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ECO
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLI<^
DELLE mm VALDESI
Sellimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCVn-N. 7
Una copia lire 50
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Eco: L. 2.500 per Tinterno
L. 3.500 per l’estero
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TORRE PELLICE — 17 Febbraio 1967
Ammin. Claudiana Torre PeUice . C.C.P. 2-17557
FÊORÊ E CORONE A PORTA PIA...
gli
uomini
Lanciato a Roma «l'anno anticlericale» RpnpiitA Rnccj
Il iebhraio: Conciliazione fra un regime fascista e M nar«» rIr»rrTirt ri; nr»ta o mi»rIita'7Ìr»nA T.n miinifesta. Divina Provvidp.nzn rtpr 'ridarp VItalia a Din p Din
11 febbraio: Conciliazione fra un regime fascista
un potere clericale. A mezzogiorno, un gruppo di radicali romani hanno apposto alla lapide commemora
tiva del 20 settembre, a Porta Pia, una corona con
questa dedica : « Nel trentottesimo anniversario del
concordato fascista., il partito radicale ». Poco dopo
due agenti del commissariato di P.S. di P. Pia hanno
tolto la corona; il segretario del partito radicale, Marco Pannella, recatosi in questura a protestare, è stato
portato fuori di peso dagli agenti; otto di coloro che
avevano portato la corona sono stati incriminati per
(( manifestazione sediziosa ». Protesta del partito radicale, alla Camera interrogazione dell’on. Loris Fortuna (psij) al ministro degli interni Paviani per conoscere {( quali provvedimenti intenda adottare a carico dei
responsabili ».
L’indomani, nel teatro Adriano di Roma, con la
partecipazione delPavv. Mario Berutti, Procuratore
generale onorario della Corte d’appello, deH’aw. Mario Boneschi, deU’on. Loris Fortuna, del dr. Marco
Pannella, una pubblica manifestazione, per chiedere
la denuncia unilaterale del Concordato, ha aperto 1’« anno anticlericale», appoggiato dal partito radicale e da
varie personalità indipendenti; riniziatìva proseguirà
con varie manifestazioni, anche modeste, per riapporre lapidi, reintegrare iscrizioni « che ricordano Vassassinio di eretici, di massoni, di carbonari e patrioti
nella viltà », e culmvnerà il 20 settebabre in un grande convegno che si spera di massa. L’appello <c vivo
e pressante » è rivolto « a tutti gli amici laici e democratici, alle cittadine e ai cittadini non rassegnati
ad essere sudditi di una repubblica vaticana, espressione delle peggiori forze clericali del mondo ». Il manifesto radicale dichiara : « Sarebbe stato certo auspicabile che. altri partiti si fossero assunti anch’essi la responsabiliià di sollecitare la doverosa rinascita dei temi ideali e delle grandi battaglie civili che rappresentarono lui insuperata conquista storica delVintero movimento democratico, in tutte le sue componenti, socialista. libertaria, repubblicana e liberale. Purtroppo
sinora questo non è stato possibile ». Pubblichiamo
qui accanto la parte centrale di questo manifesto, che
ci pare degno di nota e meditazione. La manifestazione all’Adriano si è conclusa con corteo e deposizione di nuova corona, questa volta indenne, a Porta Pia.
Naturalmente, questo discorso non garba ai cattolici. Sul settimanale « Il nostro tempo » F. Peradotto
cita e commenta ampiamente il manifesto in questione
(« Si rinfocolano assurde e superate polemiche laicistc »), che gli pare uscito dalla fantasia ossessiva^ di
(c cnticlericali arrabbiati improvvisamente risuscitati
dalle tombe dove erano sepolti da cento anni ». Seguono citazioni dal troppo famoso schema XIII, fra cui
questa : a La Chiesa non ripone le sue speranze nelle
cose, nei privilegi offertile dalla autorità civile. Anzi
essa rinunzierà alVesercizio di certi diritti legittitnamente acquisiti, ove constatasse che il loro uso pc^esse far dubitare della sincerità della sua testimonianza
0 nuove circostanze esigessero altre disposizioni »; e
il Peradotto commenta : (c I più decisi nemici del clericalismo debbono essere i cattolici. Non vogliamo che
si chiedano favori non consentiti dalla legge. Protestiamo se qualcuno, in nome del cattolicesimo, cerca r di
avere fondi dal sottogoverno, magari in nome di una
carità che viola^ invece, la giustizia ».
Stupendo, vero? E allora, supponendo che i « diritti » in questione siano stati davvero legittimamente
acquisiti, la Chiesa romana dovrebbe rinunciarvi, poiché nel suo corpo stesso sono non pochi, ormai, ad avvertire che questi «diritti» (che sono poi dei privilegi)
spingono molti a dubitare della sincerità della sua testimonianza. Il problema non è di avere o no fondi
dal sottogoverno (sic!), questa è roba da codice penale; il problema è di non far pagare — in denaro, in
restrizioni, in pressioni — la vita cattolica a chi cattolico non è, pur essendo cittadino italiano. Non è il
caso di insistere, qui, su ciò che la pressione clericale
ha significato e significa nell’ambito della scuola, del
diritto (in particolare di quello familiare), delPassistenza e della previdenza pubblica, nonché, infine,
sull’economia nazionale. Citiamo piuttosto queste acute e taglienti parole di Ernesto Rossi, nelle sue « Pagine anticlericali» di recente pubblicazione: a Per merito delVateo mangiapreti di Predappio, inviato dalla
Divina Provvidenza per 'ridare Vitalia a Dio e Dio
all’Italia\ oggi tutti gli italiani sono sotto i preti, come mai lo furono in passato; solo che i preti hanno
imparato a governare e ad amministrare per interposta persona, attraverso quelli che 'si dicono laici —
come scriveva Salvemini — perchè non portano le
sottane intorno alle gambe'. E’ molto più comodo e
meno compromettente ». E’ probabile che Ernesto
Rossi non pensasse soltanto agli uomini della de.
So che a questo punto da molte parti mi si accuserà di rigurgito anticlericale. Vorrei che fosse chiaro
che il nostro discorso si distacca nettamente da quello
degli arrabbiati dell’irreligione (e penso a tanti scritti
che compaiono su « La Ragione »). Il manifesto radicale lo sottolinea giustamente : si è fatto intenzionalmente d’ogni erba un fascio, e si è definito anticlericalismo sia la polemica gretta, meschina, perfino oscena, non sempre infondata, del resto, ma di corte vedute e incapace di andare alla radice delle cose; sia
l’opposizione al clericalismo rappresentata dal nobile
filone ghibellino, poi carbonaro (religiosamente deviato, il filone massonico), fino ai grandi laicisti contemporanei, Gaetano Salvemini, Piero Calamandrei, Ernesto Rossi, Alessandro Passerin d’Entréves, Alessandro
Galante Garrone, Mario Berutti, uomini il cui agnosticismo, anche quand’é esplicito, non comporta mai
animo angusto e meschino, non esclude mai la stima
e il rispetto per la fede non condivisa, nella misura
in cui non pretende, essa, imporsi. Questo laicismo
serio, intelligente, aperto non si prefigge come scopo
la lotta alla religione, bensì quella per Temancipazione
dell’uomo; è tuttavia inevitabile che in questa lotta
esso urti contro la religione, e non è necessario pensare alle vacche sacre e alla situazione indiana : quanti
sono i punti di attrito e di contrasto nella nostra vita
nazionale! Altro che conciliazione; potevano conciliarsi
solo due padroni, nello spartirsi il potere, e l’uno
sopravvisse all’altro.
Ma questo attacco allá religione non ci spaventa,
nella nostra fede; anzi è profondamente salutare alla
nostra fede.
Un cristiano non può non ossére anticlericale.
perché l'Evangelo lo è
Siamo anticlericali perchè TEvangelo lo è e perchè il clericalismo non è
che grottesca caricatura, e al limite
demoniaca distorsione dell’ Evangelo
della sovranità di Cristo; riportiamo,
in altra parte del giornale, alcune pagine di Roland de Pury che chiariscono assai bene il iondamento biblico di
questo atteggiamento cristiano. Qrd
mi preme sottolineare quanto io trovi sconcertante, in questo quadro, la
passione che sta facendo fremere tanti cuori protestanti (e anche «laici»),
in Italia e nel mondo, per le tonache
maschili e femminili, per 1 cenacoli
cattolici di chierici e di laici, per gli
incontri, i dialoghi, le liturgie, i ritiri
e i beilegrinaggi con i « fratelli separati ». Sconcertante, non tanto il fatto
in sè, ma il pathos con cui lo si vive;
poiché se è evidente ohe possiamo andare dovunque, le scelte sono talvolta
sintomatiche ; e se dobbiamo accettare il dialogo vero in cui possiamo
rendere ragione della nostra fede e
lasciarci interpellare sulla nostra fede, è pure chiaro che il rischio di uno
sdrucciolone sullo scivoloso piano inclinato del clericalismo ci minaccia.
Propongo alla vostra meditazione questa piccola equazione, che potrà parere grossolana, ma che Tuomo della
strada, con un certo intuito, fa (se ne
compiaccia o se ne dispiaccia); 1 prete t 1 pastore = 2 preti. Se noi accettiamo, in un modo o nell’altro, di
affiancare la nostra vita protestante a
quella della Chiesa romana, appariremo, e alla lunga, saremo, componenti
del gran chiesone clericEile. E non tanto perchè rischiamo di essere sfiancati e assorbiti, ma in primo luogo
perchè avremo accettato in partenza
un parallelismo clericale, che è inaccettabile per dei protestanti riformati
dalla parola di Dio. in questo quadro,
persino una predicazione, a meno che
sia profeticamente polemica (e in tal
caso difficilmente potrebbe ripetersi
una seconda volta), risulta in ultima
analisi integrata nel sistema, e porta
acqua al mulino romano. Quando poi
mi si dice che si può almeno pregare
insieme, la costernazione cresce: qu^'
si che la preghiera fosse l’aspetto più
neutro, innocuo della nostra vita di
fede!, quasi ohe si potesse veramente
pregare con qualcuno con cui non si
condivide la fede!, quasi ohe la preghiera avesse meno importanza, merlo
contenuto della cena del Signore, alia
cui tavola siamo divisi!
I laicisti seri, intelligenti e aiperti
di cui ho parlato, pur senza, condividere affatto la nostra fede, ne hanno
avvertito in passato la serietà e la
portata, e ci hanno sentito come compagni di lotta, e si sono rallegrati
perchè dicevamo loro — e cercavamo
di viverlo — che TEvangelo di Cristo
è laico, meravigliosameinte laico, profanatore delle sacralità umane. Mi
rattrista profondamente pensare allo
sguardo con cui essi guarderebbero o
guardano oggi ali’atteggiamento di
tanti protestanti, che non può profilarsi, ai loro occhi, se non come un
tradimento clericale.
Non sarebbe la prima volta che figli del secolo sono più avveduti dei
figli della luce. Ma dovrebbe essere
chiaro ohe qui si sta giocando una
partita più grave e decisiva, per la
chiesa e per il mondo, di ogni altra
oggi sul tappeto. Di fronte alla « religione deirONU » ohe pare estendere
a macchia d’olio la sua influenza neoclericale, adiranno i credenti, riformati incessantemente dalla parola di
Dio, la lucidità, il coraggio, la perseveranza di battere in breccia ogni
forma di teocrazia (in concreto, ecclesiocrazia), che non può essere se non
diabclica tentazione?, di combatterla
anzitutto in sè? Ogni altro problema
politico, pur assillante, su scala mondiale e nazionale, passa dopo questo.
È dunque necessaria una radicale
disinfezione anticlericale. Nell’articolo
citato, decideroso di rassicurarci,
F. Peradotto idicihiarava ; « Per i cattolici lo stato è sacro ». Ma questo è
appunto il guaio : perchè volete sacraprocesso di sacralizzazione la Chiesa
di Roma è «madre e maestra». Per
noi, invece, nulla è sacro, neppure la
chieisa. Questo è il nostro debito cristiano ad ogni clericalismo, di qualsiasi colore, religioso o politico. Aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei
quali la chiesa stessa non avrà più
ragion d’essere, perchè mediante Cristo Dio sarà tutto in tutti e la terra
sarà colma della conoscenza dell’Eterno. Bisogna che egli cresca, e che
noi diminuiamo.
L’alibi di un popolo insensibile, di un
paese irresponsabile, di un laicismo
necessariamente agnostico e solo pre,
politico, cela la realtà di una classe
dirigente «laica», pavida, subalterna,
molto più retrograda ed incapace dei
cittadini che pretende di esprimere e
dirigere.
La qualificazione politica anticlericale deve essere restituita a pieno titolo come espressione necessaria degli
ideali laici (...).
Ci auguriamo che la campagna per
l’Anno Anticlericale contribuita a
superare definitivamente l’operato di
una classe dirigente che ha preteso di
amputare la lotta dello schieramento
democratico, in tutte le sue tradizionali e vigorose componenti, dalle storiche conquiste di libertà e di modernità dell’anticlericalismo. Ci auguriamo che la rassegnazione, la passività,
il senso colpevole di impotenza o di
sconfitta, vengano definitivamente rimossi dalle nostre file.
Gino Conte
COMIT. DIR. SEZ. ROMANA
DEL PARTITO RADICALE
iniiKiiiiiiiiiiiimiHi
iiimiimiiiKiiiiiitiiii
iiiiiiimiiiiiiiniiiiiiiiih
IL LAICISMO AUTENTICO
Si è tentato per decenni di accreditare il mito di un anticlericalismo
«vieto» e anacronistico: se ne è voluta fare di volta in volta, Tespressior e di volontà reazionarie contro 1 ipotesi di una «unità rivoluzionaria»
delle grandi masse clericali e socialiste; o di estremistiche «malattie infantili» del movimento di liberaz one
delTuomo, precedenti una più S2ienti
fica ed efficace versione dei sociali
smo- o ancora, di antiquate analsi
deila realtà storica contempi ranca,
che dovrebbe invece affidare ogni possibilità di progresso solo alla lotta per
la realizzazione di nuove strutture
economiche e produttive della società.
In realtà, si è così reso il lamsmo
sterile, subalterno e senza contenuto.
Da decenni, e più che mai in Italia,
da venti anni, la rivendicazione laica
s’è così ridotta a vuota declamazione
0 a specioso pretesto da parte di una
classe dirigente che confonde il laiciSCO con Tagnosticismo sistematico e
con il rifiuto di una chiara dimensione reale e concreta della battag.ia
politica per l’emancipazione del
ruomo. , , , . .
Noi affermiamo che qu^to « laici
gmo » è — esso — vieto e menzognero ;
ridotto a puntuale compagno di s .rada della mostruosa ripresa clericale
in atto nel nostro paese, ne risulta
corrotto e una volta di più stre.nato
moralmerite e politicamente. Non vale forse nemmeno la pena di r cardare che non vi è settore della vita
pubblica italiana che non esiga un
preciso impegno anticlericale perche
il nostro paese conosca le vie del p.ogresso civile e dell’allineamento alla
realtà sociale contemporanea.
Nella scuola pubblica ogni giamo
niù in crisi è inadeguata; nelle fami
glie, soffocate dalla subordinazione
della legge dello' Stato a quella del
diritto canonico .applicata dag i organi giudiziari vaticani; dall’assistenza
e dalla previdenza pubblica, che. sono
state sacrificate e sconvolte dalla re
stituzione del monopolio ass.steniiale al mondo clericale, che ne trae smisurati vantaggi e ne snatura le finalità e le giustificazioni democratiche
e umanitarie; all’iinmenso peso della
speculazione finanziaria, che rischia
di condizionare interamente qualsiasi
tentativo di seria e responsabile riforma del settore del credito e di
quello di una moderna ed efficiente
fiscàht3i
Una franca e recisa proposta anti
clericale, deve quindi essere nuovamente avanzata, organizzata, imposta allo schieramento democratico.
Questo è il lato più atroce
deirinsegnamento morale quale è impartito dai papi e dal
clero; che esso sviluppa I lati
vili della natura uamana, avvezzandola a non sentire le proprie responsabilità, ma a mettere le decisioni finali nelle mani
di un sacerdozio, che non dà il
consiglio dell'amico, ma dà l'assoluiozhe o la condanna del
giudice.
Gaetano Salvemini
lettera a Francesco Luigi Ferrari,
agosto 1930
Anche questa « repubblica
pontifìcia » ha avuto e avrà la
sua funzione storica ; sta a noi
far sì che essa sia una fase soltanto transitoria di una evoluzione in corso; sta a noi impedire che la rete degli interessi
creati (...) trasformi stabil
mente questa democrazia appena nata in cronica tirannia confessionale e in dittatura guelfa.
Piero Calamandrei
« Il Ponte », giugno 1950
E’ morto Ernesto Rossi. Nato a Caserta
nel 1897 da padre piemontese e da madre
bolognese, ecco le tappe della sua vita: adolescenza fiorentina, vicino ai movimenti de
La Voce e di Lacerba; volontario e mutilato
nella prima guerra mondiale; lotta politica
accanto a Gaetano Salvemini, Piero Calamandrei, Carlo e Nello Rossellini: iniziava
la resistenza al fascismo, in coUegamento
con Gramsci e Gobetti a Torino, Amendola
e Turati a Roma, Farri e Nenni a Milano;
nel 1924 fra quelli che diedero vita al primo foglio clandestino. Non mollare; fuga in
Francia; rientro clandestino e organizzazione dell’associazione « Giustizia e Libertà »
(1929); arresto, condanna a vent’anni: nove
anni di carcere e tre di confino a Ventatene; a Roma in attesa di nuovo processo davanti al Tribunale speciale, il 25 luglio
1943, liberato; malato, T8 settembre riparò
in Svizzera, ove collaboré a reggere le fila
della resistenza; dopo la Liberazione, fu sottosegretario per la ricostruzione nel governo
Farri e presidente dell’Arar (Azienda rilievo
alienazione residuati). In tutto questo periodo, e dopo, si svolgeva intensa la sua attività di pubblicista : polemista acuto e ardente, impegnò il suo ingegno e la sua vita per
la libertà e per un severo costume politico.
Così lo ricorda Nicola Adelfi su « La Stampa » (10.2.’67): «Non è facile chiuderlo in
una definizione, perchè l’uomo fu vario,
estroso, aperto a problemi fra loro non sempre affini; inserito nelle sfere più rigorose ed
elevate della moralità politica, ma nel contempo minuzioso come un ragioniere nello
spulciare bilanci e rendiconti. TagRenti e
spesso del tutto sconcertanti erano le sue invettive, ma anche allora si poteva scorgere
nei suoi occhi neri, pungenti, un sorriso che
nasceva sinceramente dal cuore. Certamente
egli era dotato di un’intelligenza grandissima e di una coscienza morale che non conosceva mai cedimenti. In più, Ernesto Rossi
possedeva una straordinaria sensibilità nel
fiutare il marcio, anche quando stava nascosto sotto le apparenze più rispettabili di questo mondo. Quella sensibilità non lo tradì
quasi mai, e spesso fu lui il primo a mettere
in piazza molti fra gli scandali che hanno
avvilito la democrazia italiana negli ultimi
vent’anni ». A parte la sua lunga collaborazione a « Il Mondo », ricordiamo tutta una
serie di saggi : L’Europe de demain (scritta
nell’esilio elvetico). La riforma agraria. Critica del sindacalismo. Abolire la miseria (durante il confino a Ventotene), Critica del
capitalismo. Settimo: non rubare, Lo Stato
industriale. Il malgoverno, I padroni del vapore, La pupilla del duce: COVRA; in collaborazione con altri : Problemi della Federazione europea. Uomo e cittadino. La lotta
contro i monopoli. Petrolio in gabbia, Non
mollare. Atomo e elettricità. No al fascismo.
Non è difficile vedere quanta problematica
di questo dopoguerra si rifletta nella sua prosa appassionata e lucida.
Ma c’è un lato su cui vogliamo insistere.
Aperto non credente, fu sempre impegnato,
come Salvemini e altri, nella lotta anticlericale. I suoi scritti per « Il Mondo » lo attestavano, e collaboré con l’editore Ferenti, nel
dirigere la collana « Stato e Chiesa » : questa costituì un fenomeno unico nell’addensarsi del neo clericalismo nell’Italia del dopoguerra, e raccolse saggi che vanno da Clericali e laici di G. Salvemini a II matrimonio
concordatario di M. Berutti, da Gli spretati
0 del diritto all’apostasia di C. Falconi a
1 preti in cattedra di L. Rodelli, da Risorgimento scomunicato di V. Gorresio alla raccolta di studi critici su La conciliazione; in
questa collana, passata poi all’editore Area,
uscirà poi / protestanti in Italia di E. Ayassot. Ernesto Rossi partecipò direttamente alla collana con due saggi: Il Sillabo (ora ripubblicato dagli Editori Riuniti) e II manganello e l’aspersorio : non si tratta di pamphlets polemici; il calore polemico, scoperto
e appassionato, si accompagna sempre a rigorosa documentazione; e questi saggi restano più che mai degni di attenta meditazione.
Tre mesi fa, infine, le edizioni Samonà e Savelli pubblicavano una raccolta di sue Pagine anticlericali. L’autore le definisce, nella
sua prefazione : « il mio piccolo contributo,
come aiutante volontario del ’’defensor diaboli”, alla santificazione di Fio XII ». Il sorridente spirito fiorentino affiora : « In tutti
i processi di canonizzazione devono essere
provate le virtù eroiche e un paio almeno di
miracoli del candidato all’aureola; e a tali
processi prende sempre parte un monsignore, chiamato ’’defensor diaboli” perchè ha
il compito di mettere in luce ragioni per le
quali, nel caso particolare in discussione, dovrebbe essere rifiutata la venerazione sugli
altari. Fenso che questo monsignore dovrebbe
essermi riconoscente per avere, quale disin
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
à
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pag. 2
17 febbraio 1967 — N. 7
^VEDÉ^jà^ IrfPBiilX quadro storico, SOCIALE, PSICOLOGICO
CELEBRANDO IL 17 FEBBRAIO
I oiovani sono nostri amici riconoscenti
■ yB ■ ™ ^ ■ ■ WW ■ ■ ■ ■ ■ Pochi giorni or sono la Claudiana ha stam- lo impegna verso Chi glie l’ha data, per ser
nntr\ imn mintìn o» 7/■r»rìall/È -rxì^isnln N//v»*»« lìiro in Kfin /'nusn f'nn H orli Tt nno C. /'/in n/'/ì.
Questa nota sui giovani d’oggi vuole essere un omaggio — certo inadeguato — al valoroso mensile « Gioventù Evangelica»: rinnovato, quest’anno, nella forma e più denso di
contenuto. Ma non vorrei solo limitarmi ad un omaggio dal momento
che le cose vive, come il giornale di
cui parliamo, spezzano sempre le formule celebrative che sono d linguaggio lustro e patetico degli individui e
delle classi ohe sono incapaci di guardare innanzi. È necessario perciò aggiungere altro agli omaggi : un invito.
Con sofferta premura chiedo agli amid di G. E. di articolare il loro, anzi il nostro giornale, con una serie di
scritti teologicamente e ideologicamente intransigenti, ma in senso dialettico (ohe non ha nulla a dividere
con la favella cü Tartufo), articoli capaci di individuare e contribuire alla
soluzione dei problemi di ordine diverso che rattristano l’esistenza umana — con perizia storicamente misurata tipica alla « filosofia della prassi » che non và confusa con il dogmatismo massimalista trapiantato in
terreno religioso.
* # *
È impossibile parlare dei giovani se
non puroviamo simpatia per loro. La
simpatia che dobbiamo avere è un aspetto, in ultima analisi, del’amore
che siamo tenuti a manifestare per
l’uomo, che dobbiamo sempre considerare distinto dalle sue qualifiche
sociali e dal suo peccato; quindi vederlo in Oisto: secondo la prospettiva redentrice della croce.
La nostra simpatia per i giovani è,
dunque, di tipo particolare: non è la
simpatia delittuosamente interessata
di chi faceva indossare le camicie nere ai bambini per prepararli al trauma della guerra; e non è neppure la
simpatia di chi, in Oina, educa i giovani in guisa da indurli ad insultare
e dare del fascista ai difensori di Stalingrado che oggi rappresentano una
garanzia di pace in un mondo che fa
fulcro su un equilibrio precario, in
un mondo dove esiste una Hiroscima
nella quale vivono, vivono della propria morte, migliaia di giovani il cui
sangue è dannato dalla cancrena ar
tomica, esseri che non possono sposare e generare.
La simpatia che proviamo per i
giovani è l’amorevole interesse per
ciò che è nuovo e che cr^e; perchè
la giovinezza degli uomini è la manifestazione più sublime della creazic>
ne. Ed è in uno stato d’animo di ricerca e di comprensione (che non
esclude la critica) dei temi che stanno a cuore ai giovani, che possiamo
si>erare di vedere le cose come in realtà sono, respingendo con cordiale fermezza la qualifica di « matusa » che i
giovani — che hanno il magnifico torto di considerare intramontabile la
gioventù — riservano a chi è di una
generazione più anziano, mentre invece si è «matusa» non in rapone della età ma della cecità critica e del
disinteresse circa il fenomeno delia
vita. Sotto questo profilo può essere
« matusa » un ragazzo di venti anni.
Il problema dei giovai, di do ohe
questi pensano e vogliono è antiw
come il mondo, ma oggi si presente
in forma diversa: più pressante, piu
allarmante e andie, perchè no!, piu
consolante circa il futuro del mondo.
Basti pensare al caloroso pacifismo
dei giovani, i quali non disertano mai
le manifestazioni per la pace. Anche
se ideologicamente barocco è significativo lo slogan : « Fate l’amore e non
la guerra».
È certo che la questione dei povani
non può essere affrontata con definizioni biologiche o intenti tradizionalmente educativi, anche se rielatoorati
Q presentati in veste moderna per armonizzare i giovani con le strutture
di una società in disfacimento. Provare simpatia per i giovani in quanto tali non significa, in sede cntica,
limitarsi a parlare della gioventù « in
se stessa », ma vedere il giovane non
solo in riferimento all’attività dei suoi
ormoni, ma come prodotto di una
società, quindi considerare la persona
umana da un punto di vista storico e
non idealistico, staccato da quell’ordine di fatti che hanno caratterizzato i giovani della mia generazione,
fatti decisamente diversi da quelli ohe
influenzano e inducono ad agire i giovani d’oggi.
* « *
Dicendo che i giovani sono antiocnformisti per natura restiamo nel vago
al punto che la questione della gioventù vien toccate solo a livello epidermico. Certamente per istinto il
giovane è contrapposto al vecchio. Ma
bisogna capire quale è, oggi, il genere
di questa « contrapposizione » ; soltan
Culto radio
domeniche 19 e 26 febbraio
Pastore GIOVANNI LENTO
to in questo senso usciamo dal generico, dalle spiegazioni inattamente
funzionali che solo negativamente
guardano al giovane come ad un essere pensante e alla fin fine lo giudicano come si potrebbe giudicare uno
stallone da monta comparato ad un
vecchio brocco logorato dagli accdacohi e dal giogo. Porsi il problema dei
giovani significa rendersi conto delle
dimensioni sociologiche e psicologiche
della gioventù. Uscire dal generico,
considerare per quanto possono valere le spiegazioni biologiche e ataviche, vuol dire entrare nel terreno degli antagonismi di classe la cui influenza è determinante e plasticizzante circa resistenza degli uomini.
Il problema della gioventù oggi si
pone in termini nuovi perchè, dal
1945 a questa parte, fra i giovani e le
classi dominanti è in corso un preciso, e non certo regressivo, processo
di separazione la cui natura, purtroppo, almeno per ora, non è chiara ai
giovani, i quali la « subiscono », in ragione di disagio emotivo, mentre invece dovrebbero comprendere il significato di questa « rottura », della
propria oscura ostilità ai padroni del
vapore, ricavarne insegnamenti e indicazioni per orientare, tramite im
impegno non semplicemente protestatario ma qualificato, la propria vita
in un senso autenticamente anticonformista. Infatti si è veramente anticonformisti quando ci si batte per
ima società nuova: per realizzarla
non è sufflcente passare attraverso il
culto di Kafka e di Prévert e i canti
di protesta, tutte cose buone ma che
certamente non romj^no le meningi
alle centrali ideolOigiche avversarie,
che si preoccupano di ben altro: di
altri uomini e idee che non le guardie
rosse cinesi. Si è veramente rivo<luzionari negli atti elaborati e calibrati e
non nella eccentricità e nel frastuono
passionale.
La frattura fra i giovani e le classi^
dirigenti, dicevamo, è drasticamente
iniziata nel 1945, (anche se, con le do
vute riserve, poliamo fare un discorso analogo per coloro che erano giovani nel 1935, al tempo della guerra ^
Abissinia). Nel 1945, in una Italia
martirizzata dalla guerra fascista, io
una Italia che nei suoi uomini miglio
ri aveva vissuto l’opposizione armata
alla Repubblica di Salò e ai tedeschi
di Kesselring. n una Italia dove gli
uomini politici democratici, usciti dalle galere e rientrati daU’esilio, parlavano al popolo, i giovani, i giovanissimi ohe non avevano fatto la guerra
e neppure erano stati partigiani, ebbero modo di sapere che il fascismo
non era la creazione di un ambizioso
tradito da ambiziosi peggiori di lui,
bensì il frutto assassino delle classi
dominanti che, incapaci di e'primersi
attraverso la democrazia parlamentare, avevano deciso per la m niera f' r
te, per U fascismo : paladino dei graridi industriali e agrari e dei banchieri,
gendarme dalla rivoltella e dai manganello facile, distributore d’olio di
ricino, lacchè lautamente pagato e
coccolato dai padroni che trovavano
consolanti i suoi tenebrosi attegg amenti istrionici.
Coloro ohe come me appartengono
alla generazione del dopo guerra ricorderanno : se pure una parte di
coetanei finirono male al punto che
venne fuori la definizione di « gioveritù bruciata», un’altra ppte, numericamente di rilievo, acquisi, una retta
coscienza sociale e politica (non religiosa perchè il Vaticano si era troppo compromesso con il fascismo). Un
certo numero di quei giovani ohe
oggi hanno 35 o 40 anni occupano
meritevolmente posizioni di responsabilità nella sinistra italiana, in quello schieramento politico che non si è
piegato alle minacce e alle lusinghe
democristiane.
Gradualmente, dopo il 1945, le ci^
si dirigenti del nostro paese, umiliate ma non spodestate dalla guerra di
liberazione, intrapresero la scalate ver
so le non troppo antiche iposizioni di
privilegio. È ovvio che le istanze di
vita nuova proposte e in parte conquistate attraverso la lotta antifascista
vennero sistemiaticamente mortificate
e, come è naturale, i primi a soffrirne
furono i giovani, i quali per sviluip
pare la propria personalità hanno bisogno di un ambiente sociale sano e
non avvelenato dalla prepotenza, dalla menzogna e dal sottogoverno. Ne
è derivato un processo di diseducazione politica e sociale in certi stati
della gioventù ; cause seconde : una
scuola menzognera, un futuro incerto,
svaghi e divertimenti non educativi
ma evasivi.
I giovani hanno reagito alla logica
democristiana che li vuole pacificamente imbottigliati in sacrestia e legati ad un oppioso sistema paternalistico. Ma i giovani hanno reagito
confusamente, perchè altrettanto confusamente hanno capito il meccanismo attraverso il quale le classi dirigenti detengono il potere. Di qui le
reazioni anarchiche e persino qualunquiste, naturalmente non del tipo
velenosamente finalistico che impronta la rivista « Il borghese ».
« « «
Non si giudica la gente dalla lunghezza dei capelli. Infine è da esclude
re ohe le forbici di un parrucchiere
possano risolvere la questione giovanile. I Rovani vanno capiti e aiutati
in riferimento al rapporto che essi
hanno con la società e che la società,
tramite le sue sfere dirigenti, impone.
È certo ohe molti giovani oggi si
abbandonano a licenze moralmente
condaimabill ; e ohe i capelli lunghi
e le minigonne e la passione irrazionale per la musica « beat » e « volk »
possono celare situazioni emotive di
ordine clinico. Tuttavia non bisogna
credere che questi giovani siano degli smidollati irrimediabili o dei delinquenti potenziali. A questo punto
le statistiche dovrebbero avere un valore delucidativo : risulte che nonostante la stravaganza dei giovani che
offende (più che offendere, turba) la
malata sensibilità borghese, risulta
che la delinquenza giovanile è in diminuzione: e il merito non va attribuito ad un più prezioso intervento
educativo dello stato, il quale fa ben
poco, se prestiamo attenzione agli
esperti in materia i quali lamentano,
alla stessa TV, la carenza di perso
naie specializzato e di fondi per gli
istituti di rieducazione e le opere as
sistenziali.
Bisogna vedere nel disordine dei
giovani il desiderio, ancora oscuro e
denso di equivoci, di una vita nuova.
Bisogna aiutare i giovani ad assumere consapevolezza della propria posizione sociale e inidirizzarli verso quelle scelte politiche e morali e religiose,
per ciò che ci conceme, capaci di mutare il volto delle cose. Come cristiani
abbiamo dei doveri precisi verso i giovani: bisogna predicare ad essi un
Cristo vivo, un Gesù che fu veramente anticonformista impegnato contro
il vecchiume e le cose malfatte e perciò venne ucciso da coloro che non volevano ohe il mondo cambiasse. Predicare un Cristo vivo significa affrontare criticamente la storia, capire i
giovani ed avere il loro interesse, che
è poi la nostra pace e la pace dei giovani con Dio.
Mario Carde!'a
poto una nuova edizione della piccola Storia
Valdese di Ernesto Comba completata da un
capitolo del Pastore Santini sulla storia dei
nostri giorni. Ne siamo stati felici perchè da
tempo ne sentivamo l’urgente necessità.
Abbiamo però constatato con rammarico
che è stato tolto dal libro tutto il capitolo
finale che descriveva la viva gioia del popolo
valdese quando Carlo Alberto firmò l’editto
della sua emancipazione religiosa il 17-2-1848,
Perchè?
Forse i nostri storici moderni hanno creduto che la descrizione di quelle manifestazioni popolari di giubilo fatte di cortei, di
canti, agapi, discorsi e falò non fossero cose
di sufficente rilievo per essere notate in un
libro di storia. Li comprendiamo, ma non li
approviamo. Il racconto del martirio molte
volte secolare di un popolo ci sembra manicare della parte più importante se non dice
come sono finite quelle persecuzioni e con
quale immensa gratitudine quella fine è stata
salutata.
Ci sembra che la decisione della Claudiana nasconda un pericolo: oggi non si riesce
più a comprendere la gioia della riconoscenza: allora Carlo Alberto ha firmato l’editto
in causa perchè non poteva farne a meno.
Le persecuzioni erano cessate grazie al progresso dei tempi. La nostra attuale libertà
ci era pienamente dovuta, anzi dovremmo
averne ancora di più...! Bando ai vecchi
sentimentalismi, abbiamo poco da rallegrarci e ancor meno da essere riconoscenti! E’
anzi una vergogmi che i nostri sacrosanti diritti siano stati misconosciuti e calpestati in
passato...!
E’ questo il ragionamento di moda oggi
nel mondo e spesso purtroppo anche nelle
chiese.
Ma il cristiano non può ragionare così.
Egli sa che il peccato ha portato ovunque
nel mondo il disordine, l’ingiustizia, la prepotenza, la crudeltà e la persecuzione da
parte dei più forti verso i più deboli. Egli
sa che è inevitabile e normale che nel mondo attuale regnino l’ingiustizia, la crudeltà
e la prepotenza perchè tutto il mondo ’’giace nel Maligno”. Ed allora saluta ogni giorno di libertà come un privilegio, come una
grazia e una benedizione del Signore e se ne
rallegra immensamente e innalza al cielo il
canto della sua riconoscenza... Non solo, ma
considera la sua libertà come un dono che
vire la sua causa con dedizione e con riconoscenza.
Pertanto, esprimendo il nostro rincrescimento per quanto la '^Claudiana’^ ha fatto,
noi vorremmo raccomandare a tutti di ricordarsi nell’imminente 17 febbraio che esso
è anzitutto per noi una manifestazione di
riconoscenza verso Dio e verso i nostri concittadini. Iddio salvi il Popolo Valdese dal
pericolo di festeggiar la sua libertà come il
cane ringhioso che stringe tra le zanne Vosso
di cui si è impadronito e che, egli pensa,
gli spettava di diritto. Iddio ci aiuti a imitare invece Pietro Valdo che, grato d’esser
giunto alla fede, distribuisce i suoi beni ai
poveri e spende la sua vita per diffondere la
Parola di Dio.
Riconoscenti verso Dio anzitutto eppoi, e
diciamolo pur chiaramente^ anche verso la
patria nostra, l’Italia.
Iddio ci aiuti ad essere riconoscenti, perche la gratitudine è oggi nel mondo un bene
molto raro. Enrico Geymet
Storia Valdese
ARTURO PASCAL: Le Valli durante la
guerra di rimpatrio dei Valdesi.
Voi. I. Dalla Conquista del Colle
del Pis al ritiro sul castello della
Balsiglia (5 sett.-13 nov. 1689).
pp. 454.
L'A. esamina le quattro Relazioni
del Rimpatrio alla luce di numerosi
documenti inediti, ne colma le lacune
e corregge la cronologia errata della
storiografìa antica e recente.
Dello stesso autore;
La prigionia dei ministri Valdesi ;
Le Valli durante la prigionia dei Vaidesi (1686);
Le Valli durante l'esilio dei Valdesi
1687-1689).
Rivolgersi alla Società di Studi vaidesi o alla Libreria Editrice Claudiana.
La confessione della fede
verifica della verità e deirunità della fedi
Leggere .-/ Pietro I : 3-21, in particolare i vv. 3 - 5, 14, 17 - 21
i
Questo testo, letto in questo incontro, ci suggerisce uno dei criteri per
la ricerca e la verifica dell’unità delle
chiese,'nel modo dell’ubbidienza e di.sponibilità al Signore, qui espresso
col termine di «speranza».
La predicazione della speranza cosi come Tapostolo Pietro ce la dice,
si inserisce nella testimonianza biblica all’azione e agli interventi di Dio
vivente.
Egli situa infatti la speranza cristiana tra l’avvenimento della resurrezione di Gesù Cristo dai morti, e
l’annuncio dell’avvento del Regno di
Dio.
Cioè : tra due avvenimenti nei quali
il .Signore solo agisce, ed opera il capovolgimento radicale di ogni realtà
umana. Nella morte, egli crea la resurrezione, ad affermare e stabilire la
vittoria di colui che era stato dichiarato vinto il venerdì; santo; e l’avvenire del mondo viene dall’avvento del
Regno di Dio, cioè da una decisione
di Dio che regna, e non dal progresso
del nostro mondo con i suoi programmi e le sue strutture.
Dio non costruisce su vecchie rovine, ma fa « ogni cosa nuova ».
Credere significa accettare con gioia
ohe sia costi; e sperare significa vivere facendo affidamento su questo.
In questo contesto è inserita la speranza cristiana, ohe è in tal modo
contenuto e forza della fede nell’Iddio vivente, e attesa fiduciosa della
novità di Dio ; e che, per questo, può
accettare senza riserve il ridimensionamento delle costruzioni umane, e
pregare «Venga il tuo Regno», cioè
la preghiera che è rivolta precisamente contro il mantenimento di
qualsiasi tipo di struttura terrena,
perchè invoca l’irruzione dei nuovi
cieli e della nuova terra.
L’apostolo Pietro ci precisa che
questa speranza non fa parte delle
idee, delle teorie, degli schemi ohe si
richiamino alla staticità (e al trionfo!) di un sistema ereditario, o alla
evoluzione (e al trionfo!) delle nostre strutture.
Egli parla infatti di «speranza vivente». Per cui, ecco che immediatamente la preghiera della chiesa cristiana diventa : « sia fatta la tua volontà in terra come in cielo».
Così la speranza è qualificata non
come un semplice ricordo, nè come
ima semplice attesa passiva, ma piuttosto come inserimento coerente nel
la realtà quotidiana concreta che
stiamo vivendo. Perchè sia ricord' che
attesa si richiamano a due inteiventi
di Dio Signore, il quale è vivente e
all’opera nel tempo e nel luogo della
sua sovranità, e ouindi anche in questo tempo e in questo luogo, oggi.
Così la speranza che è « vita », e
precisamente la vita dei cristiani a
disposizione del Dio nel quale credono, aperti al suo futuro, determinati
nel presente dalla sua sovranità, impegna concretamente il popolo di Dio
in atti di testimonianza ohe descrivono il contenuto della fede in termini
di sottomissione al Signore, di ricerca
della sua volontà, di ubbidienza alle
indicazioni della sua parola.
La terra è il luogo in cui viviamo,
lavoriamo, gioiamo e soffriamo ; è il
luogo in cui si muovono oppressioni,
discriminazioni, disorientamenti, divisioni; là camminiamo con tutti gli
altri uòmini, come compagni di strada e non come maestri, ad imparare
insieme la vita e le sue difficoltà e necessità; però, per viverla ed affrontarla come quelli ohe si sanno svincolati dairautorità della necessità,
perchè vincolati, nella libertà dei figli di Dio, unicamente alla autorità
del Signore dei cieli e della terra.
Cioè, in tutto questo, vivendo non
come quelli che hanno una loro particolare visione e programma da difendere e far trionfare, non come
parti del contrasto, ma piuttosto assumendo delle decisioni libere, delle
responsabilità coerenti, come figli di
Dio giustificati per grazia e fatti liberi perchè non hanno più preoccuzione di affermare se stessi nè come
individui, nè come nazioni, nè come
chiese, perchè unica preoccupazione è
la testimonianza alla sovranità del Signore che viene.
È questo ohe l’apostolo Pietro inten.
de quando esorta i cristiani a « non
conformarsi... al vano modo di vivere
tramandato dai padri » : uscire da vanità (= vuotezza, inutilità) di soluzioni che sono senza speranza e senza
avvenire quando non siano radicate
nella fiducia nel fatto che il Signore
dona oggi le indicazioni per l’annuncio della liberazione all’uomo; per
« non conformarsi » : parola di moda,
ma che ha anche un contenuto eve'^igelico, e che significa rifiuto di supino allineamento su po^sizioni di ordine stabilito, precostituite e prefabbricate, negazione di ricopiatura di schemi e scelte e ordini, per diventare del
tutto aperti alle nuove indicazioni
dell’Evangelo per oggi, senza paura
di novità, senza paura di scossoni e
rivoluzioni — perchè la nostra vita
non dipende da queste, ma dal Si
gnore — e quindi disponibilità e ape '
tura vera aH’uomo e ai s.uoi probleiu.i
veri.
Significa essere messi in grado di
annunciare con atti e decisioni personali e comunitarie, nella libertà, la
verità di Dio detta suH’uomo « senz.i
riguardi personali » — come pure qui
ci è detto — senza paura di compr; .
mettersi, con atteggiamenti di anticonformismo che non sia tale per
principio, ma per risposta ad una pre
cisa vocazione in precise situazioni, e
determinati soltanto dalla fedeltà eo
ubbidienza alla Parola del Signore. E
questo mette in crisi non soltanto 1
valori terreni del mondo, ma anebr
quelli terreni delle chiese.
Ora, ecco, a mio parere è qui che
si pone la preghiera delle chiese cristiane riunite in preghiera. Però: è
preghiera di confessione di peccato.
Perchè, ecco, sappiamo qual’è la vocazione rivolta al cristiano, e sappiamo anche qual’è l'incoerenza ohe tutti quanti manifestiamo.
Infatti, il peccato delle chiese e dei
cristiani, è di vivere come se si fosse
senza speranza nel mondo — e lascia
re che la speranza divenga messaggio
e protesta vivente solo di movimenti
culturali, politici, scoiali, giovanili —
e allora come indicazioni di fiducia ed
impegno umano, invece che di impegno di Dio per la salvezza del mondo.
Il nostro silenzio, o le nostre parole troppo generiche, non chiare, non
precise, non circostanziate, non colgono il segno, e allora sono respinte, o
passano per alleanza con le ingiustizie. La speranza che la fede cristiana
contiene, le chiese non la sanno ma
nifestare.
Allora, pregare per l’umaiiità, sipifica pregare per la conversione di ogni cristiano e di ogni chiesa alia
chiarezza della testimonianza, eie è al
Signore, e alla coerenza con l’affermazione evangelica secondo cui «la fede
e la speranza sono in Dio », cioè libero
per servire. È qui che si prova la verità della fede, e la qualità del suo con
tenuto; è qui che si verifica l’unità
della fede, in quegli atti di confessione di fede che la descrivono e la qualificano, nella libertà da ogni conservazione, nella dipendenza totale dal
solo ed unico Signore, nella disponibilità genuina per ogni creazione nuova
del Signore.
Guido Colucci
Predicazione nelle riunioni di lettura biblica preghiera e meditazione, preparale a
Mantova e Verona il 21 gennaio 1967 dalle
locali chiese valdesi e gruppi cattolici dello
”Fuci” e di ’’Gioventù Studentesca”.
3
K. 7 — 17 febbraio 1967
pag. 3
VX F^DE E IL RCMSO
A MILANO DAL 3 AL 5 NOVEMBRE 19Ó7
E
f
più facile credere, oggi ?
È più facile credere oggi, nella
atmosfera apparentemente più calma
€ serena e nella prospettiva più tollerante ed « ecumenica » in cui viviamo?
È la domanda clhe si pone proprio
in questi giorni in cui — come Vaidesi — siamo indotti con più facilità
a pensare alla storia del nostro movimento che si consolidò più tardi in
una chiesa.
Le poche considerazioni che seguono sono suggerite dal documento offertoci dal Molnar; « La protesta Valdese e la prima Riforma» (1).
Nel rivendicare il diritto ad una libera predicazione deiravangelo, nella sicurezza di riscoprire la genuinità
del messaggio di Cristo quale soltanto
poteva rivelarsi nella prospettiva di
una povertà evangelica e di una linunzia al mondo, i primi Valdesi si
posero quasi subito in contrasto con
la Chiesa ufficiale, cioè con la istituzione. Le loro esigenze di criticare la
Gerarchia della Chiesa alla qua'e appartenevano, provocò ben presto le
ire deH’Autorità ecclesiastica. Se la loro
vocazione alia povertà poteva ancora
essere accettata (e in parte lo fu anche, con la costituzione autorizzata
del gruppo dei poveri Cattolici!), non
così, poteva avvenire per il rivoluzionario e pericoloso « errore » di rivendicare il diritto alla predicazione delTEvangelo da parte dei laici. Poveri,
ma soprattutto teologicamente « nudi», privi di una consistente dottrina
ecclesiastica, rozzi ed ingenui apparivano i primi Valdesi agli occhi delle
autorità ecclesiastiche dei loro tempi
e dei loro stessi inquisitori. La loro
« teologia », certo parziale e frammen- tarla, addirittura inconsistente di
fronte alla solidità apparente della dotttrina teologica e del patrimonio
, di verità possedute dalla Chiesa di
allora, derivava essenzialmente dall’aver preso sul serio, veramente alla
lettera, il « Sermone sul monte », ricavandone resigenza immediata di un
impegno concreto di vita. Ecco dunque fa povertà, la vita itinerante di
testimonianza, l’esigenza comunitaria.
Ben presto fu chiaro che questa visione teologica, per il suo aspetto
« eretico », rivoluzionario, costava la
vita. Scegliere di appartenere al movimento signìflcava accettare non sol
tanto la vita umile dei poveri, ma anche il sovrastare continuo della minaccia di un processo, di una condanna e del rogo.
Generazioni di uomini e donne sono
dunque vissuti in questa dura prospettiva, non dissimile per molti aspetti
da quella dei primi martiri cristiani.
Ma ora era la Chiesa costituita (Costantiniana) che li .perseguitava! Di
certo in una prospettiva simile, di can.
didati alla morte (e al rogo) vi è
' poco pesto per la retorica vuota, per
i bizantinismi teologici, i^r le più o
meno eleganti costruzioni teoriche e
dottrinarie, per la sistematioità di
pensiero. Quando è cost, si pesano le
, parole ad una ad una, e le affermazioni — le poche che si osano — sono
vere. Non c’è posto per il falso e il
« di più » ! Per i poveri, quel poco ohe
essi hanno e riescono ad avere è forzatamente l’essenzàaie ! Quello che
vien detto nella Comunità dei fratelli è necessariamente anche quello che
si oserà affermare, se interrogati, di
fronte alla Inquisizione. Ciò che si
testimonia oggi è ciò per cui si accetta di morire demani, bruciati. La gioia
della vita comune è tale che per essa
vale la pena di rischiare.
Il rogo è la terribile verifica, la implacabile misura della fede. In questa
prospettiva la teologia dunque non
può essere altro che « teologia vissuta ». Dice Molnar : « Grazie alla sua
libertà, la cui scoperta è un dono dello spìrito di Dio, la Parola evangelica
conquista di diritto la preminenza.
Per cominciare, nella sua forma ora
le, predicata, s’impadronisce degli uomini. Il credente che ne è toccato diventa teologo nell’atto con cui egli
adora e- comunica la Parola _di Dio in
stretto rapporto con la condizione sociale dei suoi contemporanei. La sua
testimonianza non esiste che in una
comunione dove il substrato sociologico è la condizione del dialogo umano. Questo genere di attività missionaria venne proibita nel 1184. Ma ’la
Parola di Dio non è incatenata” ( 2 Timoteo 2; 9). Applicata a una Chiesa
in flagrante delitto di infedeltà, l’indicativo di questo messagpo apostolico
si trasforma in imperativo. Nessuno,
nemmeno la Chiesa ha il diritto di
' incatenare la Parola e tenerla prigioniera. Nessuno che abbia riconosciuto
la verità è giustificato a tacerla. Quando i pastori ufficiali si rifiutano di
predicare, questa missione è pffldata
direttamente da Cristo a tutti coloro
che conoscono la sua legge di perfetta
libertà, anche alle donne. La prima
riforma ridà alla predicazione il compito di segno dei futuri avvenimenti
escatologici: la predicaziore è per eccellenza il mezzo di cui Cristo si serve
per diventare egli stesso il centro di
ogni attenzione. I taboriti e i fratelli
cèchi affermano il primato della Parola predicata (il messaggio) anche
rispetto ai Sacramenti. Si può, a rigore, fare a meno dei Sacramenti e
anche della Bibbia come libro di lettura privata, ma non si potrebbe assolutamente credere senza aver udito
in precedenza la Parola dell’Evangelo.
La trasmissione del messaggio apostofico rimane un atto comunitario.
Alla libertà sovrana della Parola deve
corrispondérè la libertà dì colorò che
l’ascoltano ».
E Oggi?
Oggi sembra di vivere in ,um tempo di
irenismo e di relativa confusione. I
vari credenti si trovano impegnati in
diverse Confessioni, ed è probabile
che le varie istitimoni ecclesiastiche
abbiano ciascuna in varia misura tradito (l’Elvangelo, non fosse ohe a causa
dell’enorme sviluppo assunto dalle diverse interpiretazioni costruite teologicamente, con maggiore o minore sistematicità (scientifica!) dalle varie
Chiese. Vi sono correnti teologiche più
o meno vive operanti in seno alla cristianità cattòlica e protestante. Proprio a cagione della loro notevole varietà e ricchezza non si potrebbe dire
facilmente dove siano gli «eretici»!
Del resto, almeno in ap^renza, non
vi sono più minacce, pericoli nè roghi.
È dunque .più facile credere?
Certamente sì, se con ciò si intende
sedere a tavolino e in qualche maniera, leggendo e assimilando, costruire la propria fede. Si assiste infatti a
un continuo mòltiplicarsi di atti e documenti in occasione di congressi,
convegni e riunioni ecclesiastiche.
Sembre dunque che credere sia meno
rischioso che in passato poiché le varie ideologie, specie se non troppo incisive in materia politica e sociale,
sono tollerate simpaticamente.
Ohe questa generale tolleraiiza non
sia (purtroppo!) il prodotto tipico di
una riscoperta religiosa (dunque un
dono dei Cristiani al mondo di oggi),
ma sia piuttosto la reazione alla terribile angoscia ohe il mondo ha provato di fronte al rogo immane che
durante l’ultima guerra ha associato
in una comune soffeream uoimni di
fedi, ra25ze, ideologie diversissime, è
evidente. Di fronte all’Inquisizione
nazista (e non solo nazista) e al suo
rogo tremendo, rappresentato dai
« forni crematori », è nata una nuova
solidarietà umana e una sensibilità
nuova per il problema della tol’eranza, alla quale certo i cristiani non
hanno mancato di associarsi. Tuttavia, in questo clima di maggiore tolleranza, è più facile credere nell’Evangelo di Cristo?
Sembra che, nella misura in cui per
« credere » si intende impegno totale,
concreto, adesione alle fonti originarie della Scrittura, respingendo ogni
facile compromesso, credere non sia
oggi molto più facile ohe in passato.
Non tanto perchè forme inquisizione nella 'Chiesa- e fuori 'di essa e
allora si parla di « opinione pubblica »
che non accetta di essere scandalizzata, o di «maggioranza» pronta a
combattere in nome della legge del
gruppo chi si discosta dagli schemi
tradizionali di comportamento, od infine di sistema economicosociale implacabile verso chi mette in crisi i
suoi fondamenti — siano operanti oggi
ancora. Ma piuttosto perché oggi, come in tutti i tempi passati, credere,
cioè impegnarsi realmente, confessare
veramente la propria fede, scegliere
la « follia della Croce » piuttosto che
la sapienza umana, rinnegando in
certo modo se stessi, è un rischio e
una sofferenza. È campito di una mi'
noranza ( Cattolica o Protestante poco
importa). Ma ne vale la pena. Nulla
è più triste dello spettacolo offerto
daU’uomo che soffre e muore in apparenza senza sapere perchè. Si ritorni
dunque .allo spirito, se non alla lettera, della prima Protesta Valdese e
della prima Riforma.
Enrico Pascal
Federazione Evangelica Italiana
Il Comitato por la Federazione delle
Chiese Evangeliche d*l!aUa ha diffuso fra le
comunità evangeliche italiane un opuscolo di
studio : « Relazione di accompagrumento al
progetto di Statuto della Federazione delle
Chiese Evangeliche dltcdia ». Nel testo di
tale opuscolo si trova, per sommi capi, la
preistoria del progetto i il testo degli o.d.g.
delle Chiese (A.M.E.L, Ch'esa Metodista,
Chiesa Valdese, Unione Battista) e dei Movimenti giovanili (Congresso Q.E.I.)i il
progetto di Svaluto-, corredato da noie esplicative; alcuni orientamenti per un h lancio preventivo dei costi della Federazione.
Come è noto, le Chiese (comunità, raggruppamenti regionali, sinodi) dovranno
pronunciasi in modo definitivo en ro i
prossimi mesi: infatti, secondo il comunicato-stampa che ^gue, emanato dal Comitato per la Federazione, Vassemb ea iterale costituen*e è convocata per i primi di
novembre c. a.
Il Comitato per la Federa,zione delle
Chiese Evangeliche in It^ia
to dal Congresso Evangelico del iSroù,
nella sua recente riimione svoltasi a
Roma il 1“ febbraio, ha fissato ai gior
ni 3-5 novembre 1967 la data di convocazione della Assemblea Costituente
della Federazione.
Per tale Assemblea è stata scelta la
sede di Milano gd i lavori si svolgeranno nei locali della Chiesa Valdese
di Via Francesco Sforza.
È stato anche fissato in 100 ( 50 pastori e 50 laici) il numero dei Delegati ufficiali delle (Chiese che costituiranno la Federazione; il numero
dei Delegati con voto consultivo o degli Osservatori sarà di 2030. Invieranno Delegati con voto consultivo le
Chiese od Opere che entreranno a far
parte della Federazione come Membri
aderenti e potranno inviare degli Osservatori quelle Chiese od Opere ohe
desiderano avvalersi di alcuni dei servizi della Federazione.
Il Comitàto tornerà a riunirsi in
Roma il 5 aprile c. a. per esaminare
i suggerimenti e le osservazioni al
«progetto di Statuto delia Federazione» — recentemente diffuiso con una
ampia Relazione di accompagnamento — che perverranno dalle comunità e dagli organismi ecclesiastici
a vario livello.
(iiiimiiiiniiiiiiiniim>i>M<i>i‘iii'>i""‘
iimiiiiiniiniuiiiiiiMiiiiiiiiu
SPIGOLANDO NELLA STAMPA
Echi della settimana
III............................................................................................................. ......................
..............................................................................uni........................................
iiMiMmimiimimuiiiimmiiniiiltiiuiHiliMiuuuuMiHUi
inmiHIlHItHIIIU'lllll’IIUIIimmilllÙUIIlllllHIllH 'I
7 febbraio 1967
■J. Vi sono sintomi abbastanza sign'.'fieati vi d’tima grave orisi del mo vimmlo operaio americano. Nel 1955 rAmen^ Federation of Labor (A.iF.L.), dire.ta da George
Meany, e il Co^ngress of Indus^tal Org^sation (iC.I.O.), diretto da Walter Rmther,
avevano deciso la fmsione, mettendo^ co.si
fine a una violenta rivalità durala vent anni.
Ma tale fusione bì era ben presto dimostrata
instalbile, emergenldo contrasti, soprattnlto
„ « ........................................
Gesù non n slato un sommo sacerdote
__ _; 11-n /línlntrn GfiTi iih interlo
La Chiesa èietiiàle è una Chiesa possed uta,-che ha parso laàfede Il carattere laico dello Stato ha come base la croce di Cristo, la perfetta pazienza i
Dio — Il clericalismo è impazienza diabolica, l'Evangelo dissolve la confusione pagana dei poteri — Il vero servizio che Cristo rende alla società
(1) Amedeo Moi.nak; La prolesta Valdese
e la prima riforrna. Quaderni della Gioventù Evangelica Italiana, oltubre 1966,
p. 44, L. 300.
Nulla di peggio per la verità che cadere
nelle mani dell’integrismo o del fanatismo.
La pesante storia della cristianità e dei suoi
milioni di vittime ne sa qualche cosa, be la
Chiesa è veramente portatrice non di una
verità, ma della verità ultima, prima e unica, non può avere che la verità come appoggio al suo messaggio. La caratteristica dell’assoluto in questo mondo e di
mato e di ricorrere al servizio, dei
di cercare dei testimoni, non dei difens
o degli avvocati. NuU’altro che questo può
LsL la Chiesa della Parola e deve ricorre:: ,olo all’aiuto, alla difesa.e alla garanzia
del Signore che essa annuncia, e che solo e la
sua rocca e il suo avvocato. Questo e il punto cruciale. E’ il luogo in cui avviene la
A.i discenoli. Gesù chiama Pieconversione dei discepoli.
tro Satana, quando vuole impedirgli di so
frire e persuaderlo di evitare il cammino della croce. Effettivamente quell ardente difensore che proprio al momento deU arresto del
Maestro sguaina la spada, dopo, invece di testimoniare, lo rinnega. L alternativa di Pietro è : difensore o testimone? Nel Libro di
Giobbe, gli amici che non finiscono di difendere Dio, sono precisamente gli avvocati
del diavolo, mentre Giobbe confessa la sua
fede dicendo: «Io so che il mio Vindice vive ». Luca riporta un episodio non meno significativo quando ci narra che Gesù con il
gruppo degli apostoli attraversa la Samaria e
un villaggio gli chiude le porte (9: 51-56).
Si vedono allora Giacomo e Giovanni formare il primo tribunale dell’Inquisizione o,
se preferiamo, il primo nucleo di una Chiesa
clericale, e dar prova dì quello zelo ardente
che hanno i difensori della fede e quelli che
vogliono purificare la società: «Vuoi tu che
diciamo che scenda fuoco dal cielo e li consumi'^ »■ Ma una volta di più Gesù tiene testa ai suoi difensori, ai suoi partigiani, prendendo le parti dei miscredenti, dei samaritani, degli eretici, dei nemici di Dio. Risponde a quei due cari amici : non sapete da che
spirito siete animati!
Dunque, mentre cercano di reagire contro
il diavolo e di incenerire i suoi ministri, Giacomo e Giovanni sarebbero animati da uno
spirilo maligno? La loro buona intenzione è
infernale. Di queste buone intenzioni si e
servito il nemico, lungo tutta la stona della
Chiesa, per convertirla, per renderla simile
all’immagine degli amici di Giobbe, degli
amici di Gesù, in ultima analisi del Sinedrio.
Ma l’atteggiamento di Gesù davanti ai Samaritani e davanti agli amici, resta perfetto.
E’ la base deH’unico atteggiamento possibile
alla Chiesa in mezzo alle forze del mondo e
di fronte ai poteri politici, fino alla fine della
storia. Ed è perciò anche la base di ogni libertà umana e dì ogni regime politico accet
tabile. Perchè, storicamente, ci è lecito accostare « fuoco dal cielo » e « spada di Cesare ».
La Chiesa clic ricorre al fuoco è anche la
Chiesa che ricorre alla spada. Cè da rimanere sbalorditi nel vedere come nel corso dei
secoli abbiano pullulato i discendenti di Giacomo e di Giovanni e come, appena avuto
a disposizione il potere, ne abbiano usato per
perseguitare quelli che non accoglievano
Gesù Cristo e diventando allora, a detta del
Signore, la Chiesa del demonio. Infatti, ogni
volta che la Chiesa diventa clericale e vuole
imporre la verità, è animata dallo spinto
maligno. Sempre la Chiesa clericale è una
Chiesa posseduta, una Chiesa che ha perso
la fede che pretende difendere e imporre,,
una Chiesa che ha respinto la croce. Ogni
(( crociato » è un posseduto, ogni fanatico è
un posseduto.
E’ strano vedere come tanti cristiani sognino ancora il tipo di « cristianità » la cui
Chiesa aveva a disposizione il fuoco dal cielo
e in cui i maledetti Samaritani rischiavano
di non sopravvivere a lungo al loro rifiuto di
accogliere il Signore. Cristianità piena di
violenze, di giudizi, di esecuzioni, d’inchieste, di processi, dove gli uomini non avevano la libertà di non credere, il che significa
che non avevano nemmeno qu-ella di credere, perchè evidentemente non c’è fede possibile se non in una libera decisione, cioè dove
fede e incredulità sono ugualmente possibili.
Dove un incredulo è oppresso regna il diavolo ancora più che dove è oppresso un cristiano, perchè è certamente più pericoloso
per la fede cristiana di essere obbligatoria
che di essere proibita.
Non ci si stupirà dunque se, lungi dal lamentarsi, il protestantesimo rende grazie a
Dio per l’immensa liberazione che gli viene
da quella caratteristica dei tempi moderni
che è rincredulìtà e particolarmente per Tinstaurarsi della laicità politica e scolastica.
Non è questo un punto di vista specificamente protestante, ma, l’abbiamo visto, è la
sostanza stessa deU’Evangelo. Il carattere
laico dello Stato ha come base la croce di
Gesù Cristo, la perfetta pazienza di Dio il
quale vuole che il suo sole (il sole della libertà e non il fischietto del secondino) si
levi sui Samaritani come sui Giudei, sui Musulmani come sui 'Cristiani, sui bianchi come sui neri (Matteo 5: 44-48), sugli atei come sui credenti. Liberta di essere increduli
significa anche libertà di testimonianza per la
Chiesa. Perchè infatti, quale valore potrebbe
avere la sua testimonianza in un mondo in
cui fosse pericoloso non accoglierla e dove
chi le è refrattario rischierebbe di incorrere
in qualche menomazione sociale o dove al
momento dell’assunzione al lavoro fosse richiesto il certificato di battesimo? Che inte
resse mi darebbe un dialogo con un interlo
cutore di cui sapessi che dispone di fuoco
del cielo (o piuttosto deH’inferno) e che, di
conseguenza, mi conviene dargli ragione?
E’ incredibile che ci siano voluti tanti secoli per obbedire al Crocifisso e per capire
che lo Stato laico nel quale i Samaritani sono
liberi di chiudere le porte a Cristo e gli apostoli sono liberi di andare in un altro riffAg'
gio, ma non liberi di andare dai carabinieri
e di boicottare i mercanti del villaggio; lo
Stato laico in cui ognuno è libero di aprire
o di chiudere la propria porta alla verità;
lo Stato laico, garante della più assoluta libertà dì coscienza e della più rigorosa tolleranza, è il solo Stato accettabile per un cristiano, perchè è il solo che rispetti le condizioni normali della sua testimonianza al Padre di Gesù Cristo la cui « perfezione » consiste nel « far sorgere il suo sole sui giusti e
sugli ingiusti, sui buoni e sui cattivi ». Il
protestantesimo manterrà sempre un certo
distacco e un certo humour verso le vane
forme di governo e i vari regimi politici, a
condizione che essi non siano clericali, anche se il loro clericalismo dovesse ridondare
a suo vantaggio. Un altro testo che va in
questo senso è quello della parabola delle
zizzanie (Matteo 13: 24-30). L’impazienza
degli operai che vogliono togliere le erbacce
per purificare la società e anticipare il Regno serve il nemico; quell’impazienza ha
prodotto, lungo la storia, tutte le inquisizioni, tutta la caccia alle streghe, tutte le tirannie integriste e, con la scusa di estirparla, ha moltiplicato l’iniquità. Il clericalismo
è impazienza diabolica: non escludiamo il
clericalismo ateo dello Stato comunista.
E’ chiaro: nulla più dell’Evangelo ci comanda un atteggiamento politico preciso e
rivoluzionario. Fin dalla prima predicazione
cristiana del giorno della Pentecoste, vengono messi in questione i poteri del Sinedrio,
non in quanto poteri politici, ma in quanto
poteri religiosi, anche se istituiti da Dio stesso. Il sommo sacerdote non ha che una alternativa : dimissionare daUa sua funzione
sacerdotale per diventare un semplice membro di Chiesa (senza cessare per questo di
essere un capo di Stato) oppure perseguitare
la Chiesa, come effettivamente fa.
Dovunque è proclamato, l’Evangelo, come
ha dissolto la teocrazia d’Israele, dissolve la
confusione pagana dei poteri, profana la
realtà di questo mondo, separa il temporale
dallo spirituale e suscita cosi la libertà e la
responsabilità sia del fedele che del cittadino. La separazione della Chiesa e dello Stato
e il laicismo del potere politico non è una
invenzione occidentale o una mania protestante, è il frutto dell’Evangelo. La Chiesa
ha avuto un beH’evìtarlo per secoli, da Costantino ai nostri giorni, riprendehdo il posto del Sinedrio, ma ora è obbligata a riconoscere in questa separazione il vero servizio
che Cristo rende alla società intiera.
Roland de Pury
(da « Che cos’è il Protestantesimo? », Claudiana, Torino 1964, p. 98 ss.; v. tutto il
capitolo ’’NelVattesa di Cristo: la politi,
ca").
ideologici, diffìiCÌlmonte 'CO.niciliaibiii. La
A.F.L., coomjrrenide circa dieci inliioiiiiìi di
operai, ha sempre idiiimoetrato tendenze conservatriici, in forte conitrasto con quelle
rinnovatrici del C.I.O. icomprendente circa
cinque milioni d’operai. Il oontraisto è andato inasprendosi negli ultimi anni, per la
netta presa- di posiaione dal Reuther contro la guerra del Vietnam e jn favore della
integrazione razziale. Il Meany che, per ragioni di magigioraiiiza, detiene la presidenza deM’ABBoiciazi'one, si è lasciato andare
recentemente a dichiarazioni politcche considerate gravissime dal Reuther, per es.
questa: «A essere franchi, noi altri sindacalisti americani amiamo il sistema capitalista. Naturalmente noi abbiamo la ferma
intenzione di conservare tale sistema, isforzandoioi simultaneamenile di élevare il livello di vita dei lavoratori e di migliorare
il sistema stesso'. Noi inon intendiamo abbandonare il sistema per andar dietro a
delle chimere e a certe fantasie 'deologiiclhe
sorte in coloro che non capiscono j bisogni e le vere a'splra'zioei dei lavoratori ».
Intanto il numero deigPiscritti de la A.F.L.C.I.O. è in forte diminnziione, mentre ai
priimi’ di febbraio il Reuther s’è deciso a
dare le dimiiasion* dalla carica di vice-presidente, Il ritorno alla separazione dei dne
grandi sindacati appare probabile.
8 febbraio 1967
'fr Oli ambienti diplcmatici dì Washington hanno annunziato che l’U.R,S.S. ha
conidlnso con l’Iran un accordo segreto,
che obbliga PU-R-S.S. ad nn aiuto militare
di 9o milioni di doflari. L’importanza di
tale accerdo dev’essere valtitaita insieme col
fatto ielle Piran fa amiche parte d’un organismo difensivo insieme con la Tuirch'a, con ringlhilterra e col Pakiistam, orgianiismo
cui anche (gli U.S.A. sono aisisociati. Il governo di Teheran ha ¡Informato confidenzialmente Waisli'nig on dell nuovo accordo,
soitt-olineando la condiz'one che il mater ale
militare che verrà fornito dall’U.R.S.S. non
ridliìederà la presenza, nell’Irains di tecnici
sovietici.
9 febbraio 1967
Lunedì 6-2 hanno avuto luogo a Berlino-Ovest i fuñera'i del vescovo Dibelius.
Il governo di Bonn era rappresentato da
(Vehner e da Schroeder, erano presenti mol.
te alte personalità di chiese tedesche e straniere. Il pastore Schoenherr, huoto veeeovo-amministraitore della pa'rte orientale del
vesicova'to di Berino-Bra'ndeburgo, eletto
un mese fa, aveva ‘Chiesto alle autorità
orientali l’autorizzaziotie di recarsi alla cerlmo-nia di Berlino-Ovest, Ma nè ini, nè
alcun altro rappiresentante della Chiesa della G’ermania-Est è statO' visto ai fuñera' i.
Pertanto la Chiesa proteslanle orien ale
a'veva deciso di riunirsi in un culto, da
celebrarsi martedì sera nella « Marienkirche », cioè in quello stesso temp.o nel quale il Dibelius era stato sentito pronunciare
li suoi sermoni più veementi. Tale decisione
fu però turbata da nn incidente : martedì a
mezzogiorno la prefettura 'di polizia di Berlino-Est informò la direzione de la Chiesa
che certi operai del tempio avevano scoperto l’esistenza di una bomb'a di 500 kg.
a un cenlina,io di metri da'lla Marienkirche,
e che (perciò rarcesso al temp o » esso sarebbe stato vieta 0 in seguito ad opportuni
ordini di sicurezza. Fu possibile rimediare, trasferendo il culto, sia pure con ritardo, nel tempio di Santa Sofia, edificio di
minore imiportanza. ,
-fr In una lettera conseinaa alPambasciala deli’IJ.R.S.S. a Londra, 250 parlamentari inglesi, appartenenti ai tre grandi
partiti), hanno ichieslo mar edi 7-2 a Kossyghia di concedere ai ire mi ioni di ebrei
viventi nell’U.R.S.S., <t i dirittii umani' fo'ndamentali ». Sottolinear do il fatto che la
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
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pag. 4
17 febbraio 1967 — N. 7
7 GIORNI
Lunedì 6 febbraio
In Cina, mentre la provincia dello Honan
pare in rivolta contro il regime di Mao,
diplomatici russi a Pechino sono malmenati
alla partenza dalPaeroporto.
Oltre 70 incursioni aeree americane sul
Nord-Vietnam.
Appello del ministro Preti agli statali; i
previdenziali iniziano lo sciopero.
Varato a Napoli il « Vittorio Veneto »,
nuova ammiraglia della nostra Marina militare.
Martedì 7
Ritorsione a Mosca contro le violenze cinesi a Pechino. Pechino ai russi: «La nostra pazienza ha un limite ».
Il premier sovietico Kossighin giunge a
Londra per una visita di una settimana.
Continua lo sciopero del personale mutualistico, dichiarato ad oltranza.
La Camera italiana pubblica, a cinquanta
anni di distanza, i verbali sulla rotta di Caporetto.
Mercoledì 8
Sciopero degli insegnanti elementari e medi. I senatori de e psu si accordano sul progetto per la scuola materna; si profila pure
un accordo con i sindacati dei lavoratori
previdenziali, con qualche modifica al progetto di legge.
I diplomatici sovietici a Pechino segregati
nella ambasciata; a Mosca tentativo di attacco di operai russi all’ambasciata cinese.
Kossighin a Londra invita gli industriali
britannici a pianificare Teconomia in collaborazione con rURSS.
Un'indagine nel porto di Genova porta all’incriminazione di una dozzina di persone
per frodi su rimborsi IGE (300 milioni
circa).
Giovedì 9
Seconda giornata di sciopero degli insegnanti (70% nelle scuole secondarie, 10%
nelle elementari); i previdenziali cantano vittoria e tornano al lavoro; entrano in sciopero (fino al 13/2?) i medici ospedalieri.
Capodanno (Tei) buddista, con tregua, nel
Vietnam. Paolo VI invita alla pace Johnson,
Van Thieu, Ho Ci-Min.
Continua la gazzarra a Mosca e a Pechino.
Kossighin a Londra chiede l’intervento
britannico per la cessazione degli attacchi
USA nel Nord-Vietnam, nel rispetto degli
accordi di Ginevra.
Si apre a Varsavia la conferenza dei ministri degli esteri dei paesi dell’Europa orientale e deirURSS.
Il Tribunale di Milano infligge nove condanne (da 4 a 6 mesi, con la condizionale)
ai responsabili dei fumetti « Sakik » e « Krimìnal ».
« La Stampa » ha cento anni.
Venerdì 10
17 « franchi tiratori », in assenza di vari
senatori della maggioranza, fanno cadere al
Senato ü progetto governativo, modificato ed
edulcorato, sugli stipendi ai previdenziali.
Tutto daccapo. Il governo in crisi?
A Londra, Kossighin : Hanoi tratterà, se
cessano i bombardamenti. A Washington,
Rusk : Gli USA sospenderanno gli attacchi
solo se cessano nel sud le infiltrazioni nordvietnamite.
Il gruppo de alla Camera ha chiesto il
rinvio del progetto sul divorzio.
Voci provenienti da Londra di progressi
verso trattative di pace nel Vietnam provocano un croDo alla borsa di Tokio: l’indice
ha perso 42 punti, scendendo da 1488 a
1446; nel 1965 il Giappone ha incassato
quasi 300 miliardi di lire per ordinazioni militari americane; se la guerra continua, saliranno quest'anno a oltre 312 miliardi.
Sputi, neve e frutta marcia su cinesi 'che
partono da Mosca.
Gravi terremoti nella Colombia; le vittime (ma il numero salirà): 61 morti, cento
feriti; gravi danni, in particolare nella capitale Bogotá.
Sabato 11
Incertezze sulla possibilità della politica
governativa, in Italia; la de sarebbe per il
si, e si capisce, dato che le spunta tutte o
quasi... Tafferugli all’Università torinese.
Fermati al Brennero (pare su s-egnalazione
da Vienna) quattro austriaci carichi di esplosivo.
Tensione nella Mongolia interna. Kossighin a Londra dichiara a proposito dei gravi
contrasti in Cina che l’URSS appoggia gli
oppositori al regime dittatoriale di Mao; a
Pechino Ciu En-Lai dichiara agli allievi ufficiali che la Cina deve fronteggiare al Nord
i revisionisti russi. Il governo sovietico ritira
50.000 uomini dalla Germania orientale (per
il confine cinese?); e gli USA sembrano disporsi a diminuire le loro forze in Europa;
Bonn approva e pare disposta a firmare un
trattato che vieti esperimenti atomici sul suo
territorio (veto posto dall’URSS).
Washington accusa Hanoi di sfruttare la
tregua per il Capodanno vietnamita mandando aiuti ai vietcong; sarebbe naturalmente
interessante sapere quel che fanno, intanto,
i servizi statunitensi.
Si chiude a Varsavia, senza comunicati, il
vertice comunista. Malgrado l'opposizione di
Pankow e di Varsavia, e con il tacito accordo di Mosca, Ungheria, Cecoslovacchia e
Bulgaria paiono decise a procedere ad accordi diplomatici con la Germania federale.
Domenica 12
Pare profilarsi un'intesa fra de e psu per
superare la crisi; ma in misura direttamente
proporzionale crescono le tensioni interne
fra i socialisti. I previdenziali considerano
chiusa la loro vertenza, ma la denuncia della
Corte dei Conti rimane valida.
Cessa la tregua nel Vietnam; Johnson fa
sospendere i bombardamenti aerei sul NordVietnam, attendendo la reazione di Hanoi;
al sud riprendono le operazioni militari.
In stato di allarme le forze russe e cinesi,
NAPOLI
"Nuovi Tempi„ e tempi nuovi
Ernesto Rossi
SEGUE DALiLA TERZA PAGINA
Fiori
« Nuovi Tempi », come tutti sanno, è il
nascituro settimanale della non meno nascitura Federazione evangelica italiana. Ce ne
ha parlato Giorgio Girardet, direttore designato, in una conferenza significativamente
intitolata « Una stampa evangelica per il nostro tempo », tenuta a Napoli sabato 4 febbraio, per iniziativa del locale Consiglio dei
Pastori.
Null’altro potrà essere questo settimanale,
se non uno strumento di predicazione. Una
predicazione che parta dall’Evangelo della
redenzione dell’uomo in Cristo, per raggiungere l’uomo di oggi, l’uomo concreto : col
suo peso di problemi e di difficoltà, di orientamenti e disorientamenti, di solitudine. Si
potrebbe — parafrasando un titolo di Tournier — riassumere lo scopo che « Nuovi
Tempi » si prefigge : « dalla diaspora (interiore) alla comunione (con Dio) », anche per
una strada che non passi necessariamente
per una comunità.
Non è programma da poco. Ed è tale da
far accettare la testata « Nuovi Tempi » anche a coloro che, vedendosi privati della possibilità di ostentare la propria fede andando
a chiedere nelle edicole un altisonante ed
esplicito « Messaggero protestante » o qualcosa del genere, sarebbero portati a qualificare « Niiovi Tempi » una pubblicazione per
nicodemiti.
Per l’attuazione del programma di cui sopra, è indispensabile si possa disporre di
una informazione — ecclesiastica e non —
tempestiva ed obiettiva, come pure di centri
regionali dì redazione e di diffusione.
Avremo un nuovo mezzo di proselitismo?
Non sappiamo. Nè, in fondo, c’importa. Occorre piuttosto che sappiamo, e sul serio, testimoniare la nostra presenza evangelica in
mezzo all’opinione pubblica italiana.
Serviranno, da parte nostra, e a Napoli
non meno che altrove, buona volontà di collaborazione e di dialogo, di apertura e di te
stimonianza. Serviranno critiche e consensi,
abbonamenti ed offerte. Serviranno impegno
(vero) e preghiera.
* sK si*
Tempi nuovi, come tutti sanno, sono quelli che — con allegrezza di molti perplessità
di altrettanti — han preso a correre dal momento in cui il Cattolicesimo, fatta la « scoperta » deH’ecumenismo, s’è messo a cercare, promuovere e organizzare incontri di vario tipo e livello.
E sono appunto questi tempi nuovi che
hanno permesso di realizzare a Napoli, il 6
febbraio, una « tavola rotonda », cui prendevano parte un pastore anglicano, un rabbino
capo, un archimandrita ortodosso, e, da parte
nostra, il prof. Bruno Corsani. Il tema era:
« L’Antico Testamento, via al Cristo? », e,
come ha osservato — una volta tanto, acutamente — la stampa locale, non presentava
soverchie incertezze quanto alle sue possibili
conclusioni, a prescindere, si capisce, dalla
posizione del rabbino, il quale fra l’altro è
sembrato avere del messianismo veterotestamentario una concezione forse più personale
che particolare.
Il vivace dibattito è stato seguito con molta attenzione e desto interesse da un pubblico assai folto, che comincia a prender contatto con la Bibbia e con i problemi di studio biblico, e che si spera possa prender familiarità con Luna e con gli altri.
Se anche noi protestanti, nel momento in
cui tutti si mettono a scoprire il valore della
Scrittura, ci renderemo conto che è tanto
urgente quanto indispensabile rivalutarla noi
pure, questi tempi che corrono potranno,
per grazia di Dio, essere veramente « nuovi » : i tempi in cui risuona, per tutti coloro
che hanno orecchie per udire, il messaggio
di Dio, unico Signore di tutti gli uomini e
di tutte le Chiese.
Salvatore Ricciardi
teressato aiutante del diavolo, alleggerito il
suo lavoro con la mia privala istruttoria sul
pontificato di papa Pacelli ». Istruttoria che
del resto non esaurisce il contenuto di queste Pagine anticlericali, che dedicano rapidi e
documentati capitoli a « Il supermercato dei
miracoli », « Le frodi pie » (aspetti economici
della ’’pace religiosa”), « coltivazione intensiva dei finocchi » (ossìa quel che resta del
messaggio d’amore del Vangelo nelle ’’guide
paoline”), « L’harem aperto agli eunuchi »
(ossia l’apertura vigilata a certi studiosi degli archivi segreti della segreteria vaticana).
Nel suo telegramma di simpatia alla vedo,
va, il presidente Saragat ha scritto fra l’altro
che egli « nel fervore della polemica è apparso giudice troppo severo ».
Noi siamo grati ad Alessandro Galante
Garrone che su « La Stampa » (ll-2-’67) ha
scritto: «Un giudice severo, certo; ma non
troppo severo : perchè in un paese dove il
coraggio civile e la rettezza dei giudizi e
l’intransigenza dei principi non sono mai
stati, in verità, straripanti, e invece abbondano i furbi, i prudenti, i ’’benpensanti”, il
conformismo, l’ossequio per i Personaggi Importanti, l’arte sapiente del compromesso e
del rinvio, c’è un gran bisogno di uomini
come Ernesto Rossi, di parole anche aspre
e appassionate come le sue ».
Ernesto Rossi ha combattuto lealmente la
sua battaglia per la libertà di coscienza e
della cultura, e noi pensiamo con stima e
riconoscenza a questo « compagno di strada »
che non era dei nostri, che si definiva lui
stesso « volterriano impenitènte », ma che,
senza credere in Lui, ha spesso visto che cosa
Dio vuole per il mondo, più chiaramente di
molti che si richiamano al nome di Cristo.
g. c.
^ Si pubblica, a Pechino, un quotidiano
« La Luce », di obbedienza maoista. Preghiamo i lettori di non fare illazioni destituite di ogni fondamento...
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
ANGBOGNA (Cftpolaogd)
Il 1<* febbraio, nel Tempio di Torre Pellice, una numerosa folla di parenti e amici
ha circondato in commosso raccoglimento la
spoglia mortale del Dott. Corrado Besson dei
Gonin di Angrogna. Egli si è spento all’età
di 89 anni dopo una dolorosa malattìa sopportata con coraggiosa serenità. Il decesso è
avvenuto a Cassine, presso Alessandria, ove,
per più di cinquant’anni, il Dott. Besson
svolse l’attività di medico condotto, amato
ed apprezzato da tutti per la bontà del carattere, la grande pazienza e la comprensione
affettuosa verso i casi più difficili. Ancorché
lontano da ogni Chiesa Valdese, mantenne
intatta la sua fede evangelica, dando una
chiara testimonianza di rettitudine cristiana.
Tuttavia era sempre con grande gioia che
ogni anno tornava nella sua Valle d’Angrogna, a trascorrere i mesi estivi nella sua casa
dei Gonin. A Cassine, alla presenza di una
grande folla, il servizio funebre è stato presieduto dal Past. Anziani della Comunità
Metodista di Bassignana. Il Past. Anziani lo
aveva assistito in questi ultimi anni e in
particolare durante gli ultimi tempi della
malattia. Alla famiglia rinnoviamo la nostra
viva partecipazione al suo dolore, ma altresì
alla luminosa speranza della vita in Cristo.
Nel mese di Gennaio ha avuto luogo un
interessante giro di visite fatto dai due Pastori di Angrogna alla riunione di quartiere
delle due Comunità. Sono stati trattati alcuni temi tratti dai decreti del Conc. Vat. II:
La Chiesa e il mondo. Sacra Scrittura e tradizione e, farà seguito, la Chiesa Cattolica
e l’Ecumenismo. La partecipazione è stata
generalmente buona e vivo l’intsresse, sia
per la conoscenza delle nuove posizioni della
Chiesa Romana, sia per lo stimolo che ne
deriva per un maggior impegno della nostra
Chiesa. In talune riunioni è seguita una interessante discussione.
Nell’assemblea di chiesa avvenuta il 29
gennaio la Comunità ha espresso la propria
fiducia al sig. Rivoira Gualtiero nominandolo Anziano del quartiere delle Fucine. Al
nuovo Anziano facciamo i nostri migliori
voti affinchè egli con l’aiuto del Signore possa compiere questo ministerio con fedeltà ed
impegno.
Nella seduta mensile deH’Unione femminile di Rorà Centiu è stata eletta la signora
Fredina Morel nuova presidente dell’Unione.
Mentre ci rallegriamo per questa elezione
che rispecchia fedelmente la volontà unanime della Unione, vogliamo esprimere alla
Presidente uscente signora Marie Morel i
sensi della nostra riconoscenza e del nostro
apprezzamento per il fedele, silenzioso lavoro svolto durante questi ultimi anni.
de in lei una fedele sorella dalla vita esemplare, sempre dedita al bene e presente ad
ogni culto. I suoi parenti hanno a lungo beneficato dei tesori del suo cuore alimentati
dalla sua forte fede. Purtroppo, gli ultimi
mesi della nostra sorella sono stati afflitti da
grandi sofferenze fisiche e vogliamo qui porgere un pensiero di gratitudine alla nipote
che l’ha curata con tanta abnegazione.
Alle esequie nella cappella, ha partecipato
un grande stuolo di parenti, amici e fratelli
che l’hanno accompagnata fino alle Chenevières ove le sue spoglie ora riposano nel piccolo cimitero del suo quartiere. Al figlio, alle sorelle e a tutti i congiunti, la nostra cristiana simpatia.
VILLAR PEROSA
Federazione Femminile Valdese
ROBA
Domenica 5 febbraio si sono svolti i funerali di Mourglìa Vittorio. Tutta la Comunità
e quanti l’ebbero per amico e compagno
d’arme hanno manifestato i propri sentimenti di solidarietà nella prova e nel dolore
verso la famiglia, ed a lui l’ultimo saluto.
Il Signore lo ha accolto nella sua gloria : ne
siamo certi perchè è la promessa di Gesù
Cristo quando ha detto che dove è Lui ivi
saremo anche noi.
Giovedì 9 corr. la Scuola Domenicale della Parrocchia ha fatto visita aJl’Asilo e al
Rifugio di S. Giovanni. E’ stato certamente
un momento carico di significati e di esperienza positivi per i nostri Ricoverati e per
i nostri bimbi. La nostra Scuola Domenicale
è lieta nel pensare di aver portato un raggio
di gaiezza e di vitalità a questi canuti ed infermi fratelli che hanno espresso la loro
gioia con visibile commozione.
ai confini; Mosca impone il « visto » ai cinesi, anche in transito, nel territorio delrURSS, come ritorsione agli ostacoli frapposti da Pechino agli aiuti sovietici al Vietnam.
L’esercito avrebbe assunto il potere a Pechino, per ordine del governo; forze antimaoiste
avrebbero occupato Lhasa, capitale del Tibet.
Messaggi RIV-SKF. — Come tutti gli anni abbiamo potuto dare dei messaggi natalizi durante i vari turni e ringraziamo sentitamente i Pastori Roberto Jahier, Ernesto
Ayassot e Gustavo Bouchard per la loro preziosa collaborazione.
Visita Suor Ermellina. — L’8 gennaio la
nostra cara diaconessa ci ha dedicato la giornata 8 la ringraziamo per la sua interessante
« causerie » sul. Rifugio, nonché per le bellissime diapositive colorate illustranti il suo
campo di lavoro.
Visita Sorelle di S. Germano. — Il 18
gennaio l’Unione Femminile ha ricevuto la
visita di una ventina dì sorelle di San Germano accompagnate dalla signora Ceteroni
che ha parlato sugli scopi della Federazione
e sulla preghiera.
Molte nostre sorelle si sono rallegrate di
rivedere le amiche di un tempo, e il simpatico incontro si è concluso fraternamente intorno ad una tazza di tè.
Conferenza Dott. Peyrot. — Il 21 gennaio,
al Raggruppamento del sabato, il Dott, Peyrot ci ha parlato dei tre ospedali valdesi,
cosi cari al nostro cuore, e dei problemi posti dal « diritto » odierno dei mutuati di godere di tutti gli esami clinici, il che comporta tutta una serie di costosissime attrezzature e una vasta categoria di medici specializzati.
Egli ha anche risposto con pazienza e con
bontà alle varie domande dei presenti sulle
malattie odierne e ne è risultato che un ottimo metodo preventivo nella vita cosi agitata di oggigiorno e cosi densa di affanni,
che minano la nostra salute, è quello di sapersi rilassare per ritrovare l’equilibrio e la
serenità necessarie.
Ringraziamo di cuore il caro Dott. Peyrot
per tutto quanto ci ha detto ed abbiamo solo
il rimpianto che i presenti non fossero più
numerosi per profittare di questa interessantissima e fraterna serata.
Serata diapositive. — Il 28 gennaio gradita visita del Pastore Jahier che ci ha raccon.
tato 1 interessante storia della fondazione
della Chiesa Valdese all'isola di Elba e ci ha
mostrato tutta una serie di diapositive a colori di quest’isola piena d’incanto.
Battesimo. — Il 29-1 -abbiamo messo il
suggello della grazia sulla piccola Cinzia, secondogenita di Sergio e Laura Griot. Padrini: Germano e Olga Giaiero. Il Signore benedica questo suo tenero agnellino!
Dipartenza. — Il 23 gennaio ci ha lasciati
per la Patria celeste la nostra sorella Judith
Beux ved. Rochon di anni 82. La chiesa per
Incontro comnnitorio
sui matrimoni misti
Si avvisaino tutte le Unioni Femminili Valdesi del I e del II Distretto
ohe Domenica 12 Marzo si terrà un
incontro comunitario, al quale parteciperanno pure le sorelle battiate e
metodiste della regione.
L’incontro si terrà nei locali della
Chiesa valdese di C. Vittorio, a Torino.
Il tema, « I matrimoni misti », sarà
presentato dalla Sig.a Carmen Ceteroni, licenziata in teologia. Saranno
prossimamente forniti ulteriori particolari sulla giornata: ma riservatela
fin d’ora!
Il C.N. della F.F.V.
Echi della
settimana
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
CoBÙtuzione sovieliiea garanlisce la libertà
reliiigiiosa, la leUera segnala la scarsezza di
sinagoghe e di libri di ipreghiera ntìlrU.R.S.S., e diiede che sia concesso agli
ebrei di praticare il loro cn.lo. Cliiede anche che gli ebrei sovietici possano aprire
dei centri religiosi, educativi e culturali, e
coniunicare liberamente con le comunità
ebree dell’estero. Essa ricorda a Kossyghin
la sua promessa, faiUa in occasione delia
sua recente visita in Francia, ebe le famiglie ebree desiderose di lasciare l’U.R.S.S.,
potranno farlo. In proposito, la lettera dice
tesluaiknente ; «JNoi osiamo sperare che
questa disposizione sarà effettivamente presa, e al più presto ». Domenica 12-2 gli
studenti ebrei hanno l’intenzione d’organizzare una marcia silenziosa al raverso
Londra, per recarsi airamibasciata dell’U.R.S.S. ed ¡vi presentare a Kossyghin
un loro memoriale snill’argomento.
{da « Le Monde n, notizie raccolte
da Tullio Viola)
in memoria
di Emilia Jahier Vidossich
Per il Collegio Va'dese, l’Unione delle Madri di volar Pellice, L. 20.000.
di Ines dalla Giampiccoli
Roberto e Lisa Coisson Giampiccoli (Torre Pellice) L. 2.000 per il Rifugio C. Alberto' L. 2.000 per la Casa di riposo di S.
Germano.
di Luigi Conte
Per il Collegio Valdese: Guido e Edina Ri.
bet (Torino) L. 10.000; Lea, Bianca e Guido Vinay (Torino) L. 10.000; Alberta e Eugenio Jahier (Torino) L. 10.000.
Per l’Ass. Amici del Collegio: Elisa e Rita
Jalla (Luserna S. Giovanni) L. 5.000.
RINGRAZIAMENTO
« Ho combattuto il buon combattimento, ho terminato la corsa, ho serbata la fede ».
(2« Ep. Timoteo 4:7)
La famiglia delia compianta
Adele Tron
nata Micol
deceduta alla Baissa di Maniglia T8
febbraio 1967, ringrazia tutti coloro
che con scritti o colla loro presenza,
hanno voluto mandfestare la loro simpatia in occasione della dolorosa separazione.
Un particolare ringraziamento al
Dottor Quattrini per le lunghe, amorevoli cure; al Pastore Rivoira per il
conforto della fede ed a tutti indistintamente i vicini di casa per la
loro attiva simpatia di ogni giorno.
Maniglia, 10 febbraio 1967.
Les enfants, Arnaldo, Liliane, Bianche, les familles Pons, Evrard, R.atto
et tous les parents ont le regret de
fair part du décès survenu le 25 janvier à Nice, dans sa 89ème année de
Madame Veuve
Anita Pons
née Bonetto
leur mère, aïeule et parente.
La chère disparue, établie à Nic-e depuis de nombreuses années, a xit
toujours gardé un profond att^ e
ment et pour son Eglise et po n °s
Vallées dont elle était originaire d n
grogne.
« Ceux qui se sont endormi- n
Jésus, Dieu les ramènera tr ’er
Lui». (I Thess., IV: 14)
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Pons e Costantinr riconoscenti ringraziano i vicini di > . sa
e quanti con la loro presenza o . an
scritti hanno loro dimostrato alletto e simpatia nella dipartita -el
loro caro
ri Pons
Prarostino (Comba), 4 febbraio i: !7
Luigi
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
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