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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Fast. TACCIA Alberto
10060 AMGROGNA
Settimanale
tella Chiesa Valdese
Anno 99 - Num. 9 Una copia Lire 60 ABBONAMENTI f Eco: L. 2.500 per Tinterno [ L. 3.500 per l’estero Spedizione in abbonamento postale - I Gruppo bis j Cambio di indirizzo Lire 50 TORRE PELLICE Ammiri. Claudiana Torre - 28 Febbraio 1969 1 Pellice - C.CJ. 2-17557 |
Due generazioni cristiane a confronto attivo BARMEN E MARX
rardTdte«o°Marco™R^ Sensibilità politica e sensibilità sociale della fede devono
scritto l'articolo Chiesa del disseti- reciprocamente integrarsi - Nel cammino innarrestabile dello su f?EcoÌucÌT7en?fS- la società umana si tratta di non frenare la spinta rinnova
l’opposizione alla testimonianza
cristiana avverrà anche da parte
dei signóri del mondo di domani,
i quali non saranno disposti a tollerare che si metta in dubbio la
to su « L’Eco-Luce » del 21 feb- ut ....» aerare cne si metta m uuuuiu ra
braio: mi si permetta di dire che trice, ma di orientarla in una prospettiva cristiana^ avendo giustizia del nuovo sist^ li inu
rv vzi a. rvi + 1-rii t r* O Vii 1 O C + 1_ vi saranno “si- smo hTSÌo d s?o%em^^^^^
di confermare e moltiplicare la stima — non « secondo la carne » —
che ho di lui.
Nel rispondergli desidero anzitutto scagionare il direttore del
giornale: egli aveva avuto notizia
del dibattito svoltosi nell’Aula Magna della nostra Facoltà Teologica
e mi aveva chiesto se, come parte
in causa, potevo fornirgli gli estremi dei vari interventi. Io ero stato in grado di dargli le precisazioni richieste per quanto riguardava
i miei interventi, ma non per
quanto riguardava gli altri interventi e in particolare l’intervento
dell’architetto Rostan, che pure
era collegato con la mia replica. Il
mio espresso è arrivato al direttore del giornale all’ultimo minuto,
in tipografia, al momento di andare in macchina; egli quindi ha dovuto pubblicare con i dati in suo
possesso, senza avere più il tempo
di consultare direttamente anche
l'amico Rostan. Non c’è dunque
stata nessuna intenzione né di falsificare nè di deformare, ma semplicemente la forza maggiore della fretta, che ci opprime in tutto.
Non mi pare perciò giusto far pesare sul Pastore Conte delle accuse infondate.
-Veniamo al nocciolo della questióne. L’articolo di Rostan ha effettivamente contribuito a chiarire i termini del dibattito, molto
più di quanto avrebbe potuto fa■ e anche la pubblicazione integra1 ' c registrata del suo intervento
or: .iv' che si prestava a interpretazio-,!! .j.ùiaterali. Non si tratta solo di urrà discussione contingente,
su cui non varrebbe la pena di insistere, ma del problema che tormenta la nostra generazione. Dirò
subito molto semplicemente: Marco Rostan ha ragione e sono d accordo con lui. Confessare Cristo
come Signore significa sconfessare altri signori; questa confessione non è possibile né vera senza
lotta. Qual è allora il punto della
nostra divergenza?
Noi della generazione di B armen (dico noi, anche se personalmente all’epoca di Barmen ero ancora « piccolo » e avevo appena
cominciato a sentir dire che esisteva un certo Barth), per il contesto storico in cui allora abbiamo
vissuto, abbiamo avuto una preparazione più politica e abbiamo
quindi acquistato una sensibilità
più esercitata a riconoscere i signori e gli oppressori politici dell’uomo. I giovani della generazione Rostan hanno avuto una preparazione più sociologica e hanno
quindi acquistato una sensibilità
più esercitata a riconoscere i signori e gli oppressori sociali dell’uomo. Come possiamo ora aiutarci a vicenda a integrare le due
sensibilità, in modo da rendere all’uomo della nostra epoca la pienezza del nostro debito evangelico?
Mi pare che la premessa sia di
raggiungere una reciproca ricoiioscibilità cristiana del nostro discorso. Perché questa premessa
sia attuabile, dobbiamo stimolarci
gli uni gli altri a rendere dipendente dal solo Evangelo la nostra
confessione e a liberarci da soggezioni culturali di altra provenienza. Riusciremo, da una parte
e dall’altra, a raggiungere una indipendenza evangelica tale da ridurre al rango di strumenti padroneggiabili gli schemi della civiltà umanistica e borghese e gli
schemi della civiltà marxista che
abbiamo ricevuti dalla nostra edu
------ coscienza che domani come oggi vi saranno “si- ha fatto il suo tempo: non è
gnori,, che la confessione Cristo Signore dovrà sconfessare più di questo che si tratta. Si trat
tn nnittnstn Hel fi
cazione e dalla nostra cultura?
Oppure è fatale che il dosaggio
E vangelo-mondo, cioè in concreto
per noi cristiani occidentali moderni Nuovo Testamento-borghesia, Nuovo Testamento-marxismo,
si risolva sempre a vantaggio del
secondo termine?
Noi della generazione di Barmen abbiamo avuto la generosa
speranza che, liberando l’Italia dal
fascismo e l’Europa dal nazismo,
sarebbe sorta un’alba di vita nuova. C’è da domandarsi oggi quale
contingente ci fosse, in quella speranza, di Evangelo e quale di umanesimo culturale. Di fatto ci siamo liberati dall’ oppressione del
pensiero e dall’incubo dei campi
di concentramento, ma poi ci siamo ritrovati di fronte una Italia
e una piccola Europa governata
dai democristiani, feudataria del
capitalismo e del pragmatismo degli Stati Uniti, una Francia insolentemente gaullista, una società
che i nostri giovani della contestazione sentono come insopportabile come noi sentivamo insopportabile la società del 1934 e del 1943.
(Fra la nostra delusione e la loro
ribellione gli ecumenici giunti all’ecumenismo col ritardo con cui
vi è giunta il Cattolicesimo curiale
e con lo stesso fondamento non
teologico della precedente polemica pseudo-protestante, si consolano e si vitalizzano in incontri clericali anacronistici e chiaramente
evasivi: cfr. le cronache baresi.
ta piuttosto del fatto che il marxi
«rignolesi, ecc). È co™„siHle sta viepPÜ
che siamo piuttosto guardinghi e
forse eccessivamente prudenti di
fronte alla prospettiva di affidarci
con troppa passione ad altre speranze sul piano storico. Questa riluttanza a imbarcarci, dopo la delusione neocapitalista-democristiana, verso altre possibili delusioni,
è dovuta soltanto a un amaro realismo da cinquantenni? Oppure
anche, per lo meno in parte, a una
più profonda e più matura analisi
dei dati evangelici circa la tensione insuperabile tra il mondo e il
Regno?
Certo nessuno di noi è passato
a una posizione rinunciataria, né
ha, per ora, cessato di combattere
per le realizzazioni relative della
storia: per questo abbiamo bisogno deU’apporto dei nostri giovani, per cogliere tutta la dimensione sociale di queste realizzazioni.
Ma forse i giovani della generazione Rostan hanno, anche, bisogno del nostro apporto, per capire
che, in un mondo in cui il Signore
è stato crocifisso, « nessuna confessione di fede? è. possibile senza la lotta »: no#%òlo og^, ma an-‘
che domani. L’opposizione del
mondo, la « persecuzione », non è
solo da parte dei signori del mondo di ieri, che ormai è condannato; tutti i segni stanno ad indicare che con o senza il loro consenso la marea rivoluzionaria avrà il
sopravvento. Lasciamo dunque i
morti seppellire i loro morti. Ma
spirito di uomini innumerevoli
un potere di seduzione che gli conferisce un carattere di messianicità.
La ragione segreta della nostra
riservatezza verso i nostri giovani
non sta forse nell’impressione che
la loro speranza nella liberazione
sociale sia troppo acritica? Quello che ci inquieta è che ci sembra
non vedano con sufficiente chiarezza la necessità che molto presto si profilerà di confessare Cristo contro la nuova concezione e
organizzazione della vita, che ora
sembra richiamarsi alle istanze
della giustizia e dell’amore di Cristo. Cioè la necessità di confessare
« nella lotta » — come dice Rostan — anche domani. Vorremmo
evitare a loro, a noi, ai nostri compagni di umanità, di nutrire una
falsa speranza che conduca a una
nuova delusione. Ci pare quindi
necessario far risuonare con forza
fin da oggi il sobrio, vigilante avvertimento a non cadere in una
nuova forma di cattività costantiniana, sècondo gli schemi del Costantina sociale,* che avrà dimensioni ben più gigantesche del vecchio. Questo non significa rimandare i compiti di oggi in nome di
un futuro ancora (per poco) irreale, ma adempierli con libertà evangelica; non significa frenare la
spinta rinnovatrice, ma orientarla
in una prospettiva cristiana.
Vittorio Subilia
......................................................
:z;z ......»..........................................
UN ALTRO DOCUMENTO DEL “DISSENSO CATTOLICO,,
Se Cristo vedesse
Appello appassionante per una Chiesa povera - Che la Chiesa diventi povera, è
questa la grande riforma che la cristianità del xx secolo è chiamata ad attuare?
« Se Cristo Vedesse... Voi avete sentito nelle strade di Roma gli italiani
decifrare così, la sigla SCV (Stato della Città del Vaticano) che contraddistingue le vostre lussuose automobili.
In questa battuta c’é dell’ironia molto
romana, ma c’é pure la delusione di
un popolo che avrebbe voluto che la
Chiesa di Cristo presentasse un altro
volto ».
Così, comincia la lettera inviata a
Paolo VI da settecento cattolici francesi, laici e preti, e pubblicata nel dicembre scorso da Témoignage chrétien K Chi sono gli autori della lettera?
« Siamo cristiani della base », che si
rivolgono al papa << nostro fratello [si
noti: non ’’Padre”] amato nella verità », e gli scrivono « con fiducia », « con
fede », « con dolore ».
Con fiducia, perché conoscono «la
sollecitudine » di Paolo VI « nell’andare incontro agli uomini e ascoltarli».
Con fede, perché ritengono fermamente che la Chiesa cattolica sia, oggi
come ieri, la Chiesa di Cristo. « crediamo al Cristo, crediamo alla Chiesa
cattolica, senza il recondito pensiero
di opporre una Chiesa spirituale alla
Chiesa gerarchica visibile, voluta da
Cristo ». E più avanti : la Chiesa « amata da Cristo e per la quale egli si è offerto, è la Chiesa della quale voi siete
il papa. Ad essa l’adesione incondizionata della nostra fede; noi l’amiamo
come il corpo di Cristo, fuori del quale non potremmo vivere».
Con dolore, perché oggi un certo
aspetto della Chiesa è secondo gli
autori della lettera — «lo scandalo,
la contro-testimonianza che ostacola lo
splendore della fede », in quanto « è in
contraddizione con la realtà del suo
mistero, di cui dovrebbe essere l’espres
1 Esile ora una versione italiana: Se Cristo vedesse. La Locusta, Vicenza 1969.
sione ». Il contrasto è talmente grande
e profondo che, nella Chiesa cattolica
come si presenta oggi, « nessuno può
riconoscere, anche se lo è, il corpo del
Signore». Il Vangelo è una cosa; la
Chiesa cattolica è, per certi versi, il
suo opposto.
Sono quattro le manifestazioni piu
vistose del tradimento della Chiesa rispetto a Giesù e al Vangelo.
La prima è questa: la cosiddetta
« Chiesa docente » parla troppo e di
troppe cose, pretende di dire la verità
su tutto e di discutere con superiorità
di tutto, arrogandosi «un diritto che
di Paolo Ricca
Cristo non le ha dato ». I responsabili
della Ohiesa, in particolare i pontefici
romani, « ritenendosi esperti in umanità, s’arrogano il potere di legiferare
in modo sovrano agli uomini di sociologia, economia e, infine, di politica.
Ma a parte il fatto che i papi, nel corso dei secoli, « si sono spesso contraddetti anche su punti essenziali », c’é il
fatto che i nostri contemporanei « non
possono più sopportare gli uomini di
Chiesa che discutono in modo sovrano di tutto ». Insomma : la Chiesa di
Gesù Cristo non è chiamata a pontificare su tutto : si limiti ad annunciare
l’Evangelo.
In concreto, cosa si chiede al papa
a questo proposito? Gli si chiede « una
vera conversione all’umiltà di spirito »
e questo significa in primo luogo che,
siccome Roma, nei suoi insegnamenti,
s’é sbagliata moltissime volte e ancora recentemente, il papa dovrebbe avere « la semplicità di dire ; Ci siamo
sbagliati » ; in secondo luogo, Roma
dovrebbe sii parlare agli uomini dei
loro problemi vitali, « ma con un altro
stile », non con lo stile di chi pontifica ma con lo stile di chi ricerca e
umilmente testimonia: insomma, la
Chiesa sia veramente povera in ispirito, come dice ia prima beatitudine,
non si avventuri in tante questioni
non di sua competenza (filosofia, medicina, scienze naturali, economia, ecc.)
conservi un atteggiamento di modestia
e sobrietà spirituale («un papa della
Chiesa dei poveri non avrebbe mai
scritto il Sillabo») e, quando parla,
citi « con meno compiacenza » i documenti pontifici del passato (la famosa
sapienza millenaria della Chiesa) « per
riferirsi di più alla Parola di Dio ». E
anche quando si tratta di questioni di
fede, la Chiesa docente non pretenda
di possedere tutta la verità definitiva,
non imponga alcun « giogo intellettuale » agli uomini e sia aperta alla ricerca anziché sempre incline a bloccarla.
Il secondo aspetto dello scandalo attuale della Chiesa cattolica è costituito dal potere temporale. Il Vaticano è
uno Stato e il papa è anche un capo
di Stato. « Nei vostri viaggi non siete
ricevuto come un prete, ma come un
sovrano». Questa situazione «è addt
rittura scandalosa per il cristiano [si
legga: il cattolico] che sa che voi non
siete un re, ma prete di Gesù Cristo ».
C’é poi il Vaticano che è « una delle
più grandi forze conservatrici » e mantiene « stretti legami coi paesi capitalisti », schierato com’è dalla parte del
« mondo cosiddetto della libertà, che
è praticamente il mondo del danaro ».
Cosa si chiede al papa di fronte a
« questa falsa situazione del Vaticano»? Il papa dovrebbe smantellare il
Vaticano come Stato, rimmeiare a ogni
potenza politica, a ogni attività diplomatica, ed egli stesso dovrebbe rinunciare a essere un sovrano e tornare ad
continua a pag. 6
Comincia a sfaidarsi
i'interciassismo
democristiano?
Un mese fa la CISL, il sindacato cattolico, espresse la decisione di affrontare di petto e in modo definitivo, al prossimo Congresso, Tincompatibilità fra responsabilità sindacali e responsabilità parlamentari e di
partito (è da notare che, in termini certo meno radicali, lo stesso problema è stato esposto al recente Congresso del PCI dal segretario della CGIL, Novella). Di fatto si trattava di un colpo deciso all’interclassismo che
ha sempre costituito il blasone — e la (interessata) illusione — della DC.
La scorsa settimana un’iniziativa parallela
è venuta dal Consiglio nazionale delle ACLI,
l’associazione dei lavoratori cattolici italiani,
il cui presidente Livio Labor ha annunciato
Tintenzione di dimettersi dalla presidenza e
di dedicarsi a un’azione politica autonoma.
Non si tratta però d; una pura iniziativa
personale, perché il Congresso nazionale delle ACLI, che sarà riunito con anticipo nel
giugno prossimo, dovrebbe sancire « il superamento di ogni forma di collateralismo nei
confronti di qualsiasi forza polit ca » e cc l’acquisizione definitiva e irreversibile del principio del voto libero da parte degli aclisti,
nella coerenza con Vimpostazione generale
del movimento ri-, la maggioranza del Consiglio nazionale è su questa linea.
Le ACLI si avviano dunque a un cauto
distacco dalla DC — o almeno a un distanziamento —, che si manifesti nella libertà
di voto, sia pure « nella coerenza con l’impostazione generale del movimento ». La cosa è tanto più notevole in quanto, a differenza della CISL, le ACLI sono state finora
un settore di stretta, rigorosa orservanza clericale, diretta diramazione ecclesiastica.
Accanto a questa accentuata autonomia
aclista, si annuncia la costituzione dell’ACPOL (Azione politica e culturale), un
nuovo movimento politico guidato da Livio
Labor, il quale tenta di coinvolgervi altri
settori cattolici e della stessa DC, i gruppi
spontanei e del dissenso, certi settori della
sinistra socialista. Non sarà impresa facile,
e c’è da chiedersi se sarebbe opportuna, perché a differenza dei gruppi del dissenso
l’ACPOL — ha scritto Gianfranco Spadaccia su « L’Astrolabio » — « non nasce da una
rottura^ da un pregiudiziale rifiuto del magistero ecclesiastico in tema di scelte politiche, ma al contrario, dalla dialettica interna
della Chiesa sul solco di quella valorizzazione del laicato cattolico che è stata solennemente affermata anche da Paolo VI dopo il
Concilio ». Sarebbe opportuna, nella misura
in cui sul nuovo movimento agissero in profondità « quelle espressioni del dissenso che
hanno definitivamente tagliato U cordone
ombelicale con il magistero ecclesiastico ridia loro milizia politica ». E a riprova s’imporranno determinate scelte politiche — ad
es. il concordato, il divorzio, ecc. — che non
mancheranno di riproporre « la trad.zionale
alternativa in cui si è sempre dibattuto il
cattolicesimo politico italiano: nuova soggezione o aperta rottura ». In altri termini, aggiungiamo, finché si rimane nel quadro progressista del superamento senza rottura (e
rottura della struttura gerarehico-dogmatica
del cattolicesimo), non vi sarà soluzione; pare che certi gruppi del dissenso cattolico stiano facendo questa scoperta, con intima lacerazione, ma pure con senso di liberazione.
Ma, concludendo, vogliamo sottolineare soprattutto la breccia nell’interclassisn» illusorio della DC; e proporre questo oggetto di
riflessione anche all’interno delle nostre comunità : la lotta di classe è una realtà che
va certo cristianamente affrontata, ma che
non può essere cristianamente negata, come
invece non di rado avviene. g. c.
Questa settimana .. .
a TORINO il past. Glen Garfield Williams,
presidente della Conferenza delle Chiese europee, la sera del 1“ marzo terrà, per il locale Centro evangelico di cultura, una conferenza sul tema : « Le Chiese d’Europa alla
ricerca della coerenza »; l’indomani egli presiederà il culto a C, Vittorio. La domenica 9,
alle ore 15, nella sala di Via Nomaglio il
past. Giorgio Bouchard presenterà il significato e le prospettive dell’opera avviata nella
cintura industriale a nord di Milano.
a POMARETTO il past. Giorgio Bouchard,
la sera del 7 marzo alle ore 20.30, terrà nel
locale teatro una conferenza sul tema ; « Il
cristianesimo, fermento rivoluzionario nel
mondo ». Seguirà il dibattilo.
a MILANO venerdì 28 febbraio, alle 21,15,
il Moderatore Neri Giampiccoli terrà una
conferenza su: re Dopo l’Assemblea di Uppsala, il problema ecumenico al b.vio »; egli
presiederà il culto in Via Sforza la domenica
successiva. Giovedì 6 marzo avrà luogo la
inaugurazione ufficiede della L breria evangelica (succursale della Claudiana), attigua
al tempio, già efficacemente avviata, de facto,
da alcune settimane; in quell’occasione si
terrà una tavola rotonda su « Significato della cultura protestante nel mondo contemporaneo »; parleranno il prof. Enea Balmas e il
past. Giorgio Toum, seguirà libero dibattito.
Nelle comunità evangeliche di tutta Italia
venerdì 7 marzo le Unioni e i gruppi femminili parteciperanno, singolarmente o a gruppi, aUa Giornata mondiale di preghiera delle donne; R tema: Crescere insieme in Cristo.
2
pag. 2
N. 9 — 28 febbraio 1969
L'ORA PERIOOLOSA
Il pastore Sonelli, il quale svolge il suo ministero a Torre Pellice, cioè in una
delle comunità che ultimamente sono state maggiormente agitate dalla contestazione e dalla reazione ad essa, ci aveva da alcune settimane offerto questo studio,
che purtroppo per mancanza di spazio abbiamo dovuto rinviare fino ad ora.
Diciamo « purtroppo » perché sicuramente esso avrebbe potuto contribuire
alla reciproca comprensione, sdrammatizzare certe tensioni psicologiche, mettendo in evidenza i punti sui quali occorre insieme riflettere. Sappiamo che in genere
i lettori non amano trovare, sul nostro settimanale, lunghi scritti, specie se composti per forza di cose in caratteri minuti. Ma questo documento che offriamo
loro con piacere vale pure un qualche sforzo
Il clima di fermento e di agitazione sta
aggravandosi in tutta la nostra società occidentale e cova represso anche nel mondo
orientale. Ne siamo sempre più interessati,
perché anche la nostra piccola Chiesa Valdese ne è scossa, specialmente alle Valli, dove minaccia di produrre gravi fratture anche in seno alle comunità.
In una situazione del genere non è possibile tacere e ciascuno deve assumere le proprie responsabilità, affinché non si giunga ad
occhi chiusi a crisi estreme. Dobbiamo tutti
pensare seriamente, per non lasciare l’iniziativa ai rivoluzionari di moda, oppure a coloro che covano sempre più cupa la nostalgia
per il passato fascista.
Le ragioni dei giovani
Se per un momento si lasciano tacere le
reazioni emotive, la grande maggioranza delle nostre comunità si rende conto della validità dei temi proposti dai movimenti giovanili. Il fatto nuovo della contestazione è
che la nuova generazione contesta sia a destra che a sinistra. Già la Cecoslovacchia ce
10 dice, ma più estesa sarebbe la contestazione nei paesi socialisti se la repressione poliziesca fosse meno terrificante. Non si tratta,
quindi, di essere per l’oriente contro l’occidente, né per l’occidente contro l’oriente. Si
tratta della maturazione di ideali che la nostra stessa generazione aveva proclamato durante l’ultimo conflitto e ai quali — per complesse ragioni — è venuta meno. L’idea di
fondo è che la società sia per gli uomini e
non la grande massa degli uomini sia sacrificata all’idolo che ci siamo creati non per
calcolo avveduto, ma per lo spirito babelico
che domina l’umanità. La grave crisi delle
coscienze politiche e responsabili, unita al
senso di toijtore sempre più greve delle popolazioni aveva bloccata la nostra civiltà sull’unico ideale del benessere, indipendentemente dalle prospettive terrificanti che il
marasma internazionale ogni tanto ci presenta. E’ giusto, quindi, che la nuova generazione, quella che dovrà subire le conseguenze delle nostre azioni e delle nostre apatie e che potrebbe essere coinvolta in un conflitto catastrofico, senta l’urgenza di vedere
le cose in faccia, di rendersi conto delle forze che muovono la società, coperte dalla generale indifferenza, e di non lasciarsi sacrificare ai miti che la società degli adulti si è
creati.
Limiti deila
‘‘contestazione globale,,
L’Evangelo contesta radicalmente la civiltà dell’uomo, perché proclama il radicale rinnovamento. Ma l’Evangelo ci avverte chiaramente che la « rinascita » non è nelle possibilità dell’uomo, bensì è possibile soltanto
come nuova creazione. Il cristiano sa che il
peccato non è tolto dal mondo e cùe ogni
azione umana, anche la più nobile, è compromessa dal male che è nell’uomo. Questo
radìeale pessimismo non genera passività,
perché trova il suo superamento nella promessa di libertà garantita da Cristo, ma rende l’uomo estremamente critico nei confronti
di se stesso e dei propri propositi e non soltanto nei confronti degli altri o delle strutture della società.
La contestazione globale, al contrario, ha
due possibili radici : un ottimismo che sì attende il cambiamento deU'uomo dal cambiamento delle strutture; oPPure un pessimismo
disperalo, che rifiuta ogni via di uscita per
chiudersi nella protesta elevata a mito. Riteniamo che il cristiano non possa accettare
la « contestazione globale » senza un lucido
e sofferto senso critico, opponendosi sia a coloro che fanno della contestazione fine a
se stesso, sia a coloro che cercano di strumentalizzarla per creare il caos, nel quale
soltanto sanno operare.
Attualmente la contestazione accentua fino
all'esasperazione il suo aspetto negativo di
rifiuto alla società attuale, ai valori sui quali
si fonda, ai poteri che ne controllano il corso.
Questo aspetto negativo è facilmente comprensibile se si tiene presente che l’iniziativa parte dai giovani e non si può richiedere
da loro ciò che neppure gli adulti sanno immaginare con tutta la loro esperienza e sag"
gezza. Tuttavia sarebbe necessario che i giovani stessi si rendessero conto dei limiti di
questo tipo di contestazione. Anzitutto essi
stessi non potranno durare a lungo su questa linea : non possono sottrarsi al diventare
adulti e alTorienlare in un senso concreto la
loro attività. Che cosa faranno tra qualche
anno? Senza orientamenti decisi o rimarranno a] margine della società, oPPure si lascieranno « integrare » nel sistema che pure
hanno contestato.
Inoltre le generazioni più giovani premono con energia sempre maggiore e saranno
critiche non soltanto contro gli adulti di
oggi, ma anche contro i giovani di oggi. Infine l'aspetto negativo della contestazione è
gravemente deleterio per la grande massa del
popolo: ciò che spesso impedisce ¡1 dialogo
tra le generazioni è la mancanza di prospettive concrete nella quale una certa parte della gioventù contestataria sembra stabilirsi
con grande compiacimento. E’ bene che i giovani stessi ravvisino in questa situazione non
Fclemento di forza, della contestazione, ma
11 suo vero limite e il pericolo che essa copra la tentazione di evasione dagli impegni,
di preferenza per le vie facili e di narci
sismo che dà l’aureola di capo a chi alla prova dei fatti si dimostrerebbe del tutto inconcludente.
La paura di « essere integrato » ebe spesso
fa respingere la via delle riforme merita in
realtà l’accusa dj « infantilismo » che Lenin
rivolgeva agli anarchici del suo tempo. Dire :
(c distruggiamo e poi ricostruiremo » è del
tutto illusorio, è un facile pretesto per rimandare delle scelte che si devono fare oggi
e non in un ipotetico domani. Questo atteggiamento rivela il limite del movimento studentesco che spesso gli operai intuiscono
chiaramente : « parlano cosi, perché altri assicurano a loro il pane e le altre comodità ».
Né ci convincono certe mistiche dell’autodistruzione. Con tutto il rispetto che possiamo
avere per Jan Palach, riteniamo più valido
il sacrificio di chi, forse nel silenzio e in
una lacerante pazienza quotidiana, prepara il
momento della riscossa, poiché la cosa più
difficile per l’uomo è di impegnarsi in un
ideale ogni momento della sua vita. Se le
cose cambieranno in Cecoslovacchia sarà perché molti uomini, rimanendo coerenti a
Se stessi, preparano la nuova generazione ad
una nuova realtà, creandone pazientemente
le premesse.
Il problema di oggi non è di accettare o
rifiutare in blocco le riforme, ma di scegliere quelle che hanno in sé la forza di rinnovare mentalità e strutture : questo può sembrare più difficile e meno eroico, ma esige
in realtà un impegno più costante e realmente totale.
Marxismo
e cristianesimo
La nostra gioventù ha avuto un risveglio
marxista. Il fatto è storicamente comprensibile, specialmente da noi, dove il pensiero
di Marx è stato tabù per i benpensanti. Per
molti, anche dei nostri giovani, l’incontro
con Marx è stato l’occasione di un ripensamento della loro stessa fede, di una più profonda ricerca biblica e ha permesso di liberarsi da una presentazione del messaggio dell’Evangelo che voleva essere « evangelica »
ed era soltanto « liberale » oppure « pietista »•
C’è tuttavia Un grave pericolo, se ci sì
ferma a metà strada: sì può leggere Marx
con mentalità moralizzante e si può leggere
l’Evangelo in chiave puramente sociale, diventando così cattivi marxisti e incerti cristiani : cattivi marxisti, perché si perdono di
vista i condizionamenti obiettivi dei rapporti socio-politici; incerti cristiani, perché si
perde queUa libertà di analisi critica di tutta la realtà umana che soltanto la Parola di
Dio ci permette, cadendo in un dogmatismo
influenzato marxisticamente. come le passate
generazioni erano cadute in un dogmatismo
influenzato liberalisticamente.
Pur rilevando le non trascurabili analogie
nel giudizio della storia umana esistenti tra
la critica marxistica della storia e il giudìzio
biblico, tra la prospettiva marxistica di una
società senza classi e l’annuncio evangelico
del superamento in Cristo di ogni diversità
creata daU’egoismo dell’uomo, il credente
non può fermarsi ad accostamenti, ma deve
risolvere criticamente nella fede le stesse
istanze che il marxismo propone. Ferma restando la possibilità e la necessità storica di
collaborazione con i marxisti nella ricerca
concreta di soluzioni contingenti della crisi
presente, il cristiano deve andare al di là del
marxismo, trovando nella Parola di Dio le
motivazioni e il senso delle sue speranze e
della sua azione.
Ne deriva la necessità di usare in modo
critico e non seguendo la moda la fraseologia e i concetti che il marxismo ha elaborato,
come « lotta di classe »j « sfruttamento »,
« alienazione », « integrazione nel sistema ».
Molto spesso l’uso che ss ne fa rimane al di
sotto dello stesso marxismo piuttosto che
esprimere una più profonda e meditata visione biblica della realtà umana. Questa autonomia critica che la Parola di Dio ci concede deve essere vissuta soprattutto nel dialogo aU'interno della comunità credente, che
deve essere liberata da schiavitù ideologiche
di culture più antiquate, senza che debbe
sentirsi condotta a subire altre schiavitù. Non
è Marx che ci dà il senso dell’Evangelo, anche se Cristo può ^ssersi servito di Marx per
richiamare la chiesa all’ascolto della sua parola; al contrario, è TE vangelo che ci permette di valutare criticamente il marxismo:
« esaminate ogni cos
(1 Tess. 5: 21).
Il disorientamento
degli adulti
corri
strano
Alla esaltazione facile dei giovani
sponde, nel momento presente, uno
disorientamento degli adulti. Pare impossibile, ma agli uomini usciti dairultima guerra
con esperienze atroci e con propositi audaci,
viene a mancare lo slancio per un rinnovamento sociale. Vi è un senso profondo di
delusione nella generazione della Resistenza
che si manifesta nell’assenteismo politico della grande massa, paga di accedere di tanto in
tanto alle urne elettorali.
E’ vero che molti ideali sono caduti, che
molte prospettive si sono manifestate fallaci.
La crisi def mondo comunista e in particolare il dissidio russo-cinese è stato un brusco risveglio per molti che credevano che ci
fosse un’alternativa bella e pronta alla so
c:età dei profitti. D’altra parte la situazione
economica e sociale dell’occidente è di molto migliorata nei confronti delle situazioni
precedenti e tutto ciò spiega il diffuso qualunquismo degli adulti.
Ciò che tuttavia turba maggiormente è la
difficoltà di comprendere la nuova atmosfera
e di uscire da quadri mentali che sono realmente superati. Difficilmente ci si accorge
oggi che la « democrazia » sta diventando una
oligarchia illuminata e che la vita politica
dei popoli non può più essere affidata a vertici, ma richiede la partecipazione attiva e
cosciente dei popoli. AUa fine della guerra ci
si aspettava un’Europa unita; dopo 24 anni
si è attuata una imponente internazionalizzazione dei capitali e del potere effettivo, ma
i popoli rimangono terribilmente divisi. Il
senso della contestazione giovanile molto
spesso non è colto e non si riesce a fare un
ragionamento che non sia « partitico ». « Politica » significa ancora « gioco di partiti »
o al massimo « minaccia del totalitarismo stalinista ».
Abbiamo l’impressione che gli errori del
movimento studentesco siano in misura molto forte alimentati e aggravati dallo atteggiamento di diisorientamento degli adulti.
Molti credono che prendere sul serio il movimento studentesco significhi accettarlo com’è; molti altri sanno solo invocare la repress;one, evitando di porsi nuovi problemi.
Dalla generazione della Resistenza ci si potrebbe attendere di più. Si tratta in fondo
dell’avvenire dei nostri figli, in tempi dì
viaggi cosmici, di automazione, di fatale proliferazione nucleare. Non hanno certamente
torto i giovani quando si pongono anche in
forme drastiche e forse maldestre il problema delle strutture della società.
Noi adulti sappiamo che le cose non sono
così facili, che i cambiamenti suppongono
un lavoro paziente di indagine ed esecuzione, che le chiassate pia^aiole non possono
continuare, che la convivenza umana può
essere riformata e resa più adeguata a situaz oni di fatto, ma non può diventare perfetta e giusta ecc. ecc... ma la nostra saggezza
non è spesso un pretesto per pensare ai fatti
nostri, nella speranza non propriamente fondata che ci lascino in pace e prosperità i pochi decenni che ancora ci rimangono? Diciamo ai g'ovani : « non S^ete che cosa volete »
ma noi cerchiamo qualcosa di diverso dal nostro quieto vivere? Ci commoviamo dinanzi la
prospettiva dei miliardi di uomini in condizioni d sumane, ma ci rifiutiamo di conoscere le cause della sperequazione mondiale.
Ci merav'gliamo che la nostra civiltà cosi
progredita non abbia possibilità sufficienti
per rompere il cerchio della miseria e creare condizioni almeno sufficienti di vita per
tutta l’umanità che abita in questo pianeta
che ora ci appare così pìccolo, ma non ne
ricerchiamo la ragione. I giovani credono di
saperne a sufficienza; noi evitiamo dì porci
il problema.
La Chiesa
e la crisi presente
Se il disorientamento colpisce la società
civile, si riproduce in termini spesso identici
all’interno delle nostre comunità. I giovani
hanno spes.so il torto di presentarsi in modo
indisponente, di essere dogmatici nella loro
contestazione negativa, di essere formalisti
nelle loro proposte di rinnovamento, di essere
degli utopisti, dei figli di papà che sfruttano
la posizione d¡ favore che le loro famiglie
permettono loro, di non aver fede né pietà,
ecc. ecc., perché sono queste spesso le accuse
che vengono fatte a loro e non sempre im
Le due spade
« Ma ora, chi ha una borsa la prettda; e parimenti
una sacca; e chi non ha spada, venda il mantello
e ne compri una » (leggere Luca 35-38)
Questo episodio è collocato tra l'ultima cena e l'arresto di
Gesù: « l'anno accettevole del Signore » (Luca 4; 19) è scaduto,
Gesù sta per essere dichiarato « malfattore » (v. 37) e quindi
liquidato. Certo, anche in questo momento Gesù ha cura di precisare che la catastrofe del suo ministerio coincide, in realtà, col
suo adempimento. Ma questo fatto avrà dei gravi contraccolpi
nella storia della comunità dei credenti: esso creerà una diversa
situazione missionaria. Negli anni precedenti i discepoli avevano
potuto viaggiare di villaggio in villaggio senza provviste e senza
denaro, come chi va in casa di amici. D'ora innanzi, invece, l'ostilità che il mondo prova per Gesù si riverserà anche sui suoi
discepoli.
Affinché essi non sottovalutino il problema, egli fa ricorso a
uno dei suoi consueti paradossi: « d'ora innanzi prendete il libretto degli assegni, il pranzo al sacco, le scarpe di ricambio e
anche la pistola ». In realtà, nel nostro testo come in Matt. 10: 34,
la parola « spada » non è sinonimo di « armamento », ma di ostilità dichiarata: e Gesù vuol dire che è essenziale per la futura
missione cristiana che i discepoli accettino come normale questa
situazione di ostilità, e si preparino a farvi fronte adeguatamente. I discepoli invece prendono alla lettera il paradosso di Gesù,
e tirano fuori un paio di pugnali. La risposta di Gesù (« basta »)
non è sprezzante né stizzita: Gesù effettivamente ritiene bastante,
per il momento, questa rozza prontezza dei discepoli: nella loro
disponibilità alla morte egli vede un segno, certo inadeguato e
contradditorio, della loro fede. Verrà poi la croce a insegnare
loro che non si vince di spada, e la Pentecoste a dar loro armi
ben più valide nella lotta contro l'ostilità del mondo.
Questo passo ci richiama oggi ad un impegno totale, nella
prospettiva di una testimonianza che non potrà mai essere disgiunta dal rischio, dalla lotta e dal dolore.
Qggi sta finendo un'epoca pseudo-messianica nell'occidente:
quella in cui la missione si svolgeva in condizioni di privilegio,
all'ombra delle leggi e del conformismo « cristiano ». In molte
regioni questo tempo è già finito, e la chiesa è costretta a una testimonianza semiclandestina. Noi dobbiamo organizzarci fin
d'ora in vista d'un tempo di repressione, in cui la diffidenza e
l'ostilità sia la condizione permanente della vita della chiesa:
per questo ci occorrerà un nuovo tipo di organizzazione, molta
prontezza e molto coraggio: un polso fermo e un occhio sicuro.
Giorgio Bouchard
meritatamente. Ma come rispondono le comunità? Dov’è la sete della Parola di Dio?
Alla contestazione rumorosa dei giovani si
oppone spesso un’altra contestazione tacita :
si abbandonano i culti, si rifiutano le contribuzioni. E la fede in Dio? E la speranza
che il Signore riveli alla comunità, unita
nella preghiera e nella meditazione della Parola di Dio, il significato del suo annuncio
per la^nostra generazione? Dio non ci ha lasciati senza la sua Parola, ma chi l’ascolta?
La parte viva delle nostre comunità ha la
sua sensibilità verso i problemi umani, impegnando le proprie energie a favore chi soffre nel corpo e nell’anima. E’ giusto che
l’impegno della chiesa sìa valutalo nella sua
giusta luce e non ci sentiamo affatto distributore di « oppio del popolo » quando annunciamo la promessa della vita eterna. E’ giusto anche che domandiamo ai giovani della
chiesa di impegnarsi in azioni concrete all’interno delle opere della Chiesa. La contestazione impregnata di marxismo cade facilmente nella dimenticanza dell’uomo singolo,
perché pensare ai singoli è caratteristica di
Dio e non dell’uomo; è giusto che la comunità richiami i giovani all’Evangelo anche
su questo piano, perché non avvenga che si
avveri la parola di Gesù (come già si è avverrata per troppi « rivoluzionari » giunti al
potere) : « legano dei pesi gravi e li mettono
sulle spalle della gente; ma loro non li vogliono muovere neppure con un dito » (Matteo 23 /4).
Ma quanto rimane da fare dopo questo! La
comunità dei credenti può riunirsi nella
preghiera e nello studio della situazione presente alla luce della Parola dì Dio. Forse i
giovani pregano poco o nulla, ma quanto
pregano gii adulti? In quale misura sono
sentite le domande « venga il tuo Regno, sia
fatta la tua volontà »?
Le nostre comunità minacciano di disgregarsi non perchè la nostra gioventù sia infetta di marxismo, ma perché esse sono poco
nutrite di Evangelo. Se avessimo fede nell’Iddio vivente e nelle sue promesse, se sperassimo che Egli non rifiuta « lo Spirito
Santo a coloro che lo chiedono » (Luca 11-13)
sentiremmo il bisogno di riunirci ancora di
più, di studiare e meditare insieme la Bibbia,
di chiedere tutti insieme — giovani e anziani — al Signore che rischiari le nostre tenebre e dissipi la nostra tristezza.
E’ stato detto spesso che la crisi della nostra chiesa è crisi di conoscenza biblica e ciò
è drammaticamente vero. La predicaaione
della chiesa al mondo manca di vigore, perché la chiesa stessa ha fatto della Bibbia un
libro di consolazione personale, di stimolo
all’onestà del singolo, lasciando che la propria Vita sociale fosse guidata dalle ideologie del mondo. La Riforma ha potuto scuotere gli animi perché aveva inteso il messaggio della grazia di Dio nella vita dell’uomo;
oggi la chiesa deve riscoprire il messaggio
della concreta e reale signoria di Cristo
nella storia deU’uomo, la forza della sua opposizione nei confronti di ogni male; il diritto di Cristo alla libertà di tutti gli uomini. Perciò ogni oppressione e ogni miseria
contrasta con la croce di Cristo, perché Egli
si è immedesimato in ognuno : « Avevo fame
e non mi deste da mangiare... » (Matt. 25 :
42 ss.).
Alfredo Sonelli
iMimimiiinimii
imiliKiitiiiiiiiiin
Cosi è speso il ileflaro dio diaioo por il Biafra
ritenete il bene »
Il Dr. Edgar H. Ritchie del Queen
Elizabeth Hospital di Uniuahia, nella zona occupata del Biafra, in una
corrispondenza pubblicata dal Methodist Recorder di lAìudra (2.1.69)
« Nell’ospedale i Metodisti collaborano con gli Anglicani e i Presbiteriani per alleviare le sofferenze
causate da questa guerra. A Natale
avevamo 700 malati nelle corsie affollate, compresi novanta bambini
malati per malnutrizione.
« Abbiamo molte ragioni di ringraziare Dio, poiché a misura che
arrivano i soccorsi trasportati per
via aerea dal Consiglio Ecumenico
delle Chiese, dalla Caritas cattolica
e dalla Croce Rossa, essi vengono
distribuiti largamente a coloro che
ne hanno bisogno. Recentemente un
gruppo dell’Oxfam (organizzazione
inglese di soccorso) si è unito ai
membri del reparto infantile. Col
loro aiuto e grazie al materiale ricevuto abbiamo potuto costruire dei
locali provvisori, nei quali ogni
giorno 600 bambini ricevono razioni di latte e medicinali, e i malati
vengono segnalati al medico. Abbiamo pure organizzato una sala per
cure giornaliere ai bambini colpiti
da anemia a causa della fame. Essi
stanno alcune ore per una trasfusione di sangue, e poi la cura viene
proseguita nell’ambulatorio. Il sangue usato in quella sala è dato da
persone del Biafra che hanno emigrato.
(f All’infuori dell’ospedale, dei
membri della chiesa metodista lavorano in centinaia di centri stabiliti
nei villaggi per la distribuzione di
cibo ai bambini in tutta la regione ».
Dopo aver menzionato per nome
vari missionari metodisti impegnati
in vari centri di soccorso, il Dr. Ritchie conclude: « Tutta questa opera
di soccorso dipende dal materiale
mandato dal Consiglio Ecumenico
delle Ch lese e dalle altre organizzazioni: per questo noi .siamo riconoscenti ».
NOVITÀ
A. M. Hunter
L’Evan^elfl secondo Paolo
Introduzione
alla teologia paolinica
pp. 140 - L. 700
— Una limpida esposizione del pensiero paolinico scritta per il « non
teologo », ma aggiornata agli ultimi sviluppi della scienza biblica.
— Un libro per chiunque voglia ripensare la propria fede.
CLAUDIANA - 10125 TORINO
3
N. 9 — 28 febbraio 1969
pag. 3
La libertà è indivisibile: siamo impegnati con tutti coloro che
combattono questa multiforme, difficile ma necessaria battaglia
Come si poteva leggere sul bollettino di una nostra
comunità, in occasione del 17 febbraio, « la libertà religiosa non deve mai essere disgiunta da tutte le altre libertà
dell’uomo. La libertà è indivisibile. Lottare per una libertà significa anche lottare per le altre, e viceversa. C’è una
piccola analogia fra la lotta dei valdesi (e dei loro amici)
per la loro libertà di culto e di testimonianza, e tutte le
lotte che si sono svolte e oggi ancora si svolgono per una
qualche libertà civile o religiosa nel vasto mondo e nel
nostro paese. La celebrazione del 17 Febbraio deve quindi ricevere un ampio respiro da questa sua collocazione
nel quadro della lotta dell’uomo per la libertà. Ampio respiro, ma anche viva sollecitudine e sofferta partecipazione con tutti coloro che, in qualunque luogo e modo,
combattono oggi la diffìcile ma necessaria battaglia della
libertà. Anche nel nostro paese sono ancora molte le
forme di oppressione, che devono essere scoperte e cornDattute ».
Abbiamo perciò desiderato raccogliere e offrirvi in
questa pagina alcune testimonianze, assai varie nelle situazioni e nelle motivazioni, di questa lotta per la libertà,
in alcuni punti dolenti del mondo. Non dimentichiamo
certo gli altri, purtroppo innumerevoli: la segregazione
razziale de jure (Sudatrica, Rhodesia) o de facto (USA,
ma anche in tanti altri paesi); la messa fuori legge dei
comunisti dalla Germania occidentale all’Indonesia (qui,
dopo un bagno di sangue di centinaia di migliaia di persone); le discriminazioni religiose o antireligiose, da certi
paesi ispano-portoghesi all’URSS e ai paesi socialisti dell'Est, fino alla Cina (si noti invece che a Cuba non si ha
notizia di tali discriminazioni), dal Sudan a Israele, ai
paesi arabi, alla Birmania...; la pressione malefica dei residui del colonialismo tradizionale, in particolare nell'Africa portoghese, e quella del neocolonialismo, che si
innesta come un elemento decisivo in conflitti quali quello biafrano-nigeriano o nella guerriglia che agita parte
considerevole dell’America latina: ed ecco di fronte a
tale pressione i movimenti di liberazione nazionalistica
o di guerriglia rivoluzionaria; le sperequazioni all’interno della nostra società occidentale le quali, pur serie e
gravi, tuttavia impallidiscono di fronte a quelle esistenti
tra il nostro emisfero evoluto e quello della fame e del
sottosviluppo, in un divario che non fa che aumentare in
proporzioni geometriche: dietro queste sperequazioni
economiche, ancora affiora il problema della libertà, la
libertà di essere pienamente uomo, non ingranaggio di
una macchina o carne senza valore; l’oppressione e la lotta di minoranze etniche — i Baltici e gli Altoatesini (senza ovviamente forzare i paralleh!), i Tibetani e i Curdi, i
watussi sudanesi, gli hindi del Pakistan e i musulmani
dell’India, come tanti gruppi etnici e tribali minori •—
una situazione nella quali, del resto è quasi sempre presente una componente religiosa; la lotta per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza, così faticosa e ostacolata; la lotta per il dini io di credere e per il diritto di
non crédere (che è sempii , emente l’altra faccia del precedente e che sola rende ; . ale la prima; infatti, come ha
scritto Roland de Pury, dii non ha la libertà di non credere non ha neppure quei' di credere), con tutte le loro
conseguenze giuridiche, ci\ di, politiche, ecc.; la lotta per
la liberazione della donna dalla sua situazione minorile.
in tante società ancora schiave di antichi radicati costumi; per la liberazione di intere popolazioni dalla fame,
distruggitrice della vera natura dell'uomo assai prima
che del suo corpo; per la liberazione da cancri sociali
“minori”, ma pur gravi, come la mafia e la camorra, il
malinteso senso dell’« onore », l’omertà.
Soltanto a scorrere questa elencazione così asciutta
e superficiale e quanto incompleta, si accendono sul nostro globo innumeri luci rosse d’allarme, focolai di sofferenza, di oppressione, di disperazione rassegnata o violenta, di lotta, di speranza. Guardando a questa fantasmagoria di segnali d’allarme e di speranza dobbiamo
vivere la libertà che ci è data: vm dono, ma anche un
compito. E ce lo ricordano quei fratelli evangelici spagnoli i quali — in una situazione che chi ci ha preceduto,
nel nostro paese, ha sofferto nella sua carne — rifiutano
uno statuto particolare per la minoranza evangelica e
chiedono semplicemente il ristabilimento delle libertà
fondamentali per tutti i cittadini del loro paese: perché
invero la libertà è indivisibile e integra, o è privilegio.
La libertà in Cristo ci è data e nulla né nessuno può
togliercela (anche se avremmo diritto di affermarlo solo
dopo prova sostenuta); la libertà umana di cui attualmente godiamo è anch’essa dono, ma al tempo stesso
compito, nell’ampio contesto umano cui abbiamo accennato. « Se uno ha la libertà — potremmo parafrasare
1 Giovanni 3: 17 — e vede il suo fratello mancarne, e gli
chiude il proprio cuore, come dimora l’amore di Dio in
lui? Figlióletti, non amiamo a parole e con la lingua, ma
a fatti e in verità ».
A prezzo di vite, la libertà
del socialismo cecoslovacco
Tre seuimane fa abbiamo pubblicato la dichiarazione che professori e studenti della Facoltà teologica ’’Comenius” di Praga hanno
rilasciato subito dopo il suicidio di Jan Palach, il quale era un membro impegnato della Chiesa evangelica dei Fratelli cèchi.
E’ giunta ancora un’altra lettera, inviata
dal Consiglio sinodale della Chiesa evangelica
dei Fratelli cechi alle sue comunità. Sono documenti che riceviamo con fraterna e commossa partecipazione, nel rinnovarsi dei casi
di suicidio quasi sicuramente politico, in tutto il paese: avrebbero ormai superato la dozzina e ha suscitato particolare reazione quello
compii, lo. a un mese esatto di distanza dal
primo, va un altro studente di Praga, il di' ciassettenne Jan Zajic.
Cari fratelli e sorelle,
siamo atterrati, dinanzi alla tragica
determinazione di Jan Palach e misuriamo ciò che deve aver vissuto prima
di prendere questa decisione, ciò che
ha sofferto e ciò che ha creduto. La
norte e un grido come non ce ne
so.. Í
E
Via
deve a
re fa n
gerci
icora stati, nella nostra storia.
IO del pericolo nel quale ci tro.tn avvertimento. Un gesto che
rirci gli occhi. Che deve toccastra coscienza cristiana e spina esaminare ciò che abbiamo
trascurato e perché non abbiamo potuto impedire un simile gesto e non
abbiamo offerto alla nostra gioventù
la prospettiva di una vita piena e
retta.
Il suo sacrificio ha avuto effetto, e
resta per noi un appello, nella misura
in cui resterà unico e non sarà imitato. Non avrebbe senso ripeterlo. Vi è
infatti il rischio che si propaghi il contagio suicida. Giovani, amici nostri, e
voi genitori, fate tutto quanto sta in
voi perché non vi siano altri morti.
Prendetevi cura di quelli che sono in
rivolta, di quelli che soffrono e disperano. Non abbiamo il diritto di lasciarci paralizzare e abbattere dai fatti dinanzi ai quali ci troviamo. Dobbiamo andare avanti. Vogliamo unirci
a tutti coloro che lottano per instaurare relazioni nuove fra gli uomini. La
morte di Jan Palach ci chiama alla
vita. È morto affinchè gli altri possa,no continuare a vivere. La sua causa è
la nostra.
Ci chiama a rinnovarci e a lottare
sempre meglio per i valori che daranno alla nostra esistenza il suo vero
volto e la sua ricchezza morale, ^r uri
ideale che unisca gli uomini e li aiuti
a procedere. Ci prepariamo per i compiti che ci attendono. Vogliamo assumere a poco a poco le nostre resporisabllità e unire la fermezza alla pazienza e all’amore.
Tutto il mondo è malato e il nostro
paese è uno dei punti più sensibili.
Non soffermatevi sul passato della nostra storia. Non vogliamo perdere fiducia nell’avvenire. Non vogliamo soffocare nella disperazione.
Vogliamo sostenere coloro che si trovano ai posti direttivi e che lottano
per una società umana, democratica e
socialista. Non vogliamo toglier loro
la nostra fiducia. Non rendiamo più
profondo il fosso che li divide dal popolo! Creiamo insieme un’atmosfera
che scoraggi definitivamente coloro
che vogliono annullare il loro lavoro,
che accrescono le tensioni e che eccitano la collera dei giovani, sempre
pronta a riaccendersi. La via è difficile,
piena d’inciampi e di ostacoli, ma ariche piena di speranza, se restiamo uniti nel credere che la verità vincerà.
Pensiamo sempre a Jan Palach. In
nome del Consiglio sinodale abbiamo
espresso alla madre la partecipazione
della Chiesa al suo dolore. Sulla tomba del nostro giovane fratello non si
odono soltanto discorsi, ma anche la
parola delle S. Scritture. Gesù Cristo ci
accompagna nella vita e nella morte.
Egli porta la nostra croce. Si identifica con noi. Soffre con noi e per noi.
Si è sacrificato per noi. La sua morte
sulla croce non significa che dobbiamo rassegnarci davanti al male, né
che il male sia annientato. Ma è il
trionfo riportato sulla morte. È la vittoria della vita. Chiama alla risurrezione e alla speranza; e in questa speranza, con le lacrime agli occhi, non
cesseremo di dire : venga il tuo regno !
Con il nostro saluto fraterno,
il Consiglio sinodale della
Chiesa evangelica dei Fratelli cèchi Vladimir Capek
vice presidente in carica
Praga, 29 gennaio 1969
muiimimiiiiiiiirii
iiiiliiiii'iiiiiiimiiiiii'iiiiiiiiiii
L’assassinio
di Eduardo Mondlane
New York - Ginevra (soepi) - L’assassinio del
leader nazionalista africano Eduardo Mondlane a Dar-es-Salam, ai primi di febbraio, ha colpito tutti i membri del personale del Cec.
Infatti,E. Mondlane, dirigente del fronte di
liberazione del Mozambico e professore di antropologia negli Stati Uniti, era membro della
chiesa presbiteriana della Tanzania ed aveva
partecipato a varie conferenze ecumeniche,
fra cui la conferenza mondiale « Chiesa e Società » del 1966 e quella di Mindolo (Zambia) nel 1964.
Il segretario gen. del Cec, pastore ,61ake
ha fatto la seguente dichiarazione : « L’assassinio di Mondlane colpisce i cristiani del mondo intero. Una volta ancora, un leader che
lotta per la giustizia e per il suo popolo viene abbattuto da uno sconosciuto che, cenza
' 5
-,V ; .• - •
dubbio alcuno, fa parte di coloro che si oppongono alla giustizia. Egli era stato invitato
e doveva probabilmente partecipare alla conferenza sul razzismo nel maggio prossimo a
Londra (conferenza organizzata dal Cec). Si
sentirà molto la sua assenza da questa conferenza, come in seno alla chiesa tutta ».
Anche il pastore Abrecht, direttore del dipartimento Chiesa e Società del Cec ha ricordato il tragico fatto: « L’assassinio di Mondlane, capo del fronte di liberazione del Mozambico, priva il movimento per la giustizia
e la libertà nel mondo di uno dei suoi più
eminenti dirigenti. Egli si era votato con semplicità e pazienza alla causa della liberazione
del suo popolo. L’interesse che egli aveva verso il movimento ecumenico e la sua partecipazione alle discussioni dei cristiani sui problemi di giustizia economica e politica dimostravano chiaramente che le sue preoccupazioni
per gli uomini non si limitavano a un gretto
nazionalismo. Ha esitato a lungo prima di
impegnarsi sulla strada dell’insurrezione armata contro il governo coloniale portoghese
perchè egli non prendeva alla leggera la questione di sapere se si pub disporre della vita
altrui. Tutti gli uomini intelligenti soffriranno, col suo popolo, per la perdita di queU’uomo saggio e fraterno che aveva compreso ed
accettato le terribili responsabilità di coloro
che dirigono le rivoluzioni del nostro tempo ».
La 137 detenute politiche
al campo di Alikarnassos
Non è possibile
prigioniere politicìu
diffusa tramite la
senza esserne proj
quarto di secolo ■
orrori si ripetono
basterebbe un sfar,
eliminarli.
Noi benestanti
stri sonni tranquilL
gere la lettera dalle 137
. l campo di Alikarnassos,
Amnesty International”,
lamente turbati. A un
'll orrori nazisti, simili
da nostra Europa, dove
politico non grande per
•tinuiamo intanto i nolasciandoci accarezzare
e distrarre piacevolnv. lite dalla società dei consumi. E noi Cristian continuiamo a frequentare le nostre chies; in un’atmosfera di pietismo, interessandoci aile nostre discussioni teologiche, contribuendo ad alcune opere di beneficenza, procurando ai nostri ragazzi festicciuole, e doni, e distrazioni piacevoli, tutte
cose indubbiamente positive, ma che dovrebbero venir dopo e non prima, o almeno non
senza che noi avessimo fatto 'qualcosa, anzi
molto (e non poco) per togliere di dosso a
noi, e agli altri, questo che dovrebbe essere
(e non è, a nostra grande vergogna!) un
incubo maledetto.
Ma che fare? Come fare? Noi crediamo
che si possa fare molto e in più modi. Esiste
a Roma un ’’Comitato Nazionale per la Libertà della Grecia”, presieduto da Ferruccio
Farri, che, proprio in questi giorni, ha lanciato una sottoscrizione per raccogliere fondi
destinati appunto ad aiutare questi disgraziati
e a sostenere ogni seria iniziativa politica in
favore della Grecia Libera. Esistono altre iniziative efficaci, fra le quali questa della "Amnesty International", e noi crediamo
che tutte siano caldamente da raccomandare
al più largo pubblico possibile.
Occorre agire, con tutte le forze e presto!
Tullio Viola
(Presidente del Comitato Fillellenico Torinese)
loro vita è in pericolo. Molte hanno guai di
natura ginecologica, o i loro mali peggiorano
con le cattive condizioni del campo con tragiche conseguenze. Siamo tutte reumatizzate.
Fra di noi ci sono delle inabili e donne che
hanno passato i 60 anni di età e che pure
devono vivere la dura vita del campo. Molte
mamme hanno lasciato a casa i loro figli, alcuni in tenera età, come nel caso di Maria
Diplou il cui marito è stato arrestato e che
ha lasciato i suoi due figli alla madre cieca di
glaucoma, e nel caso di Maria Frangou il cui
marito è in prigione a Leros e che ha dovuto
lasciare la figlioletta presso una vicina. Vi
sono inoltre 23 mamme ed altre donne ì cui
mariti sono sparsi fra le varie prigioni e
campi di lavoro forzato, che vivono il dramma della famiglia dispersa.
Siamo state arrestate, come misura preventiva, per le nostre idee e la nostra attività
politica — che erano legali e costituzionali
fino al giorno in cui la costituzione venne rovesciata e la libertà e i diritti del popolo greco calpestati. Nessuno ha esaminato i nostri
casi; alla fine del primo anno di esilio, questo è stato rinnovato per un altro anno. Non
possiamo appellarci per la revisione di questa decisione. Il Governo ci tiene in esilio sulla base delle vecchie leggi del 1924, ecc. Ma
questo non è vero perchè la Dittatura col
decreto Legge 165 del 16 ottobre 1967 ha
abolito i diritti alla difesa dei cittadini esiliati. Il Comitato di I Grado che emette le sentenze di esilio è formato da due poliziotti e
dal Nomarca, uomo di fiducia della Dittatura.
Il Comitato di 2 Grado è stato abolito. .La
persona esiliata non può avere un avvocato
nè presentare testimoni. Può soltanto appellar
si al Ministro. Ma mai un appello è stato preso in considerazione dal governo da quando
siamo prigioniere, per cui siamo OSTAGGI
PER UN TEMPO INDEFINITO.
Il Governo fa ogni sforzo per nascondere
resistenza del campo femminile e parla solo
di Leros. Alcuni mesi fa avvennero alcuni
rilasci; ma il governo asserisce che coloro che
sono ancora in prigione erano state arrestate
prima deUe corti per attività politiche. Questo non è vero. Fra coloro che vennero rilasciate incondizionatamente, come fra coloro
che sono rimaste, vi sono donne che vennero
condannate daRe corti marziali, come donne
che mai furono arrestate.
In occasione del Natale e dell’Anno Nuovo
ci appelliamo a voi. Fate pubblicità aUa nostra lettera. Mandatela a tutte le organizzazioni internazionali, al Comitato dei Diritti
Umani del Consiglio di Europa, ecc. che voi
sapete hanno dimostrato un interesse e che
noi non conosciamo. Vi chiediamo di mandare questa lettera a tutte le organizzazioni nazionali in Inghilterra, Italia, URSS, Danimarca, Svezia, Norvegia, Belgio, ecc. che si sono
battute per salvare la democrazia in Grecia.
Ringraziamo i membri di queste organizzazioni e chiediamo loro di intensificare i loro
sforzi per far scomparire i campi e il clima
di persecuzione in Grecia, per far rilasciare le
donne tenute in prigione in Creta, e per restaurare la democrazia in Grecia.
Accettate, cari amici, i nostri saluti e l’espressione della nostra stima.
Le 137 prigioniere politiche
del campo di Alikarnassos
Alikarnassos, 10 dicembre 1968 - Grecia
Cari
amici.
E’ con grande difficoltà che comunichiamo
con voi in questo momento. Noi, le 137 prigioniere politiche nella Prigione di Alikarnassos desideriamo ringraziarvi con tutto il
nostro cuore per quello che avete fatto per
noi, e vi chiediamo di continuare a lavorare
per noi o interessarvi di noi, senza cedimenti, fino al momento in cui i campi di prigionia in Grecia verranno aboliti e i prigionieri
politici liberati. Cogliamo questa occasione
per farvi conoscere le condizioni del campo
femminile di Alikarnassos di nuova formazione.
Dall’isola deserta di Yaros, dove fummo tenute per 16 mesi nelle condizioni più dure,
fummo trasferite il 29 agosto nella prigione di
Alikarnassos di Heraclea in Creta vicino all’antica Knossos. Da esuli a Yaros (dove potevamo muoverci in uno stretto spazio sotto
la scorta dei gendarmi) siamo divenute delle
prigioniere, in una prigione che è a pochi
metri dal mare.
Mancanza di esercizio fisico, umidità assoluta (piove spesso e l’edificio è in rovina), porte finestre che non chiudono, pioggia o freddo
entrano e noi siamo gelate nelle nostre celle;
nessun riscaldamento, mai cibo caldo, acqua
calda per lavarci; gli abiti logori; le famiglie,
perseguitate, sono senza impiego e vivono negli stenti, e non ci possono aiutare.
Alcuni mesi fa abbiamo segnalato tutto
questo alle autorità e continuiamo a ricordare loro le nostre necessità, ma nessuna persona responsabile ci ha risposto e si occupa di
noi. Fra di noi ci sono malate gravi come
Eleni Anagnostopoulou che ha avuto una
emorraggia polmonare a Yaros ed ha ora
una cavità nel polmone buono. Il ministro
ha respinto la sua domanda di rilascio per
motivi di salute. Non le è stato concesso un
letto nel Sanatorio e noi la vediamo distruggersi davanti ai nostri occhi.
Eftichia Tsoka, con tubercolosi del peritoneo, perde peso ogni giorno e non viene curata. Evangelia Doudoumi, Anna Sibli, donne
d’età, Dionysia Bitzileki, Aliki Sfyridaki, queste ed altre sono sull’orlo della pazzia e la
Alimenta negli Stati Uniti rnbiezinne
di cnscienza centre il conflitto vietnamita
Zurigo (epd) - La guerra nel Vietnam ha
le sue « vittime » anche là dove non le cercheremmo. Un numero ogni anno crescente
di giovani americani si è sottratto, dall’iniz o della guerra, al servizio militare. I più
fortunati sono emigrati — per lo più in
Canada — prima di ricevere la cartolina-precetto, si che, almeno da un punto di vista
di diritto penale, non sono incriminabili.
Altri hanno varcato le frontiere dopo avere
ricevuto l’annuncio della data di coscrizione.
Altri ancora hanno servito per qualche tempo nell’esercito americano e ne sono fuggiti, in genere durante il viaggio attraverso il
Giappone. Le loro motivazioni possono essere diverse; per una forte percentuale si
possono documentare ragioni determinate dalla concezione della vita.
Non si conoscono dati esatti, ma si sa che
dal 1964 sono emigrati in Canada 15.000
maschi americani in età di servizio militare
e che in questi anni la percentuale annua si
è moltiplieata per sette. Secondo una valutazione del quotidiano inglese « The Times »,
non incline alle esagerazioni, in Europa vivono almeno 1.000 disertori.
In un paese impegnato in un conflitto militare, non è certo facile prendere posizione in
favore degli obiettori di coscienza o anche dei
disertori. Eppure soprattutto cerehie ecclesiastiche osano farlo; in esse è sempre possibile
rendere l’opinione pubblica attenta ai problemi dolorosi di questi giovani.
Recentemente, ad esempio, la rivista
per le famiglie « Presbyterian Life » pubblicava un reportage fotografico sulla situazione dei giovani « emigranti » nel Canada,
mentre « The Christian Century » dedicava
un articolo più impegnativo al fondo della
questione. Ancora, la rivista « Christianity
and Crisis » ha inviato il suo collaboratore
Harvey Cox in servizio speciale presso i di
sertori che vivono in Europa; questi ha potuto parlare con diversi di loro ricavandone
l’impressione che parecchi sono uomini di
indubbio valore, il cui esd-o costituisce per
TAmerica una grossa perdita.
Già nell’agosto scorso dieci personalità ecclesiastiche di rilievo — fra le quali sette
vescovi episcopali (anglicani) e melodisti —
avevano chiesto un’amnistia per questi giovani americani : « Un’amnistia — dicevano
— farebbe scomparire lo scandalo che esistano in America prigionieri politici e proverebbe che il nostro paese è ancor sempre
abbastanza forte ed elastico da riconoscere
di avere sbagliato impegnandosi nel conflitto
vietnamita ».
NATO e movimenti
di liberazionefafricani>1
Raleigh, U.S.A. (soepi). - Gli Stati Uniti e
Me altre nazioni occidentali aiutano indirettamente il Portogallo a reprimere i movimenti
in favore dell’autodeterminazione in Angola
ed in Mozambico — ha dichiarato il pastore
Tucker, segretario per l’Africa del Consiglio
nazionale delle chiese (Stati Uniti) durante
una conferenza suR’Africa del Sud organizzata dall’Università di Raleigh. Mercé l’aiuto
militare che la NATO gli accorda, il Portogallo è in grado di combattere gli anti-colonialisti africani.
Il pastore Tucker ha attirato l’attenzione sul
fatto che, in quelle condizioni, il Portogallo
potrebbe costringere gli Stati Uniti ad accrescere il loro aiuto militare in cambio dell’utilizzazione della basi portoghesi.
ir Siamo costretti a rimandare un
articolo sulla situazione nord-irlandese, che rientrava in questo quadro. red.
4
pag. 4
N. 9 — 28 febbraio 1969
A colloquio
i dissidenti
E’ mezzogiorno e le donne dell’Isolotto s’affrettano verso easa dando uno sguardo alla loro chiesa, con
le porte sprangate. Un crocchio di
gente s’è formato nella piazza e una
donnetta dalla simpatica parlata
toscana risponde alle domande curiose d’un prete, a caccia di notizie
su don Mazzi. Racconta con freschezza di immag'ni il suo incontro
col cardinale, come ha difeso « alla
Farinata degli liberti » la linea del
suo parroco ricordando con evangelico linguaggio al porporato l’opera di
Cristo per gli ultimi, i diseredati,
sulle cui orme ha cercato di camminare don Mazzi. « E se don Mazzi
non verrà più — insinua, all arte,
il sacerdote — cosa farete in caso di
morte? y> La popolana non esita un
istante e replica; « Quando muoio,
mi farò mettere sulla gradinata della mia chiesa e guai a chi mi tocca!... Perché — prosegue, rivolgendosi al gruppo, la parrocchiana ardita — per me il cardinale è come il
mio babbo, e gli voglio bene; ma in
questo caso gli ho detto che trattando così don Mazzi non mi è neppure
cugino. Proprio così, perchè se siamo discepoli di Cristo, ricordiamoci
che lui non ha avuto timore di andare incontro a una peccatrice, né
di perdonare ad un ladrone... ».
Frattanto un uomo s’awicina al
gruppo, butta una frase di critica
ai dissidenti per il modo con cui si
sarebbero comportati vicino all’altare e poi scompare, mentre la donna sta per rispondergli, come suol
dirsi, per le rime...
I miei amici ed io diamo un’occhiata alla scuola materna, salutiamo due bimbe che vanno ad incontrare la loro insegnante, mentre
d’improvviso compare don Mazzi
col quale fissiamo un colloquio.
E’ sera: nella stanzetta disadorna
c’è andirivieni di giovani cattolici
impegnati ; di Ravenna, Cesenatico,
Pistoia; intorno ad un tavolo discutono con passione di eucaristia, di
gerarchia, mentre don Mazzi segue
gli interventi di tutti e di quando in
quando esprime un pensiero per
orientare meglio il dibattito. Noi seguiamo con profondo interesse ogni
parola, specie quando udiamo raccontare dal protagonista la vicenda
dell’Isolotto.
« A Firenze, — racconta don Mazzi — c’era il cardinale Dalla Costa
con
deir Isolotto
ed è lui che mi ha mandato nella
zona più infelice e più misera della
città » : è la zona del lazzaretto e il
nuovo parroco va a dormire nella
camera mortuaria. Non c’è né chiesa, né scuole, né asili; c’è gente che
è stata sfrattata dalle altre zone della città, gente schedata, gente che
avrà un alloggio mediante sorteggio,
(^ui il nostro sposa la causa dei suoi
parrocchiani. Come prima cosa pensa di far scomparire i ghetti; in
ogni chiesa c’è un ghetto: politico,
sociale, religioso; il comunista non
vuol stare col liberale, l’ambulante
col professionista e così via ; don
Mazzi li convoca tutti per risolvere
ad esempio il problema della scuola; sono tutti insieme, come una sola famiglia, senza ghetti e tutti sono
uniti. Quando ci sono i licenziamenti dalla K Galileo », la comunità si
ritrova nel tempio ed è lì che dibattono il problema alla luce della Parola di Dio, coscienti che Dio non
abita il « sacro », ma è presente do\'unque le sue creature vogliono esprimere meglio l’amore fraterno.
Ogni giovedì sono tutti insieme per
meditare l’Evangelo partendo sempre da un fatto del giorno. Sembra
di vedere la chiesa primitiva.
« Cristo è presente, — ci dice don
Mazzi — e se è presente non possiamo non seguire le .sue orme... ». Il
tempo è volato: si è parlato di croce, di risurrezione, di evangelo per
i ricchi, come Zaccheo.
Ed ora don Mazzi dovrà pensare
al suo pane quotidiano senza abbandonare la sua missione, le sue antiche pecorelle per le quali ha latto
una scelta nel nome di Cristo, memore delle parole di Gesù; « ebbi
fame e mi deste da mangiare, ebbi
sete e mi deste da bere; fui forestiero e mi accoglieste; fui ignudo e mi
rivestiste; fui infermo e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi... in quanto l’avete fatto ad
uno di questi minimi fratelli lo avete fatto a me... ».
Il messaggio di don Mazzi, la sua
scelta, la sua passione per gli ultimi, sia per noi di richiamo, di stimolo a essere anche noi con gli ultimi, sul piano sociale o spirituale,
perché collegati con Cristo, l’ult'.mo, il quale essendo ricco s’è fatto
povero per amor nostro affinché arricchissimo d’una gioia nuova, sorprendente! Gustavo Bouchard
La parte dimenticata
Ai Valdefii sudamericani ci unisce la Costituzione Unitaria in pluriennale gestazione,
ma sembra sepaiarci una distanza più grande di quella geogroRca dell'Atlantico
Negli ultimi numero di « Eco-Luce »
(gennaio-febbraio) abbiamo letto notizie su varie chiese in altri continenti
dove lavorano i nostri missionari. Sono certa che molti si interessano per
queste notizie, ma mi colpisce sempre
il fatto che siamo così; poco informati
sui nostri fratelli valdesi nell’America
meridionale. È, il nuovo mondo, un
mondo tanto diverso dal nostro che
non sentiamo quasi più il legame tra i
due rami della nostra chiesa? È mancanza d’interesse o un’eccessiva preoccupazione per i nastri problemi che
sbarra la via d’incontro, almeno sui
giornali, dei fratelli ai due lati dell’Atlantico?
Prendo lo spunto per farmi queste
domande da un articolo apparto su
«Mensajero Vaidense» (n. 1171, 15 ottobre 1968) scritto dal delegato rioplatense dott. M. Baridon sul Sinodo
« italo-elvetico » del 1968. Dalla sua relazione umoristica, a volte ironica possiamo dedurre come . ci vedono gli
« altri », appunto i fratelli valdesi del
Rio de la Piata. Concordiamo senz’altro con lui quando dice che era delegato di una chiesa che non sente il bisogno di essere in comunicazione con
la sua sorella maggiore e che neanche
il nostro Sinodo si preoccupa molto di
quello che succede dall’altro lato dell’Oceano, tranne che per la Costituzione Unitaria. Quest’atteggiamento
da parte nostra (europea) l’abbiamo
già constatato durante il Sinodo a
Torre Pellice, guardando sulla Relazione al Sinodo 1968 il ruolo dei ministri: per quello che riguarda i pastori
sudamericani si notano due sbagli nell’indicazione delle loro sedi e nove nell’ortografla dei loro nomi! Eppure si
poteva copiare tutto correttamente
dalla « relazione » al Sinodo rioplatense che aveva avuto luogo nel marzo
dell’anno scorso I Frattanto si sono
avute elezioni e designazioni di pastori e il quadro è ulteriormente cambiato. Ma sull’indirizzario di « Valli
Nostre» 1969 né questi né altri mutamenti, a volte avvenuti già qualche
anno fa sono stati registrati; tra le
chiese figura anche un luogo inesistente in Uruguay, per non parlare dei
soliti errori d’ortografia. A chi vogliamo rendere un servizio in questa marnerà? Ai nostri fratelli in Italia o all’estero che magari cercano di stabilire
0 di mantenere il contatto con un pastore o una comunità nel Rio de la
Piata? Potrà il pastore G. Girardet fidarsi di queste informazioni ufficiali o
semi-ufficiali per il suo viaggio in Uruguay nell’ottobre prossimo? *
Tutto questo fa apparire soltanto più
chiaramente la nostra poca solidarietà e la nostra indifferenza di fronte ai
problemi dei valdesi sudamericani.
L’Argentina è passata, dal 1955 in poi.
* Not'z'a apparsa sul « Mensajero Vaidense » del 15-10-1968.
attraverso una fortissima crisi economica che gradualmente si è attenuata
negli anni sessanta, mentre l’Uruguay
dal 1962 in poi si trova in un tra- '
vaglio sociale-economico di durata
non prevedibile. La moneta argentina
si è svalutata a tale punto che per
esempio lo stipendio pastorale che nell’anno 1954 era di circa 1.5(X) pesos,
era salito a circa 35.000 pesos nel 1967.
La situazione è analoga in Uruguay.
Ma questo non sembra interessarci affatto, sebbene più di un terzo dei vaidesi (16.943) vivano nella regione rioplatense di fronte ai 27.755 in Italia e
Svizzera. Non possiamo nemmeno illuderci che nel nuovo mondo tutti abbiano « fatto l’America », mentre in
Europa siamo meno fortunati. Le condizioni economiche dei due rami della
nostra chiesa sono state, a mio parere,
molto simili negli ultimi 15 anni. Forse
oggi la bilancia si inclina a favore del
ramo europeo, giacché la crisi agricola
in Uruguay ha colpito moltissimi contadini valdesi e con essi la loro chiesa.
Porse ci sembra strano che non sentiamo dei lamenti. I valdesi rioplatensi
sono probabilmente stati abituati da
molto tempo a fare da sé: costruiscono i loro templi (lentamente e uno alla volta), pagano i loro pastori (irochi),
mantengono i loro istituti (pochissimi,
ma efficienti) coi propri mezzi senza
incorrere in deficit... Sento non di
rado commenti sfavorevoli sull’aspetto
esteriore di «Mensajero Vaidense»,
l’organo della Chiesa Valdese del Rio
de la Piata, che esce ogni 15 giorni in
quattro pagine male stampate. Ma ci
siamo mai domandati quale aspetto
avrebbero i nostri giornali, quanti edifici avremmo costruiti o comperati e
quanti operai potremmo mantenere
senza i milioni di lire provenienti dall’estero che giungono annualmente alle nostre casse ecclesiastiche?
Con ragione ci consideriamo (insieme ad altre chiese minoritarie del bacino mediterraneo) « la diaspora del
protestantesimo europeo » e accettiamo volentieri e con gratitudine i doni
provenienti dalle potenti chiese sorelle per la nostra evangelizzazione e per
coprire i nostri deficit. La stessa argomentazione si può applicare ai rapporti tra i due mezzi continenti americani: le ricche chiese evangeliche degli
USA verrebbero in aiuto a quelle più
piccole nell’America latina. Così; succede dilatti in molti casi, ma non mi
risulta che per esempio l’AWAS (American Waldensian Aid Society) mandi
una cospicua parte dei doni ricevuti
alla Chiesa Valdese rioplatense!
Vogliamo rimanere uniti Valdesi sudamericani ed europei, e non soltanto
per mezzo di una Costituzione Unitaria? Allora dobbiamo lare un serio
sforzo. E in che potrebbe consistere
questo sforzo? Anzitutto: 1) in uno
scambio di notizie e informazioni più
frequente tra gli organi delle due chie
se : « Eco-Luce » e « Mensajero Vaidense». 2) Ogni anno si potrebbe destinare una colletta domenicale (come si
fa per la Missione, la Facoltà di Teologia, ecc.) per gli «altri Valdesi» e
questo di qua e di là dell’Atlantico come segno di solidarietà. Ci sentiremo
più uniti se collaboriamo con qualche
progetto e facciamo rivivere l’idea neotestamentaria non già tra diverse confessioni ma tra fratelli geograficamente distanti.
Alla lettura di Chiesa in distretta,
il commento di « Eco-Luce » sul Sinodo 1968, mi sono sentita anch’io «in
distretta» per il latto che i rapporti
tra i due rami della nostra Chiesa non
erano stati discussi nemmeno per mezz’ora, tanto eravamo presi dai problemi nostri. Vedevamo forse troppo la
trave nel nostro occhio per accorgerci
del bruscolo nell’occhio dei valdesi
sudamericani? Abbiamo dei sentimenti tanto campanilistici da non guardare un poco più in là verso il nostro
prossimo sulle sponde del Rio de la
Piata? ,
Spero che il prossimo Sinodo vorrà
affrontare seriamente il problema qui
delineato e ptendere qualche decisione
per risolverlo.
Aja Soggin
La fame degli altri
Pubblichiamo un nuovo elenco di
sottoscrittori, che ringraziamo vivamente. Come i lettori forse ricorderanno, siamo in contatto coll’Eper,
cui effettuamo a nostra volta regolari versamenti, l’ultimo dei quali è
stato destinato, dietro suggerimento
dello stesso Eper, alla scuola agricola argentina di Linea Cuchilla che,
fra i suoi compiti, annovera quello
di addestrare e preparare dei tecnici che abbiano così la possibilità di
sfruttare meglio tutte le risorse del
Ricordiamo che le sottoscrizioni
vanno inviate al conto corr. postale
n. 2/39878 intestato a Roberto Peyrot, corso Moncalieri 70 - 10133 Torino. Attendiamo le vostre offerte
con fiducia e gratitudine.
Da Torino'. L. e F. Valerio 20.000; M. e
A. Grill'5.000; E. e D. Abate 5.000; C. e
R. P. 20.000; M. S. Cavalli 2.000.
Da Riclaretto: E. Viglielmo 5.000.
Da San Remo: M. T. Fiorio 10.000.
Da PrainoUo: T. Pons 2.000.
Da Venezia: C. Bocus 500.
Totale L. 69.500; tot. prec. 154.381; in
cassa L. 223.881.
I LEYTOttI CI <E Sl> SCRIVONO
Borman dal Papa
(a proposito
di reliquie)
Un lettore, da Cerignola:
Caro direttore, t'invio laccluso ritaglio, de « La Gazzetta del Mezzogiorno » * del 16-2- 69 che mi ha agghiacciato il cuore tanto p.ù che il
notiziario che segue il Culto radio
trasmesso ci aveva appena dato la notizia di un telegramma del Consiglio
dei Pastori di Roma all eroico confratello. Questo ritaglio va cestinato con |
un « no comment », perchè se preso
sul serio molte sarebbero le cose da
sottolineare.
Non mi posso tuttavia sottrarre al
ricordo di una strana csp.’'rienza, fra
le più belle della mia vita di servitore
della Parola. Si era avvicinalo alla
nostra Comunità Valdese di Corso
Vittorio a Bari un giovane universitario di provenienza strettamente cattolica e militante, ma che finora non
aveva letto le Epistole d, San Paolo.
Questo tuffo nelleresia Valdese era
stalo senz'altro salutare, liberatore e
positivo. Si era messo a fr.iquentare
assiduamente i Culti ed anche 1 Unione Giovanile. Una sera però mi dette
la notizia che .sarebbe emigrato definitivamente nel Brasile giacche, conseguita la laurea in ingegneria, gli si
offriva un'ottima sistemazione. Il rammarico era dec’.samente ree.proco. Il
martedì successivo glj unionist. si
strinsero attorno a lui. lo presi lo
spunto dal Salmo 121 per centrare un
messaggio di circostanza e parlai sulla presenza di Dio, come esperienzi
fondamentale del credente, che ci 1 bera dalla paura e crea in noi una
immensa fiducia neiralibandono totale
in Dio. Si cantò, si pr?gò. Quando
tulli se nc furono andati restammo
soli nella saletta. Era uno di quei
momenti in cui ci si apre per comunicare le cose più intime e che più
ci affliggono. Mi rivelò il suo tormento: lasciare forse definitivamente la
madre alla quale si sentiva tanto legato. « Ma pensi, si è voluta staccare,
per me, da un prezioso ricordo di famiglia, una reliquia ». Cosi dicendo
me la mostrò: era un pezzettino della
camicia di Pio IX legato ad un nastrino rosso. Ridemmo di cuore pur
sottolineando il contenuto spirituale
dell affetto di una madre, la sancta
s mplicilas che l’aveva ispirata. Ma
lui risoluto — e questo era il suo tormento. poiché non poteva consentire i
a questa doppiezza ora che aveva com- !
preso tante cose — accese un fiamm fero e bruciò Tidolo. Ins stetti che i
non lo facesse, spiegai com3 Fidolo, ^
dopo tutto non è nulla e che avrebbe potuto conservarselo, ma non vi
riuscii, A distanza di anni rivedo lo
'Sguardo luminoso di quel g ovane come d' chi ha vinto una battaglia.
Ma riia veramente vinta.
Io non posso credere cssolutamente
che il predicatore laico Frank Borman si s a premurato di portare seco
nell Apollo 8 una medaglia con reiTie una reliquia di Giovanni XXIII. |
Se tuttavia la cosa fosse vera, c in ;
questo tempo di sincrel’smo religioso tutto è possibile, dovrei concludere
che un grave colpo è stato inferto al
nostro S’gnore Gesù Cristo: il DissacraJore del falso sacro, il Liberatore
ilei! uomo dagli idoli, dai sistemi,
dallp potenze di questo mondo eli3 Io
condizionano. Dovrei pensare ad una
vera e propria abiura di Cr’sto Signore rhe imperterrito affrontò lo sguardo di Caiafa che gli conleslava di eS"
r^ere (( ì] Figliuol deH'Uotno » e par
noi, per la nostra totale I bcrfà sopportò la Croce sprezzando il viluI perio.
C. E. Castigtjonk
* f/ r taglio riporla una notizia relativa aWudenza concessa dai jwiiteficp Paolo VI a. Frank Borman e
alla sua famiglia: al momento dello
^cimb'o dei doni, Vasfronautn avrehbp donato fra Valtro al papa ^'una
medaglia con Veffigie e una reliquia
d- G'ovanni XXJIJ. che egli aveva
portato con sé nel volo attorno alla
luna La notizia trova conferma in
ternin: quasi identici in prima pagina de ^'L'Osservatore Homano'^ del
16-2-'69, nella cromie« ins’stita dell'udienza pon'ific'a. Vorremmo proprio
che Frank Borman c'. dicesse se le
cose sono ondale 0 no in questo modo,
tanto più che altri lettori ci hanno
espresso il loro stupito disagio, già,
di fronte alla visita vaticana del 1
cosmonauta. Su questa questione ve- |
dere in altra pagina l'articolo di Giorglo Peyrot. 1
JX.d.r.
Aprite un poco
gli occhi...
Un lettore, da Taranto:
Caro direttore,
ti scrivo per esprimere a nome del
piccolo gruppo valdese di Talsano Leporano - Pulsano (Taranto) tristezza, sdegno e stupefazione per quanto
è accaduto a Brescia in occasione della « Settimana di preghiera per Tunilà dei cristiani » (vedi art. di A. Vetta sul n. 5 dell’« Eco-Luce » 1969:
« Due speranze ecumeniche »). Stando
air&rticolo del Pastore A. Vetta, al
quale devo certo dare credito, l’ecumenismo sbandierato dal nuovo cattolicesimo del Sig .Bellini si è dimostralo ancora una volta non solo offensivo verso la nostra fede, ma anche
verso la verità storica e teologica. Il
Sig. Bellini, che noi stimavamo di
ben altro sentire e dì ben altra portata, nel nome dell’ecumenismo (!) si
è compiaciuto nel gratificare il protestantesimo delle più sciocche e false « accuse » dicendo che per i protestanti Dio è un Dìo lontano, « ...che
essi non pregano col cuore, che non
conoscono la grazia e la g oia della
preghiera » (ved. art. di A. Vetta).
Tante cose si potrebbero obiettare a
questo proposito: ma basterà per tutte ricordare la preghiera dell’Apostolo Paolo schiaffeggiato da Satana, la
preghiera di Giobbe, dei profeti ecc.
Ma il Sig. Bellini non è un caso: la
sua posizione non ci può meravigliare: qui si tratta della posizione cattolica, del concetto di ricchezza e di
possesso del tutto nella Chiesa romana e della povertà degli altri.
Pace, ad ognuno il suo mestiere :
il Sig. Bellini doveva pur tirare acqua al suo mulino. Ma il gruppo di
Leporano - Pulsano - Talsano, che
ogni quindici giorni fedelmente ascol
ta la parola di Di© e discute ogni voi- ;
ta qualche argomento di attualità,
pur essendo rimasto nauseato (sic) di
tanta intelligenza ecumenica, sdegna- i
to e mortificato al tempo stesso, si è j
chiesto con grande tristezza ed ap- ^
prensione : ma dove era il pastore !
Bertalot? Era presente? Sapeva in 1
anticipo del contenuto della conferen- !
za del Sig. Bellini? E se era presente :
e SE conosceva il contenuto della con- ,
fcrenza, perchè non ha parlato, non
ha risposto, non diciamo per le rime [
(oggi un certo ecumenismo ha ben al"
Irò a cui pensare!!!) ma per rispetto
alla ver'tà? E se e^a assente e non sapeva del contenuto, era meglio non
andare alla prima serata, giacche con
la sua presenza, con la sua prima conferenza ha indirettamente avallato le
sciocche affermazioni del Sig* Bellini,
in qualità di Pastore valdese. Il gruppo di Talsano - Leporano - Pulsano
spera che una nota almeno, di rettifica o di chiarificazione, ci venga da
parte del Past. Bertalot che per altro
stimiamo e amiamo.
Ma, con tutta stima per il cattolicesimo del d ssenso, quanto è accaduto
a Brescia era scontato (e non se l'abbiano a male gli ecumenìsti nostrani,
e non ci accusino di anticlericalismo
con comoda semplicioneria). Un certo
nostro ecumenismo, che presume di
sapere più e meglio dei nostri padri
(mi si passi la espressione), che va
parlando di « necessità del dialogo »,
di (( unità, speranza di vita », dimentica le cose che ci dividono per obbedienza a Qualcuno che sta sopra di
noi. Quanto aH’ecumenismo cattolico
dovremmo sapere e avere capito che
! esso non è ricerca e amore della verità (perché la chiesa cattolica la ve' ri là la possiede), in spirito dì ravvedimento dogmatico e di vera ed escluI siva sottomissione alla Parola (come
può ravvedersi chi è infallibile e ha
coscienza di essere l’attuale incarnazione di Cristo?). Il Sig. Bellini? Non
è un ca.so abnorme di antiecumenismo, al contrario è ecumenico ma soprattutto cattolico, e, sia detto una
volta per tutte, cattolico del nuovo
cattolicesimo.
Da tutto questo pasticcio appare
'chiara una cosa: che il dialogo ecu
menico, se pur può essere fatto con
fratelli separati cattolici, deve essere
fallo con responsabilità, competenza
teologica e ferma vigilanza : non per
prestigio, trionfalismo protestante, ma
solo perchè in tanta confusione che
Tecumenismo ha portato in tanti spiriti, non ci sia pure l’apporto da parte dì chi, invece, dovrebbe fare opera
di chiarificazione e dì responsabilità
teologica. E chi ha orecchie da udire
oda.
Ernesto Naso
per il Gruppo Valdese di TalsanoLeporano-Pulsano (Taranto)
Vivere la nostra
fede, oggi
Un lettore, da Villar Perosa:
Caro direttore,
dopo aver riletto diverse volte « la
lettera aperta ai pastori » mi sono posto una domanda : « Quale deve essere il comportamento della comunità
cristiana ed in particolar modo dei pastori di fronte al mondo d’oggi? » e
penso di non essere il solo a pormi
j questa domanda.
Come giovane che ricerca una soluzione per poter testimoniare ciò che
sente in sé di fronte al mondo, ho due
suggerimenti da dare perché vi sia la
possibilità che la comunità riacquist
fiducia c si riaccenda l’antica Fede
Oggigiorno parlando con certi pa
stori dei problemi che agitano il mon
do ci si sente dire che il mondo è mal
vagio e noi non possiamo cambiarlo in
quanto sta a Dio di farlo, e così il credente che deve affrontare il mondo se
ne va a bocca .amara.
Ora, oggi come oggi, non dico che
questo modo di vedere le cose sia errato, ma nasce il sospetto che lo
si dica o per non perdere le relazioni
importanti e quel poco che si ha o unicamente (come io spero) per stanchezza.
Non sono le verità di fondo che si
devono discutere, perché è unicamente
Dio che può, con il suo Spirito Santo,
cambiare il mondo in modo duraturo;
ma vorrei dire che spesse volte nell’An
tico Testamento, Dio si serve degli uomini per svolgere i Suoi piani. Quindi
nel mondo d’oggi una comunità vivente dovrebbe fare un’analisi accurata
della realtà « religiosa, economica o sociale » (il che non significa voler creare una lotta di classi) in modo che i
credenti possano andare nel mondo sapendo ciò che li aspetta e nel contempo predicare una trasformazione radicale, nell’amore di Cristo, del nostro
sistema di vita sia nel seno della comunità che verso il mondo.
L’altro suggerimento è che i Pastori dovrebbero ridiventare curatori
d’anime c diventarlo se mai lo sono
stati, invece di essere gli amministratori di una chiesa e di tutte le attività
legate ad essa, a volte (perlomeno da
un certo punto di vista) più a merito
personale di fronte al mondo che alla
gloria di Dio, anche se lo si fa in buona fede.
Per un giovane, oggi come oggi, ci
sono quattro possibilità di scelta :
Se pensa di poter essere il sale della
terra entrerà in qualche associazione
civile col pericolo di venire strumentalizzato.
Se invece si convincerà che il mondo non si può cambiare, diventerà un
buon « credente » senza problemi di
Fede e di comportamento e vivrà la
sua Fede individualmente, partecipando alle attività tradizionali e .adottando nella vita pratica i metodi più confacenti alle necessità, sempreché non
facciano del male direttamente a qualcuno, per non turbare la propria coscienza.
Oppure (come oggi capita a molti)
vivrà la sua Fede individualmente
estraniandosi dalla Chie.sa.
Infine c’c l’ultima possibilità: queUa
di dedicarsi unicamente a saziare le
proprie ambizioni, soffocando sempii
cemente la propria vita spirituale.
; Concludendo voglio solo più dire che
questa lettera non è l’affermazione di
una verità, ma è conseguenza di esperienze personali che si devono prendere per quel che valgono.
R. B.
N.d.r. - Questa lettera attendeva la
pubblicazione da diverse settimane e
ce ne dispiace.
5
N. 9 — 28 febbraio 1969
pag. 5
INTERVISTA CAÍN IL PASTORE GIOVANNI TRON
DISCUSSA IN UN CONVEGNO FEMMINILE A ROMA
Valdismo rioplatensB incontro fomminile MIITOBITA’, probkina e compito
Analogie e diSecenze al di qua e al di là dell’oceano
“Presenza” valdese in campo politico-sociale - La contestazione nella situazione latinoamericana
Sono stata a trovare il Pastore Giovanni Tron nella sua residenza di Pelosa Argentina, dove sta terminando,
con la Signora, il suo periodo di riposo.
lEgli è originario di Massello ed appartiene a quella numerosa schiera di
"Massellini che sono diventati pastori,
Ijrofessori e insegnanti; la signora è
figlia del Prof. Beniamino A. Pons originario anche lui di Masggllo. In questo periodo di riposo il Pastore Tron
-ha dato la sua entusiastica collabora■zione alle comunità della Valle; gli ri-volgo ora alcune domande per far conoscere ai lettori la situazione ecclesiastica e sociale del Sud America
nonché le sue impressioni sul nostro
-« piccolo » mondo valdese.
■Che impressioni ha provato, signor
Tron, tornando alle valli dopo una
assenza così lunga?
Sono partito per il Sud America nel
settembre del 1934 e sono tornato per
periodi più o meno lunghi nel '39, ’49,
59 e infine nel maggio del ’68. Le mie
Impressioni sono state diverse secondo le circostanze: tuttavia dopo quest’ultima visita, ho potuto constatare
che nelle nostre valli c’è benessere e
prosperità; dunque il lavoro procura
iDUoni stipendi ed i poveri non ci sono
più, tranne eccezioni. In alta montagna lo spopolamento si va facendo
sempre più grave e i villaggi abitati
•cinquant’anni fa, quand’ero alle Valli
■ora sono interamente muti. Gli antichi edifici scolastici sono abbandonati, i giovani scendono in città per gli
studi e non rimangono che i vecchi a
•coltivare i piccoli poderi. La situazione appare diversa nel fondo valle dove
le case in costruzione continuano a
moltiplicarsi ; la situazione religiosa
non è mutata ; e si direbbe che il progresso spirituale non proceda di pari
passo con quello economico.
di dica qualcosa sulla presenza valdese in Uruguay dal punto di vista politico, sociale e religioso.
La popolazione valdese consta di
circa 5.000 anime in Argentina e 15.000
In Uruguay; per oltre un secolo, la
presenza valdese, in un paese libero e
senza pregiudizi razziali né religiosi, si
■è fat: ?. sentire in modo notevole. I
Valdes; sono considerati come gente
dedita al lavoro, semplice e di costumi
moralmente sani. Ora, cominciano ad
occuparsi di politica e militano nei diversi partiti. AH’ultima sessione sinodale del marzo 1968 sono stati invitati
1 deputati valdesi, Riccardo Planchon,
Daniele Armand Hugon, nipote del
Pastore omonimo e Claudio Malan
presidente della commissione nazionale :: »ionizzazione. Ci chiediamo se i
Val .L mno della politica in base ai
prn I evangelici: si vorrebbe che al
di la 'le nrtù pubblicamente conosciute ;-i iiotesse scorgere la fede quale mona, segreta di esse.
Le comunità hanno conservato qualche caratteristica valdese?
Fino a poche decine d’anni fa, nelle
comunità più compatte si continuava
a parlare il patois, poi con l’andar del
tempo e i contatti sempre più frequenti con il mondo esterno, anche
queste caratteristiche formali sono andate estinguendosi.
È sempre vivo il senso del nucleo
faifiiliare e quando il Pastore è in visita, compito del padre è porgergli la
Bibbia perché presieda un breve culto. È una tradizione, che se viene ben
intesa può servire a sviluppare la vita
spirituale.
Anche da voi si fa sentire la contestazione giovanile? I suoi sviluppi sono
simili a quelli che si riscontrano nelle nostre comunità?
La contestazione è un fatto inondiale che ha ovunque caratteristiche
comuni, pur presentando sfumature
diverse, a seconda dell’ambiente o delle circostanze. Teniamo presente che
l’Uruguay è tra i paesi definiti con
eufemismo « in via di sviluppo » ; la
maggioranza delle chiese è di campagna, i giovani non sono contestatori,
tranne pochi ; però sia i cinquanta universitari valdesi, sia gli iscritti alla
facoltà teologica di Buenos Ayres sono sulla linea della contestazione.
Tempo fa il dissenso non era ancora giunto nella chiesa e si limitava a
problemi quali l’ingiusta distribuzione
dei beni, la lotta contro il latifondo, la
solidarietà con i poveri; in un primo
momento la chiesa ha compreso le profonde ragioni evangeliche dei vari movimenti. Attualmente, con l’accentuar
DONI ECO-LUCE
ria Milano: Giulio Rivoir L. 1.500; Giordano Bonomi 500; Giulia Berteli 500; Madeleine Revel 500; Ottilia Jaeger 500; M. A. Marzio Coucourde 2.500; fam. Griot 500.
ria Massello: Luigi Micol L. 200; Giovanni
Alb. Tron 500; Elisa Micol 300.
Da Coazze: Lidia Rosa Brusin L. 500; Am^ogio Rosa Brusin 200; Emilia Boero 200;
Nella Boero Alloa 200; Andrea Ostorero 200.
Grazig ! (continua)
si delle lotte universitarie si sono prodotte delle notevoli trasformazioni e
le posizioni si sono radicalizzate, aprendo sempre più il divario esistente
tra conservatori e progressisti. Questo
fermento di vita giovanile può senz’altro essere salutare e le posizioni reazionarie devono essere rivedute. L’importante è che le opinioni siano saldamente ancorate all’evangelo ; in Uruguay i pastori sono molto occupati dall’aspetto pratico del loro lavoro e per
conseguenza dedicano meno tempo allo studio. Notevole è invece la polarizzazione nelle posizioni dei pastori delle
valli: 0 chiaramente a destra o a sinistra ; viceversa in Sud America le posizioni sono meno estreme.
Colgo l’occasione per esprimere la
mia riconoscenza a Dio per i contatti
che ho potuto avere con i colleghi delle valli e con le comunità, invocando
su tutti le benedizioni del Signore.
In particolare un affettuoso saluto agli
amici che mi sono stati molto vicini
nel tempo del mio soggiorno alle valli.
Congedandomi dai signori Tron, desidero augurar loro un felice proseguimento della loro missione nelle chiese
del Rio della Piata e a nome delle comunità delle valli e dei pastori ringraziarli per quanto hanno fatto durante
il loro soggiorno per l’arricchimento
spirituale delle nostre chiese.
Elìana Bouchard
Testimonianza in un mondo
secolarizzato, beneficenza e
impegno politico
Un centinaio di persone ha partecipato alYincontro interdenominazionale femminile
che ha avuto luogo a Torino la domenica 23
febbraio. Le partecipanti — battista, metodiste e valdesi — provenivano da varie località
del Piemonte (notate le rappresentanze deUe
Valli) e della Liguria e da Roma. Sono ctati
presentati gli studi di Bruno Rostagno e di
Elena Girolami e si è cercato di interrogarsi
su che cosa significhi annunciare l’Evangelo
nel mondo secolarizzato eli oggi. Significa continuare ad annunciare la croce e la risurrezione di Cristo, anche se la natura deU’uomo
è refrattaria a questo annuncio; significa credere nella potenza deUo Spirito che converte.
Quanto alle attività tradizionalmente considerate <c femminili », si è iniziato — o continuato — un dialogo fra le partecipanti sulla forma tradizionale di beneficenza che molte
volte (e lo si dice ,=enza la minima accentuazione negativa per chi si impegna in questo
genere di attività) serve più a tranquUlizzare
la coscienza dei beneficanti che ad aiutare veramente i beneficati. Forse il tentativo di aiutare gli cc ultimi », j « poveri » deve passare
oggi anche da un'oilra strada, e si è accennato pure alla dimensione politica del problema. Anche la » niplice considerazione, su
scala mondiale, che il nostro benessere è tale
perchè (fra gli a!) ; motivi) il mondo ricco
saccheggia le malcri • prime del Terzo mondo (v. ad es. il peiiolio) dovrebbe spingere a
iniziare una riflessione che sarà necessariamente «politica», la senso, dati i termini
reali del problema, imitarsi a fare qualche
colletta per il Biaii r ? Non si è escluso che
anch’esse siano una iorma concreta di solidarietà, ma ha senso . .'fire solo in questa direzione?
mimmiiiiiiiiiuiiiiiiiiiuiiitmiiii
imtiimiiiiiimiiii
iiimiiiiimiiiimiiitiiiiiiiiiitiiiiiMiTiim
A ZURIGO
Cdekrazione diil 17 iekbraio
Con un clima eccezionalmente primaverile, lieta parentesi in settimane di freddo, di
pioggia e di neve, è stata vissuta una lieta
e serena giornata di comunione fraterna, la
domenica 23 febbraio.
Ad associarsi ai membri delle due comunità zurigane erano convenuti rappresentanti delle comunità e dei gruppi evangeRci di
Berna, Winterthur, Frauenfeld, S. Gallo,
Männedorf, Baden, Thalwil nonché vari credenti isolati, svizzeri ed italiani.
La chiesa del « Bethaus » era gremita sin
dall'inizio : collaborarono alla celebrazione
^el culto e della Cena del Signore i Pastori
Eynard e Matthey e la predica fu rivolta con
vigore dal Pastore Ronchi,
Ad affermare visibilmente la comune fede
nel Signore Gesù, fondamento della comunione fraterna, 124 presenti si avvicinarono
alla Mensa del Signore.
Più tardi circa 100 commensali parteciparono ad un’ottima, e pur semplice, colazione
(5 fr. = meno di L. 700).
Da tempo a Zurigo era invalsa la consuetudine di avere colazioni domenicali per i
lavoratori italiani (1 fr. ovvero 3 fr.) e furono, quelle, simpatiche opportunità offerte
agli isolati per trovarsi insieme. E’ venuta,
ora, a mancare l’antica motivazione ; tutti,
o quasi, hanno la loro famiglia, il loro appartamento. E perciò nella chiesa di lingua
italiana si è modificato il metodo : una serata domenicale, mensile, con eenetta per
l’unione giovanile e per le giovani famiglie;
una colazione. domenicale mensile, dopo il
culto, per la comunità, con discussione su di
un argomento e scambio di opinioni.
Abbiamo segnalato il fatto, e L modrc.tà
della spesa, per indicare come, senza manifesti contestatori, in qualsiasi luogo e nel
seno di ogni comunità, due o tre iniziatori
possano lanciare la consuetudine di « colazioni di lavoro » (con stile rigorista... senza
alcolici, senza fumi...) e discutere, discutere,
e ancora discutere... per poi, speriamo, dec'dere!!!
Nel pomeriggio, riunione sociale, con l’intervento di oltre 200 partecipanti: inni, canti e cori (assemblea, gruppo di Thalwil, Corale svizzera), puntualizzaz'one storica con
impegno attuale di liberi cittadini, che diffondono. senza timidità, i perenni fermenti
evangelici nella società civile e politica (Pastore Eynard), esecuzione del Giuramento di
Sibaud, prima da parte deUa Corale, in seguito da parte di tutta l’assemblea, presentazione di poesie di ispirazione valdese (sig.ra
Emilia Maag - recita deUe poesie di Ada
Medie ; Giovanna Maturine - Rododendro
valdese - Sir Savoia - La lunga sera del re)
con vivo interesse del pubblico. Totalmente
estranei all’ambiente « valligiano », i presenti, svizzeri ed italiani, hanno valutato in
senso positivo la lunga lotta per la libertà
della fede e della coscienza, in un senso di
profonda riconoscenza per i diritti dei quali
oggi godiamo... Senza snobismi...
Né sono mancate due esecuzioni di balletti, diretti dalla signora Käthe Sattler... ed
infine le men.se parcamente imbandite, prima della partenza, mentre scendono le ombre della sera su di un orizzonte limpido e
luminoso...
Un pensiero alla memor.a: il 28 gennaio
abbiamo rivolto l’estremo saluto alla spoglia mortale di Anita Pßster-Gay, spentasi a
Zurigo all’età di 80 anni. Oriunda di Luserna S. Giovanni aveva trascorsa la sua vita a
Ginevra, prima ed a Zurigo, poi. Pur appartenendo alla comunità zurigana di lingua
francese, aveva sempre manifestato un vivo
impegno nella nostra comunità ed era stata
per vari anni membro del Beirat. Rinnovia
mo ai famUiari l’es; -ssioue deUa nostra simpatia.
Scuoi Media
“Pier Mart re Vermigli,,
E’ questo ormai i sesto anno di una felice iniziativa, che è rivelata utile e che
acquista sempre nuove simpatie, tanto nella
cerchia dell’immigrazione italiana quanto
nella società zurigana.
Continua Pinsegnamenlo neUe tre classi,
con orario serale (daRe 20 alle 22) e durante
tutto il pomeriggio del sabato, per i 40 alunni iscritti.
Gli insegnanti sono in numero di dieci,
cinque svizzeri e cinque italiani.
Nella loro stragrande maggioranza, gli
alunni, che provengono da ogni regione d’Italia, ma specialmente dal Veneto e dall’Italia
meridionale, si impegnano con puntualità,
con serietà e con perseveranza. Due difficoltà : i turni e gli orari di lavoro e, per molti,
le grandi distanze.
La composizione di questa Scuola per adulti consente liberi interventi e spontanee discussioni nel corso delle lezioni ed offre altresi la possibilità di periodici incontri delle
tre classi per tavole rotonde con dibattiti su
argomenti di attualità.
TI clima che regna nella Scuola è di grande cordialità, di reciproco rispetto e di solidale impegno nell’opera comune.
SAN SECONDO
Il 31 gennaio ha avuto luogo U servizio funebre di Avondet Carlo, deceduto neUa
sua casa ai Memé, all’età di anni 72. Benché
la salute del nostro fratello fosse da un po’
di tempo compromessa da una forte
asma, nulla lasciava prevedere la sua fine
così improvvisa. Egli lascia il ricordo di un
uomo di fede, dall’animo mite e cordiale.
Rinnoviamo alla famiglia afflitta l’espressione della nostra sincera simpatia cristiana,
fiduciosi in Colui che è la resurrezione e la
vita.
II segno del battesimo è stato posto
su Avondet Claudio di Franco e di Cardon
Elsa (Barué). Il Signore accompagni con la
Sua grazia questo caro bambino.
Sabato 15 febbraio, abbiamo celebrato
il matrimonio di Gardiol Emilio (Combe) e
Long Bruna (Cavoretto). A nome deUa Chiesa rivolgiamo a questi sposi gli auguri più
affettuosi di ogni bene del Signore.
Le celebrazioni del XVII febbraio hanno avuto inizio la domenica 16 con un culto
di circostanza presieduta dal pastore Enrico
Tron e seguito dalla celebrazione della S.
Cena. La sera sono stati aceesi numerosi
« falò » e stemmi valdesi.
Il tradizionale programma del XVII si
è svolto in un clima di gioia e di fraternità.
Ringraziamo sentitamente tutte le persone
che in vario modo hanno collàborato alla
buona riuscita della nostra festa valdese: in
particolare la Corale e coloro che hanno preparato e servito l’agape fraterna. Il ricordo
di quella bella giornata rimanga per ognuno di noi in benedizione.
Sabato 22 e domenica 23 febbraio la
nostra Filodrammatica ha rappresentato con
successo una commedia in tre atti, « I milioni dello zio Peterof ». Gli attori sono stati
lungamente applauditi.
Sabato 8 marzo ritornerà in mezzo a noi
la Filodrammatica di Pomaretto che ci presenterà un dramma in tre atti : « Gli spettri »
di H. Ibsen. Accorrete, numerasi ad applaudire questi bravi attori che già conoscete.
Nel pomeriggio di martedì 11 febbraio un
buon gruppo di donne evangeliche di Roma
e dintorni si sono riunite nei locali della
Chiesa metodista per un incontro interdenominazionale dedicato allo studio e alla discussione del problema dell’autorità: nella
scuola (relatrice la prof. Rocca), nella famiglia ( prof. L. Costàbel), nella chiesa
(past. G. Lento). Abbiamo ricevuto e pubblichiamo volentieri un sunto dello studio di
L. Costabel. red.
Che sia sempre stato difficRe fare i genitori
è eertamente noto, che al giorno d’oggi lo sia
divenuto fuor d’ogni misura è ancora più vero. Nella crisi di contestazione d’ogni potere
o gerarchia stabiliti, non può mancare certo
la crisi della famìglia e della sua autorità.
Anche se non è il caso di ricercare qui le
origini delle varie contestazioni, si può dire
che quando nella società vengono messe in
discussione tutte le eategorie, anche la famìglia viene necessariamente messa in discussione e la sua crisi rispecchia la crisi della soeietà in cui si trova. Ma va aggiunto che la
famiglia proprio per la sua costituzione o,
per lo meno, per la costituzione che ha nel
nostro mondo, può essere soggetta a sue crisi
particolari che non sono sempre l’eco o la conseguenza delle crisi esterne.
Se vogliamo vedere che cosa attualmente
si intenda per « famiglia » possiamo trovare la
definizione di « nucleo » famigRare come un
gruppo di persone, padre, madre e uno o più
figli, che convivono secondo certe regole le
quali hanno alle spalle una notevole tradizione. E fino ai nostri giorni le regole erano rispettate: i genitori educavano secondo certi
schemi a carattere decisamente autoritario,
usando quei mézzi coercitivi che in fondo
erano simili a queRi delle autorità civili, e i
figli ubbidivano, fin quando, divenuti genitori,
a loro volta applicavano il sistema.
È quasi inutile dire che oggi non è più così : la famiglia ha perso molto di quel carattere stabile, « gerarchico » sia per le diverse
condizioni della donna che per quello che potremo chiamare progresso tecnico. Se ci guardiamo intorno, le famiglie che vediamo sono
tutte, o quasi, assai mutate e questo si nota
assai di più nelle classi medie o decisamente
ricche che nel ceto contadino od operaio.
Se si vogliono precisare le componenti deRa
crisi famigliare si possono elencare come segue:
il croRo dell’autorità paterna
il prevalere o meglio raffermarsi deRa madre
anche come donna
il lavoro e l’indipendenza economica femminile
il progresso tecnico
l’interesse per i problemi educativi, tipico di
quest’ultimo secolo
il crollo deRe impalcature autoritarie esterne
alla famiglia.
Naturalmente un elenco di questo genere
non è completo ed è anche molto generico,
ma tuttavia gli elementi indicati sono quelli
che ricorrono più spesso quando si parla dello
« sfacelo » o della « evoluzione » della famiglia. Ho indicato i due termini perché essi
corrispondono ad una visione ottimistica o
pessimìstica. Infatti i pareri o i gridi di allarme sono tanti come tanti e diversi fra loro
sono i comportamenti dei genitori : così accanto ai residui di autoritarismo si hanno numerosi segni di lassismo tipico di chi non sa
più quali soluzioni adottare e si trovano anche tentativi di mettersi al passo, di stare
al gioco che sono a volte ancora più pietosi
e dannosi deH’autoritarismo di cui sopra.
Ma dopo aver constatato che i genitori o
meglio la loro autorità è contestata, viene
spontaneo di chiedersi se e come e perchè i
genitori abbiano questa benedetta autorità di
eui tanto si parla. Le risposte sono indubbiamente molte ma ancora una volta quella
che per noi conta è la risposta bibRca.
Nel Nuovo Testamento leggiamo che la famiglia come ogni cosa è stata creata per mezzo di Cristo e in vista di Cristo :
“Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei (la
Parola); e senza di lei neppure una delle cose
fatte è stata fatta" (Giovanni 1: 3).
“...poiché in Lui sono state create tutte le
cose che sono nei cieli e sulla terra; le visibili
e le invisibili; siano troni, siano signorie, siano principati, siano podestà; tutte le cose .sono
state create per mezzo di lui e in vista di
lui” (Colossesi 1: 16).
e, eome ogni cosa, è stata riconciliata in Cristo :
“...in quanto che Iddio riconciliava con sé
il mondo in Cristo non imputando agli uomini
i loro falli; ed ha posto in noi la parola della
riconciliazione” (2 Corinzi 5: 19).
Anche la famiglia è riconciliata e .messa
sotto la sovranità di Cristo. La famiglia è uno
dei segni della bontà di Dio che è dato a tutto il mondo, agli atei come ai credenti, ai
cristiani come ai non cristiani. Non è una istituzione specificatamente cristiana e tuttavia
non si sottrae alla signoria dì Cristo, signoria
che la rende libera da certe ideologie clericali,
moralistiche o politiche
Se la famiglia è profana come altre entità
sociologiche ed è riconciliata in Cristo, tuttavia non deve essere idealizzata per questo,
quasi fosse una parte integrante del vangelo
Non esiste un determinato tipo o ideale di famiglia cristiana, ma il credente è chiamato a
vivere nella famiglia la sua vocazione, a servire il Signore. Tutto ciò implica una visuale
molto più vasta dei doveri dei membri di una
famiglia che non si limitano solo ad essa, ma
che vanno oltre la soglia di casa ampliandone
le responsabilità. La vocazione familiare come
vocazione del Signore non significa occuparsi
solo della propria famiglia, ma sentire una -esponsabilità verso tutto il mondo e le sue manifestazioni.
Né va dimenticato che sentire la vocazione
familiare come vocazione del Signore è anche
volgere lo sguardo al Regno che viene.
In questa visione vocazionale e escatologica
della famiglia R problema dell’autorità, che è
anche un problema di rapporti, deve essere inteso nella nuova prospettiva che ne scaturisce :
“Ecco i figliuoli sono un’eredità che viene
dall’Eterno, il frutto del seno materno, é un
premio” (Salmo 127).
Se i figli sono un dono, i genitori devono
essere ben coscienti di avere verso di loro solo un mandato. Mandato che è di testimonianza e dì obbedienza al Signore.
Mi pare che qui il problema venga messo a
fuoco. Non c’é per U genitore un’autorità a sé
stante che gli appartiene in quanto tale, c’é
solo la testimonianza dell’obbedienza al Signore. Non c’é il « tu » mi obbedisci, perché io
sono tuo padre o tua madre o perché è così
secondo le leggi del mondo, ma « tu e io »
obbediamo alla nuova legge di Cristo che ci
ha salvati e fatti lìberi.
È senz’altro molto più diffìcUe « testimoniare » in famìglia, con i iigR, in quanto non si
tratta più di stabUire un rapporto da superiore a inferiore, da forte a debole, cosa :oiolto
più facile e sbrigativa, ma di servitori con altri servitori, a cui noi possiamo solo testimoniare tra l’altro la nostra gratitudine verso il
Signore e il nostro riconoscerlo come tale.
Va aggiunto che questa testimonianza porta
all’apertura completa verso U mondo, alla assoluta onestà e coerenza in ogni manifestazione della vita terrena, aRa testimonianza ferma anche di fronte aRe varie autorità terrene. E da un’altra parte bisogna saper accettare la discussione della nostra condotta, la
« contestazione » del nostro comportamento e
anche del nostro modo di testimoniare.
Educare è quindi, e soprattutto, testimoniare; è anche, e soprattutto, portare innanzi un
processo di costante chiarificazione su quale
sia veramente l’autorità che regge la nostra
vita e queRa dei nostri figli.
Lenuccia Costabel
^ Cfr. Valdo Vinay - La famiglia come ordinamento divino e come vocazione, « Protestantesimo » n. 3-4 - 1954, pag. 139.
^ ibidem.
»iiiiiminiiiiimimiiiuiiiiiiitiiiiii
HiiiiiiimiiiiaiiiiimmiiiiiMiiiiiiii
Dn affettuoso augurio,
sigoori Marauda!
Apprendiamo che il 24 febbraio il Pastore
emerito Luigi Marauda e la sua Compagna
hanno felicemente celebrato le nozze di diamante! Sessantanni di vita insieme, uniti nel
ministero pastorale, al servizio di tante comunità; e infine il riposo a Pinerolo, turbato
dagli acciacchi dell’età, affrontati', però con
serenità, nella benedizione di essere vicini, in
scambievole aiuto. Condividiamo con loro, e
con i loro figli, la gioia di questo grande dono
e la gratitudine al Signore che l’ha dato. Con
il nostro augurio affettuoso.
Gmo Conte
POMARETTO
Ringraziamo molto Renzo Turinetto ed
Elia Bosco per i loro messaggi a Pomaretto e
Clot Inverso dati recentemente aRa chiesa.
■jj^ Ricordiamo che domenica 9 marzo alle
ore 14,30 tutta la Comunità è invitata nel teatro per parlare delle finanze deRa chiesa.
Prossime riunioni serali (ore 20,30):
mercoledì 12 ai Masselli, giovedì 13 al Clot,
venerdì 14 a Pomaretto.
Venerdì 7 Marzo alle ore 20,30 al
teatro di Pomaretto il dr. Giorgio Bouchard del centro comunitario di Cinisello Balsamo parlerà su questo tema:
IL CRISTIANESIMO
fermento rivoluzionario
nella storia del mondo
Seguirà il dibattito.
RINGRAZIAMENTO
La moglie Ilda, i figli Ettore e Roberto con i parenti tutti, riconoscenti
per la testimonianza di affetto e simpatia ricevuta per la dipartenza del
loro caro
Davide Bosio
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano di cuore tutte le persone che con la loro presenza, con fiori
o scritti hanno preso parte al loro
dolore.
Un ringraziamento particolare ai pastori A. Deodato e R. Jahier e ai vicini
di casa.
...Un’allegrezza eterna coronerà il loro capo ; otterranno
gioia e letizia, e il dolore ed il
gemito fuggiranno.
(Isaia 35: 10)
Pinerolo, 22 febbraio 1969
RINGRAZIAMENTO
Il giorno 21 febbraio, all’età di 82 anni è serenamente mancato
Eli Michele Long
I familiari commossi ringraziano
quanti hanno partecipato al loro cordoglio.
Un particolare ringraziamento ai
pastori A. Deodato e F. Bertinat ed ai
vicini di casa di Pinerolo.
S. Germano Chisone, 28 febbraio 1969
6
pag. 6
N. 9 — 28 febbraio 1969
iSotiziario Se Cristo vedesse Settegiomi
ecumen ico
a cura di Roberto Peyrot
IL COMPITO DELLE GIOVANI CHIESE
PER LO SVILUPPO
Stoccolma (soepi) - Il giornale religioso svedese « Svensk Veckotidning » in uno dei suoi
ultimi numeri dedica un articolo al modo
con cui le giovani chiese dei paesi in via di
sviluppo possono contribuire allo sviluppo economico.
Autore dell’articolo è il pastore Frykholm,
direttore esecutivo dell’AFPRO (Azione per la
Produzione Alimentare) precisa che le giovani chiese si sono lasciate tentare da progetti, proposti da rappresentanti delle grandi chiese occidentali, e che si sono poi rivelati
come dei pesanti fardelli ed hanno costituito
una forma di vero e proprio neocolonialismo,
essendo essi stati realizzati come dei finanziamenti a base commerciale. (Ad esempio:
scavo dì pozzi per chi può pagare; scuole
riservate a chi può pagare alte tasse di iscrizione).
Lo scopo delle chiese non è quello di affiancare o ripetere U lavoro fatto dalle erganizzazìoni laiche, ma deve essere ^ello di
finanziare dei progetti a scopo non lucrativo,
che deve concretizzare la cura dei cristiani
per l’uomo e la giustizia.
Le giovani chiese desiderano impegnarsi
in tutti i campi della vita sociale; ma que^o
non può essere se esse non hanno la possibilità di dividere la responsabilità dei progetti
finanziati all’estero.
AFPRO è l’esempio di una di queUe organizzazioni in cui enti cattolici e non cattoUci, unitamente ad un ente laico, coRaborano
col governo per intensificare la produzione
alimentare.
DELEGAZIONE CRISTIANA
GIAPPONESE IN URSS
Mosca (soepi) — Una delegazione del Consiglio cristiano nazionale (CCN) del Giappo
ne ha visitato il Patriarcato della chiesa ortodossa russa, durante il viaggio organizzato
a questo scopo in Unione Sovietica, nello
scorso dicembre.
La delegazione era composta dal vice pr^
sidente del CCN, dal direttore del Dipartimento delle Pubblicazioni del CCN e da alcuni altri pastori e laici. Essi si sono recati
a Zagorsk, Leningrado, Riga e Pskov. A
Zagorsk sono stati ricevuti dal patriarca
Alessio dì Mosca e « di tutte le Russie ».
Hanno pure incontrato il metropolita Nikodim ed i vari membri del Dipartinmnto
delle Relazioni esterne deUa <*iesa ort^ossa Hanno inoltre visitato la « Casa dell Amicizia coi popoli stranieri» dove sono stati
accolti dal prof. Popov.
Al suo rientro, la delegazione si è dichiarata « molto piacevolmente sorpresa ^ aver
scoperto una chiesa vivente» in Russia.
« Abbiamo potuto constatare che il governi
rispetta la libertà della chiesa e che la chiesa non si interessa agli affari governativi ».
IL METROPOLITA NIKODIM
DA U THANT
ONU Neic York (soepi) — H metropolita
Nikodim, capo del Dipartimento deRe reazioni esterne della chiesa ortodossa ru^a ha
incontrato il segretario generale deRe Nazioni Unite, Thant, durante il suo recente sog
giorno a New York.
In precedenza durante una coi^renza
stampa al « Chureh center » dell ONU, d
metropolita di Leningrado e Novogorod ha
detto, a proposito della sorte degli ebrei
URSS, che esisteva un « malinteso » in pareechi paesi.
Il metropolita Nikodim ha respinto le accuse dei capi delle comunità ebraiche americane le quali affermavano che gli ebrei
non potevano praticare la loro religione in
Russia. Egli ha precisato che a Mo^a tre sinagoghe sono aperte, come pure un altra, tra
le più grandi d’Europa, lo e a Leningrado.
Durante il suo soggiorno di tre settimane
negli USA, il metropolita ha partecipato al
Comitato esecutivo del CEC a ™
Oklahoma, e ha visitato le chiese di Mem
phis, Tennessee e Chicago.
CHIESA RIFORMATA D'OLANDA:
I GIOVANI VOGLIONO
FARSI SENTIRE
L’Aja (spr) — Gli studenti cristiani di
Olanda hanno domandato alla Chiesa presb
teriana d’OIanda di invitare tre osservatori
rappresentanti della gioventù ai suoi futuri
sinodi. Secondo la lettera inviata alla Chiesa dalle principali organizzazioni studente
sche cristiane, questi giovani —
uno studente universitär o e uno delle s
le secondarie -- dovrebbero avere diritto di
parola durante le sedute sinodali.
Nel corso della recente conferenza degli
studenti cristiani, alcuni partecipanti hanno
critieifto con severità il modo m cui il smodo autunnale della Chiesa riformata d Olanda ha trattato la raccomandazione «ella ®c .
HI deU’Asserablea di Uppsala (quella ded
cata a « Lo sviluppo economico e sciale «et
mondo »). e hanno dichiarato che bisogyva
« che la voce dei giovani si facesse sentire i
sinodo ».
Direttore responsabile: GiNO Conte
segue da pag. 1
essere semplicemente « un prete attorno al quale i figli di Dio si radunano
per pregare ». In questo modo la Chiesa perderà il suo prestigio mondano e
il suo peso politico : sarà « una Chiesa
che si spoglia per essere più evangelica». E proprio questo deve fare, percorrendo cosii la via indicatale da Giovanni Battista : « Bisogna che egli, cioè
Cristo, cresca e io diminuisca». Insomma : più una Chiesa è grande e potente secondo il mondo, meno è idonea
a portare Cristo agU uomini.
Il terzo aspetto scandaloso della
Chiesa cattolica è la sua ricchezza. Il
papa non può più dire quel che Pietro
disse allo zoppo : « Dell’oro e dell’argento non ne ho... ». No, questo il papa
non lo può dire : egli ha oro e argento
in abbondanza. Il papa, non come singolo ma come capo della Chiesa cattolica, è ricco : « voi siete un ricco, un
buon ricco che parla dei poveri e ai
poveri ». Indipiendentemente dai suoi
sentimenti personali il papa « è schiavo della situazione » di ricchezza del
Vaticano e della Chiesa. Ora, questa
situazione, per fedeltà al Vangelo, « dev’essere abbattuta in tutto e per tutto ».
In che modo? Facendo della Chiesa
cattolica una Chiesa povera, in quanto — secondo gli autori della lettera
— la Chiesa di Gesù Cristo non può
essere altro che una Chiesa povera. E
come sarà questa Chiesa povera? Sarà anzitutto « povera nelle strutture », agile, sciolta, ^ardinga verso
« l’idolatria dell’organizzazione » ; sarà
in secondo luogo libera dall’« imperialismo del danaro », una Chiesa che
vive di poco e con poco e il resto lo
dà agli altri, una Chiesa che veramente si affida a Dio, non a Mammona. Solo così la Chiesa avrà le carte
in regola per « maledire il dominio del
danaro », cosa tanto più necessaria in
quanto oggi « al mondo manca ima
Chiesa che preservi gli uomini dalla
vertigine del danaro che li avviluppa e
li aRena». Un’ulteriore caratteristica
della Chiesa povera sarà ima amministrazione chiara e senza segreti per
nessuno. Quindi ; « non avere alcuna
fonte di reddito che non si possa dimostrare, non possedere alcun capitale che non si possa dichiarare, non
fare spese che non si possano legittimare. Dimostrare, dichiarare, legittimare, a chi? Non a qualche consigliere finanziario, ma al popolo cristiano;
soprattutto ai poveri del mondo, perché a loro spetta giudicare ».
Il quarto e ultimo motivo di scandalo nella Chiesa attuale è costituito dalla curia romana che « vuole essere tutto : sorvegliare tutto, regolare tutto,
dirigere tutto, possedere tutto», e agisce «come se possedesse il monopolio
dello Spirito santo », adottando per di
più dei metodi («il segreto, la delazione, la repressione ») che distruggono
e rinnegano ogni fraternità. Roma, insomma, è troppo invadente, oltreché,
sovente, iniqua. «Noi vorremmo che
Roma avesse la modestia di non essere tutto. Voi stesso [cioè. Paolo VI]
non siete la Chiesa, siete un meinbro
della Chiesa, in virtù del battesimo,
come tutti gli altri».
Ma il tema di fondo della lettera è,
come s’è detto, la povertà della Chiesa. Il documento dei 700 cattolici francesi si chiude con una beatitudine che
è nello stesso tempo un appello appassionato : « Beata la Chiesa povera,
beata la Chiesa dei poveri». S0I9 quando sarà povera la Chiesa di Cristo sarà veramente « universale ». Solo quando sarà povera, essa sarà « genuina ».
Solo quando sarà povera, essa sarà
« segno di contraddizione » fra gli uomini (e non già, com’è ora, motivo di
scandalo). Solo quando sarà povera.
essa « parlerà agli uomini più chiaramente che coi discorsi ». Insomma :
la povertà della Chiesa è il suggello
della sua autenticità e il più efficace
strumento della sua missione. Che la
Chiesa diventi « spoglia », « semplice
come il pane deU’eucaristia », povera
in ispirilo e in danaro : « sta qui il
grande cambiamento da fare, non per
mistica democratica, ma perché la volontà di Cristo vuole che la sua Chiesa sia cos'ri».
Chi farà parte di questa Chiesa? I
poveri, naturalmente. « Bisogna che
essa sia essenzialmente costituita di
poveri... i ricchi non potranno essere
accolti se non dopo esser passati per
la cruna dell’ago, che li avrà spogliati di ogni resto di superiorità». Non
dunque una Chiesa di ricchi e di poveri insieme, ma solo di poveri, perché
i ricchi, per farne parte, dovranno disfarsi delle loro ricchezze.
Le ultime frasi della lettera sono
una profezia: della Chiesa cattolica
così com’è oggi, con le sue cattedrali,
la sua imponente organizzazione, il
diplomatica, il suo prestigio mondano,
la sua imponente irganizzazione, il
suo ingente patrimonio immobiliare,
« non resterà pietra sopra pietra; tutto sarà distrutto ». La Chiesa di domani, l’unica Chiesa che abbia una promessa per l’avvenire, è la Chiesa « senza bastone né bisaccia », ridivenuta
« l’umile famiglia dei figli di Dio ».
« « *
Questa è, in ampia sintesi, la lettera
inviata a Paolo VI. Per alcuni versi,
essa è indirizzata a tutta la cristianità.
Le chiese protestanti non hanno, grazie a Dio, un Vaticano, ma non per
questo son prive di potere temporale
e di una certa dose di prestigio mondano, soprattutto là dove il protestantesimo è maggioritario o, addirittura,
religione di Stato. Le chiese protestanti non hanno, grazie a Dio, un
.....................................
« Banco del Santo Spirito », ma sono
anch’esse, in varia misura, ricche e
compromesse con Mammona. L’esigenza fondamentale espressa dalla lettera è che la Chiesa diventi povera.
Questo non è una cosa da poco. Diventare povera implicherebbe, anche
per una piccola Chiesa come quella
valdese, modifiche sostanziali : sarebbe
necessariamente una Chiesa diversa
da com’è ora. La lettera lo dice apertamente: diventare una Chiesa povera « comporta una riforma radicale
delle strutture della Chiesa che, con
la loro moltiplicazione e la loro complessità, sono divenute delle mangia^
trici di uomini e di denaro, mai sazie ».
Il tema della Chiesa povera ricorre
sempre più frequentemente nella pubblicistica cristiana del nostro tempo.
L’idea sta facendosi strada e guadagnando terreno. Essa ha indubbi addentellati biblici e si impone, a nostro
avviso, come una scelta necessaria nel
quadro di una umanità per due terzi
affamata. Questo significa che, secondo noi, il richiamo alla Chiesa povera
ha una valore più morale che teologico, il che non infirma la sua validità ma la delimita. Occorre comunque guardarsi dalTillusione che basti
alla Chiesa d’esser povera per essere
evangelica. Non è la povertà che qualifica la Chiesa come tate, ma la fede.
D’altra parte, bisognerebbe esser del
tutto ciechi e sordi per non cogliere
in questi ripetuti appelli una precisa
indicazione di Dio per la cristianità
del XX secolo: indicazione che non
può cadere nel vuoto, ma esige d’esser raccolta, vagliata e, nei modi che
Dio indicherà, ubbidita.
« Se Cristo vedesse », dicono i romani osservando le lussuose « Mercedes »
vaticane targate SCV. Il fatto è che
Cristo vede. E non vede solo il Vaticano e la Chiesa romana. Vede anche
noi . Paolo Ricca
Echi della settimana
FIEREZZA JUGOSLAVA
Il testo integrale della nuova legge sulla difesa nazionale della Jugoslavia, è stato
pubblicato in questi giorni a Belgrado, sul
« Giornale ufficiale federale ».
« Le disposizioni di legge, originali in più
d’un punto, prevedono il richiamo alle armi,
e praticamente il mantenimento in stato di
mobilitazione permanente, di tutti i cittadini,
uomini e donne (dai 16 ai 65 anni per gli
uomini, e dai 17 ai 50 per le donne), in reparti regolari armati per la difesa territoriale
e per la protezione civile. Uintero territorio
jugoslavo sarà ricoperto da una fitta rete difensiva. In ogni repubblica, in ogni comune,
in ogni centro abitato, anzi in ogni edificio
verranno installati degli stati maggiori o dei
centri direttivi. Uattività di questi verrà coordinata dall’esercito, ma in talune circostanze
(per es. qualora il nemico occupasse una parte del territorio nazionale), essi dovranno saper agire indipendentemente. In nessun caso
essi potranno ritirarsi dal loro territorio, sul
quale anzi dovranno proseguire la lotta formando unità partigiane.
Una simile organizzazione s'ispira alla concezione detta della "guerra generale popolare
ed alla disposizione della Costituzione, che
vieta espressamente a chiunque di firmare la
resa o di riconoscere Voccupazione del paese.
La legge era allo studio già da due o tre
anni. Ma l’invasione della Cecoslovacchia, che
ha spazzato via (sembra) la teoria illusoria
secondo la quale “e impossibile che un pílese
socialista ricorra alla forza nelle sue relazioni
con un altro paese socialista , ha accelerato i
lavori per giungere al più presto nelle condizioni d’applicare eventualmente il progetto.
Del resto il governo aveva chiesto al Parla
a cura di Tullio Viola
............................................ .|llll
iiiiiiiiiiiiiiiMiumiimiiiiiMi'iiiii'"
Pubblicità fuori posto
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a - Torre Pellice (To)
« In occasione della venuta a Roma
dell’astronauta Borman, alcuni pastori
evangelici della città gli hanno voluto
inviare un telegramma di feUcitazioni ». Se l’informazione diffusa dal « Notiziario evangelico » alla radio domenica 16 febbraio si fosse limitata a
quanto sopra, al fatto, in sé futile, nessuno avrebbe dato rilievo.
Viceversa, alla radio prima e di poi
su certa stampa evangelica, si è voluto dare alta risonanza a tanto « evento », reclamizzando l’intiero messaggio
inviato all’astronauta da un sedicente
« Consiglio pastorale delle Chiese
evangeliche romane ».
Pertanto vien fatto di rilevare
primo : che ancora una volta certuni
tra i nostri han voluto dar prova di
arrogarsi poteri particolari presemandosi sotto la veste di un presunto «(Consiglio pastorale » che nessuna Chiesa
ha mai nominato, né autorizzato a
spendere il suo nome;
secondo; che nel Servizio assunto
dalla Federazione per la diffusione di
informazioni via radio, la fuiizione selettiva delle notizie senza rilievo e da
cestinare, appare carente.
Venendo poi al contenuto di tanto
messaggio non si comprende la ragione che vi ha sospinti gli autori, a meno che il fine sia stato solo quello di
compiere un gesto pubblicitario. Infatti la proclamata gratulatoria per la
«testimonianza di fede» resa dall astronauta Borman negli «spazi interplanetari », lascia assai dubbiosi. Ci si domanda infatti se tale testimonianza
sia stata resa dall’astronauta e colta
dagli estensori del telegramma per via
della preghiera che il Borman ha voluto « proclamare al mondo intiero »
(Matt. 6; 6!) di aver rivolto «a Dio
Creatore e Signore di tutte le cose»;
o piuttosto per via della gelosa custodia della « medaglia racchiudente una
reliquia di papa Giovanni» che il Borman ha donato a Paolo VI nell udienza concessagli il 15 febbraio; reliquia
« chG — coni6 Stampa ci informa
__ egli aveva portato con sé nel viaggio spaziale ». Il testo del telegramma
lascia in proposito il lettore nell equiNon sarebbe stato gesto piu felice
il cercar di promuovere un incontro
tra l’astronauta, predicatore laico della Chiesa metodista americana, e le
Chiese evangeliche romane che il presunto «Consiglio pastorale» assume
di rappresentare, onde le une e l’altro
potessero aver modo di rendersi una
reciproca testimonianza in Gesù Cristo? , .
Ad ogni modo certo rimane un fatto; che d’ora in avanti chiunque, affrontando un viaggio rischioso, fa una
preghiera o si porta dietro un amuleto
propiziatorio e lo ’’proclama al mondo
intiero”, ha diritto di attendersi un
telegramma gratulatorio per resa « testimonianza di fede » da parte di un
sedicente « Consiglio pastorale delle
Chiese evangeliche romane». Questo
appare il risultato oggettivo della operata pubblicità. . . „
Giorgio Peyrot
mento di applicare la procedura d’urgenza per
l’adozione della nuova legge.
Un altro aspetto essenziale è legato allo
stesso sistema dell’autogestione. Contrariamente alle altre forme della vita pubblica (economia, insegnamento, giustizia, sanità, ecc.),
la difesa nazionale era rimasta di competenza
esclusiva della Federazione. Oggi essa si adatta all’insieme della struttura sociale (...). In
tal modo sarebbero eliminati (secondo i teorici militari jugoslavi, particolarmente il generale Dusan Dozet) i pericoli d’un attacco di
sorpresa, e con ciò la possibilità di successo
d’una guerra lampo: il nemico incontrerebbe
dappertutto dei nuclei organizzati di combattimento. Per la Jugoslavia, che è una piccola
nazione situata fra due blocchi antagonisti,
ma capace di controllare importanti posizioni
strategiche in questa parte dell’Europa, questo
sistema sarebbe il solo possibile, efficace e conforme alla sua politica estera di "non allineamento". Il sistema permetterebbe di porre in
assetto di guerra, in tempo di record, e a dispetto di eventuali bombardamenti aerei, da
sette a otto milioni di persone.
Il nuovo sistema esigerà certamente delle
spese ingenti. Per una questione di principio,
e indipendentemente dal preventivo di spesa
dell’esercito, ogni repubblica federata, ogni comune ed ogni centro abitato, contribuiranno
per un minimo determinato all’equipaggiamento e all’armamento delle proprie unità.
(Sarebbero già state fatte delle ordinazioni,
per parecchie diecine di miliardi di vecchi dinari, alle industrie militari).
Gli studi, già comparsi, fatti da autori militari sulla nuova legge, non analizzano in
dettaglio l’atteggiamento e il comportamento
della Jugoslavia in caso di conflitto generale,
soprattutto se nucleare. Gli autori partono dall’ipotesi d’un eventuale guerra locale con una
nazione vicina, la quale potrebbe ricevere
l’appoggio del blocco militare cui appartiene .
In questo caso, la resistenza all’aggressione e
il prolungamento delle operazione militari, diventerebbero degli elementi importanti di mobilitazione dell’opinione pubblica internazionale, cioè "di tutte le forze pacifiche, democratiche e progressiste, che sono le alleate
naturali della Jugoslavia". Quest’aiuto morale è in realtà il solo aiuto straniero preso in
considerazione dagli strateghi jugoslavi nei loro piani di difesa del paese ».
ORGOGLIOSA OSTINAZIONE
Gli articoli pubblicati dai capi militari sovietici, in occasione della Giornata delle
forze armate, sono stati per loro l occasione
di giustificare l’intervento in Cecoslovacchia ».
Siamo stati presenti a due dibattiti interessantissimi diretti a Torino da Ernest Mandel,
illustre economista marxista belga, già amico
personale e collaboratore del Che Guevara.
« Dato e non concesso che Dubeek e gli altri
capi cecoslovacchi siano stati dei deviazionisti
__ ha detto il Mandel — i sovietici dovrebbero ancora spiegarci come mai il deviadonismo sia potuto nascere e crescere nell’interno del partito comunista cecoslovacco ».
Ma ecco cosa scrive il maresciallo Yakoubovski, comandante deRe forze del patto di Va^
savia, su « Krasnaya Zvezda », organo del ministero sovietico della difesa :
« Non essendo riusciti a distaccare la Cecoslovacchia dalla comunità socialista, i nemici del socialismo hanno montato, fino a un
livello straordinario, l’isterismo anticomunista
ed antisovietico. Ma i loro sforzi per calunniare la nobile missione compiuta con tanta
dignità dagli Stati fratelli e dalle forze armate di questi, sono vani. L’ingresso delle truppe alleate in Cecoslovacchia, beneficia d’una
larga comprensione ».
(Da « Le Monde » del 25 e del 26-2-969)
Venerdì 21 febbraio
Nella discussione in Sellato sul bilanciodelio Stato, il ministro del Tesoro, Colombo,
conferma massicci ritardi delle spese pubbliche (ad es., sono stati stanziati duecentomiliardi per l’edilizia scolastica, ma in due
anni non si è costruita neppure un’aula).
A Roma il rettore deirUniversità, con il voto unanime del Senato accademico, chiude
le dieci Facoltà occupate dagli studenti. Il
tribunale di Roma paralizzato dallo ’scioperobianco’ degli avvocati : per sbloccare l’immobilismo, hanno chiesto che si seguisse scrupolosamente il codice, dimostrandone Fineseguibilità. Alla Camera Malagodi chiede loscioglimento dell’Assemblea regionale sicRiana, dopo due mesi di paralisi per contrasti,
interni.
Per la prima volta, da 11 anni a questa
parte, Londra riduce le spese della difesa :
ritirate le basi 'ad est di Suez’, la Gran Bretagna rinuncia alle ambizioni di potenza
mondiale e si concentra sui compiti dì potenza europea.
Continua l’irrigidimento di Hanoi e dei
vietcong, alla conferenza di Parigi, sulla pregiudiziale del ritiro americano dal Vietnam..
Sabato 22
Contrasti alla Camera fra de e psi sulla,
commissione d’inchiesta per il SIFAR. Le
dieci Facoltà universitarie romane rimangono occupate; la polizia non è sinora intervenuta. La Corte Costituzionale dichiara intangibile la pensione, in quanto minimum
di K sostegno alimentare »; se l’INPS è creditore verso il pensionato, non può fare trattenute, ma solo rivalersi su eventuali proprietà. A Napoli duri scontri fra polizia n
dimostranti : cittadini che avevano occupato’abusivamente’ case popolari e ne chiedevano l’allacciamento ai servizi. L’Assemblea regionale siciliana elegge finalmente il suo
nuovo presidente, il de Mario Fasino.
’Bomba’ diplomatica : la Gran Bretagna
svela che De Gaulle le aveva offerto la ricostituzione di una zona di libero scambio europea (con pratica dissoluzione del MEC),
guidata dai quattro ’grandi’: Francia, Gran
Bretagna, Germania e Italia; fermento generale. Intanto alla conferenza di Parigi delrUEO rottura completa, per il reiterato rifiuto goRista aR’apertura del MEC alla Gran
Bretagna.
L’URSS annuncia manovre a Berlino, all’epoca deH’elezione del presidente federale
tedesco; nella Germania occidentale polemiche sull’opportunità di insistere sulla decisione che essa avvenga a Berlino.
Bomba deposta da terroristi arabi in un
supermarket di Gerusalemme : due morti e
nove feriti.
Domenica 22
Il governo francese afferma che la proposta di De Gaulle alla Gran Bretagna è stata
travisata, ma sostanzialmente la conferma.
Gli altri paesi del MEC — con più cautela
Bonn — confermano la loro fedeltà al Mercato Comune. Mosca approva De Gaulle.
A Bonn il cancelliere federale conferma
aR’ambasciatore sovietico l’intento di tenere
l’elezione presidenziale a Berlino (Mosca
avrebbe offerto in cambio i lasciapassare pasquali per Berlino-Est). A Norimberga, scontri per il eongresso neonazista del NPD.
Quaranta avvocati di Madrid hanno chie^
sto al ministro della Giustizia garanzie pei
i deportati politici.
Lunedì 24
Nixon inizia a Bruxelles i colloqui europei; visita alle sedi della NATO e del MEC.
La tensione per Berlino pare allentarsi; la
elezione presidenziale probabilmente non si
farà neRa città, ma i tedeschi occidentali
non si accontentano della concessione di lasciapassare pasquali (offerti daU’ambasciatore
sovietico) ma vogliono « soluzioni durevoli e
positive per il traffico all’interno di Berlino ».
Il governo USA è preoccupato dall’intensificarsi dei massicci attacchi vietcong nel
Vietnam del Sud, che potrebbero portare a
una ripresa di bombardamenti sul Vietnam
del nord.
Il ministro Sullo convoca il rettore della
Università di Roma, sempre occupata; il governo teme che la tensione si aggravi.
Martedì 25
Mentre il vertice del tripartito governativo studia il costo della riforma universitaria,
il ministro Sullo invita il rettore dell’Università di Roma a riaprire le facoltà occupate e dichiarate ’chiuse’. Sciopero di 24 ore
di tutti i portuali italiani.
Nixon a Londra sostiene il governo britannico neRa polemica diplomatica con Parigi; più che il MEC gli importa la NATO.
In ritorsione agli atti di terrorismo arabi,
Israele attacca — e, pare, distrugge in larga misura — due basi dei fedajin palestinesi
in Siria; dueRo aereo fra siriani e israeliani
nel cielo di Damasco.
Si conclude a Bilbao lo sciopero, durato
21 giorni, di 22.000 operai dei settori siderurgico. edilizio e cantieristico; 90 operai sono ancora in carcere.
Mercoledì 26
Nel corso del dibattito parlamentare sul
SIFAR, De Lorenzo è accusato di avere sottratto agli archivi documenti segreti compromettenti. Agitazioni studentesche a Roma
e a Milano.
Nixon a Bonn assicura l’appoggio statunitense per Berlino e il governo federale approva l’avvio di contatti USA-URSS; ma a
Mosca ’Pravda’ e ’Izvestia’ attaccano Washington accusandola di armare la Germania
contro la Russia. Pankow concede ai berlinesi oceidentali i lasciapassare, ma solo per il
periodo pasquale.
Giovedì 27
Alla Camera, nel dibattito sul SIFAR, il
presidente Rumor chiede il voto di fiducia,
per respingere tutti gli emendamenti, suscitando violente reazioni. A Roma violenti
scontri fra polizia e studenti.
A Praga i sindacati cecoslovacchi sfidano
l’occupante sovietico affermando il diritto allo sciopero « anche politico ».