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Anno 116 - N. 11
14 marzo 1980 - L. 300
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1® Gruppo bis/70
archivio tmola valdese
10066 TORRE PELUIGK
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
PER UNA RICERCA CHE NON PUÒ’ ESSERE DIFFERITA
Spunti
ili vista
L Kuropa dei nove ha lanciato
la proposta di garantire all’Afghanistan uno status di neutralità che ponga fine all’invasione
sovietica (è di questi giorni la
notìzia, sia pure non certa, di
impiego di armi chimiche, con
una escalation che ricorda drammaticamente la « sporca guerra »
del Vietnam) e lo metta allo
stesso tempo al riparo dalle mire di altre potenze.
Ma questa proposta pare manchi di una condizione essenziale
per essere valutata positivamente. L’Europa infatti — e questa
non è certo una novità o una
considerazione di « parte » —
è inserita in un’alleanza filoamericana, non solo, ma costituisce
una vera e propria testa di ponte degli Stati Uniti sia a livello
politico che militare.
Questa semplice considerazione porta a riflettere su che cos’è l’Europa oggi e soprattutto
su che cosa dovrebbe essere.
Intanto, si presenta come un
continente mutilato, sia politicamente che geograficamente, della sua componente orientale
(Jugoslavia, Cecoslovacchia, Romania, ecc.) a sua volta sotto
rinflusso dell’egemonia sovietica.
In secondo luogo, quest’Europa occidentale è a sua volta di- ~
sunita e sovrastata dai singoli
interessi nazionali. La Gran Bretagna è totalmente fedele agli
USA; la Francia ha ulteriormente ribadito il concetto che essa
non intende diventare « una provincia americana »; l’Italia ha
un peso politico trascurabile ed
allo stesso tempo ha 1.500 missili atomici installati sul suo
territorio; la Germania occidentale è considerata parzialmente
«infida » a causa delle importanti reiazioni commerciali con
Mosca (anche se in occasione
del recente incontro SchmidtCarter il cancelliere tedesco ha
detto «siamo alieati leali»).
Prima di detto incontro si era'
fatta avanti l’idea di una mediazione dell’ex concelliere Brandt,
premio Nobel dèlia pace e fondatore dell’Ostpolitik, ma di
questa eventualità non se ne
sente più parlare. Anzi, ora si
prevede la possibilità di un incontro diretto fra i ministri degli esteri americano e sovietico
per un «colloquio privato » sull’Afghanistan.
Come si vede dunque, la posizione e le funzioni dell’attuale
Europa sono assai discutibili;
0 si ha il coraggio di ammettere
che questo abbozzo di continente è fallimentare e che quindi
1 vari governi devono seriamente ed urgentemente pensare ad
una radicale svolta politica, o
tanto vale rinunciare all’idea
dell’unità.
Il nostro continente (a partire dall’Europa occidentale) ha
un senso se vorrà diventare una
federazione di Stati veramente
equidistante dai due blocchi, con
una sua politica ben definita che,
partendo intanto da un sostanziale disarmo, dimostri coi fatti
la sua volontà di funzione mediatrice.
Oltre a tutto o, meglio, anzitutto, una politica di tal fatta
dovrebbe essere particolarmente
sentita da nazioni che si definiscono « cristiane ». Fino a quando dovranno aspettare le nazioni «cristiane» (e gli individui
che le compongono) per adoprarsi con la sola forza della coerenza e dell’esempio ad una reale
pacificazione intemazionale?
Roberto Peyrot
Droghe, frutto di questa sopietà
La lotta contro le (droghe è possibile solo se accettiamo di rettificare la nostra abituale valutazione e se abbiamo la forza di vivere un modello di vita che le renda superflue e irrilevanti
Affrontare la questione delle
droghe significa fare un discorso che rischia immediatamente
di ■ essere ricevuto come una cosa esterna, che riguarda non noi,
ma altri, di fuori, quelli che « si
drogano ». È quindi indispensabile per prima cosa aprire bene
gli occhi sul fatto che si tratta
di un discorso interno: non solo
perché le nostre famiglie non vivono fuori della società e i nostri figli non sono necessariamente preservati dalle minacce
che insidiano i loro coetanei; ma
anche perché i drogati sono tra
noi, anche se non li chiamiamo
mai così.
Il giornalista che non sa scrivere una cartella o prendere una
decisione senza accendere la sigaretta e che è così dipendente
da accenderla la mattina come
prima cosa (e magari la notte
se si sveglia); la casalinga che
ha cominciato a combattere la
noia e la solitudine con qualche bicchiere e che a poco a poco si trova a bere fin dal mattino come normale abitudine; il
viaggiatore di commercio che si
difènde dalla fatica e dai calei
in faccia con le soste ai bar che
« tengono su » e oltre a tutto
sciolgono la parlantina, e che
ora ha le giornate tutte punteggiate di appuntamenti sempre
più importanti e attesi... Questi
— conviene che ce ne rendmmo
conto — sono molto ma molto
più drogati di un ragazzo che
consideriamo quasi perso perché
ogni tanto fuma uno spinello
con gli amici, e assumono sostanze che clinicamente sono anche
più mortali della tremenda eroina che è mortale più per le sostanze con cui è tagliata che non
per la sua intrinseca tossicità.
Dico questo non già per affer
mare che quelle che di solito
chiamiamo « droghe » sono acqua fresca, ma al contrario perché dobbiamo per prima cosa
renderci conto che « droga » è
qualunque sostanza che alteri
più o meno profondamente i processi psichici di chi la assume
indipendentemente dal fatto se
il suo uso sia legale o meno, considérelo legittimo o no. La « droga » cioè non è affare di altri,
pochi o molti, fuori della società dei normali, ma è affare di
tutti, della società in cui viviamo. E il modo in cui noi ci poniamo di fronte a tutte queste
sostanze è il problema etico che
Gli Istituti alle Valli
Il Foyer Villa
Elisa di Torre
Pellice.
Servizio a p. 7.
DAGLI ATTI DEGLI APOSTOLI
Luca, Vamico dei pagani
Luca non è soltanto il primo
grande storico della chiesa ma
al tempo stesso il grande amico
dei pagani. Il suo modo di descrivere la missione dei prirni
cristiani ce lo attesta in maniera inconfutabile. Dagli appunti
del suo diario però non attinge
senza un criterio ben definito:
ciò che ritiene secondario lo abbandona, ciò che invece lo. considera importante, decisivo, lo
gonfia e lo ripete senza scrupolo
di annoiare il lettore.
Luca è uno storico; dobbiamo
però precisare che cosa intendiamo per “storico". Certo lo
è anche in senso moderno, di chi
si documenta accuratamente, ricostruisce ed ordina i fatti con
un criterio che non è neutrale,
imparziale. Luca però è uno storico suo malgrado, è l’ora della
chiesa che lo costringe ad essere uno storico e non un semplice scriba che riordina i suoi appunti di viaggio. Luca si trova
nella situazione di dover rendere ragione pubblicamente, culturalmente e sociologicamente, di
una realtà sino a quel momento
marginale e trascurabile ma che
è diventata sempre più un fatto
storico emergente: il cristianesimo come religione. Il movimento di Gesù è diventato, da una
piccola conventicola iniziale, un
fenomeno di massa che penetra
sempre più nella cultura dominante, la cultura greco romana.
Luca coglie il momento storico e non si tira indietro da questa grossa responsabilità: osa.
Certamente l'inserire un fatto di
fede in un quadro storico, cronologico, comporta non pochi rischi; bisogna fare delle scelte,
non si può dire tutto, occorre
trovare uno stile letterario diverso sia dalle lettere di Paolo
che dai vangeli. E poi, per lui
che scrive quando ormai il grande scontro avvenuto nella chiesa primitiva tra giudeocristiani
e paganocristiani è alle spalle,
il rischio di non padroneggiare
più i termini reali della questione e cadere nella superficialità o
la necessità di dover smussare
alcuni spigoli del caratteraccio
di Paolo, sono al tempo stesso
inevitabili e necessari. Luca racconta i fatti senza più quella
passione che noi leggiamo in
Paolo, valuta gli avvenimenti
con il distacco dello storico che
mira al suo obiettivo storico e
teologico che fa da cornice interpretativa.
Nessuna meraviglia. Luca fa
la stessa operazione di ogni ge
iterazione di credenti che scrive
la storia della sua chiesa. Luca
fa né più né meno ciò che hanno fatto le generazioni che ci
hanno preceduto quando hanno
scritto le diverse « storie valdesi » o le diverse « storie dell’evangelizzazione in Italia ». La storia
del Léger non è quella del Muston e quella di Ernesto Comba
non è quella di Giorgio Tourn.
Gli stessi fatti del passato e del
presente non sono letti nello
stesso modo, assumono importanza ed accenti diversi, talvolta
contraddittori. Per questo sarebbe poco serio accusare Luca di
scrivere la storia della missione
in modo alquanto diverso dalle
notizie che ci dà Paolo; se non
altro perché a Paolo non è mai
passato per la testa di mettersi
a scrivere per le nuove generazioni di credenti come « veramente erano andate le cose ». Per
Paolo il dopo quasi non esiste
come preoccupazione. Per Luca
invece sì: il dopo è ormai inserito in un tempo ed in uno spazio infiniti. Luca scrive la missione della chiesa in un tempo in
cui dire chiesa vuol dire missione e dire predicazione vuol dire
conversione dei pagani. È un
Ermanno Gente
(continua a pag. 3)
riguarda tutti nella nostra generazione.
Individuare la
linea di confine
Prendendo come punto di partenza le droghe nel loro insieme,
dobbiamo imparare che le droghe vanno valutate in base ad
una scala-rischio e non a criteri
estranei. Tali criteri, a cui noi
siamo abituati, possono essere
diversi.
— I movimenti di risveglio
del secolo scorso, per esempio,
combattevano la piaga dell’alcolismo con un criterio moralistico, identificando il male con
una determinata sostanza. Si
trattava di una semplificazione
del problema che aveva il vantaggio di una lotta radicale che
tuttavia poteva essere condotta
solo al prezzo di considerare
peccato il bere anche un bicchiere di vino a tavola.
— La cultura laica del nostro
secóla sembra valutare le droghe secondo un criterio anti-moralisticd, identificando il bene
nella legittimazione di una serie
progressiva di comportamenti:
anche il criterio di fare, ciò che
« fa piacere » costituisce una
semplificazione del problema che
ha il vantaggio di costruire una
continua « liberazione » ma solo
a patto di accettare come bene
ciò che in realtà pùò essere causa della distruzione del corpo e
della vita.
— Un altro criterio, molto più
diffuso e popolare consiste nella
divisione tra droghe legittime e
illegittime per cui la spaventata
demonizzazione delle une (le cosidette droghe « leggere » e « pesanti » prese in un sol fascio)
consente la tranquilla giustificazione delle altre (alcool, tabacco).
A questi criteri estranei di valutazione deve essere sostituito
il criterio proprio delle sostanze
di cui parliamo in riferimento
al loro rapporto con Forganismo
umano, e cioè il loro grado di
tossicità e di dipendenza, tanto
fisica che psicologica. In base a
tale criterio è possibile stabilire
una scala-rischio di queste sostanze e identificare una linea di
confine che delimita le situazioni in cui un organismo è o non
è avvelenato e in cui una persona è o non è schiava di una
determinata sostanza. Per quanto questa linea di confine sia diversa da persona a persona, in
generale al di qua di essa si colloca per esempio l’assunzione di
modeste quantità di vino, l'uso
saltuario di derivati della cannabis indica, mentre si avvicinano già al confine l’assunzione regolare di quantità anche modeste
di superalcolici e di tabacco, per
non parlare dell’eroina che, anche in modestissime dosi, si colloca subito al di là della linea.
Un orientamento di questo genere (per una sua maggiore illustrazione rinvio al documento
FGEI, ricco anche di spunti e riferimenti biblici, diffuso il mese
scorso e riassunto sull’Eco-Luce
del 22-2-’80), mi sembra oggi essenziale per evitare alcuni gravi
errori come per esempio il falso
deterrente costituito dall’esagerare il pericolo di tossicità e dipendenza connesso all’uso di
hashish e marijuana che ha coFranco Giampiccoli
{continua a pag. 10)
2
14 marzo 1980
NON L’ELITE MALA DIACONIA: LE SCELTE DI UN CREDENTE RADICATO NEL SUO POPOLO
Augusto Armand Hugon
Chiunque negli ultimi anni abbia incontrato Augusto Armand
Hugon o abbia avuto relazioni
con lui, ha avuto la sensazione
di incontrare non un cultore di
storia valdese soltanto, ma la
storia valdese stessa, quasi il
suo simbolo vivente. Lo studioso
in cerca di documenti, lo studente alle prese con la sua laurea, il ricercatore curioso non
poteva non fare riferimento a lui
per una indicazione, un suggerimento, im consiglio. Dire storia
valdese significava dire Augusto
Armand Hugon. Questa identificazione con la stia persona della comunità valdese, o come
amava dire lui, del «popolo valdese», anziché essere motivo di
orgoglio e di vanità è stata, credo, motivo di disagio per lui.
Egli non si sentiva infatti, e
non fu, custode delle memorie
storiche del suo popolo ma a
questa comimità di uomini e di
donne voleva appartenere come
individuo responsabile; non patriarca venerabile, garante della
tradizione, guardia del museo,
ma parte attiva e protagonista
di' una -vicenda di uomini. L’essere stato ufBciale degli alpini,
sindaco di Torre Pellice, presidente della C.I.O.V., insegnante
di liceo, non furono impegni assunti per semplice necessità economica, dovere civico o velleità carrieristiche, furono espressione coerente, rigorosa, partecipe, della sua persona tutta. Non
fu la sua resistenza dello storico valdese coinvolto suo malgrado nella guerra, nella politca,
neirinsegnamento; è vero il contrario, fu il cittadino, il professore, il valligiano di Torre che
Si occupò di storia.
Questa sua realtà di uomo gli
deve essere restituita prima che
si irrigidisca il cliché in cui suo
malgrado fu imprigionato negli
ultimi tempi. Prima cioè che si
dimentichi tutto lo spessore
umano dèlie sue scelte e delle
sue realizzazioni. La sua vita,
sotto questo profilo della coerenza e deirinserimento. nel contesto della sua valle, può dirsi
esemplare. Egli non era solo nato a Torre Pellice, nella Torre
Pellice contadina, rude e severa
della collina, ma era di Torre, ne
conosceva ogni segreto, ogni
aspirazione, ogni ricordo, perché
questa era casa sua, questa era
la sua gente.
E la sua vita è intessuta nella
vita della Val Pellice e delle Valli valdesi in genere: nel 1943,
rientrato dalla guerra, prende il
posto di insegnante al Collegio
valdese e qualifica subito la sua
scelta come una scelta vocazionale nella scia di altri uomini
di cultura del passato, egli opta
infatti per il trattamento pastorale. "Sceglie non l’élite ma la
diaconia. Dal 1955 quale preside
del Liceo-Ginnasio è fra i maggiori sostenitori della necessità
di avere im istituto di istruzione secondaria evangelico alle
Valli; le battaglie sinodali su
questo problema lo vedono in
prima fila e non già per difendere il prestigio di un istituto
secolare, ma con la convinzione
che la cultura elaborata in que
ste modeste aule è essenziale alla
vita ed alla testimonianza della
chiesa valdese.
Dal I960 quale direttore. della
Biblioteca valdese dispensa forze e tempo nell’organizzazione
di questo strumento di servizio,
lavorando senza mezzi e senza
strutture con il vecchio schedario ottocentesco e la stufa a legna.
Dal 1964 al ’67, quale presidente, ^ida la CIOV in un momento
X decisivo per le Istituzioni valdesi nel quadro della Riforma ospedaliera che reimposta tutto il
problema dell’assistenza. Sono
gli anni in cui viene ricostruito
l’Ospedale di Pomaretto, risistemato quello di Torre Pellice, in
cui gli Asili si avviano a diventare più che cronicari, case aperte a nuove esigenze, in cui il
problema dei minimi si impone
all’attenzione.
La stessa sobrietà attiva, . lo
stesso senso di servizio, lo stesso atteggiamento disinteressato
e schivo dimostra nel campo degli impegni politici, alla carica
di sindaco di Torre Pellice dal
1949 al 1961 e di presidente del
Consiglio di Valle.
Ed accanto a questo, intrecciato con queste diverse attività,
il suo impregno profondo, primario, nel campo della storia
valdese alla testa della Società
di Studi, di cui è presidente per
oltre 25 anni.
Questo ideale di uomo valdese
radicato nel proprio tempo egli
lo realizzò in modo pieno, ap
Entro nello studio dove ci è
accaduto, da tanti anni a questa
parte, d’intrattenerci, talvolta
con gli storici dei Convegni di
Torre Pellice, talvolta per discutere sul modo d’orientare ricerche di studenti (e tanti sono gli
studenti che, fino a qualche giorno fa, hanno ricevuto, in quella
stanza, suggerimenti preziosi).
Sul tavolo ci sono come al solito le pile di carte e appunti che
attendono ancora di dire il' loro
messaggio nel chiaro, pacato discorso affidato a uno dei suoi
scritti.
Ma prima ho avuto modo di
riprenderli in mano, i suoi scritti, amorosamente raccolti in serie cronologica per affidarli (a
ciascuno una raccolta) ai figlioli. Spicca fra gli altri, per la mole e per l’importanza — era invero un punto d’arrivo, una robusta sintesi dopo molte ricerche; se pure considerata dall’autore punto di partenza per altre
acquisizioni — la Storia dei Val
Bari: i giovani sul
DALLE chiese
della
Nel corso del culto del 17 febbraio a Bari, { giovani hanno dato alcune testimonianze centrate
sul tema della libertà.
Ne pubblichiamo qui alcuni
stralci.
Daria:
La libertà che il Signore ci ha
concesso è la libertà di poterlo
amare e di conseguenza di poter
amare il nostro prossimo, è la
libertà di poter gridare a tutti
la nostra fede, la nostra bontà,
la nostra temperanza, è il nostro
ringraziamento al Signore per
averci donato la vita, di cui spesso non riusciamo a capire il valore. Se sprecheremo questa vita, trascorrendola nell’odio, nell’invidia, nell’ira, o a piangere
per dolori, dimenticando la bontà del Signore e i nostri doveri
verso gli altri, avremo perso la
nostra libertà.
Mirella:
Ogni cosa per cui oggi si lotta
viene chiamata libertà, libertà
di vivere, libertà di stampa, libertà di amare, ma chi amiamo
liberamente se stiamo sempre
a guardarci l’uno contro l’altro?
Eppure, inseguiamo questa fatale parola con Timmaginazione,
credendo di non averla mai raggiunta, e forse inconsciamente
non sappiamo nemmeno che cosa significhi o da cosa vogliamo
liberarci. Io penso che ogni piccolo passo in avanti per raggiungere una meta difficile, ogni cosa
fatta bene, ogni parola gentile
ricevuta da un amico contribuiscono a formare la nostra libertà, libertà che consiste nell’eliminazione giorno per giorno di
pensieri che ci opprimono, di
differenze fra persone, differenze che ci dividono in un mondo
in cui potremmo invece vivere
serenamente insieme con libertà
reciproca e rispetto reciproco.
Loredana:
La parola « libertà » sembra
aver perso ii suo reale significato nelle comimità evangeliche.
Oggi il protestante si è imborghesito, si è inserito nella società consumistica condividendone
i benefici e dimenticando che
per iJ cristiano esiste un’altra
libertà: libertà non solo di professare la propria fede, ma anche di testimoniarla, libertà di
servire il prossimo, di sentirsi
utili a qualctmo. Le comimità
evangeliche ormai si sono ghettizzate, ma oltre alla ghettizzazione c’è un problema ben più
grave. Assistere ad un culto non
è più una libertà bensì -un’abitudine. La domenica mattina oi ritroviamo in chiesa quasi come
fosse un rito da rispettare. I giovani si danno il turno, ed ogni
domenica puntualmente c’è la
presenza della gioventù in chiesa ma è costituita da un solo
elemento. Essere presente al culto non deve significare presentarsi in chiesa i giorni di Natale, Capodanno e Pasqua, perché
anche questa non è libertà. Libertà del cristiano, secondo me,
è sentirsi libero di agire secondo la propria coscienza di credente e non sottostare alle regole che gli vengono imposte. Al
contrario questa libertà sarebbe
ipocrisia.
Teppismo a Riesi
Nella notte fra il 28 e il 29 febbraio ignoti sono penetrati nel
l’ufficio del Servizio Cristiano
di Riesi e hanno appiccato il
fuoco. La stanza riservata alla
tiratura del periodico è stata interamente distrutta. Il ciclostile,
la macchina per stampare gli indirizzi e quella per mettere insieme le pagine sono fusi. Del
tavolo e dell'armadio non resta
più traccia alcuna. Le strutture
murarie di questa stanza e gran
parte dell’impianto elettrico della casa sono seriamente danneggiati. Le altre stanze adibite agii
uffici sono state meno colpite,
perché i focolai accesi si sono
spenti.
Già nel 1977, l’ufficio è stato
saccheggiato 4 volte (con danni
meno gravi), ma questa volta —
ammette il Gruppo del Servizio
Cristiano — siamo stati colpiti
con l’evidente scopo di distruggere. Il Bollettino del Servizio riprenderà le pubblicazioni appena possibile.
ERRATA
Nel n. 8 del 22 febbraio abbiamo
erroneamente scritto « XI circuito »
nell'introduzione ad una corrispondenza relativa alia attività del XII Circuito.
Ci scusiamo con l'autore e i lettori.
17 Febbraio
ecumènico
BRESCIA — Avremmo ritenuto superfluo riferire sul modo
con cui la nostra Comunità ha
ricordato il 17 Febbraio, se non
si fosSe trattato di un « modo »
assolutamente nuovo e meritevole di essere conosciuto dai
lettori deireco-Luce, perché è la
prima volta che ciò avviene.
La sera di sabato 16 vi è stata una esecuzione di Corali di
Bach cantati dal Coro « La Rocchetta» di Palazzolo sulTOglio,
formata da sessanta coralisti,
diretti da Renzo Pagani. All’organo la signora Eva Frick Galliera della nostra Chiesa, professoressa al Conservatorio di Milano e molto nota negli ambienti musicali bresciani. A lei dobbiamo i contatti con il Coro e
la preparazione del programma
che si è svolto nella Chiesa della PACE, fraternamente messa
a nostra disposizione dai padri
Filippini. Il programma che nella introduzione faceva riferimento alla data del 17 Febbraio ed
al suo significato per le Chiese
"Valdesi, comprendeva Corali di
Avvento e Natale, di Passione e
Resurrezione, e Corali di lode
ed adorazione, alcuni ricavati da
melodie cattoliche.
Al Culto di domenica 17 seguito dalla S. Cena, erano presenti il Provicario Generale della Diocesi, Mons. Gianni Capra
e Don Giulio Cittadini della Pace. Il primo ha rivolto im messaggio alla comunità. La sera,
nella Cattedrale, ha riferito sul
suo incontro con la nostra
Chiesa.
Nel pomeriggio la Comunità
si è ritrovata per un trattenimento e per studiare il significato della S. Cena, le varie interpretazioni teologiche, le diverse modalità di celebrazione e
la sua frequenza.
I giornali della città avevano
annunziato l’incontro musicale e
successivamente il settimanale
diocesano « La Voce del Popolo »
ha ospitato un articolo del Pastore sulla serata del 16 e sul
passionato, totale, nell’intervista
sul XVII febbraio che « Protestantesimo » , per singolare coincidenza, mandò in onda poche
ore prima della sua morte. Così
lo ricorderemo, appassionato,
pieno di slancio e di presenza a
vivere una storia che non considerava memoria ma campo di
battaglia per la fede.
Giorgio Toum
Culto del 17 Febbraio. Aggiungiamo che a Tele-Nord l’Anziano Carugati Antonio ha iniziato
una serie di trasmissioni (30 minuti ciascuna) sulla Chiesa Valdese. La prima trasmissione, su
Pietro Valdo ed il movimento
agli inizi, è stata ripetuta tre volte nel corso della settimana dal
10 al 17 febbraio. Riferiamo infine che per iniziativa del dott.
Perrini Filippo, membro della
Commissione Diocesana per l’Ecumenismo, vi è stata nella Chiesa di S. Alessandro una colletta
a favore della traduzione interconfessionale dell’Antico Testamento.
Martedì 22 gennaio, nel salone
« Bevilacqua » alla Pace, il Pastore ha tenuto una conferenza
sul tema: Convergenze e divergenze sull’ecumenismo, alla presenza di un pubblico numeroso.
È seguito un dibattito non privo
di osservazioni polemiche su alcuni punti scottanti (Chiesa, Papato), condotto con serenità e
spirito fraterno, ma con grande
franchezza.
Giovedì 24 gennaio il Pastore
è stato invitato presso l’Istituto
Magistrale « Gambara » a tenere una lezione sulla Chiesa 'Valdese. L’incontro è durato quattro ore, ma ne valeva la pena.
Un dono utile
PALERMO — Quest’anno ogni
ragazzo della nostra scuola domenicale oltre al tradizionale
regalino di Natale ha ricevuto
dalla monitrice Rosa Cardile
una copia del Nuovo Testamento nella nuova versione. Rosa
Cardile ha spiegato perché ha
voluto fare questo dono: «Sono
stati proprio loro stessi a ispirarmelo. Loro, con quella voglia
di sapere, partecipare e accettare con gioia e semplicità la Parola del Signore. Ogni volta che
ci siamo riuniti per la lezione
ho imparato da loro tante cose
meravigliose che prima non avevo mai provato. Così volevo fare ad ognuno di loro un regalo.
Ma cosa? Una copia del Nuovo
Testamento, pregando il Signore
di accompagnarli e ammaestrarli per tutta la loro vita».
desi nell’età moderna (II, Dal sinodo di Chanforan all'Emancipazione, 1532-1848; Claudiana 1974).
« Un testo molto ricco e pieno
di confronti con il dibattito generale », come è stato detto: base sicura per aprire un discorso
nelle varie possibili direzioni di
sviluppo della storia valdese,
esauriente come- « discorso dall’interno », e per intendere' il reciproco rapporto di condizionamento con lo Stato sabaudo. Da
cui, dopo una lunga clausura,
uscirà il valdismo contemporaneo.
Per intendere come sia avvenuta la preparazione di quell’esito storiografico e letterario che
più degli altri continuerà a portare a un largo pubblico i frutti del lavoro storico di Armand
Hugon, occorre non solo valutare anzitutto il lavoro compiuto
con Gönnet per approntare la
Bibliografìa Valdese (Tip. Subalpina, 1953) — la nuova Bibliografia, a cura degli stessi autori, è
stata, per la propria parte, compiuta da Armand Hugon, e darà
una postuma., testimonianza della sua operosità -r- ma cogliere
almeno i principali filoni delle attive ricerche svolte in precedenza per oltre 35 anni. La tesi di
laurea era stata dedicata al riformatore Agostino Mainardo da
Caraglio (1482-1563) e si rifletteva in due saggi successivamente
pubblicati. Ma fin dal 1938 Armand Hugon cominciava a comunicare una ricerca di storia
locale, sul Forte di Torre Pellice
(BSSV, nn. 69 e 70): era l’inizio
di una nutrita serie di pubblicazioni su temi di storia locale, in
cui spicca il volume dedicato a
10 secoli di storia di Torre Pellice {195%). A partire dalla stessa
epoca l’attenzione dello storico
cominciava, prima per temi più
particolari, poi in sìntesi più generali, a volgersi all’insieme delle vicende valdesi: le ricostruiva sia nelle Valli, sia in Calabria,
sia nelle terre d'esilio ed emigrazione, sia a livello d’istituzioni,
sia di eventi, in oltre venti saggi, che spaziavano dal ’500 fino
ai nostri tempi.
Ho detto che la sua bella sintesi della storia valdese nell’età
moderna era, per l'Autore, anche un punto d’inizio: la ripresa
dei Convegni storici negli anni
’70, in cui l’attività di Armand
Hugon diventava il perno di una
rilevante aggregazione di studiosi — fruttava anche al loro
organizzatore più frequenti e
stimolanti contatti; e la sua riflessione, volgendosi a problemi
d’impostazione storiografica, si
esprimeva, anche a contatto col
pubblico e con i giovani, sul tema della « storia dal basso ».
Aveva già da tempo scritto alcuni stimolanti saggi su temi etnologici. Pensava ora (probabilmente anche entro il disegno di
una storia di Luserna che aveva
cominciata a scrivere e contava
di concludere in un paio d’anni)
a una storia a livello di strati
popolari; in cui il mondo contadino, con la sua poesia e la sua
tecnica, la sofferenza e la sua fe\de peculiare — che era la principale « differenza » di un tal
mondo in quanto valdese — fosse il protagonista.
Quelle pile di carte, sul tavolo
che ne ha viste tante per tanti
anni, fanno capire che il lavoro
dello storico può avere un suo
seguito vivo, in altri e per molti
altri. Soprattutto se l’intento didattico, che ha animato la bella
e lunga lezione dataci da Armand Hugon, lezione non solo
di storia ma anche di probità e
di coerenza, troverà ascolto e
degna attenzione.
Augusto Comba
3
14 marzo 1980
•,.U
jr
____________DUE TRASMISSIONI DI «PROTESTANTESIMO»
Il cammino lineare di una
piccola chiesa evangeiica
UNA RIUNIONE IN FRANCIA
La contestazione
cattolica riprende
Sei anni fa ero pastore della
chiesa metodista di Scicli; non
posso essere un « testimone
obiettivo» della realtà evangelica e dell’impegno civile di questa comunità; sono un testimone parziale, innamorato della
nostra presenza evangelica in
Sicilia, e in quest’angolo della
Sicilia in particolare.
La rubrica « Protestantesimo »
ha riproposto, in alcune delle
sue ultime trasmissioni, le vicende di questo paese e di questa
chiesa. Credo valga la pena riprendere alcuni spunti anche
per i lettori del nostro giornale.
A Sciclì lo si dice abitualmente, da decenni: volete conoscere
gli umori del partito socialista?
andate alla chiesa evangelica. Volete conoscere l’evangelo? andate al partito socialista.
Naturalmente non tutti gli
evangelici di Scicli sono socialisti, né tutti i socialisti di Scicli
sono evangelici. Il regno di Dio
non è di questo mondo, e'nessuno vuol fare confusioni tra le
politiche umane e la proclamazione dell’evangelo. Ma nel détto popolare a Scicli c’è comunque una verità profonda: l’intreccio tra l’annuncio dell’evangelo e la responsabilità civile
qui non è stato teoria, ma lunga
battaglia, lunga consuetudine di
uomini e donne credenti, uomini
con tutta la loro umanità, errori, imperfezioni, ma con il
coraggio della propria fede e
l’esigenza di tradurla anche sul
piano concreto, della comunità
più vasta della città, e non solo
per i fratelli.
Scicli ha conosciuto fin dagli
inizi del movimento, operaio la
esperienza di leghe operaie, contadine, e, non dimentichiamolo,
femminili. E, nel fermento di
evangelizzazione che la Sicilia
conobbe dopo la ventata di speranze e le rapide delusioni succedute alla vicenda garibaldina.
Scicli venne ben presto raggiunta dall’evangelizzazione della
chiesa metodista episcopale (si
vedano le opere di Spini per
maggiori dettagli). Fu veramente il caso di un mutuo fecondarsi delle aspirazioni politiche umane e di un annuncio di una
parola non umana.
Lucio Schirò
Agli inizi del febbraio di quest’anno « Il giornale di Scicli »
ha riproposto ai suoi lettori un
altro momento forte della presenza evangelica a Scicli, ricordando la figura di Lucio Schirò, pastore della chiesa metodista e sindaco di Scicli. Una vita,
dal 1877 al 1961, spesa per gli
altri, considerando « il Cristianesimo uno stile di vita e il Socialismo una forma di.Cristianesimo pratico nella libertà » Posizioni ingenue? Forse: non a caso dal 1913 al 1924, con pochissime interruzioni, lo Schirò fa
uscire un quindicinale « moralepolitico-amministrativo » dal titolo volutamente ingenuo, il
«Semplicista» (un numero del
quale è riprodotto anastaticamente dal « Giornale di Scicli »
citato).
Che cos’è il « Semplicista »? un
giornale che educa, che evangelizza, che forma alla libertà in
tempi in cui la libertà è soffocata; il sottotitolo riporta frasi
di Gesù (il vostro parlate sia
si, sì, no, no, ciò che soverchia
è dal maligno. Siate semplici come colombe), e di Mazzini (lavorate in terra e per la terra,
ma col guardo alle cose eterne).
Articoli sul metodismo e la
guerra, sul delitto Matteotti, sù
fatti minuti locali e su argomenti di spazio europeo e mondiale; una delle voci, poche ma non
inesistenti, che avviarono una
resistenza non negli ultimi anni
del fascismo, né dall’estero, ma
in mezzo al tunnel, quando ancora non era certa una via di
uscita, se non con occhi abituati
alla fede.
Una minoranza
nella minoranza
Le nostre chiese, valdesi e metodiste ed evangeliche, avevano
al loro interno dei testimoni; collaboravano, oggi diremmo ecumenicamente ed unitariamente,
con lo Schirò, pastori battisti
come Vincenzo Melodia, valdesi
come Giuseppe Banchetti, voci
minoritarie nella stessa minoranza evangelica, attente sentinelle
capaci d’ascoltare dalla voce degli umili e del proletariato, con
un coraggio civile e'' teologico
che raramente abbiamo poi ritrovato anche negli epigoni «Cristiani per il socialismo » di ieri
e di oggi, così spesso incerti e
esitanti, preoccupati di non essere « semplicisti », di non essere
accusati di « integrismi di sinistra ».
Oggi la chiesa di Scicli prosegue nella sua testimonianza, con
un asilo infantile semplice e curato, con un gruppo EGEI attivo, con una presenza attraverso
le radio locali, i dibattiti, aperta
ad ogni confronto, con chiunque, ma senza intellettualistiche
« crisi d’identità » o incertezze
eccessive e paralizzanti. Tutto
bene dunque, tutto facile? No di
certo, i problemi dell’emigrazione, del lavoro, della gioventù,
della ricerca di un ruolo significativo investono questa come
le altre nostre chiese: ma dei
binàri precisi sono ben segnati,
e la fede di generazioni di credenti e un dialogo effettivo tra
le diverse generazioni di credenti lasciano spazio per un impegno concreto e quotidiano.
Sergio Ribet
Luca, l'amico dei pagani
(segue da pag. 1)
momento di grande entusiasmo,
di successi insperati, in cui ogni
ostacolo sembra poter essere superato: è la stagione di primavera del cristianesimo. Se proprio vogliamo stabilire un paragone storico con la nostra storia, possiamo pensare al periodo
di evangelizzazione della seconda metà del secolo scorso, anche
questo un tempo eccezionale,
unico, nella storia del protestantesimo italiano, un tempo di
grandi entusiasmi, di successi,
di penetrazione evangelica, come
bene esprime l’inno 136.
Ma all’interno di quest’ampia
cornice missionaria vi è una nota dominante: sia l’evangelo che
gli Atti sono permeati da una
« scommessa » sui pagani che
« credono »; sono i pagani convertiti che vengono a formare la
ossatura della chiesa e che rte
diventano la mente missionaria.
Luca è l’unico fra i vangeli ad
insistere a ragion veduta sulla
- missione di Gesù- in- Samaria col
rimprovero dei discepoli per U
loro eccessivo zelo (9/51-56), a
segnalare episodi come quello
della conversione di Zacdheo
(« Oggi la salvezza è entrata in
questa casa, poiché anche questo
è figliolo d’Àbramo » - 19/9), a
mettere in relazione la parola di
Gesù sul segno di Giona (11/29
sg.) con l’accesso dei peccatori e
dei pagani all’evangelo della gra.zia. In sostanza Luca riprende il
tema teologico di Paolo (Romani 9-11) e constata che i rami di
ulivo selvatico sorto stati innestati neU'ulivo dalla radice sana.
Questo è il grande avvenimento
che sta a cuore a Luca e che egli
si sforza di mettere in evidenza
soprattutto negli Atti. Il tempo
di Luca coincide con l’ora dei
pagani nella chiesa cristiana.
Infine, come ultimo elemento
che rafforza il fatto sopra menzionato, ricordiamo il discorso
più lungo (e pieno di noiose ripetizioni ma che sono lì per un
motivo ben preciso) di tutto il
libro degli Atti, quello relativo
alla prima conversione in massa
dei pagani (cap.-ìO e II), la Pentecoste di Cesarea, racconto in
cui Luca si prende la responsabilità storica di far risalire all’opera missionaria di Pietro la
prima conversione in massa dei
pagani, per sottolineare che la
missione della chiesa verso i pagani non è stata un’acquisizione
graduale e contrastata, ma un
fatto costitutivo stesso del cristianesimo, appunto, legato al
nome di Pietro!
Ma a dominare i racconti mis^ sioriari non sono le figure degli
" apostoli: né Pietro né Paolo. La
strategia missionaria non è nelle loro mani di apostoli ma unicamente nella forza creativa dello Spirito. E lui, lo Spirito, l’unico a stabilire dei programmi di
evangelizzazione: non a Gerusalemme e neppure ad Antiochia.
Lo Spirito Santo è il vero missionario, il mandante, l’animatore, il liberatore, la guida, colui
che apre la strada o la sbarra.
Lo vedremo successivamente
all’opera nelle figure di Stefano,
Filippo, Pietro e Paolo.
Ermanno Genre
Non potendo partecipare, l’ospite più atteso ha inviato una
lettera. Ma fra gli esponenti più
illustri del cattolicesimo critico
pochi erano gli assenti al recente incontro di La Tourette (vicino a Lione) su: « Ricerche di fede e autorità nella chiesa ». Per
l’Italia ha partecipato il direttore del « Regno », Filippi, il prof.
Alberigo e Filippo Gentiioni. La
lettera l’ha scritta Hans Kùng
difendendo, ancora una volta, i
diritti umani all’interno della
Chiesa cattolica e annunciando
la costituzione, a Tubinga, di un
« Comitato per la difesa dei diritti dei cristiani nella chiesa »,
a livello internazionale. Tra l’altro Kiing in questa lettera indirizzata ai partecipanti al convegno afferma: «Le esigenze del
vangelo, le difficoltà e le speranze del nostro tempo appaiono
spesso senza risposta chiara: ma
tacere per opportunismo, pusil
TOSCANA
Incontro FDEI
Domenica 24 febbraio si è svolto, in vista del congresso FDEI,
un incontro regionale a carattere interdenominazionale sul tema « Il movimento della donna,
impegno e lotta per la difesa dei
’’Diritti dell’uomo” » a cui hanno partecipato rappresentanti
provenienti dalla Bassa Liguria,
Toscana e da Bologna. Il tema
ha ridiiunato molte presenze e
non solo femminili.
Dopo un breve culto tenuto da
Anna Lento su Filippesi 2: 15,
Frida Malan ci ha condotti Jittraverso la storia del mb'tóientb'
femminile in Italia. Interessante
è la nota sull'esistenza, nelle prime comunità valdesi, di donne
predicatrici, scomparse molto
presto forse anche a causa di violente repressioni da parte del
mondo esterno.
Nella donna è sempre esistito
il desiderio di ottenere uno spazio nella società e sempre ha
combattuto per ottenerlo. Sin
dalla fine del secolo scorso sorgono movimenti femminili attra, verso i quali la donna può combattere per ottenere condizioni
sia di vita che di lavoro migliori.
Dopo un lungo cammino pieno
di tappe importanti in cui il movimento ottiene riconoscimenti,
abbiamo durante il fascisrno un
lungo ma non inoperoso silenzio,
per riesplodere con forza durante la resistenza a cui le donne
hanno dato un forte contributo.
Negli anni focosi del ’68 il mo
vimento femminile si trasformò
in movimento femminista — ora
non si vuole più una emancipazione ma una liberazione; da
problemi di ordine burocratico
(lavoro, voto, ecc.) si passa a
dei diritti propri della donna
(sesso, fairiiglia, aborto, divorzio,
ecc.).
La discussione è stata vivace,
e vivace è stata la partecipazione
dei mariti presenti. E’ stato constatato come spesso nelle giovanissime non esista un interesse
; concreto vepso il: problema. For-.
se non si immedesimano con i
gruppi estremisti che tendono a
ghettizzarsi — dei quali d’altronde è stata valutata la necessità.
Questi gruppi servono da urto e
riportano l’attenzione ad un problema che spesso si tende a nascondere. Nelle scuole non viene
insegnata abbastanza educazione civica con la quale i giovani
imparerebbero il diritto di uguaglianza di tutti i cittadini.
Come cristiani dobbiamo affrontare il problema in modo
nuovo, ricordandoci che Dio ci
ha creato a sua immagine; ma
come poter cambiare una mentalità formata in tanti secoli?
Sin dalla scuola domenicale si
potrebbe insegnare che l’uomo
e la donna devono camminare insieme per poter testimoniare la
loro fede e dare un nuovo senso
alla società.
Lidia Ribet
lanimità o superficialità sarebbe
colpevole come lo fu il silenzio
di molti respwnsabili della chiesa al tempo della riforma ». Gli
esiti dell’incontro, durato due
giorni, sono stati ampiamente
ripresi dall’autorevole « Le Monde » che vi ha dedicato un’intera
pagina e da molti altri organi di
informazione. Tanto che in una
corrispondenza, apparsa su ComNuovi Tempi,(àentiloni, commentando l’influenza dei massmedia nei confronti del convegno di La Tourette, confessa che
« si aveva la netta sensazione
che i molti e importanti giornalisti presenti avrebbero contato
più dei teologi o dei gruppi di
studio ».
Grandi passi avanti non se ne
sono fatti. Chi si aspettava dal
convegno l'elaborazione di una
« costituente della contestazione » è rimasto deluso. Cóme delusi sono rimasti quelli che si
erano preparati in vista di un
dibattito chiaramente politico
sulla questione dell’autorità nella chiesa. Tuttavia il documento
conclusivo dei lavori di La Tourette intende rilanciare, anche su
scala intemazionale, il dissenso
alTinterno della Chiesa cattolica.
Proprio in questo documento
non mancano attacchi espliciti
nei confronti dell’attuale gestione vaticana: « Non vogliamo accettare — dicono i duecento partecipanti di La Tourette — quei
modi di procedere che hanno deturpato il volto della chiesa —
soprattutto in questi ultimi mesi — fino a farla apparire una
istituzione centralizzante, perentoria, clericale, maschilista, superba nei confronti delle altre
chiese, della cultura moderna e
dei valori che ne sono nati, intollerante della ricerca teologica
e delle sue varie espressioni, diffidente a riguardo delle esigenze
della coscienza personale e collettiva ». In definitiva f partecipanti al convegno richiamandosi
« alla fedeltà a Gesù Cristo e alla sua chiesa di ieri, di oggi e di
domani » intendono rinsaldare
ulteriormente i vincoli organizzativi tra chi lotta per una chiesa
cattolica diversa dall’attuale. Ma
come questa chiesa dev’essere
non è stato precisato.
g. P.
Convegno a Torino
« Opere della Chiesa
e finanziamenti pubblici »
(Convegno di cui all’art.
32 bis/SI/79)
Sabato 22 marzo, a To-rino. Via Pio V, avrà luogo il Convegno previsto
dall’atto sinodale indicato.
Prenotazioni presso H past.
Taccia, entro il 18 marzo.
La stella dell’amicìzia
a Martin Niemòller
che compie 88 anni
Martin Niemòller, il pastore
che è stato per lunghi anni detenuto in vari carceri e campi
di concentramento della Germania nazista come «prigioniero
personale di Adolf Hitler » e
perciò è diventato in qualche
mòdo il simbolo della resistenza
della «Chiesa Confessante », ha
compiuto recentemente 88 anni,
nella città di Wiesbaden (RFT).
In occasione del suo compleanno ha ricevuto dal Presidente
del Consiglio di Stato della Repubblica Democratica Tedesca,
Erich Honecker, la decorazione della « grande stella dell’amicizia tra i popoìi » in riconoscimento della sua opera per la distensione e la comprensione tra
i popoli di ideologia diversa e
p>er il mantenimento della pace.
Non è la prima volta che Niemòller, che molti ricordano partecipare anche al Sinodo delle
chiese valdesi, ottiene un riconoscimento ufficiale da paesi oc
cidentali ed orientali.
Famose sono rimaste le sue
prese di posizione in favore della
pace e della distensione ed il
suo impegno per la giustizia e
il disarmo.
¡echi dal mondo crìstianol
a cura di BRUNO BELLION
Martin Niemòller con Tullio Vinay al tempo della costruzione
di Agape.'
4
14 marzo 1960
______L’ULTIMA OPERA DI SUBILIA EDITA DALLA CLAUDIANA
Il *‘Tu sei Pietro”
Una lucida sintesi delle ricerche su un testo che ha ricevuto dalla dogmatica cattolica un posto indebitamente centrale negli evangeli
ogni tentativo
evangelicamente
33).
di
spiegazione
orientata » (p.
Per varie ragioni la segnalazione di questo libro avviene con
grande ritardo. Ce ne scusiamo
con i lettori e con l’autore. L’oliera non ha comunque perso
nulla della sua attualità; e questo non perché la figura dell’attuale papa sia al centro di notizie, polemiche, caricature, interrogazioni parlamentari, ma perché il dibattito ecumenico, se
vuole avanzare, non può fare a
meno di studi seri come questa
nuova pubblicazione di Vittorio
Subilia.
Lo studio affronta il problema
del fondamento evangelico del
papato. La parola di Gesù a Pietro, secondo Matteo 16; 17-19,
può essere considerata come il
solenne conferimento di un potere che in seguito verrà trasmesso senza interruzione? E in
caso contrario, quale' può essere
il suo significato?
Sembrerebbe che su questo
argomento tutto ormai sia stato
detto; alcuni pastori riformati
francesi con cui parlavo del libro
erano stupiti che sull’argomento si potesse ancora pubblicare
qualcosa. Ma quando si dà per
scontato che si sa già tutto, è
molto facile cadere nell’approssimazipne, nelle affermazioni
semplicistiche. Non è forse vero
che oggi in campo ecumenico
anche da parte protestante si
comincia ad ammettere, che, tut
to sommato, un « ministero di
unità » può essere benefico per
tutte le chiese?
Uh giallo nel II secolo
Subilia dimostra non soltanto
la fragilità di quest’ultima posizione, ma anche la parzialità
delle interpretazioni confessionali classiche, compresa la protestante. Quest’ultima, come si
sa, afferma che la chiesa è fondata non sulla persona di Pietro, ma sulla sua confessione di
fede. L'affermazione è giusta in
sé, dice Subilia, ma non si può
negare che in Matteo 16 la promessa sia riferita proprio alla
persona di Pietro. Allora non resta che affrontare direttamente
il testo e cercare di capire quale può essere stata la sua intenzione originaria. Ma si tratta
poi veramente di un brano autentico? L’ipotesi di un’interpolazione, cioè di un brano che sia
stato inserito soltanto in epoca
posteriore nel testo originale dell’Evangelo di Matteo, è stata sostenuta ancora nel nostro secolo
da Ernesto Buonaiuti, il quale
pensava addirittura di avere individuato il colpevole: Egesippo,
un orientale forse nato in Palestina, vissuto a Roma alla metà
del secondo secolo, di cui lo storico Eusebio dice che « compone
certe cose sulla base del dialet
to ebraico ». Una conferma dei
sospetti potrebbe essere il fatto
che prima della fine del secondo
secolo il brano non è mai citato
negli scritti dei Padri.
Un bel giallo, dunque. Ma difficilmente sostenibile; primo,
perché le prove a carico di Egesippo sono veramente soltanto
indizi scarsamente attendibili;
secondo, perché bisogna vedere
se il brano non pu^ essere spiegato sulla base di ciò che sappiamo della situazione del primo
secolo, anche se, Subilia ha la tendenza a sottolineain'e fortemente il carattere eccezionale: non
per nulla il sottotitolo del libro
parla di « enigma ». Ecco alcune
delle espressioni caratteristiche
di Subilia: « misteriosa presenza dei vv. 17-19 in Matteo » (p.
11); nel Nuovo Testamento esistono altri passi isolati, rna
« nessuno di questi passi, a differenza del Tu sei Pietro, contiene un insegnamento che possa
essei'e designato, non quanto alla forma, ma quanto al contenuto, come estraneo o contrastante al messaggio generale del
Nuovo Testamento » (p. 19);
« non si può evitare la sensazione che tra ipotesi e controipotesi più o meno fondate e più ó
meno convincenti sulla sua autenticità e sulla sua forma originaria, la parola a Pietro nel suo
complesso rimanga refrattaria a
Un po’ di luce
Subilia tuttavia non disarma,
ma si- applica con pazienza a cer- .
care un po’ di luce nel fitto mistero. Abbiamo così un primo
elemento non trascurabile; l’immagine della roccia e quella delFediiìcio sono presenti negli
scritti postesilici dell’Antico Testamento, nei testi di Qumran e
nella letteratura rabbinica. Ma
dove mi sembra che si faccia veramente un passo avanti è nella
parte centrale dello studio, che
è anche la più viva e interessante. Qui Subilia mostra, secondo
me in modo convincente, che il
motivo del «Tu sei... » non è affatto lirnitato al Tu sei Pietro.
Per comprendere il motivo, e la
altissima posta che vi è in gioco, bisogna (come sempre) partire da Paolo e dalla sua coscienza vocazionale. Un versetto come Calati 1: 16 diventa a questo
proposito illuminante; Paolo ricorda di aver ricevuto la rivelazione del Figlio direttamente da
Dio, e di non essersi consigliato
con « carne e sangue »; espressioni che ritornano in Matteo 16,
quasi come una risposta polemica all’apostolo. Insomma, vi è
certamente stata una parola di
Gesù a Pietro, ma la comunità
in cui è sorto TEvangelo di Matteo può aver ampliato questa parola, per dimostrare che Pietro
non era da meno di Paolo. È un
fatto che ad Antiochia Paolo si
era scontrato con Pietro proprio
sulla questione essenzialè della
portata dell’Evangelo; probabilmente però in quell’occasione il
grosso della comunità si era
schierato con Pietro. Che Matteo
16 sia una conseguenza di quell’antica polemica?
Dietro ai nomi sta un modo
diverso di interpretare l’Evangelo e la sua portata. Così nell’Evangelo di Giovanni, soprattutto
al cap. 21, il discepolo che Gesù
amava è contrapposto a Pietro;
una risposta al Fm sei Pietro, come questa potrebbe essere una
risposta al Tu sei Paolo di Gal.
1: 16? Ma non è finita, perché in
epoca successiva degli scritti a
tendenza gnostica come TEvangelo degli Ebrei e TEvangelo di
Tommaso attribuiscono chiaramente la preminenza a Giaconio,
o addirittura a Tommaso. Anche
dopo questi spunti illuminanti,
tuttavia, la posizione di Subilia
rimane negativa: « Bisogna rinunciare senza complessi alTillusione di dare una spiegazione
esauriente al testo nella sua redazione attuale » (p. 64).
Lo studio ha due pregi principali; quello di presentare una
lucida sintesi delle ricerche sull’argomento e quello di ridimensionare la portata di un testo cui
l’interpretazione dogmatica cattolica ha dato un posto indebitamente centrale nella testimonianza evangelica.
Una sola riserva: mi sembra
che Subilia abbia troppo accentuato Tisolamento di questo testo: sarebbe invece interessante
studiarlo nel contesto della teologia di Matteo dove la figura di
Pietro ha certamente un ruolo
più centrale' che negli altri evangeli.
Bruno Rostagno
Vittorio Subilia: Tu sei Pietro.
Tenigma del fondamento evangelico
del papato. Collana « Brevi studi »
della Facoltà Valdese di teologia, n.
2; Claudiana 1978, pp. 75, L. 2.000.
DIRITTI DEI MALATI E DEI MORENTI - LA TESTIMONIANZA DI UN MEDICO
Il malato ha il diritto di sapere
Il Sinodo, nella sua ultima sessione
europea del 1979, ha approvato un ordine
del giorno (art. 70) in cui rinvia allo studio delle chiese e dei circuiti l’argomento
dei diritti dei malati e dei morenti, sulla
base della relazione di una commissione,
nominata dalla Tavola, che è stata pubblicata dalla Claudiana nella Collana Attualità Protestante. L’argomento è stato
esaminato dalTAssemblea Parlamentare
del Consiglio d’Europa con la Risoluzione n. 613 e la raccomandazione n. 779
del 1976.
La Commissione, composta da due teologi (il prof. Paolo Ricca e il pastore
Gino Conte), da un giurista (il prof. Giorgio Peyrot) e da due medici (il dott.
Teofilo Santi e chi scrive), ha solo introdotto il dibattito, in modo molto problematico, non giungendo di proposito a
delle conclusioni. Il Sinodo, nella sessione del 1980, ritornerà sul problema, nella ricerca di una presa di posizione della Chiesa.
I forti e i deboli
Nella nostra vita associata ci sono
purtroppo in tutti i settori i forti e i
deboli, quelli che hanno in mano la
’’professionalità” e quelli che sono più
o meno sprovveduti. Questo accade negli uffici della pubblica amministrazione
come nelle trattative fra privati, nelle
aule giudiziarie come nella scuola. Questo accade anche nei luoghi di cura, e
dovunque esiste il rapporto fra medici e
malati, ed è tanto più ingiusto, tanto più
penoso, in quanto si tratta in questo caso del prpbleipa esistenziale primprdiale, quello dellà salute e della sopravvivenza: ■
1 poveri e gli ignoranti hanno avuto
sempre da perdere nei rapporti coi', potenti e coi colti. Nei »rapporti col medico
anche persone colte sono spésso in una
condizione di debolezza, di inferiorità,
quando si tratta di accettare (o di praticare senza che ne sia richiesta un’accettazione) le cure consigliate, o piuttosto ordinate. Immaginiamoci quando si
tratta di persone incolte, e non accompagnate da chi possa farsi interprete
dei loro interessi. Sembra infatti un paradosso, ma spesso si va dal medico come si può andare dal giudice (occorre
l’avvocato!), quasi ci si dovesse difendere da chi ha il compito di ridarci la salute. Altrimenti si rischia di avere non
dei consigli, delle spiegazioni, ma un verdetto (ti devi operare!). È nelle cose,
purtroppo, una minore capacità di comprendere, di decidere, di chi non è ’’addetto al lavoro”, ma questo dovrebbe
spingere gli operatori sanitari, e i medici
in primo luogo, a essere chiari, usando
termini comprensibili dal pubblico, spen
Come annunciato, il dott> Marco ’Tullio Fiorio porta il suo contributo al
dibattito sul tema che ha già avuto ampio spazio sul nostro giornale. Lo fa come membro della Commissione che ha dibattuto il problema per incarico della
Tavola, anche se si tratta di un contributo a titolo personale. La serie continua
con altri due articoli che appariranno nei prossimi numeri.
dendo qualche minuto per mettere l’interlocutore nella condizione di capire. Se
la comprensione scarseggia nelTamtaulatorio, tanto più è assente in ospedale,
dove il malato, è quasi sempre isolato,
dove il suo rapporto col medico è mediato da un’organizzazione che procede
secondo le sue linee, senza chiedergli
quale sia il suo punto di vista. È per
questo che da parte del settore più cosciente, e più preparato in senso politico
e sociale, degli operatori sanitari si conduce una battaglia per il riconoscimento dei diritti del malato, ed è stata anche proposta una ’’carta dei diritti del
malato in ospedale” (I diritti del malato,
Autori vari, a cura di G. Jervis, Feltrinelli, 1975).
Dire tutto?
Non si può dire però che sia sempre
facile da parte del medico dire tutto con
chiarezza. E questo perché, oltre a motivi di ordine culturale, possono fare
ostacolo motivi di ordine psicologico, che
possono rendere il paziente in un determinato momento molto poco adatto a
decidere (o anche solo a ricevere una
certa notizia nella sua gravità). Si può
addirittura verificare il caso di chi, impressionato da una diagnosi buttatagli
in faccia senza precauzioni, possa essere
pósto in difficoltà ancor più grandi per
assumere una decisione serena, e in definitiva trovarsi ancor più senza difesa
di fronte al ’’potere” del medico. Può essere (salvo casi'di estrema urgenza) che
sia più opportuno cercare di far arrivare
il malato allá conoscenza completa della
sua situazione nel giro di alcuni giorni
(o addirittura di settimane). Molto di
meno farei conto sull’aiuto di familiari,
anche se questo può essere prezioso in
determinati casi. Può darsi che il malato chiaramente rifugga dalla verità, cioè
la rifiuti, e che risulti chiaro che insistere
in un’informazione nel caso specifico non
possa portargli che danno (casi senza
speranza di guarigione, in cui nessuna
terapia è applicabile): qui occorre che i
più prossimi congiunti siano messi al
corrente con esattezza della situazione,
e che nulla sia fatto che non possa giovare realmente al malato (e non al medico, come spesso succede, per terapie
inutili e molto ben pagate).
È un fatto che per molti malati, al livello attuale delle nostre possibilità, si
aprono due o più soluzioni, che non sono
equivalenti, presentando rischi e inconvenienti di diverso grado, e mirando a
risultati più o meno ambiziosi. Ricercare
il risultato migliore può essere più rischioso per la vita del malato, ma anche
per l’ottenimento di un risultato accettabile, in caso di faìlimento. Ma in certi
casi è molto diffìcile valutare il rischio
in termini quantitativi, e poco ci possono aiutare" le statistiche. Per fare un
esempio, un intervento che possa comportare una mortalità dello 0,1% (un rischio ridottissimo) secondo le statistiche, potrebbe essere particolarmente rischioso per il mio malato, per condizioni
sue particolari, non sempre facili da
scoprire. A parte il fatto che nelle varie
statistiche molto spesso cambia l’incidenza della mortalità, o dei cattivi risultati,
per ragioni dipendenti dalla selezione
dei malati da operare, dalla capacità degli operatori, dalla idoneità dei luoghi
di cura all’intervento e al trattamento
postoperatorio. Ricordo una signora non
più giovane, ma nemmeno tanto anziana,
che aveva accettato di essere operata per
una. frattura del collo del femore, un intervento che praticamente non comporta
mortalità, anche in persone di età più
avanzata. Tutti gli accertamenti avevano
dato risultato soddisfacente per le varie
funzioni organiche. Il cuore si fermò prima dell’inizio delTintervento, pochi minuti dopo Tinduzione della narcosi, e vano
fu ogni sforzo, pur con l’uso di un ’’defibrillatore”, per far riprendere la funzione vitale. In quel caso come in tanti altri l’operazione, per quanto formalmente
indicata (si sarebbe avuta altrimenti una
guarigione imperfetta), non era necessaria
per la sopravvivenza della malata.
È solo un esempio fra tanti. Un esempio di una situazione estremamente semplice, per consentire al lettore di rendersi
conto di situazioni enormemente più complesse. Giocano spesso molteplici fattori,
che depongono in favore di uno o di
un altro metodo di cura: non operare?
operare, e quale intervento attuare? o
quale trattamento medico? Il malato
può essere in difficoltà a comprendere,
e a decidere, oltreché per il suo livello
culturale, per il suo stato di apprensione, o perché costituzionalmente è un
emotivo. A questo si aggiunge l’elemento
umano da parte del medico; c’è infatti
il rischio che il medico stesso non sia
del tutto obiettivo nelTesporre la situazione, perché (prescindendo in questo
momento dai casi di dolo) nel suo subcosciente ha già scelto lui per il suo ma
lato. Tutte queste cose devono essere
presenti alla mente del medico nel momento in cui si avvicina al malato, al fine di poterlo veramente aiutare. Parlare
subito? In quali termini? Il malato è in
grado di sopportare in un solo momento
un discorso chiaro sulle sue condizioni
e sulle prospettive di cura? Questo potrebbe essergli di danno, o invece gli può
giovare di, conoscere fin d’ora la situazione, per grave che sia, (il dubbio potrebbe essere peggiore della conoscenza della verità; una decisione sulla cura non è
rinviabile)? È sicuramente un problema
di difficile soluzione, che deve essere risolto caso per caso.
Farsi tutto a tutti
È comunque da ritenere che il medico:
1) Non deve credersi il detentore di
un potere nei riguardi del suo malato,
come spesso purtroppo accade, ma il fornitore di un servizio: infatti non solo in
questo campo, ma forse specialmente in
questo campo la cultura è usata spesso
come strumento di potere. Vi è qui un
residuo dell’antica concezione, per cui
”il medico è simile agli dei”, concezione
che impregna ancora molti esponenti della corporazione, e che, a dire il vero, è
combattuta dai movimenti di sinistra
degli operatori sanitari (come Medicina
Democratica), che tentano di porsi dalla
parte del malato e contro gli ambienti
conservatori. Naturalmente questo comporta che il medico (e anche l’infermiere) senta la responsabilità di un compito tanto delicato quanto diffìcile, per cui
può rischiare di portare danno, anziché
aiuto, con una parola imprudente, o detta nel momento peggiore, senza adeguata
preparazione; o viceversa con un riserbo
che può essere dettato dalla pigrizia, o
dall’orgoglio di chi non giudica l’altro
all’altezza di capire e di decidere.
2) Deve in ogni caso cercare di far
comprendere al suo malato la sua situazione, e di dargli degli elementi di giudizio per la scelta della cura. Questo
sforzo può comportare, impiego di tempo (non tutte le decisioni si pongono con
la stessa urgenza), e soprattutto di pazienza, di un linguaggio semplice. Occorre la ricerca da parte del medico di una
sintonia col suo paziente, che comporta
il mettersi sulla sua lunghezza d’onda: è
del resto il parallelo del ’’farsi tutto a
tutti” delTapostolo Paolo (I Cor. 9). Occorre quindi che il medico sia spinto dalTagàpe, che soffra col suo malato, non
considerandolo un caso più a meno
interessante, ma un fratello nel bisogno.
Marco-Tullio Fiorio
(1 - continua)
5
14 marzo 1980
LE DROGHE CHE UCCIDONO - 1
Alcune nazioni di ordine generale
L'affidare ad un medico il compito di illustrare gli
aspetti più salienti del fenomeno droga può essere rischioso per il pericolo della visione « medicalizzata »
di un problema che, in realtà, è medico solo in parte.
Infatti, l’impiego e la diffusione sempre crescente di
sostanze diverse, raggruppate sotto il termine di « droga », ha implicazioni profonde di ordine esistenziale,
familiare, sociale, politico, culturale, legislativo, mentre l’intervento medico-terapeutico riflette un aspetto
limitato di un complesso problema multiforme.
« Droga » può definirsi qualsiasi sostanza di origine naturale o sintetica in grado di agire sull’organismo
umano alterandone le sensazioni ed il comportamento attraverso modificazioni più o meno profonde del
biochimismo cerebrale. Si desume pertanto che droghe sono anche molte sostanze abitualmente usate in
terapia e va altresì sottolineato che alcune di queste,
impiegate dai tossicomani ad alte dosi, a piccoli dosaggi esplicano un favorevole effetto terapeutico. Ad
esempio, la cocaina a basse dosi agisce utilmente sulla sfera sessuale, mentre ad alti dosaggi determina
la « pazzia chimica ».
In base alla definizione di droga sopra riportata;
si desume come la distinzione tra droghe « leggere »
e « pesanti » sia artificiosa in quanto ogni sostanza
compresa in questi due gruppi è in grado di alterare
il biochimismo del cervello: i danni provocati sono
in funzione delle dosi impiegate, modalità di assunzione e tolleranza individuale. Il problema reale, pertanto, non è quello della classificazione delle droghe,
bensì quello della entità del danno che la loro assunzione determina, nonché quello della « dipendenza »
cui il tossicomane inevitabilmente va incontro.
La « dipendenza » è la impossibilità di fare a meno della droga: essa viene distinta in psichica allorché l’astinenza comporta soltanto disagio psicologico
e in fisica quando si manifestano dolori, contrazioni
muscolari, nausea,,diarrea ed altre manifestazioni di
ordine somatico.
La storia della droga non è recente e ogni civiltà
ha avuto ed ha le sue droghe. Ad esempio, il mondo
orientale conosce da tempo immemorabile i derivati
dell’oppio e della canapa indiana che, usati largamente ma con parsimonia, sono stati per secoli antidoto
della fame e della fatica. Nel Centro e Sud America
è sempre stata impiegata la Coca, arbusto che cresce
sugli altipiani delle Ande, le cui foglie contengono un
principio attivo (cocaina) ad azione stimolante e di
ausilio per affrontare le difficoltà ambientali, fame,
sete, e fatica. Invece, la droga naturale della civiltà
mediterranea è da sempre l’alcool che, se impiegato
parsimoniosamente, esplica un effetto euforizzante e
anche socializzante.
Il problema, quindi, non è quello dell’esistenza
delle droghe in senso lato, quanto, piuttosto, quello
del loro abuso nonché delle motivazioni che inducono alla loro assunzione.
È difficile stabilire l’entità del
fenomeno droga in Italia dato
che le statistiche ufficiali non
possono tener conto dell’aspetto « occulto » delle tossicomanie.
Secondo dati attendibili, i tossicomani segnalati come consumatori abituali di eroina sarebbero
circa 11.000: di questi, l’80% sono giovani tra i 18 e i 25 anni ;
ril% sono soggetti con più di
25 anni, il 9% ha meno di 18 anni. Secondo altre fonti, gli eroinomani ammonterebbero a 5060.000, mentre coloro che fanno
uso di droghe « leggere » sarebbero circa 600.000. L’entità del
fenomeno è quindi imponente e
tutto fa ritenere che la situazione si aggraverà in futuro dato
che, in questi ultimi anni, si è
verificata una vera e propria
« escalation » alla tossicomania.
Molto si potrebbe dire sulle tante motivazioni che inducono, soprattutto i più giovani, all’uso
delle droghe, ma il fenomeno,
considerato nella sua globalità
prescindendo dalla valutazione
del singolo caso, resta attualmente in gran parte inspiegato.
Certamente, nel mondo occidentale, la crisi della famiglia, la caduta dei tradizionali valori non
sostituiti da altri, la crisi dello
Stato e delle sue Istituzioni, soprattutto la morte di Dio e la
morte di Marx sono, tutti, fattori favorenti la diffusione della
droga : nessuno di questi, per
altro, può essere ritenuto quale
pagina a cura del
dott. Marco Ricca
causa determinante ed esclusiva.
Certo, è impressione comune
che lo sviluppo della scienza e
della tecnologia, in virtù del quale molte malattie sono state debellate e che ha determinato
profonde modificazioni di carattere economico e sociale, abbia
altresì condizionato l’instaurarsi di modelli di vita, rapporti
deH’eroina che, pur nascendo da
motivazioni diverse, è e rimane
problema soprattutto sociale,
l’intervento dello Stato si fonda
principalmente sul trattamento
medico, mentre scarsa o inesistente è l’opera di prevenzione
e pressoché nulla quella di riabilitazione. Per quanto concerne
il trattamento medico, va rileva
come per il metadone. Molto recentemente, nella terapia disintossicante dall’eroina sono state
introdotte 2 nuove sostanze di
notevole interesse farmacologico: la Ketamina e la Clonidina.
La prima è usata come anestetico generale in chirurgia e i risultati ottenuti nella disassuefazione dall’eroina sono incorag
EROINA
sociali e problemi individuali tali da favorire, tra l’altro, il fenomeno delle tossicomanie. E, dolorosa considerazione, sembra
quasi che, in ogni tempo, sia destino della gioventù il dover pagare un pesante tributo di vita
e di sofferenza: ieri la tubercolosi e le guerre, oggi la droga.
Nell’informazione che segue ci
occupiamo della- tossicodipem
denza da eroina, l’aspetto di gran
lunga più grave delle tossicomanie.
Cosa si fa?
Attualmente, di fronte al problema dell’uso e della diffusione
to come, purtroppo, le sostanze
usate nella terapia della tossicodipendenza diventino spesso, a
loro volta, droga nei confronti
della quale si creano nuove dipendenze. Così la morfina è stata proposta in passato per la disintossicazione dall’oppio, l’eroina per la disintossicazione da
morfina e viceversa, il metado“ne’-^r la-tìisintdssicazione’‘dalla'
eroina. Tra i vari farmaci impiegati, il metadone è il più noto : purtroppo anch’esso dà dipendenza fisica ed , è oggetto di
ampio commercio sul mercato
nero. Il LA AM è un metadoneritardo che ha il vantaggio di richiedere una somministrazione
orale ogni 72 ore anziché ogni 24
gianti in quanto eliminerebbe la
sindrome da astinenza. La clonidina, usata nella cura dell’ipertensione arteriosa, sembra essa
pure in grado di far superare la
crisi di astinenza che consegue
alla sospensione dell’eroina. Il
trattamento medico delle tossicomanie si articola anche in una
serie di interventi a livello di va*11 ‘organi ■'(fegato, rene ecc^ in
quanto il danno da droga è spesso pluridistrettuale. Va comunque ribadito che la terapia medica ha un ruolo piuttosto limitato: essa è indispensabile nel
trattamento dell’urgenza tossica
rappresentata dalle situazioni di
over-dose e nella sindrome di
astinenza, mentre, per quanto
concerne la disintossicazione, la
efficacia dell’intervento medico
è molto discutibile: la maggior
parte di coloro che hanno abbandonato la droga l’hanno fatto
spontaneamente ed i casi di
« uscita » dopo un periodo di
ospedalizzazione sono assolutamente rari.
Per quanto concerne la prevenzione, essa risulta difficile e
scarsamente efficace soprattutto
perché non si conoscono le motivazioni che conducono alla droga. Non va confusa la prevenzione con l’informazione: quest’ultima è solo una fase o un aspetto dell’opera di prevenzione che
ha le sue sedi naturali nella famiglia, nella scuola e negli ambienti di lavoro.
Sul problema del ricupero o
riabilitazione del tossicornane,
dopo anni di tentativi ed esperienze le più disparate, si può
affermare che solo eccezionalmente la psicoterapia è in grado
di dare risultati favorevoli. In
realtà; tutti concordano nel ritenere che non esiste una tipologia di base del tossicomane e
che non si possono individuare
dei tratti psicopatologici rapportabili ad una presunta «personàlità tóssicomànica » ; inoltre, considerando che in questi
ultimi anni la tossicomania ha
assimtò un carattere di massa,
qualora la psicoterapia tosse efficace bisognerebbe proporre
una « psicoterapia di massa »
praticamente non realizzabile.
(continua a pag. 10)
Oppiacei
Comprendono l’oppio e i suoi derivati che sono morfina ed eroina. L’oppio deriva dalla capsula del papavero
che può essere fumata o ingerita. La
morfina è un alcaloide dell’oppio che
viene impiegato nella pratica medica
come antidolorifico per via intramuscolare 0 endovenosa. L’eroina è un
Vari tipi di droga
Le anfetamine
derivato della morfina, si presenta
sotto forma di polvere bianca che
può essere iniettata, annusata o fumata. A differenza della morfina, l’eroina non ha impiego terapeutico. A
piccole dosi essa esplica azione calmante e gradevolmente sedativa; a
dosi più forti provoca una certa agitazione. L’effetto più ricercato dal tossicomane è la sensazione di euforia
con impressioni piacevoli, esaltazione
della fantasia, abolizione del senso di
fame e di sete. Per quanto concerne
l’infiuenza sulla sfera sessuale, l’eroina diminuisce il livello di testosterone (ormone della virilità) nel sangue, ma, malgrado questo, il tossicomane, ogniqualvolta si inietta la droga, ha la sensazione di un orgasmo
tanto grande è la ripercussione che
l’assunzione stessa della droga esercita a livello psichico. L’eroina non ha
di per sé una elevata tossicità ed i danni o la morte sono dovuti al fatto
che, molto spesso, la droga viene fornita non pura ma mescolata ad altre
sostanze fortemente tossiche, soprattutto stricnina e chinino. Così pure l’epatite e le flebiti, così frequenti negli
eroinomani, dipendono più dalle modalità di inoculazione che dalla tossicità dell’eroina. La dipendenza fisica
che essa determina è tra le più imponenti; peraltro, le crisi di astinenza,
pur essendo soggettivamente insopportabili, non portano mai a morte.
La cocaina
È una polvere bianca estratta dalla
foglia di Coca che può essere fiutata
o iniettata. Un tempo veniva usata
come anestetico, mentre, attualmente,
non ha più indicazioni terapeutiche.
Gli effetti a breve termine, che durano
15-30 minuti, sono rappresentati da
euforia, allucinazioni, sensazione di
grande forza muscolare e intellettuale. A limgo termine non si osserva
dipendenza fisica ma spiccata dipendenza psichica, perdita dell’appetito,
nausea, insonnia, allucinazioni soprattutto tattili, apatia, anaffettività.
Gli allucinogeni
Comprendono varie sostanze tra cui
la più conosciuta è la LSD (dietilamide dell’acido lisergico), liquido incolore e inodoro ottenuto dalla segala
cornuta. Si usa a gocce o in pillole o
per iniezione. Gli effetti di queste sostanze sono costituiti da modificaziqni
dell’umore, false percezioni, allucinazioni visive o uditive, euforia o angoscia; caratteristica è la perdita del
senso di tempo e di spazio con possibilità, in alcuni casi, di pervenire alla
vera e propria « follia chimica ». Come
evenienza non infrequente è stata anche descritta la «flash back psychosis»,
cioè la follia che si ripresenta anche
dopo mesi o anni dall’ultima assunzione. Inoltre, la LSD è teratogena, cioè
fa parte di quelle sostanze in grado
di determinare malformazioni fetali.
I barbiturici
Sono prodotti di sintesi ad azione
sedativa ed ipnotica. Largamente usati
in terapia, vengono abitualmente impiegati dai tossicomani nella preparazione di « cocktails » di più sostanze,
tra cui, quasi sempre, l’alcool. L’effetto
è fortemente sedativo, ansiolitico e
rasserenante, ma le dosi eccessive possono provocare coma e morte.
Sono sostanze eccitanti del sistema
nervoso che stimolano lo stato di veglia e sopprimono le sensazioni di fatica e di fame. Hanno altresì effetto
euforizzante con conseguente senso
di forza e di grandezza. Durante la
seconda guerra mondiale hanno avuto
largo impiego, ad esempio nella battaglia di Inghilterra, nel corso della
quale i piloti inglesi hanno potuto
guidare i loro aerei anche 24 ore su
24. In realtà, molte delle gesta passate alla storia come eroiche o leggendarie e molti riconoscimenti al valor
militare non sono stati altro che la
conseguenza dell’uso razionale e finalizzato di determinate droghe. Analogamente, le amfetamine sono state
e sono impiegate per il «doping» in
ambito sportivo In quanto, aimullando
la sensazione di fatica, fanno si che
l’organismo possa temporaneamente
compiere sforzi eccezionali, altrimenti
non sopportabili.
La Cannabis indica
La Cannabis indica o canapa indiana è una pianta da cui si estrae il
principio attivo, tetraidrocannabinolo.
Le forme utilizzate a scopo voluttuario sono l’Hashish (resina del fiore
femmina) e la Marijuana (trinciato
di fiori e foglie essiccate). Entrambe
queste sostanze vengono impiegate
per i cosiddetti «spinelli ». Il tetraidrocannabinolo può avere effetto psichedelico, cioè « aiuta a vedere nell’anima » o allucinogeno con percezione
di oggetti, persone, situazioni che non
esistono nella realtà; talora il soggetto perde il controllo di se stesso, il
senso del tempo e dello spazio, con
reazioni psicopatologiche che per lo
più sono momentanee.
Non ci soffermiamo sull’uso di altre
droghe largamente diffuse e « legalizzate », l’alcool e il tabacco, che sono
oggetto di un’altra trattazione.
6
7 marzo 1980
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
La
Vorremmo dedicare queste righe, scritte la sera dell’8 marzo,
giornata della donna (ma abbiamo l’impressione che sia stata
anche molto la giornata dei -fiorai) a una espressione particolare del ruolo femminile alle
Valli, soprattutto ieri, ma anche
ancora oggi: quello della .« damo ». Il dialetto della Val Germanasca usa questo termine etimologicamente analogo a quello
italiano « dama ». L'etimologia
non deve tuttavia ingannare. Nelle Chiese valdesi delle Valli la
« damo » è la « signora del pastore ». Ma in dialetto essa non
si qualifica sulla base del ruolo
rivestito dal marito: è lei che ha
il suo ruolo, è lei la « damo ». Il
pastore non è il « mussii », il « signore », ma è « lu menistre », il
ministro. Quindi il termine « damo » riveste una sua originalità
propria, non è il femminile di
un altro nome che gli dia il suo
pieno significato.
Evidentemente la compagna
del pastore ha in tutta la chiesa
una sua funzione particolare, un
ministero riconosciuto, di fatto,
se non di diritto. Là moglie del
pastore è spesso associata al ministero del marito per una trascrizione sua propria dello stesso ministero della Parola. Per
questo molte chiese preferiscono
avere un pastore sposato piuttosto che uno celibe (anche se coi
tempi che corrono occorre sempre più accontentarsi anche di
questi ultimi!). Il rifiuto del celibato romano non è solo una
questione di principio, è anche
il^ risultato di^ un’esperienza positiva di un ministero che ha una
sua caratteristica non trasferi-bOe.
Ma alle Valli forse questa presenza della « damò » è ancora
più sentita ed apprezzata. « Dama» in italiano fa pensare ad
una manifestazione salottiera e
parassitaria del ruolo della donna. « Dama » è spesso la moglie
di un benestante ed è espressione di una visione della donna
non certo sfruttata come ci appare normalmente in questo
giorno 8 marzo, ma anzi come
l'espressione più antipatica dello sfruttamento degli altri. Una
gran dama gode senza muover
dito dei frutti della sofferenza e
del lavoro altrui tramite il sistema che non le chiede neanche
la fatica richiesta, invece, all’uomo di farsi carico della conservazione del sistema.
La «damo» è tutt’altra cosa.
Ci si conceda di parlare di « dama » (così al plurale) di ieri per
non urtare la modestia di quelle
di oggi. Negli anni ’30 un uomo
era rimasto nella neve ed era
stato colpito da congelamento
tra l’altro in parti del corpo
estremamente delicate. Nessuno
si sentì di curarlo. A chi ricorrere? Alla « damo ». La « damo »
era talvolta quasi l’infermiera
del paese.
Una « damo » era colei che in
altro periodo risolveva le grane
sollevate dal marito piuttosto
impulsivo e maldestro coi suoi
parrocchiani. La « damo » incarnava la carità che il marito si limitava a predicare per gli altri.
Una « damo » era ancora colei
che raccoglieva i giovani, che invece trovavano difficile allacciare i rapporti direttamente col pastore, forse un po’ troppo « venerabile » (questo aggettivo, che
non ci risulta fosse mai adoperato per persone singole, era però usato solo per organi collegiali composti da tutti maschi —
allora —: la venerabile compagnia dei pastori, il venerabile sinodo, la venerabile tavola, qualche volta anche il venerabile concistoro). La « damo » aveva il ministero della mediazione.
E poi era direttrice di corale,
monitrice di scuola domenicale,
pronta sempre a dare tutto con
un sorriso senza ricevere niente.
Così alle Valli ieri; e spesso anche oggi.
C. Tron
PINEROLO: CONFERENZA DI B. SORGE
VAL CHISONE
E GERMANASCA
Per una ricomposizione sospeso »piano
dei mondo cattolico .
intercomunale
Numeroso pubblico, giovedì
sera, neirauditorium di Via Serafino a Pinerolo per sentire Padre Sorge, gesuita, direttore di
« Civiltà cattolica », una delle
eminenze grigie della chiesa cattolica romana. Era l’ultima conferenza del Corso biblico teologico pastorale organizzato dalla
diocesi di Pinerolo. Il tema: « La
Chiesa ih Italia in questi ultimi
dieci anni ».
Padre Sorge è stato, nel ’76,
uno dei maggiori promotori del
Convegno tenutosi a Roma su
« Evangelizzazione e promozione
umana », una tappa importantissima nella storia recente della
Chiesa cattolica, che ha segnato
in qualche modo il rilancio sociale del « mondo cattolico », sulla scia del rinnovamento conciliare. Già sul n. 3078 del 16/9/78
di Civiltà cattolica Sorge aveva
scritto un articolo molto signifitivo che poi è stato ampliato nel
libro uscito nel ’79 (Ed. Città
Nuova) intitolato « La ricomposizione dell’area cattolica in Italia ». L’altra sera. Sorge ha ripreso e illustrato le analisi e le
tesi contenute in questi scritti.
Cosa ha detto, in sostanza? Il
■ 97% della popolazione italiana è
cattolica, ma tolo il 29% èSpra-,,
ticante; questo 29%, che rappresenta quasi 1/3 della popolazione, è ciò che comunemente viene chiamato « mondo cattolico ». Fino agli anni ’60 questo
« mondo cattolico » era compatto, ubbidiente alla gerarchia e
convinto della « dottrina sociale » della Chiesa. Erano gli anni
del dopo-guerra e della ricostruzione, gli anni del eonnubio stretto tra Chiesa cattolica e Democrazia Cristiana, gli anni dell’integrismo e del collateralismo
politico. Il « mondo cattolico »
si presentava come un blocco
ideologico contrapposto ad altri
blocchi ideologici, in particolare al movimento operaio. Poi
è sopraggiunto il boom economico che ha rótto tutta una
serie di equilibri: economici
(passaggio brusco dall’agricoltura all’industrializzazione), sociali
(spostamenti massicci di popolazione dal Sud al Nord, dalla
campagna alla città X politici
(il Centro-Sinistra), ecclesiastici
(Concilio Vaticano II). Tutti questi fermenti culminano negli anni caldi della contestazione (’68’69), Secondo Sorge, il boom economico ha innescato un meccanismo di decadenza culturale e
morale che ha disgregato la società italiana, portandola alla
grave crisi degli anni ’70. Sorge
ha insistito molto su questo
punto: per lui, la crisi è prima
di tutto morale e culturale, è
una crisi di valori. Compito primario della Chiesa (cattolica) è
di « partecipare alla ricostituzione di un tessuto morale del
paese ». Per questo, la Chiesa
deve puntare decisamente su una
azione pastorale capillare, basata sul rinnovamento delle strutture della Chiesa.
Finita allora l’era dell’integrismo e del collateralismo politico? Sorge afferma di si. La DC
non è il partito dei cattolici e
non ha il diritto di chiamarsi
« cristiana », Ciò non toglie che
viene implicitamente ribadita la
centralità dempcnstiana meil’assetto politico italiano. La società attuale è caratterizzata dal
pluralismo, culturale, politico,
filosofico, religioso, etico: la
Chiesa deve tener conto di questa nuova realtà e non può più
pretendere di imporre il suo modello. Il « mondo cattolico » italiano deve imparare « il metodo
dell’unità nella diversità, con
prudenza ma anche con coraggio ». La nostra è una società
fatta di componenti, quindi ad
ognuna U suo: ai partiti la pK>
litica e i programmi, alle varie
associazioni la cultura, alla Chiesa la formulazione dei valori, e
la gestione di questi valori a livello della società civile. Occorre
realizzare la « sintesi culturale »
di tutte quelle forze che operano nella società, e il compito che
VILLAR PEROSA
Quando l’Asilo nido?
L’8 marzo si è svolto a Villar
Perosa un dibattito pubblico organizzato dalla sinistra sul problema dell’asilo. Si è infatti ve
nuta determinando una situazione quasi paradossale, per cui un
asilo già costruito e compietamente arredato, non entra in
funzione e non se ne conosce il
motivo. Ma vediamone un p>o’ la
storia.
La richiesta di costruire un asilo statale a Villar Perosa è una
vecchia richiesta della sinistra,,
che si è venuta concretizzando
negli ultimi anni, in quanto l’edificio atto ad ospitare l’asilo è
stato costruito, su richiesta del
comune, dalla regione, con la
non IndiffCTenter spesa -di -160
milioni circa. Questo " asilo che
può ospitare fino a 30 bambini,
è già stato completamente arredato e non si capisce perché la
giunta comunale non abbia ancora chiesto il finanziamento regionale per le spese di gestione
(il termine utile scade il 31 marzo), e, perché non abbia ancora
aperto il concorso per i posti di
puericultori.
Alle interrogazioni della sinistra in materia, la maggioranza
ha sempre risposto in modo evasivo, facendo presenti non meglio specificati problemi finanziari. Questi problemi sono assolutamente inesistenti in quanto
— vi è un finanziamento
regionale che copre la quasi totalità delle spese di gestione dell’asilo (T85% circa) escluso il
personale ;
— il costo dei nuovi assunti dagli enti locali per la gestione
di nuovi servizi, è rimborsato
interamente dallo stato.
Rimarrebbe quindi a carico del
comune una cifra molto, piccola, che quasi certamente si riuscirebbe a coprire con le rette
pagate dalle famiglie che usufruirebbero del servizio; da una
indagine fatta un paio di anni
fa, le famiglie interessate sarebbero almeno una dozzina, già
molte se pensiamo che la cifra
mensile a carico delle famiglie
indicata nel questionario era di
75.000 lire, cifra assolutamente
assurda e proibitiva per qualsiasi famiglia operaia della zona.
A questo punto mi sembra
doveroso fare alcime considerazioni:
— È chiaro che rasilo non
si apre perché non vi è la volontà politica di farlo da parte dei
democristiani di maggioranza,
democristiani che del resto si
muovono coerentemente con
quanto fa il loro partlto a livello nazionale: squalificare al massimo i servizi nubblici a favore
di quelli nrivati.
— i: altrettanto chiaro che
l’asilo non verrà aperto se la
sinistra (PSI-PCI). continuerà a
condurre la sua battaglia solo
aH’interno del consìglio comunale. Deve invece portare avanti
le sue posizioni sia dentro che
fuori le istituzioni, informando
la cittadinanza di quanto sta succedendo e organizzando le famiglie interessate perffar pressione
sulla maggioranza; far uscire
cioè la discussione su questo
problema dalle mura dell’aula
comunale, rendendone partecipe tutta la popolazione.
— È importante, che la quota
mensile a carico delle famiglie
sia versificata a seconda del
reddito delle stesse. Questo lasciando da parte l’assurda cifra
di 75.000 lire pronosta due anni
fa dalTamministrazìone. ma facendo fasce tariffarie che vadano a seconda del reddito, da
10.000 a un massimo di 50-60.000
lire mensili. Paolo Ferrerò
sta davanti al « mondo cattolico » è quello di « tradurre il vangelo in termini culturalmente
validi e comprensibili ». Compito difficile al quale la maggior
parte dei cattolici italiani non
sono preparati, ma compito necessario e urgente sulla soglia
degli anni ’80.
Il risveglio religioso al quale
stiamo assistendo è, secondo
Sorge, un indizio di ricomposizione del « mondo cattolico ».
Per lui, si tratta di « un processo spontaneo, informale, vitale,
dopo la lunga crisi seguita al
Concilio ». Questo fenomeno
esprime delle esigenze confuse,
diverse, che però mirano ad una
ricomposizione morale del paese.
Ma è un processo che deve essere controllato e pilotato. Ora, lo
« specifico » cristiano (cattolico)
deve manifestarsi a livello del
sociale e del culturale; solo la
Chiesa infatti è detentrice dei
valori spirituali così necessari
alla società italiana attuale. La
Chiesa (cattolica) è per tutti e
siccome « fuori dalla Chiesa non
c’è salvezza », bisogna fare in
modo che tutto possa essere ricondotto sotto le sue ali paterne, in rnpdo pluralìstico. 11 che
implica Tubbidienza alla j^rar-,,
chia ( « Il vescovo, evidentemente, ha sempre l’ultima parola, in
virtù del suo carisma e dell’investitura dello Spirito Santo »,
ha detto Sorge), e Taecettazione
piena della retta dottrina della
Chiesa che non può essere messa in discussione, per cui sono
da considerare giusti e necessari i provvedimenti presi nei confronti di Kiing, di Schillebeeckx,
della chiesa olandese, ecc... Papa
Wojtyla, « successore di Pietro »
è evidentemente il garante assoluto dell’unità e della verità della Chiesa. Questo papa, ha detto
Sorge, « è un dono di Dio » e si
presenta come un « papa sintesi » di tutti i fermenti e orientamenti usciti dal Concilio.
Un discorso dunque, quello di
Sorge, da un lato molto aperto
e progressista ma che, dall’altro
lato, ripropone pesantemente la
concezione cattolica del mondo
e l’assoluta centralità dell’Istituzione, col suo magistero e la sua
dottrina. I pochi valdesi presenti alla conferenza hanno atteso
invano che l’oratore parlasse, almeno un po’ di Gesù Cristo e
del libro che ne rende testimonianza, la Bibbia.
Jean-Jacques Peyronel
All’interno dell’ultimo Consiglio della Comunità Montana e
stato sollevato il problema della sospensione dell’approvazione
del Piano Regolatore Preliminare Intercomunale in attesa di ulteriori documentazioni da parte
del CQ.RE.CO. di Pinerolo. Il
fatto curioso è che la stessa delibera è stata approvata a livello
di Comunità Montana mentre
viene bloccata a livello di comuni che ne dovrebbero dare attuazione.
Le motivazioni addotte sono
legate alla vecchia concezione
nella stesura dei piani regolatori per cui l’ipotesi preliminare
ne conteneva già tutti gli elementi costitutivi a partire dalle
aree pubbliche destinate ai servizi sino all’utilizzazione delle
aree private.
Ora come emerso nell’intervista all’estensore del Piano (cf.
Eco n- 4 del 25/l/’80) si è partiti
da tutt’altro concetto per cui
questo strumento dà indicazioni
di massima unitarie per tutto il
territorio, su come costruire,
mentre lascia al dibattito ed all’autonomia di ogni singolo comùiM le scelte delle aree e la
gradualità con cui iniziare l’intervento.
Il consiglio si è posto quindi
il problema di sapere se non si
è di fronte alla precisa scelta
di ritardare l’applicazione delle
norme riformatrici.
È stato quindi deciso di concordare una risposta unitaria
che metta in evidenza le incongruenze tra vecchia e nuova impostazione. C’è da augurarsi che
si possano così celermente ri- .
muovere gli ostacoli e givmgére
all’approvazione del piano in
tempo utile, altrimenti con gli
imminenti rinnovi delle amministrazioni, le richieste edilizie attualmente bloccate dormiranno
ancora parecchi mesi nelle segreterie comunali.
A. L.
■ «.
Hanno collaborato: Giovanni Conte, Marie France Coisson, Ivana Costabel, Renato
Cois son, Adriano Longo, Teofilo Pons, Jean Louis Sappé,
Franco Taglierò, Elena Vigliano, Peggy Bertolino.
TERZO CIRCUITO
Il rapporto col malato
L’Assemblea di circuito svoltasi domenica 2 marzo a Perrero si è interrogata a lungo sul
tema della diakonia della comunità nei confronti dei malati.
Partendo dalla constatazione che
spesso nelle strutture ospedaliere il,rapporto con.il malato rischia di' diventare sempre più
tecnico (amministrare farmaci,
prelievi, temperature ecc.), mentre si affievolisce la possibilità di
sostegno psicologico e spirituale
che è altrettanto importante. In
alcuni casi si giunge a situazioni
paradossali in cui l’organizzazione è centrata così fortemente in
se stessa che dimentica completamente l’utente (è il caso avvenuto da poco in un ospedale
torinese in cui non si è permesso di assistere un moribondo
perché mancava- un alisto - e poi
si accusava la famiglia di mancata assistenza).
La discussione ha portato a
prendere coscienza che il problema riguarda tutti e nori solo
coloro che operano all’interno
delle strutture ospedaliere o assistenziali, per i quali comunque, le comunità hanno ancora
fatto poco. Si intravvede quindi
un lavoro diaconale che impegni
comunità e personale addetto in
una ricerca comune. Per questo
è stato demandato al consiglio
di circuito di organizzare per sabato 19 aprile, ore 20,30, alla Sa
la Lombardini di Perosa Argentina un convegno con relazione introduttiva di un medico, di un
teologo e di un rappresentante
degli utenti.
Si è quindi passati ad esaminare i compiti che ci aspettano
per gli anni ’80. Mentre da una
parte c’è, chi vede il rischio dell’esaurirsi delle forze impegnate
su troppi fronti, dal religioso al
sociale, dall’altra sono stati indicati alcuni settori per i quali
attualmente l’impegno è modesto nei confronti delle reali necessità: problema dei giovani
sul territorio della comunità di
Pomaretto (che comprende Pomaretto; Perosa, Inverso Pinasca) e formazione di quadri; problema dell’impegno della chiesa
nei confronti di coloro che ope- Fano-nelle struttur-e-sanitarie o- assistenziali; problema dei confini ecclesiastici (i membri di
chiesa di Inverso Pinasca per
metà fanno parte della comunità di Pomaretto e per metà di
quella di Villar, con evidenti fenomeni di diaspora; problema
del diverso livello di ricerca dei
gruppi impegnati nella chiesa e
del resto dei membri che sembrano avere necessità su piani
completamente diversi.
Su questi temi le comunità
del 3° Circuito si sono impegnate a proseguire la ricerca.
A. L.
7
14 marzo 1980
CRONACA DELLE VALLI
VITA E PROSPETTIVE DEGLI ISTITUTI EVANGELICI - 1
l
i
Villa Elisa: un ambiente
al servizio delle persone anziane
Iniziamo con questo numero una serie di interviste
sul futuro degli istituti evangelici delle valli. Una prima serie di interviste riguarderà Villa Elisa, la Foresteria Valdese, Villa Olanda, la Casa delle Diaconesse,
la Scuola Media Valdese di Torre Pellice, l'Asilo per
anziani di San Germano.
Il primo servizio riguarda il Foyer Villa Elisa,
istituto appartenente all’YWCA, che ha sede in Torre
Pellice, via Angrogna 10.
— Di Villa Elisa sulla
stampa evangelica si parla
poco. Forse perché non
Uipende da organizzazioni
evangenclie, ma dall’UCDG-VWCA (Uniord cristiane delle giovani). Chiediamo a lei signorina Gay, che
è stata direttrice di Villa
Elisa per diversi anni ed
ora è ospite della casa, di
parlarci della storia e dell’evoluzione del Foyer Villa
Elisa.
— La Signora Elisa
Schalck, una delle due fondatrici deirUCDG in Italia, alla sua morte ha lasciato la sua residenza di
campagna aU’UCDG affinché si realizzasse un foyer
per le ragazze che andavano alla Scuola Normale.
Durante la stagione estiva
la casa serviva per persone
in vacanza. Una volta che
la Scuola Normale s’è chiusa il foyer ha accolto persone di qualsiasi età e condizione economica e sociale. Rispetto aU’inizio il
Foyer e cambiato. Oggi
ospita soprattutto persone
anziane poiché le richieste
in questo senso sono parecchie. Riguardo alle
strutture abbiamo fatto
costruire, tempo fa, una
casetta in fondo al giardino, grazie ad un prestito
poiché non c’era denaro.
Cosi oggi si può disporre
di 8 camere in più. Questa casetta è ora collegata al corpo della casa
grande attraverso un lungo corridoio.
— Secondo lei ci vogliono dei requisiti particolari
per lavorare in una casa
come questa?
— Personalmente ho
sempre fatto questo lavoro, sia qui che in altri
foyer dove sono stata, con
spirito vocazionale. Ci sono
stati tempi difficilissimi,
per esempio durante la
guerra quando s’è rischiato di morire di fame. Ma
con le ragazze ho avuto
tante soddisfazioni: ricomincerei questo lavoro di
testimonianza cristiana! Ai
miei tempi, ci si occupava delle giovani non solo
sotto il profilo materiale
ma anche quello spirituale. Si cercava di creare
una atmosfera familiare
per queste giovani che vivevano lontano dalle loro
famiglie. Per loro si facevano riunioni, conferenze,
dibattiti; dopo cena leggevo loro un pensiero o un
episodio biblico. Anche qui,
recentemente, ho lanciato
l’idea di fare ogni tanto
degli studi biblici e quasi
tutti gli ospiti hanno aderito. Anche i cattolici. Un
signore ebreo mi ha persin
ringraziato della proposta.
E quella sera, era l’ultimo
dell’anno, abbiamo pregato, cantato e letto insieme dei Salmi. Quando a
Natale e a Pasqua ci riuniamo, tutti partecipano
ed apprezzano.
— Come ospite quindi
come si trova?
— Bene. Noi qui, abitando vicino al centro di Torre, siamo privilegiate per
la possibilità di contatti
vari. Nella casa regna
uno spirito molto buono.
Si cerca di fraternizzare e
di aiutarci reciprocamente.
Alla presidente del comitato della casa, signora
Abate, abbiamo chiesto ulteriori precisazioni sui problemi inerenti al foyer.
Ecco la risposta:
— Questa Casa non è
stata creata a scopo di lucro. Essa vuole soltanto
aiutare quelle persone anziane che non possono pagare somme enormi per
vivere in una pensione.
Certamente abbiamo delle
dittìcoltà economiche. Per
es. per il riscaldamento
abbiamo avuto spese straordinarie. Io spero che
nell’immediato futuro altre
persone comincino ad interessarsi a Villa Elisa; sarebbe bello se si potesse
costituire un gruppo di
« amici di Villa Elisa » per
aiutare a integrare la somma di chi non arriva a
pagare, oppure per venire
incontro alle enormi spese
di conduzione. Non ci sono
contributi da parte di enti
pubblici; la casa è completamente indipendente.
La signora Cavazzani che
per 10 anni ha diretto il
loyer, dai 1961 al 1971, ha
aggiunto d’aver sempre accettato il suo lavoro con
spirito ottimista. « La casa
era sempre piena anche di
insegnanti e studenti. Era
un ambiente familiare e
sereno ». Durante la sua direzione s’era provveduto a
rifornire d’acqua calda tutte le camere. Questo semplificava il servizio al personale e rendeva più comoda la vita agli ospiti.
Infine secondo la Cavazzani uno dei problemi più
grossi di tutta la casa
è quando gli ospiti stanno
male. « La casa — conclude
— è concepita per persone
Ospiti dell’Istituto nel soggiorno del Foyer.
autosuffìcienti. Mandarli all’ospedale è la cosa più
triste ».
L’ultima impressione la
abbiamo raccolta dalla signorina Ive Pons, ospite
per un certo tempo della
casa in convalescenza postoperatoria: « ci vorrebbero
più case di questo tipo e
con questi scopi ».
intervista a cura di
Marie-France Coisson
VAL GERMANASCA
No allo violenza
contro la persona
Il gruppo della Val Germanasca che porta avanti
lo studio sulla « comuhità
delle donne e degli uomini nella chiesa », aveva
chiesto ai pastori del III
Circuito di predicare sul
problema della violenza
contro la persona in riferimento alla proposta di
legge di iniziativa popolare contro la violenza sulle
donne. È stato fatto domenica 2 marzo. Inoltre la
proposta di legge è stata
illustrata, in alcune comunità dalle donne stesse, ricordando la presa di posizione dell’assemblea della
Federazione delle chiese di
novembre che invitava le
DIBATTITI
Quale futuro per
gli ospedali dèlie valli?
Sui problemi sollevati
dall’intervista del prof. Dario Varese pubblicata sul
n. 5/80 pubblichiamo le
parti essenziali di una prima lettera:
Nell’intervista al prof.
Dario Varese si accennava
alla possibilità che la Regione smantellasse gradualmente gli ospedali di Torre Pellice e Pomaretto per
concentrare all’Osp. Civile di Pinerolo, debitaménte ampliato, tutto il popolo dei malati delle due
valli.
A me ed a moltissimi
lettori con cui ne ho parlato, è parsa una cosa
enorme per parecchi motivi.
Ne cito solo due. Anzitutto quello storico. Questi due istituti, sorti in
tempi lontani, ancora duri ed ostili per la chiesa
valdese, sempre poi via via
migliorati ed ingranditi
con amore e sacrifìcio da
tutte le popolazioni locali
e dai loro rappresentanti
ed amici, costituiscono un
bene, un patrimonio, un
punto fermo del nostro
passato che, anche nel mutar degli eventi, ed in vista di un futuro un po’ più
a misura d’uomo, non dovrebbe essere lecito abolire con una delibera di vertici o un colpo di regolamenti.
In secondo luogo, ma in
primo per importanza, c’è
appunto la componente
umana da privilegiare.
Ma come! Ora che in
Italia si sta riscoprendo il
valore del decentramento,
dell’autogestione, della partecipazione di tutti (v. le
stalé
di a. charbonnier
materiale apistico
miele - polline - pappa reale
10062 luserna s. giovanili
località bianchi, 1 - tei. 0121/932272
scriveteci^
vi risponderemo
a cura di GIORGIO GARDIOL
In questa rubrica ospitiamo le risposte dei nostri esperti ai quesiti dei lettori.
Se avete domande sui problemi più vari, dal diritto all’economia, dall'agricoltura all’urbanistica, ai servizi sociali, ma anche di
cucina, di giardinaggio e bricolage scrivete a Eco delle valli valdesi Rubrica « scriveteci vi risponder emo » - casella postale - 10066
Torre Pellice. Risponderemo a tutti sul giornale.
Prenotazioni
per telefono?
Da anni sono abbonato
all'Eco delle Valli che leggo sempre volentieri e visto che tutti possono rivolgere delle domande a
cui si risponderà ne presento una anch’io. Non
possiedo un’automobile e
per fare la prenotazione di
un elettrocardiogramma ho
dovuto recarmi, benché
sofferente di cuore, personalmente all’Ospedale Valdese di Torre Pellice facendo, tra andata e ritorno, quasi 1 chilometri a
piedi con il pericolo di scivolare sul ghiaccio. Ho dovuto fare così perché mi
hanno detto che non è possibile fare una prenotazione p&r telefono. Non mi
sembra giusto. Soprattutto per noi anziani che, in
questi mesi invernali, col
ghiaccio e col freddo dobbiamo affrontare lunghi
tragitti a piedi. Perché non
è possibile fare una prenotazione per delle analisi
con il telefono?
Un pensionato
Angrogna
Risponde la C.I.O.V.:
Ci dispiace veramente
per il lèttere di Angrogna
per il fatto generato certamente da un equivoco.
Precisiamo pertanto e
confermiamo le disposizioni relative alle prestazioni ambulatoriali presso
i nostri Ospedali di Pomaretto e Torre Pellice.
1) Gli esami di laboratorio e di radiologia devono essere prenotati presso
gli Ospedali producendo le
debite richieste mediche.
Tale prenotazione quindi
deve essere fatta da una
persona che può anche non
essere l’interessato, ma che
sia in grado di recepire e
riferire le eventuali e necessarie istruzioni del caso.
2) Gli elettrocardiogrammi possono essere
prenotati telefonicamente
od anche eseguiti senza
prenotazione nei giorni di
lunedì, martedì e mercoledì, dalle ore 8 alle ore 10.
In casi urgenti gli elettrocardiogrammi possono
essere eseguiti in qualunque momento.
Il Presidente
Ing. C. Messina
chiese locali a cogliere questa occasione « per promuovere una riflessione... e
per favorire la raccolta delle firme anche come moménto di presa di coscienza delle discriminazioni ancora esistenti nei confronti delle donne ».
Sono state raccolte delle
firme a Pomaretto, Maniglia e Chiotti.
Potrebbe essere sempre
più significativo per le nostre comunità se dei gruppi di lavoro proponessero
dei temi di sermoni o di
riflessione biblica ai pastori o concistori.
M.F.C.
API - Onoranze
e trasporti funebri
— - Disbrigo di tutte le pratiche inerenti ai
decessi
— Prelievo salme da tutti gli ospedali
— Trasporti in Italia e all’estero
— COFANI COMUNI E DI LUSSO
— Unica ditta autorizzata con diritto di
privativa ai trasporti nei Comuni di Torre Pellice e Luserna S. Giovanni.
— Servizio ininterrotto
TORRE PELLICE - Via Matteotti, 8, - Tel. 932052
LUSERNA S. GIOVANNI - Viale De Amicis, 6 - Tel. 90771
BIBIANA - Via Pinerolo, 6 - Tel. 932052
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MONTANARO - Piazza L. Massa, 17 - CALUSO . Via Micheletti, 3
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unità di quartiere, i centri per anziani ecc.) qui si
vuole tutto accentrare in
una struttura mastodontica in cui dovrebbero confluire, con grande disagio
materiale e psicologico,
tutti i malati (e i loro parenti) da Bobbio a Frali,
da Angrogna a Massello...
Infine mi domando: che
cosa pensano di questo
progetto le due Comunità
Montane? E le strutture
valdesi che sono pure i
portavoce degli abitanti locali come mai tacciono anch’esse? (...)
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8
CRONACA DELLE VALLI
CONDIZIONE FEMMINILE ALLE VALLI ■ 2 Notizie utili
14 marzo 1980
Il mio
ragazzo teme le responsabilità
ma io voglio aiutario a crescere
Aumentano le pensioni
I Sindacati dei pensionati CGIL, CISL, UIL comunicano gli aumenti delle pensioni decisi recentemente dal
Governo.
PENSIONI AL MINIMO
__L. 10.000 dal 1“ maggio 1980 e la pensione passa a L.
— cón^oÌtre’lS anni di contributi altre 10.000 lire di aumento dal 1° luglio 1980 e la pensione passa a lire
Una donna, una ragazza e un'anziana, intervistate
nelle Valli Germanasca e Chisone, rappresentano
esempi significativi della condizione della donna alle
Valli, La serie di interviste, iniziata sul numero scorso, prosegue con questo e si concluderà col prossimo.
I nomi che appaiono nelle interviste sono immaginari,
le persone sono reali.
— Non mi pare molto
bello. Come mai continui
a frequentarlo?
li, maschi e femmine, con
gli stessi diritti e doveri?
— Puoi starne certa.
Mirella è una ragazza di
diciotto anni circa, è disoccupata e vive con i genitori.
idee e anche se dice di essere d’accordo lo spaventano un po’.
— Sono certa che cambierà e diventerà più maturo, voglio aiutarlo a crescere. Anche lui vuole un
mondo più giusto, è solo
più prudente, più schivo.
— Credi che la scuola
che hai frequentato ti abbia fornito la preparazione giusta per educare dei
bambini?
— Vi vedete sovente?
— Che lavoro ti piacerenbe fare, Mirella?
— Ho scudiato da maestra, ma larei qualsiasi
cosa, ancne la commessa.
Auesso uipenüo compietamente aai miei e devo discutere tutti i miei acquisti con loro; non mi negano nulla, ma non mi sento
iioera.
— Se troverai un impiego, continuerai au abitare
111 iamigaa?
— Non poi molto: l’emancipazione della donna
l’ha capita a modo suo.
Ognuno di noi, a sentire
Rico, è libero di fare ciò
che vuole; così quando desidera uscire con i suoi
amici lo fa dicendo che
posso fare altrettanto, capisci? A volte vorrei che
stesse con me e ci resto
male; certo posso uscire
con le amiche ma non è
la stessa cosa.
— Hai ra^one, le cose^si
cambiano discutendone insieme ma non è facile convincere un uomo a rivedere le sue posizioni.
— È colpa anche dell’educazione che ricevono fin
da piccoli. Se la mamma
di Rico non lo avesse sempre viziato lui non si
aspetterebbe che, una volta sposi, io faccia altrettanto.
— ’Tu sei maestra; se
un giorno riuscirai a fare
scuola insegnerai ai tuoi
alunni che sono tutti ugua
— Temo proprio di no,
secondo me ho avuto troppo modo di approfondire
delle cose come il canto
e il disegno e non ho invece potuto studiare bene la
pedagogia e la psicologia,
si studiavano sempre le
teorie pedagogiche di filosofi vissuti cent’anni fa e
per di più maschi. Puoi
capire con le idee di una
volta quanto pratici di
bimbi saranno stati! Se
vuoi una cultura viva devi fartela tu, da sola, leggere, discutere, farti delle
esperienze.
a cura di Edi Merini
— Non so, mi piacerebbe
trovare un alloggio da diviaere magari con qualche
amica ed essere indipendente. Non è una decisione laciie.
— Tu sei valdese, Mirella, ma hai rifiuUto la Confermazione. Come mai?
ANGROGNA
— Sei fidanzata?
— Sì, esco con un ragazzo cne si chiama Rico
aa tre anni, lui è impiegato.
— Non pensi di sposarti?
— Anche questo è un
grosso problema. Uscire
insieme e un conto, vivere sotto lo stesso tetto un
altro: Rico mi ama, ma è
molto viziato, sua mamma gli fa tutto e dalla moglie si aspetterebbe lo stesso tipo di dedizione. Io
non sono il tipo: sono disordinata, ho sempre la
testa nelle nuvole, porto
magari gli stessi jeans per
un mese — ride nervosamente— certo vivere con
Rico mi piacerebbe — aggiunge un po’ vergognosa.
— Non che io sia atea,
tutt’altro; credo in un Essere Superiore ma rifiutando la Confermazione ho
voluto dare un calcio alla
società, ai miei. Vedi, la
religione me l’hanno sempre imposta: andare al
tempio era uno dei miei
doveri come aiutare in cucina, essere gentile, studiare, una cosa da fare senza
discutere. Così mi sono riaellata.
Chiesta una variante
al Piano regolatore
162.950.
PENSIONE SOCIALE .
__L. 20.000 d’aumento dal 1° gennaio 1980 e la pensione
passa a L. 102.350.
LAVORATORI AUTONOMI (Artigiani, Coltivatori Diretti, Commercianti):
— aumento di L. 25.200 dal 1“ luglio 1980 per i pensionati con 60 e 65 anni di età e la pensione passa a lire
142 950*
— autonomi invalidi con meno di 60 anni di età se donne e meno di 65 se uomini L. 10.000 dal 1° luglio 80.
— semestralizzazione dal 1“ luglio 1980, il che significa
un ulteriore aumento di circa 10.000 lire per i minimi e di circa 30.000 lire per le pensioni superiori al
minimo.
INVALIDI CIVILI , , , , , mon
— le pensioni aumentate a L. 100.000 dal 1 luglio 1980.
Per l’attuazione dell’aumento sui minimi dei pensionati che hanno più di 15 anni di contribuzione occorrerà
sicuramente ricostruire il numero dei contributi di
ciascuno. Quindi i Sindacati dei Pensionati CGIL-cpuUIL hanno predisposto un apposito servizio per aiutare
i pensionati a ricostruire i propri anni di contribuzione.
Ogni pensionato che ritiene di avere maturato oltre
15 anni di contributi può presentarsi per informpioni:
PINEROLO: Via Demo 8 - lunedì dalle ore 9 alle 12 venerdì dalle 16 alle 19 - sabato dalle 9 alle 12.
SAN GERMANO CHISONE: Presso Bar Charbonier Via
Vinçon 28, secondo martedì del mese dalle ore 8.45
alle ore 9.45.
VILLAR PEROSA: Soc. Agricolo Operaia Via Bianciotto
47 - martedì dalle ore 18.30 alle 19.
RINASCA: Presso Municipio - secondo martedì del mese
dalle 11.30 alle 12.
PEROSA ARGENTINA: Presso CGIL V.le D. D Aosta 11
- martedì dalle 15 alle 18.
PERRERO: Presso Municipio - 3" martedì del mese dalle 10 alle 11. , . „ o
LUSERNA SAN GIOVANNI: Pasticceria, Via Roma, 3 venerdì dalle 10.30 alle 12.
TORBE PELLICE: Presso CGIL Via Repubblica 11 venerdì dalle 9.30 alle 10.30.
— Se un giorno avrai
dei figli vorrai che siano
battezzati?
— Credo di no; insegnerò loro che esiste Dio ma
lascierò che da grandi scelgano da soli a quale chiesa appartenere.
— Pensi che eventualmente Rico sarebbe d’accordo con te?
— Come la vedresti tu
la vita di coppia?
— Oh, sono convinta che
richieda molta maturità,
molta voglia di dare. Deve
essere costruita tutti i
giorni: fantasia, decisioni
prese insieme e lavori domestici divisi in parti uguali. Lui conosce le mie
— Per adesso dice di sì,
ma ho i miei dubbi. Lui è
più attaccato alle tradizioni e poi non vorrebbe addolorare le rispettive famiglie. Del resto il problema è lontanissimo, come
ti ho detto sarà difBcile
che io e Rico ci sposiamo,
preferisce restare in casa
sua servito a puntino e
uscire con me quando lo
desidera, senza responsabilità.
Due le delibere di una
certa qual importanza votate dal Consiglio Comunale di Angrogna nel corso della riunione, durata
oltre quattro ore, del 28
febbraio.
La prima concerne il
progetto preliminare del
Piano Regolatore Intercomunale, approvato all’imanimità dopo la richiesta
di inserimento di una specifica normativa che, se accolta in sede di comunità
Montana, permetterà il recupero edilizio di tutti i
fabbricati adibiti ad abitazione permanente, indipendentemente dalle zone
di ubicazione, e senza dover ricorrere a complesse
pratiche burocratiche.
L’integrazione al Piano
è stata voluta allo scopo
di agevolare in qualche
misura la popolazione residente, soprattutto coloro
i quali, non essendo agricoltori a titolo principale,
potrebbero venire a tro
varsi nell’impossibilità di
procedere al restauro dei
loro vecchi caseggiati.
La seconda delibera riguarda la concessione in
affitto alla Cooperativa Agricola, per la durata di
20 anni e a un prezzo simbolico, dello stabile di
Chiot dl’Aiga.
L’edificio, grazie a un
contributo regionale di 88
milioni, verrà riadattato,
per conto della Cooperativa, e riportato a quella che
era la sua destinazione originaria: ridiventerà dunque un mulino, con tanto
di forno e di locali per la
panificazione.
Il Comune si è altresì
impegnato a sostenere Tiniziativa con un primo stanziamento di 2 milioni, che
serviranno alla Cooperativa per far fronte alle spese
del mutuo.
j.l.s.
L’angolo di Magna Lìnota
Nel numero del 9/liri9
di «Famiglia cristiana» (il
settimanale più diffuso oggi in Italia, dice la pubblicità) fra un articolo su
« Gesù, centro della storia » e un altro su «Natale è amore » ho trovato
ben sette pagine, riccarnente illustrate, dedicate ai parà « soldati un po’ speciali » come li definisce il sottotitolo.
E vero che l’autore sottolinea la loro attività « in
pace e non soltanto in
guerra » per soccorsi impossibili e riparazioni urgenti in località isolate, e
dichiara di voler fare cronaca e non celebrazione.
Ma poi ammira il coraggio fisico, la disciplina, lo
spirito di corpo, e presenta il generale « che sembra
finto, tant’è perfetto. Cinquant’anni, bell’uomo, alto,
secco, capelli brizzolati,
occhi chiari e taglienti, cipiglio del capo ». A lui fa
venire in mente un attore
di Hollywood, a me, a parte qualche dettaglio, ricor
da piuttosto il generale
Graziani, ai bei tempi della "pacificazione” della Libia con lo sterminio dei
beduini.
Continuo la lettura:
« Uno spiega quali devono
essere le prerogative dell’azione paracadutista: sorpresa, violenza, aggressività, spregiudicatezza ». Il
generale ordina di smettere l’addestramento nel fango, sotto la pioggia battente: « un po’ a malincuore
s’irrigidiscono sull’attenti,
con un urlo: Folgore ».
Il rancio è ottimo e abbondante: è impressionante quanto mangiano. Uno
di loro racconta: « Lavoravo in una fabbrica di stoffe in Svizzera, e quando
tornavo al paese non ero
nessuno. Adesso che vado
in divisa, mi fermano le
ragazze ». E il cronista
commenta: « Sembrano felici davvero ».
Io invece mi sento piena
di disagio: anche se sono
donna, vecchia e pacifica,
capisco che si sia costret
ti a lottare, anche con la
violenza, per non diventare complici di una violenza più grave; ma questa
specie di carosello pubblicitario sulla carriera militare nel corpo dei paracadutisti « ragazzi normali
che noi addestriamo per
compiere azioni eccezionanon mi entusiasma.
li
Per l’anno del Signore
1980 un settimanale che si
definisce cristiano, edito
dalla Società San Paolo e
venduto alla porta delle
chiese, non ha da proporre ai giovani d’oggi un modello migliore di questo,
di « violenza, aggressività e
spregiudicatezza »?
Magna linota
L’angolo di Magna Linota è aperto a chi voglia
sottoporle problemi, esprimere pareri, avanzare richieste. Indirizzare a: Magna Linota. Eco delle Valli Valdesi, Casella Postale,
Torre Pellice.
MASSA E MERIBA, itinerari di fede nella
storia delle comunità
di base.
Pagine 850, prezzo di
copertina L. 17.000.
Il volume, che uscirà
in aprile, può essere
acquistato anticipando
il prezzo scontato di
L. 11.000 mediante prenotazione presso:
— Editrice Tempi di
Fraternità, C.so Palermo 102 - 10154
Torino;
— Editrice Claudiana,
via Principe Tornmaso 1, 10125 Torino, ccp 20780102.
Medici per la guardia medica
P.LM, - Habitat
di Aragno e Nicolino
arredamento d’interni
Via Vittoria Veneto, 16 - Tel. 0121/909962
LUSERNA S. GIOVANNI
STUDIO ”1L FOTOGRAFO’
Renato RIBET
Presenta : nuove proposte
per matrimoni, servizi in genere, nuove idee per
la fotografìa industriale, pubblicitaria, dépliants.
Foto artistiche d'epoca, ritratti, riproduzioni
VILLAR PEROSA (To) - Via Nazionale, 55
NOVITÀ’
ARNALDO NESTI
DEL PRIVATO
significato della stampa devozionale
italiana
pp. 248, L. 7.300, « Nostro tempo » n. 30
UNA CULTURA
Morfologia e
Ampia ricognizione che si propone non tanto
di denunciare gli aspetti più scandalistici dei
vari periodici pubblicati da Santuari, Orfanotrofi e Opere pie cattoliche, quanto di coglierne
il significato sulla scorta di talune intuizioni di
Antonio Gramsci.
■ La diagnosi di Nesti non investe solo alcuni
aspetti ritornanti di un «male oscuro» tipico
di alcune culture cattoliche, ma coglie anche la
loro ripercussione nel sistema socio-politico e
nella vicenda collettiva nazionale. .
- In appendice: « Religione e società ». Per una
analisi del fenomeno religioso in Italia.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 Torino
c.c.p. 20780102
■
La Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca
cerca Personale Medico per l’espletamento del servizio
di guardia medica notturna, prefestiva e festiva sul territorio dell’Unità Locale dei Servizi n. 42.
£ richiesta una disponibilità oraria variabile dalie
12 alle 30 ore settimanali, articolate in turni di guardia
di max. 12 ore.
I sanitari che aspirano all’incarico dovranno far pervenire domanda all’Ordine Provinciale dei Medici entro
il 30 aprile 1980, per l’iscrizione nelle apposite graduatorie zonali. . . 1
Per ogni ulteriore informazione e chiarimento, rivolgersi alla Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca, p.za Libertà, 1 - Pomaretto - tei. 81190/81497.
9
POMARETTO
Visita in Francia
CRONACA DELLE VALLI
XVII Febbraio
Nei giorni 23, 24, 25 febbraio, la
corale di Pomaretto, accompagnata dal Pastore Renato Coisson, è stata ospite della comunità protestante di Bourgoin-Jallieu {cittadina ad una cinquantina di chilometri da Lione)
Il viaggio effettuato in treno,
si è svolto senza troppi inconvenienti e nel pomeriggio di sabato 23 la comitiva è giunta a destinazione. Dopo la visita al museo locale, un’agape fraterna, e
la proiezione di alcune diapositi- .
ve delle valli valdesi e di Lione e
Valdo, i coralisti ed accompagnatori (dei quali faceva anche parte il pastore Lami Coìsson) sono
stati alloggiati dalle famiglie
evangeliche e non evangeliche
della zona, dove hanno avuto
modo di chiacchierare fraternamente su vari argomenti. Il momento principale del programma
è stato rincontro della giornata
di domenica 24 nella nuova cittàquartiere di Roches a Villefontaine, della comunità valdese di Pomaretto con ex valligiani o famiglie originarie delle valli valdesi;
ricordiamo così dei Rostan e
Travers di Inverso Pinasca, dei
Bellion e Armand Pilón di Torre
e Villar Pellice, famiglie originarie di Rorà, alcuni Pons di Maniglia, dei Costantino di Pomaretto,
dei Bounous di Pramollo e S.
Germano Chisone, ecc. Bisogna
perciò sottolineare Timportanza
di questo fatto: che è stato runico incontro del genere, che si sia
tuttora effettuato nella zona.
Il programma della giornata è
stato nutrito. Dopò il culto, gli
ospiti guidati dal sindaco locale,
hanno visitato i nuovi quartieri
della città di Roches Villefontaine, concepiti e realizzati con
una urbanistica molto avanzata,
ecologica e razionale. In seguito
al « buffet campagnard » consumato alla « Maison polir tous »
abbiamo ricevuto i saluti da parte dei sig.ri: Baridon ex deputato al parlamento nazionale e con-sigliere comunale a Lione; il Pastore Cadier, informatore regionale delle chiese e redattore del
settimanale « Reveil »; il Pastore L. Mordant, rappresentante dell’« Association d’Etudes
Vaudoises et historiques du Luberon » che per partecipare all’incontro si era fatto nella mattinata più di 300 chilometri; ed
infine il pastore Stuart.
Al termine il pastore Renato
Coìsson ha tenuto una conferenza su « 8 secoli di storia valdese »; il tutto è stato allietato dai
canti della corale.
Il viaggio è terminato lunedì
sera, con la solita allegria e canti che, nonostante la stanchezza
ed il mal di denti del pastore
Coìsson, accompagnano sempre
oggi e domani
le gite della nostra corale. Bisogna infine ricordare e ringraziare in particolar modo la sig.na
Costabel, che aiutata dal simpatico ed instancabile Pastore Martin e signora, ha fatto in modo
da rendere accogliente e ben organizzato l’intero incontro.
Daniela Pons
TORRE PELLICE
Il tema dell’Evangelizzazione
è stato discusso alla fine del
culto di domenica scorsa. Sono
state fatte delle proposte che
un gruppo, liberamente costituitosi, raccoglierà in un ordine
del giorno che verrà presentato
all’Assemblea di Chiesa del 16
marzo (ore 10). Questo gruppo
si riunirà venerdì 14 alle ore
20.30 alia Casa Unionista. Ognuno . può partecipare é ^ portare
ulteriori contributi operativi.
Alla Assemblea parteciperà la
Commissione Esecutiva Distrettuale che inizierà cosi la sua Visita di Chiesa alla nostra comunità. I membri della CED saranno tra noi anche nei giorni
successivi e incontreranno il Concistoro e i responsabili delle varie attività in alcune riunioni,
già programmate. La visita alle
diverse attività si concluderà
con il culto del 23 marzo.
• Domenica 16 alle ore 20.30
i catecumeni di 4° anno presenteranno le loro domande di ammissione in Chiesa al Concistoro in una riunione a cui tutti
possono partecipare.
La presenza del maggior numero possibile di membri della
comunità a questo incontro potrà essere un segno di solidarietà verso questi giovani in un
momento così importante della
loro vita di credenti. Anzi, il loro incontro con i fratelli della
Chiesa di cui desiderano far
parte sarà per alcuni di loro più
significativo in questa occasione
che non la domenica della confermazione.
• La nostra comunità si è raccolta ancora una volta intorno
ad alcune famiglie colpite dal
lutto.
Di Augusto Armand Hugon vogliamo ancora ricordare l’attiva partecipazione alla vita della
Chiesa: per moltissimi anni egli
fu eletto come deputato di Torre
Pellice ai Sinodi e alle Conferenze Distrettuali;
A distanza di un mese dalla
morte del figlio, è deceduta,
pressò l’Ospedale Valdese, Costanza Michelln Salomon ved.
Salvagiot, mentre all’Ospedale
di Pinerolo, dopo lunghe sofferenze ha terminato i suoi giorni
Barlolomeo Malan.
Alle famiglie la comunità rinnova i sensi della sua fraterna
simpatia.
Concludiamo con questo numero le cronache relative alle celebrazioni del 17 febbraio alle
valli:
nostra sòlidarietà e il nostro
pensiero: chiediamo a Dio di
farla tornare presto in mezzo a
noi, guarita.
ANGROGNA
In questa rubrica pubblichiamo gli avvisi inerenti ad iniziative di carattere
ecumenico, cuiturale e civile che ci pervengono in tipografia entro le ore 9
di ogni lunedì (tei. 0121/91334).
CHIOTTI — Proiezione di films. Nel
programma delle attività soclo-rioreative che si svolgono a Chiotti è compresa la proiezione di films a cui tutti
sono invitati.
Ecco l'eienco delle proiezioni per I
prossimi mesi: 15 marzo: Indians
(dramma epico); 29 marzo: Zanna
bianca (avventuroso); 12 aprile.
Corvo Rosso, non avrai il mio scalpo
(western); 24 aprile: La 5‘ offensiva
(guerra): 3 maggio: C’era una volta il
West (western).
I films saranno proiettati nella scuola di Chiotti, alle 20.30.
ANGROGNA — il giorno 16 marzo, a
ChIot'dI’Aiga (Scuola Elementare), con
inizio alle ore 14, e al Gapoluogo (Municipio), con inizio alle ore 20.30, si
terranno due assemblee pubbliche per
discutere l'attività svolta dall’Amministrazione Comunale in questi cinque
anni.
PINEROLO — Su iniziativa dell'Assessorato all'Istruzione del Comune di
Pinerolo, venerdì 14 marzo alle ore 21
presso il Cinema Primavera, in Via
Marro, verrà proiettato il film « La
Sindone».
Seguirà un dibattito cui parteciperanno due sindonologi cattolici e Carlo
Papini, direttore dell'Editrice Claudiana.
Al culto di domenica 9 presieduto dai giovani del PrassuitVernè (il testo della loro predicazione verrà allegato alla prossima «Sentinella») hanno partecipato anche i catecumeni dei
IV anno di Pomaretto, accompagnati dal past. Coisson, che hanno trascorso una giornata di
studio a Pradeltorno.
Nel pomeriggio le Unioni Femminili di Torre Pellice e Angrognà' si sono incontrate nella Sala
per uno scambio d’idee sul tema della comunità. Nelle riunioni di questa settimana (Baussang. Mar tei, Cacet) prosegue
l’esame del documento sui rapporti tra valdesi, metodisti e
battisti.
• Tra il primo e quattro maggio la nostra Corale si reca in
Germania (Stoccarda) su invito
della comunità evangelica di
Esslingen che ospiterà l’intera
comitiva. Oltre i componenti la
Corale vi sono ancora posti disponibili. Costo previsto: 30.000.
Prenotarsi al Presbiterio, precedenza agli angrognini.
POMARETTO
Domenica 16 marzo p.v. alle
ore 10 è convocata l’assemblea
di Chiesa. O.d.g.: Relazione della « Commissione Culto ».
Pramollo:
Testimonianze
dei pastori emeriti
La sera del 16 febbraio in ogni
borgata si sono accesi i falò in
segno di gioia.
Un sole già quasi primaverile
ha invogliato molti a salire in
mezzo a noi per trascorrere insieme la giornata del 17. Il culto
con Santa Cena è stato presieduto dal pastore Micol che ringraziamo per il suo toccante
messaggio ; ha partecipato la corale con l’esecuzione di due canti, Al bambini della scuola domenicale e a tutti quelli presenti
al culto sono state. distribuite,
come di consueto, tiih’arancia e
una brioche che ci è offerta ogni
anno dalla panetteria Blanc di
Rue, a cui vogliamo dire grazie
da queste righe. Infine ci si è
ancora ritrovati quasi tutti insieme alla trattoria « Genzianella » dove ha airuto luogo il pranzo comunitario ; eravamo in molti, ma sarebbe bello che tutti potessero partecipare, non tanto
per il «mangiare e bere», quanto per il fatto di stare insieme
e sentirci fratelli. Abbiamo avuto la gioia di rivedere ancora in
mezzo a noi, in questa occasione,
gli ex-pastori emeriti Che sono
stati a Pramollo, con le loro signore : i pastori Rostan, Marauda e Micol.
• Il 23 e. 24 febbraio la corale
di Pramollo- con alcune persone
che Thanno accompagnata, è andata a Marsiglia, invitata dalTUnion Vaudoise: sono state due
giornate molto diverse, per tutti colorp che ogni giorno lavorano, e molto belle. La domenica abbiamo partecipato, cantando, al culto nel tempio di Rue
Grignau, dove il pastore Genre
ha predicato ; dopo circa 200 persone si sono riunite nella sala,
appena rimessa a nuovo, per il
pranzo che ci è stato servito da
un gruppo di fratelli e sorelle
deU’Union Vaudoise marsigliese
che hanno veramente « sudato »
per accoglierci così bene. Il pomeriggio è trascorso fra discorsi e canti, nella gioia, e ci è ancora stata offerta la cena, per
rimanere insieme proprio fino
all’ultimo, prima della partenza.
Vogliamo ringraziare con tutto il cuore le famiglie che ci
hanno accolti e ospitati come
fratelli, il. sabato sera; il sig.
Peyronel che ci ha aspettati e
guidati attraverso la città permettendoci di visitarla in parte,
sia pure solo dal pullman; tutti
coloro che hanno lavorato per
darci la possibilità di sentirci
come a casa nostra e di trascorrere cosi bene queste giornate :
è ima gita che non dimenticheremo tanto facilmente. Il viaggio è andato bene, sia all’andata
sia al ritorno, senza ritardi né
intoppi e di questo dobbiamo
essere riconoscenti all’autista,
Enzo Bouchard, che ringraziamo.
Un grazie anche alla sig.ra Damaris Bisi che ha sostituito la
sig.ra Genre nella direzione della corale, compito non facile e
non sempre ricco di soddisfazioni...
• Alla famiglia Genre ed in
particolare ad Adelisa vanno la
Doni RIV-SKF
La sottoscrizione a favore degli Istituti Assistenziali Valdesi ha fruttato la
somma di L. 1.833.000 di cui:
Direzione RIV-SKF 200.000
Maestranze stabilimento 1.578.500
Ditta Merlo & Tebaldini 54.500
devolute a:
Rifugio C. Alberto Lus. S. G. 200.000
Asilo Vecchi S. Germano 700.000
Asilo Vecchi Lus. S. G. 450.000
Convitto valdese Pomaretto 240.000
Convitto via Angrogna T. P. 243.000
Totale
1.833.000
1° CIRCUITO
Incontro sulla
evangelizzazione
Ad Angrogna, domenica
16, ore 14,30, Sala Unionista del Capoluogo: Incontro di Circuito sul tema: « Evangelizzare oggi
alle Valli ».
Ali’assemblea partecipano i rappresentanti delle
diverse chiese ma la giornata è aperta a tutti.
VILLAR PEROSA
Venerdì 7 u.s. s’è svolto il
funerale di Peyronel Emilio, deceduto all’Ospedale di Pomaretto
all’età di 62 anni. Rinnoviamo alla vedova ed a tutti i familiari
la nostra fraterna solidarietà.
• Domenica 26 marzo ore 10:
culto e Assemblea di Chiesa. AlTo.d.g.: a) il parere dell’Assemblea sul « primo documento per
una rifiessione comune sulla situazione delle Chiese battiste,
metodiste e valdesi in Italia»,
che stiamo esaminando nel corso delle riunioni quartierali; b)
elezione di due delegati alla Conferenza Distrettuale e di uno al
Sinodo con relativi supplenti;
c) varie. Raccomandiamo vivamente ai membri comunicanti ed
a quelli elettori la partecipazione a questo incontro.
SAN GERMANO
Abbiamo avuto un altro lutto
nella oomunità: il fratello Adolfo Ciarriè ci ha lasciati a soli
58 anni in seguito ad una lum
ga e dolorosa malattia. Ai suoi
familiari la nostra sincera simpatia.
• IVIarìna Salvai e Franco
Ferrerò si sono uniti in matrimonio, sabato 1° marzo. Per
quell’oocasione • le due farniglie
si sono ritrovate nel tempio di
San Secondo, dove il pastore
Davite ha invocato sui giovani
sposi la benedizione del Signore. Gli sposi si stabiliscono a
San Secondo e facciamo loro i
nostri migliori auguri.
• La recita del XVII è stata
replicata una terza volta dinanzi ad un folto pubblico. Siamo
lieti per questo risultato che
premia il molto lavoro compiuto.
Un grazie particolare ai registi
Stefano Rostan e Franca Beux.
Una parte dell’incasso di questa
serata verrà versata al Comitato
del Collegio e della Scuola Latina.
• Ricordiamo che ogni settimana, la domenica alle ore 12.30
circa,' Radio Koala trasmette
una breve meditazióne tenuta à
turno dai pastori del II circuito. In marzo il tóma generale è:
« Venga il tuo Regno ». Per la
nostra zona Radio Koala si capta
sui 93,700 Mh.
• Ricordiamo ancora che la
campagna di appello, organizzata dalla nostra comunità, avrà
luogo dal 16 al 23 marzo col programma seguente: domenica 16
marzo culto ed incontro con
la Scuola domenicale, lunedì,
ore 20, riunione al Centro; martedì, ore 20, Balmas; mercoledì,
ore 20, Costabella, giovedì, ore
20, Bert; venerdì, ore 20, Gondini; sabato, ore 15, Riunione giovanile nella Sala, ore 20, culto
a Porte; domenica 23, ore 10.30,
cultò di chiusura, presieduto dal
pastore francese Kayayan.
• Il bazar, organizzato dall’Unione femminile avrà luogo
domenica 27 aprile.
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
Doni pervenuti nel mese di febbraio
L. 20.000: Comunità Valdese di via
Noaglio, To‘rino; De Matteis Renato
e Mireila, in mem. di Aldo Pellegrin
(Torre Pellice): Zii e cugini PiccatoPinotean, in mem. di Aldo Pellegrin
(Torre Pellice): Frache-Sartlrana, in
mem. dei ioiro cari (Torre Pellice); In
mem. di Lidia Fini, I parenti (Torre
Peliice): Nino e Alma Chauvie, In
mem. di Linette Monastier.
L. 24.875: Chiesa Evangelica di lingua Italiana Gemeidenkasse (Zurigo).
L. 25.000: Michi Cesan, in mem. di
Lidia Fini (Torre Pellice); In mem. di
Aldo Pellegrin, Frida e Roberta (Torre
Pellice).
L. 30.000: Charbonnier Paolo e Costanza.
L. 50.000: Aldo e Luisette BardoBellora, ricordando il caro papà; Osti
Damasio e Stellina, In mem. di Lidia
Fini (Torre Pellice): Chiesa Valdese di
Angrogna; Elena Michelin SalomonGiraudo (Bibiana); Vinay Aldo e famiglia (Ivrea).
L. 100.000: Elvira e Giancarlo Debettini, in mem. di Sebastiano Debettinl (Torre Pellice).
L. 150.000: Chiesa Valdese di Losanna; Laura, in mem. della sorella linette Monastier.
L. 450.000: Direzione e Maestranze
RIV-SKF di Villar Perosa, per un XVII
febbraio in fraterna armonia.
L. 459.660: Lascito sig.ra Pauline
Mazzali (New York - USA).
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Albarin - Ariette sentitaménte ringraziano quanti hanno partecipato al loro dolore per la scomparsa di
Giulio Albarin
Un ringraziamento al Comune di Luserna S. Giovanni e alle Associaziom
dell’Arma Aeronautica Sezione di Pinerolo e Nucleo Val Pellice.
Luserna «. Giovanni, 10 marzo 1980
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Costanza Michelin Salomon
Ved. Salifagiot
nell’impossibilità di farlo singolarmente, profondamente commossi, lingraziano tutti coloro che sono stati Ioto
vicini in questa triste circostanza. Rivolgono un particolare ringraziamento
al Pastore Zolta, al doti. De Bettìni
per le assidue cure prodigatele
scorsi anni, alla dottoressa Ornella Mi
chelin Salomon, al Personale dell’Ospedale Valdese, al gruppo corale, ai Sigg.
Delfina e Silvio Mattinai e al Sig. Albino Rivoira. . /
« Mon dine, henis l Istemel
et n’oublie aucun de ses
bienfaits! » (Salmo 103 ; 2)
Torre Peffice, 10 marzo 1980
RINGRAZIAMENTO
La famiglia di
Augusto Armand Hugon
nell’impossibilità di farlo singolarmente
desidera ringraziare parenti, amci e
tutti coloro che le sono stati vicini.
Un ringraziamento particolare viene
rivolto alla dottoressa Omelia Michelin Salomon; al professor Gay e ai suoi
collsdioratori deU’Ospedale di Pomaretto; al professor Paolino e alla sua équipe delle Molinette di Torino; al professor Peyrot, ai medici e al personale
dell’Ospedale Agnelli di Iteerolo^
Un ringraziamento speciale e infine
rivolto agli amici - dottor De ÌBettini,
dottor Gardiol, professor Genesi e alla
signora Velia Paschetto.
Torre Pellice, 7 marzo 1980
Domenico ed Elsa Abate con sentimenti di cristiana solidarietà prendono
viva parte al dolore di Olandine e familiari per la perdita dell’mdimenticabile caro amico Professore
Augusto Armand Hugon
Torre Pellice, 4 marzo 1980
AVVISI ECONOMICI
A S. BARTOLOMEO al mare affitto
nelle vacanze di Pasqua, luglio e
agosto, monocamera con servizi, nuovo, bene arredato, vicinissimo al
mare. Solo a referenziati. Tel. sig.
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A Luserne S. Giovanni : martedì
chiusa la farmacia Vasario, giovedì chiusa la farmacia Preti.
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Torre Pellice: Tel. 90118 - 91.273
Domenica 16 marzo
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Torre Pellice : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. G. Tel, 90.884-90.205
10
10
14 marzo 1980
UNA NUOVA RUBRICA
Costruire la pace
Eroina
A partire da questo numero
prende l’avvio questa nuova rubrica che, si prevede, avrà una
cadenza all’incirca mensile, a seconda delle notizie e dei dati di
cui potremo valerci. Saremo anzi grati ai lettori se vorranno
collaborare, inviando (in via Pio
V, 15, Torino) notizie e documenti attinenti al tema.
Ci pare superfluo sottolineare
i motivi che ci inducono a dare
un carattere il più continuativo
possibile al problema della pace
e degli armamenti. D'altra parte, sarà bene subito anticipare
che in questa rubrica si scriverà più di armi e di guerra che di
pace. Purtroppo infatti in un
mondo che — a parole — anela
alla pace, e parla di « salvarla »
e di « mantenerla », più che mai
la soluzione delle gravi tensioni
intemazionali viene affidata alla
potenza delle armi. Ecco allora
che il concetto di « salvare » o
« mantenere » la pace diventa
ambiguo, contraddittorio. Come
si può infatti « salvare » o « mantenere » una pace che a sua volta
è già premessa di conflitti armati?
La pace è un bene che va « costruito ». In modo particolare,
nella nostra fede di credenti, essa non può che poggiare su due
pilastri; la giustizia e l’amore.
Se dovessero mancare queste basi, che certamente possono essere accettate anche da altre fedi
come pure dal mondo cosiddetto « laico », sarà inutile parlare
di pace.
* * *
Iniziamo questa rubrica con la
pubblicazione di alcuni stralci di
una dichiarazione/proposta del
M.I.R. (Movimento internazionale della riconciliazione), che ci
pare assai significativa. Per chi
non lo sapesse, il MIR è un movimento ecumenico (ha numerose sedi in Italia) che riunisce
quali membri tutti colóro che
credono che l'amore, quale Gesù
Cristo ha manifestato, è l’unica
forza che può vincere ogni male.
Quale ruolo ha avuto ed ha la
Chiesa nella questione degli armamenti? Perché non è stata la
coscienza, la luce dell'umanità?
Perché i cristiani non hanno fatto l’impossibile per impedire questa aberrazione mostruosa, questo enorme, grandioso peccato
collettivo contro la vita stessa?
...La pace ben ordinata incomincia da se stessi: per essere
credibili, noi cristiani dobbiamo
confessare i nostri tradimenti
storici, così come fecero le chiese cristiane tedesche dopo il nazismo e i vescovi spagnoli dopo
Franco.
Dopo una premessa in cui si
constata che oggi disponiamo di
tante armi da poter distruggere
tutta l’umanità almeno trenta
volte, segue una confessione di
peccato a nome dell’intera cristianità per:
— aver sostenuto il disarmo
bilaterale che non è mai stato
eseguito da alcuna nazione;
Comitato di Redazione : Franco Becchino, Dino Ciesch, Roberta Colonna Romano, Niso De Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay, Marco
Pasquet, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Ornella Sbaffi, Liliana Viglielmo.
Editore: AlP, Associazione informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
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intestato a « la Luce : fondo di solidarietà », Via Pio V 15 - Torino.
« La Luce » : Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
— non aver combattuto l’equilibrio del terrore che è la sola
politica militare da cento anni a
questa parte e che è quanto di
più anticristiano si possa volere;
— aver voluto soluzioni a questi problemi solo attraverso prediche ai governi, colloqui personali con capi di Stato, organismi
internazionali rivelatisi sempre
inefficienti, e non attraverso il
richiamo alla coscienza delle popolazioni cristiane e la mobilitazione popolare contro la guerra;
— aver lasciato che altre popolazioni non cristiane (indiani,
cecoslovacchi, iraniani) inventassero metodi di difesa popolare
nonviolenta mentre i cristiani
erano quasi sempre dalla parte
degli aggressori;
aver lasciato che la ricerca
scientifica venisse strumentalizzata dai militari per scopi bellici (il 50% della ricerca mondiale
è finanziato dai militari);
— aver investito capitali in
azioni di industrie che costruiscono armi di distruzione;
— non aver condannato come
immorale la cessione di armi a
paesi esteri, anche dittatoriali,
e aver tollerato che la “cattolica”
Italia arrivasse al quinto posto
della vendita mondiale delle armi;
— non aver capito l’importanza dell’obiezione di coscienza all’esercito e non averla ancora
accolta come atto morale positivo;
— non aver ancora studiato
l’esempio di Gandhi e di Martin
Luther King per realizzare una
politica cristiana capace di risolvere anche i conflitti più gravi senza uccidere gli avversari.
Senza dilungarci in ulteriori
commenti, affidiamo ai lettori
ed alle Chiese questa « confessione » che ci sembra vada ampiamente meditata e discussa,
Roberto Peyrot
Droghe
(segue da pag. 1)
me effetto — una volta sperimentata la sua falsità — una
tragica leggerezza nei confronti
dell’eroina.
La frenesia
e il vuoto
Tuttavia mi sembra che limitarsi a questo livello del discorso presenti un pericolo e un limite. È pericoloso basare la
decisione etica su una, linea di
confine tra, diciamo così, dipendenza e indipendenza, perché
questa linea varia non solo in
base a valori quantitativi ma anche a fattori psicologici nel rapporto con la sostanza per cui è
una linea mobile e in pratica un
individuo ne conosce esattamente la collocazione solo quando
l’ha già varcata.
È inoltre limitato impostare il
problema centrandolo sul rapporto tra l’uomo e determinate
sostanze senza collocare queste
ultime in un contesto più generale: credo che dobbiamo imparare che le droghe vanno anche
valutate in base alla loro funzione nella società che le produce. Non possiamo dimenticare
che il contesto in cui queste sostanze ci sono presentate, legalmente o illegalmente, è una civiltà decadente, fragile, ansiosa,
instabile, che produce queste sostanze in funzione delle proprie
carenze. È una civiltà caratterizzata, tra le altre cose, da due
elementi costitutivi;
— la frenesia, che è prodotta
dall'ideologia dell’aumento : della produzione, del consumo, dei
bisogni, della concorrenza, dei
ritmi... Le droghe sono destinate
ad aiutare a tenere il passo con
l’ossessione di questa frenesia;
— il vuoto, che è fatto di un
frantumarsi di ideali, valori, prospettive, ma anche di affetti, rapporti interpersonali, sicurezze...
Le droghe assumono la funzione
di « riempitivo chimico » del vuoto spirituale quando non si riesce a colmarlo altrimenti.
Ma allora il discorso deve farsi più radicale e deciso che non
un pur necessario riaggiustamento dei termini della questione e
dei criteri valutativi: è necessario prendere in considerazione sì
il problema bruciante delle droghe, ma nel quadro di un progetto di contestazione del modello di vita che ci è proposto
dalla nostra società.
Ed è qui che si situa la nostra
particolarità di credenti: uomini e donne che devono saper trovare nell’Evangelo un modello di
vita radicalmente diverso da
quello proposto dalla società in
cui vivono. È chiaro che non
possiamo estraniarci dalla società di cui siamo parte e che non
saremo mai esenti da incoerenze
e contraddizioni, ma se non rinunciamo a svaporare il messaggio dell’Evangelo in una teoria puramente intellettuale, allora l’immagine del lievito nella
pasta ha da significare oggi scelte concrete anche in questo particolare campo.
In particolare penso che que
sta contestazione significhi ridurre per quanto sta in noi il
ritmo frenetico e l’invivibile spirale deH’esistenza, contestare tenacemente i consumi forzati, i
bisogni indotti, l’ideologia dell’aumento. In un mondo che assume l’ascesa come valore positivo dominante, abbiamo da ritrovare il valore dell’abbassamento, discepoli di un Signore
che « abbassò se stesso », non in
odio alla vita nostra e altrui,
rna proprio per amore della vita!
Significa inoltre vivere individualmente e comunitariamente
la concezione della vita che è
espressa nell’Evangelo e che ha
come metro fondamentale l’agàpe. Chi ha' conosciuto l’Evangelo identità. Da questo mondo egli
di Gesù Cristo ha conosciuto si distacca con grande fatica e
solo eccezionalmente trova la
forza e la costanza per reinserirsi nel mondo « normale » che
sovente lo rifiuta.
(segue da pag. 5)
Dalle considerazioni sovraesposte deriva un fondamentale pessimismo sulla possibilità di recupero del tossicomane, Tuttavia va riconosciuto che esistono
casi, sia pur rari, di guarigione
e che, inoltre, il tossicomane può
guarire da sé. Favorevoli esperienze di recupero si hanno soprattutto nelle comimità di lavoro nelle quali il tossicomane,
dopo il trattamento farmacologico della fase acuta, soggiorna
per alcuni mesi, sottoponendosi
ad un regime di lavoro intenso
e di distacco — prima totale e
poi parziale — dal mondo che
10 circonda. Attraverso il lavoro
fisico gravoso, in un regime di
rigorosa disciplina, senza ausilio
medico o psicoterapico ma nel
contatto quotidiano con coloro
ché vivono la stessa esperienza
liberatoria, si possono ottenere
risultati confortanti e duraturi.
11 momento più critico di questa forma di trattamento si ha
allorché il soggetto viene nuovamente inserito nel mondo produttivo dal quale mesi prima si
era distaccato per poter guarire. I centri più organizzati operano anche in questo senso, nella previsione di dover seguire
l’ex-tossicomane per mesi o anni
in quanto il pericolo di recidive
è sempre elevato. Oltre che per
i limiti e le difficoltà sopra esposte, il problema del trattamento delle tossicomanie è reso più
arduo dal fatto che solo una
piccola percentuale di tossicomani desidera realmente liberarsi dalla droga; inoltre, pochi
tra di essi sono disposti a sottoporsi a regimi di vita coatta
quali si impongono nei centri di
recupero. I più vivono in una
prospettiva e con problematiche
totalmente diverse dall’usuale :
infatti, il mondo della droga rappresenta per essi un nuovo modello di società in cui si creano
rapporti, amicizie, affetti, regole, mansioni e nel quale il tossicomane spesso trova una sua
una pienezza di significato e di
speranza: non la modificazione
chimica della percezione di una
realtà distorta e immodificabile,
ma l’impegno gioioso per una
realtà diversa che non dipende
dai risultati conseguiti ma dalla promessa di un compimento
che trascende i limiti e i fallimenti umani.
Scelta di campo
Se questo è il nostro progetto
di vita e di impegno, allora, per
ciò che riguarda la droga, è certo importante il tener conto della linea di confine tra dipendenza e indipendenza, tra uso e abuso, ma ancor più importante diventa la scelta di campo per ciò
che riguarda il modello di vita:
nel campo di un legame con
l’Evangelo di. Gesù Cristo concepito non come convinzione intellettuale ma come vita, le droghe devono perdere la loro funzione di supporto della frenesia
e di riempitivo del vuoto di una
civiltà autodistruttiva.
Tutti siamo « contro le droghe » — anche se rimane sempre
da vedere quali. Ma non illudiamoci: la lotta contro le droghe
che corrodono la nostra società
ha una prospettiva solo a due
condizioni; se accettiamo di rettificare la nostra abituale valutazione delle droghe; se abbiamo la forza di vivere un modello di vita che renda superflue e
irrilevanti le droghe. Altrimenti
sarà una lotta vana.
In tema di
liberalizzazione
L’aspetto più allarmante e socialmente pericoloso della diffusione della droga è quello dello spaccio,, per combattere il
quale è stata attuata in alcuni
paesi e viene oggi proposta in
Italia la liberalizzazione, sia pure in forma controllata : essa prevede la distribuzione delle droghe a cura dello Stato alla stregua di quanto avviene per i farmaci ; ovviamente sotto stretto
controllo medico e solo sulla base della riconosciuta necessità,
per ciascun tossicomane, di un
determinato quantitativo giornaliero di droga. Gli scopi che
la liberalizzazione si prefigge sono quindi la lotta al commercio
illegale e il controllo medicosociale del singolo tossicomane.
Tuttavia va rilevato, a questo
proposito, come l’esperienza inglese sia totalmente deludente:
infatti, non solo si è registrato
un progressivo aumento nel numero dei tossicomani dal 1973
al 1978 ma, soprattutto, non si
è verificata alcuna diminuzione
del commercio illegale di eroina. Basti pensare che, mentre
nel 1973 sono stati sequestrati
in Inghilterra 3264 Kg. di eroina
del mercato nero, nel 1978 ne sono stati sequestrati 60.835 Kg. Si
desume pertanto che, malgrado
Franco Giampiccoli la liberalizzazione, l’istituzione
nella sola Londra di ben 15 centri specializzati e l’assistenza a
lungo termine dei tossicomani,
il fenomeno della clandestinità
è rimasto inalterato. Del resto,
finché esisterà richiesta, poco o
nulla si potrà fare nei confronti
dello spaccio abusivo.
Aspetti legislativi
La legislazione italiana, con la
legge 22 die. 1975 n. 685, si è adeguata alle normative vigenti negli altri paesi europei. Con questa legge viene operata una distinzione tra consumatore e spacciatore; il primo non è più considerato Un criminale come nelle precedenti normative, ma soggetto bisognevole di assistenza
medica, psicologica e sociale. Di
conseguenza si è giunti alla depenalizzazione dell’uso personale di droga purché assunta in
quantità non eccedenti le necessità di cura oppure in modica
quantità e, parallelamente, all’inasprimento delle sanzioni penali nei confronti di trafficanti
e spacciatori. Altro aspetto qualificante della legge è l’insieme
di disposizioni relative al trattamento di recupero, per cui è
prevista l’istituzione di centri
medici e di assistenza sociale
di competenza delle Regioni. Va
tuttavia rilevato come, a 4 anni
di distanza dall’entrata in vigore di questa legge, il programma
di istituzione dei suddetti centri
sia stato quasi completamente
disatteso e che, a parte il trattamento della intossicazione acuta e delle crisi di astinenza, le
possibilità di intervento a favore del tossicomane sono pressoché nulle.
In conclusione, questo articolo, concepito con il fine di puntualizzare alcuni aspetti qualificanti del fenomeno droga, riflette la coscienza della gravità e
della complessità del problema
“Le droghe
che uccidono”
La serie che porta questo titolo comprende, oltre
a questa pagina sull’eroina, altre due pagine suU’alcool e sul tabacco che
compariranno in aprile e
in maggio.
nonché una visione fondamentalmente' .pessimistica in merito
alla sua soìiizione, ferme restando le attuali condizioni sociali
e sanitarie.
È necessario che ciascuno, nell’ambito personale, familiare e
sociale, operi ai fini della prevenzione che è azione capillare,
tanto più efficace quanto più
chiara è la coscienza di quello
che la droga significa e comporta.
A nulla valgono il turbamento
e l’emozione dell’opinione pubblica di fronte al giovane morto
per droga; si muore molto di
più per cancro o per infortunistica stradale. Più realisticamente, va tenuto presente che per
ogni giovane che muore di droga, migliaia di suoi coetanei vivono di droga e per là droga : in
questo è l’essenza e la drammaticità del problema.
Infine, per quanto concerne il
trattamento va ribadito come
l’intervento medico rappresenti
solo un aspetto, sia pur fondamentale, di una strategia più ampia che deve essere rivolta al recupero del tossicomane quale
impegno inderogabile di ogni società che si consideri civile.
Marco Ricca
Doni Eco - Luce
DONI DI L. 2.000
S. Germano Chisone: Pons Alice,
Masse! Ettore — Torino: Chiaretta
Andreina, Giampiccoli Luisa — Pordenone: Goral Rotunno — Orsara di Puglia: Di Giorgio Daniele — Luserna S.
Giovanni: Gaydou Ada — Torre Pellice: Cein Ernesto.
DONI DI L. 3.000
San Germano Chisone: Long Meynier llda, Jahier Davide — Luserna
S. Giovanni: Vittone Maria Rosa, Malan Marcella — La Maddalena: Lena
Ottavia: Scicli: Schirò Ugo; Perosa
Argentina: Peyronel Valdo; Cantalupa:
Rostan Roberto; Perrero: Perro Tron
Elvira; Torino: Pons Evelina; Udine:
Cognonato Edda; Torre Pellice; Frache
Iris e Carlo; Genova: Ribet Ferrari Anita; S. Lucia di Mentana: Giuliani Giovanni: Pinerolo: Rivoira Franco,
DONI DI L. 5.COO
S. Germano Chisone: Jahier Bouvier
Rachele, Soulier Virginia ved. Rostan
— Svizzera: Rauch Otto, Sappè Levi,
Kramer L., Bellacchint Ivo, Boliinger
De Zoppa Luisa, Gysin Silvana e Paul,
Hoegger Susanna, Caruso Libero, Milesi Arturo, Lebet Auguste, Avondet
Bruno, Semadeni Guglielmo, Doeder
HirzeI M.
Trieste: Cassano Tito; Germania:
Ebert Gönnet Alberta; Firenze: Sorgi
Mario; Merano: Rostagno Guido.
DONI DI L. 6.000
S. Germano Chisone: Sappè Enrichetta ved, Bouchard, Bonetto Elena —
Genova; Corlando Febe, Rapini Luigi
— Torino: Dormelandi Peyronel Odette,
Visca Alda, Besson Malvina — Pordenone: Coral Paolina: Roma: Angiolillo
Guglielmo; Pomaretto: Jahier Vitale:
Vasto: Oliva Nicola; Finale Ligure: Stagnerò Umberto: Milano: Fam. Mauri;
Vicenza: Weller Fornasa Lina; Luserna
S. Giovanni: Bonnet Franco; La Spezia: Rosati Luigi; Oppeano: Menegatti
Lidia; Gavardo: Mazzoli Onnis; Firenze: Ceseri Massa Adriana; Frali: Richard Emilio.