1
001 , .li*'
_
m -V-v
t)- é
■ 1 1
Í -;d.ne gTSI- Í- ■ '•
se- òtlira
II
iu-
2C-
ale
la ik -é-4
la 1Ì;Ì'
ha ii#>
)ili
ori
mi
b- [ %■
le-
3re
Ila
;c-
di 1 -■Jif
tto
re- ■ -
ile -K''.
di
aa w
eri
Ile l
eli, sii
ire i -è:
io- f
oer »'lì.' ■
on 1
IO-
at- ib
in
ote 0-.
ìil
ca, ■ -fi' 1
ISO
50-
rra isfi
di
no Y-lf. ?
re- lèi
:he
hi-
ata
ra-
dei
mo .r
Í la
Dn-
eh- r* ► ■'
en-
a è
mo
rei- j.
alle nei
ar-
/ita
na-
ché
lei-
itte
ella ■;Ì'
stri f t
ere i' ■'
■tto
ori- Í
La 1 i ,
ica, r
ard [
Lcat
a lu
aiuto
vano
cuse
0 un
rimo
ione
testo
«Noi
0 pe -
ande
5difi
con Ff
cam
epito t
iella ul
oprie n.
(eni)
ORMA
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 2Q/B legge 662/96 ■ Fiiiale di Torino
In caso di mancato recapito restihiire al mittente presso TUtìtdo PT Torino CMP Nord
Lire 2200 - Euro 1,14
Anno IX - numero 3-19 gennaio 2001
EDITORIAL
f cristìanesimo riapra le porte
i MARIA SBAFRCIRARDET
PIRITUALIT/
Raccontare la Bibbia ai bambini
di E. LÓH, S FULIGNO e D D'AURIA
>IACONI
il Muro degli ospedaii vtddes!
di MASSIMO GNONE e DAVIDE ROSSO
ECO DELLE VALLI!
Sanie domemcali a gran ritmo
di DANIELA GRILL
BIBBIA E ATTUALITÀ ■
LA PROMESSA
DEL RIPOSO
«Venite a me, voi tutti che siete affaticati e offesi, e io vi darò riposo»
Matteo 11,28
E una promessa che solo colui che
ci ama può fare e mantenere a
favore di coloro che sono affaticati,
oppressi, ai poveri, ai disperati della
terra. Gesù li conosce, li sa vedere,
ascoltare, accogliere. Riposo non è
solo vacanza, sospensione periodica
dell’attività. Molti di coloro a cui
Gesù offre riposo non hanno attività,
e proprio questo è il loro dramma.
Molte donne e molti uomini sperano
nel riposo. C’è chi cerca rifugio nel
lavoro dai ritmi dissennati e negli
impegni senza sosta, o nella domanda sempre insoddisfatta di beni. C’è
chi si rifugia in un’identità religiosa,
o nazionale, o etnica. Molti confidano nella propria buona coscienza,
nel sentimento di essere dalla parte
del giusto, nel proprio perbenismo.
Ma non hanno riposo.
PENSO che oggi uno dei compiti
prioritari delle chiese di Cristo sia
di liberare degli spazi e dei tempi gratuiti di vita, in cui sia possibile riscoprire il diritto e la gioia di vivere e di
essere nel mondo senza il bisogno di
dare delle giustificazioni. Questo è il
riposo che in primo luogo gli affaticati e gli offesi cercano. Chi domanda a
un altro essere umano di giustificare
il proprio diritto a esserci, ne mortifica la dignità indebitamente. Riposo è
farci amare o sentirci amati da qualcuno che non chiede nulla in cambio.
Riposo è lasciare che la nostra vita sia
sostenuta da ciò che qualcuno fa per
noi nel momento in cui ci mancano
le forze, quando la speranza viene
meno. Di questo riposo hanno bisogno gli affaticati e gli oppressi, ma anche tutti noi che non ci consideriamo
tali. Sappiamo dove imparare e trova
re questo riposo; «Venite a me voi
tutti». Gesù Cristo ci ha amati e ci
ama così come siamo, senza bisogno
di giustificarci, senza condizioni, ma
anche senza raccomandazioni, refe
renze, crediti o indulgenze.
RIPOSO; scavare uno spazio gratuito per la vita di un altro o di
un’altra, liberare un tempo gratuito
per la grazia e la compassione di Dio.
Gratuito; non dipende né dalla nostra
capacità produttiva, né dalla nostra
identità sociale o nazionale, né da
una razza, né dalla nostra autorevolezza spirituale. L’Evangelo è proprio
il superamento di ogni genere di con
dizione o di calcolo. Vale in primo
luogo per coloro che semplicemente
esistono, che in questo mondo ci sono ma che non sono in grado di giustificare la propria esistenza. Come
discepoli del Signore incarnatosi nella
nostra umanità per amore, abbiamo
il dovere di riscattare il valore della
politica nei cui confronti fra la gente
c’è un crescente distacco. La grazia di
Dio ci valuta e ci accoglie solo per la
nostra umanità, senza condizioni o
definizioni. Non potremmo appog
giare una politica che si ispira a progetti in cui si gioca con le vite e con le
speranze degli «affaticati e offesi».
Appoggiamo progetti che escludono
rigorosamente l’uso della violenza, la
giustificazione della guerra, la discriminazione di razza e sesso. Appoggiamo una politica intesa come servizio
al prossimo e alla città.
Valdo Benecchi
Perché i disoccupati del Sud non occupano i posti nelle industrie nel Nord?
Lavoratori cercansi
Bossi salari, lavori non qualificati, alto costo dello vita, precarietà: ecco perché si
preferisce rimanere, o ritornare, al Sud con il suo sistema d'integrazione comunitario
MARCO MAZZOLI
SEMBRA paradossale la coesistenza tra la forte disoccupazione al Sud e la pressante richiesta di
nuovi immigrati e nuovi permessi di
soggiorno che si leva dalle imprese
del Nord. Proviamo a rifletterci, partendo proprio dagli elementi apparentemente più contraddittori nel
dibattito di questi giorni.
Primo; chi reclama nuovi immigrati e nuovi lavoratori (meglio ancora se extracomunitari) sono proprio gli imprenditori di quelle regioni dove più frequenti sono gli episodi di razzismo e intolleranza. Secondo; le pressanti offerte di lavoro
delle imprese sembrano non attirare i disoccupati del Sud. Terzo; esiste un flusso di «immigrazione a ro
vescio»; ex immigrati che ritornano
al Sud, rinunciando a un salario sicuro (anche se basso).
Partiamo da quest’ultimo dato. In
molti casi l’immigrazione a rovescio
può essere causata dall’alto costo
della vita delle regioni del Nord; una
volta pagati l’affitto e acquistati i beni necessari, resta poco o nulla da risparmiare, e molti lavoratori vivono
nell’instabilità e nell’incertezza. Per
di più, i lavoratori lontani dalla loro
comunità d’origine sono privati del
sistema di interazioni reciproche ripetute che la caratterizza e che ha
(come dimostrano alcuni economisti servendosi della teoria dei giochi)
un preciso valore economico: per
esempio le relazioni di reciprocità e
di collaborazione che si manifestano
aH’interno di una comunità possono
ridurre il costo della vita o l’impatto
di eventi traumatici, come malattie,
incidenti e così via.
Ma allora, perché non emigrano al
Nord almeno i tanti giovani disoccupati del Mezzogiorno? Indubbiamente qualche contraddizione esiste, ma forse non è così stridente come sembra dato che la loro scelta
presuppone il confronto tra due situazioni precarie: nel Sud, da disoccupato con lavori saltuari e irregolari (ma con il «valore economico» dato dal sistema di interazioni sociali
della comunità d’origine), nel Nord
da occupato con alto costo della vita.
Inoltre, molti dei disoccupati delle
aree depresse del nostro paese sono
giovani con titoli di studio (diploma
Segueapag. 15
M Visite dei carcerati
Il sì del Tar
agli evangelici
Con quattro sentenze, distinte ma
eguali nella motivazione, il Tribunale amministrativo regionale del Lazio ha annullato l’art. 116 del regolamento sull’ordinamento penitenziario (dpr 30 giugno 2000, n. 230) a seguito dei ricorsi proposti da Tavola
valdese. Unione cristiana evangelica
battista d’Italia, Unione italiana delle chiese cristiane awentiste del settimo giorno e Assemblee di Dio in
Italia. Il Tar ha ravvisato la manifesta fondatezza del ricorso in quantó
le disposizioni del regolamento penitenziario contraddicevano Con
evidenza le norme delle Intese che
stabiliscono che i ministri delle rispettive confessioni possono accedere agli istituti penitenziari senza
particolare autorizzazione è anche
di propria iniziativa. (nev)
Luterani e anglicani
«Comunione
piena» in Usa
Con un culto solenne svoltosi il 6
gennaio a Washington, la Chiesa
evangelica luterana in America (5,2
milioni di membri) e la Chiesa episcopale negli Stati Uniti (ovvero gli
anglicani Usa, con 2,5 milioni di fedeli) hanno inaugurato ufficialmente
la «piena comunione» fra le due denominazioni, raggiunta con un accordo che include il reciproco riconoscimento dei membri di chiesa, dei
ministri di culto e dei sacramenti celebrati nelle due chiese. Non si tratta
di una fusione tra le due denominazioni, ciascuna delle quali manterrà
le proprie tradizioni e strutture di governo, ma di un accordo di piena comunione, che consentirà di mettere
in comune risorse umane per l’azione
pastorale in campo missionario e per
la cura della diaspora. (nev)
Valli valdesi
Sanità pubblica
il peso dei tagli
I tagli imposti alla sanità piemontese dalla giunta regionale significano più dell’8% in media sottratto al
fabbisogno totale richiesto dalle
aziende sanitarie della Regione. In
percentuale l’Asl 10 di Pinerolo non
è fra le più colpite dalla decisione; i
fondi assegnati ammontano a 205
miliardi, sui 216 richiesti: 11 miliardi
per un taglio del 5,09% e tre miliardi
in meno rispetto al 2000. Complessivamente la decisione regionale vale
759 miliardi di risparmio, 8.627 miliardi concessi dallo stato sui 9.386
richiesti. Un balletto di cifre per la
sanità pubblica, sempre più attenta
ai bilanci per una riorganizzazione
strutturale e aziendale che interesserà anche gli ospedali valdesi.
Apag.1l
L'OPINIONE I
LE CHIESE E LA
SALUTE MENTALE
La dichiarazione del ministro della
Sanità, prof. Veronesi, all’apertura dei
lavori della prima Conferenza nazionale per la salute mentale, non ha suscitato particolari reazioni Eppure contiene
un dato quantó meno inquietante: una
famiglia su due affronta il disagio e/o la
malattia psichica. Silenzio, nessuna
reazione. Forse perché almeno i nostri
disturbi, disagi, patologie psichiche, il
nostro male di vivere non sono sfruttabili in questo tempo di bordate preelettorali. Oppure silenzio è uguale a paura, o peggio, a disinteresse. Il pregio del
ministro Veronesi è quello di aver
enunciato una statistica pesante. Diciamoci la verità: per attivare un interesse
istituzionale ti devi presentare con un
dato statistico significativo; più la statistica è importante, più c’è speranza di
muovere burocrazie, apparati, legislatori, giudici e quant’altro.
Le chiese spesso si comportano nello
stesso modo: o la statistica è significativa, o non vale la pena di attivare nessun tipo di aggiornamento, riflessione,
formazione. Le chiese però sono, potremmo dire, degli osservatori informali in cui il gioco delle statistiche non
vale: se anche una sola famiglia, una
sola persona fosse coinvolta nel disagio psichico, questo è un motivo più
che sufficiente per includere nel nostro
orizzonte pastorale ed ecclesiastico
questa situazione della vita umana.
Un altro pregio dell’intervento di
Veronesi è quello di non sottilizzare
troppo tra disagio e patologia vera e
propria. La linea di confine, come ben
si sa, è esile. Il quadro che emerge
quindi è quello di una situazione umana non sana, che esprime ancora una
volta la complessità della società in cui
viviamo. Complessità non significa rinuncia a dire o fare alcunché, ma rinunciare a soluzioni e a parole facili.
In questo senso Tinclusione del disagio e della malattia psichica nel nostro
orizzonte pastorale e comunitario interroga le nostre concezioni teologiche, le nostre pratiche pastorali e il
nostro vivere come comunità.
Alcuni esempi. Volenti o nolenti,
nella predicazione, nella relazione
d’aiuto e nei semplici rapporti fra noi,
veicoliamo modelli rigidi in cui
confondiamo l’etica con i diktat del
«Super io». Per questo se ancora abbiamo dei dubbi, è necessario lasciarci
alle spalle l’associazione dell’idea di
salvezza alla guarigione fisica e psichica. Anche un credente può essere in
disagio psichico, essere ammalato,
avere il male di vivere. Non siamo noi
a curare. In secondo luogo potremmo
lavorare soprattutto a livello infantile
e giovanile nella prevenzione del disagio offrendo degli strumenti per stare
al mondo. Il nostro corpo è ciò che abbiamo da mettere a disposizione di
Dio e degli altri, la cura delle relazioni
nostre con noi stessi, con il mondo e
con gli altri sono fondamentali nella
formazione di un credente. Un nodo
problematico è quello del senso di colpa, diverso dal senso del peccato, ma
che a volte suscitiamo inconsapevolmente attraverso le predicazioni e la
stessa confessione di peccato. Le chiese concretamente dovrebbero affinarsi
nella pratica della diversità, accettando che l’umano è quanto mai variegato, come le nostre domande e le nostre
necessità: una chiesa in cui ci sia la
pratica non formale del dialogo,
dell’accettazione della diversità dello
stare al mondo.
Erika Tomassone
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 19 GENNAIO 2001 VENERDÌ 1 '
«^®Poi giunsero
a Gerico. E come
Gesù usciva da
Gerico con i suoi
discepoli e con
una gran folla,
il figlio di Timeo,
Bartìmeo, cieco
mendicante,
sedeva presso la
strada. Udito
che chi passava
era Gesù il
Nazareno, si mise
a gridare
e a dire: “Gesù,
figlio di Davide,
abbi pietà di
me!” “P molti
lo sgridavano
perché tacesse,
ma quello gridava più forte:
“Figlio di Davide,
abbi pietà di
me!”. ^^Gesù,
fermatosi, disse:
“Chiamatelo!”.
E chiamarono il
cieco, dicendogli:
“Coraggio, alzati!
Egli ti chiama”.
^Allora il cieco,
gettato via il
mantello,
balzò in piedi
e venne da Gesù.
^^E Gesù,
rivolgendosi a
lui, gli disse:
“Che cosa vuoi
che ti faccia?”.
Il cieco rispose:
“Rabbunì, che io
ricuperi la vista”.
Gesù gli disse:
“Va’, la tua fede
ti ha salvato”. In
quell’istante egli
ricuperò la vista
e seguiva Gesù
per la via»
(Marco 10,46-52)
«^Ho visto, ho
visto l’ajfiizione
del mio popolo
che è in Egitto e
ho udito il grido
che gli strappano
i suoi oppressori;
perché conosco
i suoi affanni;
sono sceso per
liberarlo dalla
mano dagli
Egiziani, e per
farlo salire da
quel paese in
un paese buono
e spazioso, in un
paese ove scorre
il latte e il miele»
(Esodo 3, 7-8)
GESÙ CRISTO IL LIBERATORE
Il Dio che ci chiama alla vita mediante il suo Figliolo è un Dio che è sceso egli
stesso sino nelle profondità ultime della sofferenza e della disperazione umana
STEFANO MERCURIO
Gesù e i suoi discepoli si trovavano in marcia verso Gerusalemme dove avrebbero festeggiato la Pasqua. Durante il
viaggio si erano fermati brevemente nella città di Gerico per
ristorarsi e riposarsi un poco
dalla lunga marcia. Ora tra Gerico e Gerusalemme esiste un dislivello di circa 400 metri e parecchi chilometri di distanza. Il
cammino si presentava dunque
ancora lungo e faticoso.
la, che anche Gesù si trovava a
passare per quella stessa strada
e pieno di agitazione comincia a
gridare nella speranza che Gesù
lo notasse; «Figliolo di Davide
abbi pietà di me». Dovette ripetere questo grido più volte a motivo della grande confusione di
quel giorno. 11 testo riporta infatti due volte quel grido.
Un cieco in mezzo alla folla
Da Gerico a Gerusalemme
SULLA strada per Gerusalemme si trovava quel giorno un
numero enorme di pellegrini
che, pieni di sentimento religioso e di grande attesa, erano in
marcia anche loro verso la città
santa. C’era da superare questo
lungo percorso che li separava
da Gerusalemme, e poi finalmente avrebbero raggiunto la
città il cui tempio era considerato come il luogo della presenza
di Dio. Ancora questa salita e
poi il sogno di essere lì, nel tempio di Dio, in una ricorrenza
particolare e piena di significato
come la Pasqua, si sarebbe infine realizzato. Per questa gente,
sinceramente religiosa, essere
presenti a Gerusalemme per la
Pasqua era una cosa molto importante e la loro emozione e
gioia si faceva sentire durante il
cammino con canti di allegrezza
e nel recitare dei salmi.
C’erano tutte le condizioni
per prepararsi a un grande momento di festa. Ai bordi della
strada si trovava anche un mendicante che a causa della sua cecità era costretto a giacere per
terra. Quest’uomo sente dire, da
una voce che circolava tra la fol
Signore Dio nostro, tu hai voluto abitare non solo
in cielo ma anche tra di noi sulla terra; hai voluto
essere non solo imponente e grande ma anche
umile e piccolo: hai voluto non solo essere Dio in
eterno ma per noi hai anche voluto nascere, vivere e morire come un essere umano. Nel tuo Figlio
Gesù Cristo ci hai donato niente dì meno che té
stesso, cosi che possiamo appartenerti compietamente. Che ci resta mai da fare, se non stupirci,
rallegrarci ed essere riconoscenti?
KariBarth
(da Ün giorhó unà Parola, 1999,
Gaudiana, Torino, pag. 38)
Cf ERA troppa folla quel giorno sulla strada per Gerusalemme e quindi troppi ostacoli tra lui e Gesù; anzi, era quasi impossibile che Gesù si accorgesse di lui. In primo luogo
perché Bartimeo giaceva per
terra, era cioè costretto a stare
in basso, dunque solo chi gli
passava immediatamente vicino lo poteva vedere, tale era la
folla che si accalcava quel giorno. In secondo luogo c’erano
troppe grida. Le grida gioiose
della folla chiassosa coprivano il
grido disperato di Bartimeo.
In terzo luogo, come se quella
situazione oggettiva non fosse
sufficiente per far sì che Gesù
non riuscisse ad accorgersi di
Bartimeo, quelli che gli passavano immediatamente vicino, non
gli dicono: «Aspetta, adesso vediamo dov’è il Maestro e te lo
mandiamo», piuttosto lo rimproverano! Di che cosa? Forse di
disturbare con le sue grida quel
momento così importante. Il testo su questo punto non lascia
dubbi: «E molti lo sgridavano
perché tacesse». Penso tuttavia
che la folla dal suo punto di vista
aveva buone ragioni per sgridarlo: «Quante volte passando per
questa strada dove tu, caro Bartimeo, trascorri la tua vita ci siamo fermati a parlare con te,
quante volte ti abbiamo dato un
po’ del nostro tempo e magari
spesso anche un po’ di soldi. Ma
oggi, sii ragionevole, renditi
conto che dobbiamo affrettarci,
non possiamo arrivare in ritardo
per la Pasqua, sai benissimo che
poi comincia il momento del riposo e se non arriviamo in tempo la legge ci impone dei limiti
di percorrenza». Altri magari gli
avranno detto; «Ehi, Bartimeo,
come va? Tieni, prendi questa
focaccia poi al ritorno quando
scendiamo da Gerusalemme ti
regaliamo pure qualcosa, contento? ...come? ...Gesù? sì, abbiamo sentito che è lì in mezzo,
un po’ più avanti. Ciao».
Aiutare materialmete qualcu
no non significa necessariamente essere strumento dell’opera
salvifica di Dio. Per i pellegrini,
per questa gente sinceramente
osservante, non c’è più tempo
per volgere lo sguardo in basso,
per terra, dove giace Bartimeo;
adesso è il momento di volgere
lo sguardo in alto, verso il tempio di Dio; è in quella direzione
che bisogna affrettarsi! E neanche i discepoli di Gesù si accorgono di Bartimeo, spariscono in
mezzo alla folla, si confondono
con essa. Addiritmra non si parla più di loro nel resto del racconto. Che fine hanno fatto i discepoli del Cristo? Che cosa
stanno facendo?
senza di Dio, forse ogni tanto
dovremmo interrogarci sulla nostra direzione di marcia. Sulla
strada di Gerico Cristo ha ridato
la vista a un cieco e i suoi non se
ne sono neanche accorti. Sono
presi da altre cose! «E Gesù - dice il testo - gli disse: “va’, la tua
fede ti ha salvato”. E in quell’istante egli ricuperò la vista e
seguiva Gesù per la via» verso
Gerusalemme.
Se Dio scende
puoi salire
li grido di Bartimeo
Cf ERANO troppe voci, troppe grida, troppa gente,
troppi ostacoli. Come poteva
essere possibile che quel grido
disperato: «Figliolo di Davide
abbi pietà di me», venisse udito
da Gesù? Eppure, dice il testo,
«Gesù fermatosi, disse: Chiamatelo». Come fu possibile che Gesù si accorse di lui? Credo che
Gesù udì la sua voce, perché
l’attenzione di Gesù non era rivolta a quelli che salivano ma a
quelli che non salivano.
Quel giorno sulla strada che
da Gerico porta a Gerusalemme,
accadde una cosa molto strana,
un cieco recupera la vista e chi
invece ci vedeva, cioè tutti quelli
che salivano, la perdono perché
non vedono che Dio sta scendendo dal tempio verso Gerico,
per quella stessa strada ma in
direzione opposta, sta scendendo per incontrare Bartimeo.
Gesù guarda in basso
CHI credeva di conoscere la
direzione per arrivare nella
casa di Dio, per stare alla sua
presenza, rimane ignaro dello
stravolgimento che sta avendo
luogo attorno a lui. Chi pensava
di conoscere la direzione giusta
per arrivare alla casa di Dio, per
stare alla sua presenza, non lo
vede scendere dal tempio, non
vede in che direzione sta andando, e chi invece altro non ha che
il riconoscimento della sua condizione di peccatore, il proprio
grido di dolore «Signore abbi
pietà di me», recupera la vista,
viene visitato da Cristo, dal Cristo che preferisce anziché guardare in alto verso le alture dei
santuari, guardare in basso. Da
più parti ci si lamenta dell’as
SOLO se Dio scende, puoi salire veramente. Perché da solo non puoi vedere il cammino
che conduce al tempio di Dio.
Solo se il Cristo ci apre gli occhi,
solo se la sua parola ci raggiunge
e le nostre orecchie la sentono
risuonare: «Va’, la tua fede ti ha
salvato», solo allora lo possiamo
seguire «per la via», per la sua
via, anziché arrampicarci e affannarci dietro le nostre vie e le
nostre salite che conducono ai
santuari religiosi o ai palazzi importanti. Questo testo contiene
un grande insegnamento sulla
vera natura dell’essere umano e
su quella di Gesù Cristo.
Per incontrare il Signore non
dobbiamo fare nessuna salita
perché è lui che scende per
ascoltare il grido del singolo e
della singola del suo popolo. 11
Dio che ci chiama alla vita mediante il suo Figliolo è un Dio
che è sceso egli stesso sino nelle
profondità ultime della sofferenza e della disperazione umana: che cos’è la croce di Cristo
se non questo?
11 nostro Signore è anche un
Dio sensibile al grido. È un Dio
che ode il grido del popolo prigioniero, che ode il sangue di
Abele che grida dalla terra, ode
il grido del salmista, della vedova e dell’orfano. Dio sa ascoltare
la voce di chi non ha più nessuno che lo ascolti; credo che la
sappia ascoltare nonostante gli
ostacoli che l’umanità gli interpone e l’assenza dei discepoli,
l’inadeguatezza della sua chiesa.
Sapere ascoltare un grido significa scendere troppo in basso,
giù, nella profondità della disperazione umana, dove solo Dio sa
scendere ed è sceso in Cristo
Gesù per raccogliere ciò che era
perduto. Dio fa un mestiere che
solo lui conosce e sa fare; il Liberatore.
(Prima di una serie
di tre meditazioni)
Note
omiletiche
È il testo che precede
immediatamente l'ingresso di Gesù a Gerusalemme. Secondo il testo di
Marco è dunque l'ultima
delle guarigioni che Gesù
compie prima di soffrire in
quella città. Il momento
della sua crocifissione si
allunga come un'ombra
già sulla strada verso Gerusalemme; l'opposizione
verso cui sta andando incontro non gli impedisce
però di presentarsi sino
all'ultimo come il maestro
compassionevole e ricco di
attenzione per il suo popolo. Avvicinando questa
guarigione e i giorni della
sua passione l'evangelista
sembra voglia ricordare
come colui che amò sino'
alla fine fu considerato
degno di un odio senza fine. La scena si snoda sul
passaggio di Gesù per la
strada che da Gerico porta
a Gerusalemme. Il testo lascia alludere alla presenza
di tanti personaggi ma
nessuno di essi viene citato esplicitamente (i discepoli non vengono menzionati e la loro presenza è
confermata solo dal verbo
al plurale nel primo versetto, coloro che chiamarono il cieco restano anonimi, così come coloro che
10 rimproverarono).
La grazia di Gesù riempie in questo modo tutta
la scena ed è l'unica a colorirsi di contorni ben definiti. Questa stessa grazia
anima nel mendicante
Bartimeo, figlio di Timeo
(il quale grazie all'incon-,
tro con Gesù esce dall'a-'
nonimato) una grande
speranza. Il mendicante si,
rivolge a Gesù con il titolo!
di Figlio di Davide che ha'
un riferimento messianico i
solo nel Salmo 17,21 men-j
tre nella letteratura rabbi-1
nica posteriore si trova co- j
me designazione corrente
del Messia. Bartimeo si rivolge quindi a Gesù come j
al liberatore nazionale,'
sotto il cui dominio si deb-,
bono adempiere le anti-'
che promesse di Dio aj
Israele. Dal Messia ci si at- i
tendeva che avrebbe gua- ?
rito anche i ciechi (Is. 35,5) i
e questo, oltre alla fama i
di guaritore di cui Gesù'
certamente godeva in f
buona parte, fa nascere la j
speranza del cieco. La no- (
tizia dell'intervento della ^
folla per fare tacere il eie- '
co mette ancora più in risalto la volontà di Gesù di ;
dedicarsi a quell'uomo infelice e svantaggiato. >
Il tema della sequela f
del Cristo viene sottolineato alla fine del testo.
«Nell'ordine abbiamo: il
cieco che prega con perseveranza, che invoca malgrado gli ostacoli, che viene confortato, che corre
incontro a Gesù, che si lascia interrogare da lui,
che si fa aprire gli occhi,
che lo segue nel suo cammino. Solo dove l'uomo
ha gli occhi aperti da
un'azione miracolosa di
Dio che gli permette di
vedere quel che accade in
Gesù, e può seguirlo per
la via, capisce ciò di cui c'è
ancora da parlare adesso:
11 cammino del figlio dell'uomo verso la sofferenza» (E. Schweizer).
In me.
nc
I
CHI di
bia ai
ta che rivi
da a un g
tori, vedo
te poche
sempre,
monitore
della SCO
possibile
tro sia ca
«Se si tre
ciò che di
cesso ieri
nettiere c
che anch
contare,
un’altra
netta risf
di poter i
ne. Non (
che è prc
à richiedi
tenzione
l’argome
contiame
vicina di
ci ha sor]
volti, ine
gliamo c
le nostre
pensieri,
magini. 1
gnifica r
ai bambi
dividere
coinvolg:
comune
vezza, pi
ognuno(
Tra i r
ro bamh
molta eh
cui mio
Store) c
eravamo
re storie
ria della
La E
[
«b:
bambir
sorrido
no a ur
riescon
attenzii
che è p
ro occh
qualcu
capire
Aspetti
che pri
c’è qui
Gioia,1
po; i SI
fanno s
carezze
rispom
storia
raccon
ta?», rii
le tue 1
rezza
mia ri
unico 1
nine si
Per
approfondire
- B. Corsani, Testimoni della verità. Marco,
Matteo, Luca, Claudiana, Torino, 1982.
- E. Schweizer, Il Vangelo secondo Marco, Paideia, Brescia, 1971.
- J. Moltmann, "Wer ist
Christus für uns heute?,
Chr. Kaiser-Gütersloher
Verlagshaus, Gütersloh,
1997, pp. 35-45.
quei V
le sue.
rie po
ste pie
«La
contai
altre
hanno
no al
prio q
volo e
Bibbi;
rie. M
che st
sterio
rosa (
«Ma c
; tre d<
non r
! ciano
una s
, scura,
ne pn
3
venerdì 19 GENNAIO 2001
Fede e Spiritualità
PAG. 3 RIFORMA
ide
ma
asù
: in
no
Í si
ara
Seme
insce
no
tro
> di
posta
aila
¡sta
are
inoi
ato
ifisul
' ia
)rta
1 la-!
nza
ma'
itaiceaio
, I
a e.
rbo
rerTianoche
modo importante per condividere l'appartenenza a una storia comune
Raccontare la Bibbia ai bambini
In mezzo a tante storie fantastiche adatte per i più piccoli, dobbiamo riscoprire la ricchezza
narrativa della Scrittura, la gioia del raccontare e del trascorrere più tempo insieme
ELISABETH LOH
CHI di voi racconta la Bibbia ai bambini? Ogni volta che rivolgo questa domanda a un gruppo di interlocutori, vedo alzarsi timidamente poche mani che, quasi
sempre, scopro essere del
monitore o della monltrice
della scuola domenicale. È
possibile mai che nessun altro sia capace di raccontare?
«Se si tratta di comunicare
ciò che di particolare ci è successo ieri mentre ero dal panettiere o nell’autobus, certo
che anche noi sappiamo raccontare, ma... ia Bibbia è
.un’altra cosa!». Con questa
netta risposta molti pensano
di poter chiudere la questione. Non ci si accorge, invece,
che è proprio quella risposta
a richiedere una maggiore attenzione da parte nostra sull’argomentó. In genere raccontiamo a un amico o a una
vicina di casa un evento che
ci ha sorpresi, divertiti, sconvolti, incoraggiati perché vogliamo condividere con loro
le nostre sensazioni, i nostri
pensieri, le nostre stesse immagini. E allora, che cosa significa raccontare la Bibbia
ai bambini se non voler con, dividere con loro il nostro
coinvolgimento in una storia
comune che parla della salvezza, promessa da Dio, per
ognuno di noi?
Tra i ricordi di quando ero bambina, custodisco con
molta chiarezza i momenti in
cui mio padre (anch’egli pastore) cominciava, mentre
eravamo a tavola, a raccontare storie straordinarie: la storia della liberazione di un in
Raccontare ai bambini storie della Bibbia. Come? Semplicemente parlando loro, seduti in terra o a tavola, o organizzandoci
meglio con un po’ di fantasia, con l’aiuto della musica e del canto, o ancora «creando» con loro dei piccoli oggetti. Nell’era del
«non ho tempo» questa pagina è un delicato incoraggiamento a
raccontare con nuova passione le storie della Bibbia ai nostri
bambini. Gli articoli sono preparati da Elizabeth Löh, pastora
valdese e cappellana a «Casa materna» a Portici, Deborah D’Auria che racconta la Bibbia ai bambini della Chiesa battista di Napoli attraverso la ceramica, Simone Fuligno, musicista, collaboratore della rivista del Sie «La scuola domenicale». (Anna Maffei)
\n
IB- Un esempio di animazione che comporta la produzione di un manufatto
La Bibbia si può raccontare anche con le mani
2mitta
codeaziat
nte
neoi
on-,
l'a-'
ide,
e si i
:olo
ha
lico
lenobicointe i
i ri- ;
)me I
ale,
leb-1
nti- i
0 a ;
at- ì ^
|ua- r t
5,5)
ima \
esù"
in .,
e la
noella
cie
1 -bambini che ho salutato mi
LI di
> ineia
oliste.
j: il
rsenalvie)rre
I lalui,
chi,
amimo
da
3 di
; di
e in
per
i c'è
sso:
del■en
tero popolo che attraversò le
acque di un mare e visse per
quarant’anni nel deserto, o
anche la meraviglia e lo stupore di 5.000 persone che
erano state sfamate perché
un uomo speciale, di nome
Gesù, aveva moltiplicato pochi pani e alcuni pesci. Quelle storie lontane ritornavano
a vivere negli sguardi, nei gesti, e nelle modulazioni della
voce di mio padre. Non avevo dubbi, egli amava molto
quei racconti. Forse è anche
per la dedizione e l’amore
con cui ho ricevuto la narrazione dei racconti biblici, che
oggi quelle storie sono divenute anche le mie. Ogni qualvolta narriamo le storie bibliche, diventiamo parte della
lunga catena dei nostri padri
e madri nella fede che raccontavano oralmente ai propri figli la storia della loro liberazione e della loro fede.
Ognuno di noi è, dunque,
un potenziale narratore. Ma
come possiamo raccontare la
Bibbia? Non esistono ricette
magiche e alcune riflessioni
che qui condivido sono il
frutto del lavoro svolto con i
bambini e le bambine che ho
incontrato e incontro ancor
oggi nel mio lavoro. Dinanzi
a un racconto biblico che vo
gliamo raccontare, dobbiamo chiederci: che cosa in esso ci affascina di più? È da
qui che deve partire la narrazione. Il racconto non deve
diventare un bel monologo
ma deve essere un dialogo
con i bambini che ci ascoltano. È sempre bello, infatti,
chiamare in causa i nostri
piccoli ascoltatori facendo
loro esprimere sentimenti e
aspettative rispetto alla storia. Naturalmente la costruzione di un racconto varierà
a seconda del numero degli
ascoltatori: non potrò, infatti, raccontare una storia a un
gruppetto di sei bambini o a
una quarantina di essi nel
medesimo modo.
Inoltre chi racconta deve
cercare di compiere una mediazione tra il linguaggio del
bambino e quello biblico.
Quando, ad esempio, si parla
del tempio di Gerusalemme, i
bambini potrebbero non essere in grado di richiamare
visivamente quella costruzione. In questo caso, si potrebbe descrivere il tempio aiutandosi con delle immagini
che riproducono le diverse
parti che lo compongono, fino poi a provare con i bambini stessi a realizzare un
tempio «in miniatura» con
cartapesta e colori a tempera.
Inoltre, e qui forse ripeto
cose già note, per rendere più
viva e immediata la storia che
si vuole raccontare, è sempre
meglio coniugare i verbi al
presente; usare la forma del
discorso diretto; provare a
sfruttare al massimo le potenzialità della voce e della
gestualità; non distogliere
mai lo sguardo da coloro che
ci ascoltano. Non dimentichiamo poi che per qualunque episodio biblico possiamo utilizzare importanti
strumenti. Esistono, per esempio, alcune edizioni di
Bibbie per bambini molto
utili (ad esempio Chicchi di
grano dalla Bibbia, Società
biblica britannica e forestiera, 1996), ci sono i colorati leporelli (libretti a fisarmonica), infine i pupazzi, le marionette, il teatrino che riescono a mediare la distanza
che esiste tra il mondo dei
bambini e quello degli adulti.
In quanto credenti dobbiamo riscoprire di essere narratori e narratrici di eventi importanti, non solo per i nostri
figli, nipoti, fratelli e sorelle
ma per qualsiasi bambino o
bambina che ci è dato di incontrare nella nostra quotidianità. E questo impegno
vale forse oggi più di ieri.
Non dobbiamo nascondere
che anche i nostri bambini a
volte trascorrono parte del
loro tempo in compagnia di
un televisore o di un computer. Riscopriamo la ricchezza
di una storia biblica da raccontare ai bambini, e riscopriremo anche noi la gioia di
donare loro più tempo da
trascorrere insieme.
Un’animazione basata suila paraboia dei figliol prodigo
Dialogo fra le generazioni
La musica, linguaggio
evocativo e universale
SIMONE FULIGNO
DEBORAH D'AURIA
; T» UONASERA e benvenuti a tutti e a tutte!». I
710
rco,
lia
'an
Pai
r ist
'.te?,
her
loh.
V
he
sorridono, sono seduti attorno a un grande tavolo e non
riescono a distogliere la loro
attenzione da quel pacchetto
che è proprio lì, davanti ai loro occhi incuriositi. Vedo che
qualcuno tastando cerca di
capire di che cosa si tratta.
Aspetto un po’, sono sicura
che prima o poi... «Che cosa
c’è qui dentro?», mi chiede
Gioia, la più piccola del gruppo; i suoi occhietti furbi mi
fanno sorridere e, mentre accarezzo i suoi riccioli biondi,
rispondo: «Qui sotto c’è una
storia che aspetta di essere
raccontata...». «E cosa aspetta?», ribatte Barbara. «Aspetta
le tue manine...». Che tenerezza infinita quando alla
mia risposta è seguito un
unico movimento, tante manine si sono alzate davanti a
quei visini, ognuno guardava
le sue, i palmi aperti: che storie possono raccontare queste piccole mani?
«La storia che vi voglio raccontare è una storia che tante
altre mani prima delle mie
hanno raccontato», mi avvicino al grande libro che è proprio qui nel bel mezzo del tavolo e lo apro. «Questa è la
Bibbia, un libro ricco di storie. Magari ce n’è qualcuna
che stasera con l’aiuto del misterioso pacchetto, è desiderosa di farsi raccontare...».
«Ma cosa c’è dentro?», mentre domandano, i bambini
non resistono più e cominciano a scartocciare e toccare
una specie di terra umida e
scura. «Questa è argilla», dico;
ne prendo un pezzo e comin
cio a modellarla. Mentre racconto della creazione del cielo e della terra, tra le dita
prende forma una stella, «una
piccola stella come quelle che
Dio ha “appeso” nel cielo per
fare luce di notte quando è
tutto buio». Ma una sola non
mi basta, e allora ne faccio
un’altra e un’altra ancora
«perché Dio fece una promessa ad Abramo e cioè che
la sua discendenza sarebbe
stata così numerosa, proprio
come le stelle nel cielo».
Lo sapevo che a questo
punto qualche altra mano si
sarebbe aggiunta alle mie.
Qualche manina si adopera a
fare una grande stella, più
grande di tutte, «perché fu
una grande stella a guidare i
magi d’Oriente fino al luogo
in cui nacque un bambino
molto speciale di nome Gesù». Che allegria! Il tavolo si
riempie di stelle, di ogni forma e dimensione, i bambini
ridono, scherzano, si divertono a sporcarsi le mani. C’è
qualcuno però che non è proprio soddisfatto e sento che
borbotta: «Uffa, è la terza volta che si rompe...». Bogdan.è
un po’ scoraggiato, così mi
avvicino e gli dico: «Devi avere pazienza, tentare più volte
senza stancarti... lo sai che
l’argilla ci somiglia molto?
Dio ci crea, ci modella, però
ci lascia la libertà di deformarci, di spezzarci e romperci in tanti pezzetti, come è accaduto alla tua stellina. Siamo fragili ma c’è sempre tanto amore in Dio per noi che
siamo le sue creature, che si
appassiona ogni volta a rimettere insieme i pezzi con
pazienza». Sembra convinto.
Io prendo ancora un pezzetto di creta e stavolta faccio
una lanterna, dico ai bambini
di guardare attentamente...,
spengo la luce e accendo una
candela, la fiamma palpita
prima timidamente, poi più
decisa. La luce che si irradia
dai trafori a forma di stelle
che ho inciso sulla lanterna è
molto suggestiva e i bambini
ne sono incantati. «Quelli che
insegnano la giustizia agli uomini e alle donne brilleranno
Alcuni bambini presentano alia comunità i loro lavori di ceramica
come le stelle»: cito nella semi oscurità il versetto di Daniele (13,3) e i bambini restano in silenzio. Poi il piccolo
Daniele dice che essere giusti
è molto difficile perché ci si
deve comportare bene e allo
stesso modo con tutti quanti,
insomma essere molto buoni. Rossella aggiunge che non
è giusto che molti bambini
vivono in paesi dove ci sono
le guerre a causa dei grandi,
mentre Alessio pensa all’ingiustizia di tanti bambini che
soffrono la fame mentre altri
sono ricchissimi.
È a questo punto che racconto loro che c’è a Jad wa
shem, a Gerusalemme, una
galleria sotterranea completamente buia dove si accendono e palpitano piccole luci
che brillano come stelle mentre una voce ricorda i nomi
del milione e mezzo di bambini ebrei uccisi durante la
seconda guerra mondiale.
Rappresentano 1 bambini di
ogni tempo che sono vittime
di grandi ingiustizie. Le luci si
riaccendono, i bambini sono
un po’ tristi, ma mi dicono
che è stato molto importante
per loro ascoltare questa ultima storia. Il tempo a nostra
disposizione è finito, è il momento di salutarci. Ci rivedremo il prossimo giovedì. Il laboratorio è totalmente a soqquadro, sono stanca ma contenta, osservo le mie mani e
dico: «Adesso tocca ripulire».
Comincio a riporre gli strumenti di lavoro e a pulire il
tavolo. Via le spugne, i bisturi,
la barbottina... lascio solo il
Libro che è sempre aperto al
centro del tavolo, aperto come le mie mani che questa
sera hanno dato, ma soprattutto hanno tanto ricevuto.
Andrea, mio figlio, ha
due anni e mezzo. Il
mondo di Andrea è diverso
dal mio. Intanto varrebbe la
pena definirlo universo dal
momento che ha «scarpe della luna», inoltre questo universo si rappresenta con segni, immagini, gesti e linguaggio che non riconosco se
non sotto una severa supervisione di Andrea stesso e che
spesso non mi appartiene.
Non mi appartiene tranne la
musica. La musica è il terreno sul quale i nostri passi lasciano orme uguali, ci si intende a meraviglia. Il linguaggio universale per eccellenza è diventato il nostro
linguaggio comune. Questo
perché le leve emotive che la
musica muove superano le
età. Com’era la ninna-nanna
con cui dormivate? Sono certo che la ricordate o la riconoscereste se qualcuno si
prendesse il tempo di cantarvela ancora. La musica, infatti, ha una energia evocativa,
rappresentativa, e mette in
moto la fantasia e le emozioni a qualunque età.
I bambini generalmente
amano quasi tutta la musica,
dai corali luterani ai jingles.
Però mi sono messo in ascolto e in osservazione di Andreaper capire che cosa lo facesse
«accendere» e ho scoperto
che le regole per mettere in
musica un testo sono poche e
abbastanza elementari. La
melodia deve essere semplice, lineare, con cadenze intuitive: mi dispiace per gli
amanti della musica seriale: è
un po’ troppo razionale per i
piccoli, forse da grandi...;
l’estensione non deve superare un’ottava o comunque le
capacità vocali del bambino
(e molto più spesso del monitore e del genitore); il testo è
meglio se diretto e facile, e il
lessico familiare, quotidiano.
Prosa batte poesia, quindi, almeno per i bambini.
Poi il testo, ma quale testo?
La Bibbia non è cosa semplice da raccontare. Una prima
cosa che possiamo fare è raccontare una storia, narrare ad
esempio: quante versioni del
racconto della creazione esistono in musica? Tantissime.
Io ho avuto occasione di raccontare musicalmente alcune
storie e ho trovato stimolante
cambiare punto di osservazione, per esempio con la parabola del buon samaritano
ho provato a far cantare lui,
l’aggredito (cfr. Il mio prossimo, «La scuola domenicale»,
anno 2000 n. 1) e farlo parlare
in prima persona. Ho spostato l’inquadratura della telecamera che riprendeva la scena,
come in un film. Più difficile
di raccontare una storia può
essere trasmettere un concetto, un messaggio, lasciare un
insegnamento. A questo scopo a me è stato utile l’uso della seconda persona singolare
(cfr. Essere credenti, «La scuola domenicale», anno 2000 n.
1) che trovo sia diretta, incisiva e coinvolgente.
Se invece non dovete mettere la Bibbia in musica (se lo
fate siete cortesemente pregati di fare avere copia del prodotto al Sie) ma volete usare
la musica per raccontarla meglio, esistono davvero tanti
modi per farlo e che, per ragioni di spazio, accenno solamente e che comunque possono accendere qualche luce.
La voce è suono. Gli effetti
sonori della musica (echi, riverberi e quant’altro) possono essere riprodotti con la
voce allo scopo di enfatizzare, sottolineare un testo (testo biblico, o riscritto o tratto
dalla letteratura). Come in un
film, la musica può essere
usata come colonna sonora
di una lettura. Non dimenticate che esistono due tipi di
accompagnamento sonoro: il
tappeto sonoro ovvero i rumori di fondo del film (porte
che sbattono, scarpe che
scricchiolano) e la musica
vera e propria (originale, cioè
scritta appositamente o già
esistente). Su una lettura entrambe le tecniche possono
essere usate. Se invece volete lavorare sul canto con le
bambine e i bambini esiste
un libro nuovo, anzi nuovissimo, molto bello, di cui potete trovare recensione sul
prossimo numero de «La
scuola domenicale»: Oggi si
canta di Susan Lovegrove
Graziano, ed. Ricordi.
Per concludere l’unico
consiglio che mi sento di darvi è quello di stare in ascolto
sia del mondo dei bambini
che di quello dei grandi per
capire quali sono gli strumenti e i modi di un linguaggio che cambia ogni istante
affinché il nostro parlare sia
compreso. Stiamo infine in
ascolto della Bibbia perché
essa ci sappia dare i contenuti, senza i quali, ahimè, siamo
«metallo che rimbomba».
4
PAG. 4 RIFORMA
venerdì 19 GENNAIO 200| VENERDÌ U
Tra le decisioni più importanti prese dall'Assemblea generale della Cevaa a Sete
Riattualizzare la missione della Chiesa
Stimolare tutte le chiese a darsi una strategia missionaria. La Cevaa si impegna a sostenere
i programmi missionari delle chiese membro basati su progetti evangelistici e diaconali
FRANCO TAGLIERÒ
UNO dei pilastri fondatori
della Cevaa è l’aiuto alle
chiese del Sud nate dall’opera
missionaria del periodo storico delle Società delle missioni, di quella di Parigi in particolare. Questa azione ispirata
dalla necessità della solidarietà reciproca ha assunto,
col passare del tempo, contorni non ben definiti e gli
aiuti finanziari, provenienti
soprattutto dalla chiese del
Nord, erano utilizzati per il
funzionamento delle strutture ecclesiastiche. Ora la Cevaa dà vita a una nuova impostazione di questa «partecipazione alla vita delle chiese», impegnandosi a finanziare i «Programmi missionari
delle chiese membro».
Si tratta di rinnovare il senso della Missione, cioè di stimolare ognuna delle chiese
della Cevaa a darsi una strategia missionaria: a causa
delle necessità di sopravvivenza quotidiana, questo
aspetto della presenza della
chiesa nei diversi paesi ha finito per passare in secondo
piano rispetto al complesso
delle attività ecclesiastiche.
I programmi missionari
hanno un radicamento biblico che l’Assemblea della comunità ha riattualizzato. La
missione cristiana è innanzitutto «missione di Dio», il
quale agisce in una dinamica
di amore per ogni creatura.
Questo movimento punta
sulla solidarietà, sulla giustizia e sulla pace: è così che il
Signore si manifesta e il Cristo porta fino alle estreme
conseguenze la necessità della missione, facendosi servitore di Dio e servitore di tutti
gli esseri umani; il suo amore, reso evidente nella sua
morte e nella sua resurrezio
Una scuola rurale In Costa d’Avorio
ne, non ha limiti. Ma la missione è anche «missione che
Dio affida alla chiesa». È una
missione globale («Tutto 1’
Evangelo per ogni persona
umana e dappertutto nel
mondo» è uno degli slogan
della Cevaa), perché rinvia
alla totalità dell’impegno che
Dio affida ai credenti in vista
della salvezza. È anche il
compito della chiesa in movimento, la chiesa che vive per
gli altri, che non agisce per se
stessa ma per il mondo intero. La missione è la chiesa
stessa, inviata nel mondo per
amare, per servire, per predicare, per insegnare, per curare e per liberare.
Dunque la missione dei
credenti riguarda sia l’evangelizzazione, sia la lotta perché sia vincente l’amore, sotto la forma del servizio per gli
umili: in questo senso la lotta
per l’affermazione della di
gnità di ognuno, delia giustizia e della pace in ogni paese
godrà ancora di una attenzione primaria.
In questa prospettiva teologica la Cevaa si impegna a
sostenere quei programmi
missionari che le chiese vorranno predisporre in base a
una logica di evangelizzazione e di aiuto per il prossimo
in difficoltà, in altre parole i
progetti evangelistici e diaconali. I programmi missionari
saranno finanziati in base alle disponibilità della Comunità con il 20 per cento delle
risorse (contribuzione delle
chiese, circa 600 milioni di lire): non è una grande somma, in questi tempi di ristrettezze finanziarie, ma la Cevaa
non può andare oltre a ciò
che le chiese membro mettono a disposizione.
Ogni programma sarà seguito locaimente da un picco
È deceduto a causa di un cancro il 30 settembre scorso, all'età di 73 anni
Alain Blancy, grande testimone ecumenico del XX secolo
Nell’ultimo numero (gennaio-marzo 2001), di «Chrétiens en marche», trimestrale
del Centro ecumenico «SaintIrénée» di Lione, padre René
Beaupère, direttore del bollettino, rende un vibrante
omaggio alla memoria di
Alain Blancy, pastore della
Chiesa riformata di Francia,
deceduto per cancro il 30 settembre scorso all’età di 73
anni. Alain Blancy è stato
uno dei teologi più impegnati nel movimento ecumenico
negli ultimi trent’anni. Dal
1971 al 1981 fu direttore aggiunto dell’Istituto ecumenico del Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec), a Bossey,
vicino a Ginevra. Fin dalla fi
ne degli Anni 60 fu fortemente impegnato nel noto
«Groupe des Dombes», che
dal 1937 riunisce teologi protestanti e cattolici francesi e
svizzeri, e di cui era da anni
copresidente protestante.
Il segretario generale del
Cec, Konrad Kaiser, lo ha ricordato in questi termini: «La
testimonianza ecumenica di
Alain Blancy era radicata nella sua storia personale. Era
nato in Germania in una famiglia di origine ebraica convertita al cristianesimo. Emigrato in Francia, poi deportato in Germania, ha subito le
sofferenze, le tragedie e le
contraddizioni di quel periodo della storia che è legata al
la fondazione del Consiglio
ecumenico delle chiese. Conserveremo la memoria di
Alain Blancy come quella di
un uomo appartenente alla
schiera dei testimoni ecumenici del XX secolo».
Ritornato in Francia dopo
la guerra, Alain Blancy frequentò il «Collège cévenol» di
Le Chambon-sur-Lignon dove ebbe come professore il filosofo Paul Ricoeur, che segnerà profondamente la sua
evoluzione futura, così come
il teologo protestante tedesco
Jürgen Moltmann con la sua
«teologia della speranza», tema della sua tesi di dottorato.
Durante gli studi in teologia
che compì a Montpellier e a
Un docunnento della Chiesa evangelica della riconciliazione
Annunciato un «digiuno ecumenico»
La Chiesa evangelica della riconciliazione,
a firma del suo presidente Giovanni Traettino, ha pubblicato un documento in cui è annunciato per quest’anno «un digiuno ecumenico», ossia l’astensione dalla partecipazione
alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. «Questa decisione - si afferma - è figlia
della sofferenza e del dolore nostri di fronte a
chiari segnali di mutamento del clima complessivo di apertura della Chiesa cattolica romana nei riguardi di tutti gli altri cristiani».
Il documento, che riporta una serie di
eventi che hanno caratterizzato il comportamento della chiesa romana nel cosiddetto anno giubilare, si sofferma particolarmente sui
contenuti della Dichiarazione «Dominus Jesus» di cui contesta particolarmente l’affermazione secondo la quale «la chiesa di Cristo
continua ad esistere pienamente soltanto
nella Chiesa cattolica». «Noi non crediamo si afferma in conclusione - che Roma sia
l’unica chiesa di Cristo, la pienezza del mistero salvifico di Cristo, né che sia la madre delle
altre chiese. Crediamo invece che il corpo di
Cristo, che è la chiesa, sia formato da tutti
quei cristiani e quelle comunità che accettano e proclamano Gesù come Signore e Salvatore. Crediamo che sia necessario pregare e
lavorare con essi per il rinnovamento, la riforma, l’unità visibile di questa chiesa, la chiesa
di Cristo, senza altri aggettivi. Ci turba
profondamente ogni vertigine di orgoglio e di
arroganza, anche se solo teologica, ogni mancanza di umiltà ecclesiale o denominazionale, per cui il mistero di Gesù Cristo si identifichi con una qualsivoglia chiesa particolare».
lo gruppo di accompagnamento, o comitato nazionale,
che avrà il compito di vegliare
che gli obiettivi siano raggiunti nei tempi prestabiliti, e
renderà conto dell’impiego
del denaro. Nella logica deila
trasparenza ogni donatore,
individuo o ente o chiesa,
avrà la possibilità di seguire
quasi giorno dopo giorno il
progredire del programma e
questo permetterà, almeno lo
si auspica, che la raccolta dei
fondi conti su nuovi donatori.
In questa impostazione anche
le chiese valdesi e metodiste
in Italia potrebbero presentare un loro progetto. Il Comitato italiano sta lavorando in
questo senso, ma contemporaneamente rivolge un appello alle chiese e ai singoli
membri delle nostre comunità affinché gli aiuti per la
Cevaa riprendano con forza
un andamento positivo.
Il pastore Alain Blancy
Basilea, fu allievo di Karl
Barth. Fu delegato della Chiesa riformata di Francia alle
discussioni che nel 1973 portarono alla Concordia di
Leuenberg, la quale stabilisce
la completa comunione tra le
chiese luterane, riformate e
unite d’Europa.
Padre René Beaupère, che
gli fu amico per circa quarant’anni, scrive che negli ultimi anni Alain Blancy partecipava spesso ad incontri
ebraici-cristiani: «Questa ricerca delle sue radici - scrive
Beaupère - questo ritorno alle sue radici, si era accentuato
negli ultimi quindici anni della vita di Alain. Da questo
punto di vista, egli portava al
dialogo propriamente ecumenico quella dimensione in
profondità del rapporto con il
popolo della Prima Alleanza
che a volte manca nei nostri
dialoghi cattolici-protestanti,
un po’ superficiali». (jjp)
DAL MONDO CRISTIANO
I Si è svolto a Karlsruhe il terzo incontro
Il dialogo tra mennoniti e cattolici
KARLSRUHE — Terzo incontro (a Karlsruhe, Germania, a
fine novembre) del «Dialogo internazionale tra mennoniti e
cattolici». Gli incontri, promossi dalla Conferenza mennonita mondiale e dal Pontificio Consiglio per la promozione
dell’unità dei cristiani, sono iniziati nel 1998, dureranno
cinque anni con sessioni annuali e produrranno un documento finale congiunto entro il 2003. Il «Dialogo» si propone di «superare i pregiudizi reciproci che esistono dal XVI
secolo, rimarginando le antiche ferite». (nev/eni)
Accusati di aver costituito «chiese illegali»
7 assolti al processo di Tessalonica
TESSALONICA — Sono state 7 le assoluzioni al processo
di primo grado tenuto a Tessalonica, Grecia, contro 12 pastori evangelici, un sacerdote cattolico e tre leader dei Testimoni di Geova accusati di aver costituito «luoghi di preghiera non autorizzati». Portati in giudizio in base a una legge
del 1939, gli imputati hanno spiegato che in realtà si tratta
non di «chiese illegali» ma di centri giovanili, ambulatori e
uffici che operano apertamente sul territorio greco, in accordo con le gerarchie della Chiesa ortodossa greca. Gii altri nove imputati sono ricorsi in appello. (nev/icp)
I Vittima di un incidente automobilistico
Morto il presidente del Consiglio
nazionale delle chiese dell'India
NUOVA DELHI — È stata un brutto colpo per il movimento
ecumenico indiano la morte, il 6 dicembre scorso, in un incidente stradale, del vescovo anglicano Vinod Peter, presidente
del Consiglio nazionale delle chiese dell’India (Ned). Il vescovo Peter, 61 anni, era stato eletto all’unanimità nel marzo
scorso alla guida del Ncci, che riunisce 29 chiese protestanti,
anglicane e ortodosse dell’India. Il suo decesso segue a 6 mesi
di distanza la morte dell’arcivescovo cattolico Alan Basii de
Lastic, presidente della Conferenza episcopale dell’India, anch’egli perito in un incidente automobilistico. (nev/eni)
Idi evangelici al nuovo presidente messicano
Libertà religiosa solo in uno stato laico
CITTÀ DEL MESSICO — «La vera libertà religiosa trova
piena espressione solo in uno stato laico»: così hanno scritto
al neoeletto presidente Vicente Fox, entrato in carica il 1" dicembre, gli evangelici messicani, rappresentati dalla Segreteria per le comunicazioni sociali delle chiese evangeliche (Secocise). Nel testo viene fatto riferimento alla campagna elettorale di Fox, che più volte ha promesso una legislazione paritaria tra la Chiesa cattolica, di maggioranza, e le numerose
denominazioni protestanti presenti nel paese. (nev/icp)
Finlandia, diocesi luterana di Oulu
Sì del vescovo al pastorato femminile
OULU — A differenza del suo predecessore il nuovo vescovo luterano della diocesi di Oulu, in Finlandia, monsignor Samuel Salmi, non si opporrà all’ordinazione al ministero pastorale delle donne, ministero accettato dalla Chiesa luterana-flnlandese fin dal 1988 ma contrastato sul piano
pratico nella diocesi di Oulu, cosa che portava le candidate
al pastorato a rivolgersi ad altri vescovi. (nev/lwi)
fi. In Brasile il secondo incontro internazionale
Cooperazione tra luterani e riformati
CAMPINAS — Secondo incontro, a Campinas (Brasile), a
fine novembre, del gruppo di lavoro designato dalla Federa
zione luterana mondiale (Firn) e daH’Alleanza riformata
mondiale (Arm) per studiare e approfondire a livello interna
zinnale la cooperazione tra le due organizzazioni confessionaii. Il dibattito è stato introdotto da due studi dei teologi
André Birmelé (Firn) e Lukas Vischer (Arm). (nev/warc)
M In Danimarca i pastori sono impiegati statali
Pastore luterano condannato per avere
ospitato profughi serbi privi di visto
COPENHAGEN — In Danimarca (dove la Chiesa luterana è
«chiesa di stato») i pastori sono considerati «impiegati stata
li» e ricevono lo stipendio da un apposito fondo governativo.
Ciò ha creato qualche problema al pastore Leif Bork Hansen
di Copenhagen, condannato a 20 giorni di detenzione e a
una forte ammenda per aver ospitato nella sua parrocchia 33
profughi serbi risultati privi di visto di ingresso nel paese, pena aggravata, appunto, dal suo «status» di funzionario governativo. «Non esiterei a rifarlo - ha dichiarato Hansen - perché ritengo che il mio impegno in quanto cristiano superi di
gran lunga i miei obblighi di impiegato dello stato», (nev/lwi)
I Protestanti e cattolici indiani
No alla nazionalizzazione delle chiese
NUOVA DELHI — Un netto rifiuto è stato opposto dalle
chiese protestanti e dalla Chiesa cattolica romana dell’India
al progetto avanzato da un leader indù di nazionalizzare le
chiese cristiane, adottando un modello simile a quello cine
se che prevede il controllo del governo sulle chiese. «Non è
un modello compatibile con la secolare tradizione democratica del nostro paese», è stato il secco commento del Consiglio nazionale delle chiese cristiane dell’India. (nev/icp)
La
Lostrag
ma fi
SALVA
UNA r
della
fine dei v;
ricostruii
deU’Arché
zione per 1
dell’Archr
no di Nap
nioso doc
nione ocu
strage» d
valdesi, se
giugno de
sento di r:
una pagir
barbarie
chiude co
episodio i
to, segnali
briella B
dell’Archr
dese diTo
Il 21 se
presentò
tale Domi
brese, pe
tà, forniti
comprovi
dese. È d
smissiom
qualcuno
soprawis
Spinelli di
via rimai
l’estensoi
(pp. 174distrugge
l’eresia va
to. C’era
nella vai I
fu accolto
Il risull
di questa
datasi da
nostri atl
notevole
è la doce
senza ali
strage di
non fu u
dovuto a
Ioni di Sa
dia, stani
obblighi
sitori ai ]
di eresia
%
Ad
Cavagn
le valdi
luto di
Bernari
il Cent
Achad'i
teologi
pastore
teologo
Tagliac
tale eb
contro:
ligiose.
Domin
te sing
ticolo s
dicem
Venezii
Facolt
scrive
fosse I
dare T
questo
L’int
me uni
numer
lo intei
e al di
terrelii
iieziar
sorta d
ha sus
5
) 2001 VB'IERDÍ 19 GENNAIO 2001
PAG. 5 RIFORMA
la, a
liti e
inoLone
nno
3CU
)po
XVI.
'eni)
esso
paesti;hie3gge
■atta
ari e
cori noHcp)
ente
inciente
iscoarzo
anti,
mesi
il de
, an’leni)
CO
rova
Titto
° direte(Seelet; pairóse
>Hcp)
) vemsitiiniIhieiano
date
’/Iwì)
I
ie), a
iera
nata
;rna
ssio
ologi
uarc)
ire
ma e
tataitivo.
nsen
e e a
ia 33
!, peaverpersri di
>/lwi)
dalle
India
ire le
dne
Ion è
acraonsifiep)
. . I Una recente pubblicazione sottolinea la responsabilità dell'Inquisizione romana
La strage dei valdesi di Calabria del 1561
la strage non fu un episodio isolato dovuto allo ribellione dei coloni di San Sisto e di Guardia
ma fu lo sbocco della strategia della chiesa di Roma per la distruzione dei valdesi in Italia
SALVATORE CAPONEnO
UNA nuova narrazione
della tragica storia della
fine dei valdesi di Calabria',
ricostruita sui documenti
deU’Archivio della Congregazione per la difesa della fede e
dell’Archivio storico diocesano di Napoli, si apre con il famoso documento di un testimone oculare della «orrenda
strage» degli 88 prigionieri
ràldesi, scannati dal boia l’il
giugno del 1561, che non mi
sento di ristampare, perché è
una pagina della storia della
barbarie umana''. Il libro si
chiude con il racconto di un
episodio inedito e sconosciuto, segnalato all’autore da Gabriella Ballesio, direttrice
dell’Archivio della Tavola valdese di Torre Pellice.
Il 21 settembre del 1784 si
presentò a Torre Pellice un
tale Domenico Spinelli, calabrese, per chiedere ospitalità fornito di un documento
comprovante la sua fede valdese. È da pensare alla trasmissione della memoria di
qualcuno dei discendenti dei
sopravvissuti, arrivata fino a
Spinelli dopo 200 anni. Tuttavia rimane la domanda sull’estensore della fede valdese
(pp. 174-179). Il tentativo di
distruggere completamente
l’eresia valdese non era riuscito. C’era ancora un rifugio
nella vai Pellice e colà Spinelli
fu accolto e aiutato.
Il risultato più importante
di questa ricostruzione, snodatasi dal 1846 fino ai giorni
nostri attraverso un numero
notevole di saggi e di articoli,
è la documentazione, ormai
senza alcun dubbio, che la
strage dei valdesi del 1561
non fu un episodio isolato,
dovuto alla ribellione dei coloni di San Sisto e della Guardia, stanchi di sopportare gli
obblighi imposti dagli inquisitori ai riconciliati, accusati
di eresia negli anni preceden
ti, ma fu lo sbocco della strategia della chiesa di Roma
per la distruzione dei valdesi
di Provenza, del Piemonte,
della Calabria e della Puglia.
Il 2 febbraio del 1554 un decreto della Santa Inquisizione ordinava a tutti i delegati
di procedere «centra memoriam et famam» di Pietro Valdo e dei suoi seguaci contemporanei (p. 33).
È davvero triste apprendere
che i minimi di San Francesco
di Paola, un ordine calabrese
diffusosi in Sicilia nel Cinquecento, abbiano afferrato l’opportunità di dedicarsi alla ricerca degli eretici del Meridione per fare dimenticare
l’eresia di due loro confratelli
siciliani, fra Petruccio Campagna e Francesco Pagliarino,
condannati al rogo nel 1542 e
nel 1551. Fra Giovanni Allitto
da Fiumefreddo, già inquisito
e riconciliato, fu il primo denunciatore degli ultramontani e divenne il «servitore occulto» del supremo inquisitore, il cardinale Alessandrino a
cui nel dicembre 1551 inviò
notizia della sua scoperta: gli
ultramontani di San Sisto, La
Guardia e Montalto erano tutti infettati dal morbo dell’eresia protestante (pp. 35-36).
A questo punto il supremo
inquisitore si rese conto del
grave pericolo dell’adesione
di migliaia di contadini all’eresia protestante, già profondamente penetrata nelle
valli del Pellice, del Chisone e
della Germanasca, dopo il Sinodo di Chanforan del 1532
al quale avevano partecipato
dei capifamiglia provenienti
dalla Calabria e della Puglia.
Adesso gli ultramontani del
regno di Napoli si rivelano un
corpo estraneo, compatto,
con una loro tradizione religiosa, con una lingua diversa,
con costumi diversi. Non potrà essere assimilato. Occorre
segregarlo proibendo l’uso
della lingua occitanica, proi
bendo i matrimoni fra i loro
componenti e assoggettarli a
una serie di obblighi, dalla
messa domenicale alla confessione per Pasqua e al digiuno nei giorni stabiliti. I coloni fino al 1554 avevano goduto per secoli la protezione
dei potenti baroni del regno,
ai quali interessava il loro lavoro e la loro fedeltà.
La situazione si era capovolta quando alcuni giovani si
erano messi in contatto con
Ginevra e avevano chiesto
una guida per uscire dal loro
secolare nicodemismo. L’invio da parte della compagnia
dei pastori di Ginevra di due
missionari valdesi, Giacomo
Bonello e Gian Luigi Pascale,
li fece uscire allo scoperto con
scarsa prudenza. L’arresto del
Bonello a Messina e la condanna al rogo nel febbraio del
1560, e l’arresto di Gian Luigi
Pascale, dopo un intenso lavoro, non sminuì il loro zelo.
Quando il 5 gennaio del 1559
Paolo IV emanò un provvedimento di condanna per i protettori degli eretici, Salvatore
Spinelli, signore dei feudi di
Guardia, San Sisto, Montalto
e Vaccarizzo, temendo di essere accusato come protettore
di eretici con la conseguenza
di un processo e della confisca dei beni, ai quali pensavano sia gli inquisitori sia il viceré di Napoli, si affrettò a denunciare i suoi coloni. Fu
l’inizio della tragedia.
Alle prime condanne con
l’abbattimento delle case, parecchie famiglie di San Sisto si
rifugiarono nei boschi. Adesso era facile accusarli di crimine della fede e ribellione
agli ordini del viceré di Napoli. È impressionante la strage
della San Bartolomeo italiana
con migliaia di donne e di uomini uccisi e con la distruzione totale di San Sisto, che
contava 6.000 abitanti. La cattolicizzazione dei sopravvissuti e delle famiglie di Vacca
rizzo, che non si erano ribellate, presentò notevoli difficoltà. Lungo il 600 non mancarono segni di resistenza dei
discendenti. È questa la parte
più nuova della narrazione.
Ma non ci furono più repressioni, perché nel 1692 la Santa
Inquisizione concluse che
l’etnia calabro-valdese era
stata distrutta. Tuttavia nei
discendenti era rimasto l’uso
della lingua degli avi, l’abbigliamento tradizionale e l’usanza dei matrimoni fra di loro. Era il fallimento della strategia inquisitoriale.
Questa ricostruzione, assai
precisa e corredata di un’appendice di documenti inediti
di grande interesse, documenta la responsabilità dell’Inquisizione romana, senza
il cui intervento difficilmente
si sarebbe arrivati alla tragedia del 1561. La Congregazione dell’Inquisizione si servì
dell’ordine domenicano a
partire dal 1558 per la «vasta
azione antiereticale» che si
dispiegò in Calabria. Nel novembre 1560 fu inviato il domenicano Valerio Malvicino
come commissario: egli, dopo i tentativi di repressione e
di conversione, di fronte alla
fuga delle famiglie dai casali,
giunse alla conclusione: «Poco rimedio credo si possi fare, se non l’esterminio se non
de tucti, almeno d’alchuni»
(p. 82). Il commissario delegato vide solp la soluzione
militare con l’intervento del
braccio secolare. La pubblicazione di questo libro giunge a proposito in questo periodo di revisionismo della
storia dell’Inquisizione e di
ecumenismo superficiale e
scarsamente concreto.
(1) PlERROBERTO SCARAMELLA:
L’Inquisizione romana e i valdesi di Calabria (1554-1703). Napoli, 1999.
(2) Augusto Armano Hugon:
Storia dei valdesi, voi. II. Torino,
Claudiana, p. 40.
Palazzo Spinelli, a San Sisto, ospitava anche le prigioni
fc - Un dibattito al Centro culturale di Venezia sulla dichiarazione «Dominus Jesus»
A che punto siamo con il dialogo ecumenico?
FRANCO MACCHI
VENEZIA. Con promotori il
Centro culturale Palazzo
Cavagnis, le chiese luterana e
le valdese e metodista, l’Istituto di studi ecumenici «San
Bernardino», la rivista Esodo,
il Centro culturale ebraico
Achad’ha-am, e con relatori il
teologo cattolico Stefani, il
pastore luterano Kleemann, il
teologo valdese Ricca e il prof.
Tagliacozzo, del Centro culturale ebraico, si é svolto l’incontro: «Chiese, comunità religiose... per il dialogo oltre la
Dominus Jesus». Può sembrate singolare V incipit di un articolo su un dibattito che il 12
dicembre ha avuto luogo a
Venezia nell’aula magna della
Facoltà di Architettura. Chi
scrive ha però ritenuto che
fosse un modo efficace per
dare l’idea del significato di
questo appuntamento.
L’iniziativa infatti é nata come una necessità avvertita dai
numerosi soggetti a vario titolo interessati alla vita religiosa
e al dialogo ecumenico e interreligioso nel territorio veneziano. Questa necessità é
sorta dal disorientamento che
ha suscitato la pubblicazione
t*’
un abbonamento
RIFORMA
da parte della Congregazione
per la dottrina della fede lo
scorso settembre della Dominus Jesus. Ecco perché é importante conoscere la lista dei
promotori che insieme, alcuni
per la prima volta, si sono attivati per creare un’occasione
di riflessione sullo stato di salute del dialogo ecumenico e
interreligioso. Piuttosto numeroso è anche l’elenco dei
relatori (Ricca per un ritardo
del treno non era presente,
ma é stato letto un testo che
ha fatto pervenire agli organizzatori). Il loro numero elevato ha creato qualche problema, non permettendo che
ci fosse un dibattito con i numerosi presenti, ma ha anche
segnalato un aspetto fondamentale dell’ecumenismo di
oggi: mancavano infatti i rappresentanti di altre comunità
religiose che sono ormai una
presenza stabile sul nostro
territorio e che avrebbero potuto presentare chiavi di lettura nuove.
L’intervento di Sergio Tagliacozzo, ebreo, ne é stato
un esempio lampante. Eia
mostrato infatti con estrema
chiarezza che discussioni
teologiche, che si svolgono
all’interno della grammatica
teologica cristiana (sulla teologia come grammatica dell’elaborazione della dottrina
ha insistito molto il pastore
luterano Kleemann) sono
«affabulazioni», che non possono interessare più di tanto
chi non é cristiano. Il dialogo
interreligioso, ha sottolineato
Tagliacozzo, può verificarsi
se si mette da parte la teologia e ci si mette ad affrontare
insieme i problemi comuni a
tutte le religioni, come la secolarizzazione, il materialismo e il consumismo dilaganti, la crisi della fede in un
Dio trascendente... L’intervento dello studioso ebreo ha
fatto emergere anche un particolare, che difficilmente afferra chi non vive una situazione di minoranza. Egli si é
lamentato perché in una liturgia svoltasi nel duomo di
Milano e trasmessa in tv sono
stati utilizzati dei testi e dei
canti tipicamente ebraici, come lo Shemà Israel. E questo
da un ebreo è stato avvertito
come una mancanza di sensibilità e di rispetto nei confronti dell’identità ebraica.
Il cattolico Piero Stefani ha
cercato di collocare la Dominus Jesus nel contesto del clima creato dal Vaticano II e
specialmente delle aperture
presentì nelle Dichiarazioni
conciliari Nostra aetate e Dignitatis humanae. Stefani ha
voluto mettere in evidenza
come la Chiesa cattolica abbia compiuto dopo il Vaticano II molti gesti, ma pochi
segni. Il segno infatti esprime
un’elaborazione teologica
forte che attualmente, al di là
delle molte teologie, la Chiesa cattolica in quanto tale
non ha. Infatti questo docu
mento presenta le sue maggiori incertezze proprio
quando parla del rapporto fra
Cristo, la chiesa e il Regno.
Ma proprio questo, ha concluso Stefani, é il punto nevralgico da cui dipende l’impostazione del rapporto con
le altre religioni, oltre che
con il mondo.
Il testo di Ricca ha indicato
alcuni «nodi» teologici: il dialogo ha già dato quello che
poteva. Se si vuole veramente
andare avanti occorre superare l’«ecumenismo quantitativo». Con questa espressione
Ricca indica esplicitamente le
pretese che qualche chiesa ha
di avere tutto e in modo perfetto, dall’episcopato alla vera
vita liturgica, pretese che impediscono la pratica di una
vera ospitalità ecclesiale. Infine occorre riconoscere pari
dignità al momento istituzionale e al momento carismatico della vita dei credenti, lasciando a Dio il giudizio di riconoscere la sua vera chiesa
che, per la libertà dello Spirito, può essere presente ovunque, anche nelle realtà che
neppure conoscono Cristo,
come si evince chiaramente
da Matteo 25. Un incontro
certamente ricco, dunque,
con il quale i credenti di Venezia, interessati a un vero
ecumenismo e al dialogo interreligioso, non intendono
interrompere il loro cammino, nonostante le difficoltà
del momento.
Narrativa
LIBRI
Tempo di guerra
l■l
Dopo La parola ebreo, racconto in forma di diario della prima giovinezza. Rosetta Loy torna sul periodo della guerra e
della Resistenza con un racconto lungo {Ahi, Paloma, Einaudi, 2000, pp. 64, £ 10.000) che rievoca
l’estate del 1943 quando, in vacanza a
Brusson, anche i ragazzi cominceranno a
scorgere, dopo T8 settembre, i segnali di
qualcosa di dilacerante che stava capitando all’Italia: la necessità di nascondersi per
gli ebrei, la via delle montagne per i resistenti: l’esistenza di una famiglia della borghesia viene sconvolta dagli avvenimenti
che porteranno in seguito alla Liberazione.
Internet
Siti cristiani
Sono oltre 700 i siti Internet esplorati dal prof. Giorgio Girardet {Cristianesimo 1.0, Roma, Editori Riuniti, 2000, pp. 280,
£ 28.000) che ne commenta anche gli scopi, la funzionalità e le modalità di accesso.
Sono naturalmente siti di chiese, associazioni cristiane, periodici, organismi sovranazionali di interesse per il credente. Particolarità del libro, utile guida per chi debba orizzontarsi nel mondo delle chiese
cristiane on line, é che un suo costante
aggiornamento é previsto nel sito dell’editrice: l’indirizzo per accedervi é www.editoririuniti.it/guidebook/cristianesimo.
■■I TELEVISIONE
Protestantesimo
Hf Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Eederazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 21 gennaio, ore 23,50 circa, andrà in onda: «Medio Oriente: le donne
dietro il conflitto»; «Shafique Keshavjee: scrivere per dialogare»; «Chiaroscuro: un fatto, un commento». La replica sarà
trasmessa lunedì 22 alle ore 24 e lunedì 29 alle 9,30 circa.
UNIONE CRISTIANA EVANGELICA BATTISTA D'ITALIA
Ricerca del/della responsabile
del Servizio amministrativo
Caratteristiche e competenze richieste:
Titolo di studio: diploma di ragioneria o laurea in economia, o titolo
equipollente
Competenze professionali
• capacità di assicurare la tenuta della contabilità e la produzione del
bilancio e dei suoi allegati secondo i principi contabili adottati ed alle
scadenze previste: qualità delle informazioni e tempestività;
• capacità di coordinamento del personale amministrativo e contabile
favorendo il lavoro di gruppo, l'acquisizione della conoscenza globale della contabilità, lo sviluppo professionale delle persone;
• capacità di analizzare i processi amministrativi e contabili e di organizzarli in modo lineare ed efficace;
• conoscenza delle leggi fiscali, tributarie ed altre attinenti alla corretta
tenuta della contabilità ed alla redazione del bilancio;
• conoscenza di programmi e procedure informatiche, padronanza
nell'uso del personal computer.
Caratteristiche personali
• precisione, tempestività, rispetto dei tempi, comunicativa e chiarezza
nell'esposizione, volontà e capacità di mantenere aggiornato il sistema contabile nel tempo.
Costituiscono titolo preferenziale
• la conoscenza dell'ambiente e dell'organizzazione delle chiese evangeliche in Italia;
• la conoscenza dell'inglese.
Si offre
• la gestione di un settore importante con un organico di 2 persone
Sede di lavoro: Roma
Inquadramento: da concordare
Le domande, accompagnate dai rispettivi curriculum vitae, vanno indirizzate a: UCEBI - piazza San Lorenzo in Lucina, 35 - 00186 Roma
tei. 06/6876124 - 6872261 - fax 06/6876185 - e-mail; ucebit@tin.it
e dovranno pervenire entro ii 20 febbraio 2001.
Ulteriori informazioni vanno richieste agli uffici sopra indicati.
6
PAG. 6 RIFORMA
Cultura
VENERO) 19 GENNAIO 200) VENERO) 19
Ricordata in Campania la figura del pastore battista poi divenuto pentecostale
-r“ '
Il pensiero e le opere di Giuseppe Petrelli
All'inizio dei Novecento, negli Stati Uniti, un'intensa esperienza spirituale lo portò dal servizio
pastorale nelle chiese battiste di lingua italiana all'adesione al movimento pentecostale
ANNAMAFFEl
IL 13 oil 17settembre 1905
Giuseppe Petrelli veniva
battezzato per immersione
nella Chiesa battista di Napoli (sulle rive del mare o nei locali di via Foria 93). Questa
notizia la si trova a firma
deir allora pastore Nicolao
Papengouth sul numero 10
de «Il Testimonio» dell’anno
1905. Poi Petrelli partì per gli
Stati Uniti, dove svolse il ministero pastorale al servizio
delle chiese battiste di Ungua
italiana. Successivamente
(intorno al 1916) a seguito di
un’intensa esperienza spirituale divenne parte attiva del
movimento pentecostale a
cui restò fedele, nonostante
vi soSnsse una certa emarginazione, fino alla fine. I suoi
scritti hanno avuto e hanno
ancora una forte influenza su
una parte del movimento
pentecostale italiano, particolarmente quella non legata
alle Assemblee di Dio.
L’8 dicembre scorso si è tenuto a Bellizzi, presso Salerno, im simposio sul pensiero
e le opere di Giuseppe Petrelli
a cura delle chiese cristiane
evangeliche della valle del Seie che si è concluso a NapoU il
giorno successivo, sabato,
con una sua commemorazione nei locali della Chiesa battista in via Foria. Al simposio,
organizzato e introdotto dal
pastore Romolo Ricciardiello,
hanno partecipato fra gli altri
lo storico Domenico Maselli e
i pastori Mario Affuso e Carmine Napolitano. Quest’ultimo, pastore della chiesa pentecostale di Cicciano, era presente in qualità di autore di
un saggio comparso nel volume «Movimenti popolari evangelici nei secoli XIX e XX»
L'intervento del pastore Ricciardiello
(Fedeltà ed., Firenze 1999) dedicato appunto alla figura di
Giuseppe Petrelli.
La commemorazione del
sabato mattina, presenti ancora Ricciardiello, Napolitano, i pastori della chiesa ospitante, vari altri pastori pentecostali dell’area libera e membri di varie chiese, ha rappresentato un momento prezioso
di dialogo e fraternità. Tutti
gli interventi hanno evidenziato come la figura di Petrelli
abbia costituito e possa ancora costituire «un ponte di dialogo» per la sua biografia, la
sua profonda conoscenza biblica, la sua visione delle chiese come «stazioni preparatone» per la testimonianza, per
l’ampiezza dei suoi orizzonti
teologici e la sua sensibilità
pastorale. «C’è una vocazione
comune al di là delle differenze - ha sottolineato il pastore
Aprile nel suo saluto introduttivo -.Un approfondimento
delle tematiche tipiche dei
suoi scritti, compresi i controversi temi della glossolalia e
del battesimo di Spirito, può
essere fertile terreno per ulteriori incontri».
«Petrelli, che mio padre ha
conosciuto in Nord America,
- ha raccontato Ricciardiello
- ha sempre accompagnato
la mia personale formazione
di evangelico di terza generazione. Mi sento debitore dei
battisti, e di questa comunità
in modo particolare, in quanto gli scritti di Petrelli che
mio padre portava periodicamente dagli Stati Uniti sono
stati un continuo stimolo
all’approfondimento delle
Scritture. Senza i fondamenti
di PetreUi potevamo chiuderci nel settarismo e invece
possiamo oggi sentirci uno in
Cristo, indipendentemente
dai doni diversi che abbiamo
ricevuto. Nonostante ci siano
state anche in passato esperienze di buone relazioni fra
pentecostali e chiese storiche
in occasioni particolari, oggi
soffia comunque un altro
vento sia in molte chiese
pentecostali che in molte
chiese battiste. Un vento che
ci consente più liberamente
di accoglierci gli uni gli altri».
«Io non sono un discepolo
di PetreUi, - ha affermato nel
suo intervento Napolitano,
autore del saggio - sono uno
che interrogandosi sul senso
della vocazione e dell’esperienza dello Spirito si è imbattuto in Petrelli e nei suoi
scritti prima come credente,
poi come pastore e poi ancora come ricercatore. PetreUi è
ancora molto diffuso, molto
letto, sebbene non nell’ambito deUe Assemblee di Dio che
al contrario a volte diffondono informazioni su di lui non
del tutto corrette. Nei suoi
scritti è stato capace di parlare a chiunque senza mai perdere il riferimento alla Scrittura. Questo fa in modo che
tanti che sono in ricerca o
hanno perduto U senso della
fede possono usufraire ancora di queUo che PetreUi stesso
definiva il “ministero del ristoramento”. Dietro questa
sua capacità comunicativa
ho scoperto esserci un senso
profondo che andava, e ancora in gran parte va recuperato con una approfondita ricerca. Si dice a volte che i
pentecostali non hanno una
teologia: è vero invece che
essa esiste e va riscoperta».
Il pastore Davide Galletta
di Milano ha lanciato l’idea,
accolta con entusiasmo dai
presenti, di costituire un
gruppo di lavoro che approfondisca e metta a fuoco i
possibili agganci fra pentecostali e battisti proprio a partire dagli scritti di PetreUi. Si
vedrà. «Petrelli è stato un
maestro per noi - ha concluso Ricciardiello -. Non ce ne
vogliate se ha lasciato la chiesa battista ma benedicatelo
perché il Signore si è servito
grandemente di lui».
L'ultimo libro di Mario Rigoni Stern ^ C
La letteratura può avere
anche un valore morale
C(
PAOLO T.ANCELEM
Dice io scrittore israeliano Abraham B. Yehoshua in un suo recente saggio' che oggi non è più di
moda associare alla valutazione di un prodotto letterario un giudizio morale: «CredibUità, complessità, profondità e soprattutto originaUtà,
ecco i termini più ricorrenti
nelle recensioni letterarie.
Concetti come valori morali,
giustizia e bene compaiono
invece di rado e del tutto incidentalmente» (p. VII). Naturalmente tutto questo viene detto per giungere alla
conclusione opposta: cioè a
proporre la necessità effettiva di un giudizio morale non
astratto, in cui ci si senta personalmente impegnati: «Solo
quando si è obbligati a formulare in termini universali
e assoluti una scelta personale (...) si è in presenza di
un giudizio morale» (pp. XXI). Il resto, aggiungo io, è
spesso chiacchiera vana.
Ebbene è proprio questo ti-.
po di moralità che ritengo di
poter trovare nei libri di Mario Rigoni Stem, in particolare nell’ultimo Tra due guerra.
Rigoni Stern non fa del moralismo astratto e teorico. Racconta la sua vita di soldato
costretto a impegnarsi in una
guerra che non sente sua, anche se è deciso ad assumersene la responsabilità che gli
compete. Non è protestante,
ma sente l’etica della responsabilità come sua. Con i suoi
compagni, con i soldati che
gli vengono affidati, con i cosiddetti nemici che si trova
davanti, con la gente che incontra nelle isbe russe, egli si
comporta non in base a schemi o principi astratti (nemico-amico, guerra-pace, odioamore) ma confidando in un
istintivo rapporto di umanità
Prosegue a Milano l'esecuzione integrale delle Cantate sacre di Johann Sebastian Bach
La musica come proiezione escatologica e attesa del giudizio
PAOLO FABBRI
Le cantate a noi pervenute
per l’ultima domenica
dell’anno liturgico sono soltanto due; per completare il
concerto ne sono state aggiunte due, collocate nell’intorno di poche settimane rispetto a quelle considerate: le
Bwv 89 (XII domenica dopo
la Trinità) e Bwv 180 (XX domenica dopo la Trinità). Il tema teologico è quello della
tensione escatologica verso i
giorni del giudizio finale e
della preparazione a questo
evento definitivo.
Apre la cantata Bwv 89 Was
soli ich aus dir machen, Ephraim (come ti tratterò, Efraim?, 1723). Il tema liturgico
parte dal forte richiamo di
Osea 11,8 per approdare al
giudizio che solo il sangue di
Gesù può rendere positivo per
gli esseri umani. La struttura è
simmetrica: aria, recitativo,
aria, recitativo, aria, corale. Il
suono cupo degli oboi e del
contrabbasso si unisce alla
voce del basso nella prima
aria a delineare un paesaggio.
dove regna il peccato. Le dissonanze del recitativo espresso dal contralto con enfasi e il
sostegno del basso continuo
proseguono a tratteggiare il
senso del peccato di cui le
cinque città di Sodoma, Gomorra, Tseboim, Adma e Baia
sono il simbolo, mentre nell’aria seguente la voce si lancia in un gioco di terzine con
insistiti vocalizzi su Rache
(vendetta) per richiamare
l’idea del giudizio. Anche il recitativo del soprano si muove
sui suoni del violoncello come
basso continuo, mentre l’atmosfera si fa via via più dolce
con l’intervento del sangue di
Gesù, ben rappresentato dall’incipit di oboe e violoncello
a mo’ di preghiera, che prosegue a fare da sfondo al soprano che invoca il Dio giusto,
preparando il coro finale in
cui l’assemblea dei credenti
canta la propria confessione
di peccato: gli oboi, tra tanti
suoni, innalzano quello della
fede, chiave di salvezza.
Nella Cantata Bwv 90 Es
reisset euch ein schrecklich
Ende (È in agguato per voi
DEI MNOtUUI
ùmmujc/ J 50000 i iS-OoO
SrysCeo.iXjßvi ij\pX300 ÁÁmct, zxijfiWi. i 5.SOO cLo. WfiootÄMa, CCP co : EùU*iO«»
-20150 notiamo 'lio.P.lo«»loe*te'A^F» 28
un’orribile fine, 1723) il tema
teologico parte da Geremia,
per spopparsi analogamente
all’altra verso il giudizio finale
e la preghiera collettiva. L’aria
iniziale del tenore si apre con
un intervento del primo violino che, sull’imperversare degli altri violini, si fa metafora
della voce del profeta: nella
sua bocca Dio ha posto le
proprie parole. Il recitativo
del contralto, con il solo sostegno del basso continuo, dichiara la bontà di Dio e l’importanza della Parola [Sola
Scriptura), aprendo concettualmente la strada all’aria seguente attribuita al basso perché rappresenti la voce di
Dio, mentre la tromba si fa
metafora del giudizio incombente. Il recitativo del tenore
dichiara la benevolenza di
Dio e su questa affermazione
l’assemblea dei credenti, nel
corale di chiusura, prega per
avere la guida di Dio e la sua
santa parola, con dolce enfasi.
La cantata Bwv 180 Schmücke dich, o liebe Seele (1724),
ha come tema teologico centrale la parabola delle nozze
in Matteo 22, 1-14 e prende
ben tre strofe dall’omonimo
Lied di Johann Francie: nel
corale iniziale violini, violoncelli e oboi si muovono su un
tema diverso dal coro, tessendo una serrata tela contrappuntistica che sfocia nelle quieta ripetizione del tema, mentre gli oboi lanciano
la loro melodia verso il cielo
a esaltazione del Signore. Il
flauto traverso con il basso
continuo e i violoncelli aprono la via all’aria del tenore,
che grida la propria gioia a
Gesù sul sottofondo degli
stessi strumenti. Nel recitativo più corale, violoncello e
contrabbasso fanno il basso
continuo, mentre il violoncello piccolo traccia la sua
melodia lieve e soffusa per
decantare i preziosi doni del
sacro convivio. Il contralto
declama lo Spirito di Dio,
che solo può ammaestrarci, e
dona al soprano la possibilità
di innalzare al Signore la sua
lode, mentre gli oboi a tratti
vi si associano e gli archi ripetono il tema centrale di lode. Il recitativo del basso, accorata preghiera, si schiude
nel corale ultimo che sboccia
piano, come una soave pastorale, che pare preludere
ad atmosfere natalizie.
La cantata Bwv 116 Du Friedefurst, Herr }esu Christ
(Principe della pace. Signore
Gesù Cristo, 1724) ha chiuso
il concerto. Il testo è tratto da
un Lied di Jakob Ebert (1601)
e considera la stessa tematica
già esposta: Gesù soltanto riscatta le persone con la sua
croce, Dio minaccia il giudizio nella sua ira, i credenti
confessano la loro colpa fidenti nell’amore del Signore
e cantano la sua gloria. Nel
corale di apertura dopo le voci del coro per i primi due
versi di invocazione a Gesù, è
il soprano che leva limpida la
sua preghiera al Signore,
mentre il coro si associa agli
strumenti; nel quinto e nel
sesto verso la minaccia di Dio
si fa più pressante nel contrasto tra voci minori e soprano,
per approdare alla sezione
iniziale con il ritornello conclusivo. In tutto il corale il
violino è la voce che grida a
Dio la sua preghiera ansiosa,
ripresa dal soprano e, in vario
modo, amplificata dal coro.
L’aria dell’alto è aperta da
un incipit di oboe d’amore e
violoncello, su cui si inserisce
la voce con vocalizzi insistiti
su unaussprechlich (ineffabile), a dire quanto sia inesprimibile la pena nella quale comunque il credente invoca
Gesù. Il tenore invita alla riflessione con il suo recitativo
preparando il terzetto di soprano, tenore, basso, straordinaria preghiera di confessione
in cui il violoncello sembra
esprimere i «sospiri ineffabili
con cui lo Spirito Santo intercede per noi» (Romani 8, 26),
mentre basso continuo e violoncello fanno da sottofondo,
con prevalenza a tratti del
violoncello, come dal fondo
dell’anima, cui si associa anche il basso continuo. Il contralto implora la misericordia
di Dio per preparare il dolcissimo corale finale in cui l’assemblea dei credenti canta il
suo «solus Christus».
Il complesso L’Europa galante e il coro giovanile dell’Accademia di Santa Cecilia
diretti da Fabio Biondi hanno
fornito una prestazione brillante, che ha saputo unire il
rigore al sentimento, trovando vibrazioni che, particolarmente nella seconda parte
del concerto, ci hanno toccato profondamente.
io male
con
STEFf
nella concretezza di situazioni di vita vissuta.
Lo scrittore riesce così a
costruire un mondo suo personale, in cui ogni azione ha ;
un valore universale. L’evo-1
luzione dell’uomo responsabile non si basa su una serie
di piccoh atti meritori, frammentati e sminuzzati, ma sul ’
significato della scelta quoti- '
diana di una vita spesa alla '
ricerca del proprio compito
di uomo intero, senza ambiguità. Ne vengono fuori tante
rivalutazioni, tanti recuperi
di situazioni impossibili: la ,
condivisione della polenta
cotta su un improvvisato for- ;
nello in mezzo alla neve con i
occasionali ospiti come lui,
affamati, senza distinzione
fra amico e nemico; la ricer- ;
ca continua di un dialogo
con tutti...
Anche la Caporetto della |
prima guerra mondiale, di '
cui ha sentito parlare con toni negativi e sbrigativi nei
confronti dei poveri soldati
sbandati, viene da lui rivalutata: «Ché - dice Rigoni - soldati sbandati senza più speranza non potevano di lì a
poco sul Piave e oltre saper
resistere agli eserciti dell’impero absburgico ormai vittoriosi, sicuri deH’inefficienza e
dello sconforto degli italiani,
certi di poter giungere in breve a Venezia. O durante la seconda guerra mondiale, dopo
l’8 settembre, se veramente
l’Italia fosse morta lasciando
orfani gli italiani, non si capirebbe la nascita del movimento partigiano, la capacità
di sacrificio, l’impegno dei
soldati e ufficiali che, prigionieri nei lager tedeschi, scelsero quella prigionia piuttosto che le lusinghe della repubblichetta di Salò».
Rigoni Stern ha fatto grande opera storica di ricostruzione dei nostri ideali di patria, di giustizia e di pace. Il
suo Sergente nella neve ha
educato intere generazioni al
pacifismo e all’autentico amor di patria molto più di
mille trattati teorici e filosofici. Ha posto le premesse per
un discorso nuovo su ciò che
si intende per Italia, per pace
e per guerra, per militarismo
e pacifismo. Non ho alcuna
difficoltà ad associarmi a Folco Portinari (vedere il bell’articolo su La stampa del 23 dicembre scorso); anche per
me Rigoni Stern è il mio personalissimo premio Nobel. Se
dipendesse da me non avrei
esitazioni, lo attribuirei a lui.
A proposito: perché coloro
che ne apprezzano l’opera
non costituiscono un comitato per proporre di assegnargli
il prossimo Nobel? Io firmerei
con grande entusiasmo.
(1) Abraham B. Yehoshua: H
potere terribile di una piccola
colpa. Etica e letteratura. Torino, Einaudi, 2000, pp. XXII-141,
£ 30.000.
(2) Mario Rigoni Stern: Tra
due guerre. Torino, Einaudi,
2000, pp. 244, £ 28.000.
STARE a
sona gl
lafó vuol d:
noriguard
malatt
¿èdente v
lapropria
che si scon
sa in crisi, i
speranza u
aiutare, cf
annunciari
me essere
preparati <
venienza n
A volte p
offre l’occ:
re come si
frontarsi c
con la prò
allora la f
dei momei
ftontarsi o
si dichiara
sfogare la
pria incori
che accadi
ra visitato
dagli sche
l’occasion
ftontarsi i
non usam
ricorrend
estranei al
za, ma è il
centrarsi
verament
propria i
spazio all
non vergo
Ank
un V
GII
TL 13 di
1 valdese
Torino, ci
Antonine
tarda età
letto dei
Antonino
ta un lun]
traverso i
che come
Claudiana
via Principe Tomaso, 1
Torino - tei. 011-6689804
fax 6504394
http://www.arpnet.lt/~valdesB/claudlan.htm
7
3 2001 venerdì 19 GENNAIO 2001
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
Corso di pastorale clinica all'ospedale «Villa Betania»
Come visitare gli ammalati?
io malattìa è anche il momento in cui il credente si deve confrontare
con la propria esperienza di fede e con la propria idea di Dio
uazio
:osì a
0 per- ;
me ha :
!.’evo-1
lonsa
1 serie
tram- i
na sul
quoti- '
la alla '
rapito
ambi
i tante
:uperi
)ili: la
)lenta
lo forre con I
ne lui
zione
riceralogo
della I
ile, di
on to- I
vi nei i
oldati
:ivalu- ‘
- sol- i
a spe- '
di lì a I
saper t
sH’im- ’
vittosnza e
ariani,
n brei la se, dopo
mente
dando
i capimovipacità
IO dei
trigio, scelliuttolla re
granostrudi paace. Il
’ve ha
ioni al
ico apiù di
losofise per
iò che
r pace
irismo
ilcuna
a Follell’ar23 dire per
0 perbel. Se
r avrei
1 a lui.
;oloro
opera
amitajnargli
rimerei
hua: li
riccola
i. Tori
in: Tra
naudi,
^ STEFANO D'ARCHINO
STARE accanto a una persona gravemente ammalata vuol dire fare un cammino riguardo alla sofferenza e
¿a malattia- Anche per chi è
cedente vuol dire ricostruire
In propria visione teoiogica
che si scontra, e spesso è messa in crisi, da una realtà senza
speranza umana. Allora come
aiutare, che cosa dire, come
annunciare l’Evangelo? E come essere in qualche modo
preparati ad affrontare un’evenienza non improbabile?
A volte proprio una malattia
offre l’occasione per ripensare come si è vissuto, per confrontarsi con le cose ultime,
con la propria idea di Dio. E
allora la persona malata ha
dei momenti in cui vuole confrontarsi con chi apertamente
si dichiara credente, e magari
sfogare la sua rabbia e la propria incomprensione per ciò
che accade. Come essere allora visitatori, cappellani, fuori
dagli schemi confessionali? È
l’occasione, infatti, per confrontarsi con l’altra persona
non usando frasi fatte e non
ricorrendo a ragioiiamenti
estranei alla propria esperienza, ma è il momento per concentrarsi su ciò che si crede
veramente, ammettendo la
propria ignoranza, dando
spazio alla persona malata,
non vergognandosi dei propri
sentimenti e senza farsene
travolgere.
Per riflettere su domande
come queste, per conoscere il
servizio di cappellania negli
ospedali, per prepararsi al lavoro nelle chiese come pastori 0 diaconi, anche quest’anno presso l’Ospedale evangelico «Villa Betania» di Napoli
si è svolto, dal 23 ottobre al 19
novembre, il corso intensivo
di pastorale clinica che ha
coinvolto tre studenti e due
studentesse della Facoltà valdese di teologia. Il corso non
solo persegue l’obiettivo di
dare una preparazione di base per la cappellania negli
ospedali ma anche permette a
chi si prepara a un ministero
nella chiesa di interrogarsi
con forza, quasi mettendosi
alla prova, nel prendere in
considerazione quello che
spesso, anche fra persone delle nostre chiese, non si prende in reale considerazione: la
possibile propria sofferenza e
la propria morte.
Un corso ricco, con una
pratica effettiva di cappellania, con molte riflessioni sulle
esperienze vissute, con contributi teorici puntuali, con
presentazioni da parte dei
primari dell’ospedale e con la
partecipazione per una settimana di due cappellani supervisori dagli Stati Uniti. In
Italia sono scarsissimi (e «Villa Betania» rappresenta una
eccezione), i luoghi in cui si
persegue una cappellania
che, sul modello nordamericano, sia il più possibile non
confessionale e integrata nell’offerta curativa dell’ospedale stesso; il servizio di cappellania risponde infatti a un bisogno sentito da parte delle
persone malate di poter essere ascoltate, di riflettere sulla
propria vita e sulla propria
spiritualità, di essere curate
nell’interezza della propria
persona e non soltanto per la
specifica malattia. Un servizio
di cappellania che fa onore
all’ospedale evangelico di Napoli e sul quale coordinarsi
anche da parte degli altri
ospedali evangelici. Un corso
intenso, che ha sicuramente
arricchito con un’esperienza
fondamentale i partecipanti
oltre le loro più favorevoli
aspettative. Un corso che, in
stretta relazione con la Facoltà valdese, ne diviene complemento insostituibile per
offrire una preparazione «vissuta» di teologia pratica in un
ambito che, pur essendo specifico, finisce per toccare molti aspetti del messaggio cpstiano. Un corso, infine, per il
quale ringraziamo in particolare il pastore Massimo Aprile
che conclude quest’anno il
suo settennio nel servizio di
cappellania, a cui ha dato una
spinta per il rinnovamento e
l’affermazione.
Mottola
Politica
etica e fede
Il mese di dicembre è cominciato con il culto di domenica 3 dedicato alla Missione
battista in America Latina e in
Africa: la celebrazione ha visto anche la partecipazione di
un gruppo di donne e giovani
e scuola domenicale che da
diversi anni ormai partecipa
con la raccolta di un’offerta.
Dal 4 al 7 dicembre il past.
Carmine Bianchi ha svolto un
ciclo di serate sul tema dell’evangelizzazione: culti, studi
biblici, e vari tipi di comunicazione sono stati il fulcro attorno al quale si è discusso
comunitariamente.
Dal mese di novembre il
gruppo giovani Fgei ha svolto una serie di incontri su
«Politica e fede»: non generalizzabile ma quasi cronico, il
digiuno che serpeggia infido
intorno ai temi anche più basilari di educazione civica.
Questo è stato il punto di
partenza dal quale poi si è
giunti ad esaminare i risvolti
della fede cristiana e dell’etica protestante. Lunedì 18
unitamente alla Caritas e alla
parrocchia cattolica denominata chiesa madre, la Chiesa
battista ha organizzato una
conferenza pubblica sul tema della pace con il sacerdote Angelo Cavagna. Tra le altre cose, è emersa l’importanza dei «piccoli grEmdi» incontri locali ecumenici quali
la Settùnana di preghiera per
l’unità dei cristiani e la Giornata mondiale di preghiera
delle donne.
AGENDA
20 gennaio
K È morto a Torino a fine anno
Antonino Pizzo
un vero «amico di Dio»
GIUSEPPE PLATONE
ISO, 1
Ì89804
IL 13 dicembre, nel tempio
valdese di corso Oddone a
Torino, ci siamo congedati da
Antonino Pizzo, spentosi in
tarda età circondato dall’affetto dei suoi cari. La vita di
Antonino, amico di Dio, è stata un lungo viaggio, prima attraverso il cattolicesimo, anche come cappellano militare,
e soprattutto poi nel protestantesimo, che ha accolto
come luogo di formazione
personale e familiare, luogo di
amicizie profonde e durature.
Luogo anche di assunzione di
responsabilità, spesso complesse e difficili, come quella
della presidenza dell’Ospedale valdese. Un impegno quest’ultimo che è stato rievocato
dal pastore Giorgio Bouchard
nel corso del funerale.
Si potrebbe parlare a lungo
di Antonino come primo presidente laico del Concistoro
valdese di forino, oppure di
lui come presidente del Comitato della Casa valdese di
Borgio Verezzi, oppure di
presidente della nostra corale
a metà degli Anni 80. Da
quando ascoltò, nell’immediato dopoguerra, un culto
alla radio che parlava della libertà del credente, il suo è
Stato un costante crescendo
»ella fede evangelica. E ciò
grazie alla moglie Mirella che
uà permesso che Antonino,
accanto al suo lavoro, potesse dedicare così tanto tempo
ad energie alla nostra chiesa.
Ci stiamo congedando in
questi anni da tutta una generazione che ha dato moltissimo al protestantesimo italiano, e non nascondiamo
Una certa preoccupazione nel
SUardare al futuro delle nostre chiese. Naturalmente il
nostro destino, e quindi il nostro futuro, è nelle mani di
i3lo. Non è dentro di noi, non
b nelle nostre intelligenze, nei
nostri calcoli. Uomini come
Antonino, che accanto al lavoro secolare hanno trovato
così tanto tempo, energie,
idee per far crescere la comunità, sono rari.
Ringraziamo il Signore di
avercelo dato e riempiamo il
vuoto che si è creato con nuove disponibilità e rinnovata
generosità nella testimonianza del mondo nuovo di cui ci
parla l’Evangelo. È un modo
concreto di onorarne la memoria. Prima di morire ha
scritto ai suoi due figli e nipoti
una breve lettera dicendo, tra
l’altro: «Continuate a vivere in
questa fede in Cristo che vi
sosterrà nei momenti duri come in quelli positivi della vita». È un augurio anche per
tutti noi che lo ricordiamo
con affetto e riconoscenza.
X Natale alla Chiesa battista di Siracusa
La diaspora non
è soltanto problematica
SALVATORE RAPISARDA
E'*' stato un Natale particolare quello festeggiato
dalla Chiesa battista di Siracusa. Il culto del 25 dicembre
è stato tenuto nei locali
dell’Assemblea di Dio missionaria, via Belvedere di Scala
Greca, 1. Il trasferimento nel
luogo di culto della chiesa
curata dal missionario brasiliano Valmir Farinelli si è imposto, perché un crollo improvviso dell’intonaco del
soffitto della chiesa battista
di via Agatocle ha danneggiato le panche e ha sconsigliato
di tenervi i culti, fin quando
l’immobile non sarà debitamente restaurato. Al pari di
Israele, che in diversi passi
testimonia dello scampato
pericolo grazie all’intervento
i Chiesa battista di Grosseto
Concerto di Natale
DANTE RIViaLO
Anche quest’anno, precisamente sabato 23 dicembre, nel locale di culto
della Chiesa evangelica battista di Grosseto, si è tenuto un
concerto di Natale offerto
dalla Corale Puccini magistralmente diretta da Francesco lannitti Piromallo: è stato
veramente un successo sia
per la partecipazione di pubblico (la chiesa era gremita
oltre ogni ragionevole previsione) sia per la perfetta esecuzione del programma, che
comprendeva fra l’altro il Magnificat Bwv 243 di Johann
Sebastian Bach (brani scelti
per soli, coro e organo). A fare
gli onori di casa è stato il pastore Claudio lafrate, che ha
brevemente illustrato, mostrando una spiccata compe
tenza, il programma che prevedeva anche brani come
Happy Christmas per soprano, coro e organo. Angelus ad
Virginem e tanti altri.
Le melodie espresse da un
coro di 29 elementi e dai
quattro solisti hanno pienamente soddisfatto il pubblico, attento nel corso dell’esecuzione, che ha manifestato infine il proprio gradimento applaudendo con calore il direttore e gli esecutori. Questa è stata, fra l’altro,
un’opportuna occasione per
rafforzare il legame tra la nostra realtà e la cittadinanza
grossetana. Al termine è stata raccolta un’offerta d’amore i cui proventi saranno devoluti alla Missione battista
europea che li indirizzerà al
lavoro missionario in Africa
e America Latina.
salvifico di Dio (Deut. 26, 8ss;
Sai. 124), anche a Siracusa si
riconosce la mano salvifica di
Dio in un evento che avrebbe
avuto sicuramente conseguenze gravi se si fosse verificato poche ore prima, durante il culto domenicale. Il culto
di Natale è stato un momento forte di ringraziamento, in
cui la lode per lo scampato
pericolo si sommava alla lode
per l’intervento'salvifico decisivo che Dio ha operato in
Cristo per tutta l’umanità,
anzi per tutto il creato.
È stato un culto di gioia anche per l’immancabile e gradita presenza di fratelli e sorelle emigrati o provenienti da
altre comunità. In circostanze
simili si tocca con mano il
piacere di rivedere dopo tanto
tempo fratelli e sorelle che vivono lontano. Adorare assieme il Signore significa, poi,
che la nostra unione è ben più
forte di una semplice amicizia, perché è una fraternità in
Cristo. Ci si rende conto che
anche nella lontananza si
conserva un vincolo forte e
che la diaspora non è necessariamente un impoverimento, visto che i doni che il Signore ha elargito alla sua
chiesa vengono messi a frutto
là dove i suoi figli e figlie vanno a guadagnarsi da vivere.
Desidero chiudere questa
nota ringraziando il pastore
Valmir Farinelli e tutta la sua
comunità per l’ospitalità offertaci in un’occasione così
importante e per l’ospitalità
che continueranno ad offrirci
finché non ci sarà possibile
ritornare in via Agatocle.
BERGAMO — A partire dalle 9,30, alla Comunità evangelica,
si tiene un convegno organizzato dal 6° circuito valdese-metodista su: «Uniti in Cristo. L’integrazione tra italiani e stranieri nelle chiese valdesi e metodiste del 6“ circuito» con relazioni dei pastori Jean-Félix Kamba e Giovanni Grimaldi.
BERGAMO — Alle 17,30, al Centro culturale protestante (via
Tasso 55), per il corso sul profetismo nella Bibbia, il pastore
Eric Noffke parla sul tema «Gli Atti degli apostoli».
20-21
PALERMO — A partire dalle 16,30, al Centro diaconale-lstituto valdese (via Di Blasi 12), si tiene un seminario organizzato dal Centro evangelico di cultura «Giacomo Bonelli» sul
tema «Globalizzazione lavoro e Sud Italia». Intervengono
Matteo Passini, direttore della Banca etica di Padova; Giorgio Gardiol, parlamentare; Alfonso Manocchio, operatore
sociale a Palermo; Franco Giampiccoli, pastore valdese; Doriana Giudici, economista e teologa; Biagio De Giovanni,
professore di Storia dell’integrazione europea all’Istituto
orientale di Napoli. Per informazioni e iscrizioni tei. 0916817941; fax 091-6820118, e-mail: c.d.foresteria@mclink.it.
BASSIGNANA (Al) — Alle 15, nella chiesa metodista (via della Vittoria 5), il pastore Maurizio Abbà parla sul tema «La
preghiera biblica tra contemplazione e azione».
ROMA —Alle 17, in via Giusti 12 (suore missionarie di Maria), a cura del Sae si tiene un incontro di preghiera e fraternità sul tema «“Io sono la via, la verità e la vita” (Giovanni 14,
1-6)», a cui intervengono l’arcivescovo Cesare Nosiglia e il
professor Daniele Garrone.
23 eennaio^
MILANO — Alle 18, alla libreria Ancora (via Hoepli 3), in occasione del 150° anniversario della Comunità luterana milanese, l’editrice Queriniana organizza la presentazione del
«Dossier sulla giustificazione. La Dichiarazione congiunta
cattolico-luterana, commento e dibattito teologico». Intervengono il curatore Angelo Maffeis, il pastore Norbert Denecke e il teologo Rosino Gibellini.
24 sennaio
IVREA — Alle 21, nella chiesa valdese (via Torino 217), viene
presentato il libro di André Gonnelle «I grandi principi del
protestantesimo» (ed. Claudiana).
ROMA —Alle 20,30, nella sala valdese di via Marianna Dionigi 59, la Refo organizza un incontro con il prof. Yann Redalié sul tema «Le lettere pastorali e la morale domestica».
25 eennaio
PORDENONE — Alle 20,30, alla Casa dello studente (via
Concordia), Aldo Casonato, presidente dell’Ucebi, tiene una
conferenza sul tema «Luci e ombre del cammino ecumenico.
Fino a che tutti giungiamo all’unità della fede (Efesini 4,13)».
GENOVA —Alle 17,30, nella biblioteca della Società di letture scientifiche (Palazzo Ducale, piazza De Ferrari), per il corso del Sae su «Il dono della lepe e la libertà nello Spirito», Ali
Schütz parla sul tema «La società ideale per l’Islam».
a^lto "J^adto
abbonamenti
interno L. 10.000
estero L 20.000
sostenitore L 20.000
ALESSANDRIA — Alle 15,30, alla sala Ferrerò del Teatro comunale (viale della Repubblica), nell’ambito delle conferenze del corso di Religione Dell’Unitrè, il past. Maurizio Abbà
parla sul tema «La Riforma: la teologia tra Lutero e Calvino».
SONDRIO — Alle 21, al Centro evangelico di cultura, il dottor Valdo Bertalot e il sacerdote Battista Rinaldi discutono il
tema «La Bibbia nella chiesa».
GROSSETO — Alle 17, nella sala conferenza del palazzo della Provincia, la Chiesa battista e la Commissione diocesana
per l’ecumenismo organizzano una «Presentazione della traduzione letteraria ecumenica del Vangelo secondo Giovanni». Intervengono Mario Cignoni («L’importanza di questa
nuova traduzione nel processo ecumenico in Italia»), Claudia Angeletti («Il lessico cristologico del Vangelo secondo
Giovanni»), Nino Barile («La figura del discepolo amato»).
Introduce e modera il pastore Claudio lafrate.
GENOVA — Dalle 9,30, nella chiesa battista di via Vernazza
si tiene una giornata di aggiornamento per visitatori sul tema «Teologia pratica-Relazlone d’aiuto», per l’organizzazione del 5° circuitQ valdese-metodista, del Gruppo di lavoro
bmv e dell’Associazione delle chiese battiste della Liguria.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i programmi, per lettera ofax, quindici giorni prima
del venerdì di uscita del settimanaÌe.
wmmm cronache delle liiiljl iiniiii
PRAROSTINO — Durante l’ultima assemblea di chiesa del
mese di dicemrbre, i membri elettori hanno eletto Lucilla
Peyrot quale nuova pastora della comunità a partire dal
prossimo anno ecclesiastico.
SAN SECONDO -r Due nuove nascite hanno allietato la comunità: Rebecca, di Barbara e Simone Druetta, e Giulia,
di Luisa e Dario Gardiol. Ai genitori e alle loro famiglie
esprimiamo i nostri auguri, chiedendo al Signore che li
accompagni con la sua benedizione.
Per la
pubblicità su
tei. 011-655278, fax
8
RIFORMA
La qualità, fra tecnica
e rapporto con l'utente
Dare servizi di qualità: questo obiettivo sta mobilitando
le forze delle aziende sanitarie
e sarà al centro dell’attenzione nei prossimi anni. Parlare
di qualità in sanità può voler
dire parlare di molti aspetti:
rapporto con il paziente, tecnologie, sicurezza, risorse
umane e formazione professionale, organizzazione, certificazione e accreditamento
istituzionale. Negli Ospedali
valdesi si sta lavorando su vari
fronti. Vi sono iniziative voite
all’accoglienza dei pazienti,
per informarli e indirizzarli al
luogo di effettuazione dell’esame, in particolare all’Ospedale evangelico di Torino
(Oev) che è struttura più articolata. Altre azioni riguardano
la consegna del referto, che si
punta a consegnare immediatamente nei casi in cui ciò è
possibile, oppure può essere
recapitato a domicilio tramite
il servizio postale, evitando
così il ritorno in ospedale.
Consistenti risorse sono
state dedicate al rinnovo delle
apparecchiature sanitarie: è
questo un settore in continua
evoluzione e restare al passo
con la tecnologia avanzata
rappresenta un elemento
qualificante per la struttura
ospedaliera. 11 supporto delle
donazioni da parte di privati,
delle associazioni «Amici» per
le Valli e del Comitato promotore per rOev è stato e resta di grande importanza per
mantenere il rinnovo delle attrezzature su buoni livelli pur
in carenza di contributi pubblici in conto capitale. Accanto agli investimenti in tecnologia sanitaria vi è stato un
forte impegno per l’adeguamento e il miglioramento de
gli impianti (ossigeno, elettrico, gruppo elettrogeno ecc.),
anche per il rispetto delle
norme di sicurezza.
Sul fronte informatico l’impegno portato avanti ha riguardato il cablaggio delle
strutture, lo sviluppo dell’
hardware del software nella
direzione di condivisione e
integrazione dei programmi.
L’introduzione di nuovi sistemi ha anche comportato la
necessità di gestire internamente corsi di formazione
per l’utilizzo del personal
computer da parte di tutti gli
operatori interessati. Nei
prossimi anni lo sviluppo
dell’informatica sarà orientato sempre più a lavorare in
rete, in collegamento con il
medico di base e per fornire
indicazioni direttamente ai
pazienti. Tutti questi tasselli
servono ai fini dell’accreditamento che sarà effettuato
dalla Regione Piemonte entro
due anni sulla base del rispetto dei requisiti strutturali,
tecnologici e organizzativi fissati lo scorso mese di marzo.
A partire da alcuni settori si
è poi avviato il grosso lavoro
per la certificazione di qualità
ai sensi delle normative europee (norme Iso 9.000 e successive modifiche). La certificazione è stata raggiunta dal
servizio di cucina di Torino ed
è in corso per il servizio di laboratorio analisi sia di Torino
che delle Valli. Vari progetti
qualità stanno interessando
gli altri servizi puntando ad
ottimizzare l’integrazione tra
di essi e l’organizzazione nel
suo complesso. L’obiettivo resta il miglioramento del servizio fornito nel rispetto delle
risorse assegnate.
OSPEDALI DI TORRE PELLICE
E POMARETTO
attività e settori
Allergologia
Angiologia
Cardiologia
Dermatologia
Dietologia
Ematologia
Gastroenterologia, endoscopia digestiva
Laboratorio analisi
Lungodegenza
Malattie metaboliche
Medicina interna
Oculistica
Pneumologia, radiologia
Riabilitazione
Offerte possono essere indirizzate a:
Ciov-Valli:
c/c 10/1290 S. Paolo Luserna San Giovanni
Associazione Amici ospedale Pomaretto:
c/c 2795 S. Paolo Perosa Argentina
Associazione Amici ospedale Torre Pellice:
c/c 25733 Cariplo Torre Pellice
Le strutture sanitarie della Chiesa valdese di fronte alla sanità pubblica che si rior^ base re
Presente e futuro degli ospedali va| di 1
Riuniti sotto un'unico ente, la Ciov, i tre istituti ospedalieri stanno rapidamente integrando e kando le
In cui sono inseriti. In questi anni sono state investite risorse ingenti derivanti da finanziaiplici, dal
Gli ospedali valdesi all'interno del sistema pubblico
Und
MASSIMO GNONE
Tagli alle spese per la sanità, forte scossone al sistema di finanziamento pubblico, ruolo rinnovato delle
Regioni. Sono parole, queste,
che negli ultimi anni abbiamo letto sempre più spesso
sui giornali. Una riorganizzazione che coinvolge anche gli
ospedali valdesi. Incontriamo Luigi Stabile, dal ’96 alla
guida dell’Ospedale evangelico valdese di Torino e dal ’98
direttore generale dei tre
ospedali gestiti della Ciov.
- Come altri settori dello
stato, la sanità è protagonista
di forti cambiamenti: quali
possono essere le ripercussioni
sugli ospedali valdesi?
«Ci sono delle tendenze
che già da tempo sono state
individuate a livello normativo, ma che stanno subendo
un’accelerazione in conseguenza di due componenti: i
criteri fissati dall’Unione europea e la forte attenzione alla spesa. Quest’ultima sale
per l’aumento dell’offerta di
servizi e della domanda di
prestazioni, con l’età media
che cresce in tutti i paesi. Il
ruolo regionale è rafforzato e
si va imponendo un nuovo
modello organizzativo. Perciò le politiche regionali non
vanno criticate. Gli ospedali
devono portare avanti un
processo di “deospedalizzazione": devono essere potenziate forme diverse dal ricovero, come il day-hospital o
l’intervento ambulatoriale.
Questi processi sono comuni,
anche le strutture pubbliche
devono affrontarli. Da parte
nostra fino al 2003 dobbiamo
mantenere un budget che la
Regione ci riconosce per questa riorganizzazione. Non voler cambiare vuol dire precludersi il futuro».
- Da due anni l’Ospedale
evangelico di Torino e gli ospedali di Pomaretto e Torre
sono gestiti dalla Ciov: qual è
la collaborazione possibile?
«Con la decisione di rilanciare l’Ospedale di Torino e
di integrare i tre ospedali, la
Tavola ha dimostrato di comprendere molto bene l’evoluzione che la sanità subirà nel
prossimo futuro. L’Ospedale
evangelico di Torino dovrà
essere una struttura tecnologizzata e capace di affrontare
patologie complesse. Gli ospedali delle Valli dovranno
essere “ospedali di comunità”: forte legame con il territorio e attenzione ai bisogni
e alle aspettative della popolazione dei rispettivi distretti
di appartenenza. Le sinergie
che possono esprimere le tre
strutture sotto il profilo
dell’integrazione dei servizi
di supporto alle attività sani
Dl
L’ingresso dell’ospedale di Torino
tarie è sicuramente molto
forte e opportuno».
- Questa riorganizzazione
richiede un impegno maggiore del personale?
«Cambiare non è nella natura dell’uomo. Il cambiamento mette in discussione
molti equilibri, anche familiari. In generale le condizioni di lavoro sono migliorate,
ma c’è un problema di flessibilità. Fermo restando il rispetto di turni e orari garantiti, l’operatore dovrà essere
coinvolto nella riorganizzazione critica sul piano aziendale. Strumenti per il cambiamento sono: Finformatizzazione, l’accorpamento di
servizi e la collaborazione
con i medici di base, figure
fondamentali per seguire il
percorso diagnostico del paziente. Oggi si fa sanità rispondendo ai bisogni in maniera efficiente».
- Perché queste nuove ristrutturazioni che caratterizzano in particolar modo gli
ospedali di Torino e Torre?
«Per operare nel Servizio
sanitario nazionale, tutte le
strutture dovranno essere accreditate entro il 2003. Le
condizioni dell’Ospedale evangelico di Torino non erano
adeguate e il contributo regionale giunge quanto mai opportuno per completare il panorama di ristrutturazione e
quindi le condizioni necessa
rie per l’accreditamento della
struttura. Per le Valli questi
investimenti rientrano in un
programma di ristrutturazione complessiva e di adeguamento, come il reparto di radiologia a Torre Pellice». I
- Il nuovo quadro della sa- '
nità comporta una forte rela- \
zione con le istituzioni pub- ;
Miche. Ci traccia un bilancio ]
dei vostri rapporti con le Asl?
«L’integrazione con il terri-,
torio comporta la collaborazione con le istituzioni pubbliche. Con il nuovo sistema
di finanziamento, l’Asl è diventata un elemento di riferimento imprescindibile. L’integrazione è necessaria anche per evitare sovrapposizioni di servizi e i rapporti sono improntati a risolvere i
problemi comuni. Con i’Asl 1
di Torino i rapporti sono ottimi anche dopo l’Accordo di
programma firmato nel ’99:
l’Ospedale evangelico ha saputo guadagnarsi un’ottima
reputazione per la qualità dei
sevizi offerti. Per quanto riguarda l’Asl 10 di Pinerolo, ;
abbiamo voluto curare molto '
questi rapporti, inizialmente
un po’ tesi. Non bisogna dimenticare che nel corso degli
anni gli ospedali delle Valli
hanno saputo sopperire a
mancanze pubbliche non da
poco. Attualmente i rapporti j
sono improntati a spirito di ’
forte collaborazione».
NOMir
dalla
(Jale per 1
(CommisE
Ùeri valde
eseguire
che le ve
personal
1998 ami
ospedali c
Hiaretto a
■no. Comp
Che quel
rapporti
informarl
per comu
offre e chi
cessario,
materiale
trato rec£
dente deli
Coisson, (
frontato,
da chiacc
blematicf
«Perso
Franca Cc
rapporto
dispensai
mandata
svolgere u
devo risp
consiglio
anno la (
chiese op
tro inviai
Maggiore funzionalità con le ultime ristrutturazioni
Metamorfosi lunga e continua, quella degli ospedali
valdesi di Torino, Torre Pellice e Pomaretto: una storia di
cambiamento radicale, modifiche strutturali e adeguamento alle normative che
hanno interessato muri e attrezzature sanitarie. In questi
anni l’Ospedale evangelico di
Torino sta subendo gli interventi più importanti della sua
esistenza. Una serie di investimenti edilizi che riguardano la realizzazione del terzo
piano, la sistemazione dell’edificio ex Fiat di via Silvio
Pellico e il progetto di completamento e riordino generale dell’ospedale. Per i lavori
sull’edificio di via Silvio Pellico e sul fabbricato ex Artigianelli, nel giugno 1999 è stato
firmato un Accordo di programma con Regione, Comune di Torino, Asl 1 e Ciov.
«Il reparto di chirurgia del
terzo piano - spiega Gianfranco Bleynat, responsabile
per la Ciov del Servizio tecnico - è già in funzione da 2 anni e comprende le nuove sale
operatorie». Per il finanziamento di questa prima fase
sono stati determinanti il
contributo di 4 miliardi provenienti dall’8 per mille della
Chiesa valdese e i fondi raccolti dal Comitato promotore. «I lavori in corso all’edificio ex Fiat in via Silvio Pellico
28 - dice Bleynat - saranno
conclusi nel 2001: alla fine di
sporremo di un nuovo polo
per i servizi ambulatoriali e
diagnostici, che consentirà di
decongestionare la parte storica dell’ospedale». L’intervento è finanziato attraverso
un’operazione di leasing immobiliare. La terza parte
dell’operazione comprende
la riorganizzazione di tutta la
struttura ospedaliera, lavori
che interessano l’edificio storico e il fabbricato ex Artigianelli. C’è un finanziamento
regionale di 11 miliardi finalizzato al completamento di
quest’ultima «tranche»: un
investimento complessivo di
oltre 15 miliardi. «Per la parte
autofinanziata nell’edificio ex
Artigianelli- dice Bleynat - i
lavori sono in corso, mentre
si sta procedendo alla fase
progettuale avanzata per i restanti lavori finanziati dalla
Regione Piemonte».
L’ospedale di Torre Pellice
sta cambiando volto, anche
se il cuore delle novità è sotto terra. Con la stesura nel
1997 di un progetto di ristrutturazione e realizzazione di un nuovo fabbricato, la
Ciov ha cercato di fare fronte
ad alcuni problemi, riguardanti soprattutto il reparto di
radiologia, i magazzini, gli
spogliatoi del personale e il
reparto mortuario, che avrà
un accesso indipendente dagli altri. «Con questo nuovo
corpo - spiega Bleynat - in
fase di realizzazione e in lar
ga parte seminterrato, sarà
completamente liberato lo
spazio del cortile, che fino a
2 anni fa era occupato da vari
servizi». Costo dell’operazione: oltre 4 miliardi, 3 dei
quali finanziati da contributi
regionali, il resto dai fondi
8%o. Questo intervento è stato preceduto dallo spostamento e potenziamento delle centrali tecnologiche e
dell’officina di manutenzione. «Sotto il cortile, davanti
all’ingresso del pronto soccorso - continua Bleynat -,
troveranno spazio nel seminterrato i magazzini e l’archivio delle cartelle cliniche, di
fianco saranno sistemati gli
spogliatoi del personale e il
nuovo servizio di radiologia».
Una buona notizia: la ristrutturazione permetterà di liberare degli spazi all’interno
dell’ospedale, dove in futuro :
potranno essere sistemati gli ,
uffici della Ciov, attualmente ,
ospitati ancora nell’ex Con- !
vitto in via Beckwith.
«A Pomaretto - conclude
Gianfranco Bleynat - sono '
ormai terminati i lavori di ristrutturazione. In particolare
è stata completata la cucina,
il reparto radiologico è stato
integrato con i locali per la
densitometria ossea e la
mammografia, è stata realizzata la nuova palestra di fisioterapia e sono stati sistemati gli ambulatori di cardiologia e gastroenterologia». Per l’utilizzo della Casa
dei professori è in cantiere
un’ipotesi innovativa di «progetto hospice»: una struttura
residenziale per pazienti terminali e che non possono essere curati a casa.
L’ospedali
attivi
Medie
Offerte
Ciov-0<
c/c 3501
Gomita
, c/c 10/:
Lavori di ristrutturazione all’ospedale di Torre Pellice
9
VENERDÌ 19 GENNAIO 2001
riorL base regionale, riduce le risorse finanziarie a disposizione ed esalta l'efficienza dei servizi
all di Torino, Pomaretto e Torre Pellice
d e Londo le loro strutture per risp)ondere al meglio delle loro possibilità alle necessità del territorio
iziaimlid, dall'Otto per mille e dai doni delle chiese e dei privati, ma resta ancora molto da fare
Un dialogo continuo con le nostre chiese
DAVIDE ROSSO
3 della
questi
in un
irazioieguadi ra
•lia sa-!
e reía- [
i publiando:
eAsl? ;
1 terriiborai pubistema
1 é diriferiL’inia an
NOMINATA annualmente
dalla Commissione sinodale per la diaconia, la Ciov
(Commissione istituti ospitaÙeri valdesi) ha il compito di
eseguire i mandati sinodali
che le vengono affidati. Ha
personalità giuridica e dal
1998 amministra oltre agli
ospedali di Torre Pellice e Pomaretto anche quello di Tori,.|io. Compito della Ciov è anche quello di mantenere i
rapporti con le chiese per
informarle della sua attività,
per comunicare i servizi che
offre e chiedere, là dove è necessario, sostegno morale e
materiale. Abbiamo incontrato recentemente la presidente della Ciov, prof Franca
CoTsson, con cui abbiamo affrontato, in una sia pur rapida chiacchierata, queste problematiche.
«Personalmente - dice
Franca Coisson - penso che il
rapporto con le chiese sia indispensabile perché mi sento
mandata dalla mia chiesa a
svolgere un compito e ad essa
devo rispondere e chiedere
consiglio e supporto. Quest’
anno la Ciov ha offerto alle
chiese opportunità di incontro inviando una lettera al
futuro I
iati gli i
mente j
c Con- 1
iclude
- sono I
i di riìcolare
;ucina,
à stato
per la
a e la
realiz1 di fi^ sistoli careroloa Casa
ntiere
i «prouttura
Iti termo es
le comunità e le chiese stanno rispondendo invitando i
membri della Ciov a parlare
degli ospedali nelle loro assemblee, alla festa del 17 febbraio e in altre loro iniziative».
- Da entrambe le parti
quindi c’è voglia di interagire
ma materialmente come si relazionano le chiese con gli
ospedali?
«Con visite, culti, incontri.
Nelle tre strutture poi la risposta è diversificata. A Torino c’è la diacona battista Gabriella Casanova che svolge il
compito di accoglienza, visita gli ammalati, cura il rapporto con i pastori delle varie
chiese evangeliche e si “coordina” con gli “Amici dell’ospedale” che svolgono l’opera di visitatori e di volontaria assistenza. La domenica
mattina poi i pastori della
città di Torino si occupano
della predicazione. A Torre
Pellice invece la cura dell’ospedale è affidata al 1° circuito. Un pastore a turno tiene il culto ogni giovedì pomeriggio e un gruppo di fratelli e sorelle della sua chiesa
visita gli ammalati. 11 pastore
Mario Berutti ha il compito di
coordinamento del lavoro dei
colleghi, delle visita e cura i
rapporti con la direzione
OSPEDALE EVANGELICO
VALDESE DI TORINO
attività e settori
Allergologia
Anatomia patologica
Anestesia e terapia antalgica
Cardiologia
Chirurgia generale
Chirurgia plastica e della mano
Dermatologia
Dietologia
Ematologia e malattie trombotiche
Fisioterapia decongestiva complessa
Gastroenterologia, endoscopia digestiva
Ginecologia
Laboratorio analisi
Medicina, oncologia, diabetologia, pneumologia
Nefrologia
Neurologia e neurofisiologia
Oculistica
Ortopedia
Otorinolaringoiatria
Radiologia
Offerte possono essere indirizzate a
Ciov-Oev:
c/c 3500 Cariplo ag. 6 Torino
Comitato promotore per la ristrutturazione:
C/c 10/500 S. Paolo ag. 40 Torino
dell’ospedale. Un gruppo di
sorelle di Torre Pellice poi visita settimanalmente tutti gli
ammalati. Anche a Pomaretto i pastori del circuito curano il culto settimanale, che si
tiene il martedì pomeriggio, e
sono affiancati da un gruppo
di visitatori fisso che frequentemente visita tutti gli
ammalati».
- Sia a Pomaretto che a
Torre Pellice esistono delle associazioni di «Amici» degli
ospedali e a Torino un comitato promotore quale è la loro
importanza?
«A Pomaretto e Torre Pellice gli “Amici” sono nati a cavallo tra gli Anni 70 e 80 per
sostenere finanziariamente
gli ospedali e tutt’oggi contribuiscono ad acquistare, per i
reparti, apparecchiature altamente sofisticate ed erogano
borse di studio per infermieri
professionali. 11 Comitato
promotore per la ristrutturazione dell’ospedale di Torino
opera da qualche anno a
fianco dell’amministrazione
fornendo grosse somme raccolte nelle banche, tra gli
amici, promuovendo serate e
spettacoli».
- Proprio a Torino dal ’97
esiste un Comitato etico che
ora, dopo l’unificazione degli
ospedali, è divenuto patrimonio della Ciov; qual è il compito di questo Comitato e come è strutturato?
«Dal ’98 il Comitato ha valenza per i tre ospedali ed è
composto da 13 membri di
cui 11 nominati dalla Ciov e 2
membri di diritto. 11 suo compito fin dall’inizio è stato
quello di vagliare le sperimentazioni di nuovi farmaci,
di fornire pareri e promuovere riflessioni e approfondimenti sui profili etici delle attività svolte oltre che sul rapporto operatori-pazienti. Tra
l’altro proprio in questa prospettiva e con il sostegno e lo
stimolo del Comitato a maggio del 2001 si terrà un convegno curato dal gruppo sul
la bioetica nominato dalla
Tavola e dal Geo (Coordinamento evangelico ospedaliero) rivolto al personale dei tre
ospedali e allargato anche a
delegazioni degli ospedali
evangelici di Napoli e Genova. Nel corso del seminario
verranno affrontati temi come l’informazione e il consenso, l’accanimento terapeutico e l’accanimento diagnostico oltre che aspetti etici della terapia del dolore».
- In un periodo come il nostro in cui la comunicazione
ha un importanza sempre
maggiore quali sono i canali
che la Ciov si è data per far
conoscere la propria attività?
«Oltre ai canali tradizionali
abbiamo una rivista, “11 quaderno”, che creata dall’ospedale di Torino, ora è stata fatta propria dalla Ciov. Questa
pubblicazione che ha carattere trimestrale contiene una
meditazione biblica, notizie
di carattere sanitario e un inserto con tutti i servizi offerti
nelle nostre strutture. Un
modo per fare conoscere le
nostre attività ma anche per
dialogare con chi si avvicina
alla nostra realtà».
- Quale futuro prevede per
gli ospedali?
«Durante la presidenza del
pastore Giorgio Bouchard
l’ospedale di Torino affidato
alla direzione del dottor Luigi Stabile ha avviato un progetto di rilancio e potenziamento dell’attività compiendo in pochi anni un vero e
proprio salto di qualità. Gli
ospedali delle Valli si presentano oggi in buono stato grazie agli interventi di ristrutturazione e ampliamento effettuati negli Anni 80 e 90; ora si
è avviato un progetto di riorientamento dell’attività che
punta a valorizzare la funzione di ospedale di territorio.
Gli interventi di ristrutturazione e riqualificazione sono
quindi in corso e richiederanno ancora un forte impegno negli anni futuri».
Conoscere l'ammalato
MENTI UnU CiOV-OSPEDAU VALDESI
Torino e-maìl
In un suo intervento sull’ultimo numero de «Il quaderno», la rivista trimestrale
pubblicata dagli ospedali vaidesi, la presidente della Ciov,
Franca Coisson, ha dichiarato che al di là delTunificazione avvenuta nel ’98 una cosa
era comune ben prima alle
tre strutture: «Lo spirito di
servizio e di grande attenzione nei confronti dell’ammalato: egli è un fratello sofferente di cui deve essere rispettata la dignità e l’umanità». Da parte del personale
peraltro la volontà di approfondire gli aspetti etici del
proprio lavoro non manca
anche confrontandosi con il
territorio e le chiese locali.
In realtà come Pomaretto,
per esempio, sono previsti incontri con la collaborazione
dei pastori e leThiese del circuito in vista del convegno organizzato dalla Ciov insieme
al gruppo di lavoro sulla bioetica nominato dalla Tavola
per il prossimo mese di maggio. «È proprio in quest’ottica
- dice Grazia Casale, caposala
all’ospedale di Pomaretto che a fine gennaio avremo un
incontro con chi abita in valle: per avere un confronto dal
quale cercheremo di fare emergere le problematiche e
soprattutto le esigenze del
malato parlandone in una situazione, soprattutto emotiva, differente da quella del ri
coverato in ospedale». Un
modo insomma per migliorarsi anche al di fuori delle
mura ospedaliere dove i rapporti rischiano di essere influenzati dalla situazione particolare e dai ruoli che ognuno ricopre. Ma anche un modo per accrescere la conoscenza sulle esigenze e sulle
problematiche del malato nel
momento dell’assistenza.
Ma in generale cosa vuol dire assistere un ammalato in
ospedale? «Significa innanzitutto ascoltarlo, e non solo
verbalmente - continua la Casale -. Saper spesso intuire il
significato dei suoi gesti, affiancarlo nei suoi silenzi. Deve essere il rapporto fra due
persone che hanno gli stessi
diritti. Occorre imparare a
leggere i comportamenti della
persona cercando di fare in
pratica quello che spesso ci
sforziamo di dire a parole».
Per fare tutto questo in molti
ospedali, e in quelli evangelici
di Pomaretto, Torre Pellice e
Torino lo si fa da anni, gli
operatori si sono dati anche
strumenti specifici come la
cartella infermieristica che,
compilata in base anche a interviste condotte all’ingresso
nella struttura ospedaliera,
funge in qualche modo da
guida al modo di rapportarsi
alla persona nel periodo, più
o meno lungo, che questa trascorre nell’ospedale.
Tecnologie avanzate
Negli ospedali valdesi, come in molti altri ospedali, il
percorso diagnostico che si
avvale di tecnologie avanzate
e di elevata professionalità
gioca sempre più un ruolo
fondamentale. «L’efficacia
diagnostica - spiega Michele
Macario, primario di radiologia all’Ospedale valdese di
Torre Pellice - diventa ancora più importante nella realtà
delle Valli dove si è "ospedali
di comunità”. Per questo, per
rispondere alle aspettative
della popolazione, ci si pone
come obiettivi il potenziamento dei settori ambulatoriali e la realizzazione di
“percorsi di pronta diagnosi"
al fine di fornire risposte nel
più breve tempo possibile in
un panorama sanitario nazionale che prevede una
sempre più ridotta “ospedalizzazione”».
Proprio in quest’ottica di
miglioramento tecnologico
prossimamente negli ospedali della Ciov sarà sviluppato un progetto di digitalizzazione delle procedure dia
gnostiche che permetterà
l’integrazione fra le sedi degli
ospedali, riducendo le distanze fisiche e le difficoltà
dovute al ridotto numero di
medici e consentendo inoltre
un sempre più intenso e rapido collegamento anche con
realtà esterne come medici di
base e altri ospedali.
«Con i nuovi supporti informatici - dice ancora Macario - saranno rese più veloci e accessibili le procedure
di prenotazione, accettazione
e consegna referti evitando
per quanto possibile tempi di
attesa e accessi ripetuti agli
sportelli. Inoltre i nuovi spazi
di prossima realizzazione
consentiranno di superare,
nella sede di Torre Pellice,
tutti i disagi attualmente causati dagli spazi ridotti, come
le sale di attesa insufficienti e
la dislocazione su due piani
del servizio, e contestualmente al trasloco nei nuovi
spazi sarà poi finalmente riaperto il servizio Tac, dotato di
una moderna apparecchiatura di ultima generazione».
Valli: una cucina comune
Un progetto che mira alla
gestione comune del servizio
cucina degli istituti valdesi
delle Valli con alla base l’idea
di fondo di mettere insieme
le forze tra opere della Chiesa
valdese collocate alle Valli
per gestire insieme il servizio
e puntare ad economie di
scala e affrontare così meglio
problemi strutturali, rispetto
delle normative igieniche e
risparmi gestionali.
Il progetto, appoggiato fortemente dalla Csd (Commissione sinodale per la diaconia), prevede il potenziamento della cucina dell’Ospedale
valdese di Torre Pellice quale
centro di produzione dimensionato per 1.500 pasti-giorno (rispetto ai 250 attuali)
con distribuzione dei pasti
alle cucine degli altri istituti
che decidano di aderire, che
provvedono a completarne la
preparazione e a servirli agli
ospiti. La proposta si basa su
moderne tecniche di ristorazione collettiva, utilizzando il
cosiddetto legame refrigerato
tra luogo di produzione e
luogo di consumo, che assicura buona qualità e flessibilità organizzativa.
«Il progetto - dice Silvio
Vola, direttore amministrativo della Ciov - parte dal presupposto che è vitale mettere
insieme le risorse dei differenti istituti e prevede l’utilizzo del personale esistente,
con un programma di riorganizzazione che si sta definendo in gestione diretta o esterna, da presentare al personale stesso e alle organizzazione sindacali nella prima parte dell’anno per concretizzarsi entro Testate».
Per il momento l’iniziativa
vede direttamente coinvolti
gli ospedali di Torre Pellice e
Pomaretto e l’Asilo dei vecchi
di San Germano. Ma sono già
allo studio anche forme di
appoggio temporaneo o stagionale a istituti e opere che
lo richiedano in determinati
periodi dell’anno. Gli ospedali assicurano anche la consulenza del servizio di dietologia per la predisposizione
dei menu e delle diete.
Il progetto «hospice»
fette da malattie croniche
gravi e in fase terminale, senza una completa separazione
dalla famiglia». In generale le
cure palliative, terapie che si
attuano quando non è possibile realizzare un intervento
risolutivo, hanno lo scopo di
consentire una migliore qualità della vita. «Bisogna evitare - conclude Pomari - di
contrapporre trattamento
palliativo e, ad esempio, terapia oncologica e per fare questo serve una collaborazione
continua e quotidiana». Occorre insomma, sottolineano
i medici e gli operatori della
Ciov, un rapporto umano con
la persona sofferente con cui
si condivide una parte particolare del percorso della vita.
La «presa in carico del malato nella sua interezza» vuol
dire cercare di andare incontro alle esigenze che questo
ha non solo dal punto di vita
medico ma anche umano e
familiare. In questa direzione
va un’iniziativa che la Ciov ha
in cantiere da tempo: il progetto «hospice» che, finanziamento permettendo, riguarderà dal punto di vista stmtturale la Casa dei professori
di Pomaretto situata nei pressi dell’ospedale. «Si tratta di
creare una struttura con 9 posti letto - spiega Gianni Fornaci, primario di oncologia
alTOspedale evangelico di
Torino - che serva a offrire
un’assistenza adeguata e dignitosa a quelle persone af-
10
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 19 GENNAIO 2001 VENERDÌ 1
IL CRISTIANESIMO
RIAPRA LE PORTE
MARIA SBAFH CIRARDET
«Prendi il largo», è questo l’invito di Gesù a Pietro dopo un’infruttuosa notte di pesca, ed è una
delle parole bibliche che il papa
di Roma ricorda nella lettera
apostolica firmata solennemente
in pubblico il 6 gennaio, a chiusura del cosiddetto Giubileo.
«Riapriamo le porte all’ecumenismo», invita la lettera che la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) ha reso pubblica in quegli stessi giorni (vedi
il numero scorso di Riforma).
Due inviti che nella loro diversità di provenienza e di destinatari riguardano dunque il futuro.
In queste settimane molti
hanno tentato un bilancio di un
2000 in cui la
Chiesa cattolica
ha celebrato il \/q ripreSO UÍ1
«suo» Giubileo,
ponendosi al commino di ¡mpeano
centro dell’at
la testimonianza di cristiani di
altre confessioni, ha colpito altresì per le sue esclusioni. Eppure, l’ecumenismo non è scomparso, perché i fìli del dialogo
annodati nel corso di questi anni
non si sono spezzati. In questo
senso va la lettera della Fcei.
Quel che è stato costruito in passato, i segni di ecumenismo che
abbiamo vissuto anche quest’anno, ci permettono di «riaprire»
la porta dell’ecumenismo, proseguendo quel cammino di conversione a Cristo nel quale le chiese
possono ritrovarsi vicine, nella
confessione delle infedeltà del
passato e nella volontà di ubbidire alla chiamata di annunciare insieme l’Evan
"™ ... gelo della grazia.
Nonostante
il «clamore» denunciato anche
da autorevoli per
tenzione delle COITlUne Che HSpOnda sonalità cattoli
masse cattoliche, con un’informazione dei
media che troppo spesso tendeva a farci dimenticare che viviamo in un paese
laico. Soltanto in futuro potremo capire le conseguenze di
questo periodo, «disturbato dal
clamore ecclesiastico e mediatico intorno alla figura del papa»
(è l’opinione del cattolico Enrico
Peyretti). Intanto, la lettera apostolica del 6 gennaio sembra ritrovare i toni dell’inizio dell’anno giubilare, quando pareva che
le chiese cristiane, ponendo Cristo al centro, potessero celebrare in qualche misura insieme,
nonostante la pesante ipoteca
dell’Anno Santo con le sue indulgenze, i duemila anni della
sua nascita; la lettera infatti è
ricca di riferimenti a Cristo, la
vera «eredità» del Giubileo, dice,
da tesoreggiare e investire per il
futuro. Ma che faremo dell’«eredità» di un anno che tanto ha pesato sui rapporti ecumenici?
Gli apologeti del Giubileo sottolineano l’affluenza delle masse
cattoliche a Roma, intorno alla
figura del papa; rispettiamo la
coscienza di coloro che vi hanno
partecipato, ma non era certamente questo un elemento dei
«duemila anni di Cristo» in cui le
altre confessioni cristiane potessero sentirsi coinvolte. I rari atti
voluti come ecumenici hanno
piuttosto imbarazzato che coinvolto, dagli inviti all’apertura
della cosiddetta porta santa al
congresso mariano. Anche la
molto citata evocazione di «martiri» cristiani non cattolici, che
pur aveva un significato ecume
alle molte sfide
del mondo d'oggi
che, come Pietro
Scoppola e Vittorio Messori, credo
che noi protestanti non possiamo soltanto tirare un sospiro di sollievo per la
chiusura di una parentesi che
ha provocato tante ferite, dalle
chiusure del cardinale Biffi alla
beatificazione di Pio IX, all’orgoglioso reclamare solo per sé il
titolo di chiesa. Tante ferite,
non soltanto all’ecumenismo
ma ancor più, ci sembra, all’integrità della fede cristiana. Tra
queste dissonanze, infatti, possiamo riconoscere alcune sfide
che, nei suoi modi, la Chiesa cattolica ha individuato e che si
pongono alla testimonianza cristiana di tutti. La sfida di come
proporre l’Evangelo alle nuove
generazioni; la sfida dei poveri
del mondo, che la lettera della
Fcei definisce come «remissione» del debito internazionale
dei paesi poveri e che induce alla riflessione su come articolare
oggi il rapporto tra denaro e potere; la sfida a confi'ontarsi con
le altre religioni, che mettono in
questione la pretesa egemonia
cristiana occidentale.
«È iniziata la più grande festa
religiosa dell’India, attesi fino a
70 milioni di pellegrini», così titolava il 10 gennaio La Repubblica, parlandone con il termine incongruo di «Giubileo indù». Anche qui una manifestazione di
spiritualità di massa? Una ricerca di senso per queste folle che
non trovano risposta nel messaggio cristiano? Domande aperte; aprire le porte significa riprendere con fantasia rinnovata
un cammino che apra a un co
nico perché riconosceva la fede e mune impegno cristiano oggi.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
011/657542 e-maii: redazione.torino®riforma.it;
REDAZIONE NAPOLI:
Via Fona, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185
fax 081/291175, e-maii: redazione.napolieriforma.it;
REDAZIONE PINEROLO:
Via dei Mille, 1-10064 Pineroio, tei. 0121/371238
fax 0121/323831, e-maii: ediproetpeilice.it
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L’eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons,
Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Arnland-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA; La Ghlsleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l -via S. Pio V, 15 bis -10125Totino.
ABBONAMENTI sul c.c.p. n. 14548101 - intestato: Edizioni Protestanti (vedi sopra)
ordinario: L. 110.000; ridotto: L. 85.000; semestrale; L. 58.000;
fffifffl O sostenitore; L. 200.000.
. *\ ordinario: L. 175.01
^ sostenitore: L. 250
. aerea: L. 200.000; semestrale: L. 90.000;
000.
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x38 mm. Riforma - 37x45 mm, L'Eco delle
valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici; a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pineroio con il numero 176/51.
Ritorma-L’Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pineroio con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 2 del 12 gennaio 2001 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 10 gennaio 2001
200i
Associato alla
Unione stampa
psftodic« Kallana
Come risponidere alle critiche ai lezionari biblici accusati di frantumare la Bibbia?t
In difesa di «Un giorno, una Parola»
Il lezionùrio non va utilizzato al posto della Bibbia ma con la Bibbia e al suo servizio, solo
così diventa un aiuto reale e prezioso per conoscere ogni giorno di più lo parola di Dio
PAOLO RICCA
IN una meditazione sulla
chiesa apparsa su Riforma
dell’8 dicembre scorso a pag.
2, Claudio Tron ha espresso
un parere negativo sul lezionario biblico Un giorno, una
Parola, che la Claudiana pubblica da alcuni anni. Creato
nel 1731, è apparso ininterrottamente da allora fino a
oggi, ed è diffuso, si può dire,
in tutto il mondo in 43 lingue
diverse. Tron dice di «apprezzare molto poco quel volumetto che s’intitola Un giorno, una Parola», e spiega perché: «Il sorteggio e i ritagli dei
testi biblici non sono un
buon metodo di lettura».
Ringrazio Claudio Tron per
la sua critica sia perché essa è
comunque un segno di interesse, sia perché in generale
una critica fa riflettere, suscita nuovi pensieri e suggerisce
qualche precisazione. Claudio Tron non è il solo a nutrire riserve sui lezionari biblici
in genere, e in particolare su
Un giorno, una Parola. Non
si sa fino a che punto queste
critiche siano dovute a un
giudizio negativo precostituito o invece, eventualità meno
probabile, esse scaturiscano
dall’uso quotidiano del lezionario. Il quale, d’altra parte,
continua a riscuotere anche
nel nostro paese un notevole
successo ed è utilizzato da un
numero crescente di persone, non solo evangeliche ma
anche cattoliche, non solo
credenti ma anche in ricerca
(in un senso, lo siamo tutti).
stre chiese, o al loro interno,!
di fianco o sopra il pulpiti
Sono le parole chiave dell$
fede e del messaggio cristiano. Certo, non sono l’intera
Bibbia (cbi mai, oggi, saprebbe memorizzarla tutta?), ma
ne sintetizzano felicemente i
contenuti principali. Né bisogna dimenticare l’azione dello Spirito, che iscrive nel nostro animo le poche parole
decisive. Del resto, come sanno coloro che frequentano la
Scrittura, nelle parole di un
solo versetto se ne nascondono mille altre. Non sono «ritagli», sono scrigni che contengono tesori. Non solo, ma
in ogni ascolto attento e paziente (che sa cioè attendere
che la parola si dischiuda così come sboccia un fiore), le
parole di un versetto crescono, lievitano, dicono molte
più cose di quelle che vi stanno materialmente scritte. In
due soli versetti, si può leggere l’intero Evangelo. Inoltre,
oltre ai due versetti, il lezionario offre altri due testi, relativamente ampi e in sé conchiusi: due brani biblici come
si leggono nel culto domenicale. Non solo, ma il secondo
fa sempre parte di una lectio
1
Il terri
che is
MAS!
Tra «sorteggi» e «ritagli»
Le obiezioni di Claudio
Tron e di quanti formulano
critiche analoghe alle sue,
sono sostanzialmente due.
La prima è «il sorteggio». Qui
una precisazione si impone.
Dei quattro testi indicati ogni
giorno come letture bibliche,
solo il primo (un versetto
deU'Antico Testamento) viene tratto a sorte. Se lo fossero
tutti e quattro l’obiezione sarebbe giustificata: i testi biblici sarebbero sorteggiati
come i numeri del Lotto, e si
avrebbe o darebbe l’impressione che leggere la Bibbia
sia un po’ come partecipare
a una lotteria, evidentemente un’ipotesi assurda. La
realtà è molto diversa. I Fratelli Moravi che ogni anno
preparano il lezionario (sono
chiamati «Moravi» perché
una parte cospicua della Comunità era costituita, agli
inizi, da esuli della fede
evangelica provenienti dalla
Moravia) effettuano il sorteggio del versetto dell’Antico
Testamento nello stesso modo e con lo stesso spirito che
animò gli apostoli quando.
dopo aver pregato, tirarono a
sorte il nome del successore
di Giuda, «e la sorte cadde su
Mattia» (Atti 1,26).
Così fanno i Fratelli Moravi: pregano e poi tirano a sorte tra circa 1.700 versetti. Si
può naturalmente non essere
d’accordo con questa procedura, ma non mi sembra che
la si possa impugnare in nome della Scrittura o della fede evangelica a meno che
non si voglia essere più apostolici degli apostoli. In fondo, l’idea che ispira e governa
il sorteggio non è (come si
potrebbe erroneamente supporre) quella di affidare la
scelta del testo al caso ma di
affidarla al Signore. Non sono
io che scelgo il testo, è il testo
che sceglie me. Non sono io
che, prediligendo questo o
quel passo, questo o quel libro, questo o quel Testamento, mi confeziono pian piano
una specie di Bibbia su misura, selezionando i passi che
mi piacciono e trascurando
tutti gli altri, ma è il Signore
che ogni giorno mi pone di
fronte a un testo che non dipende dai miei gusti e dalie
mie preferenze. In fin dei
conti, il sorteggio è un metodo che tende a sottrarre la
lettura biblica all’arbitrio delle scelte umane, proprio perché è la Parola che ci sceglie,
non noi che scegliamo lei.
La seconda obiezione di
Claudio Tron e di quanti reagiscono in modo analogo da
vanti a un lezionario biblico è
che «i ritagli dei testi biblici
non sono un buon metodo di
lettura». Capisco l’obiezione
e il suo peso. Il rischio di frantumare il testo biblico riducendolo a una miriade di
frammenti sconnessi tra loro,
e così di polverizzare il messaggio unitario della Scrittura, è un rischio reale che esiste sempre (anche se non si
adopera un lezionario) e che
non va sottovalutato. Ma non
mi sembra che sia questo il
caso di Un giorno, una Parola
che propone, per ogni giorno,
quattro letture: due versetti
biblici, uno dell’Antico e uno
del Nuovo Testamento, speculari l’uno all’altro, come se
uno fosse (e in effetti è) l’eco
viva dell’altro: due voci cbe si
fondono in un unico canto al
quale i due Testamenti contribuiscono allo stesso titolo e
nella stessa misura.
L'Evangelo in una parola
Si tratta certo di singoli
versetti, ma intanto sono due
e non uno, e tra loro intimamente collegati (quindi non
solitari), e poi sono, in genere, particolarmente ricchi di
Evangelo: sono cioè parole
che riassumono ed esprimono lapidariamente un aspetto
importante e spesso centrale
dell’azione salvifica e liberatrice di Dio a favore dell’umanità. Sono come i versetti
che troviamo scritti sopra la
porta d’ingresso di molte no
LE coi
trebb
continua (come dicevano gli I tagli im
antichi), cioè di una lettura piemonti
continuata di un intero libro regionale
della Bibbia o delle parti dell’8% ii
principali di esso. Recente- to al fabt
mente, a esempio, si è letto in chiesto d
maniera continuata, nell’ar- nitarie d
co di tre settimane circa, dal percento
libro di Isaia i capitoli dal 56 nerolo n
al 66. Dall’11 ottobre al 15 colpite d
novembre si è letta la secón- fondi ass
da Lettera di Paolo ai Corinzi tano a 2
E così via. Un giorno, una Pa- 216 richi
rola educa quindi chi lo uti- per un ta
lizza anche a quella lettura tre milia
continuata di interi libri bi- spetto al
blici che Claudio Tron giusta- sivamen
mente auspica, e che è quella regionale
prediletta dai riformatori e, di di risp
prima di loro, dalla grande liardi cor
tradizione monastica bene- sui 9.38
dettina. Il «buon metodo di balletto (
lettura» caro a Claudio Tron è care il fu
proprio quello che il lezione- pubblica
rio propone e promuove. tenta ai
Mi sembra quindi di potei riorganiz
concludere che le obiezioni rale e azi
di Claudio Tron e di altri col- resserà a
gano nel segno solo quando valdesi, i
Un giorno, una Parola venga no stati
adoperato male, cioè al posto consistei
della Bibbia anziché con essa si registri
e al suo servizio. Ma è il lezio- il Mauriz
nario stesso che ci insegna ad ni al 109(
adoperarlo bene. Allora esso sanitarie
si rivelerà per quello che è: un Subito
aiuto reale, come bene ha teste dei
detto Gianni Long nella breve delle Asl,
ma significativa testimonian- addiritt
za resa su Riforma del 15 di- dei pron
cembre scorso (pag. 8); un iltischio
aiuto reale e prezioso per co- ti riduzii
noscere meglio e quindi a- rioni. Ep
mare di più quella parola di c’erano
Dio che è la grande luce nel della Re|
chiaroscuro della vita umana, go, con
La stampa italiana ha dedicato, questa settimana,
varie pagine a un bilancio del
grande Giubileo cattolico, di
recente concluso, visto da angolature assai diverse. Alcuni
commentatori hanno lasciato
intendere che il Giubileo è
servito anche alla Chiesa cattolica per cercare di aumentare la sua influenza sullo stato italiano, mentre il Concordato fissa limiti rigorosi fra
l’esercizio del magistero religioso e quello dell’autorità
politica. Il cardinale Tonini,
oracolo ormai onnipresente
della televisione italiana, ha
risposto lunedì a queste e altre osservazioni simili, affermando che non è affatto vero
che la Chiesa cattolica cerchi
di imporre le proprie vedute
allo stato italiano.
La Chiesa cattolica, ha aggiunto Tonini, parla di valori
Í
sanità, A
sio, sono
ri; sottoli
sità di a
"Ki.
Evangelo e società civile
PIERO bensì
morali ed è giusto che faccia
sentire la sua voce. Siamo
d’accordo su questo punto. Le
chiese (tutte le chiese, non solo una) hanno il dovere di
predicare l’Evangelo di Cristo
nei confronti dei problemi
della società civile. Magari lo
avessero fatto un po’ di più e
un po’ meglio nel periodo fascista e nazista! Ma non è
questo il punto. Due esempi.
E libera la Chiesa cattolica di
esprimere la sua contrarietà
circa la pillola del giorno dopo, ma non può esortare i farmacisti a non venderla, trasgredendo una legge dello
stato. È Ubera la Chiesa cattolica di sostenere l'indissolubilità del vincolo matrimoniale,
ma non deve lottare perché
uno stato laico non approvi
una legge laica, valida per tutti i cittadini laici (credenti e
non credenti) che permetta
loro di risolvere situazioni insostenibili (e tutti ricordiamo
in che modo la Chiesa cattoli
ca ha lottato politicamente azienda
nella battaglia per il divorzio), dei fonc
Lo stesso discorso è valido rispetto
per l’insegnamento religioso deibilan
nelle scuole (scandalo tipica- iridicazii
mente italiano), per gli em- Haanch
brioni congelati, per le cellule niozione
staminali, per l’atteggiamento aerali in
nei confronti degli immigrati Secom
e dell’eutanasia. C’è una so- aerale d<
glia oltre la quale la competenza è dello stato laico (cioè
del popolo tutto) il quale not
può accettare l’invadenza del
la chiesa. Vogliamo ritornati
alla lotta per le investiture d
mille anni fa, fra papato e im'
pero? Allora si risolse con li
vittoria del papato: ora speria'
mo che non sia più così.
(Rubrica «Un fatto, un coni
mento» della trasmissione di Rd
diouno «Culto evangelico» curate
dalla Federazione delle chiesi
evangeliche del 14 gennaio)
11
PAG. 11 RIFORMA
bia?i
dIo j
’0
iternoJ
ulpit^
3 delll
^ristia-'
’intera
apreW,
1?), ma'
nente i
é bisoñe dellel noparole
ae santano la
3 di un
condono «rile conilo, ma
0 e paendere
ida coore), le
cresco
molte
vi stanitte. In
1 legge
'à
Giornata di riflessione a Pomaretto
Il rapporto con i pazienti
Affrontare e discutere il rapporto operatore sanitario-paziente cercando il confronto e lo scambio di opinioni tra chi lavora
nell’ospedale e chi deve recarvisi come malato o come visitatore. È questo il tema di una riunione pubblica dal titolo «rapporto operatore sanitario-paziente: umanità e dignità» che si terrà
sabato 27 germaio, dalle ore 14,30 alle 18, nella sala del teatro
valdese di Pomaretto. L’incontro, di cui si parla anche nelle pagine 8 e 9 di questo giornale dedicate alla Ciov, è indirizzato a
tutti quanti sono interessati all’argomento, ma soprattutto a
chi appartiene a gruppi di visita delle chiese e al personale
dell’ospedale valdese di Pomaretto, ed è organizzato oltre che
dall’ospedale anche dai pastori e dalle chiese del 3° circuito.
LEGO
TP r 7 W /A ‘
Va Lj. i VA..
WM Come previsto vince un keniota
Luserna, cross al freddo
Freddo pungente, con la colonnina di mercurio sotto lo zero,
e fango sul percorso, haimo fatto da cornice alla ventesima edizione del Cross di Luserna San Giovanni, 5° Trofeo «Sparea».
Una gara che domenica 14 ha visto la parteciptizione di ben
462 atìetì, quelli kenioti una spanna sopra tutti: nella categoria
seniores maschile ha vinto il diciottenne Pius Muli che ha avuto la meglio su Marco Corino e sull’ottimo Fabrizio Cogno di
Torre Pellice; nella gara assoluta femminile la vittoria è andata
alla keniota Josephine Wangoi su Michela Ferrati e Donatella
Massano; tra gli juniores netto successo dell’azzurro Luca Massimino davanti a Luca Fontan. Incurante della temperatura rigida, il pubblico ha sostenuto con foga i propri beniamini.
ìàLDESI
Fondato nel 1848
La decisione della giunta regionale impone grandi acrobazie a tutti i direttori generali
Tagli alla sanità, protestano le AsI
[noure ^ temtorio del Pinerolese non sarà fra quelli più colpiti nella Regione Piemonte. Si teme comunque
r^zS che i servizi erogati possano in qualche modo risentirne e che a rimetterci siano, olla fine, i pazienti
MASSIMO GNONE
;sti, resé con
:i come___________________________
omeni
econdo T E conseguenze poa lectio trebbero essere serie,
'ano gli I tagli imposti alla sanità
lettura piemontese dalla giunta
ro libro regionale significano più
e parti dell’8% in media sottraticente- to al fabbisogno totale riletto in chiesto dalle aziende sanell’ar- nitarie della Regione. In
rea, dal percentuale l’Asl 10 di Pii dal 56 nerolo non è fra le più
e al 15 colpite dalla decisione; i
. secón- fondi assegnati ammonCorinzi tatto a 205 miliardi, sui
una Pa- 216 richiesti: 11 miliardi
i lo uri- per un taglio del 5,09% e
lettura tre miliardi in meno rilibri bi- spetto al 2000. Complesi giusta- sivamente la decisione
è quella regionale vale 759 miliaratori e, di di risparmio, 8.627 migrande liardi concessi dallo stato
a bene- sui 9.386 richiesti. Un
todo di balletto di cifre per indiD Tron è care il futuro della sanità
leziona- pubblica, sempre più at)ve. tenta ai bilanci per una
di poter riorganizzazione struttutiezioni rale e aziendale che inteiltri col- resserà anche gli ospedali
quando valdesi. Altrove i tagli sola venga no stati nettamente più
al posto consistenti: per esempio
con essa si registra un -18,03% per
il lezio- il Mauriziano e tagli vicilegna ad ni al 10% in altre aziende
ora esso sanitarie torinesi,
he è: un Subito animate le pro)ene ha teste dei direttori generali
Ila breve delle Asl, che minacciano
nonian- addirittura la chiusura
el 15 di- dei pronto soccorso, con
;. 8); un il rischio paventato di forI per co- ti riduzioni nelle prestarindi a- rioni. Eppure le premesse
aróla di Cerano e il presidente
luce nel della Regione, Enzo Ghiumana. go, con l’assessore alla
sanità, Antonio D’Ambrosio, sono stati molto chiari; sottolineando la neces1 cattoli- sità di assumere criteri
lamente aziendali nella gestione
ivorzio). dei fondi, con il dovuto
è valido rispetto dei tetti di spesa,
religioso del bilanci previsti e delle
o tipica- indicazioni regionali. Pe■ gli em- na anche la possibile rile cellule mozione dei direttori gelamento nerall inadempienti,
nmigrati Secondo il direttore geuna so- Serale dell’Asl 10 di Pinecompe
ico (cioè
uale not
3nza dei
ritornar!
ititure d
ato e ini'
le con li
a speria
)SÌ.
un corri
ine di R0‘
co» curati
Ile chiesi
aio)
V
rolo, Ferruccio Massa, «i
tagli di 11 miliardi che riguarderanno la nostra
azienda sanitaria non interessano gli ospedali vaidesi perché da ormai un
anno e mezzo queste
strutture (i due ospedali
delle Valli e l’Ospedale
evangelico di Torino, ndr)
hanno un budget specifico assegnato dalla Regione», anche se «ci sarà un
periodo di vacche magre
per tutti - precisa Massa perciò bisognerà aprire
una nuova concertazione
fra struttura pinerolese e
ospedali valdesi che operano sullo stesso territorio». Da Ciov ed enti locali arriva il desiderio di un
incontro con l’Asl per capire le possibili ripercussioni, «perché al momento le notizie che abbiamo
sono quelle dei giornali».
Il direttore generale
delinea «una situazione meno drammatica rispetto ad altre aziende
sanitarie della nostra Regione» perché «l’Asl 10
sottolinea ancora Massa
- ha saputo arrivare a
questa decisione con una
serie di tappe di avvicinamento progressivo in
questi ultimi anni e la
Regione ha saputo riconoscere questo percorso». Le altre aziende sanitarie, soprattutto torinesi, che non hanno voluto farlo, sono state le
più penalizzate, perché
sorde ai richiami regionali. «Un esempio su tutti è l’ospedale delle Molinette (con una riduzione
di 89 miliardi sugli 800 richiesti, ndr) - dice Massa - che rischiava di diventare un pozzo senza
fondo, con una serie di
prestazioni e ricoveri impropri: il centro delle
Molinette deve diventare
l’ospedale piemontese
per gli interventi di alta
specializzazione».
Il direttore generale
commenta il modo con il
quale la notizia è stata riportata dai giornali. «Anche il presidente Ghigo racconta - ha deprecato
l’accaduto: tutti i direttori hanno saputo i dati
dalle colonne dei quotidiani per poi essere convocati in un secondo
tempo». L’obiettivo è
quello di ridurre i costi,
senza penalizzare i servizi ai pazienti. «Nei prossimi giorni - spiega Massa - dobbiamo studiare
la situazione, puntando
settore per settore alla
razionalizzazione».
A Pinerolo e Pomaretto
Analisi per gli
alpini in missione
La settimana scorsa circa 600 militari della Brigata Taurinense con sede
a Pinerolo che avevano
partecipato in passato a
missioni nei Balcani sono
stati sottoposti ad analisi
all’ospedale Agnelli di Pinerolo e all’ospedale valdese di Pomaretto per individuare «eventuali tracce di radiazioni ionizzanti
provocate da uranio impoverito». Le autorità militari hanno scelto questa
via probabilmente anche
per accelerare i tempi necessari agli accertamenti
visto il moltiplicarsi di
notizie preoccupanti sul
numero di casi di militari
ammalatisi dopo il loro
ritorno a casa dalle missioni di pace nella zona
dell’ex Jugoslavia.
«Le autorità militari dicono all’ospedale di
Pomaretto - ci hanno
chiesto mercoledì della
scorsa settimana la disponibilità della nostra
struttura a fare analisi
del sangue e delle urine
su un centinaio di militari in breve tempo. I prelievi sono cominciati venerdì, giusto il tempo di
organizzarci per accogliere i militari senza
creare disagio all’utenza
civile. Al più presto poi
comunicheremo gli esiti
delle analisi alle autorità
sanitarie militari che
provvederanno a pren
derne visione e a proce
dere a eventuali nuovi
accertamenti». All’Agnelli di Pinerolo invece gli
accertamenti sono co
minciati il giovedì. «I militari - dice il direttore
generale dell’Asl 10, Ferruccio Massa - sono stati
sottoposti a prelievi in
gruppi di 30 per giorno
Ci siamo organizzati per
riuscire in breve tempo
tre settimane al massimo, a completare le analisi su tutti i 500 alpini
della Taurinense segnalatici senza creare intop
pi al lavoro di routine».
Le analisi a cui sono
stati sottoposti i militari
nei due nosocomi sono
quelle previste da uno
specifico protocollo concordato a livello nazionale per verificare lo stato di
salute di sai^ue, tiroide
fegato e reni, organi a rischio di contaminazione.
ICONTRAPPUNTOI
MEMORIA E ATTUALITÀ
DELLA RESISTENZA
MARCO ROSTAN
Memoria e attualità della
Resistenza per il futuro della democrazia italiana: è il
tema del prossimo Congresso provinciale dell’Associazione nazionale partigiani
(Anpi) in preparazione del
quale si è svolta, sabato 13
gennaio, una riunione pubblica nei locali del municipio di Torre Pellice. Partigiani, antifa- mwimmì
seismo. Resistenza: ancora
queste cose?
Pare un altro
mondo rispetto alla quotidianità del
«Grande fratello», dei vari
quiz-show e
delle promesse
berlusconiane!
Al massimo vanno bene per
le celebrazioni del 25 aprile
e dell’8 settembre. Sono andato a sentire. C’è più gente
di quanto pensassi, una
trentina di persone: i più
giovani sono da un pezzo
sopra i 50, Frida Malan, ex
staffetta partigiana, si lamenta per le poche presenze femminili e non riesce a
capire questa assenza data
l’importanza e la quantità
di donne nella Resistenza
proprio in vai Pellice.
Il clima è di forte preoccupazione per il presente e
per l’immediato futuro, a
cominciare dalle elezioni:
bisogna andare assolutamente a votare, e votare bene. Giulio Giordano, presidente dell’Anpi vai Pellice,
ricorda alcuni motivi di
questa preoccupazione: la
censura sui libri di storia in
uso nelle scuole proposta
dal presidente deUa Regione ùtzio. Storace, l’incredibile uscita del cardinale
Biffi contro l’immigrazione
dei non cristiani, le manifestazioni della Lega a proposito della moschea di Lodi,
le polemiche in Consiglio
comunale a Torino per U riconoscimento civico a Bobbio e Galante Garrone, il
fatto che il sindaco di Acqui, leghista, ha fatto rimuovere una stele dei partigiani; che quello forzista
di L’Aquila intitola una piscina al gerarca fascista Serena, la non partecipazione
del sindaco di Cavour, Bertone, alla commemorazione del partigiano Alfredo
Sforzini, medaglia d’oro al
valor militare, impiccato
per un’azione che aveva
salvato, nel 1943, un gruppo di giovani cavouresi dalla deportazione. E ancora
la comparsa di scritte come
«viva il duce» e «boia chi
tratta di episodi, di fatti
isolati perché la democrazia non è in pericolo, oppure sono segnali preoccupanti? Gli ex partigiani si
interrogano, si analizzano
le responsabilità dei partiti, specialmente a sinistra:
«Siamo sempre gli stessi,
sempre di meno, morti noi
ci sarà ancora qualcuno a
parlare con
Passo attraverso
la scuola
la capacità
di trasmettere
la storia
tro il fascismo e la dittatura, oppure ci troveremo le lapidi
dei fascisti fucilati al posto
di quelle dei
partigiani?».
I giovani non
ci sono, ma
sono presenti
in tutti gli interventi, e con
loro scuola e insegnanti.
Sulla Resistenza come
memoria si è fatto tanto: interviste, lezioni, testimonianze. Non è la disponibilità che manca, né da parte
degli ex partigiani né da
parte degli insegnanti: il
problema è l’attualità. Si
riesce a cogliere il senso autentico di una storia soltanto quando nel presente si
avverte la necessità di scelte
personali e di impegni morali che si situano in continuità con quella storia. Oggi
invece, come ha detto Renzo Tibaldo, insegnante all’istituto Alberti di Torre
Pellice, si vuole spezzare il
rapporto dei giovani con il
passato. Appiattire, dimenticare. Non è soltanto Berlusconi a volere una scuola
che si occupi soprattutto di
computer e di lingue, ma
anche la riforma scolastica
del centro-sinistra ci ha
riempito la testa di cicli, di
flessibilità, di moduli e pochissimo di contenuti: c’è
una visione della scuola diversa tra destra e sinistra? E
se sì perché la sinistra non
la indea con chiarezza?
Il rapporto fra memoria
e attualità, per la Resistenza e per la libertà che i partigiani hanno difeso con la
vita, è una questione che
non si risolve su Internet
ma nella coscienza di ciascuno: anche per questo
siamo grati alle pagine di
un libro come quello di Ettore Serafino che, come
scrive Giorgio Bouchard
nella prefazione, si affianca
a quello di Mastrogiovanni
su Lombardini, all’autobiografìa di Roberto Malan e
all’epistolario di Guglielmo
Jervis con la moglie LuciUa,
aiutandoci a capire che cosa accadde veramente allo
molla» a Torre Pellice. Si ra nel profondo dei cuori.
12
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle vai.o Wjdesi
venerdì 19 GENNAIO 2001
VERSO UNA FOGNATURA DI VALLE — C’è l’accordo dei sindaci dei 9 comuni della vai Pellice: se
si troveranno i necessari finanziamenti si potrebbe realizzare un sistema di collettori che
serva tutta la valle e forse anche un po’ oltre,
verso Garzigliana e Campiglione Fenile. Vi sono
zone importanti fra Villar e Torre Pellice non
ancora servite da publica fognatura, e difficoltà
analoghe più a valle, fino a Bricherasio; c’è poi
un problema di gestione dei depuratori. A seguito di incontri fra Comune di Torre Pellice,
Comunità montana e Regione Piemonte, sulla
base di possibili interventi collegati alle Olimpiadi, potrebbe dunque essere realizzato questo
importante intervento. L’Acea ha per ora individuato un possibile tracciato; se la Regione risultasse disponibile al finanziamento si potrebbe
passare ^a fase operativa.
APRE SABATO IL PALAGHIACCIO DI PINEROLO
— Il sopralluogo della Commissione provinciale
di vigilanza effettuato venerdì scorso al Palaghiaccio di Pinerolo ha dato esito favorevole
portando, lunedì, al benestare. Non è ancora
agibile il bar. La patinoire di Pinerolo aprirà
dunque i battenti al pubblico sabato 20 gennaio, dalle 14,30; per l’occasione si potrà assistere alla partita in programma e pattinare ^atuitamente. L’Agess, che ha in gestione l’impianto e quello ristrutturato di Torre Pellice, sta
definendo gli orari di apertura al pubblico in
modo da coordinare l’attività sui due palazzetti.
MC DONALD’S A PINEROLO: PROTESTE — Corteo
per le strade del centro e sit-in finale con vin
brulé e momento di sensibilizzazione sotto i
«portici blu» di via Buniva a Pinerolo: una manifestazione prevista per sabato 20 gennaio (ritrovo alle 15 in piazza Facta), controlla presenza
del nuovo ristorante fast-food di corso Torino a
Pinerolo» La manifestazione è organizzata da un
gruppo spontaneo di giovani pinerolesi.
CERVI: NO UNANIME DEI SINDACI — I sindaci dei
nove Comuni della vai Pellice, Angrogna e Bobbio Pellice in testa, dicono di no all’immissione
dei cervi in valle ad opera del Comprensorio alpino Tol. Si è parlato dell’argomento durante la
conferenza del sindaci venerdì scorso e la decisione scaturita dalla discussione è stata quella
di inviare una «diffida» al presidente del Ca Tol,
Romano Bonansea, dall’immettere questi animali, storicamente non presenti in valle. Se i
cacciatori dovessero insistere nell’atteggiamento si potrebbe arrivare a una denuncia formale e
alla richiesta alla Provincia di abbattere gli animali eventualmente immessi.
SFIDA SESTRIERE-BARDONECCHIA A «SERENO
VARIABILE» — Due troupes del programma Tv
di Raidue «Sereno variabile» saranno a Sestriere
e a Bardonecchia durante questa settimana per
realizzare sulla zona la trasmissione del 27 gennaio, ore 18,15. Prima verranno registrate irnmagini paesaggistiche sulle valli e nel fine settimana i conduttori Osvaldo Bevilacqua e Cinzia De
Ponti registreranno nelle piazze delle due località l’inizio e la fine della puntata.
A TORRE PELLICE UN PERCORSO DA TRIAL? — Se
ne parla da anni; gli appassionati di trial motociclistico hanno chiesto al Comune di definire un
percorso adatto alle loro prove. Il locale motoclub aveva chiesto un percorso sul Vandalino ma
la risposta è sempre stata negativa (ad eccezione
che per il giorno della gara internazionale); ora
sembra vi sia un accordo per un percorso nell’Inverso, all’incirca nella zona delle cave di pietra
abbandonate. Intanto sembra che la gara internazionale di trial che negli ultimi anni si era svolta sul Vandalino verrà quest’anno spostata dal
Motoclub di Pinerolo sui monti di Pragelato.
DEMOLITO IL MULINO DI BALZIGLIA — Fino a
poco tempo fa il mulino di Balziglia era lì, segnato dal tempo ma testimone del passato. Un passato da raccontare, ma anche un presente vissuto in queste zone montane. Il mulino non è stato
inghiottito dall’alluvione ma dalle ruspe; al suo
posto è stata costruita una scogliera, le mole sono state portate altrove, il sito cancellato. Gli
abitanti di Balziglia si chiedono spiegazioni sul
perché della demolizione. Non rappresentava il
mulino una parte di quel patrimonio storico e
culturale che merita tutela?
PORTE APERTE ALLO SPORT PER TUTTI — Dal 15
al 19 gennaio si è svolta una edizione invernale
di «Porte aperte allo sport per tutti», la manifestazione provinciale che mira a diffondere fra i
giovani la pratica delle attività sportive. Rivolta
principalmente ai bambini delle scuole, l’iniziativa offriva la possibilità di praticare gratuitamente praticamente tutti gli sport invernali con
la guida di maestri e accompagnatori in diverse
stazioni sciistiche della provincia.
Collaborazione transfrontaliera italo-francese
Il «trenino» è possibile
/\ breve una serata pubblica per discutere sui problenni di
un collegamento a cremagliera con la valle del Queyras
Si è tornati a parlare
del «trenino a cremagliera» verso il Queyras; l’occasione è stata una giornata di lavoro italo-francese organizzata dalla
Comunità montana vai
Pellice e dal Parco regionale del Queyras; erano
presenti, oltre a diversi
sindaci, l’on. Giorgio
Merlo, l’assessore provinciale Marco Bellion e
il consigliere regionale
Enrico Moriconi. Ci sono
in vista possibili nuove
attività di collaborazione, perché di collaborazione transfrontaliera si
parla da tempo e ormai
non vi è Comunità montana delle Alpi occidentali che non abbia almeno un progetto o un’iniziativa avviata con i partner francesi delle rispettive zone di confine.
Ma torniamo al trenino; lo studio di massima
è stato realizzato da circa
un anno: nessuno in Italia si è però pronunciato
in modo chiaro e i francesi del Queyras sembrano attendere proprio un
segnale preciso. Così se
Marco Bellion, oggi assessore della Provincia di
Torino ma al tempo del
«lancio» dell’idea assessore in Comunità montana, afferma che lo studio
«dimostra la fattibilità
del collegamento» Pierre
Eyméoud, presidente del
parco regionale francese,
sottolinea alcuni elementi: «Siamo contrari a
collegamenti che facciano aumentare nel Queyras il numero di autovetture: pensiamo che un
treno elettrico, come
quello in progetto, possa
consentirci di gestire in
modo diverso il turismo,
al limite senza neppure
aumentare le presenze
ma facendo in modo che
chi abbia a scegliere in
Port e-Villar
Trasporto
studenti
Tra le novità che il nuovo piano dei trasporti,
predisposto congiuntamente dalla Comunità
montana e dalla Provincia, porterà in vai Chisone ve ne sarà anche una
che riguarderà i ragazzi
portesi che frequentano
la scuola media di Villar
Perosa. «Finora - spiega il
sindaco. Laura Zoggia molte famiglie sceglievano di mandare i ragazzi
alla scuola media di Abbadia Alpina perché oggettivamente non vi era
un servizio adeguato di
trasporto per la scuola di
Villar Perosa. Con il nuovo piano dei trasporti abbiamo chiesto che dal
prossimo settembre vi sia
un servizio di pulmini
scolastici che colleghi
Porte con San Germano
dove sarà possibile usufruire del pullman che da
Pramollo va a Villar Perosa. In questo modo tutti i
ragazzi di Porte potranno
usufruire di quei servizi
per le scuole che collegati
alla Comunità montana
ora non potevano utilizzare andando alla scuola
di Abbadia Alpina». La
scorsa settimana il sindaco ha avuto un primo incontro con i genitori dove
ha spiegato la situazione.
Un gemellaggio realizzato a Bobbio Pellice
futuro questa zona di eccellenza composta da
Queyras, vai Pellice e
area del Viso lo faccia per
una settimana, con visite
a tutti i luoghi più interessanti e dunque anche
in vai Pellice».
Lo stesso esponente
politico francese ha parlato di contatti già avviati
sia con le ferrovie francesi che con l’ente dell’energia elettrica. Da parte
italiana non sono venuti
dei no pregiudiziali (se si
va avanti si tratta ora di
effettuare un vero e proprio progetto preliminare) e tuttavia sono stati
sottolineati alcuni aspetti
meritevoli di approfondimento. Visto che i francesi intendono far partire (o
arrivare) il treno in quota,
significa che il grosso del
bacino turistico dovrebbe
provenire dall’Italia; ma
quale capacità avrà la vai
Pellice di godere dei vantaggi di nuovi flussi? Non
diventerà essa stessa un
corridoio di transito? Certamente è una sfida che
la valle dovrà accettare
con la necessità di scoprire nuova imprenditorialità. Il tema comunque
potrà essere oggetto di riflessione in una serata
che il presidente della
Comunità vai Pellice,
Claudio Bertalot, ha annunciato per l’inizio di
febbraio in cui amministratori e cittadini verranno messi di fronte all’ipotesi per una valutazione
pubblica. Intanto la cooperazione fra vai Pellice e
Queyras andrà avanti anche su altri piani. C’è alle
porte una nuova serie di
Interreg (forse l’ultima),
poi il Leader plus, e le
Olimpiadi del 2006.
Servizi sociali a Pinerolo
Handicap: i rischi
del settore privato
Le lavoratrici e i lavoratori del Consorzio intercomunale servizi sociali
(Ciss) hanno recentemente, in un comunicato, manifestato pubblicamente la loro preoccupazione per la scelta del
Consorzio di dare in appalto a delle cooperative
parte del servizio di assistenza ai ragazzi portatori di handicap nelle scuole pinerolesi. «Da anni affermano le attuali assistenti - seguiamo i bambini e i ragazzi portatori di handicap e per fare bene questo occorre
un rapporto “personale”
molto forte con i ragazzi
e accordo tra le famiglie e
gli insegnanti; le scelte
attuali del Ciss hanno
evidenti conseguenze anche per la qualità del servizio oltre che ledere le
nostre condizioni salariali e di diritti».
Le lavoratrici del Ciss
sottoscrittrici del comunicato lamentano inoltre
la precarietà del loro trattamento contrattuale;
«Avevamo avuto assicurazioni dal Consiglio comunale di Pinerolo che il
nostro passaggio al Ciss
(precedentemente le assistenti erano dipendenti
dell’associazione nazionale famiglie fanciulli e
adulti subnormali, ndr)
era cosa migliore per la
qualità del servizio e per
VENERDÌ 19
SÌjì ■ I
garantirci il nostro rapporto di lavoro mentre
ora a distanza di due anni
ci troviamo con un con-1
tratto che scade a giugno
e il Ciss è intenzionato a
dare in appalto il servizio». Il comunicato molto
duro delle lavoratrici si
conclude invitando la popolazione a un dibattito
pubblico al Centro sociale di via Lequio a Pinerolo, previsto per le 21 del
19 gennaio. Una questione non facile, che coinvolge come spesso accade in questi casi lavoratori e amministrazione ma
anche le famiglie che si
trovano in mezzo a una
situazione difficile; staremo a vedere. Intanto dal
Comune non giungono
voci essendo la questione
di competenza del Consorzio intercomunale e
quindi non di responsabilità comunale.
L'attività delle scuole domenicali del I distretto
Il periodo più intenso
DANIELA GRILL
SE il Natale è sinonimo di chiusura o sospensione in molti campi, primo fra tutti quello
della scuola, per alcune
attività invece questo periodo significa maggior
impegno e lavoro. È il caso della scuola domenicale, dove i bambini imparano i concetti principali della Bibbia che verranno poi approfonditi
nel catechismo e si divertono con giochi e varie
attività. Il periodo di Natale, più del 17 febbraio o
di Pasqua, è per tradizione il momento della recita, del concerto, del culto
della scuola domenicale.
L’impegno della scuola
domenicale però non si
risolve con la recita di
Natale, ma comprende
tutto l’anno a partire da
ottobre per finire verso
maggio o giugno, con
Pentecoste. Abbiamo voluto fare un piccolo sondaggio tra le varie scuole
domenicali, anche se ovviamente non ci è stato
possibile contattarle tutte, e sentendo alcune
opinioni sparse la cosa
che salta più all’occhio è
che non si può fare un
discorso generale, per
quanto riguarda i problemi o i bisogni, perché
ogni scuola domenicale
ha il suo rapporto con la
comunità, con i suoi partecipanti e con il pastore
0 pastora che la segue.
Alcune similitudini però ci sono: per primo il
fatto che la scuola domenicale è ormai diventata,
nella maggior parte dei
casi, scuola «sabatale»,
nel senso che viene fatta
il sabato pomeriggio e
pochissime comunità la
mantengono ancora la
domenica mattina; il motivo dello spostamento è
fei Agape
Vivere con
l'handicap
Una gita della scuola domenicale di Prarostino
sostenuto dalle famiglie un gran numero di «pic
che richiedono che i
bambini abbiano almeno
un giorno nella settimana
del tutto libero da impegni, e sovente viene preferito anche dal gruppo
monitori. E collegandoci
al quest’ultima parola, da
alcune scuole domenicali
viene lamentato il fatto
che ci sono poche persone interessate a entrare a
farne parte e l’impegno
viene quindi portato
avanti da pochi elementi:
come in ogni gruppo di
lavoro, invece, è molto
importante l’apporto di
idee nuove, di energie e
di entusiasmo tipici dei
nuovi partecipanti.
«È costruttivo il momento di confronto con il
pastore e anche con i monitori delle altre scuole
domenicali che viene organizzato dagli animatori
giovanili - dicono alcuni
di loro -.Un incontro che
serve sia per approfondire alcuni temi “difficili”
della Bibbia e capire come spiegali, sia anche per
scambiarsi idee sulle animazioni e le attività che
servono a rendere meno
noiosa la lezione». Per
quanto riguarda il numero dei partecipanti alla
scuola domenicale, i numeri sono molto vari, a
seconda anche del luogo
e della comunità, ma l’aspetto comune è che vi è
coli», mentre i «grandi»
sono pochi. Il grande
spauracchio è sempre,
per tutti, il dopo Natale:
momento in cui le presenze calano in modo
vertiginoso vuoi per la
neve, vuoi per le malattie,
vuoi per altri problemi.
Il tema dell’handicap
sarà al centro della giornata di sabato 20 gennaio
al centro ecumenico di
Agape. Un’occasione organizzata dalla rivista
«Immaginaria» per discutere e confrontarsi, con
un’attenzione particolare
alla relazione fra l’handicap e Agape stessa: i problemi della struttura, le
barriere architettoniche,
soprattutto la capacità di
accoglienza del centro di
Frali. Un’iniziativa aperta, ma dedicata in particolare a tutti coloro che
frequentano Agape: staffisti, campolavoristi e
gruppo residente.
Si inizierà il mattino alle 10 con un’introduzione alla quale seguirà un
momento di testimonianza di persone che vivono o hanno vissuto il
problema dell’handicap,
personalmente o all’interno delle proprie famiglie. Dopo il pranzo, nel
pomeriggio, spazio alla
discussione e alle animazioni nei gruppi. La giornata proseguirà in serata
con una festa finale. Per
informazioni si può telefonare al Centro Agape,
tei. 0121-807514.
Í Comunità di base di Pinerolo
Amore e libertà
Un
Iprogei
e poi
DAVI
Quasi
investi
nuovi post
aumento i
della receti
il quadro c
il Pinerole
vazione de
naie sul tu
mente pre
no che si p
nanziamer
miliardi di
progetti rii
cettività e
stica da r
territorio
tutto anch
olimpiad
Torino 20C
Fra i pro
ti nel Pine
getti priva
smi no pi
diversi ar
case per fe
la di Präge
«Amore e libertà» è
una iniziativa della Comunità cristiana di base
di Pinerolo (Cdb) che ha
sempre preso parte attivamente alle lotte, alle ricerche, ai cammini umani ed evangelici di gay e
lesbiche. Nell’incontro
internazionale su «Fede
cristiana e omosessualità», svoltosi ad Agape
nel 1980, Franco Barbero
svolse la relazione teologica. La Cdb pubblicò
due anni dopo il volumetto «I diritti umani
nella Chiesa cattolica»
(edizioni Claudiana) in
cui l’argomento fu ripreso e proseguito. Nel luglio 2000 la comunità è
stata presente al Gay Pride con una sua delegazione e con l’intervento
di Barbero. Soprattutto la
Comunità cristiana di
' Ne
Ala
base di Pinerolo e l’associazione «Viottoli» sono
un «luogo», una realtà in
cui uomini e donne, ete
rosessuali-gay-lesbiche,
si confrontano, fanno esperienze comuni, studiano, pregano, progettano. Ecco dunque che
venerdì 19 gennaio, alle
ore 21, al Centro sociale
di via Bravo a Pinerolo ci
sarà un dibattito su «0'
mosessuali e lesbiche: il
cammino compiuto e
quello che resta da compiere» con Imma Battaglia (presidente del circolo «Mario Mieli» di RO'
ma) e Franco Barbero.
Sabato 20 gennaio, ore
16, nella sede dell’associazione «Viottoli», corso
Torino 288, «Movimentji
chiesa di base, gruppi'
associazioni... che cosa
possiamo fare insieme?».
Uno stu
dagli ing(
Vaschette
torrente 1
denziato i
ci dopo l’i
mesi fa. C
avevano
una ricerc
conto del
Torino ale
no: gli ev
hanno qu
conferma
denziati (
schetto. A
luvione p
risultato s
tenuto: f
collabora
retto. Mai
Provincia
da questa
la scorsa
amminist
Pellice ha
i tecnici e
vinciale Ri
«Abbiar
l’asta prir
lice da Bo
lafranca Vaschette
do i punt
un solo
spinti ol
principale
do a verifi
è success
In effetti 1
nistra del
riva a ride
di Bobbio
ine alla pi
la Perico
briglie vei
fin dal pri
ma oggi :
sarto un i
Pro
13
)200l
VENERDÌ 19 GENNAIO 2001
)
E Ed) DELLE \ÀLLI AM.DESI
PAG. 13 RIFORMA
5 rapentrci
e anni;
1 con-1
liugnoj
nato a
servimolto
rici si
la po)attito
sociainero21 del
restiocoinaccaoratone ma
che si
a una
stareito dal
ngono
!stione
1 Connaie e
tonsa
Dalla nuova legge finanziannenti per il Pinerolese
Un impulso per il turismo
I progetti prevedono l'ampliomento della capacità ricettiva
e potrebbero dar luogo anche a nuovi posti di lavoro
DAVIDE ROSSO
Quasi 20 miliardi di
investimenti, svariati
nuovi posti di lavoro, un
aumento considerevole
della recettività. Questo è
il quadro che emerge per
il Pinerolese dall’approvazione della legge regionale sul turismo recentemente presentata a Torino che si porta in dote finanziamenti per quasi 80
miliardi distribuiti su 444
progetti riguardanti la ricettività e l’offerta turistica da realizzarsi sul
territorio regionale, il
tutto anche in vista delle
olimpiadi invernali di
Torino 2006.
Fra i progetti presentati nel Pinerolese da soggetti privati e da organismi no profit figurano
diversi ampliamenti di
case per ferie come quella di Pragelato o quella di
Bobbio Pellice appartenenti alle chiese, la proposta di realizzazioni di
alcuni «bed & breakfast»
che dovrebbero nascere
in vai Pellice (i finanziamenti tra l’altro privilegiano oltre alla riqualificazione degli edifici esistenti anche le nuove
forme di ricettività! e soprattutto la richiesta di
finanziamento per la costruzione di un nuovo albergo a Pinerolo che dovrebbe nascere dalla trasformazione di un vecchio edificio esistente. I
finanziamenti in conto
capitale si aggirano intorno al 35% del costo
totale dell’opera ragion
per cui nell’intero Pinerolese arriveranno circa
7 miliardi dalla Regione
con un investimento generale che si aggirerà appunto sui 20.
Una pioggia di investi
I
ì
idicap
a giorennaio
fico di
me orrivista
discusi, con
icolare
handi; i pronta, le
tniche,
icità di
ntro di
a aper1 partiiro che
e: stafristi e
Nel Pellice, dopo l'alluvione
Alcuni punti critici
lo
’asso
sono
iltà in
eteriche,
ino e, stu
ogete che
), alle
odale
•olo ci
u «0'
;he; U
uto e
coni'
Battacircoli Robero0, ore
’assocorso
nentii
•uppii
; cosa
Uno studio realizzato
dagli ingegneri Barra e
Vaschette sull’asta del
torrente Pellice ha evidenziato i punti più critici dopo l’alluvione di tre
mesi fa. Gli stesi tecnici
avevano già realizzato
una ricerca sul Pellice per
conto della Provincia di
Torino alcuni anni or sono: gli eventi di ottobre
hanno quasi totalmente
confermato i rischi evidenziati da Barra e Vaschette. A seguito dell’alluvione però almeno un
risultato sembra si sia ottenuto: far dialogare e
collaborare in modo diretto, Magistrato del Po,
Provincia ed enti locali. E
da questa collaborazione
la scorsa settimana gli
amministratori della vai
Pellice hanno incontrato
itecnici e l’assessore provinciale Rivalta.
«Abbiamo considerato
l’asta principale del Pellice da Bobbio fino a Villaffanca - ha detto l’ing.
Vaschetto - individuando i punti più critici. In
un solo caso ci siamo
spinti oltre il torrente
principale e cioè andando a verificare quello che
è successo sul Cruello».
In effetti l’affluente di sinistra del Pellice che arriva a ridosso dell’abitato
di Bobbio deve il suo nome alla più volte accertata pericolosità. Diverse
briglie vennero realizzate
fin dal primo dopoguerra
ma oggi sarebbe necessario un nuovo interven
to e lo studio tecnico di
queste settimane ne evidenzia le priorità. Di
punti critici comunque
ne sono stati individuati
parecchi, alcuni ancora a
Bobbio, altri a Villar e poi
via via scendendo a Torre, Bricherasio e più a
valle ancora.
Il progetto Barra-Vaschetto prevede spese
per circa 24 miliardi; le
notizie da Parma (sede
del Magistrato del Po)
parlano di una disponibilità per il Pellice di 12
miliardi, dunque la metà;
l’incertezza maggiore riguarda i tempi, specie
per quelle aree dove una
pioggia primaverile potrebbe ricreare grosse
condizioni di pericolo.
Le risorse per la vai Pellice non si fermeranno
comunque qui; a parte
l’intervento della Provincia sulla viabilità, un consistente aiuto dovrebbe
arrivare dalla Regione:
una delibera è già stata
presa e attende il visto del
governo. Il totale dell’investimento previsto, su
più annualità, arriva a 16
miliardi, dei quali oltre 10
fra pronto intervento e lavori comunque urgenti.
Si tratta in questo caso di
lavori extra Pellice, su frane, alvei, ponti sui corsi
d’acqua minori, strade
periferiche. Bobbio (4,4
miliardi). Torre Pellice
(2,8 miliardi) e Villar Pellice (2,1 miliardi) i Comuni con maggiori risorse a
disposizione.
menti sul territorio quindi che vanno ad aggiungersi a quelli già garantiti
dal governo per i Patti
territoriali che nelle speranze di molti dovrebbero dare una spinta consistente all’economia valligiana e pedemontana.
Forse, ma occorre saper
poi sistematizzare questi
investimenti perché non
diventino a perdere con
il rischio magari di creare le ennesime «cattedrali nel deserto».
Costruire alberghi, investire sulla recettività è
doveroso in un territorio
come il nostro che si è
scoperto una vocazione
turistica ma è anche doveroso creare o ripristinare in fretta le infrastrutture necessarie alla
sua fruibilità, vedi strade
e ferrovia. Nel frattempo
si aspettano nuovi finanziamenti dalla Regione
che a breve dovrebbe varare ima nuòva manovra
per sostenere lo sviluppo
dei servizi per una migliore fruizione delle risorse naturali.
■ Nella pubblica istruzione
Iscrizioni scolastiche
per l'anno prossimo
È il 25 gennaio prossimo la scadenza per le
iscrizioni al nuovo anno
scolastico 2001-2002, per
tutti gli ordini di scuole.
Per la maggior parte degli
allievi si tratta di un passaggio soltanto burocratico, è infatti d’ufficio
l’iscrizione agli anni successivi di una scuola che
si frequenta già. Più impegnativa è invece l’iscrizione al 1° anno di ciascun ordine di scuola,
dalla materna alle secondarie superiori. Ad essere
coinvolti non sono solo
allievi piccoli e grandi,
ma anche le famiglie, che
in questi giorni sono
spesso chiamate a prendere parte a riunioni informative sull’istituto dove probabilmente iscriveranno i propri figli.
Come è ovvio più sale
l’età, più-in proporzione
la scelta della scuola è
impegnativa; questo vale
in particolare per i ragazzi che stanno frequentando la terza media (quasi
un migliaio nel Pinerolese) chiamati a scegliere la
scuola che frequenteranno per i prossimi 5 anni.
Una veduta di Pinerolo
districandosi tra le varie
offerte, che nel territorio
di Pinerolo e valli è molto
ampia. Nei mesi scorsi
molti insegnanti hanno
programmato visite e incontri di orientamento,
ora è il tempo della riflessione. Dal canto loro, le
scuole vivono questo come uno dei momenti più
impegnativi dell’intero
anno scolastico: dal numero dei nuovi iscritti dipenderà infatti in gran
parte il futuro dell’organizzazione scolastica, oltre a significare un forte
coinvolgimento del personale delle segreterie,
che spesso in questi giorni restano aperte per orari straordinari.
Nel Pinerolese, dove
da qualche anno non si
registrano cali demografici che incidono a livello locale, la realtà è comunque molto variegata:
sopravvivono per esempio diversi piccoli plessi
di montagna (Angrogna,
Bobbio Pellice, Villar Pellice, Rorà, Luserna Alta e
Lusernetta, Perrero, Pomaretto, Fenestrelle), con
una sola sezione di materna, con pluriclassi nelle elementari, e in questi
casi anche il singolo allievo in più 0 in meno determina grandi cambiamenti nell’organizzazione scolastica. Da qualche
anno è anche aumentata
la presenza nel territorio
di istituti comprensivi
(materna, elementare e
media), realtà che almeno negli intenti dovrebbe
garantire maggiore continuità tra i vari ordini della scuola dell’obbligo.
Pro Loco di Inverso Rinasca
Si può ricostruire
Dopo la costruzione del guado sul Chisone, inaugurato alcune settimane fa, che dà nuovamente agli
abitanti di Inverso Pinasca l’accesso diretto alla statale 23, il nuovo obiettivo per il paese della media vai
Chisone è ora quello della ricostruzione della sede
della Pro Loco trascinata via dall’alluvione di metà
ottobre. «Per la sua ricostruzione - dicono in Comune a Inverso Pinasca -, la Fondazione Specchio dei
tempi di La Stampa mette a disposizione 800 milioni
e il Lion Club si è dichiarato disponibile a fornire gratuitamente la progettazione. A noi spetta l’individuazione del luogo e la messa in cantiere dei lavori».
In questo periodo a Inverso si sono fatte alcune ipotesi sull’area che dovrà ospitare la nuova struttura ma
per il momento sono solo idee, come chiariscono in
Comune. Per giovedì 18 gennaio comunque è previsto
un incontro dell’amministrazione con tutte le associazioni di Inverso proprio per dibattere la questione e
capire quale sia il sito migliore e più rispondente alle
varie esigenze. Per ora si parla di occupare lo spazio,
in parte già di proprietà comunale, a fianco del municipio ma c’è anche chi nelle file della minoranza suggerisce di acquisire l’ex albergo del bacino di Inverso
per ristrutturarlo. Il responso comunque dovrebbe venire fuori al più presto, forse già dalla riunione di giovedì sera e a breve, si garantisce in paese, la Pro Loco
sarà ricostruita e nuovamente al servizio della valle.
NELLE CHIESE VALDESI
INCONTRI TEOLOGICI DEL 1“ CIRCUITO — Venerdì 26 gennaio, alle 20,30, alla Casa unionista di
Torre Pellice, incontro teologico su «Dire la salvezza
agli uomini e alle donne del nostro tempo».
CAMPI AL BAGNOÒU — Domenica 21 gennaio si
tiene ad Angrogna l’incontro di preparazione dei
campi estivi al Bagnoòu.
ANGROGNA— Giovedì 18 gennaio, alle 20,45 alla
scuola grande, Claudio Pasque! parlerà del suo
viaggio negli Stati Uniti (con proiezione di diapositive). Riunioni quartierali: giovedì 25 gennaio a
Buonanotte, martedì 30 gennaio al Martel.
BOBBIO PELLICE — Martedì 23 gennaio, alle 20,
riunione quartierale alla borgata Cairus.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Sabato 20 gennaio,
ore 20,45, concerto vocale e strumentale del Gruppo musica; sarà illustrato nell’intervallo il progetto
«Organo Ferruccio Rivoir». Domenica 21, giornata
comunitaria a Bricherasio, a partire dalle 10,30 con
il culto al quale seguiranno agape e pomeriggio comunitario. Riunioni quartierali: giovedì 25 gennaio,
a Fondo San Giovanni, lunedì 29 a Bricherasio.
MASSELLO — Domenica 21, culto quindicinale.
POMARETTO — Riunioni quartierali: venerdì 19,
alle 20,30, a Perosa. L’Unione femminile dell’Inverso si incontra venerdì 19 gennaio, alle 14,30.
FRALI — Riunioni quartierali: venerdì 19, alle
20,30, a Ghigo, mercoledì 24, alle 20,30, ai Maurini.
PRAMOLLO — Lunedì 22, alle 14,30, l’Unione
femminile visita le sorelle dell’Unione di Villar Perosa. Martedì 23, alle 20, riunione quartierale a Ruata nel presbiterio. Giovedì 25, alle 18,15, riunione
dei monitori al presbiterio; alle 20 riunione quartierale al museo dei Pellenchi. Sabato 27, alle 20,30,
serata di diapositive sulla Bielorussia a cura dell’associazione «Il sassolino bianco».
SAN SECONDO — Domenica 21 gennaio, alle 10,
culto con assemblea di chiesa, alTodg la relazione
finanziaria e l’impegno per la cassa culto 2001. Riunioni quartierali; mercoledì 24 gennaio ai Brusiti,
martedì 30 a Cavoretto.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: martedì
23 gennaio ai Simound, mercoledì 24 ai Bouissa, venerdì 26 agli Appiotti. Lunedì 22 gennaio, inizio del
secondo ciclo di studio biblico su «La Torà e il Pentateuco», alle 20,45, al presbiterio.
VILLAR PELLICE — Sabato 20 gennaio, riunione
dell’Unione femminile aUa Casa Miramonti. Domenica 28 gennaio, assemblea di chiesa sul consuntivo
2000 e il preventivo 2001. Martedì 23 gennaio, riunione quartierale all’Inverso.
VILLAR PEROSA — Riunioni quartierali: giovedì
18 gennaio a Dubbione, martedì 23 alle Fleccia, giovedì 25 ai Topini; inizio alle 20,30.
VILLASECCA — Riunione quartierale mercoledì
24 gennaio, alle 20, a Trussan. Domenica 28 gennaio, assemblea di chiesa sulle finanze, con elezione dell’anziano/a di Riclaretto.
responsabili delle Pro Loco di Luserna e Torre
Il futuro è nelle collaborazioni
La collaborazione stretta con Villar e Bobbio Pellice è la novità più importante del nuovo anno per
la Pro Loco di Torre Pellice. È un modo per razionalizzare le non abbondanti risorse ma anche
quello di evitare sovrapposizioni di iniziative nello stesso giorno nel giro
di pochi chilometri. «Inizieremo con il carnevale
- spiega Alma Charbonnier, presidente della Pro
Torre - che inizierà il 24
febbraio e andrà avanti
per tre domeniche, ma ci
saranno anche altre occasioni per lavorare insieme». La Pro Loco di Torre
Pellice sta vivendo anche
un buon momento sotto
il profilo delle adesioni:
oltre 200 soci nel 2000, in
pratica il raddoppio rispetto all’anno prima.
«Questo, insieme all’aiuto
determinante del Comune ci ha dato la possibilità
di organizzare alcune
manifestazioni già l’anno
scorso e di programmare
l’attività del 2001 - precisa la presidente -; così
avremo il concorso “Le
uova fiorite’’ in occasione
della fiera di Pasquetta,
dopo due settimane la
fiera florovivaistica col
concorso “Balconi e giardini fioriti”, il 3 giugno
"Da na court en-t Lauta”,
passeggiata fra i cortili
cittadini con concerti e
mostre d’arte varia».
Questo nella prima metà dell’anno; faranno seguito altri appuntamenti
fino alla tradizionale castagnata e alle iniziative nel periodo di Natale.
Più nessun problema
dunque? «Stiamo ancora
•U-, Novità all'Asilo valdese di Luserna San Giovanni
Pronti i nuovi minialloggi
Ancora novità per l’Asilo valdese di
Iftserna San Giovanni, che con una serie di modifiche strutturali e organizzafive è pronto a ricevere nuovi ospiti e rispondere alle sempre più importanti
Esigenze di accoglienza. Nel mese di di'ìembre sono stati inaugurati i nuovi
ririnialloggi: otto posti a disposizione
Per persone autosufficienti nella nuova
bruttura di via delle Scuole, un edificio
Completamente ristrutturato a pochi
passi dalla struttura centrale dell’Asilo.
*^li occupanti potranno beneficiare dei
sevizi offerti dalla Casa di riposo ÿiega il responsabile, Roberto Char“Onnier - come lavanderia, cucina e fisioterapia e naturalmente le attività so
ciali». Tutto questo con la funzionalità
propria dell’appartamento indipendente e vicinanza all’Asilo.
Gli alloggi sono destinati a singoli autosufficienti, non necessitanti di assistenza specifica. Rimane sempre aperta
l’opzione degli alloggi per coppie realizzati nell’ala del residence denominato «Beckwith», situato anch’esso nelle
immediate vicinanze del complesso di
via Malan. Anche in questo caso, c’è
ancora la disponibilità di alcuni posti e
nel caso di esaurimento degli stessi
sarà stilata una lista d’attesa. Per informazioni si può prendere contatto con
l’Asilo valdese di San Giovanni, al numero di telefono 0121-900282.
La decisione dell'ultimo Consiglio di Angrogna
Variante al piano regolatore
NeH’ultimo Consiglio comunale
dell’anno ad Angrogna si è deciso di redigere una variante al Piano regolatore.
L’intento è quello di riesaminare le possibilità di nuovi insediamenti, di favorire l’artigianato e di prevedere un’area
per camper e campeggio all’interno del
territorio comunale. Intanto in questo
periodo nell’ufficio tecnico del Comune, aperto il martedì e venerdì dalle 8,30
alle 12,30, si stanno raccogliendo e vagliando le domande di tutti quei cittadini che hanno la necessità di variare la
destinazione dei propri terreni. Tra l’altro, come si apprende dall’ultimo bollettino comunale, è finalmente stato
pubblicato sulla Gazzetta Ufficitile il Re
golamento edilizio che entra così pienamente in vigore per tutte le pratiche.
Ma le novità ad Angrogna riguardano anche la mensa scolastica che dalL8
gennaio sarà gestita dalla cooperativa
«L’alveare» che continuerà a preparare
i pasti (così come avveniva in passato)
utilizzando i locali dell’edificio scolastico, secondo le tabelle dietetiche preparate dall’Asl. Infine il Comune si è
attivato presso il ministero delle Finanze perché venga emanato il regolamento «in assenza del quale i fornitori
di gasolio e di Gpl ai singoli utenti non
hanno finora potuto praticare lo sconto di 300 lire varato dal governo per le
popolazioni montane».
aspettando di veder partire l’attesa collaborazione fra Comunità montana, Atl e Comune per la
gestione dell’ufficio turistico; è uno spazio importante ma finora ha
troppo assorbito l’attività
della nostra Pro Loco».
Settimane di grande
fermento anche per la
Pro Loco di Luserna San
Giovanni, dopo il pienone della festa danzante
dell’Epifania alla palestra
comunale. Il momento
«caldo» del Carnevale si
avvicina e il giovane
Consiglio direttivo (il
gruppo è stato rinnovato
quasi per intero nell’aprile scorso) è già al lavoro per mantenere, e preferibilmente migliorare,
il livello delle iniziative
precedenti. Per il sesto
anno consecutivo, dopo
un periodo nel quale il
Carnevale sembrava dimenticato, anche l’edizione 2001 si prospetta
densa di occasioni di incontro e aggregazione.
Tutto avrà inizio la sera
del 20 febbraio, con l’investitura delle maschere
cittadine alla Bocciofila
di Luserna, per proseguire con la sfilata dei carri
allegorici prevista per
domenica 11 marzo.
Protagoniste saranno
anche le Case di riposo:
sabato 10 gli ospizi di Luserna ospiteranno la festa. «Ci teniamo in modo
particolare a questa possibilità; un momento di
attenzione e intrattenimento per gli ospiti», dice
il cassiere della Pro loco,
Lorenzo Vianco.
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle ^lli moESi
VENERDÌ 19 GENNAIO 20oi
venerdì 19
SPORT
HOCKEY GHIACCIO
Fine settimana negativo per le squadre del Valpellice impegnate ai massimi
livelli ma vittorie dalle serie inferiori.
Così l’under 19 nazionale dopo aver superato l’Egna ha perso 13-0 dal Varese
(assente il portiere Bertalot hanno giocato Pasero e Moisio) e 11 -0 dal Fassa.
Male anche la femminile in serie A che
ha perso entrambi i confronti giocati a
Pinerolo con il Belluno: 0-10 sabato e 07 domenica. Successo invece per l’under 14 che sempre domenica ha superato il Milano per 5-1. L’hockey valligiano registra poi una novità: la nascita di
una serie C amatoriale con squadre di
Piemonte e Valle d’Aosta. Si confronteranno cinque squadre (Courmayeur,
Rocciamelone, Draghi e Giuguma Torino, Torre Pellice) con andata e ritorno.
Dopo il doloroso forfait dalla serie C
nazionale si è voluto comunque mettere in pista una squadra in vai Pellice;
nella prima partita la formazione guidata da Andrea Chiarotti ha vinto per 51 a Courmayeur con Daniele Orsina
mattatore e autore di quattro reti. In
porta Dennis Bruera con davanti molti
giovani dell’ex Peter Pan. Non sono in
questa squadra invece Giorgio e Andrea
Malan e Pons ormai tesserati nella Lariana. Possibile l’ingresso invece di Marauda e Agli. La squadra sta valutando
la possibilità di giocare le partite casalinghe a Torre Pellice a mezzogiorno
per superare i problemi di illuminazione successivi alla ricostruzione parziale
del palaghiaccio di Torre Pellice.
VOLLEY
Nel confronto diretto di centro classifica in B2 il Body Cisco Pinerolo supera il Borgomanero per 3-1 sopravanzandoli così anche in classifica generale. Pinerolo sesto con 21 punti. Nel
campionato under 15 maschile, girone
C il 3S Pinerolo è stato superato in casa
dal Moncalieri per 3-1 mentre nel
derby femminile, sempre under 15, il
Cerutti Pinerolo ha superato il 3S per 30. Sempre nelTunder 15 femminile ha
invece vinto il 3S Luserna che ha superato la Piscinese in trasferta per 3-1.
TENNIS TAVOLO
Ancora un’ottima prestazione di Davide Gay che con tre punti ha permesso
alla Valpellice di vincere 5-4 la partita
contro il Tt Ossola; in questo modo i
valligiani hanno consolidato il secondo
posto in classifica. Un punto a testa anche per Walter Fresch e Paolo Rosso
mentre a zero è rimasto Malano. Sconfitte invece in C2 e DI: il C2 la Valpellice è stata superata dal K2 per 5-1 con
unico punto di Giuliano Ghiri. La squadra «A» della DI ha perso a sua volta
per 5-1 con TAlpignano (punto di Simone Odino). La squadra «B» in DI ha
vinto anche a Moncalieri, allungando
così il suo vantaggio in testa alla classifica; a punti Sergio Ghiri (3), Rossetti e
Piras. Domenica prossima il campionato è fermo; i giovanissimi difenderanno
i colori della Valpellice al Gran Prix regionale di Alba.
CALCIO
Il Pinerolo riparte dopo la pausa natalizia e riprende a vincere; la partita
che vedeva i biancoblù opposti al Ghieri secondo in classifica grazie a Gapobianco ha consentito ai pinerolesi di allungare il passo in testa alla classifica. A
questo punto come più immediata inseguitrice si affaccia il Trino che ha
avuto ragione del Gumiana. Domenica
il Pinerolo sarà in trasferta a Possano.
Val Chisone
Vita e cultura
nelle valli
«Vita e cultura delle
valli Ghisone e Germanasca» è il tema di una serie
di incontri culturali promossi dalla Gomunità
montana nella propria
sede di via Roma 22 a Porosa Argentina. Gli incontri iniziano alle 16,30. Sabato 20 gennaio ecco «La
Scuola Latina: storia e futuro», da centro di istruzione a centro di cultura
locale: «Gollezione Ferrerò» e biblioteca del patuà,
con Aldo Ferrerò, Luca
Genre e Paola Revel. Gli
incontri proseguiranno,
uno al mese, fino a maggio. Il 24 febbraio si parlerà di «Gucina, montagna e tradi- zinne; spunti
e curiosità di gastronomia locale» con Paola
Gaccia, Marisa Maccari e
le scuole medie di Perrero e Porosa Argentina e
con la partecipazione degli agriturismi locali. Il 10
marzo Giara Bounous e
Sergio Ribet, con ia presenza dell’autore, pastore
Giorgio Toum, presenteraimo il libro Daniel, un
valdese giacobino. Il 21
aprile Franco Galvetti,
con la presenza dell’autore, aw. Ettore Serafino, e di Marcella Gay e
con la partecipazione
dell’Anpi sezione di Perosa Argentina e valli,
presenterà Quando il
vento le pagine sfoglia.
Da «L'eco delle valli valdesi»
Cinquanf anni fa
Nel primo numero del
nuovo anno, il 1951, il direttore de L’eco traccia un
biiancio della prima metà
del secolo: «Le vicende di
questi ultimi 35 anni si
sono incaricate di offuscare o addirittura cancellare l’ottimistica visione dell’inizio del secolo,
spingendo a poco a poco
l’umanità verso una successione di guerre sempre più crudeli e diabolicamente concepite, con
tutto il loro contorno di
miserie, di spaventi, d’angoscia, di distmzioni e di
morte». E dopo aver parlato della situazione delle
chiese nel mondo, con
particolare riferimento
alla nascita del movimento ecumenico, per la
Ghiesa valdese fa questa
riflessione: «Al nostro interno, gravi problemi impongono una seria meditazione: la scarsità di vocazioni al servizio pastorale, la penuria di un’efficace e coraggiosa partecipazione laica che sappia
sacrificarsi per la chiesa,
la necessità che il popolo
valdese riacquisti più
completamente il senso
della solidarietà nella fede e della sua esistenza
come popolo cristiano,
cioè come chiesa chiamata a rendere testimonianza a Gristo, non come set
ta 0 come razza o come
assembramento di farisei
illusi di "avere Abramo
come padre”, l’urgenza di
costmire alle Valli edifici
che servano innanzitutto
alla vita ecclesiastica in
tutti i suoi aspetti là dove
il tempio è troppo lontano dai villaggi, un più
reale e vigile impegno
con Gristo, una sana e
oculata amministrazione
della chiesa».
Un trafiletto avvisa che
«padre Riccardo Lombardi, dell’ordine dei gesuiti,
ha chiuso a Natale la sua
serie di discorsi cosiddet
ti “sacri" a sfondo elettorale. Al suo feroce anticomunismo egii ha naturalmente accomunato un
altrettanto feroce antiprotestantesimo... Dato
che i suoi discorsi erano
trasmessi dalla radio dello stato italiano, ci interessa di chiedere alla Rai
se sia anche compito suo
permettere che migliaia
di cittadini italiani vengano pubblicamente insultati e diffamati nella
loro professione religiosa
per il solo fatto che essa è
protestante invece di essere quella della maggioranza degli italiani. Che
cosa direbbero la radio e
la Chiesa cattolica stessa
se, durnate il culto evangelico, pur ridotto a pochi minuti, venisse seguito lo «stile Lombardi”
e si adoperasse lo stesso
linguaggio offensivo riguardo alla maggioranza
dei cattolici romani?».
Tra le cronache delle
chiese, apprendiamo che
a Villasecca, «nonostante
l’abbondante quanto poetica nevicata, abbiamo
potuto accendere ben
4 alberi di Natale, alla
scuola domenicale, al
Troussan, Bovile e Albarea; presieduti dal pastore essi erano stati preparati con amore dalle “insegnanti di religione”; le
signore Lucia Clot Bleynat, Elda Peyrot e Adelina Bertocchio, a cui va il
plauso e la riconoscenza
della chiesa». Tanta neve
anche ad Angrogna, dove
«la domenica 24, alla festa dell’albero nel tempio non erano presenti i
bambini dei quartieri più
lontani bloccati dalle
strade ingombre di neve.
Vi fu bensì un tentativo
quasi eroico di giungere
al capoluogo dal lontano
quartiere dei Pons, ma
anche i più animosi dovettero desistere».
(a cura di Marco Rostan)
ì Prodotto da Radio Beckwith
Gli Architorti in Cd
Radio Beckwith produce il suo secondo Cd musicale: dopo quello dedicato alla musica protestante, è ora la volta del
gmppo pinerolese Architorti; due violini, viola,
violoncello e contrabbasso hanno dato origine
nel 1994 a un quintetto
che esegue musiche del
mondo, senza porsi problemi di generi e di stili.
Il gruppo porta avanti
progetti con le scuole,
partecipa a collaborazioni impegnative nel mondo della musica e collabora alla creazione di
brani con altri gruppi
rock e pop affermati nel
mondo della musica, come gli Africa Unite e i
Subsonica.
Il Cd è stato prodotto
in collaborazione con la
casa editrice Claudiana,
che si è occupata della
parte editoriale, mentre
radio Beckwith ha seguito la parte esecutiva della
registrazione dei pezzi
nel tempio valdese di
Torre Pellice. «Siamo
soddisfatti del prodotto,
che ci sembra molto valido anche per la sua forma grafica ed editoriale dice il produttore e direttore della radio, Gian
Mario Gillio - Gli Architorti hanno un’indubbia
capacità stilistica ed espressiva e questo è il
loro primo Cd. Ci sembra
importante continuare
I APPUNTAMENTI
18 gennaio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle ore 15,30, nella biblioteca
della Casa valdese, per l’Unitrè, conferenza della
prof.ssa Anna Maria Albani su «L’arte e la cultura nel
Regno di Napoii».
PINEROLO: Alle 20,45, al teatro Incontro, «Sboom,
canti e disincanti degli Anni 60 e dintorni», con Maddalena Grippa, ingresso lire 38.000.
19 gennaio, venerdì
PINEROLO — Alle ore 20,30, nell’ambito della Settimana di preghiera per i’unità dei cristiani il 1° circuito delle chiese valdesi (vai Pellice), la zona pastorale vai Pellice della Chiesa cattolica, invitano a una
serata di preghiera e riflessione sul tema «I matrimoni
misti». Introducono il tema don Mario Polastro e il
pastore Alberto Taccia. L’incontro avrà luogo alla Casa unionista della Chiesa valdese di Torre Pellice.
TORRE PELLICE: Alle 21, alla sede del Cai, proiezioni di diapositive e presentazione del libro «Alla
scoperta di mondi sconosciuti», di Renzo Milanesio.
20 gennaio, sabato
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle ore 21,15,
la compagnia «Fondazione sipario Toscana» presenta
la commedia «Senza fissa dimora». Ingresso lire
15.000, ridotti lire 12.000.
PRAGELATO: Fino a domenica 21, gara nazionale
di sci di fondo, per cittadini e master, a inseguimento,
per il trofeo valli Chisone e Germanasca.
CANTALUPA: Alle 16, alla Villa comunale, presentazione del volume di Gianni Oliva «Umberto II».
21 gennaio, domenica
PINEROLO: Alle 15,30, al teatro Incontro, Daniele
Cortesi presenta i suoi burattini in «Gioppino e il mistero del castello», ingresso lire 6.000.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 8,30 in prima convocazione e alle 9,30 in seconda convocazione, nella
sede di via Roma 41, assemblea annuale dell’Aldo,
all’odg elezione del presidente e segretario dell’assemblea, relazione morale, bilancio.
25 gennedo, giovedì
PINEROLO — Alle ore 20,45, nel tempio valdese,
nell’ambito della Settimana per l’unità dei cristiani,
«Incontro ecumenico di preghiera».
TORRE PELLICE: Alle 15,30, per l’Unitrè, nella biblioteca della Casa valdese, concerto con Giovanni
Doria Miglietta: musiche di Listz, Bach, Chopin.
Scuola elementare di Porte
Per la memoria
DAVIDE ROSSO
a promuovere i gruppi
locali, che troppo spesso
non vengono valorizzati
come meriterebbero dalle case discografiche più
importanti». Il disco sarà
disponibile dalla fine di
gennaio nei vari punti
vendita musicali, ma la
presentazione ufficiale
sarà venerdì 2 febbraio al
FolkClub di Torino, con
un concerto degli Architorti e la partecipazione
del cantante Bunna degli
Africa Unite.
SARÀ intitolata al partigiano portese Giuseppe Rossezza, caduto il
24 aprile del 1945 in un
conflitto a fuoco con alcuni ufficiali tedeschi in
fuga, la scuola elementare di Porte. Il Comune infatti ha deciso, a parecchi anni dalla costruzione della struttura (avvenuta negli Anni 60), di
dedicare la scuola a un
persona significativa del
passato portese ed è stato scelto significativamente come giorno per
la cerimonia il 27 gennaio, recentemente indicata a livello nazionale
come «Giornata della
memoria» in ricordo della liberazione del campo
di sterminio di Auschwitz. «Ci è sembrato importante - dice Laura
Zoggia, sindaco di Porte
- scegliere proprio questa data per dedicare la
scuola a un partigiano.
che tral’altro è stato anche internato. Le pratiche per altro erano state
avviate già da alcuni anni
congiuntamente a quelle
per l’intitolazione, avvenuta lo scorso anno, del
parco della villa comunale a un altro partigiano
portese. Angelo Giai. Per
la scuola la trafila burocratica è stata più lunga
perché ha coinvolto un
soggetto in più, il provveditorato agli studi di
Torino, che per altro non
ha fatto questioni». La
cerimonia di domenica,
nel corso della quale
verrà scoperta anche una
lapide commemorativa
posta nel cortile della
scuola, sarà preceduta da
un incontro che si terrà
al Centro incontro d'i
Porte (via Losani) sabato
sera dal titolo «Non dimentichiamo» a cui parteciperanno tra gli altri
Sergio Coalova, ex deportato a Mauthausen e
i’on. Rinaldo Bontempi.
Pomeriggio musicale nella sala di Angrogna
Cantare con il nuovo Innario
SARA CARDIOL
La corale valdese di Angrogna ha offerto alla comunità, nel pomeriggio
dell’Epifania, un programma di canti
tratti dal nuovo Innario da poco uscito.
Non si è trattato di un vero e proprio
concerto, ma di un incontro nel quale
si è riflettuto, innanzitutto, sul significato della festa dell’Epifania nella chiesa cristiana. Partendo dagli inni natalizi, passando poi a quelli indicati per il
giorno della «manifestazione» di Cristo,
e arrivando agli inni di lode e alle preghiere, il canto ha fatto da filo conduttore della giornata. Le ultime candeline
dell'albero di Natale, già acceso per la
festa dei bambini qualche giorno prima, hanno rischiarato una giornata atmosfericamente poco invitante ma calda di fraternità e di semplicità.
Il pastore Taglierò ha condotto i pre
SERVIZI
GUARDIA MEDICA .!
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 800-233111
senti alla conoscenza del nuovo innario, sottolineando i «nuovi ingressi» e
le variazioni nei testi. Il pomeriggio si è
concluso con il canto di «Noi trionferemo» (inno 334) a cui si è unita tutta la
comunità, un po’ sorpresa da una variazione nel testo («son certo sì», anziché «son certo che...», ormai attestato
in barba alla correttezza linguistica!)
che sicuramente incontrerà difficoltà
ad entrare nell’uso corrente. Nessuna
difficoltà invece per imparare «Santa
notte di Natal» (inno 76) che rinnova
l’antico «Notte benigna» riportando la
melodia al ritmo originale. Con questa
iniziativa la corale ha voluto sottolineare il senso del suo servizio nella comunità, cioè quello di insegnare i canti
nuovi e di fare da strumento trainante
nel canto del culto, tanto è vero che altri incontri del genere si ripeteranno
probabilmente nei prossimi mesi.
GUARDIA FARMACEUTIC
IISi«<»ÌÌisÌl8sS»«ÌÌiÌ:Ì*SÌ!^__
(turni festivi con orano 8-22)
DOMENICA 21 GENNAIO
Cavour: Perrone - via Giolitf
93, tei. 69024
Farmacia di Pragelato
Pinerolo; Bricco - via Nazionale 32, tei. 201424
servìzio infermieristica
presso i distretti
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
CINEMA
TORRE PELLICE - H
cinema Trento ha in pro
gramma giovedì 18 e ve
nerdì 19, ore 21,15, In
the mood for love; sabato 20 ore 20,10 e 22,20,
domenica 21, ore 16,18,
20.10 e 22,20, lunedì 22 s
martedì 23, ore 21,15
Criminali da strapazzo
di Woody Alleno con Hugh Grant, Tracy Ullman,
Woody Allen.
BARGE — Il cinema
Comunale ha in programma, venerdì 19 dicembre, ore 21, Holy
smoke; sabato 20, ore 21,
Trappola criminale; ore
23, Chiedimi se sono felice. Domenica 21 ore 15,
17, 19, 21, lunedì, martedì, mercoledì, giovedì
ore 21, Chiedimi se som
felice.
PINEROLO — La mul
risala Italia propone, da
venerdì, alla sala «2cento». Il pianeta rosso; fe
riali 20,10 e 22,20, sabato
20.10 e 22,30, domenica
16, 18,05, 20,10, 22,20. Alla sala «Scento» sarà in visione Cast away; feriali
19,30 e 22,20, sabato 19,
30 e 22,30, domenica dalle 15 orario continuato.
ECONOMICI
TORRE PELLICE alloggio centraiissimo al 2"
piano, di soggiorno, cucina, tre camere, doppij
servizi, riscaldamento
autonomo, appena ristrutturato, subito disponibile, offresi per affitto o
vendita. Rivolgersi all'ufficio tecnico della Tavola
valdese, tei. 0121-91296.
Torino, mostra
Fotografie
di alpini
Aprirà i battenti giovedì 18 gennaio e resterà
aperta fino al 14 febbraio
a palazzo Cisterna, in via
Maria Vittoria 12 a Torino, la mostra fotografica
«l,a vita quotidiana degli
alpini». L’esposizioni
comprende circa 170 immagini in bianco e nero,
scattate a metà degli Anni 60 da Enzo Isaia, allora
sottotenente e fotografo
dilettante di 22 anni, che
forniscono uno spaccato
di vita quotidiana de)
giovani di quegli anni
impegnati nel loro servizio militare come alpini
Vi si racconta l’esperienza del primo ingresso io
caserma, dei vari addestramenti, dei campi im
vernali ed estivi, fino oi
congedo e alle adunate
dell’Associazione naziO'
naie alpini.
L'introduzione allo
mostra e le didascalia
delle fotografie sono state curate da Giulio Bedeschi, l’autore di Centom^
la gavette di ghiaccio, h'
bro che vinse il premio
Bancarella nel ’64.
SUI
LA
Nell’ai
dibattito
ta e la de
Dio non i
ne che il
rico Rus
Bonhoef
mo supe
brava un
scrive il
democra
no svilu
civiltà nc
ci fosse,
c’è, ma
nostra ei
libertà d
biamo f;
quistato
gione, le
sarei cat
anche at
la che h
stato laic
glianza ^
difficilm
lire alla
quale i c
ritto erai
condati
persino
diritti as;
Rii
Sulla
d’onda,
gennaio
di moi
moellei
Reputi
delle cf
corona
gno. Il
Islam, 1
strutto
famigli;
con la :
storia,
sperimi
luminis
ti posi!
Scalfai
gran te
vamo f
arditi d
Tutta 1
Giovan
“curiali
una vei
zazioni
della ci
è sviluf
che C05
sforma:
lumini
della C
te in qi
rituale
tempoi
un mu
è un’ai
autono
ma
dal
voci
prin
l’«a
suor
loro
difi
toi
ran;
tur;
più
chi
tal
15
3 2001
A
stiva;
venerdì 19 GENNAIO 2001
PAG. 15 RIFORMA
JTl
e-azfl
NAIO
1 Gioliti
3
Nazio
:i
ANZ,
E-11
in proB e ve
15, In
: saba22,20,
16, 18,
dì 22 e
21,15,
pazzo,
onHullraan,
inema
1 pro19 diHoly
ore 21,
ile; ore
ano feore 15,
i, mariovedì,
•e sono
,a mulrne, da
«2ceniso; fesabato
menica
',20. Alrà inviferiali
iato 19,
ica dalnato.
Cli
E allogo al 2"
no, cu, doppi!
mento
ena ri) dispoaffitto 0
li all’ufTavola
91296
I SUI GIORNALI ■
la stampa
NeU’ambito di un lungo
dibattito sul concepire la vita e la democrazia «come se
Dio non ci fosse» (espressione che il politologo Gian Enrico Rusconi ha ripreso da
Bonhoeffer), Gianni Vattimo supera quello che sembrava un dialogo fra sordi, e
scrive il 30 dicembre: «...la
democrazia e la laicità si sono sviluppate nella nostra
civiltà non come se Dio non
ci fosse, o perché Dio non
c’è, ma proprio grazie alla
nostra eredità cristiana. È la
libertà di coscienza che abbiamo faticosamente conquistato nelle guerre di religione, la libertà di professarci cattolici, protestanti, o
anche atei e agnostici, quella che ha reso possibile lo
stato laico moderno, l’uguaglianza dei diritti (...). Che
difficilmente si può.far risalire alla polis greca, nella
quale i cittadini di pieno diritto erano quattro gatti, circondati da meteci, schiavi,
persino donne (!), forniti di
diritti assai più limitati».
ostra
e
Iti gioI resteri
ebbraio .
a, in via
a Tori□grafica
a a degli
siziona
170 im- '
e nero,
egli Ana, allora
itografo
nni, cha
paccato
ma dei
;li anni
*0 servi'
e alpinisperienresso in
ri addeimpi in"
, fino al
idunari
s naziO'
le alla
lascalri
ono sW'
io Bede;
^entorni'
uccio,
premin
1.
Riconoscimento
Sulla stessa lunghezza
d’onda, Eugenio Scalfari (4
germaio) apprezza le parole
di mons. Walter Brandmoeller, intervistato da La
Repubblica in occasione
delle celebrazioni per Tincoronazione di Carlo Magno. Il prelato, parlando di
Islam, ha detto; «Altra è la
struttura sociale, l’idea di
famiglia: altro è il rapporto
con la scienza e la propria
storia. L’Islam non ha mai
sperimentato come noi l’Illuminismo con i suoi aspetti positivi e negativi...». E
Scalfari commenta: «Era
gran tempo che non sentivamo parole e giudizi così
arditi dalla chiesa di Roma.
Tutta la predicazione di
Giovanni Paolo e dei suoi
“curiali” ci aveva abituato a
una vera e propria esorcizzazione delTIlluminismo e
della cultura che da esso si
è sviluppata». E ancora: «In
che cosa è consistita la trasformazione indotta dalTIlluminismo? Nei confronti
della Chiesa essenzialmente in questo: tra la sfera spirituale e quella politicotemporale è stato tracciato
un muro divisorio che non
è un’amputazione ma una
autonomia reciproca».
Lavoratori cercansi
e spesso laurea), e la grande
maggioranza dei posti di lavoro vacanti (con l’eccezione
del settore delTinformatica)
sono non qualificati.
Perché accettare
un lavoro dequalificato?
L’economia ci suggerisce
che, una volta investite ingenti risorse in un progetto
(o, nel nostro caso, una volta
investiti soldi e anni di studio
per conseguire un titolo),
l’abbandono del progetto
stesso implica la perdita di
tutte le risorse già impiegate,
senza alcuna possibilità di recupero. Il giovane disoccupato con titolo di studio tende
quindi, razionalmente, a non
accettare lavori scarsamente
qualificati (che offrono, in
generale, salari abbastanza
bassi, con l’isolata eccezione
di pochi settori), anche perché questi comporterebbero
una graduale dequalificazione del lavoratore, ossia una
perdita delle conoscenze acquisite e non praticate.
Quindi, quanto più grandi
sono le risorse che il giovane
disoccupato ha dedicato in
passato allo studio, tanto più
forte deve essere l’incentivo
(o la disperazione?) occorrente per fargli accettare un lavoro dequalificato: potrebbe
farlo nel caso in cui ritenga
assolutamente impossibile
per lungo tempo l’ottenimento di un lavoro corrispondente alla propria qualifica. D’altra parte, nell’informatica
(settore molto qualificato) il
tipo di contratto offerto ai
giovani tecnici è generalmente precario (spesso senza versamenti pensionistici), con
ritmi di lavoro'pesanti e difficoltà neU’ottenere contratti a
tempo indeterminato.
La disponibilità dei
lavoratori extracomunitari
Veniamo dunque alla prima delle domande che ci siamo posti: perché ci sono trmti lavoratori extracomunitari
disposti a fare i lavori richiesti dagli imprenditori e perché gli imprenditori richiedono a gran voce l’entrata di
nuovi immigrati? Forse la risposta sta nel fatto che la
grande maggioranza di questi lavoratori proviene da
paesi dove lo standard di vita
è molto più basso. Può la
flessibilità del lavoro risolvere questi problemi, visto che
nella «flessibile» America la
disoccupazione è molto più
bassa che in Europa?
a cura di Ferruccio Corsuii
Fra noi protestanti la parola
«corale» è piuttosto diffusa;
ina forse non tutti conoscono
l’intera serie dei suoi significati.
«Corale» deriva, logicamente,
dal cantare insieme, sia a più
voci sia all’unisono, come nei
primi tempi della cristianità,
quando non si praticava ancora
l’«armonia», ossia l’unione di
I suoni contemporanei diversi fra
loro. Si cantava allora il Canto
gregoriano, così detto dal papa
Gregorio (590-604) che lo CO'
dificò. 1 tedeschi chiamano il
Canto gregoriano Choral, ma
questo termine fu più tardi usato per i canti della chiesa luterana, da Lutero in poi.
Pare che la produzione di
«corali» abbia toccato addirittura la cifra di 5.000 brani; il
più famoso è Ein feste Burg
(Una forte rocca...), melodia attribuita addirittura a Lutero, sicuro autore del testo. Sono poi
detti «corali» i brani per organo
che, in vari stili e forme, sviluppano le melodie di corali liturgici: formidabile creatore di Corali e Variazioni per organo fu
naturalmente J. S. Bach; nel
Centro e nel Nord Europa è
tutt’oggi diffusa la pratica di improvvisare all’organo (al culto o
in concerto) variazioni e fantasie su corali, pratica ovviamente
poco nota in Italia. Si chiamano poi anche «corali» dei pezzi
per organo che, senza rifarsi per
nulla a melodie di corali liturgici, hanno un andamento solenne e fantasioso (lirico o drammatico) insieme; sono famosi i
Tre corali, capolavoro organistico di César Franck.
Alle valli valdesi si usa chiamare impropriamente corali i
cori delle nostre comunità, e
«coralisti» (invece di coristi) i
loro membri. Ciò naturalmente
nulla toglie all’importante funzione dei nostri cori e alla loro
validità, in costante progresso.
L’aggettivo «corale» infine
indica un brano a più voci, sia
omofono (come gli inni di
chiesa) sia polifonico, come i
mottetti, in cui le voci sembrano rincorrersi, riprendendo
Luna dopo l'altra i medesimi
temi e spunti melodici.
Grazie!
Non potendolo fare di
persona, desidero ringraziare attraverso Riforma i tanti
fratelli e sorelle che mi hanno fatto pervenire i rallegramenti per la recente onorificenza conferitami dal Presidente Ciampi. Non considero il riconoscimento limitato alla mia persona, ma in
un certo senso dato a tutto
il protestantesimo italiano.
Credo che sia la prima volta
che tale onore venga conferito in Italia, contemporaneamente, a due protestanti
(il prof. Spini e il sottoscritto). Ancora grazie!
Piero Beasi
Passatempo
Il cruciverba del numero scorso
cV
OHO
H
O
Quattro dati per riflettere.
Primo; se si uniformassero i
criteri di rilevazione statistica
(in America si considera «occupato» chiunque abbia svolto un’ora di lavoro nella settimana di rilevazione) la differenza tra Europa e America
sarebbe molto inferiore. Secondo: per tutti gli Anni 80 e
fino alla metà degli Anni 90 la
situazione era opposta. Terzo; i paesi europei con minore disoccupazione sono stati
per lungo tempo quelli dove
il lavoro è meno flessibile, come dimostra il caso della
Germania. Quarto: le forme
di tutela e di protezione del
lavoro sono frutto di scelte
collettive votate a maggioranza; nelle fasi congiunturali negative, garantendo un
certo reddito ai lavoratori (e
ai disoccupati), limitano il
crollo della domanda, e il fallimento di molte imprese.
I diritti più elementari
vanno tutelati
Per concludere, qualche
semplice riflessione: quei leader politici ed economici
(nonché presidenti di aeroporti) che tanto propugnano
la flessibilità del lavoro, sono
pronti a «rendere flessibile» il
loro stesso lavoro? L’Europa è
diventata un mercato talmente grande da potersi confrontare da pari a pari con gli
Stati Uniti e da poter sostenere la propria crescita basandosi prevalentemente sul
mercato interno. Allora, anziché rincorrere al ribasso il
costo del lavoro praticato
nelle più feroci dittature del
pianeta, si potrebbe per
esempio eliminare o limitare
i rapporti commerciali e finanziari con chi non rispetta
alcuni diritti elementari: indubbiamente questo causerebbe inizialmente contraccolpi economici negativi tuttavia, nel lungo periodo, si
genererebbe una pressione
per la loro tutela. In un mondo globalizzato, con migliori
condizioni di lavoro e salari
più dignitosi nei paesi in vìa
di sviluppo, le popolazioni di
questi stessi paesi potrebbero
esprimere una domanda più
alta e più stabile per le merci
prodotte nei paesi più ricchi.
Starebbero meglio loro e staremmo meglio noi ma, soprattutto, il progresso tecnico, i beni di consumo e il benessere non sarebbero a
esclusivo appannaggio del
10% dell’umanità.
Marco Mazzoli
Come far convivere appartenenze e valori eterogenei?
Laicità e società multiculturale
ELENA KIN RICCO
UNA delle grandi sfide con cui l’Italia, come gli altri paesi europei, è chiamata a
misurarsi, è indubbiamente quella del multiculturalismo: a seguito del crescente fenomeno delTimmigrazione, la nostra società è
e sarà sempre più caratterizzata da una molteplicità di appartenenze culturali, etniche,
religiose e di gruppi identitari portatori di visioni del mondo o di sistemi di valori eterogenei, spesso in contrasto tra loro. Di qui
sorge l’interrogativo non facile: come è possibile arginare i potenziali conflitti tra diverse identità collettive e garantire una stabile
convivenza civile in cui il pluralismo delle
differenze dia un’occasione di arricchimento per tutti e non diventi, invece, un pericolo
per la tenuta delTassetto democratico?
Varie sono le risposte a questa domanda
presenti, nell’acceso dibattito che oggi si sta
svolgendo nel nostro paese. Vi è chi è favorevole a una forma di «differenzialismo multiculturale», secondo cui sarebbe auspicabile
che le norme legislative e i sistemi dei diritti
variassero a seconda delle esigenze avanzate
dalle singole comunità presenti sul territorio
nazionale. Questa soluzione comporterebbe
il venir meno dell’universalismo della cittadinanza, della legge uguale per tutti e condurrebbe alla frantumazione del tessuto civile in una molteplicità di identità chiuse in se
stesse, facendo della società, come qualcuno
ha detto, una sorta di patchwork di toppe colorale, al quale ognuno aggiunge la propria
fino a che non si capisce più di quale stoffa
sia fatto. Vi è poi il modello opposto, di tipo
«assimilazionisiico», che impone all’immigrato di rinunciare alla sua specificità cultu
rale e religiosa e finisce per annullarne
l’identità, fagocitandola. Ma, in questo caso,
verrebbe di fatto cancellato il pluralismo e
non ci sarebbe più la possibilità di un confronto e di uno scambio tra culture differenti.
Il modello che vorrei proporre in alternativa ai precedenti è quello della «democrazia
laica», basato sul convincimento secondo il
quale le differenze, in una società complessa, possono convivere senza dar luogo a
contrapposizioni disgreganti solo se si confrontano in un dibattito pubblico allo scopo
dì giungere, attraverso la negoziazione tra
posizioni diverse, a un accordo, a un «patto
di cittadinanza» che definisca le norme comuni e i valori politici fondamentali, che
ognuno si impegna a osservare al di là della
sua collocazione identitaria.
Qui si profila una forma di laicità che va oltre lo schema liberale classico dove essa è,
per così dire, una laicità per sottrazione e nella quale le identità culturali e religiose non
compaiono nella scena pubblica perché le
convinzioni di ciascuno sono confinate nella
sfera privata. La laicità dello spazio pubblico
nel modello proposto non è cieca ále differenze, anzi le fa interagire: non è necessario
che gli individui, quando entrano nell’arena
politica, si lascino alle spalle le loro convinzioni etiche e religiose ma occorre che essi,
laicamente, rinuncino a imporle a tutti e non
pretendano di tradurre in leggi le proprie credenze, La laicità così intesa fa dello stato la
casa comune, la cornice normativa in cui
convivono le differenze e traccia il perimetro
deH’idcnlità pubblica dei cittadini che supera, senza negarle, le appartenenze ¡jarticolari.
(da «Ixì comunità», circolare
della chiesa metodista di Milano)
o R A M R A S I
N M A I B I S
E M E R I N D 0 L
M E L A N T 0 N E
A C C A T T 0 N EH
:18o/oo: le scelte
non espresse
Avendo considerato gli
scambi epistolari su Riforma
(n. 22-24-2000) sull’argomento deU’otto per mille (Opm) e
delle scelte non espresse, il
dibattito avvenuto al Sinodo
2000, gli ordini del giorno
«Quote non espresse dell’otto
per mille» e «Commissione di
studio otto per mille» votati
dallo scorso Sinodo (cfr. Riforma n. 34-2000, pag. 16), e
aspettando la relazione della
Commissione (prevista entro
il 30 novembre scorso), tuttora non resa pubblica, e un
ampio dibattito nelle nostre
comunità (i cui risultati sono
da far pervenire alla Commissione entro il 15 maggio), e
aspettando ancora il Sinodo
2001 e la prevista specifica
sessione tematica, auspicando un dibattito il più allargato
possibile, sintetizzo le ragioni
del perché sono contrario a
chiedere i soldi delle scelte
Opm non espresse.
1) La scelta di rifiutare Tutilizzo della quota parte del
gettito Opm che la legge ci attribuisce (scelte non espresse) destinandolo allo stato,
pur essendo nei fatti un onorevole compromesso, è stata
ed è dirimente, qualifica criticamente il nostro accesso al
fondi Opm, denuncia la logica concordataria che sottende a questo meccanismo.
2) La nostra attuale gestione dei fondi Opm risponde
senza ombra di dubbio a criteri di coerenza rispetto alle
decisioni sinodali passate, di
trasparenza delle assegnazioni fatte, di efficacia del processo decisionale, di correttezza formale e sostanziale
per quanto attiene la gestione
m Nuovi indirizzi
Il nuovo pastore della Chiesa cristiana evangelica di Rapallo, Enrico Reato, segnala il
proprio numero di telefono
(0185-54969) e il proprio indirizzo e-mail:
enricoreato@interfree.it.
La Chiesa di Rapallo ha un
sito Internet (http://chiesaevangelicarapallo.interfree.it/
e l’indirizzo di posta elettronica: chiesaevangelicarapallo
@interfree.it
POSTA
finanziaria (con tanto di certificazione Arthur Andersen).
Tuttavia gestire correttamente dei fondi non è un buon
motivo per chiederne di più.
3) La nostra diaconia («pesante» e non) usufruisce in
maniera significativa dei fondi Opm, e non solo per interventi in qualche modo classificabili come «straordinari»,
ma anche per la gestione corrente; un incremento superiore al 100% dei fondi Opm
non farebbe che aumentare
(cronicizzare?) la dipendenza
economica delle nostre opere
dai fondi pubblici.
4) Quanto ai fondi destinati ad aiuti al Terzo Mondo (attraverso partnership con organizzazioni diaconali di
chiese estere, Ong ecc.), nessuno potrebbe negare «l’esigenza di combattere proficuamente il tragico problema
della fame nel mondo» (dalTo
dg sinodale). Oltre a racco. gliere fondi per poi destinarli
a pioggia, discutiamo di come
e perché spenderli, interrogandoci sulla nostra vocazione di chiese in un mondo
sempre più globalizzato, spietato e ingiusto, in cui liberamente circolano i capitali e le
merci, non le persone.
5) È evidente che l’intera
vicenda Opm ha a che vedere con il nostro rapporto con
il denaro, pubblico e non, e
riguarda il nostro modo di
essere chiesa nel mondo, la
nostra condizione di peccato, le nostre contraddizioni.
Secondo me accettare domani le scelte non espresse
Opm significa nei fatti rischiare di avere all’ordine del
giorno di dopodomani Tutilizzo di questi fondi per le
chiese stesse (stipendi iscritti
a ruolo, patrimonio immobiliare ecc.). Persino peggio,
una decisione positiva aumenterebbe una tendenza
già in atto nei luoghi decisionali delle chiese e delle opere, quella cioè di dedicare
sempre più tempo e urgenza
a discussioni «tecniche» sulle
finanze, sottraendo risorse
ed energie alla vera questione che dovrebbe essere centrale: come testimoniare
TEvangelo oggi?
Di quale chiesa stiamo gettando le basi? Quale «progetto» di chiesa abbiamo in mente per il futuro, con quali strumenti e risorse (non solo finanziarie, ma anche umane)?
Nicola Rochat- Milano
Un convegno (del Servizio migranti
Sostenere le donne
L’ultima assemblea della Fcei aveva dato mandato al Servizio rifugiati e migranti di impegnarsi nella lotta contro la
tratta degli esseri umani e di dare sostegno alle donne straniere coinvolte nella prostituzione. Alcune comunità evangeliche sono già impegnate in questo settore, altre sono
state interpellate da donne in difficoltà. Il Srm sta dunque
promuovendo un piccolo progetto per avviare un lavoro
con e per queste donne. Il programma si chiama «Ruth» e
suo primo appuntamento sarà un seminario che si terrà a
Rocca di Papa (Roma) nei giorni 9-11 febbraio.
Il venerdì, a partire dalle 16, si affronta il tema «Combattere la “tratta” e sostenere le donne coinvolte nella prostituzione. Continuità d’impegno delle chiese evangeliche
nell’ambito del concluso “Decennio delle Donne” e dell’attuale “Decennio contro la Violenza”». A se^ire dibattito e
scambio di esperienze. In serata: «Raccogliamo le idee». Il
sabato mattina, dopo la meditazione biblica, verranno affrontati gli aspetti legali, politici e sociali della questione.
Nel pomeriggio si discuterà di esperienze territoriali (Nord,
Centro, Sud) e sul tema «Facciamo un piano». Dopo la cena
«Mettiamoci in rete (a livello regionale e nazionale)». La
domenica conclusioni, culto e partenze.
Iscrizioni entro il 31 gennaio presso: Servizio rifugiati e
migranti. Federazione delle chiese evangeliche in Italia, via
Firenze 38, 00184 Roma; tei. 06-48905101; fax 06-48916959;
e-mail: sm.evangeliche@agora.stm.it
Costo del convegno £ 90.000.
16
PAG. 16 RIFORMA
VENERO) 19 GENNAIO 2001
Indetta per il 17 gennaio una grande giornata di lotta e di disubbidienza civile
Chiudere la «Scuola delle Americhe»
Molti ex dittatori sono stati formati in quella scuola della Geòrgia fondata nel 1946 come istituto
di educazione militare e usata dal Pentagono per controllare la politica dei paesi sudamericani
EDKINANE*
COME ormai avviene ogni
anno durante il fine settimana subito dopo il 16 novembre, anche lo scorso 19
novembre oltre 10.000 manifestanti si sono uniti presso
la base militare di Fort Benning, nello stato americano
della Georgia, per protestare
contro la «Scuola delle Americhe» (Sda).
Controllare la politica
dei paesi latìnoamerìcani
Questa scuola, fondata nel
1946 come istituto di educazione militare bilingue, è
usata dal Pentagono per controllare indirettamente la politica dei paesi dell’America
Latina e fare in modo che essa sia in linea con gli interessi economici statunitensi.
Per assicurarsi la loro complicità, il Pentagono concede
ai militari latinoamericani
enormi somme di aiuto militare sotto forma di armi e addestramento. Da quando è
stata fondata, la Scuola delle
Americhe ha addestrato circa
70.000 tra ufficiali, cadetti,
polizia e personale civile governativo di 21 paesi dell’
America Latina in pratiche da
combattimento che includono addestramenti di tiro,
operazioni psicologiche e di
intelligence militare.
chiusura della scuola. All’interno di questa protesta, i
centri universitari rappresentano l’esempio più eclatante
della forte coscienza civile
creata dalla Vigilanza sulla
Scuola delle Americhe.
Un simbolo di oppressione
e di violenza
Una famiglia di indios andini in Ecuador
Da Norìega a Banzer
Questa speciale preparazione conferisce ai militari latinoamericani un enorme potere nei loro paesi. I soldati affinano le tattiche da usare contro i guerriglieri, ma anche
contro sindacalisti, popolazioni indigene e person^e religioso scomodo. Centinaia di
militari addestrati nella Sda
sono stati riconosciuti responsabili di atroci violazioni
dei diritti umani. Ricordiamo
tra gli altri i responsabili dell’assassinio dell’arcivescovo
Oscar Romero, di quattro religiose laiche statunitensi, di
sei gesuiti e del massacro di
oltre 900 persone nel villaggio
di E1 Mozote negli Anni Ottanta, durante la ^erra civile
nel Salvador. Tra gli addestrati dalla Sda ci sono stati anche
dittatori come Manuel Noriega e Omar Torrijos di Panama, Leopold Galtieri e Roberto Viola dell’Argentina, Juan
Velasco Alvarado del Perù, e
Hugo Banzer Suarez della Bolivia. La Scuola delle Americhe è infatti conosciuta anche
come la Scuola degli assassini, o Scuola del terrorismo.
Benché il Pentagono abbia
tentato di difendere la Sda come centro di lotta al narcotraffico, meno del 5% dei soldati ha seguito corsi in tal
senso nel 1999.
Vigilanza sulla Sda
Nel 1990 il frate Roy Bourgeois, un veterano del Vietnam e poi missionario in Bolivia per il Centro religioso
Maryknoll, ha fondato un’organizzazione di base chiamata Vigilanza sulla Scuola delle
Americhe (Vsda). Questa organizzazione lavora incessantemente per rendere pubblico l’operato della Sda attraverso veglie, digiuni, dimostrazioni, proteste nonviolente e comunicati stampa. Pa
rallelamente a questo lavoro
di base, Vsda è impegnata in
continue pressioni presso il
Congresso perché vengano
tagliati i fondi devoluti alla
Scuola delle Americhe, il cui
mantenimento costa ai cittadini statunitensi milioni di
dollari aimui di tasse.
Anche se questa campagna
scrupolosa di educazione civile ancora non è riuscita a
chiudere la Sda, l’impatto
che ha provocato è stato comunque notevole. Dopo varie campagne di opposizione,
il 15 dicembre scorso là
Scuola ha ufficialmente chiuso. Ma riaprirà il 17 gennaio
sotto un nuovo e più nobile
nome: Istituto occidentale di
cooperazione per la sicurezza. Si tratta di un semplice
cambiamento nominale e
l’opposizione contro la Scuola è in continuo aumento. Più
di 150 vescovi statunitensi,
oltre 140 vescovi latinoamericani, l’Assemblea di Stato del
New Jersey, il Consiglio cittadino di Filadelfia, il Consiglio
dell’Associazione nazionale
per il progresso delle persone
di colore, l’Associazione nazionale dei sindacati del lavoro, e centinaia di altre chiese
e organizzazioni, hanno approvato risoluzioni per la
«La Scuola delle Americhe
rappresenta per me un simbolo di oppressione e violenza. La sua presenza sul nostro
suolo nazionale annuncia al
mondo che noi siamo in favore del principio che violenza e
terrore possono condurre alla
pace», afferma Alex Patthof,
uno studente in ingegneria
aerospaziale. «La Sda - continua - usa il denaro delle mie
tasse per azioni che io ritengo
eticamente e moralmente ingiuste». Marcia Towers, laureanda in ingegneria industriale, afferma di avere la
«responsabilità, come cristiana, di parlare per coloro che
non hanno la possibilità di far
udire la loro voce senza essere minacciati con la violenza». L’Organizzazione di vigilanza sulla. Scuola delle Americhe incoraggia la comunità
internazionale a sfidare gli
Stati Uniti il 17 gennaio, con
azioni di disobbedienza civile
e dimostrazioni presso ambasciate, consolati e basi militari statunitensi, affinché la
Scuola delle Americhe sia
chiusa per sempre.
Per ulteriori informazioni e
analisi, e per notizie sul 17
gennaio, giorno dell’azione
nazionale e internazionale di
mobilitazione per chiudere la
Scuola delle Americhe, è possibile visitare il sito di Internet di Vsda: www.soaw.org
* membro di Vsda, impegnato nella lotta per i diritti
umani in Guatemala e nel
Salvador. Per le sue numerose
proteste contro la Sda è stato
incarcerato per 14 mesi
(traduzione dall’inglese
di Marinetta Gannito)
Sarà gestito da David Bryer, direttore dell'agenzia umanitaria britannica Oxfam
Intensificare il dialogo tra religioni e Banca mondiale
David Bryer, 56 anni, direttore dell’agenzia umanitaria
britannica Oxfam, è stato nominato direttore di World
Faiths Development Dialogue
(Dialogo delle religioni mondiali sullo sviluppo, Wfdd),
unTniziativa multireligiosa
lanciata tre anni fa dall’arcivescovo di Canterbury, George Carey, e dal presidente della Banca mondiale (Bm), James Wolfensohn. Bryer assumerà il suo nuovo incarico a
maggio. All’annuncio della
sua nomina, egli ha sottolineato che «l’eliminazione della povertà e lo sviluppo autentico saranno possibili solo
se saranno prese in considerazione le aspirazioni profonde e le credenze della gente».
Oxfam è uno dei principali
detrattori delle politiche seguite dalle istituzioni finanziarie internazionali, tra cui
la Banca mondiale alla quale
l’agenzia britannica rimprovera di imporre condizioni di
prestiti troppo rigide nei
confronti dei paesi in via di
sviluppo, condizioni che colpiscono i più poveri. Ma sotto la direzione dell’australiano James Wolfensohn, la Bm
ha cercato di ammorbidire la
sua politica e di avere un approccio più comprensivo dei
problemi dei paesi in via di
sviluppo. La nomina di David Bryer viene considerata
come una tappa importante
del dialogo avviato in vista di
promuovere la comuniceizione tra le comunità spirituali
e la Banca mondiale. Arum
Kataria, portavoce dell’arcivescovo di Canterbury, ha
detto che «l’arcivescovo appoggia totalmente questa
iniziativa, e si è congratulato
per la nomina di Bryer».
La conferenza inaugurale
del Wfdd si tenne nel febbraio 1998 a Lambeth Palace,
sede dell’arcivescovo anglicano a Londra. Fra i presenti
c’erano i rappresentanti di
ben 9 religioni mondiali:
babai, buddisti, indù, jain,
ebrei, musulmani, sikh, taoisti e cristiani (cattolici, anglicani, luterani e ortodossi). Allora Wolfensohn aveva dichiarato: «Se noi [Banca
mondiale] abbiamo torto,
dobbiamo ammetterlo. Se
no, sono gli altri a dover riconoscere quello che stiamo facendo». Tali parole esprimevano l’irritazione dei membri
della Banca mondiale di
fronte alle continue critiche
delle chiese e delle organizzazioni non governative circa
i programmi della Banca. Nonostante gli sforzi di Wolfensohn, la Bm e le organizzazioni ad essa collegate rimangono controverse. Nel giugno
scorso il segretario generale
del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), Konrad Raiser, aveva criticato il segreta
rio generale dell’Onu, Kofi
Annan, per avere partecipato
al lancio del rapporto «A Setter World for All» (Un mondo
migliore per tutti) insieme ai
responsabili del Fondo monetario internazionale, della
Bm e dell’Organizzazione per
la cooperazione e lo sviluppo
economici (Ocse).
Sul Guardian di Londra
Wolfensohn ha ricordato che
alla fine del 2000 erano stati
avviati programmi di alleggerimento del debito a favore di 22 fra i paesi poveri più
fortemente indebitati, la
maggior parte dei quali sono
in Africa: inoltre ha detto che
l’alleggerimento del debito
in questi paesi rappresenta
35 miliardi di dollari, e che
insieme ad altre forme di
agevolazione, l’indebitamento totale potrebbe essere ridotto di oltre i due terzi.
In questi paesi le spese sociali (istruzione, sanità, rete
stradale e lotta contro l’Aids)
sono due o tre volte superiori alla somma spesa per il
servizio del debito. «Si può
dibattere a lungo sulle politiche da seguire per ridurre la
povertà - scrive Wolfensohn
- ma è certo che i deficit e
l’inflazione galoppante colpiscono di più i poveri; le
sovvenzioni di cui usufruiscono le élite sono ingiuste,
e la corruzione pesa prima di
tutto sui più deboli».
■i II 12 dicembre scorso ad Algeri
Etiopia ed Eritrea hanno
firmato il trattato di pace
Wolfensohn ha aggiunto
che è «tempo di prendere sul
serio il commercio», alludendo al fatto che certi paesi ricchi incoraggiano la vendita
dei propri prodotti, sowenziontindoli, il che frena la vendita dei prodotti analoghi di
paesi poveri che non possono
sovvenzionarli. Nel 2000, i
paesi industrializzati hanno
speso più di 300 miliardi di
dollari per le sovvenzioni
all’agricoltura, il che rappresenta il Prodotto interno lordo (Pii) totale dell’Africa subsahariana. «L’alleggerimento
del debito senza l’ampliamento del mercato è vano»,
dice Wolfensohn. La cifra di
300 miliardi di dollari rappresenta anche l’ammontare del
debito dei paesi poveri, aveva
sottolineato la campagna Jubilee 2000 nel dicembre scorso, che oggi è stata rinominata nel Regno Unito «Drop thè
Debt» (Rimetti il debito).
Nel suo messaggio per il
nuovo anno, George Carey
ha lanciato un appello ai
paesi ricchi chiedendo loro
di smetterla di saccheggiare
la Terra. Il mondo è «tremendamente disoleale - ha ricordato il 20% dei suoi abitanti consuma T80% delle risorse naturali. II nostro stile
di vita e il nostro consumo di
energia trascinano il nostro
pianeta verso un punto di
non ritorno». (eni)
PERraiKLUND
A metà dicembre Etiopia
ed Eritrea hanno firmato
un accordo di pace che, si
spera, mette la parola fine al
sanguinoso conflitto durato
due anni e che ha fatto oltre
100.000 morti e più di 600.000
profughi. L’accordo è stato
sottoscritto ad Algeri dal primo ministro etiopico. Melles
Zenawi, e dal presidente eritreo, Isaias Afeworki. Erano
presenti alla firma il segretario generale delle Nazioni
Unite, Kofi Annan, e il Segretario di Stato degli Usa, Madleine Albright. Il documento
prevede che una commissione, presieduta da un rappresentante delle Nazioni Unite,
delimiti una linea di confine,
che i due paesi si sono impegnati ad accettare. Della com
missione faranno parte anche
due eritrei e due etiopi.
L’ambasciatore degli Stati
Uniti, Antony Lake, che è stato uno dei mediatori nella
lunga trattativa fra eritrei e
etiopi, ha espresso la convinzione che l’accordo reggerà;
«In questo conflitto - ha aggiunto - nessuno ha vinto e
questo sarà significativo per
il futuro». In molti conflitti
africani prevale la logica del
«chi vince prende tutto». Ciò
che è avvenuto in questi giorni ad Algeri può invece diventare un esempio di come i
contendenti possano accettare di costruire la pace su
qualcosa di meno di una vittoria totale.
(da pn articolo apparso
sul settimanale Budbararen
della Missione svedese Efs
del 21 dicembre 2000)
n
Libertt
diCIANN
Melles Zenawi e Isaias Afewerki si stringono la mano dopo la firma
dell’accordo. Tra loro il presidente algerino Bouteflika, presidente
dell'Organizzazione per l’unità africana (Oua)
Per valutare gli effetti della politica Usa
23 {ftestimoni per la pace»
in visita in Colombia
Il 7 gennaio scorso una
delegazione di 23 cittadini
statunitensi ha iniziato una
visita in Colombia per valutare gli effetti della politica
degli Stati Uniti in quel paese
del Sud America. Il gruppo si
è mosso dalla capitale, Bogotá, al cuore delle zone di
conflitto, nella parte meridionale della Colombia.
La delegazione è stata preparata dall’organizzazione
per i diritti umani «Witness
for Peace» (Testimoni per la
pace), che ha deciso di mandare degli osservatori in Colombia in seguito alla decisione del Congresso degli
Stati Uniti di inviare un aiuto
di 1,3 miliardi di dollari per
un intervento su larga scala
per bloccare la produzione
della droga in quel territorio.
«Witness for Peace», msieme
ad altri gruppi che difendono
i diritti umani, ha espresso la
preoccupazione che la maggior parte degli aiuti andrà
all’esercito colombiano, accusato di essersi a più riprese
alleato con brutali gruppi paramilitari e di essere responsabile di serie violazioni dei
diritti umani.
«I cittadini degli Stati Uniti
devono sapere che più di un
miliardo delle loro tasse sarà
speso per un intervento militare che non risolverà il problema della droga, ma porterà all’esasperazione un
conflitto armato estremamente complicato e già in atto da alcuni decenni, che dislocherà decine di migliaia di
civili colombiani dalle loro
case», ha affermato Janet Hostetler, coordinatrice dei
gruppi di base di «Witness for
Peace». La delegazione osserverà gli effetti della politica
statunitense in Colombia e le
riporterà al suo ritorno. Il
gruppo di partecipanti rap
presenta un ampio spettro
della società statunitense. Include leader religiosi, fotogra
fi, giornalisti, impiegati del
Congresso e rappresentanti
della comunità universitaria.
«Witness for Peace» è una
organizzazione non-profit,
basata su principi di fede, coscienza e nonviolenza che ha
guidato il movimento statunitense in opposizione alla
guerra dei Contras in Nicaragua negli Anni Ottanta. Dal
tempo della sua fondazione,
nel 1983, ha già accompagnato più di 10.000 cittadini statunitensi in America Centrale
e nei Caraibi. Prendendo
questa coraggiosa iniziativa
in Colombia, si avvale di anni
di esperienza nell’accompagnamento di gruppi di cittadini nelle zone di guerra iri|
Nicaragua, Guatemala, Haiti!
e Chiapas (Messico). «Sappiamo che corriamo dei rischi ha affermato Gail Phares, una
delle fondatrici del movimento che guida la delegazione in
Colombia -; tuttavia noi crediamo fermamente che per
ottenere la pace dobbiamo
essere disposti a correre gli
stessi rischi che altri corrono
per continuare la guerra».
«Witness for Peace» ha messo
a disposizione nel suo sito di
Internet (www.witnessfor
peace.org) un lezionario di
letture interreligiose rivolto a
tutti coloro che vogliono sostenere con la preghiera i delegati durante la loro delicata
missione in Colombia.
IBI
L
«Il V
eia»
L)E!
I p(
alla qi
quiete
pace e
procui
trovar'
manie
barca
del cai
loro se
ci cor
naccia
che si:
tane, !
mucc
allarrr
noi iti
siamo
sti, ar
bonae
verso
A
quest
porta
dell’t
mori:
tutti
ci pu
oggi
front
cioè '
caos
no re
S"
se
zioni
niccl
occh
semi
ne, I
deir
malt
quie
Cesi
suor
mar:
terlo
nost
mo
flirti
che I
Dio
figlie
SI
schi
bali;
nell'
pOS!
bon
seep
za d
è ui
è ui
mo
nor
case
mal
una
mie
cui
Gic
l^to.
i"buc
hi'.
Il»
Í» 'Kj
çan
la I
COI
CÖT
nói
da^
boi