreno è stato concesso dall’amministrazione
comunale in base alle normative vigenti riguardo ai luoghi
di culto. L’ufficio stampa dei
Testimoni di Geova si premura di sottolineare che «le
spese sostenute sono state coperte interamente da contribuzioni volontarie e i costi si
sono potuti contenere al minimo grazie alla manodopera
di testimoni». Così, dopo due
anni di lavoro, l’edificio viene portato a termine, con la
Sala del Regno, o delle adunanze, e numerosi altri vani
adibiti ai «gruppi settimanali
di studio biblico e alla scuola
di addestramento per il ministero di evangelizzazione».
Mantenendo come spunto
questa occasione, abbiamo
incontrato i coniugi Attilio e
Franca Costa della congregazione pinerolese.
«Questa sala è chiamata
“Sala del Regno” perché si
parla principalmente del regno di Dio - spiega Attilio
Costa - il fatto di avere questo locale di nostra proprietà
ci permette di gestire le adunanze come meglio vogliamo: gli sviluppi per il prossimo futuro proprio grazie a
questa sala potranno essere
molti per quanti vorranno accostarsi al nostro movimento
e conoscere la parola di Dio:
scopo che resta il principale
delle nostre attività». Franca
Costa ci tiene a sottolineare
che «le riunioni sono caratterizzate dalla massima sempli
cità verso una continua e più
approfondita conoscenza della Bibbia che viene applicata
nella vita quotidiana; durante
la settimana sono poi attivati
dei veri e propri corsi di oratoria in cui ognuno si esercita
a esporre in maniera comprensibile i concetti biblici».
Porta chiusa all’ecumenismo, «proprio perché non sostenuto dalle Sacre Scritture,
anche se - continua Franca
Costa - parliamo molto volentieri con persone di altre
religioni: importante è amare
e rispettare il prossimo a prescindere dalle convinzioni e
dalle credenze religiose di
ognuno». A Leinì, intanto,
sarà inaugurata il 25 di questo
mese una mostra, che resterà
aperta fino al 26 luglio, dedicata ai «Triangoli viola»:
quelle persone che nei lager
erano detenute esclusivamente per aver rifiutato di dichiarare fedeltà a Hitler e di compiere il servizio militare. In
Germania, negli anni del nazismo, dei 19.000 Testimoni
di Geova tedeschi 10.000 furono internati nei campi di
concentramento. «La presa di
posizione dei Testimoni nei
confronti dei conflitti - spiega Attilio Costa - è sempre
stata chiara e lo è ancora oggi: una completa neutralità
anche per quanto riguarda la
situazione politica del paese.
La Bibbia ci aiuta ad avere
questo concezione che non significa che ci escludiamo dalla società, e anzi siamo molto
impegnati socialmente, ma
preferiamo mantenere una
posizione neutrale piuttosto
che schierata».
Nelle
q Chiese
Valdesi
AGAPE — Dal 27 giugno al 7 luglio campo per
adolescenti dai 14 ai 17 anni su «Disagio e protesta».
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 28
giugno alle 18 culto al
tempio del Ciabas.
PRAROSTINO — Giovedì 25 giugno alle 16 riunione estiva ai Cardonatti.
Domenica 28 giugno alle
9 culto al Roc e alle 10,30
culto a Roccapiatta.
RODORETTO — Do
menica 28 giugno culto alle ore 9.
VILLAR PELLICE —
Sabato 27 giugno gli ospiti della Miramonti sono
invitati alla scuola del
Piantà insieme a tutte le
persone anziane del quartiere per una polentata.
Comunicare la propria
adesione a Silvia Davit.
INFORMAGIOVANI
VAL PELLICE
Via Roma 45
Lusema S. Giovanni
0121-900245
informazioni su
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lavoro I
musica
1 1.
tempo libero
Lunedì e venerdì
ore 14' 17
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PAG. IV
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VENERDÌ 26 GIUGNO 1998 ^ERI
Prende l'avvio da Torino un'iniziativa allargata del Movimento
Per una Costituzione europea
ALBERTO CABELLA
Il 12 giugno, in un salone
della Provincia di Torino, è
stato fondato il Comitato torinese della campagna per una
costituzione europea, a cui
hanno aderito la presidente
della Provincia stessa, Mercedes Presso, e diversi parlamentari fra cui Sergio Chiamparino. Furio Colombo, Giorgio Gardiol, gli europarlamentari Riccardo Garosci e Rinaldo Bontempi, i segretari dei
sindacati Cgil-Cisl e Uil, i rettori dell’Università di Torino
e del Politecnico, i presidenti
della Crt e della Fondazione
San Paolo, e altri ancora.
Roberto Palea, del Movimento federalista europeo, e
Piero Fassino, sottosegretario
di stato agli Affari esteri, hanno tenuto le relazioni di base
sui possibili sviluppi dell’integrazione europea dopo la
meta raggiunta di una moneta
unica. L’euro, hanno concordemente affermato i relatori,
deve essere considerato non
un punto di arrivo ma di partenza, perché la sua esistenza
implica la creazione di un governo economico e politico
che guidi i processi di una più
globale integrazione, in prima
istanza un governo della moneta e delle programmazioni
economiche basilari, ivi compresa una omogeneizzazione
fiscali, ma anche regole comuni per il mercato del lavoro
e una politica comune per
l’occupazione, recuperando il
libro bianco dell’ex presidente della Comunità europea,
Delors, aggiornandolo, e infine una politica comune per il
commercio con l’estero e il
confronto con il dollaro.
L’esistenza storicamente rivoluzionaria di una moneta
europea consentirà uno sviluppo importante dell’econo
mia, grazie alla stabilità finanziaria della moneta senza
inflazione, con tassi più bassi
che favoriranno investimenti
più consistenti soprattutto nel
sud dell’Europa e benefici per
i popoli europei. Un’integrazione che dovrà fissare regole
comuni per l’immigrazione,
estendendo gli accordi di
frontiera del trattato di Schengen ai paesi che hanno chiesto
di entrare in Europa, a partire
dal loro ingresso, mentre le
polizie nazionali hanno già
raggiunto livelli importanti di
collaborazione.
L’on. Fassino in particolare
ha illustrato tre problematiche
essenziali per uno sviluppo
politico dell’integrazione. In
primo luogo la necessità di
abbandonare il principio dell’unanimità nelle decisioni del
Consiglio europeo dei ministri
e dei capi di stato, con maggioranze qualificate per alcune materie, evitando così le
paralisi prodotte dai veti nazionali. In secondo luogo una
politica estera e di sicurezza
comune, al posto della cacofonia dimostrata dai paesi
europei durante la guerra del
golfo e durante la guerra civile in Jugoslavia, conflitto in
cui gli Usa si sono trovati costretti a intervenire in assenza
di una soluzione europea. In
terzo luogo la democratizzazione delle istituzioni europee
e la presa di coscienza dei diritti del cittadino europeo e
delle minoranze, problema
quest’ultimo, osserva Fassino,
delicato, perché tali diritti
all’Ovest sono previsti, nei
paesi dell’Est non lo sono
quasi mai (vedi Slovacchia e
Romania nei confronti delle
minoranze ungheresi). Su
questa questione avrei delle
riserve e ricorderei che gli stati nazionali anche in Occidente hanno spesso ignorato tali
IL CI LO INFORMA
Mettersi in proprio
Il bisogno di fare qualcosa di creativo e di indipendente,
di migliorare la propria condizione lavorativa mettendo a
frutto le competenze acquisite in anni di esperienza, essere
alla ricerca di un lavoro e non trovarlo: sono queste alcune
delle molle che possono spingere verso l’attività in proprio.
«Mettersi in proprio» significa investire molto su se stessi, muoversi con una certa libertà e creatività, avere chiari
gli obbiettivi e il tipo di attività che si vuole intraprendere
nel pieno rispetto delle proprie attitudini e delle proprie capacità; e vuol dire inoltre assumersi la responsabilità completa del lavoro che si intende svolgere.
Ecco qualche elemento che può essere di aiuto per analizzare la propria attitudine rispetto ad alcuni «elementi caratteristici» del mettersi in proprio: motivazione e determinazione personale, senso di responsabilità, capacità di prendere delle iniziative, disponibilità ad assumersi il rischio, chiarezza di intenti, senso pratico, capacità di ascolto capacità di
relazione con l’estemo, competenze specifiche.
Bisogna chiedersi per esempio se il proprio prodotto-servizio è vendibile, quale tipo di cliente può essere interessato, quali e quante sono le altre aziende che già operano in
questo settore del mercato, che cosa ha il proprio prodotto
in più rispetto alla concorrenza perché venga scelto. Per non
improvvisarsi imprenditori è necessario individuare un iter
da seguire che permetta prima di tutto di definire un’idea; la
tappa successiva sarà quella di ricercare informazioni sul
settore in cui si vuole operare. Una volta individuato il settore di attività occorre scegliere la miglior veste giuridica in
cui operare: da soli (come lavoratore autonomo, impresa individuale o impresa familiare), in società (come società di
persone, società di capitali ecc.). Discorso a parte meritano
le società cooperative che possono essere di vario tipo (di
consumo, di produzione lavoro, agricole, edilizie, di credito,
sociali), e che si possono definire come l’unione di persone
che svolgono un’attività economica a favore dei .soci stessi.
Ovviamente per «mettersi in proprio» non bastano queste
informazioni proprio per questo il centro di iniziativa locale
per l’occupazione (Cilo) di Pinerolo in collaborazione con
la Provincia di Torino e l’Agenzia di sviluppo Codex, ha attivato un servizio di consulenza sul «mettersi in proprio» e
sull’imprenditoria femminile (Progetto Now). Contattando
il Cilo è possibile infatti prendere un appuntamento per studiare la forma più adatta per realizzare un’idea, avere suggerimenti su come impostare un progetto, essere seguiti nella prima fase di inizio dell’attività.
diritti pure previsti nelle loro
Costituzioni; pertanto è vero
che vi è oggi una cultura liberale più diffusa all’Ovest ma
il problema esiste ancora in
alcuni paesi, Turchia in testa.
La convinzione dei federalisti, condivisa da Fassino, è
che un’integrazione politica
progressiva che approdi a un
sistema federale non sarà un
percorso facile e pertanto è
indispensabile una mobilitazione popolare nei paesi
dell’Unione, mirate a ottenere una Costituzione tramite
un’assemblea costituente. La
scadenza tra un anno del rinnovo del Parlamento europeo
è un’occasione per impegnare
i candidati e gli elettori a imporre un mandato per trasformare il Parlamento in assemblea costituente, o perlomeno
dotarlo di poteri adeguati che
prefigurino la Costituente.
Il Comitato che si è costituito ha affidato la presidenza
a Mercedes Bresso e si è posto due obiettivi strategici illustrati dalla Bresso e dai rappresentanti del Mfe. In primis
l’istanza di promuovere la
raccolta di firme per una Costituzione europea in tutte le
piazze italiane cominciando
da quelle di Torino. In secondo luogo l’organizzazione di
incontri su problemi specifici
e con categorie specifiche di
cittadini: insegnanti, sindacalisti, manager e giuristi.
Torre Pel lice
Una mostra
sul fuoco
Nella Sala Paschetto del
Centro culturale valdese di
Torre Pellice, via Beckwith 3,
alle ore 17,30 di sabato 27
giugno, si inaugura la mostra
fotografica di Maria Erovereti, dal titolo «Fuoco». L’artista, che vive e lavora a Grugliasco, ha elaborato varie
forme espressive, tra cui la
pittura, approdando nel 1980
alla fotografia; negli Anni 90
oggetto della sua ricerca diventa l’interazione fra i corpo
e gli elementi naturali. Nel
1995 organizza la prima personale, «Immanenze», presso
la galleria «Studio laboratorio» di Torino; nello stesso
anno fonda con quattro fotografo il gruppo «Odieffe»
(Officina donne fotografia),
con il quale espone ancora
presso lo «Studio laboratorio», «Percorsi paralleli». In
questo ultimo lavoro di Maria
Erovereti ci troviamo di fronte a due strade: da un lato la
figura umana colta in tutta la
sua fisicità (membra in primo
piano), dall’altro la sua trasformazione verso una dimensione diversa, in una fotma quasi astratta, in cui l’uso
del rosso sembra condurre alla dissoluzione del corpo.
La mostra sarà aperta al
pubblico fino al 26 luglio giovedì, sabato e domenica dalle
ore 15 alle 18 e gli altri giorni
dalle ore 14 alle 17.
Una mostra a San Germano Chisone
Le fortificazioni
nelle vallate alpine
Il Pinerolese, essendo una
zona di confine, fu testimone
per secoli dell’interminabile
contesa tra la Francia e il ducato di Savoia: le opere difensive ebbero quindi una rilevante importanza nel corso
dei secoli e tracciarono parte
della sua storia. La direttrice
della vai Chisone, la porta di
Francia, era certamente la più
importante e massicciamente
fortificata secondo la mentalità francese, che propendeva
per una difesa statica, consistente nel rafforzamento delle barriere naturali delle
montagne. Prima Porosa e
poi soprattutto Fenestrelle,
con la presenza di possenti
fortificazioni divennero i
punti strategici della valle.
Anche la vai Germanasca era
anticamente ben fortificata
con piazzeforti che ne impedivano l’accesso. In questa
zona delle Alpi, oltre alla rivalità con la Francia occorre
anche segnalare la presenza,
a partire dal XII secolo, delle
popolazioni valdesi esuli dalia Provenza, che complicò
ancor più gli equilibri politici
e contribuì ulteriormente alla
costruzione di alcune roccaforti atte a ostacolarne l’insediamento (Forte Mutin,
Fort Louis).
Per questi motivi l’assessorato alla Cultura della Comunità montana valli Chisone e
Germanasca ha realizzato
un’ampia documentazione
sulle fortificazioni del suo
territorio e ha preparato una
mostra itinerante che ha per
titolo «Mura fortificate. Opere difensive lungo le valli
Chisone e Germanasca». L’
iniziativa rientra nel progetto
«Liberi nella diversità», patrocinato dalla Regione Piemonte e dalla Provincia di
Torino, che intende celebrare
con varie manifestazioni il
150° anniversario dello Statuto Albertino e dell’emancipazione dei valdesi nell’intento di far conoscere le risorse culturali delle due valli.
La mostra è stata allestita in
collaborazione con l’Associazione parco «Villa Widemann» di San Germano Chisone, nella prestigiosa cornice dell’omonimo parco, dove
ha sede il palazzo comunale.
Poi inizierà il suo viaggio in
alcune località valligiane e
farà tappa a Massello, a Fenestrelle durante le annuali manifestazioni estive, a Perosa
Argentina, a Pinerolo durante
la rassegna dell’artigianato, a
Porte, al Centro culturale di
Torre Pellice, per poi tornare
a Fenestrelle quale mostra
permanente inserita nella rete
degli ecomusei provinciali. A
San Germano la mostra sarà
aperta fino a domenica 28
giugno, dalle ore 15 alle 20
nei giorni feriali e dalle 10 alle 20 nei festivi.
VISUS
di Luca Regoti & C. t n.c.
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10066 TORSE PELLICE (TO)
L’OTTICO DI LUCERNA
di Federico Regoli & C. s.n.c 9 I
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26 giugno, venerdì — SAN
PIETRO VAL LEMINA: Al
«Palachiale», alle 21, gara di
ballo liscio tradizionale piemontese aperto a tutte le federazioni, seguiranno gare aperte
al pubblico.
26 giugno, venerdì — PINEROLO: In piazza San Donato, alle 21,30 per Pinerolo
Estate 1998, «L’isola del Cabaret» Arturo Di Tullio presenta
«Sei personaggi che hanno trovato l’autore».
27 giugno, sabato — TORRE PELLICE: Alle 17,30, al
Centro culturale valdese, nella
sala Paschetto, avverrà l’inaugurazione della mostra fotografica di Maria Erovereti dal titolo «Fuoco». L’esposizione resterà aperta fino al 26 luglio
con il seguente orario: giovedì,
sabato e domenica dalle 15 alle
18, i restanti giorni dalle 14 alle 17 rivolgendosi all segreteria, tei. 0121-932566.
27 giugno, sabato — SAN
PIETRO VAL LEMINA: Al
«Palachiale», alle 20, grande
assado con finale a sorpresa;
durante la serata sarà possibile
seguire una partita del Mondiale di calcio Francia 98. Per prenotazioni tei. 0121-543462.
27 giugno, sabato — TORRE PELLICE: Alle 16,45, alla biblioteca della Casa valdese, pomeriggio del patuà «Mi
contiou, mi contiou», racconti,
musica, video a cura del gruppo promotore del progetto
«Moun pai, ma lëngo».
27 giugno, sabato — PINEROLO: Presso lo spazio espositivo «En plein air», str. Baudenasca 118, alle 21, «Weird
Tales», un viaggio di «Tragala
Teatro» all’interno del testo di
Lovecraft.
27 giugno, sabato — TORRE PELLICE: Alle 16,30, alla civica biblioteca «Carlo Levi», incontro con Guido Quarzo; presenta Orietta Brombin,
illustratrice di libri per bambini
e ragazzi.
27 giugno, sabato — PINEROLO: Alie ore 21, al Centro
sociale di via Lequio, si tiene
un pubblico dibattito sulla nuova legge sull’immigrazione e
sulle circolari applicative. Partecipano l’on. Giorgio Gardiol,
un rappresentante della comunità curda in Italia e un avvocato esperto in materia.
27-28 giugno— TORRE
PELLICE: Al circolo Mûris
sesta mostra di pittura «I soci
per i soci» e 2° Concorso di pittura «Beppe Cardellino».
27-28 giugno — PRAROSTINO: «Prarostino in fiore» a
partire da sabato 27 con giro
musicale delle borgate e omaggio floreale a tutte le famiglie,
serata danzante, esibizione di
ballo liscio e latinoamericano.
Domenica 28 esposizione e
concorso floreale, mostra fotografica su «Prarostino e i suoi
animali tra i fiori», gare di bocce, pomeriggio danzante.
28 giugno, domenica —
VILLAFRANCA: Alle 21 musical «Forza venite gente».
28 giugno, domenica — PINEROLO: In piazza Santa
Croce, alle 21,30, ballo con
l’orchestra «Monica Pastor».
Ingresso lire 15.000 consumazione compresa.
29 giugno, lunedì — TORRE PELLICE: Alle 21 Consiglio comunale: all’odg, tra l’altro, l’applicazione dell’avanzo
di amministrazione al bilancio
per l’esercizio 1998.
29-30 giugno — PINEROLO: Alle ore 21,30 nel centro
storico avrà luogo una rappresentazione teatrale itinerante
proposta dall’Assemblea teatro
dal titolo «Pazze regine». Organizza il Rotaract, con il patrocinio della città di Pinerolo; l’ingresso costa 10.000 lire, il ricavato sarà devoluto al restauro
della chiesa di Sant’Agostino.
30 giugno, martedì — TORINO: Nella sala del Consiglio di Facoltà del Politecnico
incontro sul tema «Le infrastrutture del servizio idrico integrato», dalle 9,30 alle 12,30.
2 luglio, giovedì — PRAROSTINO: Serata di musiche
e balli occitani, gara alle bocce
in notturna alla baraonda.
VALLI
CASONE • GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 28 GIUGNO
Fenestrelle: Farmacia Grippo
- Via Umberto 11, tei. 83904.
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 28 GIUGNO
San Secondo: Farmacia Mellano - via Rol 16, tei. 500112.
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTIC
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma: giovedì 25, ore
21.15 e venerdì 26, ore 21,15
U testimone dello sposo; sabato 27 e domenica 28, oie
20 e 22,15, lunedì ore 21,15,
La vita è bella.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 26, ore 21,15, Il dolce
domani; sabato, ore 21,15,
L’urlo dell’odio; domenica,
ore 15,15, 17,15, 19,15 e
21.15 lunedì e martedì, ore
21.15 Mister Magoo; in luglio chiuso per ferie.
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma,
alla sala «5cento», L’angolo
rosso; feriali e festivi 20 e
22,20, sabato 20 e 22,30; alla
sala «2cento» è in visione
The game; feriali e festivi 20
e 22,20, sabato 20 e 22,30.
SAN SECONDO — Per la
rassegna «Cinema in piazza»,
venerdì 26 giugno, alle ore
21,30, in piazza Europa,
proiezione del film Tre uomini e una gamba.
PRIVATO acquista mobili vecchi-antichi e oggetti
vari; tei 0121-40181.
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fICtvMSI IVIIIIOt • '''
tei. 0121-323422; fax 323831
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Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
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A Milano la Conferenza del distretto dell'Italia settentrionale e Svizzera
Il ruolo delle chiese in una società che cambia
Invito a «vivere con maggiore determinazione le proprie responsabilità istituzionali
in uno spirito di collaborazione reciproca». Accolte due nuove chiese «etniche»
^eaM-JACQUES PEYBONEL
DOPO una lunga discussione che ha evidenziato
una netta contrapposizione
tra la Commissione distrettuale (Ced) e la Commissione
d’esame (Cde), la Conferenza
del II distretto ha deciso di
porre fine all’annoso dibattito sul «decentramento» e ha
invitato le chiese, i Consigli
di circuito e la Ced a «vivere
con maggiore determinazione le proprie responsabilità
istituzionali in uno spirito di
collaborazione reciproca e di
valorizzazione dei principi di
partecipazione definiti dal
nostro ordinamento». Proseguendo il discorso degli scorsi anni, la Ced aveva incentrato la propria relazione su
questa tematica, con una
lunga introduzione sul «senso dell’autonomia nelle chiese locali e negli organismi intermedi». La Cde, composta
da Salvatore Ricciardi e Sandra Rizzi, ha risposto con una
vera e propria «controrelazione», ricordando la storia
delle delibere sinodali in proposito, a partire dal 1990. Secondo la Cde, la questione ha
la sua origine «nella volontà
del Patto di integrazione di
far convivere due ecclesiologie diverse». Conclusione: visto che la questione interessa
soltanto il II distretto, è bene
attenersi alle decisioni sinodali. Anche se l’estensione
geografica del distretto potrebbe giustificare una maggiore autonomia, anche amtninistiativa, dei corpi intermedi, la consistenza numericadelle chiese è troppo debole per poter pensare di trasformare le Conferenze distrettuali in Sinodi regionali,
come nella Chiesa riformata
iSfrancia.
Ciò non toglie che i vari livelli assembleari su cui è organizzata la Chiesa valdese
conservano pienamente il loro diritto-dovere di progettate iniziative volte all’adempimento del loro compito di
predicazione, di testimonianze di impegno diaconale.
Il pastore e due membri della Chiesa coreana «Missione per Milano»
Del resto, nonostante i persistenti problemi della sistemazione del campo di lavoro
(che rappresentano un buon
50% delle preoccupazioni
della Tavola valdese), nonostante il calo numerico dei
membri di chiesa, nonostante l’ancora insufficiente risposta contributiva, a nessuno sfugge l’importanza del
ruolo delle chiese protestanti
nella società italiana di questo fine millennio.
Prova ne sia che anche quest’anno, come già lo scorso
anno, due nuove chiese «etniche» hanno chiesto di entrare
a far parte della Chiesa valdese: una è la Chiesa presbiteriana coreana «Missione per
Milano», che conta 130 membri; l’altra è la Chiesa evangelica ispano-americana di Genova, formata da 64 membri,
nata dall’azione della Chiesa
valdese locale a favore degli
stranieri. Il bel culto domenicale nella Chiesa di via Porro
Lambertenghi ha permesso di
rendersi conto che le nostre
piccole chiese sono ormai
pienamente investite dal fenomeno più significativo di
questo fine millennio, quello
della «mondializzazione», che
in questo caso vuol dire immigrazione di fette sempre
più consistenti di popolazioni
provenienti da ogni parte del
globo. D’altra parte, anche le
opere diaconali che operano
nell’ambito del distretto, molte delle quali sono impegnate
in grandi progetti di ristrutturazione, cercano di dare una
risposta evangelicamente motivata alle esigenze di una società in piena trasformazione:
chi sul piano della salute, chi
sul piano dell’accoglienza, chi
sul piano dell’incontro e del
confronto.
Certo, le chiese, come la
società nella quale sono inserite, stanno attraversando un
periodo di transizione (e
quindi di crisi) in cui spesso
si sentono disorientate (il difficile rapporto tra chiese e
giovani ne è la controprova),
eppure sanno di avere una
guida, Gesù Cristo, che non
le abbandona in questo difficile cammino. Al di là delle
questioni amministrative che
hanno occupato gran parte
del dibattito, questa è sicuramente la base solida sulla
quale le chiese devono fondarsi per poter portare avanti
con più determinazione la loro testimonianza.
Uno dei momenti più intensi della Conferenza
La strada tortuosa dell'ecumenismo in Italia
IGNAZIO DI LECCE
SENZA dubbio uno dei
momenti più intensi e interessanti della Conferenza è
stato il dibattito appassionato, e non scontato, dedicato
ai temi dell’ecumenismo.
Diversi oratori intervenuti
hanno cercato di ricondurre
la riflessione alle sue radici
autentiche e profonde, cioè al
problema della nostra «identità» e deir«ascolto dell’altro».
Non si è mancato di denunciare le gravi contraddizioni
di quest’ultimo periodo, con
nesse con l’ostensione della
Sindone, con la sua coda
commercial-propagandistica
e le promesse di indulgenze
che tanto ci hanno ricordato
la Controriforma, con le problematiche del «giubileo» che
presto ci investiranno, se non
altro come cittadini e contribuenti italiani, e con le posizioni prese dalla chiesa di Roma riguardo a tematiche sociali come la scuola o la legge
che regolamenta l’aborto;
tuttavia non si è tralasciato di
mettere in luce anche gli elementi positivi del quadro ge
la serata di sabato è stata dedicata a questo tema
I giovani e le chiese: un rapporto difficile
GABRIELE VOLA
T A Conferenza ha dedicato
^la serata di sabato ai giochiedendo alle giunte
^Rionali Egei, a singoli/e gio^1 e al Coordinamento gioni della Lombardia di ge*ria. Numerosi sono stati gli
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che giovani^ ^ problemati^nih m genere, que
sto almeno ci è sembrato il
quadro descritto dalla severa
lettera del segretario Egei del
Piemonte, letta nel corso della serata.
Per quanto riguarda la
Lombardia, abbiamo ascoltato la relazione di presentazione del Coordinamento giovani (Cg). Costituito dai rappresentanti dei gruppi giovanili milanesi e da singoli/e giovani provenienti da alcune
chiese battiste, metodiste e
valdesi del 6“ circuito (Bergamo, Pavia), il Cg si pone come obiettivo quello di far circolare informazioni e organizzare attività, sia ricreative,
sia di riflessione, per superare l’isolamento in cui i giovani evangelici sono spesso costretti a vivere la propria
identità. Per questo motivo il
Cg ha pensato di scrivere periodicamente un foglio informativo e di discussione su temi di interesse comune e di
organizzare mensilmente un
incontro a tema presso il
Centro P. Andreetti di San
Fedele. Il Cg però desidererebbe che questo lavoro si
svolgesse maggiormente in
collaborazione con le chiese
per far si che i ragazzi e le ragazze alla fine del catechismo
possano trovare uno spazio
«naturale» nel quale inserirsi
e sentirsi accolti.
Infine il Triveneto; anche
in questa regione è in atto
una fitta discussione sul ruolo della Egei. Vi sono numerosi giovani critici nei confronti della Federazione
(gruppo di Trieste). Per quanto riguarda i momenti di incontro, i gruppi del Triveneto
si sono trovati a Venezia per
riflettere sul tema dello «sradicamento» e hanno partecipato insieme ai gruppi della
Lombardia e del Piemonte al
Campo formazione «Giovani
e società: c’è grossa crisi...».
Credo che questa serata di
presentazione dei giovani e
di rendiconto delle attività
svolte quest’anno nelle regioni sia stata utile sia per i giovani, sia per le chiese. Sebbene la discussione abbia stentato a decollare e sia finita
poi col cadere nel circolo vizioso dell’annosa polemica
Fgei-anti Egei, è stata comunque importante perché
ci ha fatto ricordare che in
tutto questo lavoro, che ci richiede tanto tempo e fatica,
non siamo soli: al nostro
fianco c’è sempre il Signore
che ci aiuta e sostiene in tutto ciò e senza il quale, tutto
ciò non avrebbe senso.
nerale del dopo Graz. Alcuni
interventi hanno lamentato la
mancanza, da parte nostra, di
un’approfondita analisi delle
dinamiche con cui la Chiesa
cattolica romana da una parte si mostra consapevole dell’importanza della lettura del
testo biblico e prosegue nel
processo di semplificazione
liturgica, mentre dall’altra assume un atteggiamento volto
ad assorbire stimoli, idee e
spiritualità altrui in vista di
una metabolizzazione sincretistica, tesa comunque a riaffermare la continuità della
tradizione e il primato del papato su tutte le altre istanze
presenti nel mondo cristiano,
considerate manchevoli o,
nel migliore dei casi, incomplete, e a riconquistare posizioni e privilegi persi nella società civile di alcune zone del
nostro paese.
La schizofrenia, più volte
osservata e denunciata nelle
nostre chiese, fra una prassi
tutta rivolta all’incontro e al
dialogo con persone di buona volontà e una rinuncia alla riflessione teologica approfondita si spiegherebbe,
forse, con una certa debolezza da parte nostra nel comprendere la natura dei fenomeni in corso, i cui esiti visibili sono così ostici per la nostra sensibilità, e con una
certa erosione della consapevolezza, anche culturale, delr«essere protestanti».
Questi momenti di tensione ecumenica ci hanno comunque permesso di dialogare con gli ambienti evangelicali, non sempre interessati all’ecumenismo, e inoltre
nella città di Milano, dopo un
intenso lavoro di preparazione, si è finalmente giunti alla
creazione del «Consiglio delle
chiese cristiane di Milano.
Infine è stata posta con forza la questione della continua riflessione e sorveglianza
sulla laicità dello stato non
solo nei confronti della Chiesa cattolica romana, ma anche dei cosiddetti «laici»,
troppo inclini, a volte, a piegare il ginocchio di fronte «al
trono e all’altare».
Le principali decisioni
Classificazione delle chiese locali
La Conferenza distrettuale, ritenuto che l'attuale classificazione
delle chiese locali risulta di fatto unicamente determinata dal dato numerico dei membri; ritenuto che tale meccanismo non esprima adeguatamente un valido criterio per determinare la qualifica
della chiesa locale; richiamati in particolare gli atti 15/Cd 11/94 e
9/Cd 11/97 dà mandato al seggio di nominare una commissione ad
referendum che elabori un progetto di riforma regolamentare da
proporre al Sinodo, il quale, senza trascurare il dato numerico,
consenta il maggior apprezzamento di altri elementi di giudizio
al fine della classificazione delle chiese locali [...]
Ecumenismo
La Cd, di fronte alla crescente spettacolarizzazione del fenomeno religioso della Sindone a Torino, operazione gestita dai vertici
della Chiesa cattolica romana, in pieno accordo con le istituzioni
pubbliche, regionali, provinciali, comunali e cittadine; esprime la
propria amarezza per questo tipo di manifestazione confessionale alimentata da pubblico denaro che tende a rispondere a reali e
diffusi bisogni di spiritualità affidando i misteri, il sacro, il perdono alla sapiente gestione dalla gerarchia romana; ribadisce che al
centro della fede cristiana c'è la parola di Cristo risorto e vivente
narrato dal Nuovo Testamento e non la venerazione di reperti sacri cimiteriali: «La fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono» (Ebrei 11,1); chiede alle chiese del distretto di prendere visione del recente documento varato
unitariamente dagli evangelici torinesi intitolato «La Sindone e la
certezza della fede», che si colloca come interpretazione, alla luce
dei testi biblici, di questo fenomeno religioso di massa, che verrà
prossimamente riproposto a Torino in occasione del giubileo-anno santo; e le invita altresi nel corso dell'attuale confronto ecumenico a porre sempre al primo posto la parola del Signore che è
proposta di continua conversione a Cristo.
Chiesa ispano americana di Genova
La Cd, vista la domanda della Chiesa evangelica ispano-americana di Genova di inserimento nella giurisdizione sinodale; ritenuto che detta chiesa possieda i requisiti necessari per vedere accolta la sua domanda; [...] esprime parere favorevole all'accoglimento della Chiesa evangelica ispano-americana di Genova nella
comunione delle chiese valdesi e metodiste sulla base di convenzione con la Tavola valdese e la Chiesa valdese di Genova che regoli la materia della provvista pastorale, della materia finanziaria
e dell'uso dei locali in dotazione alla Chiesa valdese di Genova
nonché dello statuto che accompagnerà la detta convenzione,
preservando le caratteristiche proprie della chiesa ispano-americana nel quadro dell'ordinamento valdese, si rallegra per la testimonianza evangelica che detta chiesa rende nella città di Genova,
specie fra gli immigrati di lingua spagnola [...].
Chiesa coreana «Missione per Milano»
La Cd, rallegrandosi per la domanda della Chiesa coreana «Missione per Milano» di far parte dell'unione delle chiese valdesi e
metodiste, ravvisa in tale domanda una ulteriore spinta a vivere
l'Evangelo insieme con sorelle e fratelli che hanno radici e impostazioni culturali diverse dalle nostre. Raccomanda al Sinodo di
deliberare favorevolmente circa l'accoglimento della richiesta.
Chiesa presbiteriana coreana Chanyang
La Cd prende atto che la Chiesa presbiteriana coreana
Chanyang, accolta l'anno scorso nell'ambito dell'unione delle
chiese valdesi e metodiste, si articola in due chiese territoriali; Milano {6° circuito) e Piacenza (8° circuito).
Zurigo
La Cd si compiace del fatto che la chiesa di Zurigo possa essere
riconosciuta dal prossimo Sinodo come chiesa autonoma, nella
forte tradizione di radicamento e di presenza in quella città. La
Cd si rallegra altresì del fatto che tale riconoscimento porterà ad
un rapporto più snello con la chiesa cantonale, che farà sentire
benefici effetti anche per ciò che attiene alla cura pastorale.
Responsabilità e testimonianza
La Cd, ritenendo doversi concludere il dibattito sul «decentramento», invita le chiese, i Consigli di circuito, la Commissione
esecutiva distrettuale a: vivere con maggiore determinazione le
proprie responsabilità istituzionali in uno spirito di collaborazione reciproca e di valorizzazione dei principi di partecipazione definiti dal nostro ordinamento; promuovere progetti concreti di
testimonianza che possano essere resi noti, sostenuti, condivisi,
messi in atto. Come esemplificazione sono presentate le seguenti
tematiche: i diritti civili di cittadinanza per gli immigrati e la questione della laicità nel campo scuola; l'ecumenismo nella sua
complessità e nelle contraddizioni soprattutto nei rapporti col
cattolicesimo; l'Europa e la ricostruzione della sua unità nella riconciliazione; la responsabilità nell'accogliere il dialogo in atto
con le istituzioni pubbliche.
Centro Luciano Menegon
La Cd ringrazia quante e quanti profondono energie e passione
per il mantenimento e il consolidamento di quest'opera. Approva
l'operato per il rendiconto finanziario del centro. Dà mandato alla Ced di vigilare perché ì lavori di ricostruzione procedano e si
concludano in un quadro di sobrietà e di realismo [...].
Opere e istituti nel distretto
La Cd, in riferimento alla costituzione della Commissione sinodale per la diaconia e al progressivo affidamento alla medesima
di opere e istituti che precedentemente rispondevano della loro
gestione alla cd, ritenendo che anche la Cd, come le assemblee di
circuito (vedi art. 4a R05), debba essere il luogo in cui tutte le
opere e gli istituti presenti nel distretto vengano esaminati dal
punto di vista della loro testimonianza, chiede al Sinodo di provvedere alle opportune modifiche dell'art. 13 R05.
Contribuzioni e accantonamenti
La Cd invita le chiese a vivere una concreta solidarietà fra di loro e nei confronti delle amministrazioni (Tavola valdese, Cp/Opeemì ecc.), alle quali in modo complementare e diverso abbiamo affidato i compiti gravosi. [...] La Cd esorta le chiese a non accantonare fondi eccedenti il 30% della propria contribuzione annua alle casse centrali, ed attenersi, per le contribuzioni alle stesse, agli
obiettivi indicati dal Cp/Opeemi per le chiese metodiste e dalla
Cedi per quelle valdesi, a meno di gravi e giustificati motivi.
Gli incarichi
La Ced del II distretto è stata eletta nelle persone di: Giovanni Carrari (presidente), Arrigo Bonnes (vicepresidente),
Francesca Tanzi (sepetaria), Raoul Matta, Franca Barlera,
Gabriella Marangoni, Marie-France Maurln (membri).
La Commissione d’esame per la prossima Conferenza
sarà composta da Davide Giannoni e Gianandrea Nicolai
(supplenti Teodoro Fanlo y Cortéz, Paolo Sensi).
Deputata della Conferenza al Sinodo è stata eletta Gabriella Marangoni (supplente Daniela Macchioro).
La prossima Conferenza si svolgerà a Vallecrosia. Predicatore d’ufficio è stato designato Sandro Di Tommaso (supplente Ninfa Raggi).
12
PAG. 8 RIFORMA
Conferenza Del III Distretto
VENERDÌ 26 GIUGNO igg»
VENERI
Si è tenuta a Ecumene la Conferenza del distretto dell'Italia centrale
Le difficoltà delllmpegno comune
L'evangelizzazione in una situazione di diaspora, i giovani e le chiese, una certa
disaffezione per la nostra democrazia assembleare sono stati i temi dominanti
EUGENIO RIVOIR
Non si può parlare di
questa conferenza senza
esprimere un grande senso di
disagio. Che cosa è successo
in questi anni che rende sempre più difficili i nostri incontri, il nostro progettàre comune? L’impressione generale, al momento della partenza da Ecumene, è quella
di una sempre maggiore fatica a accettare il confronto.
Probabilmente negli ultimi
anni si è logorata la capacità
di esprimersi in modo pluralistico nella grande diaspora
delle chiese metodiste e vaidesi nel nostro paese. È sempre stato molto difficile lavorare in solitudine, quando i
fratelli e le sorelle che solidarizzano con te sono a moltissimi chilometri di distanza.
Tuttavia, mi pare, si poteva
contare sulla solidarietà piena degli uni e degli altri, anche nel quadro di impostazioni leggermente diverse.
Era importante confrontarsi
e ci si confrontava quindi,
anche con vivacità e con passione. Molte Conferenze distrettuali, molte assemblee
di circuito erano segno di
questa passione e di questa
volontà di discutere, per
spiegarsi, per capirsi, per
aver modo di indicare soluzioni alternative. Perché
adesso no? Oppure questa
impressione è solo il risultato
di una visione troppo ideale
del passato recente? Bisognerà comunque avere il
tempo di capire perché i nostri incontri, ora, sono spesso
così difficili (non ci si con
La Casa valdese di Rio Marina
franta, ma ci si arrabbia: non
si spiega ma ci si difende).
Eppure i lavori della Conferenza di Ecumene sono iniziati in modo bellissimo. Due
candidati al ministero pastorale, Peter Ciavarella e Marco
Cisoia, si sono presentati con
una loro predicazione «di
prova» e ci hanno molto rallegrati. Si direbbe che, sempre
di nuovo, ognuno di noi venga costretto a riflettere sul fatto che ogni volta U «nuovo» ci
viene portato dalla parola
della vita, inattesa, imprevedibile, portatrice di speranza.
Due proposte di culto molto
diverse una dall’altra, ma stimolanti, fresche e nello stesso
tempo molto serie; due proposte fatteci da giovani che, si
direbbe, sanno molto bene
che il campo di lavoro è difficile ma dicono: «Se ci volete,
proviamo a lavorare insieme,
e proviamo a vedere che cosa
la Parola che porta speranza
ci propone». Per questo non
usciamo amareggiati, ma
consci della difficoltà di questo impegno comune.
Ma poi, uscire amareggiati,
perché? Le notizie che nel
corso della riunione ci sono
state date sono in gran parte
incoraggianti. Da una parte è
arrivata la segnalazione che
una chiesa che sembrava in
via di estinzione (Viareggio)
ha ripreso con grande slancio
il suo cammino di testimonianza e dà segni di ripresa
nettissima. Dall’altra parte,
nel quadro di una serata tutta
dedicata a vari progetti di
evangelizzazione nell’Italia
centrale, abbiamo sentito
parlare di quel che a Pescara,
a Perugia, sull’Isola d’Elba si
sta facendo. Sono, è vero, notizie non omogenee, che vanno daH’ottimismo aperto alla
riserva estrema: ma si tratta
comunque di un lavoro che è
iniziato in modo più continuo che nel passato. La Commissione esecutiva distret
tuale, che ha voluto indicare
il problema dell’evangelizzazione come punto dominante
di questa Conferenza, è stata
incoraggiata fortemente a
continuare su questa strada.
Infine i giovani. La Commissione d’esame si era lamentata che di loro non si
riuscisse a parlare mai; e allora la discussione improvvisamente è cominciata, e
sembrava non dovesse finire
più. Giovani e non giovani
sono intervenuti nel dibattito, e la calma si è trasformata
in tensione. Non è stato facile per nessuno dire in poche
parole quel che era successo
e un atto della Conferenza
non può che chiedere «che la
diffusione dell’estratto del
verbale sull’argomento costituisca un valido contributo
per continuare nelle chiese
locali tale dibattito».
La nuova Commissione
esecutiva avrà molto da fare.
Le mancherà il contributo di
Adam Blaszczyk che è morto,
dopo lunga sofferenza, pochi
giorni prima della Conferenza. Anche quell’assenza ha
pesato, come quelle di Paolo
Sbaffi e di Federico Roela. Li
abbiamo salutati come si salutano compagni di lavoro
che si era abituati ad avere
accanto e che ci erano perfino sembrati indispensabili.
Ora, una volta di più, dobbiamo rimetterci a riflettere sulla provvisorietà dei nostri
cammini, sulle separazioni
dolorose che ci obbligano a
ripensare le cose con animo
grato per tutto quello che coloro che ci hanno lasciato
hanno saputo darci.
» Perugia, Pescara, Rio Marina; situazioni diverse, stesse speranze e prospettive
Tre «poli» per fare evangelizzazione e testimonianza
ROSSELLA LUCI
Il tema dell’evangelizzazione e della testimonianza è
stato, seppur a volte in maniera non esplicita, il filo rosso dei lavori della Conferenza: dalla «rinascita» della piccola comunità di Viareggio,
dovuta all’impegno di alcuni
giovani con l’aiuto del pastore della chiesa di Lucca, alla
testimonianza resa dall’operato svolto dal Centro evangelico di servizio di Villa San
Sebastiano nella difficile
realtà abruzzese in cui lavora,
dalla mancanza di dialogo
emersa aH’interno di quasi
tutte le comunità, con i giovani, all’analisi dettagliata
dei tre progetti bmv di evangelizzazione, già avviati da alcuni anni (Perugia, Pescara e
Rio Marina).
La relazione della Ced nel
paragrafo della vita delle
chiese metteva in evidenza
alcuni problemi: «Malgrado
la pochezza dei nostri numeri
e mezzi vanno avanti i tre
progetti di evangelizzazione
sia pure nelle difficoltà derivate soprattutto dalla nostra
impreparazione e riluttanza a
occuparci dell’espansione e
della crescita delle nostre
chiese. Dobbiamo ricordarci
della metafora usata dall’apostolo Paolo del “corpo”: le
nostre chiese locali sono
membra di un unico corpo,
che è la chiesa di Cristo. È
giusto che siano diverse, perché così è nel corpo umano,
però non va bene se alcune
sono asfittiche, malate, paralizzate... Bisogna che ricevano il giusto nutrimento, che
crescano in statura e maturità "verso colui che è il capo,
cioè Cristo. Da lui tutto il corpo ben collegato e ben con
nesso mediante l’aiuto fornito da tutte le giunture, trae il
proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola
parte, per edificare se stesso
nell’amore” (Efesini 4, 16).
Pensiamo che tutta la Conferenza dovrebbe riflettere su
questo versetto, per ricordare
che la vocazione a evangelizzare non riguarda solo progetti particolari, ma la vita di
ogni singola chiesa (...). Nelle
grandi chiese c’è un ricambio
che permette di non accorgersi delle perdite quanto a
membri o ai loro figli: andrebbero sviluppate delle
strategie nei loro confronti.
L’esperienza di tener aperte
le chiese per permettere ai visitatori di conoscerci non è
sempre ben accolta e seguita;
bisognerebbe prendere coscienza che dovrebbe essere
una nostra offerta e non venire al seguito della richiesta
di un ente del turismo o di altra autorità locale».
Con questa premessa, in
una delle serate a disposizione, i partecipanti alla Cd si
sono divisi in tre gruppi: a
ciascun gruppo è stata offerta
la possibilità di conoscere più
da vicino uno dei progetti di
evangelizzazione. Questo
metodo ha permesso a tutti
di poter confrontare direttamente l’esperienza maturata
nella comunità/città di provenienza con quella di una
situazione in cui sono state
predisposte e attivate delle
energie ad hoc.
In «crescita» la chiesa in
formazione di Perugia, in cui
si aspetta con ansia di potersi incontrare e dalla quale sono giunte sollecitazioni e proposte. La considerazione di
estendere a tutta l’Isola d’Elba il progetto Rio Marina e la
necessità di avere un/una responsabile sul posto per non
disperdere definitivamente
quanto si è andato costruendo negli oltre cento anni di
presenza valdese, è stata la
conclusione del relativo gruppo di lavoro. Per quanto attiene invece la fascia adriatica e
il conseguente «progetto Pescara», è stato utile ascoltare
le diverse iniziative intraprese, per lo più rivolte a insegnanti non evangelici contattati attraverso l’esposizione
della mostra della Bibbia curata dalla Società biblica: corsi di formazione di greco biblico, di ebraico e di aggiornamento biblico a livello universitario. Incontri ecumenici, diffusione di volantini,
giornate di vita comunitaria,
conferenze pubbliche in occasione dei 150 anni di libertà
civili a valdesi e ebrei, ecc.
hanno caratterizzato la vita
delle diverse comunità.
Dal confronto è risultata la
mancanza di un collegamento stabile delle tre iniziative
che possa valorizzare meglio
quanto avviene in ciascuna
delle situazioni e che permetta il raccordo con quanto è
presente nelle altre comunità
lontane e vicine del Distretto.
Per risolvere questa impasse
è stato chiesto alla Ced di nominare una commissione.
Inoltre, pur sapendo che non
esiste un’unica soluzione per
tutte le realtà in cui siamo
chiamati a testimoniare la
nostra fede e a annunciare
l’Evangelo di Gesù Cristo risorto, è stata ribadita l’utilità
di proseguire la riflessione,
sollecitati anche dall’esistenza di una domanda, presente
in Italia in questa fine millennio, sempre più massiccia, di
spiritualità.
Dai diversi interventi è
emersa, m maniera generalizzata, l’inadeguatezza della
partecipazione dei membri di
chiesa alle attività di studio
biblico e di preghiera e la necessità di sperimentare modi
diversi di comunicazione
aH’interno dei culti. Se è vero
che l’annuncio dell’Evangelo
coinvolge e modifica la vita di
chi lo riceve, è altresì vero
che l’attuazione del dialogo
mette fortemente in discussione il singolo credente e/o
la comunità: da qui la necessità, a volte, di rivedere il modo di prepararsi all’incontro
con il prossimo che può scaturire solo dove c’è una consapevolezza tra chi è in ricerca e chi offre l’annuncio dell’Evangelo, certi che non sono gli esseri umani come tali
a diffondere la buona novella, ma è Dio stesso che mediante lo Spirito Santo guida
e sostiene la diffusione della
sua Parola.
li
Le principali decisioni
Centro evangelico di Villa San Sebastiano
La Conferenza distrettuale, dopo ampio dibattito, incoraggia il
Centro evangelico di servizio di Villa San Sebastiano nel proseguimento della sua testimonianza; dà mandato alla Ced di nominare presidente e direttore del Centro; chiede alla Ced, oppure ai
suoi incaricati, di affiancare il Comitato nella risoluzione dei pròblemi legali e statutari e di arrivare alla definizione di un nuovo
Statuito che dovrà essere presentato alla prossima Conferenza
distrettuale.
Settimanale Riforma
La Cd, convinta che il settimanale Riforma continua a essere
uno strumento indispensabile di formazione, testimonianza, conoscenza della realtà evangelica in Italia e di collegamento fra le
chiese bmv e i singoli fratelli, ribadisce la necessità che il settimanale stesso sia divulgato in maniera più capillare nelle singole
chiese al fine di aumentare il numero degli abbonamenti, anche
per giungere a un'autonomia finanziaria.
Progetti di evangelizzazione
La Cd, dopo aver discusso in gruppi di lavoro i tre progetti di
evangelizzazione di Perugia, Pescara e Isola d'Elba, incoraggia i
fratelli e le sorelle che vi sono coinvolti a continuare nella via intrapresa, a consultarsi periodicamente scambiandosi esperienze e
materiale, informandone tempestivamente la Ced, organizzando
seminari nei luoghi interessati dai progetti, anche per coinvolgere maggiormente le comunità locali; dà mandato alla Ced d'istituire una Commissione distrettuale nel quadro del coordinamento per l'evangelizzazione; sottolinea l'opportunità che i nuovi
progetti di evangelizzazione avvengano in ambito bmv.
Rio Marina
La Cd, esaminato il «progetto Rio Marina», ringrazia quanti si
sono impegnati in vario modo per sostenere la presenza evangelica all'Isola; auspica che venga inviata con urgenza persona
adatta e motivata (pastore/a o laico/a), che con continuità lavori
per un'opera di evangelizzazione nell'isola stessa.
Giovani e chiese
La Cd dibatte sul coinvolgimento dei giovani nelle chiese e ritiene che la diffusione dell'estratto del verbale su tale argomento costituisca un valido contributo per continuare nelle chiese locali tale dibattito, e dà mandato alla Ced di prevedervi un adeguato spazio nella prossima Conferenza.
Partecipazione alla Conferenza distrettuale
La Cd deplora che, nella fase terminale dei lavori, la presenza
dei membri si sia ridotta in misura sensibile. Ricorda che l'impegno dei membri della Conferenza deve essere tale dalla sua apertura alla conclusione. Invita le chiese a eleggere deputazioni consapevoli della durata dei lavori e che garantiscano una presenza
costante. Richiama le pastore e i pastori a una maggiore disciplina in merito alla prossima Conferenza.
Gli incarichi
La Ced del III distretto è stata eletta nelle persone di;
Gianna Sciclone (presidente), Davide Buttitta (vicepiesidente), Marco Scuderi (segretario), Angelica Perres, Antonio Feltrin.
La Commissione d’esame per la prossima Conferenza distrettuale sarà composta da Francesca Giaccone (relatrice), Franco Bono, Rossella Luci (supplenti UrselKoenigsmann, Monica Michelin-Salomon).
La Conferenza ha eletto come deputata al Sinodo Antonella Sciumbata (supplente Ornella Sbaffi).
La prossima Conferenza del III distretto si svolgerà a
Ecumene. La nomina del predicatore d’ufficio è stata demandata alla Ced.
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della Federazione delle chiese evangeliche iri Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica. i
lunedì della settimana seguente alle ore 9 circa. Domenica
28 giugno andrà in onda: «A un anno da Graz. Luci e ombre
sull’ecumenismo; incontri (rubrica biblica)». La replic
sarà trasmessa lunedì 6 luglio.
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Si è tenuta a Bethel la Conferenza del distretto dell'Italia meridionale
Chiese e opere diaconali
Approvato un documento su «Chiesa e diaconia, evangelicità e professionalità
Fra gli altri temi discussi «Evangelizzazione e cultura» e «Chiese e giovani»
GIUSEPPE FICABA________
I lavori della Conferenza del
IV distretto hanno avuto
inizio con il sermone di prova del candidato al ministero
pastorale Luca Anziani, che
ha predicato sul testo di
Ebrei 12,12-17 e in modo particolare sulla parte che afferma: «Rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia vacillanti, fate sentieri dritti per i vostri passi (...) impegnatevi a
cercare la pace con tutti e la
santificazione (...) che nessuno resti privo della grazia di
Dio». Il corpo pastorale presente ha approvato con gioia
il sermone pronunciato dal
candidato.
In modo particolare, su indicazione della Ced e della
Cde, la Conferenza si è soffermata a discutere sulla diaconia, cercando anche di approfondire il rapporto tra
chiese e opere. Il rispetto di
tutte le norme legali da parte
delle opere sembra ormai, oltre che una coerenza etica,
un aspetto irrinunciabile perché possa essere reso un servizio sempre più professionale e offerta un’immagine migliore. È stato ribadito che le
opere che si dedicano all’istmzione non hanno più senso se non si distinguono dalie
scuole pubbliche che pure
hanno raggiunto, oggi, un
buon livello. D’altra parte la
diaconia non deve semplicemente concepirsi come un
lavoro a cui la chiesa si dedica, ma un servizio che nasce
dalla fede che deve essere
vissuta concretamente. Importante per una migliore efficienza della diaconia è dunque la professionalità degli
operatori, ma anche la funzionalità dei comitati che gestiscono le opere; essi sono il
«trait-d’union» tra le chiese e
lo opere, ma devono essere
costituiti da persone competenti e disponibili perché, tal''olta, l’inefficienza dei corniteli fa languire le opere. Questo problema diventa sempre
significativo se si pensa
One nel Sud d’Italia il rappor
Uno sguardo sui partecipanti alia Conferenza
to di crescita tra le chiese e le
opere è più che squilibrato:
spesso una piccola chiesa sostiene una grande opera.
Su 1.900 membri di chiesa,
presenti nel IV distretto, 200
(oltre il 10%) sono impegnati
in comitati di opere; per questo la Conferenza ha ritenuto
importante pensare all’opportunità di organizzare, anche al Sud, seminari di formazione professionale per
persone che operano nel settore della diaconia. Importante al riguardo è stato il documento «Chiesa e diaconia.
Evangelicità e professionalità» che la Conferenza ha approvato invitando le chiese
Il cantidato Luca Anziani durante il sermone di prova
del distretto ad avviare una
riflessione in merito.
Sulla scia della necessità di
rendere un servizio adeguato si è introdotto il tema di
Guardia Piemontese il cui
museo valdese è tuttora praticamente inagibile: oltre che
fatiscente nella struttura è
pericoloso per l’inadeguatezza dei locali; la Conferenza
ha ritenuto che una pagina di
storia del ’500 tanto importante non può andai perduta,
e ha perciò deciso di rilanciare l’attività culmrale del museo e di proporre alla Tavola
una ristrutturazione dello
stabile tenendo conto di un
progetto già elaborato, l’anno
scorso, dall’ing. Scornaienchi. Importante ricordare in
questa sede che la Conferenza ha, inoltre, accolto con
gioia la richiesta di riconoscimento come «chiesa in formazione» del gruppo metodista di Ponticelli.
Interessante la relazione
della Commissione «Chiese e
giovani» del distretto, la quale
ha sottolineato che il discorso
sui giovani è da intendersi come un argomento che riguarda tutta la chiesa nel suo insieme. La Commissione ha
fortemente evidenziato che
«le chiese, riflettendo sui giovani riflettono su se stesse, si
pongono davanti a uno spec
chio che dà conto delle loro
speranze e, in misura maggiore, delle loro preoccupazioni». Il culto in modo particolare, è stato detto, dovrebbe esprimere la diversità delle
voci della chiesa composta
non solo da giovani, ma anche da anziani, bambini, persone di altri paesi e di altre
sensibilità evangeliche. Insomma, il culto come momento di condivisione e di
ascolto non dovrebbe ridursi
a una sola voce, predominante, quella del pastore che dà
spesso un senso di passività,
ma deve dare spazio alle diverse voci della comunità. Il
culto potrebbe anche essere
inteso come comunicazione
della propria fede e della propria testimonianza, in un’epoca in cui la comunicazione
della propria esperienza di fede di una generazione all’altra è in crisi.
Riguardo alla formazione
del mondo giovanile la Conferenza ha potuto riscontrare
il buon andamento del Centro evangelico Bethel (nonostante i furti che ultimamente ha subito) che, sulla spinta
del volontariato, riesce a sostenere tutte le proprie attività. Si è appreso anche che è
iniziata, finalmente, la ristrutturazione dell’isolato A
di Adelfia che comprenderà
un nuovo salone, cucine e
nuove stanze aumentando il
numero dei posti. Il costo
dell’operazione ammonta a
300 milioni. Inoltre la Conferenza ha proceduto alla costituzione del Centro «Casa
Mia-Emilio Nitri» approvandone anche il nuovo Statuto,
una scelta importante, esposta dalla sorella Rosanna
Ciappa, quella di accorpare
le due opere che svolgeranno
un lavoro in vari settori: formativo-educativo, di formazione al lavoro, di educazione alla salute e cura delle malattie, ecc. Per concludere è
doveroso ricordare l’efficienza della presidente della Conferenza, Alessandra Trotta,
che ha condotto i lavori con
rigore e competenza.
% Le linee portanti di un'appassionante discussione sulla diaconia
^angelicità e professionalità alllnterno delle opere
LUCA ANZIANI
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® Comunità ™Pe”iante per
“ come servizio
per il prossimo, questo è quel
che conta. Un esempio degli
sforzi che si compiono per
rendere sempre più fruttuosa
la nostra diaconia è dato
dall’ampia riorganizzazione
della diaconia presente nel
Napoletano, precisamente a
Ponticelli.
Ora però, accanto a questa
evidente positività dello sforzo diaconale delle nostre comunità, cominciano a sorgere dei problemi non indifferenti. Il primo problema è:
esistono ancora delle comunità forti dietro alle nostre
opere diaconali o è in atto
uno scollamento tra queste?
Il documento redatto dice:
«C’è sicuramente una sproporzione, un rapporto squilibrato di crescita fra realtà
diaconale e retroscena comunitario, in breve fra comunità e opere sociali, fra consistenza delle stesse e volume
della diaconia». Si potrebbe
pensare che, mentre abbiamo una strategia diaconale,
non abbiamo più una strategia evangelistica e addirittura
le comunità locali non supportano più la diaconia presente.
Una risposta al problema:
come le comunità possono
operare in questa diaconia
sempre più specializzata e
sempre più costretta dentro
norme e leggi tanto severe, la
conferenza la propone alle
comunità in questo documento, affermando che le comunità orientano realmente
la diaconia partecipando con
serietà e professionalità ai
comitati delle opere stesse.
L’evangelicità e la professionalità sono, dunque, i due requisiti essenziali affinché fratelli e sorelle delle nostre
opere possano partecipare
attivamente e portare frutti,
nella direzione della nostra
diaconia, divenendo un ponte fondamentale tra diaconia
e comunità.
È errato dividere queste
due realtà dell’Evangelo: pre
dicazione e servizio, esse sono due braccia di una stessa
bilancia che vuole e deve
portare frutti di giustizia in
questo nostro paese; questa
bilancia non dovrà pendere
da un lato piuttosto che
dall’altro altrimenti cadrà a
pezzi e si adeguerà unicamente al disordine di questo
mondo. Ora la Conferenza si
augura che le comunità tutte,
nel corso del prossimo anno,
possano incontrarsi e discutere di questo problema che
non è un problema qualsiasi,
è il fondamento del proprio
essere chiesa, è la necessità
dell’incontro e della comunione tra servizio e predicazione, tra dire e fare.
Gli incarichi
La Ced del IV distretto è stata eletta nelle persone di; Enrico Trobla (presidente), Mirella Scorsonelli (vicepresidente), Beatrice Grill (segretaria), Maria Teresa Fiorio,
Gianna Mazzarella.
La Commissione d’esame per la prossima Conferenza
sarà composta da Klaus Langeneck e Rosario Cinà (supplente Giuseppe Scuderi).
Deputata della Conferenza al Sinodo è stata eletta Alessandra Trotta (supplente Maria Inglese).
La prossima Conferenza si svolgerà presso il Centro diaconale di Palermo.
Predicatore d’ufficio è stato designato Davide Ollearo
(supplente Renato Salvaggio).
Le principali decisioni
Iniziative culturali e di evangelizzazione
La Conferenza distrettuale, informata di diverse iniziative in
campo culturale e/o evangelistico che si sono svolte durante l'anno [...] chiede alla Ced di; acquisire dalle chiese del distretto tutte le informazioni utili a delineare un quadro dell'attività culturale/evangelistica nel distretto; fornire alle chiese una relazione in
merito prima della prossima Conferenza [...].
Partecipazione alla Conferenza distrettuale
La Cd, preso atto che molte chiese hanno inviato in ritardo il
mandato di deputazione, invita le chiese a provvedere a quanto
previsto dai regolamenti. Inoltre, preso atto che molte chiese e alcune opere non hanno inviato alla Cd un loro rappresentante, se
ne rammarica profondamente [...].
Opere e istituti diaconali
La Cd: considerata l'evoluzione delle nostre opere diaconali e
la sempre crescente richiesta di professionalità e di capacità gestionali che esse richiedono; considerato il ruolo fondamentale
dei comitati di gestione come collegamento essenziale tra chiese
e opere; invita le comunità a individuare con scrupolosità i fratelli e le sorelle da designare nei diversi comitati di gestione in
base alla loro effettiva disponibilità, nonché ai loro doni e alle loro competenze; incarica inoltre la Ced di contattare la Commissione diaconia per l'organizzazione di seminari di formazione
quadri dirigenti sugli aspetti politici e gestionali della diaconia da
tenersi sul territorio del distretto.
Presenza evangelica a Guardia Piemontése
La Cd, [...] ribadendo l'importanza e il valore culturale e storico
della presenza evangelica in Guardia Piemontese, invita la Ced:
1) a elaborare, servendosi delle collaborazioni che riterrà opportune, un progetto di rilancio dell'attività culturale a Guardia
Piemontese a partire dalla ripresa dell'attività del museo;
2) a verificare la possibilità di una presenza evangelica «in loco» organizzata, in vista di una testimonianza più costante;
3) a interpellare la Tavola valdese circa la possibilità di finanziare la necessaria ristrutturazione dello stabile [...].
Chiesa di Ponticelli
La Cd, vista la richiesta del gruppo metodista di Ponticelli di essere riconosciuto come «chiesa in formazione» [...] accoglie tale
richiesta con gioia e riconoscenza al Signore.
Diaspora casertana
La Conferenza, informata della richiesta dei gruppi che formano la «Diaspora casertana» di essere costituiti in chiesa in formazione, si rallegra della crescita che questa richiesta denota e del
cammino di coordinamento che è stato intrapreso. Nella persuasione che questo cammino vada ulteriormente approfondito e
che altre forme di configurazione giuridica possono essere esplorate, invita i gruppi di Dragoni, Alvignano e S. Maria Capua Vetere a proseguire la ricerca e a presentare alla prossima Cd le risultanze per una delibera conclusiva. Informata che la cura pastorale
dei gruppi di Dragoni, Alvignano e S. Maria Capua Vetere sarà comunque assicurata dal pastore del Vomero, sospende nel frattempo la definizione dello stato giuridico dei gruppi suddetti.
Chiesa e diaconia - Evangelicità e professionalità
La Cd approva ¡I documento (Chiese e diaconia-Evangelicità e
professionalità) e lo invia alle chiese affinché avviino una riflessione in merito:
«Una semplice analisi della situazione della diaconia nel IV distretto mette in luce un dato di immediata evidenza: la concentrazione estremamente densa di opere sociali in aree geografiche
anche abbastanza ristrette, che si può riscontrare specialmente in
alcune zone del Mezzogiorno, in particolare l'area del Napoletano e la Sicilia.
C'è sicuramente una sproporzione, un rapporto squilibrato di
crescita fra realtà diaconale e retroterra comunitario, in breve fra
comunità e opere sociali, fra consistenze delle stesse e volume
della diaconia.
La presenza di un opera sociale ha in genere un impatto e una
dimensione di visibilità immediata, che incide sensibilmente sulla
struttura sociale del territorio. Più che una comunità evangelica,
un'opera sociale crea aggregazione, convoglia consensi e smuove
interessi consolidati, sposta gruppi di pressione, si rapporta con le
istituzioni in senso stretto modifica l'assetto produttivo perché, in
maniera mediata o immediata, crea occasioni e posti di lavoro. È
una testimonianza implicita, come si dice, ma molto visibile e percepibile.
Se a questo si aggiunge che in genere si tratta di attività senza
fini di lucro o interessi propagandistici, che amministra in modo
trasparente e onesto e senza oneri per lo stato, si comprenderà la
ragione del relativo successo di questo tipo di iniziativa.
E tuttavia questa situazione può risultare fortemente problematica, teologicamente problematica, perché la sproporzione segnalata denota macroscopicamente un dato preoccupante: si potrebbe affermare che mentre abbiamo una strategia diaconale, non
abbiamo una strategia evangelistica, della testimonianza esplicita
diretta, che sia all'altezza delle importanti esperienze realizzate in
campo diaconale. Da questo rapporto tendenzialmente squilibrato fra diaconia e predicazione, nasce l'esigenza di un maggiore
collegamento fra chiese e opere, che può ottenere attraverso una
riqualificazione e valorizzazione dei comitati di gestione, in quanto essi sono precisamente il "trait-d'union", il possibile luogo di
collegamento tra realtà ecclesiastica e realtà diaconale. La comunità non opera direttamente la diaconia, ma la orienta attraverso
il comitato che di essa è espressione ed emanazione.
Ora, una riqualificazione dei comitati di gestione può avvenire
nel rispetto di due esigenze: l'evangelicità e la professionalità.
Troppo spesso è avvenuto che, vuoi per lo scollamento segnalato
tra chiese e opere, vuoi per un male inteso rispetto di equilibri, di
alchimie di rappresentanze istituzionali che appaiono necessarie,
sono state nominate nei comitati persone scarsamente motivate, o
anche poco rispettose dei fondamenti teologici e delle regole del
nostro ordinamento, oppure poco qualificate professionalmente.
La Conferenza distrettuale esprime con forza l'esigenza di raccogliere oggi le sfide della qualità del servizio diaconale, non più
soltanto della quantità. La progressione, estrema specializzazione
della diaconia richiede, da una parte, adeguati standard strutturali del servizio, dall'altra operatori diaconali qualificati, che non
possono più agire in modo improvvisato e artigianale. 1 requisiti
da promuovere sono non soltanto l'acquisizione di competenze
specifiche nei diversi settori in cui il lavoro diaconale si esprime
(istruzione, sanità, cultura, assistenza), ma forse soprattutto riguardano gli aspetti generali, politici e gestionali della diaconia,
la conoscenza delle dinamiche di funzionamento della democrazia e i meccanismi di controllo delle istituzioni, in definitiva l'acquisizione di un habitus, di un'abitudine a programmare e decidere in maniera consapevole».
Cerni di Palermo
La Cd, nella consapevolezza che il Cerni riveste un ruolo molto
importante nella realtà sociale del Palermitano, esprime la propria amarezza per la continua assenza ufficiale alle Conferenze
distrettuali. Venuta a conoscenza della mancata continuità delle
riunioni del Comitato ritiene che questa deficienza ostacoli il
coordinamento e la trasparenza nella conduzione dell'opera. Auspica che queste carenze vengano superate e ritiene che per tali
motivi non sussistano le condizioni per approvarne l'operato.
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 26 GIUGNO
Riforma
Obiettori per diritto
Alberto Corsani
Dire di no alle armi è ora un diritto e non più una concessione. La vicenda della nuova legge sull’obiezione di
coscienza, già approvata dalle Camere nel 1992 e non firmata dal presidente della Repubblica Cossiga, sembra
essersi chiusa con la definitiva approvazione dei Senato.
La legge arriva al traguardo prima della riorganizzazione
complessiva delle Forze Armate, anche se alcuni avrebbero voluto che seguisse un iter parallelo o che a
quest’ultima materia addirittura fosse subordinata. Ora
l’obiezione è considerata un diritto soggettivo: non occorre più il filtro di un’improbabUe commissione ministeriale (con la vecchia legge gli obiettori erano assurdamente legati al ministero della Difesa), che dal 1972 era
contestata da ohiettori e pacifisti: se esistono ragioni della coscienza, esse non possono essere passate al vaglio
dallo stato né da altri; non si indagano le coscienze.
Al tempo stesso però si affacciano altri problemi. In base a una sentenza della Corte Costituzionale del 1988 la
durata del servizio civile era già stata parificata a quella
del servizio militare: con questo provvedimento di natura inoppugnabile sulla base del diritto, si eliminava una
discriminazione economica. Alcune famiglie potevano
infatti sostenere la precaria situazione lavorativa di un figlio in età di leva per un anno (servizio milittue), ma non
per tutti era facile far ft’onte a venti mesi di obblighi militari. Tuttavia proprio questa sentenza e la nuova legge,
che in parte ne discende, pone una questione non facUe
ai giovani che intendono obiettare: come rendere visibile
fi proprio moto della coscienza? Come far risaltare pubblicamente la propria opposizione alla logica delle armi?
Se non esiste più la discriminazione della durata del servizio (che obbligava i giovani ad avere solide motivazioni
per la loro scelta) occorrerà trovare altre strade per dimostrare la profondità delle ragioni che ispirano l’opzione per il servizio civUe. Soprattutto dovrà essere gestito
meglio U rapporto con gii enti che accolgono gli obiettori:
troppo spesso i giovani in servizio civile hanno coperto
posti di lavoro (ciò che era vietato dalla vecchia legge),
troppo spesso sono stati destinati a enti che non ne avevano bisogno, troppe volte la situazione ha fatto comodo
a tutti, e qualcuno si è letteralmente imboscato. Forse un
discrimine sarà segnato dalla possibilità che gli enti stessi richiedano ai giovani un ulteriore periodo per una formazione preliminare: questo aspetto deila nuova norma
resta però tutto da vedere: può diventare garanzia di serietà ma anche fonte di possibili abusi.
Infine c’è un altro problema: sempre in seguito alla
sentenza della Corte Costituzionale, come prevedibile, è
aumentato in gran fretta il numero delle domande di giovani intenzionati a svolgere il servizio civUe. Ora, analizzando il dettaglio ii «curriculum» di questi giovani emerge in maniera vistosa un elevato grado di istruzione: sono per lo più laureati oppure in possesso di diploma di
scuola superiore. Pochissimi quelli che hanno frequentato la sola scuola dell’obbligo. Bisogna dedurne che esiste
una sorta di «elitarismo» dell’obiezione di coscienza? Se
così fosse, lungi dall’essere una colpa degli obiettori, si
tratterebbe di un triste primato: significherebbe separatezza, scarsità di comunicazione tra giovani della stessa
età, ¿i acculturati in massa a fare il servizio civile (e non
tutti con sincere motivazioni), gli altri a naja.
Serve quindi un salto di qualità da parte di tutti: dei
giovani per dimostrare che non tendono a imboscarsi;
degli enti, per promuovere attività che esulano dalle
competenze della pianta organica (pensiamo in particolare all’assistenza); dello stato, per dimostrare che sa valorizzare la disponibilità e la sensibilità dei suol giovani,
li ritiene una risorsa e non un problema. Da oltre
vent’anni le nostre chiese e opere accolgono obiettori e si
valgono del loro lavoro: in alcuni casi da quel periodo per
definizione breve sono nate nuove collaborazioni, esempi per i fratelli più piccoli, anche vocazioni. Forse questo
vento nuovo c’è già stato, e come la libertà, che per noi è
anche quella de^ altri, si tratta di condividerlo con i più.
Riforma
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Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro.
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe,
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Danieia Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-viaS. Pio V, 15 bis -10125 Torino.
ì delle valli valdesi:
noni
1998
Atsocialo alla
Unione stampa
periodica italiana
Tariffe Inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) E 30 000.
Parteclpazlonl: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola E i 000
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce renif.t'a'a a,!i Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1' gennaio ‘K- \ a mo.Tliche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 25 del 19 giugno 1998 è stato consignato por l'inoltro
postale airutficio CMP Nord, via Reiss Romo i 44 1 j. Tonno
mercoledì 17 giugno 1998.________________________________________
L'insegnamento della religione nelle scuole Usa
Siamo «americanisti»
L'esperienza più diffusa negli Stati Uniti, l'ora di religione
fuori dall'orario scolastico, è un'esempio di laicità e civiltà
PINO PATRONCINI*
IL quotidiano spagnolo El
País dedica ogni martedì
quattro pagine all’educazione. Sul numero di martedì 12
maggio 1998 c’è un interessante articolo di Oscar Celador Angón, professore dell’università Carlos III di Madrid, sull’insegnamento della
religione negli Stati Uniti.
L’articolo è interessante alla
luce del dibattito che sullo
stesso argomento è in corso
da molti anni in Italia. L’interesse sta soprattutto in questo; alle correnti di pensiero
laiche e di sinistra die hanno
sempre sostenuto la facoltatività dell’insegnamento della
religione e anzi richiesto che
questa facoltatività fosse effettiva, i sostenitori della posizione opposta hanno sempre
rilanciato l’accusa di essere
intolleranti e poco liberali. In
questi ultimi anni questo dibattito si è innestato nel dibattito sul modello di scuola
da adottare legato a sua volta
al modello di società, e non è
mancato chi, accusando di
statalismo intollerante la sinistra italiana, ha contrapposto
ad essa il modello scolastico
americano aperto alle numerose esperienze sociali a cui
sarebbe aperta quella società
e, tra queste, anche alle numerose confessioni religiose
che la caratterizzano.
Ebbene, le cose non stanno
proprio così, almeno per ciò
che riguarda l’insegnamento
della religione. Infatti nell’ordinamento giuridico statunitense le lezioni di religione
non sono nemmeno opzionali: sono volontarie per l’alunno che decide di seguirle.
Non costituiscono una disciplina e tanto meno una materia curricolare. La scuola
pubblica si limita a permettere che gli alunni che lo chiedono possano lasciare la
scuola per assistere a lezioni
di religione presso le comunità religiose di appartenenza; non controlla in nessun
modo il contenuto di queste
lezioni e non considera né
positivamente né negativamente la loro frequenza. Anzi, la sua unica funzione è offrire agli alunni che rimangono a scuola la possibilità di
realizzare altre attività. Queste attività «alternative» non
sono valutabili in alcun modo
dal punto di "vista formativo.
«Lo stato - scrive Celador
Angón - non si assume l’onere dell’insegnamento della
religione nelle scuole pubbliche (non si configura come
un diritto esigibile davanti allo stato), giacché per l’ordi
Bambini di diversa cuitura a Boston
namento giuridico statunitense l’obbligo legale di frequentare la scuola cinque
giorni alla settimana non
suppone una limitazione alla
libertà religiosa degli alunni,
dal momento che questi possono ricevere l’istruzione religiosa dopo l’orario scolastico o nei fine settimana». La
scuola quindi non si assume
impegni organizzativi e amministrativi. Allo stesso modo
non esiste alcun tipo di relazione economica o lavorativa, né tanto meno contrattuale, tra le scuole e le comunità religiose, indipendentemente dal loro seguito nella
popolazione o dal ruolo svolto nella storia del paese.
«L’insegnamento della religione - continua Celador Angon - si impartisce fuori dalle
aule delle scuole pubbliche
per evitare di lottizzare le aule tra i gruppi religiosi e, da
un punto di vista generale,
per non accollarsi i costi
dell’assistenza, che per altro
sarebbero pagati con imposte. Nell’ordinamento giuridico statunitense, libero da
ogni pregiudizio storico nel
contesto educativo, il dibattito non si incentra sulla possibilità di impartire lezioni di
religione nelle scuole pubbliche (una proibizione già implicita nella sua configurazione come stato laico), bensì situa la controversia intorno al
regime a cui devono sottomettersi gli alunni che rimangono a scuola».
Infatti ci viene raccontato
come alcuni giudici della
Corte Suprema abbiamo qualificato come coazione o comunque come provvisoria
privazione della libertà la
permanenza a scuola per coloro che, come diciamo noi.
«non si avvalgono», ipotizzando persino che configurasse un attentato al principio di eguaglianza rispetto
agli alunni con convinzioni
religiose, i quali possono optare tra assistere a lezioni di
religione durante l’orario scolastico 0 alla fine di questo.
Per questo motivo alcuni settori della Corte Suprema hanno richiesto che le lezioni di
religione fossero comunque
impartite fuori dall’orario
scolastico, in modo che gli
alunni non awalentisi potessero tornare tranquillamente
a casa e fare ciò che era loro
più gradito. Queste critiche
hanno sortito il loro effetto e
oggi la tendenza più diffusa è
quella di effettuare l’insegnamento della religione fuori
dell’orario scolastico, evitando ostacoli sia all’orario scolastico sia alla abitudini degli
alunni non awalentisi.
Viste le discussioni di casa
nostra sulla difficoltà di attivare le attività alternative e
sulla collocazione dell’insegnamento della religione cattolica in momenti non discriminanti (alla prima e all’ultima ora, per esempio), può
sembrare paradossale una situazione come quella appena
descritta e soprattutto che
questo accada negli Stati
Uniti. A noi che, volendo eliminare la discriminazione
per quanti non si awalevano
dell’insegnamento della religione cattolica, siamo stati
accusati di essere anticlericali d’altri tempi, atei impenitenti 0 veterocomunisti illiberali, verrebbe spontaneo
rispondere a queste accuse
dicendo: «Chi? Noi? Noi siamo soltanto... americanisti!».
* della direzione nazionale
della Cgil scuola
Parafrasando felicemente
una famosa battuta di
Massimo d’Azeglio, un giornalista ha scritto su un settimanale molto noto: «Ora che
l’Europa è fatta (o quasi)
dobbiamo fare gli europei».
Con l’introduzione dell’euro,
la moneta unica, l’Europa sta
incominciando a non essere
più una semplice somma di
stati, bensì una nuova realtà
aggregante e vitale. Ma una
moneta e alcuni trattati non
bastano per creare il cittadino europeo, la coscienza europea. Millenni di storia, di
lotte politiche, di guerre, di
prevaricazioni, di oppressioni hanno creato barriere psicologiche, pregiudizi, nazionalismi, awersioni difficili da
cancellare.
Occorre creare una nuova
mentalità per cui il cittadino
di Tolosa si trovi perfettamente a suo agio a Stoccarda,
o quello di Lisbona a Birmin
PIERO bensì
gham. E i titoli di studio dovranno avere lo stesso valore
ovunque, per cui un medico
laureato a Amsterdam potrà
liberamente esercitare a Roma. Ci vorrà del tempo e le
famiglie, le scuole e le università hanno una grande responsabilità nella costruzione del cittadino europeo.
Sono convinto, però che,
nonostante la profonda secolarizzazione, le chiese europee (tutte le chiese) abbiano un ruolo fondamentale
nel forgiare questa coscienza
II) ft
Ade
il manifesli)
Lezioni di laicità
Un articolo di Rossana Ro¡,
sanda (10 giugno) poneac»
tamente in rilievo il problj,
ma dell’assenza di laicità da|,
la cultura italiana di ogg¡
«Come il Parlamento - scria
- o il governo italiano noni
sognerebbero di interven®
sul dogma deU’immacolati
concezione, così vescovi, cai.
dinali e Santo Padre non da
vrebbero sognarsi di interva
nire sulle leggi dello stato,
Che abbiano ricominciatoi
farlo, dimostra che questi
papato tende a sfondateli
divisione libera chiesa ini
bero stato. E che intendoni
imperversare dovunquelt
leggi intersecano una qual,
che dimensione etica deli
persona o della convivenzo
cioè, fuori di qualche prò»
dura tecnica, quasi tuttoi,
Perché tutto questo avvieni
«Il fatto è che - prosegue Roi
sanda -, da quando si è deci
so che ogni cultura è favolai
ideologia e delle ideologietisogna liberarsi, ogniparolain
tema di eticità, privata o col
lettiva, è delegata alle religia
ni. In particolare a queUacat
tolica (...) E non che sia obbi
gatorio (...); è cattolica anelli
la Francia, ma nessuno di
suoi presidenti della Repub
blica o del Consiglio dimeni
ca, quando parla con Giovar
ni Paolo II, di accompagnai
il rispetto con un distinguo»,
La con
dìiesa v
stringe a
del fratei
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Signore,
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predicato
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cantare u
Grazie
noi se sei
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qualsiasi
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che a te s
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t? t t f Rt s n 1
ticolare
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Ancora (e sette
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Un bel servizio su una cO'
munirà del Gargano chea
volle e si rese israelitica negl
Anni 30 (numero del 10-1
giugno), a firma Lee Marsh®
è offuscato dal ricorso dubbi
al termine «setta». Il «profett
Manduzio, nel 1930 ha già»
proseliti per convertirsi allí
braismo, in un contesto c6
tamente singolare: «AlTepof
- scrive Marshall - soprattii
to nel Sud, a sfidare l’egen»
nia del cattolicesimo er®
evangelici, valdesi, penteii
stali e awentisti e contavi
molto gli immigrati di nton
dal Nuovo Mondo: fu un w
biere, Frumenzio Ottone,
fondare la comunità eyaij
fica di Sannicandro nel l
Un aspirante profeta,
que, aveva ,
per una religione ,
ed è sicuro che Mand
coltivò l’idea di unire il
gregge a una di queste
protestanti». Mah.
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re, a correggere, a educ*
alla giustizia».
Educare alla
ciò di cui il cittadino it ,
europea. E penso in particolare alla nostra mentalità italiana, ancora così lontana da
una vera mentalità europea.
Non perché noi siamo migliori o peggiori degli altri ma
semplicemente perché la nostra coscienza individuale
non è stata plasmata dalla
parola di Dio, così poco predicata da noi. Le chiese (tutte
le chiese) hanno il dovere di
annunziare questa Parola,
nella quale è detto; «Ogni
Scrittura è ispirata da Dio e
utile a insegnare, a riprende
CIU U1 VUi 11
ha bisogno per divent^
radino europeo. Smetti ^
credere che la furberia,
ganno, la menzogna
della virtù. Incominc i
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parola di Dio fiua^o ^
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La comunità tutta della
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: t i ftf i
»ette
stringe attorno alla famiglia
del fratello Adam Blaszczyk,
alla moglie, ai parenti tutti, e
partecipa al loro grande dolore per questo distacco così
prematuro. A Siena lo ricor^amo tutti con grande affetto e simpatia per la sua grande disponibilità che ha sempre dato per venire a predicale nella nostra piccola chiesa,
anche quando la malattia
aveva già minato la sua persona, ma non certamente la
sua volontà di lavorare per il
Signore, grazie alla potenza
deUasua fede incrollabile che
ha mantenuto fino alla fine.
Lo ricordiamo perché per la
lode cantata tutti insieme e
allora, quando sapevamo che
quella domenica avrebbe
predicato a Siena, tutti noi ci
preparavamo volentieri a
cantare un po’ di più.
Grazie Adam, perché per
noi se sempre stato un fratello su cui poter contare in
qualsiasi occasione per proclamare la parola di Dio, cosa
che a te stava particolarmente a cuore, grazie per i canti,
per la tua testimonianza, per
la tua amicizia, per la tenacia
con cui hai tenuto testa fino
in fondo al male che non ti
ha scalfito 0 corroso quell’immensa fiducia riposta
neU’Etemo nostro Dio. Tu ci
hai lasciato un insegnamento
che non ci abbandonerà più,
lo porteremo sempre nel nostri cuori e nelle nostre menti
e, in questo momento di particolare tristezza per questa
separazione solo temporanea, ci consola grandemente
Ja certezza che tu già godi
della presenza del nostro SiI gnore Gesù Cristo.
Lacomunità valdese di Siena
;; lUn ricordo di
> Vittorio Subilia
f
1 Dopo aver letto i vari interi venti in commemorazione di
I Wttorio Subilia, voglio unirmi
! ton una piccola testimonian- za, Io sono cattolico. Avevo
■ Ietto anni fa una sua medita' rione pubblicata da Riforma
® prima pagina, che mi aveva
profondamente colpito. Incuriosito, ho acquistato e letto
più e più volte la raccolta di
Ptedicazioni La Parola che
“nicio. Dirò di più, ne ho dif
hyersi estratti negli anni
ha amici e fratelli della mia
ùiinunità e ho ripreso una
®aoitazione sul giornalino
della
mia parrocchia nell’am
bito di una serie di interventi
dedicati alla conoscenza del
mondo della Riforma (non
me ne voglia la Claudiana, ho
sempre citato la fonte e ho acquistato e regalato varie copie
del libro). Bene, io penso che
Vittorio Subilia sia stato, anzi,
sia uno spirito autenticamente profetico. Invidio chi lo ha
conosciuto. Sento che i suoi
insegnamenti e riflessioni sono ispirati da un amore tanto
autentico in Cristo da riuscire
a superare anche gli ambiti
spesso ristretti che spesso
amiamo alzare attorno alle
nostre confessioni nel timore
di perdere qualcosa che ci
sembra appartenere di diritto.
Da ciò che ho letto, sento
che il suo modo di vivere il
tanto tormentato dialogo
ecumenico dovrebbe essere
di insegnamento a molti. Senza scendere a compromessi di
comodo, pur vivendo le sue
scelte ha saputo muovere le
sue critiche, dare il suo contributo, con lo sguardo sempre orientato all’amore per
Cristo e quindi ai fratelli delle
varie confessioni. Ringraziarlo da queste pagine mi sembra il minimo che possa fare.
Ho altre sue opere nella mia
biblioteca, ma sarei veramente grato a chi mi facesse avere
copia di altri suoi sermoni oltre a quelli già pubblicati
nell’opera già citata.
Giulio Fezzardini
Uboldo (Va)
L^unica
voce stonata
Ho letto con molta attenzione l’articolo del pastore
Giuseppe Platone «Sinfonia
sindonica», apparsa su Riforma del 22 maggio. Concordo
pienamente con il suo pensiero poiché anch’io mi sento
ecumenicamente amareggiato. Infatti amarezza, sconforto e sconcerto mi hanno accompagnato in questa settimana nel seguire, seppure
involontariamente, i preparativi della visita del papa a
Vercelli. Come riformato o
protestante non posso e non
devo, di fronte alTEvangelo,
chiamare un uomo «Santità»
o «Santo Padre»; addirittura
l’arcivescovo di Vercelli in un
suo articolo, riferendosi al
papa ha esplicitamente detto
«Lo Spirito viene tra di noi...».
Di fronte a questa esaltazione
e divinizzazione di un uomo
sempre più enfatizzata dai
mass media, respingo con
rinnovata energia e fermezza qualsiasi tipo di ecumenismo che ci viene proposto in
ambito cattolico. Il clima da
Controriforma c’è, eccome...
Non è più possibile dialogare
con una chiesa che anziché
dimostrare buona volontà facendo qualche passo avanti
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Nella collana «Studi storici» è uscito
Giorgio Spini
Hisorgimento e protestanti
" della 2® edizione riveduta e ampliata
4" pp. 424, L 52.000, cod. 281
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approccio al Risorgimento da un angolo visuale originale,
ria quello di una storia del cristianesimo del XIX secolo,
particolare riguardo all’area prole-«
nte: questo è l’intento dello studio
riproposto nell’anno dei
-^'’'niversario delie Lettere Patenti
^ho Alberto. Durante il Rientra ritolti protagonisti italiani
tati contatto e furono influen*
■ presenti nel mondo prote
Darav’ libertà religiosa alla se
9oroa°"® Uno studio rimo eh rila ancora attualissi
rieiio af' ®iio stile espressivo
romanzo ^'°renlino, si legge come
m mmodSMce
Claudiana
^ VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.arpnet.lt/-valde9e/claudian.htm
in campo ecumenico, ne fa
200 indietro, riproponendo la
vendita delle indulgenze, la
venerazione di un lenzuolo,
con sconti di pena e di perdono per chi si reca in pellegrinaggio. Lutero si rivolterà
nella tomba.
Come protestanti non possiamo essere continuamente
schiaffeggiati e far finta di
niente. Platone dice che in
questo clima «Tunica voce
stonata è la nostra»; ben venga questa voce stonata. Ricominciamo, dopo anni di assoluto letargo, a imparare a
essere nuovamente «protestanti», persone che non vogliono polemizzare ma che
hanno una loro dignità e una
loro identità e soprattutto un
Lvangelo da annunziare, un
qualcosa di diverso da dire a
una chiesa che si arrocca
sempre di più nelle sue istituzioni, tradizioni, dogmi, una
chiesa che presenta se stessa
anziché la parola di Dio. Impariamo nuovamente a cantare a viva voce certi inni che
credevamo superati quali
«Sol Cristo è della Chiesa la
base e il fondator» o «Forte
rocca è il nostro Dio». Scrolliamoci di dosso questo falso
ecumenismo costruito sulle
ambiguità, i silenzi, le doppie
risposte, un ecumenismo costruito sulla sabbia, tanto per
citare le parole di Platone.
Certo, tutto ciò provocherà
un’ulteriore spaccatura nelle
nostre già disastrate comunità, perché non sono pochi i
gruppuscoli protestanti che
fremono e accarezzano l’idea
di tornare un giorno sotto le
ali della grande madre Chiesa
di Roma. Come chiesa riformata siamo chiamati a riflettere su questi ultimi episodi
che hanno bruciato e compromesso anni di dialogo.
Graz, a esempio, è stato un
fallimento, almeno per l’esperienza vissuta nel nostro
paese. Se ecumenismo deve
esserci, facciamolo con sincerità e con fermezza ma soprattutto con chiarezza, essere fratelli non significa per
forza essere complici: non dimentichiamolo.
Sergio Margara - Vercelli
Ñ5 La diaconia
nel Napoletano
Caro direttore,
ho molto apprezzato il paginone che il n. 23 del 5 giugno ha dedicato alla Consultazione metodista, fornendo
un’ampia informazione e un
puntuale commento. Consentimi tuttavia un completamento dell’informazione a
proposito delle opere sociali
nella zona di Napoli.
Come è emerso dalla relazione della sorella Ciappa e
dagli interventi, la preoccupazione per un potenziamento dell’azione sociale a
Ponticelli risale ad alcuni anni fa. Tavola e Comitato permanente delTOpcemi discussero più volte nei loro incontri di questa materia e proprio in vista di questo potenziamento si decise l’invio in
quella zona del past. Sergio
Aquilante. Aqullante è uno
dei nostri «specialisti» nelle
questioni meridionali (vedi
per esempio la prefazione al
libro di Paolo Naso La questione ricorrente del 1987 e
l’opera Per un socialismo cristiano; testimonianze da un
osservatorio meridionale del
1991) ed era reduce dalla esperienza acquisita negli anni di direzione del Centro
diaconale di Palermo.
Sergio Aquilante ha concorso vigorosamente alTelaborazione del progetto di rilancio che è stato presentato
alla Consultazione; le sue
condizioni di salute non gli
hanno consentito una più
lunga permanenza nell’area
napoletana: ma è giusto ricordare in questa occasione
questo suo lavoro, per il quale, personalmente, desidero
ringraziarlo di tutto cuore.
Franco Becchino - Savona
Bisognerebbe ascoltare coloro ai quali è stato fatto torto
Che cosa significa perdonare?
SERGIO CARILE
MI preoccupano le ostentazioni in uso da
qualche tempo di richieste di perdono.
Propongo perciò alcune considerazioni.
1) Se le parole esprimono idee e relativi at^
teggiamenti, viene spontanea la domanda:
che cos’è il perdono? Essenzialmente ed etimologicamente esso è il «fare un dono». Se
vogliamo proprio dirlo, diciamo che dal latino medievale significa «fare atto di donazione perfetta». La richiesta di perdono, perciò,
è la richiesta del dono dell'a remissione totale di una colpa e del relativo castigo.
2) Ora, se è indubbio che si debba chiedere questo dono di remissione per ciò che di
male ognuno di noi è cosciente o scopre di
avere personalmente fatto, sono meno sicuro che si possa chiedere un dono di remissione per ciò che di male hanno fatto i nostri predecessori: giorni, anni o secoli fa.
Inoltre, se è biblicamente e storicamente attestato che le colpe dei padri possono ricadere sui figli, è almeno giustificato il dubbio
che la remissione chiesta dai Agli risalga ai
padri e ne elimini le colpe.
3) Il perdono, come l’amore, mi sembra
essere qualcosa che si offre, non che si richiede. Solo quando mi verrà offerto e avrò
accettato il perdono, il male che ho fatto
sarà esorcizzato: cioè espulso dal reciproco
rapporto. La mia richiesta senza la tua risposta è molto simile a un gesto di mani tese in aria che aspettano un abbraccio. Finora nell’orgia di richieste di perdono non ho
sentito una sola voce che abbia risposto. Sono autorizzato quindi a inorgoglirmi della
mia richiesta e vantarmi di aver fatto per
primo un passo per il ristabilimento della
pace, anche se nessuno ha mosso a sua volta un passo verso di me accettandolo. Con
questo gesto mi assolvo e la cosa (il ristabilimento della pace) non riguarda più me, riguarda l’altro; colui che deve perdonare. Io
ho peccato e con la mia richiesta di perdono
carico paradossalmente te del mio peccato
perché tu me ne liberi col perdonarmi. Un
simile contorto procedimento mi sembra
abbastanza ipocrita cioè, sempre etimologicamente, una «messa in scena». Se me ne
accontento, e me ne vanto, vuoi dire che
brucio di orgoglio e di vanità.
4) E questo vanto ci è sufficiente quando
le nazioni protestanti chiedono perdono per
la iniquità della tratta degli schiavi e l’indegnità del razzismo, senza che un solo Nero
ce ne abbia perdonato? E questo ci è sufficiente quando la Chiesa cattolica chiede
perdono per l’ignominia delle persecuzioni
contro i protestanti e noi ne prendiamo
semplicemente atto? E questo ci è sufficiente quando la cristianità tutta chiede perdono per la viltà dell’eliminazione fisica e religiosa delle popolazioni brutalmente sottomesse in America e altrove nel mondo, senza che nessuna di esse ce ne abbia assolto? E
questo ci è sufficiente quando dopo il tentativo di sterminio proclamiamo a tutta voce
che gli ebrei sono i nostri fratelli maggiori,
senza che alcuno di loro, che io sappia, ha
mai convenuto di esserlo?
5) Tutto questo ci è sufficiente senza
l’espressione da parte nostra della profondità
di un rammarico e il dolore di un rimorso:
senza la confessione cioè che nella nostra vita permane una carica di amarezza che è come un morso che continuamente ci dilania?
Per questo, nell’orgia orgogliosa, vanitosa
e autoassolutoria delle richieste di perdono,
mi tranquillizzerebbe ascoltare la voce di coloro ai quali è stato fatto torto ed è stato chiesto perdono, rispondere: «Sì, ti perdono!».
Rai e Chiesa
cattolica
All’on. Francesco Storace,
presidente della Commissione
di vigilanza Rai
Scrivo alla Commissione da
Lei presieduta per segnalare
un problema che mi preoccupa molto e sul quale ritengo
dobbiate prendere posizione.
Il nostro, a parole, si dice uno
stato laico ma ora stiamo scivolando nel più completo clericalismo. Non c’è telegiornale in cui non si parli del papa,
non c’è dibattito senza la presenza di un prelato che dica
la sua su qualunque argomento e a cui non sia richiesta una parola di conclusione.
Anche negli spettacoli di intrattenimento spesso c’è la
presenza di un prete o di una
suora. Vi preoccupate, come
commissione, di non dare più
spazio ai partiti della sinistra
piuttosto che a quelli della
destra, ma non vi rendete
conto dello spazio, del peso e
della invadenza che viene riservato alla Chiesa cattolica.
So benissimo che l’Italia è
un paese a maggioranza cattolica, ma il servizio pubblico
non può ignorare che esistono milioni di ebrei, musulmani, protestanti, agnostici o
Alle prese
con la
modernità
Il Centro culturale valdese ha riassunto in un fascicolo i testi delle relazioni
presentate al corso di aggiornamento svoltosi nelTinverno del 1997 e rivolto
agli insegnanti sotto il titolo generale «Le contraddizioni della modernità». Il
corso, curato da Francesca
Spano, ha affrontato il pensiero moderno nelle sue attese e promesse, la questione della globalizzazione e
le sue ricadute nella vita
identitaria dei popoli, la
pratica politica e il pensiero
delle donne. Le relazioni
sono state curate da Claudio Canal, Antonella Comba, Liliana Ellena, Pinuccia
Corrias. L'introduzione di
Francesca Spano offre anche un’ampia bibliografia
sui testi che hanno esaminato il passaggio dal moderno al «postmoderno». Il
fascicolo costa £ 6.000.
atei che sono sconcertati e disturbati da tanto servilismo. Il
Vaticano tende a omologarci
tutti, e questo è nel suo Dna,
ma il servizio pubblico non
deve prestarsi a questo gioco.
Il papa ha il diritto (come tutti
noi) di dire il suo pensiero su
tutti gli argomenti a cui tiene
(aborto, finanziamento delle
scuole private, politica, economia, ecc.), ma non è giusto
che la tv pubblica diventi la
cassa di risonanza per le idee
controriformiste di questo papa. Le idee del clero vengono
enfatizzate a tal punto dalla tv
pubblica che il papa stesso si
meraviglia che l’Italia non abbia ancora abrogato la legge
194 e non finanzi le scuole
private cattoliche. Se il papa
non dice le stesse cose agli altri stati sa bene di avere tanta
influenza solo in Italia. Stiamo diventando un feudo del
Vaticano?
Trovo molto strano e grave
che fra i politici non ci sia una
sola voce seria dissenziente,
nessuno che protesti per questa invadenza. Forse ci saranno anche voci discordi, ma
nessuno ce le fa sentire. Perfi
no la sinistra da quando è al
governo si è adeguata.
Scrivendo alla Commissione non pretendo certo che
tutto questo cambi radicalmente (anche perché potreste
avere il timore di non essere
rieletti!). Basterebbe un po’
più di moderazione, un po’
meno enfasi, qualche servizio
in meno sui soliti sedicenti
miracoli, un po’ di tregua su
padre Pio, e così via. Il bigottismo non è mai da incoraggiare. Tremo all’idea di quello
che dovremo subire durante il
Giubileo; qui in Piemonte ne
abbiamo un assaggio con l’ostensione della Sindone.
Per chi tiene alla laicità dello stato è il momento di
preoccuparsi. Ho più di 70
anni e ho sempre esposto le
mie opinioni per evitare di essere omologata e di finire nel
gregge. La mia segnalazione
vi farà forse ridere e non servirà molto, ma è giusto che
chi deve vigilare sulla Rai sappia che anche in questo campo bisogna intervenire. Distinti saluti
Anna Di Gennaro
Pomaretto
Partecipazioni
«lo son persuaso che né morte
né vita... potranno separarci
dall'amore di Dio che è in
Gesù Cristo, nostro Signore»
Romani 8, 38-9
In questa serena certezza di fede e con la preghiera a fior di labbra si è addormentato nel Signore
Dante Cocca
anziano della Chiesa cristiana evangelica battista di via Feria.
Lo annunciano con tristezza il
Consiglio di chiesa e la comunità
tutta, esprimendo alla famiglia affetto e gratitudine.
Napoli, 21 giugno 1998
RINGRAZIAMENTO
«lo ho combattuto il buon
combattimento, ho finito
la corsa, ho serbato la fede»
Il Timoteo 4, 7
I tigli di
Nelly Gonin ved. Cesan
esprimono gratitudine a tutti coloro che con presenza, scritti, fiori e
parole di conforto sono stati loro
vicino in questa circostanza.
Un grazie, per la competenza e
per l'umanità dimostrata, al personale del reparto di nefrologia
dell'Ospedale civile di Pinerolo e
del reparto di medicina dell’Ospedale valdese di Torre Pellice, alla
dott. Paola Grand e a tutto il personale della Casa valdese delle
diaconesse di Torre Pellice.
Un ringraziamento particolare
ai pastori Berutti e Rostagno e alla signora Erminia.
Torre Pellice, 26 giugno 1998
RINGRAZIAMENTO
«lo sono la resurrezione e la vita,
chi crede in me anche se muoia
vivrà, e chiunque vive
e crede in me non morrà mai»
Giov. 11, 25
La sorella, la figlia e i familiari
tutti della cara
Filippa Giardini
ved. Demaestri
commossi e riconoscenti ringraziano tutti coloro che con presenza, scritti, parole di conforto e
opere di bene hanno preso parte
al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al personale medico e paramedico dell’Ospedale valdese di Torre
Pellice, ai vicini di casa a al pastore Marottoli.
Torre Pellice, 26 giugno 1998
16
PAG. 1 2 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 26 GIUGNO 199R
La dichiarazione luterano-cattolica sulla giustificazione
Le chiese luterane approvano la dichiarazione
Il 16 giugno, il Consiglio
della Federazione luterana
mondiale (Firn) ha approvato
all’unanimità la Dichiarazione comune con la Chiesa cattolica romana che cerca di
porre fine a un conflitto dottrinale risalente al tempo della Riforma. Riunito a Ginevra,
il Consiglio della Firn ha deciso di «sottoscrivere l’accordo
sulla dottrina della giustificazione presentato nella Dichiarazione comune» e di «riconoscere, sulla base di tale
accordo, che le condanne
dottrinali pronunciate negli
scritti confessionali luterani
sulla giustificazione non si
applicano all’insegnamento
della Chiesa cattolica romana
così come è presentato nella
Dichiarazione comune».
«Questo è un momento storico per il quale abbiamo pregato e che speravamo», ha dichiarato il segretario generale
della Firn, Ishmael Noko, durante una conferenza stampa.
Le 124 chiese membro della
Firn rappresentano la maggioranza dei luterani nel
mondo. La decisione fa seguito alle risposte positive alla
Dichiarazione comune date
dalla grande maggioranza
delle chiese membro della
Firn; la Dichiarazione è stata
preparata dai rappresentanti
della Firn e della Chiesa cattolica romana; il Vaticano non
ha risposto ufficialmente al
documento ma i responsabili
della Firn pensano che la risposta dovrebbe essere data
molto presto.
Mons. John Radano, del
Consiglio pontificio per la
promozione dell’unità dei cristiani, presente in qualità di
osservatore, ha rivolto le sue
congratulazioni al Consiglio
La delibera del Sinodo della Celi
Sì alla dichiarazione comune
Alcuni membri del nuovo Concistoro della Celi: da sinistra, Jürgen
Astfaik, decano; Bärbel Naeve, presidente dei Sinodo; Rosemarie
Schmidt, vicepresidente dei Sinodo; Norbert Denecke, vicedecano
della Firn per questa decisione. «È un grande momento
nella nostra relazione», ha
detto ai partecipanti. Il presidente della Firn, il vescovo
Christian Krause, della Chiesa
evangelica del Brunswick, in
Germania, ha espresso la speranza che la risposta ufficiale
della Chiesa cattolica romana
sia «nello stesso spirito» di
quello che è prevalso durante
la riunione del Consiglio.
Anche se viene approvata
ufficialmente dalla Chiesa
cattolica romana, la Dichiarazione non risolve tutte le divergenze dottrinali tra luterani e cattolici romani e non significa che ci può essere ospitalità eucaristica o intercomunione, ma il vescovo Krause
ha sottolineato che la Dichiarazione comune incoraggia
«le comunità a continuare a
ricercare maggiore unità».
Ishmael Noko ha dichiarato ai giornalisti che se la di
Perché forma donne e uomini
responsabiii, capaci di contribuire
aiio sviiuppo dei proprio paese e di
affermare i valori della democrazia
e della persona umana.
Ma in Italia e nel mondo ci sono
oltre 130 milioni di bambini che non
hanno mai frequentato una scuola
o la devono abbandonare prima del
previsto. Così sviluppo,
democrazia, diritti
saranno per loro parole
prive di significato.
Per questo le chiese valdesi e
metodiste hanno deciso di investire
una quota dell’otto per mille, a loro
esplicitamente destinato dai
contribuenti,
per sostenere progetti di
cooperazione allo sviluppo, di
educazione di base, di promozione
della cultura della pace da
realizzarsi in Italia e nei paesi
del Sud del mondo.
Lo faranno in collaborazione con
organismi ecumenici, istituzioni
locali, associazioni di volontariato
che hanno maturato significative
esperienze in questo campo.
Un dettagliato rapporto del”utilizzo dei
fondi ricevuti è stato pubblicato sui
maggiori organi di stampa e su Riforma
(numeri 2 e 4 dei 9 e 23 gennaio 1998)
chiarazione riceverà l’appoggio ufficiale della Chiesa cattolica, ci sarà un «clima diverso» nelle relazioni tra le
due tradizioni, che permetterà di affrontare questioni
«difficili» quali il ruolo del vescovo di Roma. La Dichiarazione è stata particolarmente
controversa in Germania dove più di 140 teologi protestanti hanno sottoscritto un
appello che chiedeva alle
chiese luterane in Germania
di respingerla: tuttavia, la
maggior parte delle chiese tedesche hanno risposto sì.
Secondo gli ultimi dati disponibili 89 chiese, rappresentanti il 94,4% dei luterani
della Firn, hanno risposto ufficialmente. Di queste, 80
hanno risposto favorevolmente. Complessivamente i
«sì» rappresentano il 91% delle risposte ricevute, 5 chiese
hanno risposto negativamente e 3 in modo ambiguo. (eni)
Pubblichiamo il testo della delibera sulla
Dichiarazione congiunta approvata dal Sinodo della Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi) e inviata al Segretario generale della Federazione luterana mondiale:
«Il Sinodo della Chiesa evangelica luterana
in Italia accoglie positivamente la dichiarazione congiunta del 1997 della Federazione
luterana mondiale e del Consiglio ponti0cio
per l’unità dei cristiani sulla dottrina della
giustificazione.
Esso condivide la convinzione che "la
comprensione della dottrina della giustificazione presentata in questa dichiarazione indica che è stato raggiunto un consenso tra
luterani e cattolici nelle verità fondamentali
della dottrina’’. Alla luce di questo consenso
espresso nei numeri da 18 a 39, le restanti
differenze nel linguaggio, nella formulazione teologica e nell’accentuazione della comprensione della giustificazione, appaiono
meno rilevanti. Perciò le espressioni della
fede nella giustificazione, sia da parte luterana che da parte cattolico-romana, ^nche
nella loro differenza, sono aperte Luna verso
l’altra e non annullano il consenso nelle verità fondamentali (n. 40 della dichiarazione).
Così anche le condanne del XVI secolo, almeno per quanto riguarda la dottrina della
giustificazione, appaiono in una nuova luce:
la dottrina delle chiese luterane presentata
in questa dichiarazione non viene colpita
dalle condanne del Concilio di Trento. Le
condanne degli scritti confessionali luterani
non colpiscono la dottrina della chiesa cattolico-romana presentata in questa dichiarazione (n. 41 della dichiarazione).
Il Sinodo vede in questa dichiarazione
congiunta un aiuto importante per il dialogo
ecumenico nel contesto italiano e incarica il
pastore Hartmut Diekmann di studiare le
possibilità, le speranze e le aspettative che
nascono dalla dichiarazione congiunta per il
dialogo interconfessionale in Italia, tenendo
conto della situazione interna del protestantesimo.
11 dialogo interconfessionale in Italia alla
luce della dichiarazione congiunta:
Certo non basta dire che i protestanti in
Italia formano una comunità microscopica.
perché anche come tale ha diritto a una speciale attenzione e a mezzi adatti per essere
riconosciuta e studiata. In Italia bisogna invece, ovviamente e sempre, pensare anche
in termini di macrocosmo se ci si pongono
domande sul microcosmo. La sua caratteristica non è quella di unire la grande maggioranza della popolazione nel suo ambiente,
ma anzi è nella realtà di fatto, storicamente
cementata, che “cattolico” si identifichi con
“cristiano” o “essere umano”. “Un bravo cristiano” è espressione che traduce il tedesco
“un brav’uomo”.
Nel dialogo e nelle discussioni ecumeniche raramente vengono espresse chiaramente, come nella seguente formulazione,
le conseguenze di questa identità. La domanda al partner luterano è: “Lei è luterano
e quindi, da come so io, da circa 500 anni,
non più nella chiesa cattolica. Come ci si
trova?”; nel senso di: “com’è possibile?”. La
domanda che assume quasi dimensioni mitiche significa: “Chi non è legato alle sue origini tramite una catena senza smagliature
non ha diritto all’esistenza in quanto ha perso la sostanza della sua vita. Chi non è, in
Italia, cattolico romano, non ha terreno sotto i piedi”.
La dichiarazione congiunta che parla di
un’altra, seconda, e non di portata mitica,
giustificazione per grazia, si mostra, in questo contesto, come un aiuto importante. Essa permette di porre in una luce critica il
problema della genealogia nell’ambito della
chiesa e insegna a porre il Cristo nel ruolo di
giudice anche della chiesa stessa.
Dell’esclusività dell’unica origine, anche
alle altre comunioni evangeliche e chiese
viene negato, in Italia, il diritto all’esistenza.
La dichiarazione congiunta può essere quindi di sostegno nel dialogo anche ai nostri
amici della Federazione delle chiese evangeliche in Italia. La Chiesa valdese e la Chiesa
metodista hanno, da parte loro, sottoscritto
con la Conferenza episcopale una dichiarazione congiunta sui matrimoni di confessione mista (1996). Questa si è scontrata, in un
primo tempo, con forti resistenze ideologiche, ma mostra già buoni risultati per coloro
che sono coinvolti nella problematica e raccoglie su di sé sempre maggiori consensi».
Tutti i fondi
deirs per mille
destinati alle
chiese valdesi e
metodiste sono
stati investiti
esclusivamente
in progetti
sociali e
umanitari in
Italia e
all’estero.
E sarà così
anche in futuro
Chiesa evangelica valdese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi)
via Firenze 38 - 00184 Roma - tei. 06-4745537; fax 06-47885308; E-mail: TVmode@tin.it
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