1
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©ELLE
Spètt.
Eibliot- 3a Val'] 2 7'
(Torino)
tzllic3
Quindicinale
della Chiesa Valdese
"Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo,,.
Anno LXXXII
Una copia
- Num. 2
L. SO
ABBONAMENTI I P®'' l’'ntwno Eco * La Luce; L. '!060 per rimrrno | Spedii, «bb. poetale II Grappo
t L. 1**00 per I estero j E. 1000 per Testerò ] Cambio d*indiriizo Lire .10.—
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TOKKE PKLLICE — 18 Gen. aio 19.52
Ammin. Claadiana Torre Pelüee -C.C.P. 2-17.517
I due primi capitoli della Prima
Epistola di Paolo ai Corinzi potrebbero essere chiamati la « laude dello Spirito Santo e della Potenza di
Dio ».
Essi oppongono infatti l’uomo naturale, cioè l’uomo del mondo, all’uomo spirituale; cioè l’uomo senza fede, l’uomo materialista, anche
se formalmente religioso, all’uonio
veramente e sostanzialmente praticante la Fede, la Carità, rAniore.
L’uomo naturale, cioè l’uomo del
mondo, non capisce se non le cose
del mondo. A lui le cose di Dio sono nascoste. Per lui la Croce di Cristo è « pazzia ». Egli non ha penetrato il mistero del divino amore,
dcH’amore del Padre culminante sul
Golgota nel mistero della Redenzione.
Nell’uomo spirituale invece si ha
lutto l’opposto. L’uomo spirituale,
pur non rinnegando le possibilità di
sapere dell’uomo, la possibilità e la
necessità delle conoscenze umane e
del loro progredire continuo, si rende nettamente conto che esse sono
ridicolezze di fronte all’infinito e
totale sapere di Dio. L’uomo spirituale sa, come di Paolo, che « Iddio
ha resa pazza la sapienza di questo
mondo » cioè ch’egli ne ha dimostrata l’immensa vanità.
Ecco la ragione per cui l’uomo
naturale agirà in un modo e l’uomo
spirituale agirà nell’altro.
L'esempio dell'Apostolo
Prendiamo come esempio S. Paolo, predicatore, apostolo, guaritore,
cioè « dimostratore dello Spirito e
della Potenza » di Dio.
Paolo era infermo. Sappiamo che
era debole e che alle sue preghiere,
perchè il Signore allontanasse da lui
il suo mais e il suo soffrire. Iddio
aveva risposto: « ...La (mia) forza
si compie nella tua debolezza ». Qui,
nel II® capitolo della Prima Epistola ai Corinzi, S. Paolo esplicitamente afferma che egli non era un buon
predicatore, nel senso comune della
parola.
Egh dice (al versetto 17 del capitolo 1): « Cristo mi ha mandato ad
evangelizzare, ma non con sapienza
di parola ». Ed ancora al versetto 1
del Capitolo II egli ripete: « Non
venni ad annunciarvi la testimonianza di Dio con eccellenza di parola o di sapienza ».
Ma allora come si spiega l’opera
immensa compiuta da Paolo, chiamato, appunto per la grandiosità
della sua opera tra i pagani, l’apostolo delle genti o dsl mondo pagano dell’epoca?
Il segreto della sua potenza ce lo
rivela lui stesso quando dice: « Io
non venni ad annunciarvi la testimonianza di Dio con eccellenza di
parola o di sapienza... ma in dimpstrazione di Spirito e di Potenza ».
Egli esponeva la « sapienza di Dio »
« per mezzo dello Spirito » e non
con altri mezzi. Forse le sue non
erano parole forbite, ma erano, ci
dice lui stesso, <t parole spirituali ».
Forse il suo dire era dimesso, umile, modesto, ma pieno, ci dice lui
stesso, « di quello Spirito che vien
da Dio ».
In ciò tutti possiamo o dobbiamo
essere annunziatori o meglio DIMOSTRATORI della potenza di Dio,
attraverso la potenza di Cristo, e
di spirito e di potenza
mediante la potenza dello Spirito
abitante ed operante in noi.
Non è necessario vestire una toga
per annunciare Cristo. Non è necessario possedere dottrina nè doni di
¡>arola per essere banditori dello
Spirito di Dio e DIMOSTRATORI
della sua Potenza.
Basta, ma occorre, essere penetrati dallo Spirito divino, ma talmente penetrati che ogni atto della
nostra vita, più ancora che ogni parola, faccia capire che qualche cosa
di superiore, di veramente superiore agisce in noi.
Un mio caro amico, il quale ora
occupa un posto ambitissimo al Ministero della Pubblica Istruzione,
parlandomi un giorno di un nostro
fratello fervente nello Spirito, vivente e praticante la vita e la potenza dello Spirito, sebbene nè dotto,
secondo il mondo, nè oratore forbito, mi d-ceva: « Se vi fossero molti
uomini come lui, il mondo sarebbe
trasformato ». Sicuro il mondo, anche il nostro piccolo mondo, quello
cioè che direttamente ci attornia,
tocca a noi di trasformarlo!
Io posso trasformare il mondo che
mi attornia e che mi conosce, ma lo
potrò solo quando il mondo vedrà
che in ogni cosa che faccio non sono
io che opero, ma che è lo Spirito di
Dio che opera in me, in ts, in voi...
Noi ntm siamo forse chiamati a
grandi cose, ma cominciamo a trasformare noi stessi mediante l’opera dello Spirito e la Potenza di Dio
e tutto il resto verrà da sè. Ma è necessario trasformarci aff.nchè, come
dice Paolo, « la croce di Cristo non
sia resa vana ».
I
Il problema della fede
Purtroppo, molti; 1 volte il nostro
Cristianesimo è diventato abulico,
senza volontà, senza divine operanti
volontà. L’inserimento della volontà di Dio nella nostra, o la ded zinne o l’abdicazione della nostra volontà debole e fallace, per in erire
al posto suo il volere di Dio, la volontà di Dio, che è la sola « buona,
accettevole e perfetta » volontà,
troppo diflìcilmenté si attuano, per
cui, invece di essere potenti, siamo
impotenti, e invece di vedere le nostre parole e le nostre azioni agire,
come dice S. Paolo, in dimostrazione di Spirito e di Potenza, esse finiscono in rinnegamenti delle forze
dello Spirito e in impotenza umana
e, quel che è peggio, in impotenza
cristiana. E quindi non CRISTIANA!...
Ricordate certamente il grande
quadro della Trasfigurazione di Cristo dipinto da Raffaello. Esso è proprio l’epopea della .potenza di Dio,
di fronte al fallimmo della non sicura fede umana. 11 pittore rappresenta, in alto sul monte, a luminosi
colori Gesù trasfigurato, vicino a
Mosè e ad Elia riapparsi, mentre
Pietro, Giacomo e Giovanni sono atterriti ed atterrati dall’eccezionaiità
della visione, e a presi da gran timore ». in nasso e un'aura scena.
Gesù, riuisceso aal monte, si trova
ai tronte al bamùmo epuettico che
i suoi discepoxi non tianuo saputo
guarire. Gesù li runptovera aapiamente e al padre del oamnmo sonerente, che gii dice: « ae tu puoi
qualche cosa, vieni in nostro soccorso », Cristo risponde: « Ogni cosa è
possibile a chi crede ».
cj Gesù guarisce il bambino!
Cosi e e COSI sia per noi. quando
un qualsiasi aunmo dimmuiace la
onn.potenza d’azione deua leue, imploriamo il Signore ed egli uissipela ogni dubbio.
G se questo vi parrà strano od impossibile pensate che il Cristo ha
guanto molto spesso dei maiati, non
per la loro personale tede, ma anclie per la lede altrui. Per la fede
del suo padre vien guanto il bambino epi.eltico; per la tede del Centurione romano è guarito persino
il di lui servo; per la fede di iai;;o,
capo della sinagoga, è risuscitata la
di lui figlia: (« iNon temere, solo
ABBI FEDE ed essa sarà salva »).
E, « nel nome di Gesù », cacciano
i demoni non solo apostoli e discepoli, ma anche coloro che ne sono
da costoro rimproverati (Luca 9 :
49).
S.e voi, poi, non avete « nessuno »,
come « nessuno » aveva il paralitico
di Betesda (Giovanni 5: 7), pensate che avete DIO, cioè che avete
TUTTO, che avete l’ONNIPOTENTE, e che avete CRISTO che è, anche Lui, con noi « fino alla fine del
mondo », fino alla fine del MONDO.
Silvio Pons
IL NAUFRAGIO
I giornali di tutto il mondo hanno tenuto desta l’attenzione dei lettori in questi ultimi giorni con il
racconto della drammatica avventura vissuta dal capitano di marina
Cariseli sulla « Flying Enterprise »,
la nave colata a picco non lungi dalle coste della Cornovaglia.
Come nel lontano naufragio della
nave alessandrina su cui viaggiava
l’apostolo Paolo verso Roma (Atti
cap. 27), anche questa volta si è
trattato di quattordici giorni di tempesta violentissima, di gravi timori
e. da parte del comandante Carlsen,
di ammirevole coraggio nella speranza di salvare il prezioso carico
dalle onde infuriate dell’oceano.
Quell’uomo, con il suo intrepido
esempio, con la sua fedeltà al senso
del dovere, con la sua virile calma,
ha saputo attrarre su di sè Tattenziono e l’ammirazione di milioni di
uomini. Per alcuni giorni gli avvenimenti della Corea, l’attività politica dei cos’.detti « grandi », i discorsi sulla pace o sulla guerra hanno cessato di essere in primo piano
nell’opinione pubblica; la moltitudine ha gustato il piacere di rispecchiarsi in una personalità umana,
fuori di ogni interesse politico o di
ogni ambizione mondana, int°nta
fino alla fine a compiere il proprio
dovere dopo aver aperto ai suoi compagni di viaggio una via di salvezza,
a prezzo di volontà, di energia morale e fisica, di intelligenza e di sacrificio.
E ciò nondimeno, la nave è andata a fondo. Ferita nel suo corpo,
piegata sul suo fianco, sbattuta dalle onde, ha avuto sussulti di speranza e di timori. E’ stata affidata a mani esperte, è stata condotta per un
certo tratto da una potente imbarcazione, era giunta vicino al porto.
Ad un tratto ha cominciato a scendere ed a scomparire nei flutti del
mare. Il capitano Carlsen ed il suo
compagno l’hanno dovuta abbandonare e gettarsi a nuoto verso un battello di salvataggio.
E’ stata un’avventura drammatica. La sua conclusione è stata commovente.
★
Quante vite umane, purtroppo,
fanno la stessa esperienza deUa
« Flying Enterprise », nel grande
oceano della vita!
Vite ebe appaiono belle, robuste,
vigorose. Entrano nell’esistenza per
compiervi la loro missione, per portarvi il loro contributo di pensiero,
di attività, talvolta anche di fede e
di testimonianza cristiana. Giovani
vite che avanzano con sicurezza verso il domani, fiduciose neBa loro
capacità di resistenza; e sembrano
non temere i flutti agitati e le tempeste della vita.
Anch’esse attraversano varie volte
1 oceano infuriato senza subirne dan-,
ni. Poi, ad un tratto, un’ondata più
forte delle altre le ferisce, le abbati'-, le costringe a fermarsi.
Allora l’allarme viene dato. Si vive in un’atmosfera di veglia, forse
anche di ansiosa veglia. Accorrono
da ogni parte gli aiuti ed i consigli.
Si cerca in ogni modo di agganciare
quella vite minacciate dalla morte
e, per un po’ di tempo, ci si riesce.
Si riprende a sperare. Si guarda al
domani. Si fa di tutto per salvarle.
Poi, improvvisamente, la « gomena » si spezza, la nave incomincia a
sbandare, va alla deriva. E di lì a
poco s’inabissa e scompare.
Impotenza degli intrepidi marinai di fronte alla tempesta scatenata ed alla cc Flying Enterprise » duramente colpita. Impotenza degli
uomini di fronte alle tempeste della
vita ed alla creatura umana che pur
si vorrebbe salvare.
★
Quell’ora può venire anche p-r
noi. Può giungere subitanea, inattesa. Non bisogna escluderla dalle
possibilità future, perchè la vita non
è prima di tutto nelle nostre mani.
Può darsi che in quell’ora ogni
sforzo ed ogni speranza umana siano vani.
Bisogna invece includere quella
« eventualità » nel numero delle cose che sono reali e che ci riguardano. E non vivere con animo frivolo
o superficiale.
Bisogna prepararsi nella vigilanza cristiana e nella fede. NePa fede
in Dio al quale, dice l’apostolo Paolo sul mare in tempesta, « appartengo e ch’io servo ». Con lo sguardo interiore rivo’to al di là della
realtà del naufragio, verso Colui al
quale Giona ha gridato dal fondo
della sua distretta, dicendo:
«Tu m’hai gettato nell’abisso, nel
cuore del mare; tutte le tue onde e
tutti i luoi flutti mi sono passati sopra. Le acque m’hanno attorniato
fino all’anima; l’abisso mi ha avvolto; le alghe mi si sono attorcigliate al capo... Ma tu hai fatto risalir la mia vita dalla fossa, o Eterno, Dio mio! »
Verso Colui che ci permette di
cantare: « Presso di Te, sicura è l’alma mia. Signore. All’ombra del Tuo
amore, dolce riposo avrà ».
Ermanno Roslan
COSE PICCOLE
per bimbi grandi
In una famiglia borghese. E’ sera, la
cena é finita e, mentre le donne sparecchiano la tavola, padre e figlio (diciottenne quest’ultimo) commentano le notizie del giornale. Siamo ai primi giorni
delle alluvioni nel Polesine, e natura.menle, il tasto principale è questo.
li Bene! — dice il figliolo ad un tratto
— la legge marziale nei luoghi alluvionati...! pare che, alcuni incoscienti, approfittino della fuga delle famiglie dalle loro
case, per rubare, predare e far man bassa
su tulio ciò che trovano. Si dice, ma la
notizia è incerta, che ne siano stati fucilati due. E’ una sorte ben meritata! » —
Gli occhi del ragazzo lampeggiano di sdegno.
“ Piano, piano... — replica il padre,
preoccupato da quel tono irruento — come puoi dire: bene! quando vengono uccisi due disgraziati? Tu non puoi avere
che dei pensieri di rammarico o di pietà,
non pensieri di vendetta! ».
« Ma papà, bisogna essere dei mostri per
rubare quel poco che resta, a gente che sta
perdendo quasi tutto, che ha dei morti,
che è vagante senza più casa e... ».
«Tu non hai elementi completi di giudizio, tu non sai se al posto di quei tali,
non ti saresti comportato come lóro! cosa
sappiamo noi per quali esperienze sono
passati nella vita, quali sono le loro tare
ereditarie, in quali ambienti hanno vissuto, in quale miseria morale e materiale
vivevano tuttora? »
II tono del padre è, involontariamente,
sentenzioso: il figliolo si inalbera.
« Io so che il male è male, guai se non
intervenissero la legge e la giustizia per
reprimere, sia pure crudelmente, ques.i
gesti criminosi! »
In quel momento, la madre, sempre vi
gilè affinchè nella famiglia tutto si svolga
in armonia, accenna sorridendo a un altro
trafiletio nel giornale. In due righe è detto come un brav’uomo viene derubato della sua bicicletta e, datone Tallarme, il la
dro viene inseguito ed agguantato. Gli accorci volevano ma’mcnare il colpevole,
somministrandogli una dura lezione. II...
quasi derubato, s’impietosiva, invece, al
suo aspetto pallido e scavato e riusciva a
trasmettere agli altri, questo suo svn'imento. In breve, le sorti del ladro si capovolgevano, e una colletta veniva fatta
a sua favore, mentre la più calda simpatia
10 circondava; ma... la giustizia, rappresentata da una guardia intervenuta, non
era di questo parere e, nonostante le rimostranze di tutti, il ladruncolo veniva
arrestato.
« Beccato...! — si lascia sfuggire il ragazzo —- dopo tutto, le cose si erano svolle bene, la bicicletta era stata ricuperata;
11 ladro era un povero diavolo che aveva
fatto compassione agli stessi inseguitori;
la cosa poteva finire fi.../ ».
« Il male è male, caro mio — replica il
padre con malizia, ripetendo le parole proferite dal figlio poco prima — e guai .se
non ci fosse la gi-jstizia... con quel che
segue... l’hai detto tu stesso...! ».
Tatti ridono. L’epi-odio gentile ha rassercna'o gli animi; un piccolo atto di bene e di perdono, ha fugato le catt've impressioni e ha deposto nell’animo di un
adolescente, un nuovo seme. La parola
’’giustizia” prenderà per lui, da quel momento, un differente significato.
(La città dell’uomo)
Linda Beri
C’è chi crede di amare Gesù più di Dio,
ma non è possibile perchè sono una .sola
persona. E gli ebrei che amano Dio, amano Gesù senza saperlo, perchè non si può
separare il Padre dal Figlio,
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Al Idvoro per il prossimo
Paolo Bosio
Ricordo un vecchio e venerato
credente il quale, molti anni or sono, si era avviato, una Domenica
mattina, verso la Chiesa in una parrocchia alpina, per il Culto.
Giunto ad un certo punto trovò
la strada allagata. Un ruscello che
attraversava la strada, perdeva acqua da una larga slabbratura e, traboccando, aveva riempito d’acqua
un bel tratto di strada. iVlolti teaeti
erano passati per quella via: ma
giunti al rusceuo si erano preoccupati solo di evitare di bagnarsi i
piedi, saltando da una piena au aialtra. D vecchio invece, uopo aver
considerato lo sconcio, si cmno penosamente e con alcune pietre e
zolle costruì un piccoiO argine che
impediva aiC acqua ai trauoecare.
1 primi avevano pensato soio a
se stessi: il vecchio creaente si era
invece preoccupato del prossimo che
sarebbe passato per quella via ed
aveva — col suo lavoro cercato
di evitare loro un msagio.
Ricordo pure un altro episodio
che mi è rimasto impresso nella
mente. Un montanaro anoattenao
un albero si era lènto au una gamba. hra primavera ed il meuico gii
aveva oruinato uiversi mesi ui assoluta immobilità. 11 povero lento si
tormentava al pensiero del lavoro
che incombeva, ha moglie era incinta ed U suo primogènito aveva
solo tre anni. Come tare.''
Fu allora che i capo-lamiglia del
villaggio si riunirono in casa delr Anziano e decisero di diviuersi i
lavori dei prati e dei campi aei loro
vicmo in modo che tutto tosse tatto
regolarmente, senza aggravio per il
malato.
Ricordo ancora una bella fontana
dall’acqua squisita ma dall’accesso
scomoQO. Alcuni giovani villeggianti diretti dal trateuo maggiore si
munirono di zappe e pam e lavorarono una intera giornata attorno a
quella tontana per tracciare un sentiero di accesso e per costruire uei
comodi sedili molto apprezzati dagli stanchi viandanti, inoltre quei
giovani, colpiti dagli sforzi che i
montanari gravati dai pesanti carichi di fieno dovevano fare nel rimettersi addosso i loro carichi dopo
aver sostato per riposarsi, si preoccuparono di costruire lungo la via
del monte, delle comode « pause »
dove si potevano collocare i carichi
per riprenderli poi sulle spalle senza troppo sforzo.
Tutti questi lavoratori volontari
si erano preoccupati del prossimo
come di se stessi ed avevano dato il
loro tempo e la loro opera — sia
pure in proporzioni più o meno modeste o rilevanti — per rendere servizio al prossimo.
* * *
Questa preoccupazione è uno dei
segni che accompagnano il senso della solidarietà umana e cristiana dei
buoni. Ognuno di noi potrebbe citare esempi ed esperienze di questa
solidale attività.
Ecco una vedova la quale, ogni
anno, dopo aver perso l’unico figlio,
ha visto, in autunno, i compagni del
figlio portarle dal monte, una bella
provvista di legna per l’inverno.
Ecco il vecchio Pastore di montagna il quale, ogni anno, ha trovato
il suo orto accuratamente zappato e
preparato per accogliere le varie sementi dei legami, ii^cco li Maestro a
riposo dal quale sono sempre venuti gli ex-allievi, a turno, per segare
e spaccare la sua legna. L affetto, la
solidarietà non sono morti nei cuori.
Non si tratta solo di lavori fatti
in comune per qualche interesse collettivo : come per esempio per 1 apertura delle strade riempite dalla
neve o la sistemazione delle vie ai
montagna o lavori di disboscamento o di reciproca assistenza in caso
di pericolo; tutto ciò è bello; ma
più bella ancora è l'oiterta del lavoro individuale o collettivo al prossimo più debole, senza nessun vantaggio personale.
Questo spirito di reciproca responsabilità va coltivato ed esitato
specialmente nell’ambito della Chiesa. Noi ricordiamo con ammirazione dei Maestri di scuola i quali non
si sono preoccupati solo dello stipendio ma hanno lavorato, in tutta
la doro vita, spontaneamente e senza guadagno, per arricchire, fuori
programma, di più ampie conoscenze i loro scolari. Spesso tutta una
venerazione è stata magnificamente
sviluppata, per le loro cure. Pensiamo a quei Medici generosi, sempre
pronti a dare il loro lavoro, oltre a
ciò che era lecito pretendere e talvolta, in casi d'indigenza, senza
chiedere alcun compenso. Ricordiamo agricoltori esperti sempre pronti a fatiche non lievi per recarsi ad
assistere, coi loro consigli, chi ne
aveva bisogno. Ricordiamo « Giudici di pace» i quali han consacrato
molte giornate allo studio disinteressato di situazioni familiari scabrose ed hanno aiutato i loro fratelli a sistemarle, evitando talvolta processi rovinosi o dolorose separazioni coniugali.
Tutte queste persone davano il loro lavoro per amore del prossimo.
* * *
E che dire di tutte le sorelle delle nostre Società di Cucito? Quante
ore di paziente lavoro per amore
del Signore e dei fratelli! E chi non
ha conosciuto donne savie ed avvedute, capaci (specialmente sulle no
stre montagne) di aiutare e curare
generosamente gli ammalati, a prezzo di molti sacrihzi? Non dimentichiamo neppure i fratelli sempre
pronti ad aiutare col loro danaro, il
prossimo: il danaro, in molti casi,
non è altro che lavoro in valuta.
E che dire di quei giovani i quali
hanno dato giornate e giornate di
lavoro per opere di bene, o per la
costruzione di Ospedali o per la ricostruzione di paesi distrutti dada
guerra? Quei giovani non avevano
altro da dare: hanno offerto il loro
lavoro con spirito di sacrificio giocondo.
Coltiviamo questo spirito di solidarietà geneioaa uèiie nostre Comunica. ognuno ricordi che i doni che
jOio ci na concessi' devono essere aaoperati — sì certo — per noi, per il
nostro sostentamento, ma anche
nella misura del possibile e nelle
forme più svariate — per il prossimo.
Risuoni nella nostra anima di discepoli di Cristo la parola eterna
che serve d'ispirazione e di stimolo
giocondo: « Chi avrà dato da bere
soltanto un bicchiere d’acqua fresca
ad uno di questi piccoli perchè è un
mio discepolo, io vi dico in verità
che non perderà punto il suo premio ».
Créature de Dieu
Souviens-loi de Ion Créaleur.
(Ecclësiasie I 2, 3)
Créature de Dieu, tel est l’homme. Ni moins, ni plus. Ni moins:
car c’est un ouvrage merveilleux qui est sorti de la main de Dieu: un
corps d’une complexité étonnante dont In vie est un mystère splendide}
un esprit capable de concevoir des projets grandioses, des idées magnifiques: justice, liberté, amour. Un être destiné à entrer en communion
avec Dieu Lui-même. _
Ni plus: l’homme n’est pas un dieu, même pas un petit dieu.
Tous le malheurs du monde viennent d’avoir oublié cela.
Quand tu commences à t’imaginer que tu es un petit dieu, au
centre de tout; que chacun dans, ta famille, dans ton bureau ou dans
ton atelier doit te rendre hommage, les choses commercent a se gâter
Le malheur est qu’il y a beaucoup de choses gâtées pour cette simple
raison. Les hommes qui ont condamné à mort le Christ n’etaient pas
plus monstrueux que nous. Mais comme nous, ils. se croyaient des petits dieux. Ils dirent simplement, comme nous, chaque jour: « Nous
ne voulons pas qu’il règne sur nous ».
On a dit que, pour sauver le monde, il faudrait aux hommes un
supplément d’âme. Mais, voici, U ne faudrait pas un s^applément
d’âme orgueilleuse. N’attendons pas que notre âme reçoive une dimension nouvelle. Mais, tels que nous sommes, souvenons-nous du
Dieu qui nous a créés et sauvés, du Dieu qui, un jour, sera aussi notre
juge. Prenons-le au sérieux — comme U convient à des créatures en
face de leur Créateur — quand il nous déclare: (c Tu aimeras le Seigneur ton Dieu... Tu aimeras ton prochain ».
(La pierre de l’angle).
F. Ú. V. - Gruppo Valli Valdesi
Convegno Responsabili
E’ stato un Convegno cui abbiamo partecipato i’8 ed il 9 dicembre ad Agape, uno
dei più belli che siano stati fatti. Innanzi
tutto essendo il Convegno riservato ai soli
responsabili delle Unioni del Gruppo Valli, abbiamo fraternizzato con questi simpatici giovani, e ci sembrava di aver percorso a ritroso un lustro o giù di lì e di
trovarci a quei simpatici Convegni del primo dopoguerra ai squali entusiasticamente
partecipavano in massa tutte le Lnioni
delle Valli.
L’impressione dei giovani, nel vedere
Agape, fu grande! E poi l’accoglienza e. la
fraternità dell’ambiente hanno contribuito
al buon andamento del Convegno! Alla fine
di esso infatti, un giovane di Angrogna,
interpretando tutte le voci dei suoi compagni, si è dichiarato veramente soddisfatto
aggiungendo che non avrebbe mai immaginato di trovarsi così bene.
Il primo tema della giornata si riferiva
a ” Come intendo l’attività interna di una
Unione valligiana ” e fu svolto da F. Coniba di Angrogna. Essa toccò quattro punti
principali, sul primo dei quali si accese
una serrata discussione. Compito princi
pale dell’Unione deve essere quello di migliorare la conoscenza biblica. Molti non
amano la Bibbia perchè non la conoscono.
Dobbiamo invece riferire i nostri problemi quotidiani alle risposte che ci dà la
Bibbia poiché le sue parole, in quanto
buone, hanno valore eterno.
Il secondo tema della giornata si riferiva
" All'attività del gruppo Valli” e fu svolto dal nuovo capo gruppo, il pastore Peyrot di Prarostino. Egli dichiarò che le Unioni, individualmente e per la maggior
parte lavorano. Come esempio fu citata
l’Unione di Angrogna che, con le sue sole
forze e con volontà immensa, si sta costruendo una sala per le proprie attività.
Il lavoro d’insieme piuttosto scarso: le
Unioni sono assenti dall'attività in comune; lo dimostra, per citare un esempio,
l’assenza di molti delegati di Unioni al
Congresso della F.U.V. La F.U.V. deve
quindi cercare di penetrare nell’animo dei
giovani, chiedendo ad essi sollecitudine e
simpatia. La discussione è terminata con
un serio impegno da parte di tutte le Lnioni di aiutare tangibilmente l’Unione di Angrogna nella realizzazione del suo intento.
” Che cos’è o cosa dovrebbe essere la
F. U. V. ” ci fu detto dal pastore Tullio
Vinay il quale, in un breve esordio, si riporta id 1945 per rifare la storia di Agape
e dei campi ¡ino ai nostri giorni. Agape
oggi, è in grado di vantare un campo vastissimo di relazioni e la sua rappresentanza è richiesta ad ogni campo e a qualsiasi
conferenza mondiale.
” Agape ed i giovani delle Valli ” Tultimo studio in programma, ci fu presentato da Mario Miegge, il quale portò la sua
indagine su alcune cause alle quali si dev.'.
far risalire l’assenza delle Unioni delle I alli da Agape. Una causa, per così dire temporale, può essere risolta coll istituzione
di campi in epoche adatte per determinate categorie di individui. E l altra causa,
di carattere spirituale, viene risolta con
una sempre maggiore e reciproca comprensione, Così in un’atmosfera molto cordiale e semplice, con un pomeriggio trascorso unitamente all’Unione di Praly al completo, si è concluso il Convegno.
Mi pare che questo Convegno sia riuscito
di grande utilità e che certamente dai à i
suoi frutti. Non credo che alcuno si sia
allontanato da Agape con quegli intendimenti e con quello spirito con cui vi era
giunto, ma ognuno ne ha riportata un impressione profonda chiaramente manifesta
dai visi sereni e lieti e dalle promesse di
ritornare mollo presto.
Florelisa Vinçon.,
« E’ assiso S. Secondo sur un poggio appiè del sovrastante Alpe, m
positura amenissima, che ne fa un
fertilissimo Comune; metà collina e
metà pianura. Di li vedesi, a levante... » così il nostro Amedeo Beri
incominciava il primo capitolo del
suo libro. Dopo una descrizione del
paesaggio e un accenno alle scuole,
l’Autore passa ad osservare che il
paese non ha molto ¿ommercio. In
'esso ha sede però una florida industria: quella delle stoviglie.
Lo scrivente si dilunga a raccontarci una sua visita al laboratorio
di « uno fra quei sei o sette modesti
figlili, Giacomo Crozatto »; ci descrive il lavoro del vasaio, entra in
particolari relativi alle maioliche,
alle ceramiche, alle porce.lane e
quindi passa ad altro argomento.
Il maestro viaggiatore
« Si fu un lunedì che m’imbattei
per la prima volta in una persona
che voglio far conoscere ai miei lettori: Vestiva l’abito ecclesiastico e
veniva quasi ogni giorno, a mezzodì, a fare il suo pranzo nell albergo
di S. Secondo, dopo aver dato a Finerolo tre ore di lezioni nel matuno, e se ne ritornava al tocco, sempre a piedi a dare, fin dalle due pomeridiane, le altre impostegli lezioni quotidiane ». H Be^t si 1omanda: « Perchè tanta economa.
Gite e rirnrdi di un Bisnonno
(Vedi l’ultimo numero del giornale)
SâïPSiCONDO
: »
tanta semplicità, o prete mio
ecco la risposta:
« Egli è appassionato pei viaggi
pedestri, epperò egli non cessa di
fare ogni giorno una lunga gita onde invigorire vieppiù i suoi muscoli.
D’altra parte, col vitto frugale ma
bastante ch’egli s’impone, le economie sue faiinosi ogni dì maggiori e
gli consentono di fare spesso lunghi
e costosi viaggi ».
Dopo una parentesi consacrata ad
esaltare la virtù del risparmio il nostro autore prosegue:
« Il nostro buon maestro — deponendo fuori Stato l’abito talare va in legno (per acqua o per terra)
quanto il meno egli possa e fa il rimanente sempre solingo e a piedi.
In tal guisa egli visitò la prima Esposizione a Parigi, l’Inghilterra, la
Svezia, la Norvegia, Pietroburgo,
Mosca, Vienna e Berlino, il Meriggio della Francia, l’Ispagna e la
Svizzera... ». .
Questo porta lo scrivente a tare
alcurrs considerazioni che tornano a
onore del proprio suo popolo Valdese.
« Mi è gradevolissima cosa il dire come trovansi in queste Alpi e.
Valli persone istruite e che hanno
viaggiato assai assai, le quali dopo
molti anni passati all’estero se ne
ritornano poi in famiglia e stabilitevisi nell’agiatezza ad esse procurata da una vita onorevole, industrialmente occupata — vi recano il
frutto dell’esperienza loro e il cui
conversare, anziché vano e leggero,
è ad un tempo piacevole, istruttivo
e atto ad illuminare il paese in cui
vengono a terminare la terrestre lor
carriera ».
Terreni gerbidi - La Rivoira
Proseguendo da S. Secondo verso
Bricherasio si cammina per un’ora
di tempo in pianura appiè della collina di Prarostino. Il terreno è adesSO ben coltivato c( ma eran quelli
una volta boschi e selva, o gerbido
inculto, a motivo che — dice la leggenda — in quella pianura venne
perpetrato un barbaro omicidio e vi
fu poscia impiccato l’uccisore.... Vero è che eccellente è quel suolo detto della Rivoira... ma gli antenati
nostri credevano che la terra su cui
commettevasi un delitto di sangue
tosse terra colpevole ancor essa di
quel delitto e che più non si dovesse coltivarla ».
Sul confine dei due comuni
nella regione detta La Lombarda —
vedonsi delle vestigia antichissime
di mura e di abitazioni... « I vassalli di quelle terre — dovendo pagare balzelli in denaro e in natura ai
principi, decime di vino e di grano
al clero e diritti di feudo ai Signori
___ erano talmente oppressi dal peso
dei loro debiti che lasciavano incolti immensi boschi la cui conversione in terre, arate di tanto li avrebbe
giovali ». Ma poi tutto cambiò quando questi tributi più o meno arbitrari vennero trasformati in un primo tempo in canoni fissi che poi,
alla loro volta, decaddero dietro
versamento di un congruo indennizzo.
Il pertusio della mena
Prima di allontanarsi da S. Secondo, il Bert ci parla di un buco, ossia
foro che chiamasi nella lingua vernacola « pertusio della mena ».
« Me ne avevano narrate molte cose e, specie, che era quel buco 1 orificio di un lungo tunnel che metteva ___su per le viscere del monte
nei pressi di S. Bartolomeo di Prarostino e in quelli di S. Lorenzo di
Angrogna, alla chiesa detta « dello
tane » e che da quel sotterraneo por
tavansi i Religionari, colle loro compagnie volanti, ora sui monti ora
nel piano ecc. ».
Invano però il nostro autore ricercò queste aperture. Si decise allora
ad esplorare l’antro. « Mi vi introdussi bocconi, come meglio potei, lo
spazio di cinque o sei metri e mi
fermai vedendomi rinchiuso in un
buco scelto forse da qualche volpe
o faina per la famiglia sua, o da qualche tribù di vipere od altre bisce,
cui era meglio non andare a turbare nell’orrido loro nido ».
li Bert giunge così alla conclusione che deve trattarsi di uno scavo
d’assaggio fatto dai ricercatori di
miniere d’oro e d’argento: « supposizione non del tutto immaginaria,
giacché la parola mena ben naturalmente bassi da intendere per mina
o mineria ». Ed egli terminava patriotticamente il suo capitolo scrivendo :
« In tal guisa appare sia mera leggenda ed invenzione gratuita avessero i Valdesi dei passi sotterranei,
che li conducessero in un attimo di
tempo dalle creste dei loro monti giù
nella pianura, come fanno le talpe
negli anditi loro misteriosi, essendo
il coraggio loro, e la conoscenza particolare dei luoghi, la migliore spiegazione della loro pretesa ubiquità ».
Amedeo Beri
(Al piossimo numero il secondo capitolo:
Bricherasio).
3
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
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LE MESSAGE
du cadran solaire
A un détour de ma route, se dres
S6 UJUC pCiAtc; Lilupdixey
tian^uee ue son vieux ciocn^r tout
biuui par le temps, xie luuies ses
pierres iiiu.auies, e^xe seuxme uirc::
Vu/ez, comme je surs ae.aoree! C/n
tout aussi piteux état est le caurau
soiuiie (^uj 1 aictiitecte a consuuit,
vra.semuiaoiement, quand au Cxucher.
Je m’approche et, en mettant à
contriUuiiuii tout mon savoir tatin,
je lis cette msciiption qui y est gravee: fereunt, sed, computaniur v^Cxies pussent, mais eues scxont coixxptecs;, rappel p.ein ne sagesse qui
desceña du Vxoux ciOchcr vers tous
ceux qui, oans l'.nconsCxence de leur
aesx.iiee, p..s_ent leur cheni.n.
tLih bieul J3 xe prends ^our mol,
tout d’abord, ce rajipel, mais désire
le présenter aussi aux .ecleurs de
r'tclixi, c-pab.es de r^n.rer en euxmémes, au début d’une nouvelle année.
« S: $
Au fait, quelles sont ces choses
qui passentÎ Ca sont les heures marquées par le cadran solaire, ces heures qui torment le canevas sur lequel se tisse toute vie húmame. —
Le cadran solaire, lui, est un optimiste: il ne mai que que les heures
de soleil. C’est son afiaire et, en cela, il nous donne une leçon. — iviais
la vie est autre chose qu’une série
d’heures lumineuses. Il y a plus que
ça et pire que ça, 11 y a les longues
heures où aucun soleil ne luit, et il
y a aussi le cadran de Dieu où toutes les heures sont comptées et concourent au plan divin, à notre égard.
Toutes! Les heures de la nuit, où
l’ange aux sombres ailes se g.isse
dans les coeurs et l’heuie où 1 aube
vient blanchir notre croisée et nous
redonner l'espérance. Toutes passent, sautillantes ou graves, énigmatiques ou significatives, défaixlantes
ou victorieuses, heures d’âpre labeur ou de doux repos, rapides comme le vent ou lentes comme la colère de Dieu. Toutes passent, drapées de mystère, ou nimbées de lumière, laissant derrière elles ou l’amert 01118 du péché ou la douceur
du devoir accompli.
C’est ici, à ce cadran de Dieu, que
se précise, pour nous, un élément de
trouble. Toutes l’es heures, et non
seulement celles de soleil sont comptées et enregistrées dans ce livre de
Dieu, où sont notées nos infidélités
et nos trahisons. Computaniur!
Nous ne sommes pas toujours
d’aceard sur ce procédé, certes!
Noui considérons ces heures comme
un bien qui nous appartient, prétendons les façonner à notre guise,
les habiller à notre goût et en disposer en maîtres absolus. Nous nous
étonnons même de les trouver mornes et navrantes quand nous les avions voulues souriantes et allègres.
Que tout cela est une erreur funeste! Et que de maux nous éviterions en gardant à nos heures journalières leur divin cachet. Car il
faut nous 1 e dire : ces heures ne nous
appartiennent pas; elles sont à Dieu
qui seul peut en disposer. Celui qui
compte les cheveux de notre tête,
compte également les heures de notre vie et veut les faire concourir au
bien de ceux qui l’aiment, dans la
fidélité à son service.
Avec tme telle conception de mes
responsabilités et de la justice divine, je ne vous regarderai plus avec
crainte, vous, heures que Dieu voudra bien m'accorder encore. Laissezmoi donc vous regarder bien en face, avec sérénité et confiance. Vous
êtes toutes, austères ou souriantes,
des messagères de Dieu, des occasions offertes à mon salut et, comme telles, vous avez toutes quelque
chose à me dire, an seuil de la nouvelle année.
C’est en vous écoutant que, toutes, heures enivrantes de ma jeunesse, heures fiévreuses de mon âge
mûr, heures calmes du soir, toutes
ensemble, vous me conduirez jusqu’au jour du Seigneur, où il n’y
aura plus d’heures, où le temps ne
sera plus, car le soleil de justice seul
éclairera, sans plus' de couchant, ma
route.
Vieux cadran solaire, ne te fatigue pas de nous redire tes avertissements !
Enrico Tron
Personalia
Il nostro giornale annunzia la morte del
servitore del Signore
Biagio Par asela
padre del Post. Valdese Pietro Valdo Panasela, avvenuta a Pachino dov’egli risiedeva e dove, in diverse occasioni, aveva
lavorato nella locale Chiesa Valdese recando il contributo della sua predicazione,
della sua cura d’anime, della sua esperienza cristiana.
Esprimiamo alla famiglia i nostri sentimenti di simpatia, nella comunione di una
fede che sa guardare, oltre la morte, verso la Vita.
Quando non sappiamo se dobbiamo, o
no, fare qualcosa, domandiamoci se è un
sacrificio e se la risposta è affermativa
facciamolo, perchè i sacrifici piacciono a
Dio.
Dopo una lunga sofferenza è deceduta
domenica sera, 13 gennaio, a Nervi, la
Signora
Emma Gardiot-Leidheuser
Era una fedele amica di molte opere della nostra Chiesa per le qiuxli nutriva un
sincero e fattivo interesse, in modo speciale per la Casa delle Diaconesse. Era solita passare alcuni mesi dell’anno nella
sua casa nelle vicinanze di S. Secondo ed
amava la sua Chiesa Valdese con sentimenti di comprensione e di solidarietà.
Il servizio funebre ha avuto luogo martedì, ]5 corrente, nella Chiesa Valdese di
Pinerolo e la salma è stata tumulata nel
cimitero di S. Bartolomeo (Prarostino)»
Nel ricordare la sua figura di amica e
di benefattrice, esprimiamo ai congiunti le
nostre cristiane condoglianze.
Lo Voce delle Comunità
Angrogna (Capoluogo)
I membri della comunità si sono radunati numerosi nella ce.eb-azione dei culti
di Na:a e e Capodanno; rallegrante è stata la partecipazione ai vari servizi di Santa Cena. La domenica 23 si è svolta la Festa per i bimbi e gli adulti, ricca nel J)rogramma e frutto di molta pazienza e buona
volontà, gradita la bella partecipazione
della Co ale, diciamo ancora grazie a tutti i collaboratori.
II 3Ü a sera l’Unione giovani’e del Serre ci ha dato un’ottima se ata, in favore
della nostra sala di attività; ringraziamo
ancora i nostri amici per il messaggio della loro recita, cosi densa di significato.
Ringraziamo pure i pastori A. Comba
e F. Lo B ae che ci annunziano fedelmente
la Pa ola di Dm, durante l’assenza forzata
del nostro Pastore.
Siamo anche riconoscenti per la visita
dei giovani della P.adeltorno che ci hanno interessati con la proiezione di filmine.
Ci siamo stretti con simpatia attorno alla famiglia Bertalot dei Jourdans, in lutto
per la morte del marito e padre En ico
Bertalot. Ma Iddio è il conso.atore delle
vedove e degli orfani.
Il nostro Pastore continua ad esser trattenuto lontano dalla Parrocchia per motivi di salute. Eg i sa che gli siamo vicini
col pensiero e con la preghiera e gli siamo
riconoscenti per il messaggio che ci ha
mandato, in cui ci dice, fra l’altro: «E ricordatevi ancora che anche se manca il
pastoi'e umano, non manca mai alla Chiesa il Buon Pastore. Ed in Lui e per Lui
la Chiesa può e deve p-ocede-e nel suo
cammino. Che questo periodo faccia sorgere ti-a voi dei nuovixcoliaboratori, onde
la vita delia Chic a r;on soffra per l’assenza del Pastore, ma si svolga regola-mente
raedianV la coope azione di tutti n.
AP’alba di lunedi 7 gennaio è spirata
Lidia Bonnet ved. Be ta’ot del Ciabot, in
età di 86 anni, dopo oltre cinque anni di
sofferenze che l’avevano immobilizza'a nel
suo letto. Il travaglio e la pena la spinge
I ,
I GIOIELLI DELLA MADONNA
Il giornale « La Nuova Stampa » deL’ll
gennaio si compiace di annunziare con un
titolo a tre colonne una notizia destinata
a commuovere il cuore di molti cristiani,
specialmente di quanti ai giorni nostri soffrono per mancanza di un tetto, di un po’
di ca do e di un po’ di pane.
La notizia è questa: Don Angelo Cioffi,
con un volto rubicondo e gioviale, è giunto in aereo dagli Stati Uniti, recando con
sè un le oro: due diademi di oro massiccio adorni di diamanti, rubini, perle e
zaffiri. Come si vede, un discreto valore.
Si tratta soltanto di due milioni di dollari (1 miliardo e 350 milioni di lire su
per giù!) donati dagli italiani di Brooklyn
per il santuario a Maria Vergine « Reg'na
Pacis I) nel a Chiesa di Santa Rosalia della loro città.
Quei diademi, opera dei gioiellieri italiani di Brooklyn fratelli De Natale, debbono essere benedetti dal Papa e poi riportati nel santuario per essere depositati
ai lati di un quadro a olio raffigurante la
Vergine.
Con un simile dono nelle mani, si capisce che il caro Don Cioffi al suo arrivo
largheggiasse in sorrisi, fosse assalilo con
la coppia De Natale da un nuvolo di fotografi .dovesse prestarsi a delle interviste,
come tanti altri personaggi illustri.
Però, che sia necessario adornare di tali gioielli la Madonna (sia pure in America) e che, per di più, essi debbano ricevere la paterna benedizione del Pontefice, è cosa che urla la sen. ibilità di molti e contrasta con lo spirito profondo del
Cristianesimo di Gesù Cristo, compenetrato di umiltà, di povertà, di spiritualità.
La protesta non è nostra soltanto e non
è soltanto di oggi. Un deputato cattolico,
Ottorino Momoli, in occasione del Cong esso Iute naziona’e di Mariologia, tenutosi a Roma nell’ottobre del 1950, già interveniva a proposito di una Conferenza
di Padre Morrion, e, sia pure in termini
di fede cattolica, diceva giustamente cosi:
” Lei ha detto. Padre, che la Madonna
è la madre dei poveri. Questo è vero! Tutta la nostra tradizione cristiana ci insegna
e ci tramanda questa consolante verità e
le stesse apparizioni di Maria Santissima
sono una esplicita conferma di questo insegnamento. Ed allora perchè noi cristiani che vogliamo essere pure figli devoti
della Madonna anche se non sempre siamo tali, non ne traiamo le logiche, inesorabili deduzioni?
Mi spiegherò più chiaramente! Come fa
la Madre con i figli? Mi dispenso dal dimostrarlo perchè tutti noi abbiamo avuto
o abbiamo ancora, per bontà di Dio, la
mamma e conosciamo quindi i miracoli
d’amore e le insuperabili dediziom del
cuore materno. La madre dà tutto per i
figli. Orbene se la Madonna dei poveri,
di tutti i poveri, sopratuttp di coloro che
soffrono la fame, il freddo, l’inattività
luminante e spaventosa della disoccupar
zione, se materialmente lo potesse fare,
.¡cendendo un’altra volta sulla terra, — darebbe ai propri figli tutto quello che il suo
infinito amore materno potrebbe dare.
Una volta ci ha dato il suo divin Figlio
per la redenzione delle anime nostre! ora
ci darebbe, ne sono certo, senza capziose
e bizantine riserve, tutto l’oro e l’argento inutile dei suoi Santuari e delle sue venerate immagini per convertirlo, in qualche modo, in pane e lavoro per i suoi figli indigenti che — mi si permetta di dirlo — le sono più cari!
Ora, perchè se la Madonna materialmente non può fare quanto farebbe se
fos.se ancora qui sulla terra, non lo facciamo noi, fratelli dei poveri, se abbiamo
questa profonda ed intima convinzione di
interpretare, ciò facendo, la sua santissima volontà?
Il tragico problema dei disoccupati, degli affamati, dei trogloditi del Campidoglio, dei Parioli e di tutte le caverne del
Centro della Cristianità, non lo risolveremmo certamente, lo so, e non mi faccio
illusioni; ma intanto che gesto grandioso
e commovente in onore della Madonna,
una volta ancora e sempre Madre amorosissima dei poveri!
E poi se dessimo da mangiare anche per
un giorno solo a tutti i poveri affamati,
non avremmo fatto per questo una grandissima opera di carità e non avremmo
adempiuto al precetto di Cristo di dar da
numgiare agli affamati? »
I.e parole di Ottorino Momoli sono il
miglior commento alla notizia che « La
Nuova Stampa » ci ha dato. E tanto più
che, parlando di due visite da lui fatte
a Roma, l’una al tesoro di S. Pietro, l’altra ad alcune grotte scavate nel tufo e abitale da creature utnane, egli scriveva dopo la prima visita: «Sono uscito con negli occhi una visione fantasmagorica di
bellezza e di ricchezza... ma anche col
cuore vuoto e la bocca amara » e dopo la
seconda : « E’ la solita storia angosciosa
di miseria, di fame, di freddo, di umiliazioni di tanta altra povera gente infelice
abitante, come i trogloditi di seimila anni
fa nelle infinite grotte di questa grande
Roma cristiana per cui Cristo è Romano ».
I gioielli della Madonna sono una forte
stonatura in quello che vorrebbe essere
l’inno della fede cristiana.
Non c’è ragione che li giustifichi: nè il
carattere « mistico » del dono, nè l’onore
con cui si pretende di dover circondare
l’umile figura dell’ancella del Signore.
In fondo, essi sono anche un’offesa alla
povertà: una delle tante offese alla povertà che assai spesso suscitano giustificate
reazioni.
Crediamo che nè Cristo nè S. Pietro
li avrebbero benedetti. E Maria, se potesse, se ne libererebbe. Ma il Papa e don
Cioffi probabi mente non la pensano così.
Red.
vano del continuo a rispondere all’invito
del Signore. « Venite a me voi tutti che
siete travagliati ed aggravati ». Ed ora è
venuto l’esaudimento ed è venuto il gran
riposo.
Atri figlia, ai parenti tutti l’affettuosa
simpatia della comunità.
Bobbio Pollice
Il Nata’e, favorito da un tempo splendido, è stato celeb 'alo dai piccoli e dai grandi con gioia ed entusiasmo.
Un’assemblea, compo-ta di diverse centinaia di persone, gremiva il Tempio al
cullo del mattino, e molti si avvicinavano
al.a Mensa del Signore. La Corale, sotto
la guida del pitto 'e Scroppo, cantava un
coro e due inni di circostanza.
Nel pomeriggio, la festa dell’Albero riuniva un pubbJco non meno numeroso. I
bimbi recitavano e cantavano mo.to bene,
sotto la direzione deJa Sig.na Peyronel.
A tutti quelli che hanno coLaborato all’ottima riuscita della Festa, la Chiesa rinnova i suoi sinceri ringraziamenti.
Un doloroso lutto ha colpito la famig’ia
Negrin Giuseppe del Podio, con la dipartenza, dopo diver i mesi di solle enza, del
figlio Giovanni, di anni 20. Egli era un
giovane buono, nel vero senso della parola, e un credente convinto. Giovanni è
passato da questa all’altra vita, cantando,
con voce flebile, alcune parole delia prima
strofe dell’inno 102 del nostro Innario Cristiano che dice: « Così qual sono, pien di
peccalo, ma pel tuo sangue che m’ha lavato e per l’invito fatto al cuor mio, o Agnel
di Dio, io vengo a Te ».
I funerali che hanno avuto luogo nel pomeriggio del giorno 16 c. m., hanno testimoniato alla famiglia affranta dal dolore
di quanta stima fosse circondato il loro
caro.
La Chiesa tutta rinnova, a chi piange,
l’espressione della sua sincera solidarietà
nel dolore.
Ring aziamo il Signor Aldo Varese che
ha presieduto il culto del 30 dicembre.
Perrero-Maniglia
Annunziamo che il Pastore E. Rostan presiederà giovedì sera 17 corr.
alle ore 20 un Culto nel Tempio di
Maniglia e venerdì sera 18 corr. alle
ore 1.9,30 un Culto nel Tempio di
Ferrerò; sabato aera aUe ore 18,30
il Pastore di Torre Pellice Sig. -E.
Ayassot presiederà un Culto nella
Scuola di Grangette; i Culti a Ferrerò e a Maniglia di domenica 27
' coir, saranno presieduti dal Pastore
di Brescia e Verona Signor Paolo
Bosio. Tutti sono cordialmente invitati a partecipare a detti Culti.
Grandi assemblee ai Culti dì Natale; un
trattenimento fami iare è stato offerto dai
giovani dell’Unione la sera dell’ultima domenica del.’anno; a Capodanno oltre che
a Perrero e a Maniglia anche al Crosetto
un Culto è stato celebrato.
Riconoscenti, ringraziamo cordialmente
quanti hanno faticato alla preparazione
della Fe'ta del .’Albero di Natale al Crosetto, a ManigUa, a Perrero: grazie a Dio
è ben riuscita nelle tre località.
La si^ttimana libraria sì è svolta regolarmente con risultati incoraggianti.
Battesimi: Vanda Alda Pons di Aldo e
di Elsa Poet, Fo engo di Maniglia; Rosemma Peyrot di Beniamino e di Elsa
Poet, Crosetto. Che il Signore protegga e
benedica quel e care creature.
Matrimonio: Pons Luigi di Pietro, Serre di Maniglia, e Ribet Pao'ina di Luigi,
Plancia; il Signore sia l’ospite benedello
di quel focolare fondato nel Suo nome.
Funerali: Ferre"o Francesco fu Ba tolomeo, di anni 74, di Grangette — Barai Cesare fu Giovanni di anni 72, Perrero,
oriundo di Ma sello — Ribet Luigia fu
Giov. Abramo di anni 83, Sarefto di Maglia. Rinnoviamo ai congiunti nel lutto
l’espressione del a nostra simpatia cristiana.
Prarostino
Visita di Pastori. D’intesa con la
Commissione Distrettuale, è stata organizzata una visita di tre Pastori
(Paolo Bosio, Roberto Jahier, Enrico Geymet) per una serie di « riunioni quartierali » da tenersi da
mercoledì 23 a domenica 27 e. m.
Sarà per noi una occasione per
udire nuove voci in riferimento alla
nostra fede. Sappiamone tutti approfittare!
Diamo il programma:
Mercoledì 23: Grotta (Past. Jahier)
- Collaretto (Past. Geymet).
Giovedì 24: Cardonatti (Past. Geymet) - Unione Giovanile (Past.
Jahier).
Venerdì 25: Roc (Past. P. Bosio
Past. Jahier) - Roccapiatta (Past.
Geymet).
Sabato 26: Gay (Past. Jahier) - S.
Bartolomeo (Past. Geymet) - S.
Secondo (Past. Bosio).
Domenica 27 : Culto (Past. Geymet).
Le riunioni saranno tenute alle
ore 20.
Intervenite tutti!
Villasecca
Abbiamo terminato l’anno vecchio con
un affollatissimo culto di circostanza,
coincidente con l’inaugurazione deiì’impianto di luce elettrica nel Tempio: una...
novità, per noi, da tempo sognata, e resa
infine possibi'e mercè la gene osità deUa
« Società Ta co e Grafite Val Chisone di
Pine olo ».
Per il munifico dono, la Chiesa ringrazia la Direzione e chi, dell’opera stessa, è
stato benemerito: il sig. geom. Vallesa ed
i nostri Fratelli Edoardo e Oreste Barai.
Il principio dell’anno nuovo ha già segnato per la nostra Comunità tre lutti: il
lo gennaio, Poet A'be to, di anni 63, da
Perre o, fratello del nostro Sindaco; il 3
gennaio, Barus Davide, di anni 82, del
Grò (Faetto); il 9 gennaio, della stessa remota borgata, Refourn Giacomo, di anni
63, già membro app'ezzato del Concistoro.
G,i afflitti tutti noi raccomandiamo a Colui che rimane « il nostro Rifugio di età
in età ».
Alla vigilia dell’Epifania, si sono uniti
in matrimonio Long Roberto (Poma etto)
con Giraud Margherita (Chiotti). Ai gentili Sposi, rinnovati auguri di celesti benedizioni.
CULTI RDDIO
In merito alle proteste pervenute a Culto Evangelico ,, per
l’orario delle 7.30 assegnato a detto Culto, vi informiamo che
tale orario è stato deciso dalla Direzione della R.A.I., alla gitale
il Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche ha già fatto presente
il disagio cui vengono so.trposti gli ascoltatori della nostra trasmissione.
E’ quindi unicamente alla Direzione della R.A.I. (Via Arsenale
21 - Torino) che potrete inviare personalmente i vostri rilievi
circa l’inopportunità di questo orario (indicando il vostro numero di abbonamento alle radiotrasmissioni) nella speranza che la
Direzione della R.A.I. vorrà prendere in considerazione il desiderio di un rilevante numero di radioascoltatori.
4
L’ECO DELLE VALU VALDESI
Tra i libri
UM Vaisi! iì Teolap
Culti alla Radio
COMMENTAIRE DU NOUVEAU TESTAMENT — vol. X — Editions Delachaux
et Niesllé — Neuchâtel — fr. sv. 9,50 —
Anche presso la Claudiana — Torre Pellice.
e della vita cristiana. Lo stile è moderno,
il contenuto attuale, pieno di riflessioni e
di considerazioni che lasciano un segno
benefico nell’anima.
Il volume contiene il commentario dell’Epistola di S. Paolo ai Filippesi (Pierre
Bonnard) e quello deUa Epistola ai Colossesi (Charles Masson). Gli autori sono due
eminenti esegeti del Nuovo Testamento
presso Facoltà di Teologia svizzere. Non
si tratta di commentari a carattere popolare o specificamente omiletico, ma di opere compilate con rigido criterio teologico
e scientifico, in quell’atmosfera di rinnovamento degli studi biblici e esegetici che
caratterizza questi anni del dopo guerra.
Se i Commentari sono, per questa ragione, destinati ad una mino-e cerchia di
lettori, essi hanno il vantaggio di costituire un ottimo e indisoensabile strumento
di ’avoro per gli studiosi del Nuovo Testamento, i quali saranno aiutati ad approfondire la loro comprensione del lin
PROTesTRifTesimo
Direzione e Redazione :
Via P. Cossa - ROMA
Sommario del n. 4/1951
Matteo 16-1-4: Segni dei tempi. — L. Santini: Protestantesimo e laicismo in Italia negli ultimi cento anni.
STUDI CRITICI
V. Subilia: Il Cristianesimo primitivo nella ricostruzione di Rudolf Bultmann.
RASSEGNE
N. Giampiccoli: Il Consiglio Ecumenico e
la crisi internazionale.
NOTE E DOCUMENTI
Convegno degli insegnanti evangelici.
Dal giorna'e di un ragazzo valdese.
RECENSIONI — LIBRI RICEVUTI.
guaggio e del messaggio neotestamentario,
giovandosi a questo scopo della preziosa
fatica intellettuale e spirituale di specialisti in materia.
La serietà di questi studi non ha bisognò di essere raccomandata. C’è soltanto
da aug';^arsi che essa possa e‘-sere veramente sfruttata da quanti si curvano sulle
pagine del Nuovo Testamento per trarne
un messaggio sempre più preciso, più utile e più aderente alla Verità.
MAIS MOI JE VOUS DIS — Cinque schemi di studi biblici sul Sermone sul Monte. A cu”a dei responsabili della gioventù della Svizzera romanda — 3, Rue Général Dufour — Genève.
ESQUISSE D’UNE DOGMATIQUE — di
Karl Barth — Ed. Delachaux et Niestlé
Neuchâtel — fr. sv. 6,59 — Anche prerso
la Claudiana.
Piccolo opuscolo utile al lavoro di studio biblico specialmente nelle Unioni giovanili.
IL CENACOLO — Meditazioni per ogni
giorno. Opuscolo bimestrale pubblicato
sotto l’egida del Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche d’Italia. Abbonamento annuo L. 300 — Presso Past. G.
Rardi — Via Banco di S. Spirito 3 —
Roma — c.c.p. 1-12319.
Come è già stato annunziato, il « Cenacolo » è la edizione italiana del « The Upper Room », la più diffusa pubblicazione
religiosa del mondo (oltre 2.300.000 copie
di tiratura — 17 edizioni in 13 lingue).
L’edizione italiana vede la luce ab’inizio
dell’anno. Ogni pagina contiene un passo
biblico, una lettura ed una breve meditazione, la preghiera ed un pensiero del
giorno. Raccomandiamo questa pubblicazione specialmente per il culto di famiglia, agli isolati, ai malati.
PROBLEMES DE LA MORT ET DE L’AUDELA — di Pierre Bourguet — Société
Centrale d’Evangélisation — 47 Rue de
Ciichy — Paris (9®) — fr. fr. 45.
« La science dogmatique est un moyen
par lequel l’Eglise se rend compte à ellemême du contenu d'e sa prédication... La
dogmatique est la vérification de la doctrine et de la prédication de l’Eglise... Pratiquement, c’est à l’échelle de l’Ecriture
Sainte, Ancien et Nouveau Testament, que
la dogmatique évalue la prédication de
l’Eglise ».
Queste frasi introduttive giustificano il
lavoro del noto teologo di Basilea e dicono anche in quale rpirito lo studio della
dogmatica deve essere condotto: non per
amor di discussione o di sterile disquisizione teorica, ma con lo scopo essenzialmente pratico di servire la Chiesa e ’a fede cristiana della comunità dei credenti.
A questo proposito, il volume in questione è ben lungi dall’esser una lunga e
complicata esposizione di un pensiero dogmatico. Anzi è di facile lettura, non riservata agli specialisti, ma utile a quanti
nella Chiesa vogliono pensa-e la loro fede
e darle una costruzione semp'e più solidali contenuto del volume è praticamente uno
studio chiaro e robusto del Credo Apostolico. Il pensiero di Barth suscita seni
pre delle reazioni nel mondo teologico.
Non si può tuttavia non riconosce'e la sobrietà e la bontà del suo pensie-o in ouesto studio che, per esse-e so'tanto « L’csquisse d’une dogmatique », è nondimeno
completo e ricco di sostanza biblica e dogmatica, degna d’esser conosciuta c meditata. Ogni articolo del Credo costituisce
un capitolo a eè; l’insieme è preceduto da
alcuni capitoli introduttivi sul « compito c
della dogmatica e sul « significato della
fede ».
L’argomento è stato molto trattato e,
forse anche, bistrattato da quanti hanno
voluto porre in luce que-to aspetto deLa
Rive.azione cristiana, proiettando lo sguardo oltre il velo della morte. Il Past. Bourguet offre all’attenzione dei lettori un volumetto -contenente sette studi preparati
<c sotto il segno della fede.,tà, della semplicità e della sobrietà ».
In una generazione assorbita dai fatti
ded’esistenza terrena, si rischia di rimanere scettici di fronte al problema della
morte e dcU’al di là ovvero si corre dietro a delle teorie umane o a delle speranze umane molto vaghe e senza fondamento di verità. Sulla base della Parola di
Dio, l’autore, noto coLaboratore di « Réforme », ci conduce ad una visione cristiana del grande fatto che tosto o tardi
ognuno dovrà affrontare e fa risplende e
nel nostro cuore la luce della speranza viva che, in Ge.ù Cristo, è divenuta certezza di vittoria.
Poco più di cento pagine: chiare, di
aiuto a coloro che dubitano come ai credenti, cioè a edificazione della Chiesa.
Il cand. Domenico Giani, della Chiesa
Battista, ha sostenuto con vivacità la sua
Tesi di licenza teologica, che aveva per
argomento : a Studio suRe interpretazioni
di Romani 7: 14-25 », relatore il Prof.
Vittorio Subilia. Dopo aver superato le
ultime prove pratiche — catechetica e predicazione — il Sig. Giani e andato a iniziare il suo ministero pastorale nella chiesa di Fioridia.
L’anno accademico si è iniziato il 27 ottobre con la seduta inaugurale presieduta
dal Moderatore Past.^ A. Deodato, in cui
il Prof. E. Eynard ha letto la sua interessante prolusione sa g I Manoscritti del
Deserto di Giuda ». A sottolineare una
volta di più il carattere interdenominazlonale della nostra Facoltà il Presidente della Chiesa Metodista, Past. E. Sbaffi e il
Segretario dell’Opera Battista, Past. M.
Ronchi, hanno rivo’to brevi messaggi.
Alla fine di novembre il Decano Prof.
V. Vinay, invitato dalla Facoltà di Teologia di Basilea, che gli ha conferito due
anni or sono il titolo di dottore in teologia « honoris causa », ha reso a quella
Università una visita di cortesia, tenendovi una lezione pubblica sul pensiero di
Ernesto Buonaiuti. La lezione verrà pubblicata sulla « Theologische Zeitschrift ».
In dicembre, per due settimane consecutive la Facoltà ha avuto il privilegio di
avere un Corso di Teologia Cattolica del
Prof. G. Miegge: egli ha tenuto una serie
di lezioni concluse con una conferenza
pubblica nell’Au’a Magna su c< La Chiesa
cqme Corpo Mistico ». L’in"egnamento
del Prof. Miegge s’inquadra nella Cattedra di Teologia Sistematica e ne integra
in modo prezioso i programmi.
Col nuovo anno la Facoltà attende diversi Docenti esteri: purtroppo il Corso
di lezioni su l’Ecumenismo, che doveva
esser tenuto all’inizio di gennaio dal Dott.
M. Boegner, non potrà aver luogo per il
grave lutto che ha colpito il nostro illustre Amico, a cui anche da queste colonne
erprimiamo la viva simpatia della nostra
Facoltà e della Chiesa Valdese.
OpiiCQlii pel il Kill FebliiÉ
IMAGES DE LA VERITE — di Arnold
Brénwnd Société Centrale d’Evanzélisaiion — 47 rue de Clichy — Paris (9®)
— fr. fr. 200.
Mo'ti giornali protestanti esteri hanno
favorevolmente parlato di questo volumetto di 140 pagine, scritto con viva spiritualità e con sensibilità profonda di fronte
alla natura ed ag’i avvenimenti della vita
da un Pastore francese.
La materia è divisa in tre parti: 1) Risposte della fede cristiana alle obbiezioni
dell’incredulità — 2) Ri poste del'a fede
cristiana ai « perchè » del dubbio — 3) Risposte della fede cristiana alle diverse questioni mosse da una sincera volontà di
credere.
L’orìgine del volume deve ricercarsi nei
messaggi bimensili che il Pa tere inviava
ai suoi parrocchiani mobilitati al fronte
nell’anno 1939. « Nous les savions pour la
plupart faibles dans la fol et mal outillés
pour faire face aux tentations de la guerre », Ecrive l’autore; « il fallait que ces
messages fussent aérés, simples, directs,
enfantins ». Si tratta effettivamente di immagini della Verità biblica, di bozzetti,
di episodi di vita vissuta che, narrati ed
esposti con un linguaggio inconsueto e
certamente non convenziona’e, pongono il
lettore di fronte al problema della fede
RAI
Domenica ore 7,30
RADIO TRIESTE
Domenica ore 8,30
FRANCIA
Programma Nazionale - Domenica ore 8,30
MONTECARLO
Radio Risveglio - Mercoledì ore
LA PAROLA FATTA CARNE — di D. P— presso il Past. Davide Pons —■ Via
Cesare Balbo 21 — Bordighera — c.c.p.
4-4076. Fascicoletto di sei pagine sul
« maggior miracolo della storia » — utile alla divulgazione del messaggio cristiano.
9,10 a. m. (lungh. onda 205
49,71 — 30,65)
ORECCHI
NASO - GOLA
Don. DANIELE ROCHAT
riceve in Torre Pellice y'ale
Fuhrman 1 (presso IDr. Gardiol)
il VENEHUr
dalle ore IO alle 12»
a Torino riceve ffli ahrigìorni,
dalle ore i4^) alle IO in via
ßerthollet, 3G {OspedaleEvane
^elico ).
SOÏTENS
Domenica ore 10 a. m. (lungh.
onda 392,7)
E’ già stato pubblicato che l’opuscolo'
commemorativo per il XVII Febbraio sarà
redatto dal pastore dolt. Ernesto Ayassot,.
col titolo seguente: Il Tempio Valdese della libertà — il Tempio di Torre Pcllice.nel centenario della fondazione; argomento
molto interessante e vivo, che interessa direttamente tutto il mondo evangelico italiano. Il p-ezzo di cope 'tina sarà di L. 35,,
che sarà ridotto a L. 28, più L. 2 di spesepostali, per chi ne prenota almeno 20 copie. Si p.-ega d’inviare la prenotazione al
più tardi ent~o il 28 corr. Le comunicazioni ed i ve”samenti vanno inviati alla Tipografia Subalpina, in Torre Pellice, C. C.
P. 2-38480.
Dmii mevulì dal Mm della laioli
Famiglia Immovilli, levante:
Per Istituto Evang. FemminPe di FirenzeL. 1.000; Per Asilo Italia 1.000; per Istituto Gould 1.000; per Orfan. Maschile di
Pomarello 1.000; per Orlan. Femminile di
Tor-e Pellice 1.000; per O pedale Valdese
di Torre Pellice 1.000; per Casa delle Diaconesse 1.000; per Asilo Vecchi Evangelici
di Vitto-ia 1.000; per .àsilo Vecchi Evangelici di Luserna S. Giovanni 1.000; per
Rifugio Carlo Alberto 1.000; per .Asi’o'
di S Germano 1.000; per Istituto Vallecrosla 1.000.
La sorella Elena e nipoti {Argentina), i
cugini e le persone amiche della compianta
Clementina Fenouil
esprimono un particolare^ sentito ringra’
zianiento ai dott. Gardiol e Scarognina per
le vigUjì^ti. cure, al Direttore e alle Suore
deirOspedale Mauriziano di Luserna per
l’assidua as.nstenza e ai sigg. Pastori Jahier e Bertinatti per le preziose visite di
conforto. Un grazie agli inquilini, a chi
La seguì durante la malattia e a tutti coloro che L’accompagnarono all’ultima dimora.
Luserna S. Giovanni, 6 gennaio 1952.
La figlia con il marito cd il figlio dell’indimenticabile
Lidia Bonnet
vedova Bertalot
sentitamente ringraziano tutti coloro che
si adoperarono nella triste circostanza sia
con scritti che partecipando al funerale.
In modo speciale ringraziano il Pastore
Comba e quanti visitarono la loro Cara
durante la sua lunga infermità.
Ciabot d’Aug'ogna 9 Gennaio 1952
La famiglia ed i parenti tutti, commossi
per le dimostrazioni di affetto tributate in
occasione della malattia e della morte del
loro caro babbo
Lorenzo Forneron
sentitamente ringraziano il Pastore G. Peyrol, i vicini di casa e tutte le persone che
furono larghe di aiuto nella dolorosa circostanza.
Roccapiatta 31 Dicembre 1951
Per Cassa Culto
N. N. per sinistrati L. 2000 — Milca:
Cornelio, in mein. Matilde e Ferdircmdo
Falchi 500 — G. ìicntsch 10000 — Lops
Michele (per Culti Radìol 500 — Ida Unii
620 — Miss Ma'jorie Johnson 2000.
Alle prime ore del 7 Cennaio, all’età di
anni 80, ha chiuso serenamente ‘la sua giornata terrena
Biagio Panascia
Per Collegio e Scuola Latina:
Claudi Matilde, in meni. G. Mauri 3000
— Corsani Mario 2000.
.sfa.
Per Istituto Could:
G. Henlsch 10.000.
Per Istituto Evangelico Femm. di Firenze
Chiesa di Napoli 5.000.
Per Asilo San Cermano:
Aldo Pons, Florelisa, Roberto e Giorgio
Vincon 5000.
Per Asilo Vittoria
Chiesa di Napoli 5000 — Società di Cucito, Napoli 15.000.
LEZIONI inglese e francese; corso sulla
tecnica dell’Assistenza Sociale. Per iscrizioni rivolgersi a A. Jalla, Villa Elisa,
Torre Pellice.
Direzione: Via dei Mille. 1 -Pinerolci
Telefono 20O9
1 Amminiatrmzione: Claudiana - Torre
Pellice
I C. C. Postale 2-17.567 della Libreria
' Claudiana — Torre Pellice
Uu. lirsp. Ermanno Bostan
che per molti anni servì il Signore, mediante la predicazione dell’E vangelo, nella Chiesa Valdese e nella Chiesa Metodi
Autorizzazione Decreto 27 ■ XI - 19o0
CERCASI giovane 18-30 anni, pratica cucina, per casa pastorale (un Pastore celibe e suo padre) nel Cantone di Vaud Svizzera. Rivolgersi Past. Rostan - Pinerolo.
Tribunale di Pinerolo
Tip. Subalpina,», p. a. - Torre Pellice
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Ne danno l’annunzio la moglie Vincenzina Ciardina, i figli Ester, Virginia col
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