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ECO
DELLE VALLI \ALDESI
fje. FEY.ROT Arturo
C. Cabella 2?/*^
16122 GENOVA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 107 - Nom, 46
Una conia Lire 70
/V3BO^ ' MENTI
L. 3.000 per rinterno
L. 4.000 per l’estero
Libertà nella Chiesa
Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70
Cambio di indirizzo Lire 50
TORRE PPXLICE 20 Novembre 1970
Amm. : Via Cavour 1 - 10066 Torre Pelliee - c.e.p. 2^33094
DOPO LA VISITA DEL NEGUS A ROMA
Infallibile?, l’ultimo libro del noto
teologo cattolico Hans Küng, pubblicat i qualche mese fa in Italia dall'Editrice Queriniana, di Brescia, uscirà in
seconda edizione presso un altro editore, Mondadori secondo alcuni, Feltrinelli secondo altri, comunque un editore « laico ». Il fatto, benché di modeste proporzioni, è eloquente e merita
di esser rilevato.
Pubblicando un’opera come quella di
Küng, che formula, motivandolo, un
dubbio radicale circa la legittimità biblica e storica del dogma deH’infallibilità pontificia, la Queriniana, che è cattolica, ha dato una bella testimonianza
di coraggio morale, di libertà spirituale
e di apertura teologica. Ma queste cose
non dappertutto sono viste di buon occhio. C’era da aspettarsi che l’autorità
cattolica superiore o suprema, in un
modo o nell’altro, intervenisse. L’intervento, senza dubbio, c’è stato, altrimenti non si spiegherebbe perché la
distribuzione del libro da parte della
Queriniana sia stata sospesa; è ovvio
che, esaurita la prima edizione, si sarebbe immediatamente proceduto a
ima ristampa, se nel frattempo non
fosse sopraggiunto, inesorabile, un veto
dall’alto che ha impedito che il libro
di Küng fosse ristampato e continuasse a essere diffuso nel nostro paese da
una casa editrice cattolica come la
Queriniana. Si può presumere che il
veto sarebbe stato esteso a tutti gli
editori d’Italia, non solo ai cattolici, se
ciò fosse ancora possibile. Grazie al
cielo c’è una Costituzione repubblicana che provvidenzialmente ci salvaguarda, qualche volta almeno, dal sempre vivo totalitarismo spirituale e dispotismo teologico della curia romana
o di certi suoi ambienti, che del resto
non fioriscono soltanto in Vaticano.
Così, malgrado i divieti curiali, gli
italiani che non l’avessero già fatto con
la prima edizione curata dalla Queriniana potranno ancora procurarsi e leggere, in seconda edizione curata da un
editore laico, il libro Infallibile?, scoprendo come un teologo cattolico fra i
più quotati del nostro tempo contesta
con inusitata franchezza evangelica e
con dovizia di argomenti biblici e storici il dogma deH’infallibilità del pontefice romano.
Ma leggendo Infallibile? si scopre
qualcosa di ancora più importante del
fatto stesso che, in quest’opera cattolica, la scure è posta alla radice del
dogma deU’infallibilità, le cui basi nella Bibbia e nella storia non possono in
alcun modo essere considerate convincenti. Infallibile? è più che un trattato
di teologia, è in fondo un libro di fede,
ma appunto di una fede impostata in
modo nuovo, il cui rapporto con Dio
dipende sempre meno dalla Chiesa e
sempre più dalla Parola di Dio com’è
attestata nella Sacra Scrittura. Una
nuova impostazione della fede cattoli
ca è ciò che di più importante contiene
il libro di Hans Kùng suH’infallibilità.
Può ben darsi che 1’« autorità superiore » che ha dato l’ostracismo a quest’opera intendesse colpire e mettere al
bando non solo e non tanto le critiche
di Kùng al dogma dell’ infallibilità
quanto questo nuovo tipo di fede così
libera rispetto alla Chiesa e così vincolata alla Scrittura.
Non è la prima volta — e non sarà
l’ultima — che la curia romana o chi
per essa cerca di imporre il silenzio a
un suo teologo o a un sacerdote. I metodi repressivi e liberticidi sono purtroppo congeniali con una certa mentalità e una certa spiritualità cattolicoromana ancora potente e dura a morire. E pacifico — ma conviene ripeterlo — che con una simile mentalità e
spiritualità, con la struttura ecclesiastica che la esprime e asseconda, e
con la teologia che vi soggiace, non
possiamo né intendiamo aver nulla a
che fare, né come evangelici né come
uomini. In particolare, nessun ecumenismo è ammissibile con « potenze e
principati » che sopprimono la libertà
dei credenti, mortificano la ricerca teologica, soffocano la discussione comune
e rifiutano di lasciarsi mettere in questione dai fratelli, se è necessario. Con
« autorità superiori » che trattano i
fratelli come sudditi non desideriamo
alcun accordo ecumenico e neppure ricerchiamo il famoso dialogo. Non il
dialogo, ma la protesta è qui d’obbligo.
In nome deH’ecumenismo occorre
un combattimento spirituale che introduca e vivifichi fra i cristiani la convinzione che se da un lato è la verità che
rende liberi (cfr. Giov. 8: 32), dall’altro
è la libertà che rende veri, nel senso
che una verità imposta non è una verità ma una imposizione, per cui la verità può sussistere e agire soltanto in
un contesto di libertà. Dove manca la
libertà, deperisce la coscienza critica e
allora la verità stessa diventa un fossile, « vero », ma morto. Ciò che è
morto non è mai vero.
Perciò la fede cristiana, quanto più é
viva ed autentica, tanto più esige per
sé e per gli altri un clima di libertà
e, sapendo che la verità che rende liberi non è la Chiesa e i suoi dogmi ma
il Signore e la sua Parola, rifiuta una
« religione d’autorità » in cui l’autorità
sia quella di una gerarchia ecclesiastica anziché quella del Signorè e dell’Evangelo. Una « religione d’autorità »
dà immancabilmente luogo a una Chiesa autoritaria. Ma la Chiesa ecumenica,
verso la quale siamo in cammino, non
sarà autoritaria ma libera: libera da
strutture gerarchico-autoritarie e quindi da tutto il sistema di inquisizione,
censura e repressione ecclesiastica, tuttora tristemente vigente a Roma e altrove.
Paolo Ricca
iiiiiiiiiiiiiiMiiiimiiimiiniiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiuiiiimimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiimiiimi
IL TEOLOGO^ P^LLA SPERANZA
Jürgen Mottmann in Italia
Jürgen Moltmann, il teologo riformato di Tubinga che ha suscitato
un’eco mondiale con la sua Teologia
della speranza, ha trascorso due giorni in Italia, la scorsa settimana, per
la presentazione della traduzione italiana della sua opera (finora) fondamentale, edita dalla Queriniana di
Brescia.
A Torino e a Milano egli ha dato
una conferenza pubblica sul tema:
Teologia politica della speranza. La
prossima settimana commenteremo
questa conferenza, pubblicandone qualche stralcio significativo. Vogliamo comunque sottolineare due aspetti fortemente positivi della manifestazione:
l’ampia cerchia di organismi ecclesiastici che si sono associati nell’organizzare questa venuta, e il forte concorso di ascoltatori.
A Torino, dove il prof. Moltmann ha
tenuto la sua conferenza la sera del 12
novembre, nella grande sala della Galleria d’arte moderna, l’invito era stato
rivolto alla cittadinanza, ad iniziativa
del Centro evangelico di cultura, dalla
Facoltà di teologia del Seminario arcivescovile, dalla Direzione dell’Istituto pastorale piemontese, dalla Chiesa
\aldese e dalle Chiese battiste della
città, dalTEditrice Queriniana. Sintomatica e rallegrante manifestazione
ecumenica, che ha trovato esatto riscontro nella composizione dell’uditorio. L’oratore non ha minimamente
attenuato la nota protestante della sua
esposizione, sia nei confronti del cat
tolicesimo sia nei confronti di talune
manifestazioni acritiche di ’impegno
cristiano nel mondo’; e nel dibattito
seguito le voci di consenso e di cortese ma netto dissenso si sono schiettamente alternate. Era un bello spettacolo, quella sala con alcune centinaia
di volti intenti, tesi a cogliere, malgrado il diaframma della traduzione,
la predicazione che con umiltà e franchezza evangelica il teologo ha dato,
nella forma della conferenza.
L’indomani, a Milano, l’ha ripetuta
nella sede della Biblioteca Germanica,
dov’era stato invitato congiuntamente
dalle Chiese evangeliche metodista,
svizzera e valdese, dalla Biblioteca
Germanica, dalla Corsia dei Servi e
dall’Editrice Queriniana. Anche qui si
è ripetuto il medesimo successo.
Rinnovando l’espressione della viva
riconoscenza per la venuta del prof.
Moltmann e l’augurio per la diffusione della sua opera nel nostro paese,
diciamo la nostra speranza di poterlo
ancora avere, gradito ospite, fra noi
e il desiderio che l’associazione fra
cristiani di diversa confessione, nel
meditare e nel presentare ad altri
spunti teologici vivi oggi, possa ripetersi come l’abbiamo felicemente sperimentata in questa occasione. Notiamo, concludendo, che il settim^ale
cattolico « Il nostro tempo » ha efficacemente preparato questa venuta con
una serie di articoli di presentazmne
della Teologia della speranza; dandoci
in questo dei punti.
g- c.
Le lacrime degli oppressi
che non hanno chi li consoli
Per la mia generazione la visita delTimperiitore d’Etiopia è stata qualcosa
di più d’un fatto di cronaca; ha ridestato vecchi ricordi accartocciati nella
memoria, provocato esami e bilanci. Di
quella guerra coloniale del 1935 che
segnò l’inizio del tracollo fascista, forse
i ragazzi di allora ricordano il clima
d’esaltazione fomentato nelle scuole, i
facili ritornelli su « Hailé, il mio povero Selassié ». E poi la alienante, allegra rettorica del clericofascismo su
« i colli fatali di Roma ».
Ricordo anche, del ’34, un episodio da
nulla. In estate, eravamo al mare a
Gabicce (Pesaro), dove anche i ragazzi
del nostro Istituto Gould passavano
due mesi. In un pomeriggio assolato,
eravamo sulla spiaggia deserta, quando un’auto scura giunse vicino a noi;
scese Mussolini, e si avviò al di poi
fatidico “bagnasciuga". Era fra noi un
ragazzo eritreo. Tedia Bairù, alunno
del “Gould”, e Mussolini chiese che facesse il bagno insieme a lui. Non ricordo — Tedia era un quindicenne, non
dava naturalmente peso alle conversazioni occasionali — cosa si poterono
dire; ma l’anno seguente l’Eritrea era
la base di partenza per la nostra maggiore avventura coloniale. Ferro e fuoco e gas furono usati -in abbondanza
per distruggere le libertà di un popolo, terrorizzare gli inerTni/e stabilire un
impero.
Il "negus neghesti" fuggì in esilio, e
TQccidente lo accolse come la nobile
vittima della violenza cupida del fascismo. In Inghilterr.i si formarono addirittura gruppi di preghiera in certi
ambienti fundamXtalisti. dei comitati
di soccorso per ì infortunato imperatore sorsero numerosi. Ed egli apparve
in statura veramente regale, nel suo
acpettare con dignità e umana fierezza
la sua sorte d’uomo schiacciato politicamente, militarmente, ma integro e
saldo.
Il ragazzo eritreo — "Gioia”, lo chiamavamo, perché così si traduceva il
suo nome — tornò alTAsmara: era il
primo e unico eritreo ad avere fatto
studi superiori; il Governo italiano lo
premiò mandandolo al confino in Dancalia. Così si voltava una pagina che
poteva essere scritta in nome della
amicizia, e ebbe invece i timbri del dispotismo poliziesco.
Così, noi uomini
Finita la guerra nel solo modo che
poteva finire, gli anglo-americani si affrettarono a ridare al Negus il suo
impero d’Etiopia, e nulla parve così
giusto. Era una riparazione dovuta. In
Eritrea intanto era balzato al governo
del paese Gioia, il ragazzo che aveva
incontrato una volta Mussolini. Un giovane maturato nelle sofferenze, dotato
di eccellenti qualità intellettuali ed
umane.
Una delle prime corrispondenze giornalistiche dalla nostra ex-colonia segnalava l’azione pacificatrice di Tedia
Bairù, elogiava la sua opera per assistere gli italiani stabiliti in Eritrea, facile preda di un comprensibile spirito
di ritorsione. Il suo equilibrio, la sua
formazione evangelica, avevano resistito alla prova del colonialismo.
Tedia Bairù guidò la delegazione eritrea che all’QNU si batté per l’indipendenza della patria; era una impresa
senza speranza, apparve ben presto
chiaro che l’Eritrea era stata “regalata”
dagli anglo-americani al Negus. Allora
si ripiegò su una federazione che garantisse delle libertà fondamentali al
popolo eritreo, e questo fu solennemente accettato.
Ma a operazione conclusa, il Negus
ebbe le mani libere per procedere alla
annessione di fatto dei territori eritrei;
la giovane classe dirigente fu scompaginata, distrutta. Tedia Bairù fu mandato ambasciatore d’Etiopia a Stoccolma, in pratica esiliato. Così cominciava la parabola discendente di Hailé
Selassié, la ex-vittima dell’imperialismo
italiano; e difficile è per noi capire questa sete di potere, d’ingrandimenti territoriali, in un uomo che aveva ed ha
davanti problemi immensi per il suo
stesso popolo.
Molti anni fa, a Stoccolma, passavo
per una strada mentre dal portone di
una scuola uscivano nidiate di bambini; in quel bianco lattiginoso dei visini sotto i caschi biandi dei capelli, facevano spicco due negretti. Parlavano
italiano; erano i figli dell’ambasciatore
Tedia Bairù. Quei due bambinetti che
dicevano nella nostra lingua tra Tincomprensibile urlìo degli altri, in quell’ambiente, erano per me una stràna
esperienza. Fu l’ultimo contatto col
compagno di tanti anni nella Firenze
evangelica di un’epoca ormài lontana.
Di "Gioia” si sono sapute notizie vaghe: di una crisi di disperazione che lo
aveva portato al bere, al rifiuto della
fede e al disprezzo per una civiltà detta
cristiana. Poi era calato nella clandestinità: il ragazzo eritreo organizzava
la guerriglia, la lotta di liberazione.
In Italia si sapeva
Il 15 giugno 1970 da Addis Abeba era
inviato alla segreteria di stato vaticana
un documento sottoscritto da trenta
preti eritrei; per precauzione, lo stesso
documento era mandato alla rivista bolognese « Il Regno », che lo pubblicava
il 15 luglio. È una testimonianza agghiacciante; l’Eritrea è in rivolta contro l’imperialismo etiopico; contro un
esercito di liberazione calcolato in
10.000 combattenti (per lo più contadini che usano le armi lasciate dagli
italiani) sta una “forza speciale” di
30.000 abissini armati dagli americani,
dotati di aerei, elicotteri e armi chimiche. Queste forze "speciali ” tengono il
controllo dell’altipiano centrale, attorno all’Asmara, e svolgono una guerra
alla maniera del vietNam: puntate offensive con distruzione di villaggi, incendio e massacro di tutta la popolazione; stupro e saccheggio rallegrano
i guerrieri etiopici, mentre le armi chimiche portano la morte dove essi non
arrivano.
Qra il viso scavato di questo vecchio
"re dei re", dal passato che ci appariva
nobilitato dalla sofferenza, «(uscita solo
una pena profonda: tutto quello che
ha sofferto lo restituisce in a^ondanza, egli si trova bene nel mazzo dei
violenti che fanno del mondo lìn deserto. Che Dio perdoni anche lui.
Ma dobbiamo pur chiederci perché il
Governo Italiano ha ignorato la situazione reale, ha dato un altro calcio in
faccia agli eritrei, proprio a quegli eritrei che avevano stabilito con noi una
salda fraternità. Viene da pensare che
questo nostro opportunismo, questa incapacità di essere fedeli ai nostri amici
(in disgrazia) è la piaga morale che ci
condanna meritatamente agli occhi del
mondo.
Quanto alla posizione del Vaticano,
informato direttamente, non desta meraviglia: la strada dell’ingerenza mondana, nel potere internazionale, porta
a questi sbocchi. Va da sé che i discorsi contro la tortura, contro genocidi e
violenze, sono profondamente snaturati
da queste infelici scelte mondane. Qggi,
così si distrugge nel Terzo Mondo ogni
fiducia in chi porta il messaggio cristiano, e per finire nel messaggio
stesso.
Luigi Santini
iiiiiiiiiiMiiiimiimiiniiiiiiiiiiiiiimmiiMiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimmiiniiiiiiiiiniiiiiiiiiiiMimiiiiiiiiiiiiii
Forse settecentomila morti nel ^Pakistan
PERCHE’ SIGNÓRE ?
Giobbe
I miei giorni se ne vanno più veloci della spola,
si consumano senza speranza.
Ricordati che la mia vita è un soffio!
Io, perciò, non terrò la bocca chiusa,
mi lamenterò nell’amarezza dell’anima mia.
Che cosa è l’uomo che tu ne faccia tanto caso
e lo metta alla prova a ogni istante?
Le acque rodono la pietra,
le loro inondazioni trascinano via la terra:
così tu distruggi la speranza dell’uomo.
Mi lagno io forse di un uomo?
Anche oggi il mio lamento è una rivolta.
Quando ci penso, ho paura di te;
questo mi annienta, non le tenebre,
non la fìtta oscurità che mi ricopre.
Ti sei mutato in un nemico crudele verso di me:
speravo il bene ed è venuto il male,
aspettavo la luce ed è venuta l’oscurità.
Jahve
Orsù, cingiti i fianchi come un prode;
io ti farò delle domande, e tu insegnami!
Dov’eri tu, quando fondavo la terra?
Dillo, se hai tanta intelligenza!
Chi ne fissò le dimensioni? poiché tu lo sai!
Su che furon poggiate le sue fondamenta
o chi ne pose la pietra angolare,
quando le stelle del mattino cantavano tutte insieme
e tutti i figli di Dio davano in grida di giubilo?
Chi chiuse con porte il mare,
balzante fuori del seno materno,
quando gli tracciai dei confini
e gli dissi: « Fin qui verrai e non oltre,
qui si fermerà l’orgoglio dei tuoi flutti »?
Hai tu un braccio pari a quello di Dio?
Giobbe
Io riconosco che tu puoi tutto
e che nulla può impedirti d'eseguire un tuo disegno.
Si, ne ho parlato, ma non lo capivo;
.sono cose per me troppo meravigliose e io non le conosco.
II mio orecchio aveva sentito parlare di te,
ma ora il mio occhio ti ha veduto.
Ed ecco levarsi un gran turbine di vento... Gesù stava dormendo,
a poppa. I discepoli lo destano e gli dicono: « Maestro, non ti curi
che noi periamo? ». Ed egli destatosi sgridò il vento e disse al mare:
« Taci, calntati! ». Il vento cessò e si fece gran bonaccia. Ed essi furon
presi da timore e si dicevano gli uni agli altri: « Chi è costui, che anche il vento e il mare gli ubbidiscono? ».
Sappiamo che fino a ora tutta la creazione geme insieme ed è in
travaglio. Non solo essa, ma anche noi che abbiamo le primizie dello
Spirito, gemiamo in noi aspettando la redenzione del nostro corpo.
Vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il primo cielo e la
prima terra erano passati, e il mare non era più. E Colui che siede
sul trono disse: « Ecco, io faccio ogni cosa nuova ». E non vi sarà più
alcuna cosa maledetta. Colui che attesta queste cose dice: « Si, vengo
tosto ». Amen! Vieni, Signor Gesù!
(dal Libro di Giobbe, Marco 4, Romani 8, Apocalisse 21 e 22).
2
pag. 2
N. 46 — 20 novembre 1970
NEL TRECENTESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE
Ricorrendo quest’anno il trecentesimo anniversario della morte del teologo-filosofo e pedagogista cèco Giovanni
Amos Comenio (159^2-1670), assistiamo
ad un’interessante ripresa degli studi
del pensiero di quest’uomo, studi che,
fino ad ora e per ciò che concerne il
nostro paes'e, sono stati limitati a pochi
specialisti. D’altra parte, uno dei maggiori pericoli in questa occasione è
quello di voler attualizzare oltre i limiti consentiti e ragionevoli alcuni punti
del pensiero e delle intuizioni — soprattutto pedagogiche e didattiche —
comeniane, distogliendole dal loro naturale contesto storico e sociale in cui
sono nate, e perciò travisandole. Infatti, se è vero che molte indicazioni pratiche suggerite da Comenio hanno una
validità che neppure oggi è possibile
negare, è anche vero che esse sono maturate a contatto di un determinato
ambiente socio-culturale e politico e discendono da una precisa impostazione
filosofica che occorre rispettare. Pertanto, prima di parlare della pedagogia di
Comenio, dobbiamo fare un cenno alla
sua travagliata esistenza — che molti
segni ha lasciato nella sua opera — ed
al suo pensiero filosofico e teologico.
La vita
Nacque il 28 marzo 1592 in Moravia,
a Uhersky Brod, da una modesta famiglia, il cui padre era membro della comunità religiosa dei Fratelli moravi. A
dodici anni, persi entrambi i genitori,
venne affidato ad un tutore che poco
si occupò di lui e dei suoi studi. Frequentò tardi la scuola di latino ed il
rettore, notate le doti del ragazzo, prese
a ben volerlo (tanto da dargli il nome
di Amos che vuol dire amore) e lo
iscrisse all’Accademia calvinista di
Herborn per i corsi di teologia.
Divenne così pastore e, come primo
lavoro, gli venne affidata la chiesa di
Fulnek, con annessa una scuola. In
quel periodo però scoppiò la guerra
dei Trent’anni e Comenio iniziò le sue
peregrinazioni, perdendo la moglie ed
i figli a causa della peste che dilagava.
In questo contesto, egli cominciò a
scrivere opere di consolazione e di rassegnazione per sé ed i confratelli. Solo
nel 1628 si trasferì in Polonia, dove riprese ad insegnare; a questo periodo
risalgono due grande opere, la Janua
Linguarum Reserata e la Didáctica magna (prima stesura in cèco). Le tristi
esperienze e l’esilio lo convinsero che,
per vivere in pace, bisognava prima
cambiare il volto del mondo e rivedere
le gerarchie del sapere umano.
I suoi progetti di rinnovamento venivano intanto raccolti in Svezia, a Londra, a Parigi dove lo stesso Richelieu
lo avrebbe voluto al suo fianco. Dopo
un soggiorno in Svezia, ritornò a
Leszno, nominato vescovo dei Fratelli
moravi, lasciandola di nuovo nel 1650
e recandosi in Ungheria per fondare un
collegio. Quattro anni più tardi, ritornò
in questa città, richiamato da tristi
presagi; infatti, ebbe appena il tempo
di sotterrare qualche suo manoscritto
nella speranza di salvare qualcosa,
mentre la città intera bruciava ad opera dei polacchi.
Dopo mille altre vicissitudini, approdò ad Amsterdam, accolto dal figlio di
un suo mecenate e qui, finalmente, trovò la pace che tanto aveva sognato e
predicato. Era il 13 novembre del 1670.
Il pensiero
Ciò che più colpisce il lettore di Comenio è il misticismo che pervade ogni
pensiero ed ogni espressione, un misticismo caratteristico per chi, come Comenio, attende l’avvento del regno
(temporale ma sopra e prima di tutto
spirituale, e cioè quello di Cristo). Comenio tuttavia non fu un mistico puro, un asceta come si direbbe; il suo
interesse per la pratica, la sua sensibilità per i problemi concreti sono fattori essenziali della sua personalità, tali
da « tradurre » le sue intuizioni mistiche in vere e proprie riforme, precedute da « campagne politiche ». In sintesi, si potrebbe affermare che la ricerca
dell’attuazione in terra del Regno che
deve venire si sviluppa in Comenio nella direzione della pace, della realizzazione di quelle condizioni materiali e
morali che consentano veramente l’instaurarsi di rapporti amichevoli reciproci (organismi internazionali, ecumenismo, mutuo soccorso, ecc.).
Per meglio collocare questo processo, dobbiamo ricordare l’evoluzione
teologico-filosofica di Comenio. All’epoca della guerra dei Trent’anni, prim’ancora della morte della moglie, egli conobbe un certo conciatore di pelli di
nome Kotter che predicava, con accenti violenti e profetici, la conversione
degli infedeli, il millenarismo, la fine
del mondo. Le parole di Kotter non rimasero senza eco nell’animo di Comenio il quale, pur non aderendo in pieno
a queste prediche, cercò di calarne alcuni elementi all’interno della concezione religiosa più controllata della Chiesa
dei Fratelli moravi.
Quest’unione ebbe origine nel XV secolo, nel tentativo di mettere in pratica i precetti e l’etica del Sermone sul
Monte. Fin dall’inizio, essa predicò
l’amore e la pace fra gli uomini di buona volontà e indicò nella semplicità di
costumi, nel lavoro manuale, nel minimo contatto col denaro le vie migliori
per realizzare questi princìpi. L’unione
rappresentò così uno dei più riusciti
esperimenti di vita « virtuosa » ma non
ascetica che la storia ricordi, un esempio vivente di come l’uomo debba comportarsi se vuole sfuggire al labirinto
del mondo e rifugiarsi nel paradiso
Giovanni Amos Comenio
Teologo, filosofo, pedagogista cèco, membro dell’Unione dei Fratelli moravi
dell’anima (riprendendo il titolo di un
famoso scritto comeniano).
Nello scritto della Didáctica magna,
troviamo la definizione che Comenio dà
del destino dell’uomo e della vita terrena: « Il fine ultimo dell’uomo è al
di là di questa vita » e « La vita presente non è che una preparazione alla vita eterna ». Comunque, non bisogna
prendere in assoluto queste definizioni,
poiché altrove troviamo un Comenio
molto meno mistico e fortemente impegnato in terra, convinto che i ragazzi debbano vivere « già qui ed ora sotto
il cielo » una vita celeste da realizzare.
Per ciò che concerne l’origine dell’uomo, Comenio aderisce in pieno alla visione biblica, ponendo l’uomo come l’ultima creatura plasmata da Dio,
la più perfetta. Inoltre Iddio si manifesta, parla nel creato, che è sempre opera sua, e quindi l’uomo, godendo di
questa perfezione e di questa discendenza privilegiata, può scoprire nel
creato le impronte (vestigia) divine.
Questo concetto non rimane senza seguito riguardo all’opera educativa.
Infine, Comenio sostiene che la Sapienza ha « posto le sue eterne fondamenta negli uomini », nel senso che
l’uomo è un microcosmo, una felice
« sintesi dell’universo, in cui si racchiudono inviluppate tutte le cose che nell’universo si vedono spiegate in lungo
e in largo ». Nell’uomo, o meglio nella
sua mente, tutte le cose sono già presenti, anche se in forma rudimentale e
confusa. Occorre predisporre un’opera
che faciliti il moto di maturazione e di
esplicazione dei « semi » che sono den
I nove prìncipi del
metodo naturale
1.
La natura aspetta il tempo favorevole.
2. La natura, prima di cominciare a
dare la forma, si procaccia la materia.
3. La natura prende un soggetto adatto all’operazione che vuole compiere, oppure se lo rende adatto con
una conveniente preparazione.
4. La natura opera sempre cominciando daH'interno.
6. La natura non fa salti ma procede
per gradi.
7. La natura ogni sua creazione la comincia dalle cose più generali e termina coi particolari.
La natura quando ha cominciato
non smette mai fino alla fine.
9. La natura evita attentamente tutto
ciò che le è contrario o nocivo.
8
tro di noi e tutto diverrà chiaro. « Appunto perciò Pitagora, come sappiamo,
soleva dire essere naturale che l’uomo
conoscesse tutte le cose; cosicché se si
chiedessero abilmente a un fanciullo
di sette anni spiegazioni di ogni .genere
intorno a tutte le questioni filosofiche,
di certo potrebbe rispondere a tutte,
in quanto che il solo lume della ragione è appunto forma e norma sufficiente di tutte quante le cose ». Ma non bisogna neppure dimenticare che altrove, sempre nella Didáctica, Comenio
aggiunge che l'uomo oggi è ottenebrato
e confuso e che il « seme », dopo la caduta, non può dare i suoi frutti. E necessario che intervenga la Grazia di
Dio a liberare l’uomo dalle tenebre.
L’innatismo e l’ottimismo sono due
componenti costanti del pensiero comeniano: « I germi della scienza, della
morale e della religione sono in noi innati per natura »; per farli germogliare
« non c’è bisogno di nessuna costrizione, ma soltanto di una guida prudente
e santa » che sappia rimuovere « gli
ostacoli che soffocano le inclinazioni
naturali ».
Per disposizione naturale e con l’aiuto della memoria, l’uomo impara tutte
le cose; la sua mente è plasmabile come la famosa tavoletta di cera di Aristotele, con la sola differenza che, mentre « sulla tavola si può disegnare solo
fin dove il marcine consente, nella mente scrivendo e scolpendo continuamente non si può mai trovare la fine che
essa è illimitata ».
Concludendo su questo primo punto,
possiamo dire che, a caratterizzare la
dottrina filosofica e pedagogica comeniana, vi è una pietas, un impegno religioso e pratico nello stesso tempo,
un’apertura verso l’uomo ed i suoi problemi. « Massimamente interessa a tutti — dice Comenio — che la mente
umana sia imbevuta di pietà, prima di
tutte le cose, dopo tutte le cose (.... La
sola pietà è la via per l’uomo per conseguire il suo fine ultimo, e perciò essa
è l’unica cosa necessaria, senza la quale tutto il resto è nulla e non apporta
alcun giovamento ».
L’enciclopedismo
Lo scopo dell’opera maggiore di Comenio, la Didáctica magna, era quello
di scoprire un metodo universale, valido sempre ed ovunque, che consenta
agli insegnanti di ottenere molte cose
e susciti vero interesse nei ragazzi per
la cultura: fine ambizioso, potremmo
dire oggi, impossibile da raggiungersi
forse. Ma .seguiamo Comenio nelle sue
deduzioni.
Il maggior desiderio del riformatore
fu quello di « democraticizzare » l’isti
tuto educativo, di estendere a tutti cioè
l’istruzione e non solo quella elementare. A lui, fino a 16 anni, era stato negato questo privilegio, ed ora sentiva che
nessuno più doveva subire simili soprusi. L’istruzione così promossa doveva servire ad avvicinare l’uomo aU'universo, a quell’universo che è il libro
di testo per lo « studioso », dove tutte
le cose conoscibili sono presenti.
In questo senso, Comenio è un enciclopedista, vale a dire persegue l’ambizioso fine della comprensione globale
dell’universo, delle cose che sono in
esso e di se medesimo. Era sua convinzione, infatti, che i tempi fossero veramente maturi per promuovere ed ottenere una simile forma di conoscenza
pansofìca, universale. La sua dottrina
non era ancora stata intaccata dal relativismo, portato avanti dalle grandi
scoperte astronomiche. Per lui, l’universo era sempre qualcosa di ordinato, dove ogni elemento conserva un suo posto
e le stelle, come tante « lampade », si
muovono in perpetua armonia. L’immagine del mondo cara a Dante ritorna sostanzialmente in Comenio: la sfera circolare del cielo ruota su di un
asse, il sole funge da sorgente di luce.
A sua volta, l’uomo è un microcosmo
e perciò ricalca le caratteristiche dell’uniterso, anche se in tono minore.
« Il corpo infatti è costruito con meravigliosa abilità. Prima di tutto viene il
cuore, la sorgente di tutta la vita e il
m.otore da cui le altre membra ricevono il movimento. Ma la causa efficiente
del movimento è il cervello, il quale,
con l’aiuto dei nervi, come di corde, attrae e respinge ie altre ruote o membra. L’uomo, allora, di per sé non è altro che un’armonia, come nel caso di
un orologio o di uno strumento musicale ».
Comenio cerca così di porre le basi
di una pansofìa, di una scienza universale che offra tutti i mezzi e le occasioni per una conoscenza globale delle cose. Parallelo a quest’impegno, troviamo
quello educativo, altrettanto universale.
L’educazione
universale
Rinfacciando agli Umanisti ed ai Riformatori del XVII secolo le loro promesse non mantenute, Comenio desidera andare alla ricerca di un metodo
universale e veramente efficace. I primi
avevano detto di voler porre le basi di
« uno spirito sensibile » (Erasmo), di
far bere l’uomo alfè' fonti della devozione, di fargli amare ed imparare
completamente le discipline liberali; i
secondi, professavano di voler trasformare dal fondo la vita degli uomini secondo il messaggio della Bibbia; ma
nessuno aveva poi cercato di mettere
in pratica quanto predicava.
Il primo problema da risolvere era
quello della comunicazione, che è alla
base di qualsiasi processo educativo. Il
metodo puramente individuale e quello
puramente collettivo, entrambi usati
nel Medioevo, avevano i loro pregi ed i
loro difetti; era necessario trovare un
metodo che ne conservasse solo gli
aspetti positivi, eliminando quelli negativi. La metodologia comeniana volle
essere un contributo alla soluzione del
problema: la comunicazione doveva essere individuale e sociale, doveva essere dialogo, nel senso socratico.
Una delle intuizioni più attuali di
Comenio rimane pur sempre quella
della scuola come ludus, come gioco e
come lahoratorium perpetuum, come
luogo dove il ragazzo è sempre attivo.
Questa scuola, per essere veramente
educativa deve avere o rispettare alcune caratteristiche; il ludus cioè deve
essere:
1) attività; « Poiché ogni cosa si fa
in virtù del movimento, è cosa naturalissima che tutti gli esseri viventi godano del movimento: soprattutto nell’età
più vigorosa. Da ciò segue che non si
può impedire ai fanciulli di correre e di
muoversi in qualunque modo. Si deve
dunque trasferire quest’impeto a cose
migliori: perché i fanciulli, nella scuola, non siano in nessun caso spettatori
oziosi, ma attori ».
2) spontaneità; « Nella scuola nessuno impara perché costretto; venga
liberamente chiunque viene, come se
venisse ad un gioco ».
3) socialità; l’attività è « naturalmente gradita all’uomo per quell’amore di comunicazione per cui gli uni con
gli altri si scambiano la pienezza dei loro affetti ».
4) ordine; « Senza di esso né ci sarebbe gioco, né in esso diletto. E lo constatiamo quando qualcuno viola le regole del gioco, e gli altri, allora, non
sopportando l’azione indegna, se ne
vanno o dànno sfogo all’ira ».
5) contatto col mondo esterno.
Il principio dell’ordine, che deve pervadere ed informare tutta l’azione educativa, specifica altresì l’adesione di
Comenio ai « centri di interesse », attorno a cui deve ruotare l’attività scolastica e la giornata stessa di scuola. I centri di interesse significano praticamente aderenza all’ambiente: « Ci si servirà
delle visite alle fabbriche, della conoscenza degli utensili e dei materiali, di
piccoli lavori domestici, di esempi
di vita pubblica, di organizzazione militare » per far sentire al piccolo il sapore della vita. Comenio esemplifica
questi concetti parlando dell’avvio agli
studi di medicina mediante le ricerche
scolastiche e le osservazioni sulle erbe.
Tutto ciò per rendere più piacevole
ogni apprendimento, per trasformare
le scuole « in giardini incantati ».
La natura è sempre il grande modello a cui l’insegnante deve ispirarsi
nella sua opera e per graduare le diverse attività. Dalla natura deve trarre
ogni indicazione; queste tre sono fondamentali e ricorrenti:
« 1. La formazione dell’uomo deve
avere inizio fin dalla seconda infanzia
Opere di Comenio
tradotte in italiano
Didáctica magna, pagine scelte. Cedam,
Padova, 1946.
Didáctica magna e Pansophia. passi
scelti. La Nuova Italia. Firenze,
1952.
Pagine scelte, a cura di J. Piaget e
deirUNESCO, Beinporad-Marzocco,
Firenze, 1960.
Pampaedia, Armando, Roma, 1968.
¡I tirocinio. Armando, Roma, 1970.
che rappresenta la primavera della vita
(e più precisamente, la seconda infanzia assomiglia alla primavera, la giovinezza all’estate, la maturità all’autunno e la vecchiaia aH’inverno);
2. Le ore mattutine sono le più
adatte allo studio (perché, anche qui,
il mattino corrisponde alla primavera,
il mezzodì all’estate, la sera all’autunno e la notte all’inverno);
3. Bisogna organizzare tutto ciò
che si vuole insegnare secondo le età,
i.n modo da insegnare soltanto ciò che
gli allievi .sono in grado di imparare ».
Comenio, in tutta la sua didattica,
rivaluta le capacità sensoriali del bambino; il momento sensoriale deve avere la precedenza se non il sopravvento
su ogni altra forma di attività. « Se voi
dovete conoscere qualcosa — dice Comenio — dovete trovare qualcosa a
cui adattare i vostri sensi e, attraverso
a questi, la vostra mente, la mano e la
lingua ». Nella Didáctico, egli dice: « Le
cose che sono poste davanti all’intelligenza del giovane devono essere reali e
non ombre di cose (...) e con tale termine io intendo cose definite e utili che
possono produrre un’impressione sui
sensi e sulla immaginazione ». Questa
regola è tenuta presente nella compilazione dei famosi sillabari (usati per
ben due secoli nell’Europa del nord e
su cui lo stesso Goethe ha imparato a
leggere).
All’inizio delVOrbis sensualiiim pictiis, troviarno appunto un alfabeto in
cui, ad ogni lettera, corrisponde il disegno di un animale e il segno del suo
vm-so. Per esempio, accanto all’immagine del cuculo, c’è una frase del genere: « Cuculus cuculat. Der Kuckuck
kucket »; poi, viene riprodotto il verso
« kuk ku » che tutti i bambini conoscono e che automaticamente associano
alla figura, ed infine, nell’ultima colonna a destra, la lettera che il fanciullo
deve imparare, in questo caso una q,
maiuscola e minuscola.
Le intuizioni psicologiche di Comenio furono numerose; si trattò di vere
e proprie intuizioni non essendo sostenute o affiancate da prove sperimentali.
Comunque, esse influirono decisamente
sulla suddivizione, per esempio, delle
età della vita, ad ognuna delle quali
Comenio fa corrispondere una scuola:
— la schola geniturae, che abbraccia
la fase di sviluppo precedente la nascita e la nascita stessa;
— la schola infantiae (o del grembo
rnaterno), sotto il patrocinio dei genitori, caratteristica della prima infanzia;
— la schola pueritiae, corrispondente
alla seconda infanzia e nella qualesi sviluppano le « facoltà intime »,
cioè le capacità di ricordo e di differenziazione;
— la schola adolescentiae, o ginnasio,
dove il giovane matura gli strumenti della mente « per inventare ciò
che è necessario », la mano « per
realizzare tutto ciò che egli ha imparato dagli altri » e la lingua « come mezzo ausiliario »;
— la schola juventutis, fino a 24 anni,
corrispondente all’Accademia (Università), volta a procurare la sapienza perfetta;
— la schola virilitatis, per la maturità
dell’individuo;
— la schola senii, per la vecchiaia.
L’organizzazione stessa degli studi
proposta da Comenio si adegua a onesti principi psicologici e naturali, e
non è passata senza lasciare traccia di
sé nelle successive realizzazioni scolastiche.
Roberto Eynard
miiiiniiiiiimiiiiiiiiiimiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimmiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiii
I LE PARABOLE DEGLI ULTIMI TEMPI
Le dieci
vergini
Le tre parabole del cap. 25 di
Matteo hanno un indubbio contenuto escatologico, si riferiscono cioè agli ultimi tempi. L’attesa degli avvenimenti finali deve
essere vissuta nella vigilanza
cristiana, tanto sotto il profilo
individuale quanto neH’insieme
della comunità.
La scena su cui si muovono i
personaggi della parabola è
quella di una festa nuziale: la
sposa e le sue amiche attendono
10 sposo per recarsi con lui in
corteo al luogo del banchetto.
Le dieci giovanette prendono
con sé le loro lampade « per
uscire ad incontrar lo sposo...
ma. tardando egli a venire, tutte divennero sonnacchiose e si
addormentarono » L’improvvisa
apparizione dello sposo in piena notte non soltanto provoca
sorpresa, ma determina una vera e propria crisi; le vergini savie, cioè quelle che avevano avuto l’accortezza di rifornirsi di
olio in previsione di una lunga
attesa, si destano e seguono lo
sposo con le loro lampade accese; le altre, invece, debbono constatare che le loro lampade sono irrimediabilmente spente.
Tanto la loro agitazione quanto
11 loro ripensamento non servono più a nulla; e la parabola che
si era aperta con la lieta prospettiva di una festa nuziale, si
conclude con questo serio ammonimento: « Vegliate dunque,
perché non sapete né il giorno
né l’ora ».
L’attesa dello sposo, cioè di
Gesù Cristo, è stata ed è anche
oggi la speranza della Chiesa fiduciosa nelle promesse del suo
Signore. La storia umana continua di generazione in generazione, ma noi crediamo che essa
avrà un termine finale nell’ora
che Dio vorrà. Sulla scena di
questo mondo le nazioni non
continueranno sempre a erger
Allora il regno dei cieli sarà simile a
dieci vergini le quali, prese le loro lampade, uscirono a incontrar lo sposo.
(Matteo 25 v. I-I3).
si Luna contro l’altra e la Chiesa non avrà sempre tempo per
l’annunzio dell’Evangelo. La fine verà, non secondo i piani e
le misure degli uomini, ma
quando lo sposo apparirà. Sullo sfondo degli avvenimenti che
costituiscono la storia umana,
verrà l’ora in cui « apparirà nel
cielo il segno del Figliuol dell’uomo », la « venticinquesima
ora », quando non si potrà più
dire: « Dovè la promessa della
sua venuta? » perché quella
promessa avrà avuto il suo compimento, sia pure dopo un’attesa lunga e sconcertante. Il grido della mezzanotte: « Ecco lo
sposo, uscitegli incontro » è un
serio richiamo alla vigilanza cristiana. Bisogna vegliare per non
cadere nel sonno pesante e fatale di chi non attende più nulla o nessuno, neppure dal suo
Signore. Persino l’agitazione di
chi non vede altro che il proprio
interesse diventa un sonno pericoloso. Non basta possedere le
lampade; bisogna anche rifornirle di olio affinché siano ancora accese quando altre luci si
spengono attorno a noi.
Una comunità cristiana è una
comunità capace di vegliare nella notte dei tempi. Non è distratta o ingannata da falsi profeti, non diventa sonnacchiosa
in mezzo agli avvenimenti umani che hanno anche il loro significato. È una comunità che veglia in preghiera. La preghiera
è l’olio che mantiene accesa la
lampada, fino all’ultima ora.
Dov’è la nostra lampada? Si
è spenta nella lunga attesa o è
ancora in grado di risplendere
al seguito dello sposo?
« Vegliate dunque, perché
non sapete né il giorno né l’ora.
Siate pronti, perché nell’ora
che non pensate, il Figliuol dell’uomo verrà ».
Ermanno Rostan
3
20 novembre 1970 — N. 46
pag. 3
LA CHIESA NEL MONDO
Mentre alla Camera si dibatte faticosamente il progetto Fortuna-Basiini
La Conferenza episcopale italiana chiama
alla lotta antidivorzista ad oltranza
In margine alla decisione del CEC
Bilancio del dibattito sul razzismo
Con un comunicalo molto più reciso
del previsto — un comunicato a sé, per
dargli maggiore rilievo — la Conferenza episcopale italiana al termine della
sua recente sessione non soltanto ha
ribadito la sua opposizione al progetto di legge per la introduzione del divorzio in Italia, ma ha rivolto ai cattolici e ai cittadini (si identificano,
nella mente di molti dei vescovi nostrani?) un vigoroso appello alla crociata
antidivorzista. Dato il momento in cui
tale appello risuona, è evidente l’invito
all'ostruzionismo parlamentare; eravamo dunque non troppo lontani dal vero
quando, alcune settimane fa, rifiutavamo di partecipare all’euforia per il
presunto "successo” deH’iniziativa divorzista, in Senato. 'Ringraziando con
calore gli antidivorzisti, i vescovi italiani « dichiarano legittimo che i cittadini, in un problema d’importanza
così vitale e che tocca la coscienza di
ognuno, si avvalgano, a difesa della famiglia, di tutti i mezzi democratici che
offre la Costituzione ». È chiaro l’invito
a lanciare il referendum popolare, che
nelle speranze dei vescovi casserebbe
una eventuale decisione pro-divorzista
del Parlamento.
Anche se sostengono che il loro appello « non può in nessun modo essere
interpretato e presentato come una
"guerra di religione” », in realtà è esattamente questo che i vescovi italiani
stanno determinando. E hanno perfettamente ragione i due presentatori del
progetto di legge di lamentare « la pesantissima e sfacciata interferenza nel
pieno di un conclusivo dibattito parlamentare Q (on. Fortuna) e la sfrontatezza di coloro che finora si sono riser
vato « il monopolio del divorzio », mediante l’istituto deH’annullamento del
matrimonio (on. Basiini). « Ciò che sta
accadendo — ha dichiarato Fon. Basiini —- dimostra ancora una volta la necessità, ormai indilazionabile, di giungere ad un superamento del regime
concordatario ».
Abbiamo a varie riprese, e ancora recentemente, in occasione del voto sul
divorzio al Senato, espresso la nostra
posizione. In questo dialogo di sordi,
nel quale l’episcopato cattolico italiano
(ci consola un poco sapere che vi è perù al suo interno una opposizione) ha
sistematicamente rifiutato di accettare l’interlocutore per ciò che è e pensa,
e ha continuato a confidare, anziché
nella potenza dell’Evangelo, nel proprio potere politico e nella brutale forza numerica (ci richiamiamo al nostro
articolo di fondo, in prima pagina),
non resta che stringere le fila di tutti
coloro che fuori delle Chiese e dentro
le Chiese, anche in quella cattolica romana, lottano contro questo prepotere
che è una distorsione satanica della
testimonianza evangelica che la chiesa
è mandata a portare agli uomini, armata soltanto della fragilità invincibile
dell’Evangelo (cfr. 1 Corinzi, 25; Efesini 6, 10 ss.).
Genova (soepi). - Nella sua prima riunione,
tenuta a Genova daH’S al 10 settembre, il comitato di lavoro delFAssociazione marittima
cristiana internazionale ha annunciato la prossima pubblicazione di un repertorio tascabile
dei servizi religiosi e sociali destinati ai marinai. in tutti i porti dei mondo.
11 capitano Jan Orner, norvegese, rappresenta il CEC come segretario-cassiere.
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIU
SPAGNA
Un sondaggio rivela una forte
cerrente anticenferniista nel clere madrileno
Da un’inchiesta effettuata presso un migliaio di sacerdoti madrileni dal Servizio dì
ricerche socio-religiose e dairUfficio statistico
della Chiesa, su richiesta della Commissione
episcopale spagnola, è risultato che il 31%
dei sacerdoti della diocesi di Madrid si dichiara favorevole a un eventuale governo socialista e che il 62% dissente dalla posizione
politica e sociale della Chiesa spagnola. Un
rapporto dettagliato su tale inchiesta è stato
trasmesso a tutti i preti della diocesi, in vista
della preparazione della prima assemblea congiunta vescovi-preti organizzata dall'episcopato. I risultati sono tanto più notevoli, in quanto la diocesi madrilena non è considerata una
diocesi inquieta e non ha, come altre, un
fronte di dissidenza o di tensione clericale. Del
resto anche a Malaga, essa pure diocesi non
turbolenta, il 40% dei sacerdoti si è dichiarato in favore di un regime socialista. La presenza di questa forte corrente anticonformista ha destato stupore, tanto più che l'inchiesta si è rivolta a sacerdoti di ogni età, da
meno di 30 fino a oltre 75 anni; il 90%
considera il Vaticano II assai positivo, benché la metà non consideri la dottrina conciliare molto « avanzata » e il 41% pensi che il
concilio non ha risposto pienamente ai problemi posti dai sacerdoti.
In generale i preti madrileni sono entrati
assai giovani in seminario (oltre la metà non
aveva 15 anni) e il 46% di loro pensa che il
bagaglio intellettuale ricevuto nel corso della
formazione sacerdotale è nettamente insuffi- =
ciente; se soltanto il 10% è tormentato da ^
questioni relative alla fede, ben il 70% si ^
considera mal prej)arato per poter orientare i ^
fedeli verso una rifle.ssione cristiana sui prò- ^
l)lemi economici e sociali. =
Soltanto il 53% pensa che il celibato sia ^
un'esigenza della vita sacerdotale, e la mag- ^
gioranza pensa che i rapporti con i vescovi =
sono poco soddisfacenti (il 41% segnala di ^
non essere riuscito a parlare in privato con i ^
IIIIIIIItllllllllllllllhlllllllllllIllillllllllllIflIlilIMllMItlillll I
Diritto di informazione |
e di espressione |
Madrid (Relazioni Religiose) - Monsignor E
O.ses Fliimarique, Veseovo ausiliario di Ilue- =
sca. in una lettera pastorale, ha reclamato il =
diritto all informazione e alla libera espressio- =
ne, sottolineando in partieolar modo « la co- =
ìioscenza insufficiente che gli spagnoli hanno =
dell'amministrazione generale e di alcuni av- E
venimenti di grande importanza che si verifi- =
vano nel paese ». II Vescovo ha avuto inoltre =
parole di ferma condanna per le gerarchie ec- =
elesiastiche che insieme alle autorità civili con- E
trollano interessi materiali e culturali. E
propri superiori, da oltre due anni). Le pratiche considerate tradizionalmente pie non
risultano molto di moda: il 42% non pratica
la mortificazione, non necessaria a causa delle
difficoltà normali della vita quotidiana; il
60% pensa che la lettura del breviario non
ha in pratica alcun significato spirituale.
Infine le entrate dei preti madrileni sono
relativamente modeste: il 55% riceve mensilmente da 6.000 a 10.000 pesetas, cioè meno
del salario di un operaio qualificato.
* In merito alla situazione ecclesiastica spagnola segnaliamo, pubblicato dalla Jaca Hook,
il volume curato da M. Campi e R. Ronza,
Spagna: per una Chiesa libera: esso raccoglie una serie di documenti pubblicati in vari
ambienti della Chiesa e della società spagnola
durante lo “stato d’emergenza” (novembre
1968 - marzo 1969): reazioni, lettere, racconti
di avvenimenti, testimonianze, presagi di futuri sviluppi, affrontano il tema di fondo della
libertà della Chiesa. Proprio quando è meno
"libera ’’. la Chiesa può vivere in profondità
1.1 missione che Cristo le ha affidato, chiamandola non tanto a rivendicare una propria libertà, ma a lottare per la libertà degli uomini.
Continuano in tutto il mondo le
reazioni, positive e negative al noto impegno del Consiglio Ecumenico delle Chiese contro il razzismo,
ed il soepi mensuel di ottobre fa
un primo bilancio. Ne diamo qui
appresso un estratto, consci che
questa questione non sarà mai sufficientemente dibattuta, poiché oggi il razzismo costituisce una delle
più gravi violenze che l’uomo possa compiere sull’uomo.
Ricordiamo brevemente i fatti per
coloro che non si fossero ancora sufficientemente familiarizzati colla questione. Già in occasione della sua riunione di Canterbury, il comitato centrale del Cec aveva deciso di porre in
opera un programma di lotta contro
il razzismo. Esso prevedeva la creazione di un fondo speciale. Il Cec versò
per questo fondo 200 mila dollari (120
milioni di lire ca.) e le chiese-membro
85 mila. In occasione della sua riunione di settembre il comitato esecutivo
ha prelevato 200 mila dollari che ha
distribuito a 20 organizzazioni che lottano contro il razzismo in Asia, in
America latina e nell’Africa australe,
con priorità verso quest’ultima regione. Ognuna delle organizzazioni designate ha ricevuto un dono variante dai
2 mila ai 20 mila dollari, coll’assicurazione da parte loro che non avrebbero
utilizzato il fondo per fini militari, ma
10 avrebbero impiegato in programmi
di assistenza, di studi, di informazio
ne e di infrastrutture nei paesi liberati.
La decisione del Cec comporta due
aspetti. Da una parte, si riallaccia alla
prassi delle Chiese che danno il loro
aiuto a tutti, senza distinzione di fede
o di ideologie, come è successo per i
profughi russi, per quelli arabi, per i
disertori americani, ecc.
D’altro canto, i fondi questa volta
sono stati devoluti ad organizzazioni
11 cui principale obbiettivo è decisamente concordante con la posizione
ecumenica contro il razzismo. Il fatto
che queste organizzazioni ricorrano o
meno a mezzi militari non ha avuto alcun peso sulle decisioni del comitato
centrale. Esso ha infatti chiaramente
precisato che i fondi non potevano essere impiegati per fini militari, ma
net contempo ha anche detto che non
era disposto a rifiutare il suo aiuto
agli africani convinti che tutti gli altri modi per ristabilire la giustizia
erano falliti.
La reazione dei bianchi dell’Africa
meridionale è stata ovviamente negativa al massimo. I governi hanno elevato alte grida, le Chiese hanno espresso la loro inquietudine. Le Chiesemembro hanno espresso il loro disaccordo, ma sono rimaste nel Cec. Naturalmente, i negri, per contro, nella quasi totalità, sono riconoscenti, allo stesso modo che il resto del continente
africano ha reagito positivamente.
L’America latina ha reagito debolmente, dato che colà la questione razziale non si pone in modo altrettanto
drammatico. Negli Stati Uniti, prevista la reazione negativa delle destre,
mentre in genere la decisione del Cec
non ha dato luogo a dibattiti animati.
Probabilmente la cosa è dovuta al fatto che gli Stati Uniti hanno la loro crisi razziale e possono fare più facilmente la distinzione fra azione e reazione.
Per quanto riguarda l’Europa, vi so
no state vive reazioni in Gran Breta- Chiese e della violenza. Il sostegno al
gna ed in Germania. In questi due pae- le vittime del razzismo è diventato —
si, le Chiese sono divise. In Gran Bre- con sottili cambiamenti di vocabolario
tagna questa divisione si è fatta sen- — il sostegno all’assassinio ed al terro
tire a tutti i livelli della gerarchia. An- rismo. I « movimenti di liberazione »
che nella stampa le opinioni sono divise come lo dimostrano le numerose
lettere pubblicate dal « Times » prò o
contro la decisione del Cec. Pure in
Razzismo; pro e contro
Ecco una nuova serie di reazioni al
programma del CEC contro il razzismo,
desunte dal soepi:
^ La Chiesa evangelica di HesseNassau, la prima della Germania occidentale, ha deciso di inviare 100 mila
marchi al fondo speciale per la lotta
contro il razzismo organizzata dal CEC.
Si tratta del primo contributo di una
Chiesa tedesca al suddetto fondo.
Malgrado l'avviso del governo, la
Chiesa metodista del Sudafrica si è
unita a quella presbiteriana e congregazionalista nel decidere di rimanere
nel CEC. La Conferenza metodista ha
però annunciato che avrebbe sospeso
la sua contribuzione finanziaria finché
durerà la discussione col CEC in merito alla utilizzazione dei fondi nei riguardi dei movimenti di liberazione.
L’Assemblea generale della Chiesa
presbiteriana dell’Ovest autraliano ha
assicurato al CEC il suo sostegno nella lotta contro il razzismo.
Il Comitato di unione fra le Chiese della Chiesa scozzese ha chiesto a
tutti ì comitati e alle congregazioni di
esaminare l’uso che vien fatto dei loro
fondi colla stessa serietà di cui ha dato
prova il CEC e di rispettare la diversità di opinioni che si potrebbe manifestare a proposito del fondo speciale
contro il razzismo.
Il Comitato direttivo della rivista
e del movimento « Christianisme social )) dà « il suo sostegno senza riserve
al programma del CEC. La sua recente
decisione di destinare una parte dei
suoi fondi alla lotta contro il razzismo... solleva fra certi cristiani delle
riprovazioni inammissibili ed incomprensibili per noi. Il Comitato spera
che le Chiese francesi membri del CEC
esprimeranno il loro incondizionato appoggio a questa iniziativa... ».
Attraverso il suo organo « The Methodist Recorder » la Chiesa metodista
inglese ha pubblicato una lettera firmata da 29 pastori affermante che gli aiuti del CEC testimoniano in modo del
tutto legittimo la sua sollecitudine di
prendere le difese dei popoli oppressi.
Germania la reazione pare eguale. Invece la penisola scandinava, l'Olanda e
la Francia appoggiano in genere il Cec.
Quello che invece ha sorpreso il comitato esecutivo è stata la forma assunta dalle discussioni. I regimi razzisti bianchi deH'Africa meridionale sono riuscite a stornare l'attenzione dal
soggetto reale (il razzismo) per sollevare un'altra questione, quella delle
ii(iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiM iiiiiiiimii)iiiii)iii)i ihiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiMiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiii
Luoghi di culto
protestanti
Madrid (Relazioni Religiose) • Sarebbero
204 i luoghi di culto protestante ricono.sciuti
ili Spagna. Ma l'annuario delle Chiese protestanti di S])agna del 1971 rivela che sono 490
i luoghi di culto. Questo significa che il riconoscimento legale del 60% dei luoghi di culto prole.stanlc non è stato ancora richiesto.
Nelle cifre non .sono compresi i luoghi di
culto di comunità straniere in Spagna.
Due pastori metodisti latino americani in contatto con i movimenti di liberazione della Bolivia e dell Uruguay sono
stati colpiti dalla repressione governativa.
Il presidente della Chiesa metodista uruguaiana, il pastore E. Castro, è stato incarcerato per una settimana ed il pastore
A. Guzman, boliviano, è stalo espulso dal
paese. Una dichiarazione particolarmente
dura e recisa della Chiesa metodista di Costa Rica denuncia la violenza su cui si
reggono i governi latino-americani ed incoraggia l'azione dei cattolici romani e dei
protestanti impegnati nella lotta per un
rivoluzionamento delle strutture politiche,
= economiche, sociali.
E Sarà compito delle chiese cristiane
E impegnarsi più altivamente jier la ri
= strutturazione di una presa di coscienza in
= ternazionale dei problemi dello sviluppo:
E questa è stata la conclu.«;ione a cui è per
E venuta la Commissione per la partecipa
E zione delle Chiese allo sviluppo (CPED)
= nel corso della sua prima riunione tenu
= la recentemente a Ginevra. « È necessario
= che le chiese apportino il loro contributo
= all'edificazione di una vera comunità mon
É diale, sostenendo anche gli sforzi che sa
— ranno compiuti nel secondo decennio di
= sviluppo ». Le Chiese membri del CEC
= .sono invitate a prendere nuove iniziative
E per promuovere reducazione in vista dello
= sviluppo.
É « Il contributo dei leaders cristiani
E dell'URSS e degli USA per la realizzazione
= della pace internazionale » questo è stato
= il tema della riunione tenuta.si a Zagorsk
= URSS, fra preti e dignitari ortodossi ed un
= gruppo di preti e di prelati americani. Il
= direttore della Conferenza cattolica degli
USA per le questioni internazionali ha
espresso in questi termini il suo pensiero
sui problemi che si propongono alla coscienza americana di oggi : « noi ci ritroviamo come fratelli in Cristo, ma anche
come cittadini di due nazioni potenti, ed
allora la nostra base comune si fa meno
evidente e sicura. Da ambo le parti... guardiamoci dairillusiione che la guerra fredda
non sia realmente una guerra. Dal momento che gli USA hanno più di tre milioni di uomini sotto le armi, e l'URSS ne
ha altrettanti... In un momento in cui le
NOTIZIE IN BREVE
nostre due nazioni po.ssono annientare milioni di persone con una improvvisa guerra nucleare non è sufficiente per degli uomini di chiesa parlare di pace ». I partecipanti all'incontro di Zagor.sk si sono .accordati su una azione comune al di sopra dei
blocchi ideologici.
■jF Un messaggio pastorale ecumenico emanato dal Consiglio permanente dell'Episcopato (cattolico romano), del Comitato dei
Vescovi ortodossi e del Consiglio della Federazione protestante di Francia, è stalo
Ietto in tutte le chiese della Francia. Esprimendosi a nome delle loro rispettive chiese. il cardinale Marty, arcivescovo di Parigi, l'esarca ortodos.so mons. Meletios e M.
J. Courvoiser. presidente della Federazione
protestante di Francia, hanno dichiarato
che i paesi cosidetti sviluppati spendono
« venticinque volte di più per l'armamento che per l'aiuto allo sviluppo » e hanno
richiesto, fra le altre cose, che essa porti
all'uno per cento dei suoi redditi il suo
aiuto pubblico, e che conceda dei prestiti
a lunga scadenza e a basso interesse in favore del terzo mondo e che offra una apertura più larga dei suoi mercati ai prodotti
che sono fabbricati in quei paesi ed un
pagamento a giusto prezzo delle materie
prime che ne provengono. « Cosi anche
noi parteciperemo alla costruzione di un
nuovo ordine internazionale ».
Il 400” anniversario dell’accordo dottrinale detto di Sendomir o « Consensus Sendomiriensis » intervenuto allora fra luterani, riformati e fratelli cèchi, è stato celebrato a Varsavia il 18 ottobre. Durante
questa cerimonia, luterani e riformati polacchi hanno comunicato insieme per la
prima volta. L'intesa conclusa a proposito
dell'inter-comunione e deH'inter-celebrazione è stata votata nello scorso aprile. Erano
presenti a questo avvenimento dei rappresentanti del Consiglio ecumenico delle
Chiese dell'Alleanza riformata mondiale,
della Federazione luterana mondiale.
I prelati della Chiesa Episcopale degli Stati Uniti che risiedono ad Houston.
Texas, hanno lanciato un appello che sollecita gli Stali Uniti a ritirare il loro sostegno a « l'attuale governo del Vietnam ».
Poiché essi considerano i due regimi del
Sud e del Nord-Vietnara come repressivi,
i ve.scovi episcopali hanno votato con 86
voti contro 37 l’urgenza di elezioni condotte da un governo neutro provvisorio e controllate da agenti internazionali .specialmente accreditati. Hanno reclamato poi la
cessazione immediata dei bombardamenti
ed il ritiro di tutte le truppe americane
entro il dicembre del 1971.
(soepi) =
sono diventati « movimenti terroristici ». Da certi fedeli delle chiese-membro, che criticano la decisione del Cec
viene data di esso l’immagine di una
organizzazione ecclesiastica che invia
armi ed assistenza militare a orde di
negri aventi l’unico desiderio di massacrare dei bianchi innocenti. Un articolo sul « Time magazine » peraltro
assai ponderato, recava un titolo caratteristico della situazione di cui sopra: « Fucili per Dio » (n.d.r.: da noi
si è parlato di « Bibbia e moschetto »!)
Gli Africani considerano queste storture giornalistiche come un ulteriore
esempio di razzismo. Forse è più giusto
dire che l’Europa bianca non ha che
un minimo sentore della situazione
nell’Africa meridionale. Nello stesso
Sudafrica il « Rand Daily Mail » ha
scritto che le discussioni avrebbero
ben altra direzione se la gente sapesse
veramente con quale scopo ed a chi
il Cec ha versato i fondi.
La decisione del comitato esecutivo
presenta un aspetto sul quale si è prestata poca attenzione. La lotta contro
il razzismo contiene un elemento nuovo: sono le stesse vittime che chiedono di essere riconosciute per quel che
sono e cioè degli uomini e non dei
mendicanti in attesa di doni caritatevoli. I negri reclamano la partecipazione al potere; essi cercano la loro
identità, la loro dignità.
Mai come ora il movimento ecumenico ha avuto la possibilità di costituire il luogo per una mutua educazione
sulle questioni razziali. A Ginevra, i responsabili del Programma della lotta
contro il razzismo sono attualmente
sommersi da richieste di informazioni
ad un punto tale che la maggior parte
delle discussioni dovrà avvenire nei
paesi interessati o fra di loro. La cosa
permetterà cos'i di giudicare l’autenticità dell’ecumenismo.
Se le Chiese bianche si accontenteranno di proseguire le loro discussioni senza includervi i fratelli africani,
se le Chiese africane respingeranno le
Chiese bianche dando loro l’etichetta
di razziste, il movimento ecumenico
avrà perso un’occasione unica per svolgere il suo compito.
llllllllllliiliiiliiiiiilliiilliilillilllilliiiMlllllllilllllllllllim
La Missione evangelica
contro la lebbra
ha un comitato in Italia
Il lavoro di questa organizzazione
evangelica internazionale è iniziato cento anni or sono in Irlanda e si estende
ora in tutto il mondo per mezzo delle
due sezioni indipendenti della Leprosy
Mission: quella Europea e quella Americana, impegnate dovunque si lotta
per guarire qualcuno dei 40.000.000 di
lebbrosi che si calcola esistano nel
mondo.
La sezione europea (che ha il suo
centro a Londra) lavora soprattutto in
Asia: dall’India alla Corea ed al Sud
Est Asiatico, dove ha aperto 205 centri
per la lotta contro questo male in 36
diversi paesi.
In quei centri lavorano 88 medici e
oltre 300 infermieri e fisioterapeutici
provenienti da 16 diversi Paesi europei
ed asiatici. Alcuni di questi medici sono
i migliori specialisti mondiali in fatto
di lebbra,_come il dr. Paul Brand che
lavora a Karagiri in India ed ha scoperto la tecnica chirurgica che permette di ridare mobilità agli arti paralizzati dalla lebbra. (Questa tecnica permette anche di intervenire efficacemente in favore di molti poliomielitici).
Inoltre la Missione collabora direttamente con numerosi Governi del Terzo
Mondo fornendo specialisti ed attrezzature per la lotta contro la lebbra e
lavora pure in stretto collegamento con
18 società missionarie protestanti (anche con la Missione di Parigi) in questa lotta.
L’opera della Missione evangelica
contro la lebbra è iniziata in Italia tre
anni or sono a livello di collaborazione
personale di un pastore valdese. Ora il
lavoro si è esteso assai ed è stato possibile costituire un regolare comitato
di cui fanno parte un valdese (Past.
Franco Davite), un battista (la prof.
Luisa Rossi di Rivoli) ed un metodista
(il past. Enos Mannelli di Savona).
Questo comitato organizza il lavoro
in Italia suddividendosi gli incarici e
preparando il terreno per una ulteriore
espansione del lavoro di questa Missione fra tutte le chiese evangeliche italiane.
L’indirizzo del segretariato rimane
presso il Past. F. Davite, 10060 Frali.
■yF Alla redazione di questa pagina
hanno collaborato Claudia e Roberto Peyrot e Franco Davite.
55555555555555555555455555558555555555555545555555555555565555555555555
4
pag. 4
Verso il rinnovamento della Casa
di Riposo di S. Germano Chisone
N. 46 — 20 novembre 1970
L Asilo dei Vecchi di San Germano
Chisone, sorto per iniziativa personale
del past. C. A. Tron nel lontano 1894,
come d’altronde altre opere della Chiesa Valdese, venne affidato dal Sinodo
Valdese del 1942 alla Commissione degli Istituti Valdesi che tuttora l’amministra.
La Casa fu diretta per molti anni dalle infaticabili Diaconesse. Le ricordiamo in ordine di successione nella direzione: la rimpianta Suor Rosa Brusio, Suor Margherita Jourdan e fino
all’autunno 1968 Suor Velia Bosco.
Attualmente la dirige la signora Delia Michelin Salomon ved. Lincesso.
Oggi la Casa ospita 51 donne, 30 uornini, appartenenti a tutti gli strati sociali die formano una famiglia tranquilla, inserita nella Comunità di San
Germano Chisone. L’età media degli
ospiti è di 80 anni.
Nell’arco degli ultimi vent’anni molte
sono state ia trasformazioni e realizzate con l’intento di rendere i servizi
più efficienti alleviando così anche le
fatiche del personale.
Il fattivo interessamento di nume
Altri importanti servizi come quelli di
cucina, del riscaldamento e di lavanderia sono stati totalmente rimessi a
nuovo. È stato installato un impianto
di produzione acqua calda a vapore b.p.
che ha portato un risparmio di consumo di combustibile.
Chi ha potuto visitare la Casa negli
ultimi anni ha notato tutti i rinnovamenti effettuati e constatato che le
condizioni ambientali e di vita di tutti
i ricoverati sono migliorate.
È noto soprattutto alle Valli che, in
tempi lontani, i tre corpi di fabbricato
costituenti l’Asilo di S. Germano, furono collegati mediante passaggi coto di essere totalmente aperti con conseguenti disagi per gli ospiti dell’Asilo
e per il personale, nella rigida stagione
invernale.
Perciò la CIOV, constatato come le
strutture attuali, alquanto fatiscenti e
bisognose di restauri, mal si prestino a
migliorie radicali, ha deciso di provvedere al totale rifacimento dei passaggi
coperti stessi.
Le opere in corso di esecuzione comprendono la totale demolizione delle
rosi amici per l’Istituto per i suoi ospiti si è manifestato con l’apporto di notevoli doni e di qualche munifico lascito e ci ha posto così nelle condizioni
più favorevoli per eseguire una serie
di opere di rinnovamento. Non poco
vi ha contribuito l’andamento della gestione economica pur essendo migliorato il tenore di vita dei ricoverati.
Si è così potuto trasformare alcuni
dormitori in camere singole e a due
letti per accogliere, anche i meno abbienti, in un più confortevole ambiente
perti, con strutture in legno e copertura in fibrocemento.
Questi passaggi, pur riparando dalle
intemperie, presentano il grave difetnon dissimile alle volte da quello familiare. I servizi igienici sono stati rinnovati e adeguati alle esigenze presenti
in rapporto al numero degli assistiti.
preesistenti strutture e la costruzione
dei nuovi collegamenti, in struttura
muraria e chiusure a vetri, largamente
apribili nelle stagioni favorevoli per il
godimento del giardino.
Inoltre i collegamenti saranno protratti sino all’attuale ingresso, evitando così l’inconveniente dell’inevitabile
innevamento della gradinata d’accesso.
I passaggi, così realizzati, saranno
riscaldati nella stagione invernale.
A tale fine l’Amministrazione ha costituito un fondo non sufficiente però
per fronteggiare l’intera spesa che ammonta a L. 18.750.000.
Gli ospiti stessi si sono fatti portavoce di questa situazione promuovendo
con una lettera indirizzata agli amici,
ai parenti ed alle Chiese una sottoscrizione.
Fin da ora la Commissione degli Isti
Caro direttore,
ci siamo meravigliati nel vedere che
la lettera di Ernesto Puzzangliera a
proposito di Reggio Calabria, pubblicata sul numero del 30 ottobre, veniva
presentata come risposta ad una richiesta della redazione dell’« Eco-Luce », dato che tale lettera ricalca quasi testualmente una lettera che ci è
stata mandata dal Prof. Puzzanghera
il 6 ottobre; difatti essa polemizza con
quello che « Nuovi Tempi » aveva
precedentemente scritto in proposito.
Non ci è davvero facile immaginare
che idea i lettori dell’« Eco-Luce » si
possono esser fatti dell'atteggiamento
di « Nuovi Tempi » e dello scritto di
I. f. che essi non potevano conoscere e
che né il professore Puzzanghera né la
redazione dell’« Eco-Luce » hanno riprodotto o riassunto. In ogni modo,
avendo aperto il dossier di Reggio
Calabria e delle colpe di « Nuovi Tempi » nei suoi riguardi ci potevamo ragionevolmente aspettare che in quel
numero o nel successivo si desse notizia dell'ampio servizio che abbiamo
fallo direttamente sul posto, ascoltando la viva voce degli evangelici reggini, di altri responsabili locali e dello
stesso professor Puzzanghera, con il
quale abbiamo chiarito il contenuto
della sua lettera. Ma non è stato cosi.
-Abbiamo evitalo in passalo di polemizzare con I’« Eco-Luce », anche cpiando abbiamo ricevuto lettere che lo eriticavano. né abbiamo creduto di dover mandare lettere di rettifica, anche
quando l'informazione sulle discu.ssioni
svoltesi a propo.sito di « Nuovi Tempi », nei Sinodi e anche neH’Assemblea
della Federazione, sostituivano aU’informazione sulle cose fatte e dette
l'espressione delle opinioni (per altro
minoritarie) del direttore dell’« EcoLuce »; come non crediamo opportuno
di rettificare ora le informazioni tendenziosamente incomplete date su
« Nuovi Tempi » e l’Associazione per la
stampa evangelica. Il protestantesimo
italiano, per non aver saputo affrontare a suo tempo il problema globale
della stampa, ci ha messo in una si
tuazione di concorrenza che né noi né
certamente tu abbiamo voluta, ma nella quale vorremmo essere almeno in
grado di comportarci con la normale
correttezza in uso fra giornali.
Colgo l’occasione per segnalare che
nella stessa pagina del numero del 30
ottobre il sunto dei rapporti dei vari
servizi della Federazione è identico a
quello da noi pubblicato sul n. 42 del
14 ottobre. Una evidente svista ha fatto dimenticare la citazione della fonte.
Grazie per la pubblicazione c auguri
di buon lavoro.
Giorgio Girardet
direttore di « Nuovi Tempi »
Lo scritto di Ernesto Puzzanghera da
noi pubblicato sul n. del 30 ottobre
era effettivamente una risposta a una
nostra richiesta — rivolta a lui e al
pastore Lupi, quali responsabili a noi
noti della comunità reggina — di una
corrispondenza sui ¡atti di Reggio, o
piu precisamente su come la comunità
evangelica reggina aveva risposto alla
situazione verificatasi nella città. Ci dispiace sinceramente che lo scritto fosse in parte diverso da ciò che avevamo
richiesto.
Accetto comunque, scusandomi con
« Nuovi Tempi » e con i nostri lettori,
i rilievi critici per aver mancato di dare un cenno sull’ulteriore piu ampia
presentazione che « Nuovi Tempi » ha
fatto del problema reggino e di indicare la fonte da cui abbiamo effettivamente tratto il sunto dei rapporti dei
vari Servizi della Federazione.
Respingo invece la critica generica di
“tendenziosità” in merito a quanto ho
scritto anche ultimamente sulle decisioni dell'Assemblea della FCEl riguardo a «Nuovi Tempi». Se vi è
qualcosa da precisare o da rettificare,
sono come sempre pronto a pubblicare;
ma lasciamo perdere le accuse generiche e comode.
Non ci troviamo in concorrenza; abbiamo, su un certo numero di questioni, idee e posizioni diverse.
Gino Conte
ì^’
luti Ospitalieri Valdesi
ringrazia, con profonda
gratitudine, coloro che
hanno risposto o risponderanno alTappello lanciato all'inizio dei lavori di demolizione delle
vecchie strutture e di
costruzione della pensilina coperta. L’adesione
all’iniziativa dei nostri
assistiti contribuisce nel
modo più concreto ala
realizzazione della nuova e importante opera
che T Amministrazione
ha ritenuto doveroso iniziare e spera portare a
termine prima dell’inverno secondo le attese dei nostri
ospiti.
La Commissione degli Istituti Ospitalieri Valdese, come in altre circostanze, fa affidamento sulla solidarietà tanto preziosa degli amici, della Comunità
di San Germano, delle Chiese delle Valli e fuori e delle Autorità, tutti interessati a questa nuova opera dalla quale
gli anziani avranno un effettivo, grande
beneficio.
Elenco delle prime offerte pervenute al Sig.
Arturo Manfredini ospite dell'Asilo e promotore della raccolta di fondi a nome degli assistiti.
L. 100.000: S. P. Meccanica, Villar Perosa.
L. 50.000: Gay Anita, Torre Pellice.
L. 30.000: Anonimo, S. Germano (Salmo
103: 2).
L. 20.000 : Don. Ghisleri, Cuneo; Valeri
Federica, Roma; Vinçon Irma e Giovanna, S.
Germano, in inem. Vinçon Armandina; Peyronel Amedeo, S. Germano; Bertalol Giovanni,
S. Germano.
L. 15.000: Manfredini dott. Maria, Goro
(Ferrara); Barai Silvio, S. Germano.
L. 10.000 : Manfredini Arturo, S. Germano;
Bertalmio Cav. Amedeo, S. Germano, in mem.
Musso Luigi; Manfredini dott. Tullio, Dresano (Milano); Bessone-Bertalmio, Villar Perosa, in mem. della mamma; Ghigo Enrichetta,
S Germano; Carrera Vincenzo. S. Germano,
in mem. della mamma; Bertolino dott. Vittorio, S. Germano; Beri Lillina. S. Germano:
Jahier Gino, Luserna S. Giovanni; Long Mary e Anita, S. Germano; Balmas-Bertalot Alice, S. Germano, in mem. Alice Balmas-Benz;
N. N., Villar Pellice; Bouvier Bartolomeo,
Pramollo; Perolti Maria, S. Germano.
L. 7.000: Balmas Margherita, S. Germano.
L. 5.000 : Comba prof. Fiorella, S. Germano; Bertinat Giovanni, id. : Pascal Giovanna,
id.; Barai Emanuele, id.; Bouchard Stefano.
IIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIimilllllillllllllll
Collegio Valdese
Culti e letioni ieologiche
del prof. Bruno Corsani
Il Comitato del Collegio Valdese è
lieto di comunicare che il secondo ciclo di lezioni di teologia predisposto
dai professori della Facoltà Valdese
sarà svolto a cura del prof. Bruno Corsani nella settimana 22-29 novembre
p. V. secondo il seguente programma:
« Gli scritti lucani. Storia letteraria,
ambiente storico ed ecclesiastico, pensiero ».
N. 5 lezioni da lunedì 23 c. m. a venerdì 27 c. m. presso la Foresteria g. c.,
ore 20,30.
Il prof. Corsani terrà inoltre lezioni
sullo stesso argomento agli studenti
della Scuola media e del GinnasioLiceo nel corso della settimana e presiederà due culti, le domeniche 22 e 29,
rispettivamente a Torino e a Frali.
Infine il prof. Corsani terrà la conferenza mensile del ciclo programmato dal Comitato del Collegio la domenica 29 novembre, alle ore 16, presso
Il foresteria, sull’argomento: « Lo studio della S. Scrittura nel Protestantesimo e nel Cattolicesimo romano ».
Ringraziamo fin d’ora molto vivamente il prof. Corsani per la preziosa
collaborazione e siamo certi che questo secondo ciclo sarà seguito con lo
stesso interesse e entusiasmo del precedente.
Il Comitato del C. V.
Pramollo
Mercoledì 28 Ottobre è deceduto improvvisamente il nostro fratello Edvico Long fu
Umberto (Ruata), aH’età di 66 anni. Il servizio funebre ha avuto luogo venerdì 30 Ottobre con la partecipazione del Pastore Felice
Bertinat. Vogliamo esprimere ancora alla moglie, ai figli ed a tutti i congiunti la nostra
simpatia c solidarietà fraterna.
In assenza del Pastore il culto di Domenica 1 Novembre è stato presieduto dal fratello
Luigi Rizzi, direttore del Convitto di Pomaretto, che ringraziamo sentitamente per il suo
messaggio e per la sua collaborazione.
Pomaretto
Domenica 22 il cullo .sarà presieduto dal
pa.st. Giorgio Bouchard. Nel pomeriggio parlerà ai catecumeni di 3° e 4° anno, alle 13.30.
Alle ore 15 il Concistoro e i responsabili delle
comunità sono invitati a Ferrerò per un incontro dei Concistori della Val Germanasca.
Prossime riunioni; mercoledì 25 ai Fons,
venerdì 27 a Fomaretto.
Il culto all'Inverso si terrà domenica 29.
id.: Peyrot dott. Roberto, Torino: .Serre Ermanno, Inverso Pinasca; Pons Claudio, S.
Germano; Granerò Giovanni, Pinerolo; Coucourd Arturo e Mimi, Torre Pellice; Manfredini Cav. Ferdinando, Ferrara; Coppolino
Nunzio, S. Germano; Giacone Livia, Pomaretto, in mem. care zie; Bleynal Letizia ved. Giacone, Pomaretto, in mem. suoi cari; Frache
Luigia, Torre Pellice; Coucourda. Pinerolo;
Davide e Silvia, S. Germano, in mem. Jahier
Federico; Coucourde Gabriele e Lina, Inverso
Pinasca, in mem. loro cari; Reynaud Elena in
Bouchard. Pramollo.
L. 2.000 : Bourne Margherita, S. Germano;
Vinçon Vera Viti, id.: Rostan Lisetta, id.;
Pons Coniugi, id.; Bouchard Davide e sig.ra,
id.. in mem. Balmas Benyr; Balmas Orlina,
S. Germano.
L. 1.500: Tomassone Teresa, S. Germano.
L. 1.000: Jahier Adele, S. Germano; Rochon Amedeo, Inverso Pinasca; Roccione
Ivonne, id.; Pons Attilio, Pomaretto; Vinçon
Maria, S. Germano.
L. 600 : Bessone Susanna, S. Germano.
L. 500 : Tamagnone Carolina, S. Germano;
Geuna Agostino, id.; Rondy Rosetta, id.
L. 300 : Comba Giorgio, S. Germano —
Totale L. 572.900.
Pro OSPEDALE VALDESE
di Torre Pellice
In memoria sig.ra Etiennette Marauda Bounous per impianto montalettighe all’Ospedale
Valdese di Torre Pellice; Filippo B. E. Pons,
Luserna San Giovanni L. 5.000; M. Tron-Bernoulli. Torre Pellice 1.000.
Totale L. 6.000; tot. prec. 561.000; totale 567.000.
A ricordo di Attilio Bellion. per impianto
montalettighe all’Ospedale di Torre Pellice;
i cugini di Luserna San Giovanni : Bellion
Edoardo, Arturo. Luigi, Elvina. Bellion Buffa Lina, Benech Matilde Rostagnol. Arturo
Albarin L. 35.000.
Abbonamenti 1971
I lettori troveranno, allegato, un
modulo di conto corrente postale per
il versamento del canone di abbonamento per il 1971. Sapendo quali code
si allungano negli uffici postali a fine
anno, ci permettiamo di invitare caldamente quanti lo possono a fare fin
d’ora il loro versamento, pregando di
tener presente;
1) Popportunità di valersi di que
sto modulo e di effettuare direttamente il versamento alla nostra amministrazione ;
2) il nuovo canone, che è di Lire
3.000 (L. 4.000 per l’estero); i cresciuti
costi tipografici hanno reso necessario l’aumento; tenendo presente il
numero di pagine che presentiamo ai
lettori, ogni offerta è graditissima: lo
scorso anno le offerte hanno superato le 650.000 lire e sono state un appoggio importante al nostro bilancio;
3) la necessità di scrivere chiaramente l’indirizzo, senza dimenticare il
numero di codice postale;
4) la possibilità di fare un nuovo
abbonamento, per sé o in dono ad altri, ricevendo gratuitamente il settimanale per il resto del 1970.
Sappiamo bene che disastro è stato, quest’anno, il servizio postale ; i
recenti accordi fra questo settore e il
governo porterà a un miglioramento?
Ce_ lo auguriamo tutti di cuore, perché Se rincresce pagare e non ricevere, rincrésce pure scrivere senza che
i lettori ricevano...
L’Eco - La Luce
lllllllllliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiifiiiiiiiiiiii
L’8 dicembre a S. Secondo
Convegno di Concistori
La Commissione del I Distretto indice per T8 dicembre un convegno di
Membri dei Concistori nei locali di
San Secondo a partire dalle ore 9 del
mattino.
Il programma è il seguente:
1) Discussione sulla riforma del Sinodo. I temi e le conclusioni degli incontri locali del 22 novembre verranno
così ripresi in seduta plenaria.
2) Incontro e discussione con il
Past. Gino Conte sui problemi concernenti la lettura e la diffusione delT« Eco delle Valli Valdesi - La Luce ».
3) Incontro con il Past. Renzo Bertalot sui problemi della diffusione della Bibbia.
4) Definizione delle quote di contribuzione per il 1970-71.
La Commissione Distrettuale
CANTO SACRO
La Commissione del Canto Sacro propone allo studio delle Corali e delle Scuole
Domenicali, in vista delle Feste di Canto della primavera 1971 gli inni seguenti :
CORALI
Nuovo Innario Cristiano N° 84 (1, 2, 3)
Nuovo Innario Cristiano N° 219 (1, 2, 3)
Nuovo Innario Cristiano N° 246 (1, 2, 3)
Nuovo Innario Cristiano N° 263 (1, 2)
Psaumes et Cantiques N“ 102 (1, 2, 3, 4)
Psaumes et Cantiques N° 237 (1, 3)
semiminima
semiminima
72-88
80-96
semimininia 96-108
semiminima 104-132
semiminima 108
scmiminima 104
SCUOLE DOMENICALI
Nuovo Innario Cristiano N° 16 (1, 2, 3) semiminima
Nuovo Innario Cristiano N° 23 (1, 2, 3, 4) semiminima
Nuovo Innario Cristiano N“ 93 (1, 2, 3) semiminima
P.saumes et Cantiques N° 37 (1, 2, 3) semiminima 100
Psaumes et Cantiques N° 127 (1, 2, 3, 4) semiminima 66
66 o croma 100
80-92
84-100
NOTE ED OSSERVAZIONI
Le Feste di Canto avranno luogo, D. v., alle date e nelle località seguenti:
COR.VLI
— Val Chisone; domenica 9 maggio nel Tempio di Villar Perosa.
— Val Pellice; domenica 16 maggio nel Tempio di Bobbio Pellice.
— Val Germanasca; Località e data .saranno tempestivamente comunicale, ]>revio accordo dei Pastori della zona.
Scuole Domenicali
— Val Chisone; domenica 23 maggio nel Tempio di Pinerolo.
—■ Val Pellice; domenica 23 maggio nel Tempio di Luserna San Giovanili.
* if! *
Gli inni assegnati allo studio delle Scuole Domenicali sono stampali, a cura della
Commissione, in un apposito foglietto. 1 Pastori potranno ritirarne o ricliiederne alla
Claudiana un congruo quantitativo dì copie che verrà loro spedito gratuitamente e
franco di porto, a partire da lunedì 23 novembre 1970.
Due metronomi sono a disposizione dei Direttori delle Corali c delle Scuole Domenicali. Essi possono essere richiesti: per la Val Pellice, al Pastore E. Aime, Via Caduti Libertà, 4, lorre Pellice (tei. 91389) e per la Val Chisone e la Val Germanasca,
alla Signora Eline Quattrini. Perrero (tei. 8805).
Ogni Corale sarà tenuta ad eseguire da sola alle prossime feste di canto un inno
od un coro, a sua scelta. Le Corali alle quali ciò sarà possibile eseguiranno un inno ed.
un coro, oppure anche due inni, ambedue dì loro scelta.
Ogni Scuola Domenicale è tenuta ad eseguire alle prossime feste di cauto, oltre
agli inni d insieme, due inni di sua scelta; preferibilmente della raccolta italiana e
francese.
Le corali e le Scuole Domenicali che desiderano ricevere la visita di un membro
della Commissione sono pregate di rivolgersi al Pastore E. Alme.
Al line di evitare incresciosi doppioni, i Direttori delle Corali e delle Scuole Domenicali sono pregati di segnalare tempestivamente al Presidente della Commissione gli
inni cd i cori scelti per le loro esecuzioni particolari alle feste di canto.
I Direttori delle Scuole Domenicali che intendono far cantare inni a due voci
sono pregali di rivolgersi al Pastore E. Aime onde disporre di un contralto adatto al
canto a due voci e non a quattro voci quale risulta invece sui nostri innari.
Le Corali desiderose di avere un determinato numero di copie di un inno o coro
poligrafato con duplicatore ad alcool potranno ottenere quanto desiderano e per modico
prezzo rivolgendosi tempestivamente al Presidente della Commissione. Si raccomanda
soltanto che gli inni da copiare siano leggìbili e non contengano errori di trascrizione.
Le Corali, le Scuole Domenicali e le Chiese che desiderano utilizzare il magnetofono a transìstors portatile con bobine già Registrate e bobine vergini registrabili si rivolgano al Pastore E. Aime.
La Commissione invita tutte le Chiese che non lo hanno ancora fatto sìnora, a
versare al più presto le quote per il canto sacro fissate dì comune accordo e sanzionate
dalle Conferenze Distrettuali.
Alle Corali, alle Scuole Domenicali ed a tutti coloro che le dirigono, la Coininissìone invia il suo saluto fraterno e Laugurio cordiale di un lavoro fecondo, benedetto,
compiuto con gioia al servizio ed alla gloria del nostro comune Signore.
Torre Pellice, novembre 1970 A.D.
La Commissione del Canto Sacro
5
20 nov.'mbre 1970 — N. 46
pag. 5
Vita, problemi, prospettive delle Chiese valde
SI
le Società bibliche e l'Italia del Risorgimeiito Anche fray Bentos,
in Orugnay, ha il suo
"CENTRO PARROOUIAl "
Con una prolusione del prof. Giorgio Spini e con un culto
presieduto dal past. Paolo Ricco si è nperto il 116° anno
accademico della Facoltà Valdese di Teologia, a Roma
Pai'ccchi volti non romani si scorgevano, la sera del 31 ottobre scorso, nell’aula magna della Facoltà Valdese di
Teologia, a Roma, all’apertura del 116“
anno accademico: oltre al corpo insegnante e studentesco e a un buon gruppo di evangelici della capitale, si erano
infatti associati alla riunione i partecipanti al convegno di studio organizzato
proprio in quei giorni dalla Società Biblica. La prolusione del prof. Giorgio
Spini — dopo la lettura biblica, la preghiera e una parola di saluto da parte
del moderatore. Neri Giampiccoli — li
interessava infatti in modo particolare,
perché lo storico, sulla base di ricerche
accurate compiute negli archivi che la
Società Biblica di Londra ha ora aperto agli studiosi, ha trattato il tema:
« Le Società bibliche e l’Italia del Risorgimento ». Ne riferisce in altro articolo Gustavo Bouchard, partecipante
al convegno biblico. Si è così aggiunto
un capitolo vivace, o almeno l’abbozzo
di un capitolo della storia dell’evangelismo italiano nel secolo scorso.
L’indomani mattina, nel tempio di
Via IV Novembre, il past. Paolo Ricca
ha presieduto il culto di apertura dell’anno accademico. La sua predicazione
di Gedeone 7 (i « trecento ») è stata originale e vigorosa, uno schietto Evangelo: può sembrare inopportuno — egli
ha detto — rifarsi a questa drastica riduzione operata da Dio nelle schiere
del suo popolo, inaugurando l’anno accademico di una facoltà teologica che
ha pochi studenti e un solo iscritto al
primo anno, espressione di chiese che
hanno pochi membri e ancor meno
nuovi membri. Siamo rimasti in pochi.
Ma forse per il Signore siamo ancora
troppi; e d’altro lato, possiamo essere
esposti alla tentazione di pensare: pochi, ma buoni; in realtà non è davvero
così. In tutto il mondo, in tutte le chiese il Signore sta operando una drastica
riduzione, affinché reimpariamo che la
sua forza si esplica in tutta la sua perfezione appunto nella nostra più radicale e palese debolezza. Anziché cercare altrove forza, anziché sognare la
sicurezza della massa, occorre oggi rifare l’esperienza di Paolo: quando sono
debole — con Cristo — allora sono forte. Sparuto gruppo di chiese meschine,
siamo usciti da questo culto non tranquillizzati, rianimati: non dal buon
senso che sa accontentarsi, ma dall’Evangelo, potenza di Dio per chi crede che nulla gli è impossibile.
Un augurio fraterno a quanti hanno
ripreso il loro lavoro in Facoltà: le
chiese hanno bisogno di questo lavoro
criticamente costruttivo.
g. c.
Dopo Montevideo, Fray Bentos. Che
cosa vogliamo dire? Semplicemente
questo: che, dopo la costruzione e relativa « inaugurazione » del Tempio, o
meglio, del Bloque Parroquial di Montevideo, avvenuta pochissimi anni or
sono, poche settimane fa e più precisamente la domenica 11 ottobre, la
Chiesa Valdese di Fray Bentos — e
con lei tutta la Chiesa Valdese del Rio
della Piata — ha avuto la gioia di
« inaugurare » il suo Centro Parroquial
(oggi preferiremmo sostituire la parola « parrocchiale » con la parole « comunitario » ).
L’iniziativa di questa costruzione risale al 1958, quando cioè si sentì il bisogno e si vide la possibilità di destinare un pastore residente in quella
cittadina di ventimila abitanti, capitale del Dipartimento di Rio Negro, e di
dare maggiore ampiezza alla sfera di
azione della comunità. Ben presto si
dovette constatare che i locali di cui
si disponeva erano totalmente insufficienti e che soltanto con uno « strumento » più adeguato l’opera avrebbe
potuto svolgersi in modo efficace ed
ampio. Già nel 1960 si costituiva la
« Comisión de Edihcaciòn », si affidavano gli studi di progettazione ad un
architetto evangelico di Montevideo,
al quale era stata affidata diversi anni
prima la costruzione del Tempio di
iiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiim;iiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiMiiiiiiiiiiii':iiiiiiiiiimmiiiiniiiiiiiniii
Quando la Bibbia era merce di contrabbando
Ricorrendo il centenario della costituzione della sezione italiana della Società Biblica Britannica
e Forestiera, il prof. Spini ha presentato la sua prolusione all'anno accademico della Facoltà Valdese di Teologia, presente un gruppo di colportori riuniti a Roma per alcune giornate di studio
in un tempo in cui la diffusione della Bibbia è vista con una certa diffidenza nelle Chiese federate, la conferenza del prof. Spini e l’incontro dei
colportori è stato, io penso, di buon
auspicio per un rilancio della diffusione della parola di Dio. Lo Spini ha ricordato il sorgere della Società biblica nel clima antinapoleonico di forze
reazionarie da un lato e liberali dall’altro, intese le une a liquidare il rivoluzionario imperatore e le altre il
despota brutale che aveva cancellato
ogni traccia di libertà e nazionalità.
La componente liberale toccava i gruppi inglesi, ginevrini di Coppet, gli insorti spagnoli, i patrioti italiani della
Carboneria, lo Zar Alessandro I. Tra i
liberali stessi v’erano poi correnti segnatamente democratiche e correnti
moderate, aperte verso il popolo, ma
in una linea di filantropia paternalista.
In questo clima nasce la Società biblica e opera successivamente nel contesto della restaurazione, incontrando
le resistenze più pesanti a motivo de!
carattere « populista » della diffusione
del Libro, che consente di far scoprire
all’uomo della strada la sua dignità, la
vera libertà. Difatti il capo della restaurazione, il Metternich, dichiarava
che gli uomini della propaganda biblica erano fautori di disordine in Europa. Allora come sempre la Parola
« mette sossopra il mondo ».
Il grosso cane « biblico ».
Fra le maglie intricate della pojitica
e le guerre di indipendenza la Bibbia
penetra, si diffonde; gli uomini che ne
hanno la responsabilità sono uomini
forti, ex combattenti che mettono a
miglior servizio la loro resistenza fisica e psichica. 11 Beckwith è anche uno
di quelli. Arresti, sofferenze, controlli
polizieschi sono il « curriculum » dei
colportori, tra i quali si ricorda anche
un Valdese delle Valli, ridotto in miseria. La Bibbia è merce di contrab
bando, è roba che scotta dovunque arriva, dichiara lo Spini. I mezzi di trasporto sono modesti e ci fanno sorridere, oggi. Nel 1870 le prime Bibbie
entrano in Roma su un carretto tirato
da un cane gigantesco, chiamato nientemeno che Pio IX, guidato da due
colportori, mentre più tardi entrerà
in funzione la « carrozza biblica » che
percorrerà l’Italia trainata da un mulo. Non dimentichiamo in questa sede
Angelo Castioni, che da Brescia se ne
andava fino a Brindisi scrivendo poi
al comm. Matteo Prochet la sua lettera resoconto, in cui diceva tra l’altro:
« commendatore, ormai l’abito è a pezzi... e le scarpe, se non le lascio io, mi
lasciano loro... ».
I colportori ci sono ancora.
Pareva strano vedere nella severa .aula delle Bibbie, in Facoltà, un gruppo
di « mereiai ambulanti » — al secolo
ragionieri, insegnanti, impiegati e anche pastori — discutere con passione
e con fiducia delle prospettive di rilancio della Bibbia in Italia con tecniche e metodi rinnovati. Per questo accanto ai fratelli Perres, Nunzi, Roux,
Ciccarelli, Ferrara, Nisbet, Abate, al
gruppo di lavoro della Società guidato
dal dr. Bertalot e signora, c’erano pure i tecnici Sandro Ribet e figlia, che
hanno proiettato una serie di diapositive e documentari sulle vicende del
documento biblico e su esperienze di
diffusione della Bibbia all’estero. Per
alcuni giorni il gruppo ha lavorato sodo, sia per riflettere ancora sotto il
profilo teologico sulla missione del colportaggio, sia per un’attenta analisi
delle esperienze passate e delle prospettive future nel particolare contesto in cui si vive oggi. La visita ai nuovi locali della « Biblica » ha consentito di scoprire la varietà di pubblicazioni e lo sforzo compiuto per un concreto aggiornamento.
I ciabattini della Bibbia.
In una zona d’Italia — ha raccontato un colportore — i maggiori diffusori della Bibbia sono i ciabattini: accanto al desco di lavoro una Bibbia
attira il cliente, il discorso s’avvia e la
Bibbia è venduta con il comento del
calzolaio. Il ciabattino è un semplice
fratello che valendosi del suo mestiere colporta la Parola, proprio nella linea del mereiaio valdese del Medioevo. Allora il lavoro era in funzione
della diffusione del messaggio. Così oggi, si è detto nel gruppo, ogni credente e quindi la chiesa dev’essere colportrice della Parola: l’operaio in fabbrica metterà una Bibbia rossa o nera
in un punto che attiri i compagni;
l’impiegato la terrà sulla scrivania;
una sorella di Ivrea così facendo è riuscita a vendere diecine di copie della
Scrittura ad amiche c conoscenti che
lavorano nella fabbrica. Il medico
evangelico o il dentista la collocherà
nella sala d’attesa e quanti hanno negozi, alberghi, attività che li metta a
contatto col pubblico possono trasformare quel luogo in pulpito di predicazione per mezzo d’un libro. Per una
azione diretta nei mercati e nelle fiere
occorre aggiornarsi con film, diapositive, tecniche moderne, fermo restando che la bancherella, la visita a casa
sono .sempre valide anche oggi.
Abbiamo il diritto di darla ai poveri?
Tra le domande poste al gruppo
c’era la seguente: abbiamo il diritto
di recare la Bibbia al Terzo Mondo, se
non l’abbiamo presa sul serio per noi,
nella vita privata e nella società? Certo chi diffonde la Bibbia deve innanzitutto conoscerla, meditarla, mettersi
a confronto con lei, valutarne le conseguenze per la sua vita personale e
collettiva. La Bibbia che è data comporta un discorso per il ricco come
per il povero. Perciò va data con umiltà, con riconoscenza a Dio che ci consente il privilegio di farla conoscere,
confessando che la povertà dei molti
è proprio dovuta alla incapacità dei
Cristiani di prendere sul serio la Parola del Signore. Se offerto con quello
spirilo, il fratello povero, dovunque
egli sia, coglierà meglio il valore del
Libro che è legato al Cristo povero c
non al nostro pseudo-cristianesimo.
Il darla all’« ultimo » mi aiuta a misurarmi con lui, perché reimparo a misurarmi col Cristo. Ogni altra via è
una fuga. Difatti con questo o con altri pretesti (come la difficoltà di capire la Bibbia, di adattarla al nostro
tempo) molti evangelici delle Chiese
ufficiali italiane non la leggono né pen
sano di farla leggere. Lentamente la
nostra esistenza si ispirerà ad altri
messaggi ed il commento quotidiano
che diamo della Bibbia, cioè il nostro
modo di vivere, sarà sempre più ridotto al rito, alla forma, che sono il
tessuto normale della vita delle nostre
comunità.
Una Bibbia per gli altri: questo è il
motto che una chiesa ha scelto per i
suoi giovani per questo anno. Gli Avventisti nell’ultimo incontro di colportaggio si sono impegnati a diffondere
una Bibbia al mese; noi, che ci diciamo il « popolo della Bibbia », potremmo proporci di diffonderne almeno
una copia in un anno, e sarebbe un
successo. Innanzitutto preghiamo per
quest’azione nelle nostre comunità:
domandiamo ai bambini, agli studenti, agli operai, agli impiegati, ai pensionati di rispondere a questo appello,
perché c’è ancora « fame della Parola
di Dio ». Fino' ad ora le Chiese evangeliche non federate hanno venduto il
95% delle Bibbie in Italia, mentre il
5% è venduto dalle Chiese ufficiali. Alla fine di quest’anno, se piace a Dio,
la percentuale potrà aumentare e daremo gloria al Signore. Nel contempo
mandiamo un’offerta alla Società Biblica di Roma, impegnata seriamente
a organizzare la diffusione, a prezzi
sottocosto, al solo scopo di far conoscere « la perla di gran valore ».
Cogliamo tutte le occasioni, gli incontri con amici, il tempo libero ed il
lavoro per collocare una Bibbia, sapendo che del talento che ci è stato dato
dovremo rendere conto. Il talento, ci
ha detto il Pastore Bertalot a Roma, è
uno spazio breve, è lo spazio della Parola di Dio che noi dobbiamo colmare; in quest’azione lo Spirito di Dio ci
precede e prepara il cammino della
missione che permetterà ad un altro
che non crede di dire un giorno: « Ora
ho udito e so che Gesù è il Salvatore
del mondo ».
Gustavo Bouchard
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiii
Luserna
San Giovanni
Elezione pastorale
L’assemblea di chiesa si è riunita nel pomeriggio di domenica scorsa, nella casa valdese, per procedere alla elezione del nuovo pastore titolare della parrocchia, resasi vacante
con il trasferimento del pastore Bogo a Zurigo. L’assemblea ha eletto alla quasi unanimità il pa.store Alberto Taccia, attualmente
ad Angrogna (Capoluogo), unico candidato
pre.sentatosi ad accettare l'incarico. L’insediamento. secondo le indicazioni della Tavola,
non potrà avvenire che nella prossima estate.
Intanto continua a reggere la Parrocchia il
pastore emerito sig. Jahier, al quale ci si può
rivolgere per ogni necessità.
Mercoledi scorso, nella sua abitazione in
Via ai Marauda, è deceduta improvvisamente la signora Emma Bounous vedova Vottero, all’età di 83 anni. La sua cosi repentina
scomparsa ha rattristato quanti la conoscevano e l’amavano. Il servizio funebre .si svolse nel pomeriggio di venerdì, nel Tempio Valdese alla presenza di numero.se persone. Alla
sorella, al fratello ed ai parenti, esprimiamo
la nostra viva simpatia.
a. b.
Colonia, e si dava inizio alla raccolta
dei fondi necessari, anzitutto nella comunità più direttamente interessata e
in seguito in tutte le comunità del Rio
della Piata.
Il 15 dicembre 1963 si procedeva alla
« posa » della pietra fondamentale, con
i lavori di costruzione già avviati a un
ritmo più che soddisfacente.
Purtroppo la crisi economica che
colpì il paese doveva ripercuotersi nella raccolta dei fondi, specialmente a
causa della svalutazione della moneta
e del corrispondente aumento dei prezzi. Si pensi che il dollaro a quota 18
nel maggio 1964 raggiungeva, tre-quattro anni dopo, quota 250! Ad una prima campagna finanziaria, dovettero seguire altri sforzi, altre campagne, e
finalmente, grazie ad aiuti sostanziosi
provenienti dalla Germania, l’opera potè essere portata a termine.
In che cosa consiste questo « Centro
comunitario »?
Un tempio con capacità per 200-250
persone, sobrio, specialmente nel suo
« mobilio », una sala per le diverse attività con capacità quasi uguale con
palcoscenico, una saletta per riunioni
varie e biblioteca, una sacrestia, una
cucina, servizi con toilettes e docce —
non si deve dimenticare che i giovani
delle nostre comunità rio-platensi svolgono anche attività sportive! —, un
sotto-suolo che può essere adibito a
saletta per ping-pong, il tutto ideato
come « complesso », e veramente « funzionale » come si dice oggi.
L’inaugurazione ebbe luogo, come
ho detto prima, la domenica 11 ottobre: erano presenti sette pastori vaidesi, un pastore metodista ed uno battista, il Coro « Reforma » del Dip. di
Colonia, e delegazioni di quasi tutte le
Chiese valdesi dell’Uruguay: circa 300
persone.
Il culto fu presieduto dal Pastore
Elio Maggi, la predicazione sul testo
Giosuè 24: 15 fu fatta dal Moderador,
Pastore Delmo Rostan, e brevi messaggi furono presentati da alcuni dei pa
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
San Secondo
Battesimo. - Il 1° novembre è stata battezzata la piccola Gardiol Anna di Ugo e di
Leger amata (Ciambeirè).
Il Signore spanda le Sue benedizioni su questa bimba ed aiuti i genitori a montenere le
promesse fatte.
Matrimonio. • Domenica 15 novembre è
stata invocata la benedizione del Signore sul
matrimonio di Long Tullio (San Germano
Chisone) e Bouchard Giuliana (Rocchetta).
Agli sposi che si stabiliscono a Torino, auguriamo una vita serena sotto la guida del
Signore.
Funerali. - A Luserna San Giovanni, dove
viveva da circa due anni, presso la figlia, è
deceduta la nostra sorella Paschetto Clotilde
ved. Gay di anni 87. Il servizio funelire si è
svolto nel nostro tempio venerdì 6 novembre.
Essa lascia di sé il ricordo di una grande
bontà e di una fede non finta.
AirOspedale Civile di Pinerolo. dopo pochi
giorni di malattia, rispondeva alla chiamata
del Signore il nostro fratello Siisstrunk Antonio Mario, di anni 74. Con lui scompare una
delle figure più simpatiche e più note di San
Secondo. La nostra comunità perde un membro fedele e consacrato. Ai suoi funerali che
hanno avuto luogo sabato 7 novembre, ha
partecipato una folla numerosa di conoscenti
ed amici, accorsi per porgergli Teslremo saluto e per dire alla sua compagna la profonda
e sincera simpatia. Sulle famiglie colpite nei
loro affetti più cari invochiamo le consolazioni
di Dio.
Centro Diaconale
Siamo lieti di invitarvi alla
conferenza che il Prof. Roberto
Eynard, Direttore Didattico della
Val Pellice, terrà nella sala della
Chiesa Valdese di Pinerolo, via
dei Mille 1, domenica 21 Novembre 1970, alle ore 21, sul tema:
« Che cos’è la dinamica di gruppo? ». Seguirà una discussione.
L’incontro è aperto a tutti, in
particolare ai professori, agli insegnanti e a tutti coloro che si
interessano ai problemi della pedagogia moderna.
stori presenti — lo scrivente compreso! — esprimendo tutti la loro gioia
ed augurando tutti che il nuovo strumento di servizio dato alla comunità
di Fray Bentos sia nelle mani di Dio
in benedizione per molti, sia all’interno che all’esterno della comunità .stessa. Silvio Lo.xg
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiim
VMIar Penosa
Battesimi. - Abbiamo ammesso nella famiglia della chiesa, per mezzo del battesimo: Daniele di Luigi e Alfonsina Bounous, Paola e
Claudia di Enrico e Ilca Subilia; .Monya .Maddalena dì Giovanni e Alba Vigna: Valter di
Nelio e Vivalda Bianciotto; Anna Sabrina e
Tatiana Romina di Melchiorre e di Elìana
Rostagno.
Il Signore benedica questi cari pargoli!
Ammissione. - Abbiamo ammesso alla chiesa, per mezzo del battesimo, Alba Berton in
Vigna nata in Belgio ma residente a Villar
Pellice e antica alunna del Pastore, la quale
nel corso del culto ci ha dato la sua professione di fede.
Nozze. - Il 6 settembre, in un'atmosfera dì
intimità e dì commozione, abbiamo unito nel
Signore, Celina Talmon, oriunda di Villar Pellice, c©n Ermanno Bouchard dì S. Germano
Questi cari sposi, che erano circondati da mol
ti parenti ed amici, si sono stabiliti a Pinerolo
Diamo il più fraterno benvenuto a Erman
no Laurenti e a Paola Gallo che hanno cele
brato le loro nozze nel tempio dì Torre e si
sono stabiliti fra noi.
Dipartenza. - Il 26 settembre il Signore ha
richiamato a sé, la nostra sorelle Jenny Léger
in Charrier dì anni 74. La sua dipartita ha
causato un’unanime rimpianto perché essa
aveva un gran cuore e tutti le volevano bene.
Molto affezionata alla sua chiesa, frequentava
regolarmente i culti e nella sua casa ospitale a
Dubbione, tenevamo le riunioni quartierali.
Il 27 hanno avuto luogo le sue esequie, presente una grande folla, e le sue spoglie sono
stale deposte nel cimitero di Rinasca.
Al marito, che dopo 54 anni di vita in comune, è ora orbato della sua compagna, ai
figli, ai nipoti ed ai nipotini, diciamo la nostra fraterna simpatia, invocando su di loro
lo consolazioni del Signore.
La moglie ed ì congiunti del compianto
Antonio Mario Siisstrunk
commossi e riconoscenti per la simpatia dimostrata al loro caro, ringraziano vivamente le persone che sono
state loro vicino e di aiuto nella dolorosa circostanza.
In particolar modo ringraziano il
Pastore Gerire, il Prof. Dott. Ferrando, i medici, il personale dell’Ospedale
Civile, il Dott. Kos Sebastiano per le
cure prestate.
S. Secondo di Pinerolo, 7 nov. 1970.
RINGRAZIAMENTO
La sorella, il fratello ed i congiunti
della compianta
Emma Bounous
ved. Vottero
riconoscenti ringraziano la famiglia
Revel Ernesto, il Dott. Pellizzaro, il
Pastore Sig. Jahier, l’Unione Femminile Valdese e quanti con la presenza,
scritti e fiori, hanno dimostrato la loro simpatia nell’ora della separazione.
Luserna S. Giovanni, 14 nov. 1970.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del icompianto
Ernesto Ribet
profondamente commossi e riconoscenti per l’unanime partecipazione
nella luttuosa circosta za, ringraziano quanti accompagnarono il caro
estinto all’estrema dimora. Un ringraziamento speciale al Pastore Gustavo
Bouchard e al Dott. Guido Momigliano nonché alTAssociazione ex Combattenti di Pinasca.
« Gesù disse : Venite a me, voi
tutti che siete travagliati ed
aggravati ed Io vi darò riposo »
(Matteo 11: 28) .
Inverso Pinasca, 5 novembre 1970.
6
pag. 6
N. 46 — 20 novembre 1970
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
Bonn - Varsavia
La « Ostpolitik » della repubblica federale tedesca continua a dare i suoi
frutti: dopo il recente trattato colrURSS è ora intervenuto l’accordo con
la Polonia che non solo segna l’inizio
di un nuovo e fattivo rapporto fra queste due nazioni così profondamente
divise nel secondo dopoguerra a seguito della infame aggressione da parte
della Germania nazista, ma apre anche
un nuovo capitolo nella storia europea, di cui tutte le altre comunità nazionali devono prendere debito atto.
Difficoltà e resistenze non sono mancate, ma nello stesso tempo non si può
non sottolineare che anche solo poco
tempo fa non sarebbe stato pensabile
un accordo del genere.
La questione più spinosa e cioè quella dei confini occidentali della Polonia
è stata risolta con una dichiarazione
da parte di Bonn, mediante la quale
la Germania federale prende atto che
la suddetta frontiera « è stata dehnita
lungo il corso dei fiumi Oder e Neisse ».
Altro problema controverso era quello « umano » e cioè quello relativo agli
attuali cittadini polacchi che, rivendicando origini o parentele tedesche, intendono emigrare nella repubblica federale tedesca. Secondo Bonn ve ne
sono ancora parecchi mentre secondo
Varsavia in questi 25 anni i cittadini
di origine tedesca hanno avuto più di
una occasione per lasciare la Polonia.
Anche a questo proposito comunque è
intervenuta la buona volontà ed il problema è stato affidato « fuori trattato » alla Croce Rossa dei due paesi.
Quando, dopo l’ultima intensa nottata di discussioni il portavoce ha annunciato ai 200 giornalisti radunati
nella sala dell’hotel Europeiski di Varsavia: « poco fa è stata raggiunta una
piena intesa » si è levato un nutrito
applauso. Possa essere un nuovo simbolo della comprensione e della collaborazione internazionale.
La Francia “vedova,,
La Francia è vedova, i francesi sono
orfani: con queste patetiche parole è
stata annunciata la morte del generale Charles de Gaulle alla nazione. Non
intendiamo qui presentare un bilancio
del lungo « regno » di questo personaggio così contraddittorio nella sua
« infallibilità ». È stato per i patti e
contro i patti militari, è stato colonialista e anticolonialista, è stato razzista
e antirazzista, è stato europeista e antieuropeista, e l’elenco potrebbe continuare. Su di un punto l’opinione generale può concordare e cioè che egli è
stato veramente il propulsore della rinascita della sua nazione dopo il rovescio militare del 1940.
In questa sede vorremmo esaminare un altro aspetto relativo alla scomparsa di de Gaulle e cioè alcune dichiarazioni di varie personalità nei riguardi della sua figura;
Nixon, presidente degli USA: La sua
vita resta una vita esemplare. È un
esempio per noi tutti, un esempio
senza confronti nella storia del
mondo.
Podgorny, presidente del Soviet Supremo: Egli ha fatto molto per l’amici
zia e la cooperazione dei popoli sovietico e francese e resterà in eterno nella nostra memoria come un
grande cittadino francese.
Traikov, capo dello Stato bulgaro: Egli
è stato necessario al mondo e specialmente all'Europa per la sua difesa della pace. Speriamo che il popolo ed il governo francesi continuino la sua politica. _
Makarios, presidente della repubblica
di Cipro: È uno dei più grandi uomini del secolo. Il suo nome è legato alla sua gloria ed alla grandezza
della Francia, di cui ha forgiato il
destino.
Demirei, presidente del Consiglio turco: È stato un genio politico. Egli
lascia un vuoto enorme, che sarà
sempre sentito.
Avon, ex primo ministro britannico:
Uno dei rari uomini che ha fatto la
storia e non solo quella del suo
paese.
Houphonèt-Boigny, presidente della
Costa d’Avorio; Con la sua opera lucida e umana di decolonizzazione
egli è entrato nella storia dell’Africa
e resterà per sempre nel cuore degli
africani.
Van Thieu, capo del Sudvietnam: Siamo profondamente addolorati nell’apprendere la sua morte.
Ci fermiamo qui per non abusare
dello spazio. Dunque, tutti d’accordo
nell’esaltare la figura di questo « grande » della storia. È veramente un peccato che, su questa comune piattaforma, gli ottanta e passa capi di stato
ritrovatisi a Parigi, dopo una mezza
giornata di irenismo generale, se ne
siano tornati, ognuno di essi, alla propria politica, ai propri interessi.
Che conclusione se ne può trarre?
Una sola, semplicissima; meno omaggi
ai morti e più cooperazione fra i vivi.
Il Giappone si riarma
Il Giappone ha deciso non solo di
riarmarsi, ma di farlo con una velocità vertiginosa. Mentre il bilancio del
1970 prevede una spesa di 569 mila milioni di yen, quello del 1972 è portato
a 1 miliardo di yen. Inoltre, il piano
quinquennale della difesa 1972-76 prevede la spesa di 5.700 miliardi di yen.
Queste notizie si deducono dal « Libro bianco » un documento reso pubblico dal governo il 20 ottobre scorso.
Il governo che, come è noto, è retto
dai liberali, pur affermando, a parole,
l'intenzione di mantenere il Giappone
su di una via pacifica, dichiara contemporaneamente che è necessario
uno sforzo supplementare per costruire una difesa indipendente dagli USA
e corrispondente alla potenza economica del paese. È previsto anche un sistema di coscrizione obbligatoria che
allargherebbe rapidamente il numero
degli effettivi dell’esercito. L'opinione
pubblica (molto male informata a questo proposito in Italia) si preoccupa
vivamente — come fa notare « Le Monde » — per queste misure che vengono considerate del tutto incompatibili
colla Costituzione pacifista del paese
che coll’art. 8 dice: « Non verranno
mai mantenute forze terrestri, navali
o aeree od altro potenziale bellico. Il
diritto di belligeranza dello Stato non
\’errà riconosciuto ».
iiiiiiiiiiiiiiiimiiiii!iiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiùiimiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii>iiiiiiiiiiiiiiiiiii<iii>i>iiiii4iiimiMm
IN JTALIA, IL PROGETTO SULLO
Verso una riduzione deiia ferma miiitare?
Da qualche tempo. Fon. Sullo, democristiano. ha depositato in Parlamento un progetto di legge per la riforma del servizio militare di leva, che prevede la sua riduzione a
12 mesi. Questo progetto di legge reca pure la
firma di altri deputati democristiani. Uno dei
.suoi motivi Ispiratori come ha avuto occasione di dichiarare il proponente, è dato dal fatto
che « non si può obbligare i nostri giovani a
sciupare alcuni dei loro giorni migliori nell'apprender cognizioni e nel compiere esercitazioni che potrebbero essere concentrate nel
tempo strettamente necessario ».
Se il progetto di legge verrà approvato —
come fa notare « L'incontro » — permetterà
anzitutto delle economie nel bilancio della
Difesa che, come abbiamo già recentemente
fatto rilevare, è oggi di ben 1.656 miliardi annui (oltre 4 miliardi e mezzo al giorno). Secondariamente. riducendo la durata del servizio militare e restituendo i giovani più presto
alla .società civile, ne guadagnerà, sia in termini di ricchezza che di serenità, l’intera collettività nazionale.
Come fa sempre notare il suddetto periodico. la Francia, colle sue ben note tradizioni militari ed aspirazioni di grandezza (essa
spende oltre 3 mila 500 miliardi per l’esercito)
ha recentemente ridotto ad un anno la dural.r del servizio di leva per tutti i giovani francesi.
Lon. Sullo ha anche preso posizione circa la
democrazia del rapporto fra soldati e superiori (attualmente del tutto inadeguato all'art. 52. 3° capoverso che dice; «L'ordinamento delle Forze armate .si informa allo spirito democratico della Repubblica »).
«Si deve trovare la forma — egli ha detto —
corretta non solo perché si migliori in .senso
democratico le relazioni fra soldati e graduati,
prendendo esempio dalla stessa Germania Federale (ove esiste una vera e propria forma
sindacale), ma perché ufficiali e quadri permanenti, nonché soldati, possano trovare regolari e ordinati canali per discutere fra di loro e
far giungere al mondo politico, e non al solo
ministro, le loro conclusioni. Non po.ssiamo
privare i militari della difesa sindacale e rifiutare forme alternative di consultazione e
di discussione ».
* * *
Circa la durata della ferma, ci giunge frattanto notizia dall’Ausiria che nel progetto di
riforma dell'esercito la durata del servizio militare prevede la sua riduzione da 9 a 6 mesi,
.secondo le promesse fatte dai socialisti in occasione della compagna elettorale.
Per i partiti d’opposizione e per un buon
numero di ufficiali, questo provvedimento sortirebbe Peffetto di fornire all’esercito degli
effettivi in.sufficienti e mal addestrati, colla
conseguenza di indebolire considerevolmente
la difesa nazionale. Per contro, questo stato
di cose potrebbe avere delle serie ripercussioni all'estero circa la credibilità della neutralità austriaca.
r. p.
iiiiimiiimiiimiimmiiiiiiiiiiii>i«"ffi>>iiimiiimmimii
AVVISO
L'indirizzo del Pastore Pietro Valdo Panasela è: Ufficio; Centro Diaconale, Via Spezio. 43 - Tel. 21.81.53. .Abitazione; Via Emerico Amari, 123 - 90139 Palermo.
Vivissimi sono i timori suscitati dal
nuovo bellicismo nipponico, sia nella
opposizione interna che all’estero. Il
partito socialista giapponese, fautore
di una « neutralità disarmata » si è dichiarato convinto che l'intenzione del
governo è quella di intervenire negli
affari asiatici e di assumere un ruolo
slmile a quello fin’ora tenuto dagli
Stati Uniti. Le industrie dell’armamento sono in piena attività, non solo, ma
già nel 1969 hanno effettuato diverse
forniture ai combattenti americani in
Vietnam per ben 507 milioni di dollari.
Altro aspetto molto grave è che il rifiuto di possedere armi atomiche viene contraddetto apertamente da una
frase contenuta nel detto Libro bianco e che dice che il Giappone sarà
« un paese atomico dotato di una potenza difensiva di dimensioni medie ».
Lo stesso giorno in cui a Tokyo appariva il Libro bianco, a New York,
davanti all’Assemblea delle Nazioni
Unite, il signor Sato, primo ministro,
basava il suo grande discorso sulla volontà di pace del suo paese e sul rigetto di ogni militarismo.
Roberto Peyrot
Come finiscono i fondi pubbiici
per io sviiuppo cuituraie dei mezzogiorno
Roma (adista). - 1 centri di servizi culturali — istituiti per un più rapido sviluppo
culturale delle zone depresse del nostro Paese finanziati dalla Cassa del Mezzogiorno .—
non (iniscono mai di fare « cronaca ». Ogni
tanto ne capita uno. Per chi non lo sapesse,
ognuno dei 70 e più centri che operano nel
mezzogiorno possiede in dotazione dalla Ca.ssa per il Mezzogiorno una bililioteca di circa
4.000 volumi.
Siccome le biblioteche, secondo i più impegnati intellettuali, devono essere delle cose
« vive », sorge il problema di aggiornarle.
Ma come si fa questo « aggiornamento »?
Lasciate fare alla Cassa c vi troverete conienti. Ci sono infatti giu;iti da alcuni centri della Campania, dell'Abruzzo e delle Puglie copia dei volumi da poco avuti in dotazione. Scegliamo i titoli più clamorosi.
Ad esaudire le insistenti richieste che quotidianamente pervenivano dai Centri, ecco finalmente due volumi su « Le finanze del Ducato di Mantova » e « L’economia degli Stati
parmen.si nel 1821-1831 ». Non ci risulta che
ci siano prenotazioni per la lettura. Ci mancherebbe.
Per venire incontro alle esigenze culturali
Echi de Ila settimana
a cura di Tullio Viola
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 — 8.7.1960
'‘ip. Subalpina s.p.a - Torre Pedice (To'.
L’ULTIMO DE GAULLE
In un lungo articolo su « Le Monde » del 12 c., Pierre Mendès Franco fa
un ampio, profondo ed acuto studio
critico sulla personalità dell’ex-presidente francese. In es.o, tutto il bene
e tutto il male dell opera complessa
del generale è analizzata con grande
competenza, con fine sottigliezza. Giungendo ai tempi moderni, il giudizio si
fa molto severo. Riportiamo dall’articolo il passo seguente, particolarmente interessante.
« L'ambizione nazionale di grandezza
del generale era in realtà fondata su
sentimenti e su ricordi, in larga misura personali. Egli aveva sinceramente
la convinzione d’esser stato designato
dalla Provvidenza, per adempiere ad
un compito storico di fronte a degli
interlocutori, da lui stesso giudicati
mediocri.
Di qui la sua continua aspirazione
alla parte di personaggio-guida; la sua
irritazione verso gli USA, di cui gli faceva ombra la potenza, assai più degli
errori, anche se molto gravi; la sua
volontà d'entrare in possesso, a qualunque costo, delle armi più micidiali;
la sua indifferenza verso i tentativi
fatti in favore della pace e del disarmo; la sua ostilità verso le istituzioni internazionali fondate sull’uguaglianza degli Stati membri, nelle quali
le decisioni sono collettive, o addirittura collegiali. Nulla di tutto questo
può definirsi una eredità positiva:
ognuno lo sente confusamente (e all'estero ancor più che in Francia).
Quando si fa l'elogio della sua politica estera, ci si riferisce volentieri alla riconoscenza ch'egli riscosse da parte di quei movimenti nazionali che
hanno caratterizzato la nostra epoca
e, al dilà di tale riconoscenza, all'interesse da lui portato verso gli Stati sottosviluppati. Ma è deplorevole che tale
interesse non si sia tradotto in un'azione veramente costruttiva, offerta alle
giovani nazioni per facilitarne lo sviluppo e l'emancipazione. Inoltre i sussidi concessi a taluni governi in cambio della loro docilità, l'aver mercanteggiato stranamente con Stati che si
qualificano fra i più retrogradi (SudAfrica, Rodesia...), l'assenza di sensibilità, e persino dì comprensione verso
le .sofferenze che tanti popoli disgraziati ed umiliati conoscono...: tutto ciò
non era affatto coerente con una vera
politica del terzo mondo.
In termini generali, quando De Gaulle faceva omaggio al realismo e lo metteva in pratica, quel preteso realismo
di cui aveva mostrato la vanità durante la guerra, e secondo il quale nella
politica internazionale contano solo il
peso fìsico e militare degli Stati e le
combinazioni politiche di coloro che
ne sono i capi, non spezzava egli lo
slancio necessario al successo di quei
grandi progetti, dei quali egli forse, in
certi momenti, aveva intuito la possibilità? E quando egli cedeva allo stretto nazionalismo, e ad una suscettibilità
sempre pronta a scoprirsi, non si precludeva egli ogni possibilità d'azione
nel mondo del nostro secolo, nel quale
l'interdipendenza è irresistibile?
Egli aveva ragione di magnificare la
collaborazione franco-tedesca: ma, rivelando la sua intenzione di decidere
da solo sul da farsi e sull'orimi amento da prendersi, provocò dei sospetti
e snaturò tutta l'impresa. La conseguenza fu che la Repubblica Federale
Tedesca divenne una collaboratrice,
da tutti ricercata e corteggiata, e lo
sforzo economico a cui questa consacrò tutti i propri mezzi (mentre noi
francesi, nel frattempo, disperdevamo
tante nostre risorse in azioni di puro
prestigio) finì per valorizzarne la posizione diplomatica. Si può dire che il
bilancio deU'idtimo decennio si traduce in una straordinaria ascesa della
Germania in Europa e nel mondo, in
degli operai, dei contadini, ecc. la « Cas.sa »
ha ritenuto di dotare i suoi centri del libro
« La crisi del sacro romano impero » del Muchi Onory, tutto scritto in latino; la lingua
degli scienziati, dei poeti, dei filosofi, dei navigat(tri e dei trasmigratori.
Fortunatamente, a ristabilire l'equilibrio, è
giunto ai centri l'antologia di « Civitas », una
rivista che ha il grande pregio di essere diretta da Paolo Emilio Paviani, attuale ministro
della « Cassa ».
I tre volumi deU'anlologia costano complessivamente 20.000 lire circa. Lo zelante funzionario che ha proposto e voluto l'in.serimento dei volumi ha regalato d’un colpo lire
1.500.000 alla casa editrice di «Civitas»; lo
proponiamo per un encomio solenne (ma forse l'avrà già avuto...).
Cosi il denaro pubblico contribuisce all’arricchimento culturale; cosi il governo ritiene
che si faccia « cultura »; qualcuno — cosi
operando — pensa di preparare la « rivoluzione culturale » che. per la verità, è tutt'altra co.sa...
contrapposto ad una perdita di prestigio e d'influenza della Francia.
De Gaulle aveva ragione anche nel
voler dare nuova vita al dialogo con
Mosca, con le capitali dell'Est, con Pechino. Ma egli s'era, con le proprie mani, privato dei mezzi per trarne utile
partito: come poteva sperare di risolvere i problemi sospesi, quando nello
stesso tempo andava perdendo ogni
contatto di reale fiducia con Londra e
con Bonn, con Bruxelles e con Roma,
con Stoccolma e con Ottawa? Forse
che la politica internazionale non consiste (piuttosto che nel moltiplicare i
gesti teatrali) nel mettersi in condizione di far progredire pazientemente,
giorno dopo giorno, le opere iniziate,
mediante la multiplicità delle collaborazioni, la comprensione delle posizioni sia degli uni che degli altri, la ricerca realista delle conciliazioni necessarie alla pace, il consolidamento delle
istituzioni (anche se imperfette) della
cooperazione internazionale? ».
FORESTIERI
Meditando sul sermone pronunciato a Torino dal pastore Paolo
Ricca l’8 c. m. sul testo: Matt. 25: 35-46
(approfondito dalle letture: Matt. 7:
21-23, Giac. 2: 1-9, I Giov. 3; 14-18), abbiamo rievocato le vicende d’un’altra
categoria di forestieri in Italia, che an
ch’essi soffrono per gravi ingiustizie
(politiche, queste, prima che sociali).
« Gli altri Stati europei si comportano sicuramente meglio dell'Italia col
profugo, di qualunque condizione esso
sia. Così per es., benché in Francia sia
peggiorata la situazione dei profughi
dopo la cosiddetta "rivoluzione" di
maggio, e per quanto quello Stato abbia firmato con Madrid certi accordi
per la repressione congiunta della resistenza basca (giungendo fino a consegnare al franchismo alcuni profughi
nazioftalisti), tuttavia è ancora possibile alla grande maggioranza dei profughi ottenere documenti francesi e
accedere ad alcuni diritti democratici
come il diritto al lavoro. Lo stesso accade in Svizzera anche se, stando ad
alcune notizie, sembra che in quel paese profughi ed emigranti, a causa delle pressioni esercitate dagli ambienti
conservatori, non godano in generale
delle simpatie dello Stato. (...)
Secondo la costituzione repubblicana, sono necessari 5 anni di residenza
per ottenere la cittadinanza italiana e
quei diritti che essa comporta: documenti d'identità, passaporto, diritto al
lavoro e alla casa, protezione sindacale e sanitaria ecc. Ma è lecito chiedersi a questo punto: come farà a sopravvivere per 5 anni in Italia il profugo,
non godendo di alcuno dei diritti succitati? (...)
Lo Stato italiano, almeno nella maggioranza dei casi, non sostituisce i documenti degli esuli (una volta scaduti), né provvede a fornire di un qualsiasi documento d'identità coloro che
arrivano in Italia senza alcun documento. Le questure si limitano a dare
al profugo un permesso di soggiorno,
"documento" che si dà anche ai turisti
e di valore praticamente nullo. (...)
Il documento di apolide si ottiene
rinnegando la propria nazionalità. Da
ciò non si trae alcun vantaggio: infatti l'apolide (come vuole la Costituzione) è soggetto a tutti gli obblighi del
cittadino italiano (compreso il servizio militare), senza averne i diritti.
Alcuni esiliati hanno potuto raggiungere altri paesi mediante un "titolo di
viaggio" ottenuto attraverso la delegazione italiana dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati
(V. Caroncini 19, Roma). Con questo
documento si ha diritto a fare un solo
viaggio fino al paese che si sceglie (e
da cui bisogna essere preventivamente accettati), più un viaggio di ritorno
in Italia entro un anno ».
(Da «L’Astrolabio» del 1.11.1970).
A Saigon quattrocento giovani bonzi eaodaisti, incarcerati per avere rifiutato di compiere il servizio militare e
condannati a pene da 5 a 10 anni di
carcere, hanno iniziato uno sciopero
della fame. Il capo della setta caodaista
ha lanciato un appello al presidente
deH'Assemblea nazionale e alle autorità
della pagoda antigovernativa .An-Quang
alfinché intervengano in favore della
liberazione dei giovani bonzi.
iimiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiMiii
Paisan Occitan,
Ma 0 creba!
Gli Occitani hanno trasformato le celebrazioni di Luigi IX
il Santo in un dibattito d’attualità sulla situazione di una
minoranza etnica e spirituale
Le celebrazioni indette neH’agostoscorso ad Aigues-Mortes (Gard) per
ricordare il 700« anniversario della
morte di Luigi IX, re di Francia, hanno rimesso sul tappeto il problema
deH’autonomi.smo occitano, rivelandoresistenza di un « état d’esprit antagoniste » nel Mezzogiorno della Francia,
teatro, durante il XIII secolo, delle
guerre contro i Catari, vittime, al tempo stesso, dell’Inquisizione e (iella lotta di potere che opponeva la condizione dei baroni meridionali alla corona
capetingia. Nel 1244 Luigi IX organizzò una crociata contro gli Albigesi e
213 testimoni della fede catara salirono sul rogo presso Montségur. È quindi naturale che le cerimonie commemorative dell’« Année St. Louis » abbiano suscitato il risentimento di quelli che portano ancora il lutto per i
« martirs del pur amor crestian », e
dei componenti il partito nazionalista
occitano, che vedono in Luigi IX l'autore della prima impresa riuscita dell’imperialismo francese.
Le celebrazioni ufficiali, sebbene caratterizzate da un notevole non-conforinismo, sono state contestate. Una
compagnia di attori ha concluso il suo
spettacolo intitolato « De » col grido
collettivo di: « Dio è morto a Montségur ». Sono stati sottolineati i veri
problemi che assillano la Provenza:
sfruttamento ad opera di capitali stranieri; riduzione al rango di « periferia
residenziale »; uniformità linguistica:
non si parla e non si insegna più il
provenzale. Ed è soprattutto a livello
culturale che si pone attualmente il
movimento che « l’année St. Louis » ha
contribuito a rivelare. Il giorno stesso
dell’anniversario della morte di Luigi IX, si è aperto a Montpellier il congresso di « Lingua e Letteratura d’oc
con la/partecipazione di 150 specialisti
provenienti da 20 paesi diversi, dagli
U.S.A. al Giappone. Molti studiosi si
stanno dedicando all’esame ed alla ricerca di argomenti sulla letteratura, la
società ed il passato occitani. Gli eredi
degli antichi troubadours fanno oggetto del loro canto non più l’amore (di
cui non si può parlare in un paese di
morti) ma i veri problemi del mezzogiorno francese: il genocidio culturale, la disoccupazione, la vendita della
frutta e del vino a prezzi inferiori.
Tutto questo rivela l’esistenza di un
forte autonomismo e di una tendenza
centrifuga nei confronti di una struttura centripeta, quella dello stato francese, definito, da qualcuno, « macchina
livellatrice ». Gli occitani hanno quindi
trasformato una cerimonia rievocativa
in un dibattito d'attualità, sottolineando che la loro protesta non è radicata
in una recriminazione sul passato, ma
è motivata dalla situazione attuale del
loro paese, coinvolto in un processo
di sottosviluppo, sottoposto ad una
sorta di eolonialismo interno. I problemi degli occitani sono più complessi
di quanto si pensi e riguardano, oltre
che il sud della Francia, tutte quelle
« minoranze umane » oppresse dalla
« macchina livellatrice » di uno stato
centralizzatore, e che, spesso, hanno
perso la volontà di lottare affinché vengano riconosciute le loro personalità
etniche.
Annali S.4 Coucoi'rte