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LA MONA NOVELLA
GIORÍÍALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Spgiiciwto la IH llii <’Hi Ili*
Kkrs. IV. r..
Si distribuisce ogni Venerdì. — Per cadun Numero Ci'iilesimi 10. — Per caduna linea d’inserzione cenlesimi 20.
€ondlzioui d’Ai«soctazioiies
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fraifeo al Diretlore della Riona .Novkixa e non ultrìnienli.
Aireslero, ai fti'gneniì indirizzi : Londra, dai sigK. NÌKsl>oit c lil»ral. 2i H<>i nrrs-hit rpl;
Parigi, dalla libreria C. Meyrui’ls^ rue Tronclirt, 2; NiMts, dal Mg. Poyrut-Tincl libraio; Ijonl
dai sigg. Den»« et Pelit Pierre librai, rue Neuve, i$; Ginevra, dal «ig. K. B<*rniid librai*»;
Losanna^ dal sig. IMafoniaine libraio.
CHE COSA È IL PROTESTAMISMO?
VII.
Se è la fede cho giustifica il peccatore, se è la
fede che giustifica le opere, è pur la fede che
giustifica i titoli, vale a dire il sacro ministerio
chiaramente stabilito da Dio nella sua Parola
{Efesi, IV, 11, 12); egli è perciò che noi non
abbiamo clerocrazia o casta di preti, ma bensì
de’pastori, degli anziani, de’diaconi. La Chiesa
li elegge per direttori spirituali del gregge, ed
hanno la sola autorità della parola; la quale
autorilà non è piccola, anzi infinita potenzialmente, perchè non proviene da loro, ma tutta
quanta consiste nelle parole divine ch’eglino
annunziano e spiegano; in guisa che son dessi
piü 0 meno autorevoli, secondo la fede che
palesano e i doni dello Spirito Sanlo che hanno
da Dio ricevuto.
La Chiesa, dicemmo, è una società essenzialmente spirituale, il di cui ultimo intento è sopramondano ; ma ell’ha pure l’esercizio nel
mondo, quindi le necessita un ordine interno
come qualunque altra società; or quest’ordine,
che non regge sè non esiste una certa dipendenza, emerge da sè, mostrasi naturale, stabile,
perchè viene liberamente consentito e accettato
da ognuno; anzi anch’esso è un frutto della
evangelica doltrina, che tutti i membri della
Chiesa non solo possono, ma detono esaminare
a fondo, tal essendo il volere espresso del nostro
divino Maestro.
E infatti i membri della Chiesa vengono instruiti dai ministri ne’dogmi cristiani, della
APPENDICE
CENNI STORICI
DELLA RIFORMA IN ITALIA
NEL SECOLO XVl.
11.
Ma lo spirilo umano si scosse alfine da quel
profondo letargo in cui da lungo tempo giaceva ; e un benefico raggio di civiltà videsi
brillare a traverso le tenebre della barbarie
medievale. Rinacquero le lettere; i tesori dell’antica sapienza, dissotterrali con religioso interesse, arricchirono l’umanità di nuovi lumi;
i preziosi monumenti de’tempi civili rianimarono il gusto d’ogni bel arte; e frattanto cadevano i pregiudizi, s’ingentilivano i costumi, ed il
geniod’llalia gettava le basi della moderna civiltà.
Non è a credere già che chiunque prendea
parte a cosiffalto rinnovamento avesse in animo
autorità de’quali si convincono appieno colla
lettura che fanno essi medesimi delle Sacre
Scritture, la quale eziandio serve come di sindacato dell’insegnamento cl» ricevono ; ora, è
mai possibile che questi membri, se prestano
obbedienza ai detti dogmi, non vogliano pure
osservare l'ordine, la disci{>lina, quando la disciplina, in soslanza, non è altra cosa che l'applicazioiie del dogma alla pratica, e il dogma,
senza la disciplina, sarebbe una .semplice idea
0 teoria?
Piii sopra fu da noi usata iu parola rl/’iorinzia, che vogliamo distinguerla dall allra as.sai
liifTerente di leorrazia, come diversi affatto
rÍRultano i duo significati di nleriraliamo e mcerdozio. Clerocrazia vale governo dei preti, consistente neH’arbilraria e dispotica loro autorilà,
a cui ci pare impossibile che vi sieno ancora
uomini che vi si prestino; teocrazia, al contrario,
suona lo stesso che governo di Dio, e qui ripetiamo, ci pare impossibile che vi sieno ancora
uomini che rimangano estranei a quel paterno
dominio; clericalismo d'enobt.unn casta usurpatrice, le di lei tendenze alla signoria del mondo
e l’indole sua egoistica, le quali cose non possono esistere fra noi, perchè ripugnanti al Vangelo; sacerdozio invece non esprime clericale
imperio, ma un uiRcio sublime, a cui bisogna
essere chiamati dallo Spirito Santo di Dio. In
questo senso tutli i membri della Chiesa, aventi
la medesima fede e i medesimi doni, formano
il sacerdozio evangelico, il cui esercizio, per
ordine del Capo della Chiesa e a beneficio della
medesima, viene poi affidato ai pastori, cogli
di riformare la religione; però tutti, abbenchè
indiretlamenle, vi contribuivano. Imperocché le
rivoluzioni son solidarle; e quello spirito d’esame e di curiosità applicnto a’monumenti dell’antichilà profana, dovea senza mono estendersi
a’ monumenti della fede e alla scienza di quei
misteriosi rapporti deU’anima con Dio. Chi può
arrestare a mezza via il progresso? !>o studio
critico delle lingue antiche, cosi in voga a quei
tempi, fu la chiave d’oro di cui si servi l’umana intelligenza per penetrare nel santuario,
sin allora inaccessibile, della teologia. Non era
possibile investigar le sacre Scritture, nè svolgere le opere de’sanli Padri, senza riconoscere
che la Chiesa più non seguiva il vessillo di
Orislo, e che la fede, la morale ed il cullo
avean degeneralo dalia purità primitiva. Codesta
verità colpiva sin coloro ch’erano interessali a
mantenere gli abusi esistenti. Vedevan essi con
dolore il segreto della loro potenza nianifestaisi
alla luce del giorno; e questo pensiero paraliz
evangelisti e diaconi: senza di ciò la religione
sarebbe muta ovvero un’idea astratta; in conseguenza cotesto sacerdozio, coin’è inteso da
noi, può definirsi la religione parlante.
Ma nessuno, nel senso romano, può essere sacerdote, vale a dire possedere l’infallibilità, concentrare in lui tutto l’imperio cd l'sigere dagli
altri uomini assoluta obbedienza ; ciò è un’empietà, im[)erocchè soltanto Hphù Cristo è mcerdotf- in eterno, e a noi annenira un tal nonuno
«acerdoln che fanne santo, innocente, immacolato, separato da' peccatori. co.si scrivo S. Paolo:
or come mai osare chiamarsi un uomo sommo
pontefice, sua santità, infallibile, Cristo, e per
conseguenza Dio ; bestemmie ! —
Giovanni Battista predicava il baltesimo di
penitenza, simboleggiato coll’acqua o precursore del baltesimo di Spirito Santo, che non si
può rictivere che da Gesìi Cristo, il quale dice:
In terità, in verità, se alcuno non è nato di
aequa e di Spirito, non pnò entrare nel reijno
di Dia: e infatti il secondo su|)pono il primo,
giacché nessuno è certo in caso di rinascere
spiritualmente, se prima non puntesi de’ propri
peccati ; e senza una tale idea qual valon; ha
mai l’acqua?
Ora, per la stessa ragione, a che servono
le cerimonie dell’imposizione delle mani, dell’olio, ecc., con cui vengono consacrali i preli
romani, se manca in essi l’unzione dello Spirilo
Santo? Facciamo ancora una breve os.serv8ziono
per convincersi che lo Spirilo di Dio è tutto:
nel discorso della montagna il noslro Hedenloro
dice; Se toi che siete malrar/i sapete dar buoni
zava in certo qual modo gli sfur/.i che facevano
in dife.sa di loro medesimi e de’ loro interessi;
e fu la causa principale di quella condotta
lenta, incerta e contraddittoria che caratterizzò
la politica della Corte romana ne’ primi sforzi
che fece per arrestare il prqgresso ilclle opinioni riformate.
I poeti del medio evo, sotto il nome di Trovatori, eransi uniti a’Valdusi per condannare
i vizi e gli errori de’preti; e nelle loro mordenti satire, composte in lingua provenzale, familiare in Italia cd in Ispagna, vodeaiisi messe
in ridicolo le dotlrine e le pratiche superstiziose
che erano pel clero una miniera inesaurible di
ricchezza e di potenza.
•Ma sopra ogni altro, grande e temuto oppugnatore del dominio temporale e della corruzione del clero fu in Italia, noi secolo duodecimo, un uomo d’alta nienle, d’intemerati costumi, di vasta dollrina e di eloquenza slrnordinaria; apostolo a un tempo di religione e di
2
doni a’ vostri figliuoli, quanto maggiormente
il Padre vostro ecc., darà buone cose a coloro
che lo richiederanno (Mat. VII, 11): ebbene,
da lui medosimo, al cap. XI, ver. 13 di S. Luca,
impariamo quali sieno lo buone cose che dobbiamo domandare a Dio ed aspettare con piena
fiducia da lui, cioè sono le grazie dello Spirito
Santo, senza di che ogni cosa è vana quaggiù,
nò si può sperare di godere la vila eterna.
Crediamo che per un breve articolo bastino
lo cose dette a provare ch’è unicamente lo Spirito Santo che possa imprimere il carattere sacerdotale 0 ministeriale evangelico (leggansi gli
Atti degli Apostoli). Il sacerdozio, ossia il corpo
de’pastori e de’ministri in genere, se mancasse
del Lume santo, come potrebbe compiere degnamente l’iifllcio suo, ch’ò quello di far penetrare in ogni parte della cittadinanza gli spiriti
evangelici? Se non foss’altro, gli Stati romani,
sede e centro del clericalismo, ci danno una
solenne e terribile testimonianza della virtìi che
hanno le consecrazioni formalistiche dei preti,
le quali sono insignificanti e nulle, perchò mancano della sola vera consecrazione, ch’ò opera
dello Spirito Santo.
Ora, volendo parlare del noslro culto pubblico,
diremo che noi leggiamo la Bibbia; cantiamo
i salmi di David ed inni o cantici spirituali,
composti di pensieri che il Nuovo Testamento
ci somministra; preghiamo e spieghiamo alcuni
passi de’ nostri Libri Santi, che servono all’edificaziono e^H’istruzione de’ membri della Chiesa;
e dai nostri templi ò sbandita ogni cosa che
direttamente non tenda allo scopo indicato. E
però assai rimarchevole che la semplicità del
culto nostro serva meglio a trattenere i fedeli,
ed anche, in genere, quelli che vengono per
curiosità, che non altrove le pom|)o e gli addobbi. Il che spiegasi, noi crediamo, col fatto
-che se il culto è semplice, egli è piìi sostanzialo
e quasi sempre nuovo e riguardo alla materia
e riguardo alla forma, oltre di essere piìi conforme ai bisogni deH’inlelligenza e del cuore.
Vi è l’opinione che gli Italiani amino il lusso
e le pompe nelle funzioni religiose, pili che non
i cattolici-romani d’altri paesi: ma noi pensiamo
altrimenti; i fatti ci mostrano cho sebbene il
libertà — parliamo di Arnaldo da Brescia ! La
storia ce lo pone più volte in isccna, ma specialmente a Brescia sua città natale, verso il
1139, ed a Roma verso la metà di quel secolo;
nella prima, intento a contrastare al vescovo
Maifredo l’ambito principato di Brescia, e nell’altra , dedito a spogliare il papa del temporale dominio. In ambe le cillà, spinto da vivo
desiderio di riformare la Chiesa, Arnaldo da
Brescia, colle scritlure e co’ canoni alla mano,
dimostrava al popolo non potere i vescovi ed il
sommo gerarca intrigarsi in faccende secolaresche, dovendo piutlostu lasciare a’ laici le mondane sollecitudini, ad imitazione degli Apostoli,
di cui si vantano successori, ed applicarsi unicamente alle funzioni e al ministero della divina Parola; esortava quindi a Brescia i consoli ed i cittadini, ed a Roma il senato ed il
popolo a rimaner saldi nella loro impresa, a
sostener qualunque travaglio in una causa che
riguardava non solo i loro temporali interessi,
senso predomini sullo spirito, cho tal’è il frutto
prodotto dalla mala pianta cho si chiama clerocrazia, dovunque ella vegeta, puro l’Italia è
meno materializzata di quel cho si crede. Noi,
a cagion d’esempio, non sappiamo che in nessun
paese d’Italia sia mai accaduto quanto successe
tostò in America, all’Avana, e che ci vien raccontato da un gesuita nella colleziono de’ Précis
historiques, articles littéraires et scientipques
(tom. VI, II. 10, maggio 1855). « Ciò che attrae
. il popolo alla chiesa de’Gesuiti è la pompa e la
dignità colla quale i Padri si affaticano di
celebrare le feste. Il popolo è qui come altrove:
ha d’uopo che il lusso del culto esteri<jre ecciti
i di lui semi. Si dice che l’altare del giovedì
santo, eretto al collegio, sia stato visitato da
piìi di 50,000 persone ».
Si dirà forse allora che tali entusiasmi non
sono possibili fra noi, perchò vi regna o l’incredulità 0 l’indifferenza. Ciò in parte sarà verissimo, che questi pure son due frutti della mala
pianta suddetta, la clerocrazia. Ma nel paese
dovo nacquero la filosofia platonica e la parola
musicale o lirica, l’incredulità ed il materialismo
non possono allignare; e in quanto all’indilTcrenza, non devo durare più a lungo e, grazie
sieno rese a Dio, noi veggiamo tutto aH’intorno
un provvidenziale risvegliamento. E in questo
risvegliarsi dello credenze noi rinveniamo la
principale cagione per cui la semplicità del
noslro culto serve meglio a trattenere i nuovi
fedeli, perchò naturalmente (conio si scorge
nelle origini) dallo vere credenze sorgono spontanei il santuario semplice, l’inno e la monodia,
non già le immagini idolatriche e le pompe;
ed anzi il santuario ossia la muta architettura
surse dopo la musica e la poesia, le quali ricevono poi dalla fede che le inspira una forma
propria ed altamente spirituale; e infatti che
bisogno ha l’anima di entrare fra quattro muri
per innalzare a Dio laudi, preghiere, cantici di
gioia 0 voci di dolore?
Per ultimo, i nostri giorni festivi non sono
numerosi. La Chiesa evangelica conservò alla
domenica, al giorno del Signore, tutta la sua
primitiva santità, e veramente è il solo giorno
di festa che noi riconosciamo. Mai non vedemmo
ma quelli pur anco della religione e di Dio J
a ristabilire le antiche pratiche della romana
repubblica e far rinascere la caduta purità dei
tempi apostolici; e per tal modo metter riparo
a’mali che affliggevano da tanto tempo la Chiesa
e la patria.
l principii della riforma predicata da Arnaldo
non erano cosi estesi come quelli, di cui Lutero e Calvino si fecero dopo lui propugnatori:
Arnaldo riconoscea la spirituale potestà del papa,
e tutte le dottrine che ne derivano; per cui la
sua riforma non toccava che i vizi, gli abusi
e le usurpazioni del clero; la disciplina cioè
più che il domma.
In ogni modo a lui meglio che ad altri spetta
il titolo di precursore della riforma ; e l’opera
sua, comechè ristretta, era altamente salutare,
ed abbracciata con grande entusiasmo dalla popolazione di Brescia e di Roma. Ma i clericali
cherabborrivano mortalmente, riuscirono a furia
di male arti e di calunnie, d’inique minaccie e
nella Bibbia alcuna parola cho accordi il diritto
d’impedire agli uomini di lavorare sei giorni
della settimana, e perciò non abbiam preteso
essero piìi saggi di Dio, moltiplicando gli ozii,
incoraggiando l’infingardia, togliendo ai poveri
il lor pane quotidiano e ruinare il paese ]ier la
miseria.'Tuttavia non credemmo di fare eccezione al principio se abbiamo stabilito qualche
altro giorno di culto all’infuori dolla domenica,
per esempio il Natalo e il Venerdì Santo, in cui
però non è obbligatorio il riposo per istituzione
divina: non facciamo parola nè della Pasqua,
nè della Pentecoste (nel qual dì rammentiamo
l’effusione del Santo Spirito sulla Chiesa) perchò
sono giorni di domenica.
Ma noi limitandoci al precetto divino sulla
osservanza del giorno del riposo, perchè, giova
ripeterlo, non abbiamo lo stolto ed empio orgoglio di essere piìi saggi del Creatore, intendiamo che quello venga adempiuto rigorosamente, come si deve.
La pensano forse così i clericali colle numeroso feste cho hanno introdotto? I fatti parlano
meglio che non le parole; ò un affare di speculazione, di lucro, che non solo riguarda i giorni
di riposo 0 di spettacolo nello chiese, da loro
aggiunti, ma eziandio lo domeniche, cioò i dì
consacrati da Dio medesimo. Ma facciamo anche
astrazione da questa troppo indegna idea ; resta
sempre che il romanesimo convertì in superstizione, in un materiale e puerile adempimento
l’osservanza di questo precotto positivo, como
d’ogni altro, scompagnaudolo da ciò che lo rende
fruttuoso, cioè dalla spiritualità. Riportiamo un
esempio affinché ognuno possa meglio colpire
la verilà delle nostre parole.
Chi prima di entrare nella chiesa di Gesù
Cristo trovavasi in quella dei preti è facile cho
abbia udito il confessore, in qualche circostanza,
dare il seguente consiglio: « Se pe’ tuoi affari
tu non puoi rimanere in chiesa per santificara
la festa, basterà cho tu vi resti un istante, purché abbi cura di eleggere il punto in cui, celebrando più sacerdoti insieme, concorrano simultaneamente tutte le parti del sacrificio: così
potrai .sentir messa in tempo brevissimo, senza
sconcerto degli affari tuoi ».
vituperose lusinghe ad alienargli gran numero di
partigiani; ond’è che il generoso riformatore,
abbandonato dalla ingratitudine e dalla viltà di
quel popolo, al cui bene mirava, dovette nel
1139 evadersi da Brescia, per campare la vita;
e verso il 1150 cadde per tradimento nelle mani
della curia romana che lo fece impiccare ; il
il suo corpo, infilzato in uno spiedo, fu abbrucialo e le sue ceneri sparse nel Tevere, per
impedire al popolo di venerarlo qual sanlo.
Ma se la curia romana riusci ad uccidere
l’apostolo, non potè spegnere le dotlrine ch’egli
aveva insegnate; che anzi, fatte sante dal sangue innocente, acquistavano maggior forza e in
poco tempo, come elettrica scintilla, propagav^nsi nel mondo.
{Continua)
3
Ad ogni buon fine avvertiamo cho so per avventnra oRgidl non si usano molto simili soluzioni dai proti gesuitici (chè rispettiamo i buoni),
pure dominano nolla casistica loro.
L’Incarnazione.
I.
Il Verbo è stato fatto carne, ed è abitato fra
noi pieno di grazia e di verità. Tre dogmi son racchiusi in queste parole: la preesistenza del Verbo,
il quale prima di essere fatto era qualche cosa,
ed era sin dal principio appo Dio ed era Dio ; la
reale umanità del medesimo, espressa con quel
termine, carne, che indica per l'appunto l’umaua
natura nel suo stato di debolezza; ed in terzo
luogo la riunione della parola e della carne, dolla
Divinità e dell’uomo in una sola persona di carattere ammirabile, splendido di grazia e di verità.
Sul modo come avvenne l’incarnazione , san
Giovanni non ci dà alcun ragguaglio. Dal suo
silenzio su questo punto non è giusto però inferire
che egli ignorasse la singolarità della nascita di
Gesù dalla Vergine Maria, o che egli avesse qualche opinione contraria. Ultimo a scrivere un
Evangelio non faceva più d’uopo ch'ei ripetesse
quanto era stato scritto nei precedenti ; e d’al tronde
qui non è il modo che importa, ma la realtà del
fatto, che dall’esplicamento del })urissimo e veramente divino carattere diGesù, e dalla sua incomparabile dottrina è dimostrato meglio ancora che
dalla narrazione della miracolosa sua generazione; imperocché se è miracolosa la sua vita,
la sua persona stessa, come noi sarebbe la sua
nascita? Queste osservazioni vanno opposte a
coloro i quali, criticando gli Evangelii, ragionano in modo come se i quattro che abbiamo,
invece di essere quattro libri che s’accordino
nell’insieme e si completino nei particolari, dovessero essere quattro copie pressoché identiche.
Ringraziamo Iddio che niuna consimile critica
abbia avuto alcuna parte nel componimento degli
Evangelii, neanche nel discernimento dei veri
dai falsi.
L’incarnazione del Verbo é perfetta rivelazione
di Dio. Or sarebbe ella accaduta improvvisa, subitanea, inaspettata, senza essere stata punto preparata nei tempi anteriori? Certo sarebbe assai
difficile, in tal caso, comprendere perché Dio
tanto avesse tardato a darcela, e come si diffondesse poi per tutto l’universo, quando gli
piacque di fare quella grazia al mondo. Ma cosi
non è ; vi sono positive rivelazioni noH'antico
Testamento; ed inoltre nel paganesimo stesso,
varii ed incerti lumi erano ovunque diffusi, non
si sa come nè quando, intorno aH’incarnazione
di Dio; ed è per non tener conto delle rivelazioni anteriori che il Costante fra le sue massime
di più o men ragionevole sembianza pone pure
questa; «Ciò che a tutti è necessario non lo
dico ai pochi, ma lo dico a tutti ; non lo dico
dopo i secoli, ma lo dico i^riina ». Attestando che
Iddio ha parlato dopo i secoli nel suo Figliuolo,
gli Apostoli han pur cura di dire che prima egli
aveva parlato in altre maniere, e sempre in modo
che si attendesse una futura rivelazione più luminosa.— E tanto meglio ci piace rinvenire nel
mondo pagano la grande idea dell’incarnazione
di Dio o rimembranza oscura d'una rivelazione
profetica o profondo presentimento del gran
fatto, cui gli Evangelii fanno testimonianza si
meritevole di piena fiducia, or che è divenuta credenza cattolica od universale.
È singolare però come apologisti ed avversarii
s'accordino, por un fine tutto opposto, nel cercare nei sistemi filosofici o religiosi del paganesimo
le principali niifcioni del cristianesimo. Le citazioni che s. Clemente Alessandrino porta a favore
del domma dell'incarnazione, Bianchi-Giovini
gliel’impronta per attaccarlo. Rinvenendo la credenza allincarnazione della Divinità, non solo
nell’orientale brahmanismo, ma ancora fra gli
Odrisii ed i Geti, popoli di razza sciticao tartara
che abitavano le regioni del Danubio, l'apologista
cristiano fa osseri-aro come nulla abbia di strano
la dottrina evangelica, come essa contenga la
religione universale, e comprenda quanto vi sia
di vero nei sistemi di filosofia o di religione.
L’apologetica di Iluel è tutta fatta in quel senso;
e non è totalmente da ricusare, sebbene sia di
manifesta insufficienza. Come mai ciò che dicono, ciò che credono i filosofi pagani, ciò cho
spacciano certuni impostori potrebbe essere convincente dimostrazione ])ro o contro il domma
cristiano? Dal perchè l’idea di un Dio o di un
uomo divino nato da una vergine non era punto
per quei tempi antichi una singolarità; dal perché Mitra, Oro, Adone, simboli di culto eliaco
nella Persia, in Egitto e nella Siria, si dicevano
nati da vergini incinte dalla divinità ; dal perché
una incerta tradizione faceva Platone figlio d’una
vergine incinta da Apollo; dal perchè Simone il
Samaritano vantavasi figlio della vergine Rachele, e lo stesso spacciavasi di Apollonio Tianeo, crede forse Bianchi-Giovini aver vittoriosamente tratto giù nelle assurde leggendo il sublime racconto evangelico, o d'aver dimostrato
questa sua sentenza: « questo dogma (dell’incarnazione) ebbe la prima sua culla nell'Asia centrale, donde si diffuse uelle Indie, nella Persia,
in Egitto, e nella Siria? »
L’origine di quell’idea é anteriore ai tempi storici: bisogna dire che ella fu sempre di ogni antichità, vagheggiata dalla mente umana, e che
vieppiù si diffondeva e chiariva a misura che
s’avvicinax'a il tempo della sua realizzazione in
Gesù Cristo; bisogna esaminare, senza alcun
pregiudizio, se non era poi effettuata, allorché
l’apostolo scriveva: « la Parola é stata fatta
carne ed é abitata fra noi >; allorché a tale annunzio si convertivano i popoli rinascendo avita
nuova, e lieti potevano solfrire e morire professando la fede.
Uua qualche più o men chiara idea del fatto
conveniva che ne avesse l’umanilà, onde l’Evangelio, la buona notizia della compiuta speranza,
fosse accolta e si diffondesse universalmente.
Queiridea girava, correva nel mondo antico, anteriore a Cristo: d'allora in poi è predicato il
fatto storico. « E senza veruna contraddizione,
«grande è il misterio della pietà: Iddio è stato
« manifestato in carne, è stato giustificato iu ispi
• rito, è apparito agli angeli, è stato predicato
« ai Gentili, è stato creduto nel mondo, è stato
« elevato in gloria. » S. Paolo I, Tim. Ili 16.
DOVE SI TKOVA LA VERA IVACE.
Una giovinetta, non potendo trovare la paro
nella confessione e nell’assoluziono, ]>roso io
odio il mondo, si risolve di chiudersi in un i hiostro, colla speranza di rinvenirvi il pane spirituale di cui l'anima sua é alTamata. S'immagina
che in tale ritiro il peccato non avrà più alcun accesso nel suo cuore! Vana speranza ! olla vi conserva tutto il suo turbamento e la sua inquietudine. N’osce tosto, fa la prova dei pellegrinaggi
e li moltiplica, senza scoprire la sorgente dello
acquo vive per dissetarsi! Alla fine, Dio la metto
in relazione con Martin Boos, allora curato in
Wiggensbach (1); Boos le annuncia Gesù morto
per i nostri peccati o risuscitato per la nostra
giustificazione. Il Signore le apre gli occhi,
come in passato li aperse a Lidia e depone nell'anima sua le testimonianze dello Spirito Santo,
per mezzo del quale può invocare Dio col nome
di Padre. Da quel momento ella prova una profonda avversione per ciò che non ha se non l’apparenza della pietà; non ama più di servirsi del
suo rosario, nè di proferire delle preghiere cho
escono soltanto dalle labbra.
Pure, la via nuova nella quale si mette le diviene sospetta, ella tome qualche insidia dal nemico dcH'animc, n rivedo Buos. — Perché lusciato
voi la vostra cappella? dice egli. — Io non amo
che Gesù perché é in me e con me. — Non potete
far niente di meglio, riprende Boot; non ò corto
una eresia l’amaro Gesù, ii pensare a lui, il faro
tutto por lui. Questo vale infinitamente più di
molto preghiere.
Ella si rassicura, poi teme di nuovo che Boos
la diriga male e gli dichiara i suoi dubbi; Boos
sorrido; Si, voi avete ragione, le dice; io non valgo gran cosa, ma non è cosi della Parola che vi
bo annunciato; essa è vera, eternamente vera.
Andate in pace, crescete nella fede e nella carità;
abbiate sempre in orrore il male ed attaccatevi
al bene fortemente! — Boos le dà un Nuovo Testamento, ella ne fa di esso la più cara lettura
e, sino all'ora estrema, rimane in pace, benedicendo al servo di Dio che le mostrò il cammino
della salvezza. Gìnneur Savoyard.
(t) Il sig. .Martin Boos non tardò molto a lasciare U Chiesa
di Roma cd abbracciare il vero Vangelo.
DUE ANEDDOTI
riferiti all'Assemblea generale della Società
Biblica francese.,
€ lo conobbi (disse il pastore Audebez) un
uomo cattolicissimo (nel senso romano) i di cui
antenati protestanti furono, come altri molti,
violentati ad entrare nella chiosa di Roma dai
miisionari speronali di Luigi XIV^. Tale uomo,
facendo demolire nn vecchio muro della sua
casa, vi trovò certo nascondiglio o per entro
molti libri, fra i quali una Bibbia. Nelle lunghe
serate di novembre si pose a leggerla, prima da
sé, poi ne diede lettura alla moglie sua, alla
figliuola e a colui che divenne in seguito suo
genero. Che ne avvenne? Sullo scorcio dell'inveruo, la Bibbia, cosi felicemente scoperta, aveva
distrutto l’opora dot dragoni, e ricondotto alla
verità, tale qual'é iu Cristo, l'intera famiglia cho
ora fa parte del mio gregge ».
II.
• Una di quelle numerose famiglie che la
Ilague, nella Bassa Normandia, vide imbarcarsi
per l’Inghilterra sopra navigli pescherecci della
costa, iu cerca d’un suolo ospitale e della libertà
4
di coscienza che la Francia negava loro, nella
precipitata fuga e neH'oscurità della notte, lasciò
cadere sulla spiaggia uno de’più preziosi oggetti
che trasportava. Era una Bibbia che fu raccolta
l’indomani sulla sabbia. Che successe di questa
Bibbia? Dio solo il sa. Ciò che so io, ciò che fra
voi molti pur sanno, si è che il suddetto Libro
Santo, dopo di esser passato di mano in mano
fra gli abitanti di parecchi villaggi, di cui Siouville n’è il centro, dopo di essere stata per lungo
tempo letta (e a tal punto letta ch’io vidi una
vecchia donna la qualo veniva indicata col nome
di custodia detta Bibbia, perchè ella possedevala
quasi per intero nella sua memoria), ciò che sappiamo, ripeto, si è che questa Bibbia, dopo d’avere cosi illuminato lo spirito e commosso il cuore
ad un gran numero di persone del nostro territario, apparecchiò gli elementi della Chiesa
Evangelica quale al presente esiste da quindici
UNA RISPOSTA
L'Armonia nel num. 166 c’invita a citare i documenti dai quali abbiamo desunta la serie degli
otto articoli concernenti i cinque martiri di Chainbéry : conclude poi che se non le daremo schiaritiva risposta, insisterà tanto che basti. Signori
deir^lmonja, prima di tutto riflettete che il tuono
d’imperio con cui terminate la vostra domanda è
fuori di luogo e di tempo, nè saremmo disposti
di compiacervi, se nou fosse che vogliamo darvi
una lezione di cortesia.
Se dunque tanto v’interessala cosa, riscontrate
l’opera di Giovanni Crespin , intitolata Uistoire
pes vrais témoins de la vérité de VEvangile.
NOTIZIE RELIGIOSE.
Torino. —Abbiamo già annunziato (num. 21),
riguardo ai sequestri di Bibbie avvenuti qualche
mese fa nel territorio di Nizza, come il nostro
Governo abbia altamente biasimato la condotta
delle autorità locali, ed ordinato che le Bibbie
fossero restituite a coloro cui appartenevano.
Tuttavia, siccome il codice civile non trovasi
ancora in armonia col nuovo codice politico dello
Stato, cosi il Tribunale di Nizza aveva aperto
una procedura, specialmente contro il venditore
dei Sacri Libri, il quale sino ad ora trovavasi
privo della libertà.
Al presente riferiamo con piacere la notizia
positiva, che quel Tribunale decise non esservi
luogo a condanna pel fatto della vendita, e
che le Bibbie che rimanevano ancora sotto sequestro vennero già rimesse a chi spettavano.
Però dobbiamo esternare la nostra sorpresa pel
lentore messovi dal Tribunale a'decidere una simile questione ; è questa una circostanza di più
che prova la necessità di sollecitare la riforma
nelle leggi giudiziarie. Non pertanto, la sentenza
emanata è assai importante, giacché pel momento
può servire ella medesima come legge, dato che
si presentassero consimili casi.
— I parrochi della Valle di Stura, che quasi
tutti fruirono sino ad ora d’una congrua del Governo, hanno testé ricevuto un monitorio scritto
in latino ed anonimo, nel quale vien loro minacciata la sospensione se accettano danaro dal Governo, che sia frutto di beni de’ conventi.
— Nella provincia d’Aosta i frati Agostiniani
d’un convento hanno protestato che non consegnerebbero le chiavi ad tm governo scomunicato, e
chenon accetterebbero nulla da lui. Tanto meglio.
Il fisco è già partito per Verres. dov'è situato il
convento, al fine di compiere il suo dovere. Si
noti però che, in un modo o nell’altro, tutti i conventi fecero proteste perchè (al’era ¡’ordine superiore ricevuto; ma per contrapposto sappiamo
che frati e monache, in genere, si afifrettano a
dare i lor nomi, onde avere la pensione, e si
procacciano raccomandazioni per ottenere di rimaner negli antichi loro locali: il cl|f ci sembra
che sia un aderire indirettamente alla stessa legge
del 29 maggio, che viene poi eseguita con tutta
regolarità e senza rumorose violenze ; la qual
cosa prova che l’opinione popolare la richiedeva.
Toscama. — Mentre con tutti gli amici della
libertà dr coscienza ci congratuliamo per la recente liberazione di D. Cecchetti, ora fissato in
Torino, ci tocca il doloroso ufficio di segnalare
una nuova vittima dell’intolleranza di quel governo. Eusebio Massei di Pontedera, operaio con
moglie e sette figliuoli, dimostrò pella benefica
lettura del Vangelo un notevole cangiamento di
vita. Quindi ei fu, fin dallo scorso novembre,
tradotto innanzi al prefetto di polizia di Pisa,
fedele agente deJl’inquisizione, il quale, senza
forma di giudizio nè confronto di testimoni, lo
condannò ad un anno di carcere nell’Imbrogiana,
per aver oltraggiato la religione dello Stato, il
sommo capo della Chiesa, ed instillato in altri le
sue velenose dottrine. Speriamo che il doloroso
caso, rimasto finora sepolto in misterioso silenzio, desterà efficace simpatia in tutti quanti sanno
apprezzare i sacrosanti diritti della coscienza, e
compatire ai gemiti di una desolata famiglia.
Roma. — Intervento dell’ambasciatore degli Stati
Uniti in un convento. — 11 corrispondente delì’Observer di Nuova York narra che il figlio d’un
artista americano, del ben noto autore d’incisioni
della Bibbia illustrata di Harper, fu, non è molto,
involato a’ suoi genitori da alcuni monaci, assistiti da un domestico cattolico-romano. Occorse
tutta l'autorità del sig. bass, rappresentante degli
Stati Uniti a Roma, perché fosse restituito il
fanciullo alla famiglia. Di più, il sig. Cass. condotto nel convento da un fratello della vittima,
senza lasciarsi sorprendere dai reiterati dinieghi
del superiore e d’altri preti, fu costretto a procedere ad una minuziosa perquisizione nel convento e nelle adiacenze, e a ricorrere eziandio
alle minacce, mostrando l’autorità di cui era rivestito.
Francia. — La Chiesa romana intende e mirabilmente pratica, per l'esito delle sante mergi, i
principii di libera concorrenza dei tempi nostri.
Un giornale di Arras parla, nelle colonne dell’Univers, di un miracolo avirenuto in quella città;
un’ostia racchiusa, ai di del pericolo, in antica
scatola, tentava rumoreggiando di sprigionarsi.
Attratto dallo strano caso, il parroco s’accosta,
apre la scatola ed oh portento! l’ostia scappa fuot^
precipitosamente. Si tratta ora di usufruirlo con
festa solenne e gfan concorso di popolani; dis.
graziatamente ricorre appunto l’anniversario di
un altro miracolo, succeduto in Donai nel giugno
18.51; per mantenere a quest’ultimo i legittimi
diritti d’anzianità, l’abate La Cliapelle , in una
lettera AW'Univers, dichiara quello di Arras impudente impostura: e dice bene.
Belgio. — Conversione alla fede evangelica. —
Massimiliano Giov. Guislain, conte di Lalaing
e ministro di S. M. il re de’ Belgi, ultimo rampollo di questa famiglia di Lalaiug, celebro negli
annali storici e cattolici-romani del Belgio, della
Francia e della Spagna, è stato ammesso nella
Chiesa evangelica. Possa quest’esempio trovare
imitatori anche in Italia!
Inghilterra. — Nel num. 27 del nostro giornale riportammo gli introiti dell'anno di alcune
Società religiose britanniche, come risultano dai
resoconti presentati alle assemblee generali testé
tenute. Vedendo che VArmonia si è interessata
di ciò, senza perdere il tempo ad annoverare particolarmente le altre Società, di cui non abbiam
fatto parola, registriamo in complesso tutta la
somma delle offerte volontarie che le Società
diverse hanno ottenuto durante l’anno decorso;
esse ammontarono adunque ad 1,250,000 lire
sterline, ch’equivalgono a più di fr. 31,250,000.
Con questo supplemento che diamo e che non
può essere tacciato di menzogna, perchè la cosa
è pubblica, VArmonia e socii potranno meglio
fare i conti loro e vedere se il cristianesimo
evangelico è agonizzante, com’essi desiderano e
come hanno più volte annunziato.
Costantinopoli. — Miss Nightingale, che s’è
posta alla testa delle persone caritatevoli, col
pio incarico di assistere i malati e i feriti inglesi
in Oriente, venne colta da una febbre assai pericolosa : da Balaclava fu trasportata a Costantinopoli, e sperasi ch’ella sia già fuori di pericolo.
Ricevette le testimonianze lé più solenni di simpatia e di riconoscenza da tutta l’armata inglese,
e a Costantinopoli lord Stratford de Redcliffe
mise a di lei disposizione il palazzo dell’ambasciata. Che il Signore conservi su questa terra
miss Nightingale, ond'ella possa continuare a
glorificare, con una santa vita, il nome del suo
e nostro Salvatore! I buoni, ma illusi cattoliciromani si persuadano che non fa di mestieri essere suore, nel senso monastico, per diventare
evangelicamente suore di carità.
Stati Uniti. — Il sig. Lee , giovane agente
irlandese dell'Unione cristiana americana e straniera, ottenne molti buoni successi a'Worcester.
Gran numero di cattolici-romani assistettero alle
sue letture, e a centinaia gli strinsero le mani e
lo: assicurarono del piacere che avevano di vederlo e di udirlo. Molti, in seguito, si recarono
a casa sua per conversare con lui: nell’ultima
settimana ch’egli dimorò colà, regalò 22 Bibbie
ad altrettanti cattolici-romani convertiti.
California. — Un nucleo di cinesi convertiti,
recatosi in quel convegno di tutte le nazioni, vi
si fa osservare per l’industria, l’onestà, non meno
che per lo spirito di sincera pietà. — In una piccola cappella celebra il culto evangelico nella
propria lingua. Ultimamente mandò una colletta,
con testimonianza di fraterno affetto, alla Chiesa
valdese.
BOLLETTINO POLITICO.
Il conte Terenzio Mamiani ebbe la cittadinanza
piemontese; non diremo di più; chi non conosce
il Mamiani? Pure l’Armonfa ha l'audacia di stampare che it significato della cittadinanza accordatagli è una vittoria della rivoluzione in politica,
ed un trionfo deìVempietà in religione ; vilipende
il Capo dello Stato; ingiuria i Piemontesi, chiamandoli tre volte buoni, perchè già prevede che
essi lo nomineranno deputato al Parlamento ;
vitupera il Melegari, il 'Tecchio, ecc., e scaglia
un ultimo insulto al Mamiani, comprendendo
eziandio la Camera legislativa, col dire esser
egli principalmente degno di sedere in quella, pel
nomedi Terenzio che porta, ch’i il nome più comico
del mondo. Noi commiseriarao VArmonia e consorti, sia che agiscano per demenza o per astuzia,
mentre nell’uuo e nell’altro caso la grande maggioranza del paese contrappone loro o la noncuranza assoluta o le beffe e il disprezzo.
(iroMNo Donieniro fccrpnte.