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BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE FELL ICE
DELLE VALLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
WS
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Anno HO - Nam. 19
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TORRE PELUCE - 11 Maggio 1973
Amm.: Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
E allora, perchè lo hanno assassinato?
Il terrorismo, i tentativi di strage, ci
indignano profondamente, da qualsiasi
parte provengano, chiunaue ne sia vittima. Sono episodi atroci che ci obbligano a ricercare a monte le loro cause,
e da riconoscere non solo che viviamo
ili una società violenta, stabilita sulla
violenza, ma che tutto il sistema di
questo mondo ha nella violenza la sua
forza, la sua sostanza.
Non solo si esercita quotidianamente
la violenza, ma ci si vive, ci si prospera su: industrie e commerci fiorenti
che dànno benessere a migliaia di operai «specializzati» sarebbero, messi in
crisi, se gli uomini cessassero di stimarsi nemici, di sbranarsi vivi, d’assassinarsi legalmente o illegalmente. Non
solo, ma tante imprese, tante ditte gloriosamente dedite alla fabbricazione e
allo smercio di « beni di consumo », come potrebbero prosperare senza lo
sradicamento di popolazioni intere che
abbandonano la terra, lo squallore del
paese, la miseria endemica della loro
regione, per offrirsi come schiavi sul
rnercato del lavoro? Durante il tempo
di Pasqua, non ho saputo uscire da questo pensiero: è a loro, agli uomini sui
quali nei modi più diversi s’esercita la
violenza della società “civile", che Gesù
di Nazaret ha parlato; è per loro che
ha accettato la sua ora.
Ho riletto il programma manifestato
da Gesù proprio nel suo paese {Luca
4: 18-19) é l’ho trovato d’uria attualità
straordinaria: il messaggio per i poveri, la liberazione per i prigionieri, la vista per i ciechi, la libertà per gli oppressi. Ed ho riconosciuto che ai poveri noi preferiamo fare un po' d’elemosina suonando la nostra piccola
tromba; ho inteso che dei prigionieri
torturati in Brasile, nel Mozambico,
nel Viet Nam, noi ce ne laviamo le mani con un certo fastidio; ho capito che
la gente di chiesa ha anch’essa paura
crie delle creature aprano gli occhi; ho
3 ep lo t prore ta dell itiaggiqran-,^
Silenziosa dei cristiani che ne ha abbastanza delle lotte di liberazione degli oppressi: e tutta politica sporca, roba che non ci riguarda...
Ed allora fio, riascoltato quel discorso
sovversivo cne Gesù rivolgeva proprio
ai discepoli [Matteo 5: 3-12) ed ho riconosciuto tanta parte della nostra umanità: ancora i poveri, e quelli che sono
in sofferenza, poi gli affamati di giustizia, e quelli della nonviolenza, i pacifi■sti, i braccati dalle polizie, dai commandos e daH'opinione benpensante.
Ed ho riconosciuto che la genìa dei cristiani queste cose le può solo sopportare a un patto: spiritualizzando il crudo realismo dei detti del Signore, travestendo in una sacra rappresentazione
i poveri in untuose beghine, quelli che
piangono in compunti bacchettoni, gli
affamati di giustizia in acutissimi teologi, i mansueti e i misericordiosi in
attivisti del fioretto-opera buona, gli
impegnati per la pace in una compagnia di quieti burocrati, j perseguitati
in anticomunisti...
Eppure, il giorno delle palme c’era il
popolino ad aspettare Gesù, c’era la
gente che aveva inteso la risuonanza
profonda della proclamazione: « Io sono la resurrezione e la vita » (Giovanni 11: 25). Tra quella gente ci siamo
Martin Luther King
siero, ha sulla generalità dei « cristiani » una forza paralizzante: Vodio e la
violenza nutrono i nostri giudizi sulla
società e le sue lotte, i nemici ci sono
necessari come il pane, di prigionieri
abbiamo bisogno per vivere con una
certa sicurezza, e gli oppressi preferiamo credere che non esistano.
Però, una volta smascherato il metodo contorto attraverso il quale cerchiamo di fare di Cristo e del suo messaggio una forza alienante, una modesta droga spirituale, resta sempre un
fatto imponente: Egli detesta la violenza; Egli sconfigge la morte con la
vita, l’odio con l’amore, l’inimicizia con
la fraternità, la guerra con la pace.
Il dramma del credente del nostro
tempo sta qui: capire che con tutte le
sue forze il suo posto è dalla parte di
chi lotta per la giustizia, la liberazione,
la fine dello sfruttamento dell'uomo
sull’uomo; capire che l’unico metodo
che gli consenta di essere membro del
Corpo di Cristo è quello della nonviolenza, della carità.
L’appunto grave, fondamentale, che
gli emarginati, a qualsiasi titolo, fanno
a noi cristiani è questo: voi siete in
sostanza dalla parte di Caino, anche
quando in buona fede dite d’essere dalla nostra parte, perché ai violenti bisogna rispondere con la violenza, e un
cambiamento radicale della situazione
si può ottenere solo con una lotta senza esclusione di colpi. È proprio, così?
E allora, perché l'hanno assassinato,
Gesù di Nazaret? Non si sfugge a un
dilemma: o il gruppo di potere di quel
tempo non ha capito che quell’uomo
poteva essere utilizzato per rafforzare
le proprie posizioni di privilegio, op
pure ha capito fino in fondo la forza
rivoluzionaria della sua persona e del
suo messaggio. La marcia su Gerusalemme, la manifestazione popolare e
l’attacco al santuario nazional-clericale, non lasciavano dubbi. L’uomo di
Nazaret era il più pericoloso dei sovvertitori dell’ordine stabilito.
Oggi, noi non possiamo non credere
la stessa cosa: Egli è l’unico rivoluzionario che l’umanità abbia avuto nella
sua lunga storia. Nella misura in cui
non spiritualizziamo il suo messaggio,
non interiorizziamo morte e resurrezione, noi ritroviamo nella sua corposità, nella sua pienezza, il rivoluzionario autentico che s’impegna a fondo
nei problemi del tempo, dà speranza
alla lotta degli schiavi e degli oppressi,
fa una paura immensa agli sfruttatori
di tutte le risme, a tjitti i livelli. Cristo
ha smascherato il gioco dei « grandi »
del mondo, ci insegna a non combattere solo per la liberazione dalle tirannie
’’nere” ma anche da quelle ’’rosse”, a
non indignarsi scio perché la Grecia e
la Spagna sono oppresse, ma anche
perché la Cecoslovacchia e tutto il corteo di popoli o,oprassi daH’imperialismo russo stanno nella stessa fornace.
In Cristo i negri d’America, gli arabi, i
nostri meridionali lanciati verso il
Nord, sono sfrui lati e oppressi quanto
le popolazioni s. adicate dall’Europa e
trasferite in Sib tia,' come i contadini
vietnamiti ’’libc -.ti” da questi o da
quelli.
No, nel mondo oome è oggi non v’è
posto per un Ci .sto vivo: il suo posto
è sulla croce. Ma Egli è risuscitato, noiza di Caino, Egli è viiia degli uomini, li fa
nostante la violi
vo, parla nella
pensare e decidere. Egli ci ripete senza
sosta che in questa lotta, che è la sua,
abbiamo dalla nostra l’unica speranza
che resta all’umanità. Alla fine vinceremo, con Lui: la morte sarà sconfitta
dalla vita, gli sfruttatori e i manipolatori del potere saranno cancellati,
tutti i popoli, tutti gli uomini, assaporeranno il pane buono della pace di
Dio, della giustizia d’una umanità liberata. Giorno verrà in cui i fabbricanti di armi venderanno i loro pantaloni,
e gli sfruttati non saranno più tali, e i
bambini non impareranno più la violenza, la legge atroce del sopravvivere
negando la vita. Allora sarà il Regno.
È un sogno? un’utopia? Se la pensiamo così, smettiamo di belare: « Padre... venga il Tuo regno». Sarà meglio prendere la tessera di un partito
e darci daffare secondo la sua ideologia, oppure chiuder bene porte e finestre, per goderci in pace il nostro cristianesimo-elisir di lunga vita.
Ritengo invece che, oggi, il dramma
sofferto che la professione di cristiani
ci riserba sia proprio questo: accettare
pienamente, senza riserve, di compartecipare alla sorte di tutti quegli uomini ai quali alludeva chiaramente il Signore, battersi con loro e per loro; e
insieme rifiutare fino in fondo la logica
dei sistemi, di tutti i sistemi, che in
Cristo e nel suo messaggio non hanno
alcun conforto, alcuna giustificazione.
E un dramma, ripeto, e lo soffrono in
particolare le giovani generazioni, che
avvertono come passa un abisso tra il
fine e i mezzi proposti dal Vangelo, ed
amano Cristo fino in fondo, anche negli
altri.
L. Santini
Consultazione in Svezia sulla situazione interconfessionale in Europa
anche noi oppure no? c’è o non c’è que
sto « popolo di Dio » che da due millenni ripete: « Padre... il tuo Regno venga »? non siamo anche noi tra coloro
che hanno udito il programma messianico, l’annunzio delle beatitudini? Non
posso non pensare che il Vangelo ci riporta due particolari: quando Gesù
espose a Nazaret il suo programma rivoluzionario, i compaesani lo stimarono un pazzo pericoloso, e tentarono di
assassinarlo; quando entrò in Gerusalemme, mentre la folla l’acclamava, il
gruppo di potere si coalizzava per tracciare una linea di condotta e fare quello che a Nazaret non era riuscito. I figli di Caino trovano sempre nella violenza la soluzione dei problemi della
umanità. Ma noi siamo dalla loro
parte o da quella di Abele?
Cristo, l’Abele che presiede quella assemblea popolare che noi diciamo
« chiesa », porta coerentemente a compimento il suo programma; non solo
annunzia il Regno ma ne rivendica la
guida; non solo si rivolge a chi della
violenza è bersaglio preferito, ma prende il suo posto tra i bersagliati, accetta
tutte le violenze: lo scherno, l’ingiuria,
là giustizia ingiusta dei potenti, la condanna e l’infamia.
Tutto questo è nel Vangelo, e non
cesserà mai di mettere in crisi chiunque legga quelle pagine non per evadere dalla realtà, ma per capirla e viverla fino in fondo al seguito del suo
Signore. La mansuetudine, la purezza
di cuore di Gesù di Nazaret, e quella
sua predica costante dell’amore per la
vita, per tutte le creature, hanno un
potenziale terrificante. La distruzione
di concetti basilari, sui quali si costruiscono gli schemi del nostro pen
Ha avuto luogo a Bastad (Svezia meridionale) dal lo al 4 maggio scorso il
lOo convegno annuale del « Gruppo di
lavoro evangelico per le questioni confessionali » — un organismo internazionale costituitosi nel 1962 per iniziativa congiunta di tre diverse leghe
evangeliche, una tedesca (VEvangelischer Bund), una olandese (il Protestant Convent) e una svizzera (il Protestantischer Volksbund). Trenta i partecipanti, in rappresentanza di 15 paesi europei. Oltre ai rapporti annuali
sulla situazione interconfessionale nei
singoli paesi, presentati dai rispettivi
delegati, si sono udite tre relazioni di
notevole interesse.
Il prof. E. Persson, luterano, docente di teologia sistematica presso l’Università di Lund, ha riferito sui colloqui teologici ufficiali tra luterani e
cattolici, avvenuti tra il 1967 e il 1971
e conclusi con la stesura del cosiddetto « Rapporto di Malta » pubblicato
nel 1971 col titolo « L’Evangelo e la
Chiesa ». Si tratta di un importante
documento dottrinale in cui si esprime il consenso teologico raggiunto
(tranne che su alcpiji punti in cui le
posizioni divergono) dai 13 teologi —
7 cattolici e 6 luterani — che hanno
partecipato ai colloqui ed hanno sottoscritto il documento. Il quale, pur
intendendo servire l’unità della chiesa, darà luogo a molte discussioni e
certamente dividerà gli animi: già ah
cune voci critiche si sono levate sia
da parte cattolica che da parte luterana. Come molti documenti ecumenici è controverso: ma questa non è,
in sé, una caratteristica negativa.
Il valore del « Rapporto di Malta » è
di riconoscere che i termini tradizionali della controversia tra cattolici e
protestanti sono arretrati sia rispetto
alle posizioni raggiunte dalla recente
teologia ecumenica sia rispetto alle
nuove e gravi responsabilità missionarie che oggi, in misura crescente, accomunano tutte le chiese. Dal 16® secolo in avanti cattolici e protestanti
hanno dato risposte diverse e alternative alla questione della verità dell’Evangelo; oggi nelle diverse chiese cristiane c’è una domanda comune su
che cosa sia propriamente l’Evangelo
per l’uomo del no.stro tempo. La recente conferenza ecumenica di Bangkok sul tema « La salvezza oggi » ha
confermato che il problema è più che
mai aperto e lo è per tutti. Così, mentre in passato stavano in primo piano
le risposte diverse, ora in primo piano troviamo le domande comuni. Si
giungerà, domani, a formulare anche
risposte comuni? Il « Rapporto di Malta » è un primo tentativo in questa direzione.
Sui rapporti tra il Consiglio ecumenico delle Chiese (C.E.C.) e la Chiesa
cattolico-romana ha riferito ampiamente il Dr. K. Raiser, del dipartimento « Fede e Costituzione ». Ufficialmente questi rapporti esistono dal 1965
quando, con la costituzione del « Gruppo misto di lavoro » formato da rappresentanti del C.E.C. e della Chiesa
cattolica, si volle conferire loro un carattere permanente e continuativo.
•Oggi il Gruppo misto è composto da
24 membri.
Un vaccino
contro la lebbra
Il quotidiano svedese Svenska Dagbladet riferisce che un gruppo di ricercatori scandinavi ha realizzato un vaccino contro la lebbra. I
risultati dei loro studi, basati sugli antigeni
provocati da un batterio simile a quello della
lebbra, saranno resi noti l’estate prossima, al
congresso internazionale sulla lebbra in programma a Bergen, in Norvegia.
L’équipe, composta di studiosi svedesi e norvegesi che lavorano per conto dell’Istituto di
ricerca « Armauer Hansen » (lo scopritore del
bacillo della lebbra) di Addis Abeba, è diretta dal medico svedese Goeran Kronvall.
A partire dal 1969 si avanzò a più
riprese l’ipotesi di un eventuale ingresso della Chiesa cattolica nel Consi"
glio ecumenico: questo progetto, a
lungo dibattito sia a Roma che a Ginevra, è stato ora accantonato, forse per
sempre. La risposta negativa è venuta
dalla Chiesa cattolica, che ovviamente
era la prima a doversi pronunciare. La
decisione è stata di non chiedere di
entrare a far parte del C.E.C. Il senso
e la portata di questa decisione, che
non pare destinata a essere modificata
nel prossimo futuro, possono essere
valutati in maniera diversa: c’è chi la
considera ecumenicamente positiva
(cioè utile alla causa ecumenica nel
suo insieme, il cui cammino avrebbe
potuto essere ritardato o inceppato
dalla presenza della Chiesa cattolica
nel C.E.C.) mentre altri la considerano
ecumenicamente ambigua o negativa
(nella misura in cui sembra implicare
il rifiuto di porsi realmente sullo stesso piano delle altre chiese e di camminare veramente insieme con loro c
non solo accanto a loro).
Svanita Tipotesi dell’ingresso della
Chiesa cattolica nel C.E.C., il lavoro
ecumenico continua anche con la Chiesa cattolica. Importanza crescente avranno, come strumenti di incontro,
confronto e cooperazione interconfessionale, i Consigli Ecumenici Nazionali: già ne esistono in Germania, Inghilterra, USA, e altrove. La loro costituzione si spiega, tra l’altro, col fatto che oggi, con la crescente autonomia delle chiese nazionali (anche cattoliche) e la Conseguente sempre mag
giore differenziazione di posizioni (anche alTinterno dello stesso cattolicesimo), è sempre più difficile avere una
chiesa (anche cattolica) centralizzata.
Analogamente il Consiglio ecumenico
•delle Chiese si propone di essere non
già il punto di convergenza e confluenza — quasi la mèta istituzionale —
del movimento ecumenico ma piuttosto lo strumento della sua azione e
irradiazione. L’unità ecumenica, insomma, è da cercare altrove che nella
centralizzazione del movimento. L’ecumenismo si costruisce localmente o
non si costruisce affatto: nessun progresso ecumenico è reale finché non
diventa fatto locale. Ecco perché nel
prossimo futuro i Consigli Ecumenici
Nazionali sono destinati ad acquistare
un peso sempre mapiore e a svolgere
un ruolo sempre più importante nel
quadro generale del movimento ecumenico. Si può pensare che un giorno
avremo anche in Italia un Consiglio
Ecumenico Nazionale? Chi vorrà prendere l’iniziativa di promuovere la creazione di questo organismo? Certo, al
momento attuale, una simile eventualità appare ancora molto remota.
La tendenza, ora accennata, a insistere sul lavoro locale non deve andare a scapito della dimensione universale del cristianesimo e della Chiesa,
che resta fondamentale ma che in avvenire dovrebbe esprimersi e concretarsi non più in strutture centralizzate
di tipo confessionale o interconfessionale ma attraverso un concilio veramente ecumenico che si spera di poter convocare in un futuro più o meno lontano. Questo concilio veramente
ecumenico (il Vaticano 2« è stato un
concilio cattolico, non un concilio ecumenico) non sarà ovviamente il Vaticano 3» ma, semmai, il 2® concilio di
Gerusalemme...
« La Chiesa cattolica in Svezia come chiesa di immigrati » è stato il tePaolo Ricca
(continua a pag. 2)
La rubrica televisiva c< Protestantesimo »
ricorda, questa settimana, Martin Lutber
King, cbe cinque anni fa cadeva assassinato
a Mempbis, nel Tennessee.
Cinque anni, e pare già un tempo cosi
lungo. Anche per la lotta ’’nera” per i diritti
civili, nell’ambito stesso della riflessione e
dell’azione cristiana : proprio in questi giorni
esce, pubblicato dalla Claudiana, la prima
traduzione italiana di un esponente della
« Black Tbeology », che certamente noji costituisce un prolungamento della linea di
M. L. King.
Quando mori. Paolo Ricca aveva scritto su
queste colonne : « Si narra che quando, agli
albori della Riforma, si sparse in Germania
la voce (infondata) che Lutero era stato ucciso da sicari dell’imperatore Carlo V, il pittore A. Dürer disse : ”Ed ora che Lutero è
morto, ehi ci predicherà l’Evangelo?” La stessa domanda ci poniamo apprendendo che M.
L. King è stato barbaramente assassinato :
”Ed ora che Martin Luther King è morto, chi
ci predicherà l’Evangelo riguardo al problema razziale?” Questa domanda diventa preghiera : che Dio, nella sua bontà, susciti un
altro profeta come M. L. King, un altro predicatore e testimone dell’Evangelo che ci indichi la via che egli, per tanti anni, ha saputo indicarci ».
È sorto, questo profeta? Fra gli esponenti
della Black Theology? Fra i promotori del
Programma di lotta antirazzista del CEC?
Il
costo del
progresso
Il costo del progresso è il titolo di
una conferenza che ha riunito per una
settimana al Centro Ecumenico di Bosséy una sessantina di professori universitari di tutto il mondo. Cera anche
un- Coreano, uno della.UtJtam-.Qt4t4àa,
due Australiani. '
Il problema da esaminare era quello
del prezzo che paghiamo per il progresso, in termini ecologici, sociali ed
economici.
Ma ben presto, a gran dispetto degli
Anglosassoni, il discorso è passato al
significato stesso di progresso. André
Biéler ha presentato il suo ultimo libro « Le développement fou », Marc
Faessler ha parlato della struttura significante del linguaggio e il sottoscritto delle origini e dello spirito della
tecnologia.
Gli Anglosassoni dicevo, non hanno
molto gradito queste « divagazioni filosofiche »; in fondo, anche per la loro
attività abituale (biologi, ecologi, chimici) erano fermamente convinti della
bontà intrinseca, e quindi del significato progressista, della tecnologia. Il probliema era per loro quello di evitarne
le conseguenze negative.
Invece per gli Europei in generale, il
problema era quello della ambiguità
sostanziale della tecnologica, liberatrice e alienante al tempo stesso; abbiamo avuto l’imprevisto appoggio dei cosiddetti « primitivi », che pare si siano
accorti a tempo di cosa significa, in
bene e in male, l'invasione tecnologica.
Anche se questa divergenza di fondo
ha un po’ complicato le cose, si è giunti, in particolare nei gruppi di lavoro,
a conclusioni abbastanza interessanti.
Evidentemente non si trattava di trovare soluzioni miracolistiche, ma valeva la pena, a mio avviso, di riflettere
insieme su quello che è assai più di
certe beghe ideologiche, il problema di
fondo del nostro tempo.
L’ideologia è però venuta fuori ugualmente quando si è passati a parlar degli uomini che dovrebbero applicare i
controlli rivendicati da tutti. E allora
la discussione si è arrestata al consueto limite: chi eleggerà, chi controllerà
i controllori? E quale codice etico applicheranno? Allora anche gli Anglosassoni hanno dovuto riconoscere che si
trattava di un problema che superava
le dimensioni del cosidetto umanesimo,
sia di marca occidentale che orientale,
e che attingeva, più che all’uomo, a
ciò che lo supera. Pierluigi Jalla
^utti i tuoi, Signore, erano talmente sviati, che non soltanto non erano in
grado di ascoltare ciò che veniva loro comandato, ma sembrava perfino
che avessero dimenticato il loro capitano e la battaglia e il giuramento che
avevano fatto. Ed io, per trarli da un tale errore non ho messo al vento una
bandiera straniera, ma quel tuo nobile stendardo, che ci è necessario seguire,
se vogliamo essere arruolati fra i membri del tuo popolo... Non vi è altro legame dell'unione ecclesiastica: se non che Cristo nostro Signore ci tragga da
questa dissipazione nella società del suo corpo: affinché in tal modo con la
sua sola parola e col suo Spirito siamo uniti in un solo cuore e in un solo
pensiero.
JEAN CALVIN
Epìtre à Jacques Sadolet Cardinal
De Strasbourg, le premier ¡our de septembre 1539.
2
pag. 2
N. 19 — 11 maggio 1973
Che ytìolt dire fare l'esegesi di un testo biblico?
i 1‘ I 11 lii , .hhi) l' tj-xh ) i
La purificazione dei Tempio (Il
LE PARABOLE
DEL RBINO
INCOGNITO
Matteo 21: 12-13 (14)
Marco 11: 15-18a
Luca 19: 45-46
Giovanni 2: 13-17 (22)
Un elemento fondamentale per l’interpretazione di un testo biblico è l’esame del suo contesto, cioè di quel che
precede e segue il testo in esame. L’inserimento di un episodio o di un insegnamento in un determinato contesto può risalire alle fonti di cui disponeva l’autore o può essere opera
sua. In tutti e due i casi lo studio del
contesto può offrire elementi interessanti per l’interpretazione.
Affrontando lo studio dell’episodio in
cui Gesù scaccia i mercanti dal tempio, cominceremo quindi col prendere
in esame il contesto che l’episodio ha
in ciascuno dei vangeli.
Ë noto che i Sinottici (Matteo, Marco e Luca) pongono l’episodio all’inizio
del periodo trascorso da Gesù a Gerusalemine prima della sua morte. Giovanni invece lo mette all’inizio dell’attività pubblica di Gesù. Questa divergenza è comprensibile se si pensa che,
nel mettere insieme le tradizioni evangeliche, i sinottici le hanno organizzate
secondo un piano dell’attività di Gesù
che dopo un periodo vissuto in Galilea si sposta verso la Giudea e Gerusalemme, luogo della passione e
della risurrezione. Un episodio accaduto nel tempio di Gerusalemme non
poteva essere raccontato fuori di quest’ultima fase dell’attività di Gesù. Giovanni concepisce lo svolgimento dell’attività di Gesù in modo diverso: descrive la sua presenza in Giudea e a Gerusalemine in diverse occasioni prima
deH’ultimo, fatale soggiorno della passione. L’episodio della cacciata dei
mercanti del tempio poteva dunque venire collocato in una qualsiasi delle
parti del quarto vangelo che si svolgono a Gerusalemme. Anzi, il fatto che
Giovanni abbia ritenuto di collocarla
all’inizio dell’attività di Gesù permette
di pensare che l’episodio non era àncora collegato indissolubilmente, nella
tradizione, con gli ultimi giorni di Gesù — oppure che Giovanni ha avuto
validi motivi per separare i due temi.
Questa diversa collocazione in Giovanni e nei Sinottici è il fatto più appariscente a una prima lettura. Ma anche ognuno dei Sinottici, pur essendo
obbligato a porre l’episodio del tempio
nella settimana della passione o immediatamente prima, lo ha collocato in
una posizione leggermente diversa per
quanto riguarda il contesto immediato.
Nel quarto vangelo, la purificazione
del tempio (Giov. 2: 13) segue l’episodio delle nozze di Cana. L’acqua mutata in vino da Gesù è definito dall’évangelista « il primo dei suoi miracoli »
(o, come dice più esattamente il testo
greco, « il primo dei suoi segni »). Subito dopo viene l’episodio del tempio.
Quindi nel v. 23 leggiamo che « mentre
egli era a Gerusalemme, alla festa di
pasqua, molti credettero nel suo nome, vedendo i miracoli (segni) che egli
faceva». E quattro versetti più avanti,
iri 3: 2, Nicodemo dichiara che l’opinione pubblica vede in Gesù « un dottore venuto da Dio » perché « nessuno
può fare questi miracoli (segni) se Dio
non è con lui ». Si direbbe che anche la
cacciata dei mercanti dal tempio sia
considerata come un segno che convince il popolo dell’autorità sovrannatu
rale di Gesù. Infatti, l’episodio non è
seguito né da tentativi di Gesù per occultarsi, né tantomeno da un intervento delle autorità per arrestarlo e processarlo. È quasi una epifania, una manifestazione di insediamento del Cristo nella swa attività pubblica.
Se da Giovanni passiamo a Marco,
il contesto dell’episodio gli conferisce
un carattere molto più drammatico. La
scena è inserita fra le due parti dell'episodio della maledizione del fico:
fra il fatto (Me. 11: 12-14) e il suo commento (Me. 11: 20 sgg.). Inserire un
episodio o un insegnamento fra le due
metà di un altro è un modo di comporre tipico del vangelo di Marco. Il
suo scopo, nel far questo, è probabilmente di attirare l’attenzione dei lettori sull’intimo legame che l’evangelista vede fra i due episodi così incastonati l’uno nell’altro (efr 3: 20-35 o
5: 21-43). Che senso ha dunque il legame così stretto fra la maledizione del
fico e la purificazione del tempio? Probabilmente Marco vede nella maledizione del fico e nel suo effetto impressionante una specie di azione profetica
che preannunzia la distruzione del tempio e rende significativa l’espulsione
dei mercanti.
Nel vangelo di Matteo l’espulsione
dei mercanti dal tempio è narrata subito dopo l’entrata trionfale di Gesù a
Gerusalemme, e la maledizione del fico
viene dopo (cfr. 21: 12 « e la mattina
L’uomo di terza categoria pensa
come la maggioranza.
L’uomo di seconda categoria pensa come la minoranza.
L’uomo di prima categoria pensa.
tornando in città... » da Betania, dove
aveva passato la notte dopo l’episodio
del tempio). Intimamente connessa con
la cacciata dei mercanti è la notizia di
molte guarigioni compiute da Gesù (ancora nel tempio probabilmente), del
giubilo dei fanciulli osannanti (nel tempio) e del risentimento dei sacerdoti e
degli scribi, a seguito del quale Gesù
SI ritira a Betania (Mt. 21: 14-17).
Nel vangelo di Luca come in quello
di Matteo, l’episodio del tempio segue
immediatamente quello deH’ingresso in
Gerusalemme. Dopo viene, anche qui,
il risentimento dei sacerdoti e degli
scribi — ma non per i miracoli come
in Matteo, bensì per l’insegnamento di
Gesù: « Egli ogni giorno insegnava nel
Tempio» (19: 47a, cfr. 20: 1 e 21: 37;
anche gli insegnamenti sugli ultimi
tempi, 21: 5-36 sembrano pronunziati
nel tempio mentre in Marco 13: 3-37
sono pronunziati « sul monte degli Ulivi dirimpetto al tempio », vers. 3), « E
tutto il popolo, ascoltandolo, pendeva
dalle sue labbra » (Le. 19: 48b).
Riassumendo questa carrellata sui
« contesti » deirepisodio dei mercanti,
PJ?®®i^tno dire che i Sinottici danno
all episodio del tempio una interpretazione che ha sfumature diverse secondo gli accostamenti che stabiliscono
nei loro scritti: Marco gli dà un accento più drammatico, come di condanna dell’istituzione del tempio; Matteo e Luca un accento più cristologico,
come manifestazione messianica in
continuazione deH’ingresso trionfale di
Gesù a Gerusalemme, collegandolo rispettivamente con l’autorità di Gesù di
compiere miracoli (Matteo) o di insegnare nel nome di Dio (Luca). Dovremo in un prossimo articolo esaminare
da vicino il testo dei quattro racconti,
tenendo presenti le osservazioni fatte
sul contesto.
La settimana scorsa ci siamo soffermati sulla realtà e suli attualità del regno di Dio che le Scritture ci annunziano. Vediamo adesso di tentare di comprendere come questo Regno sia
ratto e come agisca. Anzitutto, come si afferma e si concreta. Esso « non viene in modo da attirar gli sguardi » (Le. 17: 20), cioè,
per ora, non si rnanifesta con opere appariscenti e rumorose, come quelle che piacciono agli uomini. Il Regno si estende e si
consolida in mezzo agli uomini (Le. 17; 21) in modo misterioso
ma non per questo meno vero, come fa il lievito (Matt. 13- 33)
« che una donna prende e mescola in tre staia di farina, finché
la pasta sia tutta lievitata ». Nello stadio attuale il Regno non si
può dire dove sia, ma se ne avverte la presenza nella vita degli
uomini, per poco che uno si conceda la gioia di assaggiare il nutrimento che lo contiene, cioè la parola di Dio.
Inoltre, il regno di Dio «è annunziato ai poveri» (Matt IL 5)
come cosa che loro appartiene (Ciac. 2: 5). I poveri sono naturalmente quelli che non sono soddisfatti di questo mondo che
ne usano « come se non ne usassero, perché la figura di questo
mondo passa » (1 Cor. 7: 31); sono quelli che, anche se non mancanti di quello che occorre per la vita di tutti i giorni, sentono
protondamente nel loro spirito un’insoddisfazione, una mancanza di CIO che è essenziale, che li spinge alla disperazione e al suicidio se non giunge loro in tempo il messaggio della salvezza,
cioè appunto, 1 annunzio del Regno. Allora vi si gettano sopra
con violenza, e se ne impadroniscono (Matt. 11: 12), diventando
COSI veramente ricchi.
Lino De Nicola
Ganolicì e profestanti; il confronto continnn
Bruno Corsani
(segue da pag. 1)
ma di una terza relazione svolta dal
benedettino p. Rask. La grande maggioranza dei cattolici svedesi (il loro
totale oggi oscilla tra i 60.000 e i 90.000)
è costituita da immigrati affluiti da vari paesi tradizionalmente cattolici, tra
cui l’Italia. Ma vi è anche un nucleo
di cattolici svedesi, che ha avuto un
certo incremento negli anni tra il 1950
e il 1960 per una serie di conversioni
al cattolicesimo avvenute specialmente negli ambienti intellettuali. Col
Viviamo la fine dell’era cristiana?
Personalia
Nel tempio del Ciabas (Angrogna)
SI sono sposati Ilda Pons e Sergio
Sciolta, della nostra comunità torinese. Il nostro augurio fraterno per la
loro vita comune.
A Pinerolo si sono sposati Lucilla
Cotsson e Luciano Rivoira: anche a
questi giovani, impegnati insieme nella vita della chiesa, il nostro augurio
fraterno.
A Roma è nato il piccolo Davide,
primogenito di Roberta e Marco Rostan. Ci rallegriamo vivamente con
tutta la famiglia, con l’augurio migliore.
Un quotidiano pubblicava recentemente un articolo dal titolo provocante: « Viviamo la fine dell’era cristiana? » Il cristianesimo avrebbe fatto il
suo tempo, dopo due millenni — il che
già non è poco? Ora starebbe per
scomparire, non solo per effetto delle
■critiche di cui è oggetto, specie da due
secoli a questa parte, né a causa dell’indifferenza crescente delle masse, ma
a caup delle sue debolezze: i suoi conflitti interni, le sue deviazioni, la sua
mancanza d’appetito per l’essenziale.
Sarebbe diventato una specie di mito,
del quale l’uomo moderno potrebbe
tranquillamente fare a meno.
È proprio questa la nostra situazione? Per tentare di rispondere e di tracciare una diagnosi equa, è bene che
cominciamo a intenderci sul senso dell’espressione « l’era cristiana ». Se con
essa si designa un periodo della storia
durante il quale la gente di chiesa si è
sforzata con tutti mezzi, compreso il
braccio secolare, cioè la violenza, di imporre la loro fede, anche deformandola
per farla accettare più facilmente —
allora è possibile che ci troviamo alla
fine di questo periodo di dominazione.
L’edificio appare infatti minacciato
da ogni parte. Le chiese si vuotano. Le
vocazioni diminuiscono. La teologia
classica è contestata. Molti le preferiscono azioni politiche e sociali e teorie
assai lontane dall’Evangelo. Sotto questo aspetto, bisogna probabilmente
dare ragione ai più pessimisti: siamo
forse entrati in un nuovo periodo, che
riserverà al cristianesimo autentico un
ruolo dimesso.
Ma « l’era cristiana » può voler dire
tutt’altra cosa: non più il regno della
Chiesa, ma il regno di Cristo stesso.
Egli è risuscitato e da quel momento
regna a fianco del Padre sulla storia
degli uomini. In tal caso l’era cristiana
è cominciata a Pasqua, e poiché il Cristo da quel momento è vivente, il suo
regno è saldamente costituito e non
può in alcun modo finire. Tutte le forze distruttrici si sonò già scatenate
NOVITÀ’
I ciau
I dia
Y na
JAMES H. CONE
TEOLOGIA NERA DELLA LIBERAZIONE
E BLACK POWER
traduzione di Bruno e Mirella Coreani
introduzione di Franco Giampiccoli
pp. 224, L. 2.500
L’America negra dopo Martin Luther King.
Il pensiero del rnaggior esponente della Black Theology che svolge oggi
lotta per l’emancipazione dei negri d’America.
Gesù Cristo e 1 oppresso: la chiesa deve identificarsi con i «neri» cioè
con gh oppressi e gli sfruttati di ogni società.
” provocante e aggressivo come il simbolo del Black
Dio non è morto, è nero!
EDITRICE CLAUDIANA
Via Principe Tommaso, 1 — 101125 TORINO — c. c. p. 2/21641.
contro di lui sulla Croce, ed è stato un
perfetto fallimento. In questa prospettiva il fallimento non è dalla parte del1 era cristiana, ma dei suoi avversari.
Malgrado le apparenze, la risurrezione
ne è la prova.
Ci troviamo quifidi' di fronte a due
visioni del tutto contradittorie: il regno della Chiesa può sfasciarsi, mentre il regno di Cristo è già al di là di
ogni rninaccia. Apparentemente la cristianità è malata; in realtà il Cristo è
onnipotente. Il prestigio del cristianesimo è fortemente intaccato eppure il
Cristo crocifisso, che ha attirato su di
sé tutte le potenze della notte, le ha
vinte, risuscitando il terzo giorno. Due
visioni totalmente opposte: la fede
contro l’evidenza. Qual’è, infine, la realtà? In ciò che vediamo o nel mistero
dell’opera vittoriosa di Dio? Il cristiano deve necessariamente passare da un
registro all’altro.
La cosa più straordinaria, in questa
constatazione, sta nel fatto che probabilmente è necessario che l’evidenza
perda la sua forza, per permetterci di
accedere di nuovo al mistero. Voglio
dire che la crisi della Chiesa e la debolezza dei cristiani sono forse utili per
costringerci a riporre veramente la nostra fiducia in Cristo soltanto, anziché,
in qualsiasi misura, nelle nostre organizzazioni ecclesiastiche, nelle nostre
ideologie, nella nostra pietà o nel nostro spirito critico.
L’immenso interesse dell’epoca in cui
viviamo, potrebbe consistere in questa
contraddizione di fondo: le Chiese vacillano, la loro potenza umana e religiosa si sfalda, affinché possiamo giungere a credere unicamente alla novità
di Pasqua, al trionfo della vita in Cristro, per noi, Pasqua, infatti, è la novità assoluta, l’opera che Dio solo
compie, facendo scaturire la vita dalla
più profonda maledizione. Nel momento in cui tutto sembra proprio distrutto, schiacciato, annientato, la verità
s’impone contro la menzogna, la vita
contro la morte, la speranza contro la
desolazione apparentemente definitiva
del Venerdì santo.
Ma se le cose stanno così che significa questo nuovo inizio di Pasqua che,
lo ripeto, non è la fine dell’era cristiana bensì il suo principio e la sua permanenza? Tre cose, soprattutto.
L’uomo che a Pasqua risuscita non
trionfa soltanto della morte fi.sica, del
trapasso, ma della morte metafisica di
cui parlava recentemente André Malraux, cioè del nulla, di questa formidabile forza che corrompe, distrugge, annienta ogni vita terrestre e che ha rischiato di strappare il Figlio al Padre.
La resurrezione di Cristo significa la
fine dell’era della morte, la fine della
perfida autonomia dell’uomo rivoltato
e solitario.
In secondo luogo Pasqua fornisce
una definizione di Gesù di Nazaret. Chi
mai poteva vincere il nulla, se non Dio
stesso? Chi aveva il potere di creare
un uomo nuovo, se non Dio soltanto?
Pasqua rappresenta dunque la riparazione del disordine umano compiuta
da Dio, il quale interviene personalmente per sostituirvi l’uomo nuovo, riconciliato con lui e con il prossimo. Ditemi voi dove trovate, nelle varie filosofie, nelle religioni, nelle politiche un
uomo veramente nuovo, restituito alla
sua rettitudine!
Pasqua inaugura infine il ministero
attuale di Cristo — si, il suo regno. Il
risorto non si riposa a braccia incrociate presso il Padre: agisce nelle nostre vite e nella storia. Basta ricordare
come si è impadronito dell’apostolo
Paolo, per convincersi che egli dirige
personalmente la sua offensiva nel bel
mezzo della nostra angosciosa confusione.
Ecco perché Pasqua è la festa cristiana per eccellenza. Le Chiese sembrano forse ’’perdere colpi”, ma Cristo
è in piena attività. I cristiani danno
forse Timpressione di camminare nella
notte e di perdersi in chiacchiere sterili, ma Cristo, lui, parla e agisce. Tiene la barra, misteriosamente, ma non
preoccupiamoci troppo per lui. Sarebbe più intelligente da parte nostra tenere un po’ più d’occhio ciò che diciamo e facciamo, anziché lagnarci delr apparente inefficienza della sua
azione.
Risulta infatti che là dove egli agisce,
piccoli gruppi sorgono: piccoli, nascosti, eppure di una solidità a tutta prova. E questo lievito è senza dubbio più
utile dei grandi apparati amministrativi. La forza di queste comunità dipende da una cosa sola: dalla rettitudine, dalla fede e dall’obbedienza di
ognuno dei loro membri. Per questo occorre che questi cristiani pratichino
un atteggiamento esigente nei confronti di loro stessi e degli altri.
Devono fare teologia, poiché la teologia altro non è se non il controllo della loro fede e della loro obbedienza sul
criterio dell’Evangelo rivelato. I pigri
si accontentano di un po’ di sentimenti
e di morale. Il testimone ha bisogno di
altro: di quella verità, appunto, che
non viene da lui bensì dalla rivelazione, che occorre quindi ascoltare e anche studiare.
Il vero problema di Pasqua, quindi,
non è sapere se la Chiesa progredisce
o regredisce, ma è la domanda posta
da Gesù stesso: « Quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra? » (Luca 18: 8). Non grandi assemblee di cristiani superficiali e mediocri,
ma alcuni testimoni solidi, provati, coraggiosi. Dopo tutto, il Cristo risorto
non è apparso che a poche persone e
con questo pugno di uomini e di donne
ha invaso il mondo intero.
Seguendo il suo esempio, le Chiese
non dovrebbero aver più cura dei nochi
testimoni autentici che Dio manda loro? In questo caso l’era cristiana non
sarà certamente in pericolo, perché ne
sarà egli stesso il guardiano e la guida
capace e dinamica.
Jacoues de Senarclens
Concibo le conversioni al cattolicesimo sono praticamente finite. Ho chiesto a un pastore luterano come interpretava questo fenomeno. Mi ha risposto: . * Coloro che negli anni tra il
1959 e il ’60 si convertivano al cattolicesimo cercavano delle sicurezze, delle garanzie, la verità. Il cattolicesimo
si presentava allora sicuro di sé, sicuro di possedere la verità e di poterla
comunicare infallibilmente. Con il
Concilio il cattolicesimo è diventato
più critico e più auto-critico; ha perso un certo numero di sicurezze giuridiche; anche il suo discorso dogmatico s è fatto più sfumato e complesso,
meno perentorio e assiomatico. Insomma il cattolicesimo, diventato più autocritico, non si identifica più con la
verità e quindi non offre più quel
senso di sicurezza ricercato da coloro
che non si sentono sicuri in Cristo ».
Una spiegazione interessante e degna
di attenta considerazione.
Infine vi sono stati i rapporti sulla
situazione interconfessionale nei singoli paesi. Ne è risultato un quadro
assai differenziato sia per quanto concerne il protestantesimo sia per quanto concerne il cattolicesimo. Oggi ancora si deve parlare dei molti volti
del cattolicesimo (e anche dei molti
volti del protestantesimo). Vi ritorneremo in un prossimo articolo.
P. R.
La fede
nel secondo mondo
Un centro svizzero raccoglie e
diffonde documentazione sulla
condizione dei credenti nei
paesi comunisti
Quello che precede è il testo della conversazione radiofonica tenuta il giorno di Pasqua
1971 alla Radio romando dal teologo riformato ginevrino Jacques de Senarclens, scomparso poco dopo. Lo abbiamo tratto dalla raccolta
dei suoi scritti, Dieu avec nous, pubblicata
alcuni mesi fa dall’editore ginevrino Labor et
Fides e da noi già presentata qui. Il problema, con cui si conclude quel messaggio e che
lo lascia aperto, è il discernimento dei veri
testimoni: li identifichiamo tutti nelle stesse
persone? in base a quale criterio?
tei.
Zurigo (epd) — Il Centro d’indagine
e d’iniormazione « Fede nel Secondo
mondo » piogramma la pubblicazione,
otto volte all’anno, di un « Servizio di
documentazione », che sarà accompagnato da quattro quaderni che usciranno Irime.stralmente. Come indica il
nome («Materialdienst») verrà offerto del ’materiale’, cioè raccolte di fonti, di testi, di predicazioni, di preghiere etc. Solo in casi eccezionali i testi
saraniyj accompagnati da commenti.
I testi, che spesso dovranno essere
messi a confronto fra loro, parleranno da soli.
Perché è lanciato questo « Servizio
di documentazione »? Fino avanti negli anni ’50 era assai diffìcile avere informazione sui credenti nei paesi cornunisti. Coll’inizio del settimo decennio del secolo si è fortemente accresciuta l’informazione proveniente dall’Unione sovietica, attraverso lettere e
documenti trasmessi da cristiani oppressi. Fin dal 1965 si è sviluppato il
« sannzdat », un sistema sorto spontaneamente per trascrivere e diffondere
manoscritti, evitando di sottostare alla censura. Siccome i resoconti spesso
s' contraddicono, più d’uno si è chiesto come stiano realmente le cose a
proposito della professione di fede
cristiana nei paesi comunisti. Il problema è stalo posto anche recentemente in varie occasioni e a vari livelli — da riunioni, a sinodi, in sede
di Federazione protestante svizzera —,
ma no.i sempre poter avere a tutt’oggi una risposta chiara e univoca. Il
« Servizio di documentazione » intende off''ire un contributo in proposito.
Esso può essere richiesto, in abbonamento, a: Forschungs-und Informationsstelle « Glaube in der 2. Welt »,
8700 Kùssnacht/ZH (Svizzera).
Alla redazione di questo numero hanno
collaborato Archimede Bertolino, Franco
Davite, Riccardo Gay, Arnaldo Genre,
Enrico Geymet, Samuele Giambarresi,
Roberto Peyrot, Edina Ribet, Laura Tomassone Gelso, Giorgio Tourn, Elsa e
Speranza Tron.
3
11 maggio 1973 — N. 19
'ag. 3
LEGGE ED EVANGELO
nell'attuale rinnovamento del pensiero cattolico
L’accostamento dei termini « legge »
ed « E l'angelo » è abituale anche nell'ambito delle chiese della riforma, ma
per lo più esso enuncia un rapporto
tra concetti diversi da quelli su cui
attualmente punta il pensiero e la coscienza dei cattolici. Con tale accostarnento infatti o si vuole esprimere il
distacco tra antico e nuovo Patto, o
si intende indicare la contrapposizione tra la norma che ci fa conoscere il
peccato e la grazia che ne redime. E
forse qui va ricercata la ragione interiore ])er CUI i termini « legge » e « diritto » non hanno goduto di grande
lortuna nelle consuetudini di vita ecclesiastica negli ambienti riformati.
Diversamente in seno al cattolicesi
mo romano un tale accostamento è
valso d’ordinario ad esprimere i rapporti correnti tra le espressioni giuridiche del magistero ecclesiastico ed il
portato della rivelazione divina; tant’è
che anche le norme di diritto divino
vengono canonicamente riconosciute
per tali per via della loro dichiarazione giuridica da parte del magistero
gerarchico. Ed in nude si potrebbe
rinvenire qui il fondamento ultimo di
quel giuridicismo così tipico, tradizionalmente impresso a tutte le strutture
del cattolicesimo romano.
Il giuridicismo entra in crisi
nella coscienza cattolica
Ë noto a tutti che una delle conseguenze più nette insorte dal Vaticano II è stata appunto quella di porre
in crisi nella coscienza cattolica tale
giuridicismo; mentre con il progetto
di una « lex ecclesiae fundamentalis »
è stata intrappresa da parte della curia romana una delle maggiori operazio di ricupero nei confronti dell’apporto e del rinnovamento conciliare.
Di qui quella tensione particolare di
pensiero e quell’apporto di critica che
va sviluppandosi in seno al cattolicesimo c di cui è vivacissima espressione l’interessante volume « Legge e
Vangelo, discussione su una légge fondamentale per la chiesa », pubblicato
a cura dell’Istituto per le scienze religiose di Bologna ^
L’accentuata maturazione di questo
processo di revisione dei rapporti correnti tra l'ordinamento interno della
Chiesa ed il dato della fede dei credenti secondo la Rivelazione, che si
esprime in rinnovati termini di tensione tra legge ed Evangelo, costituisce oggidì uno degli aspetti più seri
ed interessanti dell’attenta riflessione
teologica e giuridica sul fatto chiesa,
che anima qualificati esponenti del
rinnovamento cattolico. La lettura del
ponderoso volume, ricco di ben tredici contributi di studio e di ampie appendici documentarie, convince sulla
portata della dinamica in atto in campo cattolico e sulla validità dello sforzo condotto da così elevata schiera di
studiosi in opposizione al tentativo
curiale di bloccare con una legge fondamentale a carattere costituzionale
per l’oggi ed il domani la formulazione dell’autentica natura della chiesa.
Non c'é altra norma obbligante
che l'Evangelo di Gesù Cristo
Invero per via di quella tensione che
in termini di estrema chiarezza è sempre stata avvertita e vissuta nelle
chiese della riforma, tra legge e Evangelo, il tenia dell’ordinamento ecclesiastico non ha mai dato luogo a problemi di prevalenza giuridica sul portato della fede e della rivelazione. Basta riflettere con la dovuta attenzione
sul come si presentano alla visione
credente le norme dell’ordinamento
interno e si rileva subito che non esiste altra legge nel senso pregnante di
norma obbligante data per la vita ecclesiastica all’infuori dell’Evangelo di
Gesù Cristo. Questo valore sopraordinato deH’Evàhgelo, solo determinante
nei confronti di ogni disposizione dettata dagli organi ecclesiastici per il
buon andamento della vita dei credenti, non 3 espresso in termini di giuridicismo, ma quale supremazia della
grazia che sola può imporsi alle coscienze dei credenti.
Per dare solo un esempio, ma dei
più precisi, basta considerare il preambolo della Disciplina generale delle
chiese valdesi, nel quale, a somiglianza di Guanto fu detto in precedenti
circostanze, è precisato: « promulgan« do questa disciplina, il Sinodo sente
« il bisogno e si fa un dovere di di<' chiarare che, ben lungi dal preten« dere ad un’infallibilità, o ad un’au« torità che appartiene alla sola Paro« la di Dio, queste discipline, al pari
'! delle antiche ’’Ordonnances ecclésias« tiques", sono imperfette e fallibili,
« come ogni opera umana; e che esse
« non potrebbero impegnare le co« scienze dei credenti se non nella mi« sura in cui sono conformi alla lette« ra od in armonia con lo spirito del« la Rivelazione. Se è dunque necessa- « rio che le discipline debbano esser
« sempre attentamente ripensate nel« l’intento di renderle coerenti alla
« Parola del Signore secondo che lo
«Spirito detta alle chiese, tuttavia es« se impongono obblighi e stabilisco< no limiti per i credenti che vi si at« tengono nell’interesse comune, per« ché nella carità reciproca si manife« sti per tutti la sola signoria di Cristo ». Appare chiaro quale sia la tensione in atto nel rapporto tra ordinamento e Parola di Dio, per cui il diritto nella chiesa non può che essere
un diritto confessante, come per l’appunto ricorda E. Wolf.
Nella chiesa non vi può essere che
una sola legge, fondamento di tutto il
suo essere, cioè Cristo stesso; ogni apporto giuridico promosso dai credenti per giustifìcatissime esigenze di decoro e di ordine nello spirito di 1 Cor.
14: 40, non può avere che valore di
mero regolamento esecutivo; e tali
enunciati giuridici non possono che
essere espressione provvisoria inerente al funzionamento degli organi, alla
regolazione dei rapporti ed alla certificazione degli atti che si svolgono nella vita ecclesiastica, ma di per loro
stessi inidonei ad esprimere i caratteri propri o la natura della chiesa di
Cristo.
Liberi da irrigidimenti legalistici
e da ogni secolarizzazione derivante
da volute a inconsce analogie
fra strutture ecclesiastiche
e ordinainenti statali
Queste precisazioni inerenti la realtà giuridica all’interno delle nostre
chiese possono aiutare quanti nei nostri ambienti evangelici vorranno leggere il volume citato, a meglio comprenderne e valutarne l’importanza c
l’apporto recato dagli autori non solo
nel campo di una discussione di estremo interesse nel quadro del cattolicesimo romano, ma nei confronti delle
relazioni in generale correnti tra produzione giuridica ecclesiastica e portata della fede vissuta secondo la Rivelazione nel quadro di tutte le formazioni ecclesiastiche cristiane. Studi
così chiaramente impostati, anche se
espressi in termini che trovano la loro conseguenzialità nel quadro dell’ambiente a cui direttamente si rivolgono, costituiscono un apporto particolarmente valido ed un ausilio prezioso per tutti coloro che, riformati
compresi, desiderino avvicinasi con
maggiore- attenzione all’incidenza dei
problemi giuridici nella vita della chiesa; e cerchino di cogliere il contributo di rservizio che il diritto può recare alla chiesa se vissuto con un senso giuridico reale, libero cioè da ogni
irrigidimento legalistico proprio alle
menti meno allenate alla problematica ed alla dialettica del diritto, come
da ogni influenza di secolarizzazione
derivante da quelle volute od inconscie, ma comunque assurde, analogie
che alle volte taluni auspicano tra
strutture ecclesiastiche e ordinamenti
statali.
L'iter contrastato del progetto di
« lex fondamentalis »
Non è possibile presentare qui, anche succintamente, l’iter del progetto
di una legge fondamentale per la chiesa, che dopo una breve discussione nel
Sinodo dei vescovi del 1967 è stato
predisposto da parte della curia romana e presentato da ultimo all’episcopato per un responso di massima sulla opportunità o meno di una tale legge. Le critiche che ci sono appuntate
su tale progetto nelle sue diverse stesure e le polemiche che ne sono insorte, dimostrano un evidente scontento e un acuirsi di un senso di rifiuto in vari ambienti cattolici nei confronti dei motivi di fondo e dei fini
di un tale progetto.
Infatti occorre ricordare che a parte certe evidenti inversioni di marcia
sui portati conciliari, e le particolari
procedure seguite nella preparazione
del progetto, che costituiscono problemi interni riguardanti i soli cattolici,
il progetto della « lex ecclesiae fundamentalis » investe anche temi di fondo che non possono non interessare
l’intiero cristianesimo. Tralasciando
quella che i! prof. Alberigo non esita
di definire « l’ingiuria fatta dallo sche• ma romano di Lex alle esigenze ecu« meniche e che induce ad interrogar« si sulle possibilità di un diritto ecu« menico » (pag. 32); riemerge con
tutta evidenza nel detto progetto la
pretesa monopolistica propria dell’impostazione romana della chiesa; e cioè
quella di dettare da sola una legge che
abbia valore per tutta la cristianità,
fissando così in modo inautentico
quelli che >i vorrebbe che fossero i caratteri della Chiesa di Cristo.
E' possibile un <f diritto ecumenico »?
Non questo, comunque !
Pur essendo del tutto ovvio che tali
pretese romane si sono sempre stemperate ripiegandosi su sé stesse ponendo in luce il carattere propriamente
ipotetico delle ambizioni monopolistiche e primaziali di quella curia, i cui
dettati rimangono del tutto irrilevanti
per le chiese evangeliche, è invece di
notevole interesse che una critica di
fondo a tal genere di pretese abbia
oggidì una eco profonda negli stessi
ambienti cattolici. Trova cosi riscontro quel moto chiarificatore irreversibile che il portato e lo spirito del Concilio hanno impresso non propriamente nella gerarchia, ma nel ceto stesso
dei credenti nell’ambito del cattolicesimo; ed è questo l’aspetto che conta.
Sempre di più appare evidente la tensione ed alle volte financo la frattura
che si profila tra il romanesimo istituzionale e quell’aliquota di credenti che
in quell’ambiente cerca di sottrarsi all’irreggimenlamento gerarchico.
... ma un travaglio
e un ripensamento fecondi
sono in atto
Ciò che merita rilievo nel ripensamento dei rapporti tra legge ed Evangelo nel cattolicesimo di oggi, è che si
avverta, come lo avverte chiaramente
tra gli altri autori del volume citata,
i. prof. Ulianich che « la pietrificazione
« del volto e dell’essere della chiesa in
« una legge fondamentale non può non
« essere considerata come conseguen< Za della eclisse della Parola di Dio
« come elemento alimentante, inner« vante e riformante in continuazione
« la chiesa, 1.^ sua coscienza e la rifles« sione su di essa » (pag. 76).
Il travaglio che oggi si manifesta
nelle coscienze di molti cattolici per
via di una rinnovata tensione tra legge ed Evangelo, è reso evidente dalla
lettura del citato volume in cui l’Istituto di scienze religiose di Bologna ha
raccolto autorevoli contributi di autori di tutto riguardo. Lo spazio non mi
consente di presentare qui un’analisi
di ciascuno di detti studi, desidero
tuttavia segnalare all’attenzione degli
evangelici alcuni di questi lavori che
mi sono parsi di più diretto interesse
anche per noi, poiché toccano aspetti
non limitati al quadro interno del cattclicesimo romano. Da quello del prof.
Giuseppe Alberigo su « Fede, istituzione e ‘ex fundamentalis nella tradizione cri.-itiana », da cui emergono gli
spunti di fondo della critica e del rifiuto di un tal progetto; a quello del
prof. Boris Ulianich sulla lex e l’ecumenismo; da quello del prof. Raimondo Panikkar sui due fondamenti ecclesiologici: la pietra e le chiavi; a quello
del prof. V.'.LERTO Onida sui rapporti
tra il progetto della lex e l’esperienza
del moderno costituzionalismo statale;
ed a quello del prof. Pier Giorgio Camaiani sulla libertà religiosa nel quadro della lex fundamentalis. Il contributo -di riflessione che ' questi ~e gU
altri autori che hanno collaborato con
propri apporti al volume (dallo CheNU al Bori, al Calati, al Neumann, al
Prodi, alla Niccoli, al Martini, alla Ip
POLITI ed al Gtusberti) non può non
essere raccolto ed attentamente meditato anche da quanti nell’ambito delle
chiese evangeliche avvertono l’incidenza di una realtà ecumenica che unisce
i credenti nella loro fede pur attuata
in esperienze ecclesiastiche diverse.
Possibilità nuove di confronto
e d'incontro
Di fatto, per via delle aperture di
cui il romanesimo ha preso coscienza
con il Concilio, si riscontrano oggidì
possibilità di collegamento tra evangelici e cattolici per un ripensamento
ed una esperienza di fede in comune,
indipendentemente da quanto possa
operare l’apparato della gerarchia romana per chiudersi a nuovo ed isolare
le menti in una pretesa di autosuiRcienza omnidisponente. L’apertura conciliare costituisce per molti cattolici
una nuova visuale della realtà della
chiesa a cui i più sensibili all’amore
di Cristo, ritengo, non possano più
rinunciare.
Giorgio Peyrot
A 25
dello
« Quando l’Eterno fece ritornare i reduci di Sion,
ci pareva di sognare.
Allora la nostra bocca fu piena di sorrisi,
e la nostra lingua di canti d'allegrezza.
Allora fu detto fra le nazioni: ì
L'Eterno ha fatto cose grandi per loro.
L’Eterno ha fatto cose grandi per noi,
e noi siamo nella gioia »
Salmo 126: 1-3
anni dalla rinascita
Stato d’Israele
^ Legge e Vangelo - Discussione su una legge fondamentale per la chiesa, a cura dell’Istituto per le scienze religiose di Bologna. Paideia ed., Brescia 1972, pag. 714, L. 7.000.
Con le parole di questo Salmo vogliamo partecipare al XXV anniversario dell’indipendenza dello Stato d’Israele, che quest’anno ricorre il 7 maggio (data mobile).
È nostra convinzione che come cristiani non dobbiamo lasciar passare
questa data senza fermarci un istante
a meditare. Due domande si presentano anzitutto alla nostra mente: Quale significato possono avere venticinque anni di esistenza di uno Stato nella storia di un popolo, le cui origini
risalgono a circa 1700 anni a. C., e accanto a nazioni che da secoli godono
una vita nazionale indipendente? In
secondo luogo: perché noi cristiani
condividiamo questa gioia del popolo
ebraico per la ricostruzione del suo
Stato?
Abramo fu chiamato da Dio verso
la metà del II millennio a.C., perché
lasciasse il paese dov’era nato e si recasse in una terra « che io ti mostrerò... E in te saranno benedette tutte
le famiglie della terra... » (Gen. 12).
Da allora i suoi discendenti si trovano in un rapporto speciale con Dio e
con questa terra. Eletti fra tutte le
nazioni passano attraverso la storia
cercando il loro paese, mettendo radici in esso, abbandonandolo per non
perire di fame, difendendolo da nemici molto potenti, cacciati via, sradicati, ritornandovi nel ricordo delle antiche oromesse: « Se io ti dimentico,
0 Gerusalemme, dimentichi la mia destra le sue funzioni...» (Salmo 137),
nella consapevolezza che dal seno del
popolo un giorno nascerà il Messia, il
Redentore delle genti.
Circa cento anni or sono, partirono
1 primi Ebrei russi verso la « Terra
Santa » con la parola: « O casa di
Giacobbe, venite, camminiamo! » (Is.
2: 5). Altri li seguirono: gli « Amanti
di Sion », i poveri coloni sostenuti dal
barone Edmond James de Rothschild,
gli idealisti del movimento sionista di
Theodor Herzl, i perseguitati dalle leggi razziali degli anni ’30 in Europa e
dall’ostilità dei paesi islamici, i superstiti dallo sterminio della seconda
guerra mondiale, gli appartenenti alla « nazione ebraica » nell’Unione sovietica. Tutti contribuirono a redimere la terra in gran parte arida o paludosa, inabitabile. Sorse nella sabbia
la prima città ebraica, Tel Aviv, Colle di primavera.
Venticinque anni fa le Nazioni Unite votarono il riconoscimento di uno
stato ebraico indipendente. La pianta
fragile, questa piccola nazione, circondata da nemici, è quasi miracolosamente sopravvissuta per un quarto ai
secolo. Anche in queste circostanze
non possiamo esprimerci con altre parole che con quelle del salmista: « Se
non fosse stato TEtemo per noi... allora ci avrebbero inghiottiti tutti vivi... l’anima nostra è scampata come
un uccello da! laccio degli uccellatori:
il laccio è stato rotto, e noi siamo
scampati... » (Salmo 124). Attraverso
OBIEZIONE DI COSCIENZA
Verso un modello svizzero
di servizio civile
Come riferisce una corrispondenza
sul n. 35 del service de presse protestant romand (s.p.p), l’Istituto di etica
sociale della Federazione delle chiese
protestanti in Svizzera ha testé pubblicato i risultati di una consultazione
organizzata alla fine dello scorso anno in una documentazione dal titolo
« Verso un modello svizzero di servizio civile ».
Questo documento sottolinea anzitutto la seguente questione fondamentale: nei confronti del servizio militare si deve prevedere un semplice servizio sostitutivo ad uso dei soli obiettori di coscienza tradizionali, oppure
bisogna al contrario pensare ad un vero servizio civile nazionale che, al di
inori di qualsiasi problema di obiezione, venga concepito come una missione al servizio della comunità?
1 cosiddetti « realisti » ritengono che
questa seconda istanza non abbia alcuna probabilità di far breccia sulla
pubblica opinione, mentre i fautori di
un servizio nazionale ritengono che esso corrisponda maggiormente alle aspirazioni degli obiettori, il cui travaglio
morale non verte solo sull’obbligo di
uccidere (imposto dall’esercito), ma
anche sull’ordine delle scelte che deve
fare lo Stato in cui essi vivono.
Gli autori del rapporto temono che,
nel caso di adozione della seconda soluzione lo Stato, anziché sentirsi spinto a prendere misure atte a sopprimere i conflitti sociali, consideri solo
i sintomi relativi. Le due alternative
non si escludono a vicenda: al contrario, è opportuno assicurarsi che l’introduzione del servizio sostitutivo apra la via ad un ulteriore allargamento
versò un servizio nazionale.
Circa il servizio sostitutivo, lo studio ritiene che esso debba essere posto sotto la responsabilità del ministero dell’Interno, come viene fatto in
altri paesi (n.d.r.: non in Italia, dove,
colla nuova legge Marcora, chi viene
riconosciuto obiettore di coscienza, rimane sempre alle dipendenze del ministero della difesa). Il servizio civile
dovrebbe orientarsi verso due campi:
le cure ai malati ed ai vecchi, e la
cooperazione allo sviluppo.
Dopo aver richiamato alcune delle
difficoltà pratiche che si hanno quando
si vuol mantenere un parallelismo fra
obbligo militare e servizio sostitutivo, gli autori fanno voti che il caso
dell’obbiettore non sia più sottoposto
ad un tribunale militare ma ad un
organo del tutto indipendente, i cui
membri non siano solo designati dal
ministero dell’interno, ma anche da
organismi non statali.
Lo studio si conclude con una panoramica delle soluzioni adottate in
alcuni paesi d’Europa. In modo particolare, si apprende che la Norvegia,
da breve tempo, costringe gli obiettori di coscienza ad una scuola di apprendimento della nonviolenza, i cui
corsi durano dodici settimane.
la sua lung-i storia Israele ha dovuto
imparare a rallegrarsi di periodi d:
vita nazionale libera e indipendente
quanto mai brevi: pensiamo ai tempi
dei Giudici, dei regni di Saul, Davide
e Salomone; poi alla scissione tra
Israele e Giuda; al ritorno dalla cattività babilonese e al tempo dei Maccabei. Venticinque anni in questo contesto non sono pochi.
« E noi siamo nella gioia » (Salmo
126: 3). A noi cristiani che dice tutto
ciò? Non abbiamo visto tante nazioni
raggiungere l’indipendenza in Africa e
in Asia e non ce ne siamo forse anche
rallegrati? Cosa distingue questi movimenti di liberazione da quello sionista, o piuttosto, perché il nostro sentimento è diverso di fronte al popolo di
Israele? Le promesse fatte agli Ebrei
nelle Sacre Scritture le consideriamo
valide anche per noi; nostro padre
Abramo sarà sempre l’esempio per
chi lascia tutto e segue la vocazione
rivoltagli da Dio (vedi nel Nuovo Testamento l’epistola agli Ebrei). Anche
noi siamo il popolo di Dio amato e
punito che cammina attraverso il deserto verso una terra promessa, che
vive nella provvisorietà come abitando in tende, perché non abbiamo stabile dimora sulla terra (Ebrei 11). II
Verbo venne a vivere in una tenda
tra di noi, ci dice il testo greco di Giovanni 1: 14. Il mistero dei rapporti tra
Israele 'e la Chiesa ci sarà svelato alla
fine dei tempi. Intanto sappiamo che
tutti e due, l’olivo e l’olivastro, siamo
nutriti dalla stessa radice che è l’amore di Dio nella sua Parola (Romani 11).
Che augurio possiamo allora fare
per il giovane stato d’Israele nel suo
anniversario dell’indipendenza? Che in
un giorno non lontano si possano compiere in lui le profezie di Isaia 2: 2-4,
e in modo particolare che « essi delle
loro spade fabbricheranno vomeri di
aratro, e delle loro lance, roncole».
Aia Soggin
Teologia nera
della liberazione
e Black Power
Paul Tillich scriveva : « Un sistema teologico deve soddisfare due bisogni fondamentali :
stabilire la verità del messaggio cristiano e
interpretare questa verità per ogni nuova generazione ». Storicamente questa « interpretazione » è stata considerata compito esclusivo
dei teologi occidentali, ma oggi viene sempre
più spesso contestata dai non occidentali e dai
popoli di colore.
James H. Cone è il maggior rappresentante
della « teologia nera della liberazione » —
sinora quasi completamente ignorata in Italia — in cui trova espressione originale l’anima negra americana. « In una società come
quella americana in cui gli uomini sono oppressi perché sono neri, la teologia cristiana
deve diventare teologia nera ». Siamo però
ben lontani da un fenomeno folkloristico ; il
pensiero teologico negro mette in questione
nel modo più radicale l’interpretazione della
teologia bianca nei suoi stessi fondamenti teologici e logici. È un « manifesto » provocante
e aggressivo come il simbolo del Black Power
(la pantera nera), un vero « pugno nello stomaco » per il nostro tranquillo cristianesimo
bianco. « Il cristianesimo è nella sua essenza
religione di liberazione. Gesù Cristo è l’Oppresso. Se la chiesa intende richiamarsi a
buon diritto al suo Signore, deve identificarsi
con gli oppressi e gli sfruttati della società.
La funzione della teologia è di analizzare il
significato di questa liberazione per gli oppressi, in modo che essi sappiano che la loro lotta
per la giustizia politica, sociale ed economica
è coerente con l’evangelo di Gesù Cristo. Qualsiasi messaggio che non sia legato alla liberazione dei poveri nella società non è messaggio
di Cristo ».
Perché questo libro possa parlare a noi europei in tutta la sua immediatezza è necessario. tenere presente sin dall’inizio che « nero »
e « nerezza » vanno intesi nel loro significato
simbolico che trascende il problema negro per
indicare la condizione dell’oppresso, dello
sfruttato nella nostra società. « Questo è l’elemento universale della teologia nera. Essa crede che tutti gli uomini sono stati creati per
la libertà e che Dio sta sempre dalla parte
degli oppressi contro gli oppressori ». Perciò
Coné può dire tranquillamente che « Dio è
nero », perché si identifica con l’oppresso e
lotta al suo fianco contro l’oppressore in ogni
società.
Un pensiero originale e soprendente che a
tratti riscopre il potere rivoluzionario dell’antica parola evangelica, annacquata da secoli di
interpretazione teologica « bianca ». Un messaggio di liberazione e di speranza per tutti
gli oppressi, che si traduce in una energica
spinta rivoluzionaria per una società più giusta.
(Inf / Claudiana)
J. H. Cone è stato a Torino, venerdì 4 maggio, per presentare il suo primo libro edito in
italiano. Riferiremo nel prossimo numero su
questo incontro con il teologo.
4
paj!. 4 ,
Alla X Fiera Internazionale del Libro per ragazzi, a Bologna,
libro « di svago » e libro scolastico a confronto
Era una spia
La
non
letteratura per l'infanzia
è più un sottoprodotto culturale
il prete albanese giustiziato?
Dal 5 all'8 aprile ha avuto luogo a
Bologna, città sempre all’avanguardia
nel campo della istruzione e della cultura, la Fiera internazionale del Libro
per Ragazzi, ormai alla 10* edizione.
Allo scopo di affrontare, in tutti i suoi
diversi aspetti, il complesso problema
educativo, l’importante manifestazione e stata affiancata e integrata dalla
7“ Mostra degli Illustratori, dalla 3“
Rassegna delle Nuove Tecniche dello
Apprendimento e delle Comunicazioni,
e dal 1» Salone dell’Editoria Scolastica. Erano presenti quattrocento editori in rappresentanza di ventotto paesi.
Il problema di fondo che la Rassegna ha posto in luce, e del quale si
proponeva di fornire nuove possibilità
di soluzione, è quello, importantissimo, del rapporto tra libro “di svago"
per ragazzi e libro scolastico.
Non si può affrontare il problema
del rinnovamento dei testi scolastici
senza soffermarsi sui temi di una nuova didattica e della riforma della scuola. Per questo il dibattito su questo tipo di libro è stato particolarmente acceso: Le tesi più divergenti si sono affrontate, ma forse ad un livello troppo
tecnico ed astratto.
Le difficoltà che la creazione di un
Loro di testo presenta, non si limitano
allappafato illustrativo, né soltanto
£.1! impostazione delle cosidette « Ricerche di fine capitolo », esse sono bensì assai più complesse. Se si accetta il
postulato che la scuola debba fornire
a tutti uguali strumenti di appropriazione culturale, stesse possibilità di
crescita e di critica, e che il libro di
testo debba essere la base necessaria
da cui partire per estendere il dibattito tra gli scolari, per sviluppare li
loro creatività e quindi il loro interesse, bisogna fare sì che siano banditi i
contenuti retorici di un mondo presentato come idillico e pastorale, che i
barnbini nón possono più riconoscere
é di cui quindi si disinteressano, bisogna affrontare i problemi nei loro termini concreti, senza dare risposte prefabbricate, ed esprimersi, in un linguaggio non favolistico e irreale, ma
semplicemente comprensibile a tutti i
bambini di qualunque estrazione sociale.
I testi scolastici presentati alla rassegna, malgrado notevoli sforzi di rinnovamento; sono tuttavia ancora piuttosto convenzionali.'
Altrettanto difficile si presenta il discorso sui cosidetti « libri di svago ».
sia quelli per i bambini in età prescœ
lare, sia quelli che dovrebbero rappresentare la lettura extrascolastica dei
più grandi. Questo campo, molto vasto e delicato, presenta numerosi problemi di non facile soluzione, il primo
de. quali è rappresentato daH’enorme
diffusione della televisione, che, essendo il mezzo più semplice per tradurre
i concetti in immagini e trasmetterli,
si presenta come la più diretta e temibile avversaria del libro di lettura.
Ma oltre a questo, nel mercato, ancora piuttosto ristretto, esistente per
questo tipo di editoria, il dilemma che
si pone nella scelta tra libro di sole
figure e libro in cui le figure illustrano un testo, è sempre di difficile soluzione; per i più piccoli, importante è
il libro che, senza sembrare didattico,
insegna a leggere, magari divertendo;
pei i più grandi, occorre vagliare la
qualità dei testi.
Nonostante alcuni tentativi di rinnovamento grafico e contenutistico, la
parte del leone la fanno ancora i classici per l'infanzia, riediti dalla quasi
totalità degli editori in una vastissima
gamma di vesti tipografiche, spesso
bellissime e ovviamente piuttosto cosiose. In tutti i paesi la tradizione favolistica delle* varie regioni resta ancora il tema di fondo della lettèratdra infantile, anche se alcuni autori si
sono avventurati in un tipo nuovo di
ricerca, per esempio introducendo
problematiche sociali, o in creazioni
fantasiose che tentano di rivitalizzare
una certa tradizione letteraria; principi azzurri e fate sono tuttavia decisamente in declino.
Una cosa è però certa, la letteratura per l’infanzia è oggi uscita da quella fase, anche troppo lunga, in cui era
considerata sottoprodotto culturale,
per iniziare un momento sperimentale
all'insegna della buona qualità. In questa nuova fase s’inserisce anche la proCiuzione del settore educativo-divulgativo, presente in larga misura in questa rassegna.
Notevole è il boom dei libri di educazione sessuale, rispetto ai quali siamo alla retroguardia nei confronti di
molte altre nazioni europee, malgrado
esistano anche in Italia notevoli esempi di serietà scientifica.
Da segnalare è pure la presenza di
numerosissime Enciclopedie per l’infanzia, e se nessuno ha osato ancora
contestarne la validità, pure bisogna
dire che molte critiche sono state rivolte all’impostazione di certe opere
di largo consumo. Tenendo per buona
la loro funzione, è innegabile che esse
dovranno allargare il loro raggio d’a
zione, affrontando in modo nuovo problemi che finora erano stati sottaciuii. forse per non turbare le menti infantili, ma più probabilmente per distoglierle da certe problematiche.
L uppuTCLto illustrutivo, necessario
complemento di ogni buon libro per
ragazzi, è un elemento fondamentale
nel campo dell’editoria per la infanzia,
troppo spesso gli editori hanno assecondato la predilezione di molti genilori per il libro lussuoso, con illustrazioni a tanti colori, e soprattutto il
piu possibile vistoso. Dice Bruno Murían, direttore della collana Tantibambmi Einaudi, che un buon libro per
bambini dai 3 ai 9 anni dovrebbe avere una storia molto elementare e sopì a ttutto mostrare figure intere, a colori, molto chiare e precise. I libri
della collana da lui diretta rispondono
in pieno a questi requisiti: sono spesso favole per immagini dove il disegno, sempre semplice e lineare, richiama a volte i primi tentativi grafici infantili; i colori hanno la massima importanza; il bambino predilige le tinte
vivaci, ma queste devono essere scelt-i e accostate con la massima semplicUa e buon gusto e, senza richiamare
necessariamente la realtà, devono sviluppare e liberare la fantasia e la
spontanea creatività del bambino.
Daniela Baldoni
G. Piero Chini
Tirana (Ansa) - Radio Tirana, in una
trasmissione del 29 aprile scorso, citata dall’agenzia albanese « Ata », ha confermato l’esecuzione in Albania del
prete cattolico Stephan Kurti (si veda
il.n. 15 di « Eco-Luce »). Tuttavia la radio ha indicato che il sacerdote non è
stato fucilato per aver battezzato un
bambino, come era stato riferito, ma
era stato condannato alla pena di
morte per spionaggio a favore del Vaticano, della Gran Gretaena e deeli
Stati Uniti.
La radio ha indicato a questo propoprima dell’arrivo in
Albania delle truppe italiane, Kurti era
un agente di Mussolini, e che dopo la
venuta dei tedeschi era diventato « una
specie di Quisling albanese ». Entrato
dopo la liberazione dell’Albania al servizio di potenze straniere — ha proseguito la radio — « era stato arrestato
nel 1946 e condannato a vent’anni di
carcere per spionaggio in favore di
Londra e di Washington e per attività
sovversiva ».
Liberato nel 1962 — ha continuato
1 emittente albanese — « Kurti aveva
ripreso le sue attività di spia e, arrestato recentemente e tradotto davanti
alla giustizia, era stato condannato alla
pena capitale ».
Una “varita di regime”?
Bologna 16 anrilo 107Î
Per correttezza d’informazione, riportiamo la notizia diffusa dell’Ansa.
Inoltre risulterebbe da altre informazioni, che la fucilazione del prete non è
avvenuta ultimamente, ma qualche
tempo fa; la diffusione della notizia in
questo momento, secondo qualche
commentatore, sarebbe da inserire in
un cornplesso e tortuoso processo diplomatico. È noto che l’Albania è il so
Notiziario Evangelico Italiano
In una teletrasmissione di “Protestantesimo” si è pariate di
PARTECiPAZiONE ATTiVA ALLA ViTA DELLA CiTTÀ
In una recente trasmissione delU rubrica televisiva ”Protestantesimo^ è stata presentata una pa
partecipazione attiva delle comunità evangeliche alla vita della citta; al termine, Giorgio Bouchard ha invitato a riflettere sul senso di tale
partecipazione: riportiamo il testo del suo intervento
lo Stato comunista occidentale di ligia
osservanza cinese e ribelle al Cremlinoforse è meno noto che. data la sua posizione geografica, TURSS desidera da
tempo ricondurlo nella propria ojbita,
soprattutto per valersi della base nai
vale di Saseno, dato che la Jugoslavia
ha sempre rifiutato di concedergliene
una, anche in fase di rapporti meno
freddi: il Mediterraneo è sempre più
un mare solcato dalla Flotta Roc.sa,
che cerca basi d’appoggio (si ricordi la
corsa a Malta, su cui il governo de La
Valetta ricatta Londra e la NATO), e
Saseno servirebbe a meraviglia, aH’imbocco deH’Adriatico, al centro del Mediterraneo. Sicché la diplomazia sovietica svolge un’azione tenace per migliorare i rapporti con Tirana. Ma non
e la sola, anche gli USA sono nel gioco; e proprio ai primi di aprile la Casa
Bianca ha annunciato il desiderio di
relazioni diplomatiche con
1 Albania: ciò che è a-wenuto con Pekino può ben ripetersi con Tirana! A
parte le questioni ideologiche e i contrasti intra-comunisti, il concorrente
statunitense può offrire, economicamente, assai di più del concorrente sovietico: questo vale per la Cina, e vale
per l’Albania.
La diffusione, proprio in questo momento, della notizia pubblicizzata dal1 agenzia stampa cattolica austriaca
Kath-Press potrebbe essere stata un
bastone fra le ruote della diplomazia
americana, tenuto apparentemente da
rnano cattolica, in realtà da mano sovietica, che avrebbe voluto scatenare
in occidente una campagna antialbanese.^ Riportiamo ripotesi, a titolo documentario.
Resta il fatto che il prete è stato fucilato, e ci permettiamo di non prestare fede assoluta'.al comunicato di
un governo dittatoriale, per il quale —
mancando la libertà d’informazione —
è sempre facile, e comodo, diffamare
gli oppositori senza possibilità di verifica.
Resta comunque il fatto che questo
triste avvenimento ha rimesso in evidenza: il regime, che si vanta di aveicreato il primo Stato integralmente socialista del mondo, ha praticamente
spazzato ogni forma apparente di vita
religiosa sul suo territorio; erano tutti
spie i religiosi — clero e laici — cattolici e musulmani eliminati, imprigionati, perseguitati daH’avvento del regime fino ad ora? Ed è abbastanza
chiaro che la negazione — violenta —
della libertà religiosa non è che un
aspetto della negazione di altre libertà, culturali, politiche.
G. C.
IIIIIIIIIIIIIIINIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
^ Un Ufficio pedagogico regionale per i
paesi arabi si è aperto a Beirut. Dopo Dakar
per l’Africa. Bangkok per l’Asia e Santiago
del Cile per l’America latina, la capitale libanese diventa così la sede del quarto ufficio
pedagogico regionale creato dall’UNESCO. È
inoltre in programma la creazione, nella vicina regione dell’antica Byblos, di un centro
internazionale per lo sviluppo e le scienze
dell’uomo, anch’esso progettato dall’UNESCO ;
vi saranno studiati tutti gli aspetti dello sviluppo in funzione della persona umana.
Ricerche pediatriche
sui cancro
Alcune ricerche condotte nell’ospedale pediatrico di Seattle indicano che i neonati sarebbero muniti di un potente meccanismo di
difesa contro il cancro, meccanismo che poi
perde la sua efficacia con l’età.
Questa scoperta è stata resa pubblica a San
Diego durante una riunione di chirurghi pediatri dal dott. Bruce Eckwith il quale ha detto : « È possibile che noi in questo modo abbiamo scoperto uno dei meccanismi essenziali
della immunità che salvaguardia dal cancro la
maggior parte di noi ».
Secondo esperimenti condotti su parecchie
centinaia di bambini, il sistema di difesa che
elimina le cellule cancerose in alcuni neonati
o bambini in tenera età verrebbe reso progressivamente inoperante dalla formazione di anticorpi la cui forza aumenta con l’età.
Il dott. David Collins, dell’ospedale pediatrico di San Diego, ha detto che i lavori del dott.
Eckwith « sono tra gli studi più importanti
finora condotti sul cancro dei bambini ».
Nel corso di questa trasmissione abbiamo visto e udito una panoramica
di esperienze, di esigenze e di programmi. Non è un caso; oggi, nel mondo evangelico si sente viva l’esigenza
di \ma partecipazione attiva alla vita
della città. Si • moltiplicàno le opere
sociali, gli esperimenti di vario tipo.
Perché?
Una risposta potrebbe essere: perché i problemi sono molti, e noi non
possiamo chiudere gli occhi — e il cuore davanti ad essi. Ma per questo
basta essere uomini di coscienza, e ce
ne sono molti, grazie a Dio, anche fuori della chiesa. All’uomo di fede si
chiede qualcosa di più.
Vorrei cercare di esprimere questo
« di più », ricordando un episodio che
Marco racconta al cap. 12 del suo
evangelo (vv. 28-34).
Un intellettuale si era avvicinato a
Gesù e gli aveva chiesto; « Qual’è il
comandamento primo fra tutti? » Gesù gli dà una doppia risposta: anzitutto, richiama un antico detto del
Deuteronomio e dice: « Il primo (comandamento) è; "Ascolta Israele, il
Signore Iddio nostro è l’unico Signore: .ama dunque il Signore con tutto
il tuo cuore, la tua anima, la tua mente e la tua forza" ». Ma subito dopo
soggiunge; Il secondo (comandamento) è questo "Ama il tuo prossimo come te stesso”.
L’intellettuale capisce al volo, e replica: <1 Hai detto bene, che c’è un solo Dio e che fuori di lui non ce n’è
alcun altro, e che amarlo... e amare il
prossimo come se stesso, vale molto
d; più che tutti gli olocausti e i sacrifici ». E Gesù cosi conclude il breve
dibattito: « Tu non sei lontano dal
Regno di Dio ».
Che vuol dire questo episodio?
Anzitutto, noi siamo chiamati a costruire la nostra comunità di fede nel
mezzo della città, per ricordare a tutti che v’è un sol Dio, e che al di fuori
di lui non c’è niente, come non c’è luce al di fuori del sole. Perché questo
fatto va ricordato, a testa alta: « Ascolta... l’Eterno è l’unico Iddio ». E
molti uomini del nostro tempo si
aspettano che noi rivolgiamo loro con
fermezza questo appello: « Ascoltai ».
Non ci è lecito deludere questa aspettativa.
Ma nello stesso tempo (non in un
secondo tempo) dobbiamo mettere in
atto la seconda parte del grande comandaménto: « ama il tuo prossimo ».
Cioè: « là dove adori l’unico Iddio,
quivi anche opera con il tuo prossimo ».
Ma dov'è questo luogo in cui si può
e si deve simultaneamente rispettare
il Signore e riconoscere l’uomo? Questo luogo non è la conventicola dei
santi, non è neanche una bella sala di
culto moderna, adeguata al gusto contemporaneo; questo luogo è la città,
il quartiere, la fabbrica, il villaggio:
cioè l’ambiente in cui gli uomini vivono la loro vita reale.
Per roi evangelici si tratta dunque
di riprendere il dialogo con la realtà
popolare del nostro Paese: la gente
che viaggia in tram, che viaggia ih seconda classe, la gente che porta la tuta, la gente dei quartieri che la speculazione vuole distruggere: questa è
la gente che conta.
Ma che vuol dire dialogare con queste persone? Vuol dire assumersi delle responsabilità con questi uomini,
nella soluzione dei problemi che la
storia di oggi ci getta davanti.
È possibile adorare solo Dio, e nello stesso tempo e nello stesso luogo
partecipare alla storia del nostro popolo? Sì, è possibile.
Nei suoi momenti creativi il protestante è stato sempre presente nella
storia: nella crisi di questo secolo ne
è in parte uscito, o è stato aiutato =•
ra di guardare negli occhi gli uomini
del loro tempo, allora potrà valere anche per noi il detto di Gesù: « tu non
sei lontano dal Regno di Dio ».
Giorgio Bouchard
Non ci sono problemi
fra Dio,
Mobutu e gli Zairesi...
RIEVOCATA LA FIGURA
Di JACOPO BOMBARDINI
durante il « venten
uscirne (ad es
nio » in Italia).
Ma la fede fuori della storia non
fede piena: è sentimento e anche buo
la
ri
in
na volontà, ma questo non basta:
vera fede è una cosa concreta.
Perciò ci interessano tutti gli esperimenti che vogliono vivere la Parola
di Dio nella storia, che cercano di
spettare il grande comandamento
tutti e due i suoi aspetti essenziali
Riusciranno questi progetti, questi
esperimenti? Sono diversi, criticabili.
Ma portano su di sé una promessa'
la promessa di , una nuova efficacia, d
una rinnovata presenza della fede nel
la storia.
Mi sembra giusto sottolineare questa promessa: se sapranno, anzi se sapremo essere uomini di fede, cioè uomini che guardano verso Dio — lo pregano, lo adorano — e non hanno pau
A detta di molti, una delle più riuscite trasmissioni di «Protestantesimo », se non la più riuscita in assoluto, è stata quella dedicata alla rievocazione della figura di Jacopo Lombardini, in concomitanza con la ricorrenza della Liberazione (fra parentesi, nella stessa occasione, si sono avute due
sobrie e impressionanti trasmissioni
della rubrica « Sorgenti di vita », con
la partecipazione dello scrittore Primo Levi, da segnalare). Dignitosa nella sua semplicità, fresca nella sua immediatezza, seria senza pesantezza,
caldamente partecipe senza alcuna retorica esaltatrice, è parsa a molti
esemplare, e concordiamo.
di
Nel suo numero di giovedì 17 maggio (ore 18,30, sul 2o canale) la rubrica offrirà, in apertura, alcune informazioni sull’Atto di Concordia, la cui
bozza definitiva è stata approvata a
Leuenberg dalla commissione mista
paritetica luterano-riformata; con quest’Atto, quando sarà definitivamente
approvato dalle Chiese Lutefane e Riformate, verrà superata la polemica
teologica che da quattrocento anni
divideva i due grandi rami storici della Riforma protestante. Successivamente Marco Rostan, Sergio Aquilante e Valdo Corai illustreranno i programmi estivi dei centri ecumenici di
Agape, Ecumene e S. Severa.
Il generale Mobutu, presidente dello
Zaire, sta compiendo un giro di visite
in Europa, e ha toccato pure l’Italia.
Come forse i lettori sanno, da vario
tempo vi è una forte tensione fra il
governo di Kinshasa (anche se Mobutu
è cattolico di formazione) e la Chiesa,
o comunque la gerarchia cattolica; vescovi sono stati sottoposti a limitazioni di libertà e soprattutto sono state
sospese le pubblicazioni di buona parte degli organi di stampa cattolici. Nel
corso della sua visita nel Belgio, il quotidiano di Bruxelles « Le Soir » l’ha intervistato in merito alle sue relazioni
con la Chiesa cattolica; il gen. Mobutu
ha dichiarato: « Finché vivrò come capo di Stato, nello Zaire non ci saranno
mai problemi fra Dio, Mobutu e gli Zairesi. Ma fra Dio, Mobutu, gli Zairesi e
gli uomini di Chiesa sì. (...) Crediamo
in Dio ed è per mio dettato che il nome
di Dio è stato scritto nel preambolo
della Costituzione. Sottolineo: per mio
dettato. Il Dio al quale alludo non è il
Dio d'importazione, poiché Dio non ha
dato mandato a chicchessia di andare
a predicare a un’altra razza che la sola
concezione corretta per comprendere
Dio è la concezione occidentale. (.,.) I
nostri antenati avevano capito che al
di sopra di tutto c’è un Essere supremo. È l’Occidente che, in nome della
civiltà, è venuto a spazzare tutto. .Ma
l'Occidente non ha ricevuto da Dio
mandato di imporre alle razze e ai popoli dell’universo il modo di concepirlo e di pregarlo ».
A Torino lo Insta di canto dolio scnolo
domonicali evaogeliclie della città e diotoroi
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
In aumento in Svizzera
il numero
dei tossicomani
Che cosa dobbiamo fare con queste
Feste di canto?
Ogni anno quando ci si ritrova per
parlare di questa « manifestazione » si
discute a lungo sulla validità o meno
della stessa e si finisce per convincerci
che i bambini amano stare insieme fuori della Scuola Domenicale e che il canto è preghiera, espressione di gioia ed
anche testimonianza, quindi si procede
nello stabilire la data e nella ricerca
dei canti di insieme.
L’esito non è mai quello che si vorrebbe perché se è vero che i ragazzi
gioiscono e si scatenano, i canti di insieme non dimostrano sempre che la
loro scelta è stata felice e le parole che
fanno da riempitivo al programma
mettono a dura prova la pazienza dei
ragazzi. £ comunque sempre un moti
vo di gioia ritrovarsi tutti insieme almeno una volta all’anno e notare l’entusiasmo che pongono i piccoli gruppi
nella preparazione dei canti singoli.
I temi dei vari cori andavano dal
canto di lode al Signore, alla ricerca
della fraternità ed aU’impegno sociale
del cristiano.
Ringraziamo il signor Sergio Gandolfo il quale ha ereditato da Sauro Gottardi il compito del coordinatore e invitiamo quanti hanno suggerimenti e
pareri da dare in proposito di scrivergli. Il suo indirizzo è: Sergio Gandolfo Corso Trapani, 117 - 10141 Torino. Un
particolare ringraziamento alla Scuola
Domenicale Battista di Via Viterbo che
ha ospitato i 150 bambini delle 7 Scuole Domenicali.
L. T. G.
Il con.surao di stupefacenti, quasi sconosciuto in Svizzera negli anni precedenti il 1965,
ha recentemente registrato un rapido aumento
anche nella Confederazione Elvetica. Attualmente, infatti, non meno di 12.500 (0,2%
della popolazione) sono i tossicomani, che consumano regolarmente hashish, marijuana, allucinogeni, e circa 10-15 mila .sono le persone
che si iniettano stupefacenti.
Un rapporto, elaborato da un gruppo di medici, rivela inoltre che l’impiego di stupefacenti si estende a poco a poco dalle città nelle
campagne, mentre l’età dei consumatori è in
progressiva diminuzione, ed è in media dai
16 .ai 18 anni.
Le condanne per consumo di stupefacenti
sono regolarmente aumentate passando da 16
casi nel 1966 a 1.024 nel 1970. In quest’ultianno il 24% delle persone condannate
aveva un'età compresa fra 14 e 17 anni, il
36% fra 18 e 19 anni e il 30% fra 20 e 24
5
11 maggio 1973 — N. 19
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
pag. 5
CEVM ; la Chiesa Evaagelica di Tahiti aggi
Tra le tradizioni e la bonaba di Pompidou (già di De Gaulle)
ESSERE CRISTIANI IN AFRICA DEL SUD
Come avete certamente letto o sentito dalle notizie che sono state date
in questi giorni dalle varie fonti di
informazione, la Francia sta per ricominciare le sue esperienze nucleari nel
Pacifico. Ancora una volta le reazioni
sono assai vivaci, anzi forse più vivaci del solito sia in Francia sia sopratutto da parte dei territori più direttamente interessati dal rischio che le
esplosioni nucleari fanno correre alle
popolazioni limitrofe, in particolare la
Nuova Zelanda e l’Australia. Questi
due paesi hanno investito del problema la Corte internazionale di giustizia
dell’Aia e intendono inviare nelle vicinanze del sito delle esplosioni navi da
guerra per manifestare concretamente la loro opposizione alla prosecuzione di tali dannosi esperimenti. Dal
canto loro molti paesi dell’America latina hanno più volte espresso il loro
dissenso nei confronti del governo di
Parigi in termini non soltanto verbali,
tuttavia (speriamo di essere smentiti
dai fatti) le esplosioni molto probabilmente avranno luogo lo stesso, anche
se in molte città metropolitane i francesi hanno ripetutamente chiesto non
soltanto di cessare le esplosioni nucleari ma di riesaminare interamente
tutta la politica nucleare del paese,
compresa quella della creazione di centrali nucleari.
Tuttavia, nessuno sembra aver pre.so veramente in considerazione la situazione della popolazione più diretiarnente interessata, quella della Polinesia francese o, per usare un termine meglio conosciuto, quella di Tahiti.
Anche per chi ha vissuto alcuni anni
nella zona, a diretto contatto con i
tahitiani, rimane difficile esprimere
un giudizio categorico sul pensiero eflettivo della popolazione polinesiana,
che non è comunque stata veramente
consultata quando a Parigi si è pensato alla Polinesia per sostituire vantaggiosamente le ormai indisponibifi
basi del Sahara. Uria cosa è certa —
e ■ questo si è visto ancora una volta
in occasione di una recente riunione
dello SPADES (Azione del Pacifico Sud
in vista di una strategia dello sviluppo) di cui parleremo una prossima
'v’olta — a Tahiti non si può e non si
osa sempre dire quello che si vuole e
si pensa. Senza contare che l’economia
locale è strettamente legata a quella
deila Francia con conseguenze facilmente intuibili.
L/.Vd CHIESA RIFORMATA
La Chiesa Evangelica di Tahiti ha
celebrato simultaneamente nel 1963 il
centenario della Società delle Missioni di Parigi (ora CEVAA) e la proclamazione della sua autonomia. Essa è
una chiesa riformata con un ordinamento presbiteriano-sinodale ed è collegata all’Alleanza Riformata, al Consiglio Ecumenico e, sul piano regionale, alla Conferenza delle Chiese del
Sud Pacifico. Numericamente rappresenta più della metà della popolazione (circa 120.000 persone) e i suoi
membri sono quindi quasi tre volte
quelli della nostra chiesa.
I missionari non hanno più da tempo uh ruolo preponderante nella direzione della comunità protestante tahitiana, salvo forse nell’insegnamento,
specie superiore.
II moderatore, pastore Samuel Raapoto, è affiancato da un segretario generale, laico, John Doom, che si definisce « discendente da pirati svedesi »
giunti in una delle isole australi parecchio tempo fa. Gli anziani hanno
una forte influenza nelle comunità locali, specie lo « auaha paroisa » (leggi « auha paroita ») o vice-presidente
del consiglio di chiesa, col quale è
sempre bene che il pastore, da qualche tempo soggetto a trasferimento
come da noi, vada d’accordo... perché
il pastore va ma lo « auaha paroisa »
resta.
UNA LINGUA LOCALE AMATA
MA IN PERICOLO
Da notare che, salvo una comunità
di lingua francese (quella di Béthel)
nella capitale Papeete, la sola lingua
parlata in tutte le manifestazioni della vita della Chiesa Evangelica, comprese le sedute del Sinodo, è il tahitiano, una lingua del ceppo maori
(Nuova Zelanda ed isole Cook, ad
esempio) che è comprensibile e parlata, sia pure con alcune differenze, in
tutti gli arcipelaghi della Polinesia
francese. Diciamo subito che tale lingua è tuttavia in pericolo a causa dell’impiego esclusivo della lingua francese in tutti gli uffici governativi ed
a scuola. In quest’ultima il francese
è insegnato fin dalla scuola materna e
questo spesso a dei bimbi che non
l’hanno mai sentito parlare prima.
Perciò si tende sempre di più a parlare il francese pensando in tahitiano,
cioè male, senza per questo avere una
reale possibilità di familiarizzarsi in
modo completo con quella che rimane la lingua materna locale. Se si tiene conto del fatto che i programmi
scolastici sono, salvo poche eccezioni,
né più né meno quelli seguiti dagli allievi delle scuole di Parigi, si immagina facilmente le difficoltà incontrate
da quegli studenti che proseguono gli
studi fino alla maturità e ancor più
per quelli che si recano poi in Francia
per frequentare l’Università. A questo
proposito si, era parlato di un’Università in Nuova Caledonia ma il progetto sembra sfumato di fronte alle enormi difficoltà pratiche di attuazione,
mentre esiste a Suva (isole Figi) l’Università anglorfona del Pacifico.
Il problema linguistico investe anche quello
della formazione dei pastori locali che seguono quattro anni nella
Scuola pastorale di
Hermon, sulle alture di
Papeete ma che devono
poi andare a Suva per
seguire dei corsi teologici più avanzati — una
soluzione che oggi si
tende a preferire e che
implica una buona conoscenza dell’inglese —
ovvero andare in una
delle Facoltà francesi a
Montpellier o Strasburgo con effetti non sempre positivi sull’equilibrio generale degli studenti in teologia e sulla loro possibilità di riadattamento al quadro tahitiano.
UNA CHIESA TRADIZIONALE
EPPURE CAPACE DI APRIRSI
AI PROBLEMI DI OGGI
Indiscutibilmente la Chiesa Evangelica di Tahiti è nel complesso di tipo
tradizionale, molto legata « a ciò, che
si è sempre fatto », specie quando si
tratta dello stile di vita locale e degli
aspetti morali delle decisioni da prendere individualmente o in gruppo.
Tuttavia, anche e soprattutto a causa di fenomeni relativamente recenti
che si sono abbattuti brutalmente su
quel lontano territorio del Pacifico, i
credenti tahitiani non rifuggono dal
prendere in considerazione le necessarie soluzioni dei problemi d’oggi.
La civiltà dei consumi, con una rapidissima ed anarchica urbanizzazione, gli alti salari dei funzionari statali, il benessere economico portato dalTinstallazione del centro di sperinientazione nucleare, la delinquenza giovanile ed i problemi di lavoro, si sono
ormai imposti all’attenzione dei responsabili del protestantesimo tahitiano, senza contare una più accentuala sensibilità politica, specie dei più
giovani, accompagnata da un senso di
frustrazione per tutti gli aspetti « provinciali » e in circuito chiuso di una
azione politica sempre divisa tra il desiderio di una maggiore autonomia e
il senso dell’ineluttabilità della dipendenza da una potenza o dall’altra.
Giovanni Conte
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiii
«Voce dell’Evangelo » dall’Etiopia
Nel febbraio del 1963 era stato inaugurato ad Addis Abeba, per conto della Federazione Luterana Mondiale, il
servizio Radio “Voce delVEvangelo ",
alla presenza dell’imperatore Hailè
Selassiè. Nell’anno in corso questa trasmissione ha così compiuto dieci anni
di vita, durante i quali ha raggiunto
una notevole espansione: i suoi programmi sono preparati con cura in
14 studi, diretti dalle varie chiese, dalla Nigeria a Hong Kong, dal Libano al
Madagascar. Radio "Voce delTEvangelo" trasmette in 13 lingue, tra cui, oltre le maggiori lingue africane, anche
l’arabo e il cinese, ed ovviamente Tingiese e il francese. Più di 150 persone
lavorano in ogni studio, e alla stazione
centrale il numero del personale è di
180, rappresentanti circa 15 nazioni.
Il tempo della sfida
Il tempo della sfida (Le temps du
défi) è il titolo sotto il quale i movimenti « Pane per il prossimo » (PPP)
e « Antiapartheid » pubblicano in Svizzera un documento capitale e magnifico: i testi nei quali un certo numero
di cristiani sudafricani si sono impegnati ?iella lotta contro il razzismo
con una lucidità, una fedeltà alla Parola di Dio e un coraggio degni dei
membri della Chiesa confessante tedesca nel 1935. André Biéler, nella sua
prefazione, sottolinea giustamente — e
lo fanno pure i testi — l’analogia più
che inquietante fra l’ideologia del nazismo e quella dell’attuale governo di
Pretoria e la loro comune volontà di
sottomettere la Chiesa alla loro propaganda. Il Messaggio al popolo sudafricano pubblicato dal Consiglio sudafricano delle Chiese al riguardo è un
documento assai notevole e che metterei volentieri con la Confessione di
Barmen fra i testi-chiave della storia
della Chiesa. Bisognerebbe che questo
documento fosse meditato da tutte le
Chiese del mondo, in particolare da
quelle di un paese come il Madagascar che ha appena rotto, fortimatamente, le sue relazioni con Pretoria
Cristiano bianco neii’Africa nera
L'articolo che segue è di un missionario cattolico all'opera in Tanzania; è
apparso sotto il titolo Sono uno straniero nella casa di mio padre nella rivista "Spiritus" ed è stato diffuso in questa forma leggermente abbreviata dal
bollettino d’info/inazione protestante
francese.
Non sono un
sarebbe un Lgani.
nia, sono anche e
gu’ cioè un occiUi
lità è stata forma
dicalmente diver.s
e che sopratiutio
di coloro che co
Sono nato uom>
scienze umane ci
mito della natur;
magine dell uonr
insapore, identico
tore. Sono nato isono nato in una
dato ambiente, in
aniero solo come lo
se vivente in Tanza>prattutto un ’mzun■lale la cui persona) da una cultura radalla cultura locale.
Il nipote o il figlio
nizzarono l’Africa’...
senza dubbio, ma le
anno sbarazzati del
'imana . di quell’immcolore, inodore e
sé dal polo all’equamo e per ciò stesso
data cultura, in un
una data famiglia.
Lo voglia o no, so no figlio di una cultura e di un ambiente che hanno modellato la mia personalità. Questi eleménti
culturali sono parte di me. Non posso
vivere da straniero in Tanzania se non
mi accetto per quel che sono: occidentale, europeo e, per c'ò che mi riguarda, francese. Il rifiuto di questa identità mi spingerebbe a cercare un’integrazione di cui non sono capace e che i
miei ospiti non sono .iisposti a concedermi. Soltanto un radicamento profondo nella mia cultura d’origine mi
Verso il Concilio dei giovani
Si aprirà il 30 agosto 1974 a Taizé-Altre aperture
avranno luogo successivamente in Africa, in America Latina, in America del Nord e in Asia
Il freddo glaciale, la pioggia che
batteva forte sulle tende, la neve che
scendeva a Cluny a soli undici chilometri da Taizé, non hanno impedito
a oltre 18.000 giovani provenienti da
pjù di cento paesi, di riunirsi a Taizé
per celebrare la Pasqua e dare il via
alla nuova tappa della preparazione
del Concilio dei giovani.
Applausi che non finivano più hanno accolto la notizia, data da Fr. Roger, che il Concilio dei giovani si aprirà a Taizé dal 30 agosto al 2 settembre 1974; questa non sarà Tunica data
di apertura poiché il Concilio si aprirà in Europa e poi successivamente in
Africa, in America Latina, in America
del Nord e in Asia.
Una équipe intercontinentale si era
formata a Taizé da alcuni giorni, costituita da una decina di giovani dei
cinque continenti tra cui un italiano.
Il primo a prendere la parola è stato
Joseph, un nero dello Zaire: « Stiamo
andando verso un avvenimento — egli
ha rilevato — sempre più esigente,
fuori da ogni via di facilità ». La sua
voce è suonata quasi come un ammonimento.
« Partendo come un popolo in ma<'cia — ha detto un altro giovane della
équipe — siamo decisi a sostenere una
radicale rigenerazione di tutto il popolo di Dio, affinché la Chiesa sia conseguente con la sua vocazione universale; diventi un luogo di comunione
per tutti gli uomini, all'ascolto soprattutto dei poveri; spoglia di mezzi di
potere, senza compromessi con le potenze di sfruttamento ».
Il Concilio dei giovani considererà
tutte le dimensioni del popolo di Dio:
la dimensione verticale come quella
orizzontale. Nella lotta per l’uomo sa
rà necessario « mettersi insieme anche con coloro che, pur senza condividere la nostra fede, portano una
stessa speranza ».
La coscienza che in ogni uomo e in
tutti i campi, miniere di creatività
giacciono sepolte e la necessità che i
giovani hanno di imparare a fare, a
gestire e a lasciarsi guidare dallo Spirito, sono ben presenti: «Tenteremo
di creare insieme delle parabole e dei
gesti che tocchino la radice di noi
stessi e che, meglio delle parole, affermino la nostra speranza. Senza dei
piani prestabiliti a lunga scadenza,
che toslierebbero la libertà di ascoltare ciò che lo Spirito dice alla Chiesa attraverso le nuove generazioni
Inori dai sistemi ordinari di assemblee, andremo da un nrovvisorio ad
un altro nrovvisorio ». In altre parolé,
dal Concilio dei giovani forse non dovremo aspettarci delle mozioni: i giovani cercheranno di mettere in pratica, dove vivono, alcune parole fra le
tante che potrebbero pronunciare o
scrivere, coscienti che nessun sistema
sociale è. né sarà, perfetto e che perciò la rivoluzione e la liberazione devono essere un fatto quotidiano.
L’équipe di giovani ha poi proposto
il tema di riflessione per questo anno: « Diventare segni di contraddizione secondo il Vangelo, ci conduce contemporaneamente ad essere infaticabili cercatori di comunione ».
<■■ Questa comunione — ha detto
Margherita Movano interrotta più volte dagli applausi — contiene in sé una
dinamica: oltrepassa una dopo Valtra
tutte le frontiere di età, di cultura, di
razza, fino ad allargarsi a quei milioni
di uomini, contadini, operai, disoccupati, studenti, emigrati, che, specialmente nei continenti del Sud, scrivono
già con la loro vita, a lettere di fuoco, auel che noi cerchiamo ».
<• Situati ancora nel movimento sotterraneo della Chiesa — ha concluso
Joseph delTéquipe intercontinentale —
sempre più coscienti che non siamo
soli a lottare, quest'anno cercheremo
di rendere operante questa intuizione;
'Lotta e contemplazione per diventare
uomini di comunione' ».
Ferruccio Castellano
permetterà di adattarmi alla cultura
della comunità nella quale- vivo...
Vivo, da qualche tempo, solo europeo
in una comunità africana. Un amico mi
chiedeva: « È duro vivere con loro? » e
gli rispondevo: « Faresti meglio a chieder ’loro’ se per ’loro’ è duro vivere con
’me’! ». Non devo stupirmi che la comimità locale guardi con tiepido entusiasmo alle mie esperienze-pilota. Se mi
sbaglio, saranno loro a pagare i cocci,
personalmente non pagherò che il prezzo di un biglietto aereo.
Certi ’missionari’ che arrivano per la
prima volta in Africa hanno in genere
un’idea assai precisa di ciò che son venuti a portare e a dare agli africani:
fede, salvezza, istruzione, igiene, progresso tecnico, promozione sociale, etc.
Ma se domando loro: « Che cosa siete
venuti a ricevere, che cosa attendete
dagli africani? », le risposte sono assai
più esitanti e concise. Talvolta una domanda del genere pare persino assurda e Si attira questa risposta: « Come
possiamo sapere ciò che possono darci, se non li conosciamo? » Una risposta sintomatica che rivela un atteggiamento inconscio di superiorità: non li
conosco, ma so di che cosa hanno bisogno e che cosa posso dar loro! Dare,
dare, sempre dare. In questa prospettiva è impossibile una relazione interpersonale profonda, la quale non può
esistere che fra uguali. Prima ricevere,
pK)i dare, questo è il prezzo dell’uguaglianza nella relazione...
Posso partecipare alla costruzione
delia comunità con il mio carisma di
straniero sé sono capace di assumere
tre atteggiamenti: 1) accettarmi come
straniero, 2) accettare di servire gli altri come vogliono essere serviti e non
come io voglio servirli, 3) accettare di
ricevere e di diventare interdipendenti
a immagine di Cristo, che stringeva un
dialogo con la Samaritana chiedendole:
« Dammi da bere ». Soltanto in seguito,
posso dare. Se lentamente, pazientemente riesco ad assumere questi tre
atteggiamenti, allora potrò essere pienamente membro della comunità, quale
straniero che ha un ruolo specifico che
nessun altro può svolgere.
L’essenziale non è fare qualcosa ma
’essere insieme’, punto e basta. La testimonianza che dà la comunità cristiana non è quella delTefficacia, mà quella
dell’unità. Poco m’importa che la struttura sia inutile, l’essenziale è portarla
’insieme’ finché i miei ospiti avranno
deciso di portarla. Se crolla, ci seppellirà tutti ’insieme’. Straniero, sono il testimone della dimensione universale
della comunità. Questo segno — penso
— dev’essere presente sia nello ’scacco’
sia nel ’successo’, sia nelle ’prove’ sia
nelle ’gioie’. Andiamo verso la catastrofe — diranno alcuni. Ma è proprio certo che qualcuno lo dice? Non ne sono
affatto convinto! Ma anche se fosse vero, che importa. L’essenziale è di andarvi tutti ’insieme’. Nella società bantù
tradizionale si condivide tutto, l’abbondanza come la carestia. Così anch’io,
straniero, devo cercare di condividere
la vita della comunità cristiana e della comunità umana che mi accoglie.
B. .lOINET
ma che da parte sua mostra cionondimeno sintomi evidenti di razzismo.
Tentazione estrema di tutte le Chiese
del Terzo mondo, quella di ripiegarsi
sui valori ancestrali giungendo a pensare che « l'identità razziale è il fattore supremo e determinante nella vita
degli uomini ».
Ascoltiamo il Messaggio: « .../ tratti
più significativi di un uomo non sono
i dettagli della sua eredità genetica,
né l'eredità dei suoi antenati, ma sono
quelli che lo rendono capace di diventare un discepolo di Cristo: la sua attitudine a rispondere all'amore, a fare
delle scelte, a lavorare quale servo dei
suoi fratelli ».
I testi che se^ono siano situati nel
contesto sudafricano di un governo
chfc pretende fondare sulla Bibbia la
sua politica segregazionista e i cui
membri si ritrovano attorno alla santa cena.
« La politica del governo promette
la pace e l'armonia fra i popoli del nostro paese non attraverso la ricerca —
nell'obbedienza della fede — della riconciliazione che Cristo ci ha ottenuto, bensì nella separazione che, invece,
è una dimostrazione d'incredulità e di
dubbio nei confronti della potenza delVEvangelo » (p. 25).
« La volontà di separare ciò che dev'essere unito è il rifiuto più radicale
della verità. Vivere in questo modo,
vuol dire negare la vita... L'apartheid
rafforza le divisioni che lo Spirito Santo c'impegna a superare se siamo il
popolo di Dio. Questa politica è dunque una forma di resistenza allo Spirito Santo •> (p. 27).
« Lavorare qui e ora... Non ci è chiesto di attendere un lontano “soggiorno
celeste" nel quale tutti i problemi saranno risolti. Ciò che Cristo ha fatto
è già realizzato: possiamo accettare o
respingere questa realtà. Non possiamo rimandarla a più tardi: è già compiuta da Cristo ».
Si misura la temerarietà di queste
affermazioni, se si sa che un giornalista che denuncia l’ingiustizia delTapartheid è passibile di una multa da 400
a 700 dollari (250400 mila lire) o di
6 mesi di carcere; che un’iscrizione
murale favorevole alla concessione di
maggiori diritti politici agli Africani
comporta una pena di un minimo di
5 anni di carcere, pena che può essere
illimitata. Il ministro della giustizia
può mantenere in carcere a tempo indeterminato una persona che a suo
giudizio rischia di fare Tapologia di
una qualunque delle attività del « cornunismo » (cioè: lotta contro il razzismo; è infatti definita « comuniSmo »
ogni, dottrina tendente a provocare
cambiamenti in campo sociàle...).
L'Appello rivolto dai vescovi ai cattolici, forse un po’ meno incisivo, dichiara purtuttavia: « Dobbiamo fare
tutto ciò che è in nostro potere per
contrastare questa frammentazione
della fraternità e dell'amore» (p. 118).
«Tutto ciò rivela un fiasco deplorevole: l'incapacità nella quale ci troviamo,
a difendere i diritti fondamentali dell'uomo, la nostra mancanza di sensibilità e la nostra indifferenza di fronte
a queste necessità cozzano frontalmente con lo spirito del cristianesimo »
(P. 124).
Vari altri testi significativi e sconvolgenti, come le dichiarazioni del capo Buthelezi nel corso del suo processo e documenti a stento credibili come la giornata di un bianco a Johannesburg o le leggi sull’istruzione (un
Africano che insegna a leggere e a scrivere a degli amici, in casa sua, è passibile di sei mesi di carcere; un Bianco che insegna a leggere ai suoi domestici è passibile di un’infrazione penale; idem il pastore africano che dà
lezioni ai suoi membri di chiesa per
insegnar loro a leggere la Bibbia ecc.).
Il volumetto si conclude con il testo della Confessione di Barmen, che
molti hanno senza dubbio letto, ma
che ben pochi possiedono e che di tanto in tanto sarebbe urgente riprendere. Ragione di più per avere sotto mano un volume che attesta in modo così notevole l’esistenza teologica, cioè
politica dei cristiani nel nostro tempo
che, non meno di trent’anni fa, è quello della sfida.
Roland de Pury
(da « Réforme ;
Nei protestantesimo spagnolo
Riceviamo un bollettino del Consiglio Evangelico spagnolo ("Noticias”)
del mese di marzo, con alcune interessanti notizie: l'anno prossimo vi saranno in Spagna e in Portogallo due Congressi, preparati rispettivamente dall’Alleanza Evangelica spagnola (Spagna e Portogallo) e dal Consiglio Evangelico spagnolo, che avranno per tema
l'evangelizzazione, i mezzi per compierla, la comunione tra le diverse chiese
evangeliche spagnole, il senso della loro presenza e la loro testimonianza
nel paese.
Ci viene inoltre comunicato che in
questi ultimi tempi sono stati autorizzati legalmente una scuola-convitto
protestante a Madrid, « El, Pervenir »,
e un ospedale evangelico a Barcellona.
Entrambe queste istituzioni, fondate
afi’inizio del secolo, ebbero alterne vi
cende, ma ora sono finalmente legalmente costituite ed autorizzate. Per la
scuola questo riconoscimento è un notevole successo, dato che parecchi altri istituti scolastici sono stati invece
chiusi in Spagna, perché non conformi ai metodi moderni d’insegnamento;
per l’ospedale l’autorizzazione legale
significa la realizzazione di un progetto ¿’ampiamente (da 43 a 100 letti), e
¿i parecchie migliorie nel campo ¿elTassistenza medica.
Edina Ribet
6
N. 19 — 11 maggio 1973
PINEROLO
A proposito di matrimoni misti
Feste di canto deile Scnoie Domenicali
Il redattore della nostra cronaca san Scuole Domenicali della Val
San Germano
Chisone
L’assemblea di chiesa della comunità di Pinerolo votava in data 27 gennaio due Ordini del Giorno sul problema dei matrimoni interconfessionali, che hanno suscitato perplessità e
critiche dà parte di fratelli'valdesi e
cattolici, e di cui la stampa si è occupata recentemente (Nuovi Tempi Eco
del Chisone). Il testo di questi documenti è apparso nella cronaca di Pinerolo sul nostro giornale del 6 apri
le (N. 14).
Vorremmo fare a questo punto tie
precisazioni:
a) Questi documenti non sono una
presa di posizione isolata ma si devono leggere come un momento della riflessione generale che la nostra comunità va conducendo da mesi sul problema del matrimonio e dell’ecumenismo; non giungono dunque improvvisi e casuali ma fanno parte di una
ricerca di chiarimento in una situazione che riconosciamo estremamente
complessa.
b) Non si tratta dunque di provvedimenti disciplinari punitivi, anche
se si dice di no ad una prassi entrata
da poco neU’uso; quello che qui vien
detto non è per reprimere ma per
chiarificare, vuole essere cioè un momento della cura d’anima dei futuri
sposi che coinvolge la loro persona
con le scelte personali e la comunità
nella sua ricerca di testimonianza.
c) Lo spirito che li ha ispirati. è
unicamente la volontà di fedeltà evan
gelica e non uno spirito di orgoglio a
di sufficienza confessionale. Pur comprendendo che il primo di questi Ordini del Giorno possa suonare negativo e dar luogo (come è accaduto) a
fraintendimenti, intendiamo precisare
che la nostra intenzione è lungi dall’essere quella di conculcare la libertà
di chicchesia. Vedere questa presa di
posizione come una prevaricazione sul
coniuge cattolico da paragonarsi a
quella richiesta di cauzioni che si richiedeva un tempo al coniuge evangelico non ci pare esatto. Se la comunità
cattolica ritiene dover vincolare la validità del matrimonio alla richiesta di
una dispensa. canonica, comprendiamo
le sue motivazioni, sempre nell’ordine della sua dottrina, ma non riteniamo poter legittimare quest’uso nelTambito della nostra comunità in
quanto il matrimonio concerne, secondo una concezione evangelica, unicamente gli sposi e non le chiese di cui
sono parte. Questo principio è per noi
fondamentale, non riteniamo pertanto
legittimo che nessuno, neppure l’autorità ecclesiastica, abbia il diritto di
legittimare o meno una unione matrimoniale realizzata nella libertà di credenti responsabili. Non vogliamo imporre questo a nessuno ma riteniamo
che questo debba essere l’atteggiamento di ogni comunità cristiana fedele
alla libertà evangelica, in quella direzione cerchiamo di camminare senza
pretendere aver raggiunto traguardi
assoluti o di perfezione.
Il Concistoro di Pinerolo
San Secondo
Catecumeni. — La domenica delle
Palme sono stati confermati i seguenti
catecumeni: Silvana Durand-Canton,
Ivana Gardiol, Isabella Grassi, Loredana Meytre, Dorina Peyrot, Mauro Benedetto, Mauro Gardiol, Sergio Gomez
e Rino Pastre. Il nostro augurio e la
nostra preghiera per questi cari giovani è che essi siano membri viventi
ed impegnati nella loro Chiesa, servendo sempre il Signore con allegrezza e
riconoscenza.
I culti del tempo di Pasqua sono stati molto ben frequentati e la Corale
ha portato il suo valido contributo alla loro edificazione.
Gita. -— Dal 28 aprile al 1« maggio
è stata effettuata una riuscita gita di
Chiesa a Venezia, dove siamo stati
ospiti della Foresteria Valdese. Qltre
a Venezia e dintorni, abbiamo visitato Redipuglia e, molto in fretta, Trieste. Al ritorno ci siamo ancora fermati ad ammirare le bellezze del lago di
Garda. Ringraziamo ancora il pastore
Garufi per la fraterna accoglienza.
Battesimi — Il battesimo è stato
amministrato a Sandra Armellino ed
a Dorina Peyrot. Il Signore benedica
ed accompagni sempre con la Sua
grazia queste sue creature.
Funerale — Il 9 maggio si sono svolti i funerali di Milca Rostagno, di anni 47. Originaria di Prarostino, da
qualche tempo là nostra ■ sorella era
ricoverata alla casa di riposo Maggiorino Turina. Esprimiamo la nostra
simpatia alla famiglia afflitta.
— Il giorno dell’Ascensione i bambini della Scuola Domenicale si recheranno in gita a Prali, dove partecipe
ranno al culto.
A. G.
germanese si è reso conto con rincrescimento che, nel riferire lo svolgimento del culto di Pasqua, aveva dimenticato di menzionare il coro veramente
bello^ cantato dalla nostra corale in
quell’occasione. Si trattava di una parte di un testo musi^cale scritto da Mendelssohn sul tema della testimonianza
resa dall’apostolo Paolo. Sappiamo che
la Corale ha dovuto lavorare a lungo
per questo e siamo felici di dire che i
risultati sono stati molto incoraggianti.
Abbiamo riascoltato lo stesso coro alla
festa di canto delle Corali, a Pinerolo,
alla quale i nostri hanno partecipato
in rnodo compatto e crediamo che anche in questa occasione la loro gioiosa
fatica sia stata apprezzata. Un grazie
di cuore alla Sig.na Türk che non si
stanca di ricordarci che, quello della
Corale, è un servizio di testimonianza
reso al Signore ed alla comunità. Una
parola di incoraggiamento a tutti i fratelli che... tengono per se la loro voce.
— Dobbiamo purtroppo registrare
ancora alcuni decessi. Si tratta delle
nostre sorelle Jenny Pons, Margherita
Balmas, Margherita Bourne (Casa di
Riposo) e del fratello Giovanni Baret
(Briere). Quest’ultimo funerale è stato
presieduto dal pastore Geymet, che ringraziamo, dato che il nostro fratello si
era stabilito da alcuni anni a Villar
Perosa.
— Nel corso dell'Assemblea di chiesa
di domenica 29 aprile sono state prese
le seguenti decisioni: a) a proposito
dell'abrogazione delle leggi sui culti
ammessi i presenti hanno ritenuto di
dover scegliere la soluzione numero 3
(quella, cioè, di chiedere l’abrogazione
di tali leggi ricercando contemporaneamente delle intese nuove sui punti che
interessano la nostra Chiesa. Ringraziamo assai il giudice Aldo Ribet che è intervenuto a questa assemblea per illustrare le conseguenze derivanti dalla
scelta di una delle tre possibilità sottoposte al nostro parere, b) Sono stati
eletti delegati al Sinodo: dott. Gustavo
Ribet e Rosanna Pireddu. Supplente:
Ileana Lanfranco, c) Sono stati eletti
delegati alla Conferenza Distrettuale
che avrà luogo a Prarostino il 23 e 24
giugno: Enzo Tron, Ileana Lanfranco,
Rosanna Pireddu. Supplente: Elio Rostan.
— Domenica 13 maggio, festa deila
famiglia cristiana. I bimbi della Scuola Domenicale parteciperanno al culto.
— Domenica 20 maggio, ore 10,30
Culto della Domenica della Facoltà di
Teologia; ore 14,30, a Pomaretto festa
di Canto delle Scuole Domenicali.
Giovanni Conte
Chisone nel tempio di PQMARETTQ.
loRRl'reLSSi? *lla Val
re.,o‘:Te'Ì Zliìla “ » P“
D°'”“icali (Torre Pellice-Centro, Angrogna, Luserna S. Gio
Mrtecfnerannn^ii^^f"T comunicato alla Commissione del Canto Sacro che non
parteciperanno alle feste di canto tradizionali; nella giornata del 20 maggio esse
Si recheranno m visita a comunità del Distretto participando al culto e svolgendo nel pomeriggio un grogramma di canti e giochi. ^
per la Commissione del Canto Sacro
il Presidente: E. Aime, Pastore
FESTA DI CANTO A FRALI
Dai salmi ugonotti
al canzoniere di Agape
Consiglio della Val Pellice
Servizi sociaii
Torre Peliice
La numerosa e vivace partecipazione delle
persone anziane e non alla vita del « Centro
d’incontro » e l’istituzione di servizi sociali
per gli Anziani e poi già estesi a persone di
altre età, ha spinto il Comune di Torre Pellice in collaborazione con il servizio sociale del
Consiglio di Valle a programmare delle riunioni di quartiere aventi soprattutto lo scopo di :
1) portare a conoscenza di tutti dell’esistenza
dei servizi;
2) coinvolgere e rendere partecipi a questo
nuovo discorso sui servizi sociali un sempre
più vasto numero di persone;
3) spiegare il funzionamento dei servizi esistenti e le modalità per usufruirne;
4) verificare e discutere i servizi già funzionanti;
5) promuovere nuovi servizi.
È stato pertanto fissato un calendario d’incontri che è il seguente:
Lunedi 7 maggio, ore 15
Santa Margherita - presso la scuola dei
Bouissa;
Giovedì 10 maggio, ore 15
Centro e Appiotti - presso la sala comunale di Piazza Muston;
Lunedi 14 maggio, ore 15
Simond - presso la scuola;
Mercoledì J6 maggio, ore 15
Ravadera - presso la scuola;
Lunedi 21 maggio, ore 15
Inverso - presso la scuola;
Mercoledì 23 maggio, ore 15
Coppieri - presso la scuola.
L’invito è esteso a tutti perché parleremo
di tanti servizi aperti alla popolazione di ogni
età (Centro d’incontro — servizi domiciliari
e non — ginecologia preventiva — scuola
materna — Parchi Robinson ccc.).
Confidiamo pertanto sulla partecipazione di
tutti!
Il Sindaco
Giovanni Stefanetto
Villar Pellice
Agli anziani di oggi
e di domani
Anche a Villar Pellice come in quasi tutti i
Comuni della valle gran parte della popolazione è anziana.
Per questo anche a Villar Pellice pensiamo
di far qualcosa per affrontare in modo nuovo
i problemi degli anziani, degli anziani di
montagna.
Per poter preparare dei programmi abbiamo ancora bisogno di avere dagli stessi delle
proposte e delle idee.
Per , parlare di queste cose vi invitiamo pertanto ad un incontro che si terrà il giorno
15 maggio 1973 presso la ex scuola della
Piantà.
Contiamo sulla parteeipazione non solo degli anziani di oggi ma anehe di quelli di domani perehé abbiamo bisogno di fare'dei programmi insieme.
Cordialmente e... a presto.
Il Sindaco
Paolo Fraghe
L’Assistente Sociale
Mariena Caletti
Incontri per educatrici
di scuola materna
Gli incontri organizzati presso il « Castagneto » di Villar Pellice, dal Consiglio della
Val Pellice in collaborazione con la Direzione Didattica di Torre Pellice, i Comuni di Luserna S. Giovanni e Torre Pellice ed il Centro
Diaconale Valdese, con la partecipazione dell’A.A.I. di Torino, proseguiranno con due incontri in autunno.
L’incontro del 19 e 20 maggio non può infatti avere luogo per sopraggiunti impegni al
M.o Mario Lodi; tale incontro è stato perciò
rinviato al mese di settembre.
In ottobre un quarto incontro sarà organizzato con la partecipazione di Gianni Rodari, autore delle ormai famose fiabe per ragazzi, premio Andersen per la letteratura infantile. Seguiranno a suo tempo notizie.
Tempo decisamente non bello, ma
buona affluenza di pubblico, pralini e
turisti, alla festa di canto delle Corali
e Scuole Domenicali a Frali il 29 aprile, che è stata così una buòna occasione di incontro fra membri di chiesa della comunità della Val Germanasca, evangelici di altre chiese e non
evangelici e, quindi, anche occasione
di testimonianza.
L’incontro è stato presieduto dal pastore E. Aime, presidentè della Commissione del Canto Sacro che si è rivolto soprattutto ai ragazzi delle scuole domenicali illustrando il posto che
il canto ha non solo nei momenti liet; della vita, ma anche in quelli difficili o tristi.
Il programma che comprendeva 16
canti di assieme e dei singoli gruppi
è stato illustrato dal pastore di Prali
come una piccola antologia degli inni
evangelici a partire dai salmi ugonotti e dai corali luterani allo sviluppo
innologico del '600, ai grandi autori
del ’700 ed ai cantici di risveglio del
secolo scorso ed inizio del nostro. È
stato così possibile avere, sia pure in
gij'ande sinjtesi e con molte lacune
■ (mancava" ijer es. "J. S. Bach)'úna visione d’insieme dello sviluppo dell’innologia protestante. Ha chiuso il programma il canto di alcuni pezzi non
contenuti nei nostri innari e precisamente una « canzone spirituale » del
prof. F. Corsani e due canti tratti dai
canzonieri dei cadetti di Agape.
Oltre ai canti di insieme sono stati
eseguiti l’inno alla carità « Senza carità io non son nulla » tratto dall’innario di Wittemberg del 1784 (corale
di Prali); « Grazie di questo pane » di
F, Corsani (corale di Perrero); il Padre Nostro del canzoniere di Agape
(scuola domenicale di Prali); il cantico 28 « O creature del Signor » (Corale di Chiotti); il cantico 20 « È Cristo
il buon, l’amabile Pastore » (Corale di
Perrero). L’incontro è terminato con
un canto delle scuole domenicali: l’Alleluia del canzoniere di Agape.
Ci siamo rallegrati che, pur attraverso alle difficoltà che ogni corale incontra nel proseguire la sua attività,
il lavoro di questi gruppi sia continuato con successo, modestamente se
vogliamo, ma su un buon livello tecnico e con uno spirito di gioia e di
servizio.
Franco Davite
lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllillllllllllllllllllllllllllilllllllllll
verso fa violenza e l’illegalità. È cosi che di
furto in furto deve scontare 9 anni di prigione
di cui 3 condonati per buona condotta. In
carcere, dopo la crisi iniziale, si mette a studiare con votazioni lusinghiere conseguendo il
diploma dell’Istituto Tecnico Professionale
statale. Nel 1969 la libertà e dopo pochi mesi la cartolina precetto. Dopo 6 mesi di servizio, la sua coscienza antimilitarista, intesa
come opposizione ad ogni forma di coercizione
e di violenza fisica e psichica gli impone di
disertare. Viene quindi di nuovo rinchiuso a
Peschiera e a Gaeta con gli obiettori di coscienza. È in questa occasione, discutendo con
loro, che ha un profondo ripensamento. All’inizio del gennaio 1973 al momento della
nuova liberazione ormai è chiaro in lui il
principio che non si può essere al servizio
della società se non in un servizio civile gratuito alternativo a quello militare. È in questa posizione che noi lo abbiamo accolto.
La « Legge » riguarda il passato, 1’« Evangelo » riguarda il futuro dell’uomo che si è
rinnovato nelle intenzioni e nei fatti. Quindi
Cipriano Tomaselli era con noi a svolgere il
suo servizio civile volontario per dei ragazzi
che altrimenti rischierebbero di fare ciò che
lui ha fatto.
La Direzione
« Amico mio, sali più in alto »
(Luca 14: 10)
Ha risposto alla chiamata del Signore
Esterina Gay
Lo annunciano addolorati: le sorelle Lidia e Giulia; i nipoti ed i parenti tutti.
Un ringraziamento particolare ai
Pastori Taccia, Sonelli e Bertinattì,
al Dott. Rostan, a tutto il personale
dell’Ospedale Valdese di Torre Pelli
ce ed a quanti hanno preso parte al
loro dolore.
Eventuali doni in memoria, a favore delTAsilo dei Vecchi di San Giovanni.
Luserna S. Giovanni, 5 maggio 1973.
un PILin DIPPICILG=
lumino Tonuo oi oqrtolucci
Il Canonico Mercol, sull’Eco del Chisone del
26 aprile, ha espresso il suo parere suU’« Ultimo Tango a Parigi » ma il suo intervento mi
è parso rendere ancora più difficile un discorso, serio, sul film.
Egli, non avendo visto la pellicola, prende
a prestito giudizi di registi russi per stroncare, paragonandolo a una fogna, il film di Bertolucei.
Intanto chi non ha visto un film non può
esprimere un giudizio perentorio, tanto meno
può dare per buono il giudizio di gente, i
russi in questione, che sono lontanissimi da
noi e per formazione culturale e per il modo
di concepire la vita.
Ciò che accomuna Don Mercol e i registi
Ciukrai e compagni, è l’ansia « morale » : ma
qui si tocca un punto dolente di certa critica
cinematografica.
Sui film si vuole dare un giudizio morale
mentre, per la loro natura « artistica », essi
vanno giudicati innanzitutto sotto il profilo
« estetico ». Un film non è « morale » o « immorale », è « riuscito » 0 « non riuscito ».
Ammetto che un’opera d’arte può avere riflessi moralmente « negativi » su chi è sprovveduto a riceverne il messaggio culturale, non
di meno una critica seria deve dirci se un
film è artisticamente valido prima di indicarne i limiti educativi o formativi in generale.
Per venire all’Ultimo Tango bisogna dunque
chiedersi, prima di tutto, qual’era il « messaggio » del regista Bertolucci, poi vedere in
che modo lo abbia « espresso », e solo dopo tali
analisi, stabilita la validità o meno del messaggio e della sua realizzazione filmica, si potrà ragionare sull’opportunità di darlo « in pasto alla gente ».
Il tema del film è il dramma della .solitudine e della difficoltà di essere se stessi nel nostro mondo moderno, in una società apparentemente civilizzata, in mezzo al progresso tecnico; l’uomo è solo, non riesce a « legare »
con gli altri, aggredisce e si difende come se
fosse ancora nella giungla, finge a sé e agli
altri sicurezza e felicità. Ma nel suo profondo
interiore soffre e disperato cerca nuovi equilibri, nuove strade: vanamente perché prima
o poi deve arrendersi.
Questa tragedia, più intensa nel protagonista
maschile, più mitigata, anche per l’età, nella
ragazza, è presentata da Bertolucci con un linguaggio d’una durezza e violenza che dovrebbero « scuotere » lo spettatore. La vita è lì
sullo schermo con un verismo, un realismo che
non permettono fantasie : vita, amore e morte
sono presentati senza allusive compiacenze,
melensaggini da operetta o truci particolari.
Per questo film si è parlato di pornografia
e di violenza.
Intanto le scene con atti sessuali non sono
mai insistite, nulla di morboso permette di
accostare questo film ai boccacceschi, squallidi prodotti immessi a decine sul mercato; la
violenza delle scene e del linguaggio sono un
mezzo espressivo, non un fine a se stesso come la violenza dei « western all’italiana » o
dei recenti film sul « karaté », pieni di sangue,
botte e morti.
Purtroppo Bertolucci si rivolge a un pubblico dal palato conciato e insensibile, dalle
reazioni condizionate da un’educazione sessuale errata, dal cervello frastornato da troppi « messaggi » fasulli; quale il risultato? La
gente va a vedere l’Ultimo Tango perché tutti ne parlano, perché il film ha fatto scandalo,
perché vuol vedere scene erotiche (o almeno
ritenute tali). E allora il messaggio del regista non passa, non è recepito che da pochissimi, può obbiettivamente concorrere ad aumentare la confusione spirituale, morale e ideologica che già regna sovrana nel nostro mondo
detto moderno, ma in cui si esorcizzano le
streghe, invece di liberare l’uomo dai suoi incubi.
R. G.
Pomaretto
Sabato 12 maggio, aUe ore 20,30,
nella Cappella Valdese di Perosa (via
Re Umberto), don Romano Borgetto,
che ha effettuato un’esperienza di la
voro come manovale presso la fabbrica « Stella » di Cùneo, introdurrà
il suo libro «La peUe del manovale»
edito dalla Claudiana. Seguirà un di
battito libero. Tutti sono cordialmente Invitati.
Una dichiarazione
della direzione del Convitto
Vari organi di stampa hanno riportato la
notizia che un assistente del Convitto Valdese
di Pomaretto era stato arrestato sotto l’imputazione di furto e di istigazione alla prostituzione. La direzione del Convitto ha diffuso
questa dichiarazione, che domenica 6 maggio
è stata letta al termine del culto, a Pomaretto.
II giorno 30 aprile il signor Tomaselli Cipriano di anni 30, obiettore di coscienza ed assistente presso il Convitto Valdese di Pomaretto, invitato presso la stazione dei Carabinieri di Perosa Argentina per comunicazioni che
lo concernevano veniva tratto in arresto e tradotto nella stessa giornata presso le carceri di
Pinerolo. Di lì attendeva di essere trasferito
a Trieste a disposizione del giudice istruttore
locale che lo interrogherà su fatti avvenuti
prima della sua obiezione.
Il signor Tomaselli come obiettore aveva
scritto tempo addietro una lettera aperta al
Ministro della difesa on. Tanassi (di cui riferiva Roberto Peyrot in un articolo sull’obiezione di coscienza apparso sull’Eco delle Valli
del 2 marzo 1973 ed una intervista radiofonica nei servizi speciali del Giornale radio del
22 febbraio 1973). In questa lettera di confessione il Toma.selli descrive la sua vita; sentendosi incompreso dalla famiglia incomincia
ben presto ad essere una persona <c asociale ».
Ha cosi modo di conoscere vari riformatori che
anziché « redimerlo » lo orientano sempre di
più, coi loro sistemi diseducativi e punitivi
I familiari di
Elisa Benech Revel
nell’annunciame la dipartenza, ringraziano tutti coloro che in qualunque modo hanno preso parte al loro
dolore.
« Recommande ton sort à l’Eternel; mets en Lui ta confiance
et il agira» (Psaume 37: 5).
Luserna S. G. - La Bossatera, 9-5-’73.
La famiglia della compianta
Mical Ester Tron
ved. Micol
riconoscente per tutte le testimonianze di simpatia ricevute in occasione
dei suo lutto, ringrazia sentitamente
tutte le persone che hanno preso parte al suo dolore.
Rivolge un ringraziamento particolare al Dott. L. Vivalda ed al Personale dell’Ospedale Valdese di Pomaretto, al Past. L. Deodato, ai parenti
ed agli amici per la loro cosìi fraterna
solidarietà.
« ...e cosi saremo sempre col Signore. Consolatevi dunque gli
uni gli altri con queste parole» d" Tessalonicesi 4; 17).
Massello, 20 aprile 1973.
La famille du missionnaire Garnier
annonce la départ de son cher
Albert
survenu à Londres le 2 Mai 1973.
« C’est bien, bon et fidèle serviteur, entre dans la joie de ton
Maître» (Matthieu 25: 21).
7
r
Il maggio 1973 — N. 19
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 7
CATANIA: più che un nuovo tempio
occorre un nuovo centro comunitario
Il 18 gennaio abbiamo avuto la visita del Moderatore, past. Aldo Sbaffi. Nel pomeriggio si è incontrato col
Consiglio di chiesa e la sera con la
Comunità,
Tra l’altro, col Moderatore, abbiamo
parlato del vecchio sogno della Chiesa di Catania: avere un nuovo tempio.
Ne abbiamo parlato, però, in modo
nuovo. Non si tratta di spendere qualche centinaio di milioni, per fare un
monumento a noi stessi o alla nostra
fede e adoperare questo monumento
solo per un’ora alla settimana.
La maggior parte di noi vorrebbe
avere uno strumento più valido, un
centro comunitario comprendente, oltre alla casa del pastore e a una foresteria, una libreria per la vendita al
pubblico di libri evangelici, una biblioteca pubblica, un salone per i culti, le conferenze, gli incontri, i dibattiti, le agapi fraterne, etc.
In altri termini, il nuovo tempio non
dovrebbe rispondere solo alle esigenze del primo comandamento: « Ama d
Signore Iddio tuo... », Dovrebbe rispondere anche alle esigenze del secondo comandamento, che è simile al
primo e dice: « Ama il tuo prossimo
come te stesso... ». Non, dunque, un
luogo che serva solo per l’adorazione,
ma un luogo in cui sia possibile verificare che chi dice di amare Dio che
non ha veduto, ama anche il fratello
che ha veduto.
PRO ALLUVIONATI
La nostra colletta a favore degli al
luvionati di Troina e Nicosia ha fruttato sulle 267 mila lire. Tolte le spese
fatte, il Consiglio di chiesa ha assegnato L. 50.000 a un giovane camionista di Troina e L. 200.000 al comitato civico che si è costituito a Nicosia
per assistere 2.000 senza tetto.
Il giovane camionista l’abbiamo trovato che scavava fra le macerie di
due palazzine crollate. Sotto, nei garages, c’erano cinque macchine e, fra
queste, il suo camion nuovo. L’aveva
comprato di recente, al suo ritorno
dalla Svizzera (zona di Coira), dove
aveva lavorato per diversi anni. Era
disperato. Aveva perduto tutto e non
se la sentiva di ricominciare da zero.
A Troina non abbiamo potuto fare
di più. Gli sfollati erano una quindicina e se ne occupavano, oltre alle autorità cittadine, anche un prete dirigente di un Istituto molto lussuoso.
I maggiori danni a Troina sono la
perdita di oltre una trentina di palazzine nuove, costruite solidamente, con
abbondante^ uso _ di cernento arrnato.
La’ frana non ha rispàrmiàto niente
in via del Soccorso e nella via parallela. Non si capisce come mai le autorità abbiano lasciato costruire in
quella zona, che era regolarmente compresa nel piano regolatore.
Erano tutte case di emigrati. Alcune ancora in costruzione, altre appena ultimate.
La situazione a Nicosia era molto
più grave, soprattutto per il numero
presso edifici pubblici e in albergo,
presso edifici pubblici e in Albergo
La maggior parte era ospitata presso
parenti e amici. Impressionante il
senso civico di questa gente. Nessuno
chiedeva niente, nessuno dava spettacolo della propria disperazione. Questa impressione di altissima dignità
nel dolore l’abbiamo avuta anche visitando altri centri, come Cerarne, Agirà, etc. Per far fronte al disastro, si
sono aiutati a vicenda, superando rancori, inimicizie, divergenze politiche.
A Nicosia si è costituito un comitato
civico, formato da tutti i partiti politici. A questo comitato, oltre alle 200
mila lire, abbiamo fatto pervenire un
camion carico di viveri e coperte. Era
loba del Servizio Cristiano di Palermo che è stata messa a disposizione
dal past. P. V. Panasela che qui ringraziamo.
Le vittime non sono state molte,
solo perché la maggior parte degli abitanti delle case crollate sono emigrati.
NON È COLPA DEL DIAVOLO
A ogni disastro naturale, viene incolpato Dio o il Diavolo. Questo è un
alibi abbastanza comodo, per chi ha
delle responsabilità da coprire. Prima
d’incolpare Dio o il Diavolo, dobbia
mo vedere se esistono altri responsabili. Ricordiamo che esiste un rapporto su « I movimenti franosi in Italia »
redatto dai servizi tecnici del Ministero dei Lavori pubblici. Risale a circa
10 anni fa. Quel rapporto mette in rilievo l’esigenza di operare interventi
per la sistemazione del suolo siciliano.
Esiste anche un rapporto della Commissione interministeriale per lo studio della sistemazione idraulica del
suolo nazionale. Tale Commissione stabilì, nel 1970, che bisognava spendere
500 miliardi, per prevenire disastri
provocati da alluvioni.
Perché non si è fatto nulla? I danni aH’agricoltura, solo nel catanese,
ammontano a qualcosa come 80 milioni. Gli altri danni, in tutta la Sici
lia ammontano a qualcosa come 100
miliardi. Ora, il Governo ha stanziato
77 miliardi. Chi pagherà ria differenza?
Inoltre, i 77 miliardi serviranno per
riparare i danni. Ma quando si faranno i lavori che 10 anni fa sono stati
suggeriti dai tecnici?
Evidentemente, aspetteremo un’altra
alluvione per incolpare di nuovo Dio
o il Diavolo. Intanto, i contadini e gli
emigrati continueranno a pagare un
prezzo troppo alto per l’incuria di
una società «civile» (?!) che si è eia
dimenticata dell’alluvione.
ATTIVITÀ’
DEL GRUPPO ECUMENICO
Dopo essersi occupato dell’obiezione di coscienza, della preghiera ecumenica, del Concordato e della Scuola in Italia, il Gruppo Ecumenico ha
iniziato una serie di studi biblici sulla teologia delTEsodo.
S. G.
Villar Penosa
Solennità pasquali. - La domenica delle
Palme, nel tempio olezzante di fiori e dinanzi
ad una bella assemblea, i nostri confermandi :
Danila \Hngon, Renzo Avondet, Danilo Costahel. Silvano Gay, Marino Micol e Daniele
Serre, hanno dato la loro solenne professione
di fede. Il pomeriggio ha avuto luogo un ricevimento di benvenuto nel salone del Convitto, con tè offerto dairUnione Femminile.
Il venerdì santo, ci siamo riuniti alle Chenevières e la riunione è stata presieduta dai
nostri confermati.
A Pasqua, tempio gremito e culto edificante, abbellito dai canti della Corale e dai trombettieri di Mannheim nostri graditi ospiti.
Dipartenza - Il 16 aprile la nostra sorella
Irene Peyronel in Bounous di anni 74 ci ha
lasciati dopo molte sofferenze.
Era paralitica da vari anni, ma quando andavamo a trovarla, ci accoglieva sempre sulla
sua sedia a rotelle, con un luminoso sorriso.
L’ultima volta, stava male. Era nel suo letto
col corpo coperto di piaghe, gli occhi chiusi e
non parlava più. Dopo la lettura di alcuni
passi e la preghiera al momento di ripartire,
le abbiamo stretto la mano dicendole : « Au
revoir Irène, nous pensons à vous! ». A nostra
I lettori ci scrivono
Politicizzazione
Milano, 27 aprile 1973
Caro direttore,
le lue risposte agli amici napoletani sui tema della politicizzazione dei professori mi seminano legate a una concezione vuota e mistificante del ruolo degli insegnanti. Per i metalmeccanici è lecito parlare di lotta di clase di scelta marxista: professori e maestri
devono invece tener conto deH’età dei loro
alunni e quindi possono permettersi il lusso
di un impegno civile, ma non di fare politica,
tanto più in senso marxista. La stessa situazione si ripeterà poi per i pastori, i medici, gli
avvocati, per tutti quanti, insomma, lavorano al di fuori della fabbrica e sempre.in condizioni « particolari ». Questa impostazione è
falsa, perché nel mondo non ci sono isole di
pace in cui non entra la politica, la lotta di
classe o la violenza sociale (la si chiami come
si vuole). I nostri ragazzi vengono da famiglie cliver.se, oppresse ed umiliate, che la società proietta in una spirale di consumismo,
di violenza, di morale del successo. Conoscono
della vita molto più di quanto tu non creda,
sono assillati dai problemi dei genitori, bombardati dalla TV (ha mai visto l’idiozia e la
violenza dei cosiddetti programmi per ragazzi?), tormentati dai problemi psicologici e fisici dello sviluppo. Non hanno bisogno di ipocrite attenzioni o falsi perbenismi, ma di verità. di analisi demistificanti, di discórsi concreti che siano all’altezza della gravità e realtà dei loro problemi. Certo non vuol dire che
possano giovarsi di affermazioni qualsiasi purché incendiarie. Ma solo chi è in malafede
può credere che una scelta marxista porti a
degenerazioni propagandistiche più spesso
che una scelta liberale.
Se posso fare un esempio in un campo parallelo, credi tu che dinanzi alla disordinata
fame di sesso dei nostri ragazzi (una fame che
la nostra società rende morbosa e commercializza) l’insegnante debba attenersi alla tradizionale immagine di riserbo puritano e non
rispondere a chi chiede, oppure debba assumersi il rischio di dire la verità senza esibizionismi ma senza falsi pudori, anche se
questo può comportare un contrasto con le autorità scolastiche e talora con le famiglie? All’insegnante rimarrà soltanto il rammarico
che le sue parole poco o nulla possono contro
le mistificazioni di una società distorta, ma
questo non può essere un alibi per una rinuncia.
La responsabilità di un insegnante è grave,
talora tremenda, ma proprio per questo un
cristiano deve viverla con coraggio, senza rin
negare le sue scelte per timore delle reazioni
conformistiche, cercando di essere se stesso
in ogni momento. Il cristiano sa che la verità
non è di questo mondo, ma sa anche che non
si possono evitare le domande e gli atteggiamenti difficili per un’ipocrita esigenza di
equidistanza. L’Evangelo non è neutrale, Cristo non ha temuto di prendere posizione anche su problemi politici, Calvino e Lutero
non hanno esitato a stringere alleanze con i
potenti della terra. Perché mai l’in/jegnante
marxista non deve avere il diritto (che è poi
un dovere)di occuparsi di politica nel suo
quotidiano rapporto con i ragazzi?
Donatella Gay Rochat
È tristemente inutile che continui a cercare
di spiegarmi a chi non vuole o non sa capire.
Vorrei poi che mi si dicesse una buona volta
su quale problema politico Gesù ha mai preso posizione (nel senso corrente), e quale.
g. c.
Davanti al video
Caro direttore,
seguo con tutta la diligenza possibile la rubrica televisiva « Protestantesimo » e ammiro sia la buona possibilità di testimonianza
che essa offre, sia la cultura e la ricchezza
d’immaginazione dei suoi artefici.
Debbo però anche confessare le mie frequenti delusioni e dire come il pastore Santini che spesso essa lascia il senso di ’’occasioni perdute” per la predicazione dell’Evangelo
cosi come l’abbiamo sempre intesa : Notizia
di una salvezza che ci è offerta in Cristo Gesù,
figlio di Dio, erocifisso per noi e risuscitato
affinché noi risuscitassimo.
E debbo dire dell’altro : provo come non
mai, dinanzi al video, il senso profondo delle
scissioni che ci dividono. Ci illudevamo di
essere « uno in Cristo », ma l’illusione cade :
se da un pulpito come « Protestantesimo » si
può parlare della Sacra Scrittura come se
contenesse dei racconti mitologici e dell’Evangelo interpretandolo quasi in chiave politica,
e se cosi si ode predicare da vari nostri pulpiti, allora non possiamo più dire di condividere la stessa fede. Dobbiamo rispondere ai
cattolici che c’interrogano : ”No, non è quella
la nostra fede, non è quella la fede protestante”? Dobbiamo dire ai fratelli che abbandonano i nostri culti : ’’Avete ragione, forse, prima o poi, sia pur con dolore, verremo
anche noi a raggiungervi”?
Ma voglio sperare di aver frainteso e di dovermi presto ricredere. Lo auguro con tutto il
cuore.
un valdese
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corso commerciale o culturale. Scrivere SALA, 32 rue Vineuse, Paris XVP.
PALERMO: agapi fraterne dopo il culto
per facilitare e sviluppare la vita comunitaria
grande meraviglia, essa aveva aperto gli occhi e ci aveva detto un debole: « Au revoir! »
che ci aveva commossi profondamente.
Le sue esequie hanno avuto luogo dapprima ai Cavallari (Pastore Geymet) poi nel tempio di Chiotti (Pastore Tourn) e infine nel
cimitero di Riclaretto suo villaggio natale.
Esprimiamo la nostra fraterna simpatia al
marito, degente in ospedale, e a tutti i familiari, in modo particolare alla nipote Ada che
l’ha curata con grande abnegazione.
Benvenuti ai coniugi Alberto e Iolanda
Long che il Comitato del Convitto ha scelto
come responsabili. .4 questi nuovi collaboratori, che si sono subito messi al lavoro con
entusiasmo, l’augurio di una felice e feconda
permaneza fra noi.
Bazar - La nostra vendita annuale avrà
luogo il 13 maggio alle ore 15 e sarà l’occasione per un piacevole incontro tra fratelli in
fede. Le mamme piesenti saranno particolarmente festeggiate dai nostri bimbi. Tutti sono
cordialmente invitati.
Domenica 13 maggio, ore 15: =
BAZAR DELLA CHIESA E
Tutti sono cordialmente in- E
vitati. E
PraM
L’Assemblea di Chiesa si è riunita dopo il culto del 29 aprile per discutere
l’atteggiamento da assumere di fronte
alla legge sui culti ammessi.
Vi è stata una buona discussione nella quale i vari punti sono stati illustrati
e sostenuti in vari interventi. Per la prima possibilità (abrogazione pura e
semplice della legge) hanno votato 9
elettori, j>er la seconda (abrogazione
con riserva di cercare intese sui punti
in cui sorgano difficoltà) 29 elettori, per
la terza (intese contemporanee aH’abrogazione) 2 voti. Non ci sono state obiezioni alla celebrazione del matrimonio
che non avrà più valore civile con la
cerimonia fatta in chiesa. Si è invece
chiesto di seguire con attenzione quanto accadrà per la cura d’anime negli
ospedali e nelle carceri a cui l’assemblea riconosce una grande importanza
ed alle questioni fiscali che, in Italia,
sono assai complicate per tutti e rischiano di diventarlo ancora di più se
vi sarà un vuoto legislativo in materia.
Lo stesso giorno le corali e le scuole
domenicali della Val Germanasca sono
convento a Frali per la festa di canto.
Diamo altrove notizia di questo incontro; ci rallegriamo che lo scopo per
cui la comunità aveva chioso la festa
delle corali a Frali è stato raggiunto:
quello di avere una buona partecipazione di non evangelici ai quali i canti
hanno dato una informazione sulle nostre comunità ed una testimonianza
evangelica.
Diamo, infine, il benvenuto ad Anna
Grill, la nuova Pralina che è nata il 25
aprile nella famiglia di Bruno Grill e
Claretta Barus ((jhigo). Alla bimba, al
fratello ed ai -genitori giunga il nostro
caro e fraterno augurio.
F. D.
Uno dei problemi che affliggono le
comunità evangeliche in Italia è la dispersione dei loro membri; e la nostra
comunità di Palermo non sfugge ad esso. Si ha un bel dire che la comunità
vive nella stessa città, che Palermo
non è Roma né Milano, ma quando dei
membj j non hanno un mezzo di trasporto proprio (e tra noi ce ne sono
ancora tanti!), e per venire in chiesa
devono aspettare e aspettare che passi
un mezzo pubblico e poi fare un lungo
percorso su un autobus affollato, e per
tornare a casa sarà altrettanto, possiamo renderci conto che la nuova frase
tanto usata « le nostre comunità sono
diventate soltanto comunità cultuali »
perde molto dell’accusa e resta la constatazione di un fatto.
Per andare incontro a questa situazione, evitare la dispersione, creare la
possibilità d’incontro e poi ancora
quello che il Signore vorrà, cerchiamo
di org.mizzare delle agapi fraterne in
modo che partecipiamo al culto e poi
mangiamo assieme e passiamo assieme un pomeriggio in serena e gioiosa
comunione fraterna.
La comunità ha ben risposto a questa iniziativa e quest’anno abbiamo
già avuto quattro di questi incontri
raccogliendo anche 60 partecipanti, e
da più parti si ode: « quando possiamo ritrovarci di nuovo? », oppure: « il
fratello M.... mi dava l’impressione di
essere chiuso e riservato, ora che ho
avuto l’occasione di stare e parlare
con lui, mi son reso conto che non è
così, e conosco i suoi problemi e li
faccio miei ».
Già, pensiamo a noi stessi! per ora
è già qualcosa, domani, se il Signore
ci manda, ci occuperemo anche di
quelli di fuori
La Chiesa Metodista ha venduto gli
stabili di sua proprietà di via Rosolino
Pilo a Palermo, sicché la comunità è
rimasta senza tempio ed ha chiesto
al nostro Consiglio di chiesa di essere
ospitata per i propri culti la domenica
pomeriggio. Il nostro Consiglio di
chiesa ha accolto la richiesta concedendo l’uso del tempio la domenica pomeriggio per il culto, sentendosi solidale con i fratelli metodisti, e ammirando il loro coraggio nella decisione
presa.
Ogni anno da Facoltà valdese di teologia, nella persona dei suoi docenti,
si mette a disposizione delle comunità
per una visita. Qui a paiermo questo
anno abbiamo avuto il piacere e la
gioia di avere in mezzo a noi il Prof.
Alberto Soggtn; molti della nostra comunità lo ricordavano quando veniva
come studente a sostituire il pastore
durante l’estate (una volta avvénTvàho
di queste cose: gli studenti della Facoltà durante l’estate sostituivano i
pastori!).
Il Prof. A. Soggin ha tenuto una apprezzata conferenza su « Profeti e politica» seguita da dibattito, e la domenica 1“ aprile ha presieduto il culto.
Grazie, professor Soggin, per la sua
visita, per la conferenza e per il messaggio della Parola, e a presto!
CORALE — Sempre sotto l’infaticabile guida della diaconessa Helena Macado la nostra corale si riunisce ogni
settimana, ed ora è al lavoro e si prepara per cantare durante il culto di
Giovedì Santo e di Pasqua,
SCUOLA DOMENICALE — Sotto la
solerte guida delle monitrici la nostra
scuola domenicale ha curato il numero di marzo àeW’“Amico dei Fanciulli”
e provvede ad allestire la vetrinetta
all’ingresso del tempio, mettendovi dei
cartelloni con « collages » su un tema
biblico. Questa vetrina attira molti
passanti che si fermano a leggere.
.< Dalla bocca dei fanciulli hai tratto
lode» (Salmo 8).
Il corso di preparazione teologica
per laici prosegue bene, e i partecipanti lo seguono con interesse.
A. B.
Adolfo Ri voir
Ai primi di aprile è mancato il generale degli alpini Adolfo Rivoir; a Torre Pellice in
occasione del servìzio funebre molti hanno
voluto sottolineare con la loro presenza il ricordo e la stima, in una manifestazione che
certo andava oltre il desiderio dello scomparso nella sua schiva natura.
Infatti, come notava il dr. Loris Bein nel
corso della cerimonia funebre, anche « giunto al vertice di una carriera liberamente scelta in gioventù, insignito di più decorazioni e
della più alta onorificenza militare il generale Rivoir aveva mantenuto quel tratto cordiale che pure sconfinando nella umiltà nulla
toglieva alla sua forte personalità.
« Era una virtù sbocciata indubbiamente in
motivi religiosi ed ideali ma coltivata da un
profondo senso del dovere che già aveva posto
alla ammirazione delle genti uomini come le
Medaglie d’Oro Giovanni Rìhet, Teodoro
Furhmann,Giulio Martinat o come il generale Davide Jalla, anch’essi ufficiali di carriera
e anch’essi valdesi.
« Giovane sottotenente del 2° Reggimento
Alpini, poco più che ventenne, ero partito un
giorno da Cuneo per visitare Pallora maggiore Rivoir giacente in un letto del Mauriziano
di Torino per una frave ferita di guerra. Correva l’anno 1941, la guerra infuriava e pareva infausta la prognosi dei medici. Con flebile .voce stringendo la mia mano nella sua
febbricitante mi disse allora una frase che
non mi parve del tutto chiara: ’’Fare il proprio dovere fino in fondo in certe circostanze
è veramente difficile”. Quelle parole che parevano non addirsi alla sua esemplare vita di
soldato si illuminano di chiaro significato
quando dal coatto fronte greco, sul quale lo
aveva sospinto la follia dì un dittatore megalomane, Adolfo Rivoir sceglierà con meditata decisione il campo di concentramento.
« Nessun compromesso con la propria coscienza di uomo libero, nessuna lusinga fascista, nessun miraggio di poter ritornare in
seno alla propria famiglia con gli onori del
suo grado convincono la Medaglia- d’Oro ad
uscire dal campo di còiicentramento tedesco.
« Dalla motivazione dell’encomio solenne
che veniva ad aggiungersi alle croci di guerra, alla medaglia di bronzo, alla medaglia d’argento e alla medaglia d’oro traspaiono chiaramente i motivi che avevano spinto Adolfo Rivoir a scegliere la via del riscatto e della libertà ».
Senza cadere alla retorica che anch’egli
aborriva, nella coscienza della discutibilità
delle nostre vie e della diversa sensibilità con
cui gli uni 0 gli altri affrontano i problemi
della vita, ripensiamo con stima alla testimonianza che questo fratello ha saputo dare,
negli anni, all’interno di situazioni tragiche,
in una professione oggi discussa da alcuni,
nella quale gli è stato dato di serbare e manifestare la sua umanità, e la sua fede.
Doni pervenuti a favore
del Collegio Valdese
PRIMO DISTRETTO
L. 10.000 : Prof. Elda Türk, Elena Godino.
A. A. C. Long, Mario Obior, Pinerolo; Emma Odin Bonino.
Luserna S. Giovanni; Bruno Rostaing, S. Secondo; Elsa e Speranza Tron, Torre Pellice;
Giancarlo Toselli, Villafalletto;
Ines Castagno, Pomaretto; N.N.
« in mem. di uno studente »,
Villar Pellice; Eben-Ezer.
L. 8.500 dipendenti Helca S.p.A., Luser- na S. Giovanni.
L. 30.000 Aldo Charbonnier, Antonio Mo- selli, Luserna S. Giovanni
L. 250.000 Ernesta Vola, Luserna S. Giov.
L. 20.000 Giovanni Ribet, Luserna S. Gio- vanni; Alberto Pascal, Ferrerò: Elena Germanet, S. Germano Chisone.
L. 2.000 Goff, Torre Pellice.
L. 50.000 Franco Tourn, Luserna S. Gio- vanni.
L. 5.000 Lincesso, S. Germano Chisone: Maria Aime Cougn.
SECONDO DISTRETTO
L. 5.000 Mary Corsani, Genova; Bona Ferrerò, suor Ernesta Mossotto, Torino.
L. 1.000 R. e A. Pampuro, Genova.
L. 6.000 Elena Peyrot, Genova.
L. 10.000 Liliana Ribet, Torino; Enrica Biglione, Genova.
L. 25.000 Bert, Torino.
L. 50.000 Emanuele Griset, Torino.
L. 30.000 Roberto e Liliana Prochet, To- rino.
L. 3.000 Carlo Roncaglione, Pont Cana- vese.
L. 20.000 Guido e Berta Mathieu, Bordi- ghera.
TERZO DISTRETTO
L. 100.000: prof. Giorgio Peyronel, Milano.
L. 30.000: Emanuele e Renata Bosio, Gal- larate.
L. 3.000 : T. Bongardo. Como.
QUARTO DISTRETTO
L. 450: Fiorini, Roma.
L. 5.000: (( Una Valdese », Francesco Mendola, Teodoro Celli, Irma e Mario Bianconi, Roma.
L. 50.0Ò0: Emilia Allio Ayassot, Roma: Armanda Ricca, Firenze.
L. 10.000 : Luigi Ponzano. Biagio Rocchi, Roma; Achille e Ada D’Ari, Ri mini.
SESTO DISTRETTO
L. 20.000 : Alfio Leotta, Catania.
STUDENTI DEL COLLEGIO
L. 20.000: Paola Grand, Arnaldo Delpero,
Torre Pellice; Vito Gardiol,
Prarostino; Nicoletta De Virgilio, Pinerolo; Marcello Gaydou,
Luserna S. Giovanni; Lia Armand Ugon, Villar Pellice.
L. 40.000 : Fiorella Massel, Pomaretto.
Ornella Davit, Villar Pellice
Manuela Campra, Marina Pey
ronel, Paola Taccia, Enrico Tac
eia, Chiaffredo Morello, Luser
na S. Giovanni; Walter Michelin Salomon, Aldo Pellenco,
Torre Pellice.
Carlo e Erica Baret. Pomaretto.
Gianfranco e Carla Villa, Pinerolo.
L. 5.000 : dott. Pietro Serima, Pinerolo;
Grazia Bertinat, Villar Pellice.
L. 2.000: Nella Fornerone.
L. 13.000 : Rita Avondet, Torre Pellice.
Il Comitato esprime ai donatori i sentiti
ringraziamenti. Le offerte pervenute per la
Scuola Latina saranno pubblicate nel prossimo numero.
L. 3.000:
L. 10.000 :
L. 50.000 :
L. 100.000:
8
■I
pag. 8
"L'erba cresce e capre tutte”
Denuncia dello scandalo delle prigioni sudvietnamite
da parte del movimento cattolico
visita°’del sui giornali evangelici, in occasione della recente
visita del presidente sudvietnamita Van Thieu a Roma al pontefice è di nuovo
mlntiTZTar^Tfr^^^^^^ ^^\^^rcia di protestrìi vari^^^^^^^^
sionati torturati ^Zi^ Situazione relativa ai prigionieri politici, impri
Eeli ha \mZtitn tfn ’Ip Jl dal capo sudvietnamita che, com'è noto, è cattolico,
che poche mipUaZJt dicendo che nelle prigioni non vi erano
to dff catt^/n vi«tnlm,v ■’denuncia del « MovimenVietnamiti per la pace » lo inchioda alle sue responsabilità di
cristiano e di esecutore degli accordi relativi ai prigionieri. Ecco quanto scrive
del ZfpriillcZZ""''" «L’EspressZ
Dopo gli accordi di gennaio il presidente sudvietnamita Van Thieu ha scoperto l’esistenza di un nuovo, temibile
nemico: il Movimento dei cattolici vietnamiti per la pace. È uno dei trenta
gruppi pacifisti che operano nel Vietnam del sud; ha avuto il merito di denunciare per primo lo scandalo delle
prigioni in cui sono rinchiusi più di
duecentoniila detenuti politici. Una tenace corrispondenza fra sacerdoti e
prigionieri è all’origine dei voluminosi
libri bianchi sulle « prigioni di Thieu »:
i preti hanno raccolto e sistemato le
lettere e le notizie che i detenuti riuscivano a mandare alle loro famiglie;
con questo lavoro è stato possibile ricostruire la geografia delle carceri
sudvietnamite, il trattamento riservato
ai detenuti e il numero delle persone
attualmente rinchiuse nelle celle. Questi rapporti sono stati giudicati esplosivi e terrificanti in tutto il mondo al
punto che hanno avuto grande eco sui
giornali americani e nei colloqui di
Thieu con Paolo VI. Perché? Che cosa
contengono questi libri bianchi di cui
fino ad oggi sono stati pubblicati solo
alcuni stralci?
Innanzi tutto spiegano come funziona il sistema carcerario sudvietnamita.
II « Dipartimento »di amministrazione
generale dei centri di riabilitazione ha
il compito di controllare i tre tipi di
case di pena che esistono nel paese: le
grandi prigioni, le prigioni ufficiali e le
prigioni segrete. Le grandi prigioni sono 6: Chi Hoà, Phu Quoc, Thu Due
Tan Hiep, con Dao-Poulo Condor e Go
Vap. Sono campi di concentramento
che non contengono meno di dieci mila
prigionieri ciascuno. Chi Hoà è il campo di detenzionè di Saigon: contiene i
più raffinati strumenti di tortura che
esistono anche nei campi di Thu Due
(carcere femminile) e Tan Hiep, situato in prossimità dell’aeroporto di Bein
Hoa, dove sono rinchiusi prigionieri politici mai processati o che hanno già
scontato la pena e non sono mai stati
rilasciati. Ma le carceri più famigerate
sono quelle di Go Vap dove sono stati
rinchiusi i soldati sudvietnamiti renitenti alla leva. Phu Quoc su un’isola
vicino alla frontiera colla Cambogia in
cui vivono più di quarantamila prigionieri e Pouio Condor, sull’isola di
Con Son (n.d.r.: questo nome è già tristemente famoso per le « gabbie di tigre » di fabbricazione americana), in
cui sono quindicimila persone.
Con Dao-Poulo Condor è soprannominata la « prigione da cui non si torna »: nell’isola, controllata da un’amniinistrazione militare autonoma non
vivono ciyili, e negli anni scorsi si è
avuta notizia di eccidi in massa fra i
detenuti.
Ci sono poi le prigioni ufficiali divise
per provincia: sono cinquantotto. Contengono una media di mille prigionieri
ciascuna (...).
Infine esistono le prigioni segrete di
cui non si conosce il numero esatto ma
che sono state spesso individuate dai
vietcong: si tratta di ville private, palazzi pubblici, caserme dell’esercito,
adibite in parte alla detenzione dei
« comunisti » (...). In queste prigioni
segrete sono rinchiusi quei detenuti su
cui la polizia vuole una vigilanza speciale e che devono restare in vita « perché hanno ancora qualcosa da dire sotto la tortura ».
Le 200 mila persone rinchiuse nelle
carceri che secondo Thieu non sarebbero più di 10 mila, sono definite dal
governo « comunisti ». Sono in carcere
in base a due decreti legge che prevedono la prigione di « due anni rinnovabili per chiunque venga considerato
pericolo per la difesa nazionale...
zioni studentesche (...): si deve a loro
se si è capito che il « piano di sicurezza da applicarsi in caso di accordo bilaterale » non era altro che una premessa per una graduale eliminazione
fisica degli oppositori al regime nelle
prigioni prima che la pace obbligasse
Thieu ad aprire le porte delle carceri.
Alla tortura ed alle « gabbie di tigre »
si è sostituita la tecnica dello sterminio in massa che non deve essere conosciuto.
Un esempio di questa nuova politica
è contenuto nella lettera di alcuni
scampati alla prigione di Phu Quoc:
« Ad ogni visita della Croce rossa internazionale i carcerieri conducono nelle foreste per nasconderli migliaia di
detenuti resi invalidi dalle sevizie. Terminata la visita, riportano i prigionieri
al campo. Chi ha avuto il coraggio di
prendere contatto coi membri della delegazione viene picchiato e torturato...
l’ospedale non è destinato alle cure, ma
allo sterminio di numerosi detenuti militari... Più di tremila prigionieri sono
morti così. All'inizio del 1973 l’amministrazione di Saigon ha fatto spianare
coi bulldozer migliaia di tombe per far
sparire ogni prova dei suoi misfatti. La
zona spianata è uno dei due più .grandi
cimiteri della prigione di Cay Duo e
comprende circa duemila tombe. I carcerieri hanno poi lasciato crescere l’erba per nascondere anche le altre tombe ».
VITA ITALIANA a cura di Emilio Nitti
Mali di stagione
nord - sud - est - ovest
I A E1 Golea, in Algeria, sono convenuti i
capi di Stato dell’Algeria, del Niger, del
Mali e della Mauritania, per inaugurare il
primo tronco della « strada dell’unità africana », che attraverserà il continente da nord
a sud. In quell’occasione hanno deciso di incontrarsi annualmente per definire e attuare
una politica regionale di cooperazione, in armonia con la Carta dell’Organizzazione per la
unità africana (OUA); ribaditi questi punti:
attiva politica d’indipendenza nazionale, parità degli Stati, non ingerenza, sostegno alle
lotte di liberazione nazionale, rispetto della
sovranità e integrità territoriale di ogni Stato, condanna del colonialismo nell’Africa australe e nel Nord-Est del continente.
I Al Massachusetts Institute of Technology
e stato messo a punto un nuovo procedimento di trasmissione di fotografie, il « Laser
photo », che dovrebbe permettere un miglioramento e una netta accelerazione di trasmissione. Esso comincerà a esser messo in servizio
nel 1974.
I II Pakistan e l’Irak riallacciano le relazioni diplomatiche, interrotte lo scorso
febbraio in seguito alla scoperta di un notevole
quantitativo di armi all’ambasciata irakena
di Islamabad; il Pakistan aveva richiamato il
proprio ambasciatore da Bagdad e dichiarato
« persona non grata » quello irakeno.
I Secondo PIATA, l’Associazione dei trasporti aerei internazionali, nel 1980 i
passeggeri dell’aviazione civile saranno almeno ^un miliardo all’anno. La progressione dei
dati, escluse 1 URSS e la Cina popolare, lo fa
prevedere facilmente: 1950: 31 milioni di
passegpri; 1971: 328 milioni; 1980: 700
milioni. Il traffico deUe merci dovrebbe moltiplicarsi per 3,5 entro il 1980, decuplicarsi entro il 1990. La flotta aerea mondiale dovrebbe
passare da 4.000 a 6.000 apparecchi, con la
prospettiva però di aerei da mille posti, di
cargo da 500 tonnellate e di supersonici. Si
freme però considerando Peventualità di incidenti per aerei recanti mille passeggeri...
■ L’Istituto Sismologico di Upsala ha registrato una esplosione nucleare sovietica sotterranea nella regione di Semipalatinsk
m Siberia.^ Un portavoce dell’Istituto ha precisato che l’esplosione ha avuto un’intensità di
5,5 gradi della scala Richter.
I In 24 anni la popolazione della Cina è
passata da 500 milioni a oltre 700 milioni di persone. Nel me^^imo periodo la produzione di cereali è piu che raddoppiata, passando da 110 a 240 milioni di tonnellate,
mentre 1 industria tessile e quella leggera
moltiplicavano parecchie volte la loro produzione.
■ Il presidente libico, Gheddafi, ha comunicato che la Libia avrebbe partecipato
aUa conferenza dell’Organizzazione per l’unità
afrmana (OUA), convocata per fine maggio a
Addis Abeba, solo se gli Stati africani che ne
sono membri avessero preso posizione contro
Israele, analogamente a quanto ha fatto la Libia. II negus d’Etiopia gli ha risposto : « Nessuno in seno all’OUA può imporre la sua volontà, perché i’OUA è un’associazione di uguali »; discussioni franche e fraterne sono il
mezzo migliore per superare le divergenze.
■ Il giornalista Peter Niesewand, che il 6
aprile era stato condannato in Rhodesia
a due anni di lavori forzati (uno dei quali
con la condizionale) per « divulgazione di segreti miUtari », poi assolto in appello, è stato
liberato il 3 maggio dalle autorità rhodesiane
ed è subito rientrato a Londra.
■ Un vecchio cargo uruguayano, il Tacoma, sarà trasformato in carcere natante
per i circa duemila sospetti'^arrestati a Montevideo durante la campagna contro i tupamaros.
Normalmente a Napoli, quando piove, qualche strada sprofonda, il traffico si paralizza in uno o più punti
della Città, qualche casa deve essere
evacuata... È un fatto troppo comune
perché ci si presti attenzione; meraviglia sarebbe se, dopo un acquazzone, giungesse la nuova: nessuna strada è sprofondata! Si sa. Napoli è costruita su un terreno ampiamente forato c!a cave di tufo in lungo e in
largo...
Questo che succede nella capitale è,
m un certo senso, il « destino » di buona parte del Sud: alluvioni e frane so
no inconvenienti previsti e inevitabili
nella stagione invernale. Questo inverno è stato particolarmente infelice;
dall’Abruzzo in giù tutte le regioni so
no state colpite violentemente dai
« mali di stagione », in special modo
la Lucania: sono rimasti danneggiati
100 comuni su un totale di 126, circa
ottomila famiglie hanno dovuto abbandonare la propria abitazione.
Ma questi ultimi mesi hanno registrato .anche qualche novità: la popolazione comincia a comprendere che
dietro il « destino » c’è l’uomo, ovvei o
la rnancanza di un impegno degli uomini. Di solito i cataclismi naturali
sono imprevedibili, ma qui ormai essi
sono previsti, il destino ha perso il
suo fascino fatto di mistero, è divenuto troppo cemune... la gente comincia
a non crederci più.
Circa 30 mila alluvionati il mese
scorso a Roma hanno organizzato una
grande manifestazione. Non era l’injziativa di un partito, ma la protesix
di una massa, unita da oggettive condizioni di vita e da comuni difficoltà.
Li accompagnavano sindaci e consiglieri comunali, provinciali e regionali. Che cosa volevano dal Governo?
Che facesse cessare la pioggia...?
Non crediamo necessario ricordare
che le condizioni di arretratezza economica e sociale del Mezzogiorno sono state aggraya(5 - dalla politica dei
governi italiani "daH’unità ad oggi. A
che vale ricordare il prezzo pagato da!
Sud in sfruttamento, miseria ed emigrazione? Ma oggi ci sono le premesse per cambiare. Scrollandosi di dosso l’atavica apatia la gente cominc.a
a riflettere ed a porre richieste concrete m termini di politica di difesa
del suolo. S; tratta di ottenere quei
provvedimenti che possono attenuare
c annullare gli effetti del maltempo,
mediante il rimboschimento e la regolazione del corso dei fiumi e dei
torrenti. Si tenga presente però ii:nanzit'iito che T’abbandono della coltivazione di buona parte della campagna, dovuto all'emigrazione, è uno dei
fattori determinanti della disgregazione del territorio.
Per rimediare ai danni più gravi e
per procedere alla ricostruzione delle
case distrutte si è provveduto con apposita legge varata definitivamente il
23 marzo scorso che, grazie all’intervento delle sinistre, ha stanziato non
1 soli due miliardi proposti dal Governo, bensì 50 miliardi. E questo collegamento tra le richieste delle masse
popolari e l’impegno in Parlamento
delle forze più sensibili ai problemi
sociali è chiaramente indicativo di un
nuovo rapporto democratico che può
e deve affermarsi. Questa via comporta un impegno di lotta di masse organizzate e responsabili capaci di ottenere precisi impegni dalle forze politiche parlamentari. La manifestazione
dei trentamila è stata una cosciente
risposta alle sobillazioni violente e
improduttive dei vari Ciccio Franco e
camerati e dt quanti pensano di poter far leva sulla disperazione delle
l-'opolazioni del Mezzogiorno per i loro
fini. Il tentativo recente di rinnovare
la sommossa municipalistica di Reggio Calabria o di esportarne l'esperienza ad opera dei peggiori elementi
della Etestra Nazionale è fallito miset amente. Esiste oggi un’alternativa
costruttiva che rende gli interessati
non oggetti di manovre politiche, ma
soggetti capaci di contribuire coscientemente alle scelte economiche del
Paese.
Ma un provvedimento legislativo
che stanzia 50 miliardi può solo risolvere situazioni urgenti e il Sud oggi
ha bisogno di qualcosa di più. Si chiede che la ricostruzione avvenga ir.
una nuova prospettiva di sviluppo,
che solo una adeguata programmazione economica può garantire: oltre a'
la già citata difesa del suolo occorri:
una politica nuova di riforma agraria.
di industrializzazione, di aumento del
l’occupazione. Su tutti questi temi,
come è noto, si sono già impegnate le
grandi organizzazioni sindacali dei la
voratori, ma occorre anche l’impegno
di un governo che contrapponga la
giustizia sociale alla logica del guadagno, a vantaggio di pochi ceti privili
giati. Ma questo non sembra essere
nei piani deWattuale governo.
Questa nota è stata stesa e spedita pn
espresso da Napoli il 14 aprile; il tragitto l
stato lungo...
La Cina si arma
a ritmo serrato
SPIONAGGIO
telefonico
IN AMERICA
E IN ITALIA
commetta atti in favore del neutralismo ».
Oltre ai vietcong, le prigioni contengono molti organizzatori delle associa
« Sporco baratto »?
Secondo dispacci d’agenzia, il 28 aprile « Il
Quotidiano del popolo », organo del PC cinese,
ha accusato l’URSS diaver fatto « un nuovo
sporco baratto con l’imperialismo americano »
decidendo di abolire la tassa sui visti di emigrazione di ebrei sovietici verso Israele. Il
quotidiano di Pekino cita giornali occidentali
secondo 1 quali il Cremlino avrebbe preso questa misura per ottenere un trattamento commerciale di « nazione favorita ».
« Il Quotidiano del popolo » aggiunge :
« Tutte le indicazioni dimostrano che l’azione
dei revisionisti sovietici, che danneggia gli interessi del popolo palestinese e arabo e aiuta
i sionisti israeliani, è il risultato di un nuovo
sporco baratto con l’imperialismo degli Stati
Uniti. Questa decisione sovietica ha fatto molto piacere ai sionisti israeliani ».
★ La satira grottesca è un genere
letterario che fiorisce sulla stampa politicamente impegnata. Sotto il titolo « Viva gli Stati
^ uscito sul « Manifesto » (del
^0.4. 73) un corsivo che dice, in forma
ferocemente paradossale, alcune semplici evidenti ed amare verità K
«Degli Stati Uniti pensiamo tutto il
male possibile (scrive l’articolista) come modello negativo del capitalismo
giunto al suo più alto grado di sviluppo. Delle sue classi dirigenti pensiamo, di conseguenza, ancora peggio.
Tuttavia sono un paese vivo, a differenza del nostro che ogni tanto sembra morto. In materia di telespie, per
esempio.
In quest’attività siamo, tecnologicamente, all’altezza del nostro grande alleato atlantico. La pratica delle intercettazioni si è rivelata feconda a Rorna come a "Washington. Da noi anzi
è più capillare e diffusa, ha carattere
permanente e coinvolge l'apparato statale e i potentati economici, mentre
oltre Atlantico ha carattere alberghiero ed elettorale K Negli Stati Uniti però, anche se finirà magari in una bolla di sapone, ne nasce uno scandalo
nazionale che mobilita la macchina
giudiziaria, la stampa, l’opinione pubblica, scuote la Casa Bianca e coinvolge il presidente più potente del mondo.
Da noi, vola al massimo qualche
straccio, c’è al massimo qualche interrogazione in parlamento, qualche giornale ne profitterà per fare un titolo
in più, ma nessuno metterà il naso né
nella Montedison, né nel ministero delle finanze, né in quello degli interni e
nei suoi affari riservati.
In compenso, tutti si strappano i
capelli perché la democrazia langue.
Ma con le classi dirigenti che abbia
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
mo, è già molto che non sia morta del
tutto. A casa loro, Nixon e il gangsterismo politico debbono almeno difendersi. Da noi, Andreotti tornerà dal
suo viaggio accorgendosi soddisfatto
che nessuno si ricorda più delle intercettazioni e neppure, tutto sommato,
delle bombe dell'ultima settimana.
Autorizzazioni a procedere? Da noi
non si procede, si recedei Non siamo
l’America primitiva, siamo la patria di
Machiavelli, reinterpretato da preti
varie fedi ».
di
NELLE UNIVERSITÀ’ SPAGNOLE
Nell’articolo « Fascismo spagnolo » pubblicato su questo settimanale
(n. 16 del 20.4.’73), abbiamo informato
i nostri lettori sulla cerimonia del giuramento di fedeltà al generalissimo
Franco, imposto a 1166 assistenti delle università spagnole. Diamo ancora
alcune precisazioni sul grave fatto, ed
altre informazioni sulla condizione "
di
Direttore responsabile: -Gino Conte
Reg, al Tribunale di Pinerolo
N. 175 I 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina ■ Torre Pellice (Torino)
* Qualche altro corsivo del genere abbiamo
già avuto occasione di riportare, in particolare dallo stesso « Manifesto » (v. Part. « Accoglienza Pastorale », sul n. 48 di questo settimanale, in data 1-12-1972).
® L’articolista si riferisce al noto scandalo
detto del Watergate, un grattacielo e complesso residenziale (albergo) di Washington. Il
fatto iniziatosi il 16-6-’72, fu una vera e propria operazione a delinquere organizzata da
alcuni funzionari della Casa Bianca e collaboratori di Nixon, ai danni del partito democratico ed a scopo elettorale.
quelle università (v. « Herald ’Tribune » del 3.4.’73).
« È Stata la prima volta da quando
il gen. Franco ha rovesciato, 34 anni
fa, la repubblica Spagnola, che dei civili sono stati costretti ad un rituale
riservato ad occasioni militari. (...) Il
tono religioso ha dato un particolare
significato all'evento. Ma gli osservatori hanno sottolineato che la chiesa
cattolica, che è in aperto conflitto con
Franco, per quanto riguarda i diritti
civili, non ha espressamente partecipato.
Non è dato sapere che cosa possa
accadere ai pochi professori-assistenti
che mancarono di partecipare, per una
ragione o per l’altra.
La concessione di una posizione ruolo e d’uno stipendio ai professori
assistenti che hanno accettato, è inter
di
^ A questo proposito bisogna però osservare
che l’on. S. Pertini, presidente dalla Camera
dei deputati, ha dato assicurazione formale
. la
che questa prenderà in esame il 23 c. m.
richiesta del defunto magistrato Bianchi
d’Espinosa, d’autorizzazione a procedere penalmente contro Fon. Almirante deputato
missino.
prelata come l’ultima mossa governativa per assicurarsi l’appoggio degli
insegnanti nella
campagna per riportare l’ordine nelle università del
paese. Ci si aspetta, secondo certe fonti, che vengano attuati i decreti emanati l estate scorsa da Franco, decreti
che pongono le università sotto il diretto controllo del governo e danno ai
rettori e ai professori il potere di espellere insegnanti e studenti dissenzienti.
A tutt’oggi, comunque, questi decreti non son riusciti ad impressionare
studenti e professori, i quali si sono
impegnati in scioperi illegali ed in occupazioni fin dall’inizio del presente
anno accademico. Essi hanno anche
sfidato la rigorosa soppressione delle
proprie assemblee, indette per discutere problemi comuni.
L’ambasciatore statunitense Horacio Rivera, che ha recentemente incontrato rettori di università spagnole durante la sua visita in Spagna, è stato
vittima delle agitazioni nei campus.
Nella settimana 26-31.3.’73, egli ha dovuto rinunciare ad una visita all’Università di Saragozza, che è stata chiusa a causa delle dimostrazioni, e dieci giorni prima è stato preso a sassate
dagli studenti in sciopero dell’Università di Malaga.
Le maggiori difficoltà, comunque, si
riscontrano nelle grandi università di
Barcellona e Madrid. Nell'Università
Autonoma di Madrid, per es., i professori delle materie scientifiche hanno effettuato delle occupazioni per opporsi alla temporanea sospensione di
cinque colleglli che avevano protestato per la riduzione dei loro contratti
di ricerca. Il vice-preside del centro
di calcolo s’è dimesso durante uno
scontro di opinioni sul cosiddetto
“curriculum”.
A Barcellona, dove le due università sono “in stato d’emergenza" (nel
senso che le leggi spagnole sui diritti
civili non vi trovano più applicazione),
tre presidi si sono dimessi per protestare contro la denuncia di oltre cento studenti (accusati d’attività di sciopero).
Molti studenti e professori dissenzienti sono stati identificati da una
nuova organizzazione di servizi segreti, che ha fornito ai rettori delle università una lista nera di nomi e un
sunto delle attività delle persone elencate ».
Secondo la rivista « Forces armées fran^aises », citata da « Le Monde », c< è in servizio
una prima serie di 25 missili di 1.500 kg. li
portata, dotati di una carica di alcune decina
di kiloton. Entro il 1973 dovrebbe apparire la
seconda generazione dotata di armi termonucleari capaci di colpire obiettivi a 3,000 kin.
di distanza. Per il 1975 si prevede la comparsa dei primi missili intercontinentali operati
vi ». Sono in corso esperimenti nucleari che
(c hanno lo scopo di sperimentare armi da 3
megaton lanciabili da bombardieri Tupolev
TU-16. Questi aerei di origine sotnetica sono
attualmente fabbricati dalla Cina a un ritmo
di una trentina all’anno » D’altro lato « il solo sottomarino strategico lanciamissili ceduto
dalVURSS alla Cina non ha mai ricevuto l'apparecchiatura di cui avrebbe dovuto essere dotato. Si sa però che la Cina sta sviluppando un
programma di sottomarini a propulsione nucleare ». Inoltre, sempre secondo il periodico
citato, la Cina sta rapidamente sviluppando
un programma di satelliti da ricognizione e
per teleeomunicazioni. Il fatto che in una fabbrica dello Yunnan è stato messo a punto un
interferometro a laser per l’esatta valutazione
delle distanze, fa prevedere a breve scadenza
la produzione di bombe guidate. « Questo sviluppo è favorito da un accrescimento eccezionale del bilancio militare che in sette anni è
più che raddoppiato (nel 1971 si è aggirato
fra gli 8.000 e i 10.000 miliardi di lire), costituendo il 10% del prodotto nazionale lordo ». Le forze terrestri cinesi, secondo il periodico militare francese, ammontano a oltre
2 milioni 800 mila uomini : « il grosso di queste forze è stanziato di fronte alle 45 divisioni
sovietiche spiegate a est dell’Ural ». L’armata
aerea cinese dispone di 4.000 apparecchi. « Il
primo aereo veramente cinese, il cacciabombardiere bireattore denominato F. 9, è fabbricato in serie al ritmo di una decina al mese, a partire dall’aprile 1971 ».
Nuova terapia
in Inghilterra
per la leucemia
L’associazione medica britannica (BMA) ha
annunciato di aver conseguito buoni risultati
con una nuova terapia per la cura della leucemia.
Ad alcuni degenti di due ospedali londinesi
sono state iniettate cellule di sangue affette
dal male e sono state trattate con i raggi X
per prevenire la proliferazione.
Un portavoce della BMA ha dichiarato che
questo trattamento stimola le difese naturali
del paziente contro la leucemia.
Il professore Peter Alexander dell’Istituto
di ricerca Chester Beatty ha detto durante
una riunione clinica della BMA che la nuova
terapia sinorà è stata sperimentata solo su alcuni con « risultati promettenti » Tuttavia
« l’effetto della terapia sulla leucemia infantile è più difficile da valutare ».