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Roma, 24 Aprile 1909
Si pubblica ogni Sabato
ANNO II N. - 17
LUCE
Propugna gl’interessi sociaii, moraii e reiigiosi in Itaiia
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ABBONAMENTI
Italia: Anno L. 5,00 — Semestre L. 1,50
Estero : » » 5,00 — . . 3,00
Un numero separato Cent. 6
I manoscricti non si restituiscono
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Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
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aiOVANNA D’ARCO
Giovanna d’Arco, la pulzella d’ Orléans, aacqne
nel 1410 0 1412 a Domreray sul confine della Lorena e della Champagna. I suoi genitori erano di
modestissima condizione, bnoni e laboriosi. Giovanna
fa la tredicesima loro figlia. Narra la leggenda che
la giovinetta era tanto mansueta che gli uccelli venivano a beccare le briccmle di pane sulle sue mani.
La vita spirituale interiore si sviluppò in lei assai
presto. I genitori avrebbero volato darle marito, ma
Giovanna invece faceva voto di non maritarsi mai.
Come nac(iue la vocazione di Giovanna alla guerra.?
Da quasi un secolo la Francia era travagliata
dalla guerra per parte degli Inglesi, i quali nel 1422
occupavano quasi tutta la Francia e nel 1428 ponevano l’assedw alla città d’Grléans. Carlo VII, re
dei Francesi, non sapeva far nnlla per cacciare gli
stranieri : si avviliva nei piaceri e nelle fqste e
rischiava di perdere il regno. I parigini l’appellavano ironicanaente il piccolo re di Boarges, l’unica
città che rimaneva al debole re. La miseria estrema
della patria commoveva profondamente il cuore nobilissimo di Giovanna d’Arco.
Ella aveva appena 13 anni quando cominciò a
credere di adire una voce misteriosa che le suggeriva di ben condursi, di vivere religiosamente per
rendersi degna di liberare la patria dagli stranieri.
Crescendo negli anni la voce si faceva sempre
più insistente, finché la fanciulla rivelò la cosa a
suo zio, Durand Lazart. Costui, dopo gravi peripezie,
ottenne dal capitano delle milizie francesi, Bandricoart, che la nipote potesse presentarsi al Delfino,
cosi si chiamava il re Carlo VII.
Il re volle provare se veramente Giovanna era
mandata da Dio e la fece esaminare da nn consesso
di giudici ecclesiastici.
E’ meravigliosa la finezza e la vivacità con cui
Giovanna confuse i cavillosi teologi del re, i quali
non le volevano credere.
Il loro argomento più forte contro la missione
della pulzella era che in nessun libro avevano mai
letto qualche cosa di simile ; e Giovanna rispose :
« nei libri del mio Dio vi è ciò che non troverete
mai nei vostri... » Finalmente i signori teologi
dovettero piegare al volere del re, al quale Giovanna
aveva dimostrata la sns missione rivelandogli nn
segreto intimo che a Dio solo poteva essere noto.
Giovanna adunque fu vestita da guerriero e nominata condottiero dell’esercito. Prese il vessillo e
la spada e marciò alla testa di tremila uomini armati.
Il 29 aprile 1429 Orléans era liberata e il 17 luglio
del medesimo anno Carlo VII veniva consacrato Re
di Francia nella cattedrale di Beims.
Qui finiscono i trionfi di Giovanna d’Arco ; ella
però diceva che coll’incoronazione del re era finita
la sua' missione e ¡ le voci misteriose non le annunziavano oramai se non la tribolazione e il martirio.
Infatti il 23 maggio 1430, fa presa dai Borgognoni, pare a tradimento, e rinchiusa in un’alta
torre. Il conte di Lussemburgo, che la deteneva, la
vendette agli Inglesi, rappresentati dal vescovo di
Beauvais, Pietro Cauchon, il quale la fece tradurre
a Eouen per sottoporla a un giudizio
A Eouen infatti fu costituito un tribunale di sessanta teologi e giuristi colla presidenza del vice inquisitore del luogo, per cui la condanna di Giovanna
d'Arco fu senza dubbio opera dell’inquisizione. Abbandonata da tutti, anche dall’arcivescovo di Eeims,
il quale proclamava che Giovanna era stata abbandonata da Dio in causa della sua superbia, la povera
giovane, col suo solo buon senso, dovette far fronte
ai cavilli teologici degli inquisitori.
Si pretendeva che essa riconoscesse che le voci
misteriose udite fin dall’infanzia erano opera diabolica, poiché cosi giudicava la Chiesa per mezzo dei
suoi teologi. « Io souo una buona cristiana, rispondeva la pulzella, io credo a tutti gli articoli del
simbolo e ai dieci comandamenti, io amo la Chiesa.
Ma circa ciò che concerne la mia partecipazione alla
guerra in difesa della mia patria, non ho da rispondere che al Ee de’ cieli. Egli mi ha mandata ».
Il 24 maggio 1431, l’eroina fa condotta nel cimitero di Saint Onen dove era stato preparato un
rogo : e i preti la minacciarono per strapparle l’abiura.
Fu quello un bratto momento per la povera giovane
ventenne. La vista del fuoco dopo tanti patimenti
fini per vincere quel fiero carattere e la si udì gridare : voglio piuttosto abiurare che abbruciare viva !
Se gli uomini di Chiesa hanno deciso che le mie apparizioni furono diaboliche, io non posso contraddire »!
Pochi giorni appresso però Giovanna con eroica
fermezza dichiarò ai suoi giudici : ciò che io dissi è
contro verità, solo il timore del fuoco mi strappò
quelle parole.
Fu condannata al fnoco come recidiva. La sua
colpa era di aver creduto a Dio più che alla Chiesa.
La mattina del 30 maggio 1431 il monaco, Martin
Ladvenn, entrando nel carcere di Giovanna per
disporla alla morte, l’ndì gridare tra i singhiozzi :
« Oh me infelice ! è orribile a pensare che questo
mio giovane corpo deve essere arso e ridotto in.
cenere, Vorrei piuttosto essere sette volte decapitata anziché morir brnciata! »
Ma poscia riprese il possesso di sé stessa e visto
il vescovo di Beauvais, lo affrontò dicendogli:
« Vescovo, io muoio per le vostre mani ; mi appello
a Dio contro di voi 1 »
Alle ore nove Giovanna era legata sul rogo nella
piazza del Mercato Vecchio di Eouen : portava il
berrettq degli eretici con scritto il sno delitto:
eretica, recidiva, apostata, idolatra.
Le fa letta pnbblicamente la sentenza della Chiesa,
che terminava colPipocrita consueta formula : « Noi
ti espelliamo dal seno della Santa Chiesa e ti abbandoniamo in potere del braccio secolare raccomandandoti alla sua misericordia ». E tutto il mondo
sapeva che il braccio secolare era costretto a bruciare gli eretici per disposizione ecclesiastica...
La giovane martire volle baciare la croce prima
di morire e pregò che le tenèssefo davanti agli
occhi un crocifisso finché non avesse esalato lo spirito. Protes.tò di nuovo che solo in ubidienza a Dio
aveva combattuto per liberar la patria : perdonò ai
nemici e mori invocando : « Gesù I »
La Chiesa cattolica romana vedendo rovinare la
propria potenza fra i popoli civili, viene a resipiscenza 0 proclama beate le sue vittime.
Ma i preti sono sempre in arretrato. Da duemila
anni Cristo ha proclamato : « Beati coloro che son
perseguitati per cagiou di giustizia, perciocché il
regno dei cieli è loro ». E il mondo civile già da
secoli onora i martiri a ne propone gli eroici esempi
alle AiveBè g»tì«aziòfir-lSffànS'^incidenza 1 La
beata Giovanna d’Arco moriva|sul rogo il 30 maggio
proprio il giorno che la Chiesa Bomana iia consacrato ad un altro beato : S. Ferdinando re di Castiglia
il quale . « propiiis manibus ligna comburendis damnatis ad rognm advehebat. » (colle proprie mani
portava le legna per abbruciare gli eretici condannati
al rogo) [Dal Breviarium Romanum Die XXY Majj.
firtupo CQingapdi
^
lotorno alla Deata
Roma è zeppa di pellegrini francesi ; i giornali sono
zeppi di articoli su Giovanna d’Arco, la nuova beata
Di pubblicazioni ho qui un mucchio da fare spavento
e che mi mette in un beH’impiccio. Come raccoglier
tutto ? Quando il materiale sovrabbonda, si corre il
rischio di riescir più asciutti e più poveri del consueto. Ecco qui il Corriere della Sera con un, articolo
in cui Americo Scarlatti si domanda se Giovanna fosse
italiana. Ecco la Lotta còri’ un articolo in francese
in cui si dà il benvenuto ai pellegrini: 4.ux Pèlerins
Français, salut et victoire ! Ecco I’ Osservatore nomano, illustrato, e con un articolo pure in francese,
intitolato Du bûcher à V autel. Ecco la Vera Roma,
in festa, che reca un gran ritratto di Pio Y vestito
pontificalmente e con a fianco i flabelli, come s’ei
fosse un gran Lama ó qualche cosa di simile. La
Semaine de Rome, che è al suo secondo anno, non si
occupa che di Giovanna d’Arco o press’a poco. Ecco
pubblicazioni straordinarie in italiano e specialmente
in francese ; per esempio : Jeanne d’Arc, souvenir de
sa béatification.................. *•
^ Gli albergatori non sanno come alloggiar i forestieri; i tram sono più che pieni; i negozianti fanno
affaroni.
Certo, il commercio in occasioni come questa ha
tutto a guadagnare. E la politica vaticana anche un
poco. La Francia, figlia primogenita della 'Chiesa,
tiene il broncio alla Madre. Ma, chi sa ? ha pensato
Pio X, o chi per esso — forse un po’ d’incenso alla
Pulcella, tanto venerata da lo spirito patriottico fran-
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cese, varrà a r appattumare alla meglio Madae e Figliola. Una pace perfetta ed eterna non è sperabile ;
ma, a questo mondo, non bisogna pretender troppo :
si tira avanti giorno per giorno. Qnesti sciali, queste
spese enormi, questo fasto da pagani ('indizio dì decadimento; finiranno per aprir gli occhi al mondo e
per allontanarlo completamente dalla Chiesa papistica ; ma intanto al mondo — che non è ancora molto
progredito, nonostante le declamazioni sul progresso
che si odono ad ogni momento — della polvere negli
occhi non farà male, e servirà a ritardare il divorzio. che sarà inevitabile, se la Chiesa non si riforma.
Il S. Padre ha abbracciato un cardinale infermiccio !... Che fatto ! Ieri egli pure era cardinale ; ma
oggi è vicedio, e come tale deve tenersi su, anche con
quelli che si chiamano principi della Chiesa e consiglieri del Pontefice : un bacio alla mano, e basta :
nee plus ultra. Qui brilla davvero lo spirito democratico. fraterno, amorevole del Cristianesimo... papistico ! !
Un altro bacio alla bandiera francese ! Che effettone ! Ecco il miglior modo di toccar le fibre sensibili dell’ entusiasmo di quella nazione naturalmente
impressionabile. I pellegrini non sono tutta la Francia,
ma, tornati ai patri lari, racconteranno mirabilia, e
chi sa che non riescano a fare un poco di utile réclame ? « Chi tocca la Francia (atea) tocca la Chiesa
(ultra-credulona) »: si capisce! gli estremi spesso
spesso coincidono e non fanno che una cosa sola.
Oh'povero Cristianesimo di Cristo, svisato, sciupato,
lacerato, soprattutto paganizzato con cerimonie fastose, e mondanizzato con arti tutte umane di politica non sincera ! Quanto dolore proviam noi al pensiero che, se questi spettacoli trattengono alcuni
ai piedi del Pontefice, respingono i più lungi dal
Cristianesimo, religione di spirito, di verità, di salvezza, di vita santa, eh’ essi, confondendo con questo
Cattolicismo romano che pone su gli altari nuovi dei
e nuove dee, ripudieranno come se fosse religione
decrepita, * superata », indegna di popoli veramente
civili, indegna del mondo moderno. E, in grazia di
questi spettacoli, il Papato strascinerà ancora innanzi
per anni la sua decrepìtudine ; ma, d’altro canto, le anime — che avrebbero bisogno di Cristo solo — si scosteranno da Lui, come se il Cristo fosse ispiratore e
complice di questo volgare paganesimo redivivo. Io,
certo, non vorrei essere papa e nemmeno cardinale!
Di che schiacciante peso anderan carchi un giorno
tutti i rettori di quella Chiesa degenere, innanzi al
Dio santo che domanderà loro: Che avete voi fatto
del tesoro di spiritualità e di vita celeste che io vi
avevo affidato in Cristo, il figlici del mio amore, il
fratello e il salvatore degli uomini ? Terribile responsabilità! E pare che non la sentano!
Intanto i periodici papalini, che — come La Sema,ine
de Rome — hanno ricevuto l’apostolica benedizione
impartita di cuore, si dilettano a ritrarre la figura
della povera martire dell’Inquisizione; a descrivere
la beatificazione e il suo cerimoniale; a rediger la
lunga lista dei vescovi francesi convenuti in Roma e
dei vari collegi e monasteri e seminari e case generalizie, ove albergano ; a enumerare minutamente « le
feste di Giovanna d’Arco » : accesso dei vescovi in S.
Pietro, ricevimento di vescovi in Vaticano; costituzione del corteo ; tridui ecc. ecc.; ad attirare l’attenzione dei pellegrini su questa o su quella bagattella,
sui sette quadri — per esempio — che in S. Pietro
rappresentano gli atti principali della vita di Giovanna;
ad annunziare una serie interminabile di funzioni
che in S. Pietro e in cento altre chiese di Roma si
celebreranno in onore di Giovanna e di altri dei o
semi-dei ; a fornire una guida per chi voglia visitar
gallerie, musei, monumenti, rovine, ecc., poiché il...
divertimento ai pellegrini divoti non deve mancare !
' Anche l’Associazione Giordano Bruno del rione
Borgo ha... commemorato » l’eroina d’Orléans ohe l’intransigenza dogmatica esalta oggi sugli altari, come
ieri trascinò sul rogo ».
Il Cattolicismo papale, certamente, non è più il Cristianesimo primitivo ; e non è neppure un Cristianesimo accomodato ai gusti moderni. Si ammanta di
sfarzo e di pompe, per reggersi ancora.
Ha ormai il presentimento della morte.
questi libri
Presso la libreria Fischbacher, me de Seine 33, Paris, ha visto or ora la luce un libro del Dr. Policarpo
Ventura, in grazioso formato, dal titolo attraente. Intrigues Compliquées ou Jésuitisme et Moderaisme.
Lire 3,50. Semplice e commovente, questo limpido romanzo storico è un vero incanto.
Les Soirées de Madame Bruss ou Entretiens sur
l’Ultramontanisme è un libro istruttivo del medesimo
autore, e avvia a intendere quello sunnominato {Intngnes Compliquées). Anche per questo volume inviare
vaglia internazionale di L. 3,50 alla libreria Fischbacher, Paris.
PIO X
Tale il titolo d’un conferenzone che Enrico Ferri
tenne, alcuni giorni sono, nel vasto teatro Emanuele
di Torino, gremito di pubblico.
Rispettoso del sentimento religioso, delle sincere
credenze religiose, rispettoso del Cristianesimo genuino
di cui ha detto che « non poteva morire sul Golgota,
perchè quando un’ idea è vera nessuna tirannide può
arrestarla », l’oratore ha dipinto con arte il decadere
del Cristianesimo da Costantino in poi, per opera d’una
Chiesa di stato, per passare quindi a tratteggiare, con
brio e con lampi di spirito eccitatori di frequente ilarità, la figura intransigente di Pio X « l’uomo della
situazione » da la politica barcamenantesi, o « politica
dell’altalena » per dirla con le parole stesse dell oratore.
« La borghesia si rivolge alla Chiesa, mentre la
Chiesa è corrosa da una duplice crisi della democrazia
cristiana e del modernismo *. A questo punto il Ferri
ne disse una delle sue, negando — a proposito del modernismo — la possibilità d’uua conciliazione tra Bibbia e scienza, conciliazione possibilissima invece, non
solo secondo i modernisti, ma anche secondo noi, quando
si abbia non solo della Bibbia, ma anche della scienza
un concetto giusto e ragionevole. « I modernisti » ha
soggiunto il Ferri « per la Chiesa sono sovversivi, per
noi sono in arretrato ».
La conclusione del discorso merita d’esser meditata.
La religione non sparirà tanto presto. Meno male ! Non
sparirà tanto presto, perchè la religione ha per ufficio
di spiegar l’uniyerso, di conferire alla condotta una
sanzione morale, e soprattutto di recar aiuto e conforto. Ma il Ferri ha già scoperto il surrogato della
religione ! Abbiamo bisogno di conforto e d amore ?
Amiamoci gli uni gli altri !
Ed io aggiungo soavemente : Come Cristo ci ha amati.
Ma basterà qr.est’amore ? Fin qui non è bastato. Oh,
certo, quando l’uomo non sentirà più il bisogno della
religione, la religione tramonterà.
Ma non sentirà più questo bisogno ? Gli basterà l’amor fraterno ? Questo amor fraterno sarà mai tanto
intenso, da sodisfarlo appieno? E quando l’amor fraterno sarà intenso, non crescerà giust’ appunto allora
un altro bisogno ; quello cioè di guardare in alto, donde
si sentirà che rinspirazione déll’amore sarà venuta ?
Enrico Ferri, applauditissimo, ha dimenticato d affrontare questi più gravi quesiti. Ecco un bel tema
per una prossima conferenza.
Pai microbo all uomo
Enrico Ferri ha tutto un repertorio di conferenze
sui più varii e disparati argomenti, nel campo dell’arte, della storia, della scienza: conferenze che
va ripetendo qua e là attraverso la penisola, e che
tenne in America l’anno scorso nel suo fortunato
giro. Fra qnesti argomenti, uno spicca sopratatto
per la sua importanza, perchè il Ferri nella conferenza in cui Io tratta e svolge, pretende nientemeno spiegare 1’ enigma della vita : Chi siamo
noi f donde veniamo, dove andiamo f Questa conferenza ha per argomento ; Dal microbo all uomo.
Il Ferri capitò pure recentemente a Biella, e la
domenica 11 aprile, nel Teatro, davanti un pubblico
numerosissimo, parlò per ben due ore sul suddettto
argomento, impressionando naturalmente quelli d in
fra gli uditori che meno erano famigliari coi problemi scientifici, e riscuotendo unanimi applausi, per
la facondia del dire, e per la forte fibra di parlatore,
più che per la sicurezza e la saldezza delle argomentazioni. Invero, Enrico Ferri non fa che volgarizzare le idee materialistiche di Ernesto Haeckel, il
quale come è noto, spinse alle estreme e più arbitrarie conseguenze le teorie di Carlo Darwin. Il
Ferri, in tatto il suo discorso, ha sempre parlato
della Scienza come quella che ha risolto le origini
della Vita e che in avvenire risolverà i problemi
tuttora avvolti nell’ ignoto. Naturalmente questa
Scienza è quella di Ernesto Haeckel.
Invero il Ferri, ha volato addirittura risolvere il
problema delle origini, le quali pone nel fondo dell’Oceano, dove è nata la materia vivente, appagandosi, come fa il suo maestro di Iena, di una ipotesi
affatto gratuita: cioè della generazione spontanea
che si sarebbe formata nel fondo dell’Oceano, dovuta
a combinazioni chimiche sconosciute. Lo Haeckel nella
sua opera « Storia delFEvoluzione umana », pur
ammettendo che la generazione spontanea non si può
dimostrare con delle esperienze, aggiunge queste
significanti parole : « Per chiunque non ammette
con noi la* generazione spontanea delle monere all’origine della vita, non c’è altra alternativa che il
miracolo ». Ma qual miracolo più grande di quello
offerto dall’Universo che sorge, non si sa quando,
in seguito a combinazioni chimiche, per le quali ha
origine e si manifesta la vita nella sua immensa
varietà degli esseri e delle cose ?
Naturalmente per il Ferri è cosa oramai stabilita
l’albero genealogico, per cui si parte dagli esseri
quasi impercettibili, protisti e protosoi per arrivare
alle forme più complesse ; cioè dal microbo all'uomo.
Gli uomini sarebbero dunque il prodotto di una lenta
trasformazione degli animali vertebrati mammiferi,
non precisamente figli delle scimmie, ma cugini
perchè dipendenti da rami collaterali ! !
Naturalmente il Ferri si è guardato bene dallo
spiegare come mai si sia pervenuto dall’uomo animale aU’nomo storico e sociale e all’uomo religioso
e morale. Poiché in questi aspetti deU’umana natura,
le cui prime vestigia risalgono ai primi inizi delFumanità, si incontrano concetti, idee, aspirazioni ed
affetti che nessuna necessaria evoluzione di organismi può spiegare, quando non si ricorra alla grande
idea dell’infinito, e agli innumerevoli sprazzi della
medesima, che si presentano al nostro intelletto,
come idee del vero, del bello e del buono.
Però il Ferri ha ammesso, bontà sua, che si può
avere una simile concezione dell’origine della vita
e trasformazione degli esseri, e credere nel tempo
stesso in Dio creatore della nebulosa primitiva e
dei primissimi germi della vita, tuttavia egli ebbe
cura di dichiararsi ateo, bastandogli la spiegazione
che dei problemi dell’ Universo dà la scienza, cioè
la .sua scienza che è poi quella di Ernesto Haekel.
Il Ferri ebbe più volte occasione nel corso della
conferenza, di parlare della Bibbia, naturalmente
mettendola in ridicolo, a proposito della terra, centro
dell’universo, della fermata fatta da Giosuè del sole,
dei giorni della creazione. Sarebbe invero desiderabile che il Ferri fosse più al corrente degli
studi che sul primo capitolo della Genesi si sono
fatti, e allora non direbbe tante puerilità. Ad esempio
egli ha dimostrato di credere, pur accennando alla
opposta interpretazione, che i giorni della creazione
sono giorni di 24 ore. Ma egli dovrebbe sapere che
già S. Agostino, che certo non pensava alla geologia,
riteneva i giorni creativi dies ineffabiles, come
epoche cioè non misurabili col circuitus solis. Il
Ferri mise pure in ridicolo il fatto che la Genesi
pone la creazione del sole dopo quella delle erbe e
degli alberi, il che è un assurdo, ma egli dimentica
che la luce già e^isteya. E questa luce antesolare
non è punto in contraddizione con l’apparizione posteriore del sole. Raffreddandosi sempre più la terra,
nel primo giorno (cioè epoca) si condensarono sempre
più i gaz che la circondavano e tra loro si combinarono ; condensandosi e combinandosi emisero dalFuna parte la luce che essi possedevano allo stato
latiente, e dall’altra parte lasciarono il varco ai raggi
indiretti del sole già esistente, ma non ancora apparso come tale alla terra, a cagione del velo densissimo di vapori che fra lui ed essa si frapponeva.
Del resto, il Ferri dovrebbe pur sapere che la Bibbia
non pretende punto di essere un manuale scientifico, poiché si esprime in un modo a tutti intelligibile, cioè nel linguaggio volgare delle apparenze
sensibili, dal punto di vista terrestre ed umano.
In ultimo, affermò una grave inesattezza, dicendo
che il Darwin era ateo. E allora come mai la sua
salma è stata deposta nell’abadia di W estminster ?
Il nostro conferenziere si mostrò colpito da questo
fatto. Ed ecco la spiegazione da lui datane. E davvero, amici lettori, ’risum teneatis f Dunque ecco
il perchè : Gli inglesi hanno applicato la teoria di
Darwin alla produzione e all’allevamento dei cavalli,
per cui ne venne fuori il famoso cavallo da corsa.
3
LA LUCE
Ma allora, diciamo moi en p&smnt, non si tratta di
itrasformaaione di ¡una specie in un’altra del tatto
■dissimile, ma di semplici variazioni della stessa specie,
■«ioè del cavallo, — Ecco dunque, secondo il Ferri,
la ragione per cui il Darwin riposa nella celebre
abbazia !
Ma di Darwin era veramente ateo ? Ciè non risulta «menomamente dalle sue opere che ammettono
Dio come creatore, e causa iprima delle cose esistenti.
Del'resto egli seguiva regolarmente il calte anglicano
nella città dove dimorava, a Down-house, e quelli
che 'ebbero il ) privilegio di essere ospiti in casa sua,
rimanevano meravigliati delle abitudini religiose ddl
grande scienzidto.
Decisamente la scienza di Enrico Ferri ha bisogno
di essere riveduta e corretta.
EÌ3Ì\6KT{Ì{Zl0f^n .
A Roma nei giorni scorsi, ricorrendo FanHlver-sario della morte di Giovanni Bovio, si è commemorato ¡il grande uomo. Ma che esagerazioni'! Il manifesto «he la Massoneria ha fatto afiggere alle cantonate diceva del Bovio : « Nella scienza conobbe
■ogni lato e ogni frammento ». E ancora.: « Di lui,
più vasto d’ogni generazione e d’ogni presente >(ca¡pisca chi può!) diraiiao le-storie coi mezzi migliori
del pensiero ».
■Queste è un saggio della rettorica e delle apeteosi,
di cui prova il bisogno chi non crede più iu Dio,
■eppur sente — come «gni uomo — che non si può
jfar a meno d’nn Dio !
Noi preferiamo serbare l’adorazioae per l’Iddio vigente .e vero e per il suo Cristo, nostro .Salvatore.
fina letiBPa deirOnoFegiilE ,
r>QM ROMOLO MURRI
L’.on. depntato di Montegiorgio in uaa lunga ietterà al ^ Messaggero » di Roma (15 e liS .aprile)
espilile la sua posizione nella Chiesa Romana. Con
ciò egli intende rispondere a tutto il càiaoeàieriio
che si é fatto in questi giorni intorno a lui sui
giornali di tutti i colori.
La lettera -è degna di essere letta. Noi ne riprodnciamo i brani .più salienti, dai quali ci pare risalti
molto chiara una stridente contraddizione.
« Della Macia in quei primi tempi veramente
ikifinita, che 'io efebi nella Chiesa di Roma, quale me
la fingeva altea il mio pensiero sarebbe vano farmi
rimprovero, quando si sa che io sono stato, sino ai
veatidue anni, educato da sacerdoti e da gesuiti, in
quella perfetta segregazione dal mondo, con quegli
ingegnosissimi metodi in mnm delfhini che sono
ancora la caratteristica della educazione clericale ».
« Una chiesa che odiava la patria, che si appartava dalla vita, che voleva i .suoi seguaci ignoranti,
che li educava egoisti c cattivi, non poteva essere
la Chiesa del mio sogno ».
« E per questo la mia opera apparve sin da principio, nella Chiesa, come rivoluzionaria ».
« Gli è che, appunto, sin dal principio a questa
società ecclesiastica e clericale che oggi mi respinge
da sè io volli applicare con una critica vivace e
peuetraute, tre cose che le sono intollerabili : la
sincerità religiosa, la cnltnra moderna, lo spirito
democratico ».
« Dire, ora, come quella mia grande fiducia nella
società ecclesiastica romana morisse sarebbe lungo.
Essa era cosi tenace e profonda che mise dieci anni
a morire ».
« Ogni voce di sincerità religiosa, di modernità
di criteri e di metodi scientifici, ogni sfogo veramente democratico provocavano miiiaecie e condanne...
encicliche intiere fnrono dirette contro di me, che
avevo osato chiedere ai segnaci di Roma ed ai pastori che la loro religione fosse «na cosa viva, sincera, operosa, nutrita di sano pensiero, educatrice
vigorosa di ogni buona energia spirituale.
•E cosi, un poco alla volta, la mia fiducia è venuta meno ; la fiducia, nou già nella verità e nella
■bontà del Cristo e delio spirito che anima i suoi
segnaci veri, nè la fiducia nella ideale missione di
una società religiosa cristiana consapevole del suo
'Ufficio ; ma la fiducia in questo organismo politico
sociale, ecclesiastico più che religioso, tenacemente
'medioevale nel suo concetto di vita e nelle sue abitudini, che è la Curia romana e l’orga®amento disciplinare il quale fa capo ad essa ».
* E venne un giorno in cui per aderire a questa
Chiesa ufficiale e per contentare le sue voglie avrei
dovuto uccidere in me ogni ideale... e piegare la
mio coscienza alla servilità ed alla menzogna di nn
omaggio ai papa che .mi si chiedeva cieco e totale.
E rifiutai. E mi preparai, neH’animo, a ricevere la
scomunica, che infatti, non tardò a venire.
Questa, adunque, è ia mia evoluzione. Strana evoluzione, la quale è consistita nel serbar fede alle
più profonde e volute direzioni del mio spirito, nel
continuare a cercare, per una via che l’esperienza
della vita veniva mano mano tracciando, un cattolicismo che fosse religiosità vera e sincera, che fosse
pensiero nutrito di -sana modernità e sforzo generoso verso ogni ideale di giustizia e di bene ».
Quindi ^’on. Don Romolo Murri passa a rispondere a coloro, cattolici e non cattolici, che gli rimproverano di avere ora dimenticato l’impegno preso
e fissato eoa giuramento verso una società religiosa
e verso i superiori ecclesiastici.
« Il giorno in cui mi sono trovato a dover scegliere fra il non consentire a questa società gerarchica, 0 r offendere ed uccidere in me le ragioni
vive e profonde della mia adesione al Cristianesimo
e al Cristo ; la scelta non ha avuto per me un momento solo d’imbarazzo. Non sorse la Chiesa da
questa mirabile dichiarazione : è necessario obbedire
a Dio piuttosto che agli nomini ? »
Dopo tutte queste dichiarazioni Fon. Murri conclude in un modo strabigliante,
« Io non sono di \qnelli che per rimanere nella
'Chiesa, credono dweroso od almeno praticamente
necessario, come ana triste necessità, porsi dinanzi
alFantorirà in un atteggiamento passivo, di cieca
condiscendenza o di rassegnazione supina; e non
sono neanche di quelli ohe, avendo difficoltà più o
meno gravi con le autorità ufficiali della loro Chiesa
credono inevitabile e logico l’uscirne ; io voglio rimanere nella Chiesa ma con le mie idee e con i
miei propositi ».
A noi pare che Fon. Murri senza saperlo sia vittima di un concetto molto .medioevale di Chiesa.
In quale Chiesa vuole egli rimanere dopo la scomunica e dopo iutte le sue esplicite dichiarazioni
contro la curia romana ? Nella Chiesa di Cristo cattolica.
Benissimo: ma allora egli, filosofo com’è, deve
sapere che la Chiesa di Cristo non è costituita dalla
Curia romana, bensì dalle anime tutte che credono
e sperano nel Cristo.
10 pure ero sacerdote alFobbedienza della curia
romana ; ora sono un semplice membro della Chiesa
cattolica di Cristo.
11 Murri invece con certe sue tergiversazioni finisce per servire a quella curia da lui meglio che
da qualunque altro flagellata.
Noi lodiamo F on. Murri, il quale non si unisce
a quelli i quali pensano che il Cristianesimo è superato e che l’umanità, se pure ha bisogno di avere
ancora una religione, deve « pensarne un’altra ».
Ma Io biasimiamo di non sapere o di non volere
assurgere ad un concetto più spirituale e più vero
di Chiesa e di non farsi egli stesso l’apostolo della
grande società degli spiriti nel Cristo, per la pace
e la prosperità della patria nostra. Il Cristianesimo
non è superato: però è finita la Curia romana.
flptuio IVfingsuteil
In un articolo intitolato Psicologia, l'Araldo Cattolico risponde ad un assiduo che gli ha domandato
se siano o non siano sinceri quei sacerdoti che passano al Protestantesimo.
Araldo comincia con una preziosa confessione.
Sentitela :
« Purtroppo è vero che di tanto in tanto anche
dei sacerdoti, scrittori valenti, per di più, predicatori rinomati, accreditati direttori di anime abbandonano la Chiesa Cattolica per passare al Protestantesimo ».
E l'Araldo continua, distinguendo due classi di
sacerdoti ; gl’ignoranti e i dotti. Degli ignoranti non
occorre domandare se siano sinceri : non sono nè
sinceri nè non sinceri; sono... ignoranti. Quanto ai
sacerdoti dotti conclude naturalmente che non sono
sinceri. Secondo lui, quel cambiar pensiero religioso
è un segno di ipocrisia, perchè evidentemente egli
parte dal preconcetto che la Chiesa Romana possiedela verità. Se la Chiesa Romana avesse l’esclusività,
della religione cristiana, è chiaro che nienti dotte,
che pretendono di conservarsi cristiane, abbandonando
il Romanismo, darebbero prova di poca buona fede,
i Ma qui sta la quistione. La premessa è falsa, come,
ognun sa.
E allora la... Psicologia non riesce così arruffata,,
eome XAraldo suppone. Siccome il sacerdote dottomon è però infallibile, a un dato momento o a poco
per volta si avvede di trovarsi in errore, e, se la
sua coscienza non è ancora incartapccorita egli lascia
l’errore per abbracciare la verità. Siccome il sacerdote dotto, non è un’ostrica, il sacerdote dotto —
quando è stato illuminato nella sua coscienza — si
stacca da lo scoglio della Chiesa papale zeppa di invenzioni umane, e si attiene al puro Evangelo, unendosi a chi professa il puro Evangelo.
La Psicologia, come si vede, è semplicissima. Vorrà
I Araldo usarci la gentilezza di pubblicare anche il
mostro modo di vedere, per uso del suo assiduo ? !...
L'esattezza giornalistica del Dr. Zanzl
Il Momento di Torino del 13 corr. stampa una corrispondenza del Dr. Zanzi di cui reco qui i primi periodi che mi riguardano :
(E. Z.) « L’ultimo numero del giornale La giovane
Messina, arrivato oggi a Roma, reca tra l’altro, una
notizia che dedico alla stampa protestante e specialmente al giornaletto Za A«ce, organo dell’ex-padre
Bartoli, il quale tutti i numeri pubblica un feroce articolo contro di me, ricordando il mio passato ed il
mio presente e mettendo in dubbio, non solo la mia
onestà professionale, ma anche la mia fede di cattolico
e di cristiano ».
In queste poche righe del Dr. Zanzi che egli dedica,
a me, incorre in tre gravi inesattezze che io dedico a
lui. Prima dì tutto, è falso che la Luce sia il mio organo. Non è nè il mio organo nè il mio pianoforte. Vi
suono sopra, si, qualche sonatina, come la sonerei sull’organo del Momento, se quel maestro di cappella me
ló permettesse : punto e basta. In secondo luogo è falso
falsissimo che io « in tutti i numeri abbia pubblicato
un feroce articolo contro di lui ». Io ho nominato quel
signore una volta sola, cioè, nella Luce del 27 marzo.
E non scrissi già un feroce articolo, ma solo quattro
periodi, in nn dialogo umoristico, intitolato : « Unfive
o' clock Tea in casa della Principessa Lpocriiini ».
Il signor Zanzi lo rilegga da capo, e poi corregga la
sua inesattezza giornalistica, se può e vuole o sa.
In terzo luogo, è vero che ho ricordato il suo passato, ma lo feci dietro la scorta della Lega Lombarda,
la qnale nel febbraio del 1907 (non ricordo più il giorno
preciso) stampava le parole da me recate. 0 che, vorrebbe il Zanzi rinnegare le sue stesse parole ? Queste,
prese nel loro senso letterale significano che « ubbidiva
bensì alle autorità religiose che egli venerava », ma
che non era pnnto convinto di esser nel torto; quindi
ubbidiva con « un vero senso di malinconia ». E si capisce, per bacco ! L'intelletto che ha scritto lo studio
snlFIsraelitismo e tante altre cose, secondo me, boone
e pregevoli, non può avere certamente la fede di Pio
X. Se ne persuada il Dr. Zanzi ! Lassù in Vaticano e
4
LA LÜGE
alla Università gregoriana dove sta di casa, se non
erro, il vero cattolicismo, si pensa ben diversamente !
Io non fo a lui carico di questa sua mentalità, ma son
di parere che il suo pensiero stride alquanto coll’indirizzo odierno del Momento : quindi le mie osservazioni.
Ma già : quei pochi che hanno il coraggio di conformare la vita al proprio peinsiero sono stimati pazzi e
peggio. Quindi, alla fin fine, il Dr. Zauzi fa benone
se tenta di evitare, con qualche acrobatismo, Scilla e
Cariddi.
E qui faccio punto, pregandolo di non dedicarmi più
in avvenire delle notizie o degli apprezzamenti inesatti ; altrimenti i lettori assennati del Momento dedicheranno a lui qualche altra cosa.
Quanto al fatto recato dal L% giovane Messina, vi rispondo con una parola sola. Non occorre, no, che i protestanti vadano fin colaggiù a raccogliere orfani. Ce
ne sono tanti qui in Roma, anzi in tutte le grandi città
d’Italia, i quali si offrono spontaneamente, che, parola da
galantuomo, se il Dr. Zanzi ne vuole una mezza dozzina, glieli mando immediatamente.
Giofgio Baftoli
pjtqiHE PI STORIjt
Il NeSro di lUondovì
la passata » cioè vi suoneranno la campana a mortorio. E in tanto, sia pel gran caldo, sia che creda
la pugna finita o che disprezzi quei montanari già
volgenti in fuga, solleva la visiera della sua celata
e procede feroce. Ma appunto allora, una frecciata,
scagliata a quel nuovo Golia da un altro Davide, il
giovane angrognino Peiret Bevel, colpisce in fronte
il capo nemico che stramazza, ruzzola giù dalla rupe
nè più si rialza.
Quanto corraggio quella caduta toglie agli assalitori, altrettanto ne ridà ai valdesi che riprendono
la posizione, ne sbalzano giù i nemici, l’inseguono,
li incalzano per la china precipitosa e, dopo averli
messi in piena rotta, risalgono a celebrare, colle
loro famiglie, la liberazione ottenuta al momento in
cui, non fidando nel braccio della carne, avevano riposto Tunica loro speranza nell’Onnipotente.
Più volte, dal 1857 in qua, in ricordo di quella
giornata, migliaia di persone sono convenute, da
tutte le Valli sotto il duomo di verzura di Roccia
Manend, per celebrare assieme le lodi di quel Dio
che ci assicura, come a’ di d’Eliseo, che « quelli
che combattono con noi sono più numerosi che gli
avversari ».
GioV. Jalla
E’ molto disputato quale datasi debba assegnare
a questo fatto ed a quello che ricorderemo prossimamente ; ci basti dire, per ora, che va collocato,
in ogni modo, tra iL 1484 (1) ed il 1494.
Il duca di Savoia, o chi per esso, risoluto ad e
stirpare l’eresia dalle valli di Luserna, vi mandò
delle bande armate, capitanate da taluni capibanda
usi a scorrazzare il Piemonte a scopo di preda. I
Valdesi di S. Giovanni, vedendo che non potrebbero
difendere il loro territorio, tutto aperto verso la
pianura, occuparono le balze che segnano il confine
tra il loro comune e quello d’Angrogna. Uniti co
gli Angrognini, collocarono dei corpi di guardia sui
singoli poggi che protendendosi dominano T aspra
salita : Castelluzzo, Ciò' de Mai, le Sonagliètte, Roc
eia Manend. Non si sa se il nemico abbia assalito
Ògnuìió”'(fi' qùéi pòggi ¡‘la tradiziònè, tia§iù%sa' dà
vegliardi centenari ai più antichi cronisti valdesi
ricordano le lotte accanite che si combatterono ripetutamente a Boccia Manend.
E’ questo un gruppo d’imponenti roecie nere che
formano un baluardo naturale sulTorlo di un ameno
ripiano coltivato, ed ombreggiato da castagni secolari. Ivi erano adunate le famiglie dei combattenti
valdesi : vegliardi, donne, bambini imploranti il soc
corso di Dio onde i loro cari avessero la vittoria
ed essi stessi non cadessero preda dei soldati cru
deli. Chi poteva, assisteva i difensori, raccogliendo
i feriti, rifondendo gli arcieri di dardi, di sassi i
frombolieri. Giacché non avevano altre armi da opporre agli archibugi dei paladini della fede romana.
Narra il Miolo che anche le donne d’ Angrogna
fecero gran difesa. I valdesi avevano la salda con
vinzione di lottare per una causa giusta, quella
della libertà di coscienza, oltre che per la terra na
tla e per la vita e per l’onore dei loro cari.
I soldati s’arrampicano arditamente fra i vigneti
che rivestono la ripida costiera, bramosi di predare
e di sfogare le loro passioni ad maiorem Dei gloriam. Ma, giunti appiè delle rocce, sono fermati da
quel muro di sasso e decimati dai proiettili che
scagliano loro i valdesi. Il Negro, capitano senza
paura come senza pietà, li rincora, li raggruppa, li
spinge ad un impetuoso assalto ; i suoi strisciano su
pei canaloni tra rupe e rupe, impegnano una lotta
corpo a corpo ; avendo il vantaggio del numero, so
stituiscono di continuo i loro caduti mentre, quando
un valdese, morto o ferito, è raccolto dai suoi cari,
il posto da esso lasciato rimanere indifeso.
I soldati, giunti colTocchio a livello dell’altopiano,
vedono là, alquanto indietro, la folla inerme che,
inginocchiata sotto la Volta del cielo, supplica Colui
che dispone della vittoria e grida : 0 Dio aiutaci !
II Negro raggiunge anch’egli l’alto d’una rupe e,
sentendo il lamento disperato dei meschini che già
si vedono in preda alla soldataglia, esclama in tono
beffardo e minaccioso : « I miei, i miei vi faranno
(1) Non nel 1848, come mi si è fatto dire nella precedente Pagina di storia N. 12.
SCRITTI A10J?IM1
Regola generale e inflessibile : come nelle colonne
del nostro periodico non diamo luogo a polemiche,
cosi non diamo luogo a scritti non firmati. Ne abbiamo ricevuto' uno da Firenze, a rettificare una
delle recensioni favoriteci dal signor G. E. Meille.
Ne siam dolenti, ma non possiamo pubblicarlo.
Una pFtghiera di Giuseppina E. Buttier
Fondatrice deiii fedoraiiono internaiionaie por la protoziono dello Giovani
per me. La corona di rose che già cinse il mio capo,
non la darei io con gioia per una corona di spine, se
questa dovesse avvicinarmi a Lui ?
Quando un bruno velo si distese sul mio paradiso
terrestre quando il mio miglior compagno di questa
vita m'ebbe lasciata sola — allora il mio Signore si
sovvenne della mia prima richiesta ; di poter vivere
nella Sua comunione. E qual scelta migliore avrebbe
Egli fatta, se non quella di farmi partecipare alla sua
solitudine, e di insegnarmi, durante le lunghe ore dei
dolorosi silenzi, ciò che vi ha di benefico e in un di
terribile, nella sofferenza, nella oscurità e nella vieione
del peccato del mondo, pel quale Egli è morto !
Ti ringrazio, o mio Dio !
(Versione di Y. dal Ghrétien).
Patti Nuovi
Col 1- numero d’aprile s’è principiato a pubblicare il promesso studio storico psicologico
del Prof. G. Bartoli:
Il Trari)onto di Eoma
Apriamo un nuovo abbona^
mento a tutto il 31 dicembre p.
V. per sole lire DUE. Chi dunque ci manderà una cartolina
vaglia da L. 2, riceverà tutti i
numeri della LUCE dal 1* aprile
al 31 dicembre.
Non tardate a mandarcela, indirizzandola in Via JVIAGENTA
18, ROMA.
Da molto tempo ho chiesto a Dio una grazia ; quella
di vivere in comunione con Gesù Cristo. Ho io il diritto di mormorare se, esaudendo la mia richiesta. Egli
non Tha esaudita nella maniera aspettata da me ? Io
vagheggiava una comunione simile a quella di Maria
seduta ai piedi del Salvatore, ascoltando la sua parola ;
tranquilla, felice della buona parte da lei scelta. Ma
non è questo ch’Egli mi concede nell’ora presente.
Oggi, la mia comunione con Cristo è quella del malfattore penitente inchiodato sopra una croce accanto a
Lui. Io non posso afferrare la sua mano, nè sedere ai
suoi piedi nè reclinare il mio capò sul suo seno, come
il discepolo bene amato ; perciocché io sono distesa sulla
mia croce, colle mani e i piedi legati ; tutti i nervi ed
i muscoli del mio corpo soffrono in dolorosa tensione.
Tutto ciò ch’io posso fare si è di voltare il capo dal
lato della croce ove il Signore è legato e soffre anche
Lui. Egli mi sta cosi vicino che odo i suoi sospiri e
i battiti del suo cuore. Tuttavia la oroce ci separa. La
croce che mi approssima a Lui fa ostacolo ad un più
intimo avvicinamento. Dalla croce mia alla sua posso
indirizzargli qualche debole parola ; ma sono priva del
dolce riposo e delle consolazioni un tempo già godute
nella sua presenza, e che la famiglia di Befania ha
conosciute, essa che Gesù amava!...
Ma non ha amato Gesù eziandio il malfattore morente ? E l’uno e l’altro così appesi al legno — « spettacolo agli angeli ed agli uomini » — non si rassomigliavano essi in certo modo, più che non si rassomigliassero Maria o Marta con Gesù, quand’erano raccolte
ai suoi piedi o attendenti alla faccende domestiche ?
Io mi rappresento questa scena quando voglio sostener la mia speranza in mezzo ai tetri problemi dell'ora presente. Cristo stesso ha scelto la natura della
nostra comunione con Lui, e perciò mi è cara. Non
gradevoli passeggiate sulla pendice del monte Uliveto ;
non intimi trattenimenti ; non insegnamenti alla moltitudine, la sera, in riva al lago o sulle colline circostanti ; non mezzi per potere, con sollecitudine, provvedere, lungo la via o in qualche tugurio, alle materiali
necessità del corpo stanco. No, non è questa la parte
Ch’Egli mi ha riserbata !
Sul mattino della vita, avevo fatta da me stessa la
mia scelta : avevo scelte le belle e buone cose poste
davanti a me. Ora, ch’è calata la sera e che Tombre
si distendono intorno a me. Cristo è quegli che sceglie
* ”Un po ’ ài scienza per tutti
Le cagioni dei terremoti, secondo gli Orientali
Gli Orientali non credono solamente nelle fenditure oceaniche, come a cagioni di vasti terremoti tellurici; li attribuiscono anche a scoppi di elettricità
nelle regioni superiori dell’aria o sotterra. E di ciò
recano ragioni non dispregevoli.
Che fenomeni elettrici vadano congiunti ai terremoti, non è solo opinione di orientali : molti dotti
anche in Occidente ne sono convintissimi, e il popolino per giunta lo dà come cosa certa e sperimentata. Anche nel tragico terremoto di Messina e Reggio
dello scorso dicembre, alla scossa fatale precedettero
dei lampi di non dubbia origine. L’elettricità si associava ad altri agenti misteriosi per distruggere le
due malcapitate città. Or ecco che cosa raccontano
i vecchi dell’India Orientale intorno ai terremoti
oggidì pur troppo frequenti in quei paesi.
Le regioni più battute in India dal terremoto sono
le province della "V^alle del Gange terminanti nello
Himalaya, e il Deccan nell’India meridionale.Nel 1897,
per esempio, il terremoto si fè sentire terribile nella
vasta provincia deU’Assam, sopra un’area di oltre
200.000 km. q., e uccise o feri più di 100.000 persone.
Or lasciando da parteil settentrione, è opinione di molti
indiani che nel sud i terremoti si sono moltiplicati
e sono diventati più intensi dopo la distruzione delle
grandi foreste che un due secoli fa coprivano gran
parte del Deccan. Allora i terremoti vi erano quasi
sconosciuti : ora, invece, sono frequenti ed intensi.
Verso il 1720 i feroci Maratti ruppero guerra ai
vicini regni mussulmani, si diedero a corseggiare
tutto il paese all’intorno, e per aiutarsi nella loro
guerre di esferminio, bruciarono intere foreste, tagliarono le palme e ridussero il paese intero ad un
vasto deserto. Dove non sono alberi non c’è vita,
nelTIndia, e non c’è possibilità' di civiltà’ umana.
Una gran parte del Deccan, in seguito a quelle guerre
bafbarè, divenne morta di ogni vita,'e là infuriano
di tanto in tanto dei terremoti spaventosi. Per con-
5
LA LUCE
trario, nelle province vicine delle Ghatte occidentali,
come il Concan, il Coorg, il Malabar, e Cochin, dove
il paese è fortemente imboschito, i terremoti sono
quasi sconosciuti, o se vi si fanno sentire, ciò è per
rimbalzo, non quasi che il centro del moto tellurico
si trovi in mezzo a loro. Questo è il fatto certissimo ; quale la spiegazione ?
Come insegnano i fisici, perchè la elettricità dell’aria 0 della terra si sfoghi in lampi e fulmini, occorre una certa quantità di vapore acqueo, che serva
di veicolo alla stessa elettricità. Dove sono foreste
Tumidità non manca, perchè le piante la pompano
colle loro radici da sotterra, per trasmetterla poi
per mezzo delle loro foglie aH’aria circostante. Quindi
anche il fatto, noto a tutti, che dove è bosco vasto
e fitto, non manca mai la pioggia, la quale per contrario è scarsa ed irregolare colà dove scarseggiano
le foreste. Queste inoltre servono di buone conduttrici del fluido elettrico terrestre, che per mezzo
loro viene comunicato aU’aria e viceversa. Si supponga, dunque, il caso che in un dato paese manchi
assolutamente la foresta. L’aria in certi mesi dell’anno sarà ivi eccessivamente secca, le elettricità,
tanto dell’ aria che della terra cresceranno di intensità, non potendosi scaricare vicendevolmente, nè
per mezzo di temporali, nè per modo di lampi a ciel
sereno, com’è spesso il caso. Può avvenire, quindi,
che l’intensità delie due elettricità cresca fino aitai
punto da determinare negli alti strati deil’atsmosfera,
ovvero sotterra, uno scoppio subitaneo del fluido elettrico, scoppio di cui noi abbiamo esempi analoghi
nei cosi detti fulmini globulari. In questo caso, lo
scoppio comunicherebbe alla terra una scossa potente, la quale abbraccerebbe una maggiore o minore estensione di paese, secondo la forza dell’esplosione. Tale potrebbe essere la spiegazione dei terremoti tellurici dovuti a scoppi di elettricità negli
strati atmosferici o sotterra. Come si capisce, è questa
una ipotesi e nulla più; ma una ipotesi che ha per
sè, oltre il verdetto popolare, non pochi scienziati
e molte ragioni fisiche.
Non sarebbe difficile sperimentare con un semplicissimo meccanismo la verità della teoria od ipotesi elettrica. Basterebbe moltiplicare nei paesi soggetti ai terremoti le aste metalliche o parafulmini,
terminanti ognuno di loro in un ampeiometro. Si
misurebbe con ciò l’intensità elettrica che in un dato
momento preme su tutto un paese. Comparando poi,
fra di loro le varie intensità elettriche esistenti nel
momento del terremoto, si potrebbe arrivare alla
conclusione che per un dato paese la tale iqtensità
elettrica significa pericolo di terremoto. Ciò servirebbe a mettere in guardia gli abitanti e a renderli edotti della sventura che loro sovrasta. Questa
esperienza, nel caso di città e villaggi, verrebbe a
costare poco più di nulla : e perchè non tentarla ?
I terremoti cagionano troppo terrore e troppe rovine per non provare ad ogni costo di porvi riparo.
Giorgio Battoli
L AVVENIRE D ITflUrt
Troppo tardi per l’ultimo numero abbiamo ricevuto
■il seguente comunicato :
« L’Avveaire d’Italia in imbarazzo ».
Con ogni riserva vi do una notizia che fa il giro
dei circoli cattolici di Bologna. L’Avvenire d’Italia
avrebbe avuto comunicazione d’un telegramma dei
democratici cristiani calabro-siculi, i quali domandano qual uso il Papa avrebbe fatto dei cinque e più
milioni che egli ha ricevuti a prò dei danneggiati dei
terremoto.
Il telegramma esprimerebbe la speranza che questi
denari, come già accadde nel 1905, non vadano in
buona parte a erigere santuari, ornare cappelle e favorire congregazioni e ordini religiosi.
L’Avvenire d’Italia, ad uscire d’imbarazzo, cercherebbe di fare, una diversiva, se gli riesce, nel campo
evangelico per distogliere l’attenzione pubblica dalla
scottante quistione.
Felsineo
CCDIjinNI del Pastore André - Viollier. — Volume
UUllinUill di 180 pagine.— Prezzo di favore L. 1,20.
— Dirigere con Cartolina-Vaglia alla Traduttrice : Carmen Silva, 9 Via Rusconi — Como.
F-RIIVIA VEPÌA DELLA VITA
Alcune ore di sole e di diletto intellettuale godette
quei gran numero di persone che, domenica scorsa, da
l’Arco di Costantino accompagnò il prof. Leoni ai maestosi ruderi delle terme cosi dette di Caracalla.
Si vedono tuttora gli avanzi delle botteghe prospicienti alle terme. Dentro, par di vivere in piena vita
romana. Il vastissimo frigidario, dove l’acqua era alta
come quella d’un laghetto e vi si potea nuotare; poi
il tepidario, dove (come dice la parola) l’aria era mantenuta tepida, e dove agli angoli erano probabilmente
vasche di acqua tepida; quindi il calidario o caldario
da la cupola tonda come quella del Panteon, dove si
facevano bagni caldi, nell’acqua abbondante riscaldata
per via di caloriferi sotterranei. Ai lati delle tre enormi
sale summentovate, due altre pure grandissime per uso
di palestre, in cui si attendeva ai passatempi ginnici,
e altre sale minori per uso di caffè, ristoranti, ecc.,
per dirla con vocaboli del tutto moderni. Tutto questo
al pianterreno, ossia al primo piano sopra il suolo. Ma
c’era anche un secondo piano con biblioteche, sale di
lettura, di conversazione, ecc., ecc., alle quali si accedeva per scale e scalette costrutte nel massiccio dei
muri giganteschi,0 delle quali si vedono tuttora le tracce.
E si vedono anche le tracce dei tubi per cui il calore
dei fuochi da sotto terra si diffondeva a tutto il grandioso edifizio. Oltre il quale era lo stadio, per le corse
all’aperto.
Il prof. Leoni — che è uno dei pochissimi competenti conoscitori di Roma antica — traendosi dietro
l’uditorio, da un luogo all’altro di quelle immani rovine, ha proferito una magnifica conferenza, divisa in
tre punti principali : 1) La storia dei bagni presso i
romani, dai lavacri primitivi che si facevano in case
private, alla istituzione della prima terma (o bagno pubblico) per opera di Agrippa, dietro il Panteon, del
quale egli fu 1 edificatore, e fino alle terme successive di Tito, 0 meglio di Traiano, di Caracalla e
di Diocleziano. 2) La storia particolare delle terme di
Caracalla, rovinate, come Roma antica in generale, non
tanto dai Barbari, quanto dai... Barberini, dai Romani
stessi e da certi Papi specialmente. 3) Descrizione succinta, mà sufficiente e ordinatissima delle varie parti
delle terme di Caracalla; parti che nof abbiam già aqcennate di sopra.
La bellissima conferenza terminò con la lettura dell’ode carducciana ispirata da le terme stesse.
Un grazie, anche per conto nostro, all’egreg o profèssore.
Più attraenti ancora riescirebbero consimili gite, se
oltre a una splendida conferenza archeologica si potesse sentirne un’altra, in cui, come in cornice storica,
si delineasse il tempo nel quale il monumento descritto
sorse; e se, soprattutto, in questo sfondo storico.dell’epoca si facessero spiccare le figure cristiane che a
queU’epoca appartennero.
*
* *
• Dopo la proclamazione delle libertà, l’Unione di Costantinopoli ha avuto un forte incremento. Trentaquattro studenti turchi sono entrati nel Robert College, la celebre scuola cristiana americana.
*
* *
Il segretario deil’Unione cristiana dei Giovani a
d’Osaka (Giappone) era, un tempo, buddista piissimo.
Ospite illustre
Abbiamo il piacere di avere fra noi, da alcune settimane, ilcav. Cosmus deBornemann, ciambellano di
S. M. il Re di Danimarca, con la distintissima sua
signora e la gentile sua signorina. Provato amico
della chiesa Valdese, egli segueiprogressi dell’opera
di evangelizzazione nella nostra patria, con intelligenza
d’amore.
Italico
L» LUCE
I nostri Lettori americani potranno facilmente farci pervenire il prezzo del loro abbonamento, versandolo al nostro
Amministratore per l’America
Signor
Prof, pastore J^therto dot
86 Romeyn Str.
Rochester N. Y.
ytlU Penisola c «tlk jsole
Valli Valdesi.
Dal 18 aprile al 9 maggio ha luogo uno scambio di
pulpiti tra tutti i cari Colleghi nostri, i Pastori delle
Valli : quel di Bobbio predicherà a Rorà; quel di Rorà
a Bobbio, e via dicendo.
Torrepellice (Valli Valdesi).
Il Pastore A. Jahier ha tenuto una conferenza popolare sul famoso eccidio di Valdesi compiuto nel 1655
e noto sotto il nome di « Pasque piemontesi ».
— Enrico Ferri fu a Torrepellice, gentile ospite gentilmente ospitato. Visitò i nostri Istituti ecclesiastici e
di beneficenza.
ViJIasecca (Valli Valdesi).
(B. S.)., — Affollatissimi furono i culti della settimana pasquale, ed i membri di Chiesa, in grandissimo
numero, presero parte alla Santa Cena. Fra le 25 nuove
ammissioni, notasi quella d’un cattolico romano, sposato da parecchi anni ad una valdese e padre di due
figli. Ecco un caso in cui la buona testinionianza resa
dalla moglie ha portato il suo frutto.
Ferrerò (Valli Valdesi).
Una bella festa fa data in onoro del prof. G. Banchetti e del Pastore cav. D. Peyrot, come a ringraziarli dell’opera prestata in questa chiesa, durante
l’asseaza del Pastore titolare, signor B. Léger, che fu
per 8 mesi in America.
M:assello di i*errerò (Valli Valdesi).
{e. b.). — Abbiamo avuto in questi giorni la gradita
visita di dieci turisti ginevrini, soci del Club alpino di
Ginevra. La visita alla Balziglia riuscì loro graditissima, sia per la magnificenza del luogo, sia per i suoi
ricordi storici. Proseguirono per Rodoretto, Praly e
Bobbio, attraverso il colle Giuliano. Questa marcia
lunga, difficile ed anche pericolosa a questa stagione,
fu compiuta felicemente da quegli intrepidi alpinisti.
Ci ricorderemo con piacere di- loro e speriamo che ci
faranno altre visite.
— Le assemblee di Venerdì Santo e di Pasqua furono
come al solito, molto imponenti, specialmente quella
di Venerdì Santo. In quest’occasione furono ammessi
quali çuoyi. membri di Cbiesa dodici catecumeni tra
giovani è giovanette.
— Abbiamo avuto il piacere di sentire una conferenza
sulle guerre dell’indipendenza italiana. Oratori, gli studenti, signori Giraud, Pons e Micol. La conferenza fu
vivamente applaudita dal uu meroso pubblico.
Co azze.
il signor Diodato Rosati ci prega d’anuunziare ch’egli
cederebbe a prezzo ridotto i seguenti libri : « Bible Segond illustrée », legato, 800 illustrazioni L. 18; « Dogmatique » di Martensen L. 2;50; « Histoire de l’Etablissement et de la direction de l’Eglise Chrétienne par les
Apôtres », 2 vol. L. 1,50. Porto a carico del committente.
Biella.
Nel giornale « Il Risveglio » gentilmente ospitale,
il dott. Enrico Meynier ha pubblicato una risposta alla
conferenza « Ferri », di cui il nostro egregio collaboratore intrattiene i nostri Lettori in questo stesso numero della « Luce ».
Rapallo.
E’ Morto Maurizio Lichtenberger, che si trovava quivi
per ragioni di salute. Il Lichtenberger, aggregato alla
Chiesa deU’Oratorio dì Parigi, era — sedondoAe Protestant — un cristiano umilissimo, avido di santità e pieno
d’opere eccellenti. Egli aveva infatti fondato nella capitale fran cese istituzioni splendide contro l’alcoolismo
e a favore dei diseredati. ’
Sanremo.
(Matuzio). Il cap. del 1- bersaglieri, Pier Emilio Bosì
che, sebbene non ufficialmente iscritto nei registri della*
nostra Chiesa Evangelica, possiamo considerare come nostro fratello in fede, ha ricevuta un'alta distinzione
dalla Regina di Romania « Carmen Sylva », la medaglia dì benemerenza di prima classe. Il capitano Bosi,
poeta eletto, è un cultore della letteratura rumena, ed
è noto per aver volto in poesia italiana alcuni capolavori di quella letteratura. Le nostre più cordiali felicitazioni al carissimo amico nostro.
— Un nostro carissimo fratello, l’ing. V., ci ha lasciati
essendo stato traslocato da Sanremo. La famiglia è ancora fra noi, ma alla fine di giugno raggiungerà il suo
capo. Frutto dell’evangelizzazione compiuta neU’anno
decorso, l’adesione della famiglia V. alla nostra Chiesa
6
6
LA LUCE
è considerata dal nostro Pastore come una delle maggioriibenedizioni del suo ministero. Questo trasloco priva
la Congregazione locale di una vera colonna, e lascia un
vuoto non facilmente colmabile. Domenica di Passione
(ultima di marzo) celebrammo insieme la « Santa Cena »
e il Ministro rivolse anche a nome, della Chiesa opportune parole di addio al carissimo amico e fratello.
— Abbiamo dovuto prendere ancora una volta la via
del cimitero per accompagnarvi la spoglia mortale della
signora L’Hardy, trapassata serenamente in età di 80
anni.
— Ai Culti di Venerdi Santo e di Pasqua, il nostro Coro, rinforzato da alcuni amici forestieri, ha eseguito egregiamente le rispettive Antifone ; « Iddio ha
tanto amato il mondo, ecc. » il Venerdì, e: « Alleluja, perciocché il Signore onnipotente, ecc. » la Domenica. 11 Culto pasquale ri usci molto solenne ed attraente. Il Tempio, bellamente ornato con palme, verzura e fiori bianchi (poiché noi non crediamo al domma
della bruttezza e sappiamo che spiritualità, semplicità
e bellezza sono tre vergini sorelle) era gremito, e numerosi fratelli parteciparono alla Santa Cena. Una gio
vinetta della Chiesa fece la sua confermazione e venne
ammessa alla Santa Cena. Un nuovo aderente adulto,
di provenienza cattoliea-romana, fu ricevuto nella Chiesa.
Il nostro nuovo fratello promette — pel fervore cristiano che unisce alla fermezza della sua fede ed alla
non comune intelligenza e cultura di essere una
vera forza per la Congregazione. Gli diamo cordialmente
il benvenuto.
— Il Pastore terrà nei prossimi Venerdi tre pubbliche conferenze speciali su argomenti di attualità.
__ E’ morto il dott. J. Duncan Craig, Pastore della
Chiesa Anglicana di S. Giovanni Battista. Vecchio amico
personale nostro, e sostenitore non platonico dell’opera
di evangelizzazione che noi compiamo, il dott. J. Duncan
Craig era un sostenitore efficace delle nostre Scuole.
« Eeqniescit in pace » (!)•
Ftegffio Emilia^
Il nostro evangelista di Pietramarazzi ci manda una
copia della « Predica del-Natale » del Prampolini della
quale ignoravamo l’esistenza. E’ un opuscoletto di 12
pagine e non costa che 2 centesimi. Ne riparleremo, se
occorrerà.
Livorno.
Abbiamb* fidev’uto Tatträente relazione ^nna (1908)
del Comitato locale di quelle nostre Scuole Valdesi, del
quale é presidente il dott. G. Grilli.
____ giornale « Il Telegrafo » annunziava una conferenza dello stesso dott. Grilli snl « Militarismo », la
doveva aver luogo alla sede della Lega Democratica
Nazionale.
noma.
Il Pastore della Chiesa di Via della Scrofa, signor
Giuseppe Cervi — dopo una diecina d’anni di fedele
ministerio cristiano evangelico alla Capitale é stato
traslocato a Milano. Lo accompagna il nostro sincero
rimpianto. — Gli succederà il Pastore Manocchi.
____ Il simpatico « Giornale d’Italia » pubbliéa un riassunto dell’articolo del nostro egregio collaboratore dott.
E. Meynier, intorno alla formuia « Libera Chiesa in
libero Stato ».
Napoli.
Abbiamo ricevuto il « rapporto annuo » della benefica « Casa Materna per bambini orfani od' abbandonati » diretta dal signor E. Santi; il quale é efficacemente sostenuto nella sua bell’ opera da la signora
Berner e dai signori(G. Schucany e A. Landry. L’Istituzione ha ormai superato il quart anno di vita. Congratulazioni e auguri.
Nioastro.
Eaffaele Gatti di Bruno pubblica nel « Eisorgimento »
di Nicastro un importante articolo, in cui dice i mali
delle sue Calabrie ed eccita i suoi concittadini a entrare nella via del progresso, additando loro come sempio
il popolo Valdese.
Ecco le precise parole ;
« Un generale inglese, del quale non ricordo (2) ora
il nome, rivolse all’eroico popolo Valdese del Piemonte,
quando esso ebbe ottenuta la libertà di predicazione,
queste nobili parole : « 0 voi diverrete un popolo missionario 0 non sarete più nulla! ». E l’eroico popolo
Valdese, compreso di questa grande verjtà, si è sparso
per le varie regioni d’Italia, divenendo un popolo missionario ».
OLTRE LE ALPI E 1 nSRl ^
(1) Egli riposa in pace.
(2) Il generale Beckwith
{N. d. D.).
(N. d. D.).
Svizzera
Ginevra — Le feste per il 4- centenario di Calvino
e per il 350- anniversario di quell’insigne Università
dureranno dal 2 al 10 luglio. Discorso del prof. E.
Doumergue, il famoso storico del riformatore ginevrino,
su V Opera pastorale di Calvino ; prediche nei vari
templi ; passeggiate archeologiche ; canto degli inni del
giubileo nella cattedrale di S. Pietro; radunanze di
fanciulli ; distribuzione di premii al Collegio; posa della
prima pietra del monumento della riforma ; esposizione;
una conferenza del pastore Weiss di Parigi su la
Riforma e il pensiero moderno ; luminarie ; concerti ;
gite snl lago ; Qarden-partij ; banchetti ecc, ecc.
— Il Journal de rEvangélisation dà bnone notizie
intorno all’opera d’evangelizzazione tra i cattolici romani residenti in Ginevra.
Losanna — Il pastore Luigi Gonmaz darà principio, presso l’Università, a un corso libero di esegesi
del Nuovo Testamento.
Francia
Livron (Drôme) — Al convegno che durerà dal 4
al 7 maggio presiederanno Frank Thomas, Gonnelle,
Eaoul Allier e Jézéquel. Attraentissimi gli argomenti
che saranno trattati. Li indichiamo, col nome dell’oratore tra parentesi. Il risveglio che noi attendiamo
(Néel). Il modernismo (Andrea Bertrand). Il Pragmatismo (Enrico Bois). Ciò che richiede il cuore umano
(C. Wagner). La Bibbia di cui viviamo (Léopold Monod). I nostri contemporanei e l’Evaugelo ; gli intellettuali (C. Wagner) ; il mondo operaio (Dttrrleman) ;
le popolazioni rurali (Duproix). La risposta dell’Evangelo (F. Thomas). La preghiera (Gonnelle e Ullern).
L’opera sociale dei discepoli del Cristo (W. Monod).
La coltura della vita interiore (Babut e W. Monod)
Le missioni o il progredire del regno di Dio (E. Allier).
Parigi — Sotto gli auspici del periodico Foi et Vie,
de Wysewd ha tenuto il 22 corrente una conferenza
intorno alle Idee morali nel romanzo contemporaneo.
Paimpol (Bretagna) — In questo borgo, da cui partono ogni anno 2000 pescatori di merluzzo per la fuliginosa Islanda, immortalata da Loti, il pastore Terrell fa una bell’opera d’ evangelizzazione ed ha tenuto
qn’adunanza su la spiaggia.ai;partenti.
Germania
In Germania (come pure in Francia e in Isvizzera),
i ciechi hanno celebrato il centenario del loro grande
benefattore Luigi Braille, che inventò l’alfabeto aduso
dei ciechi. Molti libri furono già pubblicati ad uso di
quei poverini, e a Stoccarda tutta quanta la Bibbia in
63 volumi xhe occupano un palco di scaffale lungo 5
metri.
Berlino ~ Ohly, predicatore di Corte, succede al
defunto Stoecker nella direzione generale della Missione
Urbana. Le Seur, eloquente predicatore oriundo di Francia, lo coadiuverà.
Belgio
— Il sinodo si adunerà il 28 giugno.
— Negli ospedali « civili » si fa propaganda romanistica a tutto potere. Il Chrétien Belge protesta.
— È morto Alfonso Mercier umile e fervente cristiano.
Già bevono, s’era radicalmente trasformato per T influenza del Cristo.
— A Liegi ha testé avuto luogo il congresso annuo
degli studenti cristiani (evangelici) universitari.
Tre temi hanno specialmente attirata T attenzione :
Il dovere morale dello studente. La nostra responsabilità
rispetto al Congo belga. Budda o Cristo ?
Spagna
Si é protestato contro il Governo conservatore, chiedendo maggior libertà di coscienza.
Ingliilterra
— Una sola chiesa ha dispensato in una sola settimana 14000 pasti gratuiti.
— L’Inghilterra s’è empita di monaci e di monache,
regalo della Francia.
Messico
E’ morto, fuori di patria, P. A. Eodriguez, messicano evangelizzatore, profondo conoscitore dei classici spagnoli, scrittore e oratore elegante, traduttore di molte opere
straniere, autore di un innario, editore intelligente degli
scritti dei Eiformatori spagnoli. La sua morte fu un
sorriso. « E’ venuto » disse. « Chi mai ? » domandò l’infermiera. « Il Consolatore ; voi ed io non siamo soli in
, questa casa ». E s’addormentò nel Signore.
Borio Bioo
In quest’ isola — da che si è sottratta al dominio
clericale di Spagna — TEvangelo ha cólti « frutti meravigliosi » dice la Revista Cristiana di Madrid. E la
Revista conclude ; « Che differenza tra Porto Eico e
Spagna ! »
Brasile
A Sao José de Calqado (Stato d’Espirito) i vandali
papalini hanno assalito ed arso un tempio evangelico.
Birmania
L’ultimo anno, le missioni cristiane evangeliche progredirono assai, e, quel che più importa, fra tribù avvilite e abiette. Durante il 1908, furono battezzati in
tutto 5616 indigeni !
Giava
L’Evangelo, in quest’isola, fa passi rallegranti tra la
popolazione musulmana.
SOIigSCSIlNE ti fOIIDD MIITEO PROCHEI
per Scuola Maestri Evangelisti
(Trentunesima lista).
Somma precedente . . : . . L. 28,56j5,65
Signor Amato dalla, Torino ...» 59,—
Famiglia Charles Gay, Porosa Argentina » lU,—
Chiesa di Mantova .... . » 38,
(Stefano Revel 10, Alice Viterbi 5, Violetta
' Cirla 10, Giovanni Bazzell 2, Giovanni Sandi
•2, Luigia Pinzi 2, Luigi Raimondi 2, Felice
Scartazzini 2,50, Emilio Consetti 2,50). ;
The Ladies Auxiliary of London L.st. 20. - » oU2,40 ;
A friend of Dr. Prochet . » 5-- »
In memory of a sister . . » 5. - » 120,95;
Miss Richards ... » 0.2.b » 5,15 ;
Mrs. Parker Ness ... » 0.2.b »
Rev. Dr. T. D. Malan, Philadelphia. Pa. » 17,5U;
En souvenir de Paul Lantaret, pasteur . » ^0, •
Totale ■ . . L. 29,459,101
Sali« piangente
Sir Donald Carrie é morto all’età di 84 anni ; mem-j
bro del Parlamento inglese ed amico personale di W.|
Gladstone era specialmente conosciuto quale fondatore
e direttore della grande compagnia di navigazione traj
l’Inghilterra ed il Capo di buona Speranza « The Castl6|
''"Nativo di Greenok (Scozia) era quel che gl’ inglesi!
chiamano un « self made man ». Con la sua intelligenz^
e tenacità s’era fatta da sé l’invidiabile e splendida po|
sizione. Munifico nella sua liberalità, in questi ultimj
anni aveva dato L. 625.000 all’università di Edimburgoi
600.000 al Queen’s College di Belfast e 2.500.000 a)
Collegio universitario dell Ospedale per favorire la cultura medica. _ |
La chiesa Valdese perde un suo fedele amico ed e|sprime a Lady Currie come pure alle degne figlino!^
ed in modo particolare a Captain and Mrs. Wisely Ih
sue vive e sentite condoglianze. A. M
' * ^
Un telegramma da Palermo ci annunzia la dipartenza
per un ben meritato riposo del nostro instancabile co iportore-evangelista Gioacchino Arnao, dopo breve malattia.
Da trent’anni sulla breccia egli ha reso importanti
servizi alla causa del Vangelo nella natia sua isola,
che egli percorse per lungo e per largo, spargendo
parola di Dio e predicando il perdono e la salute
Gesù Cri.sto. Eiesi, Vittoria, Trapani, Siracusa e Palermo (Falde) furono più specialmente campo della maravigliosa sua attività.
A lui più specialmente si va debitori della fondazione della prospera chiesa di Pachino. Di lui si piò
dire che ; lo zelo della casa di Dio lo rodeva. Egli
conobbe i santi palpiti e gli arditi entusiasmi per
l’evangelizzazione d’Italia, che sono cosi indispensabili
al successo di un’opera come quella a cui s’era C(n
SAcrdito ^ j
Lo piangono le chiese di Sicilia, una vedova e due
figli e noi con loro tutti. A. M,
la
*
Vittorio Peri, sottoprefetto di Castellamare di Stai ia,.
e la sua consorte sig.ra Giulia — figlia del tanto rimpianto cav. ing. Liborio Coppola -- sono di nuovo m
lutto per la dipartenza del loro diletto figlio Alesa in;
, - J: ^n ^—i T’ThUIa ìIaI r-nnfnrto consoll r
dro giovinetto di 17 anni. L’Iddio del conforto consol
genitori afllittissimi e gli altri congiunti tanto provati.
A tutti le nostre profonde cristiane condoglianze.
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould Via Marghera 2, R<
aCCHHrCDCBREQl buona camera, bene ammobilia
flrrll ifinuuniiul per stagione estiva al mare. I
volgersi alla Signora Heghi, Via Cavour, 14, Ve^ti
miglia.
:om
a
ita,.
tei-
7
LA LUCE
IL TRAMONTO DI ROMA
Sludio di sforia e di pskolo
3i9 del Prof. G. Bartoli.
— Perchè ? perchè ? — rispose un altro — lo sa lei ?
Io, per me, non lo so. Da piccino, i miei mi misero la
sottana e mi mandarono al Seminario. Mi andavano
dicendo ch’io doveva essere prete e una mia sorella
monaca.
— E ora siete pentito?
Assolutamente, e maledico il momento quando
presi gli ordini sacri. Monsignore, non credo più. Le
sono frottole quelle che ci hanno insegnato in Seminario.
Anch’io non credo piu — disse il secondo — con
voce cupa.
— E voi ? — domandò D. Ottavio al terzo.
Io credevo quando due anni fa arrivai a Roma ;
ora non credo più nè anche io.
— Perchè ?
Perchè veggo che la religione è per quei signori
che vivono in Vaticano o del Vaticano, un mezzo come
1 altro di far quattrini. A loro tutto, a noi niente. Essi
nuotano nell’abhondanza ; noi crepiamo di fame. È
giustizia questa ? Hanno ragione i giornali socialisti
quando chiamano il Vaticano una santa bottega. È una
bottega, nè più, nè meno.
Non tutti fanno bottega — osservò gravemente
D. Ottavio. Ricordatevi che fra i malvagi vi sono
i buoni. Credete per amore dei buoni ; non perdete la
fede per lo scandalo che vi danno i cattivi. Senza la
fede che diventate voi ?
— Dei miserabili ? — sciamò uno.
Quando avevate la fede — continuò il Sinibaldi
non sentivate in voi una forza arcana per resistere alle tentazioni e far fronte alla degradazione
sensuale che dalla vostra carne montava in alto verso
lo spirito?
— Sì — osservò un altro. — Finché io ebbi la fede,
non mi diedi mai alla ubbriachezza e molto meno al
mal costume. Perduta la fede, l’edificio della mia moralità diede un crollo e si sfasciò. Io sono un cadavere ambulante ; la mia anima è morta ; il mio spirito
è imputridito.
— Cristo vive ancora — mormorò quasi a bassa voce
D. Ottavio. — In Lui è vita, è luce, è lavacro, è rigenerazione.
— All’Università cl dicono che Cristo non è Dio. ^
— Ma e non avete studiato teologia, voi ?
— Che vuole mai ? In Seminario abbiamo studiato
praticamente un po’ di catechismo e nulla più. Io non
darei nome di teologia, di filosofia e di scienza a
quegli studi elementari che io ho fatto.
— Ah ! i Seminari di tante Diocesi d’Italia ! — sciamò
D. Ottavio. — Lo so purtroppo ! Sono Seminari senza
libri, spesso senza professori; tutti poi con metodi
antiquati e medievali. Vi si stadia poco, e anche quel
poco è tutto consacrato allo studio della Chiesa, cioè,
dell’uomo. Cristo, che è la pietra angolare della Chiesa,
è studiato troppo poco, e non è difeso abbastanza
contro le moderne obbiezioni degli increduli. E pure,
se Gesù Cristo crolla, ohe cosa rimane in piedi dell’edifizio cristiano ?
— Nulla, assolutamente nulla — risposero 1 tre.
— Basta così. Veniamo a noi. Mio zio non vi nega
il solito sussidio. Il mio cameriere ha ordine di pagarvelo, mà sarà l’utimo. Avrete le spese di viaggio
per ritornare ai vostri paesi e nulla più. Mi avete
inteso ?
Seguì un breve silenzio.
— Io getterò la tonaca alle ortiche — disse — e
Jontinuerò i miei studi all’Università.
— Meglio spogliarsi che trascinare nel fango la veste
lacerdotale — pronunciò D. Ottavio.
— Io ammazzerò il Cardinal Vicario! — sciamò il
)iù ardente dei tre — un siciliano.
— Non dite di queste cose, nè anche per ridere —
iisse severamente il Sinibaldi. —- Andate ora.
I tre preti lasciarono la presenza di D. Ottavio, il
[uale rimase per un momento tutto assorto in doloosi pensieri. Il móndo moderno — pensò — la scienza
! le passioni scuotono a poco a poco i fondamenti gralitici della fede. Se i preti stessi non credono più,
ome mai il mondo tornerà al Cristo? E pure, guai
1 mondo senza Gesù Cristo! È nelle tenebre, nella
logradazione, nella morte!
• «
Il cameriere annunziò il figliuolo del principe Beiini.
— Tu, qui, Alberto? — disse D. OttaviOj andanogli incontro. ,•<
— Sì —- rispose il giovane. -- Papà mi ha mandato
prendere la risposta.
— Senti, mio caro. Il cardinale non ne ha ancora
arlato al Papa: ma lo farà quanto prima. Tuttavia,
io non sarei di parere che tu, giovane, grande e grosso,
istruito e colto per giunta, ti andassi a ficcare fra le
guardie nobili in Vaticano.
Il principino si strinse nelle spalle.
— Che debbo fare ? — disse dopo un momento di
silenzio. — Lei conosce le nostre candizioni finanziarie. Sono disperate. Quelle poche centinaia di lire
che il Vaticano dà alle sue guardie nobili, sarebbero
per me una manna. Quando poi una ragazza americana od inglese, con un bel gruzzolo di dollari o di
sterline, mi giungerà a tiro, allora manderò, se occorre, a quei paesi Papa, Vaticano, e guardie nobili:
per ora no. Ho assolutamente bisogno di denari.
Perchè non lavori ? — disse serio serio D. Ottavio.
Perchè non lavoro ? — si fa presto a dirlo. Ma
che cosa debbo fare?
— Entra nell’esercito.
Ho passato l’età : e poi mio padre non mi ci potrebbe mantenere con dignità. Inoltre, odio la disciplina militare.
— Frequenta l’Università.
— A quale scopo? Per diventare avvocato senza
clienti 0 medico senza ammalati? E poi, un principe
patrocinare delle cause, o curare dei raffreddori ? Ma,
per chi mi prende lei ?
— Alberto, fino a due anni fa eri un giovane ragionevole ed io nutriva speranza di poter fare qualche
cosa di te. Ormai ne dispero. Tu mi domandi per chi
ti prendo. Ti prendo per un uomo, non per un dio.
Anche i nati nobilmente hanno dei sacrosanti doveri.
Hanno il dovere di lavorare onestamente per vivere,
e la società non è sotto verun obbligo di mantenerli
a sue spese.
— Non rifiuto di lavorare, ma non ogni lavoro si
addice ad uno della mia nascita.
— Non ti dico di fare il beccaio o il lattivendolo.
Ti dico di guadagnarti il pane onestamente, non col
diventare un fantoccio di mostra in Vaticano o correre alla caccia di una dote per indorare il blasone
di casa tua. Lascia ad altri che non hanno il tuo ingegno questi miserabili ripieghi. Le professioni sono
(tutte nobili, se chi le professa è nobile. Nessuna cosa
,è vile, a chi sa vivere degnamente. Gesù Cristo fece
per trent’anni il falegname : sei tu forse più nobile
del Figlio di Dio?
— Tutto vero, quello che dice lei: ma i miei antenati hanno sempre vissuto senza lavorare. Perchè dovrei lavorare io?
— Perchè i tempi sono cambiati. Una volta, i grandi
signori romani vivevano della Chiesa e per la Chiesa :
ora non più. La cuccagna è finita, e ne sia ringraziato Iddio ! I più antichi dei tuoi antenati furono api
laboriose che raccolsero molto miele nell’alveare della
tua casa. Avete vessati per secoli, voialtri, su quella
provvista. Ora, questa è finita. Uscite all’aperto ! I
prati sono immensi e i fiori innumerevoli. Ognuno si
costruisca il proprio favo ! Questo è il mondo moderno !
Questa è oggi la legge della vita !
— Era migliore l’antico.
— Migliore l’antico ? Alberto, non sai proprio quello
che dici. Era migliore pei poltroni, pei favoriti, per
gli adulatori, pei vili ; sì, era migliore. Il mondo moderno è migliore per chi ha ingegno e voglia di lavorare. Va Alberto, che altri hanno bisogno di me.
— Dunque, il cardinale non mi raccomanderà a Sua
Santità ?
— Sì, ti raccomanderà, perchè te lo ha promesso.
Ma io ti auguro che venga rifiutato. Non posso rassegnarmi all’idea di vederti passeggiare su e giù oziosamente per le anticamere del Vaticano.
— Alla fin fine, anche quello è un lavoro — insistette il giovane.
— No, Alberto, l’impiego di guardia nobile, per chi
ha sanità, ingegno ed alti pensieri, non è lavoro. È
un ozio gallonato, è un poltrire dignitoso, è un mangiare il pane ad ufo, alle spalle di quei molti igenui che
si tolgono il boccone di bocca per sollevare la creduta
povertà del Papa. Credimi, io farei piuttosto il calzolaio che vivere a quella tua maniera !
-- Ma la mi scusi lei : perchè dovrei lavorare io,
mentre tanti altri della mia condizione, vivono sulle
spalle altrui? Chi lavora dei principi e grandi signori
romani? H letto, il giuoco, il circolo, la passeggiata,
la mensa, il teatro, le avventure galanti, lo sport, ecco
il loro, lavoro!
— Lo so, lo ro! Ma non è vita umana quella! È
inutile, degradante, sciocca, bestiale !
— Lei è un demagogo !
— Che demagogo ? Vattene Alberto, e che Iddio t’il
lumini e sostenga a condurre una vita degna del tuo
nome !
*
• «r
Il Padre Alfonso vuol dirle una parola — avvertì D. Ottavio il cameriere.
— Venga! Sia il ben venuto! Ebbene? — disse il
Sinibaldi al religioso. — Come vanno le cose nostre ?
Che mi racconta di bollo?
—• Sono stato chiamato ieri dal mio Padre Generale e
mi è stato ingiunto di lasciare la cattedra.
— Davvero ?
— Sì, signore.
— E perchè ?
Sono stato accusato di essere un eretico occulto,
di non credere alla infallibilità del Papa, e aderire
in fondo al cuore agli errori dei protestanti.
— E vero ?
j parte, sì ; ma studio ancora. La mia mente cerca,
I non si è ancora adagiata nella verità.
—- E se trova la verità, avrà il coraggio di seguirla
arditamente ?
— Coll’aiuto di Dio, sì.
— Ed ora che farà ?
— Ubbidirò.
— Resterà in Roma?
— Per ora si ; ma presto o tardi mi aspetto l’esiglio.
— Sì; Vostra Riverenza è nel libro nero del Papa
e del Cardinal Vicario. Tuttavia, voglio fare un tentativo. Farò parlare in suo favore da zio al Papa.
Il religioso si levò e D. Ottavio lo acompagnò alla
porta. — Coraggio, e non deponga la speranza. Continui ad insegnare e parlare intrepidamente. Non
hanno diritto a « legare la parola di Dio ». Se più
tardi ci comanderanno il silenzio, noi risponderemo
cogli apostoli : * è cosa migliore obbedire a Dio che
agli uomini ». La vittoria sarà nostra, perchè noi
siamo nella verità.
* *
A Padre Alfonso successe la signorina Bice Turini.
— Come, tu qui a quest’ora ? — disse D. Ottavio.
Sì, avevo bisogno di parlarle.
— Ti ha accompagnata la mamma?
— No. Ho preso meco la Carlotta, ed è qui che mi
aspetta iu^nticamera.
— Falla entrare.
— No ! No ! voglio parlarle da sola.
— Ebbene ?
— Mio caro D. Ottavio. Lei sa quanto mamma ed
IO le vogliamo bene. Ebbene ! per nostro amore, abbia
prudenza quando parla con zio. Ieri sera, quando lei
ci lasciò, zio disse delle cose terribili a suo riguardo.
— Che cosa ?
— Le debbo dire ?
— Sì, figlia mia ; sta pur tranquilla ! Sono abituato
a sentirne di carine sul conto mio.
— Ebbene ! Zio disse che lei è un eretico marcio,
un protestante trasvestito, un modernista, e che egli
non quieterà mai finché non strappa a Pio X l’ordine
per lei di lasciar Roma e andarsene lungi di qui
— Ha detto questo?
— Sì.
Grazie Bice. — Va bene. Ma non temere, tu. Ricordati il proverbio: l’uomo propone e Dio dispone.
Fuori di Roma non ci andrò ! A Roma sono nato.
Roma e la mia patria. Roma è sposata all’anima mia.
Roma e mia : chi me la potrà mai rapire ?
— Oh! D. Ottavio! Il Papa...
È vero. Il Papa mi potrebbe sospendere
— E allora?
— Si può far del bene, Bice, anche senza dir la
Messa ?
— Oh sì !
-- Si può continuare ad amare una persona, anche
quando non e lecito esprimere esternamente il proprio amore per lei ?
— Oh sì, certamente !
(Continua).
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»„" nè dei ¿pelli e deila Barbe e la preparazione
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