1
*è*
ECO
DELLE mU VALDESI
bit!wi01:;CA VALDcviE
IÜ06Ü TOtUiE PEI L i CE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 111 - Num. li?
Una copia Lire 100
ABBONAMENTI / L. 4.000 per Tintemo
1 L. 5.000 per l’estero
Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70
Cambio di indirizzo Lire 100
TORRE PELLICE — 22 Marzo 1974
.Amm. : Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - cx.p. 2/33094
La radice religiosa di una dissolutezza politica
Da noi il potere
è intoccabile: perchè?
PREDICARE L’EVANGELO NELLA LOTTA PER IL SOCIALISMO, CIOÈ’ IN UN CONTESTO
POLITICO E CULTURALE MARXISTA, SIGNIFICA INEVITABILMENTE AFFRONTARE
LA QUESTIONE DELL’ATEISMO
Su "L’Espresso" nuova maniera il
giornalista Giorgio Bocca cura una rubrica italiana, "Il cittadino e il potere”. Nel n. del 17 marzo ha scritto: « Il
potere è intoccabile, come detta il primo articolo non scritto, ma universalmente noto, della Costituzione italiana. Avviene la strage di Stato, si prova che la polizia italiana vi ha avuto
la sua parte in omissioni e in deviazioni, si indaga, si arresta ma il ministro dell’interno sta fuori della buriana come se fosse un essere diverso,
fatto di quella pasta indefinibile ingiudicabile e incomunicabile che è il
potere. Il procuratore Spagnuolo dice
o fa dire che il capo della polizia e
perciò il suo ministro agiscono da mafiosi e quelli replicano o fanno replicare che egli è il ’padrino’ della giustizia italiana, capace di congelare tutte
le cause che in qualche modo preoccupano i suoi amici potenti. Lo scandalo è grande e appunto perché lo è
tutto si ferma lì e già incombe il silenzio. L’ex presidente della Monledison dichiara in tribunale di avere elargito i ’fondi neri’ dell’azienda agli uomini politici, e gli uomini politici, coinè tutta risposta, dopo avere insolentito il giornale che pubblica la notizia, si preparano a diventare ministri
o presidenti del Consiglio. Ma, dice la
gente, non esistono anche da noi come
negli Stati Uniti, o in Inghilterra,
o in Germania le commissioni d’inchiesta? Certo che sì. Solo che le nostre commissioni d’inchiesta sono fatte per insabbiare gli scandali, non per
risolverli ».
Giorgio Bocca continua notando che
in trend anni di giornalismo ha dovuto
occuparsi del lavoro di innumerevoli
commissioni d’inchiesta, ma non ricorda « un solo caso in cui abbiano
concluso con l'imputazione di un uomo
del potere ». Uno dei grandi. Tutt’al '
più incappa nelle reti qualche ’pensionato del potere’, come i baroni sanitari di Torino, i costruttori di Longarane, il vice-questore Allegra. I grandi
capi mai, anche se hanno ordinato illecite intercettazioni telefoniche o rubato o fatto manomettere le loro registrazioni: cose per le quali sta vacillando il maggiore trono del mondo,
quello della Casa Bianca; per le quali,
comunque, una grande nazione è in
un travaglio profondo, pubblico. « Da
noi — nota Bocca — finiscono nell’oblio anche i tentativi di colpo di
Stato ».
P. soprattutto la conclusione del
giornalista, che ci pare interessante e
ci tocca da vicino, staccando la sua
analisi sferzante dalle molte che leggiamo oggi: « Chiederci perché, • può
sembrare ovvio. Ma forse è lecito chiedersi perché in Italia cambiano tante
cose, si forma una grossa industria,
sparisce una campagna povera, le donne del Sud mettono i pantaloni, gli
operai vanno in automobile, il sindacato assume funzioni di governo, i comunisti vogliono il Mercato comune,
le suore di clausura contestano eccetera, ma il potere non si sposta di un
millimetro, resta intoccabile e, spesso,
innominabile. Il potere è intoccabile
nella repubblica parlamentare come lo
è stalo nel regime fascista come lo fu
nel regno liberale. E forse la ragione
è religiosa più che politica, legata al
cattolicesimo di cui siamo imbevuti,
alla confessione segreta che assolve,
al carattere sacrale della somma gerarchia, aH’infallibilità del pontefice, a
tutto ciò che lo Stato ha preso da
quello Stato più grande e più potente
che è la Chiesa » (romana, aggiungiamo, chiedendoci se per un paradossale risvolto anche Giorgio Bocca non
rivela... un fondo inconscio di cattolicesimo identificando Chiesa = Roma).
In poche, semplici parole ecco detto molto sulla radice profonda, spirirituale del nostro costume politico,
che non è un abito da smettere o cambiare facilmente, ma natura forgiata
da una formazione secolare.
Se così stanno le cose, allora dobbiamo chiederci se come evangelici in
Italia la nostra più vera, più necessaria, più insostituibile testimonianza
politica non consista nel far conoscere
in tutta la sua portata e in tutte le
sue dimensioni l’Evangelo di Cristo:
esso solo, infatti, può determinare la
rottura con quella nefasta radice, come con ogni altra.
Se ci riflettiamo, è irrilevante che
fra milioni di italiani politicamente
attivi vi sia qualche centinaio, tutt’al
più qualche migliaio in più di militanti attivi in questo o in quel movimento politico, partitico o extraparlamentare. È invece rilevante, almeno in una
prospettiva cristiana, se là dove sono
anche politicamente sensibili e attivi \
questi protestanti, questi cristiani si
sforzano di far conoscere Cristo e « la
lunghezza,^ la larghezza, l’altezza e la
profondità » dell'Evangelo che lo annuncia come Salvatore e Signore del
mondo amato fino alla morte e promesso alla risurrezione.
Gli italiani devono trovare la loro
responsabilità nell’incontro personale
con il Dio vivente e santo; riconoscendo la sua sola sovranità, devono sapersi affrancati da ogni potere, in primo_ luogo religioso e devono saper relativizzare drasticamente ogni tipo di
gerarchia, sia essa istituzionale o carismatica, religiosa o sociale o politica; di fronte alle esigenze del loro Signore devono acquistare la coscienza
del peccato, così diversa dal generico
senso di colpa vagamente nevrotico e
così lontana dal rifiuto egoista o dall’evasione superficiale o ancora dal comodo 'scarico' religioso sul confessore e da quello politico sugli 'altri'; di
fronte al solo che può dire Io sono la
verità,_ devono apprendere una relatiyizzazione delle verità umane che non
è lo scettico (e illuso) disimpegno di
Pilato, ognuno alla ricerca del suo
’particulare’, ma il perseverante rifiuto
di confondere e anche solo di affiancare le parole e il Verbo, gli impegni e
l’Incarnazione, le speranze e la Promessa.
Il potere è ’toccabile’ solo dal Signore. Questo è scandaloso, per gli uomini, ma è la realtà. Ma dal Signore e
'toccabile'. Questo è l’Evangelo, da credere e da vivere. Gino Conte
Predicare l’evangelo nella lotta per
il socialismo, cioè in un contesto politico e culturale marxista, significa
affrontare non pregiudizialmente, certo, ma prima o poi inevitabilmente la
questione deH’ateismo. Ora non è con
buona coscienza che, come credenti,
affrontiamo questa questione. L’ateismo ci chiama in causa molto direttamente. Non ci sarebbe da stupirsi se
si dovesse appurare che la chiesa, nel
suo cammino due volte millenario, ha
contribuito anche a suscitare e incrementare l’incredulità più di quanto
non siano riusciti a fare tutti i teorici
dell’ateismo, marxisti o no. ¿’incocrenza della chiesa; la flagrante contraddizione in cui vive rispetto al messaggio
che predica; la sua predilezione per
Riportiamo una seconda parte della relazione
che il pastore Paolo Ricca ha tenuto a Ecumene,
sul tema del Congresso EGEI
le posizioni intermedie, equidistanti,
non radicali, cioè per le posizioni che
meglio assicurano la sua sopravvivenza; la sua abilità a eludere, serbando
una buona coscienza, le esigenze perentorie dell’evangelo; il suo divorzio
ormai secolare dal mondo e dal destino dei poveri; le sue connivenze con
il potere; la sua ricchezza economica
spesso smodata — queste e tante altre cose compromettono gravemente e
in molti casi irrimediabilmente la causa del cristianesimo fra gli uomini.
ÌSel Cantone Vailese un referendum popolare ha sancito:
PARITÀ! CONFESSIONAIE
1 Anche « nella lotta per il socialismo », secondo il tema del Congresso FGEI tenutosi
nei giorni scorsi, ma non solo là e neppure là
in modo preferenziale: altrimenti si ricrea un
abbinamento di fondo, una correlazione obbligata fra « predicazione dell’Evangelo » e « lotta per il socialismo » che costituisce una magari implicita, inconscia e non voluta ri-sacralizzazione di ciò che non viene da Dio ma viene dall’uomo.
Domenica 17 marzo si è svolto nel
Canton Vallese un referendum popolare: si trattava di abrogare l’art. 2
della Costituzione cantonale, che sanciva la compiuta confessionalità del
Cantone affermando che la Chiesa cattolica, apostolica, romana era la Chiesa dello Stato, e di sostituirne un altro, tendente appunto a spezzare questo confessionalismo.
Il Vailese è un Calatone a stragrande maggioranza cattolica: il 95%. Vi
vive pure una piccola Chiesa evangelica riformata, concentrata essenzialmente nei centri urbani (ricordiamo
che la chiesa riformata di Martigny è
in gemellaggio con la chiesa valdese di
Aosta, mentre all’opera nella chiesa riformata di Montana vi è il past. P. L.
Jalla, che svolge pure un servizio fra
lavoratori migranti e ricoverati nei
sanatori di quella- zona).
Per tradizione i referendum popolari, relativamente frequenti nella confederazione elvetica o in questo o quel
cantone, vedono solitamente una partecipazione assai scarsa di elettori. Alla consultazione di domenica scorsa
hanno partecipato il 25% degli elettori
vallesani, una percentuale indubbiamente bassa, anche se non delle più
basse: segno che la questione confessionale non era largamente avvertita?
In ogni caso, la decisione è stata
netta, sebbene la si potesse desiderare anche più netta: circa 16.000 vallesani si sono dichiarati favorevoli alla
modifica costituzionale e 11.000 contrari. In tal modo l’art. 2 della Costituzione è stato abrogato nella sua formulazione precedente, e suona ora
cosìi : « La libertà di coscienza e di religione e il Ubero esercizio del culto
sono garantiti. Le comunità reUgiose
definiscono la loro dottrina e organizzano il loro culto in totale indipendenza; si organizzano e si amministrano in modo autonomo nei limiti del
diritto pubblico. Lo statuto di persona giuridica di diritto pubbUco è riconosciuto aUa Chiesa cattolica romana e alla Chiesa evangelica riformata.
Le altre confessioni sono sottoposte
alle norme del diritto privato ».
Riferiamo subito la notizia (ignorata dalla stampa quotidiana), che è di
vivo interesse per le analogie con la
situazione italiana. Speriamo di poter
pubblicare nel prossimo numero maggiori particolari si^li antefatti della
votazione popolare e una' valutazione
della medesima e dei termini del nuovo articolo costituzionale.
Dhrorao: false paure e realtà
La legge sul divorzio è, come tutte le leggi, imperfetta e perfettibile, ma a una serena valutazione
sulle sue conseguenze, a tre anni dalla sua applicazione, « può intendersi acquisito — ha dichiarato il Procuratore generale presso la Corte di Cassazione — il dato importante che i temuti pericoli
per l’unità della famiglia si sono dimostrati infondati » — L’obiezione relativa al trauma subito dai
figli è inconsistente : esso sta a monte della domanda e della pronuncia di divorzio — La legge sul
divorzio è così rigorosa e particolareggiata, che non può in nessun modo essere definita « permissiva »
1
La legge sul divorzio è, come tutte
le leggi, imperfetta e, quindi, suscettibile di perfezionamenti. È in
parte frutto di un compromesso, e,
quindi, di tale origine conserva la tracce.
Ma una serena constatazione di quali
sono state ie conseguenze dell’applicazione della legge in vigore da pooo più
di tre anni consente di affermare che
nessuno dei timori paventati e nessuna delle censure mossele, pervicacemente riproposti da quanti la avversano, si rivelano, alla verifica della realtà,
consistenti o comunque di tale entità
da svalutare i contenuti positivi di essa. Si tratta, quindi, per buona parte,
di falsi problemi. Non è qui il caso di
prendere in esame tutte le accuse che
alla legge si fanno, ma importa invece
considerare le obbiezioni di fondo che
le si muovono.
MINACCIA ALL’UNITA’
FAMILIARE?
2
Si è affermato e si afferma che
r introduzione del divorzio rap___ presenta una minaccia, un pericolo permanente all’unità familiare, che
da essa verrebbe minata alla radice.
La tesi non è nuova. « Quando una legge collocasse sulla soglia del matrimonio o nei suo seno l’idea del divorzio,
essa avvelenerebbe la santità delle nozze, ne deturperebbe l’onestà: perché
quell’idea si muterebbe nelle mura do
mestiche in un perenne ed amaro sospetto ». Queste parole sono tratte dal
discorso pronunciato dal Ministro
Guardasigilli Pisanelli nella tornata del
15 luglio 1863 al Senato del Regno, presentando il progetto del primo libro
del codice civile, che fu poi il codice
civile del 1865. Ma molte acque sono
passate sotto i ponti degli italici fiumi
da allora.
Basterebbe, forse, replicare, a 110
anni di distanza, con le parole del Procuratore Generale presso la Corte suprema di Cassazione, che, nella relazione per rinaugurazione dell’anno giudiziario 1974, così si è testualmente
espresso: « Per quanto attiene alle procedure relative ai diritti di famiglia,
una particolare segnalazione riguarda
la sensibile diminuzione, rispetto alio
scorso anno, delle domande di divorzio.
Il fenomeno viene spiegato col riferimento al fatto che, all’entrata in vigore della legge istitutiva del divorzio,
furono proposte, di colpo, tutte le domande che inerivano a situazioni che si
trascinavano da anni. Le domande proposte successivamente, ovviamente,
rappresentano lè situazioni ’’correnti”;
e, stante la modestia di tale numero
complessivo, può intendersi acquisito
il dato importante che i temuti pericoli per l'unità della famiglia si sono
dimostrati infondati. Dato quest’ultimo
confortato dal fatto che le domande di
divorzio sono state proposte, per la
maggior parte, da coniugi di età avanzata che desideravano regolarizzare,
dopo anni di convivenza separata, la
loro precaria posizione, e, soprattutto,
quella dei figli adulterini ».
Ma perché le affermazioni provenienti da pur sì autorevole fonte non rischino di apparire generiche, valga
l’eloquenza dei seguenti dati relativi
ai procedimenti per divorzio esauriti
negli anni 1971,1972 e nei primi nome
mesi del 1973: 1971; n. 17.164; 1972:
n. 31.717; 1973: n. 13.413.
Le cifre riportate vanno valutate tenendo conto anche dei seguenti altri
elementi: i procedimenti per divorzio
pervenuti ai tribunali nel 1971, anno in
cui ha avuto inizio l'applicazione della
legge, furono 55.615, e scesero verticalmente nel 1972 a 20.410 e, nel settembre 1973, furono solo 1.241.
IL TRAUMA DEI FIGLI
3
Collegata alla precedente critica,
è quella secondo la quale con il
divorzio si produrrebbe, comunque, una scossa traumatica alla famiglia, particolarmente grave per i figli.
Orbene, ove si considerino i casi per i
quali il divorzio è considerato, appare
chiaro che la pronuncia segue ad un
lungo periodo di già intervenuta separazione oppure a seguito di fatti par
Aldo Ribet
(continua a pag. 2)
Nella sua lunga storia la chiesa ha
scandalizzato molti, specialmente « minimi », e molti ne scandalizza oggi come ieri. Nell’opera « L’evangelo per
gli atei » Hromadka osserva giustamente che rincredulità degli atei può
essere il frutto dell’incredulità dei cristiani coperta dal velo della religione,
che l'ateismo del mondo può non essere altro che il riflesso dell’ateismo
della chiesa, che l’uomo senza Dio può
essere lo specchio di una chiesa senza
Dio. Analogamente si può capire in
che senso, certo paradossale, un giovane teologo 'arrabbiato’ del nostro
tempo dichiara: « Quando i re diventano religiosi, ai credenti resta solo
l’ateismo per opporre loro resistenza...
Fino a quando ci sarà anche un solo
sfruttatore che prega, la lotta contro
lo sfruttamento deve configurarsi anche come una lotta contro Dio ». Tutto
questo va detto e tenuto presente.
Così pure non c’è da dubitare del
fatto che la critica marxista alla religione in larga misura coglie nel segno
per cui molta religione è realmente effetto e a sua volta causa di alienazione; né c’è da dubitare che la religione, anche quella cristiana, molto spesso abbia svolto e ancora svolga un
ruolo più negativo che positivo in ordine alla liberazione ed emancipazione dell’uomo; che la chiesa stessa, anziché essere uno spazio di libertà fra
gli uomini e per gli uomini, è generalmente un luogo di paura della libertà
e quindi di asse'rvimento, e il cristiano — per riprendere un tema sviluppato da Girardi a Bologna — è più sovente uomo d’ordine che uomo libero,
più uomo della legge che uomo dell’amore. Si comprende perciò bene che
la lotta per il socialismo abbia implicato e possa ancora implicare una lotta contro un certo tipo di religione,
contro un certo tipo di chiesa e contro un certo tipo di Dio.
Ma nella misura in cui i credenti
non solo riconoscono queste cose ma
le prendono sul serio in vista del proprio ravvedimento, essi possono rivolgere ai loro compagni non credenti
una domanda che non è provocatoria
e tanto meno polemica e che non può,
alla lunga, essere taciuta: la domanda
se l’ateismo si sia rivelato così dialienante come si pensava che sarebbe
stato, se la cacciata di Dio dal giardino terrestre dell’uomo abbia portato
i frutti attesi di emancipazione e di
umanizzazione dell’uomo e della società. Sia che ci si riferisca alla fase
iniziale dell’ateismo teorico negatore
in astratto di Dio, sia che ci si riferisca alla fase finale dell’ateismo pratico che non solleva più i] problema di
Dio neanche per negarlo, non si direb
he che l’uno o l’altro o entrambi insieme abbiano dato i risultati sperati
in termini di crescita e di maturazione
umana. Ecco allora la domanda: l’ateismo è davvero utile alla costruzione del socialismo? È davvero utile alla crescita dell’uomo? Non ha forse
ragione Moltmann — dopo aver citato la frase di Feuerbach secondo cui
« la politica deve diventare la nostra
religione, ma ciò è possibile soltanto
se noi nella nostra concezione abbiarno un Assoluto che ci renda la politica religione » — di chiedersi: « Ma
se la politica deve diventare religione,
qual era allora il senso della critica
della religione? Se la sdivinizzazione
del cielo della religione determina la
divinizzazione dell’uomo sulla terra,
che cosa potrà ancora essere detto’
dottrina dell’uomo? Se la detronizzazione di Dio rende l’uomo Dio di se
stesso, non ha più senso alcuno parlare di dottrina dell’uomo. Dio è morto e deve lasciare la sua eredità. Ma
se l’erede si mette al suo posto non
si ha più l’uomo ma ancora Dio, anche se forse soltanto ’un Dio in divenire’ (R. Garaudy)... La divinizzazione
dell uomo non lo rende più umano
bensì, al contrario, più inumano. Una
dottrina dell’uomo che, nel senso moderno e postcristiano, vuole ereditare
la teologia, perde di vista con il Dio
reale anche l’uomo reale. Siccome unifica Dio e uomo non è più in grado di
dire di chi stia parlando ». È dunque
un problema aperto se il rifiuto di Dio
renda l’uomo più uomo o meno uomo,
se assecondi o snaturi la sua umanità,
se determini una reale umanizzazione
deH’uomo o non piuttosto la sua disumanizzazione. Come problema aperto
esso va posto e proposto.
Paolo Ricca
(continua a pag. 2)
2
pag. 2
N. 12 — 22 marzo 1974
Una parabola di Gesù strana e scandalosa, quella deiramministrator# disonesto
Cilliéni mi decispi U energia iocrnsioiie
percliè noi tomerl 'd il tnin e 'krew
questione dell’ateismo
( segue da pag. 1 )
Ma all’ateismo marxista non abbia
f
W
r t- ' A 1 " il- -r'' ■
L.10 che Ijresu paradossalmente approva e.pogp ad esempio è Is lucii^tà.nel guardare in fitbcia la rpìtà,
e l’epergia.e la coer^za neUfa£frontarla pr,ogram^%gppi-Qp^^^^^^ Ab|^^nio deLd^ni« doni del
lo Spirito, e un tempo, questo tempo, ma troppi tesori giacciono inutilizzati, troppi cristiani aspettano
«tempi migliori» — Tutto ciò che abbiamo sono «ricchezze ingiuste», intrise, di male e di colpa, ma alla croce Dio ha mostrato di saper' trarre il bene più grande dalla più grande ingiustizia Il bene
preparazione del suo regno di amore e di giustizia, il bene che noi possiamo fare
attraverso il male è « farci degli amici », creare rapporti di amore e di solidarietà che non passeranno
insieme alle ingiustizie di questo mondo che passa
« Gesù diceva ai suoi discepoli: Cera
un uomo ricco che aveva un. amministratore, il quale fù accusato davanti
a lui di dissipare i suoi beni. Egli lo
thiamò e gli disse: Che cos’è questo
che odo di te? Rendi conto della tua
amministrazione, perché tu non puoi
più essere mio amministratore. L’amministratore disse fra sé: che farò, dacché il padrone mi licenzia? A zappare
non sono buono; a mendicare mi vergogno. So bene quel che farò, affinché,
quando dovrò lasciare l’amministrazione, ci sia chi mi riceva in casa sua.
Chiamati quindi a sé ad uno ad uno i
debitori del suo padrone, disse al primo: Quanto devi al mio padrone? Quello rispose: 4.000 litri d'olio. Egli disse: Prendi la tua scritta, siedi, e scrivi presto: 2.000. Poi disse a un altro:
E tu quanto devi? Quello rispose: 400
quintali di grano. Egli disse: prendi la
tua scritta e scrivi: 300. E il padrone
lodò ¡’amministratore disonesto, perché aveva operato con avvedutezza;
perché i figlioli di questo secolo, nelle
relazioni con quei della loro generazione, sono più accorti dei figlioli della luce. E io vi dico: fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste ».
(Luca 16: 1-9).
Chi è abituato a considerare le parabole di Gesù come dei raccontini
edificanti, buoni per allevare i bambini, resterà stupito, magari anche
scandalizzato da questa parabola. Infatti Gesù racconta un fatto di cronaca frequente a quei tempi (ma... forse
non solo a quei tempi): un amministratore disonesto viene colto con le
mani nel sacco e licenziato; ma prima
di lasciare il suo posto, egli si preoccupa di assicurarsi il proprio ayvenire, portando fino in fondo i suoi metodi disonesti.
Gesù registra senza batter ciglio
questo fatto di cronaca e, rivolto ai
suoi discepoli dice: dovreste prendere esempio da quest’uomo, e fare le
cose buone che fate, con la stessa enerintelligenza e prontezza con cui
ipa.
di
si e comportato l’amn^stratore
sonesto nel suo modo di vivere.
La parabola non presenta dunque un
esempio, ma una sfida, un paradosso.
Cerchiamo di comprendere insieme
anali sono i termini di questa sfida
che il Signore ci rivolge.
Anzitutto: Tamministratore disonesto è un uomo che ha ormai le ore
contate: ha poco tempo a disposizione, qualche briciola di potere, e basta.
Ma egli non si butta sul letto a piangere; anzi, apre bene gli occhi e guarda i fatti con piena lucidità, senza cullarsi in illusioni, senza neanche dire
« povero me ». Egli invece dice: « Non
sono capace di lavorare, mi vergogno
di chiedere, ma posso ancora farmi
degli amici che mi aiuteranno quando
sarò alla fame ».
Ecco la prima sfida: sono i credenti
capaci di guardare la realtà in faccia
con la stessa lucidità? Siamo noi capaci di esaminare la nostra situazione materiale e spirituale e di dire: abbiamo ancora questo tempo a disposizione - poco -, abbiamo queste energie, queste occasioni? La parabola ci
invita a definire con chiarezza il nostro campo d’azione, le nostre responsabilità: questo è il nostro campo di
azione, queste sono le possibilità reali
che abbiamo davanti a noi: non c’è né
da ridere né da piangere: c’è da tenere gli occhi bene aperti, e basta.
In secondo luogo, l’amministratore
disonesto, dopo aver ^ardato la realtà in faccia, passa risolutamente all’azione: è stato disonesto fino ad ora?
bene, lo sarà ancora di più nel poco
tempo che gli rimane: egli falsifica le
scritture da cui risultano i crediti del
suo padrone, in modo che i debitori,
sollevati da un grave peso, lo aiutino
più tardi.
L’amministratore disonesto è dunque un uomo coerente: adopera dei
mezzi adeguati agli scopi che si propone, e corrispondenti ai principi su
cui ha fondato il suo programma di
vita. Questo programma è sbagliato, e
Gesù non lo approva di certo: ma
quello che Gesù paradossalmente approva è l’energia e la coerenza con cui
questo programma viene messo in
pratica.
Indubbiamente, l’amministratore disonesto è un uomo coerente. E qui
viene la seconda sfida: slamo noi credenti altrettanto coerenti nella nostra
vita di fede? Come l’amministratore
aveva la sua furbizia, noi abbiamo la
nostra vocazione, i doni dello Spirito,
la chiamata di Gesù; abbiamo dei fratelli che fanno strada con noi. Adoperiamo noi fino in fondo queste possibilità che ci sono date?
Purtroppo no: la maggior parte di
noi credenti viviamo di rendita spirituale, manchiamo di iniziativa e di
decisione: altri che hanno speranze
puramente materiali sono molto più attivi di noi, molto più coerenti col yàngelo umano nel quale credono. Dobbiamo riconoscere apertamente questo
difetto: la comunità cristiana contiene
immensi tesori d’energia nei cinque
continenti, ogni cuore di credente ne
ha la sua parte, ma questi tesori giacciono inutilizzati: troppi cristiani
aspettano « tempi migliori », come se
non fosse questo il tempo che ci è dato per testimoniare, per amare, per
costruire.
Da questa parabola, come da tanti
altri testi dell’evangelo, ci giunge dunque un energico invito all’azione: chi
non lo ascolta è perduto.
Certo, Gesù sa bene che l’azione dei
cristiani si svolge in mezzo a mille errori e contraddizioni. Perciò egli conclude questa parabola già paradossale
con una frase ancora più paradossale:
fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste.
Anche se voi siete ben diversi dalramministratore disonesto — egli dice — in realtà le occasioni, le forze di
cui disponete sono profondamente intrise di male e di ingiustizia: la vostra situazione personale e sociale, le
vostre capacità, perfino la tradizione
cristiana che vi ha formati non sono
cose pulite: sono tutte realtà intrise
di male e di colpa: di questo male e
di questa colpa siete fatti voi stessi.
Ogni cosa che sta in voi, anche la più
cara, non è altro che « ricchezza ingiusta »: soltanto, voi dovete fermamente credere che attraverso questo male
è possibile fare del bene. Dopotutto,
Dio ha tratto il bene più grande dalla
più grande ingiustizia che sia mai stata compiuta: la crocifissione di Gesù..
II bene che Dio ha fatto, è la prepa-:
razione del suo Regnò di amore e di
giustizia: il bene che noi possiamo fare attraverso il male,-è quello che Gesù qui chiama « farsi degli amici »:
cioè creare dei rapporti di amore e di
solidarietà che non passeranno insieme alle ingiustizie di questo mondo.
Perché questo miracolo è possibile:
vivere l’amore in un mondo di ingiustizia; incarnare in alcune piccole cose
la grandezza dell’amore di Cristo.
Anche con queste azioni la nostra
vita rimane contradittoria, per certi
aspetti falsa: ma gli uomini che in tal
modo incontriamo sono uomini veri,
e sul rapporto di amore che possiamo
instaurare con loro riposa una segreta
benedizione: in ogni goccia di amore
c’è una goccia della stessa potenza
creativa che ha dato origine all’universo. Solo, questo amore non può essere fatto di sentimenti: deve essere una
cosa pratica. Dono, solidarietà, sofferenza coi fratelli, impegno con gli uomini, testimonianza alla Parola di Dio:
ecco le ricchezze di cui noi siamo gli
amministratori immeritevoli, ma pure
positivamente responsabili.
Voglia il Signore aprire i nostri occhi e muovere le nostre mani verso
■gli uomini del nostro tempo: stanno
lì davanti a noi, con -.la loro infinita
sofferenza, col loro bisogno di verità
e di giustizia. Chiedono soltanto di diventare nostri amici, chiedono soltanto che qualcuno dica loro che Gesù è
loro amico. Operiamo dunque con decisione e energia, perché il tempo è
breve, e la nostra occasione non tornerà più un’altra volta.
Giorgio Bouchard
rno solo da porre ,una domanda, abbiamo anche da dare una risposta. E
questa dovrà essere pratica. Saprà la
chiesa diventare tale da rendere senza
. oggetto le critiche nei suoi confronti
'■ di, cui si alimenta la posizione di incredulità o di agnosticismo? Saprà la
chiesa rendere; testimonianza alla realtà*'di Dio‘difnostràridosi in grado di
individuare e denunciare gli idoli che
di continuo si formano e si riproducono anche e proprio in una società secolarizzata e sono — loro sì — alienanti e disumanizzanti? Non che una chiesa rinnovata, che vive in modo degno
della sua vocazione, possa in alcun
modo condurre alla fede; ma può senza dubbio togliere argomenti — e ne
ha tanti! — all’incredulità.
Sul piano teorico, l’indicazione più
utile è forse ancora quella fornita da
Barth a un pastore della Germania
Orientale che gli chiedeva consigli su
come atteggiarsi nei confronti di un
compagno non credente. Barth risponde: « Lei si faccia incontro alla sua incredulità con una lieta incredulità sulla riuscita di questo suo proposito ».
Questo consiglio ci riporta, come è
giusto, al problema della nostra fede.
A che punto è? Abbiamo fiducia o non
abbiamo fiducia in Dio? Siamo sereni
oppure inquieti sul futuro dell’evangelo? Crediamo che andrà avanti oppure hanno ragione i marxisti a dire
che stiamo combattendo una battaglia perduta? È questo uno dei nodi
della questione. Hromadka ci aveva
avvertiti: non c’è da aver paura di un
mondo incredulo, c’è da aver paura di
una chiesa incredula!
« Dio è ». Con questa affermazione
lapidaria che egli definisce « molto
semplice » Barth comincia la sua trattazione del problema di Dio, precisando che la riflessione teologica in tutte
le sue parti, in tutte le questioni che
affronta e in tutte le risposte che propone, « non può voler dire altro che
quest’unica e stessa cosa: Dio è ». Come la teologia, così pure la chiesa « vive e non può vivere che del semplice
fatto che le è consentito di ascoltare
questa parola: Dio è »; e che in fin
dei conti è questa « la sola cosa che
essa ha da dire a se stessa e ha da
dire al mondo, nell’adempimento della sua missione. Quello che, secondo la
sua Parola, Dio vuole con gli uomini
e dagli uomini, è questo: essi possono
e debbono udire, credere, sapere e contare sul fatto die Dio è; in ogni cosa,
in quelle grandi
e in quelle piccole,
..........................................limi.................................................................. '".iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiii'
Divorzio: firiso poure o roaltà
(segue da pag. 1 )
ticolarmente gravi, previsti come reati,
che già hanno infranto la struttura del
nucleo familiare. In tutti i motivi di divorzio costituiti da una condotta antigiuridica di uno dei coniugi, penalmente rilevante, ed in quello di una precedente separazione giudiziale, le situazioni integranti il motivo di divorzio
sono già consacrate ed accertate in una
pregressa sentenza, penale o civile. I
motivi di divorzio sono, quindi, facilmente accertabili e, soprattutto, non richiedono più, per il loro accertamento,
quella estenuante, e talora mortificante esperienza, che è propria dell’istruttoria penale o civile, nelle quali la ricerca della verità, pur necessaria, si
rivela il più delle volte veramente impietosa, specialmente per i figli.
Ciò non avviene più nel procedimento
per i'I divorzio. La stessa comparizione
della prole davanti al presidente del
tribunale che la legge prevede all’art. 4,
ha carattere eccezionale e fini limitati.
Il giudice deve tentare la conciliazione
tra i coniugi, ma i figli rimangono
estranei a tale esperimento di conciliazione, proprio per non coinvolgerli
nelle eventuali ragioni che possono rendere impossibile la conciliazione e che
ben a ragione i genitori possono non
voler palesate ai figli per la loro sconcertante crudezza. Soltanto quando il
tentativo di conciliazione non riesca,
od il coniuge convenuto non sia comparso, il presidente , se lo ritenga opportuno, può sentire i figli minori: ma
al limitato scopo di acquisire elementi
indispensabili per gli eventuali provvedimenti d’urgenza che si debbano
prendere nei loro confronti e non mai
per sollecitare giudizi sui comportamenti dei genitori.
Può quindi dirsi che allorquando interviene la pronuncia di divorzio, la
morte del matrimonio è già avvenuta,
e la pronuncia giudiziale non è che la
constatazione ufficiale, necessaria per
regolarizzare, nel miglior modo ancora
possibile, le situazioni dei protagonisti
del dramma già svoltosi.
Se trauma vi è stato, e normalmente
vi è stato, esso è intervenuto prima, sì
colloca a monte della domanda di divorzio e della sua pronuncia, e non
ne è la conseguenza.
LEGGE PERMISSIVA?
4
REFERENDUM ABROGATIVO
DELLA LEGGE SUL DIVORZIO
Dalle 11 alle 18 di sabato 6 marzo si terrì a
Firenze, presso la chiesa battista di Borgognissanti, un convegno di rappresentanti della stampa evangelica, federata e non, per discutere la
questione del referendum abrogativo della legge sul divorzio. Il convegno, organizzato dalla
FCEI, è aperto a tutti.
Non dissimile dalle precedenti è
l’accusa di « permissività » che
alla legge si muove.
Se per legge permissiva si intende
una legge che permette, in determinati
oasi, al cittadino di rivolgersi al giudice per ottenere il divorzio, l’aggettivazione si svuota di quel contenuto negativo che sembra implicare.
Se, invece, con l’aggettivo ’’permissivo” si vuol significare che la legge ha
delle imperfezioni sul piano tecnicogiuridico per le difficoltà di interpretazione che importa, l’uso dell’aggettivo apvpare improprio: si dovrebbe dire,
in tal caso, che la legge è buona, ma in
qualche sua parte mal fatta.
Se, poi, la « permissività » vuol significare che la legge è congegnata in modo tale da consentire, quasi porta d'ingresso ad innominabili licenziosità o
paradisi del piacere, Tesaudimento di
qualsiasi capriccio deH’uomo che vuol
cambiare moglie o della donna che
vuol disfarsi del marito, riducendo la
normalmente dolorosa storia che sta
dietro ad ogni domanda di divorzio ad
un semplice squallido diversivo sessuale, allora l’accusa va fermamente
respinta.
Già si è visto, infatti, come i motivi
del divorzio siano tassativamente indicati dalla legge e riconducibili a fatti
illeciti od a situazioni giuridiche già
giurisdizionalmente accertate; come
per gran parte dei oasi, presupposto
del divorzio sia un precedente periodo
di effettiva non interrotta separazione,
periodo di durata superiore a quella in
media richiesta nelle altre legislazioni
europee (che è di tre anni); e come sia
comunque sempre richiesto l’accertamento anche della impossibilità, per
l’esistenza di una delle cause elencate
dalla legge, del mantenimento o della
ricostituzione della comunione spirituale e materiale dei coniugi.
Si aggiunga che, per alcuni dei casi, è
imposto al giudice un ulteriore accertamento: quello cioè avente ad oggetto la inidoneità del coniuge convenuto
a mantenere o ricostituire la convivenza familiare. Ciò si verifica allorché il
coniuge sia stato condannato almeno
due volte per i delitti di lesioni gravissime, di maltrattamenti, di circonvenzione d’incapaci, di violazione agli obblighi di assistenza familiare, commessi in danno del coniuge e della prole;
ed allorché il coniuge sia stato prosciolto per totale infermità di mente
dal delitto di omicidio del discendente; da tentato omicidio dello stesso o
del coniuge; dai reati sessuali indicati
dalla legge e dai delitti di lenocinio familiare. Questa norma, criticabile sot
to altri aspetti, costituisce comunque
una cautela aggiuntiva che restringe
l’area di concreta possibilità di una
pronuncia di divorzio.
Aggiungansi ancora, tra le cautele
previste, quelle relative alla improponibilità della domanda di divorzio, nei
oaisi nei quali sia invocabile una intervenuta condanna per delitto, da parte
del coniuge concorrente nel delitto ovvero quando la convivenza coniugale
sia ripresa; e, in linea generale, gli effetti della riconciliazione avvenuta anteriormente alla proposizione della domanda o durante il giudizio.
In siffatta situazione, per la quale
la pronuncia di divorzio è limitata a
casi oggettivamente accertabili e indicati tassativamente, e circondata da
tante cautele da non consentire spazio
utile al coniuge volubile, con un procedimento nel quale l'apprezzamento
discrezionale del giudice è , estremamente ridotto e sempre previsto in direzione limitatrice delle possibilità di
divorzio, parlare di « permissività »
della legge non si può.
Aldo Ribet
nell’insieme e nei particolari, quindi
nella totalità della loro esistenza di
uomini, essi possono e debbono vivere con questo fatto che non soltanto
illumina ma realmente trasforma tuttre, in tutti, tutto », cioè la totalità degli, uomini e la totalità della realtà.
Giustamente Marquardt, che segnala e sottolinea l’importanza di questa
frase, osserva che è impossibile non
riconoscervi un’èco della celebre Tesi
11“ di Marx su Feuerbach: « I filosofi
hanno solo interpretato van.nnente il
mondo, ora si tratta di cambiarlo ». E
ricorda che per Barth « il fatto che
realmente trasforma » proprio dell’esl’essere di Dio è Pasqua, la risurrezione di Gesù. Essa « come fondamento
reale della sua vita per gli uomini di
tutti i tempi è il fondamento reale del
cambiamento della loro situazione ».
Quindi — senza che possiamo qui pioseguire oltre questo discorso appena
abbozzato — « Dio è » significa, nel
movimento della sua rivelazione, « Dio
trasforma »; significa che egli non è
solo il « totalmente Altro » (ganz Andere) ma anche « colui che assolutamente trasforma » (ganz und gar Aendernde). E « Dio trasforma » significa
« Dio risuscita », è l’annuncio di Pasqua. Ritroviamo dunque qui quello
che Barth osservava nel suo sàggio
su Feuerbach e che Marquardt opportunamente ricorda, e cioè che « a una
reale fede in Dio dovrebbe almeno
corrispondere una molto reale fede
nella risurrezione come presupposto
della possibilità di superare l’illusionismo feuerbachiano », come Barth lo
chiama (19), cioè l’illusione che Dio sia
illusorio.
Paolo Ricca
illllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllliiiiiiiiiiii
Ciò che Dio ha unito...
La Corte costituzionale di Cipro ha
stabilito che i matrimoni civili fra ciprioti
appartenenti alla Chiesa ortodossa sono nulli
e non avvenuti: hanno validità soltanto i matrimoni religiosi.
La Commissione « Chiesa e turismo » della
Federazione protestante svizzera sta esaminando, in contatto con le Chiese protestanti
giapponesi, il problema posto da un viaggio
organizzato lo scorso autunno in Svizzera, nel
corso del quale giovani coppie giapponesi hanno fatto benedire il loro matrimonio all’europea.
II prof. Pietro Agostino D'Avack, docente
di diritto ecclesiastico e avvocato presso il tribunale della S. Rota, si è fatto biasimare
(anonimamente) dal papa per aver pubblicamente qualificato la legislazione della Chiesa
romana in fatto di matrimonio « decrepita,
anacronistica e curiosamente disumanizzata »;
egli proponeva la seguente definizione del consenso matrimoniale : « atto della volontà con
il quale ciascuna delle parti acquisisce e accetta in modo perpetuo ed esclusivo sia il diritto a una comunità di vita e di amore sia
il diritto ad atti propri alla procreazione di
una discendenza ».
Al LEnORI
La posta continua a essere una disperazione. Ce ne rammarichiamo con
i lettori, ma non possiamo farci nulla.
Fra l’altro, vari lettori hanno ricevuto
U sollecito, risultando ’morosi’, ma
probabilmente hanno da tempo versato il loro abbonamento : due versamenti sul nostro conto corrente postale,
fatti il 10 e l’il gennaio, sono giunti
alla nostra amministrazione il 18 marzo 1974, e non si tratta di casi isolati;
sappiamo di altri versamenti inviati in
gennaio, mai ancora recapitati. Si può
immaginare quale sovraccarico questo
significhi per Famministrazione, lettere e controlettere, solleciti e scuse,
spiegazioni e disguidi. Pietà per le amministrazioni ! E pazienza, molta...
red.
GIOVANNI BATTISTA FRANZONI A TORINO
CHIESA E POTERI
Giovanni Battista Franzoni ha parlato a Torino di fronte ad un pubblico
numerosissimo. Tutti i gruppi e le comunità di base vi erano rappresentati
insieme a laici ed ecclesiastici profondamente inseriti nella struttura della
Chiesa ufficiale: questo non può non
assumere un particolare significato e
cioè che la personalità di Giovanni
Franzoni e la sua ricerca di fede (concretatasi con le dimissioni da abate
della Abbazia di S. Paolo fuori le Mura in Roma) sono assai conosciuti c le
problematiche da lui poste riscuotono
un certo interesse.
Tutto il discorso di Franzoni ha sottolineato l’importanza del messaggio
cristiano nella nostra realtà storica.
Partendo dal rifiuto del potere temporale della Chiesa ha affermato il potere dell’azione salvifica di Cristo che
si manifesta nel rapporto diretto con
gli uomini. Se il cristiano vive il suo
rapporto con Dio nel rapporto diretto
con gli uomini, realizza la sua conversione, che è fiducia nella potenza del
messaggio di Cristo. Segno della conversione o cambiamento di mentalità
è la condivisione della condizione degli
altri e la proclamazione della liberazione portata da Cristo. Non è evangelico pretendere di gestire la vita
umana asservendo gli uomini ad un
mondo magico di riti e mediazioni sacrali vuote di ogni significanza biblica. La potenza liberatrice del messaggio di Cristo sta nell’abolizione di questa schiavitù e quindi nella proclamazione del potere di Cristo che non si
allea con nessun altro potere.
Impostando in modo diverso il nostro rapporto con Dio potremo vedere
come siano falsi e profondamente mistificanti gli spunti ideologici offerti
dalla Chiesa, quali il discorso interclassista, il diritto naturale della proprietà privata e il modello cristiano
di famiglia.
Ancora una volta quindi abbiamo
potuto assistere ad un discorso di fede
basato sulla necessità di una conversione che porti il cristiano a vivere la
potenza del messaggio fra gli uomini,
non per dovere ma come unico modo
di vivere il suo rapporto con Dio.
Erika Tomassone
;
3
pag. 3
2 «
g.2 0 £?
"s- o
Q o;_
^ T> U.
Ö) Q)
0)
C ■
»
(0
>
0)
o
0)
E
o
E
(ñ
(0
>
o
c
0)
E
3
O
O
Q
Cj .
« l&“§.
6*2 “ i « *
©.„’S
^ äJ
® 3 2 “ ^ « s,'s
Sí -S c ^2 o ®" " Ï3
NN |2 ^ "ín
•M 4) **4 CQ 99 4)
? fci
í ^ ^ «
S S «» TS
c
<u
E
E
o
QJ
o o
i°
.2 ^
XI P^
ftd
es
S ^ 0 3
'"íS
§ g
g J
3 ^ 3 ^ 'c^
g p. > .1)
¿bIj
^.3 . u S^-ö
O w
2 § c2
o B CK ^
^ 3
>
O ^
g
g-s
’S-o !
-r OrS CL-»
2 « 2 - ■
''•■ ^ n' 3
_ fe o Sgj ®
tí > +- o o
•ap
3
3
0).
3 .
cu
.3 +3 <¡J
3
o
-b-á-l'sl
fsiObú^ ^5ct3
. « B ® S § o c
z Sh §1S
2 P.-® B-^q Mg
0^2g§-2_&
> ^ B " "ÖJ
3 •*-*.— 'Q
"-'O c/5 TJ
.Í5- 0> CU 01
o Ím fH _ ®
6 0^32
■M 3 c/5 ctí
.S „2
33 rrt 3
zl ^
0) 3
> 3
2 .. O O
2 H 3 o © ft
.-■«.2íg O gr-.
^ -0 N n "o B B
c ft « G
a-G 3 g ä G e S'
oü.BbO^xoJá
2 bm2 g g-2"
Oh> - Ö.2 N
Cfl N 3 O
2 g;2
B B 3
^ Sa G
V -2
3í/d-|:¿3.-íh3Í:.m£
cucu3(/D4233-Sn
>T3B3t!o2ai
(U S'^
O c ^
° 2 2
G G G
" pœ
® g ^
3
B.g^ "'
G Ó 2 2
« S 3
gus O G
2t^-Í CS 2 JJ
-c ^ O â ü
3 3 3
3 bû g ^ a
3c3 h S Ä
S ^
-T 3 <u ^(ü
O ^5
H B 2 >
2 G B ftl ^
> Mts
o;g “ 60
* irt -2 —' 'S •
U JS g B
•3 mG3 ü N
^ 2 O S S.S
U-K 22^ ^
fi ai ^ ^
0'2**3©4JC^Li
•w irf ^ -«A hrt Tl
g CD-2 a O
3 i-N fi
SJ s B ”
P— 'S s s
cfi e
3 a *+^ -S* ^
■P a s fi S
«S 2 S M
jga H g B
® *c h
ga-2 .B
§1« sa *fi « S -5 -d
g c ft^ c
O Ä a a »
iSeJB
qf|S3B
: fi O H a
O fi ^ 4i
U s 9 «M
■” â
"’“■as
- fi s
»• “a .2 •
i 2 « B c
>1 3-sl
iêlss
U bJ3 s
s.- *c g
M ^ ® Pc s
^ O Pc ^ 3
O
C ©
«3 U
CA O «M
4^ fi M
.
i
S.S-’¿■2 Sa
es «a a-o« ©
fl B ® B -sa
c a - B B S fl
±î g 2 fta B 5 P-"
—läOcÄ
’S
•O • •'>
fl-S O “
O O -" ©
“.2 B a
B S'2"
r B >3 O
a 2
§«!
■ s © s >2 2
O S "â CA »Ö 4Í
<¿» .3 fi W 0) *c
■«•»e © © h ^
^ft|fi.|.
"b*22^
“■g 2J B®
a " B B ,,-J»
“©•«.a
B ga *« ®
S fl " S
B.g O ®â|
s « O S
3 ^ «H , fl 4>
bAg _ : fl >
O |2 c8 « 3
sS g-ô-a.
® ^«©g
b W ^ ^
I © cQ ® fi P O w
I U M fitc-^ O^ (m ©
; Ö-6 2
|2©jSo
„^|o|^ag
U O " ^ ^ * h
■|i||ïBS
g g ft B ..a O
" Ö B a S B .5 5
O . fl 2 B Sa 2
B B - ®ca ft ® «
fi >N fi ^ 23 S
SBOSsBaB
> O ^ B fi i! B
©ftBaoSBfta
©•afi^olB©
: O I g. ' g I g .2
I >> O le :« B B a
. '«fia
3 w ©
&Ssl
ß°Z
O J b'
: ® ■*?
1 2 i 2
ijÔë|
-II
O 2'E
J B 3 B
i^s jaSg
«’S B
-,§"0 2
2 ~
fi B ap
II»“
S|®|
B ftsS
-< > B
, B B »J
* B " B
®a:2 =*
3 b£ U
a B K 5
O ^ V O
CA Pc P CA
3
N ... ^
e
T.§ “
£§"
ft£ B
g.|a
> âg
ggft
s^-S
/4) M ^
_ O
o; ^ fi
l&o ^
pi¿
s s ®"5
.S ’S 5
s fr!^
8 B S'®
» ®l ©Í
CA CA fl O ^
4i W © •
S4) *fl w
V fl >
5.0
flk ® .2
^ Í-C s
^ ,a
4
pag. 4
P
< Z
0) O
3 —
Oí 5
« 5
r> ^
2 R
~0 CT.
§-8
V> T
fti —'
S- O
Q.
Q. Q)
<T> .
O
w O
3
O
3
0>
“Ö
Q)
3 Q2. O
0) (û
9:1
a ^
—• Q)
9 Q
n'
O*
3
n
QJ
ri’ ^
S ^
a. n
(D 3“
ft>
û)-'
</)
O IT n
3; <D QJ.
</» 5 3*
‘ <
O
iiî T5
’ O
û) (D
Ql
C _
n-q
—. Q)
to 3
O O
n Q_
O O
3 5
Q»
(D
C
(O Cl
ç_ œ,
CD
3
O O
3 </)
C
3
3
S
-I (T>
UJ Q)
I;
Í2. O- Q.
3
(û
o_
O
O ^
O ^
< to
^ O
<r> 3
o>
CD û)
to
CD —
3
_ CD
3 Û»
O ?
^ "O
CD û;
(Û -I
C
CD
iï 9: O
—
QJ —• O
O
S" Q. 3
PT œ Q>
5 Ti 2
Qj Q) QJ
ûJ Q. *
PT CD
CD <9
— Q_(Û
QJ CD^ ”*
„ 8 ro ^ ^
S T) s: CT ^
3 O CT Q^ 2
3 3- ûj’ (S n>
CD eu “'to
CQ (I) (I> 8
-Q <9. n
C O ÔT — T3
ai . (B
n g w
^ m c
(B ? Ql
fil
« 3
CB
a> 3.
T) 3
QJ
;t CD
cr
CD to
3
3 45
QJ TJ
c
9- S
ÍL “
ÛJ O
(D {Si
10
QJ "O
^ ®»
CL ^
— • V)
^ CD
3. 3
O 9
O ^
CB
at
c
O- 5
CB 3.
CB '-il- «■•
ET
n ®
3" "O
<b’ 2.
3 to^ 3 9: ÛJ
P 3 P ~
N G
d QJ m* C^ 2 0 P “T
5’ 5 3 2o_ G P p
r-r -, m -, CL» d
QJ
CD D
— "2!
o’
CD O
— 3"
</)
(O
3 c
= 1
M O
n
3"
CD
3" I
n :
A û»
® c
g-i
N -•
s. û,
P O
O* —
<
<P ÛJ.
3 ^
QJ QJ
^ _ (D QJ
QJ
T3 S'
“ O.
CB ?
n
CD 3.
zT)
Cl c
û
CD
= n
Q) O
3
iñ
O ^
sr P
-s
O’
CD
n ^
S:
n O
PT 3
QJ QJ
CL 3
3’ ^
O n
3 ft>
< “D
— •
ft>
rr
C' CD
û» A
&S
§ s
CD
CD
to PO
< iû
C Cû
o_
CD “
3 ZL
Z ^
§11
CB (B
9: (/> 3
3 8“
ÇB O Q.
3- E ÍL
^ 2.
§ ®
g-®
3 a.
§ I
CD ^
^■g 5'
3 “ I
O O ZI
„ O)
— O -!
CT =*
^ 3
c» g
Q- 3
!L <B
5
O J
D. 3
<■ “
E 3
QJ
s-3,
CD =.
ZI QJ
O ^
3. 3
^ O
CD to
A ^
_ Q- V)
O 5- 2-.
C
2L <
c
O*
0“
(D Cl
S 3
O fil
3
■U Q.
O 2.
^ at
II
O c
3^
A g-*
</>
O ^
S
^ 2
® 2
• <D
O O
3 ^
O" 3*
ÛJ CD
o_^
9t(û^
ÛJ
3
C/) 3
Qj CD
3 :3
r-r nj
° 3
QJ TJ
n =3
c
p^co
— (f>
3 ff.
PV O
S 5
ST O
33^
_ 9t
3* 5. ÛJ
n fil 5
O 3 O
3 <D ^
JQ £L
37 fti
S - =
V»
il
— ® «i"
SI. »
?» 3
S »
n *0 3
9 O Æ
at O O.
s: CB
F
fil
CD
CL — £.
CD
3
° Q.
Q_ CD
(0 < ^
— 0> ^
CD'
C § _
. ÛJ
O I
TJ ST
ZI ÛJ
O -,
CD
S:cc
« 3<9.
000
8|
d'2
O 0)
b.
3 9
CB
'S "9
a-, s
n to
O O
CD CD
3
Q_
O
Ö"
to ÛJ
îT 03
5
CD
CD
CD 3
"D^
C*
QJ
3
QJ
CT
(Û ÛJ
<n 5
O </>*
c <
^ 2
- n
QJ CD
TJ
CD to
3. O
9 g
QJ
TJ
to -•
O C'
Q.
û) t3
cT O
TJ
CD CD
3
QJ tO
û- “*
QJ
C —
S 3
QJ
3 TJ
O O
Q. ?
ÛJ
N û)
o'
3
CD
CD
“G
cr 3* <
QJ 3. QJ
PÎi
g-5-0
O fil
' 3
O
(û
5 Cû
n' "
2 “TJ
Û. CD CD
Z t/>
ä O
2. TJ
o
ÛJ —•
^
» ai s
CD __ 3
O P
3
CD
CD
QJ
n ii
O 2
3 o
c
3 QJ
S."
o C
ÛJ 3
y.
o* n
3
CD 3
*'• ÛJ
r— 2:
O
3 TJ
§■5
“ Cû
a 3:
CD*
3’ S
CD
Ö !£. Z
fil Û_
CD w
(O o
o
3
— O
Q_ Z
CD
—t
TJ
“"O
CD O
ÛJ TJ CD
Ä § “
O.N
^.00
»99
IT. O CD
to
^ CD
C^ — 31
»S3
_~ 01
CD c
2. =!
3 ^
P °
9? ^
°- »
(B_ S
— at
=5 ?
CB
“ 3
o 9
_. (B
si.
(D O
(Q
fil 3:
A
o 2:
3 g
O"-g
fil C
S_ Ö’
CD S:
o
<^a.
2. P
P —
o o 5
0 ? I
Q. 5
P ^
2: C
cr
3
o
3
<D
ñ*l.
% ^
OJ (û_
CL
—• to
"+i P
Û
P___
-I
ÛJ 2.
— to
Q) rr
“D
Q)
o_
0)
-• CO c
ÛJ ÛJ ÛJ
D -0 CQ 0)
ïï ‘9. 3
QJ O
< QJ
3“ 3
ÛJ -*■
3 O'
3
O
..i
QJ O
3
P
— O
^ 2t
3 to
J i-r
O T*
__û
QJ C
• tO ÛJ
n —
' ÛJ ^
r-r
. o -o
ÛJ P
ü.
r-r r^*
2L S
QJ
"Ö _
C
3
C
3 TJ
QJ QJ
3 —
o
n
ÛJ CD
it„
PT. Q_ ÛJ
ÛJ
-û C
C to 3
C*> ÛL C^
^ O O
ûT^ => 3
• 5 TJ
^CD
3 û) TJ
P TJ
13 TJ
QJ QJ
E "g
to
__ W
3 o'
Cû 3
o
< PU 3
2 n' P
3. O =
“'3.»
QJ Q
3
o ^ g CD
o
3
TJ
O
PT CD
ÛJ
û- CL
P P^
P _
3 3.
P D.
Q_TJ (D —
CD P t/> P
----, P
TJ ûT "5
O 5'
TJ TJ O o
O ÛJ
— TJ
O 0_ d. ÛJ
'• ÛJ —.
T5
P
r-r
QJ
N
o’
3
P
CL
P
Q- Û- 2
— ■ ÛJ P
^ 5 C
CD CD Q,
n ^ n
TJ ^
O O
P
û- n
o îrir 3 i3. IL
T. Qj CD rr\ mm
1^
o- g
S û. 2. cr — QJ -» ' r-r C r-r r-r 0 P 31 P 0 -, 3 ft' 5s « g- s- n. C ^ 1 g.
_ c Sa 0 Si- “1
9? q P 0 s.- G P" P -t < S. S. 3 3 ri 0- ft' 9 '* 0 Q ft
q CB 3 31 P
0 =: 9. CB P d Q. P P (O •
n p_ P
q 0 Si
» 3 p' £ 3
5T 9 3 1 SL P “• t
n 0 G g
3 G -, P fi. 7% 0* r-r —I
P p QJ
to P d
5* 0
. 3 r-r r-r
p" P P
(O
P C
3
(O N
p 0'
to to p 3 P
3 Q.
o
P
>8
n
CL ÛJ —
2. N 2.
SfO f.
ÛJ <
r*r ^ * 3T
CB 81'
a-, 3 _
3 S' 5
o 5 o
3. o 3
Q» 3. ®
3
N
ÛJ
P
<
O" 0*
3
O
3
Ql
P ex
~ ÛJ
3
Q.
3j Q> O
g
QJ 3 2t
3 %
-• — <
s ^ 3
“ ^ 9
3 o 3
CL-p 5^
o ûi
c
3
CL^
ÛJ
TJ CD
C P (O
=3 0
QJ _ Z
_ O û,
P
2 C'>
"û
O g ÛJ
3 Î^.TJ
POT'
3 <ï>
QJ
- 8
3. 3
< P
o_
qT 3
dS
QJ I
O P
Ö- ä
QJ
< QJ
fil
A to
O ^
^ (û
P C
d
o
2
8 »
o 5T
5--Q
P C
Z
o
3
P P^
to
ÛJ ûT
d IL
O P
TJ
O
3
d
P
r. <D CÛ
3
o
d
if: o o
o 3
P P TJ
< “t
“3 S
m -J -r*
3 yS
» 3 —
|s-<
< I »
* il
" fil
3
SL O
P
= P
fil V)
** vt
P
•f
A <D
o
3 «
c
3. S
at' 3
< -¡i
SL «■
Q. ~
CD C.
(O -»
P P
o
Q-£
Lî. 3 ^
ÛJ n O
P P
to
3' il
O ÛJ
3.
Q) QJ
N i
“ o
9t n
O
QS
¡E- 0
r-r
O
QJ —
IT ^
P-CÛ
P 32. —•
P
to -t IL
5T 9r
QJ
(/) to
TJ TJ
ÛJ O
<§ 5
9t
Ql (/I
-Q n
QJ O c °
CL c 5 Q.
3 Q- CB
QJ
QJ P
— ÛJ
g or
O CD
ÛJ
P
n
' P
r-r 2.
<8 °
ÛJ ÛJ
3; Z
' 3
=I CB
O- “
§ i.
9:^ Eg
<q 3 ::M
3 eu 2 —
° g. ST- S
3 Ql Q. o
P (D “* 3
o ^
P r^
fil P
5* ^
2
3 o
d
P
3.8
P 3.
“ O"
O
“1
O
TJ
P
R” O
O O
g-?
_ r-r
CO “
C —
û- m
d 5
-r o
T5
9L ä
d
ÛJ 2
» »
ÛJ n
P §
O
d
P
in _r
* 3
O JD
fi
-S'!
ÛJ 3 3
8 s '
9 ? CB
P
n
O
3
P
d
P
c/>
3
3
o
<
QJ
3
P
3
d
P
c
N
^ Q cr.
» 3 '
Q.^'S
CB
^sr
g’CL
o =¿
9i c' c
9 9
° I
CB o =
m < 3
(û_ Qt CB_
~ CB 5
ÛJ
o
TJ
P
ÛJ ÎT’
P $
o o
U_ Q,
ÛJ 3
G d
</>
c
o
TJ ÛJ
P N
dO'
9 g
"2.
o 3!
— o
Á g Q
0 O ÇD_
■g O 5
Z n
<£,0 g
n
O' O 3
QJ P
3 d P'
S- ÛJ <
îT. -, P
' 3
■a 3 9
P ÛJ O
TJ
-5 TJ P
3 P "*
QJ ^ to
— o Q,
O' ô: —
1 ij' I
TJ
^ S
n ^
§:§
3 “
“* C
g- 2
P
__T5
3 ä
o CB
U n
g--o’
U ÛJ
N
^ 5
3
(Û
c’
to
Ñ]
_P*
Z
o
d
ÛJ
3
o
d c ûT"
p_ û^
ÔT ' ^
0. 3
... P
to
° 9
n o
c
TJ “
ÛJ n
2? q 3
(û P ÛJ
3 Q- Z
) ^ ÛJ ^
' P 3 Z
; ^ P
3 to
P ÛJ
Tr 3
3 o
P (/)
-, n
< P
P ee
2- n;
o
TJ
d P
P “
N
ÛJ
(û
Ö <2
3 o
TJ 3,
—• P
o
P P Û)
' cr. n
Ci--n S
ÎL^ 5
— n •“*"
P T O
3 2r2:iiî- 3
d
o‘
Q =5
P P
Q- 3
P o
d
o
<
P
- § o
Cû
“L ri
— 3*
O (D^
■9.^
o o
-•
s T3
O »
O (û
5'^
3
— • to
TJ
3 O
O ±
^ g
—. (O 3
y. P O
» i —
»
C' OJ
-, ar P
P TJ
P c
“=l
d ûr
O “
3 5*
3 8
2:3
' * o
3 CD'
2 cû
Z
o
II
3 0 “
fi
P to 2-8
to P p'î.
3 N
y. G “•
Q)' Q) if
— 2- 3
P =
d P P
to
5T ^
c
3 d
“ 8'
S o
TJ -%
-, (O
O O
—I-, '»
§ 8
d P
3 g;
P 3*
3
o c
2: ^
cr 3
X- ÛJ
o TJ
O TJ
• O
P O P
— P
3 —. OJ (O
O 3 < to
to < P
s -.5 3
Pili
Ü
Oj' 33 ÛJ
N ^
QJ d
O cb i
O S’
o Et'
m ÛJ'
P
d
P
3
d O
-■ TJ
ÛJ "Ö
c
, — CD
Z
P
ÛJ QJ
.. d
S 3
n P
O 3
2 °
P
II
to CD
<0
27 —
m P
o
o ^
3 to
Q. —
!"■
Il
CL îT
Q P
< r-r
P T'
3
o
3
d
O
d
P.
3
O
3
q TJ O
P P
3 ^
P
Ä* 2.
— Q TJ P
n o E.
n O r;r ~
c m P o
2
- P o
CL
CB
9.3 s
- o
» o «
8 » 9r-g qT'
O P -Û ^ '
ÇD_ d
n TJ
Z ^
P 3
3 d
S’ <
P P
il
CD_-Û P
^ » S
CB 3 T!
13 O 0
r-r W
— 3 in
o CB 9
to
QJ
P
3
N TJ
ûj' P
O (O
Si
C
P
QJ
3
_ . 3
P P P
3
d 3. P
9- 8
— “S
“ S 9.
- §
-■ 3
(Q S
CB
CB q
P
n
3"
P
S»
c P
^ S'
P QJ
P TJ
P_
5“
‘2.
C'
§■
TJ
O
QJ
3
— TJ
P 15
P TJ
8 O
ü. n
ÛJ O
3
O TJ
P
I P
O O.
5. P. TJ
2: 3
-4-> P
-, to
P "
d S
9- ^
Í5 9
N
P
O
to
3 2.
P c
— (-r
3 °
o »'
O P
n w»
3“ “•
P> -a
m ®
0. 3
Qj O
S i
o
C' » o
d d P
P
P
3
r-r
^ 3
N P
Ç^TJ
^ P
P' -,
O O
3 S
P O
TJ
P
SL Ä
d
P
< P 3
P —
P
(O
o
g 3
l§
to
O P
N. <n
TJ
o
o
3
n O
Z* <n
m O
P o
li- cT O
3 0^3
ÛJ 3
O
3 P
p’ 3“
3 ÛJ
s »
QJ to
P
QJ
TJ
TJ
O n
a- o o
3
r^ O ---
Z "t
P P to
“ §
O
TJ
O
P. P
O
3
n
-,
P
r-r
P
— P P P
2. 3
3
9" ■■
3. P
P d O" ? O
P
d
P
Q. C
5' 2
P 3
»2:
?o®
3
2.
o'
iñ
"ö
O
c g
3 P
P
3 3
«S-g
3
O P
P S'
3 n
r^ P ^
U. P
o.
P
Z o
CLP ^
2. 3 P
3
P_
“ï
< C
7* 3
P
pt.
fi.
P TS
<S-P
d 2, c
”■ 3
O "D CO
ô‘ P P
CJ <0 -,
3 2. s
P <. o
3
o
3
d
O
to n
— o
G B
-, C
QJ
Û» to
-5
N 2.
o’ C
fD
n
O
o P
P
_ d
P
< _ —
to ûT ^
P O" Z
O B
d -t P
P ÛJ Z
— S’ P
P O
(û 10
o ™ U»
“TJ
QJ P
y. »
g s;
o 9
QJ
3
3
O
d
2.
d
o
3
d
P
3
P
r-r
r-r
P
P
P
TJ 2-. TJ
QJ ÛJ
2? S <T>' iO
— -, o
P 3. -,
Q) n P
^ d P ^
S r« 5- CO
3 2? O P
P (û 3
3 TJ
to o
o
P
Q- c
3' s
CB O
C! ..
§13
ETl
n
CO
1=L P
P •
3
3
P
3
P
3
n
O
3
n
? P
Ä O
O
3. TJ
P
3 O' P
P
A
P
3 3
to O
r 3 —
^ 3 P P
il 15=
05S8
3 CB ®
S 9. Q- «
n O' CB »
“ Q. 9t 5.
fi (O
TJ 3
g E
® 8
QJ
(fi
3 ^2.
o*
G
ÛJ
d
P
d
O —
:^-_û
CL S
ÇB_ 3
r-r
P O
3) O
n P'
P
N 31
P
“*0 (re h;
CQ ^
P 9 ST
CD
5
.22 marzo 1974 — N. 12
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
F^g- 5
La festa del 17 Febbraio Vaudois à Paris
e nel Luberon
Per dare la possibilità ad un.pastorej
proveniente daUltalia di presiedere il
culto, in occasione del 17 Febbraio i no-,
■stri fratelli di Marsiglia sono soliti celebrare tale circostanza la domenica
dopo il 17. Quest’anno, « la fête vaudoise » ha avuto luogo il 24 febbraio.
Desidero subito dire che è stato mollo piacevole per me poter rivedere, dopo alcuni anni, tanti fratelli delle Valli
— disseminati nella grande metropoli
■francese — riuniti per ascoltare insieme il messaggio della parola di Dio.
Il culto, come per il passato, si è tenuto nel grande tempio riformato di
rue Grignan. La predicazione è stata
centrata suirepisodio della tempesta
■sedata (Matteo 8; 23-27).
« La barca con Gesù ed i discepoli è
Timmagine della Chiesa, sempre violentemente sballottata dai marosi e dai
venti contrari. Dall’alto dei nostri campanili, abbiamo un po’ l’abitudine di
■considerare il mondo che ci circonda
con una certa pietà, perché ci sembra
minacciato da tutte le parti. Qui nel nostro racconto non è la chiesa che vede
il mondo in pericolo, ma è il mondo
che vede la chiesa minacciata dalla
morte: una barca che fa acqua da tutte le parti ed un pilota che dorme.
‘“Gesù dormiva". Egli non impedisce
;,ohe. si scateni la tempesta e non fa
L nulla per i suoi. Quando la barca sia
S per essere somtnersa, si alza forte un
grido: “Signore, salvaci, siam perduti".
Gesù svegliato dall’invocazione dei suoi
discepoli dice loro: “Perché avete paura, o gente, poca fede?" Se il ronfio
del Cristo è un segno della sua umanità, il suo risveglio è un segno della sua
divinità e della sua potenza. “Allora, levatosi, sgridò i venti ed il mare, e si fece gran bonaccia".
« Se la chiesa è ancora in piedi, nonostante le continue burrasche subite
ed i reiterati sforzi di Satana, intesi
a sommergerla, è perché il Cristo ne è
il pilota ed il pastore, che continua a
proteggerla ed a difenderla da tutti i
furiosi attacchi dei suoi nemici.
« La Chiesa non ha ancora finito la
sua corsa. Senza dubbio essa dovrà affrontare altre tempeste, sostenere altri
combattimenti ed attraversare altri deserti. Ma la luce risplende nelle tenebre.
Il Regno di Dio è in vista. Non c’è più
ragione di avere paura, perché nessuna
tempesta potrà mai strappare la Chiesa al suo Signore, al quale è stata data
ogni potenza nei cieli e sulla terra ».
In un’atmosfera di vera comunione
fraterna e con un vivo sentimento di
ringraziamento a Dio, sotto la direzione
Politique d’abord...*
anche per la Chiesa?
Chi legge la stampa evangelica italiana e conosce gli orientamenti e le
decisioni prese neH’ambito ecclesiastico e para-ecclesiastico — ai vari « livelli » — avrà notato come si facciano
sempre più frequenti e pressanti gl’inviti rivolti alle comunità ed ai singoli
credenti perché facciano delle « precise scelte politiche» e si schierino sempre più decisamente « per il socialismo ».
Sulla necessità primaria ed assoluta
(o « prioritaria » come essi dicono) di
fare politica nella chiesa, anche coloro '’he si avvicendano alla ribalta televisiva (nella rubrica « Protestantesim.o ») dànno frequenti ed esplicite conferme, tanto è vero che alcuni mesi
addietro, da tale pulpito, alcuni giovani I i hanno detto che, per essere veramente cristiani, oggi, occorre anzitutto e soprattutto, fare politica, molta politica, e sempre in senso « socialista », s'intende.
Credo sia lecito, perciò, porre a costoro una domanda chiara, sperando
che qualcuno dia poi una risposta altrettanto chiara.
È giusto, ed è conforme all’Evangelo, che la chiesa faccia della politica il
principale, se non l’unico dei suoi
obiettivi, quasi che ciò fosse la sua
stessa ragion d’essere?
Se prendiamo per base del nostro
credere e del nostro operare l’Evangelo di Gesù Cristo, come ci è narrato
da Matteo, Marco, Luca e Giovanni,
(l’unico « evangelo » cioè, che riconosciamo autentico) non troviamo alcuna indicazione che possa indurre le
' chiese a fare « precise scelte politiche », né in senso socialista né in alcun altro senso.
Non possiamo, infatti, trascurare le
parole di Ge.sù; « Date a Cesare quel
ch’è di Cesare e a Dio quel ch’è di
Dio », né la sua risposta a Pilato: « Il
mio regno non à di questo mondo »!
L’apostolo Giacomo scriveva ancora:
« Chi ^'llol essei e amico del mondo è
nemico di Dio ».
Il significato delle parole del Cristo
sembrerebbe addirittura voler vietare
ai credenti di occuparsi delle faccende
di « questo mondo », cioè della organizzazione della società, ma non vogliamo davvero giungere a tanto. Pensare ad un crisi ianesimo ripiegato su
se stesso, chiuso nei suoi templi o nei
suoi monasteri, è a sua volta contrario all’ordine di Cristo: « Andate, ammaestrate lutti i popoli... ».
C’è, evidentemente, un’altra via per
essere cristiani, che non è quella delle scelte politiche e neppure quella
dello estraniamento dal mondo. La via
della predicazione e della testimonianza a Crislo, della «evangelizzazione»
con la parola e con l’ubbidienza alla
volontà di Dio, cioè con la vita, con
l’operare.
E evidente, altresì, che con il proprio modo di essere e di agire, i credenti — singolarmente e collettivamente — « fanno politica », assumono
cioè del continuo comportamenti esistenziali. Agiscono quindi, nel mondo,
anche politicamente, ma questa loro
azione è conseguenza di fede, non scopo precipuo della loro esistenza, e tanto meno inserimento in determinati
schieramenti politici.
A questo punto s’impone, credo, una
seconda domanda: Quando ci viene rivolto l’invito a fare la scelta socialista,
si può sapere di quale socialismo si
tratta?
* Parole di P. Nenni, nel 1945, per indicare quale sarebbe stata la linea programmatica del suo partito.
Se, come sembra, si allude ad un socialismo di tipo marxista (plasmato
secondo il modello sovietico, o maoista, o castrista etc.) bisogna dircelo
perché — almeno ai miei occhi — esso appare, tanto nelle sue premesse
ideologiche e filosofiche, quanto nella
sua prassi e nella sua metodologia, alquanto repellente e, comunque, del
tutto incompatibile col cristianesimo,
con l’insegnamento di Gesù Cristo. Ne
è agli antipodi. E non occorrono, penso, esemplificazioni.
La salvezza dell’umanità si trova in
Cristo soltanto, perché egli solo è la
nostra libertà, la nostra giustizia, la
nostra 'Verità.
Il marxismo questo rifiuta, perché
nega perfino 1’esistenza dì Dio.
Non si può comunque identificare
l’Evangelo con nessun sistema politico, proprio nessuno. Né socialista, né
liberale, né di tipo « misto ».
Qgni credente deve seguire volta per
volta, anche politicamente, la via che
egli giudichi più conforme all’evangelo, senza precostituite scelte di qualsiasi specie. Tutto qui.
Abbiamo sempre — e giustamente —
criticato la chiesa cattolica per le sue
continue interferenze su temi politici
e sociali ed ora vogliamo seguirne le
orme indicando quale partito è buono
e quale no, se dobbiamo votare a favore del divorzio, o contro etc. (del tutto
arbitraria, a mio avviso, la deliberazione recente del Consiglio delle Chiese evangeliche italiane, anche se personalmente sono favorevole alla sua
tesi).
Questo voler trattare gli evangelici
come dei minorenni (o dei minorati
mentali) ai quali la chiesa deve tracciare la linea da seguire nei problemi
« di questo mondo » costituisce una
prevaricazione intollerabile che i gruppi dirigenti — e non pochi pastori individualmente — compiono a danno
di quella libertà di scelta che, a parole, predichiamo.
A pag. Ili del volume di G. Tourn
« Una chiesa in analisi », si legge:
« ...Perché, chi propone un impegno
concreto è visto come un comunista
senza fede... etc? ».
Non è affatto così. Chi mai si sogna (salvo, forse, qualche mentecatto)
di attribuire a dei credenti — che propongano o meno « impegni concreti »
— nella chiesa, per l’evangelo nel mondo, la qualifica di « senza fede »? Se
sono credenti, non possono essere atei,
è ovvio.
Ciò che invece turba, addolora e
preoccupa molti evangelici è il constatare che tanti confondano gli « impegni concreti » con una politicizzazione
acuta e permanente — in senso comunista o filo-comunista — delle nostre
comunità. Ritengo che la nostra chiesa corra un pericolo mortale quando
identifica la sua azione nel mondo con
quella del comunismo, che ha per méta
finale l’egemonizzazione di una nazione su tutte le altre, sia pure nel nome
della « dittatura del proletariato » laddove — in pratica — il proletariato, il
popolo, non « detta » proprio nulla, ma
subisce — come prima e più di prima — la volontà dei potenti, si chiamino essi Lenin, o Stalin, o Mao etc.
E perciò giunto il momento di ammonire i credenti a non lasciarsi abbindolare da coloro che vogliono strumentalizzarli a fini politici, ed invitarli a riflettere seriamente sull’autentica
vocazione che Cristo rivolse ai suoi discepoli ed anche a noi, oggi: « Andate
per tutto il mondo e predicate l’Evangelo ad ogni creatura » (Marco 16: 15).
Aldo Long
della signora Poet, si è cantato con
slancio rinnovato il « Giuro di Sibaud ».
Al termine del culto, il tempo favorevole ha permesso ad alcuni gruppi di
raggiungere a piedi rue Benoit Malon,
dove, nel grande salone valdese era stata preparata l’agape fraterna, a cui partecipavano un centinaio di commensali. Rappresentavano la chiesa riformata di Francia i pastori Marchand,
Mordant e Monod; quest'ùltimo venuto espressamente da Le-Grau-du-Roi.
Dopo il benvenuto dato ai partecipanti
dal Presidente dell’Uniion Vaudoise M.
Henri Poet, hanno fatto seguito una
serie di messaggi d’occasione.
Il pranzo non era ancora ultimato,
che già arrivavano intere famiglie per
trascorrere con noi il pomeriggio.
Alle 15 circa, aveva inizio un programma vario ed interessante, sotto la
direzione della signora Poet, non ancora completamente ristabilita da una
grave e dolorosa malattia.
11 sottoscritto tratteggiava il significato delle celebrazioni che si svolgeranno durante l'anno in occasione dell’8° Centenario della conversione di
Valdo, invitando tutti a vivere la propria fede come testimoni di Gesù Cristo.
Il pastore Charles Monod ci presentava poi una serie di diapositive sui
luoghi storici delle Valli Valdesi e delle
Cevenne e, una volta di più, ci siamo
resi conto che la storia valdese ha molte affinità con quella degli Ugonotti e
che è necessario sapere riscoprire insieme la vocazione missionaria rivolta
da Dio alle nostre Chiese. La sera un
numero di commensali non inferiore a
quello di mezzogiorno, ripopolava i
lunghi tavoli, facendo onore ai succulenti cibi che venivano consumati in un
clima di sincero amor fraterno. Verso
le 23, ci siamo accomiatati dalla « Maison Vaudoise », dopo aver ringraziato i
signori Poet e tutti coloro che si sono
adoperati per farci trascorrere una
giornata piena di gioia e di luce.
Il giorno dopo, accompagnato dal Pastore Monod, mi sono recato nel Luberon, dove abbiamo incontrato il pastore
Louis Mordant e Signora, che stavano
aspettandoci, a Lourmarin. Nel pomeriggio, ho visitato alcune famiglie di
origine valdese nei dintorni di questo
caratteristico villaggio e, alle 18, ho
presieduto il culto celebrativo della nostra emancipazione nel tempio nuovo
della bella cittadina di Pertuis. Al termine del culto, ci siamo recati in un
accogliente ristorante in piena campagna, dove si erano dati appuntamento
una quarantina di convitati. Abbiamo
incontrato dei Peyronel, Villielm, Grill,
Pons e Soulier. Anche qui, dopo i soliti
discorsi di circostanza, il pastore M*onod ci ha proiettato delle suggestive
diapositive illustranti la storia dei nostri antenati.
Quando abbiamo fatto ritorno a
Lourmarin era già tardi, ma eravamo
felici per la bella giornata vissuta insieme a quei fratelli che ci avevano accolto con tanta cordialità.
L’indomani il pastore Mordant mi ha
fatto visitare Cabrières e Mérindol, dove nel 1545, sotto Francesco I, migliaia
di valdesi sono stati massacrati e le
loro case rase al suolo.
Nel concludere queste brevi note di
viaggio, desidero esprimere la mia sincera riconoscenza a quanti mi hanno
ospitato nelle loro case con tanto calore e generosità augurando ai signori
Poet che possano, per molti anni ancora, lavorare con gioia ed entusiasmo,
nell’Union Vaudoise.
Arnaldo Genre
(IIIIIIIIIÌIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII.IIIIIIIIIII
Borse di studio
Sono bandite le seguenti borse di studio valide per l’anno scolastico 1973-74 per studenti
del Ginnasio Liceo di Torre Pellice e della
Scuola Latina di Pomaretto:
Borsa di Studio Fontana Roux di L. 120
mila.
Borsa Arturo Long, di L. 100.000 (con
preferenza a studenti originari di Pramollo,
Pinerolo, Rorà).
Borsa anonima di L. 100.000.
Gli aspiranti devono far pervenire le domande in carta libera al preside del Liceo Ginnasio Valdese di Torre Pellice entro il 15
aprile, corredate da:
а) stato di famiglia in carta libera,
б) dichiarazione del pastore da cui risulti che il concorrente appartiene a famiglia
evangelica,
c) altri eventuali documenti a giudizio
del concorrente.
La commissione assegnerà le borse di studio a suo insindacabile giudizio entro la fine
di aprile.
Roma, 15 marzo 1974
Il Moderatore
Aldo Sbaffi
......................................Illlllllllllll
ir Alla redazione di questo numero
hanno collaborato Enrico Geymet,
Pierluigi Jalla, Roberto Peyrot, Sergio Rostagno, Giorgio Tourn, Elsa
e Speranza Tron, Liliana Vighelmo.
ir L’inserto sull'S" centenario valdese
è stato come sempre curato da
Giorgio Tourn e Ermanno Genre,
con la collaborazione di un gruppo
genovese.
Le « 17 février » à Paris — Une petite exposition vaudoise dans
la Bibliothèque protestante de la ville
Nous nous .sommes réunis à nouveau cette année le dimanche 24 février, pour célébrer le « 17 février ».
Sympathique assemblée que tous ces
gens (36) venus de la région Parisienne et qui malgré leur petit nombre
maintiennent la tradition.
Sans protocole ni préparation tout
s’y improvise et c’est à jet continu
que se transmettent les nouvelles des
Vallées, que s’évoquent les problèmes.
Il y a la joie de savoir ce que deviennent les amis, la tristesse d’apprendre
que quelques uns ont disparu.
Très vite tout s’organise, les sièges
sont placés en rond pour permettre à
tous de se voir, de se parler, de participer plus directement aux débats, les
uns s’éclipsent pour préparer au bar
tout ce qui a été apporté par chacun
pour tous.
Cette année, le professeur H. Appia
nous a parlé de la vie dans les Vallées
à l’époque de la Révolution Française
et de l'Empire, du rôle de coopérateufs
et de médiateurs que les Vaudois ont
joué entre les éléments révolutionnaires et le Piémont allant jusqu’à attirer
l’attention de Bonaparte, qui en général avisé, sut utiliser non seulement
leurs qualités combattantes mais aussi leur donner une stabilité administrative dont ils étaient depuis longtemps privés et ne retrouvèrent qu’en
1848. Ceci raconté, bien loin du ton des
conférenciers, interrompu par des
nombreuses interventions apportant
une information nouvelle, une précision particulière, en définitive tous
étaient d’accord pour reconnaître que
nos populations montagnardes paraissaient douées p>our concilier les uns .et
les autres quelles que soient leurs origines et leurs opinions.
En l’absence de notre Président le
pasteur G. Appia, reténu par ses obligations œcuméniques, le professeur
H. Friedel a assuré un culte très bref
mais incisif exhortant chacun à tolérer son prochain en respectant ses façons de vivre et de penser pour aboutir par la coopération à une amélioration de la condition humaine.
Après la prière d’intercession, l’heure était venue qui de prendre son thé,
qui un verre servi par nos hôtesses
volontaires, tout prenait allure de fête.
Monsieur E. Vicari absent depuis longtemps était tout ému de se retrouver
parmi nous en oubliant sa lourde charge de nouveau Consul Général d’Italie
à Metz.
Le montant de la collecte a été destiné à l’Hôpital Vaudois de Torre Pellice.
Une audacieuse. Madame Chanforan,
à l’occasion du SOOème anniversaire du
mouvement réformateur de Valdo
a organisé une petite et touchante exposition à la bibliothèque Protestante
à Paris.
Cela bouge, cela bougera encore, chacun apportant quelquechose pour la
connaissance d’un petit coin de Terre,
la Foi des uns et des autres finira bien
sinon à soulever nos Montagnes du
moins à les rendre plus accessibles à
tous.
F Vigne et H. Vigne-Ribet
Cronaca delle Valli
Perrero
Un servizio automobilistico riservato
agli operai che lavorano alla FIAT e
alla RIV collegherà dal 1“ aprile prossimo la Val Germanasca con le fabbriche_ di Villar Perosa.
Questo servizio comprenderà tre
viaggi di andata e ritorno Perrero-Villar in corrispondenza con i turni di
fabbrica.
L’abbonamento mensile si aggirerà
sulle 7 mila lire per gli operai FIAT e
sarà anche inferiore per quelli RIV,
perché Tazienda interverrà nella spesa
per il tratto Perosa-Villar.
Le trattative con le ditte titolari di
autolinee. Tessere per la Val Germanasca e SAPAV per la Val Chisone, sono state abbastanza laboriose, perché
si trattava di definire le rispettive
competenze e di raggiungere un accordo sul costo del servizio.
La questione è stata poi risolta negli
uffici regionali con l’aiuto del dott.
Maccari, presidente della Comunità
Montana, che ha dato il suo appoggio
all’iniziativa. L. V.
Pomaretto
Riunioni quartierali: Mercoledì 20
marzo. Masselli; giovedì 21 marzo. Paiola; venerdì 22 marzo, Perosa; martedì 26 marzo. Lausa; mercoledì 27 marzo, Maurini; giovedì 28 marzo, Clot
Inferiori; mercoledì 3 aprile, Pons.
D’accordo con i catecumeni di quarto anno, si è pensato di avere quest’anno una conversazione con loro e la comunità sabato 30 marzo alle ore 15.30
(nelle ex scuole). Nel culto del 31 marzo (ore 10.30) questi catecumeni faranno la loro adesione alla comunità e
quindi saranno ammessi à frequentare
la S. Cena da Pasqua in poi. La "lettera circolare” alle comunità delle Valli, numero di Pasqua, che sarà distribuita ai primi di aprile, riporterà la
dichiarazione che i catecumeni hanno
compilato e sottoscritto.
San Germano
Chisone
Se non vado errato non ho ancora
ricordato su queste colonne la gradita
visita fattaci da due giovani del Collegio Valdese di Torre: Rita Avondet
e Maurizio Malan. Essi fanno tutt’e
due parte dell’Associazione Pradeltorno ed hanno presieduto una riunione
quartierale ai Gianassoni. Sia in occasione del culto sia con uno studio sulla missione della Chiesa ci hanno fatto
sentire la nostra responsabilità in
questo campo, anche alla luce della
nostra eredità « valdese ». La colletta
sarà devoluta, come sempre in queste
occasioni, ad un istituto assistenziale,
secondo la prassi seguita dalla « Pradeltorno ». Ringraziamo questi due
amici per la loro collaborazione.
Michele Soulier e Laura Costabel si
sono uniti in matrimonio sabato 16
marzo u. s. Il pastore Bertinat ha tenuto la predicazione in quest’occasione e lo ringraziamo per questo a nome degli sposi, ai quali facciamo i nostri auguri più fraterni.
Ricordiamo che quest’anno la confermazione avverrà in questo modo;
Sabato 30 marzo avrà luogo un incontro preparatorio con confermandi
e genitori, alle ore 16.
Domenica 7 aprile ore 10.30, culto di
confermazione.
Domenica 14 aprile (Pasqua) ore 10,
Culto di Santa Cena con partecipazione dei catecumeni.
Giovanni Conte
Prarostino
IL RUOLO DELLA DONNA
NELLE CAMPAGNE
Nell’ambito del corso realizzato dal
Centro di Istruzione Professionale
Agricolo (C.I.P.A.) iniziatosi recentemente a Prarostino, è emersa dalla discussione tra i partecipanti la necessità di avere un’assemblea pubblica sul
ruolo della donna nella società ed in
particolare nelle campagne. Parteciperanno per introdurre la discussione la
sig.ra Anna Nabruzzo dell’Alleanza Regionale dei contadini e la sig.na Teddy
Trevisan, responsabile provinciale del
C.I.P.A. Data l’importanza dell’argomento la popolazione è invitata a partecipare all’incontro che avrà luogo
il 26 marzo alle ore 21 presso la Trattoria del Roc di Prarostino.
Questo in sintesi il testo di un volantino distribuito in questi giorni dai
partecipanti al corso del C.I.P.A. di
S. Secondo.
I Trombettieri Vaidesi
Modesta, ma perseverante ed intensa continua da lunghi anni l’attività
dei Trombettieri Valdesi che hanno
fissato definitivamente la loro base a
Villar Perosa, nel Convitto Valdese
ove un deposito per gli strumenti è
stato messo a loro disposizione e dove ogni sabato dalle ore 16,30 alle 19
hanno luogo le prove settimanali.
II comitato dei Trombettieri composto dai pastori Marco Ayassot, Bruno
Bellion ed Enrico Geymet con l’istruttore Renato Ribet, si è riunito la sera
del 2 febbraio u. s. con un gruppo di
Trombettieri per un’agape fraterna,
per un saggio musicale e per studiare
i problemi della loro attività e quelli
della collaborazione con i fratelli Germanici tra i quali il caro M.o Stober è
ora sostituito dal M.o Ludwig Pfetteicher, che con giovanile energia vuole
ora dare nuovo impulso alla nostra reciproca collaborazione.
Il comitato ha udito le sue insistenti raccomandazioni perché si effettui
al più presto la raccolta degli strumenti distribuiti in varie parrocchie e
che ora non sono più in uso affinché
possano essere affidati a nuove reclute. Infatti su circa 50-60 strumenti distribuiti in questi ultimi anni, solo 25
sono ancora a nostra disposizione. Gli
altri, i cui utenti sono impediti dal lavoro o dalle circostanze della vita, dormono spesso, coperti di polvere, in
qualche armadio.
■Tutti i vecchi trombettieri non più
attivi sono pertanto pregati di voler
restituire al più presto le trombe ricevute a suo tempo presso la base dei
trombettieri valdesi del Convitto Valdese di Villar Perosa.
Nell’attesa di far conoscere meglio,
prossimamente, i nostri programmi e
le nostre attività invitiamo tutti i musicisti credenti a collaborare con noi
(ogni sabato dalle ore 16,30 alle 19) e
preghiamo la direzione del giornale di
scrivere in modo ben visibile il seguente comunicato:
I Trombettieri Valdesi pregano tutti i loro compagni ora « smobilitati » di
riprendere posto nei loro ranghi oppure di restituire gii strumenti loro prestati, presso il tempio valdese di Villar Perosa.
Il Comitato Trombettieri Valdesi.
6
' pag; 6
I NOSTRI GIORNI
N. 12 — 22 marzo 1974
VITA ITALIANA a cura di Emilio Nitti
Difesa della democrazia
e nuovo governo
Mancanza di chiarezza e vitalità caratterizzano il quinto governo Rumor
Il quinto governo Rumor, formato in
questi giorni, ha risolto in un tempo
insolitamente breve la crisi aperta dalle dimissioni dell’on. La Malfa. Ma la
soluzione della crisi è tale solo sul plano formale; si è cioè costituito un nuovo governo DC, PSI, PSDI, con l’appoggio esterno del PRI, basato su un accordo tra i partiti di centro-sinistra.
Ma quella che è mancata, ancora una
volta, è stata la ^Marezza. Il preceden
te governo si è sciolto a causa di un’importante divergenza tra PRI e PSI sul
modo di risolvere la crisi economica
italiana e i poli della questione erano
una politica deflazionistica da un lato,
un rilancio degli investimenti e delle
riforme produttive dall’altro. Problema scottante e sentito dai lavoratori,
perché non è astratto, ma di una concretezza che si farà sentire comunque
nei bilanci delle famiglie italiane. Ora
U dimissioni di La Maifa
Torino, 15 marzo 1974
Caro direttore,
ho letto suH’ultimo numero del Suo
settimanale un commento di E. Nitti
sulla crisi di governo. « Il governo —
scrive Nitti — è caduto per una manovra di destra voluta dal PRI e da ampi
settori reazionari della stessa DC». Ora,
se mi consente, vorrei farLe osservare
che il partito repubblicano è uscito dal
governo per una motivazione ben precisa: esso ha ritenuto che il governo
non riusciva ad esprimere una seria
politica volta a frenare i fenomeni di
aumento dei prezzi. Una politica antinflazionistica richiede, come abbiamo
detto molte volte e l’opinione pubblica
sa, una correzione degli squilibri della
finanza pubblica, un taglio deciso alle
spese correnti degli enti pubblici, un
controllo severo degli sperperi che pesano sul settore direttamente produttivo, temi su cui i repubblicani insistono da molti anni .
Tutto questo, l’impegno cioè ad evitare gli aumenti dei prezzi, non ci sembra una politica di destra ed è necessaria premessa per una politica non
velleitaria di riforme sociali. A meno
che il Suo collaboratore non ritenga
che nel corso del processo inflazionistico migliorino le condizioni dei lavoratori, il che a me non sembra.
Il dissenso fra noi e altre forze di
maggioranza riguarda questi problemi;
temiamo che senza uno sforzo massiccio delle forze politiche e sindacali le
cose possano peggiorare ancora. Siamo restati fuori dal governo perché
abbiamo Timpressione che vi sia già
una piena consapevolezza nel mondo
politico di questi problemi che invece
l’opinione pubblica ben conosce per
esperienza quotidiana. Speriamo che i
fatti ci diano torto, ma non credo sia
giusto presentare le nostre posizioni
come posizioni moderate.
Se poi il Suo giornale ritenesse di
promuovere un pubblico dibattito fra
le forze politiche sulla situazione nel
nostro paese, sarei felice di parteciparvi.
Molto cordialmente
On. Giorgio La Malfa
pondo lui, taluni provvedimenti presi
in materia di politica economica dagli
occidentali (il piano Young) costituivano un tentativo di risolvere le contraddizioni imperialistiche. Molotov,
Remmele, Kolarov e Kuusinen stigmatizzarono la posizione di Varga, dicendo che tale sua valutazione dimostrava
tendenze opportunistiche, di destra.
Vanga, in ima sua replica, disse fra
l’altro che, per suo conto, considerava
opportunista chi, pur ricavando dalla
propria competenza economica talune
previsioni, non le esprimeva per timore
di essere accusato di deviazionismo.
Non sono molto esperto dei problemi
storici implicati da questo episodio.
Ma mi pare di poter dire che i dirigenti
del Comintern, rigettando per il loro
dogmatismo le osservazioni di Varga
perché « di destra », fecero il danno
del movimento operaio e della stessa
Unione Sovietica.
Un altro esempio storico più noto e
nostrano è quello della « finanza allegra » di Agostino Magliani, nei ministeri di Sinistra di fine ’800: la politica
di questo ministro, che si contrapponeva alla dura politica economica della
Destra, contribuì a produrre una serie
di eventi, che culminaronio nelle repressioni crispine.
Questo per dire che, nel dibattere il
carattere di destra o di sinistra di una
politica economica, bisognerebbe anche tener presente che una politica econoinica «di sinistra», che fallisca i
suoi scopi, può talvolta produrre degli
esiti politici assai più « di destra » che
non una politica più conservatrice.
Grazie per Tospitalità, e cordiali saluti dal tuo
Augusto Comba
il nuovo governo si è costituito pressappoco con le stesse persone, ma di
quel problema così grave non si è più
parlato, o almeno se ne è parlato in
modo da non chiarire affatto come si
intenda risolverlo. Si dovrebbe allora
pensare che quelli ufficiali non sono
stati i veri motivi della crisi e concludere magari, come fanno alcuni, dicendo che la politica è un fatto misterioso e piuttosto sporco? Non si tratta
qui di rivolgere una critica moralistica,
ma invece di sottolineare che questi
metodi non difendono la democrazia,
ma diffondono il qualunquismo.
Non è possibile che periodicamente
SI sviluppino delle crisi di governo e
che poi le si risolvano, in tempi brevi o
lunghi, isenza che sia data alla popolazione la possibilità di comprendere
chiaramente gli estremi della polemica e altrettanto chiaramente le basi su
CUI è stata superata. È vero che, proprio in questo caso, non sarà difficile
a breve termine comprendere la portata dell’accordo del quinto gabinetto
Rumor, a seconda dell’aggravarsi o meno delTattuale situazione economica
del Paese... del resto certi silenzi parlano più dei comunicati stampa. E per
questo che il PCI, che era stato tanto
prudente col precedente governo, ha
subito proclamato di voler attuare'una
« opposizione intransigente » e insoddisfazione hanno manifestato i Sindacati.
Vi è poi un’altra questione cui vorremmo accennare ed è la penosa faccenda del sospetto di corruzione che
ha toccato esponenti dei partiti di governo. Anche su questo sono mancate
reali garanzie di voler stroncare il malcostume che lega i partiti a centri di
potere economico e rarchiviazione del
procedimento a carico di quattro ex
ministri, ottenuta con i voti del MSI,
non è un segno confortante. Ripetiamo: è soprattutto una questione di difendere la democrazia dal rischio di essere coinvolta negli scandali di chi in
realtà non è democratico.
Infine, come valutare l’entrata nel governo deH’on. Andreotti, che, oltre ad
essere uno di quei quattro ministri, è
noto a tutti per l’infelice governo di
centro-destra da lui presieduto lo scorso anno? E che dire del fatto che gli
sia Stato affidato proprio il ministero
della Difesa?
Nel nostro precedente articolo dicevamo che la crisi del governo, provocata da scelte di destra, doveva essere
sanata con chiari impegni di sinistra:
ci sembra che questa sia oggi la richiesta delle inasse popolari che si aspettano altresì una stabilità del governo
che può derivargli solo da scelte chiare, limpide a democratiche. Al di là dei
bla-bla- dei discorsi uflìciali il quinto
governo Rumor non offre grandi speranze ed ha tutto l’aspetto di un governo di attesa, che sopravviva fino al Referendum; poi le carte potranno forse
essere rimescolate...
Intanto, chi paga?
UN DURO DOCUMENTO PASTORALE
Contro lo storminio
in Mozombico
Già in varie occasioni abbiamo avuto modo di intrattenere i lettori sulla
gravissima situazione in Mozambico, la
colonia africana che con un impareggiabile eufemismo viene definita « territorio portoghese oltremare». Questa
regione è vasta due volte e mezzo l’Italia, con una popolazione che non raggiunge gli otto milioni di abitanti, nella stragrande maggioranza negri, mulatti o meticci. Da dieci anni vi si combatte una dura guerriglia per l’indipendenza che da una parte vede schierati
50 mila soldati portoghesi perfettamente attrezzati contro i « ribelli » con
armi adeguate (grazie anche alla
« compiacenza » italiana) e dall’altra
150 mila partigiani, appartenenti a tre
movimenti di liberazione fra cui il
FRELIMO, che esercita la sua sovranità su un quinto della « provincia » e
dove ha posto in opera cliniche, scuole, cooperative agricole. Ricordiamo
che un altro « territorio portoghese
oltremare », la Guinea Bissau, ha proclamato la propria indipendenza nello
scorso settembre.
Fra le numerose prese di posizione
già avutesi fin’ora anche a livello internazionale contro l’oppressione e lo’
sfruttamento portoghesi si deve ora
registrare un documento pastorale dei
vescovi cattolici del Mozambico che
suona aperta condanna del regime colonialista che Salazar prima e Marcelo
Gaetano poi hanno continuato. Il documento, fra l’altro, dice: « La guerra
nel Mozambico è una realtà che sconvolge sempre più le popolazioni, provoca migliaia di vittime e comporta le
spese di somme che potrebbero essere
più vantaggiose in altri settori ». In
effetti, il governo portoghese spende
tre milioni di dollari al giorno per gli
armamenti: si tratta di una cifra che
corrisponde a quasi il 50 per cento del
bilancio dello Stato, contro l’8% speso
per l’istruzione e il 2% per la sanità.
Ma il documento è assai più esplicito; « Noi siamo ansiosi di vedere la
pace in Mozambico. Tuttavia la pace
si costruisce solo sulla giustizia, che
respinge ogni discriminazione razziale,
l'odio e la vendetta, per considerarci
fratelli e vivere come tali ».
Il documento dei vescovi, nella sua
parte finale, affronta il problema anche
alla luce del rapporto Stato-Chiesa ed
afferma: « Si tratta proprio di quanto
succede in Mozambico, dove la Chiesa
è accusata di confondere l’evangelizzazione con la lusitanizzazione (e cioè
1 imposizione della dominazione portoghese), di essere al servizio del capitalismo e di una politica colonialista, di
collaborare coll’insegnamento nelle
scuole al genocidio culturale del popolo bantù e di essere sottoposta a regalie e privilegi di un regime coloniale
anacronistico ».
Per molto meno di questo, centinaia
(o migliaia?) di portoghesi sono in galera: ordinerà Marcelo Gaetano l’arresto di tutti i vescovi del Mozambico
oppure, seguendo l’esempio della vicine Spagna nei confronti del vescovo
di Bilbao, adotterà una tattica temporeggiatrice? PIERRE
I II confuso tentativo di sollevazione militare
contro il regime di Lisbona, nei giorni scorsi, ha confermato la gravità della situazione e
il profondo e diffuso senso di disagio fra ì
portoghesi.
NEL GINEPRAIO
DEL M. ORIENTE
Torino, 19 marzo 1974
Caro Gino,
nella « Luce »/« Eco » dell’8 marzo
vedo che, sotto il titolo Si è aperta la
crisi di governo; come si chiuderà?,
Emilio Nitti scrive fra Faltro: « ...non
c’è molto da stare allegri: in realtà il
governo è caduto per una manovra di
destra voluta dall’on. La Malfa (e quindi dal PRI) e da ampi settori reazionari della stessa DC ».
Questa frase può essere interpretata
in vari modi, malgrado i chiarimenti
che ad essa portano i periodi seguenti,
e io penso che il lettore non particolarmente informato Finterpreterà in questo modo: che intese fra il PRI e ampi
settori reazionari della DC per attuare
una « manovra di destra » hanno portato l’on. La Malfa ad aprire la crisi di
governo. Qra, come militante sia pur
modesto e periferico del PRI, ritengo
di poter dire che una tale descrizione
dei fatti ( che, ripeto, il lettore comune
può essere indotto a ricavare da quanto ha scritto Nitti) non sarebbe assolutamente veritiera.
Penso quindi che Nitti vorrà ulteriormente chiarire il suo commento, distinguendo le informazioni dalle illazioni e
dalle interpretazioni.
In pari tempo mi ritengo libero di
rilevare che il PRI non ha somministrato ai cittadini italiani delle informazioni chiare e comprensibili sulla decisione dell’on. La Malfa; con la conseguenza, appunto, di dare la stura alle illazioni.
Vorrei peraltro, sui presupposti cui
s’ispira il commento di Nitti, e sui giudizi che molto spesso si esprimono sulle decisioni in materia di politica economica, qualificandole « di destra » e
« di sinistra », accennare due esempi
storici che mi sembra possano far riflettere.
Ricavo il primo dalla raccolta commentata di documenti della III Internazionale curata da Jane Degras (The
Communist International, London 1971;
cfr. voi. Ili, p. 40). Nel plenum del Comitato esecutivo dell’ Internazionale
comunista, tenutosi nel luglio 1929,
l’economista Varga dichiarò che, se
Nel n. precedente di questo
settimanale abbiamo riportato (col
titolo: « Confusio
ne e sbandamento in Israele ») -parte
d un articolo di Antonio Cambino, nel
quale si sostiene che la guerra del
Kippur ha avuto per conseguenza un
« immenso rafforzamento dell’intera
posizione politica del mondo arabo »,
e corrispondentemente un indebolimento di quella d’Israele.
È però possibile valutare in altro
modo la situazione. Anzitutto un fatto
indubbio dev’essere constatato, e cioè
la trasformazione profonda (noi la
ch^xniamo: involuzione) dell'opinione
pubblica egiziana, trasformazione che
va accentuandosi di mese in mese. Sotto il titolo significativo: « La prosperità, nuovo sogno dell’Egitto », l.-P.
roncel-Hugoz scrive infatti ’ su
Monde » (del 13.3.’74): « / rovesci inflitti agl’IsracUani sulla linea Bar-Lev,
^ ottobre, non hanno avuto soltanto
l’effetto di riconciliare con sé stessi
gli Egiziani, traumatizzati dalla sconfitta del 1967. Essi hanno anche provocato un rivolgimento della politica interna. Chi avrebbe mai creduto che
Ahmed Hamrouche, l’antico “Ubero ufficiale’’ della rivoluzione del 1952, arriverebbe nel 1974 ad elogiare (nella rivista cairota « Rose-El-Youssef ») le
realizzazioni dei governi di Nahhas
Pacha sotto la monarchia, e a scrivere:
“Noi non dobbiamo considerare l’antica famiglia reale come interamente
nefasta per l’Egitto. Sarebbe una crudeltà verso la storia e verso noi stes
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
stallarsi, in casa propria, delle banche
come la “Lonrho" ( = London and Rhodhesian Mining and Land Company),
perano ora per stabilizzare un nuovo
equilibrio conservatore nel M. Oriente,
in stretto legame
con gli americani.
Invano Siria, Algeria e Libia hanno
e la
ri
Pe
! Le
in
si”? Chi avrebbe pensato che un giorno, al Cairo, si sarebbe parlato della
possibilità di ritornare nel proprio paese (anche soltanto a titolo privato),
del figlio del re Faruk, di quel figlio
che, sotto il nome di Ahmed Fouad II,
fu il capo di Stato nominale dell’Egitto
dal luglio 1952 al giugno 1953? Chi
avrebbe immaginato che un proprietario, spogliato dei suoi beni al tempo
di Nasser, riceverebbe un giorno l’autorizzazione di scrivere sull’“Al Ahram"
che i 15.500 casi di sequestro di beni
privati “hanno fatto dell’Egitto il teatro d’un’epoca oscura, sconosciuta ai
regimi più iniqui del M. Evo, costituendo una violazione del diritto e della
libertà, contraddicendo il socialismo e
rappresentando un sabotaggio della
produzione"? E chi, dopo due decenni
di anatemi contro il capitale straniero,
si sarebbe aspettato che un governo
egiziano vedrebbe di buon occhio in
la “First National City Bank
“Chase Manhattan Bank"?
Non si finirebbe più di contare i sin
tomi di quel che gli uni chiamano ...
torno al passato" o “denasserizzo-zione", gli altri “alba nuova" o “rinascita". I cambiamenti (molteplicità dei
partiti, libertà d’espressione, redditività economica, diplomazia "tous azimuts”ri, vantati con più o meno chiarezza da un’oligarchia che sogna un
Egitto “nazionalista e liberale", stanno in ogni caso preparandosi, in un
clima che diventa, di giorno in giorno,
meno costrittivo ».
Partendo allora da queste constatazioni, ci sembra particolarmente acuta la valutazione seguente, che pur ci
rattrista e preoccupa.
« Il successo di Kissinger è inequivocabile, non c’è dubbio. Soprattutto se
si considera che non c’è nulla che consenta di dire che gli israeliani intendano rinunciare ai territori occupati, come dimostrano, peraltro, le recenti vicende politiche di Tel Aviv, dove le
“colombe", già assai poco pacifiche
per conto loro, sono attualmente del
tutto^ condizionate dai “falchi". Ma
tant’è: il risultato delTAmerica è di
aver diviso il fronte arabo, scorporando il problema egiziano dagli altri. Così, mentre Sadat ha ottenuto, se non
altro, il successo psicologico dell’evacuazione israeliana dal canale, la Siria
è rimasta sola a fronteggiare il nemico, con un potere contrattuale assai
ridotto. Per non parlare dei palestinesi che, adescati con la prospettiva del
mini-stato, son stati per ora lasciati
con un pugno di mosche in mano.
I limiti delVarma del petrolio", il
cui uso era essenzialmente nelle mani
della reazionaria Arabia saudita, non
potevano risultare più evidenti: ’ compiuto con l’embargo un gesto bellicoso
nell’intento di contenere la pressione
popolare che chiedeva di combattere
contro Israele, re Feisal e Sadat si ado
’ Termine tecnico, coniato da De GauIIe,
che significa : « in ogni direzione » (s’intende :
del piano orizzontale). Una tale diplomazia
pretende di dirigere simultaneamente le fila
dei rapporti con tutti i paesi del mondo.
cercato d’impedire che questa nuova
leadership (sgruppo dirigente) prendesse il sopravvento nel mondo arabo.
La situazione nel M. Oriente appare
dunque fortemente deteriorata, l’asse
politico spostato a destra, l’influenza
americana che si allarga a vele spiegate, il subimperialismo persiano che
dal sud, sempre più arrogante, minaccia l’Irak e interviene con le sue truppe a fianco del sultano del Dophar, per
attaccare la guerriglia del fronte di
liberazione del golfo e le sue retrovie
la repubblica popolare del Sud Yemen.
Quanto all’URSS, essa stessa paga
oggi il prezzo del suo accordo con
Washington: praticamente espulsa dal
M. Oriente, un fatto ch’essa aveva accettato in cambio degl’investimenti
americani in Siberia, essa appare ormai fortemente indebolita nel suo potere contrattuale». (Dal «Manifesto»
del 15.3.’74).
Brutalmente e in poche parole, tutto
questo discorso significa che: Israele
e gli Stati Arabi sono, oggi come ieri,
se non proprio delle marionette manovrate da due grossi burattinai (gli
USA e l’URSS), certo delle « qiiantités
négligeables ». Ma uno dei due burattinai starebbe per abbandonare la scena (o l’avrebbe già abbandonata). Resterebbe dunque in teatro, unico e solo, l’altro burattinaio, e questo manovrerebbe ormai le marionette a suo
piacimento. La levata dell’« embargo »
agli USA, decisa or ora dagli Stati
Arabi, sembra avvalorare questo discorso.
LA FRONDA DEI VESCOVI
■àr «Il clima nella Spagna si sta rapidamente surriscaldando. Gli oppositori, dal partito comunista ai socialisti
e i rivoluzionri del FRAP (Fronte rivoluzionario antifascista e patriottico,
movimento d’estrema sinistra), si rallegrano delle nuove posizioni dei vescovi, di cui una maggioranza si schiera
ormai tra gli avversari del franchismo.
Anche se la gerarchia ecclesiastica non
costituisce un alleato molto sicuro la
FRONDA DEI VESCOVI conferisce
un’ampiezza imprevista al movimento
di resistenza contro il franchismo, movimento che si sta sviluppando ovunque. L’esecuzione capitale di Puig An
Gli obiettori sono tenuti
aiia puntuaiità,
ii ministro no
Il Collettivo Autogestione Popolare di Torino, affiliato al Movimento Nonviolento, comunica che e stata respinta zn data 1” marzo
1974 la domanda di obiezione di coscienza
del suo aderente Ezio Fossato presentata a
termini di legge nel gennaio 1973. 11 secondo
comma dell’art. 3 della legge 15 dicembre
1972 n. 772, sulla regolamentazione dell’obiezione di coscienza, stabilisce : « Il ministro
decide entro sei mesi dalla presentazione della domanda »; questo termine è stato superato
di ben 7 mesi. Nella misura in cui il Ministero
richiede tassativamente, pena la carcerazione,
la rigorosa osservanza dei termini per la presentazione della domanda, è evidente rilliceità
da parte ministeriale del ritardo nella risposta. Il nostro militante richiese il servizio sostitutivo civile per motivi morali-filosofici, respinti dalla commissione senza nemmeno vagliarli o approfondirli tramite un colloquio
con 1 obiettore stesso. Il nostro Movimento si
mobiliterà per fare sancire quantomeno l’osservanza reciproca dei termini stabiliti dalla
legge, dato che i motivi addotti dall’obiettore
sono stati respinti con scarse motivazioni.
Torino, 12 marzo 1974.
Collettivo Autogestione Popolare
(Movimento Nonviolento)
Lega degli Ohbiettori di Coscienza
Seconda sezione, Torino
Corso Principe Oddone, 7
10144 Torino - Tel. 488980
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiim
BELGIO: contro
le speculazioni
farmaceutiche
I II Governo belga ha confermato con un
decreto il blocco dei prezzi dei medicinali e delle specialità farmaceutiche ai livelli del
1972 : poiché le società farmaceutiche hanno
deciso di aumentare i loro listini qualche giorno fa nonostante l’avviso contrario delle autorità, il Governo dimissionario del socialista
Leburton si trova impegnato in un’altra battaglia dei prezzi con gli industriali, dopo quella
con le società petrolifere. La decisione unilaterale delle società farmaceutiche di aumentare del 5% circa i prezzi aveva suscitato vivaci
resistenze negli ambienti politici e sindacali
del Belgio. A qualche giorno dalle elezioni è
questa la seconda prova di forza alla quale ricorre il Governo per impedire che la carenza
dell’esecutivo si accompagni a una più accentuata spinta inflazionistica.
Personalia
Mario Falchi, già laureato in biochimica, ha
conseguito a pieni voti, presso l’Università di
Milano, una seconda laurea, in farmacia, con
una tesi — nuova per l’Italia e la seconda
presentata nel mondo — su questo tema :
« Nuovo metodo di elettroforesi adoperato per
riconoscere anomalie nel plasma soprattutto di
bambini tarati ». Mario Falchi è nipote del
prof. Mario Falchi, insegnante per quasi 50
anni nel liceo-ginnasio del Collegio Valdese di
Torre Pellice.
* * *
A Torre Pellice, Marianna Rivoir Costantino compie in questi giorni il secolo di vita:
alla valida centenaria e a tutta la famiglia
che si stringe attorno a lei in questa storica
occasione, i nostri cordiali e augurali rallegramenti.
lich ha provocato delle manifestazioni nelle strade, pur essendo queste
controllate da un reticolato di reparti
politico-sociali e dalla guardia civile.
Le sospensioni del lavoro si moltiplicano nelle officine, gli scioperi esplodono
nelle università e si prepara già il Primo Maggio ».
„(Conclusione di un articolo diHerve
Chabalier sul « Nouvel Observateur »
deini-17.3.1974).
“ Militante libertario del MIL ( = Movimento Iberico di Liberazione), giustiziato il 2 c.
con la « garrote vii » (sorta estremamente crudele e barbara di strangolamento) nella « prigione modello » di Barcellona.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina ■ Torre Pellice (Torino)