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Anno 117 - N. 7
13 febbraio 1981 - L. 300
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Gruppo bis/70
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA TRAGICA SITUAZIONE DI UNA POPOLAZIONE SENZA REOUIE
9 pUttÌE
di vista
Tra le mille proteste che si levano oggi dal nostro martoriato
paese — fondate o stravaganti,
gridate o borbottate, confusionarie o precise — una si staglia
lugubre: quella dei fascisti, che
prende la forma di una petizione
per la reintroduzione della pena
di morte per omicidi terroristici.
Ripugnerebbe il parlarne, se non
fosse per il fatto che il numero
dei firmatari — alcune centinaia
di migliaia, si dice — è ben al di
là della forza politica che promuove la petizione, raccogliendo
anche rozze reazioni di gente in
buona lede di fronte al fenomeno del terrorismo. È quindi importante identificare le principali componenti di questa protesta per mostrarne il carattere
illusorio e aberrante.
Esiste in primo luogo un’intenzione dimostrativa: diamo una
scrollata allo stato che non fa
nulla per difenderci. Ma quanti
sono i cittadini che dimostrano
queste lodevoli intenzioni solo in
questo caso e in questo modo?
Che Famministrazione sia sempre più inefficiente dai vertici alla base, che vi siano ufficiali e
funzionari corrotti, che la classe
dirigente si tenga in piedi con il
clientelismo, questo non dà noia
a chi trova tutto ciò normale
per altri e per sé. Ma che lo stato non schiacci come cimici i
violenti pericolosi, questo è uno
scandalo. È come dire: è del tutto normale per un padre lo spreco e le ruberie, l’incuria e il disinteresse per chiunque, purché sia
pronto a pestare i figli se diventano ribelli.
Una seconda intenzione è deterrente. Molti che firmano in
buona lede si illudono che la pena di morte scoraggerehhe i potenziali terroristi. Ma dovrebbero invece tener conto di due latti: che le statistiche dimostrano
come la pena di morte non abbia
mai abbassato il tasso di criminalità nei paesi in cui è stata introdotta; e che la psicologia eversiva non è soffocata ma al
contrario esaltata dal fascino
dei ponti tagliati e dei vascelli
bruciati, di una via che non avrebbe più alcun ritorno.
Infine l’intenzione punitiva.
Vogliono la guerra? e allora diamogliela. È la motivazione più
tetra e vergognosa per la sua accettazione della logica del terrorismo e per l’ottusa complicità
con le finalità dell’eversione. Come è possibile non rendersi conto che è appunto questo ciò a
cui i terroristi mirano, coinvolgere la società in una spirale
che sopprima la democrazia e di
cui la pena di morte sarebbe il
primo anello?
Ma se ci preme mostrare il
fondo aberrante o illusorio di
questa protesta, ancor più ci
preme dire perché come credenti
non potremo mai aderirvi. « Io
non mi compiaccio della morte
dell’empio, ma che l’empio si
converta dalla sua via e viva ».
Così parla il Dio della Bibbia, il
Dio di Gesù Cristo che per la
conversione e la vita dell’empio
ha preso su di sé la sua morte.
Chi intende compiacersi della
morte del terrorista chiedendone la condanna capitale ha un
progetto che esclude la conversione dell’empio e l’appello _ ad
essa, esclude la croce di Cristo
ai cui piedi è posta la sua possibilità. Con un tale progetto di
morte — dell’uomo e di Dio —
noi non possiamo avere nulla a
che fare.
Franco Giampiccolì
Napoletani, stranieri in casa loro
Non sono state trovate tempestivamente le indispensabili soluzioni per alloggiare i centomila senzatetto che, ovunque respinti, sono stati anche sloggiati dalla forza pubblica
« Sono centomila i senzatetto
a Napoli? ». Così intitolava l’Unità del 1“ dicembre. E’ stata
questa l’unica indicazione immediata della gravità di quanto era
successo a Napoli. La stessa Giunta di sinistra ha a lungo avuto
previsioni più ottimistiche, pur
essendo accusata da Zamberletti
di gonfiare le cifre e di voler buttare sulle sue spalle di Commissario di Governo una massa di
persone prive di casa già prima
del terremoto. Eppure allora si
parlava di 3040 mila persone ed
oggi con le perizie al 70% coloro che hanno dovuto abbandonare la propria casa sono 80 mila.
Per giorni, per settimane, migliaia di persone hanno continuato a vivere nelle proprie case, mettendo a rischio la vita. E’
vero che all’inizio, nei primi giorni di grande paura e nevrosi collettiva, ai terremotati si mescolavano migliaia di persone che
non volevano tornare a casa,
aspettando nelle auto, nei giardini, nelle piazze, nuove e più
catastrofiche scosse. D’altra parte l’immediato intervento del
Comune, che ha distribuito decine di migliaia di pasti caldi ha
incoraggiato alcuni nel proseguire l’attesa apocalittica. E’ vero
anche che la messa in moto di
un esercito di nuovi senzatetto
ha dinamizzato quelli pre-esistenti e tutti coloro che comunque
attendevano una casa dai programmi comunali (famiglie nu
merose, giovani coppie, abitanti
dei bassi e delle case fatiscenti
della periferia). Certamente la
presenza di un tal coacervo di
terremotati e senzatetto, di disperati da sempre e da ieri, di
nevrotici e di approfittatori, è
un'ulteriore conferma, se mai ce
n’era bisogno, che il terremoto
ha toccato e sconvolto un tessuto sociale ed economico estremamente precario e povero. Ma il
fatto nuovo per Napoli è la massa di centomila senzatetto a causa del sisma, di centinaia di case
da riparare, di interi quartieri
da ristrutturare profondamente.
Scuole occupate
In attesa di altre soluzioni circa 20 mila persone hanno occupato 195 scuole. In alcuni casi
sono stati gli stessi Consiglieri
di Circoscrizione ad organizzarli, prendendo i nomi dei capifamiglia e responsabilizzandoli
rispetto alla buona conservazione dei locali e alla loro pulizia.
Molti sono però i casi di occupazioni selvagge, che hanno recato
danni alle strutture e alle attrezzature. Si sono verificati perfino
casi di vero e proprio vandalismo, quasi che la gente volesse
sfogare la sua rabbia contro questo esiguo frammento dell’istituzione statuale che è la scuola;
forse hanno esnresso così la loro scarsa considerazione per la
Una via di Napoli con una strada sbarrata a causa delle case
pericolanti (foto R. ribet)
scuola perché da bambini non
hanno potuto frequentarla, o perché, invece, frequentandola non
hanno imparato ad amarla.
Ai primi di gennaio Comune e
Provveditore con il supporto del
Commissario di Governo hanno
dato il via ad un « piano » per
l’evacuazione di 50 scuole, indispensabili per consentire in tut
1 CORINZI 12: 1-11
Liberalità e libertà dello Spirito
Il pastore Alberto Taccia è stato invitato a partecipare
all’ottavario di preghiera per Funità dei cristiani nel duomo
di Torino. Dopo un serrato elenco di jiersistenti elementi di
disunione — volto ad evitare possibili trionfahsmi derivanti
dalla presenza dei valdesi in duomo — ha tenuto una meditazione biblica, che riportiamo qui di seguito, sulla settmiana
di preghiera per Funità.
In questa prospettiva, che molti di voi potranno considerare
dura, oscura e negativa, vi è una
parola di speranza. E questa non.
viene da noi: è la Parola del Signore. Proprio nel testo che abbiamo letto e che è davanti a
noi, ci è detto che lo Spirito del
Signore è all’opera nella Chiesa
e nel mondo.
E innanzitutto è lo Spirito
che ci fa confessare la vera fede: « nessuno può dire Cristo è
Signore, se non per lo Spirito
di Dio ». Cristo è il Signore: è la
più antica e completa confessione di fede della Chiesa. Vuol dire che è Lui l’unico capo della
Chiesa che la governa con il suo
Spirito e la sua Parola. Che non
delega a nessuno, né uomo, né
istituzione la sua sovranità. Ogni
parola e ogni decisione della
Chiesa dev'essere sottoposta e
sottomessa alla sovranità di Cristo rd essere un atto di proclamazione e di testimonianza di
tale sovranità stilla vita dell’uomo e della storia.
Ma lo Spirito che ci fa confessare la vera fede, ci dà i doni necessari per esprimerla, manifestarla, renderla operante. I doni
dello Spirito non sono le virtù
della Chiesa, non sono le prerogative di cui spesso .si vanta. Sono semplicemente le possibilità
di predicazione, di testimonianza e di servizio che il Signore
apre davanti a noi. Sono dei segni che dobbiamo saper discernere, delle indicazioni che sorgono spesso là dove non ce lo aspetteremmo e dove forse non vorremmo come in quegli ambiti da
noi definiti della laicità o della
profanità.
Il testo sottolinea ancora la
liberalità dello Spirito, la ricchezza e la molteplicità dei doni. Nessuna Chiesa e nessun uomo può
pretendere di possederne la totalità. Da qui la necessità dell'ascolto reciproco, rispettoso e
senza pregiudizi scomunicanti
per cogliere la presenza dello
Spirito là dove si manifesta. Può
manifestarsi anche là dove vi è
dissenso e contestazione verso la
Chiesa stessa. Davanti alla liberalità dei doni dello Spirito cade
dunque ogni arroganza ecclesiastica e .sorge rumiltà di una Chiesa di mendicanti che nulla posseggono perché tutto hanno ricevuto e che cercano nella preghiera. nella meditazione e spesso nella sofferenza, la comprensione della grazia del Signore da
cui la chiesa trae la possibilità
di vita e la consapevolezza di
quei doni, di cui non ha merito
(altrimenti grazia non sarebbe
più grazia) e che le sono dati non
per vantarsene, ma per adempiere con fedeltà la propria vocazione.
Ma il testo sottolinea anche
la libertà dello Spirito. Gesù ha
detto: « lo Spirito è come il vento, soffia dove vuole » e Paolo aggiunge: « ora il Signore è lo Spirito e dove è lo Spirito del Signore, quivi è libertà », e ancora
nel nostro testo: «tutte le cose
le opera quell’uno e medesimo
Spirito distribuendo i suoi doni
come Egli vuole ».
I doni sono dati per l’utile comune, per il bene della Chiesa e
il Signore li distribuisce a ciascuno come Egli vuole. Ci chiediamo se le nostre Chiese abbiano sempre capito e rispettato la
libertà dello Spirito, o se talora
non abbiamo imprigionato (o ci
siamo illusi di imprigionare) lo
Spirito di Dio nei nostri dopni,
nelle nostre strutture ecclesiastiche più o meno complesse e anguste, nelle nostre tradizioni cristallizzate, nei nostri schemi liturgici, nei nostri ordinamenti
giuridici. O ancora se non ci siamo arrogati il diritto di decidere
noi dove, come, quando lo Spirito di Dio deve soffiare. Le nostre Chiese appaiono a volle come ben elaborati impianti di aria
a ventilazione controllata in cui
lo Spirilo del Signore non ha
più libertà d’azione se non nei
canali da noi predisposti. E invece ci accorgiamo che i nostri
ben congeniati impianti sono fermi e vuoti mentre lo Spirito di
Dio nella sua sovranità e libertà
suscita doni di fede, di amore e
Alberto Taccia
{continua a pag. 2)
ti i quartieri una ripresa di contatti dei bambini con i loro insegnanti. Non si tratta della ripresa dell’attività didattica in
senso pieno, perché con il patrimonio edilizio a disposizione
è solo possibile fare lezione a
doppi e tripli turni, con rotazioni, poche ore alla settimana per
ogni classe. Ma il piano aveva
tre difetti:
1) non era stato concordato
con i Consigli di Circoscrizione;
2) ofTiiva come unica alternativa agli occupami delle scuole le case requisite sul litorale
domitiano a 50 chilometri da Napoli;
3) prevedenti I die molti non
avrebbero accettato quella sistemazione è stato attuato da carabinieri e polizia con l'aiuto
dell’Esercito. La cosa ha creato
gravi problemi di rapporto politico tra le stesse forze che compongono l’Amministrazione (l’Assessore alla P. I. è socialista di
sinistra e vice-sindaco).
A tutt’oggi sono circa 90 mila
i bambini e ragazzi che non sono più tornati a scuola dopo il
2.1 novembre. In situazioni del
genere restano più colpiti i quartieri più poveri e fatiscenti e le
fasce di scolarità più bassa: la
scuola materna è quasi del tutto
cancellata.
Un progetto
per Napoli
Quali sono le prospettive? Il
decreto del Commissario di Governo per la ricostruzione assegna a Napoli fondi per 5() mila
vani in edilizia industrializzata.
Dopo ampia discussione tra tecnici, amministratori e dirigenti
dei partiti, si è orientati a coL
locare una parte di questi vani
oltre il perimetro comunale, sulla base di accordi con i Comuni
dell’entroterra, per accompagnare con adeguati insediamenti
abitativi un nuovo sviluppo integrato della Regione. Nuovi insediamenti produttivi infatti, da
tempo concordati con il Governo, dovrebbero riunificare economicamente la fascia costiera
e le zone interne, superando la
storica divisione tra zone di congestione senza autentico sviluppo e zone di abbandono. D’altra
Emilio Nitti
(continua a pag. 10)
2
13 febbraio 1981
COLLETTIVO TEOLOGICO LIGURE
UNA SOLIDARIETÀ’ QUALIFICATA
Letture diverse della Bibbia FCEI e terremoto
Il Collettivo Teologico Ligure
che si è tenuto a Borgio Verezzi
dal 24 al 25 gennaio, è stato caratterizzato da un’alta partecipazione, e dalla bassa età dei
partecipanti.
Il primo motivo di questa composizione abbastanza diversa dal
solito è che è stato condotto dai
gruppi liguri della FGEI. Si è
così visto in parte il lavoro che
i giovani portano avanti da due
anni in Liguria, e si sono raccolti i primi frutti: da una parte
l’ascolto delle comunità verso i
giovani è stato molto attento e
aperto; dall’altra i giovani stessi
hanno trovato uno spazio in queste comunità, quindi anche nel
collettivo, che non è più il momento « degli adulti, degli esperti », ma è diventato un momento anche loro.
L’altro motivo di cambiamento è la ricerca di un metodo che
faccia partecipare di più la gente: ricerca iniziata da qualche
tempo nella Federazione ligure
delle Chiese, e che aveva già avuto una positiva realizzazione nel
collettivo di novembre a La Spezia.
Abbiamo visto così l’importanza di lavorare su un tema unico
nelle due giornate, di ridurre la
relazione iniziale ad un momento in cui vengono dati a tutti gli
strumenti di lavoro, e infine la
importanza di lavorare in piccoli gruppi.
In questo modo è più facile
partecipare e far propri i modi
e i contenuti di una ricerca di
fede che ci chiama a impegnarci
in prima persona nei problemi
della società.
Il tema di questo collettivo era
« Diversi modi di leggere la Bibbia », e ci ha visti impegnati nella ricerca di tma lettura biblica
stimolante, di una lettura che
porti in luce tutte le pretese della Parola di Dio su di noi.
Non abbiamo voluto dimostrare che un metodo è migliore di
un altro, il punto centrale resta
l’intervento dello Spirito di Dio
che ci permette di ascoltare veramente la Parola.
Ma abbiamo lavorato su uno
stesso testo — Me. 6: 3044 nel
contesto più ampio che da que
Libertà
delio Spirito
(sc^ue. da pag. 1)
di consacrazione al di fuori delle
nostre strutture istituzionalizzate. Ecumenismo vuole anche dire aprire gli occhi e le orecchie
per discernere anche là dove non
ce l’aspetteremmo, fuori dei nostri schemi, l’azione dello Spirito.
L’azione dello Spirito nella sua
liberalità e nella sua libertà opera in mezzo a noi per la grazia
di Dio in modo imprevedibile.
E il primo obiettivo dell'azione dello Spirito è quello di condurre al ravvediménto i credenti
e le Chiese. Senza ravvedimento
non c’è ecumenismo, non c’è testimonianza, non c’è vita di fede, ma solo sazietà spirituale e
orgoglio confessionale.
E il ravvedimento porta a una
rinnovata fedeltà all’Evangelo di
Cristo, che è innanzitutto accettazione del giudizio della Parola
di Dio sulle nostre Chiese e richiamo a un’azione coerente e
conforme alle esigenze di testimonianza che l'Evangelo pone.
E la fedeltà all’Evangelo et
conduce decisamente verso il
mondo ed i suoi problemi, ad affrontare divisioni ben più gravi
che lacerano l’umanità, portatrici di odio, violenza, miseria, fame e morte. Il problema essenziale non è la Chiesa, ma il mondo: quel mondo che Dio ha tanto amato e per il quale ha dato il
suo unigenito Figliolo.
La credibilità dell’ecumenismo
si gioca non tanto sulla capacità
di costruire una diversa struttura ecclesiastica, preoccupata soltanto dei suoi problemi interni,
ma sulla capacità della Chiesa
di affrontare in, modo adeguato e
coerente alla sua fede i problemi del momento, portando una
autentica testimonianza evangelica e invocando per questo la
guida, la forza, la ricchezza dei
doni dello Spirito.
Alberto Taccia
sta moltiplicazione dei pani porta alla confessione di Pietro
Me. 8: 27-30 —, e abbiamo usato
o provato ad usare due metodi
diversi: quello storico-critico e
quello strutturalista.
Le due letture hanno sottolineato gli stessi punti centrali del
racconto ma non ci hanno portato alle stesse conclusioni: segno che la Parola di Dio non è
univoca, non è legata ad una parola scritta, ma s’incarna di volta in volta in essa, e ci richiama
e ci parla con accenti diversi.
Per questo ancora più importante ci sembra la necessità di
avere a disposizione strumenti
diversi, di confrontare le diverse sottolineature, e soprattutto
di farlo in comunità.
Infatti, se è vero che la maggior parte dei nostri predicatori
usa degli strumenti storico-critici per leggere i) testo su cui predica, le nostre comunità in genere non Se ne accorgono e non
sono preparate ad usare a loro
volta quegli strumenti.
Emerge così il problema della
formazione biblica, molto importante anche per i ragazzi e la
scuola domenicale.
Il fatto di leggere insieme il
racconto della moltiplicazione
dei pani seguendo un certo metodo, ci ha costretti a far emergere la completezza dell’annunzio evangelico:
— il legame fra i due momenti,
quello dell’insegnamento e
quello della condivisione del
pane;
— il fatto che Gesù chiama per
primi i discepoli, li rende responsabili nei confronti del
bisogno di pane della gente,
non permette che deleghino
il problema ad altri; il miracolo vero è la presenza di Gesù che provoca la responsabilità dei discepoli, l’agape;
— il richiamo alla S. Cena come
momento di condivisione aperto a tutti, come segno di una
realtà comunitaria; è il problema in fondo della comunità che vorrebbe isolarsi, che
si trova bene nel suo rapporto privilegiato con Gesù, che
vive la S. Cena come un momento interiorizzato, e si dimentica volentieri che la sua
vocazione è missionaria.
Da segnalare infine che al collettivo ha partecipato numerosa
una comunità di Finale Ligure,
di origine cattolica, e in ricerca
di un modo più coerente di vivere la fede.
Ci sembra importante continuare la nostra ricerca di un metodo nuovo di lavoro e di una
partecipazione più viva, e soprattutto che questi incontri stiano diventando un momento di
confronto e di studio aperto a
tutti; vogliamo sperare che anche per i giovani questi incontri rimangano un punto di riferimento importante.
Letizia Tomassone
Dalla relazione sul suo lavoro
tra i terremotati inviata dal pastore Gioele Fuligno pubblichiamo la parte relativa all’opera
della Federazione.
Cos’è la Federazione? E’ il Presidente e la giunta, o l’unica organizzazione che per ora e credo
ancora per molto tempo, permette attività comuni, incontri e servizi per le denominazioni Evangeliche Battiste, Valdesi-Metodiste e Luterane? Se la Federazione è il Presidente e la giunta devo esprimere a loro tutto il mio
compiacimento e soprattutto sbalordimento per la mole di lavoro
che in cinque persone, sono riusciti a svolgere dal dopo terremoto fino ad oggi: dal coordinamento dei volontari, agli inviti
per la raccolta dei fondi, dai
viaggi per visitare i luoghi distrutti, ai contatti con le chiese
e con le amministrazioni dello
Stato. Se poi la Federazione è
molto più ampia allora riconosco che a livello di base ha ancora lavorato molto bene: infatti volontari di tutte le chiese si
sono alternati nei vari centri, dimostrando, non solo unità d’impegno, ma anche di testimonianza e di obbedienza all’evangelo,
lasciando ovunque un segno della loro comune vocazione al servizio reso in Cristo. Ha lavorato
meno bene forse, per altri organismi ovvero in quei settori che
non sono legati direttamente alla Federazione però sono emana
zioni dirette delle chiese. Per
esempio i giornali evangelici che
non sono stati certo tempestivi
nel dare notizie dirette. Almeno
mi pare che nessun direttore di
giornale o giornalista, anche se
dilettante, sia sceso di persona
per verificare, prendere atto della realtà della situazione. Ci si è
limitati alle interviste le quali
non sempre sono informazione,
ma illuminano soltanto un aspetto di essa.
Quando sono uscito dall’isolamento di Senerchia mi sono reso conto che tutto il lavoro fatto
in quel luogo, cosi come in altri
centri, era stato reso possibile
proprio grazie all’impegno dei
nostri fratelli che in questo periodo formano la giunta della
Federazione oltre che all’impegno dei volontari.
Infine e questo è per me il
punto più importante, è che la
Federazione ha qualificato la sua
presenza nelle zone terremotate
appoggiando al massimo i volontari non solo nella loro disponibilità per il lavoro manuale,
ma per una testimonianza concreta della nostra comune fede
in Cristo.
Gioele Fuligno
Non ci sembra di dover fare
difese d’ufficio per_ ciò che riguarda il nostro giornale. Sono
i lettori a giudicare come abbiamo seguito e seguiremo il_ fatto
del terremoto e i suoi sviluppi.
DALLE CHIESE
14-22 febbraio: manifestazioni sull’Intesa
Con un po’ di anticipo ha aperto la serie delle manifestazioni
indette per la settimana del 17
febbraio Riesi, domenica 8, con
una conferenza dell’avvocato Piero Trotta nell’Aula consigliare
gremita (con altoparlanti esterni
in funzione). Delle forze politiche
invitate presente solo il PCI i
cui rappresentanti hanno assicucurato l’interessamento del loro
partito. Si tratta, dice il pastore
Luciano Deodato, di un avvio di
discussione che ha da continuare
pur con le difficoltà che si incontrano nel far comprendere la
nostra posizione.
Diamo qui di seguito un elenco
delle manifestazioni di cui siamo
a conoscenza al momento di andare in macchina.
A Torino sabato 14 alle 15 al
Teatro Carignano parleranno il
sindaco Diego Novelli, l’on. Valdo
Spini e il moderatore Bouchard.
Lo stesso giorno a Genova alle
ore 16 nei locali della Chiesa
valdese parlerà il past. Alfredo
Sonelli. Il 17 a Roma la manifestazione avrà sede nell’Aula magna della Facoltà di Teologia in
via P. Cossa 40. Introdurrà il moderatore G. Bouchard e seguirà
una conferenza del prof. Giorgio Peyrot. Lo stesso giorno a
Ivrea nel Centro dei congressi
« La Serra » parlerà alle 20.30 il
past. Franco Giampiccoli. Sempre il 17 a Verona avrà luogo
alla Biblioteca municipale una
tavola rotonda con la partecipazione di un canonista cattolico,
un ebreo e il past. Neri Giampiccoli sul tema della libertà religiosa. Sui rapporti Chiesa-Stato,
sempre a Verona, un incontro il
20 vedrà la partecipazione di un
comunista, un socialista, un democristiano e del past. Aldo
Sbaffì.
Il 20 c. m. a Savona alle ore 21
nei locali della Chiesa metodista
avrà luogo una pubblica assernblea in cui il pastore F. Becchino parlerà sul tema « Libertà
dello Stato e libertà delle Chiese ». Sullo stesso tema, lo stesso
oratore parlerà il 22 a Canelli in
un locale cittadino.
Il 20 a Taranto nel salone provinciale parlerà il past. Sergio
Aquilante.
Il 21 a Napoli conferenza del
prof. Giorgio Peyrot nella sala
di Santa Chiara concessa dal Comune.
A Firenze nel Centro comunitario di via Manzoni 21 l’on. Valdo Spini parlerà alla cittadinan
za fiorentina. A Torre PeUice discorso in piazza del Municipio
del past. Ernesto Ayassot alle
ore 16 e alle 21 tavola rotonda
con i rappresentanti dei giornali
locali.
Il 22 a Milano, in via Porro
Lambertenghi, il tema delle intese sarà introdotto dopo la
proiezione del film « Quand’anche fossimo ridotti a tre o quattro » sul movimento valdese.
Altre manifestazioni sono in
preparazione a Catania, Catanzaro, Bari, Brescia, ecc.
Prima volta
PALERMO — In un clima di
piena cordialità e rispetto reciproco, per la prima volta un pastore valdese è stato invitato a
parlare in una parrocchia cattolica (S. Rosalia nel quartiere di
S. Lorenzo Colli). Dopo una mes
sa a cui ha assistito un gruppetto di valdesi, e in cui il liturgico
« saluto della pace » si è trasformato per l’occasione in un abbraccio del parroco al pastore
Bertolino, questi ha avuto la possibilità, in un incontro con dibattito, di esporre la realtà valdese
dal punto di vista della storia,
della fede, dell’organizzazione,
dell’interpretazione della situazione odierna (comprese le Intese). Dopo il lungo e vivace dibattito ci si è lasciati con la
promessa di ritrovarsi per studi
biblici in comune.
Clotilde Gargano
VILLA S. SEBASTIANO — La
vita e la storia della Chiesa di
Villa è legata alla figura dei coniugi Valente. Ora, dopo la scomparsa di Luciano, avvenuta nell’agostQ dell’anno scorso, « mancata anche la vedova, Clotilde
Gen. Giorgio Girardet
Ci ha lasciato un uomo simpatico e vero. Questa era l’impressione che Giorgio Girardet ha dato a quelli che lo hanno conosciuto.
Lo ricordiamo nella vita della
nostra chiesa: un uomo di pace,
sempre disponibile per trovare
una soluzione adatta per un problema; ma anche a modo suo
un uomo appassionato, che non
rinunciava a dire la sua; anche
nei suoi interventi al sinodo.
Nella chiesa egli ha rappresentato la figura del laico fedele,
che metteva a frutto le sue capacità tecniche come ingegnere
e quel poco o molto di sapienza
delle cose del mondo che aveva
acquistato nella sua vita professionale. Era stato anche due volte, a distanza di anni, membro
della Tavola; ma preferiva occuparsi di quei problemi che sono
ora affidati aH’ufficio tecnico e
alla costruzione dei templi: a
Messina, prima della guerra e
poi per le comunità nascenti di
Colleferro e di S. Giovanni Lipioni. Per la Facoltà di teologia
aveva dato vita al « Sodalizio
degli amici della Facoltà » e cercava così di mantenere vivo l’interesse per l’opera e di raccogliere le quote di impegno degli
« amici », scrivendo pazientemente tante lettere.
Forse più caratteristico è stato
il suo impegno per la sua chiesa
di via IV Novembre a Roma, prima come monitore, poi per un
cinquantennio nel Consiglio di
chiesa, come diacono e anziano,
con i pastori Giovanni Bonnet,
Virgilio Sommani, Aldo Sbaflì,
Mariano Moreschini, Guido Mathieu, Giovanni Scuderi. Come
ha ricordato al suo funerale il
moderatore Giorgio Bouchard,
egli apparteneva alla generazione cresciuta attorno a Giovanni
Rostagno (di cui aveva poi sposato la figlia Letizia), con una
pietà personale robusta e un senso della vita umana come luogo
di un’esperienza viva, di dolore
o di gioia, indipendentemente
dalle opinioni teologiche. Fu forse per questa sua formazione
che nel 1968, quando i giovani
presentavano le loro domande
ai più anziani, prendendo la parola in chiesa dopo il sermone,
egli si era battuto perché vi fosse con i giovani un dialogo reale
e pei'ché si superasse la tendenza alle scomuniche reciproche.
Questa figura di fede e di uomo della chiesa non può però
essere separata dalla sua figura
professionale, in un arco di tempo che gli ha fatto vivere le diverse e spesso drammatiche esperienze di una generazione che ha
conosciuto due guerre mondiali
e il fascismo. Aveva accettato
Gargano il 20 gennaio. Aveva
compiuto 90 anni lo scorso dicembre ed è stata una donna
pronta a condividere con altri 1
disagi che comporta una chiara
professione della propria fede in
un ambiente molto clericale. La
ricordiamo come una sorella che
ha fondato la sua vita sulla roccia.
Salute e malattia
MILANO — Tra le diverse attività in programma segnaliamo
il concerto del Quartetto Amati
(20 febbraio ore 21 nel tempio di
via Sforza) a favore di Amnesty
International. Il venerdì seguente
conferenza del prof. Aurelio Mauri Pollini e del prof. Paolo Ricca
sul tema « Salute e malattia »,
ore 21 nella sala del Centro Culturale Protestante.
con slancio l’idea patriottica della prima guerra mondiale, come
molti suoi coetanei, ed era stato
fra i primissimi piloti di aerei,
sul fronte dell’Isonzo. Dopo la
guerra, è entrato come ingegnere nel Genio aeronautico, con
un grado militare. La sua attività professionale si è allora esplicata nella costruzione di istallazioni, caserme, aeroporti, in
Italia, nell’isola di Lero nell’Egeo, ad Addib Abeba. L’8 settembre (era allora Capodivisione al
ministero dell’aeronautica) preferì « sparire » anziché consegnare i segreti militari ai tedeschi e con tutta la sua famiglia
trovò rifugio nei locali della Facoltà di teologia (dove, nella biblioteca, era stato predisposto un
nascondiglio segreto dietro a una
parete di libri). Dopo la guerra
lasciò il servizio nell’Aeronautica
militare e lavorò come ingegnere civile; fu in quegli anni che
il generale Girardet maturò le
sue convinzioni pacifiste e si trovò, nei primi anni sessanta, a difendere nei sinodi l’obiezione di
coscienza al servizio militare.
Mi sembra di poter dire che
Giorgio Girardet sia stato un
esemplare tipico di un genere di
persone che si occupano poco di
teologia come riflessione teorica, ma che danno importanza a
due cose: la verità dei rapporti
umani e la disponibilità a lavorare per la propria chiesa.
Franco Sommani
3
13 febbraio 1981
INTERVISTA AL PASTORE ALDO COMBA, RESPONSABILE DI UN DIPARTIMENTO DELL’ARM riformate dei paesi latini.
Ai servizio deiie Chiese Riformate
L’informazione nell’ambito dell’Alleanza è essenziale per collegare le
tutte di minoranza, che se abbandonate finirebbero per chiudersi su
— È passato più di un anno
dal tuo insediamento a Ginevra
presso l’Alleanza Riformata Mondiale. Quali sono state le tue
esperienze in questo periodo?
— Il primo anno di lavoro, a
differenza di quanto avevo immaginato aH’inizio, è stato pieno
di viaggi. A Creta per l’Assemblea della Conferenza delle Chiese Europee, poi in Guinea Equatoriale e in Cameroun, in Australia per la Conferenza di Melbourne e in Nuova Zelanda a visitare
quella chiesa presbiteriana, in
Germania e in Olanda per brevi
missioni, a Bigione, in Francia,
al Sinodo della Chiesa Riformata, di cui sono stato predicatore
ufficiale, poi a Porto Rico e negli
Stati Uniti per una parte del programma «Education for Mission»
della Chiesa Presbiteriana Unita
e per il nostro Comitato Esecutivo, infine recentemente a Poiana Brasov, in Romania, per la
Conferenza Europea dell’Alleanza Riformata Mondiale. Tutti
questi viaggi, a parte l’interesse
di conoscere altri paesi, altri popoli, altre chiese, mi hanno permesso di ricavare un certo numero di conclusioni che mi guideranno nella realizzazione del
mio lavoro.
— Ma qual è esattamente il
tuo lavoro?
— Nell’Alleanza Riformata
Mondiale, oltre al Segretariato
Generale, abbiamo due Dipartimenti, quello di teologia, in cui
Richmond Smith è responsabile
dei dialoghi interconfessionali e
del contenuto teologico della nostra prossima Assemblea Mondiale a Ottawa, nel 1982. Il mio
dipartimento invece è chiamato
« Cooperazione e testimonianza »;
forse sarebbe più giusto chiamarlo « cooperazione e comunicazione » perché questi sono ap
punto i miei due settori di lavoro principali. Mi devo cioè occupare delle pubblicazioni dell’Alleanza Riformata Mondiale, del1’« immagine » che ne hanno
membri e non-membri, inoltre
devo promuovere forme di cooperazione tra le chiese riformate.
— Come hai impostato questo
lavoro?
— I viaggi e i contatti di cui
parlavo all’inizio mi hanno permesso di rendermi conto di alcuni fatti. In primo luogo l’Alleanza Riformata Mondiale è ben
conosciuta in tutto il mondo a
livello dei massimi dirigenti ecclesiastici, ma subito al di sotto
di quel livello pochi sono informati. Primo obiettivo del mio lavoro è dunque quello di creare
una « immagine » concreta e precisa dell’Alleanza Riformata Mondiale presso la massa dei membri delle nostre chiese. Vorrei
ottenere che quando si dice « Alleanza Riformata Mondiale » tutti sapessero immediatamente a
che cosa serve e che cosa vuole
l’Alleanza.
— Vuoi dircelo tu stesso?
— È molto semplice. I nostri
scopi sono due: primo, collegare
e sostenere le piccole chiese, le
chiese di minoranza, che sono la
maggior parte delle nostre 147
chiese-membro; secondo, esplicitare e affermare il contributo
propriamente riformato al presente momento ecumenico. Le
chiese riformate sono, dopo il
cattolicesimo, la confessione cristiana più diffusa nel mondo;
non la più numerosa, ma la più
sparsa. In tutti i continenti e in
quasi tutti i paesi del mondo c’è
una chiesa riformata; quasi tutte
sono chiese di minoranza e spesso sono molto piccole. Abbandonate finirebbero per chiudersi su
POGGIO UBERTINI, 20 Km. DA FIRENZE
“Maturità cristiana
e della persona”
Su questo tema i gruppi Biblici Universitari organizzano per i
giorni 1-3 maggio un convegno con la partecipazione del dott. Hans
Biirki, laureato in pedagogia, specializzato in psicologia, già membro del Comitato Esecutivo G.B.U.
L’idea di questo convegno è nata nell’aver notato, da parte di
alcuni degli organizzatori come,
molto spesso (se non sempre),
ciò che frena la crescita spirituale di un credente e di conseguenza della chiesa a cui appartiene,
è il non sapere come vivere i
propri sentimenti e le proprie
emozioni in modo coerente a
quelli che sono i dettami della
fede, provocando conflitti, tensioni, disagi personali e interpersonali.
Troppo spesso nelle chiese cristiane si ha la tendenza a dimenticare che il credente, benché tale, non è solo spirito, ma anche
psiche e corpo; che la sua crescita spirituale deve armonizzarsi con quella di tutta la persona, che nel credente non ci sono
parti « sacre » da coltivare e curare, e parti « profane » che sono
semplicemente da reprimere e
dimenticare. Siamo chiamati a
« crescere in ogni cosa », in ogni
aspetto della nostra personalità,
sulla medesima base e verso il
medesimo obiettivo che è Cristo.
Sotto la guida dell’animatore,
Dott. Biirki, i partecipanti saran
INCHIESTA
Avete già risposto al
questionarlo Eco-Luce
Inchiesta?
Richiedeteci altri moduli se necessario.
Ricordate che il termine ultimo per spedire o consegnare la risposta è il 28 febbraio.
no aiutati (con apposite riflessioni sulle Scritture ed esercizi pratici da svolgersi da soli, in piccoli gruppi o tutti insieme) a
cercare di rispondere, davanti a
Dio e a se stessi, a queste domande: che cosa ho fatto di me stesso? che cosa posso cambiare? la
mia fede si sta trasformando in
una espressione matura, adulta,
o scopro delle contraddizioni tra
le mie convinzioni ufficiali e la
mia vita pratica? quali manifestazioni di me possono impedire, rallentare o stimolare l’integrazione della persona? Nel desiderio di divenire una persona
completa, quali sono gli ostacoli
da scoprire e da sormontare?
come vivere in maniera matura il
proprio divenire uomo o divenire donna? Quali sono le conseguenze di tutto questo per le famiglie, il ministerio, la vita sociale?
Iscrizioni; Indirizzarle a: Segreteria Convegno « Maturità cristiana e della persona » c/o
Dott.sa Antonella Regruto, Via
Friuli, 22, 20092 Cinisello Balsamo (Milano), tei. (02) 61.75.761.
Saranno accettate le prime 40
iscrizioni che ci perverranno.
Data: dalle 16 di ven. 1° maggio al pranzo del 3 maggio. Non
sono accettate iscrizioni per un
periodo inferiore.
Termine ultimo per iscriversi:
31 marzo 1981.
Rette: La retta per tutto il periodo è di L. 40.000, acconto compreso. Per i bambini dai 2 ai 15
anni sarà di L. 15.000 per tutto
il periodo.
se stesse e intristire. Occorre dar
loro concretamente il senso della
loro appartenenza alla vasta famiglia mondiale delle chiese riformate. E a questo scopo l’informazione è essenziale. Come
potete sentirvi affratellati con
chiese che non sapete che esistono? E come possono gli altri sentirsi affratellati con voi se non
gli date mai segno di vita? Di qui
l’estrema importanza di avere in
tutti i paesi dei corrispondenti
attenti ed efficienti. In Italia la
Tavola Valdese ha affidato questo compito al pastore Bruno
Bellion. Purtroppo molte chiese
praticano l’informazione a fini
interessati: mandano notiziari e
bollettini solo a quelli da cui pensano di ricevere aiuti e finanziamenti. Sarebbe invece il caso di
farsi vivi anche presso i piccoli,
non con velleità paternalistiche,
ma semplicemente per dire « anche noi siamo qui, abbiamo in
gran parte gli stessi vostri problemi, dunque incoraggiamoci e
sosteniamoci a vicenda ».
L’azione dell’Alleanza Riformata Mondiale nel settore comunicazione ha appunto lo scopo di
far sentire la realtà di questo
mutuo appoggio. Che spesso consiste non tanto in aiuti materiali, quanto nel mutuo incoraggiamento ad andare avanti ed a tradurre nei termini d’oggi e di
fronte ai problemi d’oggi le esigenze della Riforma.
Naturalmente ci sono casi in
cui l’informazione non basta e in
cui ci vuole l’intervento. Così, per
esempio, nei mesi scorsi c’è stata una grossa azione a favore
della Chiesa presbiteriana di
Taiwan (due viaggi del Segretario Generale, mobilitazione dell’opinione pubblica, invio di una
delegazione, di osservatori al
processo, soccorsi vari...) in occasione della repressione esercitata contro i dirigenti di quella
chiesa per il loro atteggiamento
democratico e favorevole al rispetto dei diritti umani.
— Hai parlato di sostenere le
piccole chiese; qual è l’altro scopo dell’Alleanza Riformata Mondiale?
— A proposito di piccole chiese vorrei ancora aggiungere che
esse sono di gran lunga la maggioranza nell’Alleanza Riformata
Mondiale, perciò per noi non si
tratta affatto del classico rapporto di dipendenza tra il grosso che
dà e il piccolo che riceve, bensì
di trovare forme adeguate di aiuto reciproco.
Il secondo scopo dell’Alleanza
Riformata Mondiale è di individuare, precisare e affermare il
contributo riformato nel momento ecumenico attuale. Naturalmente c’è tutta una serie di contributi che ì riformati possono
dare e danno in tutti i campi dell’attività ecumenica. Personalmente, però, penso che il contributo più originale e tipico sia
oggi da cercare nell’ambito della
dottrina del « sacerdozio universale » ripensata in termini attuali. La dottrina che, abolendo l’antica divisione tra « laici » e « clero », tra « chi può » e « chi non
può», fornisce uno strumento
polemico e critico contro ogni
forma di srerarchia, antica o risorgente, sacrale o profana. Comunque, a parte le mie convinzioni personali, mi pare importante che l’Alleanza Riformata
Mondiale e le chiese che ne fanno
parte identifichino un loro preciso e originale contributo ecumenico. Non come un’« arma »
riformata da brandire contro altri, bensì — se posso usare il
paragone — come quelle cene tra
amici in cui ciascuno porta qualche cosa, uno l’antipasto, l’altro
una bottiglia, ecc.; tutti questi
apporti non sono lanciati contro
gli altri, né finiscono in un « calderone » generale, ma ciascuno
viene apprezzato per sé; e se il
mio apporto è particolarmente
pregevole o stimolante, tutta la
serata conviviale ne sarà caratterizzata. Occorre dunque che
l’Alleanza Riformata Mondiale e
le chiese che ne fanno parte
identifichino sempre meglio questo loro contributo e lo propongano apertamente e con decisione.
chiese riformate, quasi
se stesse e intristire
— Quali sono le vostre previsioni per il futuro?
— In settembre abbiamo avuto a Poiana Brasov, in Romania,
l’Asssemblea della zona europea
dell’Alleanza Riformata Mondiale di cui l’Eco-Luce ha già riferito. Il nuovo Comitato Europeo
che è stato nominato dovrà decidere della sua azione. È stata
accettata una mia proposta di
riflettere sulla « immagine » che
vogliamo dare dell’Alleanza.
Intanto sono cominciati i preparativi per l’Assemblea Mondiale che avrà luogo a Ottawa, in
Canada, in agosto 1982. Questa
OTTAWA 82 avrà per tema « Tuo
è il regno, la potenza e la gloria ». I temi della « gloria » cioè
dell’adorazione e della vita spirituale, del « regno » cioè della
speranza, e della « potenza » cioè
del rapporto tra Dio e i poteri di
questo mondo, saranno ugualmente all’ordine del giorno. È
importante che la nostra Chiesa
si prepari fin d’ora a intervenire
non solo durante l’Assemblea,
ma anche prima, in modo efficace. Forse l’efficacia sarà maggiore se si cercherà in tempo un
— Quali sono, oggi come oggi,
i problemi più urgenti?
— Uno è quello della partecipazione femminile. All’Assemblea
Europea di Poiana Brasov le donne erano il 15 per cento: una percentuale ridicolmente piccola. La
presenza delle donne nelle Assemblee (metà, come sono metà
della chiesa) è essenziale a mio
avviso perché se si discrimina
tra donne e uomini nella chiesa,
il passo successivo è di discriminare tra laici e clero; cioè si finisce dritti dritti nel cattolicesimo,
in ciò che il cattolicesimo ha di
più sbagliato.
L’altro problema, in certo senso più difficile da percepire, è
come essere allo stesso tempo
aperti all’ecumenismo e rigorosamente riformati. Qualcuno ha
detto che la vera Alleanza Riformata è il Consiglio Ecumenico;
infatti la linea calvinista-riformata è ecumenica per natura. Ma
non l’ecumenismo degli abbracci, degli equilibri, delle vie di
mezzo (tra gerarchie istituzionali o élites teologiche), bensì l’ecumenismo del ritorno di tutti
— noi compresi — alla Scrittura.
— Ma per l’AUeanza Riformata in quanto organizzazione, qual
è il problema più scottante?
— Mi pare di averlo già detto:
è quello di esprimere una linea
chiara e precisa e di proclamarla
come una bandiera attorno a cui
raccogliere tutte le piccole e
sparse chiese riformate del mondo.
Studi teologici
in Ungheria
(B.I.P.) Per il 1980-81, si sono
iscritti all’Accademia riformata
di teologia di Debrecen 98 studenti (58 uomini e 40 donne), più
una coppia della Chiesa riformata dei Paesi-Bassi, due studenti
riformati della Jugoslavia, e uno
studente della Chiesa riformata
ungherese dell’Australia. Esiste
un corso teologico per corrispondenza, gli iscritti al primo semestre sono 71.
All’Accademia riformata di
teologia di Budapest sono iscritti per il primo semestre di quest’anno 106 studenti (67 uomini
e 39 donne). Gli iscritti al corso per corrispondenza sono 123.
48 sono complessivamente gli
studenti iscritti ai corsi delTAccademia teologica luterana di
Budapest.
RFT: neH’85 a scuola
10% di musulmani
(BIP/SNOP) Si è riunito recentemente a Francoforte un
« Gruppo di lavoro islamico-cristiano per i problemi degli stranieri ». Esso è costituito dai rappresentanti delle Chiese ortodossa, protestante, cattolica e dei
diversi gruppi islamici presenti
nella Repubblica Federale Tedesca.
Tutti sono stati concordi nell’affermare che né i genitori, né
gli insegnanti e le autorità scolastiche sono pronti a capire e
ad affrontare i problemi che pone il numero crescente di scolari musulmani nelle scuole. Il dato statistico è che nel 1985 uno
scolaro su dieci sarà musulmano. Nei grandi centri industriali
questa cifra potrà aumentare fino a giungere al 40%. Occorre
quindi preparare fin da ora delle forme di intervento per evitare troppi grandi conflitti. A
larga maggioranza, i rappresentanti dei gruppi islamici si sono
pronunciati a favore dell’integrazione dei loro bambini nelle
normali classi tedesche. Occorrerà assicurare loro un insegnamento religioso coranico in lingua tedesca. I genitori musulmani dovranno essere preparati ad
accettare la nuova forma didattica come perfettamente conforme agli insegnamenti del Corano.
echi dal mondo cristianol
a cura di ANTONIO ADAMO
Nuova rivista
etiopica ortodossa
(BIP/SNOP) La Chiesa ortodossa etiopica ha recentemente
iniziato la pubblicazione di una
nuova rivista in lingua inglese:
« L’Evangelo dello sviluppo ». La
rivista si propone di diffondere
informazioni sulle attività della
« Commissione aiuti e sviluppo
della Chiesa », notizie di ordine
generale e sulla vita delle Cliicse.
Ginevra: catechismo
ecumenico
(SPP) Il Centro cattolico di
catechesi e l’Ufficio protestante
per le ricerche catechetiche hanno pubblicato a Ginevra un catechismo ecumenico per i bambini delle ultime classi delle elementari. L’opuscolo ha lo scopo
di introdurre sette incontri di
catechismo ecumenico. Le Chiese lo utilizzeranno con i bambini della quinta classe.
Repressione contro la
chiesa in Guatemala
(SNOP) E’ dal 1975, ma soprattutto dopo il 1979 (dopo la
rivoluzione nel Nicaragua), che
la repressione militare si è scatenata nel dipartimento di Quiche, nel centro montagnoso del
paese. Regione tradizionalmente
tranquilla, questa zona indiana
è oggi teatro di operazioni militari sempre più dure e sanguinose.
Sembra che la causa maggiore
di tali operazioni sia la presenza
di un nucleo di guerriglieri di
tendenza « guevarista » ; l’Armata della guerriglia dei poveri.
Questo movimento ha lanciato
nel luglio scorso un appello ufficiale ai cristiani del paese perché entrino a farne parte. Ultimamente la repressione contro
vasti settori della Chiesa cattolica del Quiche si è talmente intensificata da costringere il vescovo ad abbandonare temporaneamente la regione. Recentemente un prete del Quiche ha
fornito delle testimonianze sulla
violenza dell’attuale repressione,
pubblicate da DIAL. Da queste
testimonianze sorge di nuovo la
domanda: perché l’opinione pubblica internazionale è cosi indifferente alla situazione dell’America. Latina?
4
13 febbraio 1981
MINISTERI E RUOLO DIACONALE
Le nostre formule non sono ovvie
Nei nostri dibattiti usiamo formule consacrate dall’uso ma che non sono così scontate
come sembrerebbe - Due primi esempi a cui seguiranno altri due in un successivo articolo
La questione del ruolo diaconale ha dato l’avvio a un dibattito, nel quale, come dimostrano
gli articoli qui pubblicati di Neri Giampiccoli, riemergono le tematiche della rivista Diakonia e
della commissione che si occupava dei ministeri negli anni sessanta. Ma nuove cose, nel frattempo, si sono concretate e perciò bisogna chiedersi se i progetti di nuovo inquadramento
delle funzioni diaconali siano da
porre nella diretta discendenza
di tali antiche tematiche e fino
a che punto. Aderendo all’invito
di questo giornale vorrei esprimere nelle righe che seguono non
una presa di posizione, e men
che meno una indicazione di « governo » della chiesa, che lascio a
chi è stato eletto per questo tipo
di responsabilità, ma molto più
modestamente qualche osservazione sulle formule che vengono
usate nei nostri dibattiti. Vorrei
appimto dimostrare che alcune
di queste formule non sono così
ovvie e scontate come talvolta si
pensa.
Darò al mio intervento la forma di controtesi dopo aver enunciato le rispettive tesi.
Contraddizioni
nella diaconia
4 La diaconia è ima manifesta■ ■ zione dell’esistenza effettiva
della chiesa.
Da tutti i punti di vista questa
tesi sembra ineccepibile. La si
può far risalire direttamente a
Calvino, il quale pensava che la
chiesa non è un’entità platonica,
ma una realtà concreta. La sua
esistenza viene manifestata dalle
sue funzioni, tra le quali egli elencava la diaconia, accanto (e
non in subordine) alla funzione
di anzianato, di annuncio, di insegnamento. È significativo che
si sia voluto distinguere tra l’anzianato, che è una funzione relativa all’organizzazione ecclesiastica come tale, e il diaconato,
che è invece proiettato verso la
attività di aiuto fraterno. Ma è
ancora più significativo che ambedue le funzioni appartengano
al ’’governo” della chiesa, cioè
al suo andamento normale. Si
veda il titolo del capitolo relativo
nelle Ordonnances ginevrine del
1541: «Le quatrième ordre du
gouvernement ecclesiastique assavoir les diacres ». Se in questa
enumerazione il diaconato viene
come quarto, ciò non configura
una gerarchia di carattere umano, ma una disposizione logica,
per cui il servizio segue logicamente (e teologicamente) l’annuncio.
Ora se noi ci riferiamo a questi enunciati calvinisti non è per
fare dell’archeologia, né per repristinare una organizzazione che
fu, ma per enucleare che cosa
con essa volevasi esprimere. Il
diaconato viene qui compreso
in tutta la sua dignità teologica,
non come qualcosa di secondario, o di aggiuntivo, ma come
una delle manifestazioni della
chiesa nel suo funzionamento.
Orbene è proprio quando manteniamo questa tesi che andiamo
incontro ad alcune contraddizioni. Infatti la diaconia può ben
partire come una funzione cacaratteristica della chiesa, ma al
suo punto di arrivo essa non ha
più questo valore. La mia im
pressione è che quando la chiesa ’’diaconalmente” va in campo scolastico non possa far nient’altro che pedagogia; quando va
in campo ospedaliero non possa
far nient’altro che medicina;
quando fa dell’assistenza sociale
non può far nient’altro che società. Il che implica che si sappiano assumere anche le contraddizioni inerenti a questi interventi e tipiche del loro campo, rispettivamente. Non basta
mettere una targa sulla porta
di un ’’nostro” istituto per sormontare questi problemi. Anzi
si tratta proprio di affrontarli
nella loro dimensione pubblica.
Certo la diaconia della chiesa
tende verso il regno e in qualche
modo ne anticipa certe prospettive. Eppure — o forse proprio
per questo — assume gli strumenti di una visione laica della
società, considerando i problemi
sotto l’angolatura della loro dimensione mondana e non ecclesiastica. Solo a queste condizioni essa resta diaconia della chiesa per il mondo e non scade a
clericalizzazione del mondo oppure a rifugio di piccole virtù.
Quando queste tesi e controtesi non vengono ’’gestite” convenientemente, allora la chiesa va
incontro a contraddizioni ben più
pesanti, e forse anche ad errori,
mentre le sue forze devono allora venire impiegate per ’’gestire” tali errori. Questo dimostra
la necessità di una adeguata
scuola di discussione per tutti i
discorsi che hanno per oggetto
la diaconia. In particolare va
messa alla prova l’adeguatezza di
categorie intimistiche, personalistiche, da una parte, e unicamente laiciste dall’altra dalle quali
molti protestanti hanno difficoltà
ad uscire.
Ministero generale?
2 11 ministero appartiene a
• a tutti i credenti in virtù del
« sacerdozio universale ».
Anche questa tesi appare come uno dei fondamenti incrollabili del protestantesimo. Accanto
ad essa viene p>erò posto in questi ultimi tempi un enunciato
quasi uguale, che parla di un cosiddetto «ministero generale di
tutti i credenti » dal quale viene
fatto derivare poi il ministero
particolare di ognuno. Non è raro, anzi, che mentre il particolare viene fatto derivare dal generale, questo a sua volta venga
fatto derivare dal ministero del
Signore stesso. Una specie di dottrina dei ministeri a cascate successive. Alcuni documenti ecumenici sono fondati su queste
enunciazioni. Ma le possiamo trovare anche in studi e relazioni
di varie chiese.
Apparentemente nulla di più
chiaro e di più « cristologico ».
Di fatto qui siamo in piena logica umana. Leggendo qualche manuale di storia della teologia
(vecchia scienza polverosa, ahimè) si viene a scoprire che i Riformati classici si sono ben guardati dallo stabilire continuità di
questo genere tra i compiti di
Cristo e quelli della Chiesa, mentre nella teologia cattolica della
stessa epoca questo veniva fatto.
Ci sono poi altre considerazioni a renderci guardinghi. La prima concerne l’uso che vogliamo
fare dei passi biblici che proclamano il sacerdozio universale
(I Cor. 12; I Pietro 2: 1-10; 4:
7-11; Efes. 4 ecc.). Gli esegeti ci
avvertono che ognuno di questi
testi va considerato con molta
attenzione, e qui non vogliamo
iniziare una discussione esegetica, ma solo porre ima pregiudiziale riguardo al modo che abbiamo di applicare a noi questi
testi. Riteniamo che si possa applicare senz’altro alle nostre
chiese la dottrina dell’apostolo
Paolo sui carismi? Non c’è qui
per lo meno qualche ingenuità?
Inoltre — ed è l’argomento più
forte — siamo proprio sicuri che
Dio agisca secondo la logica che
vorrebbe che il cosiddetto ’’popolo di Dio” possegga un ministero
di carattere generale? Non è forse vero piuttosto che il popolo
di Dio si trova sovente smarrito
e Dio manda qualche persona
particolare, da lui scelta, per richiamarlo? Non è forse vero che
nella Bibbia tra ministero istituzionale e ministero vocazionale
c’è una tensione non risolta?
La verità del sacerdozio universale sta certamente nel fatto che
ognuno è chiamato, ognuno è
messo di fronte al compito da
svolgere, e per ognuno la chiamata si concreta in una particolare vocazione al servizio. Da
questo discende logicamente che
tutti i servizi della chiesa devono
esser messi sullo stesso piano.
Ma allora non è il particolare
che discende dal generale, bensì
l’inverso.
Se poi consideriamo che nella
logica dell’abbassamento, Dio
viene a identificarsi proprio con
il suo profeta maltrattato, o con
il suo Cristo crocifisso, vediamo
che il vero fondamento cristologico del servizio sta in questa
forma e non nell’altra.
Certo qualche esegeta ha voluto
ritrovare nella Bibbia una linea
di sviluppo rappresentabile come
due triangoli contrapposti e uniti al loro vertice: il primo che
rappresenta l’Antico Testamento converge verso Cristo, che è
il punto in cui s’uniscono i triangoli; il secondo invece parte da
Cristo e si allarga verso il tempo
della chiesa. Dobbiamo intendere in questa forma anche i ministeri? Oppure la linea cristologigica è sostanzialmente diversa?
(1 - continua)
Sergio Rostagno
LA NOSTRA UNITA’
Scrivo da Torino dove io e altri fratelli in fede abbiamo seguito con interesse e attenzione, nientemeno che in
Cattedrale, quella cattolica s'intende,
una cerimonia religiosa in occasione
della settimana di preghiera per l'unità dei Cristiani.
L'intervento del Pastore è stato improntato nella chiarezza su quanto ci
unisce e ancor più su quanto ci divide,
unito ad un messaggio di viva fede e
vera testimonianza. Gliene sono grato
quale fratello in fede.
Non sono contrario a tutto ciò, specialmente se abbiamo occasione di
testimoniare con chiarezza.
Ma, tra noi evangelici, disseminati
nella grande città, dove esistono chiese, gruppi, assemblee di varie denominazioni non sentiamo il bisogno di incontrarci in tale settimana per pregare
il Signore per la » nostra unità »? Non
credo che non ci sia proprio nulla che
ci divida, anzi...
Mi pare che poco o nulla si faccia in
tal senso mentre è necessario questa
preghiera d'insieme, è necessario insieme invocare lo Spirito Santo per
noi stessi e per portare uniti una testimonianza nel cattolicesimo ufficiale,
nel cattolicesimo di base e ancor più
nel mondo intorno a noi.
Primo Violo, Torino
IL DIBATTITO SUL SESSO
Una lettura controversa
Leggo sul n. 3 de « La Luce »
di quest’anno l’articolo di Daniele Busetto, che invita a un
dibattito sulla sessualità, prendendo lo spunto da una critica
che egli fa a due libri di W. Trobisch (L’amore è un sentimento
da imparare — e Ti prego, aiutami, ti prego, amami) pubblicati in coedizione dalla Claudiana e dai G.B.U., e rimango perplesso, perché, pur avendo anch’io letto questi due libri, non
ho riportato affatto la impressione negativa del Busetto sul loro
contenuto, dal quale trasparrebbe, secondo lui, che l’Autore, pur
richiamandosi aH’Evangelo, contribuisca a « penalizzare » la sessualità, quasi in collaborazione
con la Chiesa di Roma. Probabilmente non ho avuto questa impressione sfavorevole perché non
li ho letti con la preparazione
tecnica di un medico, né con la
mente di uomini « moderni » e
« progressisti », ma con quella
di uno che non è più giovane e
che anche quando lo era leggeva
(e legge ancora) la Bibbia comprendendo l’etica sessuale in essa indicata nel modo che qui
brevemente accenno.
Nella Bibbia non vedo alcuna
condanna del sesso, né della sessualità in se stessi, come se per
loro natura fossero più peccami
Facoltà valdese di teologia
INFORMATEVI sulle possibilità di
studio alla Facoltà Valdese di Teologia - Roma ( Biblioteca di 54.000
volumi, convitto, iniziative culturali, curriculum pastorale e non).
Scrivere o telefonare alla segreteria della Facoltà : Via P. Cossa 42 00193 ROMA - Tel. 06/361.07.33.
nosi di altre parti della persona
umana; anzi mi sembra che la
Bibbia ce li presenta come doni
di Dio, il cui uso non è condannato se non quando è contro la
vocazione la volontà del Donatore. E Lui ha ordinato che la
sessualità sia esercitata nell’ambito del matrimonio, altro suo
prezioso dono, e non fuori di esso. Questo dono ha come fine la
realizzazione di quella piena comunione di vita fra un uomo ed
una donna che è indicata dalla
parola biblica « una sola carne »,
senza prescindere per ragioni
egoistiche dalla funzione della
procreazione responsabile. Per
matrimonio non intendo soltanto quello che si celebra in chiesa
o al municipio, ma quello che
può anche consistere nella decisione privata e libera di un uomo e di una donna, al di fuori
di ogni forma celebrativa legale
o religiosa, decisione che per il
credente è comunque davanti a
Dio, di unirsi per tutta la vita.
Al di fuori di tale unione, che
almeno nella ferina intenzione
ha da essere definitiva, ogni altro
rapporto sessuale occasionale,
temporaneo o anche per prova,
saggio o « collaudo » in vista di
un’unione che può diventare duratura, a me sembra quella
« porneia » che il N. T. nettamente riprova e condanna. Ricordo,
ad esempio, quanto l’apostolo
Paolo raccomanda ai cristiani di
Corinto, esortandoli a « fuggire
la fornicazione », dicendo loro
che « ogni altro peccato che l’uomo commetta è fuori del corpo,
ma il fornicatore pecca contro il
proprio corpo », quel corpo che
« appartiene a Cristo » e pertanto « non è stato fatto per la fornicazione, ma per il Signore »;
e conclude invitando quei credenti a « glorificare Dio nel vostro corpo» (T Cor. 6: 12-20).
Sostanzialmente lo stesso discorso egli fa in T Tess. 4: 3-5,
dove scrive: « Questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate.
che vi asteniate dalla fornicazione, che ciascuno di voi sappia
possedere il proprio corpo in
santità ed onore, non dandosi a
passioni di concupiscenza, come
fanno i pagani, i quali non conoscono Iddio ». E sempre lo stesso Apostolo indica il « dono » del
matrimonio come unico luogo legittimo di esercitare il « dono »
della sessualità (ved. I Cor. 7:
1-9). Soprattutto ho sempre tenuto e tengo ben presenti le parole
del Signore stesso, il quale nell’Evangelo ordina ai coniugi di
non rompere e buttar via il dono
del matrimonio, che Dio ha dato loro perché duri per tutta la
vita, e chiede una fedeltà verso
la moglie (e il marito) che non
si limita solo agli atti del corpo,
ma si estende anche ai pensieri,
agli sguardi q ai sentimenti (ved.
Marco 10: 1-9; Matt. 5: 27-32).
Avendo questa visione dell’etica sessuale, che mi sembra fondata nel messaggio del N. T.,
non ho trovato i suddetti due
libri sostanzialmente in contrasto con tale messaggio e, pur non
sottoscrivendo ogni loro parola,
mi son sembrati talmente aderenti a quelle linee etiche fondamentali che ne ho raccomandato la lettura a diversi giovani
c a diverse coppie.
Ad ogni modo, son contento
che si possa aprire il dibattito
auspicato da D. Busetto, nella
speranza che vengano fuori dei
contributi che portino un po’ di
luce evangelica a quanti brancolano nelle tenebre di questa nostra società largamente pagana
nelle idee e nei costumi, società
che ama vivere in una sempre
più ampia licenza, che sbandiera come libertà, ma che riduce
gli uomini in quello stato di
schiavitù alle aberrazioni e ai vizi di cui raccogliamo gli amari
frutti tutti i giorni. Mi auguro
vivamente, dunque, che non ci
lasciamo ispirare e determinare
dallo spirito di questo mondo
in un ripensamento e nella pra
tica dell’etica sessuale, ma solo
dall'Evangelo, se veramente vogliamo essere fedeli alla Parola
di Dio e portare degnamente
l’appellativo di « evangelici » di
cui amiamo fregiarci.
Agostino Garufi
Caro Direttore,
ho letto con molto piacere l’articolo di Daniele Busetto che in
realtà è una recensione critica
dell’aberrante libro « Ti prego
aiutami ecc. » edito da GBUClaudiana. Devo dire che a me
era capitato di sfogliarlo con disgusto, e che in quell’occasione
avevo capito come mai la Claudiana avesse rifiutato, poco tempo prima, di pubblicare nella
serie « Dossier » un manoscritto
sulla salute della donna (coniprendente il problema sessualità) definendolo estremamente polemico e, come tale, scontato e
superato! Certo che se la mentalità dei supervisori di manoscritti è quella di « Ti prego aiutami », abbiamo ben poche speranze di poter dire qualcosa di
pubblicabile sulla questione del
sesso.
« La Luce » si comporterà diversamente?
Bergamo, 27.1.’81.
Rita Gay
Quest’ultimo intervento mi permette di rettificare un errore:
nella presentazione redazionale
dell’articolo di Daniele Busetto
era scritto: «a proposito di una
coedizione Claudiana - GBU ».
In realtà — come ci ha fatto notare il direttore dell’Editrice —
non si tratta di una coedizione
(che implicherebbe una corresponsabilità di decisioni sui contenuti) ma, come è scritto nell’interno dei volumi, di un semplice accordo di distribuzione:
si tratta di un servizio che la
Claudiana rende a edizioni evangeliche che non avendo propri
canali di diffusione avrebbero
una circolazione molto più limitata. E’ un fatto tuttavia che,
non sufficientemente chiaro tipograficamente, questo accordo induce in errore quanto alla corresponsabilità dell’Editrice, (f.g.)
5
13 febbraio 1981
LA TRAGICA SITUAZIONE DI UNA POPOLAZIONE SENZA REQUIE
NAPOLI: un terremoto
che viene do lontano
I problemi secolari che si accumulano sulla città dal tempo deit
Borboni sono stati portati all’estremo dal disastro di novembre
Sono ventisei famiglie e vivono
da venti giorni nelle ventiquattro
aule del 13° Circolo, nei tre prefabbricati costruiti cinque anni
fa come risposta urgente al bisogno di scuole nel quartiere. Nato
dalla speculazione selvaggia, strade strette, palazzoni di otto e più
piani, questo quartiere di media
borghesia, quindicimila abitanti,
aveva richiesto e ottenuto con
proteste e lotte questa prima sistemazione per la scuola elementare: poi l’Amministrazione Valenzi ha progettato e avviato la
costruzione della nuova sede definitiva, un po’ fuori mano, ma
moderna e in cemento armato.
Ma loro che occupano il 13°
Circolo queste cose non le sanno: vengono dal quartiere S. Carlo all’Arena, dalla Cupa Scudillo,
dove la loro casa si è gravemente lesionata.
Oggi alcuni di loro sono andati all’assemblea di genitori che si
è tenuta in Parrocchia. C’era molta gente, molte madri che parlavano pulito, in lingua italiana:
protestavano perché volevano
che la scuola ricominciasse a funzionare, perché i bambini non
possono restare a casa senza studiare. Loro, gli occupanti, erano
d’accordo: anche i loro bambini
non fanno scuola da settimane
e poi nella scuola non si vive bene e sono pronti ad andarsene,
se gli si dà un’altra sistemazione.
Hanno tentato di dirlo, hanno,
hanno chiesto la parola, hanno
cominciato a parlare, ma quando li hanno riconosciuti come
« gli occupanti » li hanno interrotti e invitati ad andarsene. Gli
hanno detto che se non sgombe
reranno la scuola la faranno « liberare » dalla polizia, perché la
scuola è un edificio pubblico e
occuparla è un reato.
Eppure i primi a forzare i cancelli e a sistemarsi nei prefabbricati con coperte e bambini, la
notte della grande paura erano
stati proprio loro, i signori che
abitano nel quartiere. In quelle
ore la scuoletta a un piano in
profilati d’acciaio era stato il rifugio per le nevrosi di molte signore; poi l’avevano abbandonata quando si erano riconciliati
con le loro abitazioni eleganti e
ben rifinite, costruite in solido
e soprattutto flessibile cemento
armato, nelle quali le scosse non
hanno prodotto nulla più che
qualche lesione nei tramezzi. È
cosi che ci sono entrati gli altri,
dopo due notti passate in strada
e due giorni alla ricerca di un
tetto. Ora li minacciano perché
sono estranei e devono tornarsene al loro quartiere.
Allora sono andati nella Sezione del PCI e lì hanno parlato con
una compagna della segreteria,
che gli ha spiegato che la scuola
è importante e deve funzionare,
ma i loro diritti saranno garantiti. Si farà la perizia della loro
casa e si vedrà: se è agibile o
abitabile con facili lavori dovranno ritornarci, se no saranno sistemati in un albergo o a Baia
Domizia.
Ma loro dicono che no, nelle
loro case non vogliono tornarci:
in otto in un basso o in dieci in
un quartino di tre vani, con ì
solai in legno e le infiltrazioni di
umidità sui muri ci sono stati
L’incubo della casa
La televisione, i giornali, hanno portato davanti agli occhi di tutti gli italiani la grande tragedia del terremoto che ha
sconvolto il Mezzogiorno e la città di Napoli.
« ’O cane mozzeca ’o stracciatto » — dicono a Napoli, commentando questo fatto: il cane morde chi ha già i vestiti a
pezzi. Il terremoto ha colpito gli strati sociali più deboli; ha
fatto diventare intollerabili situazioni che prima erano tollerate; la precarietà è diventata più grave.
Sì che di problemi Napoli e il Mezzogiorno ne avevano
da risolvere...
La popolazione della Campania si aggira sui 5 milioni e
400 mila abitanti (circa 1/10 dell’intera popolazione italiana) e
le forze lavoro sono (occupati e disoccupati) 1.928.000 di cui
225.000 disoccupati. I non appartenenti alla forza lavoro sono
3.443.000. Ogni 10 lavoratori 5 lavorano nei servizi, 3 nell’industria e due nell’agricoltura. Ma per ogni 10 lavoratori si contano più di un disoccupato (1,3%) e più di 20 non appartenenti alle forze lavoro (20,1%). Tra questi 20 ce n’è sicuramente
un buon numero che in realtà lavora ma appartiene al mondo dell’« economia sommersa ».
Ricerche fatte nell’area napoletana ci dicono che circa il
30% dei ragazzi tra gli otto e i quattordici anni fa qualche lavoro.
Ma certamente uno dei problemi più gravi di Napoli è
quello della casa. Prima del terremoto nel solo centro storico,
le abitazioni dichiarate degradate ai sensi della legge sull’equo
canone erano 46.100 su un totale di 81.000 (cioè circa il 57%),
ma la situazione è altrettanto drammatica anche nei quartieri
di Pianura, Seccavo, Chiaiano, Piscinola, Miaño, Censi Secondigliano, S. Pietro a Patierno, Ponticelli, Barra, Vecchia Villa
S. Giovanni, Pazzigno, Bagnoli.
In questi quartieri l’ìndice di affollamento (numero di
abitanti per una stanza) arriva fino a 3 abitanti per vano
(mentre la media di Napoli è di 1,24%/vano). Inoltre circa il
10% delle abitazioni degradate è a piano terra o sotto al livello della terra.
I piani predisposti daH’Amministrazione comunale di Napoli, predisposti prima del terremoto, prevedono un deficit
abitativo (rispetto agli standard previsti dalla legge nazionale) di circa 322.000 vani.
Per la realizzazione di questi vani occorrerebbero, ai costi attuali di 8 milioni di lire a vano, circa 2.500 miliardi di lire.
II piano comunale per adempiere alla legge 10/77 prevede
la costruzione o il ricupero di 70.000 alloggi pari a 270.000 vani entro il 1988 (questa previsione è fatta tenendo conto dell’incremento naturale della popolazione).
A questa situazione già drammatica si aggiunge ora il terremoto: secondo dati riferiti dal « Mattino » (il quotidiano di
Napoli) i senzatetto per causa del terremoto ammonterebbero a 50.000.
Ma questa situazione non è senza contraddizioni: gli alloggi sfitti a Napoli ammonterebbero ad alcune migliaia (l’ex
assessore all’urbanistica il socialista Di Donato affermava un
anno e mezzo fa che gli alloggi sfitti erano addirittura 22.000).
In questa situazione non bastano le iniziative individuali,
per questo la Federazione delle Chiese, in accordo con le comunità di Napoli, si propone di collaborare ad un piano organico di ricostruzione chiedendo rigore e chiarezza di programmi. gg
per tanto tempo, ma ora che la
terra e il soffìttto ballano, a parte le lesioni che ci sono sui muri, il coraggio di vivere laggiù
non ce l’hanno. E la compagna
della segreteria della Sezione
spiega che se non risulterà ufficialmente che sono terremotati
non potranno avere un’altra sistemazione.
« Ma quando è che uno diventa
terremotato? solo dopo che la
casa gli è caduta in testa? Allora
è troppo tardi! » rispondono e
non vogliono capire.
Rione Luzzatti
L;i, domenica mattina i tecnici
delle Case Popolari comunicano
gli esiti delle loro perizie agli abitanti del rione Luzzatti a Poggioreale: l’intero complesso è inagibile per i gravi dissesti prodotti
dal terremoto di otto giorni prima e tutte le case devono essere
abbandonate. Circa quattromilacinquecento persone devono entro la sera trovare un nuovo alloggio. Scene di disperazione e
di rabbia: ma i più si organizzano per portare fuori di casa
le masserizie e le cose indispensabili, ma dove metterle?
Vanno al Consiglio di Circoscrizione: c’è una folla di altre
persone che chiedono le perizie.
I Consiglieri non sanno che cosa
proporre, telefonano a Palazzo
S. (liacomo. Arriverà un tendone
per mille posti, ci si potrà arrangiare per la notte, bisogna avere
pazienza, aspettare. Alcuni aspettano altri vanno in giro alla ricerca di case sfitte: chi ha il co
raggio ci entra e basta, i più
timidi prendono l’indirizzo, lo
portano al Consiglio di Circoscrizione per ottenerne la requisizione. Viene individuato un Cantiere-scuola per i disoccupati:
tra baracche e uffici può ospitare
centinaia di persone. Un gruppo
di famiglie si organizza, entra,
cerca di sistemarsi. Ma qualcuno
ha avvisato la Polizia: il cantiere non può essere bloccato se
no il corso per i disoccupati viene sospeso e loro perdono il contributo giornaliero. Le guardie
di P.S. si schierano davanti ai
cancelli: c’è l’ordine di sgomberare comunque la gente. Alcuni
Consiglieri di circoscrizione, accorsi sul posto avviano una trattativa.
Alla sede del quartiere intanto è arrivato un senatore della
Sinistra Indipendente, telefona
in Questura, chiede tempo per
trovare altre soluzioni per gli occupanti. È arrivato il tendone,
ma la Ditta incaricata del trasporto non è addetta al montaggio. Si telefona al Comune: gli
operai arriveranno a momenti.
Un tendone non basta per
quattromilacinquecento! Nella
zona c’è un grande Istituto tecnico, una piccola città di aule,
officine, palestre, da solo potrebbe essere sufficiente per tutti.
Non si sa se è agibile. Viene
interpellato il responsabile scuola del PCI: è contrario all’occupazione di scuole, ma se non ci
sono altre possibilità... È necessario comunque che l’operazione
avvenga con il consenso delle autorità scolastiche: nell’Istituto ci
sono attrezzature del valore di
centinaia di milioni! Il Provveditore è a Salerno, ma il vice-Provveditore abita a Napoli: lui non
se la sente di opporsi, dice però
che è necessario prendere contatto con il Preside.
£ ormai l’ora della siesta, e
tuttavia il vecchio Preside viene
a rispondere al telefono; sì, lui
capisce, la situazione è tragica
per il rione Luzzatti, ma il suo
Istituto presenta delle grosse lesioni nei muri maestri e non è
noto l’esito della perizia. Nelle
prime ore dopo il terremoto al
cune famiglie vi avevano già tro
vato ospitalità, e dopo due gior
ni se ne erano andate per il ti
more di crolli. A quest’ora e di
domenica, come trovare periti
che possano dare un consiglio?
Occorre rintracciare il responsabile dell’ufficio tecnico dell’Edili
Una manifestazione per la casa nelle vie di Napoli (foto r. ribet)
zia scolastica dell’Amministrazione Provinciale, dal quale dipende la manutenzione deH’edificio.
Alcuni evangelici informano
che forse potrebbero reperire
delle tende, se esistono spazi idonei. « Sarebbero utilissime, gli
spazi ci sono o si trovano facilmente — rispondono quelli della
Circoscrizione — solo fate presto, perché è cominciato a piovere! ». Purtroppo poi le tende
non si trovano, hanno proseguito per le zone dell’alta Irpinia.
Si fa sera. Alla sede di quartiere vengono gli esperti incaricati di una superperizia dal Commissario di Governo on. Zamberletti. Hanno visto ed esaminato:
gli abitanti del Rione Luzzatti
possono tornare nelle loro case.
Lentamente torna la « normalità »: il cantiere-scuola viene evacuato, la polizia torna in caserma, il Preside viene ringraziato,
il capannone resta inutilizzato.
Da lunedì cominciano i puntellamenti: porte, finestre, scale, solai devono essere sorretti da pali di legno. È scomodo entrare
in casa ed è scomodo anche viverci, ma è meglio questa casa
che la strada.
Ordine di sgombero
Le dieci famiglie sgomberate
da un vecchio edifìcio di Salita
due Porte all’Arenella, erano alloggiate in un’ala della scuola
media: è un edifìcio scolastico
nuovo, uno dei tanti costruiti
dall’Amministrazione Valenzi negli ultimi cinque anni (una scuola al mese, un’aula al giorno!).
Utilizzavano uno dei due ingressi,
così le lezioni erano potute continuare, anche se con giorni di
rotazione, perché già c’era doppio turno completo.
Erano arrivati giusto prima
delle vacanze di Natale, accompagnati da un Consigliere di
Quartiere comunista, che aveva
fatto da intermediario con la polizia, chiamata prontamente dal
Preside. Gente tranquilla come
loro, non avrebbero voluto dare
fastidio: avevano chiesto dove
andare al Consiglio di Circoscrizione che aveva notificato lo
sgombero. Ma il Consiglio di Circoscrizione non aveva a disposizione neppure un vano o una
roulotte da assegnare.
Avevano suscitato la simpatia
e anche un po’ la commiserazione degli insegnanti della scuola
e i bambini avevano fatto una
raccolta per regalare loro dei panettoni.
« Io il lavoro ce l’ho e non voglio l’elemosina, voglio solo una
casa per la mia famiglia, dove
portare i nostri mobili e le nostre cose, che sono rimaste ancora lì nel palazzo pericolante »
aveva detto uno di loro; ma poi
« per non offendere » aveva accettato anche lui il dono.
Questa mattina alle sei sono
arrivati i camion dell’Esercito e
le camionette della Polizia: gli
hanno detto che dovevano essere
trasportati loro e le loro cose
sul litorale domitiano. Uno è corso a chiamare il Consigliere di
quartiere « compagno », ma intanto i giovani soldati vestiti in
tuta da combattimento, cominciavano a caricare letti e materassi sotto lo sguardo vigile dei
poliziotti che avevano ancora le
loro inutili bardature di elmetti,
tascapane portabombe, armi ecc.
« È gente tranquilla, non ha
impedito le lezioni, non ha sporcato la scuola! » ha cercato di
spiegare il Consigliere di Quartiere.
« È l’ordine » è stata la risposta.
Il litorale domitiano è lungo
chilometri: dove sono state assegnate loro le case? Lo sapranno
sul posto. Alcuni protestano apertamente; altri borbottano, ma
sembra non ci sia nulla da fare.
Alle otto gli occupanti sono già
partiti. I bambini entrando a
scuola alle 8.30 quasi non si sono
accorti che i loro ospiti non c’erano più; solo alcuni, che sono
arrivati in anticipo, hanno visto
un ultimo camion pieno di materassi che aveva difficoltà a partire.
Ora che la scuola è tutta libera può essere utilizzata anche
dall’altra scuola media del quartiere che è inagibile. Complessivamente con 104 classi su 30 aule
potranno fare doppioturno a
giorni alterni. Così il piano concordato da Comune, Provveeditore e Zamberletti consente a tutti di tornare a scuola.
Il prezzo però è alto,
E. N.
Gli evangelici di Napoli
Il terremoto del 23 novembre ha colpito anche gli evangelici di
Napoli. Diversi fratelli figurano fra i senzatetto e alcuni locali di
culto sono stati danneggiati. La chiesa valdese di Via dei Cimbri,
per esempio, ha subito lesioni le cui riparazioni costeranno, secondo una prima stima, non meno di 200 milioni. Ancora più danneggiata la chiesa battista di Via Poria, che è stata addirittura dichiarata
inagibile. In cattive condizioni è anche la sala di culto della chiesa
apostolica. Se però gli evangelici hanno dovuto subire, insieme a
tutti i loro concittadini, i danni del terremoto, hanno anche lavorato, insieme agli altri napoletani, per risolvere i problemi eccezionali delle prime settimane e avviare un intervento a più lungo termine. Insieme: questa è stata la parola d’ordine che la grande maggioranza dei protestanti di Napoli si sono dati per questi due mesi
e per il futuro. Non si è cercato, infatti, di ritagliarsi un pezzettino
del grande campo della ricostruzione per gestirlo in modo esclusivo; al contrario, si è cercato il collegamento con tutte le realtà presenti sul territorio, a cominciare, naturalmente dalla giunta comunale. Qualche esempio: a Ponticelli il centro sociale « Casa mia »,
gestito dai giovani del locale gruppo EGEI, è entrato a far parte
di un coordinamento di tutte le forze politiche, sociali e culturali
del quartiere interessate alla ricostruzione; non deve essere dimenticato poi il lavoro, meno appariscente e difficilmente quantificabile,
che molti fratelli stanno svolgendo a livello personale all’interno di
partiti e movimenti. L’iniziativa più rilevante è però quella intrapresa dalla FCEI, che si è accordata col comune per la fornitura di un
rilevante numero di prefabbricati, che saranno consegnati non appena le aree ad essi destinate saranno state attrezzate. Fra l’altro,
e forse è questo l’aspetto più importante, questo insediamento (sorgerebbe nella zona di Ponticelli) non dovrà essere solo un dormitorio, o, peggio ancora, un ghetto: dovranno esserci strutture E>er
l’aggregazione, la ricreazione, l’organizzazione dei terremotati. L’accordo col comune prevede che in questo campo sia lasciato spazio
all’iniziativa degli evangelici. È ancora presto pei dire quali forme
potrà assumere una tale iniziativa: ma è certo che si tratta di un’occasione di testimonianza e di servizio che sarà bene non perdere.
Paolo Fiorio
6
13 febbraio 1981
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
PINEROLO
PINEROLO
44
Nulla
e pero
innovato
Convocato il comitato
del Comprensorio
I soliti
ignoti
E’ la mattina di sabato 7 feb. braio, ore 10 circa. Gli studenti
55 Si profila un accordo tra DC e PSI per la gestione di importanti enti Jipr™^
ciata con notevole violenza, en
« Lettere Patenti colle quali
V. M. ordina che i Valdesi siano
ammessi a godere di tutti i diritti civili e politici de’ suoi sudditi, a frequentare le scuole dentro e fuori delle università ed a
conseguire i gradi accademici ».
Questo è il titolo, scritto in calce al documento firmato da Carlo Alberto il diciassette del mese
di febbraio l’anno del Signore
milleottocentoquarantotto. Ed è
sulla base di questa affermazione che i Valdesi, nel Sinodo dello stesso anno, decidono che
« d’ora innanzi il 17 febbraio sarà per i Valdesi un giorno di festa, nel quale si celebrerà il culto per rendere grazie a Dio del
gran bene che è stato loro accordato... ».
E sulla base di queste Lettere
Patenti ancora oggi il 17 febbraio
mantiene per tutte le chiese vaidesi (a cui si sono aggiunte anche le chiese metodiste) il significato di « festa della libertà ».
Quest'anno però mi pare particolarmente significativo non
fermare l’attenzione al titolo, ma
andare più avanti nella lettura del testo del documento, che
suona così: « Nulla è però innovato quanto all’esercizio del loro
culto ed alle scuole da essi dirette ».
Emilio Comba, senza dubbio
uno degli storici più sensibili che
la chiesa valdese abbia espresso,
nel Bollettino della Società di
Storia Valdese (oggi: di Studi
Valdesi) pubblicato in occasione
del cinquantenario della emancipazione, dedica un attento studio a «L’interpretazione progressiva dell’editto di emancipazione
in correlazione alla costituzione
e quale è stata provocata dalla
missione evangelica valdese ». In
tale studio si mette in evidenza
come Carlo Alberto, pieno di esitazioni, non intendesse in realtà
dare ai valdesi tutto quello che
essi poi hanno avuto. E lo hanno ottenuto per la loro ostinazione, per la loro ferma volontà di
non sottostare a quelle norme
dello Statuto Albertino che di
fatto e di diritto limitavano non
solo la libertà individuale ma
anche la libertà di associazione,
di culto e di testimonianza. E la
loro ostinazione ha ottenuto dei
frutti notevoli.
Ora la costituzione su cui si
regge la nazione italiana di cui
siamo parte non è più lo Statuto
Albertino, limitativo in molti
suoi articoli: è la Costituzione
della Repubblica Italiana. Essa è
garante di libertà. Eppure, paradossalmente, la situazione è rovesciata rispetto al 1848. Là vi
erano restrizioni che sono state
rese inoperanti, qui vi sono garanzie di libertà che non sono
ancora diventate operanti. La costante è nell’inoperanza. E non
è certo una cosa di cui si debba
andar fieri!
Nel passato i valdesi si sono
battuti per rendere nulle forme
restrittive. Oggi, con la stessa
ostinazione e la stessa ferma volontà, sono chiamati a battersi
per rendere efficaci norme di
per sé valide. E’ questo il senso
della protesta delle chiese valdesi e metodiste per chiedere al
Governo la firma dell’Intesa prevista dall'art. 8 della Costituzione.
Non vi è dubbio che il contributo dei valdesi per la libertà religiosa nel secolo scorso si tradusse in un clima di maggiore
libertà per tutti i cittadini. Così
oggi, l’impegno nostro deve muoversi non nella ricerca di privilegi (che nessuno vuole), ma nella esplicitazione della identità
delle chiese e dello spirito che le
muove, sapendo che da questa
azione può venire un contributo,
sia pure piccolo, alla applicazione efficace di tutte le libertà che
la Costituzione della Repubblica
contempla, per tutti i cittadini.
Bruno Bellion
Venerdì 23 febbraio con tutta
probabilità sarà convocato il comitato comprensoriale di Pinerolo.
Verificheremo in quella occasione le voci che si sono diffuse
negli ambienti politici pinerolesi
circa un possibile accordo quadro tra la DC e il PSI e le forze
laiche per la gestione di importanti enti quali appunto il comprensorio, la comunità montana
Val Pellice, la comunità montana Val Chisone e Germanasca,
l’Unità sanitaria locale di Pinerolo, il comune di Pinerolo.
Come abbiamo già scritto sul
giornale, la giunta di Pinerolo
ha rischiato di andare in crisi per
un certo metodo di gestione degli appalti; gli stessi liberali che
fanno parte della coalizione di
maggioranza avevano preso le
distanze dal comportamento di
assessori democristiani in occasione ad esempio dell’istituzione
del servizio di formazione sportiva e delle forniture per le mense scolastiche. Ad incalzare la
giunta su questi punti era stato
soprattutto il PSI.
C’è quindi un’esigenza immediata per la coalizione che amministra il comune di ottenere
un consenso più ampio per evitare votazioni che la mettano in
minoranza.
L’occasione per allargare la
maggioranza è data dalle elezioni per il comitato comprensoriale dove lo stesso gruppo DC è
diviso rispetto al nominativo del
presidente. Per garantirsi dai
franchi tiratori è necessario un
IN VAL D’ANGROGNA
Museo o centro di vita?
L’interesse che ormai ruota intorno al progetto del Centro di
documentazione della cultura
contadina supera ogni più ottimistica previsione. Ne fa testo
l’affollata riunione dell’altra sera
nella sala consiliare in cui s’è
cercato di fare un primo bilancio al ritorno dalle visite di altri
centri di documentazione: dagli
oggetti statici e polverosi di
Combouscuro alle testimonianze
orali, viventi di Bajo Dora. E’
proprio a cavallo di un’esperienza che da un lato sappia caratterizzare, individuare, in alcuni
oggetti d’uso tutta un’epoca e
dall’altro sappia agganciarsi con
coerenza ed attualità ai problemi quotidiani, che si è individuata la linea fondamentale del prò
oggi e domani
In questa rubrica pubblichiamo gli avvisi inerenti ad iniziative di carattere
ecumenico, culturale e civile che ci pervengono in tipografia entro le ore 9
di ogni lunedì (tei. 0121/91.334).
• CORSO ELEMENTARE DI STORIA
DELLE RELIGIONI
Pinerolo. Venerdì 23 gennaio alle ore
20.45 presso l'Auditorium del Liceo
Scientifico (via dei Rochis) ha avuto inizio un corso di storia delle religioni:
« L'uomo verso l'assoluto ».
La quota di iscrizione è di L. 5.000.
Il corso prevede 3 cicli: aspetti delle
religioni occidentali, aspetti fondamentali delle religioni orientali, l'esoterismo nella tradizione cristiana.
• CONCORSO FOTOGRAFICO
Rorà. La Società di Studi Rorenghi
in collaborazione con la Pro Loco organizza per la prima settimana di agosto il 1” Concorso Fotografico « Paolo
Paschetto » sul tema « L'uomo e il lavoro » Richiedere il regolamento a Roberto Motel - 10060 Rorà.
• CENTRO SOCIALE PROTESTANTE DI
PINEROLO
Il Cesp ha predisposto un dossier,
che riprende il materiale del nev, sul
tema delle « Intese per la regolamentazione dei rapporti tra stato e chiesa ».
Inoltre è in preparazione un altro
dossier sul tema « Aborto e coscienza
cristiana » anche in vista del seminario che il Cesp organizzerà sullo stesso
argomento sabato 7 marzo alle ore 15.
Chi è interessato a ricevere copie
può farlo telefonando al n. (0121) 21719
0 scrivendo direttamente al Cesp, via
dei Mille, 1 - Pinerolo.
Hanno collaborato a questo
numero: Mauro Albertengo Giovanni Anziani - Thierry
Bcnotmane - Ivana Costabel Franco Davite - Giuliana Failla - Dino Gardiol - Adriano
Longo - Luigi Marchetti Marco Rossi - Franco Taglierò.
getto. Ma come realizzarlo? Non
è facile. C’è la tentazione, sempre latente, di voler raccogliere
tutto con il rischio di creare un
grosso caotico magazzino; un
accumulo di cose, d’immagini,
che sono più Museo storico che
specchio attuale della nostra
realtà.
C’è poi la tentazione di voler
realizzare qualcosa solo in funzione dei turisti che, com’è noto, in Val d’Angrogna d’estate
vengono numerosi a causa delle
località storiche valdesi. « Dobbiamo fare uno sforzo per creare
qualcosa di vivo — ha detto un
partecipante al dibattito — che
sia collegato al nostro ambiente
per un recupero delle radici della nostra cultura ». Prevedibilmente quindi bisognerà raccogliere, di casa in casa, alcune testimonianze dei più anziani insieme alle vecchie canzoni, ai
detti, alle tradizioni. Ma la scommessa, mi pare, sta nel raccogliere le cose giuste e collocarle
al posto giusto. Le cose cioè che
possono rivivere nel presente e
che possono essere colte dalle generazioni più giovani. Se ne riparlerà mercoledì, 18, in una serata aperta, nella sala del Comune.
g. P
accordo quindi con una forza
ben rappresentata in comprensorio, il PSI appunto.
Di qui la proposta di un accordo che lasci la presidenza del
comprensorio alla DC (Celeste
Martina o Fenoglio) ma che includa tra gli assessori un socialista (Arione), che veda l’entrata
in giunta a Pinerolo di un socialista (Richiardone o Rivò), la
presidenza dell’USL 44 ad un socialista (la sig.ra Felloni), e la
estromissione dalla maggioranza
della comunità montana Val Pellice dei comunisti e degli indipendenti di sinistra. Tutta questa operazione comporta la rottura dell’unità della sinistra che
esiste ancora in Val Pellice. I
beneficiari politici sono quindi
la DC che otterrebbe di emarginare il PCI e il PSI che riuscirebbe ad occupare alcuni posti
chiave nella politica locale.
Queste le linee generali del
possibile accordo, che deve però
passare al vaglio degli organi dirigenti dei partiti.
Comunque esistono indicazioni
che si vada in questa direzione;
il gruppo democristiano ha già
votato a favore al bilancio della
comunità montana Val Chisone
e Germanasca, venerdì scorso.
gg
Protestantesimo
a Telepìnerolo
canale 56 ; per tutto il comprensorio
canale 27; per la città di
Pinerolo
canali 32 - 41 - 43 - 54 : per
la Val Chisone
canali 24 - 49: per la Val
Pellice
Ogni sabato alle ore 20,20
CONFRONTIAMOCI
CON L’EVANCELO
rubrica a cura
di Attilio Fornerone
e Marco Ayassot
Sabato 14 febbraio ; La
chiesa valdese in Sud America.
Sabato 21 febbraio; L’intesa con lo Stato italiano.
PRAMOLLO
alla tassa sul
consumo di elettricità
Nel corso della seduta del Consiglio comunale del 30.1 è stato
nominato quale rappresentante
del Comune nel Consorzio per
lo smaltimento dei rifiuti solidi
urbani, al quale Pramollo aveva
aderito già in passato, il consigliere Eugenio Maccari. Per
quanto riguarda il servizio di
raccolta e trasporto dei rifiuti,
che vengono portati nella discarica di Ruata in attesa dell’entrata in funzione dell’impianto di
Pinerolo, si è approvato un aumento del 50% delle tariffe a
carico degli utenti, tenendo presente che tale servizio verrà esteso a tutte le borgate.
Dopo un dibattito in cui si è
cercato di valutarne i pro e i
contro, il Consiglio all’unanimità ha approvato l’istituzione della addizionale sul consumo della
energia elettrica ; si tratta di una
imposta di L. 10 per ogni Kvv.
consumato per tutti i non residenti; per la popolazione residente sono esenti dall’imposta
i primi 225 Kw consumati trimestralmente.
I motivi che hanno portato a
tale decisione sono molteplici; a
Pramollo il 75% degli utenti non
sono residenti e si è calcolato
che le 10 lire graverebbero sui
contadini e sui pensionati per
un importo di 400 o 500 lire mensili, somma abbastanza irrilevante; inoltre si è tenuto conto anche del fatto nel quadro del modesto bilancio del nostro comune che l’entrata di un milione
circa potrà essere utile. Per quest’anno verrà utilizzata per coprire il 50% della spesa per la
installazione delle linee telefoniche nelle borgate Bosi e Sappiattl, ancora sprovviste, attuata in collaborazione con la Comunità Montana. E’ un servizio
importante che viene incontro
alle necessità delle famiglie più
isolate.
Inoltre è stato approvato l’affidamento dell’incarico per le
consulenze e prestazioni tecniche al geometra Casolin di Pinasca, che sarà in Comune almeno
mezza giornata al mese a disposizione di coloro che vorranno
chiedergli consigli in materia
edilizia.
tra in classe dal riquadro più alto della finestra, cospargendo un
ampio tratto del pavimento di
frammenti aguzzi di vetro. Alcuni di questi arrivano fin sulla
cattedra ed oltre, perforando il
registro e ferendo leggermente
alla mano l’insegnante.
Certo è stato un gesto compiuto senza riflettere sulle conseguenze ben più gravi che potevano derivarne: se solo fosse
stato rotto il vetro vicino, la
pioggia di frammenti, anziché finire quasi tutta sul pavimento,
sarebbe caduta in pieno sui ragazzi. Per fortuna invece è rimasto un fatterello da nulla; sembra ridicolo parlarne in questi
tempi di violenze tanto più gravi.
Eppure forse vale la pena di
riflettere un momento sui continui episodi senza importanza come questo, significativi proprio
per la loro allegra gratuità. Ne
vale la pena sia perché l’aggressività crudele matura più facilmente e trova minore resistenza là dove c’è la diffusa abitudine alla distruzione « per divertimento » di tutti gli oggetti esposti al vandalismo, sia perché abbiamo tutti una parte di responsabilità.
Sì, lo so, non è il caso di drammatizzare, e i ragazzi hanno
sempre avuto la tendenza a fracassare quel che era alla loro
portata; ma noi vecchi abbiamo
trascurato un po’ troppo di insegnare a questi ragazzi di oggi
alcune cose essenziali che invece
i nostri vecchi, bene o male, ci
avevano fatto capire, e cioè il valore degli oggetti, il valore della
fatica, le conseguenze lontane di
gesti apparentemente innocenti.
Il valore degli oggetti : oggi non
riusciamo nemmeno più a renderci conto del loro costo, che
varia così, capricciosamente da
un giorno all’altro; tanto meno
i ragazzi possono apprezzare il
valore insostituibile che i materiali hanno in questo mondo così sovraffollato, e della quantità
di lavoro richiesta dagli oggetti
che si trovano in mano. Questo
una volta si imparava anche senza volerlo, vedendoli fabbricare
e spesso essendo costretti a collaborare alla loro costruzione.
Oggi non è possibile tornare indietro alla vita del villaggio, ma
si può lo stesso cercare di capire e far capire questo valore a
chi ci sta vicino.
Il valore della fatica ; nella giusta lotta contro quella fatica che
avvilisce l’uomo e lo rende schiavo, non abbiamo saputo dare ai
nostri ragazzi l’esperienza gratificante della stanchezza che deriva da un lavoro utile e costruttivo, così importante da neutralizzare il fatto che il distruggere
è molto più facile del costruire;
e poi se ne vedono immediatamente gli effetti mentre fare una
qualsiasi cosa richiede di solito
un po’ di tempo. Così, la benedetta voglia di muoversi e di fare, che anima bambini e ragazzi,
non trovando nulla di meglio, si
sfoga nel demolire panchine, vetri e segnalazioni stradali, nel
più innocente dei casi.
Le conseguenze lontane dei nostri gesti. Ricordo ancora una
lavata di capo che un vecchietto
mi fece più di mezzo secolo fa:
durante una passeggiata in montagna, mi aveva sorpresa mentre
mi divertivo a buttar palle di neve che rotolavano ingrossandosi lungo il pendio. Mi spiegò molto energicamente che in montagna chi provoca una valanga o
una frana rischia sempre di seppellirvi sotto la sua casa o i suoi
amici.
Ma la società in cui viviamo
sembra fatta apposta, nell’impersonalità dei suoi rapporti, per
impedirci di vedere le conseguenze ultime di ogni nostro gesto. E cosi può capitare di sentirsi molto forti e abili se si riesce a fracassare un vetro al secondo piano di un edificio, senza
pensare che potremmo accecare
un ragazzo come noi.
M. G.
7
13 febbraio 1981
CRONACA DELLE VALLI
XVII FEBBRAIO 1848
Tolleranza e libertà
I commenti della stampa cattolica dopo la concessione dei diritti civili
Notizie utili
Dopo aver preso in esame nel numero scorso l’opinione della stampa laica
sul tema della libertà religiosa negli anni dell’emancipazione, ci resta ora da
vedere quali erano le argomentazioni a tale riguardo
dei giornali di ispirazione
religiosa.
La stampa clericale, la
cui voce più autorevole era « L’Armonia della religione colla civiltà », esprime chiaramente i timori
della chiesa cattolica, che
vede nell’editto di emancipazione dei valdesi un pericolo per la propria autorità. Essa infatti, essendo
depositaria di ogni verità,
deve anche essere l’unica
guida dell’uomo, che non
può sostenersi con la sola
ragione. I giornali affermano che la chiesa cattolica fu sempre tollerante
verso i valdesi, anzi insiste sulla intolleranza e sulla « ferocia del protestantesimo contro i dissidenti
ed in modo speciale contro i cattolici » ’. Si ritorna
indietro nel tempo, si riparla di Calvino che non
tollerava i cattolici romani a Ginevra, di Enrico
Vili, di Elisabetta e Guglielmo III d’Inghilterra,
che perseguitarono i cattolici, ner concludere che
perciò « i valdesi non possono non essere che perseguitati » \
La stampa cattolica è però poco propensa a menzionare le lunghe persecuzioni a cui furono soggetti i valdesi, ma infierisce
su di loro accusandoli per
colpa di alcuni singoli e
cade in un circolo vizioso
poiché afferma che i valdesi « spigolando nella lunga
serie de’ secoli qualche fatto d’intolleranza e di persecuzione per parte di qualche vescovo in particolare,
o per abuso dell’autorità
ecclesiastica, o per uso dell’autorità che gli competeva come signor temporale,
appiccano alla chiesa tutta l’opera di uno o pochi
individui » ^ In pratica cioè
L’Armonia accusa i valdesi tutti di quelle stesse colpe che hanno commesso
dei singoli, mentre rigetta
di estendere la responsabilità di un singolo cattolico a tutta la chiesa romana. Cade inoltre ancora in
contraddizione quando, riconoscendo che i cattolici
sono intolleranti verso i
protestanti e desiderano la
tolleranza nei paesi acattolici, cerca di giustificare il
cattolicesimo che amm.ette
una sola fede, una sola verità, ribadendo che la chiesa « fu sempre intollerante
dell’errore e questa è una
gloria, perché la verità è
una, perché la verità deve
combattere l’errore » \
Di tutt’altro parere è la
chiesa valdese che considera la religione di Stato
come quella della casa regnante e non di tutti i sudditi. A tale riguardo cosi
scrive sulle colonne del
giornale valdese « La Buona Novella » Giuseppe Buniva, uno dei 600 firmatari
della petizione d’Azeglio al
re Carlo Alberto: « Ogni
uomo di fronte ai suoi simili, ha diritto di costituirsi giudice della verità della
religione che scelse, e dell’erroneità dell’altre che
non segue. I rapporti tra
Dio Ottimo Massimo e gli
uomini debbono sfuggire
ad ogni esterna coazione.
così del potere sociale, come di qualunque privato.
Una religione imposta con
la forza è ad un tempo, un
controsenso ed una solenne iniquità. In questi principii sta la libertà di coscienza » *.
In un altro articolo il
giornale valdese si lamenta
fortemente dell’equivoco
in cui molti sono caduti:
far cioè coincidere la libertà di coscienza con la libertà di pensare. Satiricamente esso asserisce che se si
restringono le libertà a
quella di pensare « è chiaro che anche l’inquisizione
rispettò la libertà di coscienza: ella dichiarò mille volte che puniva l’eresia
espressa a parole e a fatti,
o almeno a indizi, non mai
l’eresia di puro pensiero». ‘.
L’articolo prosegue ponendo in evidenza l’assurdità
del pensiero senza razione, poiché è assurdo parlare di libertà di pensare
senza libertà di stampa e
conclude ribadendo che
« pretendere che l’uomo sìa
padrone di pensare, ma
non di stampare, non di
scrivere, non di parlare,
equivale a costringerlo a
vivere in società, come fosse fuori di società, senza
cioè quella comunione di
pensamenti ed effetti onde
società vera ed umana risulta » ’.
I valdesi ribadiscono così che per libertà di coscienza liberalmente, moralmente, civilmente e politicamente, intendono la libertà di culto, come per
libertà di pensare intendono libertà di stampa. Tutto
cioè per loro è attuabile
mediante la separazione
della Chiesa dallo Stato,
Doni CIOV
Pervenuti nel mese di novembre
ISTITUTI OSPITALIERI VALDESI
L. 35.000: Chiesa Valdese di
Prarostino.
RIFUGIO RE CARLO ALBERTO
L. 120.000: le famiglie del pastore dalla; Gariglioli; Losetta
in memoria di dalla Aimée.
L. 100.000: E.A.M. Giraud in
memoria della mamma Eugenia
Rostagno-Paschetto.
L. 53.000: Unione Femminile
Valdese di Torre Pellice, in memoria della Sig.ra Lina Tamietti.
L. 50.000: Miniscalco, in memoria di Tommasone Beatrice;
Erica Giraud, in memoria di Eugenia Rostagno-Paschetto; Bianca e Carlo Malan, in memoria
di zia Lina; N. N., ricordando
i miei cari; Amalia Balmas Peyla, ricordando il caro marito.
L. 30.000: N. N. da Rorà; Gardiol Emanuele, San Secondo di
Pinerolo, in memoria della moglie e sorella Elena.
L. 20.0000: Lea e Franco Bonnet.
L. 10.000: dalla Margherita, in
memoria di Romano Pina; Bertalot deanne, Angrogna; Unione
Femminile Valdese di Angrogna.
L. 5.000: Salce Elena, Pinerolo; R. d., ricordando tutti i suoi
OSPEDALE DI POMARETTO
L. 220.000: Chiesa Valdese di
Prarostino.
L. 105.000: In memoria del caro zio Sappè Eli; i nipoti Davide,
Ernesto, Renato, Enzo, Lina, Ada,
Ida, ai Pellenchi di Pramollo.
L. 100.000: Pascal-Bert Alma,
Chiabrando di Ferrerò; In memoria della mamma Eugenia Rostagno-Paschetto: E.A.M. Giraud,
Pinerolo.
L. 66.000: In memoria di Clot
Levi Cesare: amiche ed amici
di Elsa, reparto « Ring Filseta -,
Porosa Argentina.
L. 50.000: Lantelme Filomena,
Pragelato; Avondetto Susanna,
Prarostino; In memoria di Bou
Nuovo garage
di Priotti Adriano
• Riparazione di vetture nazionali
ed estere
• Revisioni e collaudi
• Riparazione trattori e mezzi
agricoli
• Garanzia sul lavoro svolto
Via Nazionale, 87 - Villar Perosa
Tel. 0121/514388
associandosi così alle idee
dei liberali. La « Buona Novella » infatti esorta i cattolici a persuadersi « che non
possono e non debbono
mai mescolarsi insieme
Chiesa e Stato, Vangelo e
politica. Lascino pensare al
Governo i poteri costituiti,
ed essi pensino a salvare
anime comunicando ad esse i doni del santo divino
spirito mediante la parola
di Dio, che sta registrata
per tutti nella Sacra Bibbia » *.
L’emancipazione del ’48
non fu dunque totale, anzi
molto restrittiva per la libertà religiosa, tuttavia fu
un primo passo verso la
completa integrazione delle
minoranze religiose nel
nuovo ambiente politicosociale del Risorgimento.
Ne è conferma l’ingresso
alla Camera dei deputati di
Giuseppe Malan, primo
ran-nresentante valdese al
Parlamento subalpino.
Clara Bounous Bouchard
' L'Armonia, 28 febbraio 1852.
- L’Armonia, 4 gennaio 1850.
^ L’Armonia, 28 febbraio 1852.
■' L’,iymonia, 20 ottobre 1851.
’ La Buona Novella, 28 novembre 1851.
‘ La Buona Novella, 7 novembre 1851.
' La Buona Novella, 7 novembre 1851.
* La Buona Novella, 23 gennaio 1852.
Secondo corso di frutticoltura
La Comunità Montana Val Chisone e Gerrnanasca
comunica che il 2’ Corso teorico-pratico di frutticoltura
in ambiente montano si svolgerà a Pomaretto e Penestrelle tra il 21 febbraio e il 28 marzo. Oltre alle lezioni
teoriche sono previste esercitazioni pratiche da innesto
e potatura, a gruppi di 15-20 allievi.
Ai partecipanti sarà distribuita una dispensa-riassunto delle lezioni.
Gli interessati a frequentare il corso devono presentare domanda in carta semplice indirizzata alla Comunità Montana Valli Chisone e Gerrnanasca - Piazza Libertà 1, Pomaretto (tei. 81497 - 81190), entro il 16 febbraio 1981.
Prenotazione patate da semina
Pagamento indennità compensativa
La Comunità Montana Val Pellice avvisa gli agricoltori della Valle che è possibile prenotare le patate da
semina per l’anno 1981 rivolgendosi al Settore Servizi
Tecnici della Comunità Montana - Via Caduti Libertà 4,
Torre Pellice nel seguente orario di ufficio; 9-12/14-17
tutti i giorni (escluso il sabato) entro e non oltre il 16
febbraio.
Ed inoltre rende noto che sono in pagamento presso
il Settore Servizi Tecnici gli assegni relativi all’indennità compensativa per l’anno 1980.
Assistenza malattia
La Comunità Montana informa la cittadinanza della
Val Pellice (Comuni di Angrogna, Bibiana, Bobbio Pellice, Bricherasio, Lusernetta, Luserna S. Giovanni, Rorà,
Torre Pellice, Villar Pellice) che;
• per ogni informazione riferentesi all’assistenza sanitaria fornita dalle ex Mutue, ci si deve rivolgere all’ufficio di Torre Pellice - Viale XXV Aprile n. 7
(tei. 932222)
— tutte le mattine ore 7,45-12 (compreso il sabato)
— il pomeriggio di giovedì e venerdì dalle 15 alle 17
• Anche i certificati di malattia dei lavoratori vanno
recapitati a mano o per posta all’ufficio suddetto.
• Per ottenere prestazioni specialistiche ambulatoriali
presso strutture pubbliche non occorre autorizzazione preventiva ma solo la proposta del medico curante.
L’angolo di Magna Linota
chard Edmondo: il fratello Temicu e famiglia; Comba Adeiina, Perosa Argentina.
L. 45.000: I compagni di iavoro
e Dirigenti della Ditta Martini
e C., ricordando ia mamma di
Bounous Alfonso.
L. 30.000: Viti Vera ved. Vinçon; Rostagno Maria, Dubbione;
Grill Maria, Prali; Somma Ornella in Malan, Torino.
L. 25.000: Long Eli, S. Secondo
di Pinerolo, in memoria di Long
Alessandrina; Gailea Gabriele,
Pinerolo,
L. 20.000: Ferrerò Bruno, Pinerolo; Fornerone Olinto, Prarostino; Bonnin G. Battista, Perosa Argentina: Ada e Renato Barai, in memoria di Jahier Elisa e
ReveI Guido; La famiglia Gaydou
in memoria di Gaydou Riccardo
e figlio.
L. 15.000: Davin Giuseppina,
Perosa Argentina; Azzario Alpina ved. Bidese, Villar Perosa,
L. 10.000: Rivoiro Valentino e
Lea, per riconoscenza al Signore; Idem, ricordando il loro Mario; Melchiori Lidia, un pensiero affettuoso alla cara memoria della mia ex-insegnante Signora Letizia Mathieu Grill; R.
B. J., ricordando il caro papà;
Elisa ed Aldo Peyronel, in memoria dei cugini Elisa Jahier
Duo e Guido ReveI; Gamba Adelina ved. Bruno, Perosa Argentina; Talmon Albino, Perosa Argentina; Pizzocaro Irma, in memoria di Giraud Carlo; Comba
Adelina, Perosa Argentina; Pons
Emilia, S. Secondo di Pinerolo,
in memoria di Garrou Lilian;
GardioI Walter e Delia, S. Secondo di Pinerolo, in memoria
di GardioI Attilio.
L. 5.000: Ricordando Rivoira
Aldo, la moglie e famiglia.
Cara magna Linota,
mi rivolgo alla tua gradita rubrica in quanto la
ritengo in grado di soddisfare ad una mia curiosità
storico-biblica, che m’è rimasta alla mente come interrogativo fin dalla mia
gioventù; sono almeno cinquant’anni: oggi ne conto
ottanta, ma ricordo d’aver
udito da parte di un nostro stimato anziano questa affermazione: « Israele
è scaduto da popolo prediletto fin dal tempo che
volle un re, onde poter essere un popolo come gli
altri » (I Samuele).
Oggi, tornato alla ribalta
dei fatti storici, sembra si
comporti non solo come
gli altri, ma anche peggio;
ossia, quanto ha subito dai
nazionalisti tedeschi, lo ripete sui suoi confinanti.
Cosa ne possiamo pensare
o concludere noi oggi come evangelici?!
Un vecchio abbonato de
« La Luce »
S. Bouchard
Corneliano d’Alba
Caro fratello,
non so chi abbia detto
che Israele ha perso definitivamente l'amore di Dio
quando volle un re come
gli altri popoli (e perché
non invece quando, per
esempio, volle un idolo da
adorare, come gli altri?).
Certo sarà stata una persona molto più preparata di
me, ma non me la sento
proprio di dargli ragione;
anzi, mi pare che un’idea
di questo genere sia contraria a tutto quello che
dice la Bibbia. A comincia
re da Adamo, la storia dei
rapporti fra Dio e gli uomini che Egli chiama è la
storia della ribellione e del
peccato dell'uomo, del perdono, dell'amore, della pazienza di Dio. Ce lo conferma Gesù Cristo che
piange su Gerusalemme e
dalla croce prega per i suoi
persecutori « perché non
sanno quello che si fanno ». Da allora ad oggi le
cose non sono molto cambiate, per gli Ebrei come
per i Cristiani, compreso
quello che è stato chiamato « l’Israele delle Alpi ».
Che cosa possiamo pensare, come evangelici, della
triste storia di oggi? Possiamo e dobbiamo condannare la politica dei “lager",
chiunque sia a praticarla,
e lottare perché in nessun
paese del mondo l'uomo
calpesti l’uomo, ma non
dobbiamo mai identificare
una politica, per quanto
perversa sia, con un intero
popolo. Ai tempi di Hitler,
in Germania c’era anche la
chiesa confessante, e, sparsi per il mondo, tanti Tedeschi che non avevano
niente in comune con i crimini nazisti. Non capisco
perciò come un giudizio
negativo su una certa politica giunga a far condannare tutto un popolo.
Per di più, come possiamo dire che gli Israeliani
di oggi si comportano peggio di noi? Un delitto contro gli Arabi commesso da
Ebrei in Israele rimane
sempre un delitto, però è
maturato in un clima di
paura e di odio, fra gente
che si sa circondata da nemici. Invece che male ci
avevano fatto gli Ebrei che
abbiamo mandato, o lasciato mandare, a morire in
Germania? E che attenuanti ha la vigliaccheria dei
giovani romani, che in questi giorni se la son presa
con una studentessa perché
è ebrea?
Cordiali saluti da una
quasi coetanea.
Magna Linota
L’angolo di Magna Linota è aperto a chiunque
voglia sottoporle problemi,
esprimere pareri, avanzare
richieste. Indirizzare a:
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Valli Valdesi, Casella Postale, 10066 Torre Pellice (To).
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8
8
CRONACA DELLE VALLI
13 febbraio 1981
A PROPOSITO DELLE FILODRAMMATICHE
POMARETTO
Le recite del 17 febbraio Falò e
Generazioni diverse e modi diversi di far teatro spinti dalla fede cristiana
E’ adesso il momento
migliore, visto il prossimo
appuntamento del XVII
febbraio che da sempre costituisce l’occasione principe per le rappresentazioni
teatrali, per spendere qualche parola sull’attività delle nostre filodrammatiche.
Anche se non sono molti i
gruppi teatrali che stanno
allestendo lavori di prossima messa in scena (neppure la metà di quelli ora attivi organizzerà, con un
proprio spettacolo, una serata per il XVII) resta il
fatto che sono circa un
centinaio le persone impegnate, in Val Pellice, Val
Chisone e Val Germanasca, nel campo recitativo.
Al di là della forma teatrale scelta per le singole
rappresentazioni, è importante guardare — al fine di
capire l’attuale valore della recita come mezzo comunicativo — alla genesi
della drammatica valdese,
alle motivazioni che tengono uniti dieci, venti gio
vani intorno a un testo o
li invogliano a scriverne
uno proprio. E’ bene partire dall’ultimo punto, se
cioè il testo i-appresentato
sia frutto degli stessi attori oppure sia l’interpretazione di uno scritto di altri.
Fino ad ora pochissimi
gruppi hanno scelto la prima strada e solo ultimamente qualcuno ha tentato di inscenare pezzi scritti dopo discussioni su problemi di comune interesse.
Il che sta a segnare un
cambiamento del modo dei
giovani di porsi dinanzi allo strumento teatrale.
Il dramma
«culto collettivo»
Come sono nate le prime
lecite di drammi storici,
le prime filodrammatiche.^
Sono nate come è sempre
nato il teatro, cioè perché
c’è un pubblico che lo vuole e perché ci sono una
dozzina di entusiasti che
decidono di recitare. Ecco
il fatto concreto, dietro
al quale però sta ben altro;
a caratterizzare la drammatica valdese furono, sin
dall’inizio, finalità per niente secondarie.
Innanzitutto nella rappresentazione il popolochiesa raffigurava se stesso
davanti a Dio, nella sua
storia e nella sua fede storica. non solo interpretata
sulla falsariga di una qualsiasi trama teatrale, ma rivissuta per intero in ogni
suo momento.
Il drammone non era
considerato — come oggi
— nella categoria del divertente o del noioso, dal
momento che voleva essere soprattutto una predicazione. Pubblico e attori,
entrambi avvinti da una
vicenda capace di far dimenticare di essere finzione scenica, di fondersi con
la realtà viva, con i sentimenti, le idealità e le passioni presenti nella gente,
avevano la coscienza di testimoniare la loro fede come fossero in chiesa. La
recita era una sorta di "culto collettivo" (non a caso
agli inni intonati sul palco
facevano eoo le voci delle
persone in sala).
La filodrammatica era
un momento della vita del
giovane al pari del catechismo. Non si ammettevano
volentieri scene di carattere, per così dire, profano,
qualsiasi. « Se nella Chiesa
si recita — mi racconta un
uomo anziano passato attraverso l’esperienza delle
vecchie filodrammatiche ■—,
anche la recita deve essere
in funzione della fede, una
prova che la Parola del Signore è la nostra ragione
di vita ».
Prospettiva
odierna
Il perdurare della siccità
porta con sè il pericolo di
incendi boschivi. In occasione del XVII Febbraio la
comunità di Pomaretto ha
rivolto un invito nel caso
perduri la necessità, a non
accendere i falò se non in
zone più che sicure e a volerli contenere al massimo.
L’invito è pressante soprattutto per coloro che
accendono i falò in località isolate e non facilmente raggiungibili.
Si confida quindi nel
buon senso di tutti affinché
un momento di festa non
debba tramutarsi in mobilitazione notturna della
popolazione in difesa delle
Il Concistoro della Chiesa valdese di Pomaretto ha
esaminato la situazione venuta a crearsi visto il perdurare del bel tempo ed ha deciso di invitare i valdesi a
non accendere falò la sera del 16 febbraio se perdurerà
siccità
In questo caso la riunione all’aperto avrà luogo nella piazza antistante il tempio.
proprie case e del patrimonio boschivo.
Altro avvertimento a coloro che con fuochi d’artifìcio ritengono di partecipare alla ricorrenza. Purtroppo, in questi ultimi anni si è intensificata la vendita di piccoli razzi a traiettoria che spesso con
noncuranza vengono fatti
esplodere fra la gente che
si assiepa attorno ai falò.
Anche questi oggetti hanno una loro pericolosità,
non solo per gli indumenti; è quindi opportuno che
le famiglie sorveglino gli
acquisti dei loro figli e che
si provveda a fare sufficientemente allontanare
chi intende usarne.
A. L.
LETTERE ALL’ECO DELLE VALLI
Difendere
i diritti
deH’uomo
Ho sentito il bisogno di scrivere alcune cose dopo aver visto aiia televisione un servizio
suila Repubblica di San Salvador
(America Centrale). Le immagini di quel servizio e le parole di una rappresentante dei Diritti deirUomo di quel paese mi
hanno sconvolta. A un tratto ho
sentito veramente che dovevo
fare qualcosa per aiutare quella
gente. Mi sono resa conto che
l'opinione pubblica sa molto poco sulla reale situazione di San
Salvador; si ignora o si vuole
ignorare quello che sta succedendo, anche perché si pensa
che è un paese molto lontano
dal nostro e quindi che la cosa
non ci riguarda e non ci tocca
da vicino. Questo però significa
una grande indifferenza nei confronti di chi nel mondo intero
soffre e muore e significa anche
completa disinformazione.
Solo poco più di un anno fa
ad una mostra di quadri a favore di Amnesty International
che si è tenuta a Prali, una signora vedendo le fotografie autentiche delle torture che si praticano nel mondo, con aria molto impressionata mi ha detto:
« Per fortuna che queste cose al
giorno d'oggi non succedono
più »... Questa donna, come tante altre persone, non si rendeva
conto che invece ogni giorno
milioni di esseri umani sono
atrocemente torturati e uccisi.
Ora io vorrei che invece ci si
rendesse conto di come stanno
veramente le cose e che si cercasse di fare qualcosa tutti insieme. Quella gente, quegli uomini, quelle donne, quei bambini stanno morendo a San Salvador come anche in molti altri
paesi e noi abbiamo almeno il
dovere di denunciare tutto questo. Qui non c'entrano i partiti,
ma soltanto la ripugnanza e l'orrore davanti a tanta violenza
per di più legalizzata dal governo di San Salvador. La rappresentante dei Diritti dell Uomo
da San Salvador raccontava episodi d'inaudita violenza di persone scorticate o a cui erano
tolti gli occhi; raccontava di
un uomo che era stato decapitato e accanto al cui corpo era
Doni Asilo S. Giovanni
Doni pervenuti nel mese di
dicembre 1980
L. 3.000: Clot Edoardo (ospite
Asilo).
L. 5.000: Goff Irene, in mem,
di Maria Vertù; Reynaud Lea (ospite Asilo); Visentini Maria, in
mem. del marito (osp. Asilo);
Maccagno Paolo e Elisabetta
(Torino).
L. 10.000: Malanot Ernestina.
in mem. della cugina Comba
Ines; Gino Yuon, in mem. della moglie Sofia (Lucca): Coucourde Giulio (Pinerolo): Gaydou Emilio; Danna Elda Botta;
Matilde Salvarani, in mem. di
Guerrini Giuseppe (osp. Asilo);
Balmas Juliette, in mem. del
mio caro Fredy; Giraudo Domenica; Mirella e Silvio Tourn, in
memoria dei loro cari; Durand
Ester; Clelia e Goffredo Jahier
Parboni; Famiglia Castagner
(Como).
L. 15.000: Genre Elvira, ricordando il marito Talmon Enrico;
Pons Olga.
L. 20.000: Bertin Tinette, in
mem. di Lina Malan Long: Romano Alfredo, in mem. della moglie (S. Secondo di Pinerolo);
Zecchin Nelly, per l'anno 1981
(Venezia); Cesan Elide, in mem.
del marito; Pastre Enrica e Iris;
Aldo e Bianca Richard.
L. 25.000: Assoc. Adi di Torre
Pellice, in mem, sig. Oberto
Giulio; Alda Toselli Albarin.
L. 30.000: Giuliana e Luisa
Giampiccoli, in mem. della mamma (Torino).
L. 40.000: Adriana Albarin.
L. 50.000: M.R. Albarin; Malan
Sapei Maddalena (osp. Asilo);
in mem. di Lilly Lupo Malan,
Lilian Pennington de Yongh (Roma); In mem. di Rostan Emilio,
la moglie; In ricordo deH'Amica
di mia mamma Lily Lupo, Telma
Malacrida (Como); Amelia Cornay-Hùrzeler (Aosta); In mem. di
Nella Fabrizi Lovisolo, il cognato; Lalla Conte; Giacomelli Elio
(Pisa); Chiesa Valdese di Bordighera-Vallecrosia.
L. 60.000: Unione Femminile
Valdese di Bordighera-Vallecrosia.
L. 70.000: Unione Femminile
Valdese di Sanremo e Alassio.
L. 87.000: In mem. di Nella
Fabrizi Lovisolo, i vicini di casa
del Priorato.
L. 90.000: Raccolta effettuata
in mem. della Sig.ra Amalia
Rostan ved. Marchese, tramite
il prof. Buffa Franco (Cuneo).
L. 100.000: Roman Giorgio; Famiglia Danna; Marcella e Alberto; Pons Onorina (ospite Asilo):
Angela Marino ved. Griffa (Torino) .
L. 250.000: In ricordo della mia
preziosa amica Lily Lupo, Lilia
Malacrida (Como).
L. 500.000: In ricordo di Giuseppe Guerrini, le famiglie
Guerrini e Sbaffi, ringraziando;
In mem. della zia Angela, i nipoti Geymonat.
L. 1.733.000: Dono Comitato
Vallone d'Olanda.
stato trovato quello della moglie
con la testa del marito nel ventre squarciato.
Secondo me si dovrebbe lottare di più per cercare di sconfiggere la repressione, la schiavitù sotto qualsiasi forma essa
sia, per abolire la pena di morte, perché sono atti degradanti,
atti di violenza e, come tali,
tendono solo a provocare altra
violenza.
Nessun regime politico, nessuna prospettiva sociale può valere quanto la libertà perché la
libertà non ha prezzo. È la libertà che il cristiano ha acquisito in Cristo; per questo se veramente ci consideriamo cristiani dobbiamo batterci per essa.
Dobbiamo lottare, fare qualcosa
per cercare di avere veramente
un giorno un mondo diverso,
migliore, un mondo in cui la libertà non sia più così calpestata. Ma visto che solo le parole
non servono, ma ci vogliono anche i fatti, io chiedo alle autorità politiche, religiose ed a
tutti quelli che desiderano un
mondo migliore di fare delle
petizioni, delle collette che si
possono mandare alla sede di
Torino di Amnesty International, che è un’organizzazione internazionale e apolitica che lotta per la difesa dei Diritti dell'Uomo. Chiedo ai giovani e
anche ai meno giovani di iscriversi ad Amnesty International:
così veramente si potrà fare
qualcosa di concreto per questa nostra libertà.
Chiunque può rivolgersi all'ufficio di Torino di Amnesty che
si trova in via Paolo Veronese
134/17, Tel. 011 - 2168855 per
avere delle informazioni. Più si
sarà numerosi ad Amnesty e più
ci sarà la possibilità di salvare
delle vite.
Adelisa Genre
S. Secondo
Anni addietro il problema della fede nel suo rapporto con la vita quotidiana trovava un’esplicazione
nella vicenda storica rivissuta emotivamente; oggi lo
stesso problema si intende
risolvere in altro modo,
senza però trascurarlo.
Partendo dalle esperienze pratiche taluni gruppi
teatrali hanno pensato di
guardare ai fatti umani
per poi collocarli in una
prospettiva di fede. L’area
della rappresentazione, da
quella tradizionale ancora
quantitativamente estesa, a
quella « sperimentale »,
qualitativamente avanzata,
si rivela essere l’area in
cui più acutamente si esprimono i conflitti tra le necessità dell’individuo, la
riapnropriazione del privato e i condizionamenti sociali; tra la cultura valdese e la massificazione dell’informazione, del divertimento, del tempo libero,
dell’espressione artistica.
E le filodrammatiche di
recente costituzione sono
appunto nate non perché
la recita fosse una delle
normali attività della Chiesa, passaggio quasi d’obbligo per i giovani, quanto
piuttosto per la dichiarata
volontà di servirsi del teatro per aprire un dialogo
diverso con i fratelli di
Chiesa.
Talvolta c’è chi rifiuta
questo tipo di contatto,
preferendo (forse perché
non vuole sollecitare ad un
dialogo pieno di stimoli e
fecondo coloro che non
condividono le sue opinioni) assistere a rappresentazioni intessute su quel
convenzionale tono apologetico che tralascia il problema della fede inteso come continua appropriazione del messaggio evangelico attraverso la realtà vissuta.
Marco Borno
Al Consiglio Comunale di S. Secondo
Scelte discutibili
Scarso il dibattito nella
riunione del Consiglio Comunale del 28 gennaio. Si
trattava di decidere cosa
fare del vecchio palazzo
del comune (12 stanze) ora
vuoto dopo che è stato costruito il nuovo grandioso
municipio.
Il Sindaco introduceva
l’argomento dicendo che vi
erano 3 possibilità: 1) venderlo, 2) ristrutturarlo, 3)
abbatterlo, precisando subito che la giunta era per
la terza soluzione, per poi
eventualmente costruire
qualcosa di nuovo o ampliare la scuola elementare
che si trova appunto vicino.
Alla domanda di un consigliere se non conveniva
ristrutturarlo, il sindaco
rispondeva che in base a
dei calcoli approssimativi
ristrutturarlo costava 300
milioni (ritengo molto approssimativi), mentre non
diceva (del resto nessun
consigliere l’ha chiesto)
quanto costava abbatterlo.
Cosa comporta per le case
vicine del .« centro storico » sia dal punto di vista
della pericolosità per le case attaccate al municipio
sia dal punto di vista estetico? Cosa ne pensa la popolazione? A questa amministrazione non passa mai
per la testa di chiederglielo.
Altri punti all’ordine del
giorno: variazione di bilancio, 45 milioni in più;
nomina di un rappresentante del comune nel sistema bibliotecario di Pinerolo; aumento della tassa
raccolta rifiuti del 50% e
per ultimo esame delle osservazioni al Piano Regolatore Generale Comunale
fPRGC).
Queste osservazioni (salvo una per il concentrico
che è stata giustamente
accettata dai consiglieri)
provenienti dalla zona industriale non sono^ state esaminate perché una
precedente delibera del
Consiglio accettava le osservazioni del CUR (Commissione Urbanistica Regionale) che chiedeva al
Comune di attendere le decisioni del comprensorio
su questa area, perché una
area così vasta non poteva
essere solo comunale ma
comprensoriale. L’amministrazione, non ricevendo indicazioni dal comprensorio, ha preferito rimandare ancora una volta al
CUR il piano PRGC rischiando di bloccarlo ancora, piuttosto che restringerlo e proporre al CUR di
accettarlo come piano comunale. Scelte discutibili
almeno dal punto di vista
agricolo vista la fertilità
della zona.
M. G.
LUSERNA SAN GIOVANNI
Ospedale Mauriziano
L’ospedale IVlauriziano di Luserna San Giovanni ha
ripreso la normale attività di ricovero il 2 febbraio.
L’orario di visita ai degenti è il seguente: dalle ore 14
alle ore 16 e dalle ore 19 alle ore 20 di ogni giorno.
Orario Ambulatori:
Chirurgia: martedì dalle 15 alle 16; giovedì dalle 15 alle 16
Medicina: giovedì dalle 15 alle 16
Laboratorio analisi: martedì prelievi alle ore 7; venerdì prelievi alle ore 7
Cardiologia: mercoledì dalle ore 14 alle 16
Ginecologia-Ostetricia: mercoledì dalle ore 14 alle 16
Otorinolaringoiatria: lunedì dalle ore 14 alle 16
Oculistica: venerdì dalle ore 14 alle 17
Orario prenotazioni: dalle 10 alle 11 (sabato compreso)
e dalle 15 alle 16.
9
13 febbraio 1981
CRONACA DELLE VALLI
14-22 FEBBRAIO 1981
Settimana
della libertà
Nel quadro delle iniziative proposte dalla nostra
chiesa per la settimana della libertà, in cui si cercherà
di scmsibilizzare il paese al problema della libertà
religiosa, è prevista una
MANIFESTAZIONE A TORINO
TEATRO CARIGNANO
sabato 14 febbraio, ore 15
parleranno :
Giorgio Bouchard, Moderatore della Tavola Valdese
Diego Novelli, Sindaco di Torino
Valdo Spini, Deputato al Parlamento
• In seguito verrà aperto il dibattito tra gli intervenuti.
• Sono state invitate le forze sociali e politiche ed
esponenti della cultura.
• Dalle valli alcune comunità hanno organizzato
pullman per recarsi alla manifestazione: le iscrizioni si raccolgono presso i pastori delle singole
chiese.
OMAGGIO A BECKWITH
Il generale dalla
gamba di legno
Recentemente è stata pubblicata una sommaria storia della
vita del generale Beckwith curata da un fedele amico delle
Valli il past. A. George Ashdown.
In « The General with a wooden leg » è raccontata la vita del
B. dal 1789 al 1862. Particolarmente quella del 1827 è la data
che segna l’inizio delTinteresse
del Beckwith per i valdesi. In
quel tempo egli partecipando a
riunioni al Whyndon-Club ritrova vecchi compagni d’arme e fra
essi il Duca di Wellington che
non manca di invitarlo nella sua
sontuosa residenza di Hyde Park.
Nella ricca biblioteca del Wellington il B. scopre un volume
che attrae la sua viva attenzione,
la nota opera del Dr. Gilly « The
account of an excursion to the
mountains of Piedmont and researches among the Vaudois or
Waldenses, protestant inhabitants of the Alps ». Spontanea ed
entusiasta è la simpatia dell’allora Colonnello per la vicenda
valdese. Ed eccolo alle Valli dal
1827 al 1853 partecipe in prima
persona alla vita sociale delle
popolazioni per tanti secoli
vessate e martirizzate selvaggiamente. Il B. si occupa non solo
di chi è nel bisogno ma soprattutto per l’educazione e l’istruzione primaria e quella secondaria; contribuisce generosamente
per la costruzione delle famose
scuolette quartierali passate alla
storia quali « università delle
capre », ed inoltre sostiene finanziariamente la costruzione di
templi e presbiteri come la ricostruzione dell’Ospedale a Torre che, sottolinea il rev. Ashdown (pag. 42) «...si trovava in
condizioni di autentico disordine ». Partecipa, infaticabile, in
favore della popolazione, aiuta
valdesi e cattolici indigenti, ed è
presente ovunque c’è qualcosa
da fare invitando chi lo può, a
contribuire nelle svariate imprese. Nel 1850 sposa Caroline Volle. Si spegne a Torre Pellice nel
luglio 1862.
Il libro del rev. G. Ashdown
è il frutto di una rinnovata stima ch’egli, con questa biografia, testimonia alla chiesa valdese. Abbiamo avuto il privilegio
Settimana
della libertà
14-32 Febbraio 1981
« Anche un solo articolo
della Costituzione non applicato significa limitare
la libertà ».
I Valdesi e i Metodisti
rivendicano
l’applicazione dell’art. 8
della Costituzione
Pubblica manifestazione
a Torre Pellice
Sabato 21 febbraio
— Piazza Municipio
ore 16: Cbe cosa sono le
Intese? E cbe cosa vogliono gU evangelici con
l’applicazione di esse?
Parlerà il pastore valdese Ernesto Ayassot.
— Sala Comunale, Viale
della Rimembranza
ore 21: Tavola rotonda con
la partecipazione dei settimanali locali sul tema:
« Intese: cbe ripercussioni
avranno nel Pinerolese ».
Interverranno: Vittorio
Morero, direttore dell’Eco
del Chisone; Alberto Barbero, Direttore di Cronache del Pinerolese; Andrea
Gaspari, Condirettore del
Pellice; Giorgio Gardiol,
della redazione Eco delle
Valli Valdesi.
Moderatore dell’incontro:
il pastore valdese Giorgio
Tourn, sovrintendente del
1° Circuito.
di rivedere l’Ashdown nell’agosto del ’79, a Torre Pellice alla
guida di un folto gruppo di evangelici inglesi accolti ed assistiti
dal past. A. Deodato; ha mantenuto vivi i contatti e per il corrente anno — da quanto rileviamo dal bollettino « The Reformer » — progetta una rinnovata
visita alle Valli. L’elegante volumetto è arricchito da alcune fotografie, disegni e schizzi di luoghi e cose valdesi (1).
Infine facciamo osservare che
l’autore del volumètto «Il generale con una gamba di legno »
è autorevole membro della chiesa evangelica inglese da circa un
ventennio impegnato nel lavoro
che svolge la « Alleanza protestante» una società fondata nel
1845 da un discendente dei Conti
di Shaftesbury, avente lo scopo
di difendere la fede evangelica e
favorire la libertà religiosa.
Fin dai giovani anni il sig.
Ashdown è stato uno studioso
della storia del protestantesimo.
Nel 1952 gli fu conferita la nomina a Lettore per la storia della
chiesa al Collegio Kensit Memorial. Nel periodo della seconda
guerra mondiale — mentre faceva parte del corpo di spedizione
militare inglese per scacciare i
nazi-fascisti dall’Italia — gli capitò l’opportunità di scoprire e
contattare alcune comunità evangeliche ed ebbe anche la fortunosa occasione di visitare le Valli. Più tardi volle ritornare in
Italia e soggiornare in quella
terra che il suo conterraneo
Beckwith aveva percorso, amata
ed aiutata (anche se non gli
mancarono delusioni ed amarezze!).
Ecco dunque questo interessante lavoro fatto per suscitare
di nuovo — particolarmente nel
mondo inglese — quella pagina
di storia forse dimenticata dalle
nuove generazioni (non soltanto
inglesi ma nostrane) la vicenda
valdese del generale con una
gamba di legno.
D. Abate
SAN GERMANO
Poiché quest’anno per la ricorrenza del 17 febbraio uscirà il
libro « Al di là del ponte. S. Germano attraverso 1 secoli » di Clara Bounous Bouchard, alcuni
membri della comunità hanno
pensato di presentare il volume
con una rappresentazione teatrale che si terrà nel tempio (martedì 17 febbraio ore 30,30 e replica sabato 21 febbraio).
E’ stato pertanto preparato un
lavoro in 6 quadri per recitazione e canto che ha impegnato un
centinaio di persone. Si tratta
di un allestimento che presenta
alcuni aspetti della vita dei vaidesi di S. Germano dalla Riforma all’inaugurazione del tempio
(1890) e che si avvale dell’apporto di un commento musicale « dal
vivo » per organo, flauti e trombe e per due cori: il Coretto dei
ragazzi e un Coro inedito di giovani costituitosi per quest’occasione.
Ci auguriamo che questo lavoro un po’ « nuovo » per S. Germano, possa incontrare il favore
del pubblico.
VILLAR PELLICE
• Domenica 8 febbraio hanno
ricevuto il battesimo Maresca e
Miki Gentilini, figli di Valter e
Alida Catalin.
• È deceduta improvvisamente il 20 gennaio Giuditta Rostagnol in Gönnet, all’età di 62 anni.
Alla famiglia la simpatia della
Comunità.
PRAMOLLO
(1) Rev. George Ashdown, The General with a wooden leg - Ed. Horizon,
112 Colin Gardens, London, N W 9
- 6 ER.
• II 17 febbraio, alle 20,30 presso la sala del teatro di Ruata, la
Filodrammatica presenterà la
commedia « Dentro di noi » che
verrà replicata sabato 28-2 alla
stessa ora.
• Ricordiamo le riunioni quartierali della settimana:
Giovedì, 19 febbraio, all’Inverso Clot, alle ore 20, avremo il
piacere di avere con noi in quella riunione il pastore Gerard Cadier, al quale diamo il benvenuto sin da ora. Saranno proiettate diapositive sulla Russia.
Tutta la comunità è invitata a
partecipare.
SAN SECONDO
Un gruppo di ragazzi della
Scuola Domenicale ha superato
con successo il debutto televisivo presentando le loro riflessioni sulla moltiplicazione dei pani
attraverso le antenne di Telepinerolo. Domenica prossima la lezione della scuola domenicale sarà dedicata a studiare l’atteggiamento dei ragazzi evangelici di
fronte al carnevale.
• L’Anziano Emilio Gardiol,
del quartiere di Combe è stato
insediato durante il culto di domenica 8 febbraio.
TORRE PELLICE
Il pullman organizzato a cura
del Gruppo Evangelizzazione per
sabato 14 in occasione della manifestazione di Torino sulle Intese, partirà da S. Margherita alle ore 14. Le fermate previste sono davanti al Collegio, in piazza
Cavour e agli Appiotti. C’è ancora
disponibilità di posti e chi non
si fosse ancora prenotato può
farlo telefonando al 91.22.64 (A.
Kovacs).
• L’Assemblea di Chiesa ha approvato la relazione finanziaria
presentata dal Concistoro. Nel
corso del culto sono stati insediati gli anziani Aline Bellion e
Diomira Moretti. Auguriamo a
queste sorelle un proficuo lavoro
benedetto dal Signore.
La prossima assemblea di Chiesa, nel mese di marzo, si occuperà della questione del Ruolo Diaconale. In vista di questa assemblea il Concistoro propone un
gruppo di studio a cui tutte le
persone interessate sono invitate
a partecipare. Per concordare
l’orario degli incontri ci si deve
mettere in contatto con il pastore
Tourn oppure fermarsi dopo il
culto domenica 15.
Lunedì 16 nel tempio dei
Coppieri i due Coretti presenteranno un breve programma di
canti. L’incontro avrà luogo alle
ore 21, anche nel caso in cui il
falò predisposto dai Cadetti non
possa essere acceso, per motivi
di sicurezza, vista la siccità e il
pericolo dell’estendersi del fuoco.
A questo proposito pare che le
autorità di polizia e le guardie
forestali inviteranno ad astenersi dall’accendere i falò se non ci
saranno state precipitazioni atmosferiche prima di lunedì. Da
parte nostra facciamo affidamento sul senso di responsabilità di
ognuno affinché comunque un segno di gioia, quale il falò è, non
si trasformi in danno e pericolo
per persone e boschi.
• Mentre ricordiamo la serata
che il Gruppo Teatrale darà martedì 17 alle ore 20.45, annunciamo per domenica 22 febbraio alle ore 20.30, probabilmente nel
salone dell’ex-Convitto, la rappresentazione teatrale « Sta scritto » del Gruppo del Sabato di Torino.
• Le comunità di Torre Pellice e Luserna S. Giovanni visiteranno la comunità di Morges
(Svizzera) nei giorni 30 aprile-3
maggio. I partecipanti saranno
ospitati dalle famiglie; il costo
del pullman si aggira sulle 25.000
lire, prezzo comprensivo di una
gita a Berna. La sera del 2.5, nel
tempio di Morges, il Coretto di
Torre Pellice, che sarà ospite in
quegli stessi giorni del Gymnase di Morges, terrà un concerto
insieme al coro di quella scuola.
I membri della comunità che intendono partecipare al viaggio si
prenotino al più presto presso
Franco Sappè, incaricato dal
Concistoro dell’organizzazione.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• Il culto di domenica 15 c.m.,
sarà presieduto dal Moderatore
Giorgio Bouchard al quale diamo fin d’ora il più cordiale e
fraterno benvenuto.
Dopo il culto egli avrà un incontro con i membri del Concistoro nei locali del presbiterio.
• Sabato 21 febbraio, presso
la Sala Albarin, il Gruppo del Sabato, giovani della comunità di
Torino, rappresenterà « Sta Scritto ». Lo spettacolo, storia di una
donna ambientata ai tempi di
Gesù, inizierà alle 20.45.
• L’Unione Femminile nella
sua riunione dell’8/2 ha raggiunto il record delle presenze con 47
sorelle (molte nuove iscritte)
che in occasione della ricorrenza del 17 febbraio hanno avuto
il piacere di ascoltare la Signorina Ethel Bonnet e vedere le diapositive fatte in occasione d’un
suo viaggio in Israele.
Si è concretizzata la « coperta...
comunitaria » così chiamata per
il lavoro di tutte e che da alcuni
anni viene messa in palio nella
lotteria della serata del 17, il cui
provento andrà quest’anno alla
Comm. Stabili per la ristrutturazione del nostro tempio.
Ricordiamo la giornata mondiale di preghiera a Pinerolo l’8
marzo.
• Presso l’Asilo Valdese è deceduta la sorella Elisabetta Gobello ved. Giordanino, di anni 86.
Ai familiari, ed in modo particolare al nipote Livio Gobello,
rinnoviamo l’espressione del nostro affetto e della nostra simpatia.
Collaboratori
Eco-Luce
La riunione per i collaboratori residenti alle Valli è fissata per mercoledì
25 febbraio alle ore 20.30
a Casa Gay, via Cittadella 8 - Pinerolo.
E’ importante che tutti
partecipino.
ANGROGNA
• Ricordiamo agli iscritti che
il pullman per la manifestazione
di sabato 14 a Torino parte dalla piazza del Capoluogo alle 13.30.
BOBBIO PELLICE
Sabato 14 aUe ore 20.30 nella
sala verrà proiettato il film « I
Valdesi ». Entrata libera. All’uscita verrà fatta una colletta per
il rimborso delle spese.
La proiezione prevista per domenica pomeriggio non avrà luogo.
• Domenica 15 alle ore 20.30
nella sala, rappresentazione teatrale : « Sic - Sic » di De Filippo.
Venite numerosi.
• Pranzo del XVII Febbraio;
non dimenticare di prenotarsi in
tempo presso il pastore o il tabaccaio. Prezzo: adulti L. 6.000,
bambini fino a 12 anni L. 4.000.
RINGRAZIAMENTO
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbata la fede ».
E’ tornata alla casa del Padre
Margherita Elisabetta Long
ved. Sciarone
di anni 88
Lo annunciano : il fratello Edmondo,
la sorella Adelina, con le rispettive famiglie, i nipoti e i cognati che ringraziano fraternamente tutti coloro che
sono stati loro vicini.
Pomaretto, 30 gennaio 1981.
COMUNITÀ' MONTANA ¡1
VAL PELLICE I.
SERVIZIO I
GUARDIA MEDICA f
notturna - prefestiva ■ festiva
dal sabato ore 14 al lunedi ore 8
dalle ore 14 della vigilia del giorno festivo infrasettimanale alle
8 del giorno successivo presso
I OSPEDALE MAURIZI ANO ■ Luserna San Giovanni - Tel. 90884.
Nella notte del giorni feriali, dalle ore 20 alle ore 8 (escluso sabato, domenica e vigilia dei festivi)' presso rOSPEDALE VALDESE - Torre Pellice - Tel. 932433.
GUARDIA FARMACEUTICA
festiva e notturna
DOMENICA 15 FEBBRAIO
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud, 5
- Tel. 91374
CHIUSURE INFRASETTIMANALI
A Torre Pellice: martedì chiusa
la farmacia Muston, giovedì chiusa la farmacia Internazionale.
A Luserna San Giovanni: mercoledì chiusa la farmacia Preti,
giovedì chiusa la farmacia Gaietto.
AUTOAMBULANZA
DOMENICA 15 FEBBRAIO
LANTARE' - Tel. 91800
0 tei. 91.288 - Vergnano - Noccioleto.
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91365 - 91300
Luserna S.G.: Tel. 90884 - 90205
COMUNITÀ’ MONTANA
VAL CHISONE-GERMANASCA
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
dal sabato ore 14 al lunedi ore 8,
dalle ore 14 della viglila dei
giorni festivi alle ore 8 del giorni
successivi al festivi
le notti dalle ore 20 alle 8.
II recapito del servizio è presso
la CROCE VERDE di Perosa Argentina - Tel. 81.000.
GUARDIA FARMACEUTICA
festiva e notturna
DOMENICA 15 FEBBRAIO
Perosa Argentina
FARMACIA BAGLIANI
AUTOAMBULANZA
Croce Verde Pinerolo - Tel. 22664
Croce Verde Porte - Tel. 74197
Croce Verde Perosa - Tel. 81000
10
13 febbraio 1981
10
MORT112 MILIONI DI BAMBINI SUI 122 NATI NEL 1979
Come a Hiroshima
TERZO MONDO: PERCHE’ SONO COSI’ POVERI
Consumismo,
1 dati del rapporto UNICEF - Per far fronte ai bisogni più urgenti
basterebbero gli stanziamenti militari mondiali di guindici giorni
Su 122 milioni di bambini nati
nel 1979, 12 milioni sono già morti di fame e di malattie nel 3°
mondo.
« Un’ecatombe simile a quella
di Hiroshima che si ripete in silenzio ogni tre giorni. È possibile dover ricorrere a cjuesto tipo
di contabilità per colpire l’immaginazione dei popoli ricchi? » così esordisce « Le Monde » del 13
dicembre scorso, nel commentare la presentazione del rapporto
dell’UNICEP (Pondo delle Nazioni Unite per i fanciulli), per il
1979, anno internazionale del
fanciullo. Le principali cause di
mortalità infantile nei primi anni di vita sono: enteriti, diarree,
malattie delle vie respiratorie,
pertosse, morbillo, difterite, infezioni da tetano, mancanza di
igiene.
In molti casi il basso peso registrato alla nascita e la malnutrizione sono fattori che rafforzano gli effetti negativi delle infezioni e impediscono uno sviluppo bio-psichico normale.
Si calcola che in Africa 1 bambino su 5 muoia prima dei 5 anni ed in alcuni paesi dello stesso continente 1 su 2.
Alcuni dati del rapporto: 500
mila donne muoiono ogni anno
al momento del parto in Africa
e in Asia; ogni giorno 300.000 donne partoriscono e 120.000 ricorrono all’aborto per mancanza di
una qualsiasi forma di pianificazione familiare, per mancanza
di cure durante la gravidanza,
come rimedio a nascite troppo
ravvicinate; 780 milioni di persone vivono nella povertà assoluta
e tra questi 300 milioni sono bambini; la vita media si aggira tra i
40 e i 50 anni nei 2/3 dell’Africa;
gli abitanti del Mali, dell’Ettiopia, dell’Afghanistan hanno la
probabilità di campare in media
dai 30 ai 40 anni...
Che cosa si fa per combattere
questo flagello? Il direttore delTONICEP afferma che le popolazioni del 3° mondo compiono
sforzi enormi: tra il 1955 e il
1975, 150 milioni di ettari sono
stati dissodati e coltivati in Asia,
Africa e America Latina, ma i
problemi sono di una tale vastità e complessità che questo non
basta. I bilanci che questi paesi
destinano alla loro politica sanitaria sono irrisori: la spesa annuale pro-capite destinata a questo scopo, in Asia e Africa, non
oltrepassa i 5 dollari. (Sarebbe
interessante a questo proposito,
confrontare gli stanziamenti procapite per gli armamenti).
L’UNICEP, le cui risorse finanziarie sono costituite da doni volontari di stati, enti e privati, nel
1979 ha equipaggiato 40 mila centri sanitari, ha avviato dei programmi di alimentazione in 100
mila villaggi, distribuito 21.000
tonnellate di alimenti ricchi di
proteine, formato 100.000 specialisti in programmi alimentari,
fornito borse di studio e di aggiornamento a 90.000 insegnanti,
attrezzato 80.000 scuole e 13.000
nidi di infanzia, rifornito di acqua potabile 15 milioni di persone.
Si ricorda ad esempio che 20
mila lire permettono di:
— fornire vitamina A a 500 bambini per proteggerli dalla cecità Ua carenza di questa vitamina provoca ogni anno
300.000 casi di cecità);
— vaccinare 20 bambini contro
la poliomielite;
— fornire 10 flaconi di penicillina ecc.
Il rapporto riconosce che i
compiti a cui far fronte sono immensi, ma che per far fronte ai
bisogni più urgenti di queste popolazioni deprivate basterebbe
destinare per i prossimi 20 anni
una cifra supplementare compresa tra i 12 e i 20 miliardi di dollari: questa somma rappresenta
lo stanziamento mondiale per gli
armamenti durante l’arco di 15
giorni.
Quasi contemporaneamente alla presentazione di questo rapporto si riuniva a Parigi il Comitato di aiuto allo sviluppo. Esso
comprende 17 paesi industrializzati dell’O.C.S.E. e i paesi della
C.E.E. Nei prossimi anni l’aiuto
ai paesi del 3° mondo (fra doni
e prestiti) non progredirà molto:
dallo 0,35% del loro Prodotto Nazionale lordo del 1979 allo 0,40%
circa nel 1985. Si è lontani dallo
0,70% che la commissione Brandt
aveva auspicato per tale data e
che è già stato superato da Danimarca (0,75%), Paesi bassi e Norvegia (0,93%) e Svezia (0,94%).
Il contributo degli Stati Urdti,
il più importante come entità,
rappresenta lo 0,27% del Prodotto nazionale lordo. Perché questo
ristagno? L’inflazione, le spese
per la difesa pesano sui bilanci
dei vari stati industrializzati;
inoltre essi vogliono che gli Stati esportatori di petrolio e quelli
a economia pianificata aumentino i loro contributi e che quelli
più ricchi almeno, si sobbarchino l’onere degli aiuti supplementari in conseguenza delle maggiori entrate derivate dai rincari
petroliferi. Dal canto loro questi
ultimi non sono apparsi disponibili ad ulteriori stanziamenti e
quindi la situazione è stagnante.
È noto che la politica degli aiuti al 3” mondo non è proprio disinteressata perché in campo alimentare serve a smaltire le eccedenze della produzione agricola
e diventa spesso strumento di potere commerciale e politico per
le dipendenze che crea.
I problemi sono sotto gli occhi di tutti: le analisi e le indicazioni degli studiosi abbondano, gli appelli di organizzazioni
internazionali, gruppi e singoli si
moltiplicano e si fanno più pressanti, ma incominciano ad apparire rituali perché sempre più
grande è il divario tra ciò che si
sa e ciò che si può fare.
Cresce la violenza internazionale, il cosiddetto equilibrio del
terrore si fa sempre più precario, aumenta il nostro senso di
impotenza di fronte all’ingiustizia, alla violazione dei diritti dell’uomo, in primo luogo, quello
alla vita.
Laura Marietti
spreco
e inquinamento
— Tre esempi:
— Un bambino che nasce oggi
in uno dei paesi ricchi, consumerà nella vita 25 volte di più di
quanto consumerà un bambino
del Terzo Mondo. E questo non
soltanto sul piano alimentare,
dove le fonti si rinnovano — anche se non aH’inflmto — ma soprattutto sul piano delle fonti
minerali. Contribuirà dunque 25
volte di più all’esaurimento delle
riserve di ferro, di alluminio e
di rame come a quelle di petrolio
e di gas.
— La Svizzera è uno dei paesi
più ghiottoni. Così nel 1970 i suoi
6 milioni di abitanti hanno consumato altrettanta energia quanto tutti i paesi seguenti messi insieme: Pakistan, Bangladesh, Ni
geria, Tanzania, Sudan, Mozambico, Cameroun, Etiopia, Nenia,
cioè un totale di... 270 milioni di
abitanti.
— Il consumismo dei paesi ricchi produce enormi quantità dì
rifiuti, che attraverso i fiumi,
prima, e poi i mari si sparpagliano nel mondo intero. Si sono trovate bottiglie di plastica a rnigliaia di chilometri dal luogo in
cui il loro contenuto era stato
consumato. Il processo di autodepurazione delle acque dei rnari
non funziona più; la rarefazione
dell’ossigeno dell’aria non si limita al luogo in cui il gas brucia.
Renè Domont ha detto che « Duecento milioni di americani inquinano molto di più di quanto non
lo farebbero cinque miliardi di
indiani ».
L’IDEA CHIAVE DA DIFFONDERE
Gli stati industrializzati si sono gettati in una crescita apparentemente senza limiti; stanno così sprecando materie prime non rinnovabili e fanno danni irreparabili aU’ambiente.
gresso dell’economia; valorizzando gli ideali di qualità, sobrietà
e moderazione, essendo pronti
ad accettarne le conseguenze, a
partire dalla nostra vita di tutti
i giorni.
• Campagna tendente _ a fare
pressione sulle autorità.
— Esigere misure più precise
per: l’isolamento degli edifici, lo
sviluppo dei trasporti pubblici
al posto dei mezzi privati, il controllo sulla pubblicità.
• Campagna sul consiuno.
— Comprare non soltanto in
funzione della qualità e del prezzo ma anche della vera necessità
del prodotto e dell’energia consumata e dei danni causati all’ambiente per la sua produzione.
(a cura di Renato Coìssonl
Cosa si può fare
• Campagna tendente a modificare la nostra visione della
vita.
__Far prendere coscienza alla
gente dello stato di dipendenza
in cui ci hanno ridotto e ci mantengono le centinaia di oggetti
che possediamo e che siamo stati costretti a credere indispensabili per mezzo di una pubblicità
condizionante. ,
Liberandoci dalla schiavitù degli oggetti, risparmieremo alle
future generazioni penurie catastrofiche delle materie prime ed
ai paesi poveri il saccheggio forsennato delle loro ricchezze.
— Combattere l’idolatria del
progresso contestando la tesi che
il consumo è necessario al prò
Stranieri in casa
(segue da pag. 1)
parte i programmi comunali per
l’edilizia abitativa, già prima del
sisma, prevedevano entro il 1982
la costruzione di 40.500 vani e altri 44.000 dovevano essere costruiti dalla Cassa per il Mezzogiorno e nelle « zone 167 ». Questi vani erano già destinati ai
senzatetto cronici di Napoli.
Quelli promessi dal Commissa
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Becchino, Dino Ciesch, Niso De
Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto :’eyrot,
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< La Luce »; Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
. L'Eco delle Valli Valdesi »; Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
rio di Governo invece dovranno
coprire specificamente le esigenze nate dopo il 23 novembre.
Ma l’interrogativo angoscioso è
come questi nuovi centomila
senzatetto potranno vivere aspettando il 1982 e il completamento delle nuove costruzioni, superando la grave emergenza di questi giorni.
Siamo ancora
nell’emergenza
Qccorre avere al più presto alloggiamenti per tutti coloro che
hanno dovuto abbandonare la
loro casa e, con particolare urgenza, almeno per i 20 mila che
occupano le scuole. Fin dai primi
giorni si è detto che si doveva
cercare soluzioni in tutte le direzioni: utilizzo e requisizione
di alberghi, edifici religiosi, demaniali (anche caserme), privati.
La risposta clella Chiesa Cattolica napoletana è stata deludente: il Cardinale ha affermato la
sua piena disponibilità, ma nei
fatti .se oggi dei senzatetto hanno trovato ospitalità in alcuni
conventi, nella maggior parte dei
casi è perché ci sono entrati con
la decisione necessaria per farsi
accettare dai buoni padroni di
casa che non li avevano invitati.
Le caserme invece sono state
subito escluse dalla requisizione,
perché necessarie come punti di
tappa per i militari operanti in
Irpinia. La motivazione non convince, ma non c’è nulla da fare.
La requisizione delle case privale è iniziata fin nelle prime
oi'e. Per la verità perloppiù prima sono state occupate dalla
gente e poi regolarmente requisite: ma si è ovviamente sempre
trattato di edifici interi di un
unico proprietario o di società
immobiliari. TI sindacato inquilini SUNIA ha a lungo reclamato
la requisizione di tutte le case
sfitte, anche dei singoli appartamenti di piccoli proprietari. Nella scorsa settimana finalmente la
giunta comunale ha incaricato il
Sindaco di intervenire in questa
direzione; ma ormai è troppo
tardi, le case sfitte sono formalmente affittate e la requisizione
consentirà di disporre solo di
poche centinaia di appartamenti. Non mi dilungherò sul perché
di tale ritardo, evidentemente
frutto di mediazioni tra i vari
partiti di giunta, che ha creato
una lacerazione grave negli arnbienti popolari e soprattutto nella base comunista. Mi limiterò
a sottolineare, concludendo, che
una situazione come questa di
Napoli può esplodere da un momento all’altro in disordini sociali incontrollabili. Se Autonomia Qperaia coglie l’occasione
per propagandare la necessità di
una radicale dissociazione dallo
stato borghese, i fascisti del MSI
organizzano disoccupati e senzatetto e manifestano contro « il
palazzo ».
La città ha bisogno invece di
solidarietà e serio impegno pella ricostruzione da parte di tutti.
Emilio Nitti
Il consumo di energia
è indice di uno
sviluppo sbagliato
1 americano (USA)
consuma in media
tanta energia quanto
3 svizzeri«
ATTENZIONE!
OCCHIO AL
CONTRASSEGNO
Ricordiamo ancora una
volta ai nostri lettori che
il primo numero di aprile
verrà inviato contrassegno
(maggiorato delle relative
spese postali) a quanti entro fine marzo non avranno né rinnovato né disdetto l’abbonamento.
È bene perciò non lasciar
passare altro tempo e unirsi alla folta schiera di chi
ha già rinnovato!
4 italiani •'
60 indiani
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tanzaniani
1. 100
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•••••••••••••••••••••••••limili
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(lati ONU