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Anno X — N, 4. II SEBIE 28 Febdbajo 18C1
TA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALLVNA
8eguendo la verità oelU carità. ^ Effis. VI. 15.
PRKZZO DI ASSOCIAZIONE s LE ASSOCIAZIONI SI HICEVONO
Per Io Stato [franco a destinazione].... £. S 00 !• In Torino all’Ufflzio del Giornale, via del Principe
Per la Svizzera e Francia, id........... ,, 4 25 • Tommaso dietro il Tempio Valdese.
Per r Inghilterra, id................... „ 6 60 )■ Nelle Proviscie per mezKo di franco-bolli po
Per la Germania id................... „ 5 50 ^ che dovrauno essere inviati fraaco al Di*
Non si ricevono associazioni per meno di un anno. { rettore della Bcosa Novella.
AU’cstcro, a’seguenti indirizzi: Parigi, dalla libreria C. Meyrueis, ruo Rivoli;
Ginevra, dal signor E. Beroud libraio; Inghilterra, dal signor G. F. Muller,
General Merchant, 26, Leadenhall Street. E. C.
SOMMARIO
Attualità : Ancora del matrimonio civile. — Meditazione liUlca : Una dolco schiavitii. — Ccnrispondensa fi/ìrentina: X. — Carteggio della Buona Novella: Torre, li 21 febbrajo 1861. — Poesia. —
yolizie rdiiiote : Torino, Breseia, Sicilia.
ATTDAIilTA
ANCORA DEL MATRIMONIO CIVILE
A proposito della Pastorale dei Vescovi della Provincia Ecclcsinstica
della Lombardia.
Finalmente, la pastorale di che vi feci parola è nelle mani del
pubblico; e già da tutti i giornali del regno è stata accennata quale
pur troppo è, cioè come estremo e convulsivo sforzo dellalto clero
per arrampicarsi a quel lembo di civile podestà ch’egli si vede sfuggire dalle mani. Il tuono però è congruo allo scopo, cioè arrabbiato.
Quell’opuscolo è un miscuglio di devozione alla Chiesa e di odio
contro io Stato, di apparente pietà e di ardente sete di dominio, di
superficiale dignità e di profonda iiwcrisia, che desta ribrezzo a chi
legge, e giustamente merita, se già non la subì, la generale reprobazione.
Non mi fermerò alla prima parte della pastorale, dove si espone
qual sia la dottrina cattolica sul matrimonio. La tesi del mo.trimo-
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nio-sacramento, la pretc.sa che questo sacramento sia stato stabilito
(la Gesù Cristo; l’indole in conseguenza sojjmwnaiwraZe di quell’ajy^
gli anatemi del tridentino Concilio, la traduzione ed interpretazime
della voce “ mistero ” in Efesi V, 30 e seg. per sacro/mento, la f±nta
oppur sincera igTroranza del Clero intorno al senso della istituzione
divina e la persistente confusione dell’atto civile col religioso e viceversa; tutte queste belle cose vi si trovano come di natura, e portano
alla naturalissima conclusione che il matrimonio è sotto l’esclusiva
dipendenza dell’autorità ecclesiastica, che a questa sola compete il
regolarlo, e che lo Stato non ha quindi nessun diritto di toccare a
quella materia. — Della seconda parte voglio far parola, di quella
che “ rileva quanto oonti-aria sarebbe a quella dottrina e di quanti
disordini e scandali feconda una legge che venisse a sanzionare il
matrimonio civile, ” che cioè fa vedere gli eifetti morali di questa
legge. A che premetterò ima osservazione: Nelle cose morali piii che
altrove son necessarii l’imparziale esame, la conoscenza esatta dei
fatti, la prudenza e la sincerità, precipuamente quando si viene a
trattare dei frutti, delle conseguenze morali di una legge, e che se
ne parla ad una intiera nazione dall’alto della sacra tribuna. — Or
bene la pastorale vescovile manca di tutte queste cristiane virtù, che
in altri tempi adornavano il clero della Chiesa Ambrosiana. Essa fa
prova di parzialità quando disconoscendo la distinzione del civile e
del religioso nega al governo il diritto di considerare il matrimonio
come contratto civile per parte sua, e lo accusa (come il signor Avignone) “ di volere con ciò attentare alla libertà della Chiesa, entrare
in una sfera non sua, stendere una mano sacrilega aW altare, usurpare i diritti del sacerdozio, conculcare le leggi di Dio, dissacrare
le istituzioni, disfcmie le opere. ” Essa è ingiustamente parziale
quando scemando il pregio dell’assoluta libertà che lo Stato lascia ai
fedeli di celebrare il matrimonio religioso, dice (come il signor Avignone) non bastare questa larva di libertà, e suppone che questa la
sia finta generosità e che sotto ci sia una trappola. Infine essa è piiì
che parziale, diventa egoista quando maledicendo al principio della
libertà dei culti su cui si basa il matrimonio civile, reclama per la
Chiesa cattolica un privilegio, od accusa il Groverno di volere a titolo
di libertà di coscienza “ imporre il matrimonio civile alla Nazione,
e costringere un intiero popolo a subire una legge contraria cdla propria religione. ” Oh ! non la volete dunque capire, che il Governo
vuol l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge ; che prescindendo da ogni religione vuol fare leggi universali che reggano
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tutt’i cittadini, qualunque sia d’altronde la loro credenza; ch’egli
mole rispettare la libertà di coscienza altrettanto iu un jirotestante
e in un ebreo quanto in un cattolico ; ch’egli non vuol nessun {)rivilegio, nessuna preferenza ; ch’egli siccome non vuol imiwrre a nessuno il domma cattolico, così non vuole costringere il cattolico a
rinnegare il suo domma; che perciò limitandosi alla parte civile egli
lascia a tutti pienissima libertà nella parte religiosa, e la lascia sinceramente; e che quindi invece d’attentare alla libertà della Chiesa, le
dà il pivi saldo, l’unico \’ero suo fondamento : “ la separazione assoluta dei due poteri. ”
Voi volete ad ogni costo negare la bellezza, la grandezza, l’alta
generosità di questi sublimi principii ; non è dunque maraviglia che
questa vostra ingiustizia vi jiorti ad alterare i fatti di pubblica notorietà c a dar prova della più sconcia ignoranza. Così quando la Pastorale dimentica dei benefici effetti del matrimonio civile in Francia
10 fa sgorgare col sangue delle vittime dal cepix) cruento della rivoluzione, e lo ascrive a frutto “ deH’abbominazione della desolazione
stabilitasi nel luogo santo, quando si prese a dea la Ragione. ” Così
quando parlando delle nazioni protestanti dice che “ negli amori
traditi, nelle donne abbandonate, nei figli esposti, nelle tante mogli
che hanno viventi parecchi mariti, e viceversa, e nella confusione e
nello scompiglio delle famiglie esse fanno il triste esperimento della
dottrina del divorzio, logica conseguenza del matrimonio civile. ”
Così pure quando finge di non vedere la tendenza deH’universale
verso quei principii liberali, e s’ostina come l’Austria ad attribuire
11 movimento degli spiriti alle mene d’un “ pugno di faziosi, ” supponendo tutti gli altri vittime di una illusione. A quelle smentite
date alla Storia rispondano per noi le statistiche morali di Francia,
e quelle delle nazioni protestanti paragonate a-quelle di Roma. All’ultima poi risponda la statistica .........del primo Parlamento italiano.
Ma codeste alterazioni di fatti patenti muovono da fonte ben altramenti impura; non sono tutta ignoranza ... È ignoranza volontaria,
è ipocrisia ! Questa grave accusa noi la fondiamo su quella pagina
dove associando il principio del matrimonio civile al socialismo,
cerca la Pastorale d’insinuare al popolo che la nazione italica pende
a quell’abisso. Questa pagina ingiuriosa vogliamo citarla; dicx*;
« Nè vogliamo qui tacere dell’impegno che alla diseacrazionc del conjugio tiene
quel mostruoso sistema, die testò slnicato dagli abissi infernali forma l’incubo spaventoso della motlerna società. Alle massime orrende de’ .suoi corifei è inanifento
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che esso tende a disti-uggere radicalmente non pnrc matrimonio e famiglia, ma e
ogni altro ordine religioso, civile e sociale ; a tutto rinnegare ed abolire proprietà,
diritti, doveri, leggi, autorità, coscienza e Dio; a sottrarre da ogni freno ed a licenziare ad ogni libito tutte le più ree cupidigie, e a ridurre la umana convivenza affatto simile a quella dei giumenti e delle fiero. Finché sta fermo, santificato e tutelato dalla Chiesa il matrimonio .......un sov\’ertlmento sì radicale è impossibile.
Primo passo sia dunque dissacrare in faccia alla società e sottrarre all’autorità della
chiesa il matrimonio e venga pure frattanto regolato da una legge civile : che questa, come oggi si sancisce e se occorre per un sol voto di prevalenza, domani si potrà
con eguale facilità cambiare od anche abolire ; e ad ogni modo intanto, nel conflitto
dei poteri, nell’ incertezza dei doveri e dei diritti, nella confusione delle famiglie,
nella legalità deUe fornicazioni e degli adulteri!, nella demoralizzazione del popolo,
nel numero crescente dei figli spurii od abbandonati, e i quali però già possono
comportarsi come figli dello Stato, si prepara lo sviluppo e il pieno trionfo di quell’esecrando sistema. »
Così per i sigg. vescovi di Lombardia, il matrimonio civile mena
dritto al Socialismo, ed è questo lo scopo di coloro che in Italia appoggiano codesta legge. Aggiunge in vci'O la Pastorale: “ Ma quei
che sono empii a tal segno noi vogliamo sperare siano ben pochi in
questi nostri paesi. ” — Ma intanto lascia intendere benissimo che
tale è l’intenzione di tutti coloro, che per convinzione individuale,
anelano il civil matrimonio ; e d’altronde iu ogni pagina rappresenta
questo come sorgente a tutti gli abusi morali, lo chiama con G-erdil
im “ principio mostruoso ecl ereticale ” applaudi.^^ce a Pio IX il
quale nelle ultime allocuzioni, dichiarò essere il matrimonio civile
non altro che un concubinato legale, ed aggiunge :
« Cosi il matrimonio civile in faccia alla verità ed alla società cattolica, altro non
sarà mai che un vero coticuliinato comunque si voglia legalizzare, e quindi luio stato
permanente di disordini e di scandali, e i figli che ne nascessero non sarebbero mai
che frutti illegittimi di un delito. »
Più oltre conchiude con queste parole :
« Insomma, confusione di diritti, inceppamento di coscienze, tentazione di prevaricazioni, pertiirbazioni di famiglie, urti di autorità, dissidenze nei magistrati,
•liflìdenza nel popolo, scandalo nei deboli, concubinato e illegittimità di prole lega'
lizzati, immoralità spaventosa e quindi rovina della società : ecco i fiiitti che ai coglierebbero anche fra noi dall’istituzione del Matrhnonio Civile. »
Un sacerdote illuminato che la scorsa settimana inserì nella Gazzetta di Milano parecchi articoli di pregio intorno alla Pastorale,
rimprovera anzitutto all’alto Clero lombardo la somma imprudenza
con cui tentò di fanatizzare il popolo con uno scritto che questi non
è in grado di ponderare ed in cui non scoi'ge argomenti, ma solo
grida insane che lo turbano e posson trasportarlo ad eccessi. — Infatti “ Y Istruzione ” non è popolare nè nella parte dommatica dove
abbondano le citazioni ed i testi latini, nè nella parte applicativa su
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che si parla di cose estranee al popolo ed iu una lingua tutta scolastica. Ma in mezzo a quell’apparato di scienza sono artisticamente
seminate le parole, le frasi che possono infiammare le passioni e chi
sa ?... anclie portare il popolo alla rivolta. A tal fine invero sono dirette parole simili a queste ;
« Hi tratta di sconfessare praticamente una Terìtà cattolica. Si tratta di sconfessarla nou privatamente ma pubblicamente, con una legge ; si tratta di dissacrare e
sconvolgere la radice d’ogni consoraio fra gli uomini, la sorgente di tutta l'umana
generazione; si tratta di fomentare disordini e scandali giavissimi e senza numero,
di creare un antagonismo, una lotta jicrmanente fra la Chiesa e lo Stato in (jue.sti
popoli si devoti all’una cd all'altro, e di gittare così nel seno della nazione medesima la face della discordia e della divisione. i>
Imj)rudenti ! diremo anche noi, siete voi quelli che mantengono
accestì e ravvivano quella sinistra face, creando l’antagonismo, la divisione, la discordia laddove non esistono, ed alterando colla passione
un’atto tutto informato a saviezza, ed intento al bene di tutti, vale a
dire, al trionfo della libertà ! Imprudenti sì; ma Iti vostra imprudenza non avrà i funesti effetti die voi ne as[)ettate, se nou per voi,
perocché con questa Pastorale avete contribuito per vostra parte ad
a))rire gli occhi al popolo, ed anche ad accrescere negli statisti la
convinzione della necessità di un’urgente provvedimento, il ijuale,
credetelo, non toccherà solo la questione del matrimonio ma alti i
punti eziandio e di maggior rilievo. E voi stessi, dominati dalla logica della verità non avete forse nella vostra istruzione toccato al
punto ove si rannodano tutti codesti problemi, richiedendone come
passo primiero da farsi, la soluzione ? non avete voi scritto ;
« l’ci istituire la libertà dei culti dinnanzi alla legge, bisognerebbe aver preceden« temente cancellato di tratto l'articolo primo e fondamentale dello Statuto, che
« dichiara la Religione Cattolica Rom.ma l'unica religione dello Stato. Imperocché
«« chi non vede, noi diremo colle parole d’un illustre vescovo francese, chi non vede
«« che importi questo vocabolo Religione di Staio ? — Importa che i precetti di Lei
« sieno guida e norma alle leggi dello Stato ; importa che le dottrine di Lei sieno
« dal civile potere protette, perché tenute da questo in conto di veraci importa
« che tale religione abbia sullo Stato, sul civile potere quel dominio, che sulla pri« vata condotta di ciascuno ha quella credenza alla quale ha dato il nome. Finché
« pertanto sta fermo quell’articolo, le nostre leggi non possono punto nè poco pre« scindere dalla religione cattolica, nè dalla sua divina costituzione, nè da’ suoi
« sacramenti ; e perb una legge sul matrimonio civile sarebbe un’aperta contraddi« zione di principii. Orsù dunque si cancelli in prima dallo Statuto queU’articolo,
« che i padri nostri han piantato per base di tutto il sociale edilicio. La divina reli
« gione di Cristo.......non sia più la religione dello Stato nostro. Sì proclami invece
« cho lo Stato è indifferente a qualunque religione, è ateo. Così si è fatto anclje in
« Francia.......Su via, si depenni ad ogni modo (lUolV incomodo articolo, e lo Stato
a si dichiari estraneo ad ogni religione..! n
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Imprudenti ! Se ci andate di questo passo il Governo vi ubbidii'à
subito. Egli vi sarà grato di additargli in modo così chiaro la via da
tenersi per essere coerente a se stesso. Siccome egli vuole ad ogni
costo il matrimonio civile, egli per salvare il suo onore e non cadere
in sì madornale contraddizione, proporrà infatti anzitutto che venga
cancellato il primo articolo dello Statuto, Egli rinchiudendosi per
ogni cosa nella sfera meramente civile e politica si dichiarerà non
già Estraneo ad ogni religione, nè ateo (non è neppur necessario),
ma si dichiarerà per la Libertà assoluta dei culti (e ciò basta), stante
che la religione è cosa individuale, di coscienza e non è affare di
Stato, E difatti allora la Keligione Cattolica Romana non sarà più
la religione dello Stato, ma sarà semplicemente, come lo diceva il
Ricasoli, “ la religione della maggioranza. ” — E allora addio il potere temporale... Oh imprudenti, imprudenti!.........
0. C.
MEDITAZIONE BIBLICA
UNA DOLCE SCHIAVITIT
Il mio giogo è soave, e il mio peso leggero.
Matt. XI, 30.
Forsechè si possa dire altrettanto del giogo di Satana, e del giogo
del peccato? Quanto, all’invece, non sarebbe più vero il dire; “ il
suo giogo è duro, e il suo peso è insopportabile ? ” Il servir Cristo è
una felicità; e solo desso ci apporta felicità; non ovvi croce, non peso
per noi che non ci venga da lui ; il mio giogo, dice egli ; e questo
giogo ci è imposto da un vérace amico, amico che portò lui stesso il
peso che vuol darci. Egli ha portato i nostri dolori. Quale benedizione quindi si è per noi di sentirci sotto la santa servitù d’un Maestro così buono f Non avviene di noi come del bestiame che vien
percosso per indurlo ad innoltrarsi, no; ma noi siamo condotti, e
tanto più teneramente condotti in quanto che egli medesimo pose su
di noi il suo giogo e il suo peso. Il grande apostolo Paolo parlando
di sè stesso usa sempre le più umili espressioni ; eppure ciò non proveniva dal non aver egli molti motivi di esaltarsi, giacché avea servito di stromento nel salvare migliaja d’anime, avea presa la parola
al cospetto dei Re, era penetrato nelle aule dei Cesari, anzi era com-
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parso dinanzi ai medesimo Cesare ; di piiì egli era stato rapito iu
estasi fino al terzo cielo ; ciò niillameno l’unico, il solo titolo cli’egli
dà a sè medesimo in tutte lo sue lettere, il solo di cui sia fiero, non
è che questo : servo (o letteralmente schiavo) di Gesù Cristo.
Lettore, conosci tu questa dolce schiavitù? Puoi tu pure dire con
gioja : “ 0 Signore ! io sono realmente servo tuo? ” Gesù non è un
padrone duro ; e se per isventura Satana tenta di persuaderti tale
menzogna, rispondigli arditamente: “ Egli mi ha amato, e diede sè
stesso per me. ”
È vero però che il giogo ò la disciplina di cui servesi Gesù, onde
disporre i figli suoi ad una gloriosa immortalità ; ma non temete !
gli è sempre la sua tenera mano che pose su di voi il suo giogo, e
che ve lo lascia. Egli stesso proporzionò il suo giogo alle vostre forze,
e le vostre forze al giogo suo ; e vi concederà la grazia a misura dei
vostri bisogni. Ma v’ha ancor di più : giacche egli vi condurrà persino ad amare le vostre prove, mentre per esse voi potrete meglio
apprezzare le ricchezze della fedeltà e della misericordia di Dio. Oh
sì ! il suo popolo ha mestieri di sentirsi sotto il di lui giogo, onde
rimanere umile e sommesso di mezzo alle innumerevoli tentazioni
clic lo circondano: “ Jesurim si è ingrassato ed ha ricalcitrato : tu
ti sei fatto grasso, grosso e ^nngue : ed egli ha abbandonato Iddio
che l’ha fatto, ed ha villaneggiata la Rocca della sua salute” (Deuteronomio XXXII, 15). Giammai l’amor di Dio non ci si mostra più
grande che allorquando egli usa ogni mezzo per soggiogare i nostri
cuori, per umiliarli, per provarci, e per farci uscirò da noi stessi, dai
nostri gusti, dalle nostre relazioni, dal nostro benessere, in una parola, per caricarci del suo peso.
E chi si è mai pentito di essere in questa felice schiavitù P Di
mezzo ai mille dolori che soventi circondano il letto di morte, e che
più d’una volta inumidiscono di lacrime amare il capezzale del morente, fuvvi forse mai quello che ebbe per oggetto di essersi sottomesso a questo giogo ?
Cristiano, nella prova ti è forse mancato Gesù ? Ti parve per avventura troppo insopportabile il suo giogo? Non furono forse sempre
asciugate le tue lacrime, addolciti i tuoi dolori ? 0 forsechè le tue
tentazioni siano giunte a superar le tue forze? 0 non dovesti al contrario gridare: “ Sì, la 'paróla dell’Eterno è buona; io riposi iu lui la
mia speranza, ed egli mi sostenne?’’Vedi come tutti gli ostacoli si sono
dissipati ! come il giogo perdette del suo peso, e la croce della sua
amarezza, al solo pensiero che tu li portavi per l’amor di Gesù! Una
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dolco pace è prome'Ssa anche quaggiù a colui che accetta francamente questo giogo ; ma ima pace migliore attende l’anima travagliata e angustiata, oltre il termine di questa carriera, giacché Gesù
ha detto: “ Caricatevi del mio giogo e imparate da me ... c voi troverete pace alle anime vostre.
CORRISPONDENZA FIORENTINA
Amico carissimo.
Parrà strano che io, volendo indagare il modo di giovar più efficacemente all’ Italia , col risuscitare nei cuori il sentimento religioso , senza
perdere o spiarpagliare le forze ed i mezzi, mi trattenga tanto sopra un
solo scrittore; ma cesserà spero la maraviglia nei lettori della Buona
Novella , quando avrò detto loro le ragioni che mi portano a personificare in quest’uomo tutto un sistema.
Un erede dello spirito e dell' ingegno di Voltaire, parlando ultimamente di Pio Nono, cosi scriveva: « Pio Nono crede in Dio ». — Con
egual verità, e senza l’ombra di epigramma io asserisco: Niccolò Tommaseo
crede sul serio, 6 religioso di cuore, è cattolico sincero e profondo, nè
mai ha violato i così detti precetti della Chiesa, compreso quello, se non
volete altro, del mangiar di magro il venerdì, e il sabato, e digiunar le
vigilie. Se io lo vedessi dire il Rosario, (1) o visitare la Via Crucis
non me ne maraviglierei punto, come non mi maraviglio ch’ei mandi i
suoi figli a scuola dai frati.
In secondo luogo nella mente e negli scritti di Tommaseo il cattolicismo è sgombro d’ogni elemento materiale, o per meglio dire, interessato. Egli in quel libro ch’io rammentai nella passata lettera scrive coso
di fuoco contro il dominio temporale de’ Papi, giungendo a dire che se
un governo così lordo d’ogni bruttura fosse intangibile, Dio non sarebbe;
gli scrittori della Civiltà Cattolica non gli hanno, ch’io sappia, fatto mai
nessun complimento, ns i preti veramente pretini lo amano.
In terzo laogo è Io scrittore più potente ehe abbia ora l’Italia : vastità di cognizioni, novità d’idee, acume d’ingegno, memoria tenacissima,
pronta, fedele, indipendenza d’opinioni, forza di sentimento, maneggio
(1) Andarono tutti nel vicino oratorio domestico col Manzoni e col-Tommaseo,
e recitarono il Rosario, le litanie de’ Santi e diverse altre preci por l’infermo. —
Ved. Cenni biografici di Antonio Rosmini, raccolti dai Sacerdoti dcH'Istituto della
Carità di Stresa. Ediz. 2<ia pag. 68.
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stupendo della lingua italiana cli’egll ha studiata nello sue origini ( possedendo il greco e il latino), nei grandi nostri scrittori, e nel popolo toscano: che gli manca mai per essere grande scrittore? Chi mai considerando r ingegno, 1’ animo, e la dottrina di Tommaseo se ci dimandasse
di nuovo, come nel 1835: sono io degno di annunziare agli uomini il
vero? chi gli potrebbe rispondere: no? — E al vero egli ha sempre dato
sò stesso ; il vero, al quale è sacra la sua vita 6 uscito sempre dal cuor
suo franco e vestito di netto parole (l).
E più ohe altro egli ha bandito lo verità religiose. Profondo in Teologia più di quello cho in uomo secolare si potrebbe supporre, amicissimo del Rosmini e del Manzoni, anzi ammiratore dell uno e dell’altro,
egli ha tenuto sempre la religione cattolica in cima ai proprj pensieri.
Si potrebbe anzi affermare ch’egli compose con un suo zio Prelato un'apologia nelle regole: libro anonimo stampato a Roma nel 1833, col titolo : Della Relitjione considerata ne' suoi fondamenti e nelle sue relazioni colla felicità dell'uomo. Colloqui. Volumi 4.
Ma quel che compisce, ai miei occhi, e per il mio scopo, il merito
di Tommaseo come scrittore cattolico italiano, egli 6 che ha formulato
chiaramente, e compitamente la sua credenza ; ha creduto non già suo
diritto ma suo dovere (e secondo il sistema morale eh’ egli professa unico fondamento al diritto è il dovere) di esporre con parole non rituali,
non formali, ma sue, il simbolo proprio, il simbolo cattolico : onde, mentre di certi altri scrittori moderni e viventi, quando parlano di religione
non si sa propriamente e nettamente come la pensino; mentre per alcuni religione cattolica vuol dire una bella Chiesa, ove ad una luce crepuscolare si celebrano mistiche ceremonie , e F organo soavemente seconda, raccoglie, ed interpreta i sentimenti dei devoti adunati ; per altri
vuol diro una processione magnifica , nella quale in mezzo a nuvole di
odorosi incensi, al suono di bande gravemente festose, fra case parato di
arazzi e tappeti, sul lastrico sparso di fiori, procede il santissimo ( nò
importa se quelle mostre corrispondano o no al cuore degli attori e degli spettatori); per altri 6 la religione degli avi, associatar-alle glorie ai
destini della patria italiana, come il palladio all’ esistenza di Troi^, il
mistico Ancile a quella di Roma, e prima la statua di Marte, poi l’immagine dell' Annunziata a quella della nostra Firenze ; per altri eli' ò
l’arte che alimenta ed avviva lo scarpello e il pennello, e crea nel Vaticano , in Santa Maria del Fiore miracoli, che senza le sue ispirazioni
l’uomo non avrebbe compito mai; per altri finalmente egli è un complesso di pratiche, di recitazioni, di genuflessioni, di preghiere, per mezzo
delle (juali il fedele guadagna per se, e pe’ suoi cari defunti il paradi
fl) Tommaseo, Fede q Bellezza.
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so ; mentre dico, tutti costoro deformano o trasformano la religione cattolica, il Tommaseo ne scolpisce distintamente i caratteri, traendone il
concetto dalla stessa natura del cattolicismo, e toccando quei punti pratici , dai quali molti e molti o per ignoranza, o per astuzia, o per inveterata scHavitù alla materia , e alla fantasìa carnale rifuggono. Vedremo poi se Tommaseo stesso facendosi avanti in quel modo, e spianando certe angolarità o protuberanze delle quali , nel fatto , mostrasi
irto il cattolicismo, abbia sempre, come forse egli crede, rasentato 1’ anatema, e sia stato fedele in tutto al Concilio di Trento : vedremo con
ciò, se il cattolicismo quale egli e’, si presta a quell'ammodernamentu
tommaseiano, e potrebbero le anime sitibonde di pace, e timide ancora,
discostarsi dal prete, appagare in esso tutta l’anima loro ; vedremo in
somma se il cattolicismo, quale pure può essere senza che i Preti protestino contro di esso , valga a risuscitare il sentimento religioso nei
cuori: tutto questo vedremo in seguito. Ora è tempo di riportare il simbolo cattolico del grande scrittore, permettendovi la eliminazione cb’ei
bellamente pur vi premette di alcune fra le più recenti teorie.
Certo : quei pomposi sistemi coi quali, fin dai primi anni del presente
secolo, or uno or altro dei filosofi si vantava di appagare i nobili istinti
della umanità, abbassando , e sotterrando fra le sue proprie ruine I' Evangelo , sono tutti caduti; il soffio del tempo ha spazzato quei monticelli di sabbia lucente, ha lasciato scoperto il terreno, ed in mezzo ad
esso, nell’ampia solitudine delle folle scettiche, o indifferenti, ha lasciato
splendente di sempiterno fulgore la Croce, lliconoscetela, dunque infelici; vedete come, nudata di tatti gli argomenti e i fronzoli umani, essa
brilla di luce schietta, sempre antica, e nuova pur sempre: adoratela, e
troverete pace alle anime vostre. —
Ma veniamo finalmente alle parole dell’ egregio scrittore dàlmata : (1)
« Altri di voi viene e dice: io credo nel Progresso, perchè veggo l’umanità
che s’avanza in sua via ; nè si sa di qual vìa parli egli, nè si sa se progresso
dell’umanità paia a lui lo scendere da Cristo a Voltah'e, e da Giovanni Apostolo a Bjron. Altri dice : io credo in Dio, reggitore delki gran macchina
mondiale, ma parmi ridicolo ch’egli, immenso, ponga pensiero a noi omiciattoli ; e ciò vuol dire : credo in un Dio sbadato e impotente e ignorante
di quel che fa, credo in un Dio che non può pensare due pensieri alla volta,
ed è tanto piccolo da distinguere le cose del mondo in piccole e grandi, tanto
imbcciEe da staccare i particolari dai generali che sono con quelli tutt’uuo.
Altri : io credo in Dio ; ma la rivelazione rinnego ; e affermo Cristo, il più
grande degli uomini, uomo bugiardo e impostore. Altri : io credo Dio ogni
(1) Dello nuove speranze d'Italia. Prescntiinenti da un’opera di ÍÍ. Tommaseo,
rirenKo. Le Monnier 1848.
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cosa c ogni cosa Dio ; credo Dio la materia o i fonomeui, Dio il male e il
nulla; credo uu’intelligenza ckc in molte contrarie si suddivide ed è una ;
molte intelligenze che si staccano da una forza cicca, e poi si confondono a
quella ; credo il caos ordinato, credo la necessità fatta libera ; credo l'individuo esistente insieme e non esistente; credo l’assurdità unico mistero nel
mondo. Altri: io credo il corpo uguale allo spirito in dignità; l’ubbriachezza e la poesia, esseri ugualmente sublimi ; un panericcio non meno terribile d’un rimorso. Altri: io credo all’umana ragione; credo i misteri puerilità ed impostura, ogni cosa piana e patente, l’uomo con sole le sue forze,
infallibile, impeccabile; e se pecca e se sbaglia, poco importare l’errore e il
peccato, la ragione umana rimaner sempre divina. Altri : io credo che l’uomo
è un bruto; altri: io nuUa credo, perchè nulla so; altri: io credo che l'uomo
inganna se stesso, e che la conoscenza del vero è cosa impossibile. Se altri
simboli restano da numerare, rammentatemeli, vi prego. Il simbolo del Cattolico è questo : io credo in un Dio, libertà somma, somma verità, sommo amore;
nel quale gli attributi sono essenza, essenza una : credo nell’umana ragione,
perchè illuminata da Dio ; nell’umana virtù, perchè da Dio sostenuta : credo
che l’uomo errò, perde delle sue forze, ma le riebbe in grazia d’un mediatore infinito; che per esso l’umanità acquistò forza infinita; infinito tesoro
di verità, d’amore, di libertà: credo che ogni cosa è ordinata al trionfo della
verità, della libertà, dell’ amore : veggo in ogni fatto dell’ uomo individuo,
dò’ popoli, dell'umanità, in ogni creatura de’ cieli e della terra, in ogni sostanza, in ogni apparenza veggo Dio cioè la libertà, la verità, l'amore : credo
la materia in infiniti modi dominabile e perfezionabile dallo spirito : credo
non numerabili con numero umano, non immaginabili ad umano pensiero,
gli ordini e i mondi degli spiriti superiori all’uomo e inferiori, bene o male
adopranti la libertà, viventi in felicità od in dolore , e sull’umanità per arcano modo operanti, cd essa su loro : credo che il malo è difetto dell'uomo,
ma permesso da Dio per trarne bene più grande : che il dolore è limite dell'umana natura, non male, ma avviso del male, e presentimento e strada
di bene : che la libertà non consiste nella distruzione del dolore, impossibile,
ma nella forza di signoreggiare il dolore, sì che conduca a verità, ad amore,
ed a libertà ; e quei dolori che a tal fine non conducono, sopprimere come
fatti o delitti : credo neU’educazione graduata interminabile dell’umana famiglia, per l’esempio e il precetto e la mediazione di Cristo : nella comunicazione quotidiana di Cristo, persona divina ed umana, con l'umana natura;
nella comunicazione di Dio coll’umanità, in tutti i modi visibili ed invisibili,
che fa l'uomo creatore e cooperatore con Dio : credo all’arcana potenza
della preghiera che in divini modi s’accorda con la immutabilità delle leggi
universali, come s’accorda la prescienza con la libertà, la libertà con la
grazia : credo all’ugualianza annunziata e recata da Cristo : credo alla diffusione de'meriti e delle sventure di generazione in generazione; ma per-
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... co ...
chè ogni sventura è bene, credo l’eredità del bene rimanere da ultimo predominante ; credo nella società degli spiriti, nella chiesa universale, ed
una, perchè destinata ad essere universale ; credo nella potenza perfezionatrice de’ sacramenti, fecondata dalla libertà e dall’amore, perchè dovunque 6 amore e libertà, ivi è verità, senza fallo : credo cho l’uomo è perfettibile, onde, comechè abbia fallito, può essere perdonato, e risorgere :
credo la necessità della pena, l'espiazion della colpa: credo l’immortalità
degli spiriti; quando ei beveranno alle fonti (quaggiù n’assaggiano poche
stille) della verità, della libertà, dell’amore. Quest’è il mio simbolo che la
bontà degli altrui tutti comprende ; ed è positivo, in tanto che gli altri non
sono che detrazione o negazione del mio. Or, ogni negazione è per sua natura impotente : nò mai co’simboli accennati società comporremo. »
Per oggi basta. j
CARTEGGIO DELLA BUONA NOVELLA
Torre, li 21 Febbrajo 1861
Signor Direttore,
Non vi sarà discaro di ricevere alcune notizie sulla maniera con cui si
festeggiò da noi 1’ anniversario dell’Emancipazione, il quale ricorreva
«juest’anno, alla vigilia dell’apertura del Parlamento italiano. Nelle altre
parroceiiie, si è lasciata cadere un po’in disuso questa festa di famiglia,
dacché il Sinodo del 1854 no aboliva la ufficiale celebrazionc, unendola con
quella dello Statuto; ma, nelle due parrocchie di Torre e di S. Giovanni, si
è sempre cercato il modo di festeggiare la ricorrenza di sì fausto giorno.
Quest’anno, il dioiassettO\ Febbrajo era appunto una domenica e confido
ehe le feste nazionali ehe si stavano preparando, anziché spegnere, avranno
ravvivato nei cuori la memoria del giubilo che il decreto dell’emancipazione aveva destato nel 48. Alieni dall’ingratitudine i Valdesi benedicono
alla memoria del Datore dello Statuto e trasportano sul figlio leale la divozione e l'affetto che una morte prematura non permise loro di manifestare
al padre maynanimo.......
Uno spettacolo bollo e commovente offriva poi, all’uscire delle funzioni,
la scolaresca di Torre, composta di più di quattrocento fanciulli e fanciullo,
che sfilarono, a schiere ben composte ed ordinat«, lungo la via principale di
Torre. Ogni scuola aveva la propria bandiera, ed una quantità di banderuole agitavansi tra le file animato di quelle -dilette creaturine sulle quali
riposano tanti affetti e tanto speranze. Giunti e schierati sulla piazza principale del paese, quei giovani petti mandarono unanime il grido di “ Viva
il Re, viva l'Italia. ” Si fece poi ancora una passeggiata sino ai Coppiers,
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dove si godette un po' di refezione e dove venne distribuito un libercoletto
stampato a Pinerolo col titolo: “11 17 Febbrajo 18G1. I Valdesi, ” e che
servirà di ricordo di una giornata cosi ricca di care emozioni.
A San Giovanni, la Società dell'Unione prese l’iniziiitiva di questa
festa di famiglia, alla quale invitava i membri della Società di Torre e tutti
gli amici dell’Emancipazione. Alle sette pomeridiane, la scuola del luogo,
bene illuminata ed adornata con semplicità di gusto, non capiva la folla
delle persone accorse a commemorare con sensi di cristiana gioja il riscatto
civile e politico della famiglia valdese.
Si eseguì fedelmente il programma che stabiliva l’ordine nel quale
succeder doveano i canti, la preghiera e i discorsi. La festa cominciò con
un cantico eseguito dall'adunanza che trovava, nelle parole del divino sai
mista, l'espressione dei sensi di gratitudine verso il sommo Datore d'ogni
bene. Al canto succedeva una preghiera fatta ed ascoltata con pio e solenne
raccoglimento.
Dopo la preghiera si fece la lettura del Salmo 118, sul quale alcuni oratori laici cd ecclesiastici dissero poche ma sentite parole, riferendo già alla
circostanza i pensieri e gl'insegnamenti raccolti in quella stupenda pagina
del sacro volume. A terminare questa parte dei discorsi, il Jloderatore lesse
all'assemblea la traduzione italiana di una poesia composta in Iscozia da
una giovine operaja; “ per la traslazione a Firenze della scuola di teologia.”
Essa trovasi neH’opuscoletto indicato che già avrete nelle mani e potrete
inserirla nel giornale se vi parrà, come lo penso. *
— Si lesse quindi, come suol farsi il processo verbale dell'ultima seduta
generale della Società dell'Unione. L’assemblea, niente stanca dall’udire
cose che, a molti riguardi parevano interessarla, sentì ancora con piacere la lettura di due lettere giunte di fresco da Firenze, scritte dal professore Geymonat e dallo studente Prochet, le quali lettere davano ragguagli intorno all'opera dell’evangelizzazione in quella città ed intorno al
fatto spiacevole colà accaduto in seguito alle predicazioni fanatiche di due
o tre frati. Trattavasi poi di sentire una relazione sulla circostanza, cioè
sull’ Emanipazione stessa, tema oramai trito e ritrito, come suol dirsi, lu
mancanza dell'oratore a ciò designato, uu professore presente disse in poche frasi dell'indole delle feste del -18 e di quelle del Gl, aggiunse alcuni
ricordi personali e accennò ai fatti strepitosi della settimana. Le brevi ma
cordiali sue parole vennero interrotte da ripetuti e benevoli applausi. Un
cantico patriottico ed un'altra preghiera posero fine a quest’altra parte
della festa. Velme poi una refezione semplicissima e modestissima, il di
cui condimento principale furono parecchi brindisi al Re, a Garibaldi a
(jialdini, nonché all'illustre generale Becltwith, al quale iu mezzo al mas
• Vedi più Botto. Rf I).
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simo entusiasmo venne votato un’indirizzo destinato a ricordargli come viva
imperitura nei cuori dei Valdesi la gratitudine per il loro esimio benefattore. L’assemblea si separò contenta e tranquilla, col piacere di aver goduto un giorno .¿i benedizione e colla speranza di goderne un simile a Torre
l’anno venturo. Lo voglia Iddio !
POESIA
PER LA TKASLAZrONE A FIIÌENZE BELLA SCUOLA DI TEOLOGIA
DELLA CHIESA VALDESE
Piccol gregge, qual grata novella
Da tue valli remote a noi giunge !
Di Gesù, del mattin viva stella,
Tu sei sempre alla scuola fedol.
Tu di sangue i tuoi passi segnasti
Per ispander di Cristo 1’ amore.
Sorgi, o Chiesa diletta ! fa core,
E ben lungi diffondi il Vangcl.
Molti amici in quest’isola e molti
Hai, che t’aman d’amore fraterno,
E sul voi della fede, all’ eterno
Soglio intorno, s’incontran con te.
Nell’esigilo, nel carcer, sui roghi
Testimone già fosti all’ agnello,
Che di te sempre un piccol drappello
Dalla fame e dal ferro salvò.
Piccol gregge, scolpisci nel coro
La parola d’amore e di pace;
E per te del Vangelo la face
All’Ialia salute darà.
Sì, fia salva ; e sebben tinte ancora
Del tuo sangue le mani ella porti,
Ne’suoi piani la speme che forti
Pe’ i tuoi martiri, ancor brillerà.
Libertà già sorride all’Italia :
E or eh’Italia risorge più bella.
Tu le annunzia che forza novella
Sol può darle di Cristo il Vangol.
Sia tuo compito, il dritto sentiero
Insegnarlo, cho mena alla vita :
Da te impari ad amare quel Vero,
Che disserra le porte del ciel.
Tradotto dall' inglese
di ima giovano operaia, di anni 15,
dal si2'. Nicolini
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NOTIZIE RELIGIOSE
Torino — Il si<j. De Sanctis al Parlameìito. — L’ottimo giornale ginevrino la Semaine lleligieuse dà ai suoi lettori la notizia che il sig. l)e Saucti»
« ex prete e antico professore nel colleaio della Minerva a Ii<nna, e da anni
convertito all'Evangelo ecc. ecc.», venne testò dagli elettori di Sessa
( Terra di Lavoro ) eletto a loro rappresentante nel parlamento italiano.
La Semaine Eeligicuse crediamo sia nell’errore. Il sig. I)e Sanctis su cui
si portarono i voti dogli elettori Sessinesi, non è T ex-prete romano, ora
ministro evangehco, ma il sig. Francesco De Sanctis, napoletano di origine,
letterato distinto e già professore, se non erriamo, nel Politecnicon di Zurigo.
— Le allucimizioni dell’Aimoma. — Il corrispondente romano dell’^i rmonia gli dava, tempo fa, la consolante notizia che \'Apologista si è affrettato di ripetere, avere, cioè, il Nunzio apostolico in Isvizzera partecipato
al S. Padre come gli Evangelici di quel pae.so compresi di meraviglia per la
costanza eroica colla quale Pio IX fa fronte alla Rivoluzione, concorressero
al pari dei cattolici al danaro di S. Pietro, ed avessero perfino dato incarico
ai loro teologi di studiare le controversie che li dividono da Roma, la grandezza della romana chiesa in mozzo a tanti sconvolgimenti manifestandola,
nel modo più ovident«, un’ opera veramente sovranaturale. I^n giornale
Cattolico, il Cronista, di Friburgo, fa su questui notizia le seguenti riflessioni :
« Senza che noi conoecianio la corrispondeza di ^lonsignore Bovieri possiamo affermare nprioj-t non trovarsi in tutto ciò una p.uiola di verità'».
Buescia — Un rincrescevole attentato alla libertà di coscienza. — Riceviamo da questa città la notizia di un fatto, che ci ha profondamente addolorati, così in sè stesso, come per essere il medesimo succeduto in una città,
il di cui nome, per parte di tutti gl’italiani, suole venir pronunciato con
sensi di rispetto e di gratitudine :
Esiste in Brescia, da qualche tempo, una piccola adunanza di Cristiani
evangelici, in connessione colla Chiesa Valdese, presieduta da un Evangelista della medesima, signor Francesco Pugno, il quale coi suoi portamenti
irreprensibili, coi suoi modi mansueti, e colle suo istruzioni affatto scevre
di polemica ed a nient' altro miranti che alla salvezza e santificazione dello
anime, è riuscito a conquistarsi al sommo grado la venerazione e l'afl'etto
di quelli che più volte alla settimana, si raccolgono attorno di lui. Il numero di costoro andava crescendo di giorno iu giorno ; il che voggendo i
preti, si preoccuparono dei mezzi di contrastare questa corrente. Se a tal
fine fossero ricorsi al raziocinio ed alla persuasione, noi non avremmo che
elogi da dar loro; ma sventuratamente, come spesso accado, ricorsero alla
calunnia e ad ogni sorta di arti malvaggie, e con tanto successo, fanatizzando il popolo, che, domenica scorsa, 24 febbrajo, questo portatosi in gran
numero davanti alla casa tolta in afiitto dal sudetto Evangelista, lo voleva
morto, e certamente, tale era la rabbia di cui si mostrava acceso, lo avrebbe
sbranato, qualora gli fosse caduto nello mani. Ma, buon per il nostro fratello, che trovandosi a quell’ora fuori di <;a.sa, non potè essere rinvenuto, e
a notte inoltrata, riuscj, accompagnato da alcuni amici, ad uscire di Brescia
por portarsi altrove. E stato, da chi di dov<'rc, sporta querela por questo
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fatto al Governatore di Brescia, e noi portiamo fiducia che non permetterà
quest’insigne funzionario, che nè da pochi nè da molti venga manomessa
sotto il governo di Vittorio Emmanuele, la più preziosa fra le libertà che, a
costo di tanto sangue sparso, l’Italia ha conquistato; come ancora portiamo
ilducia che solo per un momento ha potuto il generoso popolo Bresciano
lasciarsi trascinare ad atti così ripugnanti alla sua indole ed alla sua riputazione di popolo liberale per eccellenza, e che tornato in sè medesimo egli
maledii-à al suo operato in questa circostanza, ed alla facilità deplorabile con
cui, da alcuni uomini astuti ed interessati, si lasciò trascinare ad eccessi altrettanto rincrescevoli quanto indegni di lui.
— La speranza da noi più sopra esternata non venne delusa. Ecco quanto
ci scrive, nel? istante di mettere in torchio, il sig. Cocorda, pastore evangelico a Milano, da Brescia, ove si portò appena ebbe contezza dell’accaduto:
« Io sono lieto di poter rendere qui pubblico tributo di onoranza e di gra« titudine per il modo gentile insieme e leale con cui venni dal sig. Goti; vernatorc ricevuto, e per lo spirito altamente liberale di che diedero
« prova gli atti stessi del Governo di questa città nel reprimere la popolare
« sommossa. Il sig. Governatore assicurò la deputazione della Ciiiesa, che
« orano state prese le opportune misure acche non venisse più turbato il
« libero esercizio del suo culto disse che potevano in pace gli evangelici
(( continuare le loro funzioni religiose ed accertò che d’or innanzi simili
« sconcerti non si rinnoverebbero. Conchiuse col dire di essere deciso
« a far rispettare tutti i culti senza distinzione vervina, a norma delle no« strc leggi e di reprimere ogni atto offensivo a qualunque religione, sia
« Cattolica, Protestante od Ebrea, giusta le disposizioni del nuovo codice
« penale. Oltre a ciò ed in conseguenza di tali principii, i fautori del disor« dine del 24 e 25 furono arrestati e saranno giudicati come lo meritano ».
Sicilia — Diffusione delle S. Scritture. — « Il 7 del corrente mese ho
lasciato Messina per portarmi a C..;. dove appena giunto e messo il banco,
mi si precipitarono addosso come leoni affamati, e vendei in un momento
tutte le Bibbie in 24 che avevo, molti Nuovi Testamenti e anche qualche
trattato. Tornato alla locanda, la gente mi si affollò attorno, così numerosa
che non sapevo a chi dar retta, e con grave stento riuscii a persuaderli che
gli a\Tci contentati tutti. Preso un boccone tornai a mettere fuori il mio
banco : erano le tre pomeridiane, alle cin<iw non avevo più una sola copia
delle Sacre Scritture : in qualche ora avevo venduto per oltre 140 fr. di
Bibbie 0 Nuovi Testamenti ! » (Da lettera di un Colporiore)
— Un Decreto favorevole aUa.lihertà di coscienza. — Un decreto reale in
data dei 12 febbrajo relativo alla Sicilia, stabilisce quanto segue :
Gli accatolici dell’ Tuoi a di Sicilia, r/od ranno di tutti i dritti civili e politici che spettano arjli altri cittadini.
11 T)h’ettorc-g-erente provvisorio
G. P. Mbille.
TORINO — Tipografia CLAUDIANA, liirctla da R. TrombetU,