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Aiixo X — N. 19. II SERIE 15 Ottobre 18C1
LA BUONA NOVEP
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
->z\AAr^SUVXA/'
Seguendo la vcritìk nella caritÀ. — F.kes. VI. 15.
'^"tREZZO di associazione ^ • LE ASSOCIAZIOM SI RICKVONO
Per lo Stato [franco a destinazione].... £. 3 00 > lo Torino All'Uffizio del Giornale, via dtel Principe
Per la Svizzera e Francia, id........... „ i 25 \ Tommaso dietro il Tempio •«*:.
Per r Inghilterra, id................... „ 5 60 : Nelle Pbovixcib per mezzo di /rawco-6olii imperla Germania id.......*.......... „ 5 50 ^ iioZi, che dovranno esser« inviati / .nco al Di
Non ai ricevono associazioni per meno di un anno. ? rettore della Bcona Novella.
All’estero,-a’seguenti indirizzi: Parigi, dalla librerìa C. Meyrueis, rue Kivoli,
Ginevra, dal signor E. Beroud libraio; Inghilterra, dal signor*(i. F. Muller;
General Merchant, Leadenhall Street. E. C.
SOMMARIO
Attualità: L’Alleanza EraUt. li^'a in Ginevra II.— Ciò che occorre alla Francia ! — PoZ^mica;. Risposta ad un articolo^ -ìl' SteUa d'Etruria, IV. — Notizie religiose : Italia, Germania.
NB. Circosta^^mi^^eiidenti dalla nostra volontà hanno
ritardato di molto la pubblicazione di questo numero. ’ '
Red.
ATTCAIilTÀ
L’ALLEANZA EVANGELICA IN GINEVEA
II
T.......
.^oyq|9->jere m un primo articolo delineato il principio su cui pog^^l’AilqanzE^pngelica, il fine che si prefigge, ed i mezzi che
i^^erq^i|rfaggiungerlo, diamo ora alcuni ragguagli sulle studal 2 al 12 settembre, essa tenne in Ginevra, ed
gemmerò parecchie migliaia di persone, pastorie laici,
uomini e donne, concorsi da tutti i paesi d’Europa, ed alcuni perfino
dall’America, dall’Asia e dalle isole del grande Oceano. E prima di
tutto diciamo qualche cosa delle disposizioni materiali, che per
essere state prese colla massima intelligenza, posta a servizio della
pili squisita gentilezza cd ospitalità, un sommo diletto aggiunsero a
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questa grande festa della Cristianità Evangelica. Per tutto il tempo
delle sedute, e qualche giorno prima, non giungeva alla stazi«ie
della ferrovia di G-iuevra un convoglio, senza che allo sportello di
ogni yagone si affacciassero giovani con una coccarda all’occhiello
deH’abito, 1 quali, con bel garbo, domandavano se vi fossero tra i
viaggiatori membri dell’Alleanza Evangelica, invitandoli a fermarsi
ad un ufficio, che per cura dell’Unione Cristiana dei giovani erasi
aperto nel fiibbricato stesso della Stazione, e da dove ciascuno, fatto
conoscere chi egli fosse, veniva immantinente accompagnato all’alloggio statogli destinato, senza che nemmeno avesse da darsi briga
del suo bagaglio, che gli veniva fatto portare a casa da uomini
a ciò stabiliti. .n
Un altro ufficio, sempre per cura della stessa benemerita Unione,
era aperto nelle vicinanze della cattedrale di S. Pietro, dove ad
ognuno che dichiaravasi membro dell’Alleanza, venivano dispensati;
1° Una carta di ammessione alle sedute, la quale piegata in due
lasciava scorgere su l’un de’ lati, ai quattro canti, il ritratto di ciascuno dei grandi riformatori della Francia, dell’Inghilterra, della
Svizzera e della Germania, con in mezzo la scritta: Alleanza Evangelica universale adunata in Ginevra nel 1861 ; suU’altro il nome
del latore, e dei varii circoli, librerie o collezioni artistiche, cui
questa carta gli dava accesso; e spiegata offriva sulla facciata opposta una graziosissima pianta, della città di Ginevra. '
2° Un programma nonché delle sedute dell’AlIeanza, delle numerose predicazioni che erano state stabilite, quasi per ogni sera,
in varie chiese, o sale, ed in varie lingue.
3° Una raccolta d’inni ad uso speciale delle adunanze dell’Alleanza, fra cui alcuni in francese, altri in inglese, altri ancora in
tedesco ; i principali poi nelle tre lingue ad un tempo.
4° Infine un opuscolo ch’era come nn’apologia Alleanm
contro gli attacchi, che da fonti diverse le erano stati scagliati.
Aggiungaiii a questo un pranzo in comune nella vasta sala del
Casino, ed a cui ogni giorno trovavano posto dai 250 ai 300 commensali, per la minima spesa di 2 franchi a testa; l’ospitalità la piii
larga ad un tempo e la più cordiale per parte dell’eletta della popolazione ginevrina, l’urbanità del popolo, che quantunque eccitato da
alcuni traviati a far brutto viso ai membri dell’Alleanza, pure non
venne meno un istante alla sua faina di popolo sommamente civile
e tollerante ; la squisita gentilezza della Società di Canto sacro, la
quale, nella chiesa della Maddalena, capace di oltre 2000 posti, volle
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oft’iire un concerto ai membri dell’Alleauza, e t>i a\ rà nn giusto coucetto di quanto il buon andamento cd il pieno successo di queste
Conferenze vada debitore a chi seppe ogni coBa disporre con tanta
antiveggenza, come a chi, con non minore divozione e gentilezza,
seppe gl’inteuti secondarne.
Le sedute, come già abbiamo detto, dm-arono dal lunedì 2, fino
a tutto il giovedì 12 settembre, in ragione di due al giorno; una nel
mattino, dalle 9 alle 12, che tenevasi nella cattedrale di S. Pietro,
e l’altra, dalle 2 alle 5, per lo più nella chiesa dell’Oratorio. Ogni
seduta costituiva.si: 1° di un culto speciale, composto del canto di
un inno, della lettura di un brano della Parola di Dio e di preghiera, e presieduto or dall’uno, or dall’altro dei membri della Conferenza; 2° di un rapporto in iscritto sull’argomento all’ordine
del giorno; 3° di discorsi destinati a svolgere più ampiamente ancora ehe non l’avesse fatto il rapporto, i varii aspetti della questione.
Nella maggior parte delle sedute adoperavasi la lingua francese;
in alcune, specialmente destinate a trattare interessi inglesi o tedeschi, fu fatto uso della lingua rispettiva di queste nazioni.
I principali argomenti svolti in lingua francese furono i seguenti,
che basta accennare, onde farne spiccare la somma importanza:
II giorno del Signore ed i mezzi più efficaci allo scopo di promuoverne la santificazione. Eelatore sig. Godet di Neuchàtel, — Condizione morale e religiosa delle classi' operàie in Francia: relatore il
sig. Rosseemv-Saint-Hilaire, professore di Storia alla Sorbonna —
Esame critico dello scetticismo contemporaneo in Francia : relatore
il signor Naville professore di apologetica a Ginevra. — L’Italia e
TEvangelo : relatore il sig. Meille pastore a Torino. — Il carattere
della Riforma e del Riformatore di Ginevra : relatore il sig. Merle
d’Aubìgné, il celebre autore della Storia della Riforma del secolo
Xvi. — La Libertà religiosa contemplata come guarentigia dell’ordine e della pace degli Stati: relatore il sig. Edmondo de Pressensé,
l'egregio redattore in capo della Revue Chrétienne.—Stato religioso
dei popoli dell’Europa orientale e dell’Asia occidentale : relatore
il signor Fed. di Kougemont. — Importanza dell’unione della dottrina colla vita : relatore il signor Baidy pastore. — Bel movimento religioso in Germania, do2>o le Confei'enze di Berlino, nel
1857 : relatore il sig. Bonnet di Francoforte ecc. ecc. Fra gli argomenti svolti in lingua inglese; destò singolare interesse il rapporto
del rev. Thomas mWAvvenire delle colonie di razza Anglo-sassone,
in rapporto colla diffusione del Cristianesimo evangelico nell’intiero
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mondo, e sui mezzi dì assicurarne il succèsso ; e fra gli argomenti
svolti in tedei5C0, il rapporto del prof. Borner suìYIndividualismo,
i suoi diritti, i suoi limiti nella teologia evangelica, e ìa sua storia
in seno alle principali nazioni protestanti.
Il dare un’analisi, anche sommaria, così di questi cd altri rapporti,
come dei discorsi, chc su ciascuno degli argomenti ricoidati vennero
pronunciati da oratori scelti fra gli uomini piiì eminenti dei singoli
paesi e chiese, richiedendo spazio assai maggiore di quello di cui
disponiamo, non lo tenteremo nemmeno; solo diremo, che se degno
di ammirazione ci parve il modo in cui vennero dalla generalità dei
relatori trattate le varie quistioni a loro affidate, di un'ammirazione
piiì grande ancora ci sembrò meritevole lo spirito di vera larghezza,
fli cristiana tolleranza, di ifobilc e coscienziosa indipendenza che spirava così nei rapporti, che nei discorsi, senza ché nè la verità cristiana nè quella unità che è uno dei distintivi della Chiesa di Gesìt
Cristo, avessero mencmsamente a scapitarne; anzi con gran vantaggio
così di questa come di quella. E questi, secondo noi, fu uno dei
l'isidtati più cospicui e piii benefici delle Conferenze di Ginevra,
l’aver non solo dimostrato possibile, ma attuata, e pienamente glorificata queU’iiJiitó, che - ad onta della diversità di denominazioni, di
riti, di credenze sopra punti di secondaria importanza - esiste, nella
sostanza, fra le varie chiese veramente evangeliche, e chc - per essere
effetto di una spontanea e coscienziosa adesione, così della mente
ehe del cuore, alle stesse verità nelle quali sta riposta la salute, e
per tirarsi dietro, come conseguenza necessaria, una carità sincera,
un aÉfetto del tutto fraterno fra quanti sono partecipi della stessa
speranza e confidano nel medesimo Salvatore - è cento volte preferibile alla bugiarda unità romana, che non si ottiene, per lo piii, che a
patto di non pensare; e nelle cose appunto che maggiormente interessano la coscienza, a patto di soffocarne la voce, per scambiarne i
suggerimenti con quelli di un direttore, schiavo egli stesso, il piir delle
volte, di un credo statogli imposto, anziché spontaneamente accettato,
perchè riconosciuto conforme ai dettami della sola parola infallibile
ehe è quella di Dio.
E di questa unità che esiste tra tutti i veri credenti in Gesù, qualunque siasi d’altronde la denominazione cui appartengono, non diedero soltanto prova indubitata, così i rapporti come i discorsi pronunziati iu queste conferenze, ma più di tutto la glorificò e la poso
fuor d’ogni dubbio, per olii sia sincero e non ami contrastare, la
Santa Cena, che, nel pomeriggio della domenica, 8 settcnd>re, venne
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cdobrata nella sala detta della Rive droite, e nella quale i simboli
del corpo e del sangue di Gesù Cristo, benedetti da quattro pastori
di diverse nazionalità, un fi’ancese, un tedesco, un inglese ed un
italiano, e da ciascuno nella propria favella, vennero, da una ventina
ali’incirca d’altri pastori, appartenenti alle varie denominazioni
evangeliclie, portati, di banco in banco, a sci o setto cento comunicanti di ogni nazione, lingua e chiesa, i quali dimostrarono, in tal
guisa, che, partecipando ad un medesimo pane, benché molti, si riconoscevano un medesimo corpo (1 Cor. x, v. 17) e membra gli uni
degli altri.
E come apparve bella ancora ed imponente quest’unità,in quella seduta del giovedì 12, nella quale rappresentanti d'ogni nazione e chiesa,
a nome dei loro connazionali, e nella patria fovella di ciascun di loro,
l’uu dopo l’altro, presero commiato di quella nobile città dove era stato
loro concesso d’assaporare, con tant’abbondanza, le soavi delizie dell’amor fraterno 1 Come furon commoventi questi addii, così por parte
di quelli che rimanevano che di quelli che partivano ! Come tutti si
sentivano un cuore ed un’anima! Quali esortazioni ad essere in seno
alle chiese rispettive, e dirimpetto al mondo, quei medesimi che
erano stati durante queste belle giornate ora scorse: altrettanto caritatevoli, altrettanto mansueti, altrettanto ripieni di benivolenza gli
uni in verso gli altri, in guisa da dare al mondo il benefico e salutare
spettacolo di quell’amore che deve stringere tra di loro tutt’i redenti
dal medesimo Salvatore ! Possano quest’ esortazioni non venir dimenticate! Possa quel medesimo spirito di cui le conferenze di Ginevra mostraronsi improntate, farsi sentire sempre ed ovunque, in
tutti quanti vi parteciparono, e col loro mezzo, iu molti cui non toccò
sì lieta \'entura; e noi siamq sicuri che queste Conferenze, che alle
antecedenti furono di gran lunga superiori, per ogni altro riguardo,
lo saranno ancora per qixella immensa e benefica influenza chc non
mancheranno di esercitare sulla Chiesa tutta di Gesù Cristo, specialmente nel rendere, e meno frequenti e meno intense le gare, che
troppo spesso ancora l’aiHiggono, dando sempre maggior efficacia a
quella carità, che mentre è il vincolo della perfezione, il perfetto
adempimento dolla legge, è ancora quella virtù all’ infuori della
quale l’unità della Chiesa non sarà mai che sogno e menzogna !
KB. Fra le numerose risoluzioni sottoposte al voto dell’Assemblea
e da questa addottale, sarà in modo speciale gradita ai nostri lettori, la seguente che si riferisce all’Italia.
“ Questa Conferenza lui tenuto dietro col più vivo interesse ai raj)-
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“ porti che le furono presentati dai diletti fratelli giunti daU’Italia:
“ essa desidera di esternare la propria gratitudine verso Iddìo per
“ la libertà colla quale l’Evangelo è predicato e le sacre Scritture
“ vengono dispensate in questo paese. Essa supplica il Signore a
“ far sì che questa facilità non solo duri, ma vada crescendo, ed
“ i suoi servitori, adoprandosi con fraterna armonia, ricevano doppia
“ porzione del suo Spirito, affinchè abbia la sua Parola libero il corso,
“ alla gloria del suo santo Nome. ”
CIO CHE OCCORRE ALLA FRANCIA!
(Ge quii faut d la France! par EoasEEuw St-HiLAiaE -Chez Deutu, Paris 1861).
(Continuazione e fine, ved. il num. preced.)
— Abbiamo interrotta la rivista stoiica del sig. St-Hilaire, sulla
fine della 3® Epoca, nel momento che schiacciata la Eiforma da Eichelieu, la Francia abbandona la santa impresa del religioso risorgimento e sceglie di preferenza la Eeligione di Stato, offertale dai suoi
re. La lotta però non era terminata e le seguenti epoche ne fanno fede.
Proseguiamo l’esposizione storica del iostro autore ;
La quarta epoca che abbraccia i fatti da Eichelieu alla morte di
Luigi XIV è quella del Giansenismo e della rivocazione dell’Editto
di Nantes. —■ Eichelieu vinta la Eiforma volle riformare il Cattolicismo, purgarlo cioè degli abusi senza però toccare al domma. Tre
uomini si son fatti celebri in questo tentativo; S. Francesco di Sales
padre del quietismo ” e vivo esempio nelle sue relazioni troppo
intime con madama di Chantal, dei pericoli della direzione gesuitica ; S. Vincenzo di Paola, puro modello di carità ed iniziatore di
una Eiforma pratica nelle istituzioni cattoliche ; e Saint-Cyran fondatore di Port-Eoyal e del Giansenismo il quale non è altro che un
conato per riconciliare il Cattolicismo e l’Evangelo. “ Ciò che i Gerson, i l’Hopital, ed i Eichelieu tentarono nel campo della politica i
solitarii di Port-Eoyal lo tentano nel campo della Fede. Si sforzano,
ad onta di Eoma e della logica, di trovare un mezzo-termine tra il
Gesuitismo e la Eiforma. “ Santa incoerenza! cercano quel mezzo-termine nell’Evangelo, e non sanno trovarlo: i>erchè? Perchè cercando
in fondo temono d’incontrarvi la Eiforma,... che hanno non hìIo ri-
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pudiata luii coiiibattuta. ” Ma il Giansenismo fu una solenne protestii
contro la tirannia religiosa del Gran-Re, e nna vivente npologia della
libertà religiosa; epperò Port-Eoyal fu distrutto.— Vinto il Giansenismo Luigi XIV, vuol far tacere le pretenzioni d'Innocenzo XI, e
perciò rinnova nei quattro articoli i diritti della Chiesa gallicana.
Ma tutto ad un tratto Luigi retrocede, i Gesuiti lo circondano, e
Bossuet capo del partito gallicano rimane solo. Così restringesi'la
fatale alleanza della Chiesa e dello Stato. Infine colla revocazione
dell’Editto di Nantes, Luigi schiaccia la Eiforma, i cui avanzi compelliti dai dragoni, cercano uu rifugio neiresilio. Il gesuitismo trionfa
ma nel suo trionfo trova la sua morte, e cagiona quella dello Stato.
Conclusione: “ Il giansenismo è il conato piiì serio che abbia fatto il
cattolicismo per riformarsi, eppure ha fallito. Il gallicanismo non è
altro che un nome. Nou ce via di mezzo per la Francia tra il gesuitismo e l’eresia. Infine se la revocazione nou ha annichilata affatto la
Eiforma gli è che Dio la vuol viva, e vivrà ! ”
La quinta epoca, della morte di Luigi XIV ai giorni nostri, ò
quella à(i\Yateismo.—Dopo la pietà forzata l’incredulità, come dopo
la tirannia l’anarchia! La Francia si ribella contro a Dio, e con
Voltaire essa ride di tutto. Ma sul trono d’onde si è cacciato Iddio,
13’erige ruomo, tanto è vero che a qualcosa convien credere. E questo
culto deirumanità che dettò le generose apologie di Voltaire iu favore della libertà, cd i libri di Eousseau che sono ad un tempo una
guerra contro la società e un apoteosi dell’uomo. Il secolo XVIII
applaudiva alla religione naturale di Eousseau nello stesso mentre
che al cinismo di Voltaire. La Eeligione à^WErnilio fu per un secolo ed è ancora la religione della Francia. È il deismo ! La rivoluzione francese fu la conclusione di quel secolo ; essa decretò l’esistenza deU’Eute supremo, e creò Dea la Eagione! “ Napoleone fa un
passo di piiì. Esso decreta il ristabilimento dei culti cristiani, e constata in ciò l’assenza di pietà e di fede. Il Concordato spinge viepiù
la Francia nella via delle Eeligioni di Stato ; e ad onta dell’uguaglianza dei culti, essa non gode nessuna libertà religiosa. Tuttavia
fuvvi sotto l’impero un risveglio della fede cattolica, cui non poco
giovò il Genio del Crutianesimo di Chateaubriand, ma quell’entusiasmo tutto poetico non ha nulla che fare col cuore e colla fede.
Vero è che sotto la Ristorazione dei Borboni, il neo Cattolicismo a
rinnovato l’impulso monacale del medio evo, ma sotto quell’apparente attività e prosperità del Cattolicismo contemporaneo ei cela la
morte spirituale, che sta nella superstizione, nel materialismo e nello
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spirito di dominio che soffeca nel suo seno ogni generosa aspirazione ! Ma quel che più da spavento è l’incredulità del giorno. La
Francia non ha fede perchè non ha Dio ! Indarno la filosofia spiritualista ed i cattolici sinceri, lottano contro la corrente materialista
del secolo. Iddio non c’è più e ciascuno se ne fa uno a sua guisa. Il
gran Dio d’oggi è il danaro. In conclusione : “ la Francia ostile al
papato, insanguinata dalla revocazione, disgustata dalla ipocrisia
ufiiciale del gran secolo, prova di far senza Dio, senza potervi riuscire. Essa abbandona ai suoi sovrani la cura della fede. Il fondo
delle sue credenze è di non credere a nulla. Sua divisa è l’indifferenza, cioè qualcosa di peggio della incredulità. Ma sotto quella indifìerenza palpita una segreta angoscia !...”
Ecco qual’è il processo storico di quelle cinque epoche tratteggiate
dall’autore nello spazio di circa 60 pagine di stampa. Noi procureremo di riassumerle dicendo : che se il Cattolicismo fu sempre la
religione della Francia ciò avvenne per una strana inconseguenza.
Nel medio evo esso è fervente ed oppressivo ; ma non è nna convinzione, è una mera forma. Sotto i Valois esso è irrequieto e malcontento, e non trova nella Francia che un monello disubbidiente.
Nel secolo XVI esso diventa una reazione contro Eoma a cui la
Francia preferisce la tutela de’ suoi re. Nel secolo XVII, esso non
riesce a dominare un’istante la Francia che per mezzo del Gesuitismo, e perciò deve schiacciare il Gallicanismo, il Giansenismo e la
Eiforma. Nel popolo poi non è che una consegna imposta dal monarca. Infine nel secolo XVIII, ad onta di Voltaire e della rivoluzione il Cattolicismo è mantenuto, ma a titolo di finzione legale
nell’ interesse dello Stato. Oggi la Francia lo conserva perchè è la
religione la più facile, e la più indulgente per i suoi vizii.
La conclusione generale l'ha dedotta l’autore stesso in questo assioma d’un incontrastabile verità: “ Vi fu sempre della 'pietà in
Francia ma quella pietà smarrì sempre la buona strada. ”
Dopoché si presenta naturale la risposta alla grave questione :
“ Cosa occorre alla Francia ? ” La quale ne contiene due altre :
1° Non è egli omai tempo di avere una religione e di praticarla?
2^ Quale sarà dessa ?
Se la Francia ebbe sempre ed ha tuttora dei bisogni religiosi e
tempo, sì, è tempo d’avere un Dio ; e se la Francia vuole finalmente
avere una religione quale sceglierà dessa? Il Cattolicismo ? No! La
Francia non è mai stata fVancamente e pienamente cattolica e non lo
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saaà uiai. “ Essa conosce il Cattolicismo, e lo ha visto all’opva dacché
esiste. ” Essa non ne è rimasta mai soddisfatta ed. oggi ò stanca ! Se
adunque la Francia ha dei bisogni religiosi, le rimane un porto solo
cd è \’Evangelo. Essa nou conosce l’Evangelo, il Cattolicismo lo ha
sfigurato. Lo prenda adunque e lo legga 1 questo è il solo mezzo di
rialzarsi dal suo abbassamento. L’Italia si ridesta; il papato temporale è bell'e ito ; la Francia può e dev’esser la prima in quell’opera
di rinnovazione. Ma si domanderà : “ l’Evangelo è forse il Protestantismo.'^ ” L’autore non risponde e ne lascia alla Francia il giudizio. Legga essa l’Evangelo, questo ò l’importante. Se poi nell’Evangelo trova il Protestantismo, Io adotti. “ ila dover suo principale,
so ella abbandona il Cattolicismo, è di abbracciare risolutamente
una religione positiva, e di non più vivere di negazioni come ha fatto
finora. ”
Noi chiuderemo il nostro articolo con nna sola osservazione sul
lavoro del sig. St-Hilaire. Tutta la parte storica di quel lavoro, la
più lunga, la più ricca, è negativa, cioè tratta del Cattolicismo e dei
suoi frutti, e abbenchè da quella rivista storica emergano importanti
verità, pur nondimeno essa non risponde in modo positivo alla questione ; “ Cosa occorre alla Francia. ” La risposta vien data nella
conclusione che è la parte 'positiva dell’opera. Or bene, ci sia lecito
esternare un rammarico; Ci rincresco cbe questa parte positiva sia
tanto breve a paragone dell'altra. Non havvi equilibrio tra esse. Il
lettore aspetta qualche cosa davvantaggio. L’autore si limita ad una
parola: \'Evangelo. La risposta è vera, ma non è soddisfacente perchè troppo concisa. Per noi che conosciamo cosa sia l’Evangelo, basta ; ma per chi nou ha mai aperta la Bibbia, terminata la lettura
rimane un dubbio. Questo dubbio lo si ¡>uò formolare come appresso.
Come risponderà l’Evangelo ai bisogni della Francia? E perchè sarà
r Evangelo ciò che occorre alla Francia ? Or, dopo aver con tanta
maestria dipinto il progresso del malo, nissuno meglio del signor
St-Hilaire poteva additare l’applicazione del rimedio. Bastava perciò riepilogare i mali che sono il carattere distintivo di ciascuna
epoca storica, cd a ciascuno opporre il principio evangelico in antagonismo , dimostrando come questo principio risponda ai bisogni
della nazione. L’autore non lo ha fatto ; qualunque ne sia il motivo
crediamo non fallire dicendo : che il suo opuscolo fa vedere non ciò
che occorre alla Francia, ma piuttosto ciò che non occorre alla
Framìa. Dopo una tanta spe.sa di materie storiche conveniva presentare il Cristo alla nazione. Era propizio il momento. Se l’autore
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lo avesse fatto, certamente il suo pregievolissimo lavoro sarebbe riuscito più completo e più utile alla sua nazione. —Checchenesia crediamo che quale egli è possa essere di grandissima utilità non solo
alla Francia, ma pureall’altre nazioni e specialmente allltalia.
0. C.
POliEMlCil
Risposta ad un articolo della Stella d’Etruria intitolato « Errori di Niccolò
Sunseri » (J^. i num. 45 e 46 di detto giornale, 5 ed 8 giugno 1861.
(Continuaz. c fine. Vedi i Eumeri 11, 13 e 16)
Continuando il Balsamo a parlar di Lutero, ci dà il felice annunzio che
quell’uomo sì fortemente attaccato alle massime del Vangelo rifiutò i comandamenti della Chiesa, la legge del celibato eecleaiastico, i voti monastici,
Vinvocazioiie dei santi, cose tutte veramente che per il sig. Balsamo sono
tante gemme preziose, su cui quell’indiscreto ed impertinente di Lutero non
avrebbe dovuto metter mano.
Lutero rifiutò i comandamenti della Chiesa di Roma, perchè i comandamenti della Chiesa di Roma non sono stati mai quelli di Dìo. Oggigiorno
il più stupido ed II più ignorante dei laici (meno del sig. Balsamo e compagni) sa quanto valgono i comandamenti della Chiesa di Roma. Prova ne
sia la bolla della crociata per l’uso delle carni e dei latticinii la quale in
ogni quattromila anime vien distribuita o venduta non più in contanti, ma
colla dilazione di un anno, a due o tre pinzocchere, che battono il petto in
chiesa, e sanno battere la lingua in casa e nei crocchi, contro il prossimo.
Prova ne siano le decime che i poveri affittaioli delle tonnare pagano ai
reverendi parrochi con mille imprecazioni e bestemmie anche quando la
pesca del tonno è abbondante, perchè si reputano come diritti angarici
feudali.
Non parliamo del celibato, dei voti monastici, dell’invocazione dei santi.
Son cose ehe appartengono alle istituzioni dei secoli di mezzo condannate
dal Vangelo, dalla pubblica opinione, dalla civiltà, dal buon senso, e che
fan parte delle istituzioni di quei secoli di barbarie e d’ignoranza.
Ijutero, secondo il Balsamo fu sewpi'e lacerato da fieri assalti e rimorsi
di turbata coscienza in ^ireda di violenti combattimenti interni ed in istrane
allucinazioni.
Noi possiamo assicurare il sig. Balsamo che Lutero non provò mai l’ombra del rimorso per la causa del Cristianesimo. Il Balsamo potrà star tranquillo, tranquillissimo, come stette saldo e tranquillo Lutero, sì in vita che
in morte per la propagazione del Vangelo.
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Quando muore qualche insigne persoDaggio che si è consacrato alla causa
del Vangelo, o pure che si è tenuto lontano dalla setta papale, i preti romani quasi sempre sogliono spacciare nel volgo che quel tale personaggio
negli ultimi momenti della vita sente già il bisogno di pentirsi e ripentiisi
e ritrattarsi su tutto ciò iu cui non v’ha nulla da ritrattare, come avvenne
non è guari sulla morte del conte di Cavour, sul di cui conto, si sparsero
tante ciarle dai giornali clericaK. 11 conte di Cavour (che dai preti romani
sarà stato annoverato nel catalogo degli eresiarchi) non ebbe mai nulla
da ritrattare. Egli morì coerente ai suoi principii, e quantunque scomunicato dal papa e dai suoi satelliti, se fu credente in Cristo, fu salvo.
Se Lutero, secondo il Balsamo, fu lacerato invita da rimorsi, certamente
dovea pentirsi e ritrattarsi in morte, per aver offeso la santa Chiesa cattolica apostolica romana ; nè mancano scrittori papalini i quali, fantasticando
che al di là della Chiesa di lloma non v’ha salvezza, usano misericordia coi
loro supposti eretici, facendoli quasi tutti convertire in punto di morte alla
loro fede romana. Simili buffonate si sono da molti ripetute sul conto di
Lutero, irremovibile nei suoi propositi, e principalmente nella causa del
Vangelo.
A smentire tali fantasmagorie, sui rimorsi e le ritrattazioni di Lutero ,
abbiamo la testimonianza del dottor Giona, che fu il medico che assisti
Lutero fino agli ultimi momenti di sua vita. Lut«ro travagliato dall’ultimo
morbo, sente già appressarsi gli ultimi momenti di sua vita. 11 suo letto è
circondato dagli amici, dai suoi figli e dal dottor Giona, il quale in vedere
un abbondante sudore, che traspirava dalla fronte dell’infermo, manifestava
la speranza d’una cri.si favorevole. « No, disse Lutero al suo medico in tuono
profetico, questo è il freddo sudov di morte ». Poscia egli si mise a pregare
con fervore, e per tre volte esclamò : « Signore io consegno il mio spirito
nelle tue mani ». Con queste parole, e senza bisogno dei sagramenti di Roma,
Luterò era già salvo, poiché sta scritta la promessa del Cristo ohe cliiwnque
avrà invocato il nome del Signore sarà salvo (1). D’allora in poi Lutero
non parlava che a rari intervalli. Il medico Giona si accorse che già si appressavano in effetto gli ultimi momenti della vita di Lutero, ed in tuono
profondamente serio gli disse : « Trés révérend pére mourez-vous avec une
ferme confiance èn Jésus Christ et dans les doctrincs que vous avez enseignée ? » Olii, répondit Luther à haute voix; puis il rentra dans le silence
et il parut sommeiller. Quand on l'appelait par son nom il ne répondait pas;
sa respiration devenait plus lente, mais elle m'avait rien de pénible ; ses
deui mains Staient jointes, et entre deux et trois heures du matin, le
18 févrièr 1546 il s'endormit paisiblement in Christ (2).
11 Balsamo dice che nel lihro degli atti apostolici si scorge il primo or^dinamento della chiesa e ìa fondazione della stessa. Indi trae la conseguenza
che questa chiesa degli atti apostolici è la Chiesa romana. Egli esce in
campo con una lezione teologica, che sa di vecchiume sulle note della chiesa,
e che forse avrà tratte dal gesuita Bellarmino; cd ammassando spropositi
ed assurdità senza fine, stabilisce antecedenti, e tira conseguenti a capriccio. Dall’unità trae per con.seguenza l'autorità, dall autorità l’infallibilità ,
cose tutte, come vedete, che finiscono in a per nou essere discordanti all’orecchio. Indi confonde, o per dir meglio , senza nessuno scrupolo di coscienza fa un fascio di Gesù Cristo, S. Pietro cd il papa come se fossero
(1) Atti apost. II, 21.
<;2) Moriwon, Histoire de 1« rétbnimtioii, pag. 214.
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una medesima cosa ; ed infine tutto ciò sapete perchè ? per conchiudere
quel vecchio assioma di tutti i preti, cioè che il papa è infaUibìle, che al
di là della Chiesa romana tutto è menzogna, tutto è precipizio, tutto è rovina; che fuoì’t della Chiesa romana,noii havvi salvezza ; che tutte le Chiese
cristiane sou false ; e che la sola vera è la romana Chiesa; che tutto ciò che
ha detto la Chiesa di Roma à verità, e quanto ha asserito la religione introdotta da Lutero è pretta menzoijna.
A tutta questa pioggia d'oro, sbucciata dal cervello del Balsamo, od iu
altri termini a tutta questa farragine di parole vuote di senso, noi rispondiamo brevemente, che la chiesa di cui si parla negli atti apostolici nou ò
stata mai la Chiesa di Roma. Essa è la raunanza dei fedeli Cristiani che
professano il Vangelo di Gesù Cristo. I preti romani appena leggono neEa
sacra Scrittura il nome di chiesa, se ue vanno colla loro felice fantasia
dritto dritto alla Chiesa di Roma, come se nel mondo non vi fossero altre
chiese cristiane.
Qualunque raunanza di fedeli che profe.ssa il Vangelo di Cristo, sia che essa
si raduni in Roma od in Costantinopoli, iu Londra o in Parigi, in Palermo
o in Napoli, sotto un albero od in una caverna, e che abbia per capo Gesù
Cristo, e per guida il Vangelo, questa chiamasi una Chiesa cristiana; quindi
la chiesa degli atti apostolici non è la Chiesa di Roma, ma la Chiesa cristiana, ossia la riunione che si faceva dagli apostoli o dagli anziani con
tutta l'assemblea dei credenti in Cristo.
Negli atti apostolici si parla della Chiesa di Gerusalemme, di Antiochia,
di Corinto, indipendenti l’una dalfaltra, ma non mai di quella di Roma.
S. Paolo parla delia riunione dei fedeli che si faceva in Roma,come di tutte le
altre assemblee cristiane che professavano la dottrina degli apostoli. Lo stesso
8. Pietro cho dagli amici della corte di Roma si è voluto far credere come
primo pouteiice romano, secondo il codice evangelico, non fu mai in Roma,
nò scrisse mai ai Romani. Al contrario, S. Paolo che non fu mai pontefice
di Roma, scrisse ima lettera a’Romani, e S. Pietro non disse mai una parola
ai Romani nè da lontano, nè da vicino; nè si fa alcun motto nella Scrittura,
nè della sua dimora in Roma, nè del tanto decantato atto di successione,
e della trasmissione dei suoi poteri fatti ai cosi detti vicarii di Cristo ; lo
che la Scrittura nou avrebbe dovuto tacere, trattandosi d'un affare di
sommo momento che riguarda la salute deH'anima. La Chiesa di Gerusalemme, di Corinto, di Antioclùa, ed altre di cui si parla negli atti apostolici, al tempo degli apostoli ed . anche dopo ia loro morte, governavansi
senza papi e cardinali in forma di repubblica, eppure vi erano i più perfetti
cristiani che abbiano potuto esistere dalla morte di Cristo fino a noi. Nelle
quistioni di grave importanza qualche volta domandavano il consiglio dagli
apostoli, sì perchè <juesti erano viventi, come ancora perchè erano in grado
di poter dare delle soluzioni convenienti, ma dopo la loro morte gli afi’ari '
della Chiesa dei Cristiani, d'ogni singolo stato, discutevansi e decidevansi iu
comune senza aver bisogno nè del supposto S. Lino, nè di Pio IX, nò di
Antonelli. Per tutto ciò che abbiamo detto e per tutto il resto che tralasciamo por brevità, rimandiamo i lettori alla lettura degli atti apostolici per
contestare la verità delle nostre asserzioni.
« Io sono la verità e la vita » dice Gesù Cristo; quindi la verità sta riposta in Gesù Cristo, e non già nella Chiesa di Roma.
Se il sig. Balsamo avesse letto gli atti apostolici, avrebbe certamente incontrato quella seutenza inappellabile del Salvatore, colla quale ha dichia-
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rato che la salvezza deiruomo non istà nella Chiesa di Eoma, ma « In
nessun altro trovasi salvezza se non in Gesù Grido, conciossiachè non esiste
nessun nome sotto il cielo che sia dato ai/li nomim, ]^r lo quale ci convenga essere salvati » (1). Egli avrebbe pure letto negl’ atti apostolici che
bisogna ascoltar il gran Profeta, cioè il Cristo e non giù la Chiesa di Roma;
« ed ogni anima che non avrà ascoltato quel Profeta sarà distrutta d'iufr»
il popolo » (2).
Il Balsamo pro.siegne a dire che Lidero cadde neU’eresia per aver letto
la Bibbia senza commenti e le interpretazioni della Chiesa rontana, e perdi)
a ragione la Chiesa di lioma ha interdetto la lettura della Bibbia se -non
sono approvate dalla santa sede. I soli vescovi possono permetterne la lettura
a coloro ch^ non possono arrecare alcun nocumento alla fede. Indi aggiunge
che il libro della Bibbia senza note è stalo di potente efficacia sullo sviluppo
della moderna società e sul nuovo ordinamento civile degli Stati.
La Bibbia fu scritta e ci fu tramandata da Dio senza commenti. Gli apostoli e gli evangelisti scrissero il Xuovo Testamento senza note. Questo
libro senza note e senza commenti si raccomandava che fosse letto da tutti
i Cristiani dei primi secoli. Timoteo chc da fanciullo leggeva lo Sacre
Scritture, senza note, non fu nò scomunicato nè rimproverato da San
Paolo (3).
Lo stesso S. Paolo, scrivendo ai Tessalonicesi ed ai Colosscsi. raccomandava che quelle lettore fossero lette pubblicamente nella Chiesa dei
Laodicesi ed a tutti i membri della stessa (4). Eppure quelle lettere erano
senza note. Il Vangelo si leggeva pubblicamente nei primi secoli della
Chiesa a tutti i Cristiani senza nessun’annotazione, e quella lettiira era reputata indispensabile. Allorquando poi la Chiesa di Koma comprese che la
lettura della Bibbia senza note tornava in suo danno ed era di nocumento
ai suoi interessi, allora ue proibì la lettura. ■ - »
K poi ragiónevolissimo ohe i soli vescovi abbfiuo la facolìà' di perfiietterne la lettura a loro piacimento; dapoichè Maniscalco, direttore di polizia
in Sicilia, aveva pure la facoltà di accordare il permesso d’esportazione di
armi ai sbirri ed allo spie, e non già ai liberali, che potevano farne cattivo
uso. Perciò i vescovi che sono i maniscalchi dei papi, a chi credete voi lettori miei ohe possano dare il permesso di leggere la Bibbia? Non ad altri se
non ai gesuiti, ai parroci, ai preti e loro affiliati; perchè questi hanno l’obbligo di tenere neirignoranza i laici, come i sbirri hanno l’obbligo di tenere
colate tutte le trame della polizia.
La Bibbia senza note, dice il Balsamo, ò stata di potente efficacia a far
sviluppare la moderna società. Quest’è una grande verità da lui annunziata;
perocché se la Bibbia senza note serve a fare sviluppare la moderna società,
la Bibbia collo note non dee servire ad altro che ad invilupparla, cioè tenerla neirignoranza e farla retrocedere verso quella stess’epoca in cui furono vergate quello annotazioni in beneficio della Corte papale. Ecco per
confessione d’ un prete (il Balsamo) enunciato il pensiero ed il desiderio
che occupa le menti di tutti i preti, cioè di non far progredire d’un passo
la società, di tenerla vincolata nei pregiudizii, nel dispotismo, nell’ignoranza,
nelle superstizioni. Ecco la Bibbia colle annotazioni diretta a condannare il
(1) Atti apostolici IV, 12.
(2) Atti apostolici ni, 21, 22, 23.
(3) Seconda lettera a Timot. in, 15.
(4) Colo;«. IV. 1.5 ; ?iù prima lettera ai Tensal. v. 27.
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nuovo ordinamento civilu della nuova Italia e di tutti gli altri Stati con libere istituzioni, e ricacciare ogni libera nazione all epoca del medio evo ,
che è centro di tutti i desiderii e di tutte le istituzioni della Chiesa romana,
e di tutto l’oscurantismo pretino. È questa infatti la lotta che si agita nelle
attuali condizioni d'Italia; lotta accanita dei preti contro i laici vai quanto
dire della barbarie contro la civiltà, della Chiesa contro lo Stato, dei tù-anni
contro i popoli, deU'oscurantismo contro il progresso, del paganesimo contro
il cristianesimo ; lotta accanita sostenuta più volte inutilmente dalla sventurata Italia col sangue di tanti martiri, ed in cui i papi, non già per lo
Spirito Santo, ma per virtù delle baionette austriache, han riportato la
palma, e vendendo la patria allo straniero si sono assisi sull’iusanguinata
cattedra di S. Pietro. Ma l'ora è suonata ; ed il decreto della Provvidenza
è scritto per la caduta dei tiranni d'Italia; e quella Koma pagana e idolatra
sotto i papi tornerà alla sua primiera grandezza....., darà leggi di civiltà
alle città sorelle della penisola, e gl’italiani della novella Koma, sull’altare
del Vaticano, riporranno quella fede e quella credenza che veniva loro inculcata e suggerita da Cristo per bocca di S. Paolo.
Conchiudiamo la nostra polemica con dire, in riepilogo, che il sig. Balsamo si è affaticato tanto nel suo scritto per provare infin de’ conti che deve
considerarsi come eretico colui chè non istà fermo nella dottrina della Chiesa
romana. Noi ci auguriamo perciò che fra non guari si proponga per lui un
pingue canonicato in ricompensa dei servigi prestati al comitato sanfedista
di Koma, composto degli onorevoli signori Pio IX, Antonelli, Francesco II,
Bosco e Chiavone. Ma vorremmo augurarci parimenti che la patria di
Stenio, di Stesicoro e di Niccolò Paimeri (1) non soffra l’onta ed il disonore
di veder sorgere dal suo clero un conciliabolo di preti fanatici e superstiziosi
ohe abbia di mira di ferire la libertà della patria sotto il consueto pretesto
di religione (2).
Mentre il Balsamo sta fermo nella dottrina della CMesa di Roma, noi
al contrario stiamo fermi nella dottrina di Cristo, e non intendiamo
recedere per nulla da questa dottrina, perchè Gesù Cristo ha dichiarato
essere eretico colui che recede e non istà fermo nella dottrina di Cristo.
Ascoltino i signori preti ed ascolti il sig. Balsamo la sentenza di Cristo per
decidere chi sia l’eretico e chi l’ortodosso, se colui che sta fermo nella dottrina di Cristo, o pure colui che sta fermo nella dottrina della Chiesa
di Roma: « Chiunque (dice Cristo nel suo Vangelo) recede e non istà fermo
nella dottrina di Cristo non ha Dio : chi sta fermo nella dottrina di Cristo
questi ha il padre ed il figliuolo. Se alcuno viene da voi e non porta questa
dottrina, noi ricevete in casa e noi salutate. Imperciocché chi lo saluta partecipa delle opere di lui malvage » (3).
Bla credete voi, miei cari lettori, che i proti si persuadano ad una tale
testimonianza più chiara della luce del sole ? Non vogliate sperarlo. Essi
non mancheranno di produrre sofismi e ripieghi per provare il contrario ;
ma spigolando e svolgendo tutta la Bibbia uon potranno mai rinvenire un
passo, un detto di Gesù Cristo che imponga ai Cristiani la credenza allo
(1) Tennini, ove abita il prete Balsamo, è una delle città siciliane, patria di Stenio,
<ii Stesicoro e di Niccoli) Paimeri, uomini insigni per sajMre e per dottrina.
(2) Mentre scriviamo ci giunge l’infausta notizia che in detta città di Termini,
la quale ha sempre dato prove di patriottismo, una mano di preti fanatici aveano
tentato di cospirare in favore della reazione borbonico-cleticalo. Vogliamo sperare
che tale notizia fosse falsa.
(3) Secon'l’epistola di S. Giovntini npost. jti. ì*. If). 11.
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ilottrine della Chiesa di Roma. La credenza alla Chiesa diRoitìanon s'im
pone che da Roma, come l'obbodienza al dispotismo non s'impone cho dalla
forza dei tiranni. T preti metteranno avanti il Tu es Petrus che è il sana
totiim dei teologi romani, ma che non proverà mai nulla iu favore della
cattedra dei papi.
Noi rispondendo allo scritto del Balsamo, cui molti amici intelligenti ci
aveano saggiamente consigliato di non rispondere, non abbiamo avuto di
mira nè il Balsamo nè i preti ohe lo sieguono, poiché sapevamo da gran
tempo che ogni ragionamento con siffatti preti è tempo perduto ; ma abbiamo voluto rispoudere, e ci siamo trattenuti sopra alcuno materie religiose
per far aprire gli occhi all'incauta gioventù italiana, la quale abituata nei
pregiudizii, spesso suole farsi allucinare dalle menzogne e dalle declamazioni
di alcuni pseudi-oratori, i quali, come dice Cristo; « volendu farla da dottori
della legge non intendono nè le cose che dicono, nè quelle che danno per
certe » (1).
Ascolta dunque... ascolta un momeuto o gioventù italiana! Ascoltate
pur voi o preti italiani di buona volontà ! Ascolta anche tu o incauto giovinetto clero d’Italia, cui l'ignoranza, l’avarizia e la superstizione dei tuoi
genitori, dei tuoi congiunti, inizia già come ad un arte od un mestiere
per vivere, al falso sacerdozio di Roma, ed alle teologiche discipline romane,
ove oon v'ha che buio, insidie, menzogne e solismi. Apri gli occhi alla luce
della verità... e squarcia quel velo che ti si para dinanzi dal tuo confessore,
dal tuo maestro di spirito e di corpo, e dai tuoi parenti fanatici e supersti’
ziosi. Io non intendo... nè voglio che tu abbracciassi alla cicca le mie opinioni... le mie dottrine ; poiché come uomo anch’io potrò ingannarmi. Ma
una cosa sola desidero che tu adempì: l’esame. Quest’esame potrai farla da
te stessa o gioventù italiana in un cantuccio della tua casa, allontanando lo
spirito di parte e le idee preconcette. Apri il libro del Nuovo Testamento,
ossia del Vangelo di Gesù Cristo, nel quale solatnente troverai la più sublime... la più rilucente verità delle verità ; l'amore al tuo Dio ed al tuo
prossimo che è base d'ogni fondamento politico e religioso. Medita dì e
notte quel sacro volume che non allontanerai dal tuo fianco, e poi col tuo
buon senso, e col senso comune, che é la guida più sicura per riconoscere
il vero, giudicherai se le massime ed i precetti di Cristo si accordano colle
istituzioni della Chiesa di Roma e cogl'insegnamenti degli Scribi e Farisei.
Medita quel libro che fu dettato non dalla penna dei pontefici nè dalla
penna di Lutero, ma dallo spirito di Dio; e vedrai se i principali dogmi o
le principali verità cristiano siano state alterate e manomesse dai pontefici...
dai vescovi... dai concilii. Esamina o gioventù italiana il libro del Vangelo
per come è stato scritto e ci è stato tramandato nella sua semplicità dal tuo
stesso Salvatore, senza curarti nè degli schiarimenti di Roma, di Martini, di
Lutero, di Diodati. La Chiesa si mantenne incorrotta ed uniforme ai voleri
di Gesù Cristo, nei primi secoli, finché questo codice divino leggevasi pubblicamente senza chiose e commenti a tutti i membri della Chiesa, ad uomini e donne, a vecchi e fanciulli, a dotti ed ignoranti. Esamina dunque
questo libro da to stessa, e chiudi le orecchie agli spauracchi dei preti: la
scomunica e lo spirito privato teologico, che ti si vuol porre innanzi agl'occhi,
per non farti meditare quel libro che svela i loro errori e le loro aberrazioni. Allora vedrai qual differenza corre tra gl’insegnamenti di Cristo e
«
(1) Pinna lett. di R. Paolo a Tiinot. i, 7.
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quelli degli uomini... tra i precetti apostolici e quelli di Eoma..... tra la
storia dei primi tempi del cristianesimo ed i canoni della Chiesa romana che
si vanta orgogliosa di rappresentare la stessa persona di Gesù Cristo. Cosa
fanno i preti al dì d'oggi o gioventù italiana ? Essi in mezzo al tribunale
della pubblica opinione, chc è la voce di Dio, rinnegano Cristo per esaltare
il capo brigante di Eoma. Essi introducono eresie di perdizione, e fra le
masse degl’incauti e degl’ignoranti bestemmiano le più sfacciate menzogne
opponendosi alla verità manifeiStata da tutto il popolo d’Italia. Non v’ha
lingua, non v’ha cuore italiano che non prorompa in effusione dr gioia al
nome di libertà, ed essi fanno caldi voti pel ritorno al servaggio. Non v’ha
lingua, non v’ha cuore in Italia che non maledica e detesti le reazioni ; ed
essi li fomentano e l’ordiscono a danno della patria e deirumanità. Ciò' è
una prova evidente che le basi su cui si fonda la loro religione, è falsa.....
che la loro religione non è quella di Cristo... cho la loro legge non è perfetta;
loichè la legge di Cristo non h che la legge di perfezione e di libertà (1).
^la per tali falsi dottori della legge la profezia di Cristo sta per avverarsi.
E lo stesso S. Pietro ben vaticinò dei preti quando disse ; « Sappiate ehe
vi saranno fra voi dei falsi dottori i quali introdurranno eresie dì perdizione e rinnegheranno il Signore ehe gli ha comperati traendosi addosso
subita perdizione. E molti seguiteranno le loro lascivie, per li quali la
via della verità sarà bestemmiata. E per avarizia faranno mercatanzia di
voi con parole finte; sopra i quali già da lungo tempo il giudicio non tarda
e la perdizione loro non donne (2).
■ N. S.
(1) Epist. di S. Giacomo i, 25.
(2) Second'epistola di S. Pietro ii, 1, 2, 3.
NOTIZIE RELIGIOSE
Italia. — La Comunità protestante di Napoli ha deciso di fabbricare
un tempio per il culto evangelico. Tale comunità novera 700 membri di
tutte le nazionalità, ed esiste fin da 35 anni.
— È uscito dai torchi di Francesco Vigo in Livorno, un nuovo opuscolo polemico del sig. Ribetti, evangelista in quella città, col titolo; Le
millanterie e le speranze d’un Cappuccino.
Germania. —La separazione della Chiesa e dello Stato fa immensi progressi in quel paese. L’Unione protestante del Palatinato, la quale proponesi di liberar la Chiesa dalla snervante tutela dello Stato e di un clero
che sagrifica la Chiesa allo Stato, novera nel suo seno 18,000 membri in
278 parrocchie. .— Il Granducato di Baden riforma pure la sua ecclesiastica costituzione. Un’assemblea ebbe luogo nello scorso settembre allo
scopo di riunire le chiese di Baden, Nassau, delle due Assie e del Palatinato sotto una costituzione sinodale basata sulVautonomia della Chiesa e
dell’ Unio7ie.
— Il duca di Coburgo ha promulgato un decreto che conferisce alle
chiese del ducato il diritto della nomina dei loro ‘pastori.
Woigt Giovanni gerente
TORINO — Tipoin-aria OLACDIANA, ilircUada R, TrotiiLella.