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Anno 115 - N. 49
7 dicembre 1979 - L. 300
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Gruppo bis/7C
ARCHIVIO TAVOLA V ALDE^HE
10066 TORRE PELLI CE
delie valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
IMMACOLATA CONCEZIONE
Ed ecco che, con Komeini,
anche l’Iran entra nel
numero, per fortuna
scarso, degli stati a costistituzione teocratica. Non è qui
la sede per valutare gli aspetti
strettamente politici delle posizioni assunte da quel paese, anche perché le informazioni che
si hanno sono sì molte, ma anche abbastanza confuse e sottolineano più gli aspetti negativi per l’Occidente (quanti errori tuttavia a carico dell’America di Carter!) che non quelli,
come per esempio la larga partecipazione di popolo, che meriterebbero qualche approfondimento.
Ma a noi interessa sottolineare come, nel contesto politico
mondiale, la presenza di stati a
costituzione teocratica rappresenti un profondo turbamento
dell’ordine razionale che fino ad
ora ha retto (con molti limiti ogni volta che la razionalità è
stata soggetta all’integrismo ideologico) l’equilibrio mondiale.
Perché proprio l’integrismo
sembra essere la caratteristica
dei regimi teocratici; a parte le
imprese degli iraniani e per restare nel campo islamico, le vicende della Libia di Gheddafl,
con il suo aperto appoggio alle
più diverse forme di terrorismo,
danno una idea di cosa sono le
conseguenze di una impostazione teocratica. E, in altro campo,
quelle di Israele, colla sua Legge del Ritorno e con i suoi partiti che, come diceva un giornalista, « leggono la Bibbia come
il libro del catasto », accumulando cosi errori su errori, pur nell’accettabile logica del diritto alla sopravvivenza (senza però accettare quello alla convivenza).
O, per restare in casa nostra,
quelle dell’Italia (per fortuna
solo a metà teocratica, vista la
presenza di una forte opposizione laica) dove un partito da
trent’anni egemone ha portato il
paese alla situazione attuale, caratterizzata da prevalenti interessi corporativi e assistenziali che
sono tipici di una democrazia
cattolica, anziché cristiana, con
tutto quello che ne è conseguito
e ancora ne consegue.
Un migliaio di anni fa la teocrazia islamica portò gli arabi
alle porte dì Parigi e ad occupare, oltre a tutta l’Africa mediterranea, larghe parti delle coste
europee dello stesso mare. Siamo
forse di fronte a un ritorno della
stessa spinta, con tutte le conseguenze che comportano le guerre di religione, che speravamo
ormai confínate nei ricordi della
Storia?
A noi basta forse ripeterci
una volta di più che non è « specifíco » compito del cristiano
battersi, come tale, per questa
o quella posizione politica, ma è
invece nostro « specifico » batterci, all’interno di ogni scelta fatta,
perché essa sia vissuta come testimonianza cristiana. Con rifiuto
di ogni « fanatismo » che pretenda di realizzare quaggiù in forme politiche, quello che la predicazione di Gesù ci ìndica come
un modo di vivere la nostra vita in preparazione di un Regno
« che non è dì questo mondo ».
Niso De Michelis
Perché Maria
Tre motivi per Io sviluppo (del culto mariano, promosso soprattutto
dai papi, a 125 anni dalla proclamazione del primo dogma su Maria
Non c'è forse festa mariana
più popolare — almeno nel cattolicesimo italiano — di quella
che si celebra l’8 dicembre sotto
il titolo di « immacolata concezione ». Quando si è trattato di
ridurre le festività intrasettimanali, la Curia romana ha rinunciato all’Epifania e all’Ascensione di Gesù, ma ha voluto che fossero mantenute due celebrazioni
mariane, l'8 dicembre e il 15 agosto: l’immacolata concezione e
l’assunzione, il principio e il termine della vita terrena di Maria.
Il culto deH'immacolata concezione risale già al medioevo e
la scuola francescana ne fece la
sua bandiera, in contrapposizione alle altre scuole teologiche
cattoliche che la rifiutavano. La
controversia durò a lungo e soltanto nel 1854 Pio IX con un gesto inusitato da parte dei papi
proclamò di propria autorità la
immacolata concezione quale
dogma « divinitus rivelatum »: il
primo dogma cattolico definito
personalmente da un papa e non
da un Concilio; l’altro dogma di
questa specie sarà nel 1950 ancora un dogma mariano, l’assunzione di Maria. In entrambi i
casi il papa dirimeva di propria
autorità questioni teologiche dibattute all’interno della stessa
chiesa cattolica, passando sopra
a tutte le obiezioni di carattere
teologico, storico, ecumenico, ma
il dogma dell’infallibilità pontificia proclamato nel 1870 aveva
tolto ai teologi cattolici ogni
possibilità di dibattito.
È interessante notare che alla
popolarità della festa della immacolata concezione corrisponde
spesso nel popolo cattolico l’ignoranza del suo significato; molto spesso la gente confonde « immacolata concezione » col « concepimento virginale »: è così radicata nella mentalità popolare
cattolica l’identificazione del
«peccato» con la «sessualità»
che l’idea dell’« immacolata » viene a sovrapporsi a quella della
« vergine ».
ec
Madre di Dio »
Maria la « mediazione universale »: « Donna se’ tanto grande e
tanto vali — che qual vuol grazia e a te non ricorra — sua desianza vuol volar senz’ali » (Par.
Canto XXXIII, 13-15), ma nessun
concilio ha sancito questo pensiero, che òggi è diventato quanto mai di moda.
Potere papale
Il primo dogma veramente mariano è, quindi, proprio l’immacolata concezione. Perché si è arrivati a questo? Per motivazioni
teologiche? Il dogma è uno di
quelli, che non hanno nessun appoggio, neppure indiretto o lontano nella Bibbia. Affermare che
Maria, fin dal primo istante del
suo concepimento da parte dei
genitori è stata resa immune dal
peccato originale (questo è il
contenuto del dogma), è del tutto
estraneo al linguaggio biblico.
Tutt’al più il discorso si inserisce nel contesto di una particolare corrente scolastica. Hans
Éding (Essere Cristiani, p. 514)
nota; « Questa affermazione viene respinta dalle Chiese Qrtodosse e soprattutto evangeliche (universalità del destino di peccato)
e ha perso gran parte del suo significato in seguito alla critica
della teoria agostiniana circa la
trasmissione di un ’peccato ere
ditario’ attraverso l’atto creativo ».
Se è teologicamente inconsistente, il dogma deH’immacolata
concezione aveva ed ha spiegazioni- diverse. Anzitutto si è posto come misura del potere papale: tutta la mariologia è di fatto emanazione del potere papale, perché soltanto il peso della
sua autorità ha permesso nella
chiesa cattolica il diffondersi di
un complesso di dottrine così
avulso dal messaggio biblico; fuori di questo contesto poteva al
massimo essere espressione di
pietà popolare.
La conferma è che la mariologia procede di pari passo con
l’imporsi incontrastato di quel
potere: non solo i due unici dogmi mariani sono atti isolati del
papa, ma anche durante lo stesso Concilio Vaticano II al ridimensionamento del culto mariano promosso dalla maggioranza
dei padri conciliari fece riscontro la proclamazione ufficiale (anche se non « dogmatica ») di Maria « Madre della Chiesa » da
parte di Paolo VI. Ed è ancora
Paolo VI che, in contraddizione
a tutti i tentativi dei teologi cattolici più biblicamente preparati
di ridurre il peso della mariologia, marca le linee del più pesante marianesimo nelle sue encicliche e nei suoi viaggi, seguito
in questo dall’attuale papa Wojtyla.
Arma contro
la serietà
La seconda motivazione è data dal ricorso alla « religiosità
popolare » contro gli sviluppi
della teologia cattolica e della
cultura laica. La Bolla « Ineffabilis Deus » con la quale Pio IX
« definiva-» quale dogma l’immacolata concezione precede di 10
anni l’Enciclica Quanta Cura con
la quale lo stesso Pio IX condanna — deformandole — tutte le
espressioni del rinnovamento
culturale in atto nella chiesa cattolica e nella società di allora.
La Costituzione Apostolica Munificentissimus Deus (1.XI.1950)
segue di circa due mesi l’Enciclica Humani Generis con la
quale Pio XII condanna i nuovi
orientamenti e sviluppi della
teologia cattolica del tempo. Il
grande sviluppo dato aUa mariologia da Paolo VI accompagna
e fa da contrasto alla imponente tensione di rinnovamento della teologia cattolica del periodo
conciliare e post-conciliare, come — del resto — l’enfasi e la
spettacolarità della devozione
mariana di Giovanni Paolo II accompagna il processo di restaurazione che la gerarchia cattolica sta attuando. Nonostante le
sue ambiguità, il discorso ecumenico si faceva strada e il confronto con la Scrittura portava
i suoi' frutti. La gerarchia non
ha mai amato il confronto delle
idee, perché da troppi secoli abituata a non discutete, ma ad eliminare prima fisicamente e poi
disciplinarmente i dissenzienti:
l’afflato emotivo che nel popolo
Alfredo Sonelli
(continua a pag. 3)
TEMPO DI AVVENTO
I potenti e gli umili
Ha tratto giù dai troni i potenti, ed ha innalzato gli umili.
(Luca 1: 52).
Contrariamente a quanto si
potrebbe pensare, i « dogmi »
mariani sono pochi. Il Concilio
di Efeso ha reso ufficiale il titolo di « madre di Dio », ma solo
nel contesto del dogma riguardante la doppia natura di Gesù
nell’unità della persona: poiché
la realtà di Gesù era definita come unione di due nature (l’umana e la divina) nell’unica persona divina del Logos, e dato che
la « persona » è il soggetto a cui
si attribuiscono i vari titoli. Maria, avendo generato Gesù, aveva generato colui che era Dio,
perciò poteva essere chiamata
« Madre di Dio ». La Riforma rifiuterà questo ragionamento e
nel protestantesimo Maria è chiamata Madre di Gesù, semplicemente.
Altri attributi di Maria, come
la « perpetua virginità » sono
universalmente proclamati nella
chiesa cattolica, ma non sono
« definiti ». Il grande sviluppo del
culto di Maria è fondamentalmente di carattere popolare; è
favorito dalla gerarchia, ma —
prima del 1854 — mai un concilio aveva preso in considerazione direttamente la persona di
Maria. Dante, nella preghiera
messa in bocca a S. Bernardo,
nel suo Paradiso, attribuisce a
Questi versi che stanno al centro del cantico di Maria esprimono la comprensione che i cristiani del I secolo hanno avuto della venuta del Cristo. Contadini,
piccoli artigiani, schiavi, trafficanti, gente di nessun potere e
nessun valore sul piano della
storia, hanno sentito la venuta
del Cristo come un inestimabile
arricchimento per loro e per le
loro comunità, si sono sentiti
elevati al cielo di una vita vera
e rinnovata dal perdono e dalla
comunione con il Cristo. Sarebbe certo sbagliato affermare che
questa sensazione si è accompagnata per loro ad un senso di rivincita nei confronti dei potenti
di cui si occupa la società e la
storia, ma certo hanno sentito
come la venuta del Cristo aveva
ridimensionato definitivamente la
gloria e la potenza dei grandi
che pretendono di dominare il
destino loro e dei loro simili.
« Egli ha tratto giù dai troni i
potenti ed ha innalzato gli umili ».
E noi, come comprendiamo
questo annuncio di come Dio
agisce in Cristo?
Una prima interpretazione consiste nello spiritualizzare la potenza e l'umiltà, per cui i potenti e gli umili non sarebbero tali
in relazione alla loro posizione
sociale ma in base alla loro posizione spirituale: si può essere
socialmente potenti ma essere
spiritualmente umili; e d’altra
parte non è sufficiente essere po
veri per essere umili. Questa interpretazione ha il merito di ricordarci che l’essere accolti o
respinti non si identifica con la
appartenenza ad una classe sociale. Ma nel suo complesso rappresenta un inganno. È evidente che non è mai data dai
poveri, ma sempre dai potenti
(grandi potenti o piccoli potenti
come siamo noi, classe mediobassa di un paese industrializzato delVQccidente): serve infatti
a relativizzare (e cioè confondere) le cose, a lasciare i potenti
sui loro troni e gli umili nel loro fango.
Certo si può spiritualizzare tutto dell’Evangelo. Anche la cruna
dell'ago, il « guai a voi ricchi »
e la liberazione che Gesù è venuto a proclamare agli oppressi e
ai prigionieri. Ma il prezzo che
si paga per un’operazione di questo genere è di avere un Evangelo mutilato, privato di una parte essenziale, tanto da riuscire,
per molti, irriconoscibile.
Un’altra interpretazione, diametralmente opposta alla prima,
consiste nell’identificar e i potenti e gli umili con le classi dominanti e quelle sottoposte, per cui
diventerebbe indifferente la loro
posizione spirituale e rilevante
soltanto la loro collocazione sociale. Anche questa interpretazione — che ha pure il merito
di sottolineare come il messaggio dell’Evangelo penetri nella
carne degli uomini e non solo
nella loro atmosfera — è riel suo
complesso un inganno. Essa
non è mai data dai potenti,
ma sempre da chi è, o si ritiene,
povero e vi trova così una conferma alla propria giusta collocazione sociale e una convalida
divina per il proprio impegno
per tirar giù dai troni i potenti.
Ma un Evangelo che pronuncia
un giudizio che per definizione è
un giudizio su altri e non su noi,
non è forse un Evangelo addomesticato? E che mai avrà da
dire un tale Evangelo a chi si
trova già ad essere in partenza
nella categoria giusta o in quella sbagliata?
Non si tratta quindi di scegliere runa o l’altra di queste due interpretazioni contrapponendola
— come talvolta si è fatto — all’altra, ma di raccogliere due
elementi dell’Evangelo che troppo spesso sono stati divisi e contrapposti. Oggi per i credenti è
necessario prendere sul serio il
fatto che anche oggi il Cristo intende agire abbassando i potenti
e sollevando gli oppressi, gli
sfruttati, i perseguitati, gli esclusi, i discriminati, ovunque essi
siano; e di prendere altresì sul
serio il fatto che egli intende
mettere in questione anche la
nostra vita personale, abbassandoci quando ci riteniamo in grado di far quadrare la nostra vita
e risollevandoci quando riconosciamo la nostra miseria davanti a lui.
Solo così è possibile, lasciando un Evangelo mutilato o un
Evangelo addomesticato, rendere testimonianza alVÈvangelo
nella sua interezza e autenticità.
Franco Gìampiccoli
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7 dicembre 1979
INTERVISTA AL MODERATORE BOUCHARD
Vivere per la predicazione
In Sicilia, come altrove, la nostra partecipazione alla battaglia per il
rinnovamento dipende dalla vita o dalla morte delle nostre chiese
^ Per la prima volta come
moderatore sei stato in Sicilia
per 10 giorni fermandoti in diverse chiese. Quali sono le tue
impressioni al ritorno?
— Sono impressioni estremamente profonde. Se posso usare
una battuta, ho avuto la_sensazione di vivere ih mezzo a una
nazione che ha perso da molto
tempo la sua indipendenza e
che è incorporata nello Stato
italiano in ima posizione subalterna. La Sicilia, noi lo sappiamo, è terra di gravi contrasti e
di profonde contraddizioni. È
terra conquistata da noi piemontesi a suo tempo, e qualche volta un settentrionale ha un po’
la sensazione di essere in una
terra di conquista e perciò in
una terra di ingiustizia. Apparentemente, lo stesso paesaggio siciliano esprime questi contrasti
terribili tra la ricchezza e la miseria: tra i centri turistici come
Agrigento e Taormina stracolmi
di stranieri e di una bellezza
straordinaria, le zone ricche dell’agricoltura e poi il centro, desolato, disperato, senza alberi,
solo con opere pubbliche parzialmente inutili.
— Come sono inserite le nostre
comunità, le nostre chiese, in
questa realtà?
— Direi che le nostre chiese
hanno una storia tra le più incisive, e un avvenire tra i più
problematici. Vale la pena che
tutti noi, valdesi e metodisti ci
chiniamo con affetto e con riconoscenza su questa storia dell’azione e della, parola evangelica della nazione siciliana e altresì ci sentiamo corresponsabili
verso l’avvenire che questa azione e questa parola potranno
avere. Credo che sia giusto cominciare con la parola. Valdesi
e metodisti hanno in Sicilia un
buon numero di piccole chiese
che non vogliono morire, che
intendono predicare, che chiedono per questo pastori e sostegno. Non sono dei postulanti,
talvolta sono persone che protestano. Ora, sono rimasto profondamente impressionato soprattutto da alcune di queste chiese. Le chiese di tipo popolare
come la chiesa metodista di Scicli con" la sua grossa tradizione
storica. Oppure le chiese valdesi di Pachino e Riesi che sono
dei nuclei di popolazione siciliana che nel tempo hanno accettato il protestantesimo in forma
valdese, con sensibili differenze,
e che hanno accolto con gioia
l’invito a evangelizzare. La mia
impressione è questa: Tawenire
della nostra partecipazione alla
battaglia morale che si svolge in
Sicilia, come in tutto il paese,
per il rinnovamento è legato alla
vita o alla morte di queste chiese, di questi nuclei di fratelli
che sono nati dalla predicazione
e devono tornare a vivere per la
predicazione. Questa è l’impressione che ho avuto per esempio
nel corso della visita alla chiesa
di Riesi quando sono stato invitato a parlare a un gruppo di
giovani della città, il gruppo
« Dinamo ». Ci sono evangelici,
cattolici, atei, si riuniscono. È
un circolo culturale, e nel cuore
della Sicilia, mi sembrava di essere ritornato a Cinisello, una
emozione profonda. Il tema era:
« I giovani e la fede »: questo
gruppo chiedeva a un pastore
comunque un po’ anzianotto e
nordico, di parlare su « I giovani e la fede » da un punto di vista protestante. Tutto il tempo
utile è stato speso in uno scambio di battute, di valutazioni, di
ricerca.
— Interrompo per chiederti
« a caldo » altri flash, altre impressioni di questo viaggio.
L’esperienza di Scicli: visita ad
una chiesa metodista. Arriva questo moderatore che è indubbiamente molto valdese... Mi sentivo un po’ come un funzionario
del re di Prussia che arriva alle
province renane. A Scicli l’atmosfera che ho percepito è quella di un grosso momento di libertà. Le chiese di tipo valdese
sono molto più disciplinate, forse ciò è dovuto alla nostra tra
dizione di pastori valdesi rispettati e rispettabili. Scicli è molto
metodista, molto chiesa Ubera.
Ho appreso lì che è nata nel
1898, un momento storico molto
importante, quando a Milano
tuonavano i cannoni del colonnello Beccaris. Il tempio, modestissimo, fu costruito solo 25 anni
dopo. L’origine è quindi dell’800,
ma del tardo ’800, degli anni in
cui l’Italia si trasforma.
A Scicli mi sono reso conto
che l’integrazione fra chiese vaidesi e chiese metodiste è davvero
una grande promessa se la sappiamo vivere. Scicli e Pachino
sono chiese a distanza di 40-50
km., ma sono due chiese molto
diverse, grazie a Dio, con delle
specificità, per cui l’integrazione è davvero un patto di unione
nel rispetto non soltanto dei loro regolamenti, ma anche delle
caratteristiche, delle atmosfere,
dei doni.
Ultimo flash: sono andato a visitare la chiesa di Grotte, chiesa
di 9 persone, tutte presenti. Anche questa chiesa non vuol morire. Ne ho appreso un po’ la
storia dal pastore: ai tempi di
Crispi, gli evangelici di Scicli facevano parte dei fasci siciliani,
movimento di protesta importante nella Sicilia delT800. Questo
significa che la Parola — la Parola- predicata a Riesi, Scicli,
Grotte, Pachino, Palermo, Catania, Caltanissetta, Vittoria — non
è stata Parola astratta, ma Parola incarnata. Parola vissuta. Per
cui quando oggi noi diciamo primato della predicazione, primato dell’evangelizzazione, intendiamo dire che nella Sicilia di
Oggi vogliamo fare una cosa
molto simile a quella che i nostri padri, rischiando e penando.
hanno fatto nella Sicilia di allora.
Abbiamo parlato finora della
Parola predicata, vissuta in gruppi di fratelli: le chiese. C’è però
un altro aspetto da considerare
ed è l’azione sociale.
Negli ultimi 20 anni, l’azione
sociale delle nostre chiese in Sicilia si è molto trasformata. Intanto sono stati riqualificati alcuni centri che già c’erano. Facciamo due esempi: le scuole di
Pachino sono diventate un asilo
infantile bello, arioso. — Io ero
arrivato di sera e i ragazzini hanno protestato perché il moderatore non li aveva visitati —. Al
mattino prima di partire sono
andato a vederlo e l’ho trovato
bello, accogliente. I locali pur
piccolissimi, modesti, sono una
realtà attiva, una cosa che va
bene e che giustifica le polemiche che taluni sacerdoti cattolici
hanno fatto contro questo asilo.
Altro esempio: La casa di riposo di Vittoria che esiste da
molto tempo. Sono ex scuole, anche qui, trasformate poi in casa
di riposo. Ho visto il vecchio
locale in cui dormivano un tempo gli ospiti. Ora non è più un'
dormitorio, perché nessuno di
noi accetterebbe di dormire in
quei locali. L’asilo di Vittoria
attualmente non ha molto aumentato il numero dei suoi posti, ma ha riqualificato e desidera ancora riqualificare i suoi
servizi. In un momento in cui
in Italia per i vecchi si fa ben
poco, forse hanno ragione i responsabili dell’asilo di Vittoria
che desiderano renderlo più accogliente. Migliorare la qualità
anziché aumentare la quantità,
mi ha fatto notare il fratello
Paschoud, presidente del comita
to di Vittoria, vuol dire forse
più anni di vita; vuol dire una
vita diversa per le persone anziane. La sala da pranzo per es.
è stata spostata; valeva la pena
perchè adesso è una sala da
pranzo allegra. Queste sono cose
che non danno gloria. Non dà
gloria migliorare la qualità delle
cose, ma operiamo forse per la
gloria?
Poi Adelfia, centro giovanile
che desidera di essere riqualificato e ristrutturato e ne ha bisogno, è un punto di riferimento per i giovani. Infine due grandi opere nuove sorte come tutti
sanno, negli ultimi 20 anni: il
centro diaconale di Palermo e il
Servizio cristiano di Riesi. Due
iniziative sulle quali non esito a
esprimere un giudizio positivo
nel rispetto della loro diversità,
due iniziative che forse scontano adesso il fatto di essere state
estremamente popolari. Una diecina di anni fa, di fronte alla
Palermo della mafia e alla Riesi
del non sviluppo, questi due centri erano due segni della volontà evangelica di fare le cose seriamente, non tipo Cassa del
Mezzogiorno.
In questo momento questi due
centri si trovano però in una
fase di transizione estremamente delicata; nel giro di non molti
anni occorrerà trovare delle forze disponibili a impegnarsi per
il nuovo periodo di azione di
questi centri, forze, ovviamente,
tra di loro assai diverse perché
i due centri sono molto diversi.
Credo che a queste opere spetti
fin d’ora da parte di noi tutti
una disponibilità al dialogo, dialogo non acritico senza dubbio,
ma corresponsabile.
a cura di G. Platone
(continua).
COSA DICONO DI NOI I GIORNALI
Anelito ecumenico
Ezio Unfer sulTAvanti del 18
novembre intitola « Riforma Protestante per i socialisti » un articolo che rievoca le decisioni
programmatiche prese nel 1959
dal partito socialdemocratico tedesco a Bad Godesberg. Come
noto, in quella occasione TS.P.D.
diede del marxismo, che era
sempre stata la base ideologica
dei partiti socialisti europei, una
interpretazione riduttiva esaltando i valori di libertà in esso contenuti e scartandone le interpretazioni di tipo leninista: da partito di classe, il socialismo diventava partito di popolo.
Non spetta a noi, in questa sede, esprimere valutazioni di merito, ma ci piace rilevare come
la Riforma Protestante, con il
suo rifiuto deH’autorità papale,
sia assunta a corretto termine di
paragone per celebrare la correzione della pura ideologia di
« papa Marx », per tradurla in
____Una presa di posizione della Chiesa di Bordighera-Vallecrosia
Grave ostacolo airecumenismo
La « Peregrinatio Mariae » da
San Giovanni Rotondo a Vallecrosia e ritorno via Sardegna ha
fatto tappa nella nostra zona dal
22 al 25 novembre u. s. suscitando grande concorso di popolo,
esaltazione e fervore di culto e
di adorazione. Di fronte a manifestazioni di religiosità così, lontana dalla lettera e dallo spirito
dell’Evangelo, gli evangelici del
luogo non hanno potuto non manifestare il loro profondo dis
senso con relative motivazioni,
e lo hanno fatto divulgando il
ciclostilato che riportiamo.
Tra qualche tempo ci sarà la
« Settimana ecumenica di preghiera» alla celebrazione della
quale saranno invitati Cattolici
ed Evangelici in vista della unità della Chiesa. Unità, certo, ma
su quale base? Quella di Maria?
O non piuttosto di Cristo? Questo è il punto!
Perciò, con tutti i veri credenti, noi eliciamo:
Al solo vero Dio, U Vivente, e
a Gesù Cristo siano onore e gloria nei secoli dei secoli!
G. M.
AGAPE
NO ALLA MADONNA PELLEGRINA
Chi così si esprime non sono
degli atei, dei bestemmiatori o
dei miscredenti, ma dei credenti in Gesù Cristo quale unico
Signore e Salvatore, i quali, in
occasione della presenza della
Madonna Pellegrina nella nostra
zona perché le siano tributati
particolari onori e venerazione
di popolo, desiderano manifestare il loro dissenso e farne conoscere le motivazioni:
1) «La Madonna Pellegrina»
Protestantesimo
in TV
HELMUT GOLLWITZER,
un teologo alle prese colla storia.
Lunedi 10 dicembre - II canale
ore Z2M circa
Resistenza al nazismo, lotta
contro il riarmo della Germania
occ. e contro qualsiasi armamento atomico, divisione di Berlino
e rivolta degli studenti del ’68
sono i temi maggiori di una retrospettiva compiuta da H. Gollwitzer, oggi 71enne, in un’ampia
intervista realizzata nel suo studio a Berlino. Ma Gollwitzer
guarda anche al presente, alle
responsabilità immediate dei cristiani e delle chiese.
recata attorno in simulacro per
tributarle una speciale devozione
contravviene al secondo dei 10
Comandamenti dati da Dio al
suo popolo : « Non farti scultura alcuna, né immagine alcuna...
non ti prostrare davanti a tali
cose e non servire loro » (Deuteronomio 5:8).
2) «La Madonna Pellegrina»
contraddice l’idea e la figura che
gli Evangeli ci danno di Maria,
l’umile e devota Maria di Nazareth che alle nozze di Cana ebbe
a dire: «Fate (non quello che
10 vi dico, ma) quello che Egli,
11 Cristo, vi dirà » (Ev. S. Giov.
2: 5).
3) « La Madonna Pellegrina »
e la sua esaltazione è un duro
colpo all’ecumenismo; rende più
diffìcile, per non dire impossibile, il dialogo tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Evangeliche; e
tende a rinfocolare antichi antagonismi su piano religioso, antagonismi che sembravano ormai
superati e dimenticati.
Diceva bene l’antico Salmista
a proposito degli idoli fatti da
mano d’uomo:
« Hanno bocca e non parlano,
hanno occhi e non vedono,
hanno orecchi e non odono,
hanno naso e non odorano,
hanno mani e non toccano,
hanno piedi e non camminano,
la loro gola non rende alcun
suono!» (Salmo 115: 5-7).
Campo
invernale
Si svolgerà dal 26 dicembre al
1° gennaio il campo invernale di
Agape sul tema: A sinistra oggi:
perché e in quale prospettiva?
Il campo proseguirà la riflessione di due edizioni precedenti:
« La questione comunista » (’76)
e « Stato, Democrazia, Lotta per
il Socialismo» (’77). Dopo le elezioni del 3 e 10 giugno, mentre
comincia ad essere riconosciuta
da molti l’ipotesi che la sinistra
debba cambiare. Agape propone
un dibattito aperto, unitario e
rigoroso sulle prospettive della
sinistra.
Informazioni e iscrizioni presso Agape, 10060 Frali, tei. 0121:
8514. Quote secondo tre fasce di
reddito, caparra di iscrizione:
L. 10.000.
Nuovo numero c.c.p.
La Casa Valdese delle Diaconesse
comunica il nuovo numero di conto
corrente postale: 28243103.
Hanno collaborato a questo
numero: Gustavo A. Comba Germana Costantin - Ivana
Costabel - Sergio Fraschia Dino Gardiol - Guido Mathieu - Aldo Rutigliano ■
Franco Taglierò - A. Longo.
un concetto che così viene riassunto nelle conclusioni: « è l’uomo che può costruire il socialismo e non il socialismo a costruire l’uomo nuovo: è il socialismo a servizio dell’uomo e non
viceversa, perché altrimenti si rischia di finire al servizio di Lenin
o di Stalin, oppure in braccio alla reazione ».
L’annuncio del viaggio « ecumenico » del papa in Turchia ha
rilanciato sulla stampa i problemi relativi all’ecumenismo. Con
sottolineature degli aspetti positivi (il Convegno cattolico-luterano-angiicano previsto a Roma
in preparazione di tale viaggio)
e di quelli negativi (la insistenza sul rilancio del culto mariano tra gli altri). E con la ripresa
dei vari aspetti del viaggio papale in Irlanda e in America che
hanno avuto attinenza con questo problema. Così l’Avvenire riprende il discorso tenuto a Washington durante una riunione
ecumenica di preghiera, con il
richiamo alle encicliche «Unitatis Reintegratio » e « Redemptor
Hominis ». Sulla rivista Madre
di Dio del mese di ottobre, invece, Santino Epis conclude una
presentazione del Congresso Mariologico internazionale con l’affermazione: « quasi a compenso
delle perdite subite nel vecchio
mondo per opera del Protestantesimo... dopo la scoperta dell’America varie nazioni del nuovo
mondo, grazie all’opera di missionari portoghesi e spagnoli, si
aprirono al culto di Cristo e della Vergine ». Il che è quanto meno curioso, se si ricordano le vicende della « evangelizzazione »
dell’America colombiana. Per tacere del numero di settembre
della stessa rivista nel quale
l’ineffabile Testori viene ancora
rievocato, sempre in funzione del
culto mariano. Più seriamente il
Regno di ottobre riporta il testo
conclusivo delle ultime riunioni
della Commissione anglicano-cattolica su Eucarestia, Ministeri e
Ordinazione sacra, ripreso anche
da G. Pattare nel numero 38 di
Gente Veneta. La Stampa del 6
novembre ricorda la rinnovata
richiesta presentata dal papa
all’ultima riunione del Collegio
cardinalizio per un dialogo con
ì non cattolici. E, sempre sulla
Stampa del 28 ottobre Lamberto Fumo ricorda come l’attivismo di papa Wojtyla vada provocando anche alTintemo della
Chiesa cattolica non piccoli né
marginali dissensi. Sempre viva
inoltre l’attività ecumenica nel
Veneto: dal Corso di Teologia
ecumenica a Venezia con lezioni di Guido Colonna Romano e
del prof. Valdo Vinay al Convegno di Mestre su « La dimensione
ecumenica della catechesi ai giovani » con interventi ancora di
Guido Colonna Romano e di Andrea Sfredda, alla ripresa di attività del Gruppo Ecumenico di
Padova presso il Centro Universitario Cattolico.
E molte altre citazioni si potrebbero fare, dall’insieme delle
quali pare poter trarre la conclusione che l’anelito ecumenico
è vivo anche nella Chiesa cattolica di oggi, con qualche sospetto che esso sia però spesso inteso come « ritorno nell’unico
gregge intorno all’unico pastore ».
Niso De Michelis
3
7 dicembre 1979
POSIZIONI CATTOLICHE E PROTESTANTI
L'immacolata concezione
tra passato e presente
Tommaso d’Aquino
nega l’immacolata
concezione
Nella Summa Theologica, Tommaso d’Aquino si pone il problema « Se la Beata Vergine madre di Dio sia stata santificata
prima dell’animazione », cioè della « creazione dell’anima ». Per
comprendere la sua risposta che
ora citeremo, bisogna ricordare
che Tommaso d’Aquino riteneva — per coerenza con la sua
teoria sulla natura umana — che
al momento del concepimento
l’embrione fosse « animato » solo da un’anima « animale », fino
a quando l’embrione stesso non
avesse raggiunto un tale grado
di sviluppo da poter ricevere una
animazione spirituale; solo allora Dio crea nell’embrione 1’« anima razionale ».
« La santificazione della beata
Vergine non può essere pensata
prima deH’animazione per due
ragioni. Anzitutto perché la santificazione di cui parliamo non
è che l’essere mondati dal peccato originale; infatti la santità
è la perfetta mondezza, come dice Dionigi. Ma la colpa non può
essere mondata se non per mezzo della grazia, di cui è soggetto soltanto la creatura razionale.
Perciò prima dell’infusione dell’anima razionale la Beata Vergine non fu santificata ».
« Secondo, perché prima dell’infusione dell’anima razionale,
la prole concepita non è soggetto di colpa, dato che soltanto la
creatura razionale è capace di
una colpa. Se la beata Vergine
fosse stata in qualche modo santificata prima dell’animazione,
non avrebbe incorso nella colpa
originale e non avrebbe avuto
bisogno della redenzione e della
salvezza che viene per mezzo di
Cristo, come dice Matteo (1: 21)
’’Egli salverà il suo popolo dai
loro peccati”. È sconveniente che
Cristo non sia il Salvatore di
tutti gli uomini, come è detto in
I Timoteo 4. Perciò rimane che
la santificazione della B. Vergine avvenne dòpo la sua animazione ».
Da notare che la Bolla di Pio
IX evitò le obiezioni di Tommaso d’Aquino supponendo che la
’’creazione dell’anima razionale”
avvenga al momento del concepimento e affermando che l’esenzione dal peccato originale per
Maria era avvenuta ”in previsione dei meriti di Cristo”, per cui
si affermava che anche Maria era
stata ’’redenta” da Cristo.
II giudizio di
Giovanni Miegge
« La definizione del dogma dell’Immacolata Concezione è un
avvenimento gravido di vastissime conseguenze. Esso fu la prima definizione dogmatica pronunciata dal papa come tale, dalla cattedra di Pietro. Il dogma
della infallibilità papale non era
stato ancora definito; ma lo fu
pochi anni dopo, nel Concilio
Vaticano del 1870. La definizione
della Immacolata fu in qualche
modo la prova generale della
nuova prerogativa papale, e come un sondaggio della opinione
cattolica mondiale, per vedere
come reagirebbe all’esercizio di
tale privilegio. L’accoglienza
plaudente del mondo cattolico,
eccettuata una severa minoranza
di alti spiriti malcontenti, fu tale da permettere senz’altro il varo del decreto, che poneva il termine a tutta la evoluzione dell’autorità papale nella Chiesa ».
(Da G. Miegge, La Vergine
Maria, Claudiana 1959, p. 145).
Marianismo
protestante
A conclusione del lungo capitolo Vili che chiude la Costituzione dogmatica De Ecclesia (Lumen gentiiun) del Concilio Vaticano II, parlando del culto di
Maria, il testo afferma:
« Per questo Santo Concilio è
di grande gioia e consolazione,
che vi siano anche tra i fratelli
separati di quelli che tributano
il debito onore alla Madre del
Signore e Salvatore... ».
Il testo si riferisce specialmente alle Chiese orientali, ma non
mancano « aperture » al culto di
Maria neppure in ambienti protestanti ed è con notevole sbalordimento che si può leggere
nel libro « Amour et vérité se
rencontrent » del teologo di Taizé
Max Thurian (Taizé 1964) un capitolo dedicato a Maria che ricalca fedelmente quanto è detto
Definizione del dogma
«All’onore della Santa e Individua Trinità, a decoro e ornamento
della Vergine Madre di Dio, ad
esaltazione della fede cattolica e
per il progresso della religione
cristiana, con l'autorità del nostro
Signore Gesù Cristo e dei beati
apostoli Pietro e Paolo e Nostra,
dichiariamo, pronunciamo e definiamo che la dottrina la quale afferma
che la beatissima Vergine Maria —
per singolare grazia e privilegio di
Dio onnipotente e in vista dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del
genere umano — è stata fin dal primo istante del suo concepimento
preservata immune da ogni macchia della colpa originale, è rivelata da Dio e quindi deve essere
fermamente e costantemente creduta da tutti i fedeli.
Pertanto se qualcuno presume
di pensare in cuor suo — Dio non
voglia! — in modo diverso da ciò
che è stato da Noi definito, venga
a sapere, anzi sappia che si condanna con suo proprio giudizio,
che ha fatto naufragio circa la fede
e che è venuto meno all’unità della
Chiesa e, quindi, per ciò stesso
si condanna alle pene stabilite dal
diritto, qualora osi esprimere a voce o per iscritto o in qualsiasi altro modo ciò che pensa in cuor
suo ».
(Dalla Bolla Ineffabilis Deus di Pio
IX, emanata in data 8 dicembre
1854).
nel testo cattolico del Concilio.
Riportiamo soltanto la preghiera
conclusiva:
« Dio di vittoria, tu hai rivelato
al tuo discepolo Giovanni in una
visione il trionfo ultimo della tua
Chiesa; concedici di ritardare
al cielo la nube di tutti i testimoni vittoriosi, per trovare il
coraggio e la forza nelle lotte
di questo mondo; accogli la loro preghiera, accogli quella di
Maria, unita alla nostra nella
comunione dei santi; facci seguire l’esempio di fede, di pietà, di
costanza e di santità di colei che
fu tua madre umana e che resta
la figura della tua santa chiesa,
per Cristo nostro Signore ».
Ci limitiamo a notare soltanto
il fatto che, nella foga di ecumenismo mariano il Thurian parla
di « madre umana » riferendosi
semplicemente a Dio, distinto da
Gesù Cristo — infatti la preghiera si conclude con la formula
ordinaria « per Cristo ». In tal
modo Maria diventa la. « madre
umana » del Padre. A questo non
arrivano neppure i cattolici... ma
l’ecumenismo ad ogni costo fa
cattivi scherzi!
XI ASSEMBLEA DEL CONSIGLIO ECUMENICO GIOVANILE IN EUROPA
Un incontro interessante e deludente
L’anno scorso ad Agape, quest’anno in Svezia. All’insegna della sobrietà e del risparmio Luna,
nell'atmosfera serena, distesa, tipica di una chiesa di stato luterana l’altra. « Il tuo Regno venga » era il tema generale dell’incontro annuale tenutosi a Nykoping dal 21 al 26 ottobre, tema
ripreso dalla Conferenza mondiale sulla missione e l’evangelizzazione che avrà luogo l’anno
prossimo a Melbourne. Ma il tema generale ha avuto poco a che
fare con lo svolgimento dei lavori che hanno proseguito sulla
linea impostata gli anni scorsi:
razzismo, militarismo, problema
del culto. Numerose commissioni di lavoro si sono successivamente suddivise il compito di
presentare all’assemblea i risultati e le proposte che saranno
valutate dal comitato esecutivo.
La prima impressione, non
nuova per chi già ha avuto altre
esperienze, è lo stato generale di
impreparazione dei partecipanti
per discutere questioni così complesse e delicate come il problema degli armamenti, il razzismo
e, in un contesto ecumenico (ortodossi, cattolici, anglicani, riformati, luterani), la problematica del culto. Un’eccezione, quest'anno, il seminario sul culto
che ha messo sul tappeto le diverse ottiche teologiche, culturali, le diverse tradizioni, a parti
FIRENZE
Viaggio in Palestina
Il gruppo di Firenze dtìla
Gioventù Nazarena Internazionale organizza per la seconda
quindicina di maggio 1980 un
viaggio ai luoghi santi della Palestina al quale possono partecipare tutti gli evangelici italiani di qualsiasi età. Il programma è ancora di massima. Richieste di informazioni e adesioni
(entro il 31 die. ’79) vanno indirizzate a: Chiesa del Nazareno,
via 'Toscanirii 62, 50127 Firenze,
tei. 055/411951. È previsto un soggiorno di sei giorni e una spesa
di 550.000/650.000 lire.
re da un confronto con la Bibbia (Rom. 12): il documento
emerso è tutt’altro che un testo
di compromesso ma una sottolineatura delle divergenze teologiche di fondo che permangono
e rispetto alle quali occorre continuare il confronto ed il dialogo.
L’organizzazione, a cura dei
movimenti giovanili svedesi (si
vede subito che cosa significhi
chiese di stato!) era impeccabile; peccato che i contenuti siano
stati, rispetto alle nostre attese,
di un livello molto modesto. Come giustamente segnalava nella
sua relazione il segretario generale, il pastore tedesco orientale
Giselher Hickel, il periodo di crescita rapida del CEGE è passato; occorre ora « darsi un contenuto che abbia un profilo, anche se con le posizioni che andremo ad assumere potremo incontrare non soltanto degli amici ma anche degli osservatori
diffidenti ». Questo è in realtà il
problema di fondo di questa organizzazione ecumenica internazionale che raccoglie giovani dell’est e dell’ovest, del nord e del
sud: riuscire ad individuare temi ed orientamenti comuni è cosa molto difficile.
Quest’anno l’assemblea ha accolto l’unione battista dell’URSS
quale membro del CEGE, dopo
lunghe trattative.
Ma la parte indubbiamente più
interessante ed attesa, per i paesi latini, è quella dei programmi di campi per giovani. Nell’incontro per regioni, finalmente si
è riusciti a mettere in piedi un
coordinamento a livello dei paesi latini d’Europa incaricato di
favorire le informazioni e i contatti fra i vari paesi e soprattutto di coordinare le diverse proposte di campi che ogni anno
emergono evitando così l’improvvisazione. Un portoghese, un
francese ed un italiano hanno
assunto la responsabilità di mantenere i contatti e di coinvolgere al più presto i giovani spagnoli.
Per quanto riguarda i campi
della regione latina, avremo nel
1980 un campo CEGE in Portogallo, a Valdozende (2-20 agosto),
un paesino agricolo soggetto ad
una forte emigrazione; un paese
con una storia caratteristica, nel
senso che, in seguito ad una disputa con il prete locale, durante la rivoluzione portoghese ha
aderito in massa alla chiesa metodista. Il tema e quello della
emigrazione ed il programma
prevede al tempo stesso del lavoro manuale insieme ai contadini di Valdozende. Dall’Italia
abbiamo la possibilità di inviare due o tre giovani con un parziale rimborso spese.
A Beaumotte (Francia) continua invece l’esperienza del campo per giovani operai iniziata
quest’anno con una buona partecipazione (anche italiana); nel1’ '80 il tema sarà: rivoluzione/
riformismo, autogestione/cogestione e si svolgerà dal 19 al 31
luglio.
In Germania invece, in località da definire, un campo di formazione quadri (animatori), sul
terna: il lavoro ecumenico giovanile, dal 22 agosto al 2 settembre. Continuerà naturalmente il
campo cadetti internazionale di
Agape pur non inserito direttamente nel programma CEGE.
Un progetto che a noi sta particolarmente a cuore è quello dei
rifugiati, ora progetto di « solidarietà internazionale », che si
vorrebbe gestire insieme al Movimento cristiano studenti (MCS).
Finora però è stato impossibile
definire chiaramente le linee di
lavoro anche a causa di difficoltà di rapporti fra i due organismi. Un prossimo incontro (dicembre) dovrebbe contribuire a
fare luce sulle reali disponibilità
verso questo progetto.
Infine una proposta interessante, vale a dire un confronto teologico con gli ortodossi, attraverso « Syndesmos », l’organizzazione giovanile ortodossa, la sola
a livello internazionale (syndesmos è una parola greca che significa legame, vincolo, cfr. Ef.
4: 3), .sul tema: «Il significato
della tradizione e l’espressione
della fede oggi », che si terrà nel
1981. Questi non sono che alcuni
degli incontri previsti nei prossimi anni. La prossima assemblea
generale si terrà in Inghilterra
dal 19 al 25 ottobre 1980 mentre
è già giunto l’invito di averla in
Portogallo per il 1981.
Interessante (ma deludente!)
rincontro avuto con alcuni esponenti della chiesa luterana svedese che hanno presentato diversi punti di vista sulla situazione ecumenica odierna. Si assiste ad un crescendo dei movimenti di risveglio, caratterizzati
dalla loro posizione negativa verso la chiesa; un buon terzo dei
ministri ordinati nella chiesa
provengono da chiese libere e
questo è un fattore decisivo che
porta la chiesa svedese ad una
svolta rispetto ad una tradizione luterana assai marcata. La
tendenza degli anni ’80 non è più
quella di discutere della giustificazione per fede: lo si è fatto
e basta. Oggi si è confrontati
con la responsabilità pratica dell’evangelo. È una tendenza, se
ho afferrato bene, di impegno
concreto sui problemi ma che
cela una fin troppo evidente venatura antiteologica.
Ermanno Genre
TORINO
Soccorso invernalo
« Anche in una città industriale come Torino c’è gente che soffre — scrive il maggiore dell’Esercito della Salvezza Biagio
Garrone — specialmente fra i
pensionati della minima. (3ente
anziana, malferma nella salute e
per lo più sola o quasi ». Anche
quest'anno, nella stagione invernale l’Esercito si propone di prestare un’opera di assistenza ad
una quarantina di persone accolte per alcune ore ogni pomeriggio « in un ambiente riscaldato
non solo da combustibile ma anche da un’atmosfera di simpatia
familiare e cristiana ».
Il Corpo di Torino rivolge perciò un pressante appello a tutti
coloro che desiderano contribuire a questa iniziativa. Gli aiuti
vanno versati sul c.c.p. 14273106,
Esercito della Salvezza, via P.
Tommaso, 8/C Torino (specificando « per soccorso invernale ».
Perchè Maria
(segue da pag. 1)
suscita il culto mariano permette alla gerarchia di isolare i teologi e tutti coloro che prendono
sul serio l’Evangelo.
Rifiuto della donna
C’è una terza motivazione dello sviluppo abnorme del culto
di Maria e, in particolare, di
quello più popolare relativo alla
« immacolata » e alla « vergine »
ed è il sottile rifiuto della donna
nella sua piena realtà. « È innegabile — afferma il Kùng (Essere Cristiani, pag. 514) — che nella coscienza ecclesiale entrambe
le dottrine risentono in qualche
modo della valutazione negativa,
addebitabile ai padri della Chiesa e ancora ai giorni nostri diffusa, dell’atto sessuale (nonché
del matrimonio), i cui nefasti effetti non dovevano ledere la santità (intesa in senso morale) di
Gesù e di Maria (già per papa
Siricio, vissuto fino al 398, un
rapporto coniugale avrebbe significato per Maria una contaminazione) ».
Poiché nulla viene per caso e
le dottrine non sono puri prodotti del pensiero, anche il sottile rifiuto della realtà della donna ha le sue ragioni storiche.
Abbiamo visto che « immacolata » e « vergine » nella mentalità popolare tendono a identificarsi. La chiesa cattolica non ha
inventato il mito della donna
immacolata e vergine, ma lo ha
trovato nelle religioni mediterranee: vergine era Diana e vergine era Minerva, come vergini
erano altre divinità femminili sia
dell’antico oriente sia. nelle religioni galliche. In questa raffigurazione del modello femminile
« vergine » si esprimeva il rapporto ambivalente amore-odio
del maschio dominante sulla donna, perché la sovrumana esaltazione di un modello coincide col
disprezzo e con l’oppressione della realtà e il modello della « vergine-madre » rappresenta il rifiuto inconscio di quell’ultimo
legame che tiene il maschio verso la donna, la sua maternità:
Freud ci spiega molte cose al
riguardo.
Ma l’esaltazione della « vergine » riveste nella società anche
un'altra funzione: identificando
la sessualità col peccato,. si infonde nella massa un generale
senso di colpevolezza che da una
parte va alla ricerca di strumenti rituali di purificazione e dall’altra fa cadere sulla donna il
peso della punizione: il maschio
cerca nella violenza alla donna
la sua autogiustificazione, come
già Adamo verso Èva nel mito
biblico.
* * *
Il rifiuto dell’« immacolata » e
della «madre di Dio » non significa soltanto una teorica adesim
ne all’autentico messaggio biblico, ma anche un coraggioso accettare la realtà umana, quella
realtà che Dio ama e con la quale ha stabilità il Patto della liberazione e dell’adozione. Ricondurre Maria alla sua reale condizione di donna significa non
soltanto accettare la reale umanità di Cristo, ma anche accettare la realtà del servizio al quale
i credenti sono chiamati, non in
una esasperata esaltazione di se
stessi, ma nell’umiltà del proprio
essere peccatori redenti. Alla
donna del popolo che esaltava la
madre di Gesù, egli rispose:
« Beati quelli che odono la parola di Dio e l’osservano » (Luca 11: 27-28). A. Sonelli
4
7 dicembre 1979
LA « RICERCA DEL GESÙ’ STORICO » ■ 5
"Il fondatore
del cristianesimo”
Troppe congetture e una grande capacità di sintesi caratterizzano l’opera dell’esegeta C. H. Dodd
Il libro su Gesù (1) è l’ultimo
lavoro del noto esegeta anglosassone C. H. Dodd, e in un certo
senso il suo testamento di studioso delle origini cristiane. In
poco più di 150 pagine egli riesce a condensare non solo l’itinerario biografico di Gesù (questo anzi lo fa solo negli ultimi
tre capitoli, 50 pagine in tutto),
ma anche la necessaria informazione sul paese di Gesù e la società del suo tempo, sui documenti che ci parlano di lui, sul
suo modo di presentarsi agli
uomini.
Seguono tre capitoli sul suo
insegnamento (bellissima la .siritesi racchiusa nel titolo dei due
primi paragrafi: « Come i rabbini » e «Come i profeti»), sul
popolo di Dio, sulla questione
messianica. Dodd pensa che il
titolo di messìa doveva significare qualcosa per Gesù se non
sconfessò apertamente il titolo
quando sarebbe bastato a salvargli la vita (ma che conto fa
degli studi sul carattere letterario particolare del racconto della Passione?); tuttavia la questione da porre non è se Gesù
asserì di essere il messìa, ma
piuttosto quest’altra: Che tipo
di messìa intendeva essere? (p.
111).
La risposta dell’A. è che alla
concezione messianica dei suoi
discepoli — che egli critica apertamente — Gesù contrappone quella che identifica il messìa con il Servo sofferente del
Signore (Is. 53). Come abbiamo
già detto, la «vita» vera e propria è trattata con tacitiana concisione negli ultimi tre capitoli.
se da A. Schweitzer alle « Vite
dì Gesù » del secolo scorso e
quindi di essere ricaduto in parte
negli stessi errori. Questo può
esser vero se si legge la nota 1
a p. 127 in cui il Dodd parla del
metodo seguito per i tre ultimi
capitoli del suo libro:
« Inevitabilmente tutto ciò è
in qualche misura congetturale.
La congettura (...) è sovente uno
strumento indispensabile allo
storico dell’antichità. Quanto al
risultato, non pretendo altro che
un certo grado — che a me sembra alto — di probabilità ».
Tuttavia di fronte a certi momenti del racconto, evangelico
il Dodd si mostra molto sobrio,
per es. quando affronta il problema della risurrezione. Troviamo già un accenno a p. 104 a
proposito della ricostituzione
della comunità dispersa dei discepoli:
« Come potè, in queste circostanze, riuscire ad affermarsi la
chiesa cristiana? La risposta che
ci diedero i primi cristiani (...) fu
che Gesù ritornò ad essi vivente
dopo la morte, e che questo suo
ritorno fu un atto di perdono,
che li reintegrò nella posizione
della quale con la loro slealtà si
erano resi Indegni ».
L’argomento è ripreso nel breve capitolo intitolato « L’epilogo ». Cito:
« Che cosa avvenne di fatto, se
con questo intendiamo ciò che
un osservatore neutrale avrebbe
potuto osservare, è una domanda che non può avere risposta.
Ma la storia non consta di ’’nudi fatti’’. Essa comprende il significato che gli eventi rivestirono per coloro che vi ebbero par
te, come è attraverso le conseguenze che si può conoscere che
cosa è in realtà avvenuto (p. 176).
Il terzo giorno essi sono ’’risorti con Cristo” secondo le parole di Paolo (Col. 3: 1); ed è
una confessione di fede non meno fondamentale della proclamazione ’’Cristo è risorto” » (p.
177).
Fuori del tempo
Dove il Dodd presume troppo
dal ricorso alia congettura è
quando dalla fede della comunità primitiva riflessa nel racconto evangelico, crede di poter risalire alla coscienza messianica
di Gesù; o quando crede di poter
ripristinare il filo che collega le
perle della collana, filo che dal
tempo di Albert Schv/eitzer sembrava irrimediabilmente perduto.
Così, accanto aH’ammirazìone
per la capacità di sintesi e per
la lucidità e semplicità di linguaggio, rimane il dubbio se
questo libro — che peraltro si
presta molto bene come prima
introduzione a Gesù sia per i
figli dei credenti che per la gente di fuori — non sia in realtà
un libro nato fuori del tempo:
non troppo presto in questo caso, ma troppo tardi.
Bruno Corsani
(5 - continua) .
(1) C. H. Dodo: Il fondatore del
Cristianesimo, L. D. C., pp. 182, Lire
2.000.
Una domanda inquietante riproposta dallo storico cattolico Delumeau
Il cristianesimo sta per morire?
Con grande
sobrietà
È stato rimproverato al Dodd
di non aver tenuto sufficientemente conto delle critiche mos
Ho un preciso ricordo che risale agli anni in cui frequentavo
il Liceo. Durante una conferenza organizzata dai « cattolici » di
Udine, l’oratore aveva detto: « Il
cristianesimo è come un astro
ormai spento. A noi giungono gli
ultimi suoi raggi, ed abbiamo
l’illusione che viva ancora. In
realtà il cristianesimo è morto ».
Ero rimasta molto impressionata. Mi chiedevo quale cristianesimo era già morto o sarebbe
morto fra breve. Solo il cattolicesimo o anche il protestantesimo? Il cristianesimo « esteriore », di facciata, fatto di riti e
di precetti ma superficiale, vuoto e superstizioso, o anche il cristianesimo « interiore », che nella sua semplicità ascolta il Van
gelo e lo vive?
Erano gli anni del secondo dopoguerra. Vent’anni prima lo
scrittore e filosofo spagnolo Miguel de Unamuno aveva scritto
un libro dal titolo « Agonia del
Ci'istianesimo ». In Francia, proprio in quegli anni, 1947-49, Emmanuel Mounier riprendeva l’argomento in una serie di saggi,
alcuni tradotti in italiano molto
più tardi, nel decennale della
morte dell’autore^.
Ed ora, trent’anni dopo, la domanda ritorna: « Il cristianesimo sta per morire? ».
Il problema è stato riproposto
dallo storico cattolico Jean Delumeau. Grande scalpore ha suscitato il suo libro uscito in
Francia nel 1977, e l’anno dopo
STUDI VALDESI IN PROVENZA
Nostalgia per il passato
Il 1° settembre scorso, a Lacoste nel Luberon settentrionale,
a pochi chilometri da Apt, ha
avuto luogo la Terza Giornata
di Studi Valdesi e Storici del Luberon. Organizzata dall’Associazione omonima, che ha la sua
sede a Lourmarin, essa è stata
seguita da un buon numero di
partecipanti, ospiti del restaurando castello di Lacoste, un
tempo residenza del Marchese
di Sade. Lacoste fu, nella prima
metà del secolo XI, uno degli
« alti luoghi » della resistenza
valdese contro l’oppressione cattolica, e, insieme con Cabrières e
Mérindol, fu barbaramente massacrato nel 1546.
È la seconda volta che mia
moglie ed io abbiamo avuto il
privilegio di partecipare a queste
riunioni valdesi del Luberon, ed
abbiamo riportato la stessa forte impressione che si sprigiona
quasi naturalmente da quelle terre bagnate del sangue dei martiri «purioris religionis causa».
Molto signorilmente ospitati dalla Signora Simone Appy nel suo
« Domaine du Valin », seguimmo
con viva partecipazione tre delle quattro relazioni in programma: Gli ebrei dell’Isle-sur-Sorgue
nei secoli XVII e XVIII, di René
Moulinas; La distruzione del tempio di Lacoste nel 1633, di Georges Pons; e La sensibilità protestante in Val d’Aigues, di Nicole Jacquier-Roux. Assente Jacques Chiffoleau, che avrebbe dovuto riferire su Religione e società nella regione di Apt e Cavaillon alla fine del medioevo.
Come si vede, l’Associazione del
Luberon, validamente promossa
quattro anni fa dalla Chiesa Riformata di Lourmarin nella per
sona del suo pastore Louis Mordant, non s’interessa soltanto
del passato valdese di quelle regioni, ma anche di tutto ciò che
concerne la storia del dipartimento di Vaucluse, coinvolgendo
studiosi e amici di qualsiasi
orizzonte spirituale e culturale.
Tra le relazioni mi ha particolarmente interessato quella di
Nicole Jacquier-Roux, in quanto
fui quasi insensibilmente portato a fare un parallelo con situazioni analoghe che si sono presentate nello stesso secolo XVI
in altre due regioni, questa volta italiane, la Calabria e la Puglia. In Val d’Aigues, malgrado
o forse causa le durissime persecuzioni subite, la popolazione
attuale, cattolica, è fiera delle
sue origini valdesi e riformate!
Che dire dei discendenti delle
ex-comunità valdesi di Puglia e
Calabria? Oggi, in queste regioni del grande sud italiano, si
tende a soffocare ogni memoria
del passato, soprattutto se ha
qualche attinenza con la famigerata crociata del 1561. Eppure,
quel passato è rimasto fatalmente presente nel linguaggio delle
popolazioni, occitanico a Guardia Piemontese e franco-provenzale a Celle e Paeto. Ma la gente ignora il suo passato, anzi
non ne vuol sentir parlare. Se vi
si accenna — com’è successo a
me un anno fa — cala quasi un
sipario, gli occhi degli interlocutori si appannano, quel minimo
di contatto che si era riuscito
ad ottenere si perde del tutto.
Si discute, sì, ma ad un livello
più elevato, di folclore, di lingua,
di storia, ma appena si ricorda
il passato valdese, o si taglia
corto 0 si nega l’evidenza dei
fatti. Se a Guardia Piemontese,
per ovvi motivi, non si riesce a
contestare l’origine valdese, a
Paeto e a Celle nella Daunia si
punta tutto su una preesistente
presenza militare e coloniale degli Angioini, chiudendo gli occhi
su ogni possibile testimonianza
valdese o addirittura confondendola con quella valdesiana!
Nel Luberon, invece, le cose
sono ben diverse. Gli attuali abitanti sono in maggioranza cattolici, ma pieni di nostalgia per il
passato, e i loro conterranei protestanti, benché in minoranza,
costituiscono un gruppo compatto di credenti coi quali il dialogo ecumenico avviene costantemente sul terreno sereno del confronto storico e teologico. Lo sa
bene il collega Gabriel Audisio
dell’Università di Aix-en-Provence, cattolico di nome e di fatto,
che ha diretto con la consueta
cordialità e competenza i lavori
e i numerosi interventi.
Giovanni Gönnet
Guardia Piemontese
Sul Terzo canale TV
Il 16 dicembre p.v., alle ore
18.30 andrà in onda una trasmissione televisiva con il seguente
titolo: « Itinerario: Guardia Piemontese tra cronaca e storia ».
Si tratta di una ripresa fatta
sui luoghi storici da un gruppo
di attori della Rai-Tv con la partecipazione del popolo, fra cui alcuni valdesi. (Vedi notizia su
«La Luce» n. 36 del 7.9.1979).
ATTACCO FIAT
Egregio Direttore,
mi riferisco aii'articolo « La FIAT attacca ma non convince » di M. R., pubblicato su - La Luce » n. 44 del 2.11.'79.
Leggendolo si ha l'impressione, forse errata, che l’Autore viva distante dal
mondo della fabbrica.
A chi ha vissuto in questi ultimi anni in fabbrica, non può essere sfuggito
l'effetto distruttore (nel più ampio senso della parola; morale e materiale)
dell'istigazione all'odio e dell’odio
stesso.
Per un cristiano il non aver notato
ciò, mi pare sia molto grave.
A parte quanto detto sopra, che, mi
sembra, sarebbe già da solo sufficiente a svalutare, su di un settimanale
evangelico in particolare, l'efficacia edificante e la credibilità dell'articolo, l'Autore basa, a mio avviso, su di un suo
errore la sua attribuzione alla FIAT di
« un messaggio assai chiaro: che esisterebbe cioè un collegamento tra la
conflittualità interna, la violenza — come si usa dire — diffusa, e il terrorismo »: non è la FIAT che è ricorsa
alla magistratura del lavoro, ma bensì
coloro che avevano ricevuto la lettera
di sospensione cautelare, tramite i loro
diversi sindacati, E allora cade l'impalcatura su cui è poggiato gran parte
dell'articolo.
Inoltre sembra che l'Autore non ritenga che ■■ violenza o minacce » siano reati « perseguibili penalmente ».
Distinti saluti.
Raoul Long, Genova
in Italia'^. L’abbiamo sentito al
teatro Alfieri venerdì scorso, qui,
a Torino. La conferenza organizzata dall'« Associazione Culturale Italiana » è stata ripetuta in
varie città italiane.
L’ottimismo del nuovo pontificato annulla la crisi della Chiesa descritta nel suo libro? No.
Delumeau insiste nell’analisi critica* quando si calma l’entusiasmo popolare intorno a papa
Wojtyla i problemi ritornano pesanti ed acuti.
Delumeau ripete le statistiche
di « fallimento » tanto largamente riportate nel libro: crisi di vocazioni, crisi del clero, diminuzione di battesimi, di cresime,
calo di frequenze alle funzioni
domenicali. Ci sono seri motivi
per essere pessimisti sul futuro
del cristianesimo.
Ma non bisogna avere nostalgia del passato. Troppo pesante
è stato il « potere » economico,
politico, culturale e morale del
cristianesimo di ieri, con le sue
inquisizioni, i roghi, le persecuzioni, lo schiavismo, ecc.
Si può oggi rimpiangere quel
« Cristianesimo - Potere »? «_Se
muore sotto i nostri occhi —* dice Delumeau — dobbiamo prolungarne artificialmente la vita? » Muore un cristianesimo superficiale, senza vero spessore,
che di cristiano non ha che la
vernice.
Su questo punto Delumeau ci
trova consenzienti. Anche noi
abbiamo più volte augurato
« buona morte » a quel tipo di
cristianesimo.
E Mounier, leggendo nell’indifferenza, nella « distrazione »
del cristianesimo i segni inconfondibili di una morte vicina
scriveva: « Non la morte del cristianesimo, ma la morte della
cristianità occidentale, feudale e
borghese. Una cristianità nuova
nascerà domani, o dopo domani, da nuovi strati sociali.e da
nuovi innesti extra-europei. Bisogna fare attenzione a non soffocarla col cadavere dell’altra ».
Nonostante molte considerazioni negative, il giudizio del Delumeau sul cristianesimo attuale
è però fortemente ottimista. La
cristianizzazione del passato, in
fondo, era meno vasta e profonda di quanto si sia creduto —
dice. La scristianizzazione di oggi non ha quindi le dimensioni
catastrofiche che le vengono attribuite. I cristiani « rimasti »
suppliscono con la loro fede, il
loro fervore, la loro santità al
calo quantitativo.
Il cristianesimo, oggi, secondo
Delumeau, non è, dunque, né
morto né moribondo.
Il suo futuro è affidato all’ecumenismo: le chiese cristiane
Giuliana Gandolfo
(continua a pag. 8)
SOFFERENZA
Al direttore, ai redattori,
ai lettori deH'Eco-Luce
Cari fratelli,
vorremmo tornare su un tema che ci
sta molto a cuore e che non pare avere
molta udienza tra noi; è quello della
sofferenza: malattia, solitudine, paura
di invecchiare e di morire, mali così
diffusi che nessuno può ignorare ed a
cui può sperare di sfuggire.
Per il giornale questi problemi, o meglio questi fratelli in sofferenza, sono
per lo più inesistenti. Poco, per loro,
della misericordiosa attenzione di Gesù
che lottò, sì, contro le tradizioni ed il
potere, ma anche dedicò tanta parte
della sua attività alla guarigione dei malati. Poco che li aiuti a « tenere » nella
diuturna lotta per sopravvivere materialmente 0 moralmente, stretti nell’angoscia della solitudine o nella morsa
del dolore.
Noi vorremmo perciò, per riempire
questo silenzio e questo spazio vuoto,
chiedere anzitutto ai diretti interessati
di far sentire sul giornale la voce della loro esperienza, certamente preziosa per altri fratelli, e in seguito a
tutti i lettori di riflettere su questi
problemi, facendosi esplicitamente portavoce di quella comunione nella solidarietà, nella intercessione, nella compartecipazione, che non può non esistere là dove il Cristo è Signore.
Infine ci pare che sarebbe molto utile una bibliografia su questi temi, al fine di dare del materiale di riflessione,
ove in una comunità si volesse formare un gruppo di studio su di essi; grazie a chi vorrà farlo.
Oriana Bert, Elena Pascal,
Evelina Pons, Irene Proietti, Louise Rochat
Riceviamo con simpatia questo richiamo e ne terremo conto. Intanto
è in preparazione una serie di articoli
su ”/ diritti dei malati e dei morenti” che servirà da introduzione al rapporto della commissione che ha riferito al Sinodo, in corso di pubblicazione. Stiamo anche progettando una rubrica dedicala particolarmente agli anziani, alla quale speriamo vorranno
collaborare anche le firmatarie di questa lettera! F. G.
Attenzione!
Gli abbonati dell'Eco troveranno in questo numero il bollettino
di conto corrente postale che
non avevano ricevuto quando
fu inviato agli abbonati della
Luce.
A tutti gli abbonati la viva
raccomandazione di rinnovare il
loro abbonamento ENTRO L'ANNO. È un notevole aiuto economico e amministrativo dato al
giornale.
Per i versamenti si può anche ricorrere ai RESPONSABILI LOCALI che operano in un
numero crescente di chiese vaidesi e metodiste.
5
7 dicembre 1979
La storia delle chiese libere ha due
momenti: uno il momento tradizionale quello deH’800, il secondo
il momento nuovo di quando sono rinate. sotto la forma di « comunione
di chiese cristiane libere in Italia »,
nel 1969. Ma i due momenti sono strettamente connessi tra loro. Infatti le
chiese libere sono rinate proprio con
questo nome poiché si è voluto riconoscere nella tradizione delle chiese
libere ottocentesche uno dei momenti
più significativi del protestantesimo
italiano. Allora come oggi, le chiese libere sono nate come chiese
di uguali, di non sacramentali, di uomini e donne consapevolmente partecipi (certamente più di quei valdesi
che ammiravano la monarchia sabauda) della realtà italiana che si andava
delineando nella seconda metà dell’SOO.
Oggi, più proiettati fuori che dentro
le loro assemblee, ì fratelli delle chiese libere mettono l’accento sul battesimo per immersione ed accolgono al
tavola della Santa Cena chiunque confessi Cristo come Salvatore e Signore.
Ogni chiesa è indipendente dalle altre.
Svolge assemblee e nomina un Consiglio di chiesa. Se manca il pastore il
culto è coordinato dall’anziano. Accanto alla libera partecipazione dei membri — chi suggerisce xm inno, chi propone una testimonianza — la predicazione occupa nel culto un posto centrale. L’evangelizzazione intensiva ed
estensiva, fondata sulla convinzione
della necessità della nuova nascita e
dell’accettazione personale del Cristo
come Salvatore e Signore mediante la
fede, è considerata l’attività principale della chiesa cristiana evangelica libera.
Torre del Greco. Sorta nel 1961 è la
più antica delle « 4 chiese libere ». In
alcuni momenti la comunità è stata
più numerosa per la presenza di alcune persone provenienti da ambienti
dei « fratelli » e pentecostali che poi
si staccarono. Ha culto domenicale e
studio biblico settimanale. Con periodicità vengono organizzate « conferenze in Chiesa » su temi di attualità
a cui partecipano molti giovani. Popolazione ecclesiastica complessiva: 57
persone.
Napoli-Berlingieri. Nata nell’ottobre
del 1966 promuove, attraverso l’asilo,
un’azione sociale nei confronti di uno
dei quartieri più poveri di Napoli.
Ha culto domenicale e studio biblico.
La chiesa si è pure addossata la responsabilità di educare e estrarre dalla
strada ragazzi in particolari condizioni di abbandono. L’intensa attività sociale è svolta attraverso l’associazione
« Eben Ezer » (sin qui il Signore ci ha
protetto»). Popolazione, ecclesiastica:
85 persone.
Avellino. È il gruppo più piccolo:
tra membri e simpatizzanti si arriva
ad una quarantina di persone. I due
predicatori locali, un operaio ed un
professore di matematica, hanno contatti con molti gruppi pentecostali
indipendenti, con la chiesa battista di
Bisaccia, e visitano fratelli isolati della provincia.
Volla-Tamburiello. La chiesa sorse
da un gruppo di credenti, nel 1975, che
frequentavano Torre del Greco. Oggi
dispone di due locali in zone vicine.
Numeroso il nucleo giovanile. Molti
frequentano i due culti e le diverse
attività; per es. la chiesa è presente
con una riunione di studio biblico all’ospedale evangelico di Ponticelli. Popolazione ecclesiastica: 125 persone.
La chiesa di Voila riunita per il
culto domenicale
Con il parabrezza tappezzato
da decalcomanie « Gesù ti
salva », « Ravvedetevi e
credete nell’Evangelo », il pullmino FIAT del ’fratello Paolo’ s’infila nel traffico caotico di una
Napoli, da due giorni, sotto la
pioggia. Sono venuto sin qui per
conoscere più da vicino le 4 chiese cristiane evangeliche libere di
Avellino, Torre del Greco, Volla
e Napoli-Berlingieri che hanno
sottoscritto, con le nostre chiese,
un interessante accordo evangelistico e sono entrate a far parte
della Federazione (vedi Eco-Luce,
n. 46).
Il primo incontro è con l’asilo d’infanzia del rione Berlingieri. Il quartiere degli ex-baraccati di Napoli: « dove impera —
mi dice Paolo — l’industria napoletana dell’arrangiarsi ». Due
ragazze, Sara e Maria, intrattengono una ventina di bambini.
« L’asilo — spiega Sara — vive
grazie alla autotassazione dei
membri di chiesa. Quest’anno
abbiamo avuto più di cinquanta
richieste e tutti i bambini provengono da famiglie cattoliche ».
Ma il locale è troppo piccolo e,
ogni tanto, qualche bambino
scappa nella stanza accanto destinata agli incontri comunitari.
Qui la chiesa cristiana evangelica libera di Berlingieri, un’ottan-'
lina di partecipanti, s’incontra
abitualmente per studi biblici e
per i culti.
Perché libere?
Chiedo ad Alfredo, un impiegato dallo spiccato accento toscano, perché ’libera’? _ « Noi —
mi risponde — concepiamo l’Evangelo come liberazióne. Quindi libertà da schemi liturgici
troppo schematici. Libertà da
formalismi che possano in qualche modo frenare la nostra sete
di conoscere la Scrittura. Non
per nulla spesso interrompiamo
il predicatore per chiedergli una
spiegazione, oppure quando lui
entra in sala gli suggeriamo il
tema della riflessione». E in effetti è così. Anche a Volla, nella popolosa cintura partenopea,
il culto della chiesa libera inizia
subito con una serie di canti accompagnati da chitarre: canti
scritti per lo più da loro con musiche che ricordano quelle di
Bob Dylan. Prima della predicazione c'è un fitto scambio d’informazioni: due anziane sorelle
sono malate, un giovane che armeggia la chitarra elettrica protesta per la decisione sull’ora
dello studio biblico: inizia prc>
prio quando lui esce dall’officina. Quasi tutti sono sui trenta
anni. Negli ultimi tempi la saletta di Volla è diventata stretta
e alcuni membri hanno dato vita
ad un nuovo gruppo, a pochi chilometri di distanza: Tamburiello.
Si c ormai in aperta campagna.
La sala è grande. La musica e i
canti si perdono per le strade di
un paesino immerso nel verde.
Dopo il culto
Dopo il culto, in casa di Salvatore, c’è rincontro con il predicatore. Ragazzi e ragazze pongono domande precise: la differenza tra Valdo e Francesco d’Assisi, il dono del parlare in lingue
delle chiese pentecostali. Altri
vogliono testimoniare di come il
Signore li ha aiutati nella setti
mana. Pazientemente, Domenico
Maselli, pastore locale di queste
quattro chiese annota tutto su
un biglietto e risponde, continuamente interrotto, alle questioni.
Ma la discussione era già iniziata
in chiesa. La stessa predicazione
di Maselli, ricca di immagini e interrogativi nel provocare risposte ha coinvolto l’uditorio. Bisogna pur dire che un valdese in
mezzo a loro si sente subito un
pesce fuor d’acqua. Ma una volta usciti dalla freddezza intellet
Neanche a Forcelle, dove in ogni
angolo di questo immenso bazar
mediterraneo, c’è l’altarino alla
Madonna. La polemica dei fratelli delle chiese libere con il
cattolicesimo del sangue di San
Gennaro è dura, sferzante, intessuta di episodi concreti. « Ma la
polemica — mi dice Tonino —
non converte. Bisogna annunciare TEvangelo in modo positivo
anche se a vedere certe manifestazioni di fanatismo cattolico ci
ribolle dentro il sangue ».
deL Consiglio della chiesa libera di Torre del Greco., e del Concistoro valdese di via dei Cimbri.
Una doppia appartenenza? « Perché no? Io predico qui e predico
dai miei fratelli valdesi: il bisogno di ascoltare TEvangelo è lo
stesso ed è arrivato il momento
di lavorare insieme senza lasciarci paralizzare da steccati confessionali ». A Torre del Greco sino
agli anni ’30 c’era una comunità
valdese. « Nel 1927 l’assalto —
confessa Vincenzo Garbato, 77
Napoli: quattro piccole
chiese vivono di libertà
A Napoli-Berlingieri, Volla-Tamburiello, Torre del Greco e Avellino TEvangelo chiarfia alla riconoscenza e alla responsabilità
tuale, tutta piemontese, ci si rende conto che dietro all’ondata
di sentimento e affettuosità c’è
una solida base biblica e un deciso slancio evangelistico.
Un commerciante mi confida:
« Quando la processione si è fermata davanti al mio negozio, il
prete mi ha chiesto di far entrare la Madonna. E io gli ho detto:
quella statua di gesso sarebbe la
madre di Dio o di Gesù? Ma questo è un rito pagano. Prete ipocrita che rubi i soldi alla povera
gente vatti a leggere la Bibbia!
E il prete mi risponde: ma quale Bibbia? che ne sai tu della
Bibbia... ».
Qgni anno per le strade di
Tamburiello passa la Madonna
dell’Arco: l’industria religiosa
dei frati ’battenti’. Qui solo le
chiese cattoliche sono opulente.
Per il resto mancano i servizi,
la disoccupazione cresce e ci si
aggrappa con disperazione ai miracoli che non arrivano mai.
Confusi con i Testimoni di
Geova o con i Pentecostali i fratelli delle chiese libere devono
continuamente rendere conto della propria identità. « Dopo più
dì un anno di discussione nelle
nostre comunità — aggiunge uno
studente in lettere — abbiamo
deciso di entrare nella Federazione delle chiese evangeliche
per un grande progetto dì evangelizzazione. La nostra gente:
vecchi artigiani del corallo, calzolai, casalinghe, studenti ha da
sempre lottato per far trionfare
TEvangelo in ogni situazione. Su
questa base siamo disponibili al
confronto e a promuovere iniziative con i fratelli di altre denominazioni. Sentiamo anche il bisogno di approfondire maggiormente la nostra riflessione
teologica e questo può avvenire
solo in un fitto dialogo con gli
altri protestanti ».
In uno studio zeppo di libri, incontriamo Elio Rinaldi, membro
anni — di una folla condotta da
preti fanatici e fascisti spaventò
la nostra comunità. La Tavola
allora pensò di chiudere il locale. E fu un errore, pensi — mi
dice — che in quel tempo dirigevo una scuola domenicale di
50 bambini. Malgrado tutte le
difficoltà la presenza evangelica,
a Torre del Greco, attraverso incontri discreti nelle case non si
è mai spenta. Qggi nel nostro
locale di culto abbiamo luterani,
apostolici, pentecostali... ci sentiamo liberi di annunciare TEvangelo in una città dominata
dagli idoli ».
Nella piccola sala di Torre del
Greco (versetti alle pareti, un
pulpito, molte sedie) un anziano
di chiesa mi dice che il numero
dei membri della comunità, accanto ad un nucleo storico, è
fluttuante. « Proprio quando noi
ci proiettiamo fuori per un’azione evangelistica ne perdiamo alcuni per la strada, ma ne guada
Proposto un patto tra la Chiesa valdese e le 4 Chiese libere
Un accordo per evangelizzare
Dopo una lunga e positiva
« stagione » di contatti le delegazioni delle « 4 chiese libere » e delle chiese valdesi e
metodiste hanno sottoscritto,
a fine ottobre, un primo accordo di base « allo scopo di attuare una stretta collaborazione, nel pieno rispetto dei caratteri a ciascuna peculiari,
"onde favorire lo sviluppo evangelistico ed attuare la volontà di Dio che le chiama a
vivere anche sul piano pratico la loro unità nei modi che,
nelTubbidienza al comune Signore, esse vogliono rendere
manifesta ».
L’accordo, che sta arrivando
in questi giorni alle nostre
chiese per una prima valutazione in vista di un pronunciamento sinodale, si apre con
la citazione di Efesini 4; 1-7
(« V’è un solo Signore, una
sola fede, un solo battesimo,
un Dio unico e Padre di tutti
che è sopra tutti, fra tutti ed
in tutti ») che considera l’unità nella libertà elemento ecclesiologico primario delle
chiese interessate fermo restando, nel rispetto dei singoli ordinamenti, « la possibilità di coordinamento e di
sviluppo delle attività evangelistiche che esse intendono
condurre ». Il documento prosegue nel riconoscimento reciproco dei ministeri, dei sacramenti e dei diversi doni.
La collaborazione che potrà
svilupparsi si fonda sui « segni d’unità » espressi nel documento stesso. Si inseriscono, inoltre, tutta una serie di
questioni organizzative per
meglio sviluppare i rapporti
reciproci; dalTinserimento
delle « 4 chiese » nel Circuito
campano sino all’invito rivolto al pastore locale di prendere parte alle sedute del nostro corpo pastorale.
Il documento riafferma la
« piena rispettiva autonomia
sul piano finanziario » senza
per questo escludere possibili
collette per scopi comuni. Con
la possibilità di estendere tale accordo ad altre chiese evangeliche che lo richiedano il
documento conclude con l’Intenzione di verificare 'nel
prossimo futuro, il cammino
intrapreso.
Per favorire Tesarne delTaccordo pubblichiamo questa
pagina curata dal pastore
Giuseppe Platone che ha visitato le « 4 chiese libere »
per conto delTEco-Luce.
gniamo altri. Evangelizzazione
per noi, in questi anni, dovrà anche significare un maggior consolidamento delle posizioni raggiunte. Questo è possibile non
solo attraverso l’annuncio dal
pulpito ma attraverso il contatto
diretto con le famiglie e affrontando più studi biblici condotti
da fratelli che si dedicano allo
studio. Abbiamo — conclude —
molta predicazione ma scarsa
cura pastorale ».
Quattro giovani
predicatori
Maselli nella sua opera pastorale ha saputo ’coltivare’ almeno quattro giovani predicatori:
un operaio, un professore di matematica, due studenti. Uno di
loro, Antonio, ammette: « Il mio
sogno è sempre stato quello di
frequentare la Facoltà Valdese.
Per il momento devo accontentarmi di una decina di esami di
storia del cristianesimo alla facoltà di Magistero. Senza una solida preparazione — aggiunge —
il sentimento finisce per diventare l’intelligenza della Scrittura.
E questo pericolo, in chiese di
tipo popolare come le nostre, è
sempre in agguato ».
Un operaio, predicatore della
chiesa libera di Avellino, è appena rientrato dal culto: « Oggi
ho fatto 160 chilometri per collegare la nostra realtà; insieme
ai saluti tento di far circolare le
idee ».
E ormai notte. Mi riporta in
città una giovane coppia. Posteggiamo di fronte alla chiesa valdese. Lei è tedesca (’vengo proprio dal paese di Lutero’), impiegata da alcuni anni presso i
cantieri navali. Che cosa ha_ trovato nella chiesa libera? ^sposta: « Partecipazione e poi che
predichi Maselli che è professore universitario o Tonino che è
operaio poco imjjorta. L’ampollosità della predica o le sottigliezze della liturgia non c’interessano, se c’è sostanza evangelica noi lo capiamo al volo ed è
quello che cerchiamo. Se usciamo dal culto senza aver vissuto
un vero confronto con TEvangelo mi dice come facciamo a testimoniare? ».
Una ricerca che
deve continuare
Più tardi nello studio di Salvatore Carcò, pastore valdese, che
guarda le chiese libere con simpatia, cerco di fare il punto.
« Nessun punto fermo per carità. Questa ricerca — mi dice —^
deve continuare. La Grazia di
Dio è multiforme. Si tratta di lavorare insieme, nel rispetto delle proprie caratteristiche, per il
comune obiettivo dell’evangelizzazione. Questo cammino con i
fratelli delle chiese libere è ricco di speranza se sapremo camminare con la bussola delTEvangelo ». Anche Salvatore Palumbo, il giorno prima, davanti ad
un enorme piatto di spaghetti,
me Taveva detto: « Se si tratta
di evangelizzare — lo scriva pure — tutti i protestanti, secondo me, devono essere uniti nell’azione, specialmente qui dove
preti e madonne illudono da secoli la povera gente ».
G. Platone
6
7 dicembre 1979
cronaca delle valli
____________INCONTRI AL CENTRO ANZIANI DI POMARETTO
Perché si diventa pessimisti?
Una presa di coscienza dei problemi dell’invecchiamento attraverso
un dialogo che si basa sulle esperienze e sensazioni degli anziani
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Avviamento al lavoro
per handicappati
A seguito di una conversazione tenuta al Centro Anziani di
Pomaretto sul tema del processo di invecchiamento e delle sue
componenti fisiche e psicologiche, il dott. Baschera ha presentato ai partecipanti alcune domande provocatorie allo scopo
di suscitare ima reazione.
— 7 tempi in cui viviamo sono
più o meno sereni dei tempi in
cui voi eravate giovani?
Per molti dei presenti i tempi
odierni sono meno sicuri del
tempo della loro gioventù. Allora i giovani si accontentavano di
poco, mentre oggi pretendono
sempre di più e non sanno accontentarsi. Questa incertezza
può spingere alla violenza.
La conversazione è proseguita
con una seconda domanda:
— Che cosa pensate delle due
guerre mondiali? Ritenete i tempi odierni insicuri, ma ai vostri
tempi c’era la guerra!
Molti ribattono che la prima
era una guerra di territorio,
quindi necessaria e sentita. Nella seconda non c’era questa stessa chiarezza, non si sapeva esattamente quale fosse il nemico
da combattere; c’era quindi incertezza. D’altra parte si era giovani e si accettava la vita giorno
per giorno, senza crearsi troppi
problemi. In fondo non si stava
poi tanto male.
Il medico ha fatto osservare,
sulla base di queste risposte, che
la diversità di valutazione tra
ieri e oggi e l’insorgere di un
progressivo atteggiamento pessimistico sono dovuti ad una trasformazione psicologica: se infatti da piccoli le situazioni nuove spaventano, verso i 18 anni si
cercano invece situazioni nuove
(emigrazione, ricerca del lavoro,
ecc.); nella tarda età invece ritorna l’insicurezza perché l’anziano trova difficile cambiare situazione e crearsi nuove abitudini. La valutazione pessimistica
della realtà presente non è però
solo un fattore psicologico; essa
può dar origine a vere e proprie
depressioni, fenomeni di ipocondria (chiudersi in se stessi con
la convinzione di essere malati),
oltre ad essere alla base di contrasti tra generazioni.
La coscienza del perché avvengono queste cose può aiutare
l’anziano a superare molti problemi.
Un’ultima domanda ha fatto
progredire ulteriormente la conversazione:
— Che cosa avete provato nel
momento in cui avete dovuto lasciare il vostro lavoro e andare
in pensione?
Per alcuni è stato un bel giorno perché finalmente si sono potuti dedicare ai lavori di campagna o di casa, oppure ad altre
occupazioni che avevano dovuto
trascurare. Altri hanno provato
rimpianto per aver dovuto lasciare un’occupazione interessante e delle amicizie. Chi, dopo il
pensionamento, non ha alternative alla vita di prima si trova
a dover combattere con un tipo
di vita completamente diverso e
senza soddisfazioni. Lo stress da
pensionamento, ansia e depressione insieme, non è affatto una
malattia nuova, è una crisi dell’individuo che da persona attiva passa alla condizione di persona non più produttiva e utile
alla società.'
È chiaro che in questa situazione è necessario cercare delle
alternative, magari degli « hobbies », dei passatempi in cui le
persone anziane si sentano ancora realizzate e abbiano un posto
nella società. Forse nessuna parte della vita umana è stata dimenticata come la vecchiaia.
Mentre infatti è salito il numero degli anziani, grazie al progresso della medicina e al miglioramento delle condizioni igieniche, non c’è stato un pari sforzo per dare a queste persone
nuove occupazioni e nuove strutture assistenziali.
L’opera che Centri Anziani come quello di Pomaretto svolgono è un tentativo di contribuire
a far fronte a queste carenze della nostra società. Essa può essere allargata mediante l’informazione ed i suoi diversi canali.
Provino per esempio gli anziani
che leggono queste righe a rispondere alle domande proposte
e 3 riflettere sulle affermazioni
che vi sono contenute: l’anziano
si sente sempre meno pronto ad
affrontare cambiamenti — gli interessi portano ad affrontare la
vita con più sicurezza. Questo li
aiuterà a capire le trasformazioni che si compiono in loro e ad
accettare le conseguenze della
vecchiaia con più serenità. Ai
giovani queste stesse riflessioni
potranno dare la possibilità di
capire meglio gli anziani che sono loro vicini e di aiutarli a superare momenti difficili.
Paola Revel Ribet
Se ne doveva parlare martedì
sera, 27 novembre, e l’argomento, data la sua importanza, era
stato inserito al primo punto
dell’o.d.g. della riunione del Consiglio.
Ma non se n’è fatto niente: la
discussione sul Piano Regolatore Generale Intercomunale, su
istanza di Benito Martina, sindaco di Luserna S. Giovanni, è stata rinviata all’11 dicembre.
La richiesta dell’esponente democristiano, fatta pervenire per
iscritto al presidente Longo poche ore prima dell’inizio della
seduta, era giustificata dal fatto
che gli amministratori della cosa pubblica lusemese, a differenza di tutti gli altri loro colleghi
della Val Pellice, non avevano
trovato il tempo materiale per
esaminare il Piano con quella
scrupolosità che in questi casi
è d’obbligo.
Si dà però il caso che a qualche consigliere della maggioranza che da ormai quasi cinque anni regge la Corriunità Montana
(una coalizione PCI-PSI-Indipendenti di sinistra) l’intervento del
Martina sia parso più che altro
una manovra ostruzionistica, volta a ritardare l’iter del Piano e
a mettere in difficoltà la Giunta.
__________DOPO L’ASSEMBLEA SULL’EROGAZIONE ELETTRICA
Evitato a Torre il black out?
La riunione dei soci della Cooperativa Elettricità di cui è stato detto nel numero precedente
del giornale, ha avuto luogo sabato scorso. I 1.100 utènti erano
ben rappresentati da alcune centinaia di loro, a stento contenuti nel grande salone comunale g. c. e hanno dimostrato con la loro compatta e attenta presenza di voler venire a capo della situazione.
Aderendo all’invito loro rivolto, sono intervenuti, oltre al liquidatore della Società, i sindaci
di Torre Pellice, Luserna e Angrogna, diversi rappresentanti
della Regione, della Comunità
Montana e dei Sindacati.
Sotto la presidenza di uno dei
soci è stato puntualizzato lo scopo della riunione, e cioè quello
di ottenere da tutte le autorità
interessate un impegno per attuare nell’immediato la sospensione della minacciata chiusura
della SACE, la continuazione nel
Comunità Montana Chisone e Germanasca
Guardia medica difficiie
l’erogazione della corrente, i mezzi per fronteggiare con ' efficacia
la precarietà degli impianti onde evitare sospensioni parziali o
totali del servizio. In un secondo tempo, che non può e non deve essere lontano, dovrà attuarsi il subentro dell’Ente di Stato
per dare a questo servizio pubblico un assetto definitivo e sicuro, salvaguardando l’occupazione dei tre dipendenti della
SACE e i contratti di fornitura
in essere dei soci della Cooperativa.
Da parte delle autorità presenti sono state date impegnative
assicurazioni di azione. In particolare da parte dei rappresentanti della Regione è stata prevista la sollecita convocazione di
una riunione con l’ENEL a cui
dovranno partecipare rappresentanti di tutte le autorità interessate, compresa la Provincia, e
ovviamente il liquidatore della
SACE con lo scopo di prendere
le opportune decisioni e misure
per dare attuazione alle legittime richieste degli utenti.
Da parte della Comunità Montana e dei Sindaci dei comuni interessati è stata confermata la
volontà di far seguire ai passi
già intrapresi quanti altri saranno necessari per risolvere la
situazione.
I Sindacati hanno da parte loro dichiarato di voler appoggiare, dovunque necessario, le opportune azioni non solo per difendere il posto di lavoro dei dipendenti SACE ma la loro incolumità di fronte alle possibilità
d’infortuni derivanti dalla desuetudine degli impianti.
II liquidatore, prendendo atto
degli impegni espressi dalle personalità presenti ha di fatto accettato di non dare seguito alla
annunziata sospensione del servizio, impegnandosi a ricercare
la via d’uscita alla situazione con
chi dispone del potere decisionale.
Il Comitato nominato dai soci
seguirà con attenzione il seguito
degli eventi tenendo informati
gli utenti.
G.A.C.
Il Partito Radicale e l'UDAVO (Unione degli Autonomisti Valli Occitane)
hanno diffuso un comunicato in cui si
sottolinea la responsabilità del governo nella mancanza di prospettive per
una utilizzazione razionale della centrale
a causa della politica accentratrice e
anti-idroelettrica dell'Ente di Stato. Il
comunicato annuncia una raccolta di
firme per impegnare le autorità ad una
corretta utilizzazione delle acque per
la produzione di energia “ pulita - e
per evitare il ripetersi di alluvioni.
La decisione del rinvio, maturata in una lunga riunione di
corridoio, non deve essere stata
presa senza contrasti; il sindaco
di Torre Pellice, il socialista
Steffanetto, che era in aula all’ora fissata per la convocazione
del Consiglio, non si ripresentava infatti al suo posto quando,
alle 21,30, con un’ora di ritardo,
il presidente dichiarava aperta
la seduta.
La proposta di aggiornare, come s’è detto, la riunione a dicembre, veniva deliberata ufficialmente, con voto unanime, in
un’atmosfera di notevole tensione, chiaramente avvertita dal
pubblico presente in sala.
Per il resto della serata, la seduta s’è poi trascinata stancamente, nonostante gli argomenti
in discussione fossero di una certa rilevanza.
Si trattava di deliberare, tra
l’altro, il piano generale di riorganizzazione degli uffici e dei servizi, con la revisione e l’ampliamento della tabella organica del
personale; c’era da esprimere un
parere sulla relazione del Servizio Consultoriale e sulla richiesta, avanzata dalla Giunta, di
realizzare un corso per gestanti
e un corso di aggiornamento per
gli operatori del Consultorio.
Il tutto è stato approvato senza che in pratica vi fosse una
discussione, se si escludono i
lunghi e arzigogolati interventi
che il consigliere Celeste Martina ha fatto di volta in volta per
annunciare l’astensione del gruppo D.C.
Né sorte migliore ha avuto la
discussione suH’inserimento in
aziende produttive di handicappati ultraquattordicenni: un’iniziativa che, per la sua portata
innovatrice, meritava da parte
dei consiglieri una maggior considerazione, sebbene sia rilevante il fatto di aver approvato la
proposta all’unanimità.
Si tratta in effetti di un esperimento) voluto e finanziato dalla Comunità Europea e dalla Regione Piemonte, che non ha precedenti nel nostro paese: i giovani portatori di handicap potranno lavorare nelle aziende
della valle per un periodo di prova della durata di un anno, nel
corso del quale saranno seguiti
da un’assistente sociale e riceveranno una « borsa di lavoro » di
centomila lire mensili, a totale
carico della Comunità Montana.
Trascorso il periodo di prova,
potranno essere regolarmente
assunti dai datori di lavoro.
Certo, non è con questa iniziativa che si pensa di risolvere il
grave problema degli handicappati in età lavorativa; tuttavia
l’esperimento merita di essere
seguito con estrema attenzione,
perché può rappresentare una
risposta concreta, anche se ancora limitata, all’emarginazione
cui oggi come ieri, la nostra società relega il « diverso ».
Jean-Louis Sappé
Il Comitato di partecipazione
dell’Unità locale n. 42 (valli Chisone e Germanasca) ha dedicato
un paio di sedute all’esame della situazione del servizio di guardia medica festiva e notturna.
Attualmente il servizio viene
svolto dagli stessi medici condotti e mutualisti che si sono
dichiarati disponibili per la
guardia medica notturna, chiedendo invece alla Regione di
provvedere a sostituirli il sabato e la domenica.
Dopo vari ritardi, dovuti al
passaggio delle pratiche per il
tramite del comprensorio, la
giunta della Comunità Montana
ha ricevuto l’assicurazione che
la guardia mèdica notturna e festiva sarà garantita da tre medici, che potranno essere utilizzati
come meglio si riterrà.
Tre medici in luogo dei cinque
attuali non costituiscono certo
un ampliamento del servizio,
tanto più se, come è prevedibile,
si tratterà di giovani al primo
impiego. Sarà anche difficile che
possano inserirsi in modo completo nella realtà locale, operando così saltuariamente: le due
valli interessate non sono molto
popolate, ma in compenso i piccoli e grossi centri sono assai
distanti tra di loro. In inverno e
in estate le zone turistiche ospitano migliaia di turisti, che accrescono notevolmente il carico
delle chiamate.
Il Comitato ha anche discusso
un’altra seria questione e cioè
la sede più idonea per stabilire
un posto di chiamata.
I due luoghi possibili. Ospedale di Pomaretto e Croce 'Verde
di Perosa Argentina, presentano
in egual misura vantaggi ed inconvenienti. L’Ospedale, che a
prima vista sembra la sede più
adatta, non ha personale per il
centralino telefonico nei giorni
festivi e non dispone neppure dei
locali necessari. La Croce Verde
ha il centralino, ma si dovrebbe
contare soltanto sul volontariato.
Per il momento, quindi, l’istituzione di questo servizio sembra creare più problemi di quanti ne risolva, soprattutto in un
campo dove, per sfortuna di chi
si ammala, le riforme progettate stentano a realizzarsi.
L. V.
Intervista con gli operatori della Comunità mont. Chisone-Germanasca
Corso per guardie volontarie
Marted) 4 dicembre è iniziato
un corso per guardie giurate volontarie in ottemperanza a quanto previsto dall’art. 32 della Legge Regionale n. 68, su: « Norme
per la conservazione del patrimonio naturale e dell’assetto
ambientale ».
— Quali sono gli obiettivi che
questo corso si prefigge? — Ne
parliamo con -gli operatori della
Comunità Montana.
« ...L’obiettivo è quello di fornire alle popolazioni montane
uno strumento concreto per la
soluzione di problemi quali il rispetto e la disciplina della raccolta dei prodotti della montagna, la lotta contro l’inquinamento, la protezione della flora
e della fauna. La Com. Montana
con questa iniziativa intende
inoltre offrire una risposta alle
esigenze di carattere ecologico
espresse dalle associazioni naturalistiche e culturali operanti
in Valle. Il corso si propone di
dare non solamente una preparazione teorico-pratica sul riconoscimento delle piante protette o sull’individuazione della fauna da salvaguardare, ma vuole
anche offrire alle guardie volontarie gli elementi per acquisire
una sensibilità su più generali
problemi ambientali ».
— In quanti si sono iscritti al
corso? Diventeranno tutti guardie giurate?
« Gli iscritti al corso sono 94.
Non tutti diventeranno guardie
volontarie. Alcuni insegnanti ed
operatori partecipano nella prospettiva di svolgere in seguito
un’azione educativa ».
— Come si articola il corso?
« Vi saranno 15 lezioni in cui
verranno trattati temi vari; dalla botanica (erboristeria, flora,
funghi...) all’ecologia (risorse
energetiche, utilizzazioni rifiuti,
inquinamenti...), dalla zoologia
all’analisi delle Leggi nazionali
e regionali circa la protezione
deH’ambiente, ad argomenti di
carattere generale (architettura
alpina, escursionismo, pronto
soccorso).
Le lezioni si svolgeranno a Pomaretto nella sala del Teatro del
Convitto durante i mesi di dicembre e gennaio, dalle ore 20,30
alle 23,30 nei giorni feriali ed il
sabato mattina e pomeriggio ».
A. L.
7
7 dicembre 1979
CRONACA DELLE VALLI
SPIGOLATURE VALDESI
TORRE PELLICE
PRAMOLLO
1879-1979: Valdesi un secolo fa
valdese
Prarostino (1157): accanto all’indifferenza dei più e all’attaccamento per i beni mondani, c’è
anche qualche progresso spirituale; i culti sono stati ben frequentati, e qualche volta il tempio è stato troppo piccolo; una
volta al mese, si è tenuto il culto in italiano, meno frequentato
però dalle donne; c’è un certo
interesse per l’opera delle Missioni e si è anche costituita una
società, i cui membri si impegnano per un contributo mensile di 30 centesimi, ed a leggere
in famiglia ogni giorno un brano della Bibbia ; ci sono tre
Scuole domenicali, non frequentate regolarmente; i corsi di catechismo sono seguiti da 80 allievi ; i meno preparati hanno
avuto un corso a parte.
Angrogùia (945) : i rapporti della chiesa sono pressapoco sempre uguali, e non ci sono molti
cambiamenti ; una parte della
popolazione va agli alpeggi durante l’estate ; vi sono cinque
scuole domenicali con oltre 200
bambini; le scuole elementari
sono 16, con 452 allievi, che poi
diminuiscono verso la Isella stagione; la scuola femminile ha
41 allieve; il vallone di Pradeltorno ha dato 81 alunni, di cui
alcuni cattolici.
La lettura familiare della Bibbia avviene in molte case; c’è
molta miseria spirituale, e le
osterie non diminuiscono; ma la
parola di Dio è accolta con gioia
da molti.
S. Giovanni (900) : un terzo
circa dcV membri di chiesa assiste al culto; cinque scuole domenicali hanno funzionato tutto
l’anno, sotto la guida del pastore e di una trentina di monitori
e monitrici; le collette sono in
aumento; un centinaio sono gli
assistiti dalla diaconia; si sono
fatte collette per gli alluvionati
del Piemonte; vi sono 10 scuole
con 200 allievi; ci vorrebbe una
scuola anche per i residenti sulla destra del Pellice; lo spirito
di fraternità è debole; troppi
bambini non frequentano le scuole domenicali; la santificazione
della domenica ha fatto dei progressi, e la maggior parte delle
nostre giovani non hanno partecipato ai divertimenti pubblici.
Torre Pellice (1200): l’indifferenza rappresenta l’eccezione; la
maggioranza dei membri di chiesa vanno volentieri ad ascoltare
la Parola; i culti sono seguiti;
non si sa fino a che punto è praticato il culto di famiglia ; i mezzi di edificazione non mancano;
oltre ai cinque servizi della domenica, vi sono le riunioni di
quartiere; le varie società hanno svolto regolarmente il loro
lavoro; i corsi di catechismo sono frequentati da 98 allievi; 58
sono stati ammessi alla S. Cena; la scuola domenicale di Santa Margherita conta 200 bambini; vi assiste gran numero di
adulti ; la scuola di Via Oliva ha
80 bambini dai 4 agli 8 anni; le
scuole elementari contano 374
alunni, quella femminile 84; è
difficile poter avere un’assem
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bica di chiesa; c’è stato un leggero progresso nelle collette.
Villar Pellice (1180): vi sono
due scuole domenicali, frequentate da una media di 100 ragazzi e 35 adulti, gli studenti di catechismo sono 81, di cui 31 sono stati ammessi alla S. Cena;
vi sono 14 scuole elementari, con
367 allievi ; alcuni membri di
chiesa, assenti dalla vita religiosa, sotto il peso della malattia
sono rientrati in se stessi ed
hanno voluto la visita del pastore; il giorno del riposo è profanato da divertimenti, commercio, lavoro ecc. ; vi sono tuttavia
molte eccezioni; un consigliere
comunale, convocato a Torre dal
pretore per affari comunali in
giorno di domenica, ha rifiutato.
Bobbio (1016); i culti sono
frequentati con poca assiduità;
vi sono 10 scuole elementari con
377 allievi; cinque scuole domenicali quartierali si tengono solo in inverno; le altre due del
centro durano 10 mesi e contano 180 ragazzi; gli studenti di
catechismo sono stati 66, di cui
18 ammessi alla S. Cena; la loro
regolarità è stata esemplare, e
molti non hanno fatto neppure
un’assenza; non sapremmo dire
se la vita religiosa è in progresso; c’è molta avarizia tra la gente, e notevole indifferenza per la
vita e le necessità della chiesa;
la Bibbia è letta in molte case,
in altre non si trova il tempo;
le danze ed il fracasso la domenica pomeriggio sono ancora all’ordine del giorno.
Rorà ( 336 ) : vita spirituale
piuttosto debole ; una colletta
per poter scaldare il tempio non
è stata presa sul serio; le collette in genere sono mal viste;
i culti raccolgono circa 70^80 uditori; vi sono cinque scuole con
135 allievi ; esiste una sola scuola
domenicale durante l’inverno; su
32 studenti di catechismo, solo 9
sono regolari, gli altri han fatto
molte assenze; la chiesa è piuttosto scarsa di buoni esempi, di
slancio e di fedeltà.
Augusto Armand Hugon
Con questo artìcolo di Augusto A. Hugon si conclude la rassegna iniziata due numeri fa.
PINEROLO
Franco Barbero sarà
sospeso a divinis?
Martedì 20 novembre il vescovo di Pinerolo, Mons. Giachetti
ha convocato Franco Barbero,
l’animatore della Comunità di
Base di Corso Torino e teologo
del movimento italiano delle comunità di base, per porgli un
ultimatum: lasciare la sua attività tra le comunità di base, cessare di scrivere articoli e libri,
e mettersi a disposizione del vescovo oppure ritirarsi in un convento per pregare e ripensare ia
sua vita. Se nessuna di queste
proposte fosse accettata da Franco Barbero, il vescovo prenderebbe la decisione della « sospensione a divinis ».
È una linea questa del vescovo Giachetti, che risponde a due
motivazioni. La prima ad una
pressione di una parte del clero
locale che da tempo invoca provvedimenti disciplinari nei confronti di Franco Barbero le cui
opinioni teologiche e il cui impegno politico mettono in difficoltà. La seconda attiene ad analoghe pressioni che il vescovo ha
ricevuto negli ambienti della
Commissione Episcopale Italiana in cui molti si sono lamentati del ’’ministerio itinerante” di
Barbero a contatto con le comunità di base in Italia e all'estero.
Ma, se questa decisione sarà
presa, non sarà indolore per la
chiesa cattolica del pinerolese.
Tutta una serie di comunità ed
alcune personalità di primo piano del dialogo ecumenico, che
sinceramente credevano alla possibilità di Una chiesa cattolica
pluralista e alla necessità che tutte le esperienze di fede autentica in Cristo possano svilupparsi, saranno chiamate a confrontarsi con Tatteggiamento del vescovo. E ciò certamente aumenterà le divisioni alTintemo della
chiesa cattolica (ricordiamo qui
che non hanno accettato di far
parte del Consiglio Pastorale alcuni preti e laici e che questo
organismo che avrebbe dovuto
— almeno nelle intenzioni —
servire per un ricompattamento
della chiesa ha difficoltà di funzionamento). Inoltre si aciiìrebbero i problemi di « gestione »
della diocesi: occorre nominare
il parroco della cattedrale di Pinerolo, a Torre Pellice vi è un
grosso conflitto tra il parroco
e i giovani, alcuni sacerdoti hanno lasciato l’incarico nelle parrocchie. Certamente la decisione
di sospensione a divinis di Franco Barbero non faciliterà la soluzione di questi problemi, g. g.
Collettivo ecumenico tra studio
e testimonianza
Il collettivo biblico ecumenico
di Pinerolo ha organizzato, la sera di giovedì 29 novembre all’oratorio di San Domenico, un incontro dei gruppi biblici, cattolici, valdesi e misti, che s’incontrano regolarmente nella zona.
È stata una serata interessante, sia per conoscerci meglio, sia
per confrontare le nostre esperienze; sono emersi atteggiamenti e problemi spesso simili. Mentre tutti hanno espresso la loro
gioia nel trovarsi insieme a leggere e meditare la parola di Dio,
molti sentono dolorosamente la
scarsa capacità di trasmettere
agli altri, dentro la chiesa di appartenenza e fuori, il valore di
questa esperienza. In alcuni
gruppi si è poi notata un’accentuata tendenza dei giovani a formare gruppo fra loro, mentre altrove si apprezza invece l’arricchimento dato proprio dalla partecipazione di persone di ogni
età. Altra caratteristica comune
è il fatto che spesso si hanno
sullo stesso argomento due riunioni successive: nella prima
teologi e animatori laici cercano
di preparare tracce e schede per
la riflessione successiva, portata
dai laici nelle riunioni familiari,
piccoli gruppi in cui ognuno può
parlare liberamente. Si è discus
Collegio. - Le elezioni per il
rinnovo dei consigli di classe
e di istituto hanno visto una nartecipazione di genitori non particolarmente elevata.
Nuovi membri dei Consigli
di Istituto; Susetta Cocorda,
Giovanni Mourglia per gli insegnanti (Media), Luciana Mathieu
Vola e Franco Sappé per i genitori (Ginnasio-Liceo).
Sabato 24 si è svolta alle ore
11 nell’Aula Magna un’assemblea
dibattito presieduta dal prof.
M. Alberto Rollier, docente di
chimica all’università di Pavia.
Il tema dell’incontro: le centrali nucleari.
L’oratore ha svolto il suo discorso sulla linea di una approvazione meditata ed accurata
delle centrali nucleari. Non rifiuto pregiudiziale né approvazione acritica ma conoscenza dei
pericoli e delle possibilità positive.
Un ampio e vivace dibattito
ha .fatto seguito all’esposizione.
• La serata di diapositive organizzata dai Cadetti ha visto
una incoraggiante partecipazione
di pubblico. Mentre ringraziano
Marco De Bettini per il gradito
intervento, i Cadetti invitano
tutti i catecumeni ai Coppieri,
sabato 8 alle ore 9.
• Molte sorelle dell’Unione
hanno partecipato al Convegno
della PDEI a S. Secondo.
Domenica 9 l’Unione femminile
ospiterà le sorelle di Angrogna.
• Domenica prossima il culto
sarà con riflessione comunitaria,
sul testo Giov. 20 : 30-31, mentre
l’Assemblea di Chiesa si terrà
il 16. Verrà discusso il preventivo ’80. Il concistoro si riunirà
mercoledì 12, mentre le prossime riunioni quartierali verranno
presiedute dalla commissione finanziaria. Domenica 9 alla Foresteria si terrà il Bazar delle
Missióni.
• Sono decedute Margherita
Bertalot e Emma Vertù.
Alle famiglie in lutto la comunità è vicina con simpatia fraterna.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• Venerdì: sera 17 c. m. alle
ore 20,30 continua al Presbiterio
il corso di studi biblici. Il tema
trattato sarà un’analisi dei versetti 16-20 del cap. 28 di Matteo;
«L’invìo dei discepoli».
• È deceduta presso la sua
abitazione agli Airali la sorella
Elena Pons ved. Fattori di 80
anni. Ai familiari esprimiamo
tutta la nostra simpatia cristiana.
so anche del rapporto fra studio
e testimonianza, e del rischio
che quest’attività si riduca a
soddisfare una curiosità unicamente culturale.
Concludendo, si è deciso di ripetere periodicamente questi incontri e di chiedere al collettivo
biblico ecumenico di organizzare
una specie di archivio delle varie schede, note esegetiche e ciclostilati vari preparati dai singoli gruppi, perché tutta una mole di lavoro non vada sprecata e
perché chi si accinge a studiare
un dato testo possa confrontarsi
con chi si è già dedicato allo
stesso argomento e trovare più
facilmente anche i dati bibliografici di cui ha bisogno.
_____________________M. G.
PIOSSASCO
Domenica 25 novembre è nata
Paola Rochon. Al papà Roberto, monitore dei bambini della
Scuola Domenicale e alla mamma vadano gli auguri della comunità.
• Mercoledì 28 novembre hanno avuto luogo i funerali del sig.
Muttìglengo Mario di anni 63.
Alla moglie sig.ra Godine tutta la
simpatìa fraterna e cristiana della comunità.
1® DISTRETTO
Incontro
pastorale
LUNEDI’ 10 DICEMBRE
ore 9.15; Riflessione biblica
(Giovanni Conte);
Discussione delle schede di
catechismo su Spirito Santo
e Ministeri;
ore 13.30: Questioni organizzative;
ore 14.30: Contatti tra Battisti,
Metodisti, Valdesi (19/SI/79).
Introduce Paolo Spanu, della
Chiesa Battista di Torino.
L'incontro avrà luogo a Torre
Pellicu Casa Unionista. Il pranzo avrà luogo a Villa Olanda.
• Nel corso dell’Assemblea generale dei soci della Pro Loco,
è stato eletto il sig. Enrico Mariotti quale nuovo presidente dell’associazione e Gianni Long in
qualità di vice-presidente per la
sezione di Pramollo alto.
• Ancora una volta ci siamo
stretti intorno ad una famiglia in
lutto per porgere l’estremo saluto al nostro fratello Bartolomeo Beux, deceduto domenica 25
novembre all’età di 78 anni nella
sua casa ai Bosi, dopo alcuni mesi di sofferenza e di degenza in
ospedale.
A tutti i familiari esprimiamo
la simpatia fraterna e cristiana
della comunità.
Convegno
FGEI-Valli
Domenica 9 dicembre
1979 avrà luogo a Torre
Pellice, presso la Casa Unionista, un convegno organizzato dalla Fgei-Valli
sul tema : « Perché la Bibbia? ». Inizio alle ore 9 Pranzo al sacco - Conclusione alle ore 18.
Tutti i gruppi FGEI e i
gruppi giovanili delle chiese delle Valli sono invitati
a partecipare.
VILLASECCA
• Sappiamo che Alice Bibet,
moglie di Pietro Genre Bert, sta
attraversando un gravissimo momento della sua vita in ospedale
alle Molinette. A lei come a tutti i suoi familiari esprimiamo la
solidarietà fraterna di tutta la
comunità.
• La riunione di Bovile è rinviata al 23 dicembre alle 14,30.
Un libro di G. Baret
Pomaretto
in Val Perosa
Il libro di Guido Baret « Pomaretto in Val Perosa », stampato a cura del Concistoro Valdese di Pomaretto, è disponibile
presso il Concistoro stesso dietro un’offerta di L. 3.500.
Comunità Montana Val Pellice
AVVISO ~~
Presso gli albi dei Comuni della Val
Pellice sono in pubblicazione degli avvisi per ricerca di operatori socio-sa^
nitari.
Il Presidente
Arch. Piercarlo Lonco
AVVISI ECONOMICI
FAMIGLIA evangelica cerca collaboratrice familiare tempo pieno con
alloggio indipendente. Telefonare
011/276494 De Maria.
QUARANTANOVENNE libero doti
morali condizioni economiche stabili
cerco compagna della vita adeguate doti morali. Giorgio Ricci, Via
Gobetti 11, 57100 Livorno.
I familiari della compianta
Silvia Paolina Ribet v. Artero
profondamente addolorati, ringrariano
tutti coloro che con la loro presenza,
scritti o parole di conforto, hanno partecipato al loro dolore ed in particolar
modo i dottori e tutto il personale infermieristico dell’Ospedale Valdese di
Pomaretto.
a lo ho combattuto U buon
combattimentoj ho finito la corsa, ho serbato la fede ».
(II Timoteo 4: 7).
Pomaretto, 21 novembre 1979.
RINGRAZIAMENTO
« In pace io mi coricherò e in
pace dormirò, perché Tu solo,
oh Eterno mi fai abitare in sicurtà ». (Salmo 4 ; 8).
I familiari del compianto
Ernesto Lantelme
commossi e riconoscenti ringraziano
tutti coloro che con la loro presenza,
scritti, fiori e parole di conforto hanno
preso parte al loro dolore.
Ringraziano il Pastore Conte, il
Dott. Bertolino, rOspedale Valdese di
Pomaretto, le Associazioni Combattenti e Reduci, Partigiani di San Germano, il Gruppo Anziani RIV, il Reparto trattamenti termici e gli Amici di
Pralarossa.
S. Germano Chisone, 7 dicembre 1979.
Dopo breve malattia è mancata alPaffetto dei suoi cari
Elena Pons ved. Fattori
di anni 80
Per desiderio dell’estinta ne danno
il doloroso annuncio a funerali avvenuti il figlio dott. Emilio con la moglie
Giorgina Melli e il nipote Andrea.
La salma riposa nella tomba di famiglia a Perosa Argentina.
Luserna S. G., 29 novembre 1979.
8
7 dicembre 1979'
8
450.000 LAVORATORI STRANIERI
Immigrati in itaiia
Riconoscerli come lavoratori al pari degli italiani è una condizione
indispensabile per iniziare un dialogo che non sia paternalistico
La notizia è ufficiale, l’ha data
il governo al parlamento rispondendo ad alcune interrogazioni;
in Italia vi sono oltre 450.000 lavoratori stranieri, la maggior
parte dei quali privi di contratto di lavoro, spesso nemmeno in
regola col permesso di soggiorno. E questo numero sale di anno in anno. Può sembrare una
contraddizione; un paese con
1.600.000 disoccupati iscritti alle
liste di collocamento, che importa manodopera. In realtà si trat' ta di un paradosso solo apparente perché le attuali condizioni del mercato del lavoro non
permettono di sostituire un lavoratore italiano disoccupato ad
uno straniero. Infatti chi utilizza
i lavoratori stranieri ha dei vantaggi notevolissimi: il costo del
lavoratore straniero è inferiore
a quello di un italiano (se si assumono lavoratori senza contratto si può omettere di pagare i
contributi) e soprattutto lo si
può licenziare quando fa comodo ed in più lo straniero è un
lavoratore che non fa sciopero,
che si adatta ai lavori più penosi proprio perché nei suoi confronti si può operare un ricatto:
« o accetti questo lavoro e queste condizioni oppure ritorni al
tuo paese ».
Da dove arrivano
i nostri immigrati?
Innanzitutto dai paesi del terzo mondo coi quali l’Italia ha
legami di eredità coloniale; Eritrea, Somalia, Etiopia; poi da
paesi del terzo mondo che hanno affinità culturale e religiosa
come Spagna, Portogallo, ex colonie portoghesi, ed infine per la
facilità dell’ingresso in Italia come « turisti » da paesi con regimi autoritari o in pavé crisi
economica quali le Filippine, paesi dell’America Latina, e anche
del Magreb, e da paesi di confine
quali la Jugoslavia e la Tunisia.
Vi è poi un contingente di lavoratori, in regola coi permessi di
soggiorno e di lavoro, provenienti dai paesi della CEE, ma per
10 più si tratta di manodopera
qualificata.
In genere l’Italia è vista come una possibilità di lavoro di
ripiego; si sa che non c’è molto
lavoro per cui si indirizzano nel
nostro paese lavoratori privi di
specializzazioni che accettano
un qualsiasi lavoro.
Per venire in Italia il canale
usato ih molti casi è la rete delle missioni cattoliche, specie per
11 settore domestico. Oppure si
viene per canali informali per
lo più tramite amici o parenti
che hanno già trovato un lavoro
in Italia, quasi mai attraverso
i canali ufficiali dei nostri consolati all’estero.
Gli stranieri lavorano in settori economici quali il terziario
privato (alberghi, commercio
ambulante, imprese di pulizia,
domestiche), piccole e medie aziende industriali che li impiegano spesso in lavori molto disagiati, nella pesca e nel lavoro agricolo. In genere gli stranieri si
inseriscono in settori economici
in cui è già largamente presente
il lavoro nero e precario degli
italiani. Ma anche l’industria comincia ad assumere stranieri: le
fonderie a Reggio Emilia, le miniere in Sardegna.
Come vìvono
questi stranieri?
La « qualità della vita » del lavoratore straniero è fatta di angoscio, di paure di essere scoperto dalla polizia e inviato al proprio paese col foglio di via, di
ricerca di un luogo per dormire
e per mangiare: molti di essi vivono per strada (ricordiamo il
caso del somalo bruciato vivo
mentre dormiva su un marciapiede a Roma). Ammalarsi o essere incinta è un autentico dramma: significa perdere il lavoro e
spesso dover tornare a casa. Gli
orari di lavoro non esistono: la
Comitato di Redazione: Franco Becchino, Dino Ciesch, Roberta Colonna Romano, Niso De Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay, Marco
Pasquet, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giu^
seppe Platone, Ornella SbafFi, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione : Via
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- economici 150 per parola.
Fondo di solidarietà ccp 11234101
intestato a « La Luce : fondo di solidarietà », Via Pio V 15 - Torino.
«La Luce»: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
« L'Eco delle Valli Valdesi » : Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Coooerativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
necessità di guadagnare li spinge ad accettare qualsiasi orario.
È una situazione drammàtica
che richiede anche una iniziativa da parte nostra: non dobbiamo occuparci solo dei nostri emigrati ma anche degli stranieri che sono tra noi. Per fare che
cosa?
Mi sembra la cosa più importante da fare sia quella di riconoscerli come lavoratori al pari
degli altri italiani, chiedere per
loro giuste retribuzioni e assicurazioni sociali e condizioni di vita decenti. Certamente è difficile
fare questo in un paese in cui il
lavoro nero e precario è il pane
quotidiano di centinaia di migliaia di lavoratori italiani, ma
ritengo che sia una condizione
indispensabile per iniziare un
dialogo non paternalista con questi lavoratori. Poi accanto a questo potremo far anche l’assistenza (o meglio lottare perché questa venga fatta dalle istituzioni
pubbliche) per la ricerca di un
alloggio, per l’assistenza sanitaria, per una corretta informazione sui loro diritti, per una formazione professionale.
Giorgio GardioI
Stima presenza lavoratori stranieri in Italia per nazionalità anno 1978
55.000 = Cee
'da 20.000 a . 40.000 = Jugoslavi
da 40.000 a 60.000 = Marocchini, Tunisini e Algerini
da 35.000 a 45.000 = Greci
da 5.000 a 10.000 = Spagnoli-Portoghesi
da 30.000 a 40.000 = Egiziani
da 70.000 a 100.000 = (Capoverde - Maurtitius - Seychelles - Eritrea - Filippine - Somalia)
20.000 = Rifugiati politici
da 15.000 a 40.000 = Altre nazionalità
Totale valutazione presenza stranieri da 290.000 a 410.000.
Fonte: « Indagine Censis » 1978.
FRANCIA: IL CASO BOULIN
Altezzoso disprezzo
Stima presenza lavoratori stranieri in Italia per zone territoriali — Anno 1978
ZONE OSSERVATE ESTRAPOLAZIONI
a) Milano: da 50.000 a 60.000 Roma Torino Genova Napoli da 80.000 da 10.000 da 10.000 a 100.000 a 20.000 a 20.000
Bari Taranto Altre città da 20.000 a 30.000
b) Triveneto: da 30.000 a 40.000 ( Liguria 1 Piemonte ■da 20.000 a 30.000
c) Emilia-Romagna: da 5.000 a 10.000 Litorale tirrenico e adriatico |da 20.000 a 30.000
Altre zone agricole
d) Sicilia: da 25.000 a 35.000 del Sud da 10.000 a 20.000
Altri porti italiani
Totale valutazione presenza straniera d a 280.000 a 400.000.
« Non c’è un affare Boulin »
ha affermato il primo ministro
Barre, e Giscard d’Estaing si è
limitato a dire: « Lasciamo i
morti seppellire i morti »; questè le uniche reazioni ufficiali di
fronte alla morte dell’ex-ministro
del lavoro Robert Boulin, suicidatosi nella foresta di Rambouillet un mese fa. Eppure il « caso » Boulin ha occupato per diversi giorni le prime pagine dei
giornali francesi che avevano
appena finito di denunciare lo
scandalo dei diamanti regalati
da Bokassa a Giscard d’Estaing.
Un uomo, anche se ministro,
non si uccide per una, tutto sommato, banale storia di speculazione edilizia; tutt’al più si dimette. Il suo suicidio invece, avvenuto subito dopo lo scandalo
dei diamanti, ha rivelato all’opinione pubblica la corruzione del
regime giscar diano. Dietro al
suicidio infatti stanno i giochi di
potere dei gollisti giscardiani,
« amici » e colleghi di Boulin —
Chaban-Delmas, Peyrefitte, Guichard —, tutti in lizza, insieme
a Boulin, per la successione a
Barre nella carica di primo ministro, e dei gollisti anti-giscardiani — Chirac — in lizza per
le elezioni presidenziali del 1981.
A spingere Boulin nello stagno di
Rambouillet c’entrano un po’
tutti. Anche la sinistra — più
che mai divisa — ha strumentalizzato il cadavere: Mitterand
perché anche lui guarda alle presidenziali e quindi non gli dispiace certo vedere incrinarsi il
prestigio del giscardismo, e Marchais perché, pur di ostacolare
Mitterand, preferisce il mantenimento del regime gollista-giscardiano. Qui sta il vero scandalo; nel constatare a quale livello si situa ormai il dibattito
politico in Francia.
[la settimana internazionale
a cura di Tullio VioiaJ
Iran; un problema mondiale
Non s’insisterà mai abbastanza sull’inaccettabilità del
comportamento di Khomeini e
dei suoi seguaci, in violazione
del diritto internazionale. L’occupazione dell’ambasciata americana di Teheran e la cattura, in veste di ostaggi, dei cittadini statunitensi ivi sorpresi (quali residenti sia stabili che occasionali), costituirebbero un precedente, se (per ipotesi assurda) esse
venissero ammesse nel consesso
internazionale, d’incalcolabile e
mostruosa portata storica.
In proposito si è espresso, con
parole lucidissime ma pur temperate da una visione altamente
e profondamente umana del problema, il presidente della repubblica francese Valéry Giscard
d’Estaing, nel corso di un dibattito politico generale alla TV
francese (la sera del 27.11.’79).
Noi non siamo degli ammiratori della politica di quest’uomo
fortemente conservatore e di
tendenze autoritarie. Ma siamo
convinti che, non per questo, i
nostri lettori si sorprenderanno
se diciamo loro che ci sembra interessante e istruttivo riportare,
col nostro personale commento,
alcuni punti deH’esposizione del
presidente.
« Questa rivoluzione iraniana
(ha detto il presidente, insistendo sulla qualifica, che a noi sernbra alquanto impropria, di « rivoluzione ») è una realtà e una
forza fondamentale della vita dell'Iran. È una forza che spesso
viene qualificata come "religiosa”. In realtà essa è l’espressione
simultanea del malcontento, della sofferenza, dei bisogni di
una popolaz.ione che, sul piano
sociale e su quello politico, fu
mantenuta lungamente in una
situazione di nùseria e di soggezione, e che ora cerca di esprimersi genuinamente: essa perciò
utilizza l’espressione religiosa,
ma io sono convinto che non sono le soddisfazioni d’ordine religioso che metterebbero fine alla
"rivoluzione” iraniana ».
« Bisogna riconoscere questi
fatti (ha continuato il presidente). Essi, già da niolti anni, mi
hanno indotto a mettere l’accento sul dialogo Nord-Sud, perché
si tratta di situazioni destinate
a riprodursi nel mondo: situazioni di povertà, di popolazioni
molto numerose e mantenute
nella miseria e nell’ignoranza,
popolazioni che, bruscamente,
acquisiscono un certo ordine di
conoscenze, d’informazioni, di
confronti con le situazioni degli
altri, e bruscamente rifiutano la
situazione propria ».
Il dialogo Nord-Sud, di cui qui
parla il presidente, è evidentemente quello fra i popoli tecnicamente progrediti e quelli (cc>
siddetto « terzo mondo ») tecnicamente arretrati. La rivolta delle popolazioni qui genericamente citate, è anzitutto di carattere
spirituale e determinata dal sentirsi sfruttata da lungo tempo
(nella fattispecie mostruosamen
te sfruttate da un’oligarchia, lo
scià e la sua corte, ricchissima e
sostenuta, in secondo piano, da
grandi potenze ancor più ricche...).
Il presidente ha detto ancora:
« Bisogna sapere che la violazione del diritto internazionale di
cui tutti parlano, finirà per pesare, come sempre, sui più deboli. Oggi come oggi, si ha l’aria
di’credere che saranno gli Stati
Uniti a soffrirne. Ma i potenti
troveranno sempre il modo di difendersi: presto o tardi essi prenderanno delle precauzioni opportune. Ne hanno gli strumenti. Se
si permette che il diritto internazionale venga calpestato sul
piano diplomatico, o su quello
finanziario con la cancellazione
dei debiti ecc., ne saranno vittime i piccoli paesi, i paesi poveri, perché non vi sarà più alcun
sistema di credito internazionale
a loro favore, oppure perché essi non hanno, per loro conto, i
mezzi per proteggersi ».
Noi crediamo perciò che la disgrazia più grande, nelle prossime settimane o mesi, sarebbe
quella che gli USA cercassero di
uscire dalla loro situazione con
una prova di forza. E crediamo
anche che il pericolo maggiore,
in tale disgrazia, sarebbe la discesa in valanga di tutti i popoli
dell’Islam verso l’Occidente, valanga la cui prima vittima, con
ogni probabilità, sarebbe Israele.
(Le citazioni sono da « Le Monde » del 29.11.’79).
I due maggiori settimanali cristiani francesi, « Témoignage
Chrétien » (cattolico) e « Réforme » (protestante) hanno preso
fermamente posizione a favore
della libertà di stampa messa apertamente in causa, in quest’affare, dal governo e dalla maggior
parte del mondo politico francese. Però, ambedue hanno affermato che si è parlato troppo
della villa di Boulin e dei diamanti di Giscard, e non abbastanza invece dei veri problemi;
la politica africana del governo
francese e in particolare il vergognoso appoggio dato al più
sanguinario dei dittatori, l’imperatore Bokassa; il commercio
delle armi, la discriminazione
razziale in Francia, la politica
economica di Barre, il problema
siderurgico, le flagranti ingiustizie sociali, ecc. Questi sono i veri scandali del governo francese
di cui faceva parte Boulin. Ma
su questo come su tutto il resto,
il governo francese non rende
conto ai cittadini; ignora le proteste, le denunce, le accuse. Se
c’è un aspetto rimasto immutato
tra il regime gollista e il regime
giscardiano, è proprio quello del
disprezzo altezzoso dell’opinione pubblica da parte del presidente della Repubblica. È quello
che scrive André Dumas su « Réforme »; « Il peggio in quello che
ci sta succedendo mi sembra essere l’atteggiamento di colui che
ci dichiara: vi spiegherò tutto
più tardi, come se considerasse
se stesso troppo distinto o considerasse noi troppo stupidi ».
Jean-Jacques Peyronel
Il cristianesimo
{segue da pag. 4)
non si salveranno le une senza
le altre. Sarà un futuro — dice
il Delumeau — di pluralismi e
diversità liturgiche, di comunità
costituite da credenti liberi e
motivati che rifiuteranno il « governo » creato per una cristianità già morta. Nasceranno nuove
strutture e si inventeranno nuove forme di ministero. I laici
consacreranno l’eucaristia e le
donne saranno investite del ministero sacerdotale. La Chiesa
ritroverà il suo volto giovane.
Ma siamo sicuri che Delumeau
abbia ragione? Il cristianesimo
attuale è veramente già « nuovo »
rispetto al passato? Il cristianesimo che « vediamo morire » è
davvero il « cristianesimo-potere » o questo non sopravvive indisturbato, forse sotto mutate
spoglie?
Bastano le soluzioni prospettate dal Delumeau per dare un
« volto nuovo e giovane » al cristianesimo?
Che non bastino nuove strutture e nuovi ministeri aperti a
laici e donne, per dare nuova
vita alle comunità, lo sappiamo
noi protestanti, che pur avendo
già attuato le proposte di Delumeau abbiamo le « nostre » statistiche e le « nostre » realtà di
« indifferenza e distrazione », non
meno pesanti di quelle cattoliche.
Aveva ragione quel giovane
che, timidamente, dopo la conferenza, aveva detto allo storico
francese: « A me sembra che solo l’Evangelizzazione, il ritorno
aU’Evangelo, potrà ridare nuova
vita al cristianesimo ».
G. Gandolfo
' Emmanuel Mounier, « Agonia
del Cristianesimo? », « La Locusta ». Vicenza, 1960.
.Iran Dei.umeau, « Il Cristianesimo sta per morire? », SEI,
Torino. 19'/^.