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Anno 113 — N. V/LDESE
10 dicembre 1976 — L. 150'^^^^ TORRE PELLICB
Spedizione
in abbonamento postale
1 Gruppo /70
dei/e valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
IL RAPPORTO TRA STATO E CHIESA IN ITALIA
Non rifiutiamo solo le restrizioni
ma anche i privilegi
Una nota della Tavola ai gruppi dei partiti democratici alla Camera
chiarisce la posizione delle Chiese valdesi e metodiste e la netta distinzione tra concordato e intese
Pubblichiamo la nota che
la Tavola valdese ha inviato
ai gruppi dei partiti democratici alla Camera sulle intese
tra Stato e Chiese, nota che
è stata letta nel corso del dibattito parlamentare sul progetto di revisione del Concordato dall’on.le Bozzi
Il Presidente del Consiglio dei
ministri in data 25 novembre ha
comunicato alla Camera di « aver
pregato gli stessi tre chiarissimi esperti cui si deve il lavoro fin qui
fatto (proposte in 14 articoli per la
revisione del Concordato del 1929)
di volerci aiutare nella trattazione
di un altro delicato affare di Stato
e cioè la predisposizione, sentendo
i responsabili rispettivi, di aggiornate norme riguardanti le confessioni religiose diverse da quella
cattolica, a cominciare dalla Chiesa valdese e da quella metodista
che ne hanno fatto esplicita richiesta ».
Si tratta cioè dell’avvio delle
trattative per pervenire alla stipulazione delle intese bilaterali previste dal comma terzo dell’articolo 8 della costituzione, e sulla
base delle quali il governo dovrà
presentare l’apposito disegno di
legge all’approvazione del Parlamento. Trattative per l’inizio delle quali le rappresentanze delle
chiese evangeliche dal 1948 hanno più volte sollecitato il governo.
La Tavola valdese, a nome delle Chiese valdesi e metodiste che
essa rappresenta, si pregia informare i gruppi parlamentari della
Camera — ed in particolare quelli dei partiti democratici e laici
che negli scorsi decenni sono più
volte intervenuti a tutela dei principi di libertà in materia di religione ed in difesa delle minoranze —, della istanza da ultimo rivolta al governo per l’attuazione
del comma terzo dell’articolo 8
della costituzione; ed a tal fine
allega copia della lettera 28 ottobre 1976 inviata al Ministro del
l’interno (pubblicata su « La Luce » n. 44 - n.d.r.).
La Tavola valdese coglie l’occasione per rammentare che il sistema di regolamentazione dei
rapporti con lo Stato mediante intese bilaterali non venne a suo
tempo richiesto dalle Chiese evangeliche, ma fu introdotto nella
carta fondamentale della Repubblica per volontà della Costituente. La Tavola valdese intende adeguarvisi ravvisando in esso lo
strumento idoneo per abolire le
disposizioni restrittive delle libertà contenute nelle leggi sui « culti ammessi » del 1929 e 1930 tuttora vigenti, talune delle quali sono state o sono attualmente sottoposte al giudizio della Corte costituzionale.
La Tavola valdese desidera inoltre chiarire che con dette intese le Chiese evangeliche che essa
rappresenta non intendono richiedere privilegio di sorta, né potere
alcuno da esercitare sulle coscienze o sulle strutture della società
civile. Per questi caratteri specifici le dette intese, nella concezione
che ne hanno le Chiese valdesi e
metodiste, si differenziano totalmente da qualsiasi trattativa di
natura concordataria a cui non
potrebbero quindi essere ricondotte sul piano politico sotto nessun profilo sostanziale o formale.
Infine la Tavola valdese desidera richiamare all’attenzione dei
partiti democratici che le Chiese
evangeliche che essa rappresenta
non desiderano in alcun modo esser coinvolte nelle disposizioni
con cui verrà eventualmente modificato il Concordato fra l’Italia
e la Chiesa cattolico-romana, né
formare oggetto di dette disposizioni. Le questioni che le concernono debbono infatti costituire
materia di diversa appropriata
trattativa. Le Chiese valdesi e
metodiste non possono prestarsi
per essere strumentalizzate divenendo oggetto di parificazione
quanto a quei privilegi (come ad
esempio: la tutela penale o l’insegnamento religioso nelle scuole)
che nella trattativa per la revisione del predetto Concordato si intenderebbe estendere anche ad altre confessioni religiose per conservarli così inalterati per la Chiesa che ne è oggi l’unica titolare.
La Tavola valdese confida nell’attenzione con cui i partiti democratici vorranno considerare il
contenuto della presente nota in
vista del dibattito parlamentare
che avrà luo^ in merito alla regolamentazione dei rapporti tra
Stato e chiesa.
Il Moderatore
della Tavola valdese
Continuità dai '43 ad oggi
Come ognuno può vedere, la
Tavola ha assunto una posizione
molto netta, precisa e stringata
in merito alle intese tra Stato e
Chiese. Tale posizione esprime
nelle sue affermazioni centrali i
due principi fondamentali a cui
la Chiesa valdese — in seguito
con la Chiesa metodista — si è
ispirata fin dal lontano 1943, anno in cui il Sinodo espresse una
Africa oggi
Guardando aH’avvento con Lutero
Non voglio obbligare nessuno a credermi ma non mi si
può impedire di pensare che il giorno del giudizio sia vicino, a crederlo mi spingono i segni di cui qui si parla e le
parole di Cristo. Se uno legge i libri di storia constata che
nessun periodo del passato può paragonarsi al nostro. Mai
si è tanto costruito e piantato, mai si è mangiato e bevuto
in modo così abbondante. Dalla nascita di Cristo ad oggi
mai le arti hanno avuto tale sviluppo... un ragazzo di venti
anni sa più cose di quanto ne sapessero prima venti professori. Nei campi del nutrimento terrestre, cibo, bevanda,
costruzione, commercio, standard di vita, il mondo ha raggiunto un punto oltre il quale, a giudizio della gente, le cose non possono che cambiare o crollare. Non si vede però
come possa accadere questo...
C’è però un segno sicuro: quando Cristo afferma che
prima della sua venuta regneranno gli interessi per questa
vita.
Altrettanto sicuro è per me l’altro segno, quando parla
dell’Anticristo sotto il cui dominio regneranno i più grandi
errori, la più assoluta cecità ed i maggiori peccati, come accade ora sotto il dominio del papa, nel modo più tirannico,
deplorevo’e, sfrontato. Questo mi fa credere che Cristo debba venire presto; questi peccati sono troppo grandi, sono
una sfida al giudizio finale, prima che sia troppo tardi devono cadere sotto la sua sentenza. Perché è il servizio di
Dio, la Parola... tutto ciò che riguarda Dio che viene rinnegato, distrutto, condannato, bestemmiato , sostituito col
diavolo; non ho dubbi: la cosa finirà in un baleno.
LUCA XXI: 25-33.
Dalla predica sull’evangelo della 2“ domenica di avvento,
scritta alla Wartburg. (Adventpostille, 1522).
DUE INTUIZIONI
La Federazione Femminile Valddese ha curato il servizio sullAfrica che pubblichiamo nelle due pagine centrali. Nella foto: Sorelle di chiesa a Bohicon (Beninì. (foto Davite)
importante dichiarazione di principio sulla propria posizione nello Stato.
Al rifiuto di «qualsiasi ingerenza o restrizione » da parte dello
Stato espresso allora, corrisponde oggi la riaffermata esigenza
di abolire le disposizioni restrittive contenute nella legislazione
sui culti ammessi del 29-30. All’affermazione di allora, secondo
cui la Chiesa non deve pretendere « nessuna condizione di privilegio », corrisponde la chiara
affermazione di oggi secondo cui
le Chiese evangeliche non intendono chiedere privilegi di sorta,
né intendono essere coinvolte
nelle modifiche del concordato
cattolico per una parificazione
di privilegi che servirebbe di copertura per conservarli inalterati alla Chiesa romana.
Certo dal 43 ad oggi la situazione è cambiata in modo determinante sia nella realtà italiana
che all’interno delle nostre chiese. Ma se allora lo strumento ritenuto indispensabile per attuare i principi ricordati era il separatismo tra Stato e Chiesa e
oggi invece si fa riferimento alle intese previste dalla Costituzione, se allora era ancora prevalente la dimensione individuale della Chiesa e oggi la Chiesa
è vista anche nella sua configurazione corporativa in uno Stato che ormai riconosce oltre agli
individui anche le formazioni sociali, sono pur sempre gli stessi
(continua a pag. 8)
Prima tutto fede, ora tutto giudizio, ed è ancora Lutero, un
Lutero insolito che sembra quasi aweniista in questa affannosa, spasmodica attesa del giudizio finale. O più che avventista
medievale. Vede attorno a sé eclissi di sole e di luna, maremoti
e bufere di venti che legge con
gli astronon^i i segni dei pianeti
e gli sconvolgimenti della politica imperiale, vede Turchi che avanzano e frati imbonitori e tutto diventa ai suoi occhi segno,
annunzio della catastrofe imminente.
Tutti questi sono però segni
secondari, i veri, grandi segni
sono il benessere ed il papa. Il
benessere materiale che dilaga
ed acceca le coscienze, inorgoglisce e rende sordi all’annunzio
dell’Evangelo ed il Papato con la
grandiosa costruzione dei suoi
dogmi e del suo potere che ha
stravolto la fede cristiana ed impedisce gli uomini di trovare la
verità.
E il Lutero del 1520 che ha rischiato a Worms la sua vita ed
ora attende nascosto il suo avvenire pieno di incertezze, un Lutero medievale ed apocalittico che
legge i testi di Avvento come annunzi risolutivi, che vive nell’attesa imminente di un giudizio.
Lontano da noi come uomo del
suo tempo lo è doppiamente in
questa veste di credente arcaico.
Vi sono però in questa sua predica due intuizioni improvvise
che ce lo fanno sentire vicino.
L’oppressione della fine, egli dice, non è materiale è interiore,
sarà ”il grande martirio delle coscienze”. L’esteriore della vita, il
ritmo cotidiano è e resta quello
che è. mai si è stati così bene,
i segni di crisi non disturbano, si
reintegrano nel sistema. I segni
sono altrove: nella degradazione
interiore. Ne era allora strumento la Chiesa ne sono oggi altri
poteri ideologici a noi ben noti.
In secondo luogo l’attesa del
credente non è di paura ma di
speranza. Cristo parla di ’’redenzione”; quale parola può avere
maggior consolazione e presa
sulla nostra vita — dice Lutero
— di questa?
L’incontro col Signore non è
una catastrofe ma una grazia,
non segna la fine di una ricerca
ma l’inizio di una comunione, segna caso mai la fine di ogni paura, di ogni tensione, di ogni rimorso.
Seguendo queste intuizioni di
fede evangelica la riflessione no
stra penetra, con Lutero, anche
in questo testo di Avvento, attraverso questi squarci di lucidità
e di fiducia che si aprono nel
grande quadro di eventi catastrofici in arrivo.
Ogni generazione cristiana infatti è un pò come Lutero nella
sua cella, a leggere i segni, protendersi verso il giudizio, sperare e soffrire questa dilacerazione dell’anima. Ma tutto questo
non guardando unicamente le
stelle o i Turchi, cioè i fatti della storia, ma guardando Gesù
Cristo nato e morto con noi e
per noi.
Guardandolo come l’apostolo
Giovanni, segno, lui solo e lui in
primo luogo, del giudizio divino.
In questo senso il tempo di Avvento è tempo del giudizio, è riflessione non solo sulla bontà di
Dio e sul dono della sua grazia
ma anche sulla presenza in mezzo a noi del giudizio di Dio in
Cristo.
Gesù è in questo senso il criterio del giudizio in ogni nostra
azione e valutazione, in ogni nostro riferimento agli altri ed a
noi stessi. In questo sta il dono
di Dio: nella presenza di un criterio di vita e di valutazione. Il
resto è soggettivo, ognuno legga, come Lutero, i segni che
crede.
Giorgio Tourn
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Benemerito chi sceglie più di
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2
10 dicembre 1976
i
CORRISPONDENZA DELLA DELEGAZIONE VALDESE IN GERMANIA ORIENTALE
I pastori non rientrano
Chiesa e Stato nella RDT
nella pianificazione socialista
Lo studio della teologia nella RDT - Forti limitazioni di libri e nei viaggi
- Molti studenti provenienti dal mondo operaio
La Repubblica Democratica
Tedesca (RDT), come del resto
anche la Repubblica Federale
Tedesca (RFT), ha ereditato dalla Germania deH’anteguerra un
duplice sistema d’istruzione teologica: quello della facoltà teologica dell’ università statale
(chiamata adesso non più Fakultät, ma Sektion, qualcosa, mi dicono, non dissimile dall’istituendo « dipartimento » nelle università italiane), con sedi a BerlinoEst, Lipsia, Halle, Jena e Greifswald, e la facoltà teologica appartenente alla Chiesa e chiamata Kirchliche Hochschule (istituto ecclesiastico di studi superiori), con sedi a Berlino-Est, Lipsia
e Naumburg. Il numero chiuso
in vigore nelle università statali,
intimamente legato alla pianificazione economica e quindi professionale, rende per altro scarsi i posti disponibili nelle facoltà statali: se non vado errato, si
tratta di poche diecine ogni anno, un numero certo esiguo per
chiese con milioni di membri.
Ciò spiega sia la necessità delle
facoltà ecclesiastiche, sia il fatto
che un numero molto maggiore
di studenti studia in queste facoltà piuttosto che in quelle statali.
Del resto non è facile per uno
Stato socialista pianificare anche
il fabbisogno di operai nella
Chiesa, anzi, la presenza di questa, dopo decenni di socialismo,
costituisce uno degli elementi
imprevedibili e quindi sconcertanti, che sono il terrore di ogni
economia pianificata; e sconcertante quest’e'emento è certo per
chi crede fermamente che la
Chiesa e la fede debbano estinguersi da sé, una volta cessate
quelle che sono considerate le
cause storiche della loro esistenza: l’oppressione, lo sfruttamento, l’alienazione nei confronti del
lavoro. Si dà quindi una situazione per la quale i posti disponibili nelle facoltà teologiche di
Stato sono sempre molto inferiori alle necessità della Chiesa,
mentre contemporaneamente
molti giovani non vengono ammessi allo studio-sia secondario
sia universitario perché di estrazione « borghese » (figli di pastori, di professionisti quali ingegneri, medici, avvocati; d’insegnanti e di professori). Nella
RDT infatti il figlio dell’operaio
e del contadino viene nettamente favorito nell’ammissione allo
studio sia secondario sia universitario, anche qualora non arrivi alla parità dei requisiti accademici con i figli della « borghesia ». Lo scopo di queste misure
è di consentire a tutti, anche ai
socialmente meno favoriti, l’accesso alla cultura e quindi al potere, ed allo stesso tempo togliere al lavoro intellettuale quell’alone di dignità che l’ha sempre
privilegiato altrove nei confronti
del lavoro manuale.
RDT non viene ufficialmente quotato in occidente e la sua esportazione è vietata; né risulta che
gl’istituti ecclesiastici utilizzerebbero quote in valuta estera
sottraendola ad altri scopi. Una
altra spiegazione è polemica: la
misura sarebbe vessatoria e null’altro, ai fini di ridurre poco a
poco il livello culturale e l’inserimento in dibattiti contemporanei degli operai delle Chiese nella RD'T, portandoli a livelli simili a quelli di certi sacerdoti ortodossi, conservatori per non avere più avuto regolare accesso a
opere teologiche dal 1917 o dal
1945. Ma probabilmente la spiegazione va cercata nella difficoltà sul piano ideologico per uno
Stato marxista d’inserire la Chiesa nella propria pianificazione.
Per cui, come non vengono importati libri dall’occidente in generale, per la Chiesa non si fanno eccezioni.
L’altra difficoltà è quella dèi
viaggi: il cittadino della RDT
non può viaggiare in occidente e
specialmente non nella RFT, a
meno che non vada in delegazione (ufficiale o semi-ufficiale), ovvero con viaggi organizzati. Tale
divieto è più severo nella RDT
che negli altri paesi socialisti, ad
eccezione, forse, della Cecoslovacchia ed ovviamente delTAlbania (per limitarci all’Europa), e
nell’ambito della RDT stessa è
più duro nei confronti dei pastori in generale e dei docenti degli
istituti ecclesiastici che dei professori delle facoltà universitarie. Il risultato di queste misure
è che pochi docenti degli istituti
ecclesiastici hanno potuto viaggiare recentemente in occidente
e che parecchi non vi sono più
stati da molti anni. In ogni caso
non si può certo dire che professori universitari, docenti negli istituti ecclesiastici e pastori diano un’impressione culturaliriente arretrata: appaiono perfettamente al corrente delle problematiche e dei metodi di studio
propri del mondo teologico contemporaneo.
Sia nelle facoltà statali, sia negli istituti ecclesiastici il piano
degli studi non è molto diverso
da quello delle facoltà occidentali. Il viaggiatore dall’occidente
si stupisce di trovare una o più
materie marxiste incluse nel piano di studi, ma per il resto la
preparazione è la medesima. Anche là i professori si lamentano
che gli studenti non hanno più
fatto studi classici e che quindi
hanno notevoli difficoltà nelTapprendere le lingue bibliche; in
caso di vocazioni tardive, gli studenti ne vengono talvolta dispensati. Notevole è il numero dei
pastori e degli studenti provenienti dal mondo operaio, elemento questo ovviamente positivo.
La vita di tutti gli studenti è
severa, e quindi anche quella degli studenti in teologia, statali o
ecclesiastici. I piani di studio
sono accuratamente programmati, la frequenza di lezioni e seminari è obbligatoria. Non esistono
forme goliardiche, e ovviamente
nessuna forma di contestazione
è possibile: e cosa contesterebbero, del resto, in uno Stato socialista? I più si sposano giovani, a cavallo dei vent’anni. Più
che per lo studio ed eventualmente la famiglia non sembra
esservi posto nella vita de’lo studente tipico della RDT.
Nel programma di visite della
delegazione valdese era stato
previsto un incontro al ministero per gli affari di culto. Il colloquio è stato aperto e franco.
Forse molti lettori del giornale
sanno che recentemente è stata
portata una modifica alla costituzione del partito socialista
unificato (SEDI. È stata riaffermata la piena equiparazione
di tutti i cittadini in conformità
con la costituzione della RDT.
Ma mentre prima questa equiparazione riguardava l’uguaglianza « razziale o nazionale »,
attualmente si parla esplicitamente di « uguaglianza dei diritti dei cittadini indipendentemente dalla loro visione del
mondo e dalla loro confessione
religiosa ». La portata di questa
dichiarazione è stata una delle
domande rivolte ai funzionari
che ci avevano ricevuti.
I rapporti Chiesa-Stato sono
in continua evoluzione ed è diffìcile individuarne la dinamica.
J. Alberto Soggin
Lo Stato interviene in modo
molto rilevante per sostenere le
opere di assistenza della chiesa
(di queste opere scriverà nel
prossimo articolo il past. Franco Sommani). Lo Stato non ha
nazionalizzato i beni della Chiesa, interviene per il restauro
delle antiche cattedrali, ha dato
la sua collaborazione nel 1967 in
occasione delle celebrazioni per
il 450.mo anniversario del sorgere della Riforma. Si usa dire
che si attua una politica di
« comprensione ». Qualcuno prospettava cosi la posizione dello
Stato socialista di fronte alla
chiesa : « Lo stato socialista
mantiene la chiesa come istituzione: ...piacciono ancora le cattedrali, le solenni liturgie, le corali, i trombettieri... è utile la
vostra diaconia... ma non vi occupate d’altro. E cosi, proseguiva un nostro interlocutore « noi
siamo bloccati ». « Lo Stato sopporta una Chiesa, ma quale?
Quella tradizionale che non disturba ».
È evidente che lo Stato vuole
da per se stesso educare le nuove generazioni e in questo campo diviene intransigente : « H popolo dei credenti viva all’interno della Chiesa fino ad esaurimento naturale ».
Però su questo presupposto si
manifesta ora un certo imbarazzo: i cristiani sussistono ancora e non soltanto fra le vecchie
generazioni : « La religione — è
stato affermato ufficialmente —
è frutto di una società ingiusta ». Sorge quindi la domanda :
« Ora che la giustizia sociale è
stata raggiunta, come mai sussiste ancora la Chiesa? » Molti si
pongono anche questo problema: Come mai un così, gran numero di cristiani hanno assunto
nel nostro tempo posizioni rivoluzionarie, e in Europa e soprattutto nel Terzo mondo? Avviene
qualche cosa che non era stato
previsto; certi slogan devono essere abbandonati.
Così come certamente non era
stato previsto, costruendo la
grandiosa antenna televisiva al
centro di Berlino Est, che per
uno strano fenomeno, in certe
ore del giorno, quando risplende il sole, potesse apparire nella
grande sfera centrale dell’antenna, una croce luminosa, ben visibile anche da Berlino ovest.
VALIDITÀ’
DI UN INCONTRO
A TRENT’ANNI DALLA MORTE DI BUONAIUTI
Ricordo di un ospite scomodo
Per altro chi non è ammesso
agli studi in scuole e facoltà statali, ma desidera prepararsi ad
un ministero nella Chiesa, può
frequentare l’istituto ecclesiastico. Gli istituti ecclesiastici sono
a carico esclusivo della Chiesa
ed i loro professori (che portano ufficialmente solo il titolo di
« docenti ») sono pagati dalla
Chiesa con stipendi di poco superiori a quelli dei pastori vaidesi.
Nella RDT due elementi appaiono difficili all’occidentale:
quello dei libri e quello dei viaggi. Mentre le facoltà universitarie ed i loro professori non hanno grosse difficoltà per importare i libri che necessitano (salvo
per le prime le ovvie limitazioni
imposte dai bilanci e dalla disponibilità di valuta estera), gl’istituti ecclesiastici ed i loro docenti possono importare libri solo
in Quantità limitate. Ogni docente, per es., ha una quota annua
di libri che può ricevere da paesi non socialisti, per es. 5 o 10
volumi, quota che non può eccedere. Tale contingentazione : non
ha nulla a che vedere con l’uso
di valute estere: il marco della
Organizzato dalla Libreria
Claudiana e dalla Nuova Corsia,
si è tenuto a Milano il 1° die. un
incontro sul significato della vita
e dell’opera di Ernesto Buonaiuti. Vi hanno partecipato il prof.
Maurilio Guasco dell’Università
di Torino e il prof. Domenico
Màselli dell’Università di Firenze.
Per il prof. Guasco, l’impegno
intellèttuale e umano del Buonaiuti, perseguitato dalle gerarchie ecclesiastiche prima e costretto dal fascismo poi ad abbandonare la cattedra alTUniversità di Roma quando rifiutò il
giuramento al regime, è caratterizzato dalla vocazione all’insegnamento che lo contraddistinse
tutta la vita, sia come docente,
sia, più tardi, come predicatore
itinerante.
Nella vita di Buonaiuti tre furono gli incontri che, in modo
più o meno positivo, lasciarpno
una traccia sul suo pensiero. Con
Romolo Murri da cui, tuttavia,
lo dividevano le profonde perplessità sul fatto che il cristianesimo potesse ispirare una qualsivoglia dottrina politica. Col Loisy, nel 1906, che lo trattò freddamente, ma di cui egli ammirò
sempre le doti di raffinato esegeta pur non condividendone il disinteresse per il destino del cattolicesimo e della chiesa visibile.
Col Tyrel, infine, gesuita inglese
e convertito entusiasta, con cui
si sentì solidale per il misticismo
e Tattaccamento alla Chiesa di
Roma.
Il prof. Maselli si è occupato
invece dei contatti tra Buonaiuti
ed il mondo evangelico, dal 1916
fino alla morte. Esonerato dallo
insegnamento all’Università di
Roma, Buonaiuti venne accolto
dalla Facoltà metodista di teologia. Nonostante la convivenza, a
volte forzata, con le Chiese evangeliche, Buonaiuti continuò a
mantenere contatto con la Chiesa romana e sottolineò sempre i
legami profondi che lo legavano
a questa: la preoccupazione di
Buonaiuti era di non perdere i
contatti con la chiesa visibile intesa come collettività, momento
unico di vita associata antitetico
aH’individualismo. Maselli ha
poi, illustrato l’atteggiamento
crudelmente ambiguo delle autorità fasciste che si servirono di
lui come di una merce di scambio con la Santa Sede durante
le trattative per il Concordato.
Ospite scomodo anche per
gli evangelici, da lui prende le
distanze il moderatore della
Chiesa valdese affermando che
la possibilità di predicazione in
Italia non deve essere compromessa da uno che « non è nemmeno Valdese ».
Forse il vero merito di Buo
naiuti sta nella valorizzazione
della prima riforma anche in
contrapposizione all’ idealismo,
gentiliano e crociano, che aveva
divinizzato l’uomo. L’annuncio
del regno che viene, appare preminente nel pensiero del Buonaiuti, non disgiunto, daH’impegno nella vita quotidiana.
E. G.
Le chiese evangeliche nella
RDT devono dunque affrontare
gravi problemi nel radicale mutamento della situazione politico-sociale, ma nello stesso tempo queste chiese vengono a trovarsi nella possibilità di rinnovarsi profondamente; sono quasi costrette a divenire « chiese
confessanti ». Nella loro cosi
particolare situazione possono
fornire alle chiese dell’occidente
indicazioni quanto mai utili e
valide.
La Chiesa valdese — che nel
corso dei secoli è stata una chiesa minoritaria, sempre perseguitata, una chiesa che non ha mai
avuto « potere » e che in queste
condizioni ha continuato a predicare TEvangelo, non solo per
riformare del continuo la chiesa ma anche per riformare del
continuo la società — diviene
una interlocutrice particolarmente importante per i nostri
fratelli evangelici della RDT. Il
dialogo che si instaura, fraterno
e libero, diviene una ricerca comune di come esprimere e vivere nell’oggi della storia, la fede
in Cristo che — secondo l’espressione del vescovo Albrecht
Schoenherr — è « speranza in
azione ».
Aldo Sbaffi
FERMA PROTESTA DEI BATTISTI ITALIANI
Una visita senza scrupoli
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Mentre governo e Coni si palleggiano la re.sponsabilità di un
rifiuto dell’Italia a partecipare
alla Coppa Davis di tennis, giunge notizia che Dawid Wong,
presidente dell’Alleanza Battista mondiale, si è incontrato, nella passata stagione, con il
dittatore cileno Augusto Pinochet. Il numero di agosto del
« Baptist World », organo d’informazione dell’Alleanza battista, ritrae in prima pagina Wong
e Pinochet che, sorridenti, si
stringono la mano. « L’incontro
— dice la didascalia sotto la foto — è terminato con una preghiera ». La notizia ha suscitato la immediata contestazione
dell’Unione Battista italiana che
ha formalmente protestato, in
questi giorni, contro la visita in
Cile di Wong. Nel comunicato
inviato all’Alleanza mondiale
dall’Unione Battista italiana si
legge, tra l’altro:
« Non possiamo accettare che
si inneggi alla libertà religiosa
là dove la libertà degli uomini
è calpestata e vite umane sono
distrutte. La libertà religiosa,
goduta tranquillamente sotto
una dittatura rischia di trasformarsi in acquiescenza con i suoi
defitti. Nel resoconto della visita è detto che Pinochet ha affer
mato che la vita spirituale è più
importante della vita fisica. Lo
crediamo sulla parola! I massacri compiuti in Cile dimostrano ampiamente in quale poco
conto Pinochet tenga la vita
umana ! ! !
Come cristiani dobbiamo saper distinguere, se non fra governi giusti ed ingiusti, almeno
fra governanti e carnefici, fra
Erode e le sue vittime.
Mentre, come Battisti italiani, ci sentiamo profondamente
umiliati, esprimiamo tuttavia
con forza il nostro totale dissenso e ci dissociamo da questa
azione del Presidente Wong».
Il presidente delTUnione Battista italiana, pastore Piero Densi, ha inviato un télegramma all’Alleanza Battista Mondiale
esprimendo la stessa protesta.
Altri messaggi son stati inviati
alle Unioni Battiate d’Europa
per richiedere la loro ferma presa di posizione contro quella
che,, nel comunicato italiano, è
Stata definita una «esplicita approvazione data dal rappresentante dei Battisti ad un govèrno
violento, repressivo e omidida ».
Non possiam far altro ch,e associarci ai battisti italiani.
G. Platone
3
10 dicembre 1976
UJ L’INNO DELL’AGAPE - 1 COR. 13
Mettere in comune
i doni deiia grazia
« Il Sinodo, dopo la fraterna e profìcua discussione sui
tema fede e poiitica, che ha spinto le varie parti dialoganti ad una maggiore unione e comprensione, invita la Chiesa a proseguire la ricerca del nostro impegno di credenti
nel tempo presente nel confronto del testo biblico di I Corinzi 13». (26/SI/76)
Per dare alle chiese e ai singoli un aiuto nella risposta
a questo deliberato sinodale, abbiamo chiesto al prof. Sergio Rostagno di condurre dalle colonne del nostro giornale una spiegazione dei termini del testo indicato.
Forte e sereno: così si potrebbe chiamare il testo biblico
al quale il Sinodo ha rinviato le
varie tendenze presenti nella
chiesa. L’apostolo Paolo lo compose in greco negli anni 50-55
della nostra era. È noto come
Inno dell’amore o della carità,
perché con questa parola i latini tradussero l’agape di Paolo.
« La carità non verrà mai meno » ; sono parole che tutti ricordiamo.
Per tutti i lettori abbiamo
preparato qualche semplice spiegazione, evitando di proposito il
lungo e impegnativo commento.
Le nostre spiegazioni, come
sempre, partono dalle parole dell’apostolo Paolo, che noi abbiamo da tradurre nella nostra lingua ; a volte una sola parola può
esser tradotta in molti modi,
sicché una traduzione è già sempre una spiegazione. Si pensi all’esempio che abbiamo già fatto: agape, che è una parola greca, è stata tradotta bene con
carità dai cristiani di lingua latina, che di proposito hanno evitato la parola amore (troppo
profano). Purtroppo oggi se sentiamo parlare di carità pensiamo solo all’elemosina. Sant’Agostino aveva precisato che non è
la stessa cosa: lo leggiamo nel
bel testo che riproduciamo qui
accanto e che ha un certo sapore di attualità, anche se non
possiamo fare di quell’antico Padre della chiesa un precursore
di idee sociali moderne.
Abbiamo preferito, quanto a
noi, lasciare la parola agape cos?i come stava, primo perché tutti oggi la capiscono, essendo entrata abbastanza nell’uso comune, almeno di noi protestanti
italiani. E poi perché Paolo stesso spiega che cosa vuol dire.
Per comprendere in generale
I Corinzi si confrontano l’uno
con l’altro. Tutti hanno qualche
cosa da dire o da fare per la
comunità. Tutti fanno o dicono
qualche cosa in nome di Dio,
come una manifestazione dello
spirito che li pervade. Confrontando gli uni con gli altri questi doni dello spirito, sono portati a contrapporli l’uno all’altro ed anche a cercare i doni
maggiori in una specie di gara
spirituale. Le cose andrebbero
meglio, pensa l’apostolo Paolo,
se i Corinzi invece di rincorrersi a vicenda, mettessero il dono
di ciascuno a disposizione di
tutti gli altri. I doni sono dati
non per un trionfo personale,
ma per il servizio comune e reciproco.
Paolo ragiona in vista della
edificazione della comunità; perciò stabilisce un rapporto tra i
vari doni spirituali o, per usare la sua stessa parola, i carismi, cioè i doni della grazia.
Questo rapporto, che è un passo avanti rispetto al precedente
individualismo, si chiama agape
(I Cor. 12: 31 b). Pensiamo ad
un’altra situazione dello stesso
genere sempre nelle lettere di
Paolo : « Se c’è un appello in
Cristo, un incoraggiamento nell’agape, una comunione nello
spirito, uno slancio di affezione
e di compassione, allora rendete
piena la mia gioia vivendo in
pieno accordo. Abbiate la stessa
agape, lo stesso cuore, non fate
nulla per rivalità o gloria personale, ma, con umiltà, considerate gli altri superiori a voi stessi, e fate questo gli uni e gli altri. Ciascuno non guardi solo le
cose sue, ma abbia riguardo a
quelle degli altri. Comportatevi
tra di voi come si comporta chi
è in Cristo Gesù... ». Segue, co
me tutti sanno, l’inno di Cristo:
Filippesi 2: 1-11. All’inno di Filippesi che parla di Cristo in
I Cor. 13 corrisponde in un certo modo l’inno dell’agape.
Ciò che l’agape non è
a) Anche se parlassi le lingue degli uomini e quelle degli
angeli : la cosiddetta glossolalia è
un fenomeno molto frequente
nei culti, anche pagani, dell’epoca di Paolo. Nel culto cristiano
viene interpretata come manifestazione spirituale. Questo fenomeno è molto interessante, perché dalla bocca del glossolalo
non escono suoni e gorgoglìi
senza senso : cosi, il fenomeno
può esser giudicato da un osservatore superficiale. E non è neppur vero che il glossolalo parla
delle lingue straniere che esistono, ma che lui non conosce.
In realtà la glossolalia si esprime mediante suoni del tutto
ignoti e quindi incomprensibili,
però pretende di essere lingua,
cioè lingua di una realtà diversa, di un mondo completamente
nuovo e opposto al mondo che
noi conosciamo. Qui sta la sua
importanza, ma se essa è semplicemente evasione dalla realtà,
cioè se manca di agape, è inutile.
Troviamo qui la parola agape,
già ben nota ai Corinzi, perché
adoperata' nella Bibbia che Toro
usavano (Antico Testamento),
oltre che, naturalmente, da Paolo. Che cosa significa questa parola? Lo vediamo appunto in
questi versetti, dove l’apostolo
prima ci dice quello che l’agape
non è, poi quello che è, in modo
che alla fine il senso della parola si chiarisce da sé.
Il rame risonante è il gong. Il
cembalo è uno strumento simile
ai piatti, nella banda municipale. Ambedue gli strumenti venivano usati nei culti, accompagnando la gioia e l’entusiasmo.
b) La profezia è un altro
dei doni spiritOali noti si Corinzi. Sui misteri leggi al cap. 2,
vers. 6 e seguenti ed al cap. 15,
vers. 51. La scienza (gnosi in
greco) è la sapienza spirituale;
ma qui ingloba tutto, anche le
conoscenze ’scientifiche’ attuali,
che senza la carità, portano a
fenomeni come Seveso.
c) Fede: è la prassi miracolosa. Vedi Marco 11: 23. Paolo
usa l’espressione, che troviamo
anche in Marco, piuttosto nel
senso dell’impossibilità paradossale.
Ma c’è anche una prassi non
miracolosa, una prassi ’eroica’.
a) consumare interamente i
propri averi (dandoli, se si vuole, ai poveri). È il dono totale
degli averi;
b) dare il proprio corpo (dono totale di sé ) :
— ad essere arso : usanza praticata ancor oggi come segno,
testimonianza. (Casi in Vietnam, Usa, Cecoslovacchia, Germania democratica). Casi non
molto diversi accadevano nel
mondo antico;
— per gloriarsene. In molti
importanti manoscritti la parola kautesomai (affinché io sia
bruciato) non e’è, ma c’è kauchesomai (affinché me ne glori).
La maggioranza degli studiosi
che fanno parte della commissione mondiale (ce n’è una sola,
ecumenica) che cura il testo del
Nuovo Testamento pensa che
questa sia la lezione originale.
Il senso è; se anche dessi il mio
corpo, per uno scopo di edificazione personale, non ci guadagnerei niente, se mi manca l’agape. Ma allora che cosa vuol
dire : dare il corpo? Non sappiamo bene. Alcuni si vendevano
come schiavi per poter soccorrere altri infelici con i soldi della vendita ; ma è difficile che ima
simile azione potesse apparire
priva di carità a Paolo. Forse
proprio per l’incertezza di queste supposizioni qualche antico
editore ha sostituito kauchesomai con kautesomai.
Infine, ed è questo il senso più
probabile, esiste anche un modo corretto, non egoistico, di
’gloriarsi’: si vedano i seguenti
passi : I Cor. 1: 31 ; 2 Cor. 8: 24 ;
Filipp. 2: 16; I Tessalon. 2: 19;
2 Tessalon. 1: 4. Paolo allora direbbe : se qualcuno dà il proprio
corpo per fare qualcosa di spiritualmente valido, ma lo fa senza agape, cioè allo scopo di farsene un merito e basta, allora il
gesto non serve a niente (vedi
appunto in questo senso la citazione di Agostino). Non c’è nulla che sia spiritualmente valido
in sé.
Prendendo gli esempi più alti
che poteva trovare, tanto nella
teoria quanto nella prassi, Paolo fin qui ci ha detto che cosa
l’agape non è. Non si tratta di
contrapporre teoria e preissi, si
tratta di vedere che cosa li regge ambedue.
Sergio Rostagno
I lavori del
Congresso FGEI
Al centro giovanile battista di
Santa Severa sono in corso i lavori del Congresso della Federazione Giovanile Evangelica
Italiana, a cui partecipano 53
delegati e 100 osservatori. A dirigere i lavori quale presidente
dell’assemblea è stato eletto
Giorgio Gardiol. i
Nel corso dei lavori è stata
accolta all’unanimità la domanda di adesione delle comunità
di Pozzuoli e Soccavo. I lavori
sono organizzati in quattro commissioni per lo studio dei rapporti ecumenici, della questione
giovanile, dei rapporti chiesaproletariato e dei rapporti col
cattolicesimo.
Alla prima giornata di lavoro
era presente il Moderatore della Tavola Valdese pastore Aldo
Sbaffi che ha portato all’assemblea il saluto ed ha espresso la
solidarietà della Tavola.
I punti più vivaci del dibattito sono quelli che riguardano la
questione politica e il ruolo della EGEI in Italia, così, pure è
assai attesa la Tavola rotonda
che si terrà presso la Facoltà
Valdese di Teologia a Roma, di
cui riferiremo ampiamente nel
prossimo numero.
Vi è anche molta attesa per
le elezioni del nuovo Consiglio
FGEI, in quanto degli attuali
componenti due sono dimissionari e tre scadono per aver compiuto il loro servizio con gli anni previsti dai regolamenti.
Questo Congresso di Santa
Severa è dunque chiamato a nominare praticamente nella totalità il Consiglio che porterà
avanti il lavoro giovanile in Italia nei prossimi anni.
Giustizia e Uguagiianza
sono ia vera verità
...Tutto ciò che amiamo per nutrircene, lo amiamo per distruggerlo e per rifarcene. Sarebbe così che bisogna amare gli uomini,
come se dovessero essere distrutti? C’è un altro amore, amore di
benevolenza, che ci porta infine a favorire quelli che noi amiamo.
— Ma se non c’è niente in cui possiamo favorirli? — Da sola la benevolenza contenta chi ama.
Infatti, non dobbiamo augurarci che ci siano dei disgraziati
perché ci permettano di compiere opere di misericordia. Tu dai de!
pane a chi ha fame; ma meglio sarebbe che nessuno avesse fame
e che tu non dessi a nessuno. 'Tu vesti chi è nudo: magari fossero
tutti vestiti, e non ci fosse tale necessità! Tu seppellisci chi è morto: venga finalmente la vita, in cui nessuno muore! Tu metti d’accordo le parti in lite: regni finalmente la pace eterna, la pace di
Gerusalemme in cui nessuno è in disaccordo! Tutti questi servizi,
difatti, rispondono a delle necessità. Sopprimi gli infelici: saranno
finite le opere di misericordia. — Saranno finite le opere di misericordia: si spegnerà dunque il fuoco dell’amore? — L’amore che
porti a un essere felice, che non puoi favorire in niente, è più autentico; quest’amore sarà più puro, e ben più franco. Poiché se tu
favorisci un infelice, forse desideri innalzarti di fronte a lui, e vuoi
che sia al disotto di te chi ti ha provocato a fare del bene. Egli s’è
trovato nella necessità; e tu lo hai fatto partecipe delle tue risorse.
Poiché tu lo hai favorito, sembri in qualche modo più grande di
lui, il beneficato. Augurati che sia uguale a te: insieme siate sottomessi a Colui che non può essere il beneficato di nessuno.
AGOSTINO
Sulla prima epistola di San Giovanni, trattato 8, n. 5 (P. L. 35,
2038-9). Da H. de Lubac, Cattolicismo, gli aspetti sociali del
dogma. Roma 1948.
Dalle chiese
ROMA
Uno sguardo sul decorso anno ecclesiastico ci ha portati ad
una valutazione autocritica così
formulata nella relazione annua:
« abbiamo vissuto nella linea
del mantenimento delle posizioni raggiunte e non sulla frontiera in cui la nostra fede dovrebbe affrontare la quotidiana verifica nell’impatto con la realtà
travagliata del momento in cui
viviamo; pertanto apre un punto interrogativo circa il significato della nostra presenza nella
città, ma fino a quando non si
riuscirà ad individuare cori chiarezza un settore specifico in cui
impegnarsi ed una qualche azione da condurre, sperimentare
nuove forme di impegno pur di
fare qualcosa sarà solo un alibi
per la nostra coscienza ecclesiastica ».
Sembra interessante citare
peraltro, nel quadro della nostra presenza nella Capitale, le
riunioni mensili di studio biblico in comune con credenti della Chiesa cattolica. La presenza
di numerosi partecipanti qualificati e preparati ha consentito
di realizzare sempre dei momenti di vero incontro spirituale in un significativo reciproco
confronto con la Parola di Dio.
Questi incontri hanno tra l'altro
originato la richiesta, da parte
di religiosi cattolici e degli studenti del gruppo di indirizzo sociologico presso la scuola media
M. L. King, di intervento del nostro Pastore per un più approfondito chiarimento del pensiero protestante nel quadro dell’attuale momento.
Il Gruppo giovanile ha condotto con impegno la sua attività
di ricerca su problemi di attualità quali la predicazione alla
radio, con l’esame di alcuni tra
i sermoni più contestati; la dichiarazione sull’etica sessuale;
la liberazione della donna; l’attualità e la problematica della
« Sola Scriptura » secondo l’ope
Gxorgio Bouchard/R. Turinetto
L’«altra chiesa» in Italia;
gli evangelici
pp. 144, L. 2.200
Per conoscere dalTinterno le « altre » chiese evangeliche, per comprendere qual è la matrice comune che
ci unisce.
Un libro che esce al momento giusto.
R. E. Clements
Un popolo scelto da Dio
Guida alla lettura del Deuteronomio
pp. 96, L. 1.800
Alla scoperta della più grande riforma religiosa e sociale dell’antico Israele.
CLAUDIANA - 'Via Principe Tommaso, 1 - 10125 Torino
c.c.p. 2/21641
ra del Prof. Subilia edita dalla
Claudiana. Pur non aderendo alla FGEI, i giovani ne hanno seguito con particolare attenzione
la problematica.
Sempre intensa l'attività dell’Unione Femminile nell’ambito
della Chiesa e fuori.
Il numero dei membri comunicanti è ora di 356 di cui 131
elettori.
Finanze: pur avuto presente
che il 60% dei membri di chiesa
contribuenti è formato da pensionati ed il 35% da impiegati a
reddito fisso, la Comunità ha risposto con senso di responsabilità alle, necessità dell’Opera.
Campo cadetti
a Rocca di Papa
Dal 26 al 31 dicembre si terrà
presso il Centro Evangelico Battista di Rocca di Papa un Campo cadetti per ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 15 anni.
Il programma prevede studi
biblici, giochi, passeggiate, incontri con i ragazzi del paese.
La quota di iscrizione è di
L. 16.C00 e le iscrizioni si chiudono il 20 dicembre. Rivolgersi
al direttore del Centro; Luca
Negro, Centro Ev. battista. Campi di Annibaie, 00040 Rocca di
Papa. Tel. 06/9499014, 6791320.
PALERMO
Domenica 12 dicembre sarà
battezzato il piccolo Alexander
di Cornelia e Salvatore Ferri,
mentre Paola Carra in Molinari,
Pietro Molinari, Lorenza Pollicino, dopo aver seguito un corso
sulla fede evangelica, confesseranno la loro fede evangelica durante il culto del 26 dicembre.
La loro domanda di far parte della nostra comunità è stata esaminata e accettata nel corso di
un colloquio che il Consiglio di
chiesa ha avuto con loro.
• All’età di 94 anni il Signore
ha chiamato a sé la sorella Concetta Di Santo ved. La Fata. Credente fervente ha lodato il Signore sino alla fine del suo terrestre cammino.
• Grandi lavori attorno a tutto
lo stabile sono in corso per eliminare l’umidità dal salone. La
gradinata d’accesso al tempio
(danneggiata durante la guerra)
è stata completamente rifatta.
Contiamo terminare al più presto questi lavori.
• Il Consiglio di chiesa, d’accordo con la Commissione distr.,
ha fissato per il 16 gennaio 1977
un'assemblea di chiesa per la riconferma del pastore che nel ’77
termina il settennio.
4
10 dicembre 1976
A CURA DELLE UNIONt FEMMINILI
VALDESI E METODISTE
Africa: problemi.
Conoscere l'Africo
Joseph Kotsokoane, ministro
dell'educazione del Lesotho, in una tavola rotonda promossa dalrUnesco nel giugno scorso, ha espresso alcune riflessioni: "Il
mondo, e l'occidente in particolare, — ha detto — ignora i problemi, le necessità, le aspirazioni
dei paesi in via di sviluppo. Bisogna che chi desidera aiutarci conosca la nostra realtà. In una
riunione dei capi di governo del
Commonwelth il primo ministro
di una nazione amica mi ha detto: 'Amo il vostro paese e il suo
presidente'. Questo è bello! Ma
il Lesotho non ha un presidente.
Il Lesotho ha un re!".
Certamente bisogna porre termine all'ignoranza sul mondo africano, sulle diversità dei suoi
numerosi popoli e delle sue svariate culture. Per questo ci vuole una migliore informazione trasmessa possibilmente da fonti
africane.
Ma può esistere cultura, informazione là dove non c'è libertà?
L'Africa è decisa a raggiungere
la sua totale emancipazione politica a qualsiasi prezzo. È inconcepibile che una minoranza di
250.000 bianchi possa opprimere
6 milioni di africani nello Zimbabwe (Rhodesia) e che i non bianchi del sud-Africa siano degli
stranieri nel loro proprio paese.
Ma accanto a questa Africa ancora in sofferenza e per cui l'occidente deve dire mea culpa, c'è
un'Africa nuova ora libera, alla
quale è anche doveroso che facciamo attenzione, non paternalisticamente, ma fraternamente,
perché essa ha qualche cosa di
specifico e di importante da dirci. Ci fa pensare all'albero di cui
parlava Giobbe: "Per l'albero c'è
speranza; se è tagliato rigermoglia e continua a mettere rampolli. Quando la sua radice è invecchiata sotto terra, il suo tronco muore nel suolo, ma a sentir
l'acqua rinverdisce e mette rami come una pianta nuova" (Gb
14: 7-10).
II razzismo, nella storia dell’occidente, è certamente legato
allo sviluppo del capitalismo e
deirimperialismo. Si è proposto
e si propone come ideologia intesa a legittimare la discriminazione, la segregazione o addirittura la soppressione delle razze
inferiori solo perché dominate
contro ogni principio di uguaglianza e contro la coscienza dei
popoli. Dopo essere stata una
prassi istintiva che esprimeva Io
spirito di sopraffazione del più
forte sul più debole, ha tentato
perfino, nel corso del XIX seco
lo la loro più allucinante perversione nel nazional-socialismo
tedesco. Tuttavia il razzismo è
duro a morire. L'apartheid sudafricano, il disperato razzismo
rhodesiano sono una dimostrazione estremamente drammatica
di questa sopravvivenza. Ma vi
è certo un razzismo meno rozzo, più sottile e profondo di cui
la nostra cultura occidentale è
tuttora permeata.
Ancora oggi in condizioni di
inferiorità civile i negri d’America e quelli di molti paesi dell’Africa sono costretti a riven
condizione del negro americano,
la raccolta di liriche Amore e
Qdio di poeti negri esalta sentimenti universali, quali l’amore
e la carità, comuni a tutti gli
uomini al di là delle differenze
di razza o di colore della pelle e
lancia appelli e ammonimenti al
fratello bianco ricordandogli che
prima o poi la giustizia divina
chiederà conto delle colpe commesse:
Fratello, vieni!
E andiamo verso il nostro Iddio.
«Negritudine»
lo una sua sistemazione ideologica attraverso le teorizzazioni
sulla ineguaglianza delle razze di
un Gobinau o di un Chamberlain cui dovevano involontariamente dare fiato, sul finire del
secolo le teorie evoluzioniste di
Darwin. Il crollo del sistema coloniale, l’emergere delle individualità nazionali ha recato un
colpo assai duro a quelle ideologie razziste che avevano trova
La donna nel villaggio e nella chiesa
Intervista di Franco Davite a Elise Irèle
— Si può parlare di evoluzione femminile negli Stati deU’Africa Equatoriale?
Certamente. Lo stesso « vento di evoluzione» che ha soffiato e continua a soffiare in Europa, soffia anche in Africa e
nel Ghana. Nel nostro paese abbiamo donne avvocato, medico,
insegnanti; alcune sono impegnate nella chiesa come pastore,
altre lo sono nel campo politico!
Il commercio è in buona parte
in mano femminile, le piccole
botteghe nei villaggi, i grandi
maga^ini nelle città. Il salario
femminile, contrariamente a
quanto succede in paesi europei,
a parità di lavoro è uguale a
quello maschile.
— Quando ha preso uno slancio decisivo questa evoluzione?
— L’evoluzione è stata molto
lenta fino al momento dell’indipendenza. La politica coloniale
peva creato in noi un senso di
inferiorità, perché eravamo obbligati a trascurare, quasi a disprezzare la nostra cultura africana per meglio accettare quella occidentale. Dal giorno in cui
siamo diventati indipendenti, le
cose sono cambiate radicalmente. Abbiamo potuto entrare in
contatto con gli altri paesi,
scambiare le idee corj il resto
del mondo, scegliere la nostra
strada confrontandoci con tutti.
— Quali condizioni hanno
creato questo cambiamento?
— Oltre all’evolversi della situazione generale, l’educazione e
l’istruzione rappresentano i due
grandi fattori che hanno modificato la situazione della donna:
hanno trasformato la mentalità
della gente e superato il vecchio
preconcetto che negava l’utilità
di darle una istruzione. Il grande sforzo che governo e chiese
compiono in questo campo rappresenta veramente uno strumento di liberazione umana insostituibile.
— II cambiamento della condizione femminile è limitato alle città o è anche diffuso nei villaggi della savana e della foresta?
— Pino all’indipendenza la
condizione della donna nei villaggi era ancora peggiore che
nelle città, per il fatto che i vecchi pregiudizi erano più forti nei
villaggi e anche a causa di una
discriminazione assai pesante
fra città e villaggi. Dall’indipendenza le cose stanno cambiando : per es. lo sforzo di rivalutare i valori africani favorisce
la gente dei villaggi. Questi valori, andati perduti nelle città o
per lo meno deformati, nei paesi si sono conservati intatti.
Perciò siamo stati obbligati ad
andare a cercare i modi di vivere e di pensare tipicamente ghaniani nella savana e spesso sono
le donne anziane ad aver per
messo di ritrovare le vecchie
tradizioni. Così le donne dei villaggi, che fino ad ora erano le
ultime nella vita del paese, si sono trovate in primo piano.
— missioni prima, le chiese africane oggi, hanno un ruolo in questa evoluzione?
— Senz’altro. Già nel periodo
coloniale le missioni avevano
raggiunto tutti i villaggi e gettato le basi di quella che è stata l’evoluzione attuale con una
campagna di alfabetizzazione capillare, con i centri medici sparsi dappertutto, con il rispetto
dei missionari per la nostra cultura africana. Nel vicino stato
del Togo sono stati i missionari
tedeschi, nella metà del secolo
scorso, a raccogliere le tradizioni africane e a conservarle
nei libri usati nelle scuole missionarie. In questo modo hanno
salvato una parte molto preziosa del nostro patrimonio culturale. Sono anche state le missioni a creare la scrittura di tutte
le nostre grandi lingue e di molti dialetti. Questo ha permesso
ai cristiani di leggere la Bibbia,
ma anche di rafforzare la nostra cultura africana.
Nel campo della liberazione
della donna, le chiese sono attive con il loro sforzo di scolarizzazione, con i corsi di economia domestica, cucito, igiene,
puericoltura, con i centri medico-pedagogici dedicati soprattutto alle donne che hanno bambini piccoli. Il posto delle donne
nella chiesa (insegnamento, consigli di chiesa, pastorato) è un
altro elemento promozionale per
tutte.
— Hai parlato di rivalutazione
delle tradizioni africane. In campo cristiano non rischiamo di
essere un elemento frenante
piuttosto che promozionale?
— Sappiamo che nella tradizione africana il ruolo della donna è quello di « guardiana del
focolare ». Ma dietro al ruolo
che gli uomini attribuiscono alla donna c’è ora una donna diversa che si è conquistata una
posizione nella chiesa come nel
villaggio. Questo fatto risale nella tradizione africana e lo si ritrova per es. nella figura della
regina-madre. Essa non governa e non siede nel consiglio reale; ma il re o il capo tribù non
può essere incoronato senza il
suo accordo finale e decisivo.
Con queste tradizioni non è
quindi difficile alla donna ghanese di raggiungere ufficialmente quelle posizioni che si era, di
fatto, già conquistate attraverso i secoli.
— Quali obiettivi pensi si debbano ancora raggiungere?
— Sul piano legale mi sembra che la posizione della donna, almeno nel Ghana, sia sod
disfacente. Naturalmente non
tutte le possibilità sono state
realizzate. Per es. penso che
debba aumentare nel prossimo
futuro il numero delle donne
impegnate nei vari settori della
vita del paese; penso che il problema attuale non tocchi tanto
le leggi quanto le persone : occorre che le leggi riconosciute
penetrino nelle coscienze delle
persone.
Elise Irèle
Elise Irèle, cittadina della Repubblica del Ghana, segue un
corso di perfezionamento nella
Università di Gmevra. È stata
traduttrice per il Consiglio della CEvAA nella recente riiin'one
a Porto Novo nel Bénin.
dicare con forza l’effettiva liberazione, unendo la loro causa a
quella di tutti i popoli in lotta
contro ogni sopravvivenza del
razzismo e del colonialismo.
L’attuale assetto del mondo,
nato dalle sconfitte inflitte al
colonialismo dai popoli divenuti
coscienti della falsità del mito
deU’eurocentrismo e liberi artefici del proprio destino, è tuttavia costretto a tener conto di
questa rivendicazione. La presa
di coscienza politica delle razze
discriminate si traduce in rivendicazioni delle proprie origini
culturali e nel tentativo di esprimerle al livello artistico e letterario in modo autonomo. Movimenti e documenti di questa riscossa raggiungono la nostra coscienza di occidentali e la mettono in crisi. In America il Black
Power, nato dalla coscienza dellà emarginazione associata al
progressivo immiserimento delle
masse di colore, nonostante gli
errori di strategia commessi e
le tendenze estremistiche, tenta
una risposta rivoluzionaria a una
delle fondamentali contraddizioni del sistema americano. Nel
Manifesto del Black Power, Stokely Carmichael rivendica il rispetto e la salvaguardia della
civiltà propria della minoranza
di colore in modo che il negro
si svincoli totalmente dalla guida del bianco e riacquisti, in
piena autonomia con le sue uniche forze, la dignità di uomo.
Document ) emblematico della
Donne al mercato a Lomé
(Togo).
(Foto Davite)
Cinema africano
Il cinema africano è giovane,
il primo film data del 1955. Spesso è cinema di avanguardia e vi
ricorrono temi sullo sradicameli
to nel mondo occidentale o di
accusa alla società tradizionale.
Il film del nigeriano Mustafa Alassane « Il ritorno dell’avventuriero » esprime il trauma culturale che si crea in giovani contadini che si identificano con i
cow-boys dei western di cui FAfrica è invasa. Il mauritano Med
Hondo si dedica ai traumi psi
cologici degli africani che vivono in Francia. In altri affiora la
solitudine, il desiderio di conservare l’identità contro l’aggressione delle culture straniere, oppure la critica alla società
tradizionale.
In settembre a Bordighera c’è
stata una settimana del film africano, come già c’era stata a Parigi, e sono stati girati film recentissimi (dal ’72 al ’76) tutti
su problemi cruciali.
E quando siamo in piedi di
fronte a Lui
Dirò:
« Signore, io non odio.
Sono odiato.
Non frusto nessuno.
Sono frustato.
Non bramo terre.
Le mie terre sono bramate.
10 non derido nessuna gente,
La mia gente è derisa ».
E tu, fratello, che cosa dirai?
(J. S. Cotter Jr.)
Oppure canta la rivolta e invita a « colpire il nemico » fino
al limite delle proprie forze;
poiché, come canta Giade Me
Kay, dal momento che la sorte
è segnata per la gente di colore
è più umanamente dignitoso morire combattendo.
A testimoniare il consolidarsi
di questo nazionalismo africano,
le cui principali correnti hanno
travolto il colonialismo e l’imperialismo negli anni ’60, stanno
numerose raccolte di poesia. Una
poesia amara che spesso recrimina sul fatto che il bianco, in
Africa, non abbia saputo imparare né insegnare la grande lezione della fratellanza umana. I
governanti europei, interessati
soltanto allo sfruttamento delle
risorse naturali ed umane dell’Africa, non hanno avuto occhio
ai valori fondamentali che costituiscono il nucleo vero della
esistenza umana.
In Poesia africana in rivolta
noi troviamo canti come quello
di A. A. Neto contro il colonialismo, che esprime nel ritmo delle poesie popolari angolane il legame con la propria terra e i
propri avi. I figli d’Africa, travagliati dalle lotte continue contro il colonialismo e da secoli
di sfruttamento, eppure animati dalla fiducia in un futuro di
libertà e di uguaglianza sociale,
dovranno unirsi in una lotta fraterna contro gli oppressori. Il
coraggio e la forza di opporsi
verrà loro perché sono « sanguinanti di dolore, fame, ignoranza,
disperazione, morte » e « germoglianti sotto il sole della speranza » e della fiducia nella vitalità
uell’Africa.
In Poesia d'Africa s’impone la
lirica di Sédar Senghor con il
suo ritmo martellante, quasi ossessivo, ricchissimo di motivi indigeni, di richiami all’antichissima civiltà africana, ai suoi riti,
alle sue tradizioni tribali. Ma al
tempo stesso la poesia di questo
senegalese si alimenta dei motivi dell’avanguardia europea vivendo in questo contrasto violento ma efficace che accomuna
le complesse ricerche di stile
della tradizione europea coi ritmi del canto popolare del popolo negro.
E insieme a lui anche Léon G.
Damas sente la negritudine come bisogno di risalire alle origini, di recuperare intatta la sua
esperienza di nero non corrotta
dai bianchi. E infine l’eco di una
speranza, anzi di una certezza,
emerge dai versi di Bernard B.
Dadié, un poeta della Costa d’Avorio:
Asciuga le tue lacrime. Africa!
A te ritornano i figli
attraverso bufere e tempeste
di pellegrinaggi infecondi
una celebrazione del ritorno di
tutti i figli d’Africa, dopo la tempesta delle lotte e gli inutili esigli di terra in terra.
11 dolore è finito, ora si devono realizzare tutti i sogni e le
speranze dei neri.
Grazia Sbaifi
5
10 dicembre 1976
ágenze e speranze
Due volti della donna africana
Per lungo tempo usi e tradizioni sono stati ostacolo allo sviluppo della donna africana, perché essa molto tardi è stata autorizzata ad andare a scuola e
questo l’ha legata a tradizioni
che non sono state tutte benefiche per lei. Ma da quando i tempi sono mutati e i paesi africani
hanno cercato di tracciare il loro proprio cammino, anche le
donne hanno preso coscienza del
posto che è loro riservato nella
società.
In certi paesi dell’Africa gruppi di donne intrapprendenti si
preoccupano di incontrare le loro sorelle delle campagne per riflettere insieme sulla situazione e
diventare donne adulte e responsabili. Spesso organizzano seminari interafricani o nazionali, su
temi di ordine politico, economico, sociale. Nelle campagne molte donne analfabete seguono corsi di alfabetizzazione, igiene alimentare, economia e pianificazione familiare, farmacopea africana, educazione civica, ecc.
Accanto ai movimenti nazionali vi sono movimenti femminili
confessionali, dove le donne si
riuniscono per studiare la Bibbia ed essere illuminate dall’Evangelo. Avendo capito che possono essere coinvolte nella chiesa in altro modo che ornando il
pulpito o preparando i pasti per
le feste, esse si affermano sempre più nelle assemblee. Anche
se le vocazioni al pastorato sono
ancora timide, ci sono già al lavoro nella chiesa delle evangeliste e delle animatrici sociali. Organismi come la CETA (Conferenza delle chiese di tutta l’Africa) e il COE (Consiglio Ecumenico delle Chiese) promuovono
incontri per aiutare le donne a
riunirsi e ne cito due ai quali ho
partecipato personalmente: nel
1971 un seminario ha riunito a
Lomé (Togo) una cinquantina di
africane di varie chiese, intorno
al tema: « Il compito della donna nella chiesa e nella società ».
Nel 1973, si sono invece riunite
delle giuriste africane a Accra
(Ghana) per studiare i problemi
relativi alla posizione giuridica
della donna africana, cui nessun
diritto era riconosciuto nella so- .
cietà tradizionale. Sono state
prese delle risoluzioni specialmente sulla questione della dote
e sulle cerimonie della vedovanza (in certi paesi africani la vedova subisce atroci sevizie al momento della morte del marito),
sul diritto di eredità, il consenso
dei futuri sposi al matrimonio,
eccetera.
Oggi ancora molte donne africane tornano ad apprezzare i
vecchi sistemi di vita, soprattutto in questo momento in cui si
parla di ritorno all’autenticità a
ogni livello. Ma il dramma delle
donne africane (parlo di quelle
che hanno avuto il « privilegio »
di accedere all’istruzione) è che
troppo a lungo son state condizionate a pensare come donne
occidentali, perdendo la loro personalità e adottando atteggiamenti e stile di vita occidentali.
Sono particolarmente desolata
quando penso che certe africane
vanno ancora a cercare nei negozi prodotti per schiarire la loro pelle. E che dire delle parrucche bionde quando i capelli neri,
crespi, intrecciati con arte, danno loro un tono più dignitose
Per troppo tempo la donna africana ha pensato che fosse segno
di emancipazione nutrire il proprio bebé con farine comprate
nelle farmacie o sé stesse con
prodotti importati dai paesi dei
« bianchi », mentre le terre africane non chiedono che di essere
coltivate per produrre. Fortunatamente anche in questo campo
non mancano iniziative in diversi paesi: il centro orto-frutticolo
di Quando, nel Bénin (ex Dahomey) fa ricerche per una alimentazione equilibrata su prodotti
locali. Le ragazze vengono a farvi dei corsi, aTa fine dei quali
tornano nei villaggi a insegnare
alle altre donne quello che hanno imparato di giardinaggio, allevamento, igiene, puericoltura.
Anche altre pratiche sembrano
ritardare la donna africana: per
es. le ragazze accettano di essere
dotate a caro prezzo per sentirsi
« importanti »... Alla fine si ritro
vano schiave e maltrattate dai
mariti. Ma si può biasimare quel
marito che essendosi indebitato
per pagare la dote, si vede poi
molestato dai creditori? Ora,
qual’era il senso originale della
dote? Generalmente aveva un carattere simbolico di scambio,
non necessariamente economico,
fra le due famiglie e segnava una
tappa importante nella vita dei
futuri sposi. La comparsa delle
monete occidentali ha sconvolto
il senso profondo di questa pratica. Da allora la dote si è « commercializzata » e la ragazza è diventata una vendita al più ricco
offerente.
Un tempo il costume esigeva
per il matrimonio la verginità
della ragazza che era un punto
d’onore per la famiglia della sposa. D’altronde le ragazze erano
educate in conseguenza. Forse
non tutte vi arrivavano, ma in
Yvette Aklé
{continua a pag. 8)
Yvette Aklé è nata nella Repubblica popolare Bénin ( ex Dahomey) nell’Africa ocidentale. Vive
a Parigi col marito che lavora
negli uffici della CEvAA. Ha 4
bambini, tra gli 8 anni e i 18
mesi e si interessa vivacemente
alle questioni sociali del suo
paese.
Nella lotta per un domani migliore la donna africana deve cercare se stessa rifiutando di valorizzare altre culture a spese della cultura africana.
Una chiesa cerca la sua strada
— Anni fa sei stata in Africa
con tuo marito e i vostri figli:
quale regione abitavate?
— Abbiamo trascorso 3 anni
nello Zambia (che allora era ancora la Rhodesia del Nord). Mio
marito aveva la responsabilità
di un distretto della Chiesa Evangelica del Barotseland. Ci
trovavamo lungo lo Zambesi,
non lontano dalla frontiera con
l’Angola, in una zona molto isolata. Ci volevano 9 ore di barca
per raggiungere il piccolo capoluogo ! La nostra vita, come
quella della popolazione locale.
Fra medici e stregoni
£
'‘•’’iC
I
In vaste regioni del continente africano l’assistenza sanitaria
come l’intendiamo noi è ancora
sconosciuta. Si capisce perciò
che abbia avuto e abbia tuttora
tanto peso lo stregone che, con
le sue conoscenze segrete, approfittando del’ignoranza e della superstizione, domina il villaggio,
la società tribale. Capace di aiutare in molti casi i malati, se ne
serve spesso come mezzo di potere, tanto più pericoloso in
quanto è sacralizzato: la gente
lo considera prezioso e- temibile,
perché in rapporto diretto con le
forze divine operanti nella natura.
Ecco perché uno dei punti nevralgici dell’azione missionaria è
stata l’attività sanitaria: si trattava non solo di lenire una immensa sofferenza, ma di attaccare in uno dei suoi massimi punti
di forza, il paganesimo. Come la
predicazione profetica di Israele, così l’Evangelo ha « profanato », laicizzato, la sacralità della
natura. Il suo annuncio, accompagnato dall’azione sanitaria, ha
negato che ci fossero potenze sacre nella creazione.
Non è tutto oro quel che riluce, però. Certo, la medicina, la
chirurgia, l’igiene bianca hanno
cambiato molte cose in vaste, zone ed è uno dei pochi aspetti in
cui la nostra qualità di vita può
presentarsi a modello. Tuttavia
fra gli africani in cerca della loro identità è in atto anche in
questo campo una riflessione critica: accanto al bene che ha portato, in che misura la colonizzazione ha orgogliosamente tranciato le radici di una millenaria
cultura con le sue caratteristiche? L’attacco al pre-potere del
medico-stregone e al paganesimo
superstizioso sul quale si basava,
è stato liberatorio. Ma non è stato negativo il taglio decisivo con
la medicina indigena? Questa
fa parte di tutta una visione della vita, di un rapporto organico
e profondo dell’uomo con la natura, che la civiltà industriale ha
largamente perduto.
Non si tratta di un’affermazione puerile di identità quando gli
africani, come rivendicano la
propria cultura, la propria lingua, rivendicano la propria medicina indigena.
Inoltre anche gli africani si accorgono dei danni del comunismo. I più avvertiti vedono benissimo che l’industria farmaceutica bianca non produce soltanto farmaci benefici, ma è anche un’impresa di profitto di dimensioni enormi, assetata di
sempre nuovi e più vasti mercati. Sicché in misura crescente si
chiedono perché dovrebbero, a
caro prezzo, arricchire le multinazionali farmaceutiche anziché
avviare in loco uno sfruttamento
più razionale della ricca farmacopea indigena. La cosa è problematica, ma non assurda, e pone
comunque in evidenza un proble
ma reale, ben aperto anche da
noi.
Il tabù religioso circa le questioni della salute andava rotto;
ma una volta rotto, la cultura indigena, senza negare i benefici
della medicina, della chirurgia e
dell’igiene dei bianchi, perché
non potrebbe rivalutare ciò che
di valido ha portato la sua tradizione? In questo quadro vanno
visti i contrasti sorti a suo tempo a proposito dell’opera del Dr.
Schweitzer a Lamharené che, in
modo forse discutibile, aveva
cercato di mantenere per quanto
possibi’e il quadro africano nella vita del suo ospedale.
Al di là del pieno diritto che
gli africani hanno di affermare la
loro specifica identità, lo scambio fra la loro cultura e la nostra
non ha forse da insegnare agli
uni e agli altri? Anche questo è
stato uno dei temi del IX Congresso medico-sociale protestante tenutosi a metà settembre a
Strasburgo su « Miseria della
medicina e medicina della miseria », preceduto da un colloquio
su « Le medicine tradizionali in
Africa e le ntedicine parallele in
Europa possono contribuire allo
sviluppo della sanità? ».
Se ci poniamo in sede più spe
Gino Conte
Corrispondente teologico
per la Chiesa valdese presso la CEvAA.
(continua a pag. 8)
si svolgeva al ritmo delle piene
dello Zambesi, che costringe
molta gente ad avere una sede
(e dei campi) per la stagione
secca e un’altra per quella delle
«grandi piogge». Un paese non
privo di una sua bellezza, ma
molto povero.
— Tuo marito ha prestato un
servizio pastorale. Un tempo i
pastori che andavano in Africa
si chiamavano « missionari ».
Oggi non si parla più di missioni, ma di « giovani chiese ».
— Effettivamente, da quando
abbiamo lavorato nello Zambia,
la situazione è considerevolmente cambiata. Innanzitutto la chiesa locale, divenuta autonoma e
parte della Chiesa Unita dello
Zambia, a poco a poco ha assunto la piena responsabilità del
lavoro ecclesiastico e evangelistico. I missionari sono «alle
sue dipendenze » e non portano
più da soli la responsabilità di
tutto un distretto. I posti direttivi sono affidati a pastori e laici locali, cosa che i missionari
avevano previsto e ricercato. Il
pastore Kazhila, col quale avevamo lavorato negli ultimi tempi del nostro soggiorno africano, è stato eletto segretario della Chiesa Unita dello Zambia.
Anche l’aspetto finanziario è migliorato. Ricordo che l’evangelista che collaborava con noi, riceveva irregolarmente il misero
salario mensile che gli permetteva appena di comprare un sacco di farina di mais per sfamare la sua numerosa famiglia!
Certo il distretto del Bulozi rimane uno dei più poveri della
Chiesa Unita, ma le zone più
ricche sono un valido sostegno
per il lavoro della chiesa zambiana.
— Non deve essere sempre facile dialogare con gli africani,
tenendo conto e rispettando costumi, tradizioni, regole dell’am
hiente. Ma deve essere appassionante scoprire che il messaggio cristiano, slegato finalmente
da colonizzazione e occidente,
può creare una lede nuova qua
e là in Africa.
— Certo il dialogo è molto stimolante, ma impegnativo. Gli
africani rimangono tuttora molto sensibili all’atteggiamento non
sempre limpido dei paesi dai
quali provengono i missionari e
non è facile instaurare un clima
di fiducia che spesso è possibile
con la gente più semplice. Fattori vecchi e nuovi hanno un peso non indifferente tra missionari e credenti indigeni e anche
all’interno delle chiese locali.
Penso al tribalismo che è tutt’altro che morto! Come sul piano
civile anche nella Chiesa esso
ha un peso notevolissimo. Il
presidente Kaunda, degnissima
persona e credente sincero, è da
alcuni mal tollerato perché di
una tribù estranea a quelle dello Zambia, da altri considerato
tra i pochi in grado di destreggiarsi tra le varie tribù proprio
perché non appartiene a nessuna di quelle dominanti!
La superstizione e le pratiche
e credenze pagane sono ancora
molto vive, anche a causa del
rinnovamento del « sentimento
africano ».
Infine la politica, sin dai tempi del nostro soggiorno e anche
prima e dopo pone dei problemi ai credenti indigeni e ai loro
« collaboratori fraterni » venuti
dall’estero.
Ciò detto, tuttavia, rimane effettivamente possibile, e assai
bello, constatare che di fronte
all’Evangelo « non esiste né zambiano né europeo ». Èd è estremamente stimolante realizzare
Guanto il Signore della Chiesa
fa in quel paese nel quadro della vita concreta di credenti e
non.
Claire Conte
Con la proclamazione dell’indipendenza del ’TRANSKEI, uno dei 10 « territori dei neri » creati dal governo
sudafricano, progredisce la politica dei Bantustan, una politica che crea delle divisioni artificiali tra le popolazioni
africane basandosi sull’ideologia dello « sviluppo separato» (apartheid). Contro questa politica si è pronunciato
il Consiglio ecumenico in un duro documento del Conutato centràle l’agosto scorso. Per l’approfondimento di
questo aspetto della realtà africana rinviamo alla documentazione pubblicata dalla Luce nel n. 46 del 26
vembfe.
no-
6
10 dicembre 1976
cronaca delle valli
LE LEZIONI DI RELIGIONE NELLE SCUOLE
Quando il prete
diventa professore
’ ' pit - -?T
La soluzione adottata dal Biennio Sperimentale di Luserna San
Giovanni per l’insegnamento della religione presentata da Alberto Taccia su queste colonne nel
numero del 12 novembre u.s. ha
occasionato nella stampa del Pinerolese un dibattito talvolta
malevolo nei confronti di tutto
quello che sa di « sperimentazione » e di « tempo pieno » nella
scuola; quasi sempre parziale e
sviante di fronte al nocciolo del
problema.
Vorremmo soltanto in questo
articolo dare alcune informazioni sulla situazione giuridica e di
fatto dell’insegnante di religione
nelle scuole medie, anche perché
il settimanale più diffuso della
zona lo ha fatto dal canto suo,
con qualche inesattezza che è bene correggere.
Il professore di scuola media
inizia di solito la sua carriera
con supplenze temporanee con
cui raggranella qualche punticino che gli permette Tanno ‘ successivo di prolungare il suo periodo di impiego magari, con un
po’ di fortuna, persino con una
supplenza annuale. Se gli va bene può anche essere convocato o
nominato d’ufficio da un Provveditore, magari alTaltra estremità
d’Italia, per un incarico annuale. A differenza della supplenza
della stessa durata conferita da
un preside, questo può trasformarsi in incarico a tempo indeterminato se l’insegnante consegue Tabilitazione all’insegnamento della materia di cui . è incaricato. In questo caso sarà sicuro
di non essere più licenziato, anche se potrà essere spostato di
sede. Il suo stipendio sarà sempre quel'o iniziale ffnché una legge speciale o il superamento di
un concorso a cattedra non gli
permetterà l’immissione in ruolo.
Fino ai decreti delegati lo stipendio iniziale era diverso a seconda se uno insegnava in una scuola media inferiore o superiore.
Il professore di religione, invece, è sempre stato incaricato
annuale ed ha sempre preso lo
stipendio iniziale della scuola
media superiore, anche se insegnava nel’a scuola media inferiore. Insegna, naturalmente, vicino al suo luogo di residenza e
dall’anno scorso è incaricato a
tempo indeterminato. Può, è vero, essere sostituito per iniziativa del vescovo o del preside, ma
queste eventualità sono molto
rare. Il privilegio maggiore dell’insegnante di religione rispetto ai colleghi riguarda, però,
sempre, l’aspetto economico. Infatti, pur non andando avanti
__________________________FRALI
Assemblea popolare
L’amministrazione comunale
ha indetto per sabato, 11 dicembre, alle ore 21, nei locali del
Municipio, un’Assemblea alla
quale tutta la popolazione è invitata a partecipare.
Scopo dell’Assemblea è di allargare il più possibile il dibattito sui problemi del Comune,
in modo che le decisioni delTassemblea possano nascere dall’apporto di tutti.
Quello di discutere insieme i
problemi è l’unico metodo che
possa portare a risultati apprezzabili.
Recentemente sono pervent»ti
al Sindaco due lettere firmate
«Brigate Mussolini», che, con
insulti e minacce, chiedono in
pratica alTamministrazione comunale completa tolleranza verso chi intende servirsi dei campeggi situati sul territorio di
Frali, senza rispettare le norme.
Questi metodi sono da respingere e da isolare.
Le persone che li usano meritano più pena che disprezzo,
perché chi non sa discutere, ma
soltanto grossolanamente minacciare, nascondendosi dietro ad
un nome che vorrebbe intimidire, dimostra evidentemente ben
poco coraggio e ben poca fiducia nelle proprie ragioni.
nei parametri di stipendio, l’insegnante di religione ha quasi sempre poche ore di insegnamento;
e il clero cattolico difende a spada tratta questa situazione ed ha
ottenuto, a quanto pare, che lo
stesso ministro Malfatti Tautorizzasse con una circolare. Ora,
qualunque sia il numero delle
ore di insegnamento un professore percepisce come quota fissa la cosiddetta indennità integrativa che si aggira oggi sulle
80.000 lire mensili. Per le altre
voci che costituiscono lo stipendio l’importo è proporzionato al
numero delle ore di insegnamento. Stando così le cose è chiaro
che più insegnanti di religione
ci sono in una stessa scuola, più
questo insegnamento costa allo
Stato. Mentre per gli altri insegnamenti vige l’obbligo per tutti
i professori di completare il proprio orario fino a 18 ore di insegnamento settimanali, per questi
tale obbligo non sussiste e l’Eco
del Chisone stigmatizza, senza
nominarlo, il Preside delTITIS di
Pmerolo che ha dato tutte le ore
di religione allo stesso insegnante. La speciosa ragione per cui si
chiedono vari insegnanti è ' che,
avendo un’ora sola di lezione per
classe, la partecipazione ai consigli di classe diventa particolarmente onerosa. A questo proposito va notato che anche Tinsegnante di musica ha un’ora sola
per classe ed è tuttavia tenuto a
completare l’orario almeno fino .
a 16 ore settimanali di insegnamento, e deve, quindi, partecipa
re a sedici consigli di classe. Lo
stesso dicasi per gli insegnanti
di ginnastica che hanno due ore
settimanali ogni due classi.
La situazione del «prete in cattedra» è quindi, sotto ogni aspetto abnorme, con molti privilegi e
qualche svantaggio, rispetto a
quella dell’insegnante comune.
Ammesso che si debba mantenere l’insegnamento della religione un minimo di pulizia politica
e scolastica richiederebbe almeno che gli insegnanti di questa
materia avessero gli stessi diritti
e gli stessi doveri degli altri.
Ma va pur detto anche che se
la religione fa parte del patrimonio culturale di un popolo, non
rientra tra i fatti culturali essenziali. Può essere studiata facoltativamente; la scuola può occuparsene, chiedendo a chi crede
di intervenire come « esperto »;
ma può anche mettere i suoi locali a disposizione, con la- garanzia che nulla venga manomesso
e che ci siano adeguate condizioni igienicó-sanitarie, per attività
di chiesa come per attività sociali varie. I regolamenti di Istituto e di Circolo più democratici
varati in questo periodo prevedono appunto che la scuola possa imprestare i suoi locali, naturalmente non solo alle chiese ma
a tutti i gruppi che li richiedono. Ma l’opzione di questi gruppi non può per nessuna ragione
diventare quella ufficiale della
scuola.
C. Tron
ANGROGNA: (a sin.) il tempio di S. Lorenzo e la sala unionista. Due
strutture che rappresentavano una unità, oggi sono due realtà diverse ma non per questo in opposizione. Da un lato la chiesa che si
sforza di riproporre l’annuncio liberatorio dell'Evangelo (pur in un
contesto tradizionale) dall’altra il tentativo di affrontare — attraverso un lavoro teatrale di coscientizzazione — la realtà sociale. Una
indipendenza salutare che pone alla chiesa interrogativi scottanti.
Questo nuovo contraddittorio, che in fondo scaturisce non dalla chiesa ma dalle proposte teatrali del "gruppo teatro Angrogna", è appena iniziato.
_______VALUTAZIONE SUI COMPRENSORI
Intervista a Giorgio Tourn
Della istituzione dei comprensori e delle elezioni ad essi relative abbiamo già dato notizia.
La RAl-TV ha intervistato il presidente della Commissione Distrettuale pastore Giorgio Tourn,
per conoscere l’opinione della
popolazione valdese su questo
nuovo organismo. Ecco le risposte di Giorgio Tourn.
La valutazione che la popolazione valdese dà del Comprenso
A TORRE PELLICE
Consultorio familiare
Assemblea pubblica lunedi 22
novembre a Torre Pellice, in una
aula consigliare piena di gente,
in primo luogo le donne.
Accesissimo dibattito fra i
« politici » della Comunità Montana da una parte che presentano un regolamento (ripreso dal
comune di Grugliasco), il Gruppo Donne Val Pellice che già in
precedenza aveva presentato una
propria proposta in cui si ribadiva la centralità della donna nel
consultorio, e infine i democristiani dall’altra che rivendicano
una loro piattaforma, sostenuta
da 1000 firme (...o è di nuovo un
traffico come le tessere D.C.?).
La propKJSta della Comunità
Montana, anche se, a conti fatti,
proposta non è, perché il giorno
dopo già viene presentata per essere votata dal Consiglio contiene alcuni punti positivi che concordano con il Gruppo Donne
Val Pellice, per esempio: la promozione di una informazione
sulla gravidanza, la sua interruzione, prevenzione; l’assistenza
psicologica e sociale in caso di
aborto; informazioni per la tutela psicofisica del singolo, di tipo
sessuale, ecc., i locali attrezzati.
Tuttavia la proposta non è
molto chiara sul tipo di gestione
che dovrebbe avere il Consultorio e cioè la funzione dell'assemblea e del cosiddetto « Comitato
di partecipazione ».
Mentre dovrebbe risultare fondamentale l’assemblea intesa
come momento di discussione
di base di tutte le donne presenti, come organo deliberante e di
controllo sui mezzi finanziari,
sulla funzionalità del servizio,
sull’operato dei tecnici... e il comitato invece un gruppo di coordinatrici, emanato dalTassemblea stessa per mantenere contatti stabili con la C. M., responsabile della gestione giuridicoamministrativa, le cose vengono
pressoché ribaltate.
Un Comitato di Partecipazione che è costituito « in modo paritetico dai rappresentanti dei
comuni, dai rappresentanti delle
Organizzazioni di base, delle forze sociali, sindacali, politiche, degli Organi collegiali della scuo
la, che ne facciano richiesta ».
La cui prima costituzione « sarà
definita dal Consiglio della Comunità sulla base delle domande pervenute », e le cui eventuali
successive modifiche ed integrazioni «saranno definite dal Consiglio su proposta conforme del
Comitato stesso »... lascia molto
perplessi, per diversi motivi, non
chiariti neppure nella riunione
del 22, infatti:
a) Come verranno selezionate le domande se risultassero eccessive?
b) Cosa significa in modo paritetico, esattamente?
c) Non è che poi, fra le organizzazioni presenti, ognuna
con il proprio cartello politico,
avverranno compromessi su questo o quello, insomma una piccola spartizione di potere all’interno di un servizio che dovrebbe vedere come massima e principale protagonista la donna? La
donna nella sua condizione di
oppressa, dalla famiglia, in cui
è relegata al ruolo di moglie e
madre, da’la medicina dove è
oggetto di abusi e soprusi, dalla
società in genere dove è considerata persona di 2’ categoria da
usarsi come operaia quando il
capitale ne ha bisogno, o come
sostituta di servizi che altrimenti sarebbero di competenza statale.
d) Perché la Comunità Montana che parla molto di partecipazione, non riconosce il movimento del Gruppo Donne che in
un preciso impegno politico di
base può coinvolgere ancora altre donne?
e) Perché non riconoscere
dunque il ruolo delTassemblea e
voler ancora una volta privilegiare la delega?
Merita un capitolo a sé la proposta di « vari gruppi di cittadini », guarda caso, illuminati da
preti valligiani e dall’intramontabile famiglia Martina (dei Celeste, Benito e zia...) che nascondono la loro voglia di lottizzarsi il
potere sui consultori (proponendo 3 équipe al posto di una, per
i 3 centri previsti: Torre P., Luserna, Bricherasio), dietro a esigenze di onestà (e poi per far
firmare più gente!!... dicono in
giro che è una cosa organizzata
da cattolici e valdesi), di libertà
e pluralismo... per riflettere gli
orientamenti della valle!
Secondo loro dovrebbe essere
garantita la presenza delle chiese negli organi rappresentativi,
si capisce., le donne sono menti
immature che hanno bisogno di
ricevere certe garanzie morali,
perché in fondo, potrebbero co
minciare a capire e chissà... a
non votare più Democrazia Cristiana, o a non considerare più
le organizzazioni religiose l’unico
canale attraverso cui occuparsi
di problemi sociali.
23 novembre: Consiglio delle
Comunità Montana. La stesura
definitiva della bozza di regolamento per il consultorio viene
presentata ai consiglieri. Il dibattito è inesistente, fatta eccezione per due volenterosi che ribadiscono alcune esigenze emerse nella riunione della sera precedente.. Al pubblico presente risulta immediato il confronto tra
l’accesa partecipazione nella assemblea del 22 sera e l’assoluta
passività dei consiglieri, delegati
a decidere la validità o la non
validità di un documento nel
quale si giocano le sorti in primo luogo delle donne della valle.
È in questo modo che la Comunità Montana intende far partecipare la popolazione alla futura vita del consultorio? Attraverso un organismo burocratizzato che, consiglio della Comunità Montana, o « comitato ‘fii
partecipazione » sempre e comunque è frutto di una delega?
Conclusione: il regolamento
viene approvato dalla maggioranza dei consiglieri. Dalle modifiche apportate in seguito alla
assemblea del 22 non emergono
quelli che erano i punti qualificanti della piattaforma presentata dal Gruppo Donne Val Pèllice:
1) Le donne come soggetto privilegiato del consultorio;
2) un concetto di partecipazione
che finalmente non passi attraverso il filtro della delega.
Gruppo Donne Val Pellice
rio non è pregiudizialmente negativa ma è nell’insieme fortemente critica. Per tre motivi.
1) L’istituto del Comprensorio
non è nato come espressione di
una esigenza di base ma è stato
calato dal vertice, per di più senza una adeguata preparazione.
Ha i caratteri di una gestione
del piotere di tipo clientelare più
che- quello di una struttura democratica. Maggior .affidamento
davano le Comunità Montane
vai Pellice e Chisone già operanti da a'cuni anni fra noi.
2) La legge istitutiva stessa discrimina, per quanto^ riguarda la
rappreséntànza; i comuni più .popolati e ’ quelli rneho pópòfati,
cioè quelli più forti politicamente e quelli meno. Le zone montane e collinari, già emarginate economicamente lo saranno ora
ancora di più, e di conseguenza
lo saranno le popolazioni valdesi
che in esse risiedono in prevalenza. E lo saranno non solo per la
scarsa rappresentanza ma perché
saranno potenziate le zone di
maggior sviluppo.
3) In terzo luogo dobbiamo
constatare anche in questo caso,
come già in altri che non si è tenuto conto della realtà delle minoranze, nel caso nostro di una
minoranza a carattere non solo
religioso ma socio-culturale; rischia ora, inserita nel contesto
troppo ampio del Comprensorio
di essere dissolta o smembrata
in un malinteso uniformismo.
L’avvenire comunque dirà quale sarà il cammino e la forma
che seguirà questa nuova realtà.
Collettivo biblico
ecumenico
Circa un mese fa era stata
lanciata la proposta di costituire un collettivo biblico ecumenico in Val Pellice aperto non solo ai giovani, ma a tutti coloro
che si sentivano interessati a tale problema.
Lo scopo di questo collettivo
era quello di cercare di diffondere, sia nelle comunità valdesi
che in quelle cattoliche, una lettura ed uno studio approfondito della Sacra Scrittura.
Si sono fino ad oggi tenuti due
incontri, uno il 22 di novembre
presso il Centro d’incontro di
Torre Pellice e l’altro il 1° di
dicembre presso la Biblioteca
Comunale di Torre Pellice, a
cui hanno partecipato una ventina di pèrsone e in cui si è discusso sulla necessità o meno
di costituire un collettivo biblico ecumenico e sui modi di procedere nello studio.
Un terzo incontro si terrà
mercoledì. 15 dicembre, alle ore
20,30, presso il Centro d’incontro di Torre Pellice (sotto i portici, accanto al Municipio). Invitiamo tutti,- coloro che sono
interessati a tale proposta a partecipare a questi incontri.
Lucilla Borgarello
7
10 dicembre 1976
CRONACA DELLE VALLI
BORA'
• Ringraziamo il pastore Pierluigi dalla per la sua predicazione tenuta il 5 dicembre e l’anziano Dino Gardiol per aver presieduto la riunione quartierale
alle Fucine martedì, 7.
• Come annunciato, domenica
12 dicembre, dopo il culto che
avrà inizio alle ore 10, vi sarà
il pranzo comunitario alle 12.30,
preparato dall’unione femminile
e dai giovani.
• La domenica 19 dicembre, alle Fucine, con inizio alle ore 14,
Natale delle scuole domenicali.
Alle 15 apertura del bazar preparato dall’unione femminile
(pane casareccio e prodotti locali). Cioccolato e dolci per
bambini, thè per i grandi.
• Continua la riparazione degli
stabili: il tetto della scuola dei
Rumer sarà presto rimesso in
ordine dall’anziano Gualtiero
Rivoira. Se il tempo si manterrà favorevole sarà interamente
rifatto il tetto delle ex scuole.
La commissione stabili si riunirà prossimamente per esaminare la situazione di tutti gli immobili di proprietà della chiesa
ed il loro utilizzo.
• Venerdì 3 dicembre il gruppo
giovanile ha discusso con il geometra della Comunità Montana
E. Charbonnier i problemi relativi all’apertura di un centro di
vendita collegato alle cooperative di 2° grado della valle e la
possibilità di istituire anche a
Rorà il servizio per la raccolta
del latte.
Il gruppo dei giovani è stato
invitato dal gruppo * di v:Villaf
Penice e nelle prossime settimane si stabilirà la data di incontro.
SAN SECONDO
• La filodrammatica di S. Secondo, Gruppo Teatro Aperto,
ha presentato « L’eccezione e la
regola » di B. Brecht, sabato 4
dicembre nella sala delle attività. Prima e dopo la rappresentazione i giovani hanno spiegato
perché hanno scelto Brecht, i
problemi incontrati per la realizzazione, del come hanno sentito il lavoro chiedendo pareri
e giudizi agli intervenuti, che si
sono espressi favorevolmente sia
per il lavoro che per l’interpretazione.
L’affluenza del pubblico è stata buona anche se la sala non
era al completo. Speriamo in
un maggior numero di partecipanti alla seconda rappresentazione, in data ancora da stabilire.
• La signora Ruth Tourn ed il
pastore G. Bertin hanno sostituito il pastore Davite (assente
per la CEvAA) nei culti domenicali mentre il pastore Ruben
Artus sta curando le riunioni
quartierali.
• L’Unione Femminile ha ascoltato con interesse la conversazione della Direttrice dell’Uliveto, sig.na Recchia; aH’incontro
di gennaio parteciperanno le signore Boèr e Tamietti per la
F.F.V.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• Venerdì sera alle ore 20,30
continua nei locali deU’Asilo valdese lo studio sulle Tentazioni
di Gesù. Il tema che verrà svolto dal pastore Taccia avrà come
oggetto: « La tentazione dèi potere ».
Tutti i membri della comunità sono cordialmente invitati a
partecipare a questi interessanti
studi di aggiornamento di cultura biblica per una costante
edificazione della nostra vita di
credenti.
• Ricordiamo che domenica
prossima 12 c. m. durante il culto verranno insediati i nuovi
membri del Concistoro che sono
stati eletti dall’ultima assemblea
di chiesa: anziano Guido Ribet,
diaconi Alberto Bellora e Gianfranco Parise.
Il Signore sia con questi suoi
servitori e li benedica nel loro
ministero.
• Rinnoviamo l’espressione della nostra simpatia cristiana ai
familiari dei fratelli Mario Perosino, di anni 48, Cogno Fedele,
di anni 85, Ricca Edoardo, di
anni 73, dr. Paolo PelUzzaro, di
-anni 66 e Candido Bigliardi, di
anni 77.-Le ceileri . del fratello
Bigliardi, provenienti da Roma,
sono state inumate martedì scorso nel nostro cimitero.
Il Signore che ha parole di vita eterna consoli i cuori afflitti.
SERVIZIO MEDICO
festivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GiOVANNi
- LUSERNETTA - RORA'
Daini al 17 dicembre 1976
Dott. PRAVATA' SALVATORE
Via Bellonatti, 2 - Tel.90182
Luserna S. Giovanni
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Domenica lì dicembre 1976
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BOBBIO PELLICE
• Nel secondo giro di riunioni
quartierali il pastore è stato accompagnato dal diacono-cassiere Aldo Lausarot che ha presentato alla comunità il preventivo
di spese (e di entrate!) per il
1977. È stata questa una possibilità di contatto per tutti i
membri della chiesa col cassiere e coi problemi legati alle finanze nella chiesa.
• Ricordiamo che l’assemblea
di chiesa è convocata per la domenica 19 dicembre alle ore
10,30, nel corso del culto, per la
discussione, la eventuale modifica e l’approvazione del preventivo per il 1977 e per procedere
alla elezione di due nuovi membri del Concistoro, per i quartieri di Villa Superiore e Villa
Inferiore.
• Domenica 5 dicembre, per la
trentaduesima volta, il gruppo
degli ex-internati ha avuto la
sua giornata di incontro e 'di festa, dopo le sofferenze della prigionia. Al pranzo sociale erano
presenti tutti gli ex-internati di
Bobbio, ad eccezione di uno convalescente per una operazione.
La chiesa ha espresso la sua
solidarietà, ed il pastore ha letto durante il culto una predicazione del pastore Martin Niemoller, tenuta il 31 dicembre
1944 nel campo di Dachau, predica di un prigioniero per motivi di opposizione al regime nazional-socialista a uomini che
erano prigionieri per la stessa
ragione.
TORRE PELLICE
PRAROSTINO
Il dottor Pellizzaro aveva esercitato per molti anni la professione medica nel nostro comune. Negli ultimi tempi si era ritirato per motivi di salute.
La sua scomparsa lascia dietro di sé un vasto rimpianto
perché egli era da tutti stimato
e benvoluto sia per le sue capacità professionali, sia per la comunicativa e la comprensione
affettuosa che sempre sapeva
avere nei riguardi di chi cercava in lui una risposta al pfòpnò“
male nelle sue svariate esplicazioni.
SAN GERMANO
• Ricordiamo che sabato 11 di
cembre avrà luogo la serata sul
tema: « civiltà al tramonto »
con diapositive e con intervento
della nostra Corale: ore 20,45
nella Sala valdese. Ci auguriamo
che il pubblico sia numeroso,
anche perché le offerte saranno
a favore delle spese di restauro
degli strumenti musicali della
comunità.
• Domenica 12 dicembre, durante il culto, breve ma importante
assemblea di chiesa per decidere e votare il preventivo di spesa
per Tanno 1977 (a partire da
gennaio). Il culto sarà in francese.
• In vista della giornata comunitaria del 26 dicembre si pregano i genitori dei ragazzi del
coretto „della Scuola domenicale
di inviare i loro figli domenica
12 dicembre dopo la scuola domenicale e nel pomeriggio, dalle
14 alle 17 alle prove di canto in
preparazione della festa di Natale.
• A causa della serata delTll
dicembre il culto a Porte è spostato al sabato 18 dicembre.
• Tutte le sorelle della comunità sono sin d'ora invitate a partecipare alla festa di Natale delVUnione femminile, mercoledì
15 dicembre alle ore 14,30.
• Tutti i coralisti che. intendono collaborare alla buona riuscita della riunione d'appello di domenica 19 dicembre, ore 15, sono vivamente pregati di trovarsi nel tempio di San Germano
alle ore 14,30 precise. Ci auguriamo che essi siano numerosi anche dalle altre comunità vicine!
Gli inni cantati saranno: 300
(Tu che sei di nostra fede), 296
(Come a fiume); 245 (Fratelli orsù destiamoci), Inno di Sibpud.
Ricordiamo che la colletta di
qùéfetà riunione •àndrà^ a favore
della Casa di Riposo di S. Germano.
Ormai, con l’inverno, il tempio rimane chiuso. Nelle sale ristrette dell’Asilo, con posti assai
limitati, il numero dei fedeli, ci
pare, incoraggiante.
I vari culti, presieduti da Pastori e predicatori laici sono apprezzati come lo dimostrano gli
inni, cantati con brio.
Dinanzi all’evidenza dei fatti,
la comunità ha accettato la situazione presente, di transizione.
II concistoro, ha sapjito stabT
lire il contatto con la comunità
e servirsi delle buone volontà.
In tal modo, parecchie persone,
in posti isolati e distanti, possono essere raggiunte.
La loro calda accoglienza stabilisce subito un contatto fraterno, che permette la lettura della
Parola.
L’assemblea di chiesa ha avuto
luogo il 28 novembre, iniziando
col culto e sermone del pastore
Deodato, molto incisivo il messaggio di grazia « In Cristo è
stata annullata la nostra condanna e assolti siamo nuove
creature. La salvezza la viviamo
ogni giorno della nostra vita e
ci muoviamo in questa dimensione senza trascinare il nostro passato, liberi ritroviamo il senso
della nostra vita e come l'apostolo Paolo rimaniamo saldi in questa grazia. Non avendo nulla ma
possedenti Ogni cosa contristati
eppure allegri, collaboratori di
Dio ».
Ferruccio Jourdan, un giovane,
molto impegnato nella chiesa è
stato eletto all’unanimità come
anziano di Chiesa, aiuto valido
accanto all’anziano Davide Jourdan, dell’Inverso, chiamato a moderare le sue attività per causa
della salute. F. Jourdan è anche
pronto a collaborare con l’anziano Gnone, del quartiere di Santa Margherita, dove ci sono 180
famiglie da visitare.
Abbiamo ascoltato attentamente le relazioni sul Sinodo dai deputati Gnone e Augusto Armand
Hugon, molto vivide.
Il pastore Tourn ha fatto conoscenza con alcuni quartieri
nelle riunioni di famiglie. Questi
raduni si susseguono, come gli
altri anni, con la collaborazione
dell’Esercito della Salvezza, la
Corale, le Società di Cucito e
Arnaud; i gruppi dei giovani. (Jgnuno a turno porta la sua testimonianza particolare con cori e
messaggi.
Due Unioni giovanili, quella
dei Coppieri e delTInverso si sono ricostituite, con un nuovo entusiasmo, rendendosi autonome
per le spese di luce e riscaldamento e doni per i nostri Istituti.
Le due società missionarie,
partecipano con vivo interesse,
alla vita delle chiese africane,, e
di tutti i popoli, oltre gli oceani
che come noi si dibattono in gravi situazioni e problemi.
• Il Consiglio Comunale nella
seduta del 5,11 ha approvato il
progetto di bilancio finanziario
1977. Si prevede un pareggio di
oltre 300 milioni.
I settori nei quali si prevede
un intervento più determinante
sono : la viabilità ( 90 milioni tra
mutui e contributi) e l’edilizia
scolastica (100 milioni), tutti a
carico dello stato.
• È stato revocato l’incarico all’architetto Pellegrino per la stesura del piano regolatore dopo
che l’amministrazione aveva inviato numerosi solleciti per la
sua realizzazione. L’incarico era
stato affidato sin dal 1969, anno
in cui uscii la famosa legge ponte per la fabbricazione. Il consiglio, dopo la revoca, vista l’urgenza ha invitato la gixmta di
contattare al più presto altre
persone a cui affidare l’incarico.
• Con Tanno 1977 il corpo di
guardie volontarie avrà in dotazione oltre una fuoristrada, tutta l’attrezzatura necessaria per
intervenire in caso di incendio.
• Pro loco. Sabato 14.11 l’assemblea dei soci della Pro Prarostino ha eletto il nuovo direttivo
che ha avuto due riunioni di
preparazione per l’attività dei
1977. Il programma prevede: in
dicembre gare a carte a partire
dalla prima domenica fino a metà gennaio; febbraio: Combinata motosciisticapodistica ; marzo: inizio copertura pista patinoire e verniciatura facciate del
tempio valdese e del palazzo municipale.
Pubblicheremo prossimamente le attività dei prossimi mesi.
• È mancata improvvisamente
la sorella Armellino Lilia in Forneron; alla famiglia l’affetto di
tutta la comunità.
TESTIMONIANZA
EVANGELICA
VALDESE
Una riunione di appello
avrà luogo nel tempio di
San Germano domenica
19 dicembre alle ore 15,
sul tema: «Un altro modo di celebrare Natale».
Tutti i membri delle comunità delle valli e dei
dintorni sono vivamente
invitati a partecipare a
questo incontro fraterno.
I coralisti delle varie comunità che intendono collaborare a questa riunione
sono pregati di trovarsi
nel tempio di San Germano alle ore 14,30 precise.
ANGROGNA
Il culto della domenica 5 dicembre, presieduto dal pastore
Achille Deodato, ha visto, oltre
alla consueta comunità domenicale angrognina, una folta partecipazione di parenti e amici di
due coppie di sposi che hanno
voluto invocare la benedizione
di Dio sul loro matrimonio. Si
tratta di Renato Armand Hugon
e Gabriele Stollreiter e Marco
Armand Hugon e Sandra Pasque!.
I fratelli Armand Hugon avevano in precedenza celebrato il
matrimonio in sede civile nei
paesi di residenza delle loro spose, rispettivamente in Germania
e a Torre Pellice.
Vogliamo unirci agli amici e
parenti nel rinnovare loro i migliori auguri.
Tutti stanno rinnovando l’abbonamento per il ’77 al tuo settimanale.
E tu?
L. 5.000 annuo ordinario
L. 10.000 annuo sostenitore
c.c.p. 2/33094
__________BOBBIO PELLICE
Istituito
il servizio
di raccolta
rifiuti
Sabato 27 novembre, convocata dall’Amministrazione Comunale, si è tenuta una assemblea
della popolazione per ascoltare
le proposte formulate da una apposita commissione comunale
sulla istituzione del servizio obbligatorio di raccolta dei rifiuti
solidi urbani.
La partecipazione della popolazione è stata rilevante ed in
generale è stata espressa soddisfazione per questo nuovo servizio che dovrà contribuire a
rendere più decoroso (e meno
pericoloso dal punto di vista delle possibili epidemie derivanti
da cattive condizioni igieniche)
il paese.
Naturalmente non è mancata
qualche obiezione, dovuta al fatto che qualcuno preferirebbe eliminare in proprio i pochi rifiuti prodotti, considerando che nel
caso delle famiglie contadine la
maggior parte dei rifiuti stessi
viene eliminata in concimaia. È
comunque da tener presente che
coll’invasione attuale della plastica, aumenta costantemente il
numero e la quantità di prodotti non biodegradabili, cioè che
non sì trasformano in letame e
quindi TAmministrazione Comunale ha ritenuto di non arrecare un peso eccessivamente gravoso nemmeno a quelle famiglie
che hanno pochi rifiuti.
Prossimamente la Commissione esaminerà ancora il problema delle tariffe e quello, ancor
più delicato, della delimitazione
dell’area che verrà inserita nel
nuovo servizio.
AVVISI ECONOMICI
La Casa Evangelica di Riposo
di Trieste, in seguito al collocamento a riposo dei gerenti, cerca sostituzione. Gli interessati
possono rivolgersi al Rettore
Federico Gienger, presso l’Ospizio Cristiano, via Valdirivo 11,
34100 Trieste, tei. 040/64440.
RINGRAZIAMENTO
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbato la fede ».
(2 Tim. 4: 7).
I familiari della Compianta
Elda Beux ved. Beux
profondamente commossi per l’imponente dimostrazione di stima e di amicizia tributata alla loro cara Scomparsa, ringraziano di cuore il medico curante dott. Bertolino; i medici e infermiere del Reparto Neuro dell’Ospedale Civile di Pinerolo. il pastore Geme,
tutte le persone che, con l’aiuto prestato, con fiori, scritti, parole di conforto
e partecipazione ai funerali sì sono
uniti a loro in questa dolorosa circostanza.
Pramollo. 23 novembre 1976.
RINGRAZIAMENTO
« 0 Eterno, Tu hai fatto risalir
l’anima mia dal soggiorno dei
morti. Tu mi hai ridato la vita
perché io non scendessi nella
fossa )>. (Salmo 30: 3),
Sabato 4 dicembre 1976, dopo lunghe sofferenze è deceduta all’età di 91
anni
Caterina Alessandrina
Menusan ved. Grill
I familiari ringraziano per l’assistenza direzione e personale dell’Asilo per
Vecchi di San Germano Chisone e dell’Ospedale di Pomaretto e tutti coloro
che hanno preso parte al loro lutto.
Frali, 6 dicembre 1976.
Gli abbonamenti all’Eco-Luce
si ricevono anche presso la Casa
Valdese di Torre, dal lunedì al
venerdì dalle 9 alle 12.
La Dottoressa
Ornella
Mlchelin Salomon
Medico-Chirurgo
annunzia che riceve tutti i
giorni - salvo il martedì dalle ore 17 alle 18 — sabato dalle 10 alle 11 in Torre PeUicè, Viale Dante 18/1
Tel. 91.009 (casa I. Hugon).
8
8
10 dicembre 1976
'____Comitato democratico per il controllo degli armamenti
Petrolio arabo e armi italiane
La tensione politico-militare in
Medio-Oriente non accenna a diminuire, come dimostrano le recenti vicende libanesi. Da anni
ormai i conflitti, più o meno latenti, travagliano il mondo arabo^ assai drammaticamente, poiché. in effetti, non si riescono a
individuare concrete linee per
una soluzione duratura dei molteplici e complessi problemi,
connessi non solo alla questione israeliano-palestinese, ma più
in genere all’assetto politico delle nazioni arabe (per lo più stati arretrati a regime semifeudale, le cui masse popolari sono effettivamente escluse da una partecipazione politica).
Anche qui l’Italia è presente,
in misura sempre più rilevante,
nel settore delle forniture belliche. La gamma, come al solito, è
assai vasta: dai carri armati alle pistole, dalle corvette agli obici, dagli elicotteri ai cannoni,
ecc. Alla Libia, tra l’altro, sono
stati forniti nell’agosto del ’72
100 veicoli cingolati M-113 (58
portamortaio, 12 carri comando,
30 trasporto truppe, per un valore approssimativo di L. 2.500
milioni); 12 cannoni semoventi
da 155 mm. del tipo M-109, nello
stesso periodo (per un valore approssimato di L. 1.000 milioni);
10 cannoni leggeri da 76/62 delrOTO Melara nel 1974; 4 corvette
lanciamissili di 550 tonnellate
e 20.000 pistole mitragliatrici PM12 della Beretta nel 1975; nel settembre scorso, alla Fiera di Genova, i Cantieri Navali Riuniti
hanno ricevuto un’ordinazione di
4 corvette.
Oltre a questa nazione, ve ne
sono molte altre, nostre affezionate clienti. Il Kuwait, l’Arabia
Saudita e la Libia assorbono rispettivamente il 2,7, il 5,5 e il
35,5 delle nostre esportazioni belliche: hanno acquistato materiale strategico per un valore di $ 3
milioni il primo, di $ 7 milioni il
secondo, di $ 42 milioni il terzo
(dati della Confindustria, approssimati per difetto). L’anno scorso, rOerlikon Italiana ha spedito un primo lotto di cannoni antiaerei da 35 mm, che fa parte di
una commessa di 120 batterie
del valore di oltre L. 125 miliardi, all’Arabia Saudita, che riceverà le ultime consegne probabilmente nel 1977. Queste non sono che alcune tra le principali
forniture. Per quel che si sa, sono notevoli, andando dagli obici
da 105 all’Abu Dhabi e Irak, agli aerei MB-326 al Dubai, dagli
elicotteri Breda-Nardi e Agusta
al Kuwait, Arabia Saudita e
Oman, alle mitragliatrici M(ì-4259 e alle 5.000 pistole mitragliatrici PM-12 all’Arabia Saudita. È
certo che tale vendita indiscriminata concorre ad accentuare
le tensioni esistenti nell’area del
Medio Oriente, partecipando al
riarmo selvaggio delle nazioni
arabe.
In particolare, qui le armi sono oggetto di un baratto che ha
come contropartita il petrolio, in
primo luogo. Infatti, è proprio
dopo la guerra del Kippur che
va datato il decollo dell’industria bellica italiana. Recente
Comitaco di Redazione : Bruno
Bellion, Erm^i^ Gerire, Giuseppe Platone Paolo Ricca, Fulvio
Rocco, Sergio Rostagno, Roberto
SbaflR.
Direttore ! FRANCO GIAMPICCOLI
Dir. responsabile: GINO CONTE
Redazione: Via Pio V 15, 10125
Torino, tei. 011/655.278.
Amministrazione: Casa Valdese,
10066 Torre Pellice (To) - c.c.p.
2/33094 intestato a « L'Eco delle
Valli - La Luce » - Torre Pèllice.
Abbonamenti: Italia annuo 5.000
semestrale 2.500 - estero annuo
7,500 - sostenitore annuo 10.000
Una copia L. 150, arretrata L. 200
Cambio di indirizzo L. 100.
Inserzioni : prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 col.; commerciali L. 100 - mortuari 150 - doni
50 - economici 100 per parola.
Fondo di solidarietà : c.c.p. n.
2/39878 intestato a Roberto
Peyrot, corso Moncalieri 70,
10133 Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Cooperativa Tipografica Subalpina
Terre Pellice
mente, il presidente egiziano Sadat ha effettuato un viaggio in
Italia, al fine, tra l’altro, di raggiungere certi accordi nel settore degli armamenti, da lungo
tempo desiderati. Nell’ aprile
scorso, infatti, FOTO Melara, la
Breda Meccanica, l’Agusta, la
SIAI Marchetti ecc., concordavano con Sadat un piano di forniture « per esigenze di difesa ». In
un recente studio della Confindustria, si avanza il suggerimento
di « una maggiore presenza italiana nel mercato delle armi tra
i paesi produttori di petrolio e
quelli industrializzati ».
Come si vede, da una parte e
dall’altra, si chiede a gran voce
l’intensificazione di tali scambi,
a cui il governo, attualmente, sta
fornendo tutto il suo aiuto (v. il
patrocinio della Fiera della nautica bellica a Genova). Il deputato socialista Falco Accame, presidente della commissione Difesa
della Camera, ha recentemente
detto che « si tratta di un commercio che non può prescindere
da un esame delle ripercussioni
in politica estera ».
Tali scrupoli, indubbiamente,
non godono cittadinanza italiana, come testimoniano le forniture di armi al Libano e a Israele (armi leggere, elicotteri, missili, ecc.). Eppure, in teoria, tali
forniture dovrebbero essere poste al vaglio di un apposito Comitato Armi (interministeriale).
« Ma come svolge la sua opera?
Le decisioni che vengono prese
tengono conto di valutazioni circa i tipi di armi da esportare,
gli Stati compratori e le garanzie necessarie? Può essere tenuto il Parlamento all’oscuro di
quanto accade in questo settore? » si domanda Falco Accame.
Analoga preoccupazione mostra
Ugo Pecchioli, senatore del Pei,
esperto di problemi militari, che,
fra l’altro, ha dichiarato: « Chiediamo... soprattutto che le armi
non vadano ad alimentare focolai di tensione nei paesi africani
e mediorientali ». Quali problemi, però, comporterebbe un eyentuale controllo? E quali sono
i mezzi da adoperare e i pericoli
da evitare?
Maurizio Simoncelli
Continuità dal
1943 ad oggi
( segue da pag. 1 )
due principi — il rifiuto di ingerenze e restrizioni e il rifiuto di
privilegi — ad informare la linea
di azione delle nostre chiese.
Riaffermati via via attraverso
il cammino non sempre facile di
oltre un trentennio, questi principi sono puntualmente ribaditi
oggi, nel momento in cui sembra
aprirsi una possibilità concreta
per una loro più piena realizzazione.
È rallegrante constatare questa linea di coerenza nei nostri
organi direttivi, ma — ci chiediamo — che eco ha questa linea
nelle nostre chiese? Fino a che
punto è un fatto di comunità e
non solo di esperti? Fino a che
punto questa linea è condivisa
concretamente quando si passa
dai principi alle situazioni pratiche? Non intendiamo qui emettere giudizi che possono essere
ottimisti o pessimisti a seconda
degli umori e dei caratteri. Intendiamo invece sottolineare la
necessità e l’urgenza di una verifica della consapevolezza delle
chiese e di un proseguimento
APPELLO ALLA SOLIDARIETÀ’ DEMOCRATICA
Resistente spagnolo in pericolo
Lo spagnolo Pedro Astudillo di
49 anni, militante politico contro
la dittatura franchista, attualmente in prigione in Francia, sta
seriamente rischiando Testradizione in Spagna se non verrà accolto, nei prossimi giorni, il ricorso, presentato dal suo collegio
di difesa, contro il decreto di estradizione. Astudillo, ima volta
rientrato in Spagna, rischierebbe, secondo quanto afferma il
« Comitato per la Spagna libera », la pena di morte.
Ma chi è Astudillo?
Figlio di ardenti repubblicani;
il padre arrestato nelle Asturie,
durante la guerra civile, venne
fucilato senza processo nel dicembre del ’40. La madre, morta
sotto le torture dei falangisti, fu
arrestata perché accusata d’aver
ricamato delle bandiere rosse.
Nel '53, Astudillo viene arrestato per renitenza alla leva; scon
tata la pena viene nuovamente
arrestato con l'accusa di propaganda politica contro il regime.
La sentenza parla di sei anni di
reclusione. Riesce ad evadere,
ma ripreso viene ferocemente
torturato. Evade nuovamente e
il tribunale militare lo condanna, in contumacia, a dodici anni.
Nel '69, rientrato clandestinamente in Spagna, partecipa, nella regione basca, alla resistenza contro il franchismo. Nel '71, temendo un nuovo arresto, ripara in
Francia. E a Parigi, nel 1974, viene arrestato con la complicità
della polizia spagnola. Questa
volta l’accusa è di tentativo di
furto e la condanna è di diciotto
mesi. Attualmente Astudillo è in
prigione a Fresnes pur avendo
scontata, da tempo, la propria
pena. L’estradizione in Francia
è valida per un mese a partire
dalla sua notificazione e per A
studillo essa è già scaduta dalla
fine del febbraio del ’76.
Molti organismi e personalità
di rilievo internazionale, tra cui
il pastore Tullio Vinay e il teologo riformato George Casalis,
hanno inviato al Guardasigilli
francese Olivier Guichard (Garde des sceaux, 12 Place Vendôme, Paris) il seguente telegramma: « Extradition Pedro Astudillo caduque: loi du 10 mars
1927, article 18. Demandons libération immediate ». All’appello
hanno, tra gli altri, aderito: Amnesty International, La Cimade,
L’azione dei cristiani contro la
tortura. La lega dei diritti dell’uomo, Movimento internazionale dei giuristi cattolici, etc.
Giriamo l’appello, al quale ci
associamo come redazione, alla
solidarietà dei lettori.
G. Platone
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE a cura di Tullio Viola
1 successoi ri < di Mao
I giornali di Pechino pubblicano articoli in cui non sembra esservi dubbio che, di successori di Mao, ve ne sia uno
solo e cioè il nuovo presidente
Hua Kuo-feng.
« Un fermo richiamo alla disciplina e al rispetto dell’autorità, è lanciato in un nuovo editoriale del giornale dell’esercito
di liberazione, ed è stato riprodotto il 23.11 sia sul “Quotidiano del Popolo", sia sul giornale
"Chiarezza” (leggiamo su "Le
Monde" del 2À11).
Il testo esalta la nozione di
“capo" e rivela che Mao stesso,
nell’aprile scorso, aveva "dato
espressamente istruzioni di far
propaganda per il compagno
Hua Kuo-feng, affinché l’intero
popolo impari, poco a poco, a conoscerlo”. Il testo continua dicendo che la "banda dei quattro” (così sono indicati i famosi
quattro "radicali” o "estremisti”: Ciang-Cing vedova di Mao,
Ciang Ciun-ciao ex-viceprimo
ministro, Wang Wung-wen leader sindacale e Yao Wen-yuan
ideologo, tutti attualmente in
prigione) sabotò questa direttiva, ma “l’impresa storica” realizzatasi con l'annientamento
della banda stessa, ha ben aiutato il popolo ad apprezzare il
suo nuovo presidente. "Proprio
come dei soldati imparano a
prender fiducia nel proprio comandante, attraverso le esperienze dei combattimenti”.
Questo nuovo editoriale del
giornale dell’esercito, a differenza dei precedenti, non ha soltanto lo scopo di rinforzare l’autorità di Hua Kuo-feng, ma anche
e soprattutto quello d’ottenere il
rispetto verso i detentori del po
tere "a tutti i livelli”. Direttamente ed esplicitamente esso
prende di contropiede la campagna che, fin dall’inizio dell’anno, era andata sviluppandosi intorno all’affare Teng Siao-ping,
per la denuncia dei sostenitori
del capitalismo nel cuore stesso
del partito. Il giornale “Liberazione”, nella sua accusa, attribuisce ai “quattro” (...) il solo
scopo di “creare confusione ideologica negli spiriti, creare disordine nelle organizzazioni del partito e nei ranghi rivoluzionari,
sabotare rivoluzione e produzione: in una parola, distruggere
tutto” ».
Noi personalmente crediamo
che si stia formando, in Cina,
piuttosto un’oligarchia che una
dittatura: perciò, piuttosto che
parlare del « successore », preferiamo parlare dei « successori » di Mao. In un’intervista, sull’ar,(Tomento, promossa da Gianni Corbi su « L’Espresso » (del
28.11.’76), alla domanda:
«■Con Hua Kuofeng la Cina è
più stabile, le lotte per il potere
sono terminate'ì »,
Ellis Jaffe, professore all’università di Gerusalemme e tra i
più accreditati esperti di problemi militari cinesi, ha cosi risposto:
« Credo che neppure i cinesi
saprebbero rispondere con precisione a questa domanda. Personalmente penso che, con l’eliminazione di Ciang Cing e dei
suoi amici, sia stata rimossa
una delle principali cause d’instabilità, il motivo che rendeva
così caotica e incomprensibile,
specie in questi ultimi anni, la
politica cinese. Con questo non
voglio dire che l’intero caso sia
stato archiviato senza conseguenze. Non conosciamo abbastanza
bene la natura e la composizione, ideologica e politica, del
gruppo che viene definito radicale. Mentre quelli che, per comodità, definiamo i moderati, si
presentano come un tutto unico, i radicati hanno sempre presentato facce diverse e non è
mai stato facile identificarli.
Quat’è infatti la forza e il peso
che i radicali rappresentano nel
paese? E una domanda chiave
che finora non ha trovato risposta. E certo che, vivo Mao, la
forza dei radicali è stata sopravvalutata, poiché in caso contrario non si spiegherebbe la loro
rapida sconfitta. C'è però da dire, a questo proposito, che i militari hanno avuto un ruolo determinante. I militari non hanno mai amato i radicali e, ogni
volta che se n’è presentata l’occasione, si sono schierati con i
moderati, cioè a favore della stabilità ».
Giungono intanto dalla Cina
notizie preoccupanti, su operazioni dell’esercito contro i « sostenitori della banda dei quattro », nella provincia del Fukien
(costa prospiciente l’isola di Taiwan - Formosa). Nella stessa intervista. Giorgio Melis, noto studioso del mondo asiatico, ha
detto:
« L’epurazione del gruppo dei
auattro non ha ucciso il radicalismo. I notiziari provinciali, infatti, continuano a parlare di
disordini e turbolenze, in contrasto con il tono trionfalistico
della radio e della stampa di
Pechino, che sottolineano invece
l’adesione entusiastica a Hua
Kuo-feng... ».
del discorso iniziato negli anni
scorsi.
Se è vero — come sembra probabile — che « questa è la volta
buona » e che l’ennesima nostra
richiesta di ottenere le intese
previste dall’art. 8 riceverà una
effettiva risposta, è indispensabile che questo argomento balzi
in testa alle preoccupazioni e ai
programmi di studio delle chiese
non solo su base di esperti, ma
sulla base di comunità, come già
in parte è avvenuto nel 1973
quando una discussione fu iniziata in molte chiese e si giunse
in Sinodo a delineare su quali
punti non si volevano intavolare
trattative in vista delle intese
(istruzione religiosa ed esenzione dal servizio militare per i pastori). Ora si tratta di definire
su che cosa dovranno vertere le
intese (oltre che sulla abrogazione della legislazione sui culti ammessi) e con che contenuto. Sarebbe estremamente grave e pericoloso se questi problemi interessassero solo gli esperti e le
direzioni delle chiese e si giungesse al Sinodo impreparati e
con decisioni pur prese dal Sinodo stesso, ma di fatto al di
sopra della testa delle chiese.
Sottolineiamo quindi la necessità che ci sembra indifferibile:
che le chiese affrontino questo
problema sulla base di una chiara informazione sul cammino
fin qui percorso e — ci sembra
non solo utile ma indispensabile — sulla base di indicazioni e
azioni coordinatrici da parte della Tavola.
Due volti della
donna africana
(segue da pag. 5)
genere erano caste e riservate e
anche i ragazzi erano strettamente sorvegliati. Oggi che la civiltà
ha travolto i costumi tradizionali i giovani perdono il controllo,
senza misurarne le conseguenze.
Il risultato è che le nostre strade sono piene di prostitute e le
città e i villaggi rigurgitano di
ragazze madri e di bambini senza sostegno, abbandonati alla delinquenza giovanile; il numero
delle ragazze vittime di tentativi
di aborto non fa che crescere. E
così i bambini che fin negli angoli più remoti delle nostre campagne una volta imparavano dalla madre il rispetto, l’aiuto reciproco perché la vita si svolgeva
in comunità, con la rottura dei
legami familiari, sono portati all’individualismo che sfocia in egoismo e solitudine. Dove sono
le educatrici?
Nella lotta per un domani migliore la donna africana deve
cercare sé stessa. Non per un ritorno alle fonti tradizionali a
volte superate. Il problema è di
non valorizzare altre culture a
spese della cultura africana. Rifiutare questa o quella tradizione per essere moderni è snobismo. Le donne africane devono
mobilitarsi per partecipare attive alla trasformazione di certe
forme di servitù implicite nelle
nostre tradizioni: ignoranza, superstizione, malattie, sfruttamento e dominio sulle donne, sotto
forma di compiti tradizionali riservati loro. Ma tutto questo richiede una reale sensibilizzazione, dunque una indispensabile
presa di coscienza.
Fra medici
e stregoni
{segue da pag. 5)
cificamente cristiana, un "bianco” che incontri una chiesa ’’nera’’ è fortemente colpito dall’interesse e dall’importanza che il
problema della malattia e della
guarigione ha nella sua fede (come l’aveva per Israele!). Né si
può dimenticare che proprio nelle chiese più marcatamente indigene — i Kimbanguisti e altri —
la guarigione, la preghiera per la
guarigione sono elementi vita’i.
Certo in questo campo sottile è
la linea di demarcazione fra residui di paganesimo e il vino
nuovo della fede nella vittoria di
Cristo sulla malattia e sulla
morte.