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BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
DELLE VALLI VALDESI della Chiesa Valdese
Anno XCIV - N. 47
U B a copia Lire 4 11
ABBO^AMFNT
tro: L. 2.000 per l’inlerno
L. 2.800 per Tesi ero
■'pedi.ritrne in abbonamento postale . 1 Grappo
' ambio di indirizzo Lb“- 50
TORRE PELLH E. 27 uovembre 1964
Arnmin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
mi M'{i]
AVVENTO - 1
Un carcerato politico
Matteo 11: 2-10
Era stato un rischio calcolato, evidentemente; prima l’aspro tirocinio nel deserto, quindi il risveglio battesimale; poi il ’crescemlo’
della predicazione politica, fino all’attacco personale contro « (¡iielli
che portano delle vesti morbide » (v. 8). Il carcere, dico, è una prospettiva, un rischio, prevedibile, e Giovanni il battezzatore non sfuggi alla regola: prelevato dalla polizia, fu chiuso in prigione (senz.a
un mandato di cattura, un’accusa precisa, un processo: proprio secondo un arbitrio che imperversa in paesi a bassa civiltà).
Ma la trajtpola poliziesc.a era scattata in ritardo: il « messaggero » aveva ormai ])rppar.ato « la via » (v. 10), e « dopo che Giovanni
fu messo in prigione, Gesù si recò in Galilea, predicaiulo Vevangelo
ili Dio » (Marco 1; 14). A distanza di tanti secoli — nonostante suggestioni e perjjlessità nuove suscitate da quei rotoli del Mar Morto
scoi>erti di recente — abbiamo chiara la percezione d’iin piano rivoluzionario che si attua secondo una tattica aggressiva e paziente,
poiché « il regno è preso a forza, ed i violenti se ne inipadronisroiio »
(V. L2).
Il confino politico come il carcere, a stare a coloro che li hanno
provali e ne hanno scritto, hanno una singolarità: le notizie filtrano
nei molli pili inijiensati, la comunicazione con ’quelli di fuori’ non
è del tutto interrotta. La parola passa anche le mura. E Giovanni
fece la stessa esperienza; anzi, la provocò appassionatamente, perchè
la sua genie, le attese e le speranze, erano ’fuori’. Questo jjovero
agitatore ebreo, se aveva attaccato « quelli che stanno nelle dimore
dei re » (v. 8). dalla prigione ascoltava, guardava però al popolo, alrumile gente del paese, nella convinzione che l’attesa acuta e diffusa
era ormai sul punto d’essere soddisfatta, e qualcuno « ha da venire » (v. 3).
Ed ecco lo straordinario messaggio che manda a Gesù per mezzo
di alcuni seguaci che aveva trovato perfino in carcere: « Sei tu quello
che ha da venire, o ne aspetteremo noi un altro? » (w 3):-EE earat:'
tere dell’iiomo, la sua tempra, sono messi a fuoco. Giovanni ha (ancora) la testa sul collo non per preoccuparsi dei guai propri, ma per
vivere appassion.atamente l’aspettazione popolare (« noi »), e guardare con tremore e gioia a « Cj[ualcuno » che compie « delle opere »
nuove. Là nel carcere, Giovanni resta il messaggero responsabile che
ha alimentato una speranza, resta uno di quei ’noi’ che aspettano
colui che camminerà sulla ’via’ ch’è stata ’preparata’. Amici miei,
dia il Signore al suo popolo creature come Giovanni, umili e concrete,
consapevoli d’avere il compito di preparare il cammino a un Qualcuno che è la verità, e lo liberi dal sortilegio di « quelli che portano
delle vesti morbide » e <c stanno nelle dimore dei re »!
La risposta di Gesù alla domanda di Giovanni: <c quello che udite e vedete », dice ai discepoli, « andate a riferire » (v. 4). lina sobrietà accanto alla quale le parole che seguono sembrano un tripudiante commentario d’amanuense. Si, ciechi zoppi lebbrosi sordi e
morti sono testimoni, insieme « ai poveri » ai quali « VEvangelo è annunziato », dell’avvento: tutta la miseria, la sofferenza umana è la.
sciorinata al sole, perchè finalmente la si veda, la si riconosca; la si
ascolti. Dolore di vivere e morte. I ’grandi’ del mondo queste cose
non le vedono, non le capiscono; sono degli arrampicatori sociali arrivati, Dio sa come, che considerano men che nulla le sofferenze, le
miserie, lo squallore di un ’prossimo’ ch’è solo sgabello per i loro
piedi. Ma Cristo è venuto per questo mondo senza redenzione, chiuso
in un enorme campo di concentramento, ed ha proclamato l’anno
accettevole del Signore, la liberazione.
La prova, la dimostrazione? Ma erano, siamo « tioi », i pietosi
pitocchi fatti testimoni: noi che ’vediamo’ la verità, ’camminiamo
nella carità, ’siamo mondati’ ripuliti da Lui, ’sentiamo la vita perchè a vita nuova ’siamo risuscitati’. Noi, i ’poveri’ che hanno teso
la mano e ricevuto l’annunzio del Regno. Fino alla fine di questo
mondo, ovunque vi saranno dei nobili Giovanni in appassionata attesa di « qualcuno », Cristo indicherà sempre uno di questi poveri testimoni del suo avvento. E per questo Suo dar fiducia, per questo Suo
gesto, beato chi « non si sarà scandalizzato ». Luca
A Genova-Sampierdarena
la Ihiesa valdese celebra
centenario
il
sno
primo
Tra i numerosi centenari che, nel
nostro mondo evangelico italiano,
hanno ricord.atn in questi anni l’epocà iniziale e più feconda della
evangelizzazione ottocentesca, ricorre quest’anno anche quello della
Comunità di Sampierdarena. Questa Comunità è aorta come fruito
dell’azione evangelistica della Chiesa di Genova. Durante il 1864, fu
infatti Antonio Gay, Pastore a Genova, a porre le basi di quest’opera,
che, già afl’iiiizio del 1895, giustificava rinvio di un Evangelista, il
toscano Francesco Bruschi. Purtroppo, però, la Comunità non potè mai
godere ilell’opera di un pastore che
rimanesse per un lungo periodo.
L’unica eccezione è rappresentata
CONTINUA
IN SECONDA PAGINA
In questo tempio, in Via
Cantore 16, si riuniranno
domenica mattina per il
culto celebrativo, presieduto
dal Moderatore Past. Er
manno Rostan. molti Vaidesi della Grande Genova,
ai quali si uniranno i fratelli metodisti di Sestri e
battisti di Sampierdarena, e
un gruppo di torinesi, fra
cui la Corale valdese di Torino; il Past. Ernesto Ayassot terrà una conferenza
nel pomeriggio.
La liberazione
deii^uomo aiienato
DeutoronomÉo 11 s IO -15
V’è un particolare curioso nel passe indicato : « il paese del quale stai
per entrare in possesso non è come il
paese d’Egitto donde siete usciti e nei
quale gettavi la tua semenza e poi lo
annaffiavi coi piedi come si fa d’un
orto ». Possiamo partire da questo
particolare per cercare di comprendere il messaggio di questo testo.
Il paese da cui Israele era uscito
dopo un lungo periodo di schiavitù
era un paese del tutto particolare caratterizzato dalle periodiche e regolari inondazioni del Nilo, che ancora
oggi coslituiscono la ricchezza del
paese rendendo estremamente fertile
il suolo. Gli egiziani erano ben consapevo.i di questa loro ricchezza e del
fatto che la loro agricoltura non dipendeva dalTincertezza delle piogge..
Racconta Erodoto che avendo- saputo
che tutto il paese dei Greci era aiinat
fiato dalie piogge e non, come il loro,
aa fiumi, gli Egiziani avevano compatito i Greci prevedendo che sarebbe
re tutti morti il giorno che il capriccio degli dei li avesse privati delle
piogge. Non immaginando che anche
li straripare del Nilo era dovuto alle
piogge, erano convinti di essere al sicuro dal capriccio degli dei e ritenevano che il loro lavoro dipendesse soltanto da loro, dalla, loro abilità, dalla
loro capacità di sfruttare la ricchezza del Nilo.
Di conseguenza gli Egiziani avevano
sviluppato rutta una tecnica di inigp,zione: 1 loro campi erano solcati da
canali da cui l’acqua veniva attinta
per mezzo di ruote di legno azionate
Anche agli antipodi
i medesimi problemi
Sydney (Australia). Il Consiglio per 1 educazione cristiana nelle scuole del Nuovo Galles del Sud ha protestalo presso il ministro
deiristruzione contro la decisione di sostituire l'insegnamento cristiano impartito nelle
scuole con un programma di corsi generali
di religione e di filosofia. Il Consiglio, che
rappresenta le Chiese anglicana, preshiteriana, metodista, battista, congregazionalista e
di Cristo, come pure l'Esercito della Salvezza, dichiara « inconcepibile » che il ministro
deiristruzione possa, di sua propria autorità,
(( sconvolgere quella che è stata 1 istruzione
religiosa del paese da cent’anni a questa
parte ».
Il ministro dell’istruzione, E. Wetherell,
difende invece la propria decisione affermando che il nuovo programma cerca non già
d’imporre ai ragazzi una particolare concezione religiosa, ma ad insegnare loro quali
sono le forze e le istituzioni che caratterizzano la società attuale. Questo programma
Radazzi cristiani nella scuola pubblica
comprenderà lo studio non solo della religione, ma dei movimenti politici, dei sindacati, dei governi. Ha infine sottolineato che
Torario scolastico permetterà al clero di dare ai ragazzi un'istruzione religiosa propriamente detta. (soepi)
Non conosciamo la posizione ideologica del
ministro Wetherell; n'e sappiamo in che misura sia costituzionale o ” autoritaria ’ la
sua decisione di attuare un nuovo programma scolastico. Quello di cui siamo tuttavia
convinti e che in una scuola pubblica, cioè
statale, non possa essere dato insegnamento
” religioso ” di tipo diverso da quello qui
abbozzato. La ” religione ” e quindi le religioni storiche, in un istituto d'istruzione
laico, non pub essere considerata che come
un fenomeno umano, ed insegnato e studiato
da un punto di vista storico, sociologico, filosofico. E' chiaro che VEvangelo si situa,
per ogni cristiano, su un piano totalmente
diverso, sul piano della fede e quindi della
predicazione, un annuncio che non è certo
in senso esclusivo quello che un pastore fa
da un pulpito, ma che pure, spiritualmente,
non ha nulla da guadagnare e tutto da perdere a essere inserito, sia pure in veste di
privilegiato e onorato, nel programma di una
scuola in cui non si entra per scelta volontaria (coni è il caso per una scuola confessionale ) ma per il semplice fatto di essere
cittadino. Per il ragazzo cristiano, poi, che
sia guidato da una buona catechesi nella
sua chiesa e che possa parlare lucidamente
con i suoi genitori di questi problemi, Vattrito e magari a volte il cozzo fra VEvangelo
e la 0 le religioni — come del resto fra VEvangelo e le ideologie — non potrà in ultima
analisi che essere fecondo e corroborante. E'
comunque un attrito, o un cozzo, che per
ogni individuo, quanto più è intelligente e
vivo, viene sempre, prima o poi. g. c.
da un sistema di pedali. E questo sistema era naturalmente entrato in
use anche tra gli schiavi degli Egiziani: gli Israeliti. Per questo il testo
dice : il paese in cui stai per entrare è
un paese che è reso fertile dalle piogge che vengono dal cielo e che annaffiano monti e valli e non un paese pianes'giante come TEgitto dove per annaffiare tu dovevi ingegnarti, lavorare
di piede, attingendo Tacqua dai canali.
il: H« *
Questo riferimento aU’Egitto e alla tecnica delTirrigazione egiziana, non
è semiplicemente una curiosità storica.
In questa brevissima rievocazione del
paese d’Egitto, contrapposto alla realtà presente del paese di Canaan, questo ricordo si presenta come il riflesso della alienazione che Israele ha
conosciuta durante il suo soggiorno in
Egitto.
Certo alienazione è un termine troppo moderno : esso descrive non soltan
to la situazione di un uomo che si
trova ad essere estraneo a se stesso,
alla sua vocazione e alla sua reale
funzione di uomo : indica la distorsio
ne di una intera società, determinata
da fattori economici, sociali, tecnici,
ideologici, irrigidita in un complesso
mtricò di relazioni, causa a sua volta
di prefonde alterazioni fisiche e psichiche.
Eppure prendiamo quest’uomo ebreo
iti Egitto: è schiavo, non è perciò
trattato come una persona ma è usatci come una cosa, è abusato; è parte
d; una società in cui la mentalità corrente afferma con sicurezza e insisten
za che il risultato del lavoro del singolo dipende dalla sua abilità e non
dal caso, dalla fortuna o dal capric
ciò di un dio; è quindi parte di una
società tutta tesa a sviluppare la tecnica al servizio della produzione; è
curvo sul risultato della tecnica della sua società, sul prodotto della sua
abilità, intento e curvo sulla sua ruota da irrigazione, su un lavoro che restringe e limita il suo orizzonte il suo
desiderio e il suo interesse.
Non è cosi il tipo deU’uomo alienato. questo Ebree schiavo in Egitto?
* * *
Se riconosciamo neU’Ebreo schiavo
in Egitto il simbolo delTuomo alienato, tanto più diventa importante co
noscere la condizione nuova a cui e
chiamato TEbreo liberato dall’Egitto:
il paese in cui stai per entrare non è
come il paese d’Egitto da cui sei uscito: è un paese nuovo in cui l’uomo è
destinato ad essere non alienato ma
libero.
In primo luogo questo paese è un
paese in cui Tagricoltura dipende dalle piogge che Dio manda; è un paese
di cui Dio si prende cura, su cui stanno del continuo gli occhi dell’Eterno,
dal principio dell’anno fino alla fine.
In altre parole l’uomo ebreo deve
riconoscere che la sua vita, e quindi
anche il suo lavoro e il frutto del
suo lavoro, dipendono da Dio molto
oiù che dalla sua abilità e dalla sua
tecnica.
Questo non vuol dire che l’uomo è
chiamato ad abbandonarsi ad una
oziosa inerzia. L’uomo dei nuovo paese di iCanaan non è liberato dal lavoro; anche qui deve guadagnarsi il pane con il sudore della sua fronte ; ma
il suo lavoro è il lavoro di un uomo
che non è più alienato, estraneo a se
stesso, alla sua vocazione, alla sua
funzione di uomo.
In secondo luogo l’uomo del nuovo
paese di Canaan è liberato dalla alle
nazione ed è colmato di beni nella
misura in cui ama l’Eterno « servendolo con tutto il cuore e con tutta
Tamma ». E’ liberato nella misura in
cui è servo. Non è un gioco di parole
paradossale : è la profonda comprensione dell’uomo che sarà più tardi
esplicitata da Paolo ; « voi siete servi
di colui a cui ubbidite, o del peccato
ch-s mena alla morte o dell’ubbidienza che mena alla giustizia» (Roma
ni 6: 16); se siete «servi del peccato»
siete « liberi riguardo alla giustizia »
e viceversa (6: 20, 22). La liberazione
non è il trionfo della sovrana autonomia riell’uotno : è « l’essere fatti servi a Dio», pOxChè solo nelTessere al
servizio di Dio l’uomo realizza pienamente la sua vocazione, la sua funzione vera di uomo e pterciò cessa la
sua alienazione.
* » *
Ma tutto questo ci sembra una utopia: dove mai esiste una società liberata dall’alienazione? L’Egitto può
ben essere il simbolo della alienazione ma Canaan di che mai può essere shnbolo?
L’uomo non sa rinunciare alla sua
a lienazione, neppure quest'uomo liberato dall’Egitto e condotto nel paese
nuovo di Canaan. Israele non ha rinunciato alla propria auto-affermar
zione ; ha dimenticato la propria totale dipendenza da Dio e non ha accettato di essere al servizio dell’Eterno.
Abita nel paese su cui stanno del continuo gli occhi dell’Eterno ma la sua
anima e il suo cuore non sono anima
° cuore di servitore ma di schiavo ribelle e in quanto tale è deportato, è
escluso dal paese da Canaan, è di
nuovo in una situazione alienata.
Eppure Dio rimane fedele alla propria opera di liberazione. Se gli uomini, e non soltanto Israele, hanno rifi'uitrto di essere servi di Dio e sono
diventati schiavi ribelli. Egli stesso si
è fatto servo. Unico uomo vero, uomo
non alienato ma libero. Cristo ha sofferto il supplizio della croce, riserva
to agli schiavi ribelli, per liberare
i^ suoi fratelli alienati, per mutare
l’anima e il cuore ribelle dell’uomo
CONTINUA
IN SECONDA PAGINA
2
pag
N. 47 — 27 ’Novembre lOfU
Discussione su Agape
Nel precedente articolo esprimevo la
convinzione che il dialogo fra vari
« compartimenti » della nostra vita
ecclesiastica non era soltanto necessario, ma anche possibile, dato che
nessuna questione veramente di fondo ci separa, ma soltanto eventua’mente una ricerca di fedeltà aU’Evangelo condotta con criteri diversi e con
una diversa sensibilità.
-er aprire il dialogo su temi precisi, vorrei ora esaminare alcune delle
cbiezioni che negli ultimi tempi sono
state mosse alla linea di Agape. E lo
farò cercando di rimanere obiettivo e
di spiegare il perchè di taluni atteggiamenti che visti dal di fuori possono essere compresi forse in modo diverso. Ma prima di tutto vorrei sottolineare il fatto che il lavoro di Aga
pe demanda una partecipazione diretta e quindi chiede di essere vissuto
per essere compreso, e quindi anche
criticato e discusso ; le impressioni che
si possono ricevere da una rapida visita, dall’ascolto di una conferenza sono del tutto insufficienti per giudica
re la comunità di lavoro, di rtcerca e
di preghiera che si stabilisce durante
un campo come nel resto delle attività di Agape. Al nostri obiettori domandiamo perciò soprattutto la pazienza di documentarsi, prima di pronunciare un giudizio che potrebbe faciimente rivelarsi sommario
I giovani e la Chiesa
— I giovani che vengono ad Agape ne
tornano con un atteggiamento di
non collaborazione o addirittura
di ostilità verso le chiese.
Di tutte le critiche questa sembra
essere la più assurda e la meno documentata, ma è stata ripresa anche
recentemejite dal nostro ottimo amico, il direttore di questo giornale. Non
vorrei che qui agisse una certa « tradizione orale» vecchia ormai di 15-16
anni, la cui origine è anche incerta.
In realtà Agape è un luogo in cui
l’Evangelo di Gesù Cristo è preso .sul
serio, predicato, annunciato, messo al
centro di tutta la vita. Non c’è giornata di Agape senza predicazione, non
c’è campo senza ricerca biblica, non
manca mai l’appello al servizio nelle
forme più immediate e concrete. Decine di laici hamio risposto aH’appello
di lavorare nei vari «gruppi» (che
sono sempre in relazione ad una comunità); numerosi giovani pastori o
studenti in teologia della Chiesa Valdese hanno maturato, anche ultimamente, la loro vocazione in Agape.
reaità invece che constatiamo
ogni giorno è che molte critiche, molte forme di rifiuto della vita delle nostre chiese sono già presenti in molti
giovani e non giovani; e Agape è un
luego dove se ne può parlare serenamente e richiamare ciascuno alla sua
responsabilità di credente.
In questo senso Agape ha avuto più
volte una fimzione chiarificatrice della fede di giovani che nel quadro delle
loro comunità erano stati condotti al
rifiuto della fede cristiana. Se questo
poi non è sempre avvenuto, se la fede
« perduta » forse al tempo del catechismo non è stata «ritrovata» ad
Agape (e mi scuso per espressicni così
barocche a proposito della fede), se
Agape ha fallito dove le comunità
avevano già fallito e ss queste persone sono rimaste nonostante tutto nostri amici., non è questo un rimprovero che ci sentiamo di accettare.
Infine, vorrei che si evitasse l’ùnpressione che noi abbiamo un verbo
da trasmettere, una parola con cui
indottrinare quelli che vengono su,
che noi ci proponiamo di manipolare
; giovani per scopi determinati. La sola, cesa che si proponiamo di fare è di
cercare insieme con quelli che vengono a partecipare ai nostri incontri, essendo aperti e pronti ad ascoltare in
riferimento costante alla parola di
Dio. Questo fa sì che tutti possano
I ortare e ricevere, e anche che Apape
sia sempre nuova, sempre in movimento. Anche per noi che lavoriamo
con gioia un anno dopo l’altro.
Un non chiaro
atteggiamento protestonte
verso il cattolicesimo
- Con il vostro ecumenismo vi esponete ed esponete la chiesa valdese
a incontri che potrebbero portare a
pericolosi compromessi.
Questa critica è stata fatta spesse
ad Agape, specialmente negli anni
scorsi. Ci siamo sempre proposti di
condurre un dialogo nella verità delle nostre rispettive posizioni, senza
sentimentalismi, senza chiusure preconcette. Un dialogo franco è spesso
stato possibile e lo abbiamo fatto con
gioia e speranza. Quando si rivelasse impossibile o equivoco vi rinunceremmo tranquillamente. Finora è stata comunque la nostra tematica che è
stata portata innanzi secondo una linea di ricerca ecclesiologica nella quale cattolici e ortodossi hanno creduto di poterci seguire; i laici, la cosiadetta società cristiana, la missione.
Questi temi hanno potuto essere affrontati insieme perchè pongono tutti in questione e domandano una ricerca sincera della vera riforma della
chiesa.
Il problema dell’ecumenismo va oggi affrontato con prudenza e con mente limpida, in uno spirito di fedeltà
rigorosa alla Parola di Dio ; il volerle
ignorare sarebbe semplicemente pigrizia spirituale.
di Giorgio Girardet
Molte porole
e pochi fatti
— Parlate e scrivete molto, ma non
ne vediamo i risultati concreti e
positivi nella vita delle nostre co
munita.
E’ noto che ad Agape si svolge un
lavoro di studio e di ricerca che, at
traverso i campi e « Diakonia », vuole
estendersi a tutti i membri della comunità e molti argomenti vengono affrontati e posti in discussione. E’ vero
che non abbiamo soluzioni prefabbri
caie da proporre per l’attuazione e per
ii rinnovamento della vita ecclesiastica.
La nostro convinzione è che se la
parola di Cristo ci invita anche oggi a
seguirlo attraverso nuove vie, questo
non può venire attuato in modo individualistico; su questa premessa desideriamo costruire una vita cristiana
coerente e a questo invitiamo coloro
che vengono ad Agape: questa è la
piedicazione che consideriamo necessaria e che rivolgiamo all'uomo del
nostro tempo nella chiesa e fuori.
Possiamo dire che questa predicazione rimane senza effetto? Non è cer
to un motivo di vanto; ma avviene
che la predicazione viene ascoltata e
degli uomini obbediscono e rispondono alla chiamata; e questo avviene an
che ad Agape, come in altri luoghi
della chiesa, e talvolta ci è dato di constatarlo, di leggerlo nella corrispon
denza, di vedere che una vita è stata
orientata in una direzione nuova.
L’c.pera di Agape non sarebbe esistita,
n,è quella di Riesi, nè i gruppi di servizio' che ogni anno vedono il formar
si di nuove vocazioni, se non vi fosse
stala la costante predicazione delrevangelo di Cristo; nè vi sarebbero
state le vocazioni al servizio laico e
pastorale che hanno trovato in Agape
il loro pimto di riferimento. Quello
che invece è giusto rilevare è che gli
uomini che sono stati « mossi » ad
Agape non trovano facilmente im luo
gl’ per un servizio cristiano significativo nell’ambito delle comunità; ma
qui allora la domanda va rivolta alle
comunità : « E’ stato veramente afferrato i-1 senso di un servizio cristiano
nel mondo, quale è stato proposto alle nostre comunità da Agape, da Ries^
dai gruppi di servizio? ».
Agape
e le Valli Valdesi
— Siete nelle Valli Valdesi, ma non
ve ne occupate abbastanza, non vedete la nostra popolazione, non ne
affrontate i problemi.
Vi è una parte di verità in questo
r’mprc'vero ed è nel fatto che Agape
ha un raggio di azione internazionale,
ben al di ià dell’ambito regionale. Per
questo aspetto internazionale Agape
evidentemente svo-Iga la sua opera ind.ipendeotemente dalla locaiità in cui
si trova. E’ però un peccato che proprio in questa sua funzione non si siano avuti più contatti con le Valli, perchè proprio per le nostre chiese alle
Valli Agape dovrebbe essere una finestra aperta sul mondo esterno. Questo
è avvenuto abbastanza di rado e soltanto di recente sembra che le cose si
vadano modificando. Indubbiamente
non abbiamo saputo cogliere la situazione di un popolo divenuto instabile,
mee-rto nel suo avvenire e incredibilmente ravvicinato al resto del mondo.
Ma è anche per rispondere a questa
esigenza ohe le giornate specialmente dedicate alle Valli si sono andate
precisando e caratterizzando e '. redo
che qualcuno se ne sia accorto ; hanno
avuto buon successo le giornate degli
agricoltori e la giornata degli uomini
quest’anno ha affrontato il problema
dell’industria (la grande maggioranza
dei valdesi delle valli è composta da
operai) e degli echi positivi ci sono
giunti da più parti della popolazione
delle Valli. i contatti spesso sono stati
cercati, più spesso di quello che si creda, e se non sempre sono arrivati m
porto non è stato poi sempre necessariamente per colpa di Agape! Tuttavia il problema rimane aperto: lo abbiamo sentito in modo vivissimo in occasione della crisi che quest’autunno
ha toccato alcune industrie delle Valli
e le preoccupazioni e agitazioni che
ne sono seguite. Evidentemente vi è
là una presenza da attuare in misura
maggiore, vi è molto lavoro da fare.
Agape
e la politica
— Vi occupate di problemi sociali e
assumete posizioni politiche che
possono compromettere la nostra
chiesa ed esercitare sui giovani influenze pericolose.
Siamo davanti a uno dei problemi
più delicati e difficili per la chiesa
del nostro tempo, ed è assolutamente
necessario che il nostro pensiero ven
ga chiaramente compreso. Si dice in
fatti che « la chiesa non deve occuparsi di politica», ma mantenersi su un
piano di obiettività e di neutralità.
Questo equivale ad affermare che la
chiesa possa trovarsi politicamente in
« nessun posto ». Invece avviene che,
lo vogliamo o no, siamo sempre in
qualche posto e inconsciamente condividiamo le idee, paure e speranze del
grupipo sociale di cui facciamo parte :
avremo una comunità di professiomSt’ e impiegati che inconsapevolmente assume posizioni conservatrici; ov
vero una comunità di operai che inconsapevclmente assume posizioni socialiste. Queste cose avvengono come
è avvenuto che « non fare politica »
significasse rassegnarsi al fascismo
senza combatterlo; come può avvenire che significhi oggi assumere un atteggiamento passivo e rassegnato di
nanzi agli squilibri della vita naziona
le e internazionale, al potere di dati
gruppi, agli armamenti atomici, alla
divisione del mondO' in blocchi, ecc.
« Non fare politica » significa allora
accodarsi senza discernimento ad una
politica che altri hanno scelto per noi
e che noi riconosciamo in qualche modo come « nostri » rappresentanti per
chè diifendono i nostri interessi o interpretano le nostre paure.
A questo si .deve'àggumgere, positivamente, che il servizio di Cristo esige una risposta « totale », che coinvolge la totalità della nostra vita, sottoposta a Cristo non soltanto nello
a spirituale » ma anche nel campO' « sociale» e «politico». Predicare quest'..
messaggic significa anche avvertire
che alla riconosciuta signoria di Cri
sto si risponde con una decisione personale da prendere nel concreto della
situazione sociale. Occorre dunque co
noscerla questa situazione sociale,
questo campo delle decisioni politiche ;
conoscere i mezzi di manipolazione
dell’opinione pubblica (campi sulla
stampa, sul cinema, sulla televisione),
conoscere fatti e circostanze di cui generalmente non si parla perchè nessuno ha interesse a parlarne (incontri
AiricarEuro'pa), conoscere situazioni
rii ambienti come quello operaio attraverso la testimonianza di coloro ohe
tali situazioni conoscono per averle
vissute (gruppo di servizio ne-ll’indu.stria, campi operai, ecc.). Si tra.tta di
una ric-erca onesta e aperta al dialogo
di tendenze diverse, perchè lo scopo è
quello di conoscere le sit’aazioni reali,
per orientare le nostre scelte di cristiani nel mqndo. Certo, questo interesse per « veder chiaro » tante situazioni politiche può venir facilmente
tacciato di :< politica incauta » da coloro che non hanno interesse o desiderio di veder chiaro.
Per tanti anni nella chiesa ci si è tro
vati a proprio agio nel seguire di fatto ima corrente politica conservatrice,
e nessuno protestava perchè non ci se
ne rendeva conto; ma se vogliamo veder chiaro e entrare in contatto con
altri che hanno, anch’essi inconsapevolmente, una posizione diversa (e sono poi la maggioranza dei valdesi, alle Valli e fuori, e questo lo si dimentica volentieri), si parla facilmente di
atteggiamenti politici pericolosi.
Vi è forse una terza considerazione
da fare ; dopo essersi informato il
cristiano farà le sue scelte; e sceglierà
secondo una linea di servizio, là dove
si diviene solidali con coloro che soffrono, che sono oppressi, che lavora
no per la pace. La ricerca compiuta in
Agape ha portato dei cristiani a essere solidali con gli obiettori di coscienza, con le popolazioni struttate della
Sicilia, con coloro che si trovano in
stato di inferiorità politica o economi
ca; è un fatto che ci dà veramente
molto da riflettere; che non sia venuto il momento in cui dobbiamo tutt;
riscoprire il senso della politica coma
servizio?
Certo ci rendiamo conto anche del
rischio insito in questa ricerca, perchè possiamo anche noi lasciarci influenzare da ideologie e pensieri non
cristiani; c’è indubbiamente il pericolo che la Chiesa divenga infedeli;
cessando di ascoltare la parola di
Dio e sostituendola con ideologie politiche; è ovviamente da questo pericolo che dobbiamo essere messi in
guardia e ove occorra richiamati. Ma
altri pericoli per la Chiesa non esistono ; perchè la sua esistenza e le
sue fortune non dipendono dal giuoco delle vicende politiche, ma soltanto dalla vocazione del suo Signore.
Vogliamo dunque rimanere fedeli
al nostro programma di cercare le
vie deH’esistenza cristiana nel mondo di oggi, e perciò con questo articolo desidero soltanto aprire un dialogo, 'al quale molti contribuiscano,
qui sul giornale e nei campi di Agape.
Giorgio Girardet
La liberazione
dell’noino alienato
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
che può ora amare Dio servendolo con
tutto il cuore e con tutta l’anima.
Così, malgrado tutto, Canaan, il
nuovo paese, rimane il simbolo della
liberazione, il simbolo degli uomini Mberati da Cristo.
Certo noi viviamo in una società
alienata di uomini che pensano e soni' certi che tutto dipende da loro soli, curvi sul loro orizzonte ristretto. Ma
pur essendo continuamente contrad
detti e smentiti dai nostro vivere in
ouesta società dobbiamo portare i segni di questa liberazione, segni non
di una orgogliosa autonomia da tutio
e da tutti ma di una dichiarata e ri
conosciuta dipendenza da Dio. di una
vita che si realizza pienamente solo
in quanto è al servizio di Dio.
Questi segni possono essere un impegno a lottare per l’altro molto più
che per se stessi! un sapersi confrontati non solo' dalle leggi di mercato
ma anche dalle leggi di quel Dio reso
concreto nelle forme svariate del servizio del prossimo ; un alzare lo sguardo daU’orizzonte limitato del oroprio
interesse, della propria capacità produttiva e delle proprie preoccupazioni, dal pedale della ruota, per guardare più in là, su un orizzonte più vasto,
in alto, quasi ad incontrare lo sguardo
cleU’Eterno che riposa del continuo
sulla vita degli uomini liberati da una
visuale distorta e alienata e ricollocati al loro giusto posto, di fronte alla
loro vocazione, alla loro reale funzione di creature, nel nuovo paese di
Canaan.
Il paese d’Egitto e il nuovo naese di
Canaan. L’alienazione e la liberaziiv
ne che già è iniziata, già porta i primi frutti.
Sia il nuovo paese di Canaan il simbolo del nostro essere nel Regno fin
d’ora, di una vita in cui vo'gliamo e
possiamo amare Dio servendolo con
tutto il cuore e con tutta l’anima. _
Franco Giampiccoli
UN CENTENARIO
a Sampierdarena
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
dal Pastore Alfonso Alessio, che rimase a Sampierdarena 12 anni. Ma,
soprattutto nel periodo iniziale, abbiamo un autentico mulinello di pastori, seppure sotto la guida esperta
di G. Daniele Turino, forte evangelizzatore, che ebbe anche, alla fine
della sua vita e per pochi anni, la
responsabilità esclusiva della Comunità.
Ad ogni modo, ai primi del novecento, la comunità si può dire formata. con una settantina di membri, due culti domenicali e uno settimanale, riunioni nei vari sobborghi, una scuola element.are divisa in
due sezioni, maschile e femminile.
Nel 1910 essa ha il suo tempio (quello attuale, di Via Cantore), mentre
era stata costretta a cambiare spessissimo di sede; nei 1916, raggiunge
il numero massimo di membri; 11,5.
In seguito si è mantenuta stazionaria, con varie oscillazioni fra gli ottanta e i cento membri.
Tra le due guerre, la comunità
ebbe un periodo di grande vitalità.
Nel 1925 il circolo giov.anile presentava una recita quasi ogni settimana, e il numero di cattolici presenti
Une célébration à Prague
Le “Jubilé du Calice
ÌÌ
On vient de fêter à Prague un jubilé méconnu de la Réforme. Il y a
550 ans, fin octobre-début novembre
1414, au moment ou Jean Huss arrivait à Costance pour comparaîtra
devant le Concile, son ami Jaco-bel,
prefes-seur à l’Université, introduisit
à Prague la sainte Cène sous les deux
espèces en offrant même aux laïques
le calice jusqu’alors réservé aux seu's
prêtres officiants. Par une conyoca
tr-on solennelle la Faculté Ccménius
de Théologie Protestante de Prague a
commémoré, le 27 octobre 1964, cet
événement historique. Le professeur
Amedeo Molnâr a donné un exposé
détaillé de la découverte hussite du
calice et évoqué la pensée théologique
dont elle fut le résultat.
Dès le printemps 1414, Jacobel de
Stribro fut frappé, au coùrs de ses
études bibliques, par l’évidence de ce
eue le Nouveau Testament, en parlant
de la sainte Cène, présuppose qu’elle
soit administrée sous les deux espè
ces du pain et du vin. Porsuivant ses
recherches patristiques et du droit canonique, Jacobel constate que le ca
En souvenir du moment augueif pour la première foiSf
le calice fut restitué aux laïcs à la table de la S.te Oène
Pce ne fut réservé au clergé qu’à partir de 13® siècle seulement. Une Egl’se
fidèle à sa mission et préférant la vérité évangélique aux habitudes d’une
tradition postérieure, a donc le devoir
de renouveler la sainte Cène avec le
calice offert à tous les croyants. Le
calice devint ainsi le symbole programmatique de la Réforme hussite.
Le prof. Molnâr a insisté surtout sur
'.’’mpcrtance de ce que les ''ius.sites de
la première heure ont redonné à la
sainte Cène sa fonction de lepas
eschatolcgique. fonction qu’elle avait
eue dans l’Eglise primitive déjà et aucrès de quelques groupes de Vaiidois
au moyen-âge. L’intérêt des réforma
teurs de la Bohême se déplaça ainsi
radiraiement de ¡a spéculation traditionnelle sur le caractèrè métaphysique (ontologique) des espèces eucharistiques pour se centrer autour d’un
repas communautaire qui alimente
l’espérance de l’Eglise orientée vers
l’avenir qui appartient au Seigneur
qui vient. Les réformateurs du 16®
siècle ont repris dans un certain sens
le calice des hussites, sans toutefois
avoir suffisamment reconnu le motif
eschatologique qui avait une fois aide
Jacobel et ses amis à retrouver le sens
biblique de la sainte Cène.
Le « jubilé du Calice » fut commémoré encore le dimanche l.er novem
bre à Prague par un culte oecuménique dans le temple de saint Martin
qui, en 1414, fut précisément témoin
du renouveau liturgique des hussites
Le culte fut présidé par le prof. J. L.
Hromâdka assisté, dans la distribution
de la sainte Cène, des représentants
de différentes dénominations protestantes de la Tchécoslovaquie.
Amedeo Molnâr
superava quello degli evangelici.
Questo, del resto, avveniva anche
nella Scuola Domenicale, fin dai
primi tempi della comunità: fa effetto vedere le vecchie fotografie di
quegli anni, con dei folti grujipi di
bambini, mentre il numero dei membri di chiesa non superava quello
attuale.
Un forte impulso all attività di
eonferenze venne dato dal Pastore
Carlo Lupo, che rimase a Sampierdarena dal 1932 al 1937, e si valse
anche della collaborazio;i;' di Ugo
Janni ed Ernesto Buonaiufi. In quel
periodo, la Comunità divenne vin
centro di vita spirituale e culturale,
conosciuto in tutta Sampierdarena.
Ma il Pastore Lupo operò anche in
profondità, compiendo un’opera di
formazione spirituale, che ancor
oggi fa sentire i suoi frutti.
L’attività di conferenze continuò
anche sotto i Pastori Panasela e
Alessio, e sembrava dover ilare buoni frutti subito dopo la guerra. Ma
gli anni seguenti dimostrarono che
quelle speranze erano eccessive. Gli
anni cinquanta sono stati, per tutta
la vita della nazione, anni di involuzione.
Recentemente il Pastore Nisbet,
con i suoi doni di evangelizzatore,
ha spinto la comunità verso una piti
decisa testimonianza ; tra le varie
iniziative, citerò quella dell’inchiesta sul protestantesimo, che sollecitò il giudizio di molti cattolici sul
significato della nostra presenza, e
permise di stabilire un nuovo contatto con la popolazione.
Ed ora, la Chiesa di Samjiierdarena comincia il suo secondo secolo
di vita in fase di ripresa evangelistica, anche se, negli ultimi anni, il
pesante aumento del l’affitto del tempio (che non e più di nostra proprietà) ha creato un problema interno di non facile soluzione.
La celebrazione di un centenario
non è certo da mettere fra gli avvenimenti di portata decisiva, che sono opera dello Spirito Santo: lo
Spirito, per agire, non osserva il
nostro calendario. Ma vuol essere
una risposta, data dalla comunità
al jiroprio Signore, che ha operato
nella sua storia e che oggi continua
a servirsi di lei; la risposta del ringraziamento e dell’impegno rinnovato al servizio.
b. r.
3
27 Novembre 1%4 — N. 47
pag
Nel quarantesimo anniversario dello morte
Attualità di Kafka
Franz Kafka nacque a Praga ¡1 3 luglio
18H3. Non ebbe una vita facile. Due fratellini morirono in tenera età ed egli si trovò,
unico moscio, in mezzo a tre sorelle, a disagio con il padre, uomo piuttosto duro,
dinamico commerciante ed infl'iente esponente della comunità israelitica di Praga.
Di razza ebraica, di nazionalità ceca, non
fiequentò però che scuole ledeichs ricevendo un educazione tedesca e sidtanto tardi acciuislò la precisa conoscenza della lingua ceca. Frequentò H ginnasio tedesco e
compì gli studi alVUniversità tedesca ài
Praga laureandosi in legge nel 1906. Benché per un anno avesse fatto pratica presso
i tribunali penale e poi civile di Praga, non
esercitò l’avvocatura. Sempre in Praga si
impiegò presso le « Assicurazioni generali o
e poi all\t Istituto di Assicurazione contro
gli infortuni dei lavoratori del Regno di
Boemia in Praga ». Viaggiò molto-, in Francia, in Italia, in Germania, in Svizzera.
Desideroso di formarsi una famiglia, ne
fu incapace. Si fidanzò a due riprese con
una donna di cui non sappiamo il nome e
che i biografi chiamano ”la berlinese” per
la sua citta di residenza, ma ruppe il fidanzamento nel 1917, l’anno nel quale gh
fu anche diagnosticata la malattia della tisi che nel volgere di alcuni anni doveva
condurlo alla tomba. Ebbe però anche altre
relazioni femminili: la più importante fu
quella avuta con Milemi Jesenska che durò
due anni e dalla quale nacque anche un
figlio morto in giovanissima età. ma eh-;
Kafka ignorò sempre di avere avuto.
Gli ultimi anni, rosi dalla tisi, Kafka li
ti ascorse in alcuni sanatori in Germania,
alternando le cure con qualche viaggio.
Morì U 3 Giugno 1924 dopo avere molto
sofferto, tunt’è che una volta giunse persino a piegare il dottore, naturalmente invano, di affrettargli la morte.
L’inquietante opera
kafkiana
L’impersonale burocrazia
Si o a nelle circostanze banali
e c te della vita, come in quelle
li I ree decisive, l’opera di
Yvì-i -\7 Kafka mi torna in mente.
(o)'s.nao entro in quegli uffici ohe la
t z rea per necessità di cose,
.sia ili un semplice e polveroso stanzone il antiquate panche di legno,
•sia quelli moderni con schedari e
molli!i rilucenti, in un edifìcio pieno
di orridoi ed anticamere, ripenso
alip allucinanti descrizioni kafkiane,
chi' riopoiano un mondo simile di fun
z d impiegati, di autorità con
o al hanno sempre a che fare i
pr n "U siano essi Tagrimensore
d 1 Ca"teilo», il giovane accusato
df «il processo» o l’adolescente in
c d fortuna di «America»! Autorità che a dire il vero non sono neppure tali, soltanto istanze intermedie,
forse neppure particolarmente malvage, ma creanti comunque un OiStaco'o
non eliminabile, o se eliminabile presto sostituito da altri. La vera Autorità infatti, quella reale, che ha effettivamente il potere, rimane nascosta,
irraggiungibile, misteriosa ed inavvicimìbile. Penso alla potenza della burocrazia, enorme, schiacciante, tale da
sembrar capace di esercitare la sua
funz'one, per pura forza di inerzia, cerne con molto humor ha notato
qualcuno — ancora per molti anni dopo ¡’eliminazione deH’autoTità che l’ha
messa in moto!
Quale persona non ha mai provato
un senso' kafkiano di angoscia e di impotenza dinanzi a pratiche ed azioni
burccratiche dove tutto è personale
per chi ne è colpito, ma dove tutto diviene impersonale quando si cerca di
trovare comprensione, aiuto immediate da chi, rotella di un sistema, ingranaggio trascinato da altri, dietro uno
sportello o altrove, può solo consigliare di agire così o cosi, o forse in un
altro modo ancora, ma senza mai dire
nulla di sicuro, di definitivo, perchè
l’autorità vera non si sa ben dove .si
trovi : è irraggiungibile, distante, insensibile al prcblema pereonale. Penso al tempo nel quale viviamo e nel
quale veramente diventa anche sempre più evidente rimpersonalità del potere : chi lo possiede effettivamente
Dove sono veramente prese le decisioni? Chi è il vero responsabile di un
determinato fatto, il vero colpevole
di un precìso errore?
Sicuramente nei racconti di Kafka
vi sono delle relazioni autobiografiche
con la sua esistenza di impiegato, che
egli odiava, negli Uffici delle « Assicurazioni generali » e dell’« Istituto di
Assicurazione contro gli infortuni »
La realtà dei sogni
Kafka descrive cose irreali, come accadono nei sogni. Incontri inaspettati,
dialoghi senza capo nè coda, prolungati però per un certo tempo, mutamenti di scena che si susseguono con
una rapidità straordinaria e... fine dello scritto, senza conclusione, sia per
chè non terminato dall’autore, sia perchè, proprio come a certi sogni, una
ccnciusione non è richiesta, potrebbe
continuare airinfìnito... E’ questa una
caratteristica del modo di scrivere di
Kafka che si ritrova anche quando
egli non descrive volutamente un sogno (uno solo dei suoi racconti è intitolato «Il sogno»). Anche a questo
riguardo dobbiamo constatare un dato di fatto- registrato dalla nostra esperienza; anche il sogno fa parte della
nostra realtà quotidiana e poi... quante volte la realtà sembra proprio essere un sogno ed un sogno la realtà?
La sofferenza dell’ebreo
L’opera di Kafka mi ritorna in men.
te, e mi sembra descrivere bene la realta, quando leggo la storia recente del
popolo ebraico. Penso ai molti ebrei
che devono avere sentito vivo il senso
di angoscia, di smarrimento e di inutilità di ogni loro azione durante gli
anni di angherie e di persecuzioni su
bite. Allora qualsiasi azione, anche la
più semplice come il vestirsi, il mangiare, lo spostarsi da un luogo all’al
tro diventava quasi assurda e comunque carica di angoscia per la continua
possibilità che nel volgere di pochi secondi risultasse inutile, vana, se non
addirittura colpevole... eppure il non
compierla era impossibile ! E certo que
sta è un’angoscia che pesa su chiunque si trovi in una situazione di vita
precaria ma che l’ebreo deve sentire
in modo particolare s»u di lui ed in
lui, quasi come parte della sua natura. Quell’ebreo spesso scacciato, sovente messo a morte e per lo più sentendosi egli stesso, nella maggior parte
dei casi, sradicato dalia sorgente viva
della fede del suo popolo, incapace di
inserirsi nella tradizione religiosa dei
suoi padri, di viverla come cosa vera
e vitale, eppure legato ad essa dalle
circostanze e dalla sua stessa incapacità e volontà di allontanarsene.
Rinenso a quel passo della biografia dì Kafka compilata da Max Brod
che cosi scrive, citando un personaggio dell’opera deU’amico, ma riferendosi però a tutti quanti i suoi scritti :
« ’ Come ti chiami? ’ ’ Oradek ’ ed è come l’eco di tutta una serie di parole
slave che significano ’apostata’; defezione dalla stirpe, rod, dal consiglio,
dalla divina decisione di creare, rada).
’E dove abiti?’ ’Senza fìssa dimora’. Allora si comprende che oltre alla generale tragedia umana Kafka come nessun altro, scrive la sofferenza del suo
popolo infelice, degli ebrei senza patria, della massa senza forma e senza
corpo ; ma senza ohe in alcuno dei suoi
libri compaia la parola ’ ebreo ’ ».
(p. 152 s.) E provo un senso amaro di
dolore pensando che le sue tre sorelle
perirono in un campo di concentramento e cos i, Milena Jesenska, la
donna che più amò.
Incomunicabilità, angoscia
del mondo moderno
E quando, in seguito ad una conversazione in pubblico od in privato, con
gente nota ed ignota, mi domando se
siamo riusciti a stabilire un effettivo
dialogo di pensiero, una reale comunione di meditazione, ripenso ai grandi temi delle narrazioni kafkiane ; al
la difficoltà della comunicazione con
il prossimo per cui le persone vivono
insieme, ma isolate, indifferenti le une
alle altre, incapaci di recarsi reciproct aiuto, e tutto questo sebbene coiiversino, chiacchierino e ridano persino tra di loro ! Penso alla difficoltà ge
nerale della comunicabilità del pensiero ed al particolare isolamento in
cui si trovano in questa èra moderna
gli uomini che pure hanno dei mezzi
di trasporto che li avvicina come non
mai, delle tecniche di trasmi^ione impensate anche soltanto venti anni or
sono, e che malgrado quesito sono chnisi in sè come le monadi di leibnitziana
memoria, estranei gli uni agli altri proprio come i personaggi kafkiani che
sono isolati, soli, non soltanto nel
dii asso delle osterie o nei meandri dei
quartieri sovraffollati, ma persino
quando fanno all’amore.
Non c’è fraternità, comprensione,
possibilità di reciproco conforto e s(>
stegno nel mondo kafkiano, perchè
non c’è certezza di amore, fiducia in
Dio che nella sua mlEericordìa affratella gli uomini e li guida.
Penso all'uomo senza fede (è in fondo quest’uomo che Kafka descrive)
che al massimo ha l’idea di un Dio
imperscrutabile, lontano, forse tenibile per natura, o comunque tale perchè. ha in suo potere l’uomo, ma questi non può sapere nulla dei piani e
dei pensieri divini e vive quipdi rassegnato, quasi sentendosi colpevole —
così ha sostenuto qualche commentatore di Kafka — di vivere.
E queirisolamento, queU’angoscia,
quel continuo vivere deU’uomo in uno
stato di precarietà e di aspettativa
che Kafka descrive cos i bene, li litro
vo in molti interlocutori, ma come nascosti nel loro subcosciente, quando si
palla della possibilità sempre presente che l’energia atomica scoperta dall’uomo sia liberata in modo incontrollato vanificando coà definitivamente
ogni azione ed ogni attività umana
che rimangono, per la presenza di questa prospettiva angosciose, prive di vero significativo valere, assurde!
Il vero Kafka
Siamo in grado ora di capire come
mai la fama di Kafka sia quasi tutta
postuma. I suoi sono infatti « i primi,
autentici scritti dell’era atomica» (Giuseppe Grieco). Ma poiché nel 40> anno
dalla morte dello scrittore ricordiamo
anche l’uomo e non soltanto la sua
opera, è doveroso chiederci se ci è permesso dalle opere risalire alla persona
e dire che questa fu l’espressione vivente, rincamazione neU’individuo
Franz Kafka dei personaggi da lui de
scritti con tanta evidenza. Pino a qual
punto, insomma, la realtà dolorosa e
sofferta descritta dall’autore è da lui
considerata come unica, assoluta? E'
difficile dirlo.
Il saggista Günther Anders ha affermato che Kafka « non si pone il pro
blema del bene e del male nel monde,
che rispetta in tutta la sua miseria»,
che « è un realista del mondo disuma
nato; ma è anche colui che ne fa l’apotecsi », che « è ateo, ma dell’ateismo
fa una teologia, è filosofo, ma agnostico », che « deforma per constatare ;
ma constata ugualmente noi stessi,
vale a dire ci paralizza». (Da; Max
Brod, op. cit. p»p. 310-311). Max Brod
ha protestato, e ci sembra giustamenle, contro una tale presentazione che
fa del suo amico un cinico ed im pessimista senza possibilità di appello. Ha
det io che Anders ha costruito un « fantoccio chiamato Franz Kafka» in cui
soltanto « alcuni tratti importanti, ma
secondari per la conoscenm della vera natura di Kafka sono osservati he
ne», e contrappone alle affermazioni
di Anders delle frasi tolte dagli scritti
stessi di Kafka (specialmente dai Diari) che certo non ci autorizzano a di
re che egli fu un credente nel senso
che comuneinente viene dato a questo
termine, di aderente ad un determinato credo religioso, ma ci inducono
p. pensare che l’uomo Franz Kafka ha
considerato la realtà allucinante e tremenda espressa nei suoi scritti come
vera, certo, ma come un lato negativo al quale ne corrisponde un altro,
meno evidente, più nascosto, ma altrettanto reale. Non citiamo in appoggio che questa frase tolta dai « Diari » ;
« Non disperare neppure del fatto che
non disperi. Quando già tutto sembra
alla fine... ciò significa appunto che
tu vivi ».
D' più non possiamo nè ci sentiamo
di dire, non qualificati come siamo ad
addentrarci in una indagine psicologica di Kafka. Uno scrittoire comionque, ne siamo convinti, scrive, per spin.
gere i lettori, a riflettere su determinati argomenti e su particolari aspetti della vita e così accade che talvolta
i suoi scritti esprimano esattamente
il suo credo, tal’altra invece siano sd
tanto parti di fantasia e tai’altra ancora prospettino soltanto un aspetto
di un fatto o di un’idea, lasciaiido al
lettore di ricercare l’altro. L’importante è che egli rechi un messaggio,
dia la stura ai pensieri altrui.
E questa missione Kafka Tadempie.
Per questo abbiamo voluto ricordarne
I opera ed il valore. Bruno Costabel
OPERE
II processo. Frassinelli, Torino, 1957-, Lire 2.000.
Il messaggio dell’imperatore (racconti). Frassinelli, Torino 1958’, L. 2.000.
America. Mondadori, Milano 1964*, L. 1,800
Il castello. Mondadori, Milano 1964'% Lire 1.800.
Descrizione di una battaglia. Mondadori, ■ Milano 19643 L 1.500.
Diari (1910-23). Mondadori. Milano, 2 voli
(rist.).
Lettere a Milena. Mondadori. Milano 19643
L. 500.
Lettera al padre. Il Saggiatore. Milano. L. 500
MONOGRAFIE
M.tx Brod : Franz Kafka. Mondadori, Milano
L. 500.
R.-M. Albere.s - P. De Boi.sdeffbe; F’ranz
Kafka. « Scrittori del secolo ». Boria. To
rino 1964, L. 1.000.
Per una nuova
confessione di fede
La Chiesa Valdese dj Pachino ha iniziato
una serie di riunioni quartierali per discutere il rapporto della Commissione mista Val
dese-Metodista.
Fin dalle prime battute, l’interesse della
Comunità si è concentrato sullo studio della
Cenfessione di fede deUa Chiesa Valdese
su, Lineamenti dottrinali della Chiesa Evangelica Melodista d Italia.
E’ subito apparso chiaro clic questi documenti sono troppo scarsamente conosciuti e
si è auspicata la formulazicne di una nuova Confessione di fede comune alle due
chiese.
ESIGENZA liturgica
Si è osservato che se la Confessione di
fede è così poco conosciuta dalla nostra popolazione evangelica, ciò dipende dalla sua
formulazione poco adatta alla lettura di es
ij nel culto domenicale.
Con l’adozione del nuovo schema di liturgia, la nostra Comunità ripete ogni domenica il Credo cosidetio apostolico. E stato osservato che questo tipo di confessione
di fede non caratterizza sufficientemente la
nostra Chiesa nei confronti del cattolicesimo e nei confronti del mondo moderno.
Piuttosto che ripetere ogni domenica il
cosidetto Credo apostolico, si preferirebba
dunque ripetere una Confessione di fede che
esprima meglio la nostra sensibilità riguardo
all’Evangelo.
La nuova Confessione di fede dovrebbe
essere formulata in modo da poter essere
inserita nella nostra liturgia del culto domenicale. Potrebbe anche essere divisa in
varie sezioni, ma ogni sezione dovrebbe
avere un carattere di completezza, sì da consentire alla Chiesa di confessare ogni domenica almeno una parte della sua fede. Ad
esempio, la fede nel Dio Redentore, la fede
ne'l Dio creatore, la Chiesa, i sacramenti,
I CC. Ogni sezione, con un periodare semplice, ma anche liturgicamente isolenne, dovrebbe dire ciò che noi crediamo riguardo
ad ogni articolo di fede e ciò che noi non
crediamo; il eredimus per affermare la
nostra fede e il damnamus, per rifiutare
ÌMlerpretazio,ni eretiche sia di ahee chiese die del mondo cosidetto laico.
ESIGENZA ECUMENICA
Questa nuova confessione di fede potrebbe essere formulata insieme alla Chiesa
Melodista e approvata in modo autonomo
dai due rispettivi Sinodi. L’eventuale rottura delle trattative d’integrazione (ciò che
..periamo non avvenga mai) fra le due
chiese si giustificherebbe solo su questo
terreno della Confessione di fede. Rompere le trattative, perchè noi siamo più numerosi dei Metodisti, o perchè non vogliamo rinunziare al nome valdese, o per altri
melivi meno importanti della confessione
di fede, srebhe lertamcaite poco serio.
ESIGENZA DI CHIAREZZA
L’esigenza di una nuova Confessione di
fede non nasce soltanto da preoccupazior.i
di origine liturgico ed ecumenico (ci si
perdoni Fuso del termine <c ecumenico »
in -senso cosi limitato). L’esigenza di una
nuova Confessione di fede nasce anche e
soprattutto da una preoccupazione di chiarezza. Non è un mistero per nessuno che
allro è lo spirito della nostra Confessione
di fede c altro è lo spirito dell’atto diebiarelivo che ad essa è stato aggiunto in epoca non troppo remota. Una discussione
franca e approfondita sul tema della Confessione di fede mostrerebbe forse che non
è possibile un taglio netto che lasci i Metodisti da una parte e i Valdesi dairaltrr.
Probabilmente si verrebbe a constatare un
taglio non vertirale, ma orizzontale, un taglio cioè elle rivelerebbe all’interno delle
due cliiese una corren.te di credenti secondo lo spirito dlla nuova ortodossia e del
rinnevamento biblico e una corrente di ere
denti ancora influenzati dallo spirito del Ri
sveglio. L’epoca calda del confronto teologico di queste due correnti è forse già passata. Qualche decennio fa discutere queste cose avrebbe forse roinportato il rischio
CONTINUA
IN QUARTA pagina
La Scuola valdese di economia domestica
non devo spegnersi F
I n lettore, da Riehen - Basilea:
L’autore dell’articolo pubblicalo
sul N. 43 mi ha profondamente toccalo. Con dolore avevo appreso già
circa quattro anni fa dal prof. Jalla
che, per mancanza di allievi, la
Scuola di agricoltura fu chiusa po
chi anni dopo l’apertura. L’anno
scorso, in occasione dì una mìa visita, ho appreso dalla direttrice della Scuola di economia domestica che
per la stessa ragione il mantenimen
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 29 NOVEMBRE
Pastore Giovanni Lento
DOMENICA 6 DICEMBRE
Pastore Ernesto Ayassot
to di tale Istituto è messo in dubbio (c’erano in quel momento soltanto tre allieve!}. Ora ci troviamo
infatti di fronte alla « vigilia » di
chiusura di un altro -prezioso Istituto: un allro passo indietro, una per
dita irreparabile! Una tale opera è
indìspeiisaibile, partkolanneute in nn
paese roine l’Italia dove molte ragazze si sposano presto, troppo pre
sto senza .adeguata preparazione ad
affrontare i sempre più difficili pcobleini della vita.
Ricordo pure l’appello lanciato
due anni fa (a nome dell’« .Associaiions Svizzera del Popolo n a Zurigo} a tutte le chiese in Italia con la
preghiera di aiutarci nella ricerca di
ragazze di buona volontà, che fos
sero disposte a frequentare un corso prepa'ra-torio di due o tre mesi in
Italia (gratuito!).
Su 120 lettere mandate a tutte le
roniunità valdesi e metodiste non
nona sola ri.sposta mi è pervenuta a
suo tempo. Ora, con la minaccial.a
chiusura dell'unioa Scuola di tale
carattere, ci troviamo in una situa
zione deplorevole. Tutti, siamo chiamali ad intraprendere ogni misura
possibile affincliè tale opera non .si
spenga!
Al Sinodo il problema del rinnovamento della « Chiesa » è stalo
discusso a lungo, ma è pure necessario riesaminare il rinnovamento
della antica mentalità sopracitata, di
cui siamo tutti — più o meno —
colpevoli: genitori, pastori, laici, in
segnanti, ecc. Anche dal pulpito,
forse, non è stato sottolineato sufficientemente la neces.sità, Timporta-nza e la splendida unica opportunità
di un tale prezioso Istituto dove 1»
giovani — in un ambiente spiritualniente e moralmente cristiano —
voiup no preparate a diventare don
11- c.-per.e e o colonne viventi n per
uiir tuiova Italia, e ad assumere posti di responsabilità nel campo do
mestico, educativo ed assistenziale.
Col diploma avranno la possibilità
d, una ulteriore istruzione specializzata elle nermelte di seguire dei
lor-n in Isvizzera ed in altre loca
li là.
Concludendo, ritengo opportuno
esporre infine i seguenti urgenti suggerimenti :
1) Ciascun Distretto s’impegni a
cercare nella sua regione almeno due o tre ragazze (anche
simpatizzanti della Chiesa) per
tale Scuola.
2) Tutte le comuni là valdesi (e di
altre denominazioni) facciano
sapere i veri molivi dell’indifferenza che esiste nelle famiglie.
3l Nessuna famiglia o Istituto, per
ragioni finanziare, deve -trascurare rammissione di una figlia
a tale Stuoia.
l) (in reiterato appello a tutti ì
responsabili ; Prendete qualche iniziatìtva!, meglio oggi che
mai. Sforzatevi d’is'dtuire qualche borsa di studio; tale aiuto
manifesterebbe una solidarietà
che potrebbe servire come uno
dei più oreziosi c utili regali dì
.Natale! ' C. S.
L'Evangelo alla Radiotelevisione
della Svinerà Italiana
Un lettore da Lugano:
Caro Direttore,
Lei pubblica regolarmente i cui
ti radio per i suoi lettori ed è molto
bene. Penso sia mio dovere segnalarle che anche la Radio della Svizzera italiana (Monteceneri) trasmette due volte al mese, la prima e la
terza domenica, una conversazione
evangelica, a’ie 9,15. Inoltre la Televisione per la Svìzzera Italiana da
circa un anno trasmette circa alle 22
(l’ora può variare a seconda dei programmi) una emissione che ho intitolalo «La Parola del Signore».
Credo che sarebbe buona cosa segnalare quanto sopra ai lettori per
due motivi: 1) Per gettare le basi di
una possibile futura richiesta di seivizi televisivi in Italia, mettendo in
luce che la Svizzera italiana, anch-i
se in gran maggioranza cattolica, ci
dà emissioni televisive. 2} Perchè,
anche se non molte, vi sono certo
persone in Italia nella striscia di
frontiera che pctrebbero captare sìa
televisione che radio. Sono inear-cato dei due servizi, ma per la radio ho come collaboratore il pastore Otto Ranch di Brusio.
Coi inigliori saluti
Guido Rivoir
DOMENICA 29 NOVEMBRE
ore 22 circa - Televisione
La Parola del Signore
fpast. Guido Rivoir)
DOMENICA 6 DICEMBRE
Ore 9,15 - Radio
Conversazione evangelica
(past. Guido Rivoir)
ABBIAMO
RICEVUTO
Pro Rifugio Carlo Alberto, in memoria del Giudice Giovanni Rostan:
■< in rirordo di Papà », Nora e Alberto, L. 100.000.
Pro Società Biblica. Madeleine
Bonnet (S. Germano Chis.) L. 500.
4
pag. 4
N. 47 — 27 iSovembre 1964
i ib ri
Per i nostri
regali
Per la pre-adolescenza
GIOVANNI ARPIÑO : Le mille e una
Italia. Einaudi, L. 2.500.
« L’Italia è bella ma anche difficile » conclude Riccio, il protagonista che attraversa
a piedi tutta la penisola, dalla Sicilia, sua
terra, al Monte Bianco per raggiungere il
padre, minatore nel traforo. Il ragazzo nel
suo viaggio incontra Pltalin. Non una noiosa
Italia da libro dì scuola dove prima viene
Annibale e poi Dante e poi Savonarola e
Machiavelli e Michelangelo e solo dopo il
problema dei baroni meridionali. Mussolini,
Gramsci, Piero Gobetti e i partigiani, ma
un’Italia dove tutti questi personaggi si mescolano senza prospettiva storica, secondo le
regioni che il ragazzo tocca; e proprio da
questa confusione, che può essere considerata pericolosa per le menti giovanili non
ancora abbastanza critiche, salta fuori un’Italia con la sua linea inconfondibile, guelfa e
ghibellina perennemente, con le magagne
che Arpiño non nasconde e le grandezze che
non esalta, che sono di tutti i tempi. Sfilano
briganti e ricconi e poveretti e matti e grandi uomini e gli ammalati di « febbre della
Verità ». Chiusi nella Torre del Lebbroso di
Aosta, questi ultimi sono la speranza di ogni
epoca. Arpiño fa dire a Piero Gobetti : « I
giovani di oggi sono assai disposti a prendere
la febbre deila Verità ». Ce lo auguriamo
cordialmente con Fautore di questo libro
intelligente.
MARIE KILLILEA : Karen. Una storia vera raccontata da una madre.
« Beistrsellers internazionali » Bompiani, L. 1.500'.
Si è parlato molto di questo libro. Qualcuno non lo trova adatto ai giovani perchè
racconta la storia di una bambina affetta da
paralisi spastica, e questo male deprime. Ma
viene a un cerio momento l’età in cui i ragazzi, dopo aver amato il favoloso e l’avventuroso sono attratti dalla vita vera. Vogliono
sapere. Tutto. Si sentono proiettati verso il
mondo dei grandi bello o brutto che sia.
Karen ha un male terribile che minaccia
di farla rimanere immobile tutta la vita, ma
la lotta che i genitori e la scienza impegnano
è grandiosa. La possiamo seguire giorno per
giorno nei successi e negli insuccessi e nostra
diventa la speranza di chi la circonda, perchè tutto è descritto con una semplicità e
un pathos commoventi. Poteva essere un
libro tristissimo. E’ invece un libro di fede,
pieno anche di fiducia nella vita e negli uomini e illuminato dalla solidarietà. Un’esperienza di vita per i giovani.
12-14 anni
GIOVANNI PIRELLI: Starla della
della balena Jona e altri racconti.
Einaudi, L. 2.000.
Qui non c’entra per niente il biblico Giona con la sua balena. Si tratta di una raccolta di 4 racconti ricchi di ijoesia, di morale e del più fine humour. La morale di
Pirelli è la nuova morale sociale, quella che
è nell’aria e che i nostri bambini devono
imparare, subito. « Sono arrivato a un punto — esclama Giovannino — in cui ero senza lavoro, senza niente. Tanti erano senza
lavoro, senza niente. Ognuno poteva dire :
Io mi fo i fatti miei. Il mondo si sa come
va’. Invece ci siamo messi assieme. Anche
assieme si faceva una vita da cani. Ma il
mondo camminava in avanti per uno, camminava in avanti per gli altri ». Questi accenni, discreti del resto, si trovano in un
contesto dei più divertenti, dove la fantasia
galoppa e le battute si susseguono ; — Hanno rapito il monumento a cavallo de] re, del
padre della Patria! — Il padre di chi? —
Della patria, della madre patria! — Ah, ho
capito, il padre della madre, insomma il nonno! — La prosa, che a volte è poesia in prosa, tutta ritmo e rima, è limpida e scorrevole, come occorre per i ragazzi. L’edizione,
molto ben curata da Einaudi, le espressive
illustrazioni e i collages di Piccardo commentano questo bel libro.
10-15 anni
LIN YUTANG: La vita nella vecchia
Cina, « I delfini d’acciaio » Bompiani, L. 750.
Non si è abituati a trovare il nome di
Lin ITutang, il più popolare scrittore cinese,
sulla copertina di un libro di ragazzi. E’ garanzìa deU’efficacia di questo libro. L’autore
conduce Cìu Pin, un cinesino americanizzato, a fare la conoscenza del suo antico paese, introducendolo nella vita quotidiana, negli usi, nella mentalità cinesi, prodotti di
quella civiltà che ha potuto sbocciare così
isolata per secoli. « In Cina tutto ha sempre
3000 anni »... perfino la ricetta del croccante!
Segue una interessante tavola cronologica
della storia della Cina, parallelamente agli
avvenimenti mondiali. La storia cinese risale
infatti al 2700 a. C. circa, più di 4000 anni
fa. Si segue il parallelo degli avvenimenti
con sempre rinnovato stupore.
Berta Subilia
Per la "Pro Valli»
Per la Gianavella : Gìacone Giorgina (San
Germano) L. 1.000; Revel Ilda (S. Germano) 1.000; Vinçon Dino e Signora (S. Germano) 1.000; Sereno Mario (Torre Pellice)
5.000; Morello Francesco (L. S. Giov.) 5.000;
prof. Emanuele Tron (Genova) 1.000.
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
T0»HE PELLICE
— Domenica 22 Novembre si è riunita
Passemblea di Chiesa, una cinquantina di
persone (?!j, per la nomina dei tre delegali per la prossima Conferenza Distrettuale.
So-no risultati eletti i Sig.ri Roberro
Coisson, Ermanno Coslabel, Aldina Gamba
Nell’ordine del giorno era an-ohe indicato un primo scambio di idee sul prossim >
Congresso Evangelico. L’Assemblea è rima
s.ii molto delusa nelPapprendere che dei
documenti preparatori del Congresso per
ora non ne è uscito nemmeno uno. Alcune
voci si sono levate per esprimere la preoccupazione che sì finisca per non poter fare
quella preparazione seria ed accurata che
sola può garantire al Congresso una efficacia ed una utilità. Da queste colonne inviamo un appello ai responsabili perchè sofie
citino la distribuzione di tali documenti.
In mancanza dei documenti il Pastore Sommani ha fatto una breve storia dei piecedcili che hanno portato alla ‘onvocazionc
cif:i unissimo Congresso ed l a posto poi in
relazione questo Congresso col precedenie
Congresso Evangelico del 1920. Ne è se
guita una interessante quanto vivace di
scussione.
— L’Unione giovanile dei Coppieri ha
ripreso la sua attività. Quest’anno, essendo
rUnione separata dalla Riunione di quartiere, l’impegno dei giuvani dovrà essere
maggiore e le possibilità dj un lavoro efficace e aderente alle esigenze dei giovani
saranno più numerose che nel passato. Il seggio è composto da Attilio Paschelto, Carlo Anouìol, Paola Taglierò, Erica Ribettj,
Renato Sapei.
— L’Unione giovanile dellTnverso ha
iniziato la prouria attività con un buon numero di giovani: praticamente tutti quelli
deirinverso e diversi altri provenienti da
diverse parti, 11 seggio è coimposlo da Bruno Jourdan, Bruna Avondet, Marili Ricca,
Corrado Jalla, Renato Roland, Enrico Benedetto.
— AlFUnione del Centro c’è stata la vi
sita del Segretario Generale della F.U.V.
E^asl. Giorgio Bouchard che ha parlalo sufia
situazione dej giovani secondo i risultati
defiu re- en:e imhiesta e sufia organizzazione delle Unioni Giovanili.
11 Prof. Corsani ha parlato del Canto sacro e della sua funzione nel culto delle
Chiese Evangeliche.
— Domenica 22 ha ripreso la sua attività
la Società Enrico Arnaud. Il Seggio è stato
riconfermato. Sì è parlato di grandi piani
per il futuro (viaggi) e di un aiuto da dare
alla Pro Valli per Pacquiisto della Gianavel
a Forse in questa prima seduta è mancala
una discussione sulla attività che la Scoietà
intende di svolgere neH’anno che è incominciato
— Sono iniziale le lezioni di religione
nelle Scuole Medie statali. Ringraziamo H
Preside Sig.na Trossarelli che si è adoperala a superare le difficoltà pratiche perchè le
lezioni potessero aver luogo. Sono stati in(•ar cali per questo insegnamento i Sigg. Roberto Coisson, Mirella Bein, Graziella dalla, Mario Rivoir, Margherita Sommani.
F. S.
bora
Tutta la nostra comunità ha vissuto ore
di profonda trepidazione per il grave pericolo corso da Edilio Rivoira. L’incidente, accaduto a causa di una repentina accensione
di una mina, avrebbe potuto avere catastrofiche conseguenze per tutta la squadra dei
lavoratori : sì è risolto con una grossa fiammata che ha colpito in pieno viso il nostro
caro Edilio. Al senso di concreta solidarietà
espresso da tutta la comunità si è aggiunta
la preghiera di ringraziamento al Signore
perchè ancora una volta ha salvato un suo
credente. Ci rallegriamo che le sue condizioni generali siano nettamente migliorate.
— Ricordiamo che la riunione quartìerale
di martedì P dicembre avrà luogo alle 20
alle Fontanette.
— Domenica 2)rossima, 29, si avrà alle
Fucine il culto con S. Cena alle ore 15 pre
TORINO
Una ripresa vivace
Molto si potrebbe dire sulla k ripresa » in
una comunità numerosa e complessa com’è
quella di Torino; ma molti elementi e aspetti rientrano in quella vita ecclesiastica normale, che ogni anno segue il ciclo consueto :
al riguardo si può e deve soltanto sottolineare una volta ancora quale parte insostituibile abbia la folta falange di coloro che
in molti modi sono impegnati in questa o
quella — e spesso più d’una — attività particolare, in seno alla comunità e anche volta
verso l’esterno, sebbene quest’ultimo aspetto
sia troppo poco presente in una chiesa forte
di numero e di capacità qual’è la nostra.
Ma vi sono alcune novità che vogliamo
ricordare.
In primo luogo, la bella riunione della
ripresa, organizzata dalla Lega femminile;
ogni anno le sorelle che la costituiscono si
raccolgono, all’inizio della loro attività, per
un culto, con S. Cena. Quest’anno, a questa
parte liturgica esse hanno fatto seguire una
simpatica riunione, largamente aperta, nella
quale hanno invitato a parlare brevemente
(chi vi si è attenuto più, chi meno...) i responsabili delle varie linee di azione in seno
alla nostra comunità, daU'istruzione religiosa all’ospedale, dall’Unione giovanile agli
Artigianelli (ne è stato ricordato recentemente il centenario), dall’assistenza (vari rami) all’ostello per i giovani, alla Claudiana,
e altri ancora. Una serata bella e riuscita,
in cui si è guardato, non con orgoglio ma
piuttosto con rinnovato senso di responsabilità a tutte le possibilità molteplici che il
Signore offre alla nostra chiesa per la sua
azione cristiana.
La celebrazione della domenica della Riforma ha avuto, in quest’anno calviniano,
particolare rilievo : il Past. Giorgio Tourn,
che ha presieduto il culto del mattino nel
tempio di Corso Vittorio, con un’efficace predicazione dell’« elezione divina » secondo Romani 8, ha tenuto nel pomeriggio una bella
conferenza rievocativa di Giovanni Calvino,
mentre in tutti i nostri luoghi di culto venivano presentate pubblicazioni sulla Riforma. Questa bella e ricca giornata, forse non
pienamente sfruttata, ha ovviato, ma solo in
parte, ad una carenza del nostro protestantesimo torinese nel presentare, alTìnterno e
alla città, l’attualità dell’opera dei Riformatore.
Altro memorandum : l’assemblea di chiesa
della ripresa. Come avevamo a suo tempo
comunicato, a fine primavera si era deciso,
in assemblea, che la relazione annua del Concistoro sarebbe stata affiancata dalla « controrelazione » di una commissione d’esame
(parallelamente a ciò che avviene sul piano
sinodale e dovrebbe forse avvenire sul piano
distrettuale) di tre membri, due designati
dall’assemblea e uno dal Concistoro. L’innovazione, pur con qualche piccola difficoltà
dovuta alla novità, si è rivelata ottima : non
foss’altro che per essere riuscita a riunire
una assemblea di centodieci e più membri,
il che non accadeva da tempo (a parte le risurrezioni che l’elezione pastorale riesce ancora spesso, se pure in modo effimero, a determinare...); non vogliamo però dire che i
nostri valdesi torinesi si appassionino solo
ai matches : del resto, match non c’è stalo
affatto, sebbene non sempre le opinioni e i
rilievi della commissione d’esame (proff. Alberto Cabella e Roberto Jouvenal, doti. Gui
do Botturi relato le) collimassero perfettamente con quelli del Concistoro o comunque della sua maggioranza. Vari punti sono
stati messi in evidenza con chiarezza e fraternità di spirito, e discussi in modo aperto
e sereno; c’era fin troppa carne al fuoco, per
una serata, ma la discussione è stata comunque proficua e gl’interventi numerosi.
Al termine di questa assemblea si sono pure
svolte elezioni : sei membri del Concistoro
scadevano, e sono stati tutti riconfermati
con ottima votazione; Mario Ferrerò, Clemente Garrone, Renato Giampiccoli, Carlo Pons,
Vittorio Ravazzini e Guido Ribet; altri due
membri, che per ragioni di lavoro hanno
dovuto allontanarsi da Torino, Enrico Long
e Rolando Revel, sono stati sostituiti da Angelo Actis e da Roberto Jouvenal, i quali si
occuperanno rispettivamente in modo particolare della zona di Via Nomaglio e di quella di Corso Oddone. Essi sono stati presentati alla comunità e ufficialmente insediati
(o miseria del nostro gergo ecclesiastico e
anche liturgico) nel loro ministero domenica
22 c. m. nel corso del culto mattutino nel
tempio di Corso Vittorio. A tutti il pensiero
grato e Paugurio fraterno per l’impegno considerevole che hanno sostenuto e sosterranno
Un’altra cosa teniamo a menzionare : un
giovane della nostra comunità, Sergio Ribet,
è ora a Roma, ove si è iscritto al primo anno
della nostra Facoltà di Teologia. Ce ne siamo profondamente rallegrali e lo seguiamo
col nostro fraterno pensiero, augurando che
la barbuta « matricola » si faccia e ci faccia
onore; o piuttosto, che trovi gioia e forza
sulla via che ha intrapreso.
11
FRALI
— Nel quartiere degli Indir! Mi, il 17
Novembre, dopo 14 anni di ininterrotte
sofferenze ha concluso la sua esistenza terrena il fratello Filippo Peyrot all’età di 64
anni. Nella Valle tulli conoscevanD questa
figura di minatore che ia si'liecsi ha fermalo prematuramente nel suo lavoro e nella
sua stessa vita. La Comunità ed un numeroso gruppo di amici e conoscenti giunti dal
l ì Valle si sono stretti intorno ai familia
i il giorno seguente, in occasione del funerale e desideriamo ancora far giungere
questa espressione di solidarietà e di speranza alla famiglia afflitta.
In questo ultimo periodo la vita della
Comunità ha pure registralo delle note lie!e: il battesimo di Daniela Grill di Edoardo e Nancy Pascal (Malzat) amministrato
1 4 Ottobre. .Ancora una volta non solo dei
genitori e dei padrini ma tutta la Comuni’i hanno assunto una responsabilità di fron.
e al Signore nei contronti di un piccolo
fanciullo e chiediamo a Dio che questo impegno possa essere mantenuto fedelmente
— Sabato 17 Ottobre si sono uniti in ma.
Irimonio Bruno Grill (Rabiere) e Claretta
Barns (GhigoJ; rinnoviamo gli auguri che
abbiamo formulato nel giorno delle nozze.
— Un augurio formuliamo anche al pie.
celo Willy giunto ad allietare la famig’ia
di Alberto Richard, anziano di Villa.
— Un sincero ringraziamento al Sig. Mar
;o Gay che ha sostituito nella predicazione
CULTO PER GLI SCIATORI
A FRALI
Ogni domenica alle ore 17
Dal 13 Dicembre
lascia la couiuaità di Beliamo
Domenica 11 ottobre il nostro pastore Neri Gianipiiccoli è salilo sul pulpiito per rivolgere il sermone d’addio alla nostra Comunità, che gremiva il nostro tempio. Questo affollamento era il primo segno che es.
Sa voleva dare al suo pastore, segno di affetto e di riconoscenza per l’opera sua svolta in quattordici anni del suo ministero.
Il pastore Giampiccoli nel suo sermone ha
aciennalo alle vicende a di ^ria
comunità è soggetta, ma ha riaffermato che
il fatto centrale e fondamentale è che la Comunità della fede e della speranza rimane -Lì predicazione non ha soste.
In questo quadro si intrecciano legami di
rispetto, di amicizia e di fraternità che nel
pomeriggio dello stesso giorno sono stati
riaffermati da tutta la Comunità riunita intento al pastore ed alla signora Marcella,
nella Villa Zavaritl a Gorle.
Brevi ma calde e incisive parole sono state
dette dai fratelli Steiner e dal Sig. Riccardo
Legler che rispecchiavano i sentimenti di
tulli i presenti E’ stata una giornate di fraterna comunione che avrà dimostrato ai cari
partenti, quanto preziosa, sentita e feconda
sia stata la loro opera fra noi.
11 Signore ha benedetto il ministero dei
pastore Giampiccoli a Bergamo, la nostra
preghiera è die continui a benedirlo con la
sua cara famiglia nella sua nuova sede, nella vicina Milano. g. s.
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175. 8-7-1960
Cin. Subalpina s.n.a. - Torre Pellice rfo'
Per Ulta iiuiiva roofmioiie di fede
SEGUE DALLA TERZA PAGINA
di qualche dolorosa nuova scissione. Ma la
situazione attuale sembra consentire un
confrento sereno ed estremaraen-te utile per
la vita di tutte le noistre Comunità. Qualora questo confronto dovesse riuscire Unpcssibile e l’accordo fra ìe due tendenze dovessa rivelarsi irraggiungibile (noi speriamo che questo ncn accada), allora sarebbe
il caso di dire: (( 1 valdesi coi valdesi e i
melodisti eoi metodisti ». Si potrebbe continuare a parlare di collaborazione, m<.
in tal caso deprecabile, non pochi valdesi
passerebbero alla Chiesa Metedista e non
pochi metodisti passerebbero alla Chieda
Valdese. Sì avrebbe cioè un salutare chiarimento. E anche nell’altro caso sì avrebb'*
uii chiarimento. Qualora le due tenden/e
riuscissero ad accordarsi su di una comune
Confessione di fede, noi non avremmo hi
sogno più di un atto dichiarativo che, per
il fatto stesso che ci sia, lascia intendere
che la nostra attuale Confessione di fede
sia per lo meno equivoca nella sua formulazione.
ESIGENZA DI TESTIMONIANZA
Infine è chiaro che la Chiesa confessa la
sua fede di fronte a situazioni concrete proprio del suo tempo. Ogni generazione,
specialmente, se posta di fronte a situazioni nuove, deve sl’orzarsi di riforniulary
la sua Confessione di fede. Questo non rigrafica rinnegare le Confessioni di fede del
passato. D’aLra parte rimanere vinicoìati
alíe forme di espressione delle Confessioni
fede del passato, senza più sentire l’esigenza di icntroiitarsi colla Parola di Dio
senza più sentire il bisogno di prendere
posizione di fronte alle situazioni concrcic
lei proprie tempo, significa immobilismo,
significa e.ssere affetti da sclerosi ecclcsi.>slica, significa essere caduti nelle pasijde
della tradizione ed essere incapaci eli ?rr.re al no'Stro mondo contemporaneo < >n
la (Stessa chiarezza e ccn lo stesso coraggio
con cui parlarono i nostri ijadri,
Samuele Giambarre^;'
Pastore impegnalo da attività del Distret, la domenica 11 Ottobre.
— Col mese di novembre sono iniziale le
varie allìvità « invernali' », in un quadro
già reso ben invernale dalle nevicate.
11 2 lìanno avuto inizio le riunioni quar
lierali che continueranno ccn ritmo niej
sile in tulli i quariieri. L’Unione giovanile
ha pure ripreso la sua attività la prima settimana di novembre; sono stali eletti mem
bri del Seggio: Edìna Pascal, presidente,
Liliana Richard, Sergio Peyrot, Romano
.Tiìn, Claudio Baud.
L’Unione del-e Madri lia ricomincialo le
sue sedute giovedì 19, come pure i « culti
de’ giovedì » dedicati in modo particolare
ai fratelli ed alle sorelle che alla domenica sono impegnati nelle varie attività connesse con il turismo invernale.
— L’Assemblea di Chiesa, convocata per
i’8 novembre, ha e’e'.to i fratelli Emanuele
Baud e Giovanni Luigi Richard quali delegati alla Conferenza Distrettuale dell’8 Dicembre per l’elezione dei delegati al Congresso Evangelico.
— Ricordiamo, infine, ai Membri d’
Chiesa non iscritti nell’elenco dei Membri
Elettori che possono farne domanda nel cor
so del mese dì novembre, chiedendo l’apposito foglio ad un memhro del Concistoro
od al Pastore.
Il tradizionale bazar dei Cadetti sarà
tenuto Domenica 29 novembre, immediatamente prima e dopo il culto, nelFentrata del presbiterio di Ferrerò.
Raccomandiamo vivamente a tutti i
membri deila comunità di manifesta
re la loro generosità e la loro solidarietà ai nostri giovanissimi cadetti
che colla loro attività vogliono dimostrare il loro affetto ed interesse per
Fopera della chiesa.
avvisi economici
famiglia evangelica, residente Lusm ihiirgo, con due bambini, cerca gio\ ■ •
attiva luitofare, possibilmente con no ’
ni di francese. Elettrodomestici, ottiì- i
trattamente, lunghe vacanze In ItaU-'
Scrivere: Annalisa Ducei Greppi - Vi.'.
Buonvicini 13, Firenze.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Peyrot ring-raziano qi;
ti hanno velato narteclpare al loro . ’
lore per la improvvisa scomparsa Tir.
loro caro
Alberto Peyrot
Un ringraziamento particolare .
pastore Ayassot ed al pastore Sone'.Iì
” Il Signore è la mia luce t a
mia salvezza: di chi temciì' ’ "
Salmo 27: 1
La (‘ollelia per i reslauri della « ex scuo
¡a valdese » ^l■,ì per tenni tiare; attendiamo
1 risultati di Pomaretto, Perosa, Clot, Inverso e Faiola; siamo fiduciosi che i risul
lati siano .soddisfacenli. Ringraziamo di
cuore i collettori p collettrici.
Ricordiamo le nrossime attività: Sabato
28 riunione e unione giovanile alle 20.30
a! Olot. Domenica 29 culto alla cappella
alle ore 10,30. Domenica 29, riunione dei
cadetti alle ore ,14,30 al teatro. .Al culto del
mattino si procederà alla nomina dei delogali alla conferenza distrettuale. Mercoledì
2 dicembre avrà luogo una riunione ai Ri
voira casa Rostan. La domenica 13 dicem
bre avrà luogo un piccolo bazar di beneficenza per i restauri delle ex scuole con una
recita dei bambini dell’Asilo. Si terrà alle ore
14,30 nel teatro.
Direttore resp. : Gino Conte
Malattìe
orecchio, naso e gola
Il dott.
Oskar Schindler
riceve per malattie di
orecchio, naso e gola
a POMARETTO (presso l’Ospedale Valdese) tutti i lunedì
dalle 14 alle 15,30.
a LUSERNA SAN GIOVANNI
(presso lo studio del dott. Pelizzaro) tutti 1 venerdì dalle
13,30 alle 15.
a TORINO ( via Ristagno 20 S. Rita) martedì, giovedì e sabato dalle 14 alle 16.
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