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15-10125 Torino
..editore si impegna a
^spendere il diritto di resa.
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE^ VALDESI
ìSrDÌ 15 LUGLIO 1994
DIALOGO TRA LE CHIESE
UN SOLO
BATTESIMO
RENZO BERTALOT
Uno dei motivi per cui si
dice che oggi il dialogo
fra le chiese si trova in difficoltà è certamente da un lato
la sua estensione e dall’altro
la mancanza di un coordinamento aggiornato. Si dà il ca¡80 che il mondo riformato e
quello luterano abbiano trovato un loro consenso nella
Concordia di Letienberg
(1973); ma recentemente c’è
stata la formulazione di prospettive comuni tra luterani e
-anglicani senza previa consultazione con i riformati. Allo stesso modo valdesi e metodisti italiani hanno evidenziato una loro area di comune
riconoscimento con i battisti
senza parlarne prima con i luterani; si passa così da una
consultazione all’altra dimenticando quelle precedenti e
complicando le intese reciìt*proche.
J'-tfuttavia la nostra posizione
L' 'Italia dovrebbe essere chia, .à. 1) Tutti i credenti in Crisono stati battezzati nel
battesimo del Venerdì Santo e della Pasqua. .Possiamo rispondere alla domanda
«Quando sei stato battezzato?» dicendo; «Sono stato
battezzato pll’ora nona: del
Venerdì Santo».‘Tutte le
chiese ricordano questo fatto
nelle,loro rispettive liturgie e
una cosa è certa; le loro testimonianze non possono togliete alcunché o aggiungere
qualcosa a quel giorno cenItalè della nostra storia. Quello che le chiese fanno e dicono (soggettivamente) varia
nel tempo e nello spaziò, ma
non può cambiare nulla (oggettivamente) ài mtto della
morte e delta risurreijorie del
Cristo per noi. Un giorno che
rimane inamovibile per fedeltà di Dio e non nostra; è il
solo punto di riferimento, sola scriptum , senza il qdale
^ rimaniamo nel non senso teologico; non c’è altra ragione
d’essere fondamentale per le
nostre liturgie battesimali se
non questo rinvio (anamne. sis) comune.
¿V 2) Con soddisfazione degli
■j Uni e perplessità degli altri si
i Sparlato di un solo battesimo
iUn due forme diverse; l’idea
m circolazione a livello mondiale tarda ad essere accolta
Unanimemente. Si è anche
parlato di diversità di atti liturgici, ma di unità come cortiunione tra i battezzati: una
nuova pro.spettiva ecclesioloSica comune. Sarebbe auspicabile .un, ulteriore passo
avanti facendo riferimento
all’unico battesimo deTVenerdì Santo e della Pasqua,
sola scriptura, espresso in testimonianze e richiami diversi, che non si contrappongonb
perché sono decisamente
complementari..
Valdesi e metodisti con il
loro, pedobattismo insistono
sulla dimensione della sola
grulla in quanto la grazia di
Dio ci precede nel tempo (addirittura prima della nostra
nascita) ed è anteriore alla
nostra ragione (spesso, per
Lutero, prostituta di Satana) e,
.alle nostre decisioni. I battisti, con il battesimo dei credenti, insistono sulla dimensione della sola fides in quanto la fede è una componente
essenziale del battesimo.
Entrambi gli orientamenti
evidenziano elementi essenziali del battesimo che non
vànno taciuti; se li esprimia’mo diversamente nelle nostre
liturgie ciò non può essere
occasione di divisione (scandalo), ma solo di diversità (un
solo corpo con diverse membra, I CorihzT 12) che sono
sottolineature dell’unico Spirito. Come i doni dello Spirito sono diversità che nella loro unità (sola scriptura) non
sono alternative e non vanno
nascoste assorbendole Luna
nell’altra. Si tratta in altre parole'di confessare la stessa fede; sola scriptura, sola grada
e sola fide.
Salmo 117; l'alleanza stretta
DÌO ci dona un
tra Dio e Israele in vista deH'intera umanità
cuore e uno spirito nuovo
ANNO 2 - NUMERO 28
EMMANUELE PASCHETTO
lirodico"
RADIOUNO
“Ogni domenica
ore 7,30
^ culto evangelico
«Lodate l’Eterno, voi nazioni tutte!
Celebratelo voi, tutti i popoli!
Poiché la sua benignità verso noi e
grande,
E la fedeltà dell’Eterno dura in perpetuo.
Alleluia» ,
■Salmo 117
Questo salmo, inserito nella liturgia
del rinnovamento del Patto, richia-mava fortemente Israele a ricordarsi
del’Alleanza che Dio aveva stretto in vista dell’intera umanità. E il salmo piu
breve del Salterio, essenziale e completo
tematicamente e stilisticamente. E un affresco escatologico, uno squarcio fantastico che ruba per un attimo la
futura di un orizzonte sconfinato, affollato di popoli e nazioni, dell’umanità intera unità nella lode al Creatore e trasmette
un messaggio coinvolgente di esortazione alla fiducia, di invito alla gioia.
Questo quadro rischierebbe di svanire
in sogno illusorio nell’impatto con la nostra esperienza quotidiana, di andare in
frantumi sotto il peso delle tragedie della
storia umana, se non fosse tenuto insieme
dalla salda còrnice della benignità (hesed) e dalia fedeltà (emunà) dell’Etemo.
Per nostra fortuna ancora una volta è
Dio il protagonista di questa immagine, il
creatore e reggitore dell’universo., colui
che garantisce la stabilità cosmica e temporale con la sua forza e la sua eternità;
egli scende su di noi con il suo amore e
ci mantiene con la sua solidità, scende fra
noi in Gesù di Nazaret, per condividere
la nostra umanità, per portarci la resurrezione e la vita, scende dentro di noi con
lo Spirito per farci essere nuove creature,
una sola cosa con lui e fra noi.
E noi, che cosa possiamo far sàbre fino a lui? Nient’altro che la lode e la gra-titudine; la lode e la gratitudine non di
chi dice «Signore, Signore» ma di chi fa
la sua volontà, di chi santifica il suo nome vivendo nella riconoscenza e nella fiducia, compiendo le opere di pace, di
giustizia e d’amore che egli ha già preparato per noi perché le pratichiamo. E se il
piccolo «noi» che è la chiesa, costituita
da coloro che dovrebbero già aver sperimentato le benedizioni della sua benignità e della sua fedeltà non fa riecheggiare l’invito al cqnto, alla gioia, alla riconoscenza, come possono i popoli e le
nazioni accoglierlo?
Come possono le nazioni lodare il Signore, se coloro che ne sono ambasciatori non lo fanno conoscere? Come possono i popoli celebràrlo, se coloro che han
no ricevuto da lui il ministero della riconciliazione non offrono concretamente
i motivi perché il Signore sia glorificato,
costruendo la pace, praticando la giustivivendo l’amore? Come possono le
Rocca di Papa
Metodisti
e benedettini
150 persone provenienti da
25 paesi di tutti i continenti
hanno partecipato alla Conferenza ecumenica mondiale
«la santificazione nelle tradizioni benedetfina e metodista» che si è svolta a Rocca di
Papa presso il Centro «Mondo migliore» dal 4 al 10 luglio. La Conferenza si è svolta sotto gli auspici dell’Ordine benedettino e della Società
metodista mondiale di studi
storici.
Nonostante le ovvie differenze (cattolici e monaci benedettini gli uni, protestanti e
fortemente inseriti nella vita
secolare gli altri) il tema della
«santificazione» Ovvero l’impegno del credente a vivere la
«nuova vita in Cristo^, costituisce‘il tratto comune delle
due tradizioni religiose. Una
quarantina di teologi ha approfondito il tema non solo
sul piano personale e spirituale ma anche su quello sociale,
esplorando tra l’altro le connessioni tra santificazione e
teologia della liberazione e
tra santificazióne e liberazione della donna. «Non è la pri-"ma volta che viene notata
un’affinità tra la spiritualità
metodista e quella benedettina ma è la prima volta che ci
incontriamo per approfondire
insieme questa affinità» ha
affermato padre Jerome Theisen, primate della Confederazione benedettina, e gran cancelliere del pontificio Ateneo
Sant’Anseimo di Roma.
Alla conferenza hanno partecipato tra gli altri James
■ Udy, Febe Cavazzuti Rossi,
Charles Yrigoven, rispettivamente presidente, vicepresidente e segretario della Società metodista mondiale di
studi storici, il card. Edward
Cassidy, José Miguez Bonino,
Khoza Mgoio, Piersandro
Vanzan, Maria Vingiani, il
pastore Claudio H. Martelli,
presidente delTOpcemi, Gianni Rostan, moderatore della
Tavola Valdese e il vescovo
metodista Walter Klaiber.
zia,
donne della Bosnia, i bambini del Ruanda, i contadini di Haiti, gli indios
deH’Amazzonia, i disperati che vivono
affastellati nelle metropoli dell’Asia,
dell’Africa, delTAmerica, gli extracomunitari che vagano per l’Europa, i «minimi» che incontriamo ogni giorno, cantare al Signore, se coloro che ne portano il
nome sono servi pigri, insensibili, egoisti, razzisti, complici silenziosi di quelli
che affamano,.sopraffanno, distruggono,
assassinano?
Questo salmo può trasformarsi per noi
ih un tremendo atto d’accusa; «Il nome
di Dio, per cagion vostra è bestemmiato
fra le genti». Se ancora sappiamo pregare, rivolgiamoci umilmente al Signore
fedele e misericordioso; «O Eterno, se le
nostre iniquità testimoniano contro di
noi, opera per amor del tuo nome; poiché
le nostre infedeltà sono molte; noi abbiamo peccato contro di te... Ricordati del
tuo patto con noi, non lo annullare!...
Donaci un cuore nuovo, metti dentro di
noi uno spirito nuovo, facci camminare
secondo le tue'leggi e osservare e mettere in pratica le tue prescrizioni».
Ecumene
Intervista a
Jean-Paul Willaime
pagina 3
All’Ascolto
'ELLA Parola
Il volto e l’immagine
pagina 6
-----------;
Cultura
/ rapporti fra
modernità, politica
e protestantesimo
pagina 9
2
PAG. 2
RIFORMA
CUMENE
Il segretario del Consiglio ecumenico delle chiese propone un nuovo orientamento
L'ecumenismo nell'ora della transizione
«// concetto di unità è diventato un ostacolo all’ecumenismo»:
lo ajferma Konrad Raiser, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec). Quest’affermazione sorprendente è
frutto di una lunga ricerca esposta in un libro pubblicato in tedesco nel 1990, e tradotto in inglese nel 1991, dal titolo L’ecumenismo nell’ora della transizione; verso un cambiamento di-paradigma nel movimento ecumenico? All’inizio di quest’anno
Konrad Raiser ha tenuto a Ginevra una conferenza in occasione
della pubblicazione del libro Come fare uscire l’ecumenismo dal
purgatorio (Labor et Fides). La
traduzione in francese di questa
conferenza è stata pubblicata nel
numero di gennaio 1994 della rivista «Libresens». Ne proponiamo la traduzione in italiano, a
cura di Jean-Jacques Peyronel,
in una serie di quattro puntate.
La riflessione sviluppata dal segretario del Cec ci sembra particolarmente utile per capire la
crisi e le prospettive dell’attuale
movimento ecumenico.
KONRAD RAISER
Per alcuni è scontato che il
movimento ecumenico
ha bisogno di una visione
nuova: essi vorrebbèro ritrovare un po’ lo slancio ecumenico che ispirò i cristiani e le
chiese 15 o 20 anni or sono.
In pontrasto con questo slancio, l’ecumenismo di oggi
appare loro ridotto all’amministrazione dei rapporti tra le
chiese o all’elaborazione di
testi minuziosi di consenso
dottrinale: due cose che sono
molto lontane dalla vita quotidiana dei laici e dei giovani,
dai quali il movimento ecumenico ricevette, in altri tempi, la maggior parte della sua
ispirazione.
Tuttavia, questo appello a
una visione nuova si scontra
con lo scetticismo o per lo
meno con una resistenza passiva. Gli scettici fanno notare
che sempre più gente oggi è
disillusa e stanca delle grandi
visioni. I tradizionalisti, sia
da parte evangelica sia da
parte «cattolica», si oppongono alla ricerca di una visione
nuova, affermando ché l’unica visione valida è stata data
al mondo una volta per tutte
con la promessa della salvez
Konrad Raiser
za di Dio in Gesù Cristo. Dal
loro punto di vista non abbiamo bisogno di questa visione
nuova, e se il movimento
ecumenico incontra difficoltà
è perché ci siamo allontanati
dalla visione fondatrice.
Verso un nuovo
orientamento
Il tema di questa relazione è
stato deliberatamente formulato non come un’esortazione
o un appello, bensì .come
un’affermazione. Per me la situazione attuale del movimento ecumenico, allo stesso tempo confusa e fonte di confusione, deriva dal fatto che siamo alla ricerca di un nuovo
orientamento. Le incertezze,
le tensioni, i malintesi, le contraddizioni fanno inevitabil
Canberra (1991): VII Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese: una danza durante il culto
mente parte di un simile processo anche se, molto spesso,
ci irritano e ci danno l’impressione che il movimento
ecumenico sia paralizzato.
Inoltre sono convinto che ci è
già possibile discemere almeno alcuni degli elementi di
questa nuova visione, anche
se abbiamo bisogno di un po’
di fantasia per metterli insieme, collegarli tra loro, dar loro un po’ di coerenza. Penso
ad esempio al passaggio decisivo verificatosi dalla concezione statica dell’unità alla
nozione dinamica di comunione o di koinonia; vediamo
qui delinearsi una nuova comprensione del carattere globale della missione che abbraccia anche la dimensione cosmica. Anche lo sforzo che
stiamo facendo per riscoprire
la dimensione relazionale della giustizia, attraverso la condivisione della solidarietà, è
uno di questi elementi.
Il processo conciliare «Giustizia, pace e salvaguardia del
creato», che è sfociato nelle
affermazioni del Raduno
mondiale di Seoul, è stato
un’altra tappa importante nella nostra ricerca di una visione nuova e inglobante. Infine
il tema dell’Assemblea del
Cec, a Canberra, col quale
abbiamo invocato lo Spirito
Santo affinché rinnovi tuttodì
creato, indica che è necessario allargare la nostra ricerca
ecumenica al di là del suo tradizionale campo incentrato su
Cristo e sulla chiesa.
Una situazione transitoria
Questi pochi esempi bastano probabilmente a giustificare l’affermazione implicitame-nte contenuta nel tema
di questa conferenza ma, per
esplicitare Ja visione già presente in questi‘vari elementi,
cerchiamo di discernere meglio la situazione attuale in
ciò che essa ha di transitorio;
potrebbe essere utile ricordare brevemente un episodio
della storia del movimento
ecumenico in cui quest’ultimo ha già conosciuto un
cambiamento completo di
orientamento.
Il movimento ecumenico ha
visto la lucé all’inizio di questo .secolo perché alcuni cristiani avevano una visione del
futuro della chiesa e della società. Questa visione si presentava sotto diverse forme:
John R. Mott era guidato
dall’obiettivo dell’evangelizzazione del mondo; Nathan
Sòderblom era ispirato dalla
sua fede nel carattere universale della chiesa e cercava di
promuovere l’amicizia internazionale per mezzo della cattolicità evangelica; l’arcivescovo Germanos parlava della
necessità di completare la nascente Società delle nazioni
con una «società» (una koinonia) delle chiese; infine, il vescovo Brent si proponeva la
possibilità di realizzare l’unità
tra le chiese separate grazie a
un dialogo teologico approfondito. Il movimento ecumenico prese pienamente
l’avvio soltanto quando essi
scoprirono che i loro approcci
non erano altro che espressioni differenti di una sola e stessa visione; una visione che riguardava la vocazione di tutta
la chiesa a proclamare tutto
r Evangelo al mondo intero.
La visione iniziale
Inizialmente, questa visione
era centrata sull’idea che la
cultura e i valori cristiani potevano essere estesi al mondo
intero dato che ciò, costituiva,
così si pensava, la garanzia di
un ordine dal volto umano.
Gli avvenimenti che si verificarono negli anni Trenta, e in
particolare gli effetti disattivi della seconda guerra mondiale in cui si trovarono coinvolti i popoli cristiani dell’umanità, cosiddetti «civilizzati», hanno portato a una rivalutazione radicale della visione originaria. La nozione
specificamente missionaria
della propagazione del cristianesimo ha ricevuto un
colpo fatale con la presa del
potere da parte dei comunisti
in Cina. Ha ceduto progressivamente il posto alla nozione
di redenzione contenuta nella
storia della salvezza, che dà
alla storia del mondo il suo
significato profondo. Affermare Cristo come il Signore
della storia ha contribuito a
ridare un po’ di coerenza alla
nostra visione.
Il dopoguerra
Il passaggio dall’ordine internazionale fondato sui valori cristiani alla storia universale centrata su Cristo è stato
il primo riorientamento della
visione ecumenica. Durante i
trent’anni che seguirono, questo «universalismo cristocentrico» (Vissert’t Hooft) ha
permesso di imprimere una
direzione chiara al movimento ecumenico,'gli ha consentito di superare le sue origini
radicate nelle chiese storiche
del Nord e di diventare sempre più mondiale nella sua
prospettiva.
L’Assemblea di Uppsala
nel 1968, con il suo tema
dell’unità della chiesa e
dell unità dell’umanità, segna
il punto culminante di questa
tappa del movimento ecumenico in cui la visione della
chiesa una in un mondo uno
ha raggiunto la sua coerenza
più convincente. Noi siamo
gli eredi di questa visione, ma
v^ da sé che vent’anni dopo,
essa ha perso molto di quel
potere di ispirazione che allora non solo stimolava le persone e le chiese aU’interno
della comunità del Consiglio
ecumenico, ma guidava anche la Chiesa cattolica romana nel suo periodo postconciliare. Quali sono le ragioni di
questa apparente perdita di
fede nell’ecumenismo?
La visione della chiesa una
in un mondo uno corrispondeva evidentemente a una
percezione particolare della
situazione mondiale. Per la
prima volta nella storia sem'brava che l’unità fondamentale dell’umanità stesse per
diventare una realtà tangibile
e le chiese cristiane, tramite
il movimento ecumenico, apparivano almeno potenzialmente come un elemento decisivo nella costruzione della
comunità mondiale. Da allora
i grandi cambiamenti che
hanno sconvolto la situazione
mondiale hanno rovinato le
ipotesi su cui si basava questa visione.
Gli ultimi cambiamenti
della situazione mondiale
L’analisi storica di questi
cambiamenti è appena iniziata
e siamo ben lontani dall’averne una comprensione chiara;
eppure alcuni fattori si stanno
delineando nettamente. Il primo di questi è la nascita di
una coscienza ecologica; durante i vent’anni trascorsi tra
la prima e la seconda Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente, questa coscienza
delle minacce che pesano sul
nostro ambiente naturale è diventata più acuta, a tal punto
che l’interdipendenza fondamentale della natura e dell’
umanità, e di tutti i settori della società, non è più percepita
come una promessa, bensì come una trappola e il sentimento di una catastrofe imminente
sembra paralizzare l’essere
umano nella sua capacità di
reagire.
Allo stesso modo l’emergenza, su scala mondiale, di
un sistema economico e finanziario unificato, che all’inizio prometteva di offrire
un quadro allo sviluppo mondiale, appare .sempre più come un pericolo per la sopravvivenza di settori sempre più
ampi della popolazione in
numerosi paesi del Sud. La
crisi dell’indebitamento, che
è ben lungi dall’es.sere risolta, è l’espressione più ovvia
di questa situazione che ci fa
dubitare della visione ecumenica deirùnità del mondo
proposta ieri.
( 1 - continua)
150- anniversario delle Ucdg
LONDRA — Il 6 giugno scorso le Ucdg hanno feste» •
loro 150° anniversario. La prima Unione cristiana di g’
nata infatti nel 1844. Oltre 30 milioni di giovani nd
partecipano alle attività di questo movimento che fuTU”''**'’
Londra da un operaio, George 'Williams, e dai suoi comn'^*^*° ^
lavoro. Fra i presidenti che si sono succeduti alla testa d
leanza universale delle Ucdg, il più noto è John R. Mott ¿Ij
esercitò il suo mandato dal 1920 al 1947 e nel 19461
A 7^0 ricevetti* 1
Premio Nobel per la pace. Le Unioni cristiane femminili (Ucjj
sono state fondate, sempre a Londra, da un’inglese, lady
Jane Kinnaird. L’Alleanza mondiale delle Ucdg conta 2^
mi
lioni di membri ripartiti in 79 paesi; 39 altri paesi accol»
sul loro territorio attività delle Ucdg. Anche le Unioni fe^°
nili fanno capo a un’Alleanza mondiale e contano 4 milioTa'
membri in 76' paesi. Ambedue le Alleanze hanno la loro sèd
nella Casa John R. Mott a Ginevra; ciascuna lavora '
mente a livello mondiale.
■ autonoma
Sarajevo: incontro per la pace
SARAJEVO — Durante un incontro di preghiera, il 17 ago
gio scorso, alTaeroporto di Sarajevo, il patriarca ortodosso rul
so Alessio II ha chiesto ai responsabili di tutte le comunità religiose dell’ex Jugoslavia di incontrarsi per testimoniare che il
conflitto jugoslavo non ha «alcun fondamento religioso». Erano presenti tra l’altro il responsabile della Chiesa cattolica romana in Croazia, il cardinale Franjo Kuharic di Zagabria, Upatriarca Pavle, capo della chiesa ortodossa serba, e l’arcivescovo
cattolico romano Vinko Puljic di Sarajevo. Il patriarca Alessio
ha aggiunto che i responsabili religiosi dovrebbero «dare un
esempio di intesa» ai politici. Durante quella visita di una settimana in Serbia e in Bosnia, il patriarca Alessio II ha inoltre
chiesto la fine delle sanzioni economiche imposte dalle Nazioni
Unite. Durante rincontro che ha avuto col patriarca il 16 maggio il presidente serbo, Slobodan Milosevic, ha qualificato la
missione di Alessio II di «iniziativa morale, coraggiosa e pacifica» e di «segno di appoggio alla nazione serba». In passato,!
responsabili ortodossi serbi hanno preso pubblicamente le distanze dalla politica di Milosevic.
Un professore cattolico
diventa anglicano per protesta
LOVANIO — Karel Dobbelaere, uno dei grandi nomi della
sociologia religiosa in Belgio, ex decano della Facoltà di scienze sociali dell’Università cattolica di Lovanio, ha annunciato il
‘SUO passaggio alla Chiesa anglicana. Il professore non è d’accordo con il recente «no categorico e definitivo» di Giovami
Paolo Ij all’ordinazione delle donne al sacerdozio: «Sono stato
spesso in disaccordo con Roma, ma questa volta è troppo» ha
dichiarato il sociologo al quotidiano cattolico fiammingo «De
Standaard». Karel Dobbelaere è autore di molti libri e articoli'
di sociologia religiosa; il suo nome è legato alle ultime indagini
importanti sull’evoluzione della Chiesa cattolica, delle convinzioni religiose e dei valori in Belgio e in Europa. «Ho riflettuto
seriamente all’insieme del problema e sono giunto alla conclusione che non potevo più tacere» ha affermato Dobbelaere..
50® anniversario del Consiglio
canadese delle chiese
TORONTO — Il Consiglio canadese delle chiese sta per celebrare il suo 50° anniversario nella stessa chiesa in cui è stato
fondato nel 1944, la chiesa battista di Westminster, a Toronto.
Il servizio ecumenico avrà luogo domenica 25 settembre 199f
Alle principali chiese protestanti che lo avevano creato cinquant’anni fa si sono aggiunte la Chiesa cattolica romana, i”
quanto membro associato, sette chiese ortodosse e altre chic*
più piccole quali la Chiesa metodista episcopale britannica, i
Consiglio è composto attualmente da 19 chiese e vi è un numero crescente di richieste di adesione.
Cina: il segretario del Cec
visita il seminario di Nanjing
NANJING — Il segretario generale del Consiglio c»»"—
co delle chiese (Cec), Konrad Raiser, ha visitato nel
scorso, le chiese della Cina e il seminario protestante
ecumeni
Nanjing, il più importante dei 13 seminari protestanti in
^ 1 cr\ __1 . 1 1 . • • Tr .1 n „ : ^1^2 0^^^
Di fronte a 150 studenti del seminario Konrad Raiser
che, mentre esiste un nuovo concetto del carattere a- . j
dell umanità, «nello stesso ternpo constatiamo un’afferrnaz>
crescente dell’identità culturale». Lo stesso avviene jj.
se dove si stanno sviluppando nuove forme di vita
ca. «Oggi scopriamo che queste diversità sono una fonte '
chezza da cui la chiesa universale trae la propria vitalità
^ffto -. Il compito della teologia ecumenica è di dare al pt’P |
di Dio il linguaggio col quale possiamo comunicare con g
tri pur rispettando le nostre diversità».
La presidente dell'Arm dottore
honoris causa a Ginevra
deirA’
GINEVRA — Jane Dempsey Douglass, presidente
leanza riformata mondiale (Arm) ha ricevuto il 3 pai
'U|^olo di dottore honoris causa dell’Università g sta
1963, Jane Dempsey insegna a Claremont, in Californi“;
ta nominata professore di teologia storica al
, --- _ M lui t 1 VZXI
ta nominata professore di teologia storica ai
già di Princeton nel 1985, è nota per il suo libro «
Freedom and Calvin». Jane Dempsey, prima donna n
presidente dell’Arm, è stata eletta nel 1990.
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ì 15 luglio 1994
Ecumene
PAG. 3 RIFORMA
¡fvista al professor Jean-Paul Willaime, direttore di studi di «Storia e sociologia dei protestantesimi» alla Sorbona di Parigi
ecarietà protestante non significa rinuncia all'autoaffermazione
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ad esse'®
i.roUES PEYRONEt
ato nel 1947, Jean-Paul
Willaime è dottore rn
jfcnze religiose e dottore rn
^ogia. Dal 1° ottobre
Ì2 è direttore di studi in
e sociologia dei pro^^gsimi» alla «Ecole Pral&s Hautes Etudes» deltbona a Parigi, dov’è su&to a Jean Baubérot. Dal
S5 al 1992 fu professore di
Elogia della religione alla
toltà di teologia protestan"^Strasburgo. E inoltre dt^ore del Centro dt socrolof^parata delle religioni
Sopa (Università di Stralateo) e del Gruppo di rt«he-.«Religione e Moder)> del Cnrs. E autore di
libri, fra cui «ProjHjw'.- pasteur» (1986) e
%c da protestantisme», insieme a Jean Baubérot
(1990). Il suo ultimo libro,
ilifrécarité protestante» è
«ito nell’ottobre 1992 presso la casa editrice Labor et
jperosi
Fides.
JJÌel suo libro «La precaMÙrotestante», lei ajferma
cte'fk precarietà nasce dal
¡m 'ehe la Riforma ha sposttìo'il luogo della verità
¡diluzione al messaggio.
M'kplicitare quest’idea?
<(Èliir’idea centrale della
Riforma: l’istituzione ecclesiastìcanon è santa in sé, può
sbagliare, occorre verificàre
coUfltemente l’adeguazione
del suo messaggio e delle sue
pratiche col dato biblico. Il
riferimento al “Sola Scriptura"lventa quindi essenziale,
cportaaquello che chiamo
un altro regi me di verità: la
veritìidelpessaggio cristiano
-ssère stabilita in riferia un testo, il che apre
l’ampio dibattito interpretativo sul testo biblico. È per
9uesto che dico che, nel regime^j^testante, la verità non
^più nn problema istituzioMle; è un problema ermettutìco che apre il vasto diinterpretativo che è
del protestantesi®e.^ale lettura della Bibiiiaideve fare oggi? Come
esprimere oggi il senso del
®®saggio cristiano in riferiWnto a questi testi biblici?
Sporta anche a quello che
o la “fissiparità proteite”: se l’istituzione non è
senta in se stessa, il pro„ insoddisfatto di
JjptStituzione si sente libero
'rondarne un’altra o di ade"•ead un’altra».
' Anche se è molto critico
eon/ronfi dell’istituzione,
Protestantesimo non ha hidel supporto dell ’istiper poter trasmettere
sii è specifico, cioè la
^^Oazione della Parola?
«Sì. Del resto, il punto di
sta del sociologo è che non
"P“ó fare a meno dell’istitune. Per riprodursi, per ga*lre il passaggio da una
Iterazione all’altra, non è
^ibile fare a meno di meistituzionali. 11 pro. eatesimo è allo stesso
“n rapporto critico nei
dell’istituzionei e
di i rii un nuovo tipo
Uiin 1 religiosa, con
altf, 1 ir^Portante riservato
CoE “na parti
!«,• il nuovo tipo di isti^ fortemente legata a
chp, ^r^iriazione teologica, il
4tanE^^ l’istituzione prote
ÌiiellaP'“ fragile di
K "^^llolico-romana in
^ correnti pasapparato gerarchi
p_
ce pp. protestantesimo inve%ionp stessa dell’istigata aiiT strettamente lecoerpr, ®^Pressione di una
teologica e alla ri
produzione del discorso teologico. Del resto, da un punto
di vista socio-storico, le grandi epoche di affermazione del
protestantesimo sono allo
stesso tempo grandi epoche
di affermazione teologica.
Quando c’è crisi o eccessiva
frammentazione della teologia, l’istituzione protestante
diventa più fragile. E per questo che nei paesi nordici la
chiesa luterana è legata allo
stato, in modo da rafforzare
l’istituzione; insomma, la
precarizzazione dell’istituzione può essere equilibrata da
una buona coerenza teologica
o da un legame con lo stato».
- Lei afferma che il protestantesimo è allo stesso tempo un fondamentalismo e un
liberalismo. In che senso?
«Si può dire che il protestantesimo è un fondamentalismo nella misura in cui, per
esso, la Bibbia è il fondamento ultimo di ogni verità.
Allo stesso tempo è un liberalismo nella misura in cui
inaugura il principio del libero esame, il principio della
Bibbia come istanza critica
permanente rispetto a ogni sistematizzazione dottrinale
che tenderebbe a fossilizzarsi
e a diventare un nuovo magi
JEAN-PAULWtLlAiME
La précarité
protestante
Seelelogie du:prot«stanttsnie
cantemperain
HisTaKÈfisoaÉTé-iii
L’ultimo libro di J.P. Willaime:
«La précarité protestante»
stero. Esiste del resto un piccolo elemento di tensione tra
la tradizione luterana e quella
riformata: una insiste di più
sulla confessione augustana
in quanto principio ermeneutico, l’altra insiste spesso su
una pluralità di interpretazioni del testo biblico nel senso
del libero esame».
- Parlando del fondamentalismo protestante in America Latina, lei dice che si tratta soprattutto di un fenomeno
legato a ceti sociali subalterni; ma perché iifondamentalismo si ajferma più sul piano
sociale che politico?
«Nel caso dell’America Latina, il fondamentalismo protestante può diventare socialmente e culturalmente strutturante per individui e popolazioni in situazione di transumanza, di grossi cambiamenti
economici e sociali. In questo
tipo di società, il religioso è
realmente vettore di strutturazione comunitaria, di rapporti
di solidarietà, e diventa un
fattore d’identità collettiva».
- Si tratta solo di un fenomeno di difesa rispetto a una
società destabilizzante? Perché questo processo di ristrutturazione non si traduce
in modo più fòrte a livello
politico?
«È una domanda interessante perché permette di cogliere i limiti del fondamentalismo. Questo infatti può funzionare perfettamente nel caso dell’organizzazione di una
“sub-società” nel quadro di
un determinato sistema sociale ma, come dimostra anche il
fondamentalismo nordamericano, nel quadro di una società pluralista le regole proprie del fondamentalismo non
possono affatto diventare le
Il professor Jean-Paul Willaime, sociologo del protestantesimo
regole di funzionamento della
società globale. In certi casi
però, il fondamentalismo protestante porta non solo ad un
attivismo sociale ma anche a
volte politico, come è successo con la “Maggioranza morale” negli Usa».
- Affrontiamo ora la questione della figura del pastore. Il pastore è solo un laico
che possiede una solida preparazione teologica o è, malgrado tutto, un chierico al
quale il proprio sapere teologico conferisce un potere che
tende ad avvicinarlo alla figura del prete?
«Qui siamo al cuore del paradosso protestante della figura del chierico. Tenderei a
dire che il pastore è ambedue
le cose. Va da sé che, a livello dell’autocomprensione
protestante del chierico, egli
sia un laico. TI pastorato rappresenta una declericalizzazione incontestabile ma, dal
punto di vista del sociologo,
si tratta anche dell’affermazione di un’altra forma del
potere religioso, in particolare attraverso quello che chiamo un magistero teologico e
morale.
Da un punto di vista sociostorico, è chiaro che il protestantesimo è una tradizione,
una tradizione gestita da
“dottori” che, con sensibilità
teologiche diverse, cercano di
stabilire una lettura normativa
della Bibbia. Basti pensare alle critiche espresse nei confronti della teologia liberale
protestante, quindi alla reazione barthiana e alla conseguente affermazione di una
certa ortodossia dogmatica.
All’interno del protestantesimo vi è una lotta permanente
per definire quale sia il prote
stantesimo legittimo. Anche
nel quadro di un sistema presbiteriano-sinodale con la
piena partecipazione dei laici,
è incontestabile che i teologi,
con la loro solida preparazione e la loro arte della parola,
hanno un potere simbolico
molto più importante dei laici
di base».
- Se è vero che il pastore
continua ad essere tutto sommato un chierico, come si
presenta oggi la dinamica tra
pastore, istituzione e società
globale?
«Da un lato, l’istituzione
può essere riconosciuta più o
meno bene all’interno della
società in cui si trova. Qui ci
sonò grosse differenze tra
protestantesimo maggioritario
e protestantesimo micro-minoritario. Basta prendere come esempi la Chiesa evangelica in Germania e la Chiesa
valdese in Italia. Vi è poi il
fattore del ruolo della teologia cristiana nella cultura
contemporanea; è chiaro che
all’inizio del secolo le chiese
rappresentavano un’autorità
simbolica molto più importante. Oggi invece c’è una
sorta di problematizzazione,
di sganciamento culturale nei
confronti del linguaggio cristiano e del mondo delle rappresentazioni cristiane. Tutto
ciò influisce sulla posizione
della chiesa nella società, si
ripercuote sul ministero pastorale e porta a una certa fragilizzazione e disseminazione
del discorso teologico e a una
crisi delle regolazioni istituzionali. Si sta affermando
sempre di più un fenomeno di
disinvestimento degli individui nei confronti delle istituzioni e di affermazione dell’individualismo. È tipica del
nostro tempo questa difficoltà a dare forma all’espressione collettiva della fede cristiana in una situazione socioculturale molto mutevole,
ma proprio per questo riemerge una domanda sociale
di stabilizzazione e di punti
di riferimento. Se il pastore,
anziché accettare questo ruolo di stabilizzatore in collegamento con l’istituzione tende
maggiormente verso le varie
forme di pluralismo espresse
dai laici, si pone nella stessa
contraddizione di colui che
accetta un posto istituzionale
senza volere assumerne la responsabilità. Alcuni pastori si
comportano come lavoratori
indipendenti al riparo dell’istituzione».
- La specificità tradizionale del pastore è l’insegnamento e la predicazione della
Parola, ma dato lo svuotamento della base sociale del
protestantesimo a cui lei accenna, come si svolge oggi
questa sua funzione? E necessaria la specializzazione o
l’uso professionale dei mass
media ?
«Quando nel mio libro parlo di “chierico di società” o di
“teòlogo societale”, intendo
parlare del riconoscimento
del pastore da parte del sistema istituzionale globale. In
Francia, per esempio, lo stato
laico predilige il pluralismo
religioso, sollecitando l’intervento di teologi di tutte le
”confessioni, ad esempio nel
dibattito sulle questioni etiche
o bioetiche. Il pastore, in
quanto professionista del protestantesimo, ha più di altri
una responsabilità nella trasmissione di questa eredità
religiosa. D’altra parte, proprio perché si trova in un’istituzione progressivamente
svuotata della propria base
sociale, ha la responsabilità
dell’aùtoriproduzione del
gruppo protestante. C’è anche
la necessità di un’inventiva
teologica, liturgica, cultuale,
ecclesiale affinché questa tradizione protestante rimanga
viva; a questo riguardo mi
sembra che a volte l’antistituzionalismo protestante, specie
nelle chiese riformate, possa
avere conseguenze sociali
dannose. Lo stesso si può dire
di un certo antiritualismo,
proprio perché è una certa
continuità rituale che spesso
garantisce la riproduzione. Se
invece si punta tutto sul discorso teologico sistematico,
si rischia una maggiore fragilizzazione».
- Lei afferma che, rispetto
al cattolicesimo romano, il
protestantesimo soffre di un
deficit di universalità, di un
certo provincialismo. Nel
quadro della costruzione europea, questo «provincialismo» è solo un limite o potrebbe rivelarsi anche una
ricchezza ?
«È vero che nel mio libro
ho sottolineato di più i limiti
degli atteggiamenti protestanti nei confronti della costruzione europea. Il protestantesimo infatti si è profondamente inculturato in lingue, culture, società nazionali
e regionali: avendo avuto difficoltà a organizzarsi sul piano nazionale, ha tanto più
difficoltà a organizzarsi sul
piano europeo. In quanto sociologo, sono stato molto colpito dalle reticenze manife- ■
statesi in occasione della prima assemblea protestante a
Budapest, nel marzo ’92, e
sono rimasto sbalordito che
un erhinente teologo tedesco
come Eberhardt Jungel abbia
potuto denunciare il pericolo
di una “autoaffermazione
protestante”.
Questo mi fa problema
perché non vedo come un
gruppo religioso particolare
possa rivendicare una certa
visibilità senza essere consapevole della propria autoaffermazione e della sua legittimità. Questo vorrebbe dire
che tra il cattolicesimo e l’ortodossia non c’è posto per le
chiese protestanti? A voler
legittimare la propria non autoaffermazione, il protestantesimo rischia di segare il ramo sul quale è seduto, rischia di autosciogliersi e di
fragilizzare ancora di più la
sua espressione e la sua autoriproduzione nella società
contemporanea.
Detto questo, se i particolarismi protestanti riuscissero a
darsi' un minimo di unità organizzativa a livello europeo,
potrebbero rappresentare effettivamente una ricchezza,
dimostrando come si può agire a livello europeo su una
base pluralista. Il protestantesimo infatti è una cultura del
pluralismo e dell’articolazione tra i vari livelli della partecipazione democratica».
Eletto nel giugno scorso a Ginevra dall'Assemblea della Federazione luterana mondiale
Ishmael Noko, nuovo segretario della Firn
L’Assemblea della Federazione luterana mondiale
(Firn), riunita a Ginevra dal
18 al 29 giugno, ha eletto
quale suo segretario generale
il pastore Ishmael Noko, che
diventa il settimo segretario
generale nella storia della Federazione luterana mondiale,
iniziata 47 anni or sono.
Ishmael Noko, 55 anni,
proveniente dallo Zimbabwe,
è laureato in filosofia presso
la McGill University (Quebec, Canada). Dopo aver
conseguito il dottorato, dal
1977 all’82 ha insegnato in
Africa, presso l’università
del Botswana. Successivamente ha fatto parte del dipartimento diaconale luterano, dove in particolare si è
occupato del problema dei
profughi, lavorando quindi in
stretto collegamento con
l’Alto commissariato per i
profughi delle Nazioni Unite
(Unher) e coir altre organizzazioni a carattere umanita
rio. Nel 1987 è stato nominato direttore del «Dipartimento per la cooperazione» che
successivamente si è trasformato in «dipartimento per la
missione e lo sviluppo».
L’elezione, a stragrande
maggioranza, è avvenuta su
indicazione di una commissione che aveva ricevuto un
anno fa Fincarico di individuare una candidatura idonea
a succedere al norvegese
Gunnar Staalsett. I circa 200
delegati che formavano l’Assemblea, in rappresentanza di
tutte le chiese luterane sparse
nel mondo, hanno discusso a
porte chiuse la candidatura
proposta e si sono infine pronunciati.
Con la nomina di Noko si è
voluto sottolineare da un lato
la continuità con il lavoro di
Staalsett e dall’altra il ruolo
non secondario delle chiese
luterane africane. Il cambio
della guardia è previsto per il
1 ° novembre prossimo.
Ishmael Noko, nuovo segretario della Federazione luterana mondiale
© Peter WilliamsAWcc
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 15
In discussione al convegno pastorale italo-francese di Vallecrosia la crisi pastorale
Le grandi difficoltà di servire come pastore
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Da dove nasce la crisi del
ministero pastorale?
Quale funzione è chiamato
ad esercitare il pastore nella
società post-moderna? A
queste domande ha cercato di
rispondere il convegno pastorale italo-francese che ha fatto seguito alla Conferenza
del II distretto a Vallecrosia.
Oltre una trentina di pastori e
pastore della regione Provenza-Costq Azzurra-Corsica e
una ventina del II distretto
hanno partecipato all’incontro. Per l’occasione erano stati invitati a tenere le relazioni
introduttive il prof. Jean-Paul
Willaime, direttore degli studi a l’Ecole Pratique des
Hautes Etudes alla Sorbonne,
e il pastore Ermanno Genre,
professore di teologia pratica
alla Facoltà valdese di teologia a Roma.
Ponendo l’accento sui
profondi mutamenti socioculturali che caratterizzano le
società occidentali, il prof.
Willaime ha affermato che tali mutamenti hanno provocato
la crisi di tutte le regolazioni
istituzionali: da qui nasce la
difficoltà di esercitare il ministero pastorale oggi. Willaime ha articolato la sua relazione in tre punti: a) l’affermazione della modernità e i
suoi chierici («clercs»); b) la
modernità trionfante e la crisi
dei chierici; c) la supermodernità e la ricomposizione
del ruolo dei chierici. Partendo dalle note affinità tra protestantesimo e società moderna, Willaime ha sottolineato
come la Riforma abbia generato la secolarizzazione interna del cristianesimo, la desacralizzazione della chiesa e
dell’uomo clericale. Questi
sono stati gli effetti sociali
del principio protestante «Sola Scriptura»: da allora la
questione della verità diventa
Un momento dell’incontro pastorale italo-francese a Vallecrosia
oggetto di dibattito ermeneutico e nasce quindi un nuovo
modello di chierico: si va affermando il potere del teologo e il magistero teologico e
morale del pastore; non è un
caso che ci sia stata una grande affinità tra protestantesimo
e società educativa.
Nella fase della modernità
trionfante (anni ’50, ’60 e
’70), si assiste alla crisi di
tutti i modelli di autorità e di
magistero; la modernità critica anche se stessa: pure gli
educatori entrano in crisi.
Nella fase attuale, quella della supermodernità (o postmodernità), emerge la fine della
religione in quanto potere: si
afferma un’autorità di competenza, a scapito di quella
istituzionale; il profondo
sconvolgimento culmrale del
linguaggio e dei gesti religiosi investe in pieno i chierici della modernità trionfante. Emerge allora il fenomeno
di identificazione con gli
«eroi» della fede: il chierico
subisce una nuova laicizza
Conferenza delle chiese battiste toscane
No al razzismo
LISA SARACCO
Il 9 giugno, nella sala conferenze della Provincia di
Grosseto, si è tenuta la seconda conferenza sul tema
del razzismo, organizzata
dall’associazione delle chiese battiste della Toscana
(Acebt). Sergio Tattoli, pastore della locale\omunità
battista, ha parlato delle dinamiche psicologiche e delle
implicazioni etico-teologiche
del razzismo, mentre nel dibattito è intervenuto Diop
Mbaye, responsabile di «Dare Salam», comunità di prima
accoglienza per immigrati di
Livorno.
Le radici del razzismo, secondo Tattoli, trovano terreno fertile nel subconscio, dove si innesca un processo di
liberazione dell’aggressività
che germina fin dall’infanzia
a causa di carenze affettive.
Spesso le frustrazioni subite
si scaricano verso l’esterno,
in atteggiamenti che vanno
dall’intolleranza al vero e
proprio odio, che poco a poco trovano una giustificazione sul piano della collettività.
Nel senso comune, il processo di identificazione del capro espiatorio avviene soprattutto in società soggette a forti tensioni interne: il nemico
invisibile si materializza e
viene identificato in una minoranza socialmente debole,
la più incapace a difendersi;
gli si attribuiscono tutte le
colpe, come quella di minacciare l’economia locale.
Alla ricerca delle cause è
seguita una vera e propria
meditazione sulle soluzioni
proposte dalla Bibbia riguardo al rapporto con il «diverso». Sul piano etico-teologico infatti il pastore Tattoli ha
messo in evidenza la corrispondenza fra l’atteggiamento razzista e la «ybris», l’orgoglio umano, che (per dirla
con Agostino) «porta al desiderio perverso di innalzarsi
sugli altri» ma è evidente che
ogni essere umano è espressione della volontà creatrice
di Dio; così l’insegnamento
di Gesù, che non si faceva
certo influenzare nel comportamento dai pregiudizi del
tempo, è chiarissimo.
Riguardo a ciò Diop ha citato un passo del Corano in
cui si dice che «Dio ci ha
creati diversi perché potessimo conoscerci», spunto per
una riflessione sul mondo
islamico che, sconosciuto ai
più, è oggetto di travisamenti
enormi.
Il suo intervento ci ha fatto
riflettere sulle colpe dell’Europa rispetto all’Africa: la
prima, colonizzatrice e perturbatrice dei sistemi indigeni; la seconda doppiamente
vittima di questo squilibrio,
perché privata della sua autonomia, prima, e poi costretta
alla migrazione.
zione, non è più un personaggio di autorità, di potere; il
ministero pastorale femminile
conferma del resto questa
tendenza. Come si situa la tradizione protestante del ministero pastorale in un simile
contesto? In realtà, anche la
società laicizzata esprime una
domanda di chierici, per cui
viene accentuato il ruolo di
responsabilità del pastore ma,
in questa nuova situazione, né
le motivazioni né le competenze reali del pastore sono
sufficienti per soddisfare la
nuova domanda; essa proviene infatti dalla società nel suo
insieme e non più solo dall’
interno delle chiese, dove si rileva del resto uno svuotamento della base sociale del protestantesimo.
Dopo questa analisi di taglio sociologico, il prof. Ermanno Genre ha proposto un
viaggio nell’interiorità del
ministero pastorale, partendo
proprio dal concetto di «crisi» che è e deve restare costitutivo del ministero. Tale cri
si, che è segno di verità e di
autenticità del ministero, va
assunta dal punta di vista teologico: «La crisi è nella vocazione e la vocazione è nella
crisi» ha affermato Genre;
partendo da una lettura psicanalitica del racconto autobiografico di Elia (1 Re 19), ha
quindi analizzato il ministero
pastorale sulla base di cinque
parole chiave: conflitto, competenza, incompetenza, credibilità, promessa. Come Elia il
profeta, il pastore è in fin dei
conti solo nell’unicità della
sua esistenza e della sua vocazione e, come lui, è chiamato a stare davanti a Dio
(«coram Deo»). Lacerato dal
senso della propria incompetenza, è spesso tentato di cadere nella depressione, e fa
fatica a scoprire la gratificazione nell’insuccesso stesso,
che fu quello di Gesù di Nazareth: e il suo ministero è
portato da una promessa che
è legata proprio al nome di
Gesù di Nazareth.
Divisi in cinque gruppi di
lavoro, i partecipanti hanno
quindi approfondito alcuni
aspetti delle due relazioni:
crisi e piacere nel ministero, vocazione e mestiere, vita
privata e vita pubblica, modernità e supermodernità, situazione attuale del protestantesimo. L’ultimo giorno
il pastore Taccia, presidente
della Commissione permanente per la formazione pastorale, e il pastore Antérion,
presidente della Commissione dei ministeri della Chiesa
riformata di Francia, hanno
illustrato i criteri per la formazione e il reclutamento dei
pastori nei due paesi. Un
convegno intenso e ben riuscito, malgrado la complessità dei temi affrontati, con
numerosi momenti di culto,
di preghiera e di canto, in un
clima di confronto proficuo e
di grande fraternità.
Festa del «Gustav Adolf Werk»
Cercare la verità
AJA VÖCHTING SOGGIN
La sera del 27 maggio si è
aperta a Tuttlingen, nel
Württemberg meridionale, la
festa annua dell’opera Gustav
Adolf con una cena offerta
agli ospiti esteri venuti numerosi e alle autorità religiose e civili. La cena è stata seguita da un culto solenne con
Santa Cena, presieduto dal
decano Mayer e dal presidente del Gustav Adolf Werk del
Württemberg, Bittinghofer;
ha predicato il vescovo evangelico del Württemberg,
Eberhard Renz.
Il tema della festa era «cercare la verità, trovare il proprio prossimo»; gli invitati
stranieri, una sessantina, provenienti da Francia, Argentina, Brasile, Romania, Ungheria, Cechia, Slovacchia, Austria e Italia, sono stati condotti quindi a pernottare nei
loro alloggi nelle varie città
del distretto: Tuttlingen,
Schwenningen, Trossingen e
Rottweil dove hanno avuto
luogo, il sabato seguente e la
domenica mattina, anche le
varie attività locali programmate: culti, interviste e gite.
Ci siamo riuniti tutti nuovamente per la manifestazione
finale nel palazzo dello sport
di Schwenningen.
Impressionanti sono state le
testimonianze rese dai delegati dei vari gruppi, soprattutto dell’Europa orientale: fre
quenti sono i piccoli nuclei
dispersi, senza mezzi e con
sempre meno membri giovani e altri attivi, a causa dell’
emigrazione. Il comune denominatore di questi gruppi,
come del resto di noi tutti,
anche in seno alla Chiesa valdese, è la gratitudine verso
l’opera del Gustav Adolf
Werk che sostiene la «diaspora» evangelica in regioni
a maggioranza cattolico-romana e ortodossa. Il gruppo
francese proveniva da Montbéliard, territorio che all’epoca della Riforma apparteneva
proprio al Württemberg, e
dove il duca si convertì mentre vi si trovava rifugiato in
seguito a disordini scoppiati
nella madrepatria.
Attivissima è stata la partecipazione alle varie manifestazioni da parte delle comunità della regione: chiese gremite, vivace interesse per le
testimonianze e un’ospitalità
che si può solo definire squisita presso le famiglie e i
centri comunitari. Nel clima
piuttosto inclemente della regione, un altipiano dominato
dalla Alb e dalla Foresta Nera, godevamo però dei giardini e dei parchi in fiore e della
natura ancora primaverile. Il
convegno è stato allietato da
cori e fanfare di trombettieri,
da inni e canti folcloristici,
dalla comunione dei fratelli e
delle sorelle, pronti ad ascoltare e a aiutare.
Facoltà valdese di teologia
Bruno Corsati!
professore emerito
ITALO PONS
A giugno il palazzo di via
Pietro Cossa 42, a Roma, vive una sorta di metamorfosi: tempo di esami,
tempo di bilancio, di saluti e
partenze. Ogni anno a giugno
si saluta qualcuno che l’autunno prossimo non farà ritorno; gli studenti annuali tornano nelle loro grandi Facoltà
europee: a Roma per un paio
di semestri hanno toccato con
mano gioie e dolori di una
teologia protestante della diaspora. Gli studenti del IV anno lasciano via Cossa per un
anno all’estero; chi invece è
ancora all’inizio pensa che un
altro anno è passato e che, a
ottobre, a Roma ci saranno
nuove matricole, a cui spiegare tante cose, dare utili consigli sui metodi di studio e indicare qualche locale dove far
le ora piccole il sabato sera.
I professori a giugno stendono relazioni, programmano
nuovi corsi; qualche volta capita che anch’essi si congedino da un collega che per raggiunti limiti d’età lascia l’insegnamento: la partenza di
un collega significa spesso la
chiusura di un periodo di storia della Facoltà. Il prof. Bruno Corsani rappresenta un legame fra l’epoca che aveva
visto i proff. Vinay e Subilia
e poi Soggin e Girardet con
la generazione degli attuali
Ricca e Rostagno e con l’ultima dei Garrone e Genre.
Bruno Corsani è stato salutato in due occasioni diverse:
durante la festa di chiusura
dell’anno accademico (quando ha tenuto la predicazione
sul testo di Ebrei 11, 32-40),
e in una seconda occasione,
voluta dal Consiglio di Facoltà il 23 giugno alla presenza di colleghi, familiari e
amici delle chiese di Roma.
Nel corso di una festosa cena
coordinata dall’instancabile
Caterina Erni, il decano Paolo Ricca ha letto il messaggio
che il decano della Facoltà di
teologia di Basilea ha inviato
a Corsani per il 70° compleanno. Un lungo applauso
ha salutato la notizia che la
medesima Facoltà gli aveva
conferito il dottorato «hono
Andando in emeritazione, il
prof. Bruno Corsani lascia
cattedra di Nuovo Testamento
ris causa».
Il riconoscimento, proveniente da una delle più prestigiose Facoltà europee di
teologia, completa quanto il
Consiglio ha scritto nella relazione al Sinodo, approvata
nella stessa giornata: «L’insegnamento del Nuovo Testamento, insieme a quello
dell’Antico Testamento, è la
base di ogni teologia cristia
na, perché è lì che si pongono le fondamenta. In questo
compito centrale per la vita
della Facoltà, Bruno Corsani
è succeduto degnamente a
Giovanni Miegge. Ha insegnato ininterrottamente a
molte generazioni di studenti,
con autorità e amore, accreditandosi tanto per la competenza filologica, quanto per
l’intelligenza teologica».
Dopo aver ricordato alcune
delle sue opere più significative, la relazione prosegue:
«Il ministero di Bruno Corsani è stato una benedizione
per la Facoltà. Lo è stato anche per le scienze neotestamentarie in Italia».
Successivamente neU’autó
magna Bruno e Mirella, che
con lui ha condiviso questi
anni, sono stato salutati dalla
voce di Cornelia Dupré che,
accompagnata al pianoforte
da Stella Girolami, ha cantato tre arie di Mozart, mentre
un ex allievo, Zizzi Platone,
improvvisatosi archeologo,
dava lettura di un «raro documento» ritrovato nella necropoli di Adelfia, naturalmente in lingua greca; occasione sia per Platone che per
l’assistente Emanuele Fiume,
per verificare davanti al professore il loro livello attuale
di conoscenza della lingua di
cui Corsani è dotto studioso.
Infine il prof. J. Alberto Soggin ha ripercorso alcune tappe della carriera accadenuca
del collega.
Mentre la famiglia Corsaffl
si trasferisce alle Valli, attendiamo l’arrivo del prof. Yann
Redalié al quale formuliate®
i nostri auguri di un fecondo
ministero di docente e dottore della chiesa, e il buon im
serimento della sua famig'
nella comunità di via
Cossa.
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via C. A. Tron, 13, tei. 0121-58855
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Concorao nazionale fotografico
per i cento anni delFAsilo aei vecchi
Tema: L’anziano
Tema: Parchi e giardini: aspetti sociali
e naturali
Termine presentazione: 15 agosto -1994
Premiazione: 11 settembre 1994 ore 15
Il regolamento è disponibile presso l'Asilo o tekfo
nando al numero 0121'58855
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jcuole domenicali di Puglia e Lucania
llonitori e bambini
yna giornata insieme
riamiCESCO CARRI
Jienica 12 grugno, nel
!^tro evangelico «La
,> di Bari, si’ è svolto
de raduno delle scuole
irali di Puglia e Luca^pressione della vita
pese bmv e di altre deàoni che si accingono
'ire alla Federazione
Je. .
ivo dei diversi gruppi
^fco di un’ora prima
-io del programma ha
'iato un gioioso e im!^vo esodo da varie loi; il Signore che ha disiato le sue creature nel-.
T^ia diaspora apulo-lucana le ha guidate e raccolte in
mWco luogo. Alla conta,
ijjl^di e piccoli, è risultala ima presenza di 200 perso-'^
ae,Evenienti da numerose
(i»inità bmv oltre a una codell’Adi e ad amici e
li di una comunità cattofa di Bari.
Nel suo insieme un’ecumeaeche ha diffuso in diverse
¿otri uno spirito di fratelta condiviso con allegreza|itomo al tema del giorno:
la&ione. È stata una vera
sipsione di creatività: si
iziano a raccogliere i frutti
di MI cammino che annualBfflte rilancia le attività delle
scuole domenicali e impegna
la commissione Sie della Fcepl nella preparazione della festa per la conclusione delle
attività. Le singole scuole domenicali hanno dato buona e
creativa testimonianza del loro impegno: mimo, canto, coreografia, colonne sonore, letture, hanno costituito e ricostituito rincontro della creatura con Dio creatore, con il
creato, con la grazia e la
bontà di Dio in azione fin
dalle origini del mondo. Questo è stato anche l’annuncio
espresso attraverso il culto
ideato e presenziato dalla
scuola domenicale di Gravina. Verso l’ora di pranzo 1’
arnpio spazio sottostante, una
ben fatta tettoia, che era stato
adibito a spazio «animazione» si è trasformato magistralmente in spazio mensa
con relativi tavoli e sedie.
Nel pomeriggio ampio spazio dedicato ai giochi: in forza di slogan come «Tira tu
che tiro anch’io», «Corri tu
che corro anch’io» si sono
svolte gare indimenticabili:,
corsa ai sacchi, tiro alla bottiglia, corsa al fagiolo e alla
patata... insomma, per tre ore
non si è stati un attimo fermi.
Una apposita giuria ha raccolto i risultati delle gare e ha
consegnato le relative coppe.
Chpa valdese di Roma-piazza Cavour
Esere chiesa insieme
FRANCA LONG
Molli appuntamenti per
la comunità di Piazza
Cavour in un mese di maggio
cidoe assolato, carico di desideri tentatori di domeniche
tóneari; ricordiamo qui i più
fricativi. Anzitutto l’astahlea di chiesa di domeni® 8 maggio che ha eletto i
Potati alla Conferenza diytuale (Piera Tomasello e
l^do Di Carlo) e al Sinoica Long); poi il bazar
dall’Unione femper sabato 21 : un inconviviale animato dal
rio di raccogliere fondi
la diaconia della chiesa
Mparticolàre l’offerta di un
flàdro da parte del pittore
^simo Jahier ha aiutato la
solidarietà con le chiese sostile dell’Uruguay). La gior®3ta comunitaria è stata premuta da un incontro serale
®jtonfronto tra fratelli e soKlle che si sono interrogati
sulle
prospettive e i modi di
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Pentecoste a Casa Cares
Comunione fraterna
fra i riformati toscani
DAVIDE BUTTITTA
SU invito di Antoinette e
Paul Krieg le comunità
battista, metodista e valdese
di Firenze, con alcune gradite
presenze della Chiesa del Fratelli e della comunità valdese
di Siena, hanno passato insieme una lieta giornata di Pentecoste a Casa Cares.
La giornata ha avuto inizio
con il .culto presieduto da Paul,
Krieg e allietato da canti di alcuni fratelli e sorelle del Camerún, membri della Chiesa
valdese di Siena. Nel pomeriggio, dopo un pasto memorabile, si è sviluppata un’ampia discussione die non poteva che partire dal rammarico
e disappunto per il rinvio
dell’iniziativa di «Pentecoste
’94»: molti fratelli hanno af-'
fermato che si è persa, almeno
momentaneamente, una grande occasione per la reciproca
conoscenza fra le varie anime
dell’evangelismo italiano.
Tutti però hanno riaffermato l’impegno, tipico dell’evangelismo fiorentino, a nòn
perdersi d’animo per questa
occasione perduta, ma anzi
ripartire con rinnovato zelo
per ricostruire un clima fraterno fra tutti. In particolare
si è detto che le comunità locali aderenti alla Federazione
devono cercare di sviluppare
sempre più momenti di comunione fraterna, lavorare
insieme, per cercare giuste
basi per i «grandi» incontri.
Le comunità evangeliche di
Firenze hanno già un ampio
patrimonio di la"voro in comuné (dal Centro sociale
evangelico alla scuola «G.
Barberi», al Centro culturale
«P. M. Vermigli», alle tante
altre opere presenti nella
città) ma è giunto il tempo di
fare un salto di qualità.
Si è pensato che tante nostre attività possono già da
ora essere patrimonio comune: studi biblici, attività di
informazione e di evangelizzazione, culti in comune e più
frequenti scambi di pulpito, le
attività .della Fdei e della
Fgei, le scuole domenicali
possono- essere pensate, sviluppate e armonizzate insieme. Alla fine della giornata,
quindi, ci siamo dati per questo obiettivo due nuovi appuntamenti: una riunione
operativa dei vari Consigli di
chiesa delle comunità fiorentine, a fine estate, e un appuntamento per la Pentecoste del
prossimo anno, dove tutti gli
evangelici di Firenze (e, perché no, della Toscana) possano festeggiare insieme il dono dello Spirito Santo.
SAN GERMANO — Fiorenzo Comba, della chiesa di Villar
Perosa, e Anna Reynaud, di Abbadia, si sono uniti in matrimonio nel nostro tempio; i nostri più fraterni auguri vadano a questi sposi che si stabiliscono in mezzo a noi. 11 nostro pensiero affettuoso con l’augurio di tanta serenità e
gioia va pure a Roberto Bounous e Clelia Buonomo che,
con rito interconfessionale, si sono sposati a Pinerolo sabato
11 giugno, e a Claudio Garrone e Dorothee Mack i quali,
dopo essersi uniti in matrimonio civilmente a Karlsruhe,
città d’origine della sposa, hanno voluto che la benedizione
del Signore fosse invocata sulla loro unione qui alle Valli, e
precisamente nel tempio dei Coppieri (Torre Pellice), dove
parenti e amici hanno assistito con loro al culto presieduto
dal pastore Pasquet, sempre PII giugno.
• I deputati al prossimo Sinodo eletti dalla nostra comunità
sono Ileana Borre! Lanfranco e Alida Previati Long
(supplenti Renato Long e. Bruno Sappé).
• I membri della corale si sono ritrovati la sera di giovedì 26
maggio per vedere insieme le diapositive e le fotografie
scattate durante il recente viaggio a Firenze e Siena (21-22
maggio), e vivendo in tal modo con il pensiero quelle bellissime giornate trascorse in amicizia e comunione fraterna.
, • Domenica 5 giugno è stato battezzato Giacomo Meytre,
di Italo e di Claudia Zanghi; la comunità esprime l’auguno
sincero che la grazia del Signore resti sempre sul bimbo e
sui suoi genitori. ...
• Due lutti hanno colpito la nostra comunità in questi ultimi
tempi: Maria Godino ved. Durand, di 88 anni, e Livietta
Rostah ved. Stringai, di 96 anni, non sono più tra noi. Ai
parenti di queste nostre sorelle ripetiamo la nostra parola di
fraterna e cristiana simpatia nella certezza della resurrezione in Gesù Cristo.
Due giorni nella chiesa battista di Napoli
Il Dìo che interroga
^sere protestanti nell’Italia
“la ^seconda Repubblica»,
^ontro vivace e aperto che
Da P— ..
-. «Spresso diverse visioni
^lla realtà politica e della teP®onianza evangelica.
1-a settimana si è conclusa
«n la domenica di Pentecodurante il culto hanno ri
vuto il battesimo Maura Ri'3 « Rahel Genre e hanno
-sto di entrare a pieno tito»«lla comunità le sorelle
.«ssandra Pazienti Tallo e
Ti ____
1 «ha Cataldo. 11 ringrazia' «nto al Signore per il dono
jj 1« Spirito espresso durante
-tei ^ si è avvertito anche
' tin ^ parte
.1] ° cubito dopo all’agape e
organizzata dalla
li^^hhità di lingua francese,
ff, P?sta in prevalenza da
*l®lFAf ^ sorelle provenienti
denso il fine setti“na successivo: nell’ambito
del progetto «essere chiesa insieme» partecipazione a un
incontro di corali, lettura, musica nella chiesa di via IV Novembre la sera del sabato;
culto guidato dai catecumeni
la domenica mattina e assemblea il pomeriggio per valutare un anno di lavoro. «Esercizio difficile ma utile» definisce la relazione del Concistoro il «percorrere a ritroso la
vita di un anno e scoprire povertà e ricchezze, ombre e luci». È stata un’assemblea poco numerosa (che ne è dell’
amore per la democrazia nelle
nostre chiese?) ma molto animata e attenta. Ne sono emerse varie indicazioni per il
prossimo anno, da quella di
valorizzare la partecipazione
della comunità al culto a quella di incoraggiare il Consiglio
nell’organizzazione della diaspora, alla ricerca dei modi
per dare spessore e concretezza a una cultura dell’accoglienza che sappia creare spazi per estranei, per giovani,
per donne e uomini con storie
e linguaggi diversi dai nostri.
Durante l’assemblea si è
svolta anche l’elezione di un
diacono ed è stato rieletto il
fratello Paolo De Prai, giunto
al termine del secondo quinquennio nel Concistoro.
La relazione annua, la cui
lettura ha accompagnato i lavori, riportava in apertura la
citazione della prima epistola
ai Tessalonicesi (1, 3), là dove è scritto: «Quando siamo
di fronte a Dio, nostro padre,
pensiamo alla vostra fede
molto attiva, al vostro amore
molto impegnato, alla vostra
speranza fermamente rivolta
verso Gesù Cristo, nostro Signore...». Tutto rincontro è
stato segnato da questo passo:
coscienza di inadeguatezza, e
insieme gratitudine per una
Parola che ci raggiunge come
una freccia, un segnale prezioso di direzione.
Un cartellone costellato da
grossi punti interrogativi, su
ciascuno dei quali i presenti avevano appuntato una domanda da rivolgere a Dio, un
auditorio attento e a tratti
commosso; corposo il canto,
espressione da sempre del gemito dell’umanità oppressa e
della sua grande preghiera di
libertà; la scrittura, con le sue
domande eterne e la predicazione della parola posta al
centro: questa l’istantanea
delle due giornate che la chiesa battista di Napoli-via Foria
ha voluto dedicare all’evangelizzazione gli scorsi 25 e 26
giugno. Tema delle due giornate, a cui hanno partecipato
anche le chiese metodiste e
valdesi del Vomero-via Vaccaro e di via dei Cimbri, era
«L’umanità interroga Dio.
Dio interroga l’umanità». Il
primo giorno la liturgia ha
raccolto gli interrogativi biblici e le domande provenienti
dalle attuali tragedie per porle
simbolicamente davanti al
Dio che si nasconde. La predicazione, sul testo di Matteo
8, 23-27 affidata per tutti e
due i giorni al pastore Paolo
Ricca, decano della Facoltà
valdese di teologia, ha messo
in luce attraverso il racconto
della tempesta sul lago di Tiberiade il legame inscindibile
fra le nostre paure e le nostre
domande, fra le nostre paure e
le domande che Dio rivolge a
noi sulla nostra mancanza di
fede. La prima ma essenziale
risposta che Dio dà alla nostra
paura, anche quella più profonda e inconscia, è che Gesù
è con noi sulla barca: e questa
presenza ci basta.
A Giobbe che dalla sua vicenda umana ha urlato le sue
domande a Dio, Iddio ha risposto: così ha esordito il culto evangelistico di domenica
26, e ha risposto ponendo davanti a Giobbe e a tutti noi
l’evidenza della sua sovranità.
Il pastore Paolo Ricca
SUSA — In uno spirito di fraterna collaborazione, le chiese
battista e valdese di Susa hanno dato vita a una settimana di
intensa attività evangelistica. Proseguendo nell’itinerario
prestabilito, dal 23 al 29 maggio è stata allestita la «mostra
della Bibbia» presso il salone della scuola materna, nella
centralissima via Mazzini. La felice scelta del locale ha favorito un notevole afflusso di visitatori, stimato intorno alle
200 unità.
Molto alto l’interesse dimostrato per un’iniziativa che ha
colto di sorpresa la popolazione per la sua originalità e la
sua specificità. Anche in Susa, come d’altronde nelle altre
sedi che hanno ospitato l’iniziativa, il giudizio unanime è
stato più che positivo e con un chiaro invito a ripetere
l’esperimento. Buona anche la partecipazione agli incontri
tenuti presso la chiesa battista, che hanno visto protagonisti
'il past. Salvatore Rapisarda (attualità della Bibbia) e l’ing.
Davide Valente (archeologia biblica). Graditi ospiti i giovani della comunità evangelica di via Cossila (Torino), con la
loro inesauribile vivacità musicale e canora.
Dio interroga Giobbe (cap.
38) dal seno della tempesta e
lo subissa di: «dov’eri tu?»,
«dov’eri tu quando io fondavo
la terra... o quando le stelle
del cielo cantavano in coro?».
La sovranità di Dio ci schiaccia, annulla la nostra umanità? Non è forse vero che la
croce è l’interrogativo centrale che esprime tutte le domande dell’umanità che soffre e le
riassume tutte in una sola?
Non è la croce il punto di domanda per sempre piantato
sulla terra e rivolto al cielo?
Dunque la risposta definitiva
di Dio è nella risurrezione di
Cristo e questa risposta Dio
ce la porge discretamente
mentre, non riconoscibile subito, si affianca a noi sul sentiero della nostra vita. Il passo
di Luca 24: 13-33 ci ha portato per mano all’annuncio di
questa risposta. Ardeva il
cuore dei due discepoli che
camminando da Gerusalemme
a Emmaus ascoltavano dalle
labbra di Gesù la parola della
rivelazione. Ardeva il nostro
cuore ancora una volta domenica all’ascolto dell’annuncio
della risurrezione. Questo è il
miracolo della fede che lo
Spirito rinnova in mezzo a
noi. Speriamo che fra i tantissimi presenti, alcuni che non
l’avevano già fatto prima abbiano accolto di cuore l’invito
alla fede perché le nostre paure e le nostre angoscie si acquietino in Dio solo, (a.m.)
SANT’ANTONINO — La «settimana della Bibbia» organizzata in collaborazione con l’Associazione delle chiese battiste in Piemonte, dal 16 al 21 maggio, ha riscosso un notevole successo di pubblico, come anche la stampa locale ha
sottolineato.
La mostra della Bibbia, allestita presso la Biblioteca civica,
ha fatto registrare più di 250 presenze; quasi totale la partecipazione degli allievi della locale scuola media; 1 interesse
manifestato dai visitatori è stato notevole e la maggior parte
di essi, oltre a sottolineare l’importanza e la bontà dell’iniziativa, ha vivamente sollecitato una ripetizione della medesima. Altrettanto seguite sono state le conferenze tenute dal
past. Emmanuele Paschetto sulla storia dell’evangelismo in
valle; dall’ing. Davide Valente sull’archeologia biblica e
dal past. Alberto Taccia sull’attualità della Bibbia. Al termine di ogni incontro si sono registrati accesi e prolungati
dibattiti.
Se da un lato c’è la soddisfazione per i risultati positivi ottenuti, dall’altro è consolante sottolineare come l’intera comunità battista sia stata felicemente coinvolta nell’esperimento: il contatto immediato con un pubblico eterogeneo e
difficilmente raggiungibile diversamente, ha fornito particolari indicazioni su un modo nuovo di presentare l’Evangelo. La settimana si è conclusa domenica 22 maggio con
un culto speciale di ringraziamento per ricordare l’89° anno
della predicazione della Parola in Sant’Antonino.
POMARETTO — Domenica 10 luglio è stata presentata al
battesimo Francesca Tron di Enrico e di Enrica Morselli.
■ Alla piccola Francesca l’augurio di crescere sotto la costante guida dello Spirito del Signore.
• L’Evangelo della resurrezione e della speranza è stato annunciato in occasione del funerale del fratello Claudio Bernard, deceduto all'età di 43 anni. Era una persona ben conosciuta e stimata da tutta la comunità, che si unisce al dolore dei familiari, in modo speciale alla mamma, Clorinda
Peyran, già duramente colpita nei suoi affetti.
PRAMOLLO — Due nascite hanno di nuovo rallegrato la nostra comunità: si tratta di Ilaria, di Patrizia e Sandro Long e
di Fabio, di Paola ed Elso Beccar!. Mentre condividiamo la
gioia di questi neogenitori, chiediamo al Signore di benedire questi bambini.
CUNEO — Anche se in ritardo i giovani delle chiese di Cuneo
e Mondovì desiderano dare notizia del campeggio in montagna che hanno tenuto a Folchi (Limone Piemonte) dal 22
al 25 aprile. È stato sviluppato nei quattro giorni il tema
dell’ecologia, partendo dalla lettura del primo capitolo della
Genesi. Con l’aiuto delle poesie di Fischer abbiamo poi cercato di tradurre in un linguaggio consono al nostro secolo
scientifico ciò che la Scrittura esprime; il pastore venuto
con noi nel campo giovani, («perché mi considero ancora
tale» ha detto), ci ha informato sulla condizione di salute attuale (spesso disastrosa) del nostro ambiente (foreste, fauna,
risorse naturali ecc.). Tutti questi spunti di riflessione ci
hanno portato verso ona prospettiva cristiana dell’ecologia:
abbiamo constatato che ogni cosa è stata creata da Dio, con
amore per il nostro benessere ma oltre al conseguente atteggiamento di gratitudine, la parola cristiana sul nostro ambiente deve anche esprimere rispetto verso l’ecosistema che
si concretizza in un nuovo stile di vita «ecologica». ^
6
PAG. 6 RIFORMA
IL VOLTO
E L'IMMAGINE
MASSIMO APRILE
Non c’è alcun dubbio,
quello della proibizione
delle immagini è stato forse il
comandamento che noi evangelici abbiamo avuto più a
cuore e per il quale abbiamo
fatto le lotte più appassionate.
Non possiamo nascondere
che molta della passione sia
sorta anche un po’ per reazione verso chi, con troppa leggerezza, l’aveva liquidato,
perfino sopprimendolo dalla
lista, con la motivazione che
in fondo esso era rivolto a un
popolo idolatra (gli ebrei) e
che adesso la chiesa non ne
aveva più bisogno.
Una polemica
teologicamente fondata
Il metodo per tale operazione ci è sempre parso poco
rispettoso nei confronti della
Scrittura in quanto non ci appariva lecito sopprimere, cancellare con un colpo di spugna tutto quanto non ritenevamo diretto a noi, diventando noi stessi arbitri e giudici
della stessa Parola che il Signore ci rivolge; ma, a parte
questo, noi evangelici abbiamo riconosciuto in questo comandamento l’intero orizzonte della Riforma che ha riscoperto l’alterità di Dio. Dio, in
quanto altro da noi, non vuole
che noi lo trasformiamo in un
oggetto del nostro culto e del
nostro bisogno religioso: Dio
non vuole essere trasformato
in amuleto ma desidera rimanere libero soggetto in dialogo con l’essere umano.
Sulla scia dei profeti dell’Antico Testamento che avevano richiamato il popolo alla
propria responsabilità etica
davanti a Dio e avevano ammonito il popolo a non confidare nel «tempio dell’Eterno»
(Geremia 7), noi abbiamo sostenuto un’accorata difesa di
questo comandamento. Come
detto, spesso siamo stati polemici, quasi sempre comunque
questa polemica era teologicamente fondata; mi piace ricordare a questo proposito il
pastore Donato Castelluccio,
per anni servitore in Bisaccia
(Av), antifascista, evangelico,
artista. Negli anni Trenta con
la sua arte di scultore avrebbe
potuto concorrere a risollevare in maniera decisiva le precarie condizioni economiche
di sé e della sua famiglia se
avesse accettato le pressioni
del clero locale che volentieri,
anche per ragioni di propaganda, gli avrebbero commissionato lavori di restauro alle
statue sacre. Soffrì la fame,
ma scolpì soltanto statue che
gli provocarono ulteriori guai
coi fascisti, come quando fece
un bassorilievo, alla fine degli
anni Trenta, in cui rappresentava non senza polemica verso il regime ormai avviato alla dichiarazione di guerra, la
profezia di Isaia: «Delle loro
spade fabbricheranno vomeri d’aratro e delle loro lance
roncole» (Isaia 2, 4). Quando
raccontava di questa sua resistenza insieme alla sua famiglia ancora gli venivano le lacrime agli occhi. «Dio era geloso di me - diceva - ma anche io ero geloso dell’Eterno:
non avrei mai messo il mio talento al servizio di quello che
ritenevo falso».
Ecco, questa è soltanto una
delle testimonianze di questa
lotta: niente di questo va rinnegato e neppure dimenticato; tuttavia questa nostra passione e questo nostro zelo per
la difesa di questo comandamento, ci ha forse distratto
dal fatto che esso era nella
stessa misura anche per noi e
qualche volta contro di noi.
Certo, noi non abbiamo alcun
culto delle statue o delle immagini, né dichiarato, né tollerato, né contrabbandato dietro l’alibi della religione popolare, ma possiamo per questo dirci immuni dal peccato
di idolatria?
«Non tifare scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù
sulla terra o nelle acque sotto la terra; non ti prostrare dinanzi a tali cose e non servir loro, perché
io, l’Eterno, l’Iddio tuo, sono un Dio geloso che
punisco l’iniquità dei padri sui figliuoli fino alla
terza e alla quarta generazione di quelli che mi
• odiano, e uso benignità, fino alla millesima generazione, verso quelli che mi amano e osservano i
miei comandamenti»
(Esodo 20, 4-6)
«Se qualcun altro pensa aver di che confidarsi
nella carne, io posso farlo molto di più; io circonciso l’ottavo giorno, della razza d’Israele, della
tribù di Beniamino, ebreo d’ebrei; quanto alla legge, fariseo, quanto allo zelo, persecutore della
chiesa; quanto alla giustizia che è nella legge, irreprensibile. Ma le cose che m’eran guadagni, io
le ho reputate danno a cagion di Cristo. Anzi, a
dir vero, io reputo anche ogni cosa essere un danno di fronte alla eccellenza della conoscenza di
Cristo Gesù, mio Signore, per il quale rinunziai a
tutte codeste cose e le reputo tanta spazzatura affin di guadagnare Cristo»
(Filippesi 3, 4b-8)
Il rischio del narcisismo
Nel leggere il testo di Filippo Gentiioni intitolato
«Il volto e l’immagine», mi
tornava in mente il mito di
Narciso, che era un giovane
bellissimo, desiderato da
molte ninfe, ma si negava a
tutte. Perché? Il racconto dice
che si era innamorato della
sua immagine specchiata sulle chete acque di un lago: era
talmente innamorato di se
stesso che non riusciva a concedersi a nessuno. La sua più
accanita spasimante si chiamava Eco ma, a causa di una
punizione inflittale da Zeus,
poteva soltanto ripetere l’ultima parola che dicevano gli
altri. Un giorno Eco seguiva
Narciso nel bosco e questi,
sentito un rumore disse: «C’è
qualcuno qui?» «...qui» ripeteva Eco. «Vieni», «vieni».
Raggiungimi qua» «...qua».
rispondeva Eco. La storia fi
nisce tristemente perché Narciso rimase innamorato soltanto di se stesso e poiché
non gli fu possibile avere una
relazione con Eco fu condannato a un eterna solitudine;
era talmente geloso di se stesso che non poteva amare nessun altro (Ovidio in Metamorfosi, libro III). Ecco, il
narcisismo è una maniera di
rinnegare il comandamento in
questione.
La libertà dell'Evangelo
Non solo noi come singoli, ma anche come chiesa
possiamo diventare narcisisti:
se, ad esempio, consideriamo
la nostra identità forte e ben
definita dalle nostre convinzioni seppur giuste, e se ci innamoriamo di questa bella
immagine di noi stessi, allora
rischiamo di commettere questo peccato come chiesa, tutti
insieme. Allora le nostre peculiarità, le nostre specificità
e le nostre virtù diventano
una maniera per giudicare e
anche al limite rifiutare gli altri. Siamo così impediti ad
avere rapporto se non con
Eco, con chi cioè ripete esattamente tutto quello che diciamo noi: questo non ci fa
crescere e non è un vero modo di dialogare. In tal modo
finiamo per rinchiuderci nella
nostra torre d’avorio, protetti
dalle nostre certezze ma terribilmente soli; così può accadere che i segni della grazia
quali il battesimo o la cena
del Signore, segni che essenzialmente indicano l’incommensurabile amore e perdono
che Dio ci ha accordato in
Cristo, risultano trasformati
in segni distintivi, di separazione, di giudizio sugli altri,
da segni dell’amore di Dio in
segni dell’amore per noi stessi. A volte ci presentiamo come «gelosi di Dio», in realtà
mostriamo di essere soltanto
gelosi di noi stessi e timorosi
di metterci in questione.
L’apostolo Paolo, mentre
scrive ai filippesi, difende appassionatamente la libertà
dell’Evangelo da quelli della
mutilazione, intendendo coloro che volevano imporre la
circoncisione ai neoconvertiti
dal paganesimo; Paolo, polemicamente contro questi difensori formali della legge, fa
riferimento alla sua identità.
Un’identità chiara, ben definita nei suoi contorni: egli era
stato circonciso l’ottavo giorno, cioè non apparteneva, come evidentemente alcuni suoi
accusatori, al popolo eletto
soltanto da poco tempo; pro
Pablo Picasso: «Madre con bambino» (1905)
La nostra identità
veniva dalla tribù di Beniamino, ricorda con fierezza. Il
territorio di questa tribù comprendeva la città di Gerusalemme e dunque il tempio e
aveva dato a Israele il suo
primo re, Saul.
La conoscenza di Cristo
L? identità di Paolo era ben
definita, non solo per
questo ma perché fra gli ebrei
aveva scelto di essere fariseo,
fra quelli cioè che si vantavano, non a torto, di aver preso
la legge di Dio sul serio e che
si impegnavano per la sua applicazione con maggior zelo.
Dunque Paolo fa, in questa
pagina, la lista delle sue virtù;
virtù di nascita, ma anche acquisite per mezzo di una severa disciplina. Queste sue virtù,
dice con molta forza espressiva di averle reputate come
immondizia al fine di guadagnare Cristo: la conoscenza di
Cristo aveva completamente
messo in questione questa sua
forte identità e non vi può e
non vi vuole fare più appello.
Adesso Paolo è un’altra
persona, la sua condizione appare molto più precaria; egli è
il «prigioniero di Cristo» in
catene a causa della sua testimonianza. E la sua identità?
La sua identità non è più narcisisticamente orientata su se
stesso, sul suo zelo religioso,
sulla sua osservanza della legge, niente di tutto ciò. La folgorazione di Paolo sulla via di
Damasco fu, infatti, al tempo
stesso, incontro con Cristo ma
anche liberazione da se stesso, da ogni autocompiacimento. La morte di Cristo e la comunione con la sua croce sono adesso la sua identità. «Per
me vivere è Cristo e morire è
guadagno» (Filippesi 1, 21).
Paolo si identifica con le soT
fetenze del suo Signore, sperando «in qualche modo» di
identificarsi anche con la sua
risurrezione (3, 11).
L? identità non è più colta
nelle acque ferme di un
lago in cui specchiarsi, per
gloriarsi di quello che sì è,
ma è pellegrinaggio, cammino da un polo all’altro, dal
venerdì della Passione alla
domenica della Pasqua. L’identità non si radica più staticamente nelle dottrine che si
confessano e nelle tradizioni
di cui si è portatori, ma è incompiuta e in divenire.
L’identità non è staticamente
rappresentabile, ma è acqua
viva, fiume in movimento
verso il mare, ricerca di uno
sbocco che non si possiede e
verso il quale si procede.
L’identità non è più chiusa e
compiuta, ma aperta al dialogo e alla comunione anche
con chi è molto diverso. E la
diversità degli altri non è più
minaccia alle nostre certezze,
ma opportunità per capire
qualcosa in più anche di noi
stessi.
L’identità mantiene il suo
lato misterioso; essendo innamorati di Cristo e non di noi
stessi, siamo proiettati verso
gli altri e verso il mondo senza paura, ricordando le parole
di Gesù che aveva detto:
«Chi vorrà salvare la sua vita
la perderà ma chi perderà la
propria vita per amor di me e
del Vangelo la salverà»
(Marco 8, 35).
Preghiera
Se guardo ai regni e alle potenze
di questo mondo
e affascinato dal loro splendore
cedo alla loro seduzione,
fa ’ che io sollevi il mio sguardo
a Te, creatore del cielo e della terra.
Signore della storia.
Ma se incurvo il mio sguardo
rapito dalla gelosia di me stesso
e mi innamoro della
mia immagine riflessa,
destami dal torpore
e mostrami la via
del servizio verso gli altri.
I
Fa ’, Signore, che io impari
a guardare il volto
dei miei fratelli e delle mie sorelle
e fa’ che sappia cogliere in essi
l’immagine riflessa
del tuo amore e della tua presenza.
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jone in abb. postale/50
'*^0 di tnancato recapito rispedire a;
‘ ¿Ila postale 10066 - Torre Pellice
Nitore si impegna a corrispondere
"idiritto di resa
Fondato nel 1848
Mountain-bike
Appassionati di montagna
ora anche su due ruote
I È la gran moda di questi anni, ma presenta anche indiIcutibili meriti e vantaggi; stiamo parlando della mounIdn-bike con cui nelle valli'si cimentano ormai migliaia di
appassionati. Fino a qualche anno fa vi erano due categorie
p appassionati della montagna: quelli che erano soliti
fecorrere molti chilometri a piedi sui sentieri o sulle vecIhie mulattiere e quelli che sugli stessi percorsi si
Avventuravano con rombanti moto da trial, con gli inconvenienti e le discussioni che è facile immaginare: l’avven«rampichini» sembra aver messo tutti d’accordo poiché sulld loro ecologicità pochi sembrano aver dubbi. E
jttato anche un interessante mercato di questo mezzo su due
note é molti rifugi alpini hanno avviato un servizio di noa ore o a giornata; non mancano poi le gaie più o
neno competitive: nella foto, la partenza della biciclettata
gobbio-Villanova-Pra, svoltasi domenica scorsa con la
tecipazione di quasi 200 appassionati.
r
' H
venerdì 15 LUGLIO 1994
Distretto: è questa la parola magica della nuova
sanità piemontese dopo che
il Consiglio regionale ha, a
maggioranza, approvato il
passaggio da 63 a 22 Ussl.
«Cambieranno insegne, timbri, competenze territoriali, ma senza alcuna riduzione
di servizi», ha più volte assicurato il neoassessore regionale alla Sanità, Enzo Cucco; aspettiamo con qualche
preoccupazione la piena attuazione della legge.
La soluzione al possibile
impoverimento di servizi della periferia sta,, secondo molti,
in base a un articolo della legge di riordino delle Ussl
nell’individuazione dei distretti. Per esperienze come
quelle delle Valli, dove vera
ANNO 130 - N. 28
PIERVALDO ROSTAK
LIRE 1300
U.NO SPAZIO Di RESPONSABILITÀ
IL DISTREnO
mente i distretti hanno fin qui
rappresentato un centro propulsore di servizi e di rispostp .
complete ai bisogni del cittadino, in cui i servizi sanitari si
fondevanò e a volte confondevano con quelli sociali, la parola indubbiamente suona bene, non solo ma è indicp di
decentramento funzionale.
Il problerna sono le risorse:
la legge parla di autonomia
economica dei distretti, ma
nel contempo rimanda a successive leggi la sua applicazione; non si fa riferimento
alla spesa storica delle singole Ussl per cui non sembrano
esserci eccessive garanzie sul
fatto che prima vengano considerate le esigenze dell’ospedale di Pinerolo e poi, per i
restanti servizi, venga suddiviso il resto: quale autonomia
sarebbe quella che offre sì la
possibilità di gestire sul terri
torio le risorse, ma queste sono soltanto pane e acqua?
La legge comunque parla
anche di prevenzione, di servizi per le dipendenze o per la
psichiatria, dunque per certi
versi sembra rassicurante; servirà un impegno politico molto serio da parte degli enti locali, per discutere con il responsabile della grande Ussl i
budget e i servizi da mantenere; forse a rischiare di più saranno proprio i servizi socioassistenziali, che per scelta
politica sono stati sempre individuati come strumenti del
far salute, quanto e più delle
medicine. Il distretto insomma, dopo essere stato una conquista, potrebbe diventare spazio di responsabjlità per tutti,
amministratori e cittadini.
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Porporato»?
Il piano di razionalizzazionedegli istituti scolastici superiori, che in questa tomata
ha portato a cinque aggregazioni nell’ambito della pro■yihcia di Torino, coinvolge ■
■’Ora ufficialmente anche le
scuole di Pinerolo. Precisaniente, con una comunicazione del Provveditorato del 4
luglio scorso, è stato reso noto che l’istituto magistrale
«Rayneri», attualmente suddiviso in 26 classi, viene soppresso e trasformato in una
sezione annessa al liceo classico «Porporato», attualmente
di 13 classi.
L’unione di questi due istituti era da tempo nell’aria;
CIÒ che ha invece suscitato
una certa sorpresa è la soluzione scelta e gli strumenti
adottati per attuarla: i pareri ‘
consultivi espressi in materia
dal Consiglio scolastico provinciale avevano infatti proposto un diverso ordine di
procedura per T unione-confluenza del Liceo nel Magistrale, sia per le maggiori diniensioni che per la‘pluralità
dei corsi (sperimentazione
linguistica, corsi integrativi
attivati nel secondo) e una
lormula operativa, la «fusione», più rispettosa delle precedenti realtà scolastiche.
.Tra le prime reazioni si registrano una riunione degli
insegnanti dell’istituto Rayneri e un telegramma dell’assessore all’Istruzione di Pine'"nlo, Alberto Barbero, che
esprime «contrarietà verso il
ecreto di aggregazione che
isattende le richieste avanzae da questa amministrazione
Quagli istituti scolastici»;
arbero chiede poi rassicuraloni circa la salvaguardia dei
posti di lavoro per il personale amministrativo.
Il nuovo istituto, dopo l’acPimento, si troverebbe,
la base dei dati attuali, a
cS''^ quarantina di
Allo studio il nuovo piano commerciale che disegnerà Tattività a Pinerolo
Un migliore assetto urbano per il commercio
DAVIDE ROSSO
Per la piccola e media distribuzione non è un momento facile. La crisi economica si fa sentire e colpisce ^
molti dei piccoli e medi commercianti (anche se per la verità non sono solo loro^a pagare in questo momento) e a
questo si è aggiunto, in questi
anni, sul nostro territorio un
incremento notevole, che pare destinato a continuare, di
supermercati e di centri di
grande distribuzione che vanno a inserirsi sul mercato
commerciale entrando ovviamente in concorrenza anche
con i piccoli e medi esercizi.
È intanto allo studio il nuo-.
vó piano commerciale di Pinerolo, (l’incarico per la redazione è stato affidato al
prof. Renato lacohe) ed è
previsto in via preliminare un
questionario, che dovrà dare
una fotografia del commercio
fisso pinerolese, dove sono
previste domande sul tipo di
distribuzione, sulle dimensioni dell’esercizio, sul numero
delle persone impiegate (titolari, coadiuvanti, dipendenti) ecc. Questo questionario
Il supermercato rischia di strangolare piccoli e medi esercizi?
verrà distribuito a 710 commercianti di Pinerolo e dovrà
essere restituita al Comune,
compOato, entro il 23 di luglio. È stato predisposto poi
un altro questionario, che dovrà integrare il primo, indirizzato a 2.000 capifamiglia e
che ha lo scopo di fotografare
i consumi delle famiglie pinerolesi. Da questi dati si trarranno poi delle indicazioni
per la redazione del piano.
All’associazione commercianti ed esercenti del comprensorio di Pinerolo, riferendosi anche alla situazione di
attuale crisi, sottolineando il
fatto che sarebbe auspicabile
un rilancio dei «centri commerciali naturali», cioè di
quei luoghi come i portici o il
centro storico a Pinerolo dove
è presente in modo massiccio
il commercio fisso. Questo rilancio potrebbe essere effettuato sia migliorando l’arredo
urbano sia attraverso campagne promozionali che puntino
sulla qualità, sulla cortesia e
sull’offerta di questi esercizi.
Altro aspetto da affrontare
per il «rilancio» sarebbe quello dell’investimento sul punto
vendita ma ci si scontra spesso con problemi di tipo economico in quanto, soprattutto,
molti dei piccoli commercianti non hanno grossi mezzi
e quindi diventa uno sforzo
notevole per loro un eventuale intervento sul loro punto
vendita. C’è poi l’idea di un
centro commerciale, che dovrebbe nascere in via Carmagnola, composto in gran parte
da pinerolesi e che dovrebbe
anche servire per dare una sistemazione a quei commercianti che hanno ricevuto lo
sfratto o che hanno' bisogno
di riposizionarsi sul mercato.
Quello che sembra emergere'è una necessità di rivalutazione dell’esercizio mediopiccolo,'rivalutazione che deve passare anche (cèrtamente
non solo) attraverso una migliore gestione del patrimonio
urbano della città. C’è comunque una certa preoccupazione.intorno al moltiplicarsi
dei grossi centri di distribuzione ma c’è anche una spinta
verso una reazione da parte di
un commercio pinerolese ehe
non sta eertamente attraversando uno dei suoi momenti
più felici.
Guglielmo (Willy) Jervis, giovane ingegnere della Olivetti di Ivrea e valente alpinista, membro del Comitato rnilitare regionale, era stato un infaticabile
capo e animatore delle formazioni partigiane in vai Pellice, valle Germanasca e
vai Chisone. Catturato l’U marzo 1944
in prossimità di Bibiana, fu condotto alle
Carceri Nuove di Torino e lasciato solo
in una cella per quarantasette giorni. Fu
ripetutamente seviziato e torturato, tratto
fuori due volte per essere fueilato e due
volte rieohdotto in cella per sospesa esecuzione. Il comando tedesco sentiva la
difficoltà di vincere l’ostilità crescente
della popolazione: pereiò deeise il 5 agosto 1944 di terrorizzarla con un esempio
clamoroso e feroce; ordinò ¿he dalle carceri di Torino fossero prelevati Willy
Jervis e altri quattro partigiani e li fece
trasportare fin sulla piazza principale di
Villar Pellice e ordinò la fucilazione di
quattro di essi fra cui Jervis, essendosi
uno degli sventurati uecisosi poco prima.
IL FILO DEI GIORNI
WILLY JERVIS
_______SALVATORE MASTROGIOVANNI________.
gettandosi dal muraglione. Tutti i corpi
furono appesi alle ringhiere delle case
prospicienti. Jervis, reso irriconoscibile
dalle spietate sevizie, sarebbe stato sepolto senza nome se ai piedi del muro non si
fosse rinvenuta una pieeola Bibbia.
Nell’interno della copertina nera erano
ineise eon uno spillo queste parole: Dio
vi benedica e vi guardi. Ci rivedremo
lassù. Bacia i bimbi per me poverini. Sii
forte per loro. Il tuo Willy. Questo nell’
interno della prima pagina; e poi,
nell’ultima pagina: Sabato 5 Luglio Mio amore caro, dato come si sono
svolte le cose temo non ci sia oggi più
speranza. Sia fatta la volontà di Dio.
Avrò fede fino all’ultimo e spero. Sono
sereno. Dio mi conforta. Sono certo tu
pure troverai in- Dio le consolazioni.
Penserò sempre a voi:
Gli furono poi trovate sul petto aleune
lettere della moglie; su una mezza pagina bianca, sempre ineise con uno spillo,
era scritto: 17 Luglio ore 15 - Temo sia
suonata la mia ultima ora. La fede non
mi abbandona e l’ultimo mio pensiero
sarà per voi mici cari. Non mi faccio illusioni e prego Dio dia a me forza e a te
consolazione. Sono tranquillo.per me ma
quale angoscia per voi!
Quante cose vorrei dirti. Tu sai il mio
amore per te e i bimbi. Dio vi benedica e
vi guardi! Ci ritroveremo certo di là.
Non compiangermi e non chiamarmi
«povero». Vorrei tu non portassi il lutto
ma fa come vuoi. Muoio per aver servito
una idea. Addio amici cari. Coraggio!
(da Un protestante nella Resistenza,
Claudiana, Torino, 1985)
In Questo
Numero
Ospedali
Gli ospedali valdesi di
Torre Pellice e Pofnaretto
vedono, in questi mesi dei
notevoli lavori di ampliamento per Tàpertùra di
nuovi settori operativi, archivi e per altre migliorierelative al servizio. Intanto
ulteriori progetti sono in
vista.
Pagina II
Consiglio mancato
A Lusema San Giovanni
è sempre crisi: dopo le dimissioni del sindaco le forze politiche cercano di incontrarsi per trovare una
soluzione: è possibile evitare le elezioni anticipate?
Pagina II
Castagni
Il castagno potrebbe rappresentare nelle Valli una
grande risorsa sia economica che ambientale: occorre tuttavia prendere
provvedimenti urgenti perché molti esemplari di
questa specie sono malati.
Pagina III
Occitani
Dal 1986 rOccitania vive annualmente Tesperien
za del «Rescontré occitan». Dopo alcuni anni in
cui la sede Variava a ogni
edizione, ora la città ospite
è diventata stabilmente
Caraglio, in provincia di
Cuneo. Sarà una «kermesse» con testimonianze, dibattiti, musica e incontri
qulturali.
Pagina III
Ferrovia
Il Consiglio comunale di
Torre Pellice sollecita un
incontro con i rappresentanti di Provincia e Regione per’stabilire se e come
sia possibile migliorare il
servizio ferroviario Torino-Torre Pellice.
Pagina IV
8
PAG. Il
Riclaretto: il monumento ai Caduti
PROCESSO TANGENTI A PINEROLO — L’ex assessore
regionale alla Sanità, Eugenio Maccari, ha patteggiato un
rnese di reclusione al processo per la tangente riguardante
l’ampliamento deH’ospedale civile di Pinerolo; un mese anche all’architetto Savoino, mentre sette mesi è la condanna
dell’ex vicepresidente dell’Ussl, Mario Mauro. Rinviati a
giudizio invece l’ex sindaco di Pinerolo Francesco Camusso, e gli ex amministratori dell’Ussl 44 Fabrizio Fabbri ed
Ezio Magnano.
LADRI ALL’OSPEDALE DI PINEROLO — Hanno cercato
di mbare la cassaforte dell’ospedale civile di Pinerolo ma,
dopo essere riusciti a caricarla su un carrello, avvistati da
un paziente che ha dato l’allarme, i ladri sono fuggiti abbandonando il bottino; nella cassaforte c’erano circa 10 milioni di lire.
SAN SECONDO IN FESTA — Domenica 217 luglio Comune e Pro Loco organizzano una giornata di festa con bicidettata, pranzo campagnolo, gara di bocce, concerto della
banda musicale di Torre Pellice.
I COMMERCIANTI PROTESTANO COL COMUNE — Il
Comune di Pinerolo ha in programma una serie di lavori
per l’interramento di cavi e tubazioni in via Savoia e via del
Pino, con conseguente rifacimento della pavimentazione. I
lavori dovrebbero iniziare il 18 luglio ma i commercianti si
sono organizzati, hanno raccolto delle firme chiedendo di
veder procrastinato di almeno una settimana l’inizio lavori
in modo da avvicinare il disagio al periodo delle ferie. I
commercianti che hanno scritto all’assessore ai Lavori pubblici, Camurati, lamentano comunque una carenza di programmazione degli interventi e soprattutto la mancata comunicazióne degli interventi previsti.
LA PROVINCIA APPROVA UN EMENDAMENTO SULLE OASI FAUNISTICHE — Passato in aula all’inizio di
maggio con una formulazione che rischiava di annullare
buona parte dell’oasi di protezione faunistica del Barant, in
piano faunistico della Provincia di Torino'è stato emendato
nei giorni scorsi con un articolato che, tenendo conto della
discussione avvenuta nell’apposita commissione, introduce
la possibilità di trasformare le oasi esistenti o parti di esse
in zona di tutela in cui la caccia sia ammessa ma solo con
particolari modalità quali il prelievo selettivo di ungulati.
LO STAMBECCO NEL PARCO ORSIERA-ROCCIA
VRE — La Regione Piemonte ha deciso di reintrodurre lo
stambecco all’interno del parco Orsiera-Rocciavrè. L’ungulato era estinto in quest’area ma ritenendolo importante
nell’equilibrio ambientale esso sarà reintrodotto dopo prelievi nel parco del Gran Paradiso in numero di cinque o sei
capi.
MOSTRA CONCORSO DI PITTURA E FOTOGRAFIA
— L’associazione culturale «La gure matte» propone la prima mostra concorso di pittura e fotografia «Borgate vive».
L’intento è quello di valorizzare le antiche borgate della
valle ritraendone la suggestiva e palpabile vita passata e
pre.sente, carica di storia e tradizione. La scelta per questa
prima mostra è caduta su due borgate di Villar Pellice, Uccioire e Bodeina. Per iscrizioni e informazioni rivolgersi al
Crai Amicizia Da Milva a Villar Pellice.
FESTA AMICI DI LUSERNA — In occasione dei 40 anni
degli Amici di Lusema sono organizzate diverse manifestazioni pubbliche per i prossimi giorni. Una mostra sull’attività del gruppo sarà allestita in via Cavour a San Francesco,
mentre dal 17 al 31 luglio sarà esposta, presso il salone
Santa Croce a Luserna, una mostra di antiche bandiere delle
società di mutuo soccorso; sempre sulle società di mutuo
soccorso verrà presentato un volume, alle 15,30 di domenica 17 in piazza Cañavero; spettacoli musicali fanno da cornice in ogni serata della manifestazione.
LEGGE SULLA MONTAGNA: DIBATTITO — Appena
20 miliardi in tre anni per 350 Comunità montane; questa
l’esiguità dei finanziamenti che la legge 97/94 sulla montagna mette a disposizione e su cui si sono confrontati deputati e amministratori del Pinerolese in un convegno svoltosi
a Sestriere. La legge, è stato detto, contiene al di là del discorso finanziario tutta una serie di norme che potrebbero
permettere di siiperare impasse che spesso bloccano gli enti
montani in molti .settori (scuola, occupazione giovanile, incentivi per il ritorno in montagna, .semplificazione per i piccoli lavori, agevolazioni fiscali); per diventare operanti queste norme richiedono però svariati provvedimenti a livello
di diversi ministeri e, soprattutto, da parte della Regione.
E Eco Delle ¥vlli ^ldesi
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Proseguono i lavQri di adeguamento e ampliamento a Torre Pellice e Pomaretto
Gli ospedali valdesi fra cantieri aperti
e prospettive di un ruolo specifico
PIERVALDO ROSTAN
Da un po’ di tempo chi si
reca agli ospedali valdesi
di Torre Pellice o Pomaretto
trova, in entrambe le situazioni, un’ampia area recintata
con gru e impalcature, segno
evidente di cantieri aperti. Ne
parliamo con Silvio Vola, direttore amministrativo degli
ospedali.
«A Pomaretto una parte
era già stata inaugurata nel
giugno ’92; riguardava la
nuova radiologia e il completamento delle stanze di degenza a tre letti (1° lotto del
costo di 800 milioni), a cui è
seguita la sistemazione del
day hospital in locali più spaziosi e accoglienti. Si sta ora
realizzando il secondo lotto,
dell’importo di 1 miliardo e
200 milioni, tutti finanziati,
che riguarda l’ampliamento
del laboratorio di analisi, le
nuove centrali tecnologiche,
un blocco ascensori e scale di
sicurezza. Per l’impianto di
riscaldamento si è raggiunto
un accordo con l’Acea di Pinerolo che realizzerà entro
quest’anno una centrale termica unica destinata a fornire calore a ospedale, scuole,
municipio e altri edifici tramite teleriscaldamento. Sempre in questa fase è stato avviato il rifacimento della tinteggiatura delle facciate».
- Ma i progetti non finiscono qui...
«Effettivamente abbiamo
ancora un terzo lotto di tre
miliardi, già finanziati, che
prevediamo di iniziare nei
primi mesi del 1995 e che
prevede un grosso scavo del
cortile sud per la creazione di
archivi, nuova cucina e spazi
per servizi generali. C’è poi
un quarto lotto, ancora da finanziare, per la costruzione
di nuovi spazi per ambulatori
Il cantiere all’ospedale di Torré Pellice
e palestra di riabilitazione. Si
sta anche cercando di risistemare l’area attorno all’ospedale con due finalità: migliorare la situazione dei parcheggi e Creare una zona verde; un primo risultato è stato
ottenuto col parcheggio di
fronte al tempio».
- A Torre Pellice il cantiere
è aperto da tempo e i lavori
paiono proseguire «a singhiozzo»; come mai?
«I lavori sono iniziati
nell’estate di due anni fa e in
queste settimane si sta costruendo il tetto della nuova
struttura, che ospiterà il servizio di riabilitazione con 11
posti letto e sarà collegata alla divisione di medicina, gli
ambulatori, il primo soccorso, il day hospital, i servizi
generali. Il costo previsto per
questo intervento è di 6 miliardi, di cui 3 e mezzo sono
già finanziati. Da oltre due
anni la Ciov, d’intesa con Tavola valdese e Csd, sta cercando di ottenere l’ulteriore
finanziamento di due miliardi
e mezzo: se non sarà ottenuto
occorrerà mobilitarsi per evitare il blocco dei lavori».
- Il progetto prevede anche
altri lotti successivi?
A Luserna, dopo l'ultima crisi di giunta
Consiglio deserto
È andata deserta la prima
convocazione del Consiglio
comunale di Luserna dopo
l’ennesima crisi apertasi a seguito della comunicazione, da
parte di Danilo Colomba, di
aver dato vita insieme a Maria Grazia Négri Marinaro a
un gruppo consiliare Ccd. La
legge prevede una prima convocazione entro 10 giorni
dalle dimissioni del sindaco,
ed ecco che il consigliere anziano Ermanno Revel (l’unico ad aver annunciato il proprio passaggio a Forza Italia)
ha convocato per sabato scorso i consiglieri per tentare di
ridare vita a un esecutivo.
Nel frattempo gli approcci
fra le forze politiche vanno
avanti molto a rilento; anche
l’ipotesi di dar vita a un gruppo unico dei consiglieri che
dovrebbero far parte dell’area
progressista non è ancora decollata; qualcuno eletto nelle
fila del vecchio Psi (Vignola)
non sembra troppo convinto
di questa ipotesi.
Resta il fatto che la vecchia
maggioranza potrebbe benissimo ricompattarsi, semplicemente prendendo atto
che la vecchia De non è più
monolitica ma divisa in popolari e Ccd e magari un assessorato per Colomba potrebbe
anche saltar fuori, malgrado
le parole di fuoco gridanti al
tradimento espresse dai vari
Caffaro e Merlo durante il
Consiglio comunale. Certo
Colomba sembra proprio essere lo spauracchio della politica lusernese,' al centro come
a sinistra; il timore che una lista Forza Italia-Ccd possa
sbancare il Comune sembra
essere dietro ogni ragionamento e soprattutto dietro il
timore quasi maniacale di
scegliere la strada delle elezioni anticipate che parrebbe^
la più naturale per un Comune che presenta al suo interno
rapporti fra le forze politiche
che stando agli ultimi risultati
elettorali sarebbero stravolti,
e che ha registrato in questa
tornata amministrativa un numero elevato di cambiamenti
di giunta.
A sini.stra ci si incontra e ci
si interroga: come dialogare,
se è il caso, con i popolari?
Cecilia Pron, Pds, esprime
tutte le sue incertezze: «Potremmo astenerci o votare
contro a una giunta simile alla precedente, ma non credo
che Ghibò rinuncerebbe ai
voti determinanti del Ccd;
potremmo anche dare un appoggio esterno alla giunta,
non come segno di fiducia
verso l’esecutivo ma per evitare ai cittadini di andare due
volte alle urne nel giro di pochi mesi visto che in primavera comùnque si voterà per
Regione e Provincia».
«Ne sono previsti altri tre,
per le centrali tecnologiche,
per un nuovo corpo ad est
dove oggi si trova il prefabbricato, destinato ad ospitare
ambulatori e servizi di diagnostica e infine per la sistemazione dell’area parcheggi.
D’intesa con gli enti pubblici
del territorio, segnatamente
con Tlissi, si è pennato a un
utilizzo modulare degli spazi,
con spostamenti mano a mano che si realizzano i lotti.
In questi anni l’iter del progetto è stato assai complesso.
Si sono dovute chiedere due
deroghe regionali al piano regolatore e, dopo varie riunioni con l’amministrazione comunale il sindaco ha rilasciato una nuova concessione edilizia nel giugno di quest’anno. I problemi dell’andamento “a singhiozzo ” dei lavori ,
sono dunque dovuti a carenze
finanziarie da un lato e a difficoltà per l’ottenimento di
tutte le autorizzazioni. Ora ci
resta da risolvere la questione
finanziaria, tenendo presente
che, da quando ci verrà accordato il finanziamento, ci
vorpà circa un anno per completare i lavori».
- I progetti non iriancano
Fra tre anni [Mondiali di sci
Verso Sestriere 1997
A meno di tre anni dall’appuntamento dei campionati
del mondo di sci alpino, in
programma al Sestriere, amministratori locali e politici
nazionali si muovono per verificare i tempi di attuazione
dei progetti e degli interventi.
Il sen. Claudio Bonansea e i
deputati Alida. Bonetto e Lucio Malan hanno incontrato,
martedì 5 luglio, il sottosegretario alla presidenza del
Consiglio con delega a Sport
e turismo, Gianni Letta, per
ottenere l’appoggio del governo affinché i campionati
del mondo rappresentino per
il comprensorio occasione di
rilancio turistico. «Si è parlato - ha detto il sen. Bonansea
- non solo degli impianti
sportivi ma anche delle infrastrutture necessarie a sostenere adeguatamente la manifestazione, e in particolare delle
viabilità di accesso dalle valli
Susa e Chisone, nonché del
completamento dell’autostrada Torino-Pinerolo. Abbiamo
anche illustrato la necessità di
interventi di potenziamento
degli impianti di risalita, dei
servizi turistici e della ricettività alberghiera, che attualmente è deficitaria di migliaia
di posti letto».
Il sottosegretario Letta, secondo i parlamentari locali,
«si è mostrato sensibile al
problema e ha coniato uno
slogan che riteniamo appro'
priato: “Sestriere 1997, una
vetrina per l’Italia’’. OperaUvamente siamo stati invitati a
fungere da tramite con la RU'
gione e gli enti locali affinché vengano predisposte le
schede tecniche per gli
venti necessari, a trovare spazio nell’ambito della legge fi;
nanziaria ’95 e un accesso ai
finanziamenti del credito
sportivo». , .
Sempre in merito alla viabilità in vai Chisone da segnalare anche un incontro fra giaa
ta provinciale e rappresentan
delI’Anas; la Provincia ba se
gnalato la necessità di realiz
zare al più presto la uireo
vallazione di Perosa Argen
na su progetto Provincia
Ativa. «Sarebbe
pensare che la viabilità che
capo a Sestriere, S*®
molto congestionata, - ha
to il presidente della
eia. Ricca "
senza potenziamenti e rn'^
che a una manifestazione
me i Mondiali di sci».
RADIO
BECKWITH
evangelica
FM 91.200 e 96.500
dunque ma, a parte le diff
coltà finanziarie sugli amni
«La salute è buona, nux
correrà stare molto attenti '
tutti i mutamenti che sono
atto nel sistema sanitario
sta più che mai valido il ruò
lo di “ospedali di comunità"
collegati con il territorio in
cui si trovano e aperti a chi
decide di accedervi provenendo da altre zone. La Ciov
ha saputo inserire gli ospedali nelle riforme .sanitarie degli anni ’70 e successivamente adeguare le strutture e
l’organico del personale negli anni ’80; ora siamo nuovamente a una .svolta; abbiamo più volte posto- alla Regione la questione del ruolo e
del futuro dei nostri ospedali
Sul piano del personale si
può dire superata l’emergenza infermieri (oggi k domande superano i posti),
mentre vi sono preoccupazioni per la stabilizzazione dei
personale medico. Nei due
ospedali oggi vi sono medici
in possesso di specialità ajfni
alla medicina (cardiologia,
gestroenterologia, ematologia) che consentono di offrire
una valido servizio nell’ambito di una pluralità di specializzazioni. Sarebbe quanto
mai importante mantenere
nelle '9'alli, a costi contenuti, i
servizi specialistici costruiti
in questi anni».
Progetti importanti dunque,
per gli ospedali di Pomaretto
e Torre Pellice, con due interrogativi; i finanziamenti peri
completamento dei progetti
avviati in accordo con gli altri
servizi del territorio e il
mantenimento, nell’attuale
fase di ridefinizione della sanità piemontese, di un ruolo
specifico per le due strutture
ospedaliere.
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Inotevole patrimonio arboreo di cui le Valli potranno usufruire maggiormente
¡castagno, una «storica» risorsa trascurata
¡chiede interventi urgenti di risanamento
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Cimento a livello regiorioma così di grande atalità la coltivazione del ca«no, in grado di associare
spregevoli caratteristiche
ti suoi frutti la produzione
L ottimo legname.
La vai Pellice si presenta,
I tradizione ma anche per
ienzialità, una terra di eleoflfi per tale coltivazione
te ha trovato anche nel tipo
Jitelieno e nel clima una otjjiabase; anche sul piano
¿turale la castagna, insieme
ïa patata e poche altre col tuie, ha rappresentato per detenni uno degli elementi cenali ^dell’alimentazione della
lopolazione montana.
La concomitanza di diversi
fattori ha fatto sì che molti,
citte ad abbandonare massicciamente la campagna, anche
nel caso in cui scegliessero di
conservare un rapporto con la
raralità, finissero per trascurate la coltivazione del castagno; malattie come il cancro
del castagno sembravano dover portare alla fine una tradizione secolare, e i prezzi veramenteridicoli che negli anni’60 si riuscivano a spuntare
sui mercati all’ingrosso non
indùcevano certo a investiI mentìanche colturali.
I Og^lffiercato ha registra1 to una significativa ripresa
maaparle ciò l’importanza
del castagno europeo si deve
valutare con un metro che va
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Un bollettino
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!?®ero 5 del bollettino «Il
magio», che informa sulla
del Rifugio Re Carlo Aldei suoi ospiti, del peritale che vi lavora. Il bolletosi apre con un’«occhiata»
. e vecchie carte d’archivio,
eui si scoprono visite illu’Scoraggiamenti, osserva'tti fraterne; seguono agTOamenti sui progetti futuri
J^^igliorare ulteriormente il
i ‘^he: si offre agli ospit sulle gite in pulmino, or<®‘2zate per iniziativa delvengono realizzate
. thè tutti possano «sentirsi
“n poco parte del
"do che li circonda».
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* passano da questa Casone presentati 'nelle altre
Dal 18 al 24 luglio la nona edizione
Caraglìo ospita il
«Rescontré occitan»
nomico del frutto o del legname. I pregi del castagno vanno ripensati; basti considerare
la funzione di trasformazione
che esso può esercitare con la
sua enorme superficie fogliare dell’anidride carbonica in
ossigeno. Né si deve dimenticare l’indiscutibile valore
paesaggistico di uno degli alberi più maestosi delle nostre
vallate nella fascia altimetrica
fra i 500 e i 1.000 metri. Si
tratta dunque di un patrimonio arboreo di cui le valli sono assai ricche ma su cui occorre intervenire anche per
ché le malattie non si sono
certo arrese.
Se comunque il tipo di terreno è favorevole alla coltivazione e le malattie si possono controllare, siamo dunque
in presenza di presupposti
che potrebbero favorire il rilancio della coltivazione del
castagno, intervenendo sulla
difesa dei boschi esistenti e
sul reimpianto, sempre facendo riferimento a varietà locali
assolutamente apprezzate
(Savatua, Giovigliasca, Neirana, Primirougie, Temporive
e le molte altre presenti).
«La Comunità montana vai
Pellice - spiega il responsabile del servizio agricoltura, Enzo Negrin - in collaborazione con ¡’Università di
Torino e in particolare il
don. Giancarlo Bounous con
i suoi collaboratori Bullano e
Giacalotte, intende dare concreta attuazione a un programma di rilancio e recupero della coltura del castagno
che potrebbe rappresentare
per la valle un elemento di
notevole importanza anche
economica oltre che per l’immagine stessa della valle».
Aggiunge Franco Cairus,
agrotecnico dello stesso servizio: «I primi passi sono
stati intrapresi con la creazione di un vivaio per la salvaguardia e moltiplicazione
del germoplasma locale e
con Taffidaménto di un incarico di censimento qualitativo e quantitativo sui castagni
della valle al dott. Davide
Baridon; in questo mòdo si
potranno impostare futuri interventi. La fase dei rilevamenti preliminari dovrebbe
concludersi, entro la fine
dell’anno ed è prevedibile
che fin da quest’autunno si
possano attuate interventi
quali potature di risanamento, abbattimento e sostituzione di piante troppo malate.
Prevediamo anche contributi
per l’acquisto di astoni innestati con cultivar locali.
Come gruppo .di lavoro speriamo di riuscire a hiscitare
l’interesse della popolazione
e in particolare di quei proprietari di castagneti o di
fondi convertibili a una coltivazione che può avere un futuro, nell’interesse della popolazione e dell’ambiente
montano».
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Turismo minerario, progetti alio studio
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Il dovere di conservare i siti più importanti, le testimonianze scritte, orali e visive del lavoro dei minatori e
l’esigenza di valorizzare un
patrimonio oltremodo ricco
sono le motivazioni che stanno alla base del progetto di
turismo minerario in vai Chisone e Germanasca su cui la
Comunità montana ha ottenuto un intervento Cee di
420.000 ecu.
La regione è, com’è noto,
transfrontaliera e coinvolge
sul versante francese il Comune di L’Argentière-laBessée, il Briaqonrtais e il
Queyras. Si fratta di un’area
alpina caratterizzata da ben
quattro parchi (Orsiera Rocciavré, vai Troncea, Queyras
ed Ecrins), da una storia e
una cultura chiaramente comuni e fortemente ricche di
tradizioni (il movimento religioso valdese, la lingua occitana, la «federazione» degli
Escartons), da una situazione
simile in passato come oggi,
colpite come sono queste zone da una grave deindustria
lizzazione, e infine da un valido patrimonio minerario,
che è poi quello che si vuole
in particolare valorizzare.
Coinvolgendo le popolazioni
e con un occhio di riguardo
anche agli altri aspetti caratteristici della zona la Comunità montana si è posta 1’
obiettivo di rilanciare un turismo intelligente nelle valli.
Per poter comunicare a tutta
la popolazione i contenuti
dettagliati dei progetti, gli
obiettivi e i risultati attesi,
verrà allestita una esposizione temporanea presso i locali
della società «Luzenac Val
Chisone» siti all’imbocco
della miniera Paola a Fontane-Gianna (Prali) dal 16 luglio al 21 agosto.
Questa miniera sarà, per
parte italiana, il fulcro dei
progetto; qui si prevede di allestire, per la visita in sotterraneo, due km di galleria
attrezzata con un trenino per
il trasporto dei visitatori e di
allestire, negli edifici minerari, gli spazi ricettivi, museografici ed espositivi.
Per la pubblicità su L’Eco delle valli valdesi.
Servizi Editoriali s.a.s.
tei. 0121-32.36.38
La corrente che si potrebbe
definire più prettamente politica deH’occitanismo alpino,
sin dall’inizio della sua attività nei primi anni ’70, ha curato un lavoro strettamente
culturale, in particolare dando
importanza al settore della
musica e della canzone. Inizialmente il discorso risultò
molto informale, legato quasi
esclusivamente alle canzoni
di Dario Anghilante e dei
Sounaires Ousitan: le vallate
cunnesi vennero percorse negli anni ’70 da questi personaggi e il messaggio si diffuse con una certa facilità; nascono l’associazione culturale
«Valados Usitanos», le prime
feste all’aperto nei peridodi
estivi, la collaborazione con i
Comuni che dopo qualche
stagione si trovano però a
stringere i cordoni della borsa
facendo venire meno risorse
importanti. Resta l’attività di
Coumboscuro e, negli anni
’80, in particolare in vai Varaita, un gruppo di militanti
del Movimento autonomista
occitano decide di riprendere
in mano il tema dell’aggregazione intorno al mondo occitano: nasce Ousitanio vivo,
associazione culturale che nel
1986 dà vita al primo «Rescontre occitan» a Melle, in
vai Varaita. L’esperienza viene ripetuta, spaziando nelle
vallate occitane del Piemonte;
San Damiano in vai Maira,
Bobbio Pellice, Robilante in
vai Vermenagna, Salza in-vai
Germanasca, Sanfront in vai
Po, Pradlev^s in vai Grana.
Dopo questa esperienza il
gruppo organizzatore (nel
frattempo il Rescoptre è diventato non solo festa e musica ma anche concorsi di letteratura d’Oc, convegni su
problemi specifici dell’area),
anche tenendo conto delle
difficoltà crescenti per mettere in piedi iniziative di questo
genere, decide di puntare su
una sede stabile. E così nel
1993 viene scelta come sede
Caraglio, cittadina occitana
ponte verso la pianura.
Quest’anno la 9“ edizione
prenderà il via lunedi 18 luglio e si concluderà il 24 attraverso una ricca serie di appuntamenti. Lunedi 18 alle
21, al teatro civico, presentazione del libro «Le ragioni
di Babele» con gli autori Sergio De Lapierre e Domenico
Canciani; martedì, ore 21,
conferenza concerto di Albei^
to Fantino «La fisarmonica
dalle origini al conservatorio»; mercoledì 20, ore 21
presentazione della raccolta di
testimonianze dalle valli cuneesi «...E se stanotte ci saranno le stelle, cercheremo la
stella Polare» a cura di Annarella Grandi; giovedì, ore 21,
al teatro Ferrini, rappresentazione teatrale in lingua occitana «Il sentiero» dèi Teatro
dell’Angolo di Torino; venerdì, ore 21, fiaccolata per le
vie del paese e concerto dei
gruppi «Confrerie des souffleurs», «Les Frifres et tambours de Saint Tropez»,
«Fretha Monilh»; sabato, ore
17, al teatro tenda, inaugurazione mostra «Abitare le Alpi» e presentazione del libro
di Luigi Dematteis «Alpinia
2»; orè 21, concerto de «Lou
Dalfin», «Fretha Monilh» e
«Confrerie del souffleurs»;
domenica, ore 10, al teatro
tenda, dibattito «Eritrea: quale
futuro?» e, nel pomeriggio,
premiazione del concorso
«Estorias d’Oc per meinas» e
altri momenti musicali.
Intervista a Rossano Forneron, assessore a San Secondo
L'impegno dell'amministratore
_______ERICA BONANSEA________
Da un paio di mesi l’assessore ai Lavori pubbli-’
ci di San Secondo è il ventitreenne Rossano Forneron,
consigliere comunale dal
1990; gli abbiamo chiesto come vive la politica in questo
periodo di cambiamenti e
perché ha deciso di scegliere
come ambito di impegno proprio questo campo.
«Il mio è un impegno più
civico che politico - risponde
Rossano Forneron - quello
che mi sta più a cuore è il bene di San Secondo e così credo che sia anche per gli altri
membri della giunta: nel nostro Consiglio si lavora in un
clima di accordo e con una
certa solidarietà. Sono poco
ottimista per quanto riguarda
invece la situazione politica
nazionale».
L’assessore continua dicendo che ha deciso di impegnarsi politicamente perché ha
sempre considerato un errore
da parte dei giovani disinteressarsene e considerarla come qualcosa di sporco da cui
è meglio tenersi fuori. Bisogna invece credere, magari
anche un po’ utopisticamente,
di poter fare qualcosa di buono con il proprio impegno e
con le proprie idee. Che cosa
può dirci per quanto riguarda
i lavori delle fognature e la
situazione non molto rosea
delle strade di San Secondo?
«Non sono il diretto interes
Lavorì di ampliamento sulla strada da Miradolo a San Secondo
sato per i lavori delle fognature, dqto che sono subentrato da poco come assessore ai
Lavori pubblici - afferma
l’assessore -. Purtroppo i lavori vanno a rilento perché il
finanziamento è scarso; si
sperava di poter estendere la
rete fognaria al 70% del territorio comunale entro la fine
della legislatura, cioè entro il
prossimo anno, ma sinceramente non so se ce la faremo.
Attualmente si sta lavorando
stilla Costa dove si sfrutta la
fogna per costruirvi sopra un
marciapiede largo circa due
metri, in modo che i pedoni
non debbano più camminare
nella carreggiata stradale».
Forneron prosegue spiegando che per quanto riguarda la
situazione delle strade ci sarebbero alcuni manti stradali
un po’ sconnessi da riasfaltare, tra cui due strade degli Airali superiori e via Pascoli che
devono essere anche allargate.
Bisognerebbe rivedere anche
la circolazione del centro del
paese; entro la fine della legislatura bisogna però mirare a
concludere i progetti più importanti, cioè le fogne, il riassetto di alcuni manti stradali e
il Centro polivalente.
10
PAG. IV
E Eco Delle "ìAlli Aàldìsi
VENERDÌ 15 LUGU^^ I^¡ ^
Consiglio comunale di Torre Pellice
Ferrovia: il servizio
potrebbe migliorare
Il Consiglio comunale di
Torre Pellice si è mostrato
preoccupato per le proposte
di utilizzo della linea ferro. viaria Torino-Torre Pellice
come elemento di formazione
del personale militare del Genio ferrovieri, nel timore che
questo pregiudichi di fatto
rinserimento della linea nel
sistema di collegamenti me• tropolitani regionali. Ribadendo la convinzione che il
trasporto ferroviario sia essenziale per la valle, il Consiglio ha constatato la necessità
di riallacciare i contatti con le,
amministrazioni locali, la
Provincia, la Regione e le Fs
per un nuovo confronto sulle
prospettive di miglioramento
del servizio. Di fatto, dopo gli
investimenti per l’automatizzazione dei passaggi a livello
degli anni scorsi, non si è
compiuto nessun passo avanti
rispetto agli interventi richiesti; le proposte sono: il raddoppio della tratta Torino-Pinerolo, la costruzione del passante ferroviario della stazione di Pinerolo, l’utilizzo del
personale del Genio ferrovieri
e delle aree abbandonate delle, stazioni come parcheggi
internodali al servizio dei cittadini e degli utenti pendolarie, non ultimo, il già citato inserimento della linea TonnoTorre Pellice in un sistema
ferroviario metropolitano regionale.
Il 17 luglio la classica corsa in montagna
La 23- «Tre Rifugi»
Si rinnova domenica 17 luglio l’appuntamento con la
corsa in montagna per la 23
esima edizione della «Tre Rifugi» .sul tradizionale percorso in alta vai Pellice fra il
Pra, la conca del Barbara e il
Rifugio Granerò. La gara, valida come prova unica di
campionato regionale di gran
fondo prevede le categorie
juniores maschile- e femminile, seniores femminile, se
niore, veterani e amatori maschile.
Il punto più alto del percorso sarà come di consueto il
colle Manzol (2.701 m), ma
notevole sarà anche lo stacco
dal Pra al Colle Baracun
(2.373 m) nella prima parte
dei 23 km del percorso. La
gara, che fino al 1988 si disputava a coppie, è stata vinta l’anno scorso da Livio Barus,'in 2 ore e 5 minuti.
Gli allievi aile prese con il kayak al laghetto Blando
I primi 5 ciassificati i’anno scorso: ai centro ii vincitore, Livio Barus
KAYAK — Su iniziativa di Spazio giovani e dell’Ufficio
sport della Comunità montana vai Pellice, e in collaborazione
con la sezione canoa del 3S Luserna, i ragazzi partecipanti alle
attività di Estate ragazzi dei Comuni di Torre Pellice e Luserna
San Giovanni hanno affrontato l’esperienza del kayak, ospiti al
laghetto Blando. L’attività proposta rientra in un vasto programma che la Comunità montana ha predisposto per coinvolgere i ragazzi in attività fisico-motorie in ambiente naturale. La
prossima settimana, appuntamento per tutti a Bobbio Pellice
dove, in collaborazione con le Guide alpine vai Pellice, i ragazzi avranno modo di conoscere il «free clymbing». '
VOLLEY PINEROLO: NIENTE SERIE A — Conquistata sul campo, con un finale appassionante, la promozione in serie A2, il 'Pinerolo femminile ha dovuto rinunciare al campionato per mancanza di fondi. Cercato un aiuto economico da
eventuali sponsor nessuno si è fatto avanti e così la formazione
biancoblù ha dovuto rinunciare alla serie A lasciando questa
opportunità al Reggio Calabria. Anche molte ariete lasceranno
Pinerolo per andare a militare in altre squadre; per la formazione di Pastorino si parla del campionato di seconda divisione
provinciale.
BOCCE — Si è svolto a Pinerolo, sugli impianti de^l Veloce
club, il campionato nazionale di bocce a coppie. Il succèsso è
andato allapoppia Andreoli-Macario che ha superato in finale
proprio la coppia locale del Veloce Pinerolo Amerio-Riviera
con il punteggio di 13 a 3.
pallamano — Mentre le attività di palestra sono a riposo, i dirigenti sono al lavoro per l’impostazione tecnica ed organizzativa della prossima stagione sportiva. Il 3S Graphicart
Luserna, unica formazione pinerolese nei settore della pallamano, ha confermato gli allenatori che guideranno le formazioni
maschile, partecipante al campionato di serie D, e femminile'
iscritta alla serie C interregionale. Si tratta dei professori Silvio
Polissero, istruttore nazionale di terzo grado, e del piossaschese
Massimo Goss. Particolare riguardo e impegno saranno profusi
verso il settore giovanile, e a tal fine sono state diverse le proposte di intervento in collaborazione con amministrazioni comunali dell’area pinerolese interessate allo sviluppa di attività
fisico-sportive con i ragazzi della scuola dell’obbligo. Seguiranno tecnicamente l’attività giovanile e il Centro di avviamento allo sport Andrea Comoglio, Cristian Canale e Marco Re.
Domenica 24 si rinnova la tradizione della mL|sica d'autore
Branduardì a Salza: Sì può fare
Sono passati sei anni da
quando, quasi per scherzo, la
Pro Loco di Salza, uno dei
più piccoli Coniuni del Pinerolesé, decise di portare in vai
Germanasca uno dei nomi più
noti della musica italiana
d’autore, Pier Angelo Bertoli.
Per coprire i costi gli organizzatori si autotassarono poi,
con gli utili, si cominciarono
ad acquistare strutture per la
piccola comunità, da attrezzature per l’accoglienza turistica a servizi per il Comune.
Dopo Bertoli, Vecch'ioni,
Buggeri, Finardi, Bennato,
Ligabue è ora la volta di Angelo Branduardi, per qualcuno forse un po’ démodé eppure sempre un grande della
mùsica- italiana, in un certo
senso un ottimo ambasciatore
di un genere che ha saputo
guadagnarsi suécesso in molte parti del mondo. Le composizioni dense di atmosfere
SOS ALCOLISMO
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rarefatte, echi, richiami a suggestive musiche di altri tempi
ci fanno pensare agli antichi
menestrelli che vagavano di
villaggio in villaggio nel Medioevo, e Branduardi continua oggi a vagare; la data di
Salza, domenica 24 luglio,
viene infatti a trovarsi nel bel
mezzo di due appuntamenti
esteri: la sera prima il cantautore milanese si esibirà in Austria e la sera dopo sarà
nell’ex Jugoslavia.
Se sovente le ballate di
Branduardi ci portano in una
natura ricca di suggestioni è
probabile che l’artista si troverà particolarmente a suo
agio nella conca di Salza, dove veramente è la natura a
farla da padrone. «La pulce
d’acqua», «Cogli la prima
mela», «Dono del cervo»,
«Confessioni di un malandri-,
no»: sono questi i'brani più
noti di un cantautore che ha
conosciuto il successo .dal
1976 con «Alla fiera dell’est»
per arrivare aH’ultimo «Si
può fare». Accompagneranno
l’artista personaggi di tutto rispetto: Eliade Bandini, inseparabile batterista di Erancesco Guccini, Claudio Guidetti
(chitarra, tastiere, basso e
stik) e Maurizio Fabrizio
(chitarra e pianoforte).
Il concerto di quest’anno
ha, per gli organizzatori e per
tutta Salza, un significato particolare. Durante l’inverno è
infatti tragicamente scomparsa una di quelle persone che
tanto si sono impegnate negli
anni scorsi per la riuscita di
queste manifestazioni; Daniele non ha retto a quel «ntale
di vivere» che spesso colpisce la gente delle nostre montagne, anche giovani a cui la
solitudine offre spesso poche
vie d’uscita. Anche per questo, nei locali della Pro Loco,
a ¿alza, a partire dalle 16, gli
organizzatori del concerto
hanno voluto promuovere un
incontro pubblico sul tema
«Alcolismo e problemi alcolcorrelati; quali interventi».
Le prevendite dei biglietti
sono presso Magic bus a Pinerolo, People’s choice abbigliamento, Perosa Argentina,
Rogirò a Pinerolo, Gelateria
Oasi a Villar Perosa, Daniela
giocattoli a Pomaretto, Britannia club a Torre Pellice, Centro sportivo a Pragelato e La
miando a Salza.
STA
Torino-Amman
M( sto occupando dell’importante problema dell’istituzione del volo Twa TorinoNew York e anche per un volo settimanale Amman-Torino, voluto dalla Giordania.
Molte le difficoltà, perché
non si vuole dispiacere alla
città di Milano e alTAlitalia.
C’è però anche qualche soddisfazione in tutto questo
buio, per esempio nel leggere
sul numero del 27 maggio
che Fon. Malan ha presentato
«una interrogazione al governo circa questo problema».
Gliene sono grato.
Questo volo servirebbe, tra
l’altro, a incrementare molto
il turismo. Alla più importante fiera-turistica oggi esistente, la Itb di Berlino, sul tabellone allestito dall’Enit sull’
Italia, il nostro Piemonte con
la sua capitale non apparivano. E a voi, amici che siete
sparsi tra Torre Pellice e Villar Perosa, fino giù nell’ubertosa pianura di Villafrarica é
Moretta, non prende la rabbia? Pensate a quale capitale
è il turismo. Pensate a quanti
posti di lavoro può dare un
turismo intelligente.
Renato'Mellano - Torino
Appuntamenti
14 luglio, giovedì — PINEROLO: Alle 21,15,' nel
cortile di palazzo Vittone,
Bandamania presenta lo spettacolo «Rithme and blues' &
soul music».
14 luglio, giovedì — ANGROGNA: Alle 21, presso il
museo degli Odin, Giorgio
Tourn parlerà su «Le valli
valdesi viste dagli inglesi
all’inizio dell’Ottocento».
14 luglio, giovedì —
TORRE PELLICE: Al circolo Nautilus, alle 21, proposta di teatro coipico con «Gli
omologati» nello spettacolo
Ufi uomo chiamato pistola.
15 luglio, venerdì — PINEROLO: Pressò palazzo
Vittone, alle'21,15 verranno
presentati i libri «Il crocevia
del Sempione» di Diego Novelli e «Cristiani o clericali?»
di don Vittorio Morero: saranno presenti gli autóri.
■ 15 luglio, venerdì — CARA GLIO: Alle 21,30, presso
la discoteca Arena, prende il
via una rassegna internazio-*
naie di musica etnica; primo
appuntamento con «Agita
Brazil» e la «Eabio Treves
blues band».
15 luglio, venerdì — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Dal 1° luglio al 15, presso
l’incubatoio ittico sono disponibili le trotelle da seminare nei corsi d’acqua del bacino del Pellice: possono essere ritirate tutti i giorni dalle
6,30 alle 7,30 e dalle 16,30
alle 18,30.
15 luglio, venerdì —
TORRE PELLICE; Presso
il tempio valdese, alle 21, la
Pro Loco organizza un concerto di pianoforte e flauto.
15 luglio, venerdì — US
SEAUX: Per la rassegna
«Musica sul lago», alle 21,30
si svolge una serata jazz con
la «Ambrosia Brass band»;
completamente acustica, la
banda milanese ricrea l’atmosfera e l’allegria delle Street
parade delle Brass band di
New Orleans.
16 luglio, sabato — PERRERO: Alle 21, nel tempio
della Baisso a Maniglia, serata musicale con il coro Eiminal.
16 luglio, sabato — PINEROLO: Alle 21,15, presso palazzo Vittone, concerto
degli allievi dei corsi musicali Arci-Coap, curati da Aldo
Mella e Andrea AyaSsot.
16 luglio, sabato — SAN
PIETRO VAL LEMINA:
Alle 21, in piazza Piemonte,
serata «Fofclore di ieri ed oggi» con il gruppo sbandieratori di Saluzzo, i Danzatori di
Bram di Cavour, il Gruppo
folcloristico argentino.
21 luglio, giovedì —
TORRE PELLICE; Presso
il circolo Nautilus, alle 21,
incontro con Tino Funiani,
«Magomagie di un illusionista perverso».
18 luglio,, lunedì — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Il servizio «Informagiovani»
della Comunità montana vai
Pellice, in via Roma 45, chiude per circa un mese, fino al
15 agosto; alla riapertura saranno disponibili, per i neodiplomati, i modelli e le istruzioni per le iscrizioni universitarie.
19 luglio, martedì —
TORRE PELLICE: In occasione del quinto seminario
di tecnica e interpretazione
musicale che si terrà dal 23
luglio al 5 agosto a cura del
Centro culturale valdese e del
Collegio valdese, si svolgerà,
alle 21, nel tempio, un concerto di musiche per organo
eseguito dal maestro Ferruccio Corsani.
21 luglio, giovedì
TORRE PELLICE: AiT
16,30, nell’atrio del muhici
pio, si inaugura la personale
di Marma Falchi, che rimaitì
aperta fino al 23 luglio.
23 luglio, sabato — Fp
NESTRELLE: Alle 21
presso il campo sportivo si
svolgerà un concerto de)
gruppo «Africa Unite»- in.
gresso lire 12.000: prevendite
presso la Pro Loco.
)ERVIZI
USSL 42
CHISONE - GERMAI
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale Pomaretto, tei. 81154,
Guardia farmaceutica;
DOMENICA 17 LUGLiO ’
Viilar Perosa: Farmacia De
Paoli - Via Nazionale 29, tei
51 gì 7
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde, Porte : tei. 201454
USSL 43 - VALPELLICE |
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 17 LUGLiO
Torre Peiiice: Farmacia Mustori - Via Repubblica 22, tei.
91328
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei,
598790
USSL 44 • PINEROLESE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331 r
Ambulanza:
Croce Verde, tei, 22664
TORRE PELLICE - li
cinema Trento propone sabato, ore 20 e 22,10, domenica
ore 20 e 22,10, lunedì e martedì, ore 21,15 Film rosso.
BARGE — Il cinema Comunale nel mese di luglio resterà chiuso per ferie.
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21 luglio, giovedì
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¿^23 e 24 giugno un corifeo sul tema «L’edilizia di
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Líente la problematica
l'edilizia di culto nella legione italiana, con qualfeliferimento anche al dirit10 Intemazionale. Sono state
oinate sia la condizione
¡dica degli edifici di culto
t la loro conservazione e
Itela, le fonti di finanzia¡cnto’e il regime tributario a
tisono sottoposti.
Certamente il problema è
Bolto più importante per la
Chiesa cattolica che per le altre confessioni, per esempio
«iprotestanti o gli ebrei.
Stessi infatti la rilevanza del
luogo di culto è secondaria rispetto alla comunità; essa può
Unirsi dove capita, non neBsariamente in una sede oppoitunamente deputata a quello sÈopo. Per gli ebrei la sinagoga è luogo di studio più che
hi culto, come ha ricordato il
prof. Sacerdoti, e nelle chiese
evangeliche non è raro il ricoisoalocali in affitto, talvolta addirittura a nome di un
privato. Questo certo spiega il
diverso rilievo che assume
questo particolare aspetto nel
Concordato rispetto alle varie
intese con le altre confessioni.
L’elemento che colpisce di
pià l’opinione pubblica è certo il ptoblema del finanziamentifiluoghi di culto per la
Chiesa cattolica, dal momento che il Concordato del 1984
fa carico all’autorità civile di
occuparsene, tenendo conto
dei bisogni della popolazione
topati dalle competenti autorità ecclesiastiche. Monsignor
frivero, della Gei, nel rilevare cóme l’edilizia di culto sia
vista come essenziale dalla
ffea cattolica, ha fatto proprio notare r insufficienza desìi stanziamenti (sono cifre
®ll’ordine delle migliaia di
“riliardi) rispetto al fabbisoSno di nuovi templi.
, Ha fatto scalpore la notizia,
'■portata da Gianni Long, che
ri commissioni Cultura e Bi■®oio della Camera, che nei
5>omi scorsi hanno dato il lo'0 parere sulla ripartizione
«1 otto per mille destinato
to contribuenti allo stato,
®nno dovuto prendere atto
parte di tali fondi è destiato agli edifici di culto cattaci. Nonostante esponenti
l'Opposizione e della magSoranza abbiano manifestato
oro pe^lessità perché tale
.Agnazione appariva loro
,, /’'8''ua, la destinazione è
a accettata perché parte
otto per mille di compefaii? ®foto è previsto a
■■e delle opere d’arte.
L fovola rotonda, a cui
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Isoazio Barbuscia, per
(jjt delle chiese avvenQ ’ 0, Gianni Long per la
delle chiese
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stato l’Intervento dello
«difi/i degli
chientf, ^ invece può essere
per la tutela di parti
colari interessi artistici. Long
ha pure messo in risalto la
problematica provocata dalla
cosiddetta «regionalizzazione
della libertà religiosa»; infatti, mentre prima il referente
era unico, il ministero degli
Interni, (e ciò aveva come effetto l’unicità dei comportamenti), ora sono le Regioni
ad essere competenti per il finanziamento della costruzione, la concessione di aree e
l’autorizzazione alla costruzione: e questo provoca diversità di trattamento'da Regione a Regione. Inoltre,
quando la confessione non richiede alcun contributo di
qualsiasi genere all’ente pubblico e la Regione nega l’autorizzazione perché il piano
regolatore non prevede in
quell’area edifici di culto, come è tutelata la libertà della
confessione religiosa?
Il convegno ha mostrato
ancora una volta, se ce ne
fosse stato bisogno, la diversità dell’approccio al problema rispetto alla Chiesa cattolica, per cui l’intervento degli
enti pubblici è determinante
per quanto riguarda gli edifici
di culto. L’idea che il locale
di culto sia un servizio che lo
stato provvede per l’utile comune è ancora lontano dalla
mentalità degli evangelici italiani, che ritengono di dover
provvedere direttamente al
mantenimento del culto.
Però, se questo è l’indirizzo ormai prevalente, in considerazione del fatto che il
crescente numero di confes
Incontro antimafia a Riesi
Contro la guerra
contro ¡I razzismo
MONICA NATALI
Napoli: la chiesa cattolica del centro direzionale
sioni (anche di nuova comparsa sul territorio italiano)
reclama il bisogno di luoghi
in cui riunirsi per il culto,
non sarebbe più logico pensare, anziché a strutture assegnate alle singole comunità, a
locali «ecumenici» dati in uso
a più gruppi? Se la scelta vincente è quella dell’intervento
statale per gli edifici di culto
e se essa è ritenuta la più moderna o comunque la più
adatta ai tempi attuali, sarebbe bene essere in tutto all’al
tezza del momento e tenere
conto anche dell’esigenza del
pluralismo: ormai non si può
più sostenere che c’è solo la
Chiesa cattolica in Italia.
Forse è giunto il momento,
anche in questo campo, di
una nuova politica che tenga
conto della nuova situazione:
se lo stato deve provvedere ai
nuovi edifici per il culto cattolico, perché non destinare
ad altre confessioni quelli in
situazioni di non uso o sottoutilizzo?
Sabato 25 e domenica 26
giugno si è svolto presso
il Servizio cristiano di Riesi il
terzo incontro regionale dei
gruppi antimafia dal titolo
Contro la guerra, contro il
razzismo, in collaborazione
con le chiese evangeliche vaidesi, metodiste e battiste della
Sicilia, il Centro San Saverio
di Palermo, l’Arci Sicilia, la
Casa della solidarietà di Cútanla, il giornale I siciliani, il
Comitato obiettori alle spese
militari.
In apertura il pastore Platone ha ricordato come il Servizio cristiano tenti di proporsi
come laboratorio di «pace,
giustizia, salvaguardia del
creato», seguendo cioè la linea del progetto conciliare
ecumenico. Di qui l’importanza di ospitare convegni come
questo, soprattutto per trarne
un nutrimento sociale e politico, indispensabile in tempi di
sbando, di tendenza al privatismo, di rassegnazione.
Le relazioni introduttive
hanno delineato quelli che
sono gli attuali scenari internazionali e le relative conseguenze. Il cosiddetto «capitalismo globale» (ossia l’estensione del modo di produzione
capitalistico a tutto il pianeta)
implica infatti un processo di
concentrazione del potere
economico, la privatizzazione
delle aziende pubbliche, lo
smantellamento dello stato
sociale, l’allargamento del divario Nord-Sud e centro-peri
Diritti di libertà religiosa
Le suore dì Bisaccia
DANIELE BOUCHARD
Nella mia sia pur breve
carriera pastorale mi è
capitato di far visita a sorelle
e fratelli ricoverati negli istituti più diversi, inclusi istituti
cattolici gestiti dalle suore,
ma non mi era mai accaduto
di essere cacciato nel mezzo
di una visita sentendomi dire:
«Si vergogni!».
Mi è accaduto giovedì 19
maggio scorso all’istituto
Villa S. Maria, di Montenero
di Bisaccia, in provincia di
Campobasso. Ero andato a
trovare una sorella della
Chiesa valdese di S. Giovanni Lipioni, che da poco più di
un anno è là ricoverata a causa dell’avanzata età. Opportunamente informato dai parenti arrivo nel corso deL
r orario di visite e chiedo di
vedere la signora A. M: la
suora che mi apre la porta
non mi chiede di qualificami
e io non lo faccio di mia iniziativa. Vengo fatto accomo-dare in una sala e dopo pochi
minuti arriva la signora A.
M., accompagnata da una seconda suora. Poiché la sorella non mi riconosce subito mi
presento: «Sono il pastore»:
l’accompagnatrice, che sta
uscendo, evidentemente sente e riferisce.
Dopo cinque minuti di piacevole conversazione entra la
prima suora, quella che mi
aveva aperto la porta, e mi
comunica che me ne devo andare: io, perplesso, chiedo
spiegazioni che mi vengono
negate. Allora saluto la signora A. M., scusandomi per
l’interruzione della visita,
non dovuta alla mia volontà.
ed esco; sulla porta dell’istituto, che la suora tiene aperta
per facilitarmi l’uscita, mi
fermo e chiedo nuovamente
spiegazioni. «Me lo doveva
dire», è la risposta che ottengo. Indovino che la suora alluda al fatto di essere un pastore. «È vero, non l’ho detto, ma pensavo che in orario
di visite non fosse necessario
qualificarsi per avere il diritto di vedere una ricoverata spiego - del resto lei non mi
ha fatto alcuna domanda». «E
si vergogni!» incalza la suora: «Di cosa dovrei vergognarmi?» chiedo. «Venire a
fare proselitismo in un istituto di suore!». «A parte il fatto
che in Italia c’è libertà di religione - replico io - non sono venuto a fare proselitismo
ma a trovare una signora che
fa parte della Chiesa valdese
di S. Giovanni Lipioni da diversi decenni». «La signora
non ci ha mai détto di essere
evangelica», replica la suora.
Più tardi, parlando con i parenti della sorella, scoprirò
che al momento del ricovero
avevano comunicato alla direzione dell’istituto che la signora A. M. era evangelica
ma, sul momento, non avendo quest’informazione, non
posso replicare.
A questo punto me ne vado, non prima di aver espresso il mio stupore e il mio dispiacere per essere stato trattato in quel modo e aver avvisato la suora che avrei pubblicizzato il fatto. E troppo
chiedere ai nostri fratelli e
sorelle cattolici animati da
sincero spirito ecumenico che
si adoperino perché fatti simili non accadano mai più?
Giovani cristiani a Catanzaro
Educare alla pace
BRUNO GABRIELLI
Dieci gruppi giovanili cristiani (otto dei quali legati a parrocchie, associazioni di volontariato o movimenti missionari cattolici, uno alla Chiesa valdese e uno alla
comunità pentecostale libera
del quartiere Campagnella)
che per la prima volta provano a crescere insieme nel
confronto con la parola di
Dio e nella testimonianza della sua volontà di pace e di
giustizia; ecco il Cegedap,
alias Coordinamento ecumenico giovanile per l’educazione alla pace di Catanzaro; un
ennesimo tentativo «fuori
tempo massimo» per chi ha
già decretato da un pezzo la
morte (senza resurrezione)
del pacifismo, realtà degna di
qualche nota nel panorama
asfittico dei movimenti giovanili nel capoluogo calabrese, novità assoluta per l’ecumenismo locale.
Quattro le principali iniziative organizzate quest’anno:
due raduni di riflessione biblica, di preghiera, di àgape
fraterna e di canti, danze, mimi e filmati sul tema presentati dai gruppi (6 febbraio e 9
aprile: un centinaio i partecipanti, quasi tutti giovanissimi), una mostra esposta presso il centralissimo palazzo
della Provincia con discreta
affluenza di pubblico (23-29
maggio) e una conferenza/dibattito opportunamente animata dal titolo «Dipende da
te. Se vuoi la pace costruisci
la pace» col neovescovo antimafia di Locri, mons. Giancarlo Bregantini, la pastora
battista Anna Maffei, la vicepresidente napoletana del
Mir, Giuliana Martirani, il
pacifista salesiano Giorgio
Pratesi (anch’egli all’opera a
Locri) e Tonino Pema, direttore del Centro regionale
d’intervento per la cooperazione (Cric) di Reggio Calabria (27 maggio: una settantina di partecipanti, fra i quali
però solo una quindicina di
giovani).
I dati sulla partecipazione,
in particolare, la dicono lunga
sulle notevoli potenzialità e
insieme sulla debolezza del
progetto, dovuta soprattutto
all’estrema giovinezza della
maggior parte dei gruppi e
dei loro membri e alla loro
generale disabitudine a un
qualunque impegno esterno al
loro ambito. La scommessa si
gioca sul gusto di ritrovarsi in
tanti fuori della propria parrocchia (è il caso di dirlo) intorno a un comune progetto
di testimonianza e di servizio,
un gusto che i gruppi, se non
altro, hanno cominciato a maturare. Il prossimo autunno si
ricomincia... da tre!
Regala
un abbonamento a
riforma
ferie (in luogo del precedente
Est-Ovest), una crisi di sovrapproduzione, il levitare di
razzismi e neofascismi, la crescita dell’accumulazione illegale e il proliferare di gruppi
criminali di tipo mafioso.
Anche i grandi organismi
internazionali (Onu, Nato)
sono in crisi e la politica vive
una sua mercificazione, sempre e soltanto soggetta a operazioni di continuo aggiustamento in relazione a sondaggi
da marketing. Non pare dunque esserci, al momento, alcuna reale alternativa al capitalismo, anche se si scorge un
filo implicito e inscindibile
tra pace, democrazia e lavoro.
In questa prospettiva si è
sottolineata l’importanza
dell’appuntamento a Napoli,
in occasione del «G7» per organizzare un «contro-G7»,
allo scopo di ribadire l’illegittimità di un organismo che
di fatto rappresenta il potere
dei paesi più ricchi. Anche i
vari gruppi per la pace sembrano attraversare un periodo
di stasi e è quindi emersa la
necessità di una maggiore comunicazione e circolazione di
informazioni. Dopo il dibattito generale, l’assemblea di è
divisa in tre gruppi di studio
per affrontare alcune tematiche (il rapporto con gli enti
locali, il razzismo, l’informazione) e giungendo anche ad
alcune conclusioni operative.
Tra l’altro si è deciso di valorizzare la «guida pratica all’obiezione di coscienza» edita dall’Arci e di organizzare
corsi di formazione sulla cultura pacifista per obiettori già
in servizio.
Sul tema dei nuovi razzismi il coordinamento chiederà a diverse testate giornalistiche del Sud di dare spazi
autogestiti agli immigrati, come già avviene per i periodici
Città d’utopia e I siciliani.
Prossimamente si vorrebbe
organizzare un forum dei
Centri, laici e religiosi, che si
occupano attivamente di accoglienza agli emigrati in vista della costituzione di una
«Casa dei popoli» da organizzare in alcuni capoluoghi
di provincia.
Infine si è discusso a lungo
sul tema dell’informazione:
per T8 settembre, data simbolo, si vorrebbe organizzare
a Palermo una «giornata dell’informazione libera» in cui
far confluire le diverse esperienze giornalistiche della
stampa alternativa che pure
sono numerose in Sicilia. Accanto a questo si vorrebbe dar
vita a un convegno su «Democrazia, sviluppo, mafie»
per riflettere sulla crisi e le
prospettive delle sinistre nel
Mezzogiorno.
In conclusione, il convegno
è soprattutto servito per mantenere e approfondire i contatti tra i vari gruppi impegnati da anni nel costruire
una nuova mentalità. «La
mancanza di giustizia, l'aggressione all’ambiente, di cui
siamo spesso impotenti spettatori - ha detto il pastore
Platone - sono segno di una
profonda crisi spirituale ed
etica. Occorre reagire anche
con una lotta spirituale che
ha in Cristo il suo riferimento
essenziale; anche noi possiamo di nuovo esser ottimisti».
E quasi a dar ragione a
quest’ultima battuta è arrivata il giorno dopo la notizia
dell’elezione a sindaco di
Riesi di Lino Carrubba, con
il 63% dei voti. Carrubba,
rappresentante dei progressisti e della Rete.
12
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 15
I templi del Ciabas e di San Giovanni ricostruiti nel laboratorio
Un laboratorio al Politecnico di Milano
I templi valdesi
studiati in scala
MIRELLA LOIK
Un’interessante ricerca
sui templi valdesi del
Piemonte, dalle origini preriformate all’epoca odierna,
ha costituito uno degli argomenti operativi affrontati nelle esperienze didattiche attivate nel laboratorio di modellizzazione storica alla Facoltà
di architettura del Politecnico
di Milano, che, sotto la direzione del prof. Corrado Gavinelli, e con il mio coordinamento organizzativo, si occupa specificamente della riproduzione e della ricostruzione
tridimensionale di esemplari
significativi della progettazione edilizia.
Nell’anno accademico ’9293 il lavoro del laboratorio,
collegato all’insegnamento di
Storia dell’architettura, svolto dagli studenti, si è concentrato sull’importante tematica
tipologica di riferimento alle
opere religiose di architettura, affidandosi all’analisi delle varie costruzioni delle più
diverse confessioni, studiate
dunque attraverso un approfondito e capillare percorso cronologico sulle opere
esistenti ma comprendendo
tuttavia anche progetti non
realizzati.
La teorica storia dell’architettura (antica, moderna e
contemporanea) e il conseguente suo sviluppo pratico
sono stati così elaborati
nell’aspetto di numerosi modelli tridimensionali,' tanto
oggettuali (cioè eseguiti nella
forma consueta del plastico)
quanto virtuali (ovvero tracciati nel disegno programmato al computer grafico), accumulando un vasto repertorio
di esempi concreti con materiali e aspetti ampiamente diversi.
Oltre alle più conosciute
opere riferite al cattolicesimo
romano (soprattutto in Italia,
Francia, Spagna), alla grandi
cattedrali europee sconsacrate dal dopo-Riforma fino ai
meno noti templi orientali
dell'Asia, comprendendo le
grandi sinagoghe e moschee,
l’imponente Centro di cultura
islamica edificato a Roma da
Paolo Portoghesi, anche le
chiese valdesi in Italia sono
state di determinante riferimento in questo complesso
impegno di ricerca storicopratica, che ha coinvolto anche un completamento con
gli esempi del protestantesimo europeo e americano più
rilevanti.
Il corso ha avuto, con il laboratorio, modo di concretizzare meglio, attraverso la costruzione manuale ed elettronica, quello che l’apprendimento teorico insegna. Si
tratta di lavori di studio di futuri architetti, che vengono a
conoscenza non solo delle
grandi e già rinomate costru
zioni, ma che penetrano in
tutta una serie di proposte
minori meno note scoprendone rimpianto esecutivo e tecnologico reale, la collocazione urbanistica, l’ambiente sociale e culturale, la storia (in
questo caso confessionale),
rifacendone infine concretamente il modello oggettivo.
L’attività di elaborazione
che riprendeva i templi vaidesi ha effettuato la sua più
significativa verifica su quattro importanti campioni edilizi delle valli valdesi, a cominciare dal primo piccolo
tempio-aula del Ciabas, ricostruito con estrema cura nella
sua essenzialità edilizia, anche se questa semplicità tipologica non ha mancato di
procurare difficoltà esecutive
a causa dei dettagli architettonici e materici, e per la
stessa precisa geometria
dell’edificio rispetto al suo
particolare posizionamento
sul leggero pendio della collina di San Giovanni.
L’operazione è quindi proseguita affrontando il più rappresentativo tempio primo-ottocentesco di Luserna San
Giovanni, per il quale una
particolareggiata resa oggettiva è riuscita a illustrare in
maniera soddisfacente anche
le difficoltose restituzioni di
dettaglio stilistico e cromatico. Il tempio di Verbania, an^
ch’esso dell’Ottocento ma di
epoca più matura del precedente, è stato quindi complessivamente identificato nel suo
aspetto compositivo e morfologicamente neo-romanico;
mentre Fodierno tempio di
Frali è stato specificamente
rappresentato nella sua tipica
forma attuale di edificio tardo-moderno dal ricercato impianto spaziale (mosso e articolato) evolutivo rispetto alla
tradizionale composizione dei
luoghi di culto valdesi.
Ancora in fase di completamento è invece il lavoro
plastico sul piccolo, ma già
formalmente consistente,
tempio di Piedicavallo nell’
alta valle Cervo: costruzione
in pietra grigia locale e tetto
a falde in lo.se della balma di
Andorno, dall’aspetto severo
e compatto, ma segnato da
leggere cornici ornamentali
di antico rimando romanico;
il risultato conclusivo è previsto in occasione del primo
centenario della sua fondazione, neH'apposita mostra
informativa che verrà organizzata dalla comunità di
Biella nel 1995.
PROTESTANTESIMO
IN TV
Replica: lunedì 25 luglio
ore 9,30 circa - Raidue
Attualità evangelica
U^UO
iV.
Un volume raccoglie gli atti del convegno che si tenne a Roma a un anno dalla mo
IL pensiero teologico di Vittorio Subilia
viaggio nella «disciplina fra le discipline»Li
SERGIORONCHI ---: — : : ..... n .... , .. . I v/
erygma paradosis ek^\m\. klesia». Il convegno
promosso dalla Facoltà valdese di teologia per ricordare
Vittorio Subilia (1911-1988)
a un anno dalla sua scomparsa
ha visto studiosi italiani e
stranieri riflettere e discutere
sulla non lieve eredità di questo grande teologo riformato
mai alla moda né accomodante; le loro relazioni e le loro
comunicazioni sono ora state
raccolte in volume*.
Il sistematico Vittorio Subilia, l’acuto esegeta di Calvino e Barth, lo studioso di
storia dei dogmi insegnava
anche teologia neotestamentaria. E appunto, sottolinea
Gino Conte («Vittorio Subilia: un profilo») «è stata la
lettura del Nuovo Testamento
a orientare in modo decisivo
la vita di Vittorio Subilia».
Dal fondamento dunque Vittorio Subilia è partito e non
come per un viaggio intellettuale; nel fondamento è radicato il suo peculiare teologare, in forza di ciò mai astratto; il fondamento gli ha dato
resistenza, la sua ragion
d’essere; dal fondamento si è
fatto interrogare, indagandolo
non come freddo oggetto di'
studio, sacro oggetto, disciplina tra discipline, e sempre
non nella dimensione di un
attento udire bensì del vigile
ascolto teso all’obbedienza
della fede.
In tale posizione Vittorio
Subilia ha studiato, ricercato
senza mai fermarsi, non con
frenesia ma nella preghiera; e
ha investigato in modo particolare, nelle varie articolazio
ni, diramazioni, implicazioni,
il rapporto tra kerygma, paradosis, ekklesia nel cristianesimo primitivo senza mai perdere di vista il futuro del presente: esistentivamente animato, come evidenzia Paolo
Ricca («Geloso di Dio»), «da
una gran gelosia per l’Eterno
ci ha insegnato ad amare la libertà di Dio, ad adorare il suo nome tre volte santo
e a rispettare, cioè a non profanare, il suo mistero insondabile».
Analizzare le origini cristiane implica mettere confessionalmente se stessi in discussione: ci si imbatte con il
cosiddetto «proto-cattolicesimo» che coinvolge anche il
dialogo tra cristiani. Da qui
parte François Vouga («Il
“Friihkatholizismus”. Osservazioni su implicazioni e
conseguenze ermeneutiche di
un concetto per la storiografia del cristianesimo primitivo»), che conduce a una rivisitazione critica del concetto
rigidamente e a volte impropriamente interpretato; anzi,
bisogna saper distinguere tra
problematiche storiografiche
e problematiche squisitamente teologiche e tener conto
del fatto che «i fenomeni storici sono essenzialmente ambigui».
Gino Conte prosegue con
una analisi della ricerca di
Vittorio Subilia sul «Cattolicesimo incipiente nel Nuovo
Testamento» che ha condotto,
nel tempo, a più riprese e con
continuità tale indagine incarnandola «nel vivo dell’attualità culturale ed ecclesiastica», sviluppandola e applicandola lungo «quattro diret
do più incondizionato, c„^|
Vttorio Subilia
trici, fra loro strettamente
collegate: 1) il confronto con
il cattolicesimo; 2) la questione sacramentale, sempre
aperta o riaperta; 3) l’esame
dei documenti del confronto
interconfessionale; 4) il confronto con il fondamentalismo, evangelico ma anche
cattolico».
Attraverso queste pagine
viene a emergere un pensiero
teologico complesso, articolato, problematico, tutto teso a
una riflessione critica che interroga la fede cristiana inquietandola e questionandola
perché la immette neli’orizzonte ineludibile della metànoia, Si viene così posti davanti a un Gesù che ha minato alle baii qualsiasi sistema
sacerdotale e sacramentale.
Questo Gesù, il Gesù di Vittorio Subilia, è il Solus Christus, che chiama a credere,
precisa Francesco Erasmo
Scinto («“Solus Christus” e
teologia apofatica»), «nel mo
era stato-vaticinato da
ro» a una fede che esclude
pace del quieto possesso
Gesù che emerge daH’o
omonima di Subilia con
quale questi, scrive Brun,
Gherardini («Il “Cesi,-'
Vittorio Subilia»), «¡ntro
ceva la cristologia nel ol
te vasto della Teologia^
ca e delle specifiche ricerci
sul Cristo storico e il Cn
della fede».
Dall’intero
. volume (cli«i
oltre a messaggi, a una tó
bhografia completa di SubiS
redatta da Mario Berutti à
un ricordo di Johannes DanS
f aderti,
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di quello che Vittorio Subili
fu: un credente nemico d¡
ogni forma di clericalismo
confessionale, profondamentt
libro nella propria fede evangelica, uno studioso noa
astratto né cupo, laico e anticonformista teologicamente e
vocazionalmente motivato:
un teologo che, barthiano,.eb
be il coraggio di parlare
«silenzio di Dio» e che mais
stancò di lottare, predicando
«contro la cìericalizzazìom
del cristianesimo e dì Dii
stesso», come precisa Paolo
Ricca («Un Dio non clericale»), e- non meno contro quello che egli stesso definiva
«l’ateismo della Chiesa».
lell’intrec
(’'’) Il pluralismo nelleoiigÌDi
cristiane. Scritti in onore di
Vittorio Subilia. A cura di Gino
Conte. Torino, Claudiana, 1994,
pp 224, £ 49.000.
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A colloquio con la figlia del primo pastore di Villa San Sebastiano
Dante Seta: la Parola oltre la repressione
PAOLO T. ANGELERI
Quaranta anni fa, il 29 luglio del 1954, ci lasciava
Dante Seta: era nato il 29 luglio 1876: pastore metodista,
aveva svolto la sua attività a
Intra e Cremona; poi, a partire dal 1931, era stato incaricato di verificare a Villa San
Sebastiano, piccolo borgo del
comune di Tagliacozzo (Aq)
le possibilità di crescita della
locale comunità metodista appena in formazione'. Fu un
periodo di fuoco, pieno di lotte e di controversie; trasferitosi a Padova, vi rima.se fino
alla morte.
Antifascista, come molti
evangelici che di quel regime
avevano colto la radicale avversione alle minoranze, era
stato subito segnalato alle autorità: la barbarica idea di patria «una d'armi, di cuore, di
sangue e d’altare», allora accolta e sostenuta, imponeva
alle autorità la repressione di
ogni differenza, anche religiosa. Il pastore Seta subì carcere
e persecuzioni, a quei tempi
cosa normale per dii non fosse in linea con il regime.
Abbiamo chiesto a Bianca
Seta La Scala, sua figlia, di
rievocare per noi alcune esperienze della sua vita con il padre, e abbiamo così avuto occasione di rivisitare con la
memoria luoghi e tempi ormai lontani. «Allora la Chiesa metodista era molto esigente - ci racconta Bianca
Seta -; mia madre, maestra
elementare, non ha mai eser
La chiesa metodista di Intra
citato perché alle mogli dei
pastori era richiesta dedizione a pieno tempo. In compenso ha lavorato gratuitamente
nelle varie Scuole domenicali,
nel Collegio di Intra e poi a
Villa San Sebastiano...».
Già: Villa San Sebastiano:
un ricordo forte per gli evangelici d’Italia; chiediamo a
Bianca di parlarci di quella
esperienza. «Fu un periodo
interessantis.simo; ero ancora
bambina quando ci trasferimmo là nei 1931 per restarvi
tre mesi e furono invece cinque anni. Villa San Sebastiano era un povero borgo di
poche case a ridosso di un
monte: oggi, ricostruito dopo
la frana, è un bel paese. Mio
padre trovò subito un alloggio spazio.so, ma privo di servizi igienici, un vero disastro...». Bianca Seta si interrompe per frugare tra le sue
carte: «Ho conservato un tac
cuino di mio padre, una specie di diario».
Mostra un libretto, un’agenda piena di annotazioni;
ne legge qualcuna; «Sono arrivato qui il giorno 19 febbraio 1931, accompagnato
da Paride [Fava, pastore anch’egli, suo cognato, ndr|.
Primo incontro con il pubblico: una conversazione sul tema “Perché siamo qui’’».
Poi le notizie si infittiscono:
la scuola domenicale in continua crescita (da 30 a 60 in
pochi giorni); le riunioni
affollate, mai meno di 200
partecipanti; l’opposizione
intransigente della Chie¡;a
cattolica; e poi l’inizio della
costruzione del tempio. «8
luglio 1932: vado a Roma.
Visito il Capo Ufficio del Ministero di Grazia e Giustizia
per l'apertura del Tempio.
Sento che vi sono molti ricorsi del Vaticano che tardano il decreto di apertura».
«12 seti.: le autorità simpatizzano per i preti». «26 sett.:
consegno al Direttore di Tagliacozzo 38 domande per
dispensa dall 'insegnamento
religioso».
Il tempio metodista resterà
senza autorizzazione: essa
giungerà solo dopo la partenza del pastore Seta. «Già continua la signora Seta La
Scala - le persecuzioni erano
all’ordine del giorno con calunnie non .solo infondate ma
spesso ridicole». Leggiamo
ancora: «13 dicembre 1932:
.sono arrivati i gesuiti e
VI e
gran fermento. Volevano per
forza entrare- in casa di
naldo e Guglielmo per visit»re la madre, ma i ,figH
posero; [il prete li] denuticvt
ai carabinieri (...)■ Dallfi»chiesta fatta non risultò nulla». «17 aprile 1933: siatn»
denunciati d’aver con la valenza obbligato una sordom^^
ta a partecipare al culto j
Pa.squa; (...) il maresciallo^
inquietò perché non citi
nulla di vero». .■
Da Villa San Sebastiano u
pastore Seta fu trasferii
Padova (1936). La sua casa
divenne luogo di incontro
un gruppo di antifascis'
membri di chiesa: Gervaso®
Guargena, Geremia, rt^
lon. Vezzosi... Poi soP^
giunsero le infami torture
fratelli Boscardin, anche w
membri di chiesa ed er
partigiani, i bombardaitien ■
l’aiuto agli sfollati, 1 a
degli alleati, lafinfj e
guerra. Una vita ^
esemplare, quella del p ^
Seta, testimonianza di ,
limpida e coraggiosacordare a chi
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menticato o finge di no
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(1) Sull’origine e le
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ni ufiia cumuli'»*Sebastiano,, cfr. Alba ,0.
na, «Villa S. Sebastiano: una
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15 LUOJO_1994_
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
a niortgLolume collettivo della Claudiana lega la storia con il presente
‘ llodernìtà, politica e protestantesimo: un
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tU’introduzione, «una maporientativa dei più rileti modelli e progetti che
mnto da tale intreccio
010 tratto origine» (p. 7).
E saggio di Giorgio Toum
.Mino politico) ricostruisulla scorta di un’articolata lettura del IV libro
Uktituzione della religioufistiana, la concezione
politica del riformatore ginevrino. Pur all’interno di una
visione dell’ordinamento sociale e politico ancora concepito nei termini tradizionali di
mondo che «risponde a Dio
com istanza suprema delle
proprie scelte e della propria
redà» (p. 19), per cui si può
patiate legittimamente di
tleocrazia calviniana» (p.
M), la hdislocazione operata
si tre termini della società
cristiana (Dio, la chiesa, il
potee politico) dalla rilettura
teologica calviniana rompe
conia visione medievale e
aplavia, percorsa dal calvinismo posteriore, delTautonofliia e della laicizzazione
tì secolare,
B rapporto tra politica e renella Rivoluzione in1660) è il tema
, -DO- di Pietro Adamo e
Biidio Giorello. Analizzando
11 particolare il concetto di
®istenza ai «poteri iniqui» e
sadiht- li principio di tolleranza, ri
)er visiia- '’'laicato anzitutto nella sfe
gli si op^ iIRaligiosa ma presto slittato
denunciò ® palla civile e infine etica.
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rattere potentemente anticipatorio e «sovversivo» della
rilettura delle nozioni centrali
della teologia riformata operata dai puritani, che produsse una serie di modelli che
anticipano il liberalismo e la
democrazia dell’Ottocento o,
se si prende in esame la progettualità di gruppi e individui più marginali, le esperienze più radicali contemporanee, come l’individualismo
radicale, l’anarchismo, il comunitarismo.
Mario Miegge (Sulla politica riformata: «vocatio» e
«foedus») prende in esame
invece due concetti centrali
della cultura riformata; vocazione e patto, e il loro intreccio nei modelli politici del
protestantesimo riformato. Il
patto costituisce il quadro di
legittimazione del nuovo ordine politico, che «dev’essere
fondato su di un accordo reciproco dei costituenti» e in
cui il potere «dev’essere esercitato in forme e istituzioni
collegiali» (p. 157), ed è al
tempo stesso l’ambito in cui
si estrinseca in forma pubblica e storicamente visibile la
vocazione, pena il suo rifluire
nel privato o in condotte di
subordinazione e obbedienza.
L’ultima parte del saggio è
dedicata alla situazione politica attuale, assai distante dai
modelli dell’autogoverno
consensuale, e agli spunti di
riflessione che la «politica
riformata» può offrire in tale
quadro.
«La santa causa della libertà. Protestantesimo e rivoluzione americana» è il tema dell’intervento di Massimo Rubboli. Partendo dall’
esame del protestantesimo
del periodo prerivoluzionario, caratterizzato da una varietà di esperienze resa possibile dalle circostanze esistenti nel Nord America britannico, l’autore prende in esame
lo sviluppo delle posizioni
dei vari gruppi religiosi nelle
varie fasi della rivoluzione
americana. In questo processo si forgia un’identità nazionale e una religione civile
«che costituirono importanti
elementi della mitologia che
condizionò gli sviluppi successivi della .storia culturale
degli Stati Uniti» (p. 183).
L’ultimo saggio. La ipodernità e il protestantesimo, di
Elena Bein Ricco, a carattere
più propriamente filosofico,
traccia «un bilancio degli apporti del protestantesimo alla
formazione del mondo moderno».
Una prima parte delinea la
crisi dell’orbo christianus
medievale e la nascita del
nuovo soggetto, protagonista
della modernità, processo
che ha il suo punto di forza
in quel fenomeno che, con
Max Weber, possiamo-'chiamare il disincantamento del
mondo, di desacralizzazione
della realtà: «La modernità
inaugura se stessa nel momento in cui restituisce il
mondo alla sua profanità,
spezzando la visione antica e
medievale di un ordine divino inscritto nella realtà, con
le sue leggi necessarie ed insuperabili e di un assetto politico-sociale — quello della
“respublica christiana” gerarchizzato e sacralizzato,
in cui si saldano (...) il piano
terreno e la dimensione ultraterrena» (p. 205).
La scomparsa dell’ordine
sacrale del mondo è il gesto'
inaugurale dell’epoca nuova
perché «solo un mondo “disincantato ”, un mondo adivinizzato e in sé laico, può
aprirsi alla progettualità
dell’uomo e alla sua attività
plasmatrice e può diventare
10 spazio del suo dominio»
(p. 223). In che misura il protestantesimo si intreccia con
11 progetto storico della modernità? In misura «decisiva», secondo l’autrice, mediante l’affermazione che
«Dio è Altro e altrove rispetto al mondo, il quale, pertanto, non ha in sé nulla di sacro, ma è aperto alla progettualità umana e all’impegno
vocazionale» (p. 12). In questo contesto acquista significato «quell’idea guida del
protestantesimo riformato
secondo la quale la storia è
il luogo della nostra vocazio
ne di credenti e ¡’impegno
nella realtà è il nostro compito» (p. 237).
All’interno del politico ripensato in questo quadro concettuale assumono di conseguenza un ruolo centrale la
nozione di patto e la «te(^ogia dell’alleanza», «antecedente e paradigma» (p. 242)
del contratto sociale, in quanto atto di fondazione di «una
società che si costituisce sulla base di precisi diritti, doveri e regole» (p. 243) e che
non ha altra legittimazione al
di fuori del consenso dei singoli. Infine, sul versante soggettivo e in rapporto all’identità individuale della tematica
della vocazione - prima colta
nella dimensione collettiva
dell’agire storico - emerge la
concezione moderna dell’individuo, «inteso come soggetto libero è indipendente, dotato di diritti innati e inalienabili» (p. 13).
Non si può tuttavia, a questo punto, non menzionare il
quadro storico in cui il volume si colloca: la situazione
odierna di crisi del nostro
tempo e delle nostre società,
che è crisi di intelligibilità, di
capacità interpretativa, di
progettualità. La fenomenologia della crisi è nota, radicali le ipotesi che mette in
campo: ci sono ancora idee
guida, criteri, valori su cui il
mondo moderno ha costmito
se stesso da far valere per il
nostro tempo? Si può considerare la modernità come un
progetto fallito, da archiviare,
o non piuttosto come un
grande progetto incompiuto?
E in che misura il protestantesimo, che tanta parte ha
avuto nella formazione del
mondo moderno, è coinvolto
nella sua crisi?
La ricchezza dei temi e la
pluralità dei percorsi teorici
permetteranno a ogni lettore
di trarre fondamentali orientamenti e stimoli per la sua riflessione.
(*) P. Adamo et al.: Modernità, politica e protestantesimo.
A cura di Elena Bein Ricco. Torino, Claudiana, 1994, pp 264, £
29.000.
una tesi di laurea una storia del fenomeno nel nostro paese
i'obìezione di coscienza è oggetto di studio
^Maurizio abbà
Vecondq un’antica errata
concezione la storia è solje (? ^ sempre narrazioguerre e storia militare,
ste però anche la storia di
far/* ® opposto e continua a
I “con l’intento di fare
.ciré la guerra dalla sto’itn ^ Proiostantesimo ha
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guerra mondiale ma fu un
fatto più che altro episodico e
circoscritto; con il nazismo
gli obiettori furono massacrati: uno studio dell’Onu del
1983 parla di 24.559 obiettori
uccisi a causa delle loro idee
antimilitariste in Germania e
Austria.
Venendo a oggi vi sono
paesi occidentali come la
Svizzera che ancora non riescono a digerire l’obiezione
di coscienza: la legge elvetica «criminalizza tutt’oggi gli
obiettori di coscienza o li
considera soggetti da sottoporre a un trattamento psichiatrico»'', e in Italia?
Recentemente sono apparsi
nel panorama editoriale alcuni lavori di ricerca; quello di
Sergio Albesano^ cattolico
impegnato per la pace, presenta un’agile e densa sintesi
del problema. Il libro è una
rielaborazione di una tesi di
laurea discussa presso l’Università di Torino con i prof.
Perona e Rochat. Albesano
ha voluto recuperare la memoria storica di molte lotte
individuali e collettive. Il lavoro «ha il duplice scopo di
presentare ai pacifisti una
fetta importante del loro recente passato e contemporaneamente di suscitare in loro
il desiderio e il bisogno di
scavare la storia per meglio
comprendere il presente».
L’autore presenta rapidarnente ma puntualmente i fatti e i
protagonisti dell’impegno per
l’obiezione di coscienza al
servizio militare, nomi noti e
meno noti. La ricerca arriva
fino alla «nuova legge» dell’autunno 1993, approvata
solo alla Camera e ora da
riformulare in base ai programmi che il governo ha in
materia di difesa.
Per un’augurabile seconda
edizione sarà necessario forse
inserire un indice dei nomi e
rettificare alcune espressioni
(i pentecostali sono riuniti in
chiese e non in semplici
gruppi); alcune di esse sono
non chiare («il sinodo valdese della conferenza metodi
sta»). Si tratta di un lavoro,
comunque, che può far capire
a tutti che obiettare significa
sperare in una società che abbia finalmente compreso che
la guerra non risolve i problemi, anzi li aggrava e ne crea
di nuovi, mentre il rispetto
per la vita propria e per quella altrui vanno necessariamente di pari passo.
Le parole dell’autore in
questo senso sono chiare: «Il
fine ultimo dell’obiettore non
è quello di evitare di partecipare personalmente alla
guerra, ma quello di far cessare tutte le guerre (...). Chi
obietta e si rifiuta di sparare
non lo deve fare tanto per affermare il proprio diritto a
non sparare (...) quanto il diritto di vivere di colui contro
il quale avrebbe dovuto sparare».
(1) W. Huber - H. R. Reuter,
Etica della pace. Brescia, Queriniana, 1993.
(2) S. Albesano, Storia dell’obiezione di coscienza in Italia. Treviso, Santi Quaranta,
I 1993, pp 195, £22.000.
Famiglia e tradizioni religiose
Le diverse tradizioni religiose presenti in Italia propongono
modelli di famiglia estremamente diversificati; le politiche del
neocostituito governo dovranno tenere conto di questa differenziazione di modelli, istituti e valori che costituisce un aspetto
del pluralismo di fede e culture che segna profondamente la società italiana. Questa la conclusione del seminario «Tradizioiii
religiose e modelli di famiglia» promosso da Confronti, mensile di dialogo tra le fedi e le culture, svoltosi a Roma nella serata
del 31 maggio, presso la Lacoltà valdese di teologia. All’incontro hanno partecipato Ermanno Genre, teologo protestante; don
Carlo Molari, teologo moralista cattolico; il rabbino Riccardo
Di Segni, della Comunità ebraica di Roma; Anna Melirielli,
islamologa. I relatori hanno presentato i modelli di famiglia
espressi dalle proprie tradizioni sottolineando come, nel tempo,
i vari istituti si siano evoluti.
La tavola rotonda conclusiva ha affrontato invece il tema delle politiche per la famiglia: vi hanno partecipato Claudia Mancina, filosofa e membro della direzione del Pds; Romano Lorleo, medico e già parlamentare del Partito popolare; Claudia
Passalacqua, vicepresidente della Commissione per le pari opportunità; Valdo Spini, deputato socialista ed ex ministro per
l’ambiente. Nel corso della tavola rotonda sono emerse serie
perplessità sull’istituzione del ministero per la famiglia che è
apparsa un’operazione di sapore ideologico tesa a rafforzare la
maggioranza sul tema dei «valori». Tuttavia è una sfida da accettare, hanno ammesso i relatori, afferrando che le politiche
per la famiglia si collegano a quelle del lavoro, dei tempi, delle
adozioni, dei diritti delle persone all’interno della famiglia e
della società. Su questi temi e con la premessa di una linea di
dialogo e di «contaminazione», ha concluso il seminario, è possibile un incontro tra diverse culture politiche che, pur riaffermando una propria visione della famiglia, riconoscano il pluralismo dei modelli familiari. I materiali del seminario saranno
pubblicati in un quaderno di Confronti intitolato «All’attenzione dell’on. ministro per la Lamiglia. Tradizioni religiose e modelli di famiglia». (Nev)
Musica
Schònberg e la Bibbia
Una voce biblica sulla scena vuota. Così titolava un quotidiano la cronaca dell’inaugurazione del 57° Maggio musicale
fiorentino, apertosi con l’esecuzione in versione da concerto,
diretta da Zubin Metha, dell’opera-oratorio (incompiuta) Mo.sè
e Aronne di Arnold Schònberg. «Come hai sicuramente notato,
il mio ritorno alla religione ebraica è avvenuto già da molto
tempo ed è riconoscibile nelle mie composizioni (...) e nel
“Moses und Aron ", che tu conosci sin dal 1928, ma che risale
ad almeno cinque anni prima». Così scrive Schònberg all’allievo e amico Alban Berg, da Parigi, il 16 ottobre 1933. Il compositore era stato fra i primi intellettuali ad abbandonare Berlino
ormai in mani naziste, e proprio a Parigi si era riavvicinato alla
comunità ebraica, del resto mai abbandonata. Un critico ha
scritto: «Mosè e Aronne, fratelli biblici, rappresentano l’eterna
opposizione spirito/materia». C’è da domandarsi se questo è
l’intento del compositore, e comunque se questo è il senso della fonte biblica a cui egli attinge. Mosè impersona la fede che
ascolta e cerca di riecheggiare ciò che Dio dice; Aronne impersona la religione che scende a compromesso con l’idolatria
umana, con l’impulso a rappresentare Dio, a forgiarselo a immagine dei propri pensieri e desideri. In ogni caso un’opera che
attinge al testo biblico è sempre di grande interesse, fa pensare,
suscita riflessione, (g.c.)
14
PAG. 1 O
RIFORMA
Argomenti
VENERDÌ 15
Luglio ■
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Il pastore GIen Garfield Williams intervistato un anno fa suH'ecumenismo e la ricerca di fedeltà dei cristiani
L'unità c'è già in Cristo... ma quando potremo partecipare
alla Cena del Signore senza dolorose esclusioni?
[ladii
ria I
EMMANUELE PASCHETTO
Il pastore Glenn Garfield
Williams e la moglie Velia
sono stati per anni presenti alla sessione di studio del Sae,
al Passo della Mendola, portando un grande contributo di
competenza ed umanità. Vogliamo ricordare il pastore
Williams, che non è più fra
noi, riportando l’intervista che
lui e la moglie ci rilasciarono
proprio alla Mendola, l’anno
scorso.
- Pastore Williams ci racconti qualcosa della sua vita,
com’è che lei è diventato pàstore?
«Sin da bambino ho sentito
questa vocazione. Sono nato
in una famiglia battista del
Galles; mio padre era predicatore laico e ho trovato naturale seguire la sua linea, con
l’intenzione di diventare pastore a pieno tempo; quando
terminai gli studi secondari
era da poco scoppiata la guerra e scelsi di andare a fare il
servizio militare piuttosto che
entrare in seminario; sono stato cinque anni fra i carristi.
Durante la guerra ho incontrato Velia, nella Gamison Church di Portici».
- Lei, signora Williams, è
napoletana: abitavate a Portici in quel periodo ?
«La nostra casa a Napoli
era stata bombardata, proprio
dagli inglesi, avevamo perso
quasi tutto; i signori Santi, di
Casa materna, ci accolsero in
due stanze presso la foresteria
all’interno della Casa».
- Voi di che chiesa eravate?
«I miei genitori sono sem
pre stati metodisti; mio padre,
orfano, era cresciuto a Casa
materna, mia madre era maestra a Casa materna: lì si conobbero e si sposarono. Mio
fratello ed io frequentavamo
la Chiesa valdese, più vicina a
casa nostra: siamo stati entrambi confermati nella Chiesa valdese. Io suonavo l’organo: un giorno il cappellano
della Garnison Church mi
chiese di suonare per il loro
culto. Nei centri dove c’erano
molte truppe stabili, una chiesa veniva messa a disposizione dei cappellani militari; così
avvenne per la cappella di Casa materna che fu adibita a
Gamison Church, chiesa della
guarnigione».
- E lì che conobbe il suo futuro marito ?
«Un giorno ero all’organo,
mi stavo preparando per il
culto serale, stavo suonando
il Largo di Händel; la chiesa
è lunga e stretta, nella penombra del fondo della chiesa vidi avanzare piano piano
un soldatino. Dopo il culto ci
radunavamo spesso di sopra,
dove abitava la famiglia Santi, giovani italiani e soldati
inglesi, per cantare degli inni
e lui veniva sempre: io studiavo l’inglese e lui mi aiutava nelle traduzioni; era il
1944 e ci siamo innamorati».
- Lei era ufficiale pastore
Williams?
«No, ero un semplice carrista, stavo nella torretta del
carro armato».
-Poi quand’è che vi siete
sposati, signora Williams?
«Nel novembre del 1945:
lui era ancora militare ma era
XXXII sessione estiva del Sae
Verso la comunione
dei popoli
Come ogni anno i soci, i consulenti e gli amici del Sae
(Segretariato attività ecumeniche) avranno il loro raduno
al Passo della Mendola, dal 24 al 31 luglio. È un appuntamento atteso, che di anno in anno si pone come il principale incontro interconfessionale del nostro paese, in cui si
può fare il punto sullo «status» dell’ecumenismo, ma
l’incontro è innanzitutto una sessione di studio: sette
giorni fitti di conferenze, meditazioni bibliche, tavole rotonde, comunicazioni, liturgie delle diverse confessioni
cristiane, lavori in gruppo che impegnano duramente i
convegnisti.
La fatica è però mitigata non solo dall’accoglienza del
luogo e dal clima dei 1.400 metri ma soprattutto dalla
gioia della condivisione fraterna, dal piacere di rivedere
vecchi amici e di intrecciare nuove relazioni. Il tema di
quest’anno conclude un ciclo trinitario iniziato nel 1990:
dopo tre sessioni dedicate alla comprensione di Dio Padre
e della figura del Cristo, dove non ci si è persi in un arido
confronto teologico a uso e consumo degli addetti ai lavori, l’anno scorso e quest’anno l’attenzione si è spostata
sulla presenza e l’opera dello Spirito Santo.
Il motto della sessione è tratto dal cap. 2 degli Atti degli Apostoli, versetto 4: «Riempiti di Spirito Santo si misero a parlare altre lingue» con un sottotitolo: «Verso la
comunione dei popoli» che sottolinea il taglio universale
che la settimana della Mendola va sempre più assumendo. Lo evidenzia la varietà dei relatori, che rappresentano
non solo le diverse componenti del mondo cristiano ma
portano anche la voce deH’ebraismo e deH’islamismo,
dell’induismo e del buddismo; lo riprende la vastità degli
argomenti che vengono proposti per il lavoro in gruppi,
lo testimonia infine la partecipazione anno dopo anno di
oltre 500 corsisti (e occorre sempre rimandare indietro alcune iscrizioni perché la capienza dei locali non consente
di superare un certo numero di presenze), cattolici ed
evangelici, ortodossi ed ebrei, musulmani, induisti, buddisti, non credenti, provenienti dall’Italia e da altri paesi.
Alla Mendola si tasta il polso dell’ecumenismo, un polso che sembra battere un po’ debolmente e non con regolarità; ci auguriamo che da questa settimana di studio
possa venire una spinta a riprendere il dialogo con maggior vigore allargando la base di coloro che desiderano
impegnarsi per l’unità delle chiese al servizio dell’intera
umanità.
Il Centro dì La Mendola, dove si tengono le sessioni del Sae
stato trasferito nel Corpo
dell’educazione, dove faceva
dei corsi ai militari che andavano a Roma in vacanza,
sull’archeologia, la storia romana e faceva il giornale radio per i militari britannici.
Abitammo a Roma due anni,
poi tornammo in Inghilterra».
- Qui lei ebbe la cura di
una comunità pastore Williams?
«No, prima andai all’Università del Galles, dove mi sono laureato in letteratura e in
teologia: mia moglie insegnava italiano all’Università e
aveva diritto di entrare dalla
porta principale, mentre io
dovevo passare dalla porta riservata agli studenti... Nel ’53
andammo in Germania con
una borsa di studio: feci delle
ricerche su Bernardino Ochino e presi il dottorato a Tubinga. In Inghilterra tornammo nel ’55 e divenni pastore
della Chiesa battista di St. Alban, vicino a Londra».
- Lì è rimasto pastore per
tanto tempo?
«Era una bella comunità, si
lavorava bene ed eravamo entrambi contenti: nel settembre
del ’58 arrivò l’invito a lavorare per tre anni con il Consiglio ecumenico delle Chiese;
eravamo incerti, ci dispiaceva
lasciare la comunità poi, nel
’59 andammo a Ginevra e i
tre anni divennero quasi trentatré...».
- Dopo il lavoro nel Cec lei
è passato alla Conferenza
delle chiese europee di cui è
stato segretario per tanti anni. Come avvenne questo passaggio?
«La Kek nacque ufficialmente nel novembre del ’64,
anche se già da divèrsi anni
si lavorava per la sua fondazione, e io ero fra i delegati
del Cec a seguirne la costituzione; lo Statuto fu approvato
su una nave che viaggiava in
alto mare. Fu noleggiata una
nave danese: chi non poteva
avere il visto per la Danimarca salì così in alto mare, partendo con un traghetto dalla
Svezia, stato neutrale. Fu
l’unica volta, penso, che la
navicella ecumenica ha viaggiato veramente bene... Nel
1966 fui invitato a diventare
Segretario esecutivo della
Kek, poi nel 1968 Segretario
generale: lo sono stato fino al
gennaio 1987».
-19 anni Segretario generale, chissà quanto ha viaggiato! Lei lo seguiva sempre
signora Williams?
«Quando lavorava per il
Consiglio ecumenico no ma
quando ha cominciato a lavorare per la Conferenza europea ho cominciato a seguirlo
di più, anche per dare una mano in tanti piccoli lavori che il
numero limitato di personale
non poteva eseguire; negli ultimi tempi abbiamo viaggiato
quasi sempre insieme».
- Voi non avete figli?
«No, non abbiamo figli».
-Lei ha Continuato a insegnare o ha smesso?
«A Ginevra, dopo aver lasciato l’Inghilterra, ho ancora
insegnato privatamente poi,
dopo una decina d’anni, ho
smesso del tutto».
- Pastore Williams, ci racconti qualche episodio interessante legato al suo lavoro...
«Mah... si rischia sempre di
raccontare qualcosa che è già
stato detto un sacco di volte!
Comunque torniamo alla nave di prima: eravamo in 450;
alle dodici dell’ultimo giorno
10 Statuto era stato approvato
unanimemente e nel pomeriggio ci fu un culto di ringraziamento e di addio. A
novembre fa sera presto: nel
buio, con il mare abbastanza
agitato, i nostri fratelli che
tornavano nell’Est dovevano
trasbordare sul traghetto che
11 avrebbe riportati verso la
Svezia. Erano in 19: si bagnarono tutti durante il trasbordo, poi la piccola nave si
sganciò. Allora sentimmo attraverso l’acqua che sul traghetto avevano cominciato a
cantare: cantavano «Forte
rocca è il nostro Dio», il
grande inno di Lutero. Era
molto commovente, ci unimmo al loro canto: non c’era
un occhio asciutto sulla nave.
Questa era l’Europa ai tempi
della guerra fredda».
- E lei, signora Williams,
ricorda qualche momento
particolare?
«Anche per me questo ricordo è indimenticabile: tutti
ne fummo colpiti profondamente e quelli che l’hanno
vissuto ancora ne parlano
quando si incontrano. Quella
povera gente tornava ai suoi
problemi e alle sue difficoltà,
mentre noi andavamo a un ricevimento a Palazzo reale: è
stato qualcosa che è rimasto
nel cuore di tutti».
- Pastore Williams, quando
è nato il suo impegno per
l’ecumenismo ?
Il mio interesse per l’ecu
ogni chiesa che si trovavano
bene insieme nelle piccole
riunioni dove si cantava, si
leggeva la Bibbia, si pregava
insieme. Qualche volta un
cappellano di un’altra denominazione mi invitava a tenere il culto: cominciai a pensare che forse ci potevano essere dei buoni cristiani anche
fra i metodisti, i presbiteriani
o gli anglicani.... Poi una volta in Africa del Nord, in un
momento di particolare tensione, alla vigilia di un attacco, mi trovai con un gruppo
di una certa denominazione:
volevo prendere la Santa Cena con loro ma mi fu rifiutata. Credo che proprio da
quell’esperienza sia nato lo
slancio verso il riconoscimento di quella unità, che per
me esiste già, fra tutti i cristiani; io non sono fra quelli
che pensano che noi dobbiamo costruire l’unità: io credo
che l’unità c!è già, in Cristo.
Il nostro lavoro è scoprire
questa unità e dimostrarla al
mondo intorno a noi».
monismo ha cominciato a
svilupparsi sotto l’esercito,
dove incontravo uomini di
Glenn Garfield Williams
- Prima della sua esperienza negli organismi ecumenici
come ha vissuto l’ecumenismo, da pastore battista ?
«Quando ero pastore a St.
Alban l’ecumenismo, come
lo conosciamo noi oggi, non
era ancora radicato nella vita
delle chiese, se stava appena
parlando; ho praticato l’ecumenismo come si poteva allora, in seno a una comunità
che cominciava appena ad
abituarsi all’idea: per esempio aprendo la S. Cena a tutti, mentre lo Statuto della comunità vietava espressamente la Cena del Signore chi
non era membro di quella
chiesa; poi piano piano
dicando in altre chiese e invi.1
tando altri pastori nella?'
stra chiesa. Naturalme
r'P‘rr*';inrir» __-i
PM
iniK
(din
»«senti
Ridice I
cercando sempre il consi
della comunità».
- Le idee, le speranze k
sioni di trent’anni fa si SOI
realizzate o abbiamo fatto
ca strada sulla via dell’t
menismo ?
«Abbiamo fatto un sacco
strada! Certe idee sono ano
ra da realizzare, ma bisoa
sempre guardare avanti \
dare verso il Cristo che
l’avvenire, affrontando nuoi
difficoltà e nuove possibiliÉ
Tutti dicono, e probabilmeni
è vero, che recumepismo,
livello dei responsabili 'dell
chiese, è rallentato ma quesi
non mi meraviglia se pensi
alla situazione di trent
fa. La strada fatta è meravii
gliosa: ora siamo coniein
esercito che è avanzato moli
e ha bisogno di aspettare cl
il resto delle truppe arrivi; !
di
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1 colora:
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Ho anche
speranza non sta tanto nellj tacolap.s p
dirigenze quanto nella
che in molti casi ha una formazione ecumenica e vuole
esercitarla».
- Che ne pensa del Sae?
«Lo seguiamo dal 1972:
credo che sia un dono di Dio;
Maria Vingiani è unica, carismatica, consacrata completamente a quest’opera. Ho
l’impressione però che sia arrivato il momento di rivedere
le strutture del Sae, a’dattarle
alle necessità di oggi; inqiesti ultimi 30 anni c’è statas/i
grande sviluppo. Perché»
pensare ad un Sae anche fuori dalle frontiere italiane? Un
modo di fare ecumenismo da
radicare in altri paesi; qui alla
Mendola ci sono già molti
che vengono dall’esteroe
non so se l’eccezionaiità di
questo movimento, laico con
collaborazione di teologi?
vescovi, sia trapiantabile, ma
sarebbe interessante studiarne la possibilità».
- Su che cosa puntare infuturo per superare gli ostacoli
sul terreno ecumenico?
«Credo che una questione
fondamentale sia il come si
può praticare la comunione
meal pont
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chiese evangeliche già si pW'
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la massa del cattolicesimo
con struttura piramidale e tegole rigide su questa toatso
e gli ortodossi sono anco
più conservatori... Questo
un punto pratico dove la go
te sente fortemente il pf««
ma ecumenico
mente non ho grandi spet®
ze che il problema P°*^^
sere risolto a breve: non
do che in poco
Chiesa cattolica, e ancor
no le chiese ortodosse,
aprirà alla comunione con ■
altre chiese, ma bisogna^
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può fare insieme; qu« ^
sono dei casi di cosiddetta
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né le chiese cadono m
per queste iniziative.
C’è un conforto mutuo
sentirsi uno alla Tay
Signore: quando
messa cattolica o addrt;iu ^
sono invitato a tenere
Ha ricevo sempre un <
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Cerco di e.ssere un se
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ché un candidato più o
jo supportato viene claosamente bocciato alle
1 Ne è riprova il rinnento che Franca Cois.il pastore Giorgio Bouliforma del 22 aprile)
IO al loro elettorato in
Jtà di «vincere e vincere, di reni da spezzare alla
da e di «famigerato baciuga» di trapassata me
an sacco
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ìvanti,
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indo nuo
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renismo,
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ma queslur-t se pensa Ho anche riservato attentrent’an »e al ponderoso trattato di
è meravi onnicomprensi
zato molli quale bilancio di
pettarecht »ssati decenni di malgovere arrivi' li »o (e non era ancora noto il
'anto nellt tal'*'pensioni),
iella base, »»“riesco a capire come
la una fot- facóaafarvi «entrare» Lui, il
;a e vuole S*“ (”• ^0 del 20 maggio),
cksolo da qualche mese si è
elSae? voluto impelagare in tanto
dal 1972: mm iiiguai, rinunciando a
mo di Dio; F.* reumatismi e curare
mica, cari- atonrature al sole di Tunia compie- siaiPnun dovendo attendeipera. Ho P diventàre miliardario,
che sia ai- li conclusione di questa aprii rivetleis painiziata carriera politica;
!, adattarle M.isoÌdi,liha già.
gi; in que- fetamente al pastore Deo’è stai» I dAimporterà poco o niente
'erché m ' uiptiieie che la sua sàtira
nchefco- mi ha lasciato totalmente iniane?Un differente e nemmeno l’acnismoda corgimento di introdurre il
; qui alla ®™vante argomento del se;ià molti m-Ddlera e delle forme-Rizesteroe w è riuscito a distogliermi
nalitàdi lidia profonda delusione in
aicocon Mero precipitato. Ritengo a
eologic IPto punto che a livello di
ibile, ma pastori politicamente impestudiar- S»ati cl sia una sorta di conl'alsione da deformazione
Néssionale derivata dal fat
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to che (preparati a predicare
dal pulpito la verità evangelica) finiscono per ritenersi ministri di tutte le più variegate
verità e quindi autorizzati a
divulgare ciò che è solo la loro passione politica ereditaria
e di ambiente. Sarebbe opportuno che decidessero se rimanere pastori di anime o diventare capipopolo.
In terza e ultima battuta
vorrei evidenziare come l’argomento dell’omosessualità
sia stato dibattuto solo in
chiave biblica o genetica e,
assai scarsamente sono stati
fatti riferimenti ambientali,
sociali e culturali che possano aver aiutato il formarsi si
una certa condizione che merita valutazione a parte. Però,
in clima di festival elettorale,
non viene ignorata la circostanza che gli omosessuali
(come tante altre categorie di
persone) costituiscono una
«riserva di voti» appetibili e,
vedi caso, a dichiarazione dei
65 pastori e diaconi appare
vistosamente sul n. 9 del 4
marzo a solo tre settimane
dalle elezioni, per cui la religione del «do ut des» può
produrre il partenopeo voto
di scambio. E ancora, altra
coincidenza,'sullo stesso
giornale (anche se in pagina
diversa) è chiaramente indicato il nome del candidato
all’uopo. Senza dubbio una
considerazione potrà essere
ritenuta «cattiva», ma non
vedo perché non debba essere «reale» se una tale strategia viene praticata su larga
scala dai politici di allevamento che speculano su ceti e
condizioni sociali in difficoltà o accettano il voto mafioso in cambio di immunità.
Mi rifiuto di pensare che i
nostri pastori a vocazione politica possano appartenere a
siffatta categoria, ma una
maggiore pacatezza di modi e
di pensiero potrebbe evitare
reazioni sproporzionate da
parte di coloro che settimanalmente vengono martellati
nel proprio buon senso e nei
propri convincimenti dagli intellettuali che generalmente
non sono di facile lettura e
poi non è scritto che debbano
avere sempre ragione.
La ringrazio per l’ospitalità
e sempre con stima la saluto.
Lino Bandi - Como
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1- Daniela Actis
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"*’ordlnan,l° j h responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
I nata 5 marzo 1993.
’^fiRl^-'JJ.t'Vlio 1994 è stato consegnato per l'inoltro postale all’Ufficio CMC Nord,
s,^ ‘*4/11 di Torino mercoledì 6 luglio 1994.
Spigolature di storia
Pentecostali e valdesi in America
«Siamo sorti dal movimento valdese, non ne condividiamo la teologia e
l’etica, ma siamo grati al Signore per l’evangelizzazione che la Chiesa valdese ha
fatto a fine secolo in Nord
America». Con queste parole schiette ma fraterne,
qualche anno fa, un giovane
intellettuale di matrice pentecostale mi accoglieva nella sua chiesetta di lingua
italiana nel Connecticut.
Nella memoria di questo
giovante, laureato a Yale,
era ben viva la figura di
Luigi Francescon (18661964), nato a Cavaso del
Tomba, in provincia di Treviso, emigrato a Chicago
nel 1890. Uomo di scarsa
cultura, dotato di acuta intelligenza e più tardi di una
calda fede evangelica, divenne l’anziano della cornunità organizzata dal pastore praline Filippo Grill;
per oltre un decennio, sino
al 1903, ne fu un valido
collaboratore.
Dopo un periodo di esperienza congrcgazionalista
' aderì al nascente movimento pentecostàle con una picc'ola comunità di emigrati
italiani (1907). La figura di
Francescon, grande evangelista, c ricordata ancora oggi in Argentina: «Asamblea
cristiana» si chiama la chiesa di lingua italiana che ebbe origine dall’azione evangelistica del pentecostale
trevigiano. A Sào Paulo del
Brasile, tra-gli analfabeti e i
disperati, Francescon iniziò
a predicare l’Evangelo e
sorse così la prima «Congregaqao Crista do Brasil»,
una chiesa che conta oggi
oltre 600.000 membri e una
popolazione ecclesiastica di
un milione di persone.
La nostra gratitudine al
Signore per questo fratello
che, anche in Brasile, è ricordato come un valdese
convertito che ha fatto successivamente l’esperienza
dello Spirito Santo (battesimo), non può non essere rilevata; ci auguriamo che in
un prossimo volume della
nostra storia trovi finalmente uno spazio adeguato;
Questa chiesa pentecostale
svolge accanto all’evangelizzazione un’intensa azione
diaconale a vantaggio dei
diseredati, in particolare
fanciulli e adolescenti
(«niños de rua»).
Mi è parso utile ricordare
questo nostro fratello, anche
in vista di quel dialogo con
i fratelli pentecostali che, se
non vado errato, a parte
l’interessante e doverosa
azione in difesa della libertà
di religione dei professori
Giorgio Peyrot e Giorgio
Spini negli anni ’50 e l’originale dialogo del teologo
Giovanni Miegge con il «testimone» Roberto Bracco,
pare languire.
Eppure, girando per il npstro Mezzogiorno e recentemente nell’hinterland milat«ese e veneto, ho potuto riscontrare da parte delle giovani generazioni pentecostali che studiano (e qualcuno progetta e realizza tesi
sull’evangelismo) un vivo
interesse per la nostra Claudiana e in genere per il nostro mondo, al di là e al di
sopra delle differenti letture
della Bibbia.
Il sogno della Pentecoste
. (Atti 2, 17-21) può forse avverarsi, e per grazia si avvera, in uno stimolo comune a
evangelizzare l’Italia: come
ricordava Luciano Deodato
(n. del 17 giugno) in ogni
paesino della Sicilia (provare per credere!) ci sono una,
due chiese pentecostali (Adi
e libere); perché non pensare, con l’aiuto del Signore,
a un’analoga espansione
delle nostre comunità? Le
cose che a noi paiono impossibili non lo sono per il
Signore (Marco 9,19-29).
Eugenio Stretti
A proposito
di polemiche
Non mi sento di accettare
senza esame tutto ciò che leggo e talvolta sono turbato da
delicate disquisizioni spesso
ben confezionate che velano,
anche inconsciamente, pensieri diversi da quelli esposti.
È l’impressione che ho avuto
leggendo la lettera pubblicata
sul n. 24, firmata da Giulio
Fezzardini («Lo Spirito di
Pentecoste»). Ben felice di
sentire un cattolico a suo agio
nello scrivere a Riforma, provo perplessità quando consiglia di «guardare un po’ di
più a Gesù» e si intristisce e
amareggia per i troppi prò e
contro, dibattiti, polemiche e
prese varie di posizione fra
protestanti e anche cattolici,
temendo così «Vallontanamento dallo Spirito di Pentecoste».
Tutta la nostra vita è orientata verso Gesù, altrimenti
non saremmo cristiani, è alla
sua luce che leggiamo i testi
nella ricerca costante della verità e delle vie da seguire ed è
con questo spirito che ci si
raffronta esponendo liberamente e anche in maniera sofferta le nostre idee e convinzioni, arricchendoci e soprattutto rispettandoci. 1 prò e
contro sono la linfa vitale del
confronto che con 1 autocritica e disponibilità al cambiamento e all’ascolto della Parola di Dio formano parte co
lidie
di prima pagina
Nuovi mestieri. Fra le
auto in sosta a Boston, in
occasione della 97° maratona cittadina, questo signore ha scoperto che si
possono fare affari proponendo agli automobilisti
caffè e cappuccino; largo
alla fantasia.
stituente del protestantesimo
che, non temendo di affrontare le difficoltà delle differenze, ci unisce proprio nella diversità. Non penso che lo Spirito di Pentecoste disdegni
l’acceso dialogo tra gli uomini intento a trovare insieme
un senso cristiano alla propria
vita senza per questo dover rinunciare ognuno alla propria
identità e autonomia spirituale
da sacrificare a un unico discernimento omologato.
Mi preoccupano e insospeL
tiscono quelle argomentazioni
che rifacendosi all’importanza
di un quanto mai vago amore
da tutti bene accetto, sentono
il fastidio e forse vogliono anche ignorare i dibattiti, che ritengo strumenti preziosi per
poter inserirsi nel concreto
della vita con le nostre quotidiane e secolari contraddizioni alle quali dobbiamo far
fronte per vivere coerentemente la nostra fede.
Essendo stato educato in un
rigoroso contesto cattolico, mi
rammentano quello stampo di
pensiero nel quale si persegue
di uniformare nel nome di un
amore universale e di un’unità
poi di fatto inesistente tutte le
coscienze appianandole in
un’unica matrice, cosa difficile da sradicare e che inconsapevole aleggia anche in, cattolici di onestissima stirpe; sono
illusioni e vaghi miraggi di
universalità dove non c’è altro
spazio che per le proprie idee.
Questi sospetti aumentano
quando chi teme le diatribe
critica l’uso egoistico che con
lo strumento della polemica
viene fatto della pagina dei
lettori, e pòi in essa esordisce
proprio come polemista (n. 36
del 24 settembre ’93), non
mancando anche ora di questionare per critiche rivolte al
mondo cattolico. Non penso
che ci sia dunque motivo per
rattristarsi e amareggiarsi come il sig. Fezzardini ha manifestato causa il proliferare del
prò e contro e dei venti di polemica che serpeggiano in
Riforma, ma bensì di rallegrarsi poiché ci è permesso liberamente di esprimere le nostre idee con fraterna accoglienza, anche le sue.
Demetrio Costantino
San Donato Milanese
Ripeto che forse la troppa
concisione ha giocato un
grosso ruolo in quelle parole
e vorrei pregare i fratelli di
Vicenza di riconsiderare la
loro posizione che, così come
è stata espressa, dimostra assai poco amore e molto dogmatismo, soprattutto nei confronti di quelle coppie che vivono il matrimonio interconfessionale con la speranza di
poterne fare una parabola di
riconciliazione e dialogo fra
le confessioni cristiane.
Myriam Venturi Marcheselli
Milano
Alla chiesa
di Vicenza
osservo...
Desidero esprimere alcune
mie perplessità ai fratelli della chiesa di Vicenza che, nell’articolo pubblicato sul n. 21
del giornale, sull’attività da
loro svolta durante l’anno,
hanno affermato a proposito
dell’esame compiuto sul documento relativo ai matrimoni interconfessionali, che
«non ci sono punti di intesa
con una chiesa che parte da
una concezione di diritto canonico e di sacramentalità
del matrimonio».
Forse la brevità dell’articolo ha impedito a quella comunità di essere più esplicita,
ma le poche parole citate danno l’impressione di una chiusura molto rigida riguardo ai
matrimoni interconfessionali
in particolare e al movimento
ecumenico in generale. Chi
legge riceve come prima impressione che «questo matrimonio non s’ha da fare», e se
proprio i fidanzati lo vogliono, si arrangino; le comunità
se ne lavano le mani. Non si
tenta nemmeno di avviare un
dialogo, si rimane rigidi sulle
proprie posizioni, convinti di
possedere la verità.
Seconda impressione: il
giudizio sulla concezione cattolica del matrimonio è quanto meno poco approfondito e
un po’ troppo radicale. Sarebbe come se una comunità
cattolica dicesse tout-court
che con gli evangelici non si
può parlare di matrimonio
perché questi ammettono il
divorzio, senza aver approfondito il nostro pensiero
in proposito: la misericordia
per i matrimoni falliti.
L’articolo sull’attivitcì della-chiesa di Vicenza è stato
tratto redazionamente dalla
relazione annua di quella
chiesa, (g.g.)
Elezione
nella
continuità
Caro direttore,
ho apprezzato l’ampio spazio dedicato su Riforma del 1“
luglio alla XXXIII Assemblea
generale dell’Unione battista.
Mi spiace però che talvolta
l’informazione non sia corretta e possa indurre coloro che
non erano presenti a trarre
conclusioni errate. Mi riferisco in particolare all’editoriale «Un segno di maturità»,
dove si parla della sostituzione «quasi per intero» dei
componenti del Comitato esecutivo. Mi preme allora far
notare che cinque su nove di
quei componenti non si sono
ripresentati: due per compiuto
numero massimo di anni (Naselli e Moore) e tre per scelta
personale annunciata da tempo (Aprile, Benedetti e il sottoscritto). Dunque non c’è
stata sostituzione in massa:
ma, nella continuità (come
ben chiarisce la delibera assembleare), una normale elezione (come le abbiamo, sempre fatte) con nomi necessariamente nuovi al posto di
chi non poteva o non voleva
essere rieletto. Mi pare che
questo vada sottolineato e riferito a chi non era presente
all’Assemblea.
Franco Scaramuccia
Chiavarl
«Il dono di Dio è la vita eterna»
Romani 6, 23
La redazione, I colleghi pastori,
la Tavola valdese sono vicini alla
famiglia del pastore
Roberto Romussi
deceduto improvvisamente.
Aosta, 21 giugno 1994
Roberto
I tuoi amici di gioventù ti ricorderanno sempre con grande nostalgia e rimpianto, e si stringono
a Laura con profondo affetto.
RINGRAZIAMENTO
I familiari di •
Claudio Bernard
nell'impossibilità di farlo personalmente desiderano sentitamente ringraziare tutti coloro che hanno manifestato simpatia e amicizia e hanno espresso la loro partecipazione in questa triste circostanza.
Pomaretto, 15 luglio 1994
In Toscana sulle colline del Valdarno
affìttasi per perìodi settimanaii
appartamento arredato
con due camere da letto, sossiorno-cucina e servizi.
In posizione panoramica e tranquilla.
Per informazioni: Casa Cares, telefono e fax n. 055/8659001
16
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RIFORMA
Le nuove tecnologie rendono sempre meno necessario il lavoro umano
Verso il tramonto della società del lavoro?
JACQUES ROBIN
Da una trentina d’anni, il
pianeta Terra sta vivendo un «mutamento» radicale.
Tale mutamento non segna,
come troppo spesso si dice, la
transizione verso una «terza
rivoluzione industriale», ma
■ scuote tutte le basi della società industriale che finora è
stata proposta come il «modello» insuperabile di sviluppo. «Mai un mutamento sarà
stato così chiaramente annunciato, analizzato, misurato e così chiaramente ignorato», sottolinea l’economista
francese René Passet. Perché? Di sicuro, questo accecamento procede da una sorta
di inerzia culturale alla quale
cedono molti politici, economisti e «pensatori» in genere.
Fin dalla notte dei tempi, il
progresso si basava essenzialmente sull’utilizzo sempre
più efficiente dell’energia per
dare una forma alla materia.
Ora, a partire dalla fine della
seconda guerra mondiale, la
padronanza di un nuovo carattere fondamentale, legato
alla materia ma per la prima
volta immateriale, ha portato
a tecnologie in rapidissimo
sviluppo; la combinazione
dell’informatica, delia robotica, delle telecomunicazioni e
delle biotecnologie, in una
parola l’irruzione deH’«infofmazionale», stanno rivoluzionando i modi di produzione e .
consentono di produrre sempre più beni e servizi con
sempre meno lavoro umano.
I fatti parlano da sé. Nel
mondo occidentale, in trent’
anni, la durata del lavoro è diminuita di un terzo mentre la
produzione è più che raddoppiata. Nel 1970, il numero ufficiale-di disoccupati nella
Uscita dalla fabbrica; un’immagine di altri tempi?
Comunità europea era di 2,4
milioni. Le previsioni per la
fine del 1994 sono di 24 milioni. Nei paesi dell’Ocse
(Organizzazione di cooperazione e di sviluppo economico), dov’è nata questa società
informazionale, le previsioni
spno di 36 milioni di disoccupati. Contando le loro famiglie, un centinaio di milioni
di persone vivono quindi in
una condizione di non impiego assoluto. Il non impiego
parziale non cessa di crescere; «lavoretti», contratti a durata determinata, tempi parziali, sovraqualificazione rispetto al lavoro svolto.
Si può prevedere che l’esclusione del lavoro umano
nel processo di produzione
andrà sempre più aumentando. La Confederazione dei
sindacati tedeschi prevede la
seguente situazione dell’occupazione in Germania fra
dieci anni: Il 25% dei lavoratori saranno permanenti e
protetti, il 25% periferici e
precari, il 50% disoccupati,
semidisoccupati o marginali.
Nei paesi industrializzati, la
mondializzazione dell’econo
mia aggrava questa crisi delT occupazione in quanto accelera la delocalizzazione della
produzione verso zone in cui
la manodopera costa molto di
meno. Nel Terzo Mondo le
conseguenze sono globalmente altrettanto negative in
materia di impiego; anche nel
caso di crescita reale, il numero degli esclusi non cessa
di crescere: oggi si parla di
800 milioni di disoccupati o
di sottoccupati nel Terzo
Mondo. L’ultimo rapporto
del Pnud sullo sviluppo umano rileva: «Durante gli ultimi
tre decenni, il tasso di crescita dell’occupazione nei paesi
in via di sviluppo è stato cir-,
ca due volte inferiore a quello della produzione». Il rapporto annuncia il perdurare di
questa tendenza e lancia un
grido d’allarme: «Stiamo assistendo a un fenomeno nuovo e preoccupante: la crescita senza creazione di posti di
lavoro».
Insomma, è sbagliato il
«teorema di Schmidt» che afferma che i guadagni di oggi
faranno gli investimenti di
domani .che faranno gli im
pieghi di dopodomani. Gli investimenti mirano prioritariamente all’aumento della produttività, quindi alla diminuzione della quantità di lavoro.
Nella logica attuale in cui le
componenti primarie sono le
tecnologie informàzionali,
l’economia di mercato, il denaro-re, la mondializzazione,
è una pericolosa illusione
sperare che un rilancio della
macchina produttiva finirà
col creare posti di lavoro'.
La forza del lavoro resiste
perché esso resta non solo la
fonte quasi esclusiva di reddito; quindi di accesso al consumo, ma anche un valore individuale e sociale fondamentale nella- nostra cultura (...).
Oggi, nulla può «definire»
meglio un adulto che il tipo
di lavoro che svolge. Più che
qualunque altra cosa, esso rimane il mezzo di realizzazione di sé, al quale ricorre la
quasi totalità degli uomini e
sempre più numerose donne.
Il lavoro appare come un
principio costituzionale, un
diritto universale, un elemento fondatore e federatore della collettività, una condizione
sine qua non della dignità.
In queste condizioni, come
stupirsi della resistenza delle
mentalità a prendere coscienza di un terremoto che costringe a desacralizzare e desocializzare il lavoro, a inventare una società in cui
l’essenziale, almeno in termini di socializzazione e di realizzazione, si svolgerà in attività di non lavoro? Tanto più
che tali attività acquisteranno
un senso (ma quale?) solo se
procederanno da una nuova
cultura che, anch’essa, dovrà
essere immaginata.
(Da Sources Unesco,
maggio ’94)
Una dichiarazione approvata dal Sinodo della Chiesa evangelica luterana di Francia
Appello alla lotta contro Tesclusìone sodale
Lm dichiarazione che segue
è stala adottata dal Sinodo
generale della Chiesa evangelica luterana di Francia,
che si è .svolto a Courbevoie
rii e il ]2 giugno 1994.
1 - La grazia di Dio’ fonda
la libertà cristiana di parlare e di agire
La salvezza offerta gratùitamente in Gesù Cristo è
un’affermazione fondamentale della Riforma che resta di
grande attualità oggi. Essa dà
ai cristiani l’audacia di parlare e di agire in piena libertà
per aiutare ogni es.sere umano
a trovare un senso alla propria vita. Nessuna esclusione
li di individui, di gruppi o di
popoli, nessuna ingiustizia
sociale o economica deve essere considerata come una fatalità. Osiamo ricordare che
ogni istituzione, ogni legge,
ogni abitudine devono essere
al servizio dell’essere umano
e non viceversa.
2 - Cinque grandi sfide da
raccogliere da parte della
nostra società
Jean-Baptiste de Foucauld,
commissario generale al Piano, ha sottolineato nella stia
relazione ai membri del Sinodo, cinque grandi sfide della
società attuale alle quali la
chiesa dovrebbe essere attenta: la mondializzazione, l’occupazione, l’esclusione, il
senso e là democrazia. Il Sinodo generale ha scelto di
trattare in modo particolare la
questione dell’esclusione. Un
numero sempre maggiore di
persone non solo viene escluso dal circuito economico, ma
L’esclusione minaccia un numero sempre maggiore di persone
non ha più alcun legame sociale. La loro vita non ha più
senso: sentimento di inutilità,
perdita di identità, solitudine,
famiglie destabilizzate. Numerosi sono i gruppi e i popoli che si sentono esclusi
dallo sviluppo economico,
culturale e sociale vissuto
dalle grandi potenze o dalle
classi abbienti.
3 - Dare la parola agli
esclusi, fare della chiesa una
comunità per tutti, vuol dire darsi i- mezzi di inventate
nuovi modelli più giusti
La chiesa deve essa stessa
stare attenta a correggersi
ogni volta che aj suo interno
si manifestano tendenze al
giudizio e all’esclusione. Così potrà essere pienamente
una comunità in cui ogni persona al proprio posto è libera
di esprimersi; gli esclusi, qualunque siano le cause della
loro esclusione, al pari degli
altri. La tensione sociale che
emerge da questo confronto
può quindi essere creatrice di
idee e di comportamenti nuovi capaci di introdurre più
giustizia, più fraternità, più libertà nella società. Grazie a
queste parole, Gesù Cristo ricorda chiaramente l’importanza fondamentale della solidarietà con gli affamati, gli
stranieri, i malati e i prigionieri: «Il re, rispondendo, dirà
loro: In verità vi dico che in
quanto lo avete fatto a uno di
questi miei minimi fratelli,
l’avete fatto a me» (Matteo
25,40).
4 - Fantasia, audacia, perseveranza e coraggio
Il Sinodo chiama le chiese
a fare prova di fantasia per
permettere ad ognuno di avere il proprio posto e di esprimersi liberamente come
membro integrante della chiesa. Le chiama inoltre a conti
nuare di intercedere per tutte
le persone che soffrono e di
andar loro incontro. Così verranno creati ponti tra individui o gruppi sociali che le
strutture attuali della società
impediscono di incontrarsi.
Così facendo, le chiese si
iscrivono nella tradizione di
innovazione, di audacia e di
perseveranza del protestantesimo e di tutta la chiesa. La
testimonianza dei cristiani dei
secoli passati ci invita a conservare coraggio di fronte
all’immensità dei compiti da
compiere. Da un nulla Dio
può fare grandi cose (parabola del «granel di senape».
Marco 4) e ogni cristiano,
qualunque esso sia, è «sale
della terra».
5 - Mobilitarsi per combattere l’esclusione
Il Sinodo generale invita le
chiese a raccogliere, tra l’altro, la sfida dell’esclusione
dandosi tutti i mezzi che esse
ritengono buoni:' informazione sulle cause delFesclusione, accoglienza degli esclusi,
andare incontro a tutte le persone che soffrono (disoccupati, malati, vittime del razzismo, della violenza, della
droga, dell’alcol...), sviluppo
della solidarietà, promozione
della qualità delle relazioni
umane nelle imprese, nelle
opere della chiesa, nelle istituzioni pubbliche, domande
rivolte ai responsabili del
mondo politico, e ogni altro
mezzo destinato a testimoniare la speranza e fa libertà portate da Gesù Cristo a tutti- gli
esseri umani.
VENERDÌ
Chiesa evangelica del Camerún
La chiesa è presente
nella vita della gente
Pubblichiamo una dichiarazione del Sinodo della Chiesa
evangelica del Camerún, svoltosi a Dibombari dal 24 al 27 febbraio scorso.
La Chiesa evangelica del
Camerún dichiara
A livello politico
- Il multipartitismo, condizione per un reale dibattito
democratico, si è rivelato teorico nella misura in cui la libertà d’azione dei partiti di
opposizione è stata continuamente ostacolata.
- La riforma del quadro
istituzionale, grazie alla revisione della legge fondamentale voluta dalla grande maggioranza del popolo, è stata
sempre rinviata con manovre
dilatorie.
- Le libertà fondamentali
sono sempre state ignorate;
le violazioni dei'diritti umani, della vita e della sicurezza delle persone si sono generalizzate; la stampa privata
è oggetto di continui attacchi
mentre i mezzi di comunicazione di massa audiovisivi rimangono monopolio del potere.
- Non è stata avviata la tanto desidefata apertura politica, che dqvéva consentire il
dialogo, la concertazione di
tutte le sensibilità socio-politiche per creare un clima di
fiducia indispensabile per la
mobilitazione di tutte le energie, per affrontare la crisi
multiforme che ci colpisce, e
per favorire l’emergenza di
un Camerún riconciliato, capace di fare fronte a tentativi
di violazione dell’integrità
territoriale.
- 11 problema dell’integrazione nazionale, posto con
acutezza dal problema anglofono da un lato e dall’inasprirsi delle manifestazioni
tribali o etniche dall’altro,
anziché trovare una risposta
politica adeguata, ha incontrato solo manovre di subordinazione, misure intimidatorie e repressive. L’aggravamento dei conflitti interetnici
nell’estremo Nord sembra incontrare l’indiffereriza colpevole dello stato.
L’incivismo fiscale, nonché
la gestione disastrosa delle «
nanze pubbliche, rendono i’„
possibile qualsiasi sforzo ài
investimento nei campi pn!
ritari della salute, deH’educa'
zione, delle strade.
^ - L’atmosfera generale non
e tale da invogliare gli
stitori sia camerunesi sia sta.
nieri.
A livello sociale
- Le riduzioni di personale
la drastica diminuzione dei sai
lari, gli arretrati accumulati à
il colpo di grazia della svalutazione e del l’inflazione hanno sancito il crollo del potere
d’acquisto delle popolazioni.
- Una profonda crisi di moralità si è instaurata a tutti i livelli, sotto forma di corruzione generalizzata, di accaparramento dei beni pubblici, di incoscienza civica e professionale, di dislocazione delle
strutture familiari, di prostituzione, di criminalità e di ogni
sorta di manifestazione di ingiustizie sociali.
La Chiesa evangelica del
Camerún
A livello economico
- Il marasma economico,
prevalente prima della svalutazione del franco Cfa, si è
aggravato per via dell’inevitabile inflazione.
- Le misure di rilancio economico annunciate nel quadro del 3° Accordo con le
istituzioni monetarie' internazionali non sembrano tradursi
nei fatti.
- Il saccheggio delle nostre
foreste continua e minaccia
l’equilibrio dell’ecosistema e
dell’ambiente. Lo sfruttamento e la gestione del petrolio
rimangono segreti di stato.
- Invita tutti i propri membri e quelli delle altre comunità a prendere còscienza della situazione di società «bloccata» che caratterizza il nostro paese, situazione che, se
non viene esaminata insieme
e in profondità in uno spirito
di impegno e di amore, rischia di degenerare in cabstrofi analoghe a quelle del
Ruanda, del Burundi, del Liberia, della Somalia, ecc.
- Lancia un àppellp solenne
al capo dello stato affinché
prenda decisamente riniziativa di sbloccare la situazione
politica organizzando senza
ritardo una concertazione che
riunisca tutte le sensibilità, allo scopo di riflettere e troyw
soluzioni ai problemi attuali.
- Chiede a tutte le autorità
morali' del paese di associ®
a questo appello, di amplificarne l’eco, promuovendo
eventuali manifestazioni pacifiche per esprimere fattesa
e la speranza del popolo.
- Esorta tutti i figli di qa^;
sto paese a superare i vari
schieramenti politici e ad accettare una concertazione d#
la quale potrebbe o dovrebbe
uscire una piattaforma contane che suggellerebbe la riconciliazione nazionale.
La Chiesa evangelica del
Camerún
- Confessa che il Dio cita
ha liberato il suo popolo e
stesso che agisce oggi
i nella
nostra storia e che in Ges“
Cristo ci interpella e ci
a lavorare con lui per
vento di una nuova società.
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calcio. Li
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Camerún: anziani poveri di un’area rurale
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