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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO nMStS0CIAZ10.\'E
Torino, per un anno ... L. 6 »
u per sei mesi ... » 4 »
Per le provincie e l’estero franco sino
ai confini, un anno . . L. 7 20
per sei mesi , ■' 5 20
La direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, via del Valentino, n" 12, piano S“*.
Le assuciazioni si ricevono da Carlotti
Bazzarini e Comp. Editori Librai in
Torino, sotto i portici di Po, n” 39.
Gli Associati delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla ditta sopradetta.
I sofismi dell’Armonia — Corrispondenza religiosa (lettera Seconda) — Dna sepoltura
evangelica in Voghera— Rivista della stampa politico-religiosa. _ Notizie religiose. — Piemonte. — Irlanda.—Cronachetta politica.
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« 11 sentimento religioso è più potente là dove la libertà della stampa
in ordine alle cose religiose è più
ampia. Io credo che in nessuna
parte dell’ Europa i suoi ministri
abbiano maggiore influenza sopra i
popoli, che nei paesi ove si ha la
più assoluta libertà, ed ove trovasi
I a fronte di altre religioni che ogni
i giorno la combattono colla stampa
i e colla parola ».
Queste belle e vere parole del conte
Cavour, per cuiungiornale veramente
religioso avrebbe dovuto andar grato
a chi le pronunziava, hanno invece
dato cagione all’Armonia di un’articolo non solo inurbano e ripieno di
fiele, ma così intrecciato di sofismi,
ed in cui fanno la Sacra Scrittura
e la storia della Chiesa una parte
tanto stravagante, che crediamo nostro debito di toccarne di volo qualche brano, affmchè si abbia con
questo la misura del rimanente, e la
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prova palpabile dell’insussistenza del
tutto.
« Secondo l’onorevole sig. Conte,
i< scrive 1’ Armonia, se l’Apostolo S.
« Paolo fosse vissuto dopo Guttem» berg, doveasi recare all’ Areopago,
« e innanzi tutto predicarvi la libertà
I della stampa. Perchè il Vangelo
« ch’egli dovea annunziare potea reH sislere a ben altri pericoli; perchè
« il sentimento religioso è più potente
II dove la libertà della stampa è più
0 ampia-, perchè finalmente colla li« bertà della stampa il Clero ha ma^« giore influenza sopra i popoli ; ma
<1 S. Paolo non adoperò questo mezzo,
Il perchè non era stato ancora ritro« vato.
Ci concedano i sig. redattori del
V Armonia una supposizione che non
si discosterà poi tanto dal vero :
supponiamo che in un sinodo od
altrimenti si facciano essi sostenitori di questa tesi: che il celibato
ecclesiastico è istituzione la quale
acquista gran credito e grande influenza alla religione, e che noi per
opporci a cotesta loro teoria ragioniamo presso a poco così: -i Dunque,
« secondo i sig. redattori dell’ Armo« nia, se l’Apostolo S. Paolo fosse
Il vissuto dopo Papa Gregorio VII,
<1 doveasi recare all’Areopago, e inII nanzi tutto predicarvi il celibato
» ecclesiastico (contro ciò che scrisse
Il poi a Timoteo (I epist. c. II), per
ii chè r Evangelo eh’ egli dovea an
(I nunziare sarebbesi diffuso più ra« pidamente ; perchè il sentimento
<1 religioso ed il rispetto alle cose
<1 sacre è più potente ove il celibato
« ecclesiastico esiste ; perchè il clero
Il ha ivi maggiore influenza sopra i
« popoli......invece S. Paolo non
Il adoperò questo mezzo perchè non
« era stato ancora ritrovato ecc......
Che direbbero quei signori di un simil modo di ragionare ? Per fermo
direbbero che se noi non abbiamo di
già perduto intieramente il cervello,
siamo molto vicini a perderlo, e soggiungerebbero probabilmente: dic chi
ricorre ad una cotal dialettica per
difendere una causa qualunque, la
dimostra causa spacciata, attesoché
tali ragioni che farebbero a stento per
un procuratore, non fanno in nissunissima maniera per chi sinceramente
c lealmente va in traccia della verità,
0 intende difenderla avendola trovata.
Oi', ciò che varrebbe il nostro ragionamento ci pare che lo valga quello
AaWArmonia, con questa differenza
però, che mentre del suo sene giova
per combattere un principio dimostrato vero dai fatti, il nostro verrebbe
adoprato contro un’istituzione alla
bontà di cui i fatti sono più energicamente avversi di qualsiasi ragionamento.
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« Invece (così prosiegue 1’ jU-mo« nia), S. Paolo non adoperò questo
« mezzo, perchè non era ancora stato
« ritrovato; ma siccome era stata
« ritrovata la scrittura, parve adope« rasse il mezzo contrario, quando
« COMANDÒ che si abbruciassero i
« libri catiivi ».
Ma ci permettano ì sig. redattori
àeW'Armonia di cliieder loro ove abbiano trovato scritto che S. Paolo
comandasse che si bruciassero ì libri
cattivi ?
Noi leggiamo bensì nel libro degli
Atti degli Apostoli, capo xix, che
molti meravigliati delle grandi cose
che aveano vedute ed udite, « ve« nivano confessando e dichiarando
« le cose che aveano fatte; e che
« molti ancora di coloro che aveano
« esercitate l’arti curiose portarono
<1 insieme i libri, e gli arsero in pre« senza di tutti: e fatta ragione del
« prezzo di quelli, si trovò ch’ascen« deva a 50,000 denari d’argento ».
Ma v’ha egli in questo, noi lo domandiamo ad ognuno, anche l’ombra di
m'ordine per parte dell’Apostolo ?
Gli Apostoli, (se lo tengano bene a
mente i sig. redattori) non la faceano
da inquisitori e quindi nou si credevano il diritto di disporre delle sostanze altrui a malgrado dei legittimi
possessori ; ma infondendo santi principii nei cuori, faceano sì che tutto
quanto era giudicato contrario a quei
principii venisse da coloro che gli
aveano accolti, liberamente e spontaneamente abbandonato: e così accadde in Efeso riguardo ai libri cattivi.
Ma anche ammettendo che sifTalto
abbruciamento l’avesse ordinato l’Apostolo, noi domanderemo poi sempre; è egli da supporre che un tale
ordine ei l’avesse richiesto ed impetrato dal gran consiglio Efesino, nella
stessa guisa che vorrebbero i sig.
dell’Armonia si facesse per parte del
Parlamento piemontese una legge
contro la libertà della stampa ? Non
sarebbe sempre stata cotal misura,
per parte dell’Apostolo, cosa di mera
persuasione, ed anche allora limitata
a quei soli che lo riconoscevano
quale padre spirituale ? Or un diritto
di quella sorta, sig. redattori, niuno
ve'lo contesta : ordmate ai vostri fedeli che brucino tutti quei hbri da voi
giudicati cattivi, compresovi anche la
Bibbia, noi vi compiangeremo di tanta
stoltezza e di tanta empietà ; ma anche compiangendovi, noi diremo che
siete nel vostrodiritto,sapendoognuno
che a queste condizioni vi si lien
dietro ; e che fino a tanto voi troverete menti abbastanza pieghevoli da
conformarsi a tali ordini, siete mezzo
giustiflcati del darli. Ma qual rapporto
di grazia, volete voi stabilire tra un
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ordine di quella fatta, ed una legge
repressiva della libertà della stampa?
« Che se il conte Camillo Cavour
« (è di nuovo \ Armonia che parla);
«I fosse vissuto ai tempi di S. Fran<1 cesco Xaverio, re Giovanni di Per
ii togallo l’avrebbe mandato alla con(I quista delle Indie, e mentre questo
Il impiegò dieci anni e mezzo per
« convertire tanti regni, quello, per
Il via della invenzione della stampa,
>1 se ne sarebbe sbrigato in pochi
u mesi, guadagnando alla croce tutto
il mondo ».
Ma prescindendo da ciò che avrebbe
di meraviglioso la conversione per
parte di un sol uomo di tanti regni
in dieci anni, (gli Apostoli tra tutti
non fecero tanto in quaranta), se non
ci fosse nota la storia della spugna
(vedi Buona Novella pag. 129), e di
tanti altri mezzi di conversione non
meno di quello efficaci, che rapporto,
domanderemo noi ancora, vi può essere tra questo e la libertà della
stampa? Sì, che rapporto ? eccettuato
forse cotesto; che se nell’Indie si fossero trovati uomini intelligenti, i quali
per via della stampa si fossero opposti alle tante adulterazioni fatte
patire dai Gesuiti al Cristianesimo,
questo invece di chiese affatto scomparse al soffio della persecuzione, vi
avrebbe impiantato chiese che la persecuzione avrebbe invigorite, come
le invigorì ovunque la divina semenza
venne gittata senza mescolanza di
zizzania.
« Mentre il conte Camillo di Cavour
« ci mostra la libertà della stampa
« la più ampia, come un mezzo per
« rendere più potente il sentimento
« religioso .... Gregorio XVI nella
« sua Enciclica del 15 Agosto 1832
Il chiama /wwesia questa libertà me« desima, che non può abbastanza
« detestarsi.
Ma dunque, perchè è piaciuto a
Papa Gregorio XVI di dire questo
sproposito unitamente a tanti altri
(e piacesse a Dio si fosse limitato a
dirli i suoi spropositi), tutto ciò che si
asserisce in contrario non è, e non
può essere che eresia ed empietà !
Ci dica francamente il religioso giornale se questa sia la sua logica, e
noi smetteremo alfatto di entrare in
discussione con esso.
Ma ecco agli occhi AeWArmmia il
gran peccato del conte di Cavour. Secondo che essa 1’ intende: « vi corre
« molta analogia tra la libertà di
Il stampa e la libertà d’esame in mali teria di religione ; e le sembra che
li il conte Cavour parta nei ragionali menti da quest’ ultimo prùicipio,
Il che la libertà d'esame sia vantagli giosa alla religione. Ora questo,
« dice ella, potrà crederlo il conte
Il Cavour ; raa permetterà anche a noi
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» di credere che chi ha sposato tale
« principio, e si governa a norma di
« questo, è protestante ».
Noi che non abbiamo interesse di
sorta a rendere odiosa nè anche sospetta la persona del conte Cavour, e
che per sovrappiù non consentiamo
che il solo fatto di ammettere il libero
esame in materia di religione costituisca il protestante., non andremo
tant’oltre ; solo ci limiteremo a dire ;
che il conte Cavour non è cattolico
alla maniera AeW Armonia, alla maniera di Gregorio XVI, e forse neppure
a quella del Concilio tridentino, insomma ch’egli è, a parere di questi,
un cattivo cattolico. Ma contro i cattivi cattolici, 0 signori redattori, voi
avete le leggi della Chiesa, invocatele
a vostro bell’agio, nissuno avrà che
dirvi; ma non confondete di grazia
colla libertà della stampa, cosa tutta
civile, queste vostre censure, queste
vostre scomuniche, cose tutte ecclesiastiche , e che se hanno forza per
il credente cattolico, non ne hanno,
e non ne possono avere punto per il
cittadino come tale.
0 se non volete abbracciare il partito che vi proponiamo, siate leali, o
sig. redattori e dite francamente e
schiettamente a tutti ciò che trapela
in ogni vostro articolo, cioè: che la
libertà di stampa la volete solo per
voi e per chi divide le vostre opinioni;
che ad ogni altro deve essere tolta,
perchè infuori dei vostri principii non
c’è vero possibile, che tutto è falso ;
mostrate che è tale la natura della
vostra chiesa, che tutto, assolutamente
tutto le deve essere soggetto, perchè
rappresentante di quel Dio che a
tutto estende il suo dominio; dite
che cede a necessità fatale ogni qualvolta permette che qualche cosa si
faccia in qualunque ramo dell’umana
attività, per cui non siasi ottenuto
l’assenso da Roma..... tali princi
pii francamente sostenuti vi acquisteranno l’aifetto e la gratitudine di
molti; ma alla loro volta, tutti gli
spiriti bramosi di libertà, tutti quelli
che credono al progresso dell’uman
genere, e non ammettono avere Iddio
creato l’uomoVagionevole, perchè poi
abdicasse quella sua ragione nelle
mani di pochi suoi simiU____tutti
questi riconoscendo infine come tra
i vostri principii e quel bene cui anelano, sia incommensurabile l’abisso
che li divide, si storneranno da voi,
ed andranno cercare nell’ Evangelo
quel vero che vi si racchiude, vero in
uno divino ed umano, perchè mentre
scende da Dio, corrisponde perfettamente a tutti i bisogni più intimi e
più legittuni dell’umana natura.
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CORRISPONDENZA RELIGIOSA.
{Leitera seconda)
Torino febbraio ■! 852.
Mio carissimo Amico;
Eccomi a scriverti una seconda lettera,
sperando li sia già pervenuta l’altra. È
inutile che ti dica il perchè dovetti abbandonare il paese natale, essendo cosa
a le ben nota; e d’altronde adesso guardo
le faccende della vita con tali idee nuove,
che ciò che allora mi sembrava il mio
massimo infortunio, ora lo reputo, non
dico uno degli avvenimenti più ordinari,
ma anzi uno de’ più avventurati. Nè questo mio pensiero s’attiene solo a sentimenti religiosi, ma comprende lutto 1’
esser mio; poiché se l’esilio è la più
grande sventura deiruomo, sii pur certo
che la vita senza sventure é molto meno
intelligibile ed applicabile. Un uomo che
potesse (fortunatamente niuuo lo può)
viver sempre felice, non sarebbe che un
automa o poco più.
Dopo vario vagare senza scopo e senza
niuna sicurezza per I’ avvenire, giunsi
a Roma. Alle tante sensazioni che produce Roma classica, io me ne prometteva un’ altra che si legava a quegli
autorevoli vanti che sempre aveva inteso d’ una città sede della religione.
Colà infatti vidi culto splendidissimo di
oro e d’argento, cerimonie organate, allargate, infinite, chiese uniche al mondo
per bellezze innumerevoli d’arte e per
iaeslimabili ricchezze. Tutto ciò che le
belle arti possono dar di poetico e di
sublime t’incanta, li rapisce, e nulla
resta a desiderare per quel che appaghi
i sensi. Ma chi per poco fosse avvezzo
a rientrare nella solitudine del suo spirito , onde trovare un accordo tra l’esterno e l’interno ; chi si contenta di
sensazioni solo per quanto possano esprimere un’ idea, potrebbe vedervi tra
tanti apparati ua certo che di vuoto mal
corrispondente a quel precetto di adorare Dio in ispirito e verità. Mi sorvenne
questo dubbio, raa lo allontanava con
quella sprezzante e così ordinaria massima ; Son cose necessarie pel popolo; il
popolo è tutto senso : massima^ che per
più riguardi ho poi veduto come sia falsa
e stolta, per non dir di più. A’ saggi
del paganesimo era pur permesso di dividere la religione in essoterica per loro,
ed exoterica pel popolo, ma Cristo l’ha
mai fatta questa distinzione ? ha detto
mai cosa da farla dedurre pur da lungi,
egli che riguardava l’umanità una d’origine, una di scopo, identica ne’mezzi
e ne’ bisogni ? Ma l’aveva io sentita e letta
tante volte, che, condannatomi a pensare col cervello altrui, temeva darmi
al più piccolo pensiero che fosse mio.
Fatte delle conoscenze, cominciai a
sentire l’opinione che lascia di sè il clero
di Roma. Dovunque ve ne ha uno possono più 0 meno accader le stesse faccende che li, ma credi pure non potersene
acquistar vera idea senza vedere e studiare quello di Roma. Lì è il suo centro, e vi si manifesta in tutta la larghezza dei principii e ìq tutta la serie
delle conseguenze. Mi ricordai di quel
che dice Machiavslli; «.....per gli
« esempi rei di quella corte, questa proti vincia (l’Italia) ha perduto ogui di« vozione ed ogni religione : il clic sì
« tira dietro infiniti invonvcnienti ed in-
7
« fioiti disordini ; perchè, così come do« v’è religione si presuppone ogni bene,
« così dove ella manca si presuppone il
V contrario. Abbiamo dunque colla Chiesa
« e con I preti, noi Italiani, questo primo
« obbligo, d’essere diventati senza reli
« gione e cattivi .....» (Discorsi, L. 1,
cap. xii). L’impressione che nc provava
era dolorosissima, e appena bastava a
frenarla la trita risposta: che il dogma
■non è fondato sulle azioni degli uomini,
che le loro immoralità non possono togliere UQ iota alle parole di Cristo, e che
so io ?... Non v’ha dubbio che una tal
risposta sarebbe validissima per tutti (1)
meno per i cattolici : perciocché essi stabiliscono la loro fede più sulla parola del
sacerdozio che sulla Bibbia, anzi credono
a questa non per sè , ma perchè la
Chiesa obbliga di credere (2). Or per
quanto teologicamente possano far distinzioni, resta seinpra nel fondo dello
spirito umano un’idea indistruttibile, che
cerca un legame inlimo Ira la parola
cui si dee credere e la conformità delle
azioni a quella, per parte di chi la predica. Chi ha fede nel Vangelo per la divinila cbe in esso si manifesta, può benissimo passarsela degli uomini ; ma ,
chiuso quello, come mai si può far fede
ad uomini che non dian continue prove
di probità, di disinteresse e di sacriGzio|?
Può dar la fede chi mostra non averla ?
Ti confesso che a Roma provai una
di quelle scosse, che giammai si dimenticano, e la qual poi diventò massima
(4) Noi Don la crediamo valida per nissuno, ma
certamente meno ancora per il Cattolico che per
chiunque.
(2) GiOBEBri, Rirninvainfìnto ccc. L. II, cap. X.
pag. cdiz. ccon.
per gli avvenimenti politici che sopravvennero a quella città e che lutti sanno.
Io aveva diviso sempre la politica dalla
religione, e riconosciuto fin allora che
questa a quella soprastava ; ma in aprile
del 49 , 1’ opposizione mi sembrò così
viva, cosi terribile, che io pericolai in
fatto di pietà. Come una piena irruppero
i dubbi, s’impadronirono del cuore e lo
dominarono talmente, che, negando la
religione datami dall’infanzia, negai lutto
quel che in essa si conteneva. Non potendo vivere ne’ dubbi che mi avrebbero
portato una continua lotta, mi acconciai
a ritenerli per certezze, e divenni uomo
del tutto diverso. Ma oh Dio qual uomo
¡0 era mai! Mi giltai nel vuoto; lutto
per me era fatalità, o caso, e l’anima
si pasceva di tenebre. L’incredulità per
me non era un’elezione, ma mi si presentava come una necessità onde accordare la mia vita intima col progresso
sociale. Vedevo nel principio religioso
l’opposizione ad ogni bene sperato, nè
infiniti argomenti prima o dopo avrebber
potuto mai persuadermi che quel bene
non fosse bene. Come convincersi che la
gloria di Dio richiedesse il sacrifizio del
vero e del buono a danno de^li altri ?
Io non sapeva allora trovar risposta a
tutto ciò , e balordamente mi diedi a
negar lutto : il partito non era buono ,
ma si presentava come il più comodo
per chi voleva evitare la briga di ragionare e vedere ove slesse il vero, e quanto
i principii che ra’avevano dato dall’infanzia con quello s’accordassero.
Entrai così in una nuova epoca, le cui
particolarità non ti sarà discaro di sentir
raccontare in un’altra lettera.
T'abbraccio, ecc. ccc.
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Pregali noi pubblichiamo la seguente lettera tanto più volentieri,
che i fatti in essa narrati, mentre altamente onorano tutti coloro che in
qualche maniera vi parteciparono, ci
porgono bello esempio di quella tolleranza, la quale non è l’indifferenza
per le proprie convinzioni, ma il rispetto alle convinzioni altrui, che
tanto sarebbe da desiderarsi acquistasse terreno nel nostro Piemonte.
La Direzione.
UNA SEPOLTURA EVANGELICA
19T VOeilDRA.
Torino addì 17 febbr” 18S2.
Caro amico e fratello nel Signore.
Permettetemi di narrare a voi ed ai
lellori della Buona Novella un fallo accaduto ieri, e che non potrà se non rallegrare il cuore di ognuno che abbia in
sè qualche scintilla di vero liberalismo
e di zelo per il progresso sì civile che
religioso nella cara patria nostra.
Moriva, a Voghera, ieri l’altro, un giovane Svizzero, evangelico, per nome
Andrea Galles, colà stabilito, da più anni
coi genitori per affari di commercio ; e
siccome non havvi in detta città qualche
luogo funebre destinalo a ricevere specialmenle le mortali spoglie degli Acattolici, (come qui soglionsi dal Governo
chiamare I Cristiani evangelici) ricorse
l’afflitto padre al sig. parroco. Don Pedemonte, onde si compiacesse autorizzare
la futura inumazione nel cimitero dei
Cattolici. — Al che rispose con carità il
sig. parroco, che non poteva prendere
sopra di sè la responsabilità di cosa si mile,
raa che ne scriverebbe subito alia superiore ecclesiastica Autorità di Tortona, e
che farebbe presto il desolato padre partecipe della ricevuta risposta. E infalli,
col ritorno del corriere, aveva Tonorato
parroco il seguente riscontro : cioè, che
stante la non esistenza a Voghera di un
campo funebre per gli acattolici, e la domanda esposta dal signor Galles ; sebbene
vi fossero leggi canoniche severissime in
proposito, cionullameno si doveva procurare di addolcire quanto più si potesse
il rigore di dette leggi, e rispondere alla
famiglia supplicante che, senza darle
formale autorizzazione di seppellire l’Andrea nel Camposanto di Voghera, c’era
il nulla osta per parte deirautorità ecclesiastica, con patto però che non si facesse
poi qualche funzione ecclesiastica, e che
si concertasse per l’avvenire col Municipio
onde, occorrendo un nuovo caso consimile, ci venisse provveduto con fissare e
cingere un cantuccio speciale a ciò destinato.
Dietro cotale autorizzazione, la quale
infinito onore fa a chi la diede, potendola
niegare, mi scrisse il sig. Galles onde mi
compiacessi di portarmi subito a Voghera
per accompagnare il suo defunto e caro
figlio airultima sua dimora; al cbe io subi to
e con lutto cuore aderii ; e giunto che io
fui, ed assicuratomi coi proprii occhi^che
nulla ostava a ciò che le esequie si facessero conformemente al rito noslro
semplice ed evangelico ; anzi, avendo io
prima avuto in proposito un colloquio
lutto di carità ed amore cristiano col sig.
parroco, uomo quanto mai romano in-
9
- sos —
torno alla sua fede, ma nello stesso tempo
uomo di cuore e di lumi, ed informata
l’autorità civile, nella gentil persona delrill.mosig. vice-Sindaco, della cerimonia
che si stava per celebrare, alle 3 p. m.
ci avviammo al luogo del comun riposo.
— Sei giovinotti callolici vestiti in gramaglia portavano il feretro coperto di
ampio velo funebre ; seguivano a due
a due, col capo scoperto e il cappello
ornato pure di lutto, una quindicina di
amici 0 correligionari stabiliti a Voghera, col paslore ed il padre subito
dietro la cara spoglia ; e in tal guisa,
attraverso le vie di Voghera, e in solenne
silenzio ci portavamo al Campo de’morli.
Ma è egli d’uopo che vi dica lo straordinario concorso di mondo che ci precedeva e seguiva, ad onta del fastidioso
fango della strada fuori della città ? —
È egli d’uopo che vi esprima la mia
emozione nell’entrare nel Cimitero; quando ci vidi raunati di già più e più centinaia di persone di ogni rango ed ordine
sociale, preti, uomini, donne,vecchi ebambini, e che la fossa scavata era stata non
già in un cantuccio segregato dalle tombe
de’ cattolici, sibbene fra le più cospicue ?
— E non dovetti ben altrimenti sentirmi
commosso, quando al mio cominciare la
religiosa allocuzione agli astanti, tutti
silenziosi e con rispetto si tolsero il
cappello, e stettero con capo scoperto sino
al fine del mio discorso ? — Abitanti di
Voghera, voi avete dimostrato in cotale
circostanza, che siete uomini provetti ed
inciviliti ; che conoscete i diritti che si
abbian da rispettare in ognuno in questa felice nostra patria, e che I pregiudizi
antichi scemano ogni giorno fra di voi
onde venire surrogati dal vero Cristiane
simo il quale è lume, fede spregiudicata
ed amore. Siate da me ringraziali con
viva gratitudine per il vostro fraterno
conlegno durante la cerimonia cui presiedetti infra di voi !
M’incresce più che assai, caro amico e
fratello, che poco avvezzo io ad esprimermi nell'idioma in cui ora vi scrivo, a
motivo della mia gioventù passata all’eslero, non abbia dato ai cari fratelli
e concittadini nostri di Voghera gran
concetto dell’Italianismo de'Valdesi, in
quanto che il mio linguaggio dovette sapere molto assai di francese ed ignoranza
dell'idioma Toscano; ma egli era meglio
esprimermi (fosse anche malissimo) in
italiano che non in francese non inteso
dagli astanti; attesoché, come lo dice
S. Paolo, non si deve pregare né parlare
nelle assemblee in una lingua non conosciuta dal popolo, la qual cosa sarebbe il
volere decisamente nascondere la lucerna
sotto il moggio, e far credere al buon
popolo che ci sia dell’importanza religiosa
là dove non è, o in atti e cose di Chiesa,
mentre la salvazione è colla grazia divina,
nel solo rinnovamento del nostro cuore.
Più ancora m’incresce che la prudenza
e il tatto delle convenienze umane non
mi abbia permesso di svolgere innanzi al
popolo che mi ascoltava tante verità del
nostro Santo Vangelo. Ma ho predicalo
Cristo Crocifisso per la nostra salvazione,
e Cristo l’unica nostra sorgente di vila,
ho predicato la vila futura acquistata
collo spargimento del suo sangue a tulli
i veri credenti, e la necessità di fidare
in lui solo ; ho predicala la fratellanza
universale in Cristo, e l’obbligo cbe incumbe al vero cristiano di mostrare la
sua fede colle opere, non già di cerimo-
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Hialismo e pratiche ecclesiastiche, bensì
opere di amore verso il prossimo ed
interna santiflcazione ; e spero che avranno le mie deboli parole destalo qualche
serio pensiero in alcuni, e fatto a tutti
conoscere che la religione dei Valdesi
non è poi quella che loro si predicava,
come anticristiana ed opposta ai buoni
costumi ed alla civiltà, ma sibbene la vera
religione di Cristo quale ci viene rivelata
nel suo Santo Evangelo, religione non dì
forme esterne, ma di carità, di giustizia,
di santità e di benevolenza.
— Caro amico e fratello, quanto diversamente dell’accaduto a Voghera, ebbero
luogo, alcuni anni sono, in Aosta, le esequie del maggiore B. Bonnet, il quale,
a motivo che era valdese venne seppellito.
Don già nel Campo Santo, nè in un cantuccio di esso, liensi a mezzanotte, e
portatovi ignominiosamente da quattro
soldati, sotto la via pubblica!!! quel che
non si fa nemmeno ad un bruto!!! E
quanto diverso '/u I’ accoglimento eh’ io
mi vi ebbi dall’autorità del paese, la quale
minacciommi di caricarmi di catene, perchè mi vi ero portato a protestare contro
cotale barbarie, e procurare di togliere di
frammezzo al gesuitismo, che se n’era impadronito, la vedova e la prole del defunto. Carlo Alberto a cui porsi subito la
mia preghiera onde venisse riparato a
tanta ingiuria, faceva fare immantinente
giustizia; veniva esumato il vecchio servitore del Re, e alle spese di quel Magnammo, trasferito da Aosta a Torre|Valdese,
dove ricevevano le venerabili spoglie gli
dovuti onori religiosi e militari. Ma se era
Grande il Re, se batteva il suo cuore di
ogni bel pensiero, dividevano con lui sì
nobili sentimenti le sue civili e religiose
autorità ? E non' regnavano pur troppo
allora i pregiudizii più barbari fra i
nostri concittadini, sì del contado che
delle città?
Benediciamo adunque aU’Altissimo, il
quale ha operato tanto frammezzo a noi.
Benediciamo al generoso Carlo Alberto il
quale ci diede lo Statuto, e con esso seminò in Piemonte il germe di ogui vero
progresso; benediciamo a Vittorio Emanuele il quale cammina con tale una
energia e lealtà nelle auguste paterne
orme; e in fme benediciamo a tutti quelli
i quali sono propugnatori nel mondo di
idee veramente progressive: chè c’è ancora liiolto che fare onde fugare le tenebre e surrogarle coU’incivilimento vero;
molti e potenti sono ancora gli avversarli
del ben pubblico, i quali non conoscendo
che egoismo gretto, vorrebbero ogni vantaggio per loro soli, e non sanno che ridonda pure al privato vantaggio il comune. Si seminino adunque nel mondo
idee nobili ed utili, scienze e lumi; si semini con essi la fede Cristiana pura, chè
niente di ciò tutlo sarà mai senza un
buon effetto, tosto o tardi se ne raccorranno i dolci frutti... E cbi potrà negarlo
mai? — Vedetene una prova inconcussa
nel fatto da me ora narratovi. Ci è un
abisso fra l’agire antico deH'autorità di
Aosta, e quello delle odierne autorità e
della benemerita popolazione di Voghera.
Da dove proviene cotale magnifico cangiamento? — Dai lumi, dall’opinione pubblica meglio istruita, dalia libertà ai popoli concessa, dalla religione meglio intesa... Non si temano adunque i lumi;
no, non li temano tulli coloro i. quali
amano il bene pubblico più dell’interesse
privalo, e preghiamo Iddio onde, per la
11
sua gloria e l’umano vantaggio, il puro
Vangelo sia viemmeglio conosciuto e praticato.
Caro amico e fratello, ho creduto questo giorno che celebriamo in tutte le nostre parrocchie' quale giorno solenne e
festivo, per essere egli il 3” anniversario
della largizione della nostra Valdese eniancipazione, non poter far meglio di
narrarvi quanto precede. Scusate e scusino i lettori della Buona Novella, se per
avventura mi sono un po’ troppo dilungato, e ricevete i nuovi sensi di tutta la
mia stima e dell’amor mio fraterno in
Cristo vostro ed unico mio Salvatore.
Amedeo Uert.
RIVISTA CRITICA
Della stampa religioso-politica.
Un clero che nom ha nulla da migliorare {Armonia suppl. al num. 16). Fra
gli argomenti addotti dal conte Cavour,
nella discussione della legge sulla stampa,
a sostegno della sua tesi che la liberlà è
proQcua anziché nociva alla religione,
v’era questo; che gli attacchi cui potrebbero venire esposti i ministri della religione, non avrebbero altro effetto se non
d’impedire qualche abuso per parte loro,
e infin dei conti di migliorare la loro condotta ed i loro costumi.
Quella sentenza, tutta verità, è stata accolta dall’armonia come un insulto fatto
dal ministro delle finanze al clero Piemontese; « Signor Conte, esclama ella a
« quel proposito, ve lo diciamo colla faccia
« alta, il clero piemontese si gloria della
" sua condotta e dei suoi costumi, Se v’é
(t alcuno che travii, édei vostri. Gli altri
« non hanno nulla da migliorare. Non
a hanno che a continuare nella strada batII tuta fin quii« — Fortunato il Piemonte,
diremo noi, se questo é vero/ Ma disgraziato le mille volte se (come é pur troppo
da supporre) un siffatto contento di sè
stesso non proviene che da orgoglioso
accecamento e da funesta ignoranza dell’immensità degli obblighi imposii ad ogni
credente e più ancora ai pastori! Sì, disgraziato le millevolte, poiché, dice l’Evangelo, « se UQ cieco guida un’altro cieco,
amendue caderanno nella fossa» {Matt.
XV, 14). S. Paolo che, in fatto di santità,dovea essere qualcosa di più del clero piemontese e di qualunque clero, si chiamava « il primo fra i peccatori» (i Timot.
i, 13); ed il medesimo dopo avere contemplato il suo cuore alla luce dell'Evangelo,
prorompeva in quella dolorosa esclamazione : « Infelice me! chi mi libererà da
questo corpo di morte? « {Bom. vii, 21).
Qual differenza tra un tal linguaggio a
quello dell’^rmoiiio /
Mitezza dei protestanti {Armonia,
num. 14) . Volete sapere il perché i protestanti t( sia scrivendo, sia conversando, si
« presentano con tanta mansuetudine, lad« dove, quando gli scrittori cattolici par« landò degli eretici e del loro odio con« tro la religione cattolica, li dipingono
Il come gente che non respira che vena detta e livore?» Attenti! chè L’Armonia,
la quale ha fatto la domanda eh’ abbiamo
trascritta, vi darà eziandio la risposta.
Per una buona parte, dice ella, questa
mitezza « è fruito non già delle dottrine
religiose che professano », ma piuttosto
il d’un temperamento naturato a soavità
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ed onestà». In secondo luogo essa proviene da questo: « che chi non sente, non
può essere commosso; e chi non è persuaso di quel che dice, e forse crede il
contrario, nulla può sentire, ed in mezzo
alle dispute si sta piii che marmo freddo».
Gli scrittori clericali e quelli deìVArmonia
specialmente, perchè sentono, sono facilmente commossi, e le ingiurie che scagliano addosso ai loro opponenti non sono
che effetto della fede e del santo zelo che
gt’ispira! Vi sarebbe un terzo motivo da
addurre, cioè il timore, ma di questo
L’Armonia discorrerà un’ altra volta. Lo
chè ci dispensa dall’occuparcene per oggi.
— In quanto poi ai due primi motivi addotti dal religioso giornale, consentiranno
con noi i nostri lettori, essere quelli di tal
natura, che il confutarli sarebbe più che
inutile, indecoroso. Chi è ridotto ad appagarsi di argomenti di quella fatta si giudica da sè stesso : eppure gran cbe ! il
giornale che se ne vale è l’organo più accreditato del clero cattolico in Piemonte!
Saggio della Gebarchia ecclesiastica IN Inghilterra (Emonia num. M).
Tutti sanno che il padre Gavazzi è in
diretta opposizione col Papa, e dovunque
si trovi, egli predica contro gli errori e
gli abusi della gerarchia papale A niuno
mai de’Protestanti è venuto il pensiere di
osservare che questa guerra ardente tra
il signor Gavazzi e il Papa sia la norma a
cui conoscere la chiesa e la gerarchia papale, perchè la logica dei Protestanti non
permette mai loro di argomentare dal particolare all’universale, L’Armonia apprendendo dai giornali inglesi che tra il cappellano Gladstone e il vescovo di Londra è insorto un contrasto consimile a
quello del Gavazzi col Papa, e il primo
ricusa di obbedire al secondo e predica
contro l’autorità episcopale, esclama in
aria di trionfo; Ecco la chiesa, ecco la gerarchia, ecco gli ecclesiastici di che ci
vorrebbero far dono i nostri cattolici all’inglese. Guai al Piemonte se dovesse giudicarsi con questa logica! È ancor fresca
la memoria dell’abale Grignaschi: apparteneva pur egli alla chiesa AtW'Armonia,
e alla religion dello Stato. Eppure nissun
giornale protestante di Svizzera, d’Inghilterra, d’Allemagna, e di Francia si fece
mai lecito di dire a proposito degli scandali del Grignaschi, ecco la chiesa, ecco
la gerarchia, ecco gli ecclesiastici del Piemonte. Simili ingiurie non cadono in mente
agli scrittori evangelici!
Pastorale Dell’Arcivescovo di Vercelli (Armonia numero li ). L’arcivescovo è lodato Aa\VArmonia per una
sua pastorale, dove raccomanda rispetto
al Papa, alla Chiesa, e all'Episcopato,
e infine a tutte le autorità civili. Il
nostro governo costituzionale è fondato
sulle libertà ammesse dalle nostre istituzioni, e frattanto i vescovi non fanno che
combatterle. Come si può dire che in ciò
rispettino le autorità civili! Non sarebbe
miglior consiglio per tutti i ministri di
religione, che insegnassero la scienza dell’eterna salute, senza occuparsi delle nostre libertà politiche? Gli scritti pastorali
di S. Pietro e S. Paolo e degli altri apostoli non escono mai a favellar di politica,
eppure è certo che le istituzioni politiche
di que’ dì, siccome pagane, contenevano
assai peggiori scandali che non le nostre.
Ma essi cercavano di salvar anime chiamandole colla fede evangelica alla vila dei fi-
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gliuoli di Dio, e come dice il proverbio
ebreo,lasciavano ai morti seppellire i morti,
non mai mescolandosi di cose mondane o
politiche.
Pastokai-e dei. Vescovo ui Biella (ArmomaJV'H )^Ì0DS.Vesc0Y0 nella sua pastorale pel Giubileo annunzia che vanno ogni
dì cadendo in disprezzo le pratiche esteriori
di pietà anche presso i campagnuoli. Noi
speriamo che ciò sia bello indizio d’un
prossimo ritorno delle anime cristiane
alla vita interiore di fede, ed a quel culto
in ispirito e verità che ci è richiesto dal
S. Evangelo.
Moriio.m (Armonia num. 12). La setta
dei Mormoni forma una colonia nelle
vaste pianure poste tra il Missisipi e le
montagne di Roccie negli Stati Uniti d’America, la quale fu ammessa, l’anno scorso,
nella confederazione americana sotto il
nome di territorio di Ulah. Da un rapporto fatto dai comraissarii colà mandati
dal governo, si ricava, fra l’altre cose, quel
che segue; « Abbiamo trovato arrivando,
<1 che quasi tutta la popolazione è com« posta di gente che s’intitolano Mormoni,
« e che la chiesa dei Mormoni domina e
n sirrveglia le opinioni, le azioni, la proti prietà, e perfino la vita dei suoi membri,
a che usurpo ed esercita le funzioni leyisla« tive e giudiziarie; essa organizza e coti manda alla milizia, conia monete ece. A
«capo di questa formidabile organizza
n zione..... è posto un cotale Brigham
« Young, il governatore, che si spaccia
« come profeta di Dio, e vuole che la me« noma sua parola sia una rivelazione diti retta del cielo, ed esige per essa un ris
ii petto illimitato dalle genti credule ed
« ignoranti». La poligamia, ossia la plu^
ralità delle mogli, è secondo quel medesimo rapporto, meritevole di ogni credenza, fra le istituzioni di quplla stravagante società. — L’Armonia dalla quale
abbiamo ricavato quel racconto, lo «consacra» a «coloro che esaltano tanto il
protestantismo, e lo fanno fonte di lutti
i beni sociali e privati, fisici e morali » e
domanda «se cotesta nuova chiesa ha altresì il suo fondamento nella Bibbia.....
¡’arsenale di tutte queste selle cbe pullularono da Lutero fino ai nostri giorni, a
migliaia ».
Se la maniera di polemica dell’armonìa
noi l’accettassimo per buona, ci basterebbe
di fare osservare che le istituzioni mormoniche quali ci vennero da essa stessa
descritte, dovendosi paragonare a qualche
sistema religioso già conosciuto, non sarebbe mai all’evangelico fondato sopra
tult’allre basi, ma sibbene al papale, con
cui ognuno converrà che (la poligamia eccelluata) ha singolare la somiglianza. Ma
abbandonando a chi se ne voglia valere tali
argomenti più degni di pescivendole che
non d’uomini educali e serii, noi diremo
soltanto; che se’l fatto che taluni, valendosi della Bibbia, giungono a stravaganze
ed immoralità come quelle dei mormoni,
bastasse per farne legitlimamente proibire la lettura, converrebbe del pari sopprimere intieramente l’uso dei cibi per il
motivo che a taluni, i quali ne usano disordinatamente quei cibi fanno male o
anche gli uccidono. La Bibbia per chi la
legge io quelle disposizioni ch’essa slessa
richiede, non fa mai male; anzi fa gran
bene, ed un tal bene che essa sola lo può
fare. Se agli altri diventa cagione d'inciampo ed anche di gravi errori, non v'ha
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io questo niente di cui dobbiamo meravigliarci; Gesù Cristo stesso, mandato da
Dio a salvazione di tutti gli uomini, venne
profetizzato da Simeon come « posto per
la ruina di molti in Israel» {Lue. u, 34)j
l’Evangelo che è «odor di vita» è altresì
secondo S. Paolo «odor di morte» (ii Cor.
II, 16). È questa una conseguenza necessaria della libertà di cui ci ha dotati Iddio,
e con cui (non mai per violenza, sebbene
nulla ostasse) ci vuole suo. E così, sebbene S. Pietro fosse quello che, parlando
delle epistole di Paolo, scrivesse: esservi
iu esse ccose malagevoli ad intendere, le
quali gli uomini male ammaestrati ed instabili torcono, come ancora l’altre scritture, alla loro propria perdizione » (ii Piet.
Ili, 16), non leggiamo punto che per questo abbia distolto i fedeli dalla lettura
delle Scritture (1), e contradetto, sia all’elogio di S. Paolo ai fedeli di Berea, cbe
chiama «più generosi degli altri che erano
in Tessalonica », perchè « esaminavano
tuttodì le scritture, per vedere se queste
cose (dette loro da un Paolo) ) stavano
così»; Att. XVII, 11), sia al detto del Salvatore medesimo: «Investigate le Scritture, perciocché voi pensate per esse aver
vita eterna, ed esse sono quelle che testimoniano di me» {Giov. v, 39).
Non è nella sollecitudine per la salvazione dell’anime che si devon cercare i
veri motivi della proibizione di leggere-le
(1) Ben al contrario leggiamo due versetti dopo
ch’egli li esorta a crescere nella conoscenza del
Signore»* ed b questa infatti Vunica conseguenza
legittima che si possa trarre dei cattivi effetti delPignoranza: bisogna educare, bisqjaa istruire, e
COSI, coll’aiuto della gra*la di Dio, si dilegueranno
le tenebre.
Scritture, ma sibbene nella sollecitudine
per la salvazione di un sistema che si
perderebbe troppo ad abbandonare. Le
anime, pur troppo, non sono in questo
caso come in molti altri che un pretesto,
e niente più.
JVOTIZIE BElilCilOSE
Piemonte. Il 17 febbraio, giorno anniversario della emancipazione dei Vaidesi , fu celebrato in tutte le parrocchie
un servizio di rendimento di grazie a Dio
per un tanto benefìzio. Abbiamo sentito
con piacere che un certo numero dei Vaidesi ch’abitano Torino, riunitisi a fraterno
banchetto la sera di quel giorno, vollero
far altri partecipi della loro gioia; a tal
effetto collettarono fra di loro la somma
di 100 fr. che vennero destinati, parte
all’Emigrazione Italiana, e parte agli Asili
infantili della capitale.
Irlanda ; Gli effetti d’una scomunica.
Fra i mezzi posti in opera per la propagazione dell’Evangelo in Irlanda, uno dei
più efficaci fu l’insegnamento della lettura in lingua ersica, [che è la lingua
volgare di questi isolani. I maestri preposti a queU’insegnamento non sono tali
per professione , ma sibbene semplici
contadini o braccianti i quali soddisfacciano alla doppia condizione di saper
leggere e di godere fama di persone
oneste. Trovandosi tali requisiti in uno
qualnnque , e volendo questi prestarsi
ad insegnare altri, egli vien munito, per
parte della socielà, d’ un abecedario e
d’un Nuovo Testamento in lingua ersica,
poi rimandato a casa colla promessa di
una data mercede in danaro, per ogni
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individuo che gli riuscirà di presentare
leggendo speditamente. Ed ei fu con questo mezzo tanto semplice che migliaia
d’individui , i quah non conoscevano
neppure l’A B C, impararono a leggere,
e dietro la lettura cui attesero della S.
Scrittura, pervennero alla cognizione d el
puro Evangelo.
Nel novero di quei maestri trovavasi,
anni sono, un mugnaio per nome Carlo
M'Laughlin, della parrocchia di CulfreighIrin, uomo generalmente rispettato, e
che avea sempre vissuto nelle piti fralellevoli relazioni coi suoi compaesani.
Il curato di questa parrocchia, il rever.“ Luca Walsk, vedendo di mal occhio r incumbenza toltasi dal suo parrocchiano, lo minacciò, ove non ismettesse, di maledirlo dall’ altare « colla
campana , col libro e colla torcia » , (si
che nè uomo , nè donna, nè ragazzo
non più si arrischlerebbe di parlare con
lui, nè di prestargli il minimo ufficio
nelle sue faccende, nè di recarsi al suo
molino a macinare.
Il mugnaio cui non pareva di meritarsi
un tal castigo , non diede ascolto alle
minaccie del suo curalo; onde questi, il
giorno 14 agosto 1844, fece quanto avea
minacciato, scomunicandolo con questa
formola : La maledizione di me, la maledizione d’iddio sia sopra Carlo M’Loughlin ecc. e sopra tutti coloro che lavoreranno con esso lui, e seguiteranno ad
avere rapporto con hù td altri maledetti
maestri di Bibbia irlandese.
I fatti tulli minacciati dal curalo s’avverarono : ognuno s’allontanò dalla frequentazione del povero mugnaio; gli mancarono gli operai ; gli mancarono gli avventori, talché la sua industria ne "Scapitò
anche gravemente. Cosi danneggialo nei
suoi interessi egli chiedelte giustizia ai
tribunali. Chiamati a testimonii i principali della parrocchia, e lutti (ad onta
che fosse presente il curato a sentirli ),
avendo dichiaralo esalto in tutto i particolari dell’esposto fatto dal querelante,
il giuri condannò il parroco alle spese
tutte del processo, più al pagamento di
L. 1750 a titolo d’ indennizzazione al
mugnaio. Poco soddisfatto di quella sentenza, il reverendo se ne appellò alla
Corte del Banco della Regina a Dublino;
la qual corte confermò la sentenza ed
obbligò il curato di pagare senz’ altro
spese ed Indennità ascendenti alla somma
di L. 2300. Si noti che i giudici i quali
diedero una tal sentenza erano pressoché tutti cattolici romani.
CRONACHETTA POLITICA.
Piemonte. Il signor Deforesta avendo
lasciato il portafogli di grazia e giustizia,
quesli per quanto si dice verrà affidato al
signor Galvagno, ed al signor intendente
generale cav. Peroalti il portafogli dell’interno. Secondo le stesse voci, il signor
di Santa Rosa surrogherebbe il conte San
Martino nel posto di primo ufficiale di
quel dicastero.
— Venne collocato a riposo il consigliere di Stato deputato Bavina, e nominato a suo posto il cav, deputato Buoncompagni.
— La commissione del senato incaricata
dell’esame della petizione dei Paololli,
conchiuse col proporre l’ordine del giorno
puro e semplice.
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Genova, 18 febbraio. Male potremmo
signiGcare ladolorosae commovente impressione che produsse negli animi, e
specialmente in tutta l’emigrazione lombarda, la perdita repentina che ieri accennammo del celebre Giovanni Torti
preside di questa università.
Toscana. Anche là si parla di una
nuova Costituzione conforme allo spirito
dei tempi, vale a dire più o meno modellata sulla francese, la quale verrebbe
definitivamente sostituita aH’aUuale, non
ancora intieramente abolita.
— La Toscana ha perduto nella notte
del 13 al li del corrente uno dei suoi
benemeriti figli, e Pistoia piangerà lungamente questo suo cittadino. Niccolò
Puccini mancava ai vivi ed alla patria,
cbe amò sinceramente, ed a cui procurò
sempre d’accrescere splendore, benessere
e fama.
Napoli. Le ultime notizie ricevute farebbero sempre più credere ad un cangiamento di politica per parte di quel governo. Si parla come di cosa certa di una
prossima amnistia, della quale sarebbe
pegno la maggiore libertà accordala a
Poerio ed ai suoi compagni.
Ruma. Il prezzo del sale è sialo ristabilito quale era prima del 30 luglio 1847.
— Gli sforzi fatti dal governo inglese
per ottenere dalla S. Sede la concessione
d’un tempio evangelico nell’interno di
Roma, fio qui sono rimasti inutili.
Inghilterra. Nella tornata del di 9 ,
lord John Russel presentò alla Camera
dei Comuni il bill, da molto tempo aspettato, di riforma elettorale, ossia bill destinalo ad estendere il diritto di votare
per la nomina dei membri del Parlamento, e per emendare le leggi esistenti
relative alla rappresentanza del popolo.
Quel progetto, per quanto pare , trova
poca simpatia nei diversi partili, per
gli uni concedendo troppo e per gli altri
non abbastanza.
— Lord Granville ha risposto negativamente alla nota delle potenze continentali, chiedendo che misure eccezionali
fossero prese contro parecchi dei rifugiati
politici in Inghilterra.
Belgio. Grandi inondazioni provenienti
dallo straripamento di quasi tutti i fiumi
hanno, nella prima quindicina di febbraio, cagionato gravi danni in molte
provincie.
Francia. Da un carteggio della C. di S.
ricaviamo quanto segue; «Il nuovo ministro deH’interno Persigny, che come sapete è il solo che abbia qualche influenza
sul presidente, non si è tenuto dal dire
apertamente in un crocchio, che il governo vuole bensì proteggere la religione
catlolica, ma che è deciso nel lempo
stesso ad impedire che i preti abbiano la
menoma influenza negli affari, tanto qui
ch&a Roma. Queste parole che io vi posso
garentire per esatte, fecero qui molla sensazione, ed è a queste che si attribuisce
il ritiro di Montalembert.»
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
Torino, — Tip. Sociale degli Artisti.