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Eibliotoca Valdesd
( .V. Ino)
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DELLE VALLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XC —
Una copia
Num. 12
Lire 30
ABBONAMENTI
\ Eco: L. 1.300 per I’intemo
/ L. 1.800 per l’estero
Eco e La Luce: L. 2.000 per l’interno Spediz. abb. postale - I Gruppo 1 TORRE PELLICE — 18 Marzo 1960
L. 2.800 per l’estero Cambio d’indirizzo Lire 5 01 Aimnin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
CONFESSIONE
Daniele 9
Eccoci di nuovo in crisi governativa. La prima reazione — anche la nostra — è stata d’insofferenza verso la
nostra classe dirigente, da anni incapace di dar vita ad un governo solido
o di far sentire, dopo una crisi, che
qualcosa è effettivamente cambiato.
Credo che questa reazione, molto
diffusa, sia giustificata. Eppure...
Proprio in questa settimana il nostro lezionario ci invitava a rileggere
il cap. 9 del libro di Daniele. Qui il
profeta, che rivive nella sua vita personale le vicende del suo popolo, dopo l’amarezza deiroppressione, dopo
la visione esaltante della fragilità dei
grandi imperi, « meditando sui libri »
(9: 2) è condotto ad un altro atteggiamento, a « fare la sua preghiera e
la sua confessione » (v. 4). Una preghiera di confessione che è fra le più
belle e più grandi della Bibbia, e non
per nulla la liturgia della Chiesa Riformata di Francia la riporta.
« Abbiamo peccato ».
Sì, ci hanno offesi, ci hanno oppressi, ci hanno traditi — dice l’ebreo
— ma dietro questi nemici « l’Eterno
ha vegliato su questa calamità e ce
l’ha fatta venire addosso... l’Etemo,
il nostro Dio, è giusto in tutto quel
che ha fatto » (v. 14). E oggi non è
diverso. La rinnovata crisi di governo
rivela una volta di più la crisi profonda del paese, e, dietro, la crisi della chiesa, nel nostro cristianissimo
paese. Dietro la crisi collettiva, la crisi individuale, che è essenzialmente
spirituale. Una volta ancora Carlo Bo
ha dato voce sulla grande stampa quotidiana (La Stampa, 11 marzo) a questo monito grave, in un articolo, « L’onestà va conquistata giorno per giorno », che terminava: «La prima politica va fatta dentro di noi ».
Più esplicitamente forse del credente di oggi, l’antico credente Daniele,
chino sui libri sacri che gli illuminano di una luce vera gli eventi della
storia attuale, dà un nome a questa
crisi ; peccato.
Mi pare bene riportare qui questo
stralcio della predicazione che il prof.
V. Subilia tenne alcuni anni or sono
al culto d’apertura del Sinodo:
« A sentir parlare di peccato noi
uomini moderni arricciamo il naso,
come se si trattasse di un prodotto
di epoche antiquate e beghine. Usiamo pure espressioni laiche maggiormente familiari per noi. Invece di
peccato, diciamo, per darci un poco
di arie : concezione scientifica della
vita, visione ateistica della storia libera da superstizioni e da sovrastrutture, o, cosa che succede molto più frequentemente, ateismo pratico di una
esistenza insensata, vissuta senza coscienza vocazionale e senza impegno
di servizio, in cui l’uomo vive, o per
meglio dire, si lascia vivere senza un
criterio e senza una norma che non
siano il proprio arbitrio e il proprio
interesse o la propria inerzia. E’ il
peccato degli uomini di mondo.
« Accanto al peccato degli uomini
di mondo, vi è il peccato di noi uomini di Chiesa. Invece di peccato diciamo: concezione religiosa, spiritualistica, occidentale, borghese della vita,
in cui all’ipocrisia morale si allea la
sicurezza delle posizioni raggiunte e
che disprezza gli altri, i senza Dio, i
mondani, i materialisti, i sovvertitori
della facciata morale tradizionale —
oppure che rappresenta una religiosità sincera e fervente, ma che è cosciente della propria superiorità e si
fa vanto della propria giustizia: per
esempio della nostra superiorità protestante o della nostra giustizia valdese nei confronti degli altri, dei cattolici, così che finiamo per vivere non
di fede ma dei nostri valori spirituali,
non di Dio ma del nostro patrimonio
religioso » (1).
Questo è il peccato che sta dietro
la crisi italiana. Ed è anzitutto il nostro peccato, rivolta contro Dio. Pec
cato che viene spesso dalle classi « superiori », « dirigenti » (v. 8), ma che
pure è di tutto il popolo (v. 11), di
tutta la chiesa; la zizzania è così inestricabilmente mescolata al buon grano, che non si può neppure concepire
un « fronte cristiano », puro.
Se cerchiamo sinceramente nei « sacri libri » la Parola di Dio, siamo condotti alla sola vera confessione, che
non è la denuncia sdegnata dei peccati altrui ima l’umiliato riconoscimento dei nostri. Qui, nella confessione
di peccato che sembra bandita per lo
più dalla vita politica (malgrado certe « autocritiche » piuttosto coatte e
propagandistiche), sta il segreto di un
vero rinnovamento. Perchè la vera
confessione del credente, prostrato davanti a Dio, si accompagna sempre
ad un’ardente intercessione, profondamente radicata nella certezza assoluta, nonostante e contro tutto, che
l’Iddio che giustamente giudica e punisce è lo stesso che perdona e rialza
chi non cerca più scampo nè speranza che in Lui.
Siamo debitori di questa testimonianza al nostro popolo in crisi. Ma
non possiamo portarla se non viviamo, veramente, nell’umiliazione e nella speranza: anche una crisi politica
cui non siamo estranei, nella responsabilità, se ci confrontiamo sinceramente con le esplicitazioni del « peccato » su riportate; e a cui Dio non è
estraneo, se crediamo che è il Signore
della storia e il Salvatore della storia
umana.
Gino Conte.
{1) Protestantesimo 3/1956, p. 99.
con Agadir
I bollettini def Consiglio ecumenico
riferiscono delle;5. risposte generose di
molte chiese al suo appello in favore
dei superstiti di Agadir; ma rinnovano pure Tappelló, perchè certamente
per mesi continueranno a pesare le
conseguenze del disastro, senza parlare di quel che non potrà in alcun
modo essere risanato. I doni che passano attraverso il Consiglio ecumenico sono rimessi all’équipe ecumenica
SIRENE, che ha stabilito il suo quartier generale a i5 km. dalla città distrutta; non è necessario chiarire che
l’aiuto ecumenici), che sarà proseguito finché apparirà necessario, è dispensato senza distinzione di razza,
di colore o di credo.
Ad Agadir è cominciata la seconda
fase dell’azione di soccorso, con l’installazione di villaggi di tende per
circa 2.500 scampati; ognuno di questi villaggi è equipaggiato con una
cucina comunitaria e un’infcrmeria;
si progettano al più presto classi scolastiche.
Numerosi sono coloro che non possiedono più vestiti, specie i bimbi. E
il mantenimento di ognuno di questi
sinistrati costa circa 1 dollaro al gior
no...
Abbiamo ricevuto, a questo scopo,
due offerte, da Torre Pellice: Jona
Garlón 500 ; N. N. 1.000. Non importa,
evidentemente, che la offerta di solidarietà fraterna passi attraverso una
via piuttosto che un’altra. Purché la
solidarietà sia sentita, e la gente di
fuori non dia un’ennesima lezione alla gente di chiesa; Quando- guardiamo tutti i doni anonimi che si allineano, ad esempih, nei fésoconti dei
quotidiani, ci auguriamo con tutto il
cuore che molti fratelli vi si nascondano ma vi esprimano il proprio amore.
Sette giernS
GIOVEDÌ’ 10
Avviate le consultazioni del presidente
designato Segni, pare consolidarsi la possibilità di un governo di centro-sinistra
con l’appoggio possibile ma non determinante ( ?) del P.S.I. La « formula » non
indica comunque i modi con cui i dissensi
interni di questo centro-sinistra, specie
per quanto riguarda i problemi della scuola, potranno essere superati. D’altra parte
la destra DC non nasconde il persistere
della sua ostilità a tale formula : ma anch’essa senza mostrare di rendersi conto
di quale sia l’effettiva situazione.
Dieci giorni dopo il disastro, e mentre
già si spianavano le rovine, nove persone
sono state ritrovate vive ad Agadir.
VENERDÌ’ 11
Continuano le polemiche italiane, e la
DC oscilla fra le pressioni delle destre e
delle sinistre : sul tappeto soprattutto le
questioni della scuola, della nazionalizzazione delle fonti d’energia e delle autonomie regionali.
Un razzo spaziale lanciato da Cape Canaveral ha fatto entrare in orbita intorno
al Sole, tra la Terra e Venere, un planetoide da citi si attendono importanti segnalazioni scientifiche.
SABATO 12
Nenni assicura a Segni l’astensione socialista, almeno nel voto di fiducia.
Mentre Macmillan incontra a Parigi De
Gaulle, per un colloquio distensivo, Adenauer giunge a New York per discutere
con Eisenhower i problemi di Berlino e
della Germania : gli « occidentali » si saggiano e cercano di presentarsi uniti alla
conferenza al vertice per il disarmo.
Si apre a Cuneo un convegno di rappresentanti della Resistenza europea, indetto
dal movimento federalista, e a Roma un
convegno degli Amici del Mondo, sul tema
della nazionalizzazione delle fonti d’energia.
Al termine di una riunione a Vienna, i
sette paesi della Zona di Ibero scambio
propongono ai sei del Mercato comune accordi economici.
DOMENICA 13
AU’interno della DC continuano le polemiche sulla costituzione di un governo
tripartito.
La storia si ripete... Radio Mosca annuncia che per un improvviso attacco d’influenza, che ha colpito Kruscev al suo ritorno a Mosca (—18®!) dalla calura indonesiana, il premier russo dovrà rinviare la
sua visita in Francia.
Un’ondata di terrorismo, con numerosi
attentati dinamitardi, ha colpito diverse
città argentine: tentativi di restaurazione
peronista.
LUNEDI’ 14
Dopo una lunga discussione, la direzione centrale DC invita Segni a continuare
le trattative per formare il governo tripartito ; non c’è però ancora alcuna decisione
definitiva.
Si ha notizia di gravi disordini nelle
campagne della Germania Orient., per un
massiccio tentativo di collettivizzare la
terra, costituendo dei kolkos; violenze e
accentuarsi del flusso dei profughi a Berlino Ovest.
Alla mozione finale del Convegno degli
« Amici del Mondo » contro le « baronie
elettriche », che auspicava una rapida nazionalizzazione delle fonti di energia (si
ricorderà lo scandalo della « Edison » milanese), reagisce una nota degli ambienti
industriali che afferma: «E’ pericoloso
accentrare nelle stesse mani il potere politico e quello economico ». L’argomento
è a doppio taglio!
MARTEDÌ’ 15
I senatori DC sono in maggioranza favorevoli al tripartito; ma si procede « con
cautela » perchè la destra democristiana
si mantiene ostile.
Si riapre a Ginevra la conferenza sul disarmo, chiusasi nel 1957 dopo due anni di
infruttuose discussioni.
Nella Corea del Sud sanguinosi tumulti
dopo la rielezione del presidente Syngman
Rhee: l’opposizione accusa il governo di
gravi brogli elettorali.
MERCOLEDÌ’ 16
II gruppo parlamentare D.C. decide alla
unanimità il suo appoggio a Segni.
Adenauer, a Washington, propone di lisolvere la questione -di Berlino con un
plcb'sci-to.
Una sr.unla di comodo
Abbiamo sott’occhio ben quindici delle
nitide pagine di un recente fascicolo della
« Civiltà Cattolica », la gloriosa rivista bimensile della Compagnia di Gesù, per la
quale corre il centoundicesimo anno di vita (quaderno n. 2631, 6 febbraio 1960,
pagg 235-249).
Lo studio è dovuto alla penna del padre
Giuseppe De Rosa, e si intitola senza pretese « La scuola cattolica ». Lina completa
esposizione critica condurrebbe assai al di
là dei limiti che qui ci sono imposti, sicché non potremo che enucleare alcuni punti che ci paiono più essenziali.
Nelle prime pagine, l’autore, dopo brevi cenni sulla situazione della scuola in
Francia e nel Belgio ed una indagine non
in tutto originale sulla psicologia dell’età
scolastica, viene a sostenere che l’influenza
della .scuola che non sia quella desiderata,
ossia la scuola cattolica, è semplicemente
negativa per la formazione dell’uomo e del
cittadino. Non sorprende certo che in ogni
paragrafo dell’articolo, toscanamente for
hito, si verifichi costantemente la confu
sione fra « cristiano » e « cattolico »: ep
pure, checche ne dica la Rai-TV, c’è chi
osa pretendere di essere italiano anche senza parlare romanesco o napoletano.
Non che l’estensore dica apertis verbis
di rimpiangere il medio evo: egli lascia
tuttavia trapelare una certa nostalgia per il
tempo « in cui l’Europa formava un’unità
spirituale, saldamente incardinata, sulla
concezione cattolica del mondo »: allora,
la scuola era cattolica per forza. « Oggi
noti è più così (...) gli uomini sono divisi
sui fondamenti stessi della esistenza umana (...) si dubita o si rifiuta l’esistenza di
una verità oggettiva ed universale (...).
Oppure, nuove « religioni », laiche ed alee,
cercano di scalzare l’antica religione cristiana, con un dommatismo e una intransigenza addirittura fanatici ». L’abito di
chi firma questi riferimenti a dogmi e fanatismi fa cadere quanto mai a pennello
il frusto detto del pulpito e della predica.
Il notevole saggio del gesuita De Rosa
non si propone intendimenti tecnico-organizzativi, ma diremmo soltanto filosofici,
nel senso che mira unicamente a dimostrare la necessità della esistenza di una scuola cattolica ed a segnalare i pericoli impliciti in una scuola diversa. Ignoriamo ovviamente quali specifiche discipline ami
coltivare il concettoso scrittore, ma è evidente che non gli sono troppo familiari la
maggior parte dei testi di storia in uso e
talvolta in auge nelle nostre scuole, se egli
afferma che « la storia è stata fatta secondo
clichés antiecclesiastici »: particolarmente
per quanto riguarda il medio evo, è notorio che la storia dell’Europa viene identi
ficata con quella della chiesa cattolica, e
si studia che chi le si è ribellato lo ha fatto
solo per un travaso di bile o per la fregola
di pigliare o cambiare moglie. Questo va
detto, trascrivendo dalla seconda e terza
linea di pagina 244, « senza voler escludere
del lutto un tantino di malafede ».
Si rimane perplessi — usiamo un eufemismo — leggendo una affermazione di
questo tenore: « Per la sua stessa natura,
la scuola cattolica è scuola della libera ricerca e del dialogo ».
Dopo una polemica di tre o quattro pagine con alcuni eminenti propugnatori delle scuola laica, incontriamo questo pressoché stupefacente periodo : « Si noti poi che
il cristianesimo è, sì, intollerante ed intransigente, ma non nel senso immaginato
da certuni, che della sua storia ricordano
— e per sentito dire — solo le vicende dell’Inquisizione, il carcere di Galileo o il
rogo di Giordano Bruno. L’intolleranza
cristiana riguarda l’errore, non l’errante ».
Sembra però che sia stalo cercato invano
un sistema per mandare in fumo l’errore
senza arrostire l’errante.
L’articolista si compiace della « preminenza almeno formale » di cui gode l’insegnamento della religione (ma di una religione!) nelle nostre scuole, ed esprime la
propria riconoscenza agli « autori della
Conciliazione », autori che preferisce non
nominare per non casuale cautela.
Da II Lavoro nuovo di Genova (9 marzo) riportiamo parte di un articolo del
Piof. E. Tron. Il problema della scuola, sempre attuale, è particolarmente scottante nella attuale crisi governativa
La tesi generale è che la scuola italiana
di oggi non è una scuola cattolica: è più
che logico che per l’autore essa non lo sia
abbastanza. Ma sentiamo il dovere di denunziare certe espressioni che, se usale da
un’altra parte nei riguardi del cattolicesimo 0 delle forze armate, porterebbero magari per direttissima ad una condanna per
vilipendio. L’insegnante di religione si trova a dover « combattere l’azione deleteria
della scuola »; « certi genitori si curano
ben poco elle certa scuola avveleni l’anima
dei loro figli ». (pag. 248. Abbiamo sottolineato noi). Sottilizzerebbe forse chi volesse ravvisare qui una grave offesa al prestigio dello Stato, attraverso la sua scuola?
Alcuni anni fa, fu tentato un regolare
sabotaggio deH’insegnamenlo della filosofia nei nostri istituti superiori col cercare
di imporre una « rosa » assai ristretta di
autori: non per nulla il De Rosa torna alla
carica a proposito di detta disciplina, unita alla storia, ed auspica una statistica o
censimento (che sarà già fatto!) dei professori « comunisti militanti », proprio di
queste materie. Ciò, beninteso, a puro titolo di curiosità, senza il minimo intento
discriminatorio.
intensificata vita ecumenica in Brasile
Sào Paulo. — Una qiiarantina di dirigenti evangelici brasiliani si sono
incontrati per due giorni con i membri del Comitato esecutivo del C.E.C.,
allo scopo di studiare lo sviluppo deil’attività e dei contatti ecumenici nelle Chiese bra.siliane; principali temi
all’o. d. g.: la base dottrinale del Con.
sigilo ecumenico (« Gesù Cristo Dio e
Salvatore»), le relazioni con le Chiese ortodossa e cattolico-romana, le
Chiese dell’Europa orientale e il C.
E. C., le questioni sollevate dalla probabile integrazione, nel 1961, del Consiglio Intemazionale delle Missioni e
del Consiglio Ecumenico delle Chiese
Oltre alle personalità ecumeniche,
erano rappresentati i presbiteriani,
gli anglicani, i metodisti, i luterani'
i riformati olandesi e ungheresi, la
Confederazione evangelica del Brasilv
e la Società biblica brasiliana; gli ortodossi erano rappresentati dall’arcivescovo lakovos. (S.OE.P.I.)
Sabato 19 marzo i catecumeni deUe Valli che si preparano
alla confermazione si riuniranno ad Agape, per Formai tradizionale retraite.
Billy Graham indesiderato
Bulawayo, Rhodesia del Sud. — Il
governo sudanese ha rifiutato a Billy
Graham l’autorizzazione di tenere a
Khartum la riimione d’evangelizzazione che vi era prevista, senza mo
tivare il rifiuto. Circoli bene informati di Khartiun fanno osservare che
nei Sudan vige ancora la legge marmale e che, dato che si sta celebrando
il Ramadan, il momento di tale manifestazione era scelto male.
Dopo aver esaltato il prodigarsi degli
insegnanti catlolici nella scuola (ebe non
è soltanto loro), l’articolista lancia un grido di allarme: « per rovinare l’opera di
molti insegnanti cattolici, basta (die ce ne
sia uno che positivamente insegni dottrine
anticristiane ». A parte l’equivoco volutamente contenuto nell’aggettivo, la confessione è discretamente lusinghiera per gli
avversari, ma si tratta naturalmente di voce dal sen fuggita. Troppo comodo sarebbe
controbattere che è più facile distruggere
che costruire: no, qui si oppone costruzione a costruzione, e nessuno può arrogarsi
il monopolio della costruzione.
Il succo dell’intero scritto è dunque <die
in Italia non deve esistere altra scuola
che quella cattolica. Difatti, non si ha alcun cenno al desiderio che lo Stato sovvenzioni gli istituti « confessionali » (attributo
che al De Rosa proprio non va giù), in
barba al celebre alicolo 33 della Costituzione: e siccome qualche ostacolo, che già
si sta disinvoltamente aggirando, è frapposto dalla riserva « senza oneri per lo
Stato », in.serila per chiaro merito dei liberali, anche questi ultimi sono messi a
far erba nel fasi io che comprende i partiti
di sinistra, i repubblicani e i radicali. Tutti questi « laicisti di ogni tendenza » parrebbe dunque che siano esenti da ogni imposta: i loro figli frequentano una scuola
pagata dai soli (-attolici, e ancora dovrebbero ringraziare del privilegio.
Riferendosi alle scuole cattoliche attuali, il collaboratore del periodico romano
nobilmente si rammarica che per taluni
genitori esse servano solo ad impedire che
i loro figli « si mischino con ragazzi di diverso celo sociale »: qui ci associamo di
gran cuore allo sdegno del padre De Rosa,
il (piale aggiunge: «Se la Chiesa dovesse
impegnare tante forze vive solo per dare
una scuola più fine ai figli di papà, non
varrebbe proprio la pena agitarsi per così
poco, e per motivi così poco cristiani ».
Que.sta volta, è proprio cristiani che bisogna dire.
La pervicacia di coloro che in Italia lottano contro la clericalizzazione integrale
della scuola pubblica dovrebbe, pensa il
soldato di Sant’Ignazio di Loyola, indurre
alla riflessione i cattolici, « responsabili
della scuola italiana». La qualifica è gratuita. Torna alla mente il titolo artisticamente sgrammaticato del noto romanzo di
Alfredo Fanzini: Il padrone sono me.
Emanuele Tron
2
pag. 2
L’ECO DELLE VAIJU VALDESI
18 marzo 1960 — N. 12
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Autunno 1560
Verso la fine dell’estate 1560 era
ormai chiaro che un’azione di forza
si stava preparando contro gli eretici
valdesi : non s’erano infatti voluti piegare alle minacce nè la missione del
padre A. Passerino aveva sortito alcun esito felice.
« Si sapea bene (citiamo qui lo storico valdese Lentolo, allora pastore di
S. Giovanni e testimone oculare dei
fatti) che v’erano alcune compagnie
di soldati per lo Piemonte, alle quali
era stato comandato di essere apparecchiati per andare dove sarebbe loro fatto intendere. Oltr’a ciò tutti i
fuggitivi e banditi per qualsivoglia
maleficio che havessero potuto commettere, furono richiamati, con la promessa di haver la gratia e perdono di
tutte le loro scelleratezze, purché pigliassero le armi per andare a distruggere il popolo valdese ».
Obbiettori di coscienza ?
Di fronte ad una situazione così
minacciosa, come si comportò la popolazione valdese? Era la prima volta
che si profilava l’eventualità di una
persecuzione organizzata e regolare;
per la prima volta essi si trovavano
a dover decidere se difendersi e combattere contro il legittimo sovrano, e
diventar ribelli, o lasciarsi sopraffare.
Momenti angosciosi, come è facile intendere; e si aveva inoltre vivissimo il
ricordo del massacro perpetrato quindici anni prima, nel 1545, a danno dei
Valdesi di Mérindol e Cabrières, nella Provenza, vittime di un sadico e
violento capitano di ventura.
« I ministri della Valle di Lucerna
e di Angrogna si trovarono più volte
insieme con i sindichi di ciascun luogo per avvisare e provvedere ai fatti
toro, n parere e risolution di tutti fu
che, nei giorni che incontanente
seguivano, si pubblicasse il digiuno
et la domenica appresso si amministrasse la S. Cena; che nessuno si difendesse con l’arme, ma che ognuno si
ritirasse alle più alte montagne, et
che, perseguitandoli gl’inimici fin là,
allora si prendesse quel partito et si
seguitasse quel consiglio havrebbe
piaciuto a Dio a dar loro ».
Decisione quindi che rappresentava
una via di mezzo tra il rifiuto integrale di prendere le armi e il partito della
guerra: non difendersi, ma ritirarsi e
vedere poi quello che rimaneva da
fare secondo l’ispirazione divina. Decisione tanto più difficile in quanto
« il popolo trovava forte strana quella parte di non difendersi con arme
poiché a ciò vi erano tirati per forza ».
Aggiungiamo subito che la decisione unanime « dei ministri e dei sindichi » di non resistere per il momento,
non ha nulla a che fare col moderno
concetto dell’obbiezione di coscienza.
Quattro secoli fa esso era del tutto
sconosciuto, e non solo tra i Valdesi,
ma altresì tra gli Ugonotti, i Luterani,
e in genere tutte le minoranze religiose; non parliamo poi delle maggioranze! Faremmo un torto ai Valdesi del
’500 e un grosso errore storico nel voler proiettare su quel periodo idee e
principi che non potevano allora essere nemmeno intesi.
Lo sgombero
della popolazione
Perciò la decisione iniziale di non
lottare faceva parte del piano generale: quello di evitare la guerra con
le sue vittime e i suoi disastri, e cercare nel frattempo una soluzione pa
ELOGIO DELLA POVERTÀ’
Io sono uno di quelli ai quali mancano sempre novantanove centesimi per fare una lira e che pure dispongono sempre dei novantanove centesimi necessari per completare l’unità monetaria.
Questo stato di « suspense » è forse il lievito più efficace per il
mio spirito; importante elemento catalizzatore, giunge a far si che
anche una banale necessità di ordine economico mi stimoli ad innalzare la mia preghiera a Dio, per un continuo, incessante appello alla
Provvidenza divina.
Posso affermare, senza ombra di dubbio, che questo stato di
povertà — da non confondersi con l’indigenza, che può avere diverse
cause ed ha comunque ben altri aspetti — sia il sale della mia vita,
il fattore essenziale perchè mi senta libero, leggero, lieto : « L’Eterno
è il mio pastore; nulla mi mancherà » (Salmo XXIII).
La strada è mia, miei sono ville e giardini, mio tutto ciò che
ammiro nelle vetrine, mie le automobili rutilanti, opime di scintillanti metalli e di soffici sedili, miei i fiori più rari delle serre.
Tutti questi tesori mi appartengono, in quanto cadono sotto 11
dominio dei miei sensi, vista, olfatto, udito, e mi procurano svago,
distrazione, gioia; sono miei, coi loro festosi colori, con la loro
purezza estetica, e mi sono tanto cari perchè non mi deludono, come
deludono — a lungo andare — i sogni che diventano realtà; non mi
stancano per l’assuefazione, non si logorano per l’usura, ma serbano
la loro immacolata freschezza, come i libri che ripongo nella custodia,
dopo che, nel leggerli, ne ho spianato le pagine, perchè non si deformino fc si conservino come se fossero intonsi.
Sono lieto 'die ciò che non mi è consentito di detenere — e in
in questo caso la mia povertà si trasforma in ricchezza, in vero dono
di Dio, e non è un paradosso; — sono lieto, dico, che questi tesori
siano come affidati alla immaginaria custodia di altri.
Così, il loro incanto non avrà mai fine e mi sarà evitata Famarezza di conoscerne la struttura, la caducità: i fiori saranno sempre
freschi, le macchine sempre terse, i libri sempre avvolti in cellofane
Conosco l’effetto deprimente che provo quando vedo un autista intento
ad armeggiare intorno al cofano aperto della sua macchina : non c’è
(he un groviglio di metalli contorti, anneriti ed unti.
Tutto qui l’elemento propulsore del poderoso automezzo dalla
carrozzeria fulgida e dai sedili di gomma-piuma? Questa Fctanima»
di una macchina tanto ambita?
Meglio vederle così, le auto: correre agili suH’a,sfalto della strada,
belle come gingilli, avviate verso mete che non conosco e che hanno,
perciò, il fascino dell’ignoto; meglio che non abbia presso di me
tesori che tignole e tarme possono guastare.
Quando do uno sguardo alle quotazioni di borsa — come talvolta
mi piace fare, per vaghezza di notizie curiose — se noto che i titoli
industriali sono in rialzo o subiscono un deprezzamento, posso rimanere impassibile, perchè io sono un capitalista che non corre alee;
sono un capitalista i cui bilanci pareggiano fino al centesimo e il cui
capitale affluisce alla cassa ogni qualvolta essa si vuota. Sono un capitalista al quale il Signore dà sempre i novantanove centesimi (he a un
dato momento mancano per completare la lira; e allora sento che la
povertà, la pura, la virginea, la casta, la sovrana povertà di Pietro
Valdo e di Francesco d’Assisi, merita davvero un panegirico, che concludo con l’invocazione:
” Non mi dare nè miseria nè ricchezze,
cibami del pane che mi è necessario,
ond’io, essendo sazio, non giunga a rinnegarti
e a dire: ’’Chi è VEterno?”
Ovvero, diventato misero, non rubi
e profani il nome del mio Dio”. (Proverbi, XXX, 8-9)
Alberto Guadalaxara
cifica : « Non di meno ciascheduno
cominciò a portare alcuni pochi mobili et cose da mangiare, all’alto; di
maniera che per lo spatio di otto giorni non si vedeva altro per le strade
che persone andare e venire con gran
diligentia, appunto come le formiche
al tempo d’estate non cessano di andare innanzi e indietro per congregare
la provisione dell’inverno ». Spettacolo che purtroppo s’è tante volte verificato nella storia déH’umanità (stavo
per dire della civiltà umana!) e che
anche in tempi molto recenti si è ripetuto.
« Nel che queste povere genti mostravano un animo sì meraviglioso,
che ritrovandosi in una tal afflitione
et così gran pericolo, non mostravano
segno alcuno di dispiacere, ma piuttosto di allegrezza. Laonde andavano
cantando salmi et consolandosi et
confermandosi l’un l’altro ».
Pareri discordi
Descrizione impressionante, che dimostra comunque una profonda fede
religiosa. « Insomma si ritiravano ai
monti più alti con una tal gioia e contentezza che non se ne udiva pure uno
lamentarsi che lasciasse la casa e le
possessioni, essendo tutti deliberati di
aspettare patientemente qual che havesse piaciuto a Dio far di loro, e di
morir tutti insieme se così fosse stata
la sua volontà ».
« Pochi giorni appresso alcuni Ministri, havendo inteso quel ch’era stato risolto da quei della Valle di Lucerna e di Angrogna sopra il fatto di
non difendersi, scrissero che ciò non
parca loro star bene, et che al popolo
era lecito ripulsare la violenza dei nemici loro in simile necessità et così
estrema; perciocché (diceano essi) ciò
si faceva per difendere una giusta et
santa querela, ch’era di mantenere la
vera religione et coiiservar la vita loro, delle mogli et figlioli loro: atteso
ancora che questa ®erra ci era fatta
dal papa e dai suoi, et non propriamente col Duca, il quale era spinto a
questo da quei maligni spiriti ».
Cosa era mai successo? Queste righe del Lentolo ci rivelano alcune cose, e molte purtroppo ne sottintendono, che non si riescono facilmente a
stabilire. Innanzitutto, chi erano quei
pastori che non avevano partecipato
alle precedenti deliberazioni, e che
scrivono ai Valdesi? Non crediamo
essere lontani dal vero affermando
che essi dovevano essere ginevrini od
ugonotti : solo da elementi che non
comprendevano appieno la situazione
locale poteva essere avanzata la proposta della resistenza e della difesa.
E la supposizione potrebbe essere confermata dal fatto che qualche giorno
più tardi il Conte Carlo di Luserna
chiedeva agli Angrognini di allontanare « i ministri forestieri », e che i
Valdesi erano anche disposti a farlo,
se il Duca prometteva la loro sostituzione con altri elementi graditi. Del
resto l’accusa sabauda, sovente ripetuta, che ci fossero dei sobillatori ginevrini, può anche avere qualche fondamento.
Inoltre l’argomento addotto dalla
nuova proposta, che cioè si trattava
di guerra di difesa dal Papa e non
contro il Duca, veniva a smontare le
accuse di lesa maestà che i Valdesi
dovevano pare temere, e il loro seppure modesto sentimento patriottico.
Tutto questo si stava però discutendo in termini molto più angosciosi di quanto la scarna relazione del
Lentolo ci lasci intravedere, poiché i
preparativi d’assalto contro le Valli
erano a buon punto.
Che fare? « Onde la cosa di nuovo
posta in considerazione, si conchiuse
di difendersi nella estrema necessità ».
Soluzione di compromesso, ma ancorala pur sempre al principio di non
mettersi dalla parte del torto.
Senonchè lo svolgersi degli avvenimenti doveva poi travolgere tutte le
buone intenzioni, come vedremo.
Augusto Armand Hugdn.
Il linguaggio e lo spirito - 1
Saper farsi tutto a tutti
uova pasquali
GUPER
prodotto
veramente genuino
Quafcuno ha notato tempo fa —
sulla rivista (di Ponte» — che proprio nel paese di San Francesco d’Assisi, il santo che parlava agli animali
e li amava si da chiamarli fratelli, che
teneva le prediche agli uccelli del cielo e ai pesci del mare, vige una mortale, implacabile insidia contro i pennuti, sia per coglierli a fucilate e cacciarli in pentola, sia per fame ogget>
to' di im gioco che proprio sportivo
non è, sia per accecarli e goderne il
canto.
C’è un altro aspetto di questo contrasto immanente fra noi, tra la realtà e l’ideale, e che affonda le sue radici meno nel temperamento italico
che nella secolare consuetudine alla
beffa, alla derisione, ossia — in sostanza — all’empietà (la impietas degli antichi). E mi dà l’cccasione a
sottolinearlo la lettura che ho fatto
di un simpatico volumetto di canzoni, in edizione fuori commercio (1959),
pubblicato a cura della Federazione
delle Unioni Valdesi, sotto il titolo
<( Cantiamo insieme », A pagina 43,
trovo la canzone nota sotto il nome
« La storia dei gobboni », di ben 10
strofe.
Non so quanti giovani valdesi conoscano quella canzone, che oltre tutto
è priva di gusto. Spero che siano po
ehi, e che nella collezione sopra menzionata essa ci stia come i tradizionali cavoli a merenda. Perchè si tratta di una idiota tiritera compilata
sulle disgrazie altrui, che vuole smuovere il riso con trovate da comici di
bassa forza, e si risolve in un’assurda
ed insulsa barzelletta. Non ne dò il
sunto, perchè proprio non ne vale la
pena.
ECCO'; un’idea di quel genere — la
beffa del gobbo, anzi delle generazioni dei gobbi, e per di più musicata —
poteva venire in mente solo a degli
italiani. Da noi, con la scusa di chiamare pane il pane e vino il vino —
ma in realtà si tratta di tutt’altra
cosa che la sincerità del linguaggio!
— adeperiamo comunemente vocaboli come questi : (( il gobbo », <( lo sciancato », « il guercio » « il tubercolotico », « lo zoppo », <{ lo sfregiato' », <( lo
scemo », e cosi via. D’accordo che sono parole espressive, delle quali s
potrebbe anche dire, come già Vespasiano della moneta percepita per certi suoi balzelli fiscali, non olet. Parole cioè che non hanno- un particolart
odore e che, se vogliamo, qualora siano dirette senza intenzione offensiva,
possono anche essere accolte come
una testimonianza dell’evidenza.
Ma allora, dove va a finire la delicatezza di un discorso che rispecchia
il delicato sentire deH’anima? La madre ignara di tale squisita manifestazione dell’amo'r fraterno, che al figlioletto sano e ben cresciuto- sulle
sue gambe indica la disgrazia altrui
con le parole « guarda là quello scian.
cato»; o «hai visto la gobba di quel-!
l’uomo?»; oppure esclama «poverino,
è tubercolotico » — può anche anato-j
micamente aver detto il vero. Ma non'
ha certo' deposto neU’anima candida
del fanciullo il seme che domani crescerà in carità viva e sentita.
La realtà è che alcuni si impieto.siscono sulle crudeltà inflitte agli animali; ma non si guardano nello spec
chio. Si riconosiserebbero crudeli verso il prossimo, cioè verso sè stessi.
Guardano chi è deforme con malsana
curiosità, scrutano la disarmonia della colonna vertebrale d’im infelice con
il segreto contento di chi sa di essere eretto nella bella persona. B-n
lungi dal provare im certo pudore pm
la propria salute e perfezione fìsica,
si atteggiano a modi che provocano
la vergogna in chi non è stato favo
rito dalla sorte, e inve<je di confortare
avviliscono, COiiosco una signora che
non ha mai pronunciato davanti ai
suoi figli la parola « gobbo » ; eppu
re, nella stessa casa in cui abitava a
un piano di sopra, abitava un povero
essere deforme che tutti conoscevano, e con cui tutti scambiavano qualche parola amichevole. Un giorno, i
suoi figli andarono a trovare un amico che in seguito alla polio, era perso
nelle gambe. Per la strada si imbatterono in alcuni compagni che facevano la stessa strada. Caduto il discorso suiramico infermo, quei compagni
adoperavano cointinuamente la parola « il paralitico » (« andiamo a vedere il paralitico », « chissà come la pensa il paralitico » e frasi del genere )
mentre gli altri che chiamavano il
loro amico infermo con il suo- nome,
non riuscivano a spiegarsi il disagii.i
che li aveva presi. Loi compresero poco dopo quando, davanti alla poltrona ove giaceva ramico infermo. qu :i
crudeli senza volerlo, lo apostrofaro
no « ciao, paralitico », provocando le
sue lagrime.
Le parole non so-no soltanto un
mezzo per esprimerci: sono il barometro delicato e perfetto della nostra
educazione cristiana, o della nostra
diseducazione e grO'SSO'lanità. E lo
strano è che, mentre crediamo di essere educati perchè abbiamo imparato una gran quantità di scioechi
convenevoli, di salamelecchi barcc
chi, siamo interiormente volgari e spinosi, sprovvisti deH’elementare faco:tà di simpatizzare, di diventare idealmente quel prossimo cui ci rivolgiamo, (ii sentire come lui. Perchè farsi
tutto a tutti significa indubbiamente
anche questo: comportarci con Io
zoppo in modo che non senta la. sua
gamba più corta deH’altra, con 1 '
sciancato in modo che non s’accorga
di essere privo di un arto, con il gobbo in modo che dimentichi la sua
gobba.
Giustamente è stato detto' che il cattolicesimo ha fatto della donna una
reginaschiava. Per sincerarsene, basta vedere quel che sono la mariolatria e il posto della donna nella vita
della chiesa cattolica nel mezzogiorno d’Italia. Per le sventure fisiche, il
cattolicesimo non si è comportato in
un modo gran che diverso: si è servito dei deformi, male interpretando
10 spirito delle Beatitudini, per farne
altrettanti Quasimodo, ed ha permes.■50 che si aocarezzassero le spalle dei
gobbi, per mettere in fuga il maloc
chio. Ha fatto, insomma, di ogni infermo, un re-schiavo. Mentre invece
11 cristianesimo — parafrasando i’a
postolo Paolo — aveva p'roclamat.T
che non c’è davanti al Signore nè libero nè schiavo, nè diritto, nè gobbo.
Tutti sono ugualmente figliuoli di
Dio. Teod. Balma
Una categoria
dimenhea^a
Quando un pastore per infermità o per
aver raggiunto il limite di età cessa di
essere conduttore di una comunità, diventa senz’altro emerito, ma conserva il diritto di far parte del Corpo Pastorale ed è
membro del Sinodo.
I membri di un Concistoro ebe hanno
lavorato (non retribuiti) magari durante
un mezzo secolo per la loro Chiesa, quando per vecchiaia, ovvero non più eletti
cessano la loro attività, non sono pili che
semplici membri di Chiesa, e diventano
non emeriti ma demeriti!...
■Voti pretendiamo certamente che diventino emeriti al pari dei pastori, ma che
abbiano la possibilità, in casi eccezionali,
di essere eletti membri onorari del Con(-istoro.
Abbiamo sentito che qualche Concistoro
per deferenza gentilmente convoca un ex
anziano a presenziare alle sedute, ma questo fatto non risolve logit-amente il problema; citiamo un esempio:
Talvolta può verificarsi il caso che un
Concistoro abbia da trattare un affare di
una certa importanza; questo Tizio che
appartiene ad una categoria inesistente,
può fare una proposta, che airoccasione
sarà accolta ovvero respinta, di conseguenza il fatto verrà menzionalo nel verbale; in una eventuale visita di Chiesa la
Commissione distrettuale leggendo i verbali potrebbe fare questa osservazione:
« Ma nel vostro Concistoro tollerate che
un intruso venga a interloquire nelle vostre sedute?...».
Concludendo speriamo che qualche conferenza distrettuale vorrà esaminare tale
questione, discuterla e alToccorrenza presentarla al prossimo Sinodo.
John.
liira
Buone iniziative
Caro direttore,
anche quando non si hanno più responsabilità dirette in seno alla chiesa Valdese
ma il dovere e le circostanze della vita
ci trattengono altrove, un Valdese non
può dimenticare le Valli c .si rallegra per
ogni iniziativa che possa giovare. Ho
quindi letto con molto piacere il n. 10
dell’Eco: visita pastorale collettiva alla
mia vecchia parrocchia di Prarostino che
non dimentico, interessante ed utile iniziativa del pastore Geyniet, socialmente
necessaria, la proposta deU’amico Carlo
Pons per un parco regionale valdese che
salvi, protegga e moltiplichi fauna e flora.
Qualcosa si sveglia alle Valli, si incomincia a parlare ed a non aver paura di iniziative audaci, siam sulla buona via. Ma
non accontentatevi di udire, come .spesso,
ottime cose: all’azione specialmente voi
che siete in autorità, Muuicipi ed enti
pubblici. Siete voi che potete creare il
parco regionale Valdese che in definitiva
può anche esser redditizio col turismo,
colla caccia riservata e coiilrollala ai margini, e soprattutto renderà più belle ed
interessanti le nostre Valli.
Guido Rivoir.
3
N. 12 — 18 marzo 1960
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
pag.
AD ASMARA
Una nuova scuola
per pastori eritrei
Le collette della FUV che ancora nei
’59 erano dedicate ai nostri fratelli di
Spagna, quest’anno saranno devolute
all’erigenda scuola per Pastori evangelici eritrei. La propc«sta è stata accolta con gioia dalle Unioni Giovanili ed è a queste ed a tutti coloro che
si interessano del passo che la Chiesa
Evangelica d’Eritrea sta compiendo
per diventare una Chiesa indipendente. uscendo dalla tutela della Missione, che dedico questo breve articolo.
La Chiesa Evangelica Eritrea (appartenente confessionalmente al gruppo luterano delle Chiese Evangeliche )
sorta per opera della Missione Svedese, ha cominciato la sua opera in
Eritrea nel 1866, annoverando, sin dal
principio, tra i suoi collaboratori, anche numerosi valdesi italiani.
Il suo lavoro si svolge in tre campi ;
il primo suH’altopiano tra i cristianicopti; il secondo nel medio-piano settentrionale tra i musulmani ed il terzo fra i pagani del bassopiano occidentale.
I rami deH’opera sono: il lavoro di
evangelizzazione, il lavoro scolastico,
•quello letterario (che ha come frutto
splendido la traduzione della Bibbia
in tre lingue), quello medico (ora ridotto per il grande numero di ospedali ed ambulatori sorti per opera del
Governo) e la cura delle comunità.
L’opera principale della Chiesa
Evangelica, attualmente si limita
quasi soltanto alla cura delle comunità già formate, mentre revangelizzazione è quasi tutta sulle spalle della
Missione (questo rappresenta una
grave lacuna nella vita della chiesa.
Una chiesa che non evangelizza è ima
chiesa paralizzata).
In tutta l’Eritrea i membri di chiesa sono circa seimila, organizzati in
una ventina di comunità, molte delle
quali a carattere di diaspora. Fuori
della città di Asmara (comunità di
ottocento membri circa su centosessanta mila abitanti), vi sono quattro
pastori dei quali: uno è presidente
della chiesa dEritrea, l’altro è impegnato totalmente nel lavoro letterario, il terzo visita tutte le comunità
eritree ed il quarto è maestro del Go
verno.
Da quanto ho detto sopra, appare
chiaro che la deficenza maggiore di
questa Chiesa sta proprioi nel ministe.
rio Pastorale che, comunque sia ha
sempre una importanza primaria, per
la vita della Chiesa.
Vi è da aggiungere a questo punto
che tutti i Pastori di cui dispone attualmente la Chiesa, tolto uno-, non
sono suflicientemente preparati. Per
questa ragione, il bisogno di dare una
istruzione adeguata ai giovani che
hanno espresso il desiderio di dedicarsi al ministerio pastorale, s’è fatto
sempre più acuto, fino a quando, superate le varie opinioni di coloro che
■desideravano l’istruzione (corrente
laica) e quelli che invece erano dell’idea di continuare a consacrare giovani senza preparazione (corrente pastorale), la Missione, accolta la richiesta del Consiglio del Sinodo, ha
dee’SO di dare inizio al corso, affidando il delicato e non facile compito al
pastore Bruno Tron.
Attualmente gli studenti sono cin
que e sono stati selezionati attraver
so un esame sulla loro cultura genera,
le che corrisponde approssimativa
mente a quella dei nostri ragazzi di
prima media.
II corso ha le durata di tre anni.
Nel programma del primo anno, avendolo espressamente richiesto il Con
sigilo, sono- state inserite un certo nu
mero di materie generali, per elevare
un po’ di più il livello di cultura di
questi giovani.
L’insegnamento è ripartito fra tre
maestri uno dei quali è il Pastore
Tron a cui è stato affidato l’insegna
COMUNICA TO
F. I/- V,
Tutte le Unioni scelgano al più pre
sto il dele.gato per il CONGRESSO DI
NAPOLI.
Ricordiamo alcune norme in proposito:
« L’Unione di ogni Chiesa Valdese
sarà rappresentata al Congresso da!
suo pastore e da un delegato. Inoltre
le Unioni che abbiano più di 50 membri avranno diritto ad un altro rappresentante. Potranno essere rappre
sentate al Congresso solo le Unioni in
regola con il pagamento delle quote »
Si cercano 3 o 4 giovani delle Valli
desiderosi di partecipare alla CONFE
RENZA ECUMENICA GIOVANILE
DI LOSANNA (13-14 luglio). E’ neces
sario conoscere il francese. Per le spese di viaggio e di permanenza a Losan.
na sono possibili accordi e faciliiazio
ni tramite il Segretario F.U.V.
Si prega di far pervenire al più presto i nomi dei delegati per Napoli e
I.<osanna al capogruppo.
mento di alcune materie generali e
di tutte quelle teologiche che vengono
impartite in « tigrignà » e, per due allievi in inglese.
Da gennaio i giovani sono impegna
ti nella predicazione alie comunità.
Questi viaggi comportano, come ben
possiamo immaginare, spese non indifferenti, d’altra parte, questo lavoro
è estremamente necessario, essendo,
le comunità del distretto, prive di
pastore da anni.
La chiesa eritrea non finanzia la
scuola, nè gli studenti possono pagar
si sia pure il solo mantenimento,
provenendo tutti da famiglie tutt’al
tro che agiate. La Missione si è offerta pagare le spese del Convitto per
i cinque giovani iscritti al corso ed
una parte dei libri. Ma dove prendere
il denaro per far fronte a tutte le altre spese necessarie a rendere una
scuola pastorale un po’ efficiente? Dove trovare il denaro per i libri degli
studenti, per la biblioteca, per l’arredamento, per i quaderni per i banchi,
per i viaggi di evangelizzazione, ecc.?
L’appello è ora rivolto in modo particolare a tutte le Unioni Giovanili
Evangeliche Italiane che hanno accolto con gioia l’invito di aiutare,
quest’anno, quest’opera dalla quale
può dipendere la vita o la morte della
Chiesa in Eritrea.
Termino’ questo mio breve esposto,
ricordando a tutti i giovani che in
tutte le Comunità principali eritree
esiste una Unione Giovanile che si
riimisce regolarmente e iche certamente sarebbe lieta di ricevere una
parola, un saluto, da una Unione sorella italiana.
Il Signore benedica la Chiesa Evangelica Eritrea, la sua scuola Pastorale e tutti coloro che lavorano per
l’avanzamento del Regno di Dio.
P. N.
Isfituto Ecumenico di Bossey
Corsi esHvi
Corso per Pastori, 14-28 giugno 1960.
Il tema generale del corso sarà: La Chiesa, il Ministero e il Sacerdozio universale. Esso si propone di trattare l’intera questione dei giusti
rapporti tra il ministero particolare della Chiesa e il sacerdozio di tutti
i credenti. Infatti, quanto più le Chiese riscoprono l’importanza dei
laici nella loro vita, tanto più diviene necessario esaminare entro qimli
rapporti si trovano coloro che sono ordinati (o consacrati) al santo ministero, e coloro che sono comunemente chiamati laici o semplici fedeli.
Il problema sarà studiato sotto l’aspetto biblico e sotto quello pra^
tico; sarà esaminata la struttura delle parrocchie moderne, sulla base
delle discussioni ecumeniche recenti.
Prezzo del corso: Fr. sv. 11 al giorno tutto compreso.
Corso per laici. 13-23 luglio 1960.
Il tema del corso è: « Il Popolo di Dio. Luce del mondo »: cioè il tema
stesso della prossima Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese.
Se infatti si vuole che il Movimento ecumenico svolga pienamente la sua
funzione, occorre che penetri Ano alle radici della vita della Chiesa cioè
che raggiunga la parrocchia e i laici là dove lavorano. L’ecumenismo
non deve rimanere limitato alla competenza dei teologi e dei dirigenti
delle chiese, ma deve diventare la preoccupazione di tutti i fedeli.
Lo studio biblico .sarà dedicato alla vocazione e alla missione del
Popolo di Dio nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Gli studi seguiti da
discussione cercheranno di determinare come si esprime la presenza della Chiesa cristiana nelle varie professioni e nei vari paesi. Le lingue
ufficiali del corso sono il francese, l’inglese e il tedesco. Un sistema di
traduzione simultanea è assicurato. Il prezzo del corso è di Fr. sv. 12,5Q
al giorno, tutto compreso. Termine per l’iscrizione, 1 aprile 1960.
Corso per studenti in teologia. 25 luglio 12 agosto I960.
Tema de) corso ; « L’esercizio del discernimento teologico in im tempo di rapide trasformazioni sociali ». Esso si propone di associare un
certo numero di studenti in teologia e alcuni loro compagni di altre Facoltà ai lavoro di ricerca eseguito da molti anni dal Dipartimento Chiesa
e Società e dal Dipartimento Laici, del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Agli studenti .si imiranno alcuni dirigenti deH’Assemblea ecumenica
europea della Gion'entù, di Losanna, e ciò permetterà una valutazione
critica dei .'av.iri di quella Conferenza.
I temi dello studio biblico saranno quelli dell’Assemblea di Losanna;
i temi di discussione verteranno sul. problema del discernimento teologico in alcuni settori importanti, come il Movimento ecumenico, l’opera
mi.ssionaria in Asia, revangelizzazione di avanguardia in America; e sui
fondamenti teologici del discernimento della volontà di Dio.
Gruppi di studio saranno dedicati al problema dei rapporti del cristiano con la nazione e il nazionalismo-; della sua responsabilità verso
la tecnocrazia ; e di come il cristiano può discernere la propria vocazione.
Lingue ufficiali, come nel corso precedente. Prezzo, Fr. sv. 10 al giorno tutto compreso.
Per ulteriori schiarimenti, e domande di ammissione, rivolgersi a:
Prof. Giovanni Miegge. Via Pietro Cessa 42, Roma.
Religiosità e culti neH’U.R.S.S.
G’ è una piena libertà religiosa ?
Riferisco al signor Voshikow che in
occidente si citano- con una certa frequenza casi di intolleranza religiosa
neirUnione Sovietica, particolarmente nei riguardi di cattolici, battisti ed
avventisti, e fatti che stanno ad indicare una recrudescenza di antisemitismo militante.
Trovo interessante l’interpretazione
che Voshikov mi fornisce del fenomeno deU’intoIleranza : «Le persecuzioni
religiose e l’antisemitismo derivano
dairintolleranza insita nelle religioni
stesse. Il cattolicesimo è per sua natura tntcllerante verso tutte le altre
religioni. Intolleranti sono tutti i religiosi, in maggiore o minor grado».
Ammette resistenza dell’antisemitismo nell’Unione Sovietica, ma afferma ohe esso non viene incoraggiato
dalle autorità civili, ma anzi, quando
esso assume- forme troppo violente,
viene punito in base alle leggi sovietiche per la difesa della nazionalità.
(L’articolo 123 della costituzione sovietica stabilisce che « qualsiasi limitazione diretta o indiretta a cittadini in dipendenza della razza o della
nazionalità alla quale appartengono,
così come qualsiasi propaganda di esclusivi,smo o di odio e disprezzo di
razza o di nazione è punita dalla legge»).
Mi spiega l’antisemitismo nell’Unio
ne Sovietica come un fenomeno simile al sentimento anti-protestante in
Italia ed alla antipatia verso gli Italiani negli Stati Uniti. Ammette che
vi sono stati recenti episodi di « hooliganismo » antisemita, come l’incendio della sinagoga e del cimitero e
braico a Malachowka (a trenta chilometri da Mosca) il 4 ottobre scorso e
la conseguente morte della moglie
del custode, dichiarando che i responsabili sono già stati arrestati e che
verranno puniti.
La lunga intervista mi ha dimostra,
to che nel nuovo clima distensivo i
circoli ufficiali sovietici si preoccupano di fornire ai paesi Dccide-nta-li le
prove che nell’Unione Sovietica oggi
esiste una piena libertà religiosa.
Ma, seguendo una mia vecchia abù
tudine. e soprattutto trattandosi di
chiese ho cercato nel limiti del pos
sibile di sentire le due campane.
Ho cominciato' dai Mussulmani.
Esiste a Mosca una sola moschea,
in Via Vypolzov numero sette. Durante uno dei cinque «namaz» (funzioni) giornalieri la moschea accoglieva
circa 150 persone: uomini anziani, di
mezz’età ed alcuni bambini. Al termine del «namaz» ho potuto parlare
tramite l’interprete, con l’Iman Camaraddin Bagaydinovich Salichov,
capo spirituale (Machtasib) dei Mussulmani della regione europea e del
la Siberia. Secondo- riman, neH’Unio
ne Sovietica vivono 15.0'OO.C)00 di mus
sulmani di cui circa diecimila a Mosca. (Il Comitato dei Culti aveva invece dato la cifra di 7.000.000). Dice
che i mussulmani sono oggi più maturi dal punto di vista culturale che
al tempo degli czar. « Oggi si cerca di
migliorare tutto, sia dal punto di vista economico che da quello culturale ». Afferma che raramente i giovani
si avvicinano alla moschea. Egli insegna i principi coranici ai genitori che
li trasmettono' ai figli.
Vigendo la separazione fra chiesa
e stato, la moschea vive dei soli contributi volontari dei fedeli, « ma il
nostro paese è ricco e quindi anche
noi siamo ricchi».
I Cattolici a Mosca hanno una sola
chiesa: San Luigi dei Francesi, Via
Lubjanka 12.
Era il giorno dell’Epifania. Officiava il parroco polacco Vithold Bronitzky. Chiesa gremita, quasi tutte don
ne anziane. Predica in lingua polacca.
Padre Bronitzky. che è parroco a
Mosca da due anni, mi riceve nella
sacrestia al termine della funzione.
Mi informa che i tre milioni di catto
lici (Comitato Culti: 4.000.000) della
Unione Sovietica vivono quasi esclusivamente nei paesi baltici. A Mosca,
calcolando ottocento fedeli presenti a
ciascuna delle tre messe del giorno
dell’Epifania, vi devono essere circa
due 0 tremila cattolici, di cui il 65%
sono polacchi.
Le contribuzioni dei fedeli provve
dono a tutti i bisogni della chiesa,
compresi i lavori di restauro deH’edificio. Mi mostra con orgoglio raffresco dell’abside; una Ascensione dipin
ta da un italiano circa 150 anni fa,
di modesto valore artistico. Non mi
sa dire se la comimità cattolica di Mo.
sca sia in diminuzione o in aumento.
Nel 1959 vi sono stati 47 battesimi
(di cui 4 di persone adulte). Gli chiedo dei matrimoni religiosi. Risponde:
« Questo è stato un anno buono : sette matrimoni. Di solito sono meno ».
Per quel che riguarda l’educazione
religiosa dei bambini, mi risponde come l’Iman : « La chiesa e lo stato sono
divisi e l’educazione dei bambini ap
uova pasquali
GUPER
la qualità
nella convenienza
partiene allo stato». I libri di catechismo esistono solo in lingua litua^
na e ciò rende difficile ai genitori russi il compito di impartire una istruzicne religiosa ai figli.
Chiedo se si siano verificate voca
zioni sacerdotali a Mosca nel corso
degli ultimi anni. Risponde che non
ne ha mai sentito parlare e che i gio
vani vengono in chiesa in bassissima
percentuale. Se si verificasse il caso
di un bambino russo con vocazione
sacerdotale, verrebbe inviato in uno
dei due seminari esistenti in Lettonia.
Nessuna conversione al cattolicesl
mo nel dopoguerra, mentre prima del.
la guerra si sentiva parlare di qualche conversione, specialmente dalle
braismo.
Malgrado lo stato sovietico abbia
adottato fin dalla rivcluzione il cale_.,
darlo gregoriano, gli ortodossi ed i
« vecchi credenti » continuano a rego
larsi secondo il calendario ortodosso,
che è spostato di 12 giorni rispetto al
gregoriano. Essendo il sette di gennaio, mi trovavo a Mosca nel giorno
di Natale.
Ho assistito alla messa di Natale
nella chiesa dei « Vecchi credenti »
nel quartiere periferico di Rogozhky.
Chiesa gremita fin nei più remoti angoli da donne di mezz’età e da uomini anziani. Tutti tenevano in mano
un’esile e lunga candela, acquistata
all’ingresso. Dalle centinaia di cande
le accese si sp-rigic-nava una luce cal
da che, dal basso verso l’alto, illiuninava in modo suggestivo le numerose
icone, alcune delle quali attribuite ad
Andrea Rublyov (1370-1430), il più famoso pittore di icone russo.
Le funzioni dei Vecchi Credenti devono essere famose. Arrampicatami
su di una galleria per avere una veduta d’assieme mi trovai vicina ad
operatori della televisione inglese, ad
un diplomatico libanese e ad un prete cattolico americano.
Apricosoff. il pittoresco segretariogenerale della setta (un tipo di grosso Fals.staft russo) mi elargisce gene
resamente informazioni sui suoi fra
telli di fede apiwllaiato sulla galleria
durante la funzione
Mi dice con orgo-glio che i Vecchi
Credenti non hanno cambiato ima
sola virgola nella loro liturgia in più
di mille armi. Prima del 1917 i Vecchi
Credenti erano circa due milioni e
mezzo. La propaganda antireligiosa
ha portato una forte diminuzione; og.
gi si aggirano intorno al milione, con
300 chiese (Comitato dei Culti: 1.000),
5 vescovi e 500 preti. A Mosca vi è
una sola chiesa per 50.000 credenti di
cui solo il 10% appartiene alle nuove
generazioni.
(continua in 4" pag.)
IL CORRIERE
delle
DIACONESSE
Da tempo non diamo più notizie
delle nostre Diaconesse. Vorremmo
ora riprendere di tempo in tempo
un piccolo notiziario che dia notizie
sia delle nostre Diaconesse sia del
diaconato nel mondo. Infatti è interessante notare come in questo mondo che progredisce sempre più sul
piano della tecnica e che rende sempre più facile la vita agli uomini, vi
sia una sofferenza sempre più grande per la mancanza di veri contatti
umani. Questa mancanza si fa sentire in modo acuto nei momenti difficili o di crisi come durante la malattia o durante la prostrazione che
spesso segue un atto operatorio o
nella età avanzata quando le nostre
facoltà si riducono alquanto.
V’è una folla di persone che hanno bisogno di un servizio di amore
fraterno fatto con vera simpatia e
senza riserve.
La piccola schiera delle Diaconesse della nostra Casa è vivamente ed
intensamente impegnata in questo
servizio fraterno.
L’attuale dislocazione delle nostre
diaconesse è la seguente:
Una alla Casa Madre.
Tre all’Ospedale di Torre Pollice.
Una al Rifugio Carlo Alberto di S.
Giovanni.
Una all’Asilo per Vecchi di S. Giovanni.
Una all’Asilo per Vecchi di S. Germano.
Due airOspedale di Pomaretto.
Una all’Ospedale di Torino.
Cinque diaconesse anziane a riposo cercano di aiutare e rendersi utili in infiniti modi; una è in convalescenza. p. Sommarli.
Offerte ricevute
(Io Elenco)
Siig.ra Cana'dese L. I.060; Un gruppo della Ohieisa di Trieste in visita 1.990; Suor
Alba 2.000; Offerta per ascensore 4.600;
Emanuele Beux 1.000; Per il televisore: N.
N. 5.000; N. N. 5.000; N. N. 1.000; Genre
Aline 1.000; I -nipoti di Suor Margherita
Rivoi-r 20.000; In mem. di Suor Margherita, Ribet Emilia 2.000; Letizia e Giorgio
Girar-de-t 5.000; N. N. 10.000; N. N. 500;
Enrica e Giulia Minetiti 1.000; Chiesa Valdese di Como 5.000; Un gruppo d'_ Suore
Svizzere in visita 21.375; Suore di Rien
2.000 ; In o-oca-sione della consa-crazione di
Suor Alba, la famiglia JazeoUa 14.000; Cléanthe Rivoiro Pellegrini 10.000; N. N. N.
30.000; In o-ccasio-ne della eonsa-crazione
di Suor Alba, la Casa delle Diaconesse di
Neunmiister 30.000; Lega Femminile Valdese di Como 15.000; In mem. di Stefano
Rertin, Federico Avondet 4.000; Elena Cavallo 50.000; I. G. 2.785; Pia Mercan-daUi
5.000; Maddalena Durand 5.000; In mean.
del Past. Paolo Ro-sio, Ribet Emilia 5.000
Margherita Soimmani e famiglia 10.000; Unione Feamninile di Bergamo, per il ¡Natale deUe Suore 10.000; Elia Bertal-ot l.OOO:
Elsa Mo'Sea 30.000 in mem. del past. Borio ;
In mem della Mamma, Jnliette Balmas
1.000; Famiglia Gustavo Albarin 1.000; Unione Femminile di Vallecrosia 10.000; Fa.
miglia Schiender 500; Suor Ernesta Mosso'tti 10.000; Maria e Stefano Gönnet 1.000;
Amilda Bo-unous Pons 5.000; Alice Forneron 500; Bdina Ribet 2.000; A. Vitabilc
5.000; Santini Ida 1.000; Ida Palm'eri 700;
N. N. 5.750; Pascal R-oberto 1.000; Vittoria Ugolini, in mem. di Suor Rina 1.000;
In mem. -di Suor Margherita Rivoir, I. L.
P. 1.000; Letizia Bounet .500; Sig.ra Beux
1.000; Ugo R’voiro Pellegrini 15.000; William Appia 1.000; Stefano Peyrot e eig.ra
1.000; In mem. di Ida Gander, Lo-ngo
Adelina e Alice 3.000; Concourde Giulio
e Caterina 1.000; In mem. della Mam-nia.
famiglia Congn 15.000; Gli Ospiti della
Casa 3.500; Letizia Bounet 500.
Offerte ricevute
per il giornale
Amilda Pons Bounous, L. 500; Plalania
Angelo 250; Valente Bianca 250; Pletani
Alfredo 100; Rochon Margherita 700; Peyrot Susanna 200; Peyrot Alberto 200; Pons
Enrirbetta 200; Reynaud Francesco 200;
Soulier Jeanne 200; Boer Giovanni 100;
Scagliola Vito 200; Feretti Enzo 200; Silvano Ri vano 100; Bernhard Rydstt-öm 500;
Grilli Bruno 500; Mantelli Giovanni 150;
Avondetto Ferruccio 250; Prelato Fanny
200; Simondetlo Samunele 200.
Gay Paolo 200; Coug-n G'ovanni 500;
Mourglia Lidia 200; Micol Predino 300;
Gardiol Giacomo 100; Ribet Eredi-no 1400;
Musaechio Mary 200; Guglielmet Guido
lOO; Jean Chauvie 200; Berger Filippo
100; Genre Alessio 100; Gr'll Enrieo 200;
Vola Arturo 200; Ferrari Giovanni 200;
A. E. D-reher 250; Soulier Revel llda 200:
Bounous Ethel 200; Long Meynier llda 200;
Gay Lisetta 200; Godine Rachele 200; Pelleuco Malvi-na 200; Frache Guido 200; Baimas Rina 100; Pagetto E. A. 250. GRAZIE!
Direftore : Prof. Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955,
4
pag. 4
LTECO DELLE VALLI VALDESI
18 marzo I960 — N. 12
I
TOPONIMI
delle Valli Valdesi
di T. G. Pons
Caugìs o Gòugis: alpi del Villar, sopra la Grand’A^glio. Da caugia,
letto, luogo di rip<^.
la Cepparea: villagpo nel territorio
di Rorà. Luogo ricco di ceppi, di
tronchi, perchè periodicamente tagliato.
li Gesan: due gruppi di case: uno ad
occ. di Signuret, l’altro sopra il forte della Torre, non lungi da Chiorivet. Nome di fam. che troviamo in
Calabria nel 1561 e alla Torre nel
1594. Troviamo con tal nome case
anche ad Angrogna. Cfr. pure « Cesana». in vai di Susa.
lì Cireisìe: villaggio di Pomaretto,
nella i»arte alta della regione del
Podio o Poi. Significa i ciliegi, luogo ricco di ciliegi.
lu Ciabas: case ad Angrogna, sotto i
Jourdan. La chiesa omonima, costruita nel 1555, è un poco più in
basso. Chiabasso sembra avere il significato di capanna, capannone, ac.
crescitivo e dispregiativo di «cia^
bot ». 1615, contrada del ChiabazM.
Cfr. carta di V. Grosso, 1640: Chiabazzo.
lu Ciabèrs: villaggio di Massello, ad
est e a sud del quale si trovano rispettivamente la chiesa cattolica e
quella valdese. Forse dal nome di
fam. provenzale Chabert che trovia.
mo ad Aiguilles nel 1261. 1678, al
Chiabert e Chiabers. Un Chabert
Ugone, di origine delle Valli, dà nel
1310 in vai Pute poi Val Luisa, una
casa per il culto. Boccia Ciaberta
a Bobbio, pra Ciabert a Torre Pellice, fanno risalire al Chabert, che
poi può aver preso la forma del pi.
in s, per analogia con « envers ».
Giabrans: ex comune di vai S. Martino, fra Maniglia, Traverse e Perrero; nome che ha certamente attinenza con « ciabro », capra. Chabran e Chabrand sono nomi di fam.
provenzali che compaiono a Torre
verso il 1576. 1578, il Chiabrando
Cfr. carta di V. Grosso, 1640: Ghiabrano.
lu Giabrans: foresto sul lato d. del
torrente di Salza, di fronte a Camix>lasalza. 1638. alla Chiabranda,
id.: villaggio di Bobbio, sotto la Sarsenà, verso il cimitero.
Novità alla “ Claudiana
SANTE U. BARBIERI
Una strana
stirpe
dì audaci
CLAUDIANA
Dovuta alla penna del
vescovo metodista sudamericano, Sante U. Barbieri, uno degù ex presidenti del Gonsiglio eCumfc
nico — e tradotta vivacemente dai Pastore Bruno
Gorsani — ecco uscire fre.
sca nelle edizioni della
Glaudiana una storia di
Wesley e delle orisfini del
metodismo, che avvincerà
e farà meditare.
Richiedetelo subito!
SANTE U. BARBIERI :
Una strana stirpe di audaci, pagg. 168, 6 illustr.
fuori testo, L. 600.
Decima Musa
Anche per il cinematografo — come per
tutto il resto! — la critique est aisée, la
critica è facile. Basta dire, di quella pellicola, che non ci piace, e il gioco è fatto.
Ch! non è capace di tanto?
La realtà è ben diversa. Una valutazione
critica seria porta degli argomenti, suggerisce impostazioni diverse, riesamina a fondo il proposito dell’autore, del reg'sta, degli attori, ne trae conclusioni, indica una
mèta. Questo è il lavoro di un critico. E
paradossalmente, si può anche affermare
che — in tal modo — è possibile scrivere
una critica ad un (film anche senza averlo
visto. Per criticare lo spirito dei reverendi
Padri Gesuiti, è forse necessario essere stato al Colleg'o Montaiigu con don Inigo de
Loyola?
Nelle brevi righe che seguono, vogliamo
tentare questo genere di critica.
DALLE NOSTRE COMUNITÀ’
MASSEL
Jeudi est décédée au Champ-la-Salse Pey*
ran Silvana à l’age de 23 ans l’ensevelissement a eu lieu samedi, la foule de connaissances et d’amis qui a participé à cette
cérémonie témoignait sa profonde sympathie à cette famille si profondément éprouvée. Nous exprimons ici les sentiments de
notre communion fraternelle à son mari et
à ses enfants,
luÜnion des jeunes a présenté dimanche
soir la soirée du XVII à Frali, le revenu
de celte soirée a été consacré au nouveau
temple. Une très belle soirée qui nous a
permis de faire une sortie et de rendre visite aux jeunes de Frali.
TORRE PELLICE
Con molta g’oia abbiamo riavuto il Pa«t.
L. Santini sul nostro pulpito, al Centro,
domenica 6, e lo ringraziamo di cuore.
UUnione delle Madri, nella sua riunione
del 6, ha ascoltato con piacere la Sig.a
E. Conte Jalla, die ha presentato la figura
di Helen Keller e die ringraziamo caldamente; domen ica scorsa si è nuovamente
riunita per accogliere un simpatico gruppo
di consorelle praline: la visita progettata
da molto tempo aveva dovuto già essere
rinviata, e purtroppo si è svolta soitto la
pioggia... Ma ci augur'amo che le nostre
sorelle abbiano ugualmente goduto della
giornata, coirne noi ci siamo rallegrati del
a loro visita.
ÌJUnione dei Coppieri ha avuto queste
ultime settimane visite gradite: quella di
due membri del Comitato di gruppo, Sig.na
Paola Nisbet e Past. Giovanni Conte, e,
sabato scorso, di un gruppo numeroso di
unionisti di Pinerolo e Rorà. in proseruz one dell’« incontro t> tre » già avuto a
Pinerolo. E’ stata una serata fraterna, anche se si è cominciato con notevole ritardo___ e se non è sempre facile risolvere la
questione « giochi ». Lieti di aver avuto
tra noi gli amici piuerolesi e rorenghi, speriamo die si possa davvero concludere a
Rorà il ciclo di visite! Sabato sera si è
pure potuto apprezzare il lavoro — appena
terminato — di rinnovamento della sala,
in cu; è stala aperta una nuova porta e
rinfrescata la linleggialura : ci rallegriamo
con quanti lianno volonterosamente preMata la loro opt;ra.
Ci hanno lasciali Enrichetln Chnrbonnier
V. Jalla e Ottavia Arnoulet v. Favai. 11 Signore consoli le famiglie in lutto con la
certezza della Vita.
Da alcuni giorni sono iniziale riunioni
serali nelle case: l’iniziativa, tentala positivamente l’anno scorso nei due quartieri di
Villa, si ripete ora in quello degli Appiatti. Le riunioni sono ben frequentate e si
ha per lo più, nella seconda parte della
serata, una simpatica ed utile conversazione. Ringraziamo gli oispiti, come pure i
vari collaboratori che, presiedendo riunioni qnartierali, permettono ai pastori d".
dedicarsi a turno a quest’iniziativa.
Il Pastore Giovanni Tron, di Montevideo, e la Signora saranno con noi
a fine settimana. Il Past. Tron presiederà il culto al Gentro, domenica
30. Sabato sera alle 30.30 nella sala di
attività terrà una conferenza sul protestantesimo nell’America latina e in
particolare a Montevideo, oggi. Tutti
sono molto caldamente invitati.
BOBBIO PELLICE
Venerdì 11 marzo ha avuto luogo il servìzio funebre della nostra sorella Michelin
Maddalena nata Mondon dimorante alla
frazione Laus, deceduta improvvisamente,
alla età di anni 73 presso l’Ospedale Valdese il giorno 9 c. m. Le sue condizioni di
salute sembravano avviarsi ad un sensibile
miglioramento, quando un improvviso collasso ne ha segnato la fine. Al marito, ai
familiari e parenti tutti ridiciamo la nostra viva simpatia in quest’ora di dolore
invocando su loro tutti le consolazioni del
Si gnore.
Rivolgiamo un vivo ringraziamento alla
Unione Giovanile di San Secondo per la
gradita visita effettuata alla nostra Comunità domenica sera 6 marzo.
Non chiesero nulla...
E si è loro pro'ntamente risposto Lo
scorso numero del giornale, recante
l’appello, era appena uscito, che già
ricevevamo offerte, e ci telefonavano
per chiedere come si sarebbe potuto
meglio aiutare. Questa prontezza ci
ha vivamente rallegrati, grati al Pastore che ha segnalato il caso ; ecco le
offerte pervenuteci : N. N. ( S. Giovanni) 1.000; «Io alzo gli occhi ai monti... donde mi verrà l’aiuto? Il mio aiu.
to viene dall’Eterno, che ha fatto il
cielo e la terra» Sai. 121: 1, 2 (Torre
P.) 10.000; « Un piccolo obolo per quelli che non chiesero nulla » (Torre P.)
5.000; Galati 6: 2 (S. Secondo) 1.000,
Guido Vinay (Torino) 2.000.
lieta Pasqua
con uova
ili cioccolato
GUPER
L’ultima spiaggia. La granile propaganidu
per questa pellicola non ha impeilito die
esso rivelasse un errore fondamentale di
impostazione: la trovata d' sopprimerai co.i
il sonnifero nell’imminenza del’a fine de
mondo è inverosimile. Di rimbalzo, il sonnifero ha... insoninoLlo tutta la vicenda.
Purtroppo, Messina, AgaJir e Hiroshima
sono ancora gli unici maestri di queisl’aigomento. E gli uomini non hanno la vocazione del suicidio. Religiosamente, poi, i!
film è d; scarso interesse: non per il fatto
di aver riicorso soltanto airEsereito della
Salvezza, ma perchè, lo si voglia o no,
ogni morte è nn incontro con reternità
(Dio). E nel film, di questo incontro, non
c’è nessun attore di polso che ne dia ne.n
meno l’eco.
Il seme della violenza. (Questo lavoro suscitò le ire d’plomatiohe di un’ambas'ciatrice degli Stati Uniti, perchè rivelava certi
aspetti del malco;stume g-ovanile amer'cano, che occorreva (?) nascondere. Oggi, il
film, proiettato ultimamente -anche a
Torre, appare... retrospeu'vo. Si è giuiit-i
a ben altro! Il ohe conferma, reciprocamente, che le origini del malcostume nella
gioventù odierna hanno radici lontane nel
tempo e nelTeducazione, o diseducazione,
del nostro secolo. Nel 1932, si parlava del
« Kinoschwindel », lo stordimento del cinematografo : ma è -tutta la v'ta, modernamente conceipka, ohe è uno stordimento,
un’ubriacatura. Guai agli sventurati che non
la vivoiiio, ma la bevono!
I.a dolce vita. Non c’è foglio di provincia che non ne abbia parlato (ma non tutti
vanno a'vederlo, però). Io, che non l’ho
vista ancora, pongo il ques to preliminare
e generale, che è particolarmente valido
per -luesta pellicola: il cinematografo -è
arte, o cronaca? Se è cronaca, non solo ha
ragione il regista Fellini, che ha raccontalo (è inutile nasconiderselo)’ quanto succede nelle nostre grandi citlà, nelTomlir t
d' leggi compiacenti e inutili; ma è da
augurarsi che altre denunce, analoghe, succedano prima. Perchè non si farebbe un
film sulla jiutolleranza religiosa? Giro la
domanda al Centro Cinematografico Catto
lico, che deve intendersene, è certo. E se
ne vedrebbero delle belle!
Ma -se il cinematografo non è cronaca_,
giornalismo, ma arte (Arte con la maiuscola, la « Decima Musa »), allora, io resto
perplesso. La fotografia della realtà non è
arte. Arte è la trasfigurazione della realtà.
Arte è intuizione, discorso interiore, espress’one di un affanno, o di una pace,
dello spirito. L’immoibilità de' personaggi
di Ordet è arte; l’esercito di Scipione l’Africano è cronaca. Fantasia del Disney è
arte: il suo Pinocchio è bolsa trova-t'na. Le
notti di Cabira, il Generale della Rovere
non sono arte; ma lo .sono certi films del
regista svedese Ingmar Bergman, lo è la
Corazzata Potemkin del russo Eisenstein.
Indubbiamente, molta parte della produzione cinematografica è arte: ed è il m glior cinematografo. E allora, il caro Fellini, che nella Strada ha dato un capolavoro d’arte, ha invece qui, nella Dolce vita.
tentato la via più facile della cronaca. Che
non è più — o quasi p'ù — arte.
Mascherino
A pochi mesi dalla scomparsa del
marito, T8 marzo è deceduta a Londra, dopo lunghe sofferenze, all’età di
76 anni
Evelina
Atkey-T rossarelli
A quanti la conobbero e la ricordano, ne danno il triste annunzio la colata Maria Trossarelli, i nipoti ed
i parenti tutti.
Torre Pellice, 10 marzo 1960
Culti e religiosità
nell’ U. R. S. S.
(segue dalla 3“ pag.)
La chiesa vive del contributo volontario dei fedeli, soprattutto fondato
sull’acquisto delle candele che paga
no cinque rubli, mentre non costano
più di un rublo. I Vecchi Credenti
emigrati nel Canadá mandano doila
ri, che lo stato cambia con quattro
rubli per ogni dollaro (cambio turistico: 10 rubli per 1 dollaro).
Da 3 a 10 battesimi al giorno. 50-60
matrimoni all’anno. 3-4 conversioni
all’anno.
Dopo la « grande ripresa » d^l 1945,
il numero dei fedeli si è mantenuto
costante. « Lo- stato non ci tocca se
non facciamo propaganda fuori delle
chiese ».
La Jelovskaja, la cattedrale ortodossa, offre nella notte di Natale uno
spettacolo impressionante : migliaia
di persone, prevalentemente di sesso
femminile e di origine contadina, stipate nella maggiore chiesa moscovita, seguono estaticamente la funzione. E’ presente anche il patriarca
Alessio. Un coro sapientemente istruì,
tc intona i magnifici canti polifonici
della liturgia russa, cui fa eco la folla
dei fedeli.
La cattedrale patriarcale presenta
uno spettacolo grandioso dal punto
di vista coreografico-liturgico. Ma è
altrove, in quella stessa notte, che ho
potuto cogliere altri aspetti, ferse più
interessanti e significativi, della chic
!' ortodossa russa.
Una chiesa male illuminata queUa
di San Nicola nella via Teply, lontana dal centro. Donne senza forma e
senza età, inginocchiate o sdraiate in
tutti gli angoli. La loro immobilità
viene scossa solo al passaggio del vecchio pope, un Rasputin in sedicesimo
seguito da due diaconi biondi ed efebici. Il pope, la cui chioma grigia e
fluente si unisce sul petto alla lunga
barba, stxscita una specie di entusia
smo isterico fra le vecchie che gli si
affollano intorno, baciandogli passionalmente le mani ed infilandogli nelle ampie maniche il loro obolo.
Non ero mai entrata in una chiesa
russa, ma credo che Tatmosfera non
potesse essere molto diversa al tempo
degli czar.
(continua)
Tullia Zevi
Dottoressa
Iolanda De Carli Valerio
Medico Chirurgo
Specialista
in malattie dei bambini
Psicologia e pedagogia
Consultazioni presso l'Ospedale
Valdese di Pomaretto
Il primo e il terzo mercoledì del mese
Ore 14- 16
Hcordate
uova pasquali
GUPER
Il sarto
Giulio Revel«
comunica alla spettabile Glientela il suo nuovo indirizzo:
Via Roma, 4 . 1« piano
(Palazzo della Banca Torinese)
telef. 9276
LUSERNA SAN GIOVANNI
Redattore : Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
Tel. 94.76
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice . c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina . s. p. a
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