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'ECO
DELLE VALLI VALDESI
Si?. TEYPOT Arturo
Via C. Caballa 22/5
16122 GENOVA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 108 - Niim. 4 ABBONAMENTI | L. 3.000 per l’interno 1 Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 1 TORRE PELLICE 22 Gennaio 1971
Una copia Lire 70 L. 4.000 per l’estero 1 Cambio di indirizzo Lire 100 1 Amm,; Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33004
Unità e missione
Riunito a Addis Abeba il Comitato centrale del C. E. C.
La Chiesa e altri gli uomini non hanno ancora abdicato'^
In Questi giorni, e precisamente dal 10 al 21 gennaio, c?.no); 2) Divisione d’assistenza — Sviluppo — Nuove Chìe
Gesù parla, come buon Pastore,
dell’unità del suo gregge e dichiara: « Ho anche delle altre pecore,
che non sono di quest’ovile ». È
strano che un pastore abbia delle
pecore che gli appartengono fuori
del suo ovile: di solito non succede. Ma succede con questo pastore fuori dell’ordinario: ci sono
delle pecore che sembrano appartenere ad altri pastori perché si
trovano nei loro ovili e invece appartengono a Gesù. Altre pecore,
altri ovili, ma il pastore è sempre
Lui. E Gesù osserva che l’unità del
suo gregge è incompleta finché
egli non raccoglierà queste altre
sue pecore nell’unico ovile.
Chi sono le « altre pecore »?
Non è possibile identificarle con
sicurezza. L’opinione prevalente è
che qui Gesù alluda ai pagani. Ma
a chi in concreto? A qualche spirito eletto fra i pagani o al mondo
dei pagani in generale? Nel secolo
scorso si preferiva la prima soluzione, oggi si propende per la seconda. Quel che conta, comunque,
è comprendere che si tratta di altre pecore, rispetto a quelle che
già si trovano nell’ovile, si tratta
di altri, rispetto alla Chiesa già
costituita e radunata. Ecco dunque il fatto singolare: Gesù, in
mezzo ai suoi, parla degli altri; il
suo orizzonte non coincide con
quello della Chiesa, è più vasto.
Col suo discorso Gesù attesta che
non si può parlare della Chiesa
senza parlare degli altri, di quelli
che ancora non sono Chiesa. Nel
giorno in cui si parla della Chiesa
unica e unita — la Chiesa ecumenica — Gesù parla dei dispersi.
Poco tempo fa è uscito un libro
dal titolo inconsueto: L’Evangelo
secondo ali altri. Si potrebbe, e
non sarebbe inutile, scrivere un
libro intitolato: Gli altri secondo
l’Evangelo. Sono loro che Gesù
mette qui in primo piano: quelli
che potrebbero sembrare estranei
0 esclusi perché non ci sono, e che
invece risultano altrettanto suoi
— di Gesù -— quanto quelli che già
si radunano intorno a Lui. Gli altri: i pubblicani, che i farisei considerano perduti e irrecuperabili;
1 samaritani, che i giudei evitano
e disdegnano; i pagani, che Israele
disprezza. Gli altri: gli increduli
ignorati dai credenti, i lontani persi di vista dai vicini, gli assenti dimenticati dai presenti. Gli altri:
non la Chiesa ma tutto ciò che non
è Chiesa. Gli altri: non noi.
Gesù ha già il suo gregge, che
oggi è diviso ma allora — almeno
allora! — era unito. Unito, ma
non del tutto: Gesù considera
quell’unità parziale e incompleta.
Non perché le pecore non vanno
d’accordo e sono separate tra loro,
ma perché mancano ancora delle
pecore. La separazione che impedisce la perfetta unità del gregge
non^ è tra le pecore che già sono
nell’ovile ma tra queste e le altre
che ancora non ci sono. E anche
se le altre fossero poche, o una
sola, pure finché manca quest’unica, l’unità del gregge è imperfetta. Novantanove pecore non bastano a fare l’unità del gregge.
L’unità della Chiesa è incompleta e parziale finché mancano « gli
altri ». Non dobbiamo credere di
IIIIIIIIIIIIIIIMIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIlliliiiiiiiiiiiiii,
Avete rinnovato
il vostro
abbonamento?
poter realizzare l’unità della Chiesa tra di noi, senza di loro. Per sottolineare il fatto che « gli altri »
fan parte integrante dell’unità della Chiesa, Gesù precisa che li deve
raccogliere (« anche quelle io devo
raccogliere... »). La loro associazione al gruppo dei discepoli non
c facoltativa: essi non possono
mancare. Dietro il « devo » che Gesù avverte c’è la volontà del Paese
che nessuno perisca. Così anche
« gli altri » devono essere raccolti:
sono essenziali alla pienezza dell’unità della Chiesa.
In un’occasione come la Settimana di preghiera per l’unità dei
cristiani tuttora in corso e in cui
la Chiesa universale si raccoglie in
se stessa alla ricerca dell’unità
perduta, Gesù parlando delle « altre pecore » la induce a guardare
oltre se stessa, agli « altri », senza
i quali essa non potrà trovare la
sua piena unità.
Paolo Ricca
In que.sti giorni, e precisamente dal 10 al 21 gennaio,
sono riuniti ad Addis Abeba i 120 membri del Comitato
centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese. Abituali come siamo, ormai, alle proteste che spesso circondano queste convocazioni ecclesiastiche, a seconda del paese nel
quale si tengono (ricordiamo, in particolare, quella di Heraklion 1969, por il CEC, e quella, ritirata, di Sào Paolo
1970, per la Federazione luterana mondiale), ci saremmo
forse aspettati reazioni maggiori in conseguenza della situazione etiopica. L’augurio è, comunque, vivissimo che la
presenza di questi centoventi cristiani, nella capitale etiopica, i rapporti che hanno con la Chiesa ortodossa etiopica, che li ospita e che è Chiesa di Stato, e con lo stesso capo dello Stato, l’imperatore Hailé Selassié, siano improntati a evangelica schiettezza e che, anche nel rifiuto di
una presentazione tutta in bianco e nero, il dramma eritreo non sia taciuto né evitato, nelle sue componenti razziali, religiose, culturali, politiche, economiche e sociali.
La sessione attuale del Comitato centrale è importante,
perché vi saranno discusse tutte le linee di fondo e le scelte del segretariato generale. Quattro « commissioni esaminatrici » studieranno in particolare i quattro punti seguenti: 1) Divisione della missione e dell’evangelizzazione ■—
Fede e Costituzione — Gruppo misto di lavoro (CEC/Vati
c?.no); 2) Divisione d’assistenza — Sviluppo — Nuove Chiese membro; 3) Razzismo — Chiesa e Società — Commissione delle Chiese per gli affari internazionali; 4) Divisione di formazione ecumenica — Relazioni con i Consigli
cristiani — Ufficio di New York. E evidente che uno dei
temi centrali, e più dibattuti, è il problema del razzismo
e la decisione del CEC di versare fondi a vari movimenti
d: liberazione nazionale.
Infine il Comitato centrale si suddivide, in questa sessione, in dieci gruppi di lavoro per discutere i rapporti
del segretario generale E. C. Blake; del past. Samartha
(Chiesa dell’India del Sud) su « Il CEC e il dialogo con gli
altri credenti »; del metropolita G. Khodr (Chiesa ortodossa del Libano) su « Il cristianesimo in un mondo pluralista » e del canonico anglicano D. Jenkins su « Lo studio
deWhumanutn ». Non siamo ancora in grado di dare notizie su questi lavori, dato che il soepi, il bollettino settimanale d'informazione del CEC, ha saltato un numero, preparandosi alla corvée etiopica. Contiamo dare prossimamente maggiori informazioni e intanto riprendiamo da
« La vie protestante » un articolo nel quale il past. Jacques
Rossel, direttore della « Missione di Basilea » e membro
riformato svizzero del Comitato centrale del CEC, riferisce sull’apertura dei lavori, a Addis Abeba.
« Le forze cìrr dividono gli uomini
non hanno ancora abdicato». Questa
constatazione del tutto attuale nella
riunione del Ctunilato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese, a Addis
Abeba, faceva parte della risposta che
il presidente oiiorario del CEC, il pastore W. A. Visser ’t Hooft, dava ai discorsi dell’imperatore d’Etiopia e del
patriarca interi male della Chiesa orto
dossa etiopica, che ospita il Comitato
centrale.
Nel suo discorso d’apertura Vimperatore ha ricordato la necessità della
unità di tutti i cristiani e ha sottolineato la responsabilità del CEC nell’assicurare e nel mantenere, davanti
a Cristo, i diritti dell’uomo e la giustizia nella società. Manchiamo al nostro dovere di cristiani, egli ha detto.
iiiiiiiiiiiiiiniMiiimiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiimiiiMmiiiiiiiiiiiii'iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiimiiiiiiiiMii
Domenica 24 gennaio : giornata missionaria
Predicazione dell'Evangelo e sviluppo
L’interesse, la partecipazione della
Chiesa Valdese alla missione non è
una novità. Anzi notava il missionario
Roberto Coisson, mentre in principio
l’impegno missionario è stato avvertito, in altre Chiese, da gruppi più o meno ai margini delle istituzioni ecclesiastiche, l’interesse della nostra Chiesa
si è fatto sentire subito, nel secolo
scorso, a livello di Sinodi e organi esecutivi: forse per l’influsso profondo
che il Risveglio ebbe, anche a quel 11
profondaraente lie‘\ per la mis''io"e e
in primo luogo per fa chiesa, che vive
in quanto missionaria. Ai problemi
missionari e all’opt ra dei nostri missionari è stata dedicata maggiore informazione, ci si è sforzati, almeno
nelle Valli Valdesi, di strutturare più
organicamente questo centro d’interesse e d’azione, si sono fatte più regolari le visite di missionari e di fratelli
di giovani Chiese, è aumentata, se pure ancora in limiti modesti, l’entità
Il Sinodo Valdese 1970,
convinto della necessità di non lasciare cadere neH’indifferenza l’invito rivolto alle Chiese dall’Assemblea di Uppsalain favore del Terzo Mondo,
di fronte all’insopportabile situazione di miseria e di sottosviluppo di due terzi dell’umanità,
riafferma che il servizio fondamentale che la Chiesa è chiamata a rendere agli uomini è la predicazione dell’Evangelo, che
li chiama alla dignità di figli di Dio e alla libertà in Cristo, considera quindi come opera propria il servizio che i missionari vaidesi compiono in vari campi e invita le Chiese a sostenerlo in
tutti i modi;
cosciente, d’altro lato, delle dimensioni non solo economiche ma politiche del problema dello sviluppo,
chiede:
a) che sia nominata una commissione la quale studi in
questa prospettiva il problema, sforzandosi di chiai ire alle Chiese le cause del sottosviluppo;
h) che le Chiese raccolgano regolarmente oflerte, nel loro
interno, affinché si costituisca un fondo di solidarietà, non soltanto per sovvenire a situazioni di emergenza di particolare gravità, ma per contribuire in modo regolare, secondo la misura
delle nostre forze, alla lotta contro il sottosviluppo e le sue conseguenze;
c) che le offerte così raccolte vengano normalmente inviate, tramite la Tavola, agli organi specializzati del Consiglio ecumenico delle Chiese, seguendo attentamente la questione del
l’etto impiego di questi fondi, affinché giovino al vero sviluppo
dell’uomo e non all’indiretto mantenimento di una situazione
ingiusta;
auspica che un numero crescente di giovani s’impegnino
in un servizio missionario o civile, anche temporaneo, nei paesi
del Terzo Mondo.
vello. Poi, però, lo slancio evangelistico trovò un campo più immediato in
Italia, e sebbene rapertina missionaria non sia mai stata soffocata e vari
missionari abbiano continuato a partire dalle nostre chiese e in più d’una
comunità sia rimasto operante un
gruppo particolarmente interessato alla missione, purtuttavia il distacco fra
la Chiesa c la Missione è andato per
un certo periodo accentuandosi. Ma
negli ultimi anni si è fatta sentire una
inversione di movimento - e ne siamo
delle offerte per la missione.
Possiamo dire, però, che una tappa
che speriamo saliente è stata segnata
dal Sinodo 1970, con l’ordine del giorno votato, che riportiamo qui accanto.
Alle soglie della « giornata missionaria », commentiamolo brevemente.
In primo luogo, si è fatto un discorso volutamente unitario che tenesse
conto dei due aspetti della testimonianza cristiana nel mondo pagano: la
predicazione dell’Evangelo e la fattiva
solidarietà fraterna, la testimonianza e
il servizio, distinti ma indissolubilmente legati nella prospettiva evangelica.
Rispondendo a voci levatesi in alcune chiese e in qualche Distretto, il Sinodo ha rifiutato di « lasciar cadere
ncH’indifferenza l’invito rivolto alle
Chiese dall’Assemblea di Uppsala in
favore del Terzo Mondo ». Ma come?
Si sono delineate alcune idee non
necessariamente alternative. Vi è stato chi ha espresso l’esigenza di unirci più decisamente allo sforzo per
lo sviluppo impegnato dagli organi del
C.E.C.; vi è stato pure chi ha manifestato molte perplessità su tale impegno, che va valutato attentamente in
tutte le sue componenti economiche,
sociali e politiche. Tutti hanno comunque concordato, anche se intendevano
forse cose un po’ diverse, sulla necessità primaria, proprio in vista dello
sviluppo personale e sociale, della predicazione dell’Evangelo, « servizio fondamentale che la Chiesa è chiamata a
rendere agli uomini ». In questa prospettiva, e in modo più deciso di quanto sia avvenuto finora, la Chiesa Valdese ha affermato, attraverso il suo Sinodo, che « considera come opera propria il servizio che i missionari valdesi compiono in vari campi ». Occorrerà ora approfondire questa affermazione di principio di grande importanza:
trarne le conseguenze sul piano ecclesiologico, nel riconoscimento dei ministeri, nel rapporto fra questi fratelli
e sorelle e la Chiesa Valdese, nell’effettivo sostegno di preghiera e di offerta
che le chiese sono chiamate a dare all’opera missionaria; e in particolare
bisognerà vedere se e in qual modo la
nostra Chiesa entrerà a far parte —
a pieni diritti e doveri — del nuovo organismo interccclesiastico e interrazziale che sta per rinascere dalle ceneri
della Società missionaria di Parigi,
con il nome di « Azione Apostolica Comune ».
Per ciò che concerne in modo particolare il servizio di solidarietà fraterna, in vista dello sviluppo, che le nostre chiese sono chiamate a rendere,
« secondo la misura delle nostre forze », ci si rende conto che i problemi
in gioco non sono di semplice soluzione e che dobbiamo impegnarci sulla
linea in cui già lavorano molte Chiese
sorelle: e cioè valutare all’interno
delle nostre comunità, la vastità e
complessità delle questioni nelle quali, lo vogliamo o no, siamo direttamente implicati, neH’odierna esistenza a
scala planetaria. Un esempio, può essere dato dal recente impegno del C.E.C.
nella lotta contro il razzismo (circa il
quale, fra l’altro, dovremmo. noi pure
esprimere un parere evangelicamente
meditato). Abbiamo varie volte riferito sulle analisi che in varie Chiese
si van facendo per capire in quale
misura gli ’aiuti’ dei paesi sviluppati
(c delle Chiese che vi vivono) promuovono effettivamente la vita dei paesi
« quando guardiamo come semplici testimoni passivi l'orribile spettacolo di
esseri umani creati a immagine di Dio
e privati, a causa del loro colore o della loro povertà, dei benefici e delle benedizioni che spettano di diritto a tutti gli uomini; lo spettacolo di esseri
umani che soffrono le peggiori sofferenze e sono totalmente esclusi da una
esistenza umana piena ».
L’imperatore insisteva poi affinché
ogni aiuto offerto da un’organizzazione
cristiana sia libero da qualsiasi motivazione politica e preservato da qualsiasi contaminazione di microbi ideologici. Da parte sua VAboima Theophilos ha evocato la lotta che la sua Chiesa ha condotto per la propria fede, a
partire dal IV secolo e in modo speciale nel XV e nel XVI secolo, periodo
durante il quale gli Etiopi dovettero
difendere la loro fede a prezzo di sangue. Ha ricordato che la sua Chiesa è
membro fondatore del CEC e si è rallegrato con quest’ultimo per il suo atteggiamento coraggioso nella lotta contro il razzismo. Ha espresso la speranza che questa sessione del Comitato
centrale del CEC agirà con energia in
favore dei popoli oppressi dell’Africa
e che permetterà che si cicatrizzino le
ferite che ancora sanguinano.
Il past. Visser’t Hooft ha insistito
sull’interesse con cui l’imperatore segue il movimento verso l’unità, fra i
cristiani, da quando l’arcivescovo Soederblom, nel 1920, gli presentò la questione; e ha reso omaggio alla tradizione ininterrotta di fedeltà al cristianesimo dell’Etiopia, aggiungendo che
ia fedeltà deve trasformarsi in una risposta ai problemi nuovi che i cristiani si trovano di fronte. Ecco l’elemento essenziale della risposta di Visscr’t
Hooft: « Formuliamo la speranza che,
in questa situazione nuova, le condizioni cristiane del Suo popolo potranno esprimersi in modo nuovo nella
creazione di quella che abbiamo spesso chiamato una società responsabile:
una società nella quale ogni uomo assume una responsabilità per tutti, nella quale ogni uomo si sente responsabile nei confronti dell’altro, una società responsabile davanti a Dio, il suo
creatore e il suo redentore ».
Jacques Ros.sel
sottosviluppati, in tutti i suoi aspetti e
le sue dimensioni. Occorre pure che le
chiese si rendano conto della loro responsabilità — e la as.sumano — nei
confronti della nazione e del governo:
si pensi a ciò che le chiese di talune
nazioni, fra cui la Svizzera, hanno detto
c fatto, mettendo in guardia il paese
dal contribuire a un’iniziativa quale la
costruzione della diga di Cahora Bassa, nel Mozambico, che rappresenta
per il regime coloniale portoghese un
appoggio d’importanza primaria.
Tenendo conto di questo fitto intrico di corresponsabilità economiche e
sociali, è stato inserito il pennltirno
punto nell’ordine del giorno che stiamo esaminando. Non è certo compito
da poco, orientarsi c orientare in questo intrico; eppure soltanto un’informazione e uno studio anprofonditi su
questa linea ci permetteranno di avere
una visione sia pure elementare delle
dimensioni e delle articolazioni fondamen^nli dei rapporti umani, oggi.
Infine, e non è certo il punto di minore importanza, il Sinodo ha espresso la speranza che questa coscienza
più desta nei confronti della duplice
vocazione — di predicazione e di servizio — che ci è rivolta, si traduca m
nuove, niù numerose decisioni missionarie, giovanili o meno. Lo chiederemo,
uniti, nei culti di domenica prossima
c ancora c ancora, con perseveranza:
sapendo di non chiedere il superfluo,
ma il necessario. Gino Conte
2
pag. ^
N. 4 — 22 gennaio 1971
L’ATTUALITÀ’ TEOLOGICA
Continua il dibattito suireventualità dell’ingresso delia Ch L'incontro del cristianesimo
sa cattolica romana nel Consiglio ecumenico delle Chiese
Prosegue il dibattito avviato la scorsa settimana. In
questo numero, oltre a una risposta di V. Subilia a R. Bertalot, pubblichiamo un intervento del prof. Giuseppe Ghiberti, docente di Nuovo Testamento al Seminario Arcivescovile di Rivoli: gli siamo grati di avere, come già altra
volta, cordialmente risposto al nostro invito. Infine, i lettori troveranno lo stralcio da una lettera: si tratta della ri
sposta personale inviataci da un pastore al quale avevamo
chiesto un “parere"; pur non essendo destinata alla pubblicazione — e per questo la pubblichiamo non firmata —
abbiamo ritenuto di riprodurla, perché esprime una posizione che non è isolata, pensiamo, nelle nostre chiese. Ci
auguriamo vivamente che altri interventi seguano, m.edi
con le altre religioni del monde
lati e schietti.
red.
ana
Manifestazione
perpetua
de
Si può considerare l’eventualità dell’entrata della Chiesa Cattolica nel CEC
da due punti di vista: partendo dalla
presentazione che ne fa il documento
del gruppo misto di lavoro tra la Chiesa Cattolica e il CEC, oppure partendo
dal momento ecclesiale che viviamo,
con i suoi risvolti ecumenici. Tenterò
qualche riflessione in questa duplice direzione.
★ * ★
Il documento del gruppo misto propone l’ammissione della Chiesa Cattolica nel CEC per il conseguimento di alcuni scopi e propone dei suggerimenti
di concretizzazione. Penso che 1) quegli scopi, ed altri che si possono aggiungere, siano assai positivi, e che 2) i suggerimenti siano sostanzialmente accettabili.
1 ) Se la Chiesa Cattolica farà parte
del CEC, il suo contatto con le altre
Chiese sarà assai semplificato e più funzionale. Il dualismo che contrappone
cattolici e non cattolici non sarà probabilmente superabile in breve tempo
e quindi non è pensabile che si raggiunga molto presto l’abolizione assoluta
d’un organismo e d’una sede d’incon
di una
riforma
o Spirifo
volonfà
" nella
Sanio
disponibile
comunione
superamento di tutte quelle prese di
posizione e richiede alla Chiesa Cattolica l’accettazione della parità assoluta
con gli altri fratelli cristiani in tutto
quanto è possibile secondo la propria
fede. In teoria si tratta della cosa più
evidente e naturale, ma quanto sia difficile possono dirmelo forse i fratelli di
altre Chiese, quando interroghino la
propria esperienza.
La Chiesa Cattolica ha la convinzione di doversi confrontare con la parola
di Dio in un quotidiano sforzo di conversione (un discorso esplicito si trova
nel Decreto sull’Ecumenismo, n. 7, del
Concilio Vaticano li). Tra il proposito
di rinnovamento e la sua realizzazione
corre tutta la distanza costituita da
ostacoli e remore di ordine vario. Entrare nel CEC significa esporsi maggiomente al confronto 'con gli altri fratelli
cristiani e recepire ogni giorno lo stimolo che proviene dalle loro istanze. E
certamente la scelta d’una posizione di
scomodo, in cui si dovrà continuare a
ponderare e si sarà maggiormente invitati a non tergiversare.
Vi saranno certamente obiezioni contro questo avvenimento: tutte quelle
n
tante autorevole del Cattolicesimo? Resta l’istanza favorevole a una presenza
cattolica pluralistica, ma le modalità
di realizzazione sono assai problematiche.
Non mi pare molto chiaro il discorso
sulla partecipazione delle singole conferenze episcopali, perché sembra basarsi su un concetto della unità di base
teologicamente assai precario: si ricerca una certa consistenza numerica c
geografica. Ma per la dottrina cattolica
quale natura teologica rivestono le conferenze episcopali? Se non vado errato,
la riflessione teologica ci vede ancora
soltanto organismi dotati di potere convenzionale, deri\ato dal Pontefice e
dalle Chiese locali, la cui forma perfetta si trova già nelle diocesi. Credo che
si esigerà ancora un certo lavoro su
questo punto.
2) Tra i suggerimenti mi pare sensata la proposta d’una presenza della
Chiesa cattolica non quantitativamente
soffocante, ma contemporaneamente
rappresentativa del numero dei suoi
membri.
V.- * *
Il momento ecclesiale presente ci po
tri per le questioni specifiche che sor- che riusciamo a immaginare da parte domanda quanto rnai seria:
gono tra cattolici e acattolici. Però non
st dovrà mantenere un’istituzione permanente per questo scopo, e si eviterà
l’attuale procedura per cui il CEC, dopo aver ottenuto l’accordo delle varie
chiese, debba riprendere in considerazione il problema a parte, solo per la
Chiesa Romana.
I contatti ne guadagneranno in intimità e naturalezza. Il far parte dello
stesso organismo non favorisce l’equivoco d’una fittizia copertura delle divergenze, ma potenzia validamente il
senso di ciò che unisce e attutisce il ricordo penoso di ciò che divide. Credo
insomma che ci si senta assai più credenti in Cristo salvatore e impegnati
nell’ascolto fattivo della medesima Parola, se si parla sotto lo stesso tetto,
che sia casa comune allo stesso titolo.
fn fine la Chiesa Cattolica ne riceverà
occasione per una maggiore umiltà.
Nel passato si elevarono difficoltà di
vario genere a questo passo da parte
cattolica e non cattolica. Da parte cattolica (che mi interessa di più, essendo
la mia Chiesa) si invocarono questioni
di principio, che venivano giudicate
insuperabili nel momento storico concreto. La revisione attuale comporta il
iiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiniiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiii
Dell'oscurantismo
ecumenico
Ringrazio molto il Direttore di avermi inviato copia dell’articolo di Renzo
Bertalot: Riprendersi da un decennio
di oscurantismo ecumenico, comparso
sul numero del 15 gennaio 1971, onde
io potessi esaminarlo considerando la
opportunità o meno di rispotidere, rettificare, discutere. L’articolo mi è pervenuto dopo due ore e mezza di aula
con lezioni e discussioni e mi ha portato una ventata distensiva e rinfrescante di giovinezza, facendomi ricordare i tempi felici dell’adolescenza in
cui leggevo l'avventura di Don Chisciotte in lotta contro i mulini a vento in
compagnia del suo fedele e divertente
Sancio Panza. Ho ereditato da mio padre lo spirito umoristico e da mia madre lo spirito di serietà e se, per necessità d'ufficio, in pubblico devo esercitare prevalentemente il secondo, devo dire che in questa occasione ho sentito vivace in me l’eredità paterna. Però, pur apprezzando molto l’umorismo
(per esempio dei miei fedeli e cari
amici Oscar Cullmann, W. A. Visser’t
Hooft, Lukas Vischer, con cui ci facciamo sempre delle sane risate ecumeniche), riconosco che qui non ei troviamo di fronte a dell’umoristico, ma
piuttosto davanti a del grottesco alquanto morboso. Non sarebbe serio rispondere con argomenti, come non sarebbe serio affannarsi a dimostrare
che la pioggia è bagnata o che l’acqua
è liquida. L’unica cosa da fare mi pare che sia di mandare al Signor Bertalot molti auguri, perché non si lasci
troppo turbare dalle sue ansie sul destino dell’ecumenismo italiano compromesso dai falsi profeti e perché
possa procedere con efficacia e con
successo nella sua carriera di successore di Giovanni Miegge, godendo della luce ecumenica e lasciando senza
.scrupoli nelle tenebre delle nostre macchinose premeditazioni anti-ecumeniche noi, poveri oscurantisti dell’ecumenismo.
Vittorio St bu ia
degli attuali membri del CEC e a cui
sostanzialmente risponde il documento
stesso, o che sono già accennate nei primi interventi su questo giornale, e tutte quelle che sorgeranno da parte cattolica. Queste saranno probabilmente
di natura dottrinale e di natura psicologica.
I fratelli preoccupati per la dottrina
si domanderanno se la Chiesa Cattolica
non rischia di ammainare bandiera sul
punto tanto delicato del suo possesso
della piena verità e sul suo potere supremo di governo. La risposta è già
contenuta nel documento: alla Chiesa
Cattolica non si richiede nulla di più
che alle altre, le quali permangono liberamente nel possesso della loro dottrina e costituzione, non turbate all’interno e non costrette ad alcun riconoscimento esterno d’un impegno imposto dal CEC in misura maggiore a quella che esse stesse vogliono accettare.
Non sarà il CEC a diminuire l’autorità
che il Papa esercita nel Cattolicesimo e
che la dottrina cattolica gli riconosce
nel Cristianesimo.
Di natura psicologica è una difficoltà
che temo possa manifestarsi in misura
abbastanza larga: nel discorso cristiano il CEC è l’ultimo arrivato, quasi un
compromesso — né troppo convinto né
troppo duraturo (?) — tra varie tendenza ecumeniche presenti nel Protestantesimo, mentre la Chiesa Cattolica è un
partner di assai più provata consistenza e con tradizioni molto ricche c varie
circa una sua presenza nel mondo da
evangelizzare. È vero che il CEC è niù
che una Chiesa (una pluralità di Chiese!) ma è anche meno di una Chiesa
(perché non si sostituisce e non ne obbliga alcuna): sarà un buon interlocutore con una Chiesa a struttura unitaria mondiale?
E una difficoltà comprensibile, ma
dobbiamo riconoscere che le sta alla
base una tentazione veramente satanica: unica preoccupazione in un caso
tanto importante dovrebbe essere il discernimento della presenza dello Spirito in questa iniziativa, e invece la si
prepone all’altra dove l’interesse del
Regno di Dio è posposto a criteri puramente umani.
La realizzazione concreta del progetto offrirà motivi di tensione. Ne accenno solo uno. Ogni Chiesa entra nel CEC
portandovi la sua struttura, ma si desidera che ne vengano rappresentate
tutte le tendenze: ciò significa per la
Chiesa Cattolica la presenza del « di.ssenso » cattolico e delle unità di base,
rappresentate ad esempio su scala nazionale.
Per il « dissenso » cattolico, la cosa
sarebbe possibile, se ogni iniziativa vitale partisse in fase decisionale dalla
base, cioè se i partecipanti al CEC in
rappresentanza della Chiesa Cattolica
fossero designati con una elezione indicativa delle sfumature di preferenza di
tutta la base. Ma nella Chiesa Cattolica
questo procedimento non è giudicato
l’unico possibile, anzi in certe circostanze es.so risulta pericoloso e di fatto
impraticabile. Nella concezione cattolica della Chiesa-istituzione è ritenuto
ideale da perseguire che l’Episcopato
operi in costante concreto contatto e
accordo con tutti credenti. Ma che si
dovrà concludere operativamente,
quando una parte della ba.se propugni
convinzioni (toccanti anche la fede, talvolta) e decisioni contrarie a quelle dell’Episcopato? La funzione di questi
contrasti è certo provvidenziale, ma in
quale mi.sura l’altra parte è rapprescn
qualora la Chiesa Cattolica sia entrata
nel CEC, si sarà portata nuova vitalità
al movimento ecumenico? e, più ancora, la Cristianità avrà ottenuto maggior impulso alla fedeltà di vita verso
il messaggio di Cristo? Per quanto sono
informato, credo che larghi strati di
cristiani risponderebbero negativamente: una Chiesa di più nel CEC, sia pure
quella Cattolica, aumenterà solo il numero dei contatti dei vertici, ma della
vitalizzazione della base si può dubitare.
Ho detto sopra che credo nell’attuabilità di alcuni scoqs che saranno d’utilità alla Chiesa Cattolica e a tutta la
Cristianità, qualora si realizzi questo
avvenimento, e per la vitalizzazione è
evidente che lo scopo sarà tanto più
raggiunto quanto più il dialogo sarà
franco e largamente impegnativo di
tutta la base.
Certo non dò risposte adeguate e
non posso neppure tentarle in un intervento che sta superando i limiti tollerabili. Mi pongo in ascolto di tutti i
fratelli che si misui'ano con lo stesso
problema.
Non ha senso, di sicuro, un atteggiamento miracolistico. Si deve nerò vedere e lodare il dono di Dio nel mutamento dei tempi. Si tratta certamente
di un passo nel processo di un’one, verso l’unità: con finalità immediate ben
concrete c funzionali, e per la finalità
ultima la ricerca del volere di Dio ner
la sua Chiesa.
Entrare in un gremio di Chiese sorto dalla « Riforma - e finora annoverante prevalentemente Chiese della
« Riforma » mi pare manifestazione di
una volontà disponibile alla perpetua
riforma « nella comunione dello Spirito
Santo» (2 Cor. 13: 13).
CilUSEPPE Ghiberti
Quando si parla di Missione Cristiana ne! mondo, anzi « fino alle estremità della terra », è chiaro che ci deve
essere un incontro del messaggio cristiano con le credenze degli uomini,
credenze più o meno codificate, e con
religioni varie, più o meno organizzate. In questo incontro il missionario
cristiano può assumere vari atteggiamenti...:
1. - Convinto della eccellenza, della
verità assoluta e della superiorità del
suo messaggio, andrà incontro agli altri uomini persuaso della inferiorità,
menzogna e fallacità delle altre credenze e delle altre religioni. Ringrazierà
Iddio d inon essere come quei poveri
pagani superstiziosi e porterà loro
¡’Evangelo nella espressione occidentale in cui egli stesso lo ha ricevuto. Se
mai si preoccuperà di conoscere la natura della religione dei suoi interlocutori, sarà unicamente per poterla meglio combattere, essendo essa l’espressione del maligno, del nemico di Dio.
Non di rado notiamo un simile atteggiamento nei resoconti dei missionari
del secolo scorso e talvolta anche del
nostro secolo.
2. - Altri, persuasi pure della superiorità del Vangelo su tutte le altre
religioni, riconoscendo però che in esse vi possono essere degli elementi positivi, cercheranno di conoscerli per
appoggiarsi temporaneamente su di essi, nella prcsentaz'one del messaggio
cristiano, con l’intento però di scartarli appena sarà possibile per fare accettare ai nuovi convertiti ¡’Evangelo nella sua espressione occidentale, che si
rispecchia nella dottrina, nei culti e
nella organizzazione ecclesiastica.
3. - Un terzo atteggiamento che si
è andato affermando sotto la pressione dei convertiti in Africa e in Asia, e
che è stato messo in rilievo in varie
conferenze internazionali, considera
che nella civiltà di ogni popolo vi sono
dei valori fondamentali che gli sono
propri e che meritano di essere conservati e utilizzati. Per ogni popolo vi
sarà pure una sua espressione del messaggio cristiano, per cui questo Evangelo universale potrà diventare veramente suo. John S. Mbiti, professore
di teologia a Makerere (Uganda) dice
in un a’-ti"'olo della « Rivista Internazionale della Missione »: « Il Cristianesimo ha parlato troppo a lungo e
troppo: forse non ha ascoltato abbastanza. Per troppo tempo ha giudicato
dall’alto le altre civiltà, le altre religioni, le altre società, considerandosi
al di sopra di ogni critica. Può darsi
che sia giunto il tempo in cui la cristianità occidentale deve essere più
umile nel suo incontro con le altre religioni e civiltà, se vuole svolgere una
azione efficace in Africa ».
Quasi come in risposta a questa
esortazione, il direttore della « Rivista
Internazionale della Missione » (organo del Dipartimento della Missione e
Evangelizzazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese) ha dedicato il suo
ultimo numero al problema dell’Incontro con altre religioni, o meglio al
« Dialogo », inteso non tra superiore e
inferiore, ma tra interlocutori che si
parlano trovandosi su uno stesso livello, in un clima di reciproca stima e
considerazione.
Questo numero comprende una serie di articoli su un incontro organizzato dal Consiglio Ecumenico a Ajaltoun nel Libano, che ha visto riuniti
degli Hindu, dei Buddisti, dei Musulmani e dei Cristiani per dieci giorni,
nel mese di marzo 1970, per stabilire
tra loro un dialogo. I partecipanti erano tutti esponenti qualificati, profondamente persuasi della validità e ve
iimiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiii!imiiiiiiiiiBmiMiiiiMiiiiiiiiiiiii;iiiiiiim;immiiiMi limi.II.
“Un fatto senza interesse,
che non porta nulla di nuovo”
Areva/no chiesto un parere a un pastore,
diciamo, "del dissenso": egli ci ha cordialmente risposto declinando l'invito e motivando il
diniego: ci è parso interessante pubblicare
questa opinione, che .sappiamo non isolata:
trattandosi di lettera personale, ovviamente
non riportiamo la firma.
(...) Basta prendere l’o.d.g. votato a
Firenze sul cattolicesimo. O forse lo si
può prendere solo perché è così vago?
perché tutti vi si possono riferire in
buona fede e dicendo cose opposte? (e
questo è detto senza voler squalificare
quell’o.d.g. che mi .sembra esprimere
una seria volontà di testimonianza in
Italia). Ma poi, .siccome non del cattolicesimo si tratta, ma di un eventuale
atto (la richiesta di adesione al consiglio ecumenico) di un gruppo di gente
(il Vaticano), cioè di un fatto burocratico che non cambia le mie (nostre)
posizioìti né le loro — l'interesse è solo
a livello di cronaca; .si può dire che
non c'è, fondamentalmente, interesse,
perché non c’è niente di nuovo. Mi pare
che .sia così per almeno due motivi:
non c’è niente di nuovo da un punto di
vista formate: il Vaticano agisce con
prudenza e con grande accortezz.a, cocome sempre (vuol prima sapere quali
saranno le reazioni: se saranno positive, bene, si può tentare — se no no;
non c'è forse stata una smentita?). Poi:
non c’è nulla di nuovo da un punto di
vista sostanziale: decide il Vaticano, il
quale nella sua decisione è la chiesa
cattolica (dice). Perché questo fatto,
vecchio e stravecchio mi deve interessare in modo particolare oggi?
Per la settimana dell’unità, che non
dice niente di nuovo, mi pare che ci sia
da fare quel che si fa con tutte le cose
vecchie che non hanno senso (per esempio coti la « celebrazione del natale »;
ma non con il Natale). Non se ne parla.
Si passa avanti: si parta invece delle
cose che hanno un senso. Non si perde
tempo a dire che non bisogna fare le
cose che non hanno senso. Per questo
io non faccio l’albero di natale né faccio regali a Natale né mando biglietti
di auguri — per questo non parlo della
settimana dell’unità. Mi pare che ci
siano altre cose da fare, più importanti, più serie, più vere. Mi correggo:
parlo di queste cose .solo quando qualcuno, che mi vede che non partecipo al
gioco, mi chiede stupito perche. E gli
spiego che cosa per tue, in quella occasione, accanto a lui significa annunciare la parola che rinnova. Cioè confronto il mio (nostro) lavoro, quando
c’è, con le proposte neoteslamentarie.
Perciò non saprei cosa dire quando
lavoro comune non c’è, e non è proposto in modo serio (cioè che si confronti con la realtà d'oggi).
rità delle loro convinzioni, esponenti
delle più elevate e spirittuali manifestazioni della religione che rappresentavano. Fu rincontro di persone impegnate nelle loro rispettive credenze,
che quando s’incontrarono non sapevano bene che cosa aspettarsi, ma che
avevano il desiderio di ascoltare gli altri. Durante l’incontro ci sono stati
momenti in cui si manifestavano chiaramente i contrasti esistiti tra le varie religioni, ma ci sono stati pure momenti in cui i partecipanti hanno sentito che procedevano oltre queste divergenze, nel sentirsi più vicini, pellegrini nella storia dell’umanità e nell’evolversi delle varie religioni.
Ecco alcuni dei commenti dei partecipanti non cristiani. Un musulmano
si è chiesto come mai l’iniziativa di un
simile incontro sia stata presa proprio
dai cristiani, e non da altri, e cercando di capire il motivo deH’iniziativa
commenta: « La base della iniziativa
cristiana di questo incontro è il simbolo cristiano dell’Amore e della Sofferenza... Un dialogo è allo stesso tempo
amore e sofferenza. Io non so con certezza quello che ha spinto il Consiglio
Ecumenico a convocare questo incontro, ma quello che so è che se io non
cerco di vivere profondamente l’idea
cristiana dell’amore e della sofferenza,
non posso capire perché la Cristianità
vuole dialogare con me, né posso trarne beneficio reale ». Lo stesso musulmano dice di essere stato colpito profondamente nei culti in comune, non
dalle parole che erano pronunciate,
ma dal vivo sentimento della « presenza divina ».
Per un professore Hindi, l’essenza
del dialogo è una partecipazione reciproca. Qgnuno scopre che nella fede
altrui ci sono delle ricchezze di energia a lui sconosciute, e allo stesso tempo è felice di partecipare agli altri
quello che lui possiede.
Nei commenti dei cristiani che parteciparono afl’incontro varie p^plessità vengono espresse: sul significato
di un tale dialogo, in che misura esso
viene a modificare il concetto che dobbiamo farci delle altre religioni, in che
misura possiamo ammettere un’azione
di Dio (Signore di tutto il mondo) nell’ambito di quelle religioni, e se questo tipo di dialogo è da ricercarsi e da
estendere. Allo stesso tempo si riconoscono parecchi aspetti r esitivi, fra
cui il fatto chehindu, buddisti e musulmani si sono incontrali e hanno
parlato assieme, come non era mai
successo prima. Quando si considera
il passato delle relazioni tra le quattro
religioni rappresentate, il fatto che
l’incontro di Ajaltoun sia avvenuto è
un miracolo e una speranza.
Da parte cristiana i risultati positivi e negativi dell’incontro sono stati
poi esaminati e vagliati in una riunione a Zurigo nel maggio 1970. Non e il
( aso qui di dare le conclusioni raggiunte, basti citare l’ultimo paragrafo.
« È chiaro che abbiamo appena cominciato ad esplorare una nuova dimensione e possibilità nella vita della
Chiesa e della sua Missione nel mondo. Doblvamo vedere chiaramente la
realtà dei pericoli come delle promesse. La nostra speranz.a è fondata still’opera continua dello Sp.rito Santo
che giudica, usa misericordia e crea
cose nuove ». ^ ^
iiiiiiMiiiiiiniiiiimHiiiiiiiiniiiiiiiiimniiiiiiiiiiiiiiimiiii
I LUTERANI DEL MISSQURI
Ancora “no”
al pastorato femminile
Secondo una corrispondenza da St. Louis,
Missouri, pubblicala dal bolletlino d informazioni luleranc, la Commissione per la teologia
e le relazioni inlcr-ecclesiastichc ba riconfermalo il voto negativo die il Sinodo della
Cbicsa luterana del Mis.souri (SCLM) aveva
dato nel 1969 nei confronti del pastorato femminile.
11 presidente del Sinodo della (.blesa Iuteina del Mi.ssouri aveva cbieso alla Com
mi.ssione di cui sopra un parere sul rapporto
sul pastoralo femminile elaborato dalla Divisione di studi teologici del Consiglio luterano degli USA. La Commi.ssione ha dichiaralo
di avere già risposto nel suo documento precedente « Suffragio femminile nella cbie.sa o
e ba confermato la posizione assunta dalla
Convenzione del SCLM, tenutasi nel 1969 a
Denver, Colorado; « Kileniamn che le divliiarazioni della Scrittura. le quali con.ngliano alle donne di non parlare nella chiesa e proibiscono loro di insegnare e di esercitare autorità .sugli uomini, implicano che alle donne non
dovrebbe essere affidato il ministero pastorale
nò alcun altro servizio che comporti le funzioni caratteristiche di questo ministero ». La
Commissione ba pure raccomandato che il tema sia discusso come parte integrante di uno
studio globale sul santo ministero.
Doni Eco-Luce
Da Bergamo: Tommaso Quercioli .lOO: Heatrice von Wunstcr 500: Ernesto Fini 500.
Da Torino: Virginia Castagneri 1.000: .Silvio Benelli 500: William May 2.000.
Carmelo Inguanti. Milano 500; Giovanni
Mantelli. Ales.sandria 500: Bruno Ispodamia,
Ge-.Sampierdarena 1.000: Elsa (dapier. Menloulles 200.
Grazie! (contino).
3
pag. 4
N. 4 — 22 gennaio 1971
Notiziario Evangelico Italiano
Dall’Esercito della Salvezza
naugurazione a Ariano- Irpino
Ai fratelli dell’Esercito della Salvezza che il 3 ottobre scorso salivano verso Ariano Irpino, centro montano della Campania, questo sembrava la « città posta sopra il monte ».
Era una giornata tempestosa, ma il
loro cuore era pieno di gioia perché
andavano a inaugurare un nuovo locale di culto, frutto della costanza e della fedeltà di chi aveva esercitato per
tanti anni la testimonianza evangelica
in quella zona.
Erano grati a Dio di poter d’ora in
poi giovarsi di uno strumento valido
per continuare quest’opera di evangelizzazione e di aiuto al prossimo, e
mentre la porta della sala si apriva
per accogliere i fedeli, l'organo spandeva le note dell’inno « Forte Rocca ».
TI corso dell’adunanza di dedicazione
è stato improntato a gioia e gratitudine: lieti di usufruire del nuovo locale,
i Salutisti sono consapevoli che non è
redificio fatto dall’uomo che loderà
l’Eterno, ma il cuore di ogni credente.
Rappresentanti dell’Esercito della
Salvezza hanno partecipato come osservatori all'Assemblea della Federazione delle Chiese Evangeliche a Firenze, nello scorso novembre.
Sul piano internazionale i Salutisti
hanno intensificato Vassistenza ai drogati, per i quali esiste a Londra un
centro, e il soccorso ai terremotati del
Perù.
11 prossimo anno 1971 sarà per l’Esercito della Salvezza, Vanno del Fanciullo. « Noi — dice il loro giornale, il
« Grido di guerra » — siamo profondamente coscienti dell’urgente necessità
di reclamare per Dio, nell'età più tenera, ogni bambino che viene sotto la nostra influenza ». E rivolgendosi ai giovani genitori, continua; « Pregate con
i vostri bambini, pregate per loro! Fate in modo che essi frequentino la
Scuola Domenicale ».
Dalle Chiese Battiste
Nuovi luoghi di culto
Lombardia. Alcuni anni fa un gruppo di credenti battisti, emigrati dal
Sud, si trasferì nella cittadina lombarda di Bollate. Subito cominciò per questo gruppo, da parte dei fratelli di Milano, un'opera di cura, di predicazione e di istruzione religiosa per i piccoli. Quest’anno il gruppo, ingranditosi, ha sentito il bisogno di costituirsi
in comunità con un suo pastore, e intende dare la sua testimonianza evangelica in tutta la zona circostante. La
sede della Comunità di Bollate è in
Via La Cava 11 ed è guidata dal Pastore C. Inguanti con la collaborazione del Missionario Merrit.
La Comunità di Varese ha aperto
una sala per studi biblici a Gallarate,
che come Bollate è una cittadina a
nord di Milano. Per ora la sala servirà
Dalle Chiese dei Fratelli
alle riunioni delle famiglie della città,
una ventina, e a un servizio sociale
per gli immigrati dal meridione d’Italia. La Comunità vuole servire i fratelli meno felici con un aiuto spirituale
e materiale.
A Gravina (Bari) i Battisti sono in
possesso di un nuovo tempio che da
tanto tempo desideravano.
11 « Messaggero Evangelico » informa che è stato inciso, dalla voce di Lucia Bensi, un disco composto di quattro canti di tono evangelico e di spirituals, dove alla bellezza della voce si
unisce la chiara dizione delle parole.
Costa L. 1.000 e lo si può avere ordinandolo a;
La Via Maestra. Centro di Filadelfia,
V. Luigi Colla 20, 10098 Rivoli.
Missione soffo la tenda e battesimi
Le notizie dalle comunità pentecostali giungono piene di entusiasmo.
Nord Italia. Nell’estate si è svolto un
campeggio, in cinque turni, a Poggiale.
frequentato specialmente da giovani.
Là, in mezzo alle meraviglie della natura, si legge su « Risveglio Pentecostale », il Signore ha parlato ai credenti, tramite la sua parola presentata dagli incaricati, così che essi si sono sentiti spinti a portare il messaggio in altre località, con pubbliche evangelizzazioni sulle piazze.
Sud Italia. Un coììvegno è stato tenuto in Calabria, a Gioiosa Ionica. Anche qui la presenza di Dio ò stata avvertita da tutti gli astanti che auspicarono di ritrovarsi insieme di nuovo
l'anno prossimo, « se Gesù non viene
prima ».
Dalle Assemblee di Dio
Porre aperie a Roma
A Roma. « Recentemente il Signore
ha parlato in modo particolare a noi
credenti di via Prenestina 74 a Roma,
inducendoci ad alcune considerazioni
e decisioni ». Così comincia un articolo del periodico « 11 Cristiano » del
mese di dicembre.
Le considerazioni dei Fratelli sulla
manchevolezza della propria opera sono quelle che ogni credente dovrebbe
fare; la loro decisione è di conoscere
meglio il Signore per parlare di Lui
agli altri e formare nuovi giuppi ed
Assemblee nella grande città di Roma.
Perché particolarmente a Roma?
Perché essi pensano che questa sia
una delle città d’Italia che ne ha più
bisogno.
A Roma, dall’Assemblea di V. Prenestrina, è nata nel 1969 una nuova A.v
scmhlea, quella di Primavalle. E questo un quartiere periferico della capitale, uno dei più miseri e malfamati.
Poiché colà vi era un gruppo di credenti, i Fratelli vi iniziarono con que
sii una attività che dapprima consistette in riunioni per ragazzi tenute in
un prato, passando poi a una più con
Dalla Chiesa Avvenlista
sistente ogni sabato pomeriggio. Seguì
una riunione per adulti con studio biblico, e con l’aiuto degli studenti della
Scuola Biblica I.B.E., una campagna di
evangelizzazione.
Ora la domenica in un locale si tiene il culto, la scuola domenicale e lo
studio biblico e inoltre riunioni pomeridiane.
I Fratelli confidano nel Signore che
quest opera abbia uno sviluppo e
aspettano da Lui delle ricche benedizioni per il futuro.
A Firenze continua, diretta da Gian
Nunzio ed Elda Artini, l’opera dell’/st/tulo Comandi, casa per i ragazzi bisognosi di assistenza. Quest’anno il numero dei ragazzi è stato limitato a 35,
per poterli assistere meglio e conformemente ai mezzi a disposizione. Grazie aH’ofl'erta di giovani fratelli svizzeri vi è stato un rinnovamento di alcune camere e dei servizi igienici. Alcu
ne sorelle e tre giovani fratelli sono
entrali a far parte del personale che
si occupa della cura materiale e spi
rituale dei ragazzi.
Corsi biblici per corrispondenza
La Chiesa Avyentista informa, attrav'erso la sua rivista « Segni dei Tempi » che, per chi vuole conoscere meglio la Bibbia, il Centro di cultura biblica « La voce della speranza» offre
la possibilità di iscriversi a un corso
biblico per corrispondenza, che consiste in un certo numero di lezioni illu
strate con riproduzioni artistiche di
pittori e scultori italiani e stranieri, e
che vengono spedite gratuitamente a
nc fa richiesta a: Centro di Cultura Biblica. « La Voce della Speranza ».
Casella Post. 6205 - 00100 Roma.
Inda Ade
Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia
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NEL PAKISTAN
( primo elenco)
CHIESE BATTISTE»: Ariccia L. 23.500;
Bari 7.000; Cliiavari 30.000; Ge-Sampierdarena 6.200; S. Benedetto dei Marsi e Sulmona 16.000; Taranlo e Manduria 5.000- Torino
(Via Passalacqiia) 63.700.
CHIESE METODISTE: Bologna L. 102
mila; Piacenza 50.000; Portici 50.000; Rapolla 5.000: Koma 103.170; Roma (Comunità di lingua ingle.-ie) 50.000; Salerno 50.000;
Savona e Albenga 14.070; Venosa 8.300- Vintebbio 10.000.
CHIESE VALDI'SI: Bari L. 30.000; Bergamo 1.380.000: Brescia 20.000; Brindisi
6.420; Cainpob:i.-:so 50.700; Como 106.000;
Corato 20.000: Diaspora Lucche.se 20.000;
Mantova 5.000; Pisa 15.000; Rimini 4.000;
Roma (Via IV Novembre) 122.950; Roma
(Piazza Cavoui ) 20.000; Rorà 5.000; S. Germano Chisoiu- 10.000; S. Giovanni Lipioni
12.000; Torini. (Via Nomaglio) 44.250; Torrazzo 13.000: 1 rie.ste 27.000; Trieste (Scuola Domenicale) 6.100; Verona 33.715.
VARIE: Ammalati Ospedale Evangelico di
Napoli L. 4Ü.O00; Centro Sociale Evangelico
di Cerignola i 000; Chiese Battista. Metodista e Valdese .li Firenze (a mezzo Centro Solidarietà] 224, -00: Chiesa Pentecostale di Colegno Monzese 15.000; Lancellotti Domenico
(lerni) 5.000: Leone Antonio (Castelvolturno)
22.500; Minolli Giovanni (Canada) 9.000; Civiletto Salvatore (Certosa di S. Donato) 5.000;
Seta Leonilde -, Pi/.zo) 5.000; Urbini Luciano
(Roma). 5.00(1
Totale L. 2.'LI 1.075.
Dalle Chiese Metodiste
Fine danno: riflessione e bilanci
* Le Chie.=( Battiste hanno risposto anche
alTappello della loro Unione, in relazione alTinvito ad e.s.-;, rivolto dalla Alleanza Mon<liale Battista.
Anche la Campania ha ora la sua
« tenda ». I Pentecostali usano questo
locale mobile che alzano nelle località
dove vogliono evangelizzare: qui dentro celebrano il cullo, cantano, distribuiscono Bibbie e stampati. L’opera
della tenda è svolta principalmente dai
giovani che ne traggono un’esperienza
meravigliosa. I Pentecostali si propongono di alzare la tenda in ogni luogo
della Campania che lo richieda.
A Noci (Bari) e a Cassino (Prosinone) sono stati aperti due nuovi locali
di cullo.
Le notizie delle Comunità Penteco
stali riportate dal periodico « Risveglio Pentecostale » pervengono per lo
più dal meridione d’Italia e registrano
relativamente a 13 Comunità, per i mesi di agosto e settembre, 147 battesimi.
COLLETTE IN OCCASIONE DELLA
« DOMENIC A DELL’EMIGRANTE »
secondo elenco)
Imporlo elenio precedente L. 334.815.
CHIESE BATTISTE: Orbetello L. 5.000.
CHIESE MI.'-.rODISTE : Savona e Albenga
L. 22.000; Palerinii 21.000; Bassignana 6.000;
S. Marzano 5.000; Vintebbio 10.000.
CHIESE VALDESI: Bari L. 10.000; Rorà
3.000; S. Giovanni Lipioni 3.000.
Importo complessilo L. 419.815.
Tutte le Chiese, come ogni organismo istituzionale, seguono le tradizioni. Non sempre però si è, per questo,
tradizionalisti. Si tratta di non diventale servi delle tradizioni, ma piuttosto di servirsi di esse per una testimonianza che richiede — come quella cristiana — un cosciente impegno di vita.
Ed allora anche le tradizionali celebrazioni natalizie, che vanno dal periodo
dell’Avvento fino all’Epifania, possono
essere valide opportunità per una seria riflessione sulla posizione spirituale del singolo credente e della Chiesa
nel suo complesso.
Molto significativi, a questo proposito, sono stati alcuni pensieri che il
Presidente pastore Mario Sbaffi ha rivolto ai pastori ed ai membri laici della Conferenza Metodista nel periodo
natalizio:
« ...l'aurora dall'alto ci visiterà »
(Luca I: 78). È dall’Alto che viene
a noi la misericordia del nostro
Dio, che può rendere meno parziale e discontinua la nostra misericordia verso gli uomini; dall’Alto
giunge a noi la remissione dei peccati che fa di noi delle nuove creature; dall’Alto la conoscenza della
salvezza senza della quale restiamo
in balìa di noi stessi; dall'Alto la
luce che può efficacemente guidare
i nostri passi verso la via della pace.
Vivere questa attesa «dall’Alto»
significa dare luce, ispirazione, forza e concretezza al nostro impegno
qui, in « basso », cioè ovunque siamo chiamati a recare la nostra testimonianza ed a manifestare frutti di giustizia e di pace in questa
creazione di cui siamo parte, che
sempre più ci coinvolge, e che « attende con brama intensa la manifestazione dei figliuoli di Dio» (Romani 8: 19).
Non è possibile fare un resoconto
particolareggiato concernente le cele
brazioni natalizie svoltesi presso ogni
singola Comunità metodista. Tuttavia
possiamo dire che non poche Comunità hanno sentito, forse più che nel passato, il significato spirituale del Natale.
Sappiamo che in diverse località i
Culti sono stati celebrati con assoluta
semplicità ed in un’atmosfera di profonda devozione spirituale, e che i sermoni non sono stati delle sdolcinate
allusioni al lato pittoresco del presepio, bensì degli autentici appelli alla
accettazione del Cristo quale S grore
di tutta la vita.
llllllllllllllllllllllllUlllllliiillillllllllllliilllllllllllilllllllllljllllllllllllllllllllllllllilllliillllliillllllllillllllllillllllllllllll^Ill
alla facoltà valdese di teologia
Corsi di aggiornamento teeiogico per iaici
T corsi di aggiornamento teologico per laici
inizieranno jirossimamenle con il seguente
programma :
5-12-19-26 febbraio - 5 marzo :
Antico Testamento {Prof. A. Soggìn : II
messaggio della creazione in un mondo secolarizzato)
12-19-26 marzo - 2 ajirile :
Dogmatica (Prof. V. Subilia; Preludio a
un discorso su Dio)
23-30 aprile - 7-14-21 maggio:
Storia del Cristianesimo (Prof. V. Vinay:
Giovanni Calvino, riformatore. Vita e pensiero).
Le lezioni avranno luogo il venerdì alle ore
18,30 precise (ora che è stata proposta e che
potrà eventualmente essere discussa e modi
ficaia). Gli iscritti vecchi e nuovi di Roma e
dintorni sono cordialmente invitali ad assiste
re alle lezioni. Ai rc.sidenti fuori Roma le le
zioni saranno spedite ciclostilate. Griscritli de
gli anni precedenti c i Pastori delle varie Comunità sono pregali di estendere rinvito a
lutti gli amici susecilibili di interessarsi. I
documenti necessari per le nuove iscrizioni
sono :
1) licenza dì scuola secondaria (in carta
libera):
2) lettera di presentazione del Pastore o
del Consìglio di Chiesa della projiria comunità.
La lassa annuale del corso è stata mantenuta a L. 5.000 nonostante il sensibile aumento dei costi di dilTusione, già registrato
Panno passato : va inviata a mezzo assegno
bancario, insieme ai documenti prescritti, al
Prof. Vittorio Subilia, Via Pietro Cossa, 42 00193 Roma. Eventuali offerte integrative saranno ricevute con gratitudine. Per poter calcolare il numero delle dispense preghiamo di
inviare al più presto po.ssibile i nominativi.
1 corsi non prevedono esami: chi, per aiilocontrollo, desiderasse sostenerli, può presentarsi tra il 1® e il 19 giugno.
Ci auguriamo che molti iscritti degli anni
precedenti rinnovino la loro iscrizione e che
ari e.ssì si aggiungano numerosi nuovi iscritti,
nella speranza che i nostri corsi siano un
contributo formativo di una più ferma c chiari coscienza di fede e di .servizio.
La Facoltà
iiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiminiiiMiiiiiiiiiimiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitmiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiii
A S. Fedele Intelvi, a cura del Cenilo «P. Andreetti»
e della Federazione Evangelica Lombarda
Il quinto Convegno teologico
Il «Convegno Teologico» viene convocato per il febbraio 1971 nella sua quinta edizione
<la parte dei Consigli della Federazione Lombarda e del Centro P. Andreetti di S. Fedele Intelvi.
Esso avrà luogo, a Dio piacendo, da Domenica 21 febbraio, alle ore 19,30 (con la cena),
a martedì 23 alle ore 12 circa (con il pranzo).
L’argomento, già fissato il febbraio scorso, verterà su:
“Sola Scriptura,, e canone
Il Prof. ViUorin Subilia h.T accettato di tenere il corso in cinque lezioni, centrate prevalentemente .sulTanalisi delle ra;{ioni storiche e teologiche del deteriorarsi del « Sola Scriptura ». che hanno condotto alla situazione attuale. Le eoneUisioni dovranno, come di eon■suclo, esser cercate insieme nella di.seiissione.
Ecco dunque il programma con ima proposta di orario che potrà anche essere modificata
nella .sua ultima parte, anche seguendo le esigenze del cenvegno:
1. - Dal «Sola Scriptura» della Riforma alla dottrina della i.spirazione (Domeniea
sera dopo cena, alle ore 21).
2. - l.a critica biblica (Lunedi mattina alle ore 10).
3. - Neec.ssità e pericoli della critica biblica (Lunedì alle ore 15).
4. - Il proto-cattolicesimo nel Nuovo Tc.slamcnto (Lunedi alle ore 17).
5. - Il canone nel canone (Lunedi sera alle ore 21).
Conclu.sioni ; Martelli mattina.
Le prenotazioni devono pervenire al più presto a: Past. S. Briante - Via T Grossi 17
22100 Como.
Altrettanto è stato per le tradizionali Feste dell'Albero. Plesso alcune Comunità (Bologna, S. Marzano, Bassignana, ecc.) la « Festa » non è consistita nella mera distribuzione di regali ai
fanciulli in. compenso della loro recitazione di poesie, ma nella partecipazione — anche mediante le recitazioni
dei fanciulli — alle istanze umane che
attendono una risposta d’amore e di
reale sacrificio cristiano.
Per la Chiesa Metodista la fine del
mese di dicembre coincide non solo
con le festività natalizie, ma altresì
con la chiusura dei bilanci finanziari
delle singole Comunità e della Amministrazione centrale. Perciò è alla fine
dell’anno che ogni Comunità è impegnata a compiere il massimo sacrificio per far fronte agli onerosi impegni
finanziari che gravano sensibilmente
su tutta la Chiesa.
Il Comitato Permanente ha predisposto un piano di visite alle Comunità da effettuarsi nei primi mesi del
1971 da parte del Presidente, del Vice
Presidente e del Segretario accompagnati da un altro membro del Comitato stesso. Tali visite hanno lo scopo
di informare direttamente le Cemunità sui problemi che la Chiesa deve affrontare, ed anche per stabilire con
esse un contatto diretto ed un dialogo.
In occasione della « Settimana di
preghiera per l’unità dei Cristiani »,
dopo una serie di studi biblici in cui
sono stati presentati i maggiori punti
dottrinali delle Chiese Riformate, Do
menica 24 gennaio alle ore 17 avrà luogo un Culto ’ecumenico’ nella chiesa
cattolica di S. Secondo in Asti; sarà
presieduto da don Mignatta e dai pastori A. Scorsonelli e G. Anziani; predicherà il past. Scorsonelli.
g
lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllilllllllllllillllllllllllllll
Un appello
da "Casa Cares"
Abbiamo ricevuto dal Comitato di Casa
CARES, l'istituto evangelico fiorentino per ragazzi. il seguente appello.
Cari fratelli.
il comilaio del Cares. riunito a Firenze,
he esaminato la situazione della casa per Vanno ] 970-71. Pur essendo presenti pochi membri ci si è accorti che una decisione coraggiosa
non era più procrastinabile. Nonostante sondaggio durato tutto Vanno per trovare case da
affittare nella zona di Firenze, non è stato possibile trottare nulla di adatto o conveniente.
Una casa che sarebbe stata possibile è stata
rifiutata al Cares. ed un'altra del costo
mensile di lire 380.000 risiillaiia inadeguata
ed avrebbe portato ad una drastica riduzione
tra i membri della casa.
Ci si b allora posta la domanda di che cosa
fare, dal momento che entro pochi giorni scade la proroga concessa per l'attuale casa di
via Pisana. Ricordando le decisioni prese nella riunione di Milano di cui questa era la logica continuazione e pensiamo che restasse una
sola alternativa; l'acquisto di un terreno e la
costruzione su di esso in brevissimo tempio di
una casa prefabbricala. Per questa prima tappa verso la costruzione della futura Casa
Cares occorrono 25.000.000 lire circa. I pochi presenti hanno deciso davanti al Signore,
con.sci della loro responsabilità verso la casa,
di iniziare con otto milioni il fondo necessario aprendo in pari tempo la sottoscrizione
per il raggiungimento di detta cifra.
Confidano nel Signore e nei Suoi figli che
sia possibile impegnare un terreno anche per
poter ottenere una eventuale proroga. Si tratta
di una neces.sità impellente: la cosa non puh
attendere oltre. Il comitato ha istituito una
commissione formala dai fratelli Ugo Gastaldi. Luigi Lenti, e Giovanni Targetti per
la raccolta delle sottoscrizioni e Io studio della modalità di restiluzione del prestito. Tutti
gli amici del Cares, i soci, i membri del comitato. i sempre-caresini. possono essere presenti
in questo momento che. segna una svolta decisiva nella t'ita della casa, con prestiti, offerte. doni e presto speriamo anche con la propria
opera nei campi lavoro. Il comitato non pensa
che questo appello possa cadere nel vuoto. Una
comunità cristiana si riunisce nei momenti
difficili. L'eìiminazione. dei debiti del passato
ci permette di affrontare con serenità questa
¡trova di fede. Non un uomo, ma il Signore
attraverso decine di bambine e di giovani
chiede la vostra opera, il vostro intervento, il
vostro entusiasmo. Egli ama un donatore allegro: sia Egli al vostro fianco in questo
momento, come L'abbiamo sentito in mezzo a
noi durante la riunione.
Vi terremo costantemente informati dello
sviluppo della situnziono. Vi invitiamo a non
gettare nel cestino questo appello: e diretto dal
Signore aUrnvvrso i vostri fratelli che sono
accanto a voi e vi abbracciano nel Suo nome.
Con affetto fraterno.
Fede Giolitlo, Gina Rotatori.
Gioele Mongìovelto, Luigi Lenti, Giovanni Targetti, Paul
Krieg, Domenico Maselli. Adam
HIaszczvk.
Casa Cares. Via Pisana 77. 50143 Firenze, c-c-i». 5/4397.
4
22 gennaio 1971 — N. 4
pag. 3
LA CHIESALE LA SUA MISSIONE NEL^MONDO
Fondo di solidarietà contro il sottosviluppo
Diario gabonese
Una corrispondenza dalle missionarie Gay e Baudraz
Come già segnalato in varie occasioni, la nostra iniziativa « contro la fame degli altri » si è inserita in quella più vasta decisa dall’ultimo sinodo. Mentre stiamo per raggiungere la meta prefissata di
1 milione di lire da destinare dal centro di sviluppo comunitario del
Congo Kinshasa (abbiamo già circa 850 mila lire da parte), desideriamo preannunciare sin da ora che il prossimo milione verrà nuovamente destinato al « Centre Familial Evangélique » del Gabon, che si trova
sempre in difficoltà di ordine economico.
Proprio in questi giorni riceviamo ulteriori notizie dalle signorine
Gay e Baudraz tramite una lettera che pubblichiamo qui sotto.
Invitiamo tutti i lettori a voler collaborare con delle costanti e
regolari sottoscrizioni, nel responsabile convincimento che il nostro
prossimo — tanto più oggi che si vive a livello planetario — è sia
quello vicino all'uscio di casa e sia quello che sta in un altro continente.
Le sottoscrizioni vanno inviate al conto corr. postale n. 2/39878
intestato a Roberto Pevrot, Corso Moncalieri, 70 - 10133 Torino.
Cari amici,
siamo liete di darvi alcune notizie
del « Centre Familial Evangélique
d’Oyem », la cui attività può continuare grazie ai vostri doni generosi e regolari.
Vi invitiamo a fare con noi una
« tournée » nella nostra 3 Ch. Citroen,
strumento di lavoro poco estetico, ma
indispensabile per affrontare le piste
della foresta equatoriale.
Giovedì 10 Dicembre 1910. Dopo il
consultorio a Mful, luogo della nostra
residenza, partiamo nel pomeriggio
per il giro bimensile sulla pista di Bissok. I preparativi sono sempre un po’
lunghi e difficili dovendo fare entrare
nel piccolo spazio della 3 Ch. tutto
l’occorrente, consistente in cose varie
ed eterogenee: cassa di medicinali,
schedari, bilancia, acqua filtrata, lanterna, lettini da campo, cassetta di
utensili, viveri ecc... senza dimenticare... le persone. Siamo infatti in tre,
due infermiere europee e un’educatrice gabonese, Hélène Bela.
Il paesaggio è sempre uguale: strada rossa di laterite, fiancheggiata da
grandi alberi, arbusti, erbe e vicino ai
villaggi piantagioni di cacao e caffè,
raramente campi di arachidi e di manioca, che le donne coltivano in piena
boscaglia. Attraversiamo diversi piccoli villaggi prima di fermarci alla prima tappa: Mboma. Il rumore della
macchina e il suo klacson avvertono
le famiglie del nostro arrivo. Ci avviciniamo ad una casa messa a nostra
disposizione per la pesata e il consultorio. Scarichiamo bilancia, medicinali, schedari ed aspettiamo pazientemente le madri che lentamente rispondono all’appello coi loro bimbi legati
dietro la schiena. Appeso ad una parete un vecchio cartellone di propaganda per le prime elezioni del Presidente della Repubblica del Gabon (indipendente dal 1960) promette l’evoluzione della donna gabonese. È quello
che cerchiamo in parte di promuovere per mezzo dell’educazione sanitaria
rurale nella famiglia. I lattanti e i
bambini fino a 4 anni non sono numerosi a Mboma, ma alcuni in modo particolare hanno bisogno delle nostre cure preventive e dei nostri consigli:
Bruno sempre magro con diarrea, malaria o tosse. Rose Marie con la malattia di Pott, portata irregolarmente
al l’ospedale per essere curata... Alcuni
bambini sono portati dai padri, le
mamme non essendo ancora tornate
dai campi. Come educare le donne assenti? Dopo una breve lezione d’igiene
e la distribuzione di antimalarici e ricostituenti, ricarichiamo la macchina
e dopo una trentina di km. di strada
scoscesa giungiamo alla nostra seconda tappa verso le 18 prima della notte
che scende sempre rapida all’equatore.
Elelem. Scegliamo questo villaggio
per passare la notte per avere un maggiore contatto con gli abitanti, la nostra attività essendo iniziata qui da
pochi mesi. Una casa ci è offerta e un
membro della famiglia ci cede la sua
camera: è la casa del catechista cattolico, che apprezza il nostro lavoro. Uomini e donne vengono a salutarci dimostrando la loro riconoscenza con
piccoli doni: uova, qualche banana,
miele selvatico, arachidi...
Venerdì mattina: consultorio in un
« corps de garde », piccola capanna, co
struita anticamente all’entrata del vii
laggio per sorvegliare l’arrivo dei nemici: oggi giorno luogo di riunione dove gli uomini -discutono, giocano, si riposano dalle loro fatiche... mentre le
donne sgobbano nei campi da mane a
sera. È infatti alle donne che incombe
il lavoro delle piantagioni per nutrire
la famiglia: gli uomini acconsentono
a badare ai bimbi. Oggi gli uomini lasciano il posto alle donne rimaste per
la riunione. Dopo la pesata e le cure,
la nostra educatrice fa una dimostrazione pratica di cucina sul focolare
sempre acceso. Insegna a preparare
una pappa con farina di banane davanti allo stupore di alcune donne, che
non immaginavano neppure che si do
vesse preparare un nutrimento speciale per il bimbo, stupore più grande ancora nel vedere con quale piacere c
facilità questi la mangia. L’alimentazione infantile è un problema molto
importante in questo paese dove spesso il bimbo al momento dello svezzamento deve accontentarsi di assaggiare il cibo degli adulti. La madre crede
che questo sia sufficiente ed è diffìcile
farle realizzare che è la sua ignoranza
che ritarda e sovente arresta la crescita della sua creatura.
— Che cosa mangia? — è la domanda rivolta sistematicamente davanti a
un caso di denutrizione.
Le risposte variano: — Tutto quello
che mangio io: manioca, arachidi, semi di zucca, pesce o carne quando ne
ho... — ma noi sappiamo che il bambino riceve poco o nulla di tutto questo.
— Rifiuta di mangiare — e noi sappiamo che la madre, non avendo assimilato i consigli ricevuti, non crede alla necessità di preparare un cibo adatto e di insistere perché venga mangiato.
— Non lo so: sono i fratelli che gli
danno da mangiare — è questo il caso
limite in cui la madre non si preoccupa neppure di sapere di che vive la
sua prole. A Elelem le donne vengono
numerose al consultorio: si interessano seguendo con attenzione le lezioni,
ma è molto difficile mettere in pratica
un insegnamento diverso e a volte contrario agli usi e costumi tramandati
dagli antenati.
Venerdì pomeriggio. Sulla strada del
ritorno ci fermiamo ancora in 2 villaggi: Bissok I e Bissok 2. Il soggetto della lezione è preso da fatti recentemente avvenuti: un bimbo si è bruciato
gravemente rovesciando una pentola
con acqua bollente, un altro ha rischialo di perdere un occhio ferendosi con
un grosso coltello affilato, un altro ha
bevuto del petrolio, un altro uno sciroppo per la tosse. Sono incidenti, che
capitano molto spesso, perché si cucina per terra e non si pensa a riporre
in luogo sicuro oggetti pericolosi. Dialogando coi genitori cerchiamo insieme una soluzione per evitare simili
disgrazie.
Prima di rientrare a casa avremmo
dovuto riunire donne del villaggio di
Zanangwè, ma purtroppo al nostro
passaggio nessuno ha risposto all’appello. Questi consultori in piccoli villaggi nascosti nella foresta equatoriale, lontani da ogni assistenza medicosociale, rappresentano una parte importante del nostro lavoro. Per renderlo più interessante prevediamo un nuo
vo materiale didattico con diapositive
e ffanellografo. Naturalmente un’educazione efficace è possibile soltanto
con educatrici gabonesi alla preparazione delle quali ci dedichiamo nel miglior modo possibile.
Vi ringraziamo di darci la possibilità di lavorare e con voi chiediamo a
Dio che quest’opera sociale sia una
testimonianza del Suo amore per tutti
gli uomini. Ricevete, cari amici, i nostri migliori auguri per un anno nuovo
benedetto nel Signore.
Anita Gay e Violette Baudraz
IN INDIA
La canversione al cristiaaesiaia perseguibile per legge
Nuova Delhi (epd). - Nel Rajastan,
uno degli Stati della Federazione indiana, può essere condannato a un’ammenda di 1.300 dollari (quasi un milione di lire) chiunque « con la forza, con
l'inganno o con la seduzione procura il
passaggio a una Chiesa cristiana ». Questa norma penale è stata fissata con
una « Legge in difesa della libertà religiosa », pubblicata il 14 novembre a
Nuova Delhi. Il Rajastan è il terzo degli Stati federati indiani a introdurre
una legge di questo genere. È vero che
le conversioni non sono espressamente
vietate, ma ogni convertito deve obbligatoriamente farsi registrare presso
l’ufficio di polizia competente. La legge
contrasta apertamente con la Costituzione indiana, che garantisce la confe.ssione e la propagazione della religione.
IIIIIIIIIIMIIIIIIIIII llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
L’Angola e i missionari
americani
New York (bip) - I dipartimenti missionari di due Chiese americane, e cioè
la Chiesa unita di Cristo, USA, e la
Chiesa unita del Canadá hanno deciso
di non inviare più missionari in Angola a meno che il Portogallo non dia precisa assicurazione che essi possono vivere ed operare liberamente in seno
alla popolazione di detto paese.
Parecchi missionari si sono recentemente visti rifiutare il visto di entrata dopo aver lasciato il loro paese. Il
numero dei missionari operanti in Angola è passato dai 66 del 1961 agli attuali 12.
NEL CAMERUN
Una scuola-fattoria
ha fatto scuola
Libamba (spp). - Dieci anni fa un
agronomo missionario. Pascal de Pury,
svizzero romando, creava a Libamba,
un centro camerunese, una scuola-fattoria nella quale giovani contadini indigeni imparano ad allevare polli, a coltivare la terra, a guadagnarsi di che vivere in campagna.
La scuola-fattoria ha coperto la maggior parte delle spese di gestione vendendo uova trasportate per ferrovia a
Duala e a Yaundé. Ha così contribuito
allo sviluppo economico del paese, rendendo superflua l’importazione di uova,
migliorando la qualità dell’alimentazione della popolazione e frenando l’esodo rurale.
In seguito a questo primo esperimen
to, le Chiese camerunesi hanno create
numerose altre scuole-fattoria e hanne
sviluppato l’insegnamento agricolo nel
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiim iiiiiiiiiimiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiniiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
la Chiesa Onita di Cristo nel Madagascar
La Chiesa Unita del Madagascar pubblica regolarmente un bollettino di notizie («Vaovao») per informare i numerosi amici che essa annovera nei
paesi europei. Se questo esempio fosse
seguito dalle altre Chiese indipendenti
degli ex campi di missione della Società di Parigi, potremmo avere regolarmente una panoramica molto interessante dell’opera di Dio in quelle regioni
dove hanno lavorato e tuttora lavorano i nostri missionari.
L’ultimo bollettino della Chiesa Unita del Madagascar dà un riassunto molto interessante dei lavori del secondo
sinodo dopo l’unione. Sono inclusi integralmente due documenti: il primo è
un messaggio indirizzato alle Chiese
sorelle dell’Europa, il secondo è una dichiarazione sinodale, « Sulla vita pubblica nazionale e mondiale ». Li riproduciamo qui perché ci permettono di
sentire direttamente la voce di questi
nostri fratelli in Cristo e di renderci
conto di come capiscono la natura delle loro relazioni con le nostre chiese e
l’atteggiamento che la chiesa di Cristo
deve assumere di fronte ai problemi
che travagliano oggi da nazione e l’umanità nel suo insieme.
MESSAGGIQ
ALLE CHIESE SQRELLE
IN EURQPA
Cari fratelli e sorelle in Cristo,
Il secondo Sinodo della Chiesa Unita
di Gesù Cristo nel Madagascar, riunito
oggi nella nuova grande sala del grande Collegio di Tananarive, coi suoi 137
delegati, i suoi invitati e osservatori,
invia per mezzo di questa lettera i suoi
saluti più fraterni alle chiese, ai fratella e alle sorelle cristiani dell’Inghilterra, della Francia e della Svizzera.
Durante la seduta di apertura del Sinodo abbiamo avuto la grande gioia di
vedere i vostri delegati e udirli portarci i vostri saluti per mezzo dei loro calorosi messaggi. La loro presenza ci ha
fatto sentire il rafforzamento dei legami che ci uniscono, ed è stata per noi
una occasione per ricordare la necessità sempre attuale di una stretta collaborazione fra la nostra Chiesa e quelle dell’Europa. Noi sappiamo quali sono i problemi delle vostre chiese, che
cercano oggi un pieno, rinnovato adattamento in seno a una società secolarizzata. Siamo tanto più sensibili ad
essi, perché queste difficoltà non vi nascondono le nostre difficoltà.
Più che mai noi realizziamo che per
proclamare l’Evangelo della Pace e dell’Amore in questo mondo sconvolto,
avremo bisogno dell’aiuto delle vostre
chiese come voi avrete bisogno dell’aiuto della nostra. Lavorerete per noi e lavoreremo per voi; pregherete per noi
e pregheremo per voi. Le nostre gioie,
saranno sempre un po' le vostre gioie,
le nostre battaglie le vostre battaglie.
come le vostre vittorie le nostre vittorie, nella certezza che il Signore della
Chiesa sarà con noi tutti.
Accanto ai problemi interni della nostra Chiesa, come la revisione di alcuni
articoli della Costituzione, e degli stipendi dei pastori e degli evangelisti, il
il tema centrale del Sinodo è stato:
« All’opera con Cristo nel Madagascar
per la famiglia, la Chiesa e lo sviluppo ». Ma quando il problema dello sviluppo è stato trattato, alcuni membri
del Sinodo hanno accentuato il ruolo
specifico della Chiesa nella proclamazione dell’Evangelo.
Il nostro Sinodo vuole essere il punto di partenza per uno sforzo nuovo
per l’evangelizzazione c lo sviluppo.
Molti di noi sono coscienti dell’immensità dell’opera che Dio ci affida ben
oltre i limiti della parrocchia tradizionale.
Il lavoro ci aspetta. Non abbiamo ih
lusioni sulle numerose difficoltà e sugli
ostacoli che incontreremo sul cammino verso l’unità e sul cammino che è
semplicemente quello di Cristo. Ma
abbiamo sentito durante i nostri lavori sinodali che alcuni dei tramezzi
che dividevano le tre antiche chiese,
sono già crollati.
Se Dio è con noi chi sarà contro di
noi?
A Lui sia la gloria nei secoli dei secoli.
A nome del Sinodo Nazionale della
Chiesa di Gesù Cristo nel Madagascar.
H. Ravelomanana
DICHIARAZIQNE
DEL SINQDQ NAZIQNALE
SULLA VITA PUBBLICA NAZIQNALE
E MQNDIALE
La Chiesa Unita di Gesù Cristo nel
Madagascar dichiara di non sostenere
alcun partito politico e di non avere
relazione alcuna con quella che da alcuni è chiamata l’opposizione. Ciò nonostante, la Parola divina che essa detiene non le permette di tacere dinanzi
a tutte le situazioni contrarie alla carità e alla giustizia.
1. Per questa ragione essa esprime
il suo dispiacere, la sua opposizione e
la sua riprovazione nei riguardi delle
numerosissime irregolarità avvenute
durante le elezioni dei deputati e dei
consiglieri generali. Essa esprirne il
suo dispiacere tanto più, perché è durante la celebrazione del 25“ anniversario delle Nazioni Unite, che hanno definito e esaltato i diritti dell’uomo, che
si sono viste queste pressioni, que.ste
frodi, questi scrutini falsificati sotto
forme diverse.
Con grande dispiacere la Chiesa Unita riconosce che certi cristiani, che
hanno delle responsabilità pubbliche,
non si sono alzati per difendere il diritto, ma hanno perfino partecipato all’ingiustizia.
2. Essa segnala l’aumentare costante della disuguaglianza tra una minoranza di nuovi ricchi e la massa, specialmente contadina, che non cessa di
impoverirsi. Questo non è conforme
allo spirito dell’Evangelo, e dovrebbe
essere evitato in un paese che si dice
socialista. Per di più, le strutture economiche, che sono poco cambiate dal
tempo della colonizzazione, non fanno
che prolungare questa situazione.
Essa dichiara che i cristiani dovrebbero essere i primi a utilizzare le loro
ricchezze per lo sviluppo della massa
popolare.
3. Essa mette in guardia nei confronti della moltiplicazione e della frequenza eccessiva delle feste e celebrazioni di ogni sorta, che sono accompagnate da giochi di azzardo, e sono una
occasione di licenza, feste che diventano parte integrante della vita quotidiana della gente, mentre esse rendono
la loro situazione economica sempre
più disagevole, oltre al pregiudizio morale che ne risulta, e che si aggiunge
alle cattive lezioni dei libri, del cinema,
della radio e della televisione.
Perciò la Chiesa Unita dichiara che
si sforzerà di aumentare la sua partecipazione allo sviluppo della Nazione.
4. Sul piano internazionale la Chiesa Unita osserva che l’azione delle grandi potenze non fa che turbare la pace
mondiale. Spesso esse cercano di estendere la loro inlluenza sulle altre nazioni, cosa che aggrava la situazione tanto nel Vietnam che nel Medio Qriente.
5. Le Chiesa Unita si oppone alla
pretesa degli Stati Uniti di essere il
difensore della religione cristiana, nella guerra che persegue nel Vietnam.
L’effetto di queste operazioni è piuttosto la riduzione della potenza del Vangelo presso i Buddisti e i non credenti
in tutta l’Asia del Sud-Est.
6. Nella ricerca delle pace mondiale la Chiesa Unita pen.sa che l’entrata
della Cina comunista nelle Nazioni
Unite potrebbe essere un fattore che
porta un miglioramento. D’altronte non
è normale pretendere ignorare l’esistenza di una nazione che comprende
un quarto degli abitanti della terra.
7. La Chiesa Unita condanna in modo assoluto il razzismo e il colonialismo (Africa del Sud, Portogallo, Rhodesia, Stati Uniti, ecc.) Ne condanna
certo manifestazioni nel Madagascar
stesso. E non approva ogni relazione
(commerciale o diplomatica) con tutti i
governi che gli danno forza di legge
nella loro politica.
7. La Chiesa Unita approva la sovvenzione di 200.000 dollari data dal
Consiglio Ecumenico delle Chiese, alle
associazioni rivoluzionarie dei popoli
che sono ancora sotto il giogo dell’oppressione e della ingiustizia. Nota che
questi doni non sono destinati all’acquisto di armi da guerra.
le scuole secondarie. Parecchi agronomi svizzeri e francesi sono all’opera nel
paese.
iilliliniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
La Chiesa riformata olandese
e lo sviluppo
Amsterdam (bip) -Il sinodo della
Chiesa riformata olandese ha risposto
all’appello lanciato a seguito della consultazione sull’aiuto ecumenico ai progetti di sviluppo che ha avuto luogo
nel febbraio 1970 a Montreux. Le Chiese membro del CEC erano state invitate a riservare almeno un 2% del loro bilancio a programmi e progetti di
sviluppo in tutto il mondo. Questa decisione è stata votata con 34 voti contro 10.
Il 75 per cento delle somme così raccolte per il Terzo Mondo saranno inviate al Fondo speciale del CEC per
lo sviluppo mentre il restante 25%
verrà impiegato in Olanda per un programma di educazione e di informazione mirante a migliorare la conoscenza
dei problemi dello sviluppo.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiimiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiim
Progetto di unione di Chiese
^ in Gran Bretagna
Londra (bip). - Il progetto di unione
della Chiesa congregazionalista in Inghilterra e nel Galles e della Chiesa
presbiteriana inglese è stato reso pubblico a Londra dopo anni di negoziati
fra queste Chiese. Se il progetto andrà
i 1 porto, la pi'evista Chiesa riformata
unita comprenderà 170 mila congregazionalisti e 65 mila presbiteriani.
Questo progetto di unione verrà presentato alle assemblee delle due Chiese
in questione, che si terranno simultaneamente nel maggio del 1971. Il risultato verrà annunciato contemporaneamente onde evitare reciproche influenze. Se il risultato sarà negativo, o insufficiente in una delle Chiese, il progetto verrà abbandonato. Se invece il
voto sarà positivo, la proposta sarà
sottoposta all’approvazione delle parrocchie, alle riunioni di contea ed ai
sinodi che dovranno pronunciarsi prima del 16 dicembre 1971.
I risultati raggiunti dovranno essere
successivamente comunicati c discussi
nelle assemblee generali del maggio
1972. Se tutta questa procedura avrà
un risultato finale favorevole all’unione, la prima assemblea ufficiale della
Chiesa riformata unita avrà luogo nell’ottobre 1972.
Una differenza importante fra le due
Chiese risiede nel fatto che le Chiese
presbiteriane faranno automaticamente
parte della nuova Chiesa a meno che
si rifiutino espressamente, mentre le
Chiese congregazionaliste dovranno al
contrario manifestare la loro volontà
di unione.
II segretario della Chiesa congregagionalista dell’Inghilterra e del Galles
ha vivamente raccomandato ai membri
di partecipare allo scrutinio. « So perfettamente — egli ha detto — che pur
unendo delle denominazioni non si risolve automaticamente il problema della missione, però cade un ostacolo... ».
Illllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll IIIIIIIUIIIIIIIIIIIIIIII
America pronta all’offerta
New York (epd). - La gioia dell’offerla non è affatto diminuita nel popolo
delle Chiese protestanti statunitensi,
malgrado le tensioni interne assai evidenziate, per lo più determinate da minoranze piccole quanto rumorose. Secondo una comunicazione del Consiglio nazionale delle Chiese, nel 1970 le
48 Chiese che lo costituiscono hanno
raccolto 3,1 miliardi di dollari (circa
duemila miliardi di lire) di libere offerte, quindi 100 milioni di dollari (oltre seicento milioni di lire) in più dell’anno precedente. La media deU’offerta di ogni membro partecipante alla vita della Chiesa è stata di 87 dollari (circa 55.000 lire; ovviamente, per avere un
confronto effettivo, bisognerebbe confrontare pure i redditi medi statunitense e italiano, però...).
’ NELLA CHIESA EVANGELICA
DI HESSE-NASSAU
A 16 anni diritto di voto
francofnrle (ppd). - Il Sinodo della Chiesa
di Hesse-Nas.san, riunito a Franeoforlc sid
Meno, ha deriso un mutamento negli ordinamenti elettorali a livello di comunità. In base a tale decisione « i membri ili rhiesn battezzati e ammessi alla santa cena » ottengono
il diritto di partecipare alle elezioni eeelesia.stiche a partire dai 16 anni. Il diritto di eleggibilità è .stato fussato a 21 anni. La Chie.sa di
Hesse-Na.ssau è la prima delle Chiese costituenti la Chiesa Evangelica in Germania
(KKD) ad abbassare tanto l’età del diritto di
voto.
Àìla redazione di questa pagina hanno
collaborato Roberto Coìsson e Claudia
Peyrot.
5
22 gennaio 1971 — N. 4
pag. 5
Villar Penosa
li 18 novembre le nostre sorelle hanno avut ) la gradita visita della sig.ra Ade Gardiol
presidente della G.F.V. Molto apj>rezzato il
suo fraterno messaggio e le interessanti notizia sulle varie Unioni.
11 15 dicembre, come tutti gli anni, ci è
stato gentilmente consentito di dare messaggi
natalizi ai tre turni della KIV. Hanno parlato
i Pastori Davite e Marco Ayassot e abbiamo
distribuito i calendarielti con passi biblici.
Il 19-20 dicembre abbiamo avuto un'incontro con un gruppo di giovani di alcune parrtK'cliie, che hanno inaugurato i progettati
^veek-end resi possibili dalla nostra Foresteria ora dotata di numerosi ed eleganti letti a
castello.
La sig.ra Ruth Tourn ha diretto rincontro
in modo esemplare e i giovani, dopo una cena
frugale, preparata da loro stessi, hanno preso
parte ad uno studio biblico, molto interessante. La serata si è conclusa con vari giochi,
animalissimi.
Dopo una notte serena e riposante e una
buona colazione, i giovani del Villar si sono
divisi la responsabilità della Scuola Domenicale e del culto durante il quale la signora
Tourn ha dato un apprezzato messaggio.
Doj)o la pausa del pranzo, il gruppo si è
recato all'Asilo di S. Germano a portare il
contributo della proj)ria simpatia, ai vecchi
quivi ricoverali. Ha avuto così termine questo convegno di cui tutti si sono dichiarati
entusiasti, auspicandone altri. Alla Sig.ra
Tourn i no.stri sentiti ringraziamenti per la
sua nobile fatica e per il suo brio che ha
conquistalo tut^i.
Solennità natalizie. 11 freddo e la neve hanno un po' ostacolato le varie attività. Ricordiamo il culto di Natale con una buona assemlilea. la festa dei bambini e il culto di fine
d‘anno con la commemorazione dei dipartiti,
seguito dalla veglia alla quale hanno preso
parte, oltre ai fratelli di chiesa, un buon
gruppo di giovani anche di altre comunità.
Durante i vari culti abbiamo udito gli apprezzati messaggi dei pastori Alme e Bertin
che ringraziamo sentitamente.
Battesimo. Abbiamo amministrato il battesimo cristiano alla piccola Valentina Balmas.
Che il Signore benedica questa cara bambina
insieme ai suoi genitori.
Nozze, n 20 dicembre si sono uniti in matrimonio nel nostro tempio Silvia Gelso di
Castelnuovo e Renzo Sina di Porosa. Gli sposi
erano circondati da molti parenti ed amici.
Chiediamo al Signore di aiutarli a camminare
nelle Sue vie.
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Come celebrare il XVII Febbraio?
Il 17 Fejuiai") F di nuovo alle porte
Come lo celebreremo quest’anno?
Chiediamoci innanzitutto come è statj accolto e osservato nel 1970 l'ordine
del giorno della Conferenza straordinaria del 1969, presentato nella relazione
dell’Eco-Luce come un invito a « dare
al 17 Febbraio un carattere essenzialmente evangelico e comunitario centrato sul ringraziamento per la libertà in
Cristo » — e da Nuovi Tempi col sottotitolo « Un 17 febbraio più evangelico ».
« La Conferenza Distrettuale, riunita
a Torre Pellice V8 dicembre 1969, propone allo studio delle comunità l'introduzione di uno schema di questo tipo
per la celebrazione del XVII Febbraio:
a) un culto di ringraziamento;
b) un' agape fraterna aperta ai
membri e familiari delle nostre comunità;
c) limitazione di recite, falò e qualsiasi altra manifestazione ad uno stile
evangeico di testimonianza».
Questo ordine del giorno non ha cambiato gran che le cose.
Nella cronaca di Praly, sede del Capodistretto, leggiamo: « In conformità
con le decisioni della Conferenza Distrettuale non sono stati inviati inviti
ufficiali alle Autorità locali ».
Nella cronaca di S. Germano vien
dato un fondamento teologico: « ...già
da tempo abbiamo rinunciato ad invitare le Autorità come tali; dov’è la
Chiesa, vi è una sola Autorità, gli altri
sono presenti se e in quanto fratelli
nella fede ».
S. Secondo ha abolito il corteo.
A Torre Pellice, a Villar Pellice hanno preso la parola i Sindaci valdesi.
Non sappiamo se presenti come membri di chiesa o se invitati quali capi
dell’Amministrazione comunale.
Contrariamente alla proposta del
prof. Augusto Arraand-Hugon, di dare
alle celebrazioni del 17 anche un contenuto civile, la Conferenza Distrettua1-3 ha voluto con il suo ordine del giorno — come conclusione allo scambio
d’idee che intanto aveva preso tutt’altra direzione — dire chiaramente: è
chiusa l’epoca delle celebrazioni civilireligiose-patriottiche-folkloristiche dell’emancipazione. Il 17 è una festa della
Chiesa, e tutte le manifestazioni debbono avere un carattere strettamente comunitario ed evangelico, nel quadro
più grande della testimonianza valdese
nel mondo.
Quindi: niente più bandiere italiane,
perché la patria dei Valdesi è il mondo, è il Rio della Piata dove i Valdesi
s’avviano ad essere più numerosi che
alle Valli, e tanti altri luoghi della terra. La nostra Italia, noi che la amiamo, la vogliamo vedere oggi parte della grande famiglia umana, per cui, se
dobbiamo esporre una bandiera, non
può essere che quella della nostra storia e della testimonianza evangelica nel
mondo: il candeliere e il motto biblico:
Lux lucet in tenehris.
Qggi più che mai le tenebre avvolgono la terra. Qggi P'ù che mai la sola
vera luce è l’Evangelo. (Chi prenderà
l’iniziativa di far confezionare, distribuire e vendere la bandiera valdese in
due diverse misure, e provvederne tutte le parrocchie?).
Inoltre: niente cortei che possono
prestarsi a manilestazioni folkloristiche. Niente inviti alle Autorità. Agape
è agape se è pranzo della comunità dove tutti sono uguali, dove non vi sono
gerarchie. Se le Autorità civili sono presenti, il pranzo LÌiventa cosa ufficiale, a
scapito della spontaneità e della libertà. All’agape del XVII tutti debbono
poter prendere liberamente la parola
e se il pastore, approfittando dell’occasione unica di una asseniblea che generalmente non coincide con quella domenicale, vuol dire due parole come il
cuore gliele dett.i, deve poterlo fare senza testimoni e:ùranei alla comunità. È
recente il disagio in cui Autorità civili
di fede cattolica si son venute a trovare, allorquando un oratore espresse un
pensiero di simiaitia a Jan Palach e alrisolotto, disagio risolto con il rapido
abbandono del locale. Incidente risolto
dalla premurosa opera del pastore della parrocchia e dalla successiva comprensione e vera cordialità da parte
delle Autorità stesse.
Per le Autorità valdesi il discorso
cambia. Esse imerverranno lo stesso al
pranzo del XVII anche se non invitate
ufficialmente e non si troveranno a di
.................. tlIIIIIIIIIIMIIIIIIII
Educare gli educatori!
«L’educatore interuiene noa soltanto attraverso le sue parole o i suoi atti, |
ma soprattutto attraverso il suo essere conscio o inconscio: egli educa in |
base al grado di maturità aiFettiva e di autocontrollo interiore raggiunto» |
Georges Mauco - Psicanalisi ~e educazione. Traduzione e presentazione di
Roberto Eynard. Boria Editore, Torino 1970, L. 2.000.
Chi abbia la sventura di occuparsi
dei cosiddetti istituti di rieducazione,
dopo un periodo di amarissimo lavoro
condotto fra difficoltà inaudite ne esce
di solito con questo imperativo ben
stampato in mente: «educare gli educatori ». E, anche se gli insegnanti della
scuola italiana sono capaci di restare
sdegnati o atterriti di fronte a certe situazioni che la televisione o i giornali
stessi ci hanno svelato, sappiano che
quanto avviene negli istituti di rieducazione è solo la controprova di quanto
avviene nella scuola, di ciò che essi
stessi quotidianamente contribuiscono
ad attuare.
Più che mai opportuna, quindi, la
pubblicazione in lingua italiana del liIjro di Georges Mauco, uscito nel 1967
a Parigi dove l’autore fin dal 1945 aveva fondato il primo Centro medico-psico-pedagogico: un centro-pilota ad impostazione nettamente psicanalitica che
anche attraverso una Scuola dei genitori si proponeva di diffondere il più
possibile una « educazione degli educatori » su basi veramente scientifiche ma
non per questo da riservarsi ai soli iniziati.
In una limpida presentazione del volume, il prof. Roberto Eynard (a cui va,
oltre che il merito della traduzione, anche quello di aver redatto un piccolo
« lessico » che permette al lettore di superare lo scoglio di alcuni termini più
strettamente tecnici) sottolinea giustamente la grave carenza che già a livello di preparazione professionale sussiste nella nostra società sotto il profilo dell’ educazione: l’educatore, oggi,
riceve una preparazione che non solo
non lo mette in grado ma neppure lo
stimola a comprendere il comportamento e il mondo interiore dei ragazzi,
nc tanto meno a domandarsi quale peso e quali effetti possono avere i suoi
propri comportamenti sullo sviluppo
dei ragazzi stessi. « Questa estraneità
deU’educatore al mondo interiore — e
spesso anche esteriore — del giovane
si manifesta a vari livelli e gradi e lascia immancabilmente notevoli tracce
n seno allo sviluppo personale ed al
processo di strutturazione psichica ». E
il Manco entra subito nel vivo della
questione quando, nelle pagine introduttive, ci delinea la responsabilità che
1 educatore ha verso i ragazzi, responsabilità che è legata non a particolari
aspetti del suo es.sere, ma alla sua personalità totale: « L’educatore, infatti,
interviene non soltanto attraverso le
sue parole o i suoi atti, ma soprattutto
attraverso il suo essere conscio o inconscio: in altre parole, si potrebbe dire che egli educa in base al grado di
maturità affettiva e di autocontrollo
interiore raggiunto (...). Molto spesso
l’educatore influisce sul bambino più
per la gamma dei sentimenti inconsci
che per il suo comportamento conscio,
perché l’energia rimossa... cerca delle
vie traverse per scaricarsi ed esprimersi. (...) Il bambino si trova perciò ed
avere a che fare, volente o nolente, con
la parte insoddisfatta e rimossa dell’universo psichico deU’adulto che gli
sta accanto ».
Di qui i numerosi e multiformi disadattamenti. Di fronte ai quali, poi,
l’educatore è portato ad accrescere la
catena degli errori. Infatti, « l’eventuale
punizione fissa ulteriormente Terrore,
se Terrore è il segno di una più profonda insicurezza »; e persino « l’intervento curativo alimenta l’angoscia iniziale,
quando si basa solo su sintomi superficiali che esprimono quest’angoscia ».
Ciò che deve essere approfondito, studiato, messo in luce ò il modo di porsi in rapporto con gli altri nelle situazioni relazionali inconsce, che spesso
hanno un significato diametralmente
opposto a quello che il comportamento
esteriore lascerebbe supporre: così
« una madre scrupolosa e apparentemente calma può nascondere in sé
un’aggressività non meno vera e reale...
Un padre che manifesta un atteggiamento autoritario può celare un senso
di ansia e di insicurezza personale. Un
bambino aggressivo e ribelle di solito
non cerca che aiuto e protezione. Un
insegnante timoroso o aggressivo può
alimentare negli alunni tensioni e conflitti, angoscia o ricatto».
Una fitta rete di dialoghi inconsci si
stabilisce fra il bambino e il suo educatore, ad insaputa di entrambi, dialoghi materiali di energie affettive segrete e tiranniche, che rendono l’educatore intimamente schiavo anche se agli
occhi del bambino esso può apparire
un potente signore.
Il Mauco si addentra così nell’esposizione dei concetti fondamentali della
psicanalisi, che fa con mano agile, considerando anzitutto il desiderio umano,
in quanto fondamento originario delle aspettative inconsce, quindi Tinserirsi del bambino nelle aspettative inconsce dei genitori (considerati individualmente e come coppia), e solo a
questo punto affronta le varie tappe
dello sviluppo psico-affettivo del bambino, evitando, insieme con la monotonia di un’esposizione di tipo tradizionale, avvezza a partire dal bambino
come dato originario, anrhe il pericolo
di sottovalutare la rete di rapporti inconsci che preesistono al suo arrivo e
che sono la vera prima culla del nuovo
nato.
Successivamente l’Autore si occupa
dei rapporti tra psicanalisi e scuola,
e ci sembra questa la parte più originale e interessante del volume, proprio
perché costituisce, pur nella sua pacatezza, un formidabile capo d’accusa
contro la scuola e le istituzioni educative in genere. Queste pagine sono talmente ricche di spunti che qui dobbiamo limitarci a sottolineare l’importanza di certe osservazioni sulTespressione simbolica nei ragazzi (p. 150), su
presunte incapacità intellettuali per
certe materie (p. 156-7) o sui comportamenti anormali, a proposito dei quali il Mauco afferma: « l’educatore deve
sempre ricordarsi che qualsiasi insuccesso o difficoltà scolastica di un alunno può avere un’origine affettiva, che
un difetto qualsiasi può essere una forma molto rudimentale di richiesta di
aiuto ».
Ma l’Autore non si limita a fare delle
diagnosi, propone anche dei rimedi
concreti, soprattutto sulla scorta delle
sue esperienze ventennali. Così, come a
livello dell’ educazione familiare illustra le esperienze fatte presso le Scuole
dei Genitori, esperienze che vanno da
semplici interventi informativi all’azione psicoterapeutica di gruppo, a livello
di educazione scolastica presenta le dinamiche dei « gruppi degli insegnanti »,
dello « psicodramma con insegnanti » e
dei « gruppi professionali di insegnanti ». Purtroppo in Italia tali iniziative
sono quasi del tutto séonosciute; speriamo che le pagine del Mauco contribuiscano ad una presa di coscienza e
al sorgere di iniziative attorno a persone o a centri che ora agiscono in fase
pionieristica. Ma anche se il libro del
Mauco dovesse solamente esser Ietto e
meditato in certe sue pagine brucianti
(vedi ad esempio le pag. 218-19 sulle difese inconsce dell’insegnante), riteniamo che raggiungerebbe già uno dei suoi
obiettivi, quello di gettare nella coscienza dell’educatore il seme del dubbio e aprirlo a una ricerca di umiltà.
Questo è tanto più necessario oggi, in
tempo di contestazione studentesca, di
fronte alla quale gli insegnanti sembrano non aver capito che una delle maggiori poste in gioco, se non la maggiore,
è proprio la liberazione da quei condizionamenti affettivi negativi che conducono i ragazzi al disadattamento e
alla ribellione.
Rita Gay
sagio anche di fronte a interventi oratori poco felici.
V’immaginate voi le Agapi della
Chiesa primitiva con la partecipazione
ufficiale delle Autorità? La presenza
delle Autorità non è forse un resto di
Chiesa Costantiniana, oppure — e forse
siamo più aderenti alla storia — un resto dei tempi nei quali le Autorità dei
nostri Comuni erano valdesi?
Un invito, sì, noi dovremmo farlo alle
nostre Agapi: al parroco e ad un rappresentante della locale comunità cattolica. Quest’iniziativa oggi può parere
stramba, o per lo meno prematura. Fra
cinque anni sarà logica e naturale perché in seno alla Chiesa Cattolica vi è
un vasto e profondo movimento di spiriti eletti, attenti ai segni dei tempi e
sempre più sospinti, dalla appassionata ricerca biblica, verso l’unità in Cristo, spiriti eletti in grado oggi di comprendere il significato della Emancipazione dei Valdesi e pronti a difendere
nella loro stessa chiesa e nel mondo i
principi e gli ideali espressi nella nostra lotta e nella nostra liberazione.
Fra non molto questo movimento investirà tutta la Chiesa Cattolica.
Sì, sarà questa una vera agape del
XVII! E potremo anche, non fra cinque, né fra dieci, ma certo fra vent’anni, dopo di aver consumato in letizia
fraterna quanto solerti mani hanno
preparato per la mensa — rompere il
pane e bere del calice tutti insieme, nel
giubilo della presenza del Signore e del
suo ritorno glorioso.
Siamo ormai tutti nella stessa barca,
in un mare in tempesta. Non potremo
non sfamarci insieme del medesimo
pane e della medesima bevanda!
Che dire delle altre manifestazioni
del XVII?
Bando agli spari, ai botti e agli sprechi di denaro in luminarie e fuochi artificiali! Cose pericolose e costose; il
XVII ci parla anche di offerta della rinuncia.
Ma i falò li dobbiamo conservare e
farli sempre più belli! In tutti i sensi!
Dove la Corale non può intervenire, un
grammofono con i nostri dischi valdesi
può sostituirla. Concistori e Unioni
Giovanili potranno provvedere a inviare per ogni falò della parrocchia un
messaggio per mezzo di un anziano o
diacono o di un giovane impegnato.
Messaggio che può anche essere scritto, uguale per tutti i falò, seguito dal
canto di inni.
E le recite? Purtroppo la « commedia brillante » è ritornata anche Tanno
scorso qua e là sui palchi delle nostre
sale parrocchiali. Dobbiamo rallegrarci
con le filodrammatiche che hanno saputo trovare per la serata del XVI una
commedia contenente un messaggio
cristiano, umano, che ha fatto riflettere
e ha attirato la nostra attenzione su
problemi reali di vita interiore familiare, sociale.
La piccola farsa di buon gusto può
anche venire, per finire. Non dovremmo, a parer mio, pure dare l’ostracismo ai drammi storici valdesi, in qualche punto riveduti e corretti. Non vediamo perché non si possa oggi far rivivere avvenimenti e situazione della
storia della nostra Chiesa.
A proposito di Storia Valdese: se da
un lato dobbiamo sempre e nuovamente esprimere la nostra riconoscenza alla Società di Studi Valdesi per quanto
essa fa e per quanto essa pubblica, non
possiamo non lamentare una grande lacuna.
Non si fa più nulla per i fanciulli vaidesi. L’opuscolo del XVII è molto di
rado alla loro portata. Essi crescono
ignorando sempre più la storia della
loro Chiesa e delle loro Valli! Non è
proprio possibile avere oggi un opuscolo del XVII che sostituisca l’antico, ner
quei tempi riuscitissimo, libretto « Aux
Enfants Vaudois »? Ci pensi la benemerita Società e ci pensino quanti avrebbero i doni per una pubblicazione di
questo genere.
germanus
Pramollo
A Natale una buona assemblea s'è raccolta
nel tempio per riascoltare il messaggio di
salvezza e di speranza che la Parola di Dio
ci rivolge sempre di nuovo. La corale che ha
ripreso la sua attività, benché non mollo numerosa, ha portato il suo apprezzato contributo nel corso del culto.
Domenica pomeriggio, 27 <liccmbre. un numeroso pubblico costituito dai genitori, parenti cd amici dei nostri iiambini s'è ritrovato nella sala intorno alFalbero di Natale che
i giovani avevano adornalo. Dopo l’inlroduzionc del Pastore, i bambini della scuola elementare, coadiuvati da alcuni altri un po più grandicelli. si sono alternati in recite e canti preparati per Foccasione con il solilo impegno
sotto la direzione della signora Pons. Al lertììine lutti hanno ricevuto un piccolo dono,
grazie anche alla generosità di amici che ringraziamo sentitamente. La viva gratitudine al
sig. Ijong Bartolomeo (Ciotti) che anche quest’anno ci ha olTerto il magnifico abete ed a
tutti coloro che, in un modo o nell'altro, haiini dato la loro collal)orazione alla riuscita
della festa.
Un cordiale benvenuto a Donatella, primogenita dei coniugi Gino e Vanda Long (PelIcnclìi-Gianassoni). che ultimamente è venuta
a rallegrare questo focolare: alla neonata ed
ai suoi genitori l'augurio fraterno di ogni
benedizione del Signore.
Pomaretto
Prossime riunioni: mercoledì 27 gennaio,
riunione ai Masselli; venerdì 29, riunione ai
Cerisieri.
Ricordiamo poi il culto al Clot Inverso^ la
domenica 31 gennaio.
Scuola Latina
Doni ricevuti fino al 31-12-1970 dalla Direzione che, sentitamente, ringrazia : Elvira e
Paolo Gay (Chiavar!) 10.000; N. N. (Piuerolo); Henri Ghigou (Perrero) in memoria Pons
Guglielmo 5.000; Gechard Fischer (Rorbaeh)
5030; pastore KÒhIer (Neurent) 17.200; Peyronel Uva (Chiotti) 10.000; Peyronel Marco
(S. Germano Chisone) 10.000; Ilda Revel (S.
Germano Chisone) 5.000; Baret Guido (Pomarelto) 50.000; Beux Frida (Pomaretto)
10.000; Ribet Walter (Pomaretto) 1.000;
Mimi Mathieu (Pomaretto) in mem. papà
5.000; Gardiol Emilio (Pomaretto) 3.000; Peyrot Livia (Perosa Argentina) 5.000; Rostan
Clara (Pomaretto) 10.000; Massel Fiorella
(Pomaretto) 20.000 Pascal Nicoletta (Pomaretto) 10.000; Sig.ra Albergante Luigia ved.
Olearis 30.000. Rosa e Emilio Gardiol {Pomaretto) 10.000; Alfonsina e G. Stocco in ricordo cara mamma Jenny Charrier 3.000.
Doni ricevuti prò « Campana della Scuola
Latina» a tutto il 31-12-1970: L. Mariotti
Bounous in memoria della zia Olga Bounous
L 10.000; Angiolillo Guglielmo 12.000; Prof.
Griset Emanuele 20.000; Sig.ra Olga Sina, Perosa 10.000; Richiardone Renzo, S. Germano
Chisone (prò palestra) 10.000; Pons Carlo, S.
Sermano Chisone (prò palestra) 5.000; E. e
Itala Beux 10.000; Salmo 55: 23 (per borsa
di studio) 7.500; Salmo 55: 23 (prò Campana)
7.500; Gruppo amici della Germania 42.875;
fam. Schwabedissen 5.000; Prof. Amalia Geymet 15.000; Johannesgemeinde Weil am
Rhein Lina Sommanì, Roma 10.000; N. N.,
Pinerolo 25.000; Maria Rostan Margaria ved.
Grill 50.000.
A Luserna San Giovanni
Incontro "focolari misti"
Il <( Gruppo Italiano di Focolari Misti » invita i membri delle Comunità cristiane di Pinerolo e delle Valli per un incontro sul tema:
« Le nostre comunità di fronte al Matrimonio misto. Pregiudizi - Prospettive - Speranze ».
La ricerca sarà introdotta da una coppia
mista, i coniugi Myriam e Gianni Marcheselli
di Milano. Saranno presentì e daranno il loro
contributo alcune coppie miste, pastori, sacerdoti.
Sono invitati in modo particolare :
— le coppie miste di sposi o di fidanzati;
— i pastori e i sacerdoti delle comunità;
— tutti i membri di chiesa interessati al problema.
L’incontro si terrà sabato 23 gennaio alle
ore 21 nella sala del Comune g. c. a Luserna,
Via Roma 11.
Conferenza nella Biblioteca Comunale
di Pinerolo
La musica oggi
Sabato 30 gennaio ore 17, il prof. Roberto
Mosto parlerà .sul tema: «La musica oggi,
presupposti storici per un’analisi della situazione ». La conferenza c accompagnata da audizioni esplicative di dischi e nastri magnetici.
Irma Dagnino Rampa
Ostetrica Interna Ospedale Valdese
Torre Pellice
già Ostetrica presso Ospedale Galliera
Genova
Visite: Ospedale Valdese (Tel. 91.273)
Abitazione; Tel. 90.684
I cugini Garnier ed i nipoti Rostan,
Gay, Beux, Jallà e Gay don ringraziano tutti quanti hanno partecipato al
loro lutto per la dipartita della loro
cara
Margherita Gaydou
ved. Bonjour
Un particolare ringraziamento vada
al dott. De Bettini, ai pastori sigg. Sonelli. Taccia e Co'isson, alla direttrice
dell’Ospedale Valdese ed al personale,
alla direttrice, al personale ed agli
ospiti del Foyer Villa Elisa.
Angrogna - La Piantò, 19 gennaio 1971
« Il Signore ha dato, 11 Signore ha
tolto; sia benedetto il nome del
Signore» (Giobbe 1: 21).
Il giorno 2912-1970 veniva improvvisamente chiamata dal Signore
Antonina Gribaudo
Ne dà l’annuncio il marito Vottero
Rodolfo Eugenio.
I funerali, presieduti dal Pastore di
Susa A. Rutigliano, hanno avuto luogo a Mompantero il 30-12-1970.
II presente annuncio vuole essere
anche un segno di ringraziamento verso quanti hanno dimostrato la propria simpatia cristiana a chi è stato
così duramente provato nei propri affetti più cari.
Mompantero, 13 gennaio 1971.
^
6
pag. 6
N. 4 — 22 gennaio 1971
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
L'altra Italia: il Belice
Repressione in Africa
Nello scorso numero abbiamo accennato alle sei condanne a morte prc>
nunciate in Camerún per reati politici.
Successivamente, il presidente Ahidjo
ha graziato tre dei condannati, commutando le sentenze capitali in carcere a vita. Fra di essi figura anche il
vescovo cattolico Ndongmo. Gli altri 3,
dirigenti dell'« Unione dei popoli del
Camerún », che dal 1948 ha trascinato
centinaia di migliaia di africani nella
lotta politica contro il sistema di feudalizzazione (come nei sultanati del
nord Camerún) e contro la repressione
sistematica e violenta, sono stati immediatamente « giustiziati ». Il capo
dello stato, probabilmente preoccupato per le reazioni mondiali al tremendo verdetto, mentre da una parte ha
ceduto alle pressioni cattoliche, dall’altra non ha voluto perdere tempo,
prima che ulteriori movimenti di opinione potessero fermare la mano del
carnefice.
I vescovi africani, riuniti in conferenza episcopale ad Adidjan, e che già
erano intervenuti per i suddetti fatti,
fanno ora sapere — secondo una corrispondenza apparsa su « Le Monde » — di aver rivolto un appello anche al presidente della Repubblica del1.1 Guinea, Sekou Turè, in merito al
« carattere drammatico » che sta prendendo la situazione in quel paese, dove
è anche stato arrestato un vescovo.
Mentre infatti l’opinione pubblica
reagiva ai fatti camerunesi, le notizie
provenienti dalla Guinea « libera » cch
minciavano a diventare allarmanti.
L’antefatto è noto: vi sono stati dei
tentativi di sbarco guidati o favoriti
dai vicini portoghesi della Guinea coloniale che hanno successivamente provocato numerosi arresti, peraltro non
facilmente documentabili a causa del
divieto di ingresso nel paese a tutti i
giornalisti, ma intuibili dal tono della
radio Conakry.
Sekou Turè ha dichiarato di aver « rinunciato » a priori a volersi servire del
diritto di grazia, mentre i « comitati di
base » del partito democratico (unico)
della Guinea sono stati invitati a costituirsi in tribunali popolari per giudicare i « nemici della nazione » dando
un verdetto spoglio di « sentimentalismo » e di formalismo giuridico. La radio ha anche annunciato che questi comitati hanno chiesto la pubblica impiccagione dei mercenari portoghesi prigionieri e dei loro complici esterni ed
interni , compresi i detenuti politici già
in prigione prima degli avvenimenti
del novembre scorso.
La Guinea di Turé ha fin’ora avuto
un notevole credito da parte della gioventù del continente africano, come si
è potuto constatare in occasione dell’attacco di novembre. Ora, il ricorso al
terrore getta un grave dubbio in tutti
coloro per i quali questo paese poteva
rappresentare il nuovo volto, la nuova
dignità africana.
esecutivo, col quale ha dato ragione
agli operai ordinando alla cartiera di
« lasciar compiere tutte le attività necessarie ed opportune per controllare
l’applicazione delle norme per la prevenzione degli infortuni e delle malat
tie professionali, con particolare riguardo al reparto rotocalco ».
Il pretore ha inoltre riconosciuto che
gli operai possono diffidare dai controlli sull’igiene e sulla p>ericolosità del lavoro fatto da organismi controllati dal11 direzione aziendale e possono pertanto tutelare il proprio diritto alla
salute avvalendosi di tecnici di propria
fiducia i quali hanno diritto di ingresso
in fabbrica.
L'agenzia Ansa, che ne dà notizia,
precisa che si tratta della prima sentenza in Italia a sancire questo inderogabile diritto di chi lavora.
De Lorenzo
“deplorato,,
Nei giorni scorsi — come i giornali
hanno ampiamente riferito — si è conclusa l’inchiesta parlamentare sul Sitar.
È anche noto che le varie tesi sono
diverse. Quella della maggioranza in
sostanza si limita a parlare di « iniziative deplorevoli » assunte dal De Lorenzo (piani di emergenza, liste di persone da arrestare in base al « piano
Solo ») escludendo completamente che
ci sia stato un tentativo di colpo di stato. Un’altra tesi, quella liberale, è sostanzialmente d’accordo con quella governativa, mentre, secondo quelle monarchiche e missine (e chi ne avrebbe
mai dubitato?) non è successo nulla di
nulla. L’altra tesi di minoranza, quella
delle sinistre, ravvisa negli avvenimenti dell’estate 1964 il tentativo di abbattere le libertà costituzionali e « la stessi struttura istituzionale del paese ».
I lettori probabilmente ricorderanno che nel novembre scorso è stata depositata la motivazione della sentenza
del processo De Lorenzo/« L’Espresso »
secondo la quale i giornalisti del settimanale venivano assolti dall’accusa di
diffamazione rivolta loro dal generale,
a seguito di uno scritto col quale essi
dimostravano che il De Lorenzo aveva
« compiuto un pericoloso attentato alle pubbliche istituzioni ».
Diventa pertanto inevitabile constatare che la tesi della maggioranza parlamentare — che fra l’altro aveva il
diritto di esaminare a fondo anche tutti quel materiale «segreto» precluso
ai giudici — non è giunta a delle conclusioni precise e convincenti come
quelle del tribunale di Roma. Secondo
la sentenza di allora, il « piano Solo »
non aveva soltanto l’etichetta di piano
di difesa dell'ordine pubblico, ma serviva in realtà a scopo diverso per il
quale è richiesto l’impiego di forze
meno consistenti. « Il piano costituiva
- affermano i giudici - per il solo fatto
della sua predisposizione, una concreta
usurpazione dei poteri spettanti al ministro dell’Interno ».
Ma i giudici vollero anche manifestare la loro opinione sulla personalità del
De Lorenzo, sempre in occasione della
sentenza. Eccola: « La carriera di questo ufficiale, autore delle gravi irregolarità che hanno ricevuto crisma di prova sicura in questo processo, ha indubbiamente costituito un pessimo esempio ed un affronto per tutti gli ufficiali
onesti ».
Roberto Peyrot
Echi della settimana
cura di Tullio Viola
Sicurezza
nei lavoro
Com’è noto, purtroppo in Italia il numero degli incidenti sul lavoro, fra cui
parecchi mortali, è molto elevato. Non
si conoscono ancora le statistiche relative al 1970 ma pare certo che questo
numero è ancora aumentato. Un r^ente servizio televisivo a carattere sindacale ha posto in rilievo un fatto che
certamente contribuisce ad aumentare
questa piaga sociale. È accertato che in
Lombardia (e quindi anche certamente nelle altre regioni più industrializzate) il 50 per cento circa degli operai, da
una parte costretti da magri salari e da
situazioni familiari, da un’altra parte
ossessionati dalla martellante pubblicità della civiltà dei consumi, si adatta,
oltre al normale lavoro, a dedicare altre quattro ore giornaliere ad attività
lavorative sfruttate indegnamente senza tutela né sindacale né previdenziale.
Il fatto è doppiamente grave in quanto,
oltre a lavorare a proprio rischio e pericolo in quelle ore extra, l’operaio risentirà successivamente di quest’accumulo di fatica nel lavoro « regolare »
con conseguente minor prontezza di n
flessi e maggiori rischi.
Il recente Statuto dei lavoratori, che
all’art. 9 tratta della tutela della salute
e deH’integrità fisica, contempla la nomina, da parte dei dipendenti di una
azienda, di una rappresentanza composta da medici, ingegneri e avvocati allo
scopo di poter controllare la sicurezza
del lavoro e le relative condizioni igieniche.
Avvalendosi di questa facoltà, alcuni operai di una cartiera di Milano (la
s.p.a. Binda) hanno richiesto l’intervento di tale commissione presso uno degli
stabilimenti. La rappre.sentanza, presentatasi ai cancelli della ditta, è stata
respinta dalla direzione. Il giorno .successivo i rappresentanti degli operai
hanno presentato ricorso al pretore il
quale, al termine dell’istruttoria durante la quale ha ascoltato le parti, ha
emesso un decreto, immediatamente
Direttore responsabile: Gino Conte
LASCIATELI ANDARE!
Un « Appello alla Sinistra per gli
ebrei dell'URSS » è stato proclarnato
durante una campagna iniziatasi il 7
c. m. alla « Mutualità » (Parigi), ed alla quale vengono dedicate due intere
settimane. Ne dà notizia « Le Monde »
del 13 c., informando che il 10 c. l’appello aveva già raccolto circa 2.700
firme.
Tra i firmatari più noti: Jean-Paul
Sartre e Simone de Beauvoir, il matematico L. Schwartz, il fisico (premio
Nobel) A. Kasler, il fisiologo J. Rostand, e molti altri.
« I redattori dell’appello scrivono, in
particolare, che, "pur impegnandosi in
un’azione a favore degli ebrei delVURSS", essi “vogliono avvertire che
le loro critiche alla politica del governo sovietico partono da una posizione
di sinistra, e che possono associarsi a
quest'appello soltanto quegli uomini
che non intendono rifare il processo ai
principi e alla finalità del socialismo,
qualunque sia, del resto, la loro posizione sui problemi del Medio Oriente.
In un primo tempo", prosegue l'appello, "noi esigiamo che sia posto fine
a tutte le persecuzioni contro gli ebrei,
il cui solo delitto è quello d'aver avuto
l'intenzione di lasciare VURSS; che cessino i processi a porte chiuse; che le
persone ingiustamente imprigionate
siano liberate. Noi esigiamo l’applicazione della dichiarazione leninista dei
diritti dei popoli di Russia, in data 1511-1917, come pure della Costituzione
e della legislazione sovietiche, nonché
il rispetto della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che l'URSS
ha sottoscritta”.
I redattori chiedono infine “alle autorità sovietiche, di rispettare il loro
impegno, col permettere la nunifìcazione delle famiglie in Israele, e col favorire la partenza degli ebrei, che lo
desiderano, verso il paese che preferiscono” ».
Questa di non voler lasciare andare
gli ebrei dall’URSS, è cosa che non
sappiamo qualificare propriamente se
più maligna, o più stupida. Perciò, a
nostro parere, è titolo di gran disonore per il Partito Comunista Francese,
l’aver dichiarato (sull’« Humanité » del
16 c., come riferisce «Le Monde» del
17-18 c.), ad opera del sig. Jean Kanapa, membro del Comitato Centrale,
che: « "è evidente che la politica aggressiva cd espansionista dei dirigenti
d’Israele crea delle condizioni particolari alla soluzione di questo problema”
II Kanapa sottolinea che sarebbe incoerente per VURSS, da un lato prestare aiuto politico e materiale ai popoli arabi e, d’altro lato, “in tali condizioni mandare di rinforzo ai dirigenti israeliani, dei cittadini sovietici, un
buon numero dei quali (dato che non
v’è alcuna discriminazione razziale)
sono degli specialisti, dei tecnici” ».
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Torino)
L’UNIVERSITÀ’ CHE SCOPPIA
« L'Università di Roma scoppia,
lo sentiamo dire da anni, ma ora la
esplosione sta avvenendo sul serio; si
tratta solo di sapere se ci sarà uno
.sfasciamento rapido o una lenta decomposizione, una paralisi graduale.
Le cifre degl’iscritti sono più che eloquenti: 6.00(1 negli anni trenta, quando
fu fondata, 15.000 nell’immediato anteguerra, 35.000 all'inizio degli anni cinquanta, 40.000 nel ’58, 46,000 nel 1961-62,
54.000 nel 1964-65, 72.000 nel 1968-69 e
poi l'impennata: quasi 90.000 l’anno
scorso e ora oltre 110.000. Una città come Ancona o Pisa o, se preferite, due
volte L’Aquila; un primato a livello
mondiale, ma non c’è da gloriarsene
perché queste 110.000 persone si servono d’un’attrezzatura prevista per soddisfarne al massimo 15.000. Una situazione che non ha paragoni, non solo
nei paesi viù avanzati, ma neanche^ tra
quelli cosiddetti arretrati. Qual’è lo
standard di metri quadri a disposizione di ciascun studente s,traniero? Va
dai 420 metri quadii dei giovani di
Jacksonville in Florida ai 133 di Bagdad, passando per i 200 di Rio de Janeiro e i 240 di Madrid. E Roma? Roma concede due metri quadrati a ciascuno dei suoi sfo: innati clienti. Se
una mattina tutti i 110.000 studenti si
dovessero presentar: per seguire le lezioni, la metà degl’iscritti resterebbe
fuori dai cancelli pc r la nota legge sull’impenetrabilità dei corpi.
E dotnani? L’avvenire è angoscioso:
fra dieci anni a R ima si prevedono
200.000 iscritti, né d'altro canto questo
aumento può esser considerato patologico, se pensiamo che in Italia frequenta l’università solo il 6,9% dei giovani
tra 20 e 24 anni, contro il 43% degli
USA, il 24% dell’URSS. e il 16% della
Francia. Di fronte a questa situazione
stanno da un lato i rosei piani di sviluppo ufficiali che parlano disinvoltamente di 3-5 future università nell'area
romana, più 4 università laziali, e dall’altro l’attuale situazione, cioè una seconda università da otto anni “allo studio” e di cui il primo mattone è ancora lontano dall’esser posto, mentre nel
resto d’Italia assistiamo ad una proliferazione di nuove università secondo
una rigorosa programmazione clientelare, università che proponiamo d’intitolare ai rispettivi “protettori": ad
Arezzo è sorto il magistero “Fanfani”
ad Ancona la facoltà di medicina “Forlani”, a Nola il magistero “Gaya”, a
Sora un’altra facoltà di medicina, la
"Stefanini-Andreotti”, a Cassino un altro magistero, VAndreotti”, aU’Aquila
ancora medicina, la “Stefanini-Natali”,
a Castellammare di Stahia addirittura
una facoltà di sociologia, la “A. Cava
e C.", con la incredibile specializzazione in sociologia termale. Non che si
sia contrari ad un decentramento degli studi superiori, tutt’altro: nei proy
simi dieci anni occorreranno in Italia
almeno trenta nuovi complessi universitari. Ma il sistema d'istituire tin magistero per ogni notabile democristiano non ci sembra il più consono. La
programmazione di questi nuovi complessi dovrebbe costituire un aspetto
essenziale della programmazione economica generale: tutta una serie di
scelte possono venire alterate o vanificate. (...)
Fino a pochi anni fa il ritornello
era: “mancano i fondi”. Poi la musica
è cambiata: ora i fondi ci sono, vengono stanziati ma, per ragioni misteriose, non vengono spesi o vengono
spesi in modo poco chiaro ».
(Da un articolo di Giuseppe De Lutiis su «L’Astrolabio» del 10.1 .’71).
COI.I.ETTIVO LNT, L’altra Italia: il Belice - Jaca Book, Milano 1970.
« Questo libro vuole effettivamente,
in teoria ed in pratica, opporsi al sistema. Qpporsi al sistema (parola che
sta ad indicare una serie di rapporti,
umani e quindi sociali — razionalizzati dal politicantismo cfiìciale e da quello extraparlamentare — fino alle sue
strutture più appariscenti, compresa
quell’immensa selva che attualmente è
lo stato) significa opporsi a tutto ciò
che la parola sistema effettivamente,
in teoria ed in pratica, abbraccia ».
È con queste parole, scarne ma dense di significato, che il libro L’altra Italia: il Belice inizia l’esposizione e la
meditazione dei fatti avvenuti nella
valle del Belice in questi ultimi anni.
La chiarezza di esnosizione è tale da
non permettere dubbi di interpretazione; se qualche lettore trova difficoltà
di comprensione, ciò può accadere soltanto perché egli non ha la volontà di
capire, perché non sa ammettere la
possibilità di organizzare la vita propria e della società che lo circonda in
modi diversi da quelli a cui è comunemente abituato.
Le parole sopra riportate manifestano immediatamente lo spirito di rinnovamento che sta alla base sia di questo libro sia del lavoro che è svolto
dai comitati popolari nella Valle del
Belice.
Ciò che interessa agli Autori non è
tanto la cronaca degli avvenimenti della zona terremotata, che peraltro sono
noti, sia pure a grandi linee, quanto
piuttosto i motivi di carattere strutturale che hanno spinto la popolazione
della zona a prendere coscienza della
propria condizione sociale non solo
nell’ambito ristretto della Sicilia ma
anche nell’ambito nazionale, e di conseguenza ad agire in modi ben precisi
e per obbiettivi ben determinati.
La Valle del Belice è quella regione
della Sicilia occidentale che nel 1968
è stata colpita da un fortissimo terremoto, il quale ha distrutto la quasi
totalità dei beni; da quel momento la
zona è interessata da innumerevoli
problemi per la ricostruzione, che a
distanza di 3 anni è ancora allo stadio
iniziale. In realtà, però, la presa di coscienza della popolazione non è inco
minciata solo dopo il terremoto; il lavoro di indagine sulle cause dell’arretratezza economica e sociale risale a
molto tempo prima, quasi un decennio, quando si formò il centro studi ed
iniziative per la Valle e quelle vicine,
« cominciando ad individuare le componenti dei fenomeni economico-sociali di quelle zone e ad indagare con rigore sulle interferenze ed interdipendenze di manifestazioni e situazioni
caratteristiche della Sicilia occidentale: arretratezza economica, disoccupazione e sottoccupazione, basso livello
tecnico-culturale, difficoltà della vita
associativa, mafia ».
Il persistere di questi problemi, insolubili se non vengono recisi alla radice, è conseguenza dello sviluppo dualistico del sistema capitalistico italiano. Il Belice non è una realtà a sé, ma
fa parte di un tuttp unico che può essere simbolicamente rappresentato
dalle due facce di una moneta: da una
parte Milano, dall’altra Partanna (un
paese della Valle del Belice); « non esistono un nord avanzato e un sud arretrato: esiste una realtà capitalistica le
cui parti arretrate sono funzionali a
quelle sviluppate ».
La consapevolezza di questo fatto
non è solamente teorica: è soprattutto
il frutto di diversi fattori che si sommano: per il sud l’unificazione nazio
nale dal 1860 a oggi ha significato essenzialmente maggiore imposizione fiscale, servizio militare obbligatorio,
tutela dello sviluppo dell’industria del
nord, emigrazione forzata dal sud.
Questa situazione è comune a tutto
il meridione: il terremoto del 1968 non
ha fatto altro che rendere più esasperate le condizioni della popolazione
della Valle, completamente abbandonata, ingannata, carica di beneficenza
e di promesse per la ricostruzione, fatte da parte dello stato. La ricostruzione non è ancora incominciata.
Tutto questo è al centro dell’attenzione. « I cittadini della zona terremotata hanno constatato che tutte le scadenze di legge per gli interventi dello
stato sulla ricostruzione e sullo sviluppo non sono state rispettate e quindi
ne è venuta fuori una inconfutabile ve
-4- Sesuendo Feserapio del Canada e
deli Italia, altri Stati si dispongono prohibilmrnte a riconoscere la Cina popolare. I primi su questa via potrebbero essere il Belgio e l'Austria. Il Belgio ha già dichiarato di riconoscere la
Cina, ma non ha ancora stabilito relazioni diplomatiche. Quanto all’Austria,
non ha ancora preso una decisione definitiva. ma risulta che il governo di
Vienna de.sidcra normalizzare i pro])ri
rapporti con quello di Pechino.
■Jt La Repubblica federale tedesca e
gli USA hanno deciso di collahorare
nel mettere a punto una « auto di sicurezza », costruita cioè in modo che
anche uno scontro frontale, fino a 80
km/ora, resti .senza con.seguenze mortali.
rità: ’Lo stato è fuori legge e ad uno
stato fuori legge non intendiamo pagare le tasse e non intendiamo servirlo
con la leva militare. In altre parole:
ripaghiamo lo stato con la sua stessa
moneta’ ».
È la popolazione che dice queste cose; non si tratta di slogan vuoti di significato, ma di una presa di coscienza che nasce dal fatto di essere stati
turlupinati troppe volte, I soccorsi sono stati molti all’inizio; ma quando si
è trattato della ricostruzione, ci fu chi
tra i ministri ebbe il coraggio di dire
che è una cosa pazzesca spendere del
denaro per il Belice, perché il denaro
nella Valle del Belice non rende.
A questo punto la popolazione ha
iniziato una lotta per la sopravvivenza con uno spirito nuovo; poiché la
popolazione è stata respinta dallo stato, è ben giustificato per lei di parlare di un’altra Italia, come dice il titolo del libro. L’altra Italia si accinge a
vivere secondo schemi diversi, per cui
non si ricerca più lo sfrattamento reciproco, ma si lotta con decisione comune, popolare, contro uno stato, una
società individualistica, disposta solo
a fare l’elemosina. Ciò è molto importante.
Se da un lato il Belice richiede solidarietà e partecipazione per la lotta
comune alle altre città italiane, dall’altro lato il Belice è un esempio concreto, un insegnamento che si realizza
giorno dopo giorno, della rivoluzione
culturale in atto.
Sarebbe bene per ognuno meditare
su questi fatti con spirito accorto.
Andrea Ribet
miiiMiiiiimiiiiiiiimiiimimiiimmiiiiimiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniuiimmiiiii
IN GIAPPONE
Numerosi parlamentari ehiedono
il riconoscimento della Cina popolare
Tokio (AFP). ■ Trccenloquarantaquattro
parlamentari giapponesi hanno votalo una risoluzione che chiede lo stabilimento di relazioni diplomatiche fra Tokio e Pekino. La risoluzione è stata volata nel corso della seduta
inaugurale della Lega dei membri della Dieta
per la restaurazione delle relazioni diplomatiche con la Cina. Lega che raggruppa numerosi rappresentanti di parecchi parliti nipponici. Hanno votato a favore: 90 liberal-democratici, 141 socialisti, 71 membri del Komeito, 36
socialdemocratici e 6 comunisti. L ex ministro
liberaldcmocratico degli affari esteri, Fujiyama è stato eletto presidente di questa Lega.
Il Parlamento giapponese è costituito da due
Camere elettive : quella dei rappresentanti
con 486 membri e quella dei consiglieri con
250 membri; in entrambe le assemblee ha la
maggioranza assoluta il partito liberaldemocratico del presidente Salo.
Giapponesi; quasi
104 miiioni
Tokio (AFP). - Alla fine del 1969 il Giappone contava 103.703.552 abitanti, in base ai
risultati deirultimo consimento, annunciati a
Tokio dalla segreteria della presidenza. Dal
1965 al 1969 la popolazione c cresciuta del
5,5% : il tasso più forte registrato dalla fine
della guerra. Quando Okinawa ritornerà al
Giappone, nel 1972, la popolazione sarà di circi 104.650.000 abitanti.
Tokio è la seconda città del mondo, con
11.398.801 abitanti, dopo New York con i
suoi 11.457.600. Tuttavia dal 1965 al 1969
la popolazione della capitale non è cresciuta
che di un milione, il che, confrontato con i
periodi jirecedenti. rappresenta un .sensibile
rallentamento.
Nelle scuole aloerine
Algeri (Unesco). - Lo scorso autunno due
milioni di giovani algerini hanno preso )a via
della scuola. L’insegnamento elementare ha
accolto 400.000 nuovi alunni, il che porta il
tasso di scolarità air85%. Tuttavia il lasso
generale per tutti i gradi dcirìnsegnainento è tuttora limitato a 55% e gli eireltìvi sono suddivisi in misura ineguale a seconda
delle regioni e dei .sessi (femmine: 44%), Sui
225.000 alunni delle scuole secondarie, soltanto 40.000 sono iscritti nelle sezioni tecniche, cioè 1 alunno su 5. I responsabili si sforzano. attualmente, di rovesciare questa tendenza, soprattutto creando istituti tecnici.
Gerusalemme (AFP). ■ In base a cifre comunicate dal ministero del commercio e dell’industria, le esportazioni israeliane nell’Africa
del Sud sono passate dai 3 milioni di dollari
nel 1969 a 10 milioni di dollari nel 1970. Secondo le valutazioni di esperti, tali cifre andranno crescendo e nel 1973 le esportazioni
israeliane in Sudafrica potrebbero raggiungere i 25 milioni.