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Bibbia e attualità
TEMPI DIVERSI
«Per tutto c’è il suo tempo»
Ecclesiaste 3,1
/N un recente incontro con la comunità valdese il sindaco di Torino,
Valentino Castellani, esprimeva la
propria perplessità sulla concezione
del tempo che nutrono molti cittadini.
Per alcuni di loro infatti il tempo si restringe solo al presente, tutto si appiattisce sull’adesso e subito. Non interessa (e quindi non ha valore) il tempo
impiegato per realizzare un progetto.
Conta solo l’ora in cui il progetto è
concluso. La memoria di ciò che è stato per arrivare al traguardo è di colpo
cancellata. Anzi, forse non è mai esistita. A questa interessante considerazione sulla cultura urbana vorrei aggiungere un altro elemento: la fretta.
"ITIVIAMO velocemente. Bruciamo
V letteralmente i giorni, i mesi, gli
anni. Bisogna subito reagire a un fax,
a una telefonata, a una lettera. Sei in
viaggio? Non c’è più tempo per guardare fuori, per chiacchierare con il vicino, meglio sfruttare questo «tempo
morto» per tirare fuori il computer
portatile e scrivere quella lettera che
potrai faxare appena trovi una stampante. Si viaggia velocemente, anzi si
vola. Sembra che uno degli aspetti più
importanti di ogni esperienza sia la
rapidità con cui la si porta a termine.
Le cose non vanno diversamente nella
chiesa. Non hai ancora finito un ’iniziativa che già ne programmi un’altra
perché come chiesa sei viva .se fai tante
cose. Bach, nella sua cantata n.106
«Actus tragicus», ci ricorda che il tempo più importante è il tempo di Dio
perché in lui viviamo e siamo fin
quando lui vuole. «Insegnaci, o Signore, a riflettere sul fatto che moriremo
affinché impariamo a ben usare il nostro tempo... vieni Signor Gesù».
/L tempo sprecato, il tempo sottratto
ai nostri figli, alTamore, all’amicizia, aU’ascolto, alla fede, alla solidarietà .sono tempi che esprimono il tempo idolatrico dedicato al culto di noi
stessi. Segno, spesso, di una profonda
sfiducia in Dio. Se sfogliamo l’agenda
del '96 salta fuori Timmagine di un’
esistenza piena di ammirevole attivismo ma che raramente coglie Tessenziale. Forse il nostro peccato più grande è proprio quello di avere azzerato il
tempo dedicato alla riflessione
profonda e personale, alla preghiera,
alla ricerca della volontà di Dio. Ma
non è nel numero di cose fatte che si
misura la qualità del tempo. Il nostro
è il tempo che Dio ci ha prestato e che
va restituito non nell'aldilà ma adesso, finché c’è vita. Se il tempo illimitato di Dio interseca il nostro tempo limitato, allora il nostro agire può inserirsi nel progetto di Dio per il mondo.
Il disorientamento di tanti credenti,
anche in campo etico, rivela spesso
una perdita di senso del tempo. Ovvero si avverte la sensazione che ciascuno proceda solitario per la propria
strada. Cristo, in vece, riempie di senso
il nostro agire e quindi il nostro tempo. Ma non basta affermarlo, occorre
.scoprirlo personalmente camminando
con Itti ogni giorno.
Lì INIZIO di un nuovo anno può essere occasione per esaminare criticamente il recente passato e rifare il
punto sulla nostra rotta personale e di
popolo evangelico. Su quello che è .stato abbiamo molto da dire e riflettere, il
futtiro invece (e per fortuna nostra) è
nelle mani di Dio. Il viaggio della nostra vita dovrebbe muoversi tra questi
due meridiani: una visione critica dei
giorni trascorsi e una grande fiducin
nell’avvenire, nutrita dalla presenza di
Cristo. E tutto questo in insta di dedicare, ancor di più, le nostre energie alla causa di Dio. Solo così eviteremo di
sciupare il tempo della nostra vita.
Giuseppe Platone
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE BATTESTE, METODISTE, VALDESI
Il 1997 è r«anno ecumenico della solidarietà delle chiese con gli sradicati»
Sradicati: una sfida globale per le chiese
Più di 125 milioni di persone vivono attualmente al di fuori del proprio paese di origine, un
essere umano su cinquanta. Le cause principali sono le guerre, le persecuzioni, la povertà
PATRICK A. TARAN*
IL movimento di popoli attraverso
le frontiere è uno dei più ardui
problemi oggi nel mondo. Secondo
gli ultimi conteggi più di 125 milioni di persone vivono attualmente al
di fuori del proprio paese di origine:
un essere umano su cinquanta.
Molte di queste persone non scelgono liberamente di lasciare tutto
ciò che è loro familiare, sono piuttosto costrette a farlo per guerre o
persecuzioni a carattere politico, religioso, etnico o sociale, per esclusione economica o per una combinazione di questi e altri fattori. L’Alto commissariato delle Nazioni
Unite per i rifugiati calcola che ci
siano attualmente circa 17 milioni
di rifugiati che sono nell’impossibilità di ritornare ai propri paesi. Ma
milioni di altri sono costretti a partire per sfuggire alla fame, e questa
è cosa che può essere mortale
quanto gli squadroni della morte.
Spingono all’emigrazione le conseguenze del degrado ambientale, la
mancanza di accesso alla proprietà
della terra, e le conseguenze di sistemi economici che non sono in
grado di provvedere ai più basilari
mezzi .'i sussistenza. Ci sono circa
50 milioni di lavoratori migranti nel
mondo secondo l’Organizzazione
internazionale per la migrazione, e
almeno 30 miìinni sono senza documenti o comuni;ue senza status legale regolare. Molte di queste persone corrono grandi rischi, vanno
incontro a difficoltà o anche a duro
sfruttamento, ma rimanere a casa
sarebbe anche peggio.
Più cresce il numero delle persone costrette a migrare più la loro ricezione diviene difficile. Negli ultimi anni le nazioni industrializzate
hanno imposto misure restrittive
contro rifugiati e migranti. Ora
paesi dell’Africa, dell’Asia e delle
Americhe stanno adottando misure
simili di militarizzazione delle
frontiere, di rifiuto di servizi ai non
nazionali, di detenzione e a volte
iniziative di rientro forzato dei richiedenti asilo. Cresce l’ostilità dei
cittadini e anche la violenza contro
gli stranieri in paesi molto diversi
fra loro. L’etichetta disumanizzante di «immigrante illegale» è sempre più diffusa. Tale violenza e disumanità rappresentano la vera
antitesi ai valori cristiani. Il profeta
Michea (6, 8) richiama i fedeli alla
pratica della giustizia, all’amore
misericordioso. L’Antico Testamento nei libri dell’Esodo (23, 9),
Levitico (19, 33-34), Deuteronomio
: ’ 1,14-19) e Geremia (5-7) parla del
ricevere lo straniero come di una
responsabilità. Al cuore degli insegnamenti di Gesù c’è il comandamento di amare Dio e amare gli altri come se stesso.
La gravità delle situazioni che la
gente dislocata deve affrontare è
emersa come una particolare preoccupazione di molte chiese. L’anno scorso il Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec) ha adottato una
dichiarazione dal titolo: «Un tempo
di scelta: accettare il rischio di stare dalla parte degli sradicati».
L’adozione di questo documento
[pubblicato su Riforma n. 21 del 24
maggio 1996, ndr] rifletteva la crescente consapevolezza delle chiese
che provvedere semplicemente
strutture di assistenza non è sufficiente, che i cristiani devono essere
coinvolti nella ricerca di soluzioni.
E in quanto le cause e le conseguenze del dislocamento forzato
delle persone sono questioni che
riguardano il mondo intero, il lavoro delle chiese deve costruire cooperazione e azione comune a livello internazionale. La dichiarazione
approvata si è avvalsa di contributi
di più di 100 chiese nazionali,
gruppi ecumenici, federazioni continentali di chiese e organizzazioni
internazionali.
Il Cec ha adottato il termine «sradicati» per rendere evidente il fatto
che molti rifugiati, migranti e persone dislocate condividono l’esperienza dello sradicamento, appunto, dell’essere costretti a lasciare
casa e comunità di origine semplicemente per poter sopravvivere. E
allora che cosa fare? Il documento
richiama le chiese ad agire in tre
direzioni: difendere i diritti e la dignità degli sradicati, operare in favore della pace e della giustizia nel
proprio paese e fuori, costruire la
comunità con gli sradicati anche
nel senso di «diventare chiesa insieme». Quest’ultimo concetto è
stato uno dei contributi delle chiese italiane. Molte chiese nel mondo, incluse quelle in Italia, sono già
impegnate in questo senso e con
questo documento la loro azione è
posta in un contesto di globalità.
Questo consente ai cristiani di costituirsi in gruppi di pressione a favore di politiche più umane anche
in contesti internazionali.
Per stimolare l’azione collettiva
immediata e visibile delle chiese il
Comitato centrale del Cec ha anche
designato il 1997 «Anno ecumenico
della solidarietà delle chiese con gli
sradicati». Le chiese sono chiamate
ad organizzare attività pubbliche
speciali durante il 1997 per rendere
visibile la propria solidarietà con la
gente sradicata. Già chiese e gruppi
ecumenici nel mondo hanno annunciato i propri piani per il 1997.
Una prima conferenza a livello paneuropeo sarà tenuta a Londra in
marzo. Come segretario generale
del Consiglio ecumenico, Konrad
Raiser ha ripetuto nel suo messaggio di Natale: «Noi lanciamo una
sfida alle chiese di tutto il mondo a
riscoprire la propria identità, la
propria integrità e la propria vocazione come chiese dello straniero.
Il servizio agli sradicati è stato sempre considerato diaconia, sebbene
in maniera periferica nella vita di
molte chiese. Ma noi affermiamo
che è anche una questione ecclesiale. "Noi siamo chiesa dello straniero, la chiesa di Gesù Cristo, lo
straniero’’».
* segretario per la migrazione del
Consiglio ecumenico delle chiese
Roma, cimitero Prima Porta
Sdegno degli evangelici
per l'atto antiebraico
In seguito al danneggiamento di alcune tombe ebraiche nel nuovo
cimitero di Prima Porta a
Roma nella notte tra il 28
e 29 dicembre, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia ha
inviato a Tullia Zevi, presidente dell’Unione delle
comunità ebraiche italiane, il seguente telegramma di solidarietà:
«Di fronte all’orribile
profanazione delle tombe ebraiche al cimitero
Prima Porta esprimiamo,
a nome delle chiese evangeliche italiane, il nostro unanime sdegno per
questo atto di odio razzista che richiama dram
maticamente alla memoria un passato che
speravamo sepolto per
sempre. Nell’esprimere
solidarietà ai familiari e a
tutta la comunità ebraica, rinnoviamo il nostro
comune impegno per la
costruzione di una società basata sul pluralismo e sulla convivenza
pacifica tra popoli e fedi
differenti».
14 lapidi sono state divette, spezzate e gettate
nei rifiuti, lasciando al
loro posto delle croci uncinate, del filo spinato e
un cartello con la lugubre scritta che campeggiava ad Auschwitz: «Il
lavoro rende liberi».
Abbonatevi a Riforma
Ecco la «linea»
del nostro settimanale
Iniziando con questo
numero il quinto anno di
«Riforma», cogliamo T
occasione per chiarire la
«linea del giornale» sia in
campo sociale e politico
sia in campo ecumenico
e teologico. Ebbene sì,
questo giornale ha una
linea, è schierato. La sua
linea è quella che viene
periodicamente definita
dalle assemblee decisionali delle chiese battiste,
metodiste e valdesi. Su
tutto, nei contenuti e nei
linguaggi. Qualcuno ci
vorrebbe più polemici,
più aggressivi, più corrosivi, più urlanti. A parte il
fatto che le buone ragioni non si misurano in de
cibel, le nostre assemblee, Conferenze e Sinodi si esprimono in modo
argomentato, fermo ma
non offensivo. Oltre che
essere una regola evangelica («Siate sempre
pronti a rendere conto
della speranza che è in
voi...ma fatelo con mansuetudine e rispetto», 1
Pietro 3, 15-16) è anche
l’unico modo per essere
più facilmente ascoltati
e convincere in profondità, creando non delle
tifoserie ma delle fedeltà
durature a un’autentica
scelta evangelica. Allora,
non vale la pena di abbonarsi? Costa appena
8.750 lire al mese.
IL PAESE DELLE MESSE. L'Italia continua ad essere il paese delle messe:
nei luoghi di lavoro, nelle scuole agli
inizi degli anni accademici e scolastici, delle lezioni di religione cattolica
pagate con i soldi di tutti i cittadini
nei locali dello stato. Buon anno, fratelli e sorelle cattolici italiani! Vi auguriamo un anno nuovo, l'anno di
Graz, meno invadente, meno prepotente, più umile e attento all'esistenza degli «altri», per quanto pochi e
sparuti essi siano. (pag.S)
UNA FIDUCIA MAL RIPOSTA. Se tra
qualche mese si rivelerà necessaria,
come molti sostengono, un'ulteriore
manovra economica, sarà bene che
gli italiani si ricordino che questo avviene anche per via dei regali che
l'attuale governo ha fatto, con solerzia degna di miglior causa, al Vaticano. Prima di Natale, infatti, è stato
convertito in legge il decreto sul Giubileo, che assegna ben 3.500 miliardi
solo per gli interventi da fare a Roma
e nel Lazio. Poi ci sono altri 1.000 miliardi previsti a parte da un disegno
di legge per i «percorsi religiosi e turistici» nel resto d'Italia. (pag.6)
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PAG. 2 RIFORMA
venerdì io gennaio 1997
«Contestate vostra
madre, contestatela!
perché lei non è più
mia moglie, e io non
sono più suo marito!
(...) Perciò, ecco,
10 ti sbarrerò la via
con delle spine;
la circonderò di un
muro, così che non
troverà più i suoi
sentieri. Correrà
dietro ai suoi
amanti, ma non
11 raggiungerà; li
cercherà, ma non li
troverà. Allora dirà:
“Tornerò al mio
primo marito,
perché allora stavo
meglio d’adesso”.
Lei non si è resa
conto che io le davo
il grano, il vino,
l’olio; io le prodigavo
l’argento e Toro, che
essi hanno usato
per Baal! Perciò
10 riprenderò il mio
grano a suo tempo,
e il mio vino nella
sua stagione; le
strapperò la mia
lana e il mio lino,
che servivano a
coprire la sua
nudità. Ora scoprirò
la sua vergogna
agli occhi dei suoi
amanti, e nessuno
la salverà dalla
mia mano (...).
Perciò, ecco, io la
attrarrò, la condurrò
nel deserto e parlerò
al suo cuore. Di là le
darò le sue vigne e
la valle d’Acor come
porta di speranza; là
mi risponderà come
ai giorni della sua
gioventù, come ai
giorni che uscì dal
paese d’Egitto. “Quel
giorno avverrà", dice
11 Signore, “che tu mi
chiamerai: Marito
mio! e non mi
chiamerai più: Mio
Baal!’’. Io toglierò
dalla sua bocca
i nomi dei Baal, e il
loro nome non sarà
più pronunciato.
Quel giorno io farò
per loro un patto con
le bestie dei campi,
con gli uccelli del
cielo e con i rettili
del suolo; spezzerò
e allontanerò dal
paese l’arco, la
spada, la guerra,
e li farò riposare al
sicuro. Io ti fidanzerò
a me per l’eternità,
ti fidanzerò a me in
giustizia e in equità,
in benevolenza e in
compassioni.
Ti fidanzerò
a me infedeltà,
e tu conoscerai
il Signore’’»
(Osea 2,4-22)
«VOI SARETE IL MIO POPOLO»
La conoscenza del Signore ci porta a rimettere Dio al centro della nostra vita
di fede e a riscoprire la tenerezza e l'amore per l'Eterno e per Gesù
TEODORA TOSATTI
E'' la formulazione di un patto
antico fra Dio e Israele: dopo
il diluvio Dio si era impegnato a
non distruggere più la creazione, malgrado le inclinazioni del
nostro cuore; ad Abramo aveva
fatto delle promesse unilaterali:
poi, gradatamente, Dio comincia a chiedere una risposta, che
sfocia nei comandamenti, e fra
Dio e il suo popolo si stabilisce
un’alleanza, di carattere non
soltanto giuridico ma matrimoniale; esige ubbidienza, e non
solo: domanda amore, ed egli
comincia ad essere raffigurato
come lo sposo del suo popolo.
Naturalmente, il patto richiede che l’Eterno sia l’unico Dio, e
comporta anche doveri sociali e
politici; l’ingiustizia e la fiducia
nei mezzucci umani per i profeti
sono idolatria.
Patto d'amore
/L tristo amore. Osea guarda la
storia del suo popolo con occhio disincantato: anche se gloriosa, alla luce del patto è una
storia di infedeltà e disonore; lo
dimostrano i tanti figli bastardi,
non frutto del patto con Dio.
Eppure Dio non può stare senza
la sua sposa; la insegue, con le
buone e con le cattive, fino a
farla tornare.
Mi chiamerai «marito». Cioè
l’unico da cui dipende la fecondità, l’unico con cui si fa vita comune; la sposa dimenticherà
Preghiamo
O uomo, se vuoi vivere felice
e restare in eterno presso Dio
osserverai i dieci comandamenti.
Io sono il solo tuo Signore e Dio;
non ti confonda nessun altro Dio;
in me il tuo cuore deve confidare,
tu stesso devi essere il mio regno.
Come dunque non esser lieti?
Con voi Iddio si è conciliato.
Egli è nato di carne e sangue,
vostro fratello è il bene eterno.
Voi alla fine dovrete vincere;
voi siete ormai stirpe divina:
datene a Dio grazie in eterno
sempre pazienti e sempre lieti.
(Martin Lutero, Lieder, ed. it. Milano, 1983)
perciò i nomi degli idoli rivali.
Ma questi sono idoli di sempre:
Israele era sempre stato tentato
di far dipendere la prosperità
della campagna e del bestiame,
cioè la vita quotidiana, dagli dei
della terra, i baalim, relegando
Yahvé nell’ambito «religioso».
Ed è il nostro ricorrente peccato;
da chi dipende, in ultima istanza, tutta la mia vita?
...non più padrone! Non solo.
Osea gioca con le parole: Baal significa semplicemente «signorepadrone», ed era uno dei tanti
modi in cui una moglie si rivolgeva al marito (cosi Sara in Genesi 18, 12), con un termine ovviamente carico di patriarcale
subordinazione. Ebbene, questa
parola scomparirà dal vocabolario: Dio vuol sentirsi chiamare
«sposo» con il termine dell’amore, nato quando subordinazione
e interesse non avevano ancora
contaminato quello che è uno
dei massimi patti d’amore fra
noi uomini. Dio sogna di riconquistare quella sgualdrina che
nessuno avrebbe mai voluto;
per amor di lei si mette contro
se stesso (una donna ripudiata
non poteva tornare dal marito,
era vietato dalla legge divina e
dai buoni costumi), e non solo:
sogna di iniziarla a un rapporto
di tenerezza e amore, da cui sia
bandita la subordinazione!
Nostalgia... di Cristo. Mancano secoli e Osea non sa certo
nulla del Cristo, tuttavia siamo
immersi nel clima del Nuovo
Testamento. L’appassionata ricerca con cui Dio ci insegue, fino a contaminarsi per riconquistarci, e al tempo stesso ci ostacola e ci sbarra la strada nella
nostra ricerca suicida di idoli, si
è compiuta in Gesù di Nazaret.
In lui vediamo il volto dell’umanità come Dio l’aveva sognata
prima di dar corso alla storia, e
non solo l’umanità immagine di
Dio, a lui sottomessa nel lungo
travaglio della storia; l’umanità
«sposa», definitiva, che ha ricevuto il dono dell’adozione, della
vita eterna del figlio di Dio.
Una dote e una conversione
CHE lo sposo versasse alla famiglia un compenso per la
sposa era antica tradizione. Ma
qui è lui a fornire anche ciò che
in realtà avrebbe dovuto costituire la dote della sposa: giustizia, equità, benevolenza, compassione, fedeltà, cioè le esigen
ze del patto sempre violato fra
Dio e il suo popolo. Ebbene,
sarà Dio stesso a portarle nel
nuovo ménage; anzi, vi aggiungerà di più, per sovramercato...
La storia cambia segno; la Valle di Acor, che vuol dire sventura
e rievocava giorni di sconfitte
militari, di ira divina per un sacrilegio vendicato senza pietà
secondo antichi riti tribali, diventa la porta da cui si entra
nella speranza, perché l’ira del
Signore non si volgerà più a distruggere, ma a salvare; armi e
paura diventano un ricordo. Anzi, si torna ai giorni dell’arcobaleno, del patto con la creazione.
Con i suoi sconvolgimenti, la
sua inimicizia verso l’uomo, essa era diventata un enigma insolubile; ora può ritrovare la via
della pace.
Sembra di essere tornati indietro, agli impegni unilaterali
di Dio, ed è anche vero, ma qui
la sua azione cambia il nostro
cuore leggero e adultero. La sposa ricorda, risponde e conosce;
ritrova se stessa nel canto di Maria (la sorella di Aronne), che era
il canto dell’uscita dalla schiavitù, della nuova dignità, della
gioia di essere stata riscattata e
scelta da Dio, e conosce Dio;
non solo lo riconosce come Signore (e dunque guarisce dalla
idolatria), ma lo conosce: è il
termine che indica la pienezza
dell’intimità fra due persone, e
sottintende che finalmente la
sposa lo comprende, e agisce di
conseguenza. Ha inizio una vita
di conversione.
Conoscerai il Signore
VORREI proporre di approfondire nel nuovo anno due
aspetti di questa conoscenza del
Signore. Prima di tutto, riportare Dio al centro della nostra
vita di fede. Ci appare ovvio, ma
non lo è: al centro della nostra
fede ci siamo più spesso noi
stessi, magari la nostra religiosità, che non Dio.
In secondo luogo riscoprire la
tenerezza, l’amore per l’Eterno
e per il Signore Gesù. Non si
tratta di fomentare una fede ripiegata su se stessa, ma di avere
con il Signore un rapporto gratuito, degno di due sposi. Quando facciamo di Dio uno strumento (magari per raggiungere il suo Regno), il nostro diventa un amore interessato, anche
se per un interesse santo; ma
quando mai l’amore ha avuto
bisogno di uno scopo? Fedeltà e
impegno per la giustizia verranno di conseguenza: l’amore di
Dio ha sempre generato il risveglio religioso (del resto, l’amore
è la più tirannica delle leggi). E
lasciamo che Dio ci giudichi, ci
ostacoli, ci porti nel deserto, se
lo ritiene opportuno; alla sua
sposa egli non chiede di rimpiangere una purezza persa per
sempre, ma di affidarsi a lui,
che è la fonte di una santità
sempre imprevedibile.
Infine vorrei proporre una via
concreta di conversione e una
di preghiera:
1) quella che ci è richiesta è
una conversione necessaria e
quanto mai concreta; per Israele, la fedeltà religiosa non è solo
un fatto intimistico, ma anche
politico e sociale, e Osea parla di
rapporti umani e di armonia
con la Terra; riflettiamo: è fin
troppo chiaro che se molte cose
non cambiano in fretta sarà impossibile che la nostra civiltà
possa durare ancora molto a
lungo. Nel prossimo anno avremo un importante appuntamento, quello di Graz: cerchiamo di arrivarci preparati, non
con quelle smancerie e mistificazioni che rischiano di renderlo sterile. È urgente individuare
questioni determinate, disporre
cambiamenti e rinunciare a privilegi, riconoscere responsabilità precise...
2) la liturgia è un momento
importante per la memoria e la
formazione spirituale. È grave
che momenti liturgici che comportano impegni di fede siano
vissuti solo come tradizioni,
pronunciando promesse senza
un reale impegno. Perciò cerchiamo di vivere con tutto il suo
significato il rinnovamento del
Patto, così sentito nella storia
del metodismo. Se questo Patto
fra Dio e noi è una riaffermazione del Patto del battesimo, come già i riformatori avevano inteso, perché non creare nelle
nostre liturgie, magari in collegamento con questo giorno, anche uno spazio per il rinnovamento delle promesse battesimali, e riscoprire il «Credo» (dialogato?) come espressione di
questo patto di fede?
,, Note
omiletiche
Il testo è di una tale ricchezza che si deve scegliere. lo ho scelto la linea del
continuo passaggio dal tema matrimoniale a quello
religioso, tipica di alcuni
profeti, fra cui Osea, e presente anche nel NT; in esso, mi rifaccio alla linea
che presenta Cristo (e l'umanità a sua immagine)
come scopo della creazione stessa. Altri sviluppi
omiletici potrebbero incentrarsi su Gesù Messia:
nell'AT, sposo del popolo è
Dio, non il Messia; nel NT
diventa Gesù, slittamento
pieno di conseguenze; oppure sulla risposta tra Dio,
il popolo e la terra. Molte
formulazioni del patto riecheggiano espressioni di tipo matrimoniale, e di conseguenza formule di divorzio (come al v. 4). Sull'impossibilità del ritorno per
la donna ripudiata, cfr. Dt
24, 1-4; Ger 3, 1. E questo
sposo, dunque, è arrivato
al divorzio, ma non se ne
accontenta. Anche la menzione delle vigne ci riporta
al Cantico e all'ambito coniugale. La valle di Acor ricorda il sacrilegio e l'esecuzione di Acan con tutta la
sua famiglia (Gs 7), e vi è
un gioco di parole che accosta Acor al termine sterile. Il gioco di parole tra baal come idolo e come marito-padrone è in ebraico
evidente; tra l'altro, vi è
un'espressione {beuiat beat, cfr. Genesi 20, 3d) che
significa letteralmente in
potere di un padrone, ma
indica semplicemente una
donna sposata.
Per quanto riguarda la
dote, la formulazione ebraica del prezzo del fidanzamento compare in 2
Sam 3, 14 per indicare il
prezzo pagato per la moglie. L'espressione «conoscere il Signore» presenta
delle varianti testuali, appunto conoscere che Yahvé è il Signore, oppure
conoscere lui, semplicemente, con tutto il peso
che questa espressione ha
nella letteratura biblica.
Infine: la cerimonia del
rinnovamento del patto è
stata importantissima tra i
metodisti fin dai 1755, e
c'è chi le attribuisce un
ruolo fondamentale nello
sviluppo del movimento;
ma bisogna ricollegarla a
quel segno che è il battesimo. Naturalmente si eviterà ogni forma di magia
sacramentale, senza per
questo sminuire i segni
della fede: anche il patto
non è certo ratificato o
rinnovato quando ne pronunciamo l'impegno noi.
Per
approfondire
Per il movimento profetico in genere vedere L.
Monloubou, Les prophètes
de l'Ancien Testament, in
Cahiers Évangile, Paris,
1983; per il testo di Osea:
L. Alonso Schoekel-J.-L. Siete Diaz, / Profeti, Roma 2,
ed. 1989; per il rapporto
fra l'idolatria in campo religioso e in campo politico
e sociale, J.-L. Siete, / profeti d'Israele e il loro messaggio, Roma, 1989; per il rapporto fra alleanza e comandamenti, cfr. G. Von
Rad, Teologia dell’Antico
Testamento, voi. Il, Brescia,
1974; V. Benecchi, / dieci
comandamenti: avventura
di libertà, Torino, 1994; per
le istituzioni matrimoniali
di Israele, cfr. R. De Vaux,
Le istituzioni dell'Antico
Testamento, Torino, 3, ed.
1977; J. Bonsirven, Le judaïsme palestinien au temps de Jésus Christ, sa théologie, vol. Il, Paris, 1935; J.
Jeremias, nymphê, nymphios, in GInt VII, 1439-1458;
A. Tosato, Il matrimonio
nel giudaismo antico e nel
Nuovo Testamento, Roma,
1976; ID. Il matrimonio
israelitico, Roma, 1982.
Nella foto: Hebron, ora contesa tra israeliani e paiestinesi, è probabiimente ia più antica città dei mondo; accoglie le tombe di
Abramo e Sara, Isacco e Rebecca, Giacobbe e Lea
3
VENERDÌ 10 GENNAIO 1997
Ecumene
PAG. 3 RIFORMA
La fondatrice lascia la presidenza del Sae ma rimane presidente onoraria
Maria Vingiani^ maestra di ecumenismo
Chi è impegnato nel movimento ecumenico sa che cosa abbiano significato la
figura di Maria Vingiani e l'opera del Sae da lei fondato e guidato con passione
EMMANUELE PASCHETTO
Maria vingiani ha lasciato la presidenza del Segretariato per le attività ecumeniche: le subentra Elena
Covini del gruppo di Milano.
Per chi non si interessa di
ecumenismo due righe come
queste potrebbero essere sufficienti: un’informazione come tante altre, subito cancellata da notizie che fanno ben
altro rumore. Chi invece in
questi anni si è impegnato nel
movimento ecumenico, sa
che cosa abbiano significato
per cinquant’anni la figura di
Maria Vingiani e l’opera del
Sae da lei fondato e guidato
con passione e intelligenza.
Prima ancora che si costituisse il Consiglio ecumenico
delle chiese, ai tempi in cui
immaginare un Concilio Vaticano li sarebbe stata follia, il
Signore ha rivolto a Maria
una vocazione specifica"
quella di lavorare perché i cristiani, divisi da secoli di incomprensioni, scomuniche,
guerre, si incontrassero per
riconoscersi e riconciliarsi.
Maria Vingiani ha risposto
con slancio, con fede a questa
chiamata, muovendosi con
saggezza e acume, superando
sospetti e opposizioni, audace e paziente, sempre determinata. Nella vita di Maria
Maria Vingiani aila Mandola con due preti ortodossi russi
Vingiani vi sono state alcune
intuizioni che possono essere
intese come vere e proprie rivelazioni da parte del Signore. Ripensando all’incontro
con lo storico ebreo Jules
Isaac, nel 1957, lei stessa scrive: «Mi era ormai chiaro che
l’unica vera grave lacerazione
era alle origini del cristianesimo e che, per superare più facilmente le successive divisioni tra i cristiani, bisognava
ripartire insieme alla riscoperta della comune radice biblica da cui siamo portati e
dalla valorizzazione dell’ebraismo». E il fatto che Maria
Vingiani sia riuscita a far in
contrare Isaac con papa Giovanni XXIII, nonostante le resistenze curiali, ha contribuito in modo determinante alla
nascita della dichiarazione
«Nostra Aetate» che ribaltava
la posizione tradizionale della
Chiesa cattolica nei confronti
di Israele. Ma non si può dimenticare l’originalità con la
quale il Sae stesso venne concepito: dotata sin dal 1966 di
uno statuto che prevede l’adesione piena ai soli laici,
questa associazione ha potuto così evitare condizionamenti ecclesiastici e strumentalizzazioni, ed evolversi da
iniziativa confessionale a mo
vimento interconfessionale. Il
frutto più maturo di questa
stagione, il gioiello del Sae,
sono le sessioni di studio che
si tengono in estate. È un’
esperienza forse unica al
mondo, dove confluiscono
cristiani di diversa confessione e di varie nazionalità, ebrei e musulmani, dove si affacciano induisti e buddisti
per una settimana serrata di
conferenze e tavole rotonde,
meditazioni bibliche e liturgie, dibattiti e lavori di gruppo, in cui il contributo di teologi e studiosi di grande valore è affiancato con naturalezza dalle esperienze dei semplici credenti.
Ci conforta sapere che Maria Vingiani rimane ancora
come presidente onoraria del
Sae: ciò permetterà a un patrimonio ricchissimo e prezioso di esperienze, di conoscenze e di relazioni umane
di non disperdersi, ma di
passare ad una nuova generazione, che saprà integrarlo e aggiornarlo secondo le
nuove esigenze. Ma soprattutto ci rallegra il fatto che insieme, credenti di differenti
tradizioni, possiamo lodare il
Signore per averci donato
questa cara sorella che ci ha
insegnato con umiltà ma in
modo serio, onesto, concreto
che cos’è l’ecumenismo.
Intervista alla nuova presidente del Segretariato per le attività ecumeniche
Elena Covini: «Aprirsi al confronto con le diverse religioni»
MYRIAM MARCHESELLI
Dai primi di novembre il
Sae (Segretariato attività
ecumeniche) ha una nuova
presidente, Elena Milazzo
Covini: siciliana residente a
Milano da anni, sposata, con
quattro figli e quattro nipoti.
In passato ha svolto attività
di assistente sociale e ha frequentato l’Istituto ecumenico San Bernardino di Venezia. Naturalmente il Sae conta ancora sul prezioso aiuto
della sua fondatrice e guida
per decenni. Maria Vingiani,
nominata presidente onorario a vita e richiesta di rappresentare il Sae in sedi in
ternazionali e neirambito
della Conferenza episcopale
italiana.
In base alle modifiche apportate allo statuto, il Consiglio dei gruppi locali Sae ha
eletto quattro membri del
Comitato esecutivo che affiancheranno Elena Covini
nel suo lavoro. Sono: Piero
Stefani (Ferrara), Nando Bacchi (Reggio Emilia), Anna
Maria Samniartano (Livorno), cattolici, e Gioachino Pistone (Milano), evangelico.
Ho rivolto alcune domande a
Elena Covini.
- Che cosa l'ha spinta ad
accettare questo impegnativo
incarico?
«Ho accettato di porre la
mia candidatura alla guida
del Sae perché sono profondamente convinta che sia un’
associazione tuttora molto
utile nella nostra realtà ecclesiale. Nel momento in cui
1 ecumenismo diventa un’urgenza storica, ci sono ancora
molti pregiudizi, ignoranza,
tentazioni di radicalismo. Il
lavoro del Sae, che opera in
ambito laico, permette esperienze di coesistenza dialogica, di tolleranza e di confron^°®tmttivo con i “punti alti dell’altro. Questa conversione ecumenica non si ottiene con dichiarazioni dall’alto, ma attraverso la sofferta
presa di coscienza di sé, delle
proprie responsabilità, della
possibilità di muovere critiche all’altro in un clima df relazione».
- Come vede il futuro del
Sae a partire dalla prossima
sessione di studio?
«L’argomento della Mendola ’97 tiene conto degli interrogativi che alle chiese cristiane sono posti dalle altre
grandi religioni, con le quali
ci si incontra sempre più frequentemente. Questo, per le
chiese cristiane ancora divise
tra loro, è uno stimolo particolare per valorizzare il patrimonio comune di fede. Solo
■ così esse possono offrire al
i mondo l’insostituibile contri
buto alla pace che scaturisce
dal Vangelo, e int^rare nella
vita cristiana quei valori di interiorità, di rispetto della natura, e altri ancora, a volte offuscati dalle nostre tradizioni.
“Chiese cristiane e grandi religioni: quale dialogo?” è
quindi il titolo della prossima
sessione estiva che si svolgerà
dal 27 luglio al 2 agosto 1997.
È previsto un ciclo di sessioni
sull’argomento, nelle quali si
affronterà anche il rapporto
con l’ateismo e con i nuovi
movimenti religiosi».
- Che cosa si aspetta il Sae
dalla sua componente protestante?
«L’associazione, che è in
terconfessionale e laica, conta molti membri aderenti, laici o pastori delle chiese evangeliche. Ciò che ci auguriamo
è che cresca il numero dei soci evangelici che non hanno
responsabilità di chiesa. Oltre
a confrontarci con i docenti
delle facoltà teologiche evangeliche, con pastori e ministri
ortodossi, dovremmo avere
una maggior possibilità di incontro con i membri di chiesa che ogni giorno attualizzano la Parola nelle difficoltà
del vivere quotidiano. Ciò
aiuterebbe molto a tradurre
le “nozioni ecumeniche” in
vita vissuta, amicizia, preghiera comune, unità».
> Designato dal Consiglio della Federazione protestante
Jean Tartier nuovo presidente della Fpf
Il pastore luterano Jean
Tartier sarà il nuovo presidente della Federazione protestante di Francia (Fpf). È
stato designato, il 21 dicembre scorso, dal Consiglio della Fpf, fra una rosa di tre candidati in cui figuravano anche
il pastore luterano Jean Alexandre e il pastore riformato Jean-Arnold de Clermont.
Jean Tartier subentrerà nel
giugno prossimo al pastore
riformato Jacques Stewart,
che è stato a capo della Fpf
negli ultimi dieci anni.
Jean Tartier, 54 anni, è pastore della Chiesa evangelica
luterana di Francia. Amico di
lunga data del pastore Stewart, è da tempo membro del
Consiglio della Fpf dove è incaricato dei rapporti ecumenici della Federazione. Uomo
di dialogo con la Chiesa cattolica romana, con le chiese
ortodosse e con il Consiglio
ecumenico delle chiese, il pastore Tartier è noto e apprezzato negli ambienti ecumenici europei. La sua principale
preoccupazione è che i pro
testanti francesi facciano
sentire la loro voce nella società laica e proclamino 1’
Evangelo di fronte ai problemi e alle insufficienze di questa società. Per lui, è necessario che il protestantesimo si
dimostri all’altezza dell’influenza che gli viene riconosciuta in Francia e che è inversamente proporzionale al
numero dei suoi membri. Finora, Jean Tartier era «ispettore ecclesiastico» della Chiesa evangelica luterana di
Francia. A queU'incarico è
stato designato il pastore Michel Viot.
Intervistato dal settimanale
protestante «Le Christianisme au XX siècle», all’indomani della sua designazione,
Jean Tartier, considerato da
alcuni come troppo vicino ai
cattolici e agli ortodossi, ritiene che talvolta i protestanti
francesi abbiano «il complesso del minoritario nei confronti del maggioritario».
«Dialogare - precisa - non
vuol dire perdere la propria
identità!». Per quanto riguar
da il dialogo interreligioso,
che ha caratterizzato la presidenza del pastore Jacques
Stewart, Jean Tartier ritiene
che «dire cose comuni a più
voci sia possibile, anche se è
un esercizio difficile». Anzi,
per Tartier si tratta di «un
modello sociale che i protestanti sono tenuti a proporre.
Si vorrebbe sempre uniformare tutto mentre la vocazione del protestantesimo è
di esprimere la diversità».
Cronache del Millennio
Se il Millennio
è una cosa seria
Giorgio Girardet
Sarà davvero il 2000 un’occasione di riflessione vera e,
come si propone, un’occasione per cambiare strada, per
un’unificazione umana al di là di ogni barriera? Lo sapremo nei prossimi anni, quando le diverse «macchine» saranno davvero messe in moto. Per il momento a dominare
sono il folclore, la pubblicità, qualche iniziativa economica e, su un piano diverso, la Chiesa cattolica che richiamandosi alla sua secolare tradizione di Anni Santi non poteva certo mancare alTappuntamento del 2000. Bisogna
anzi riconoscere che un primo stimolo è partito da lì.
A dominare, per il momento, è la dimensione commerciale e folcloristica, tutto ciò che può solleticare la fantasia e richiamare le telecamere. Siamo così in grado di
informarvi che si prevede, fin dal 1998, un replay del
viaggio dei magi dalla Mesopotamia, a dorso di cammello: arrivo previsto il 6 gennaio del 1999 a Betlemme, in
Piazza della Mangiatoia, che nel frattempo sarà stata ristrutturata, secondo accordi presi proprio in questi giorni. Una ricostruzione che si potrà ispirare al migliore kitsch biblico holliwoodlano. Per quanto riguarda Betlemme, nulla sembra invece essere previsto sulle condizioni
umane, politiche e spirituali della popolazione palestinese fra due anni: chi può infatti prevederle?
Altra grossa preoccupazione è quella degli automatismi
dei computer, i quali, benedetta gente, sono stati programmati per interpretare 1901 quando si imbattano in
un anno «01». E non 2000. Al 2000, incredibile, sembra
che nessuno abbia pensato: le banche dati del mondo impazziranno e predisporranno grandi feste automatiche
per gli ultracentenari, per scoprire poi che si tratta di
bambini nati nel 2000 o nel 2001. Guardiamo al fatidico
2000 con tanto anticipo, ma non sappiamo programmare
il futuro. Comunque, non vi preoccupate troppo, sono
già in vendita manuali e software per rimediare.
La primogenitura del millennio va tuttavia assegnata
alla cittadina inglese di Greenwich, per dove passa il famoso meridiano zero. I greenwichesi ne sono convinti e
affermano che proprio là nascerà ufficialmente il nuovo
millennio. 11 battage è già iniziato. Più interessanti, e su
questo varrà la pena di tornare, sono invece le riflessioni,
di carattere storico e filosofico, sul significato dei calendari e della misura del tempo nelle diverse epoche della
storia umana e sul modo con cui tale misura influisce
sulla visione che abbiamo del mondo e della storia.
Lo stimolo, comunque, è stato dato: tmche la riflessione teologica è partita, proprio sul punto di origine, e cioè
sulla figura di Gesù e sulle vicende della primissima chiesa cristiana, fra il vivace mondo dei movimenti e delle
sette del giudaesimo del tempo e la cultura greco-romana
ed ellenistica. Si parla di una terza fase, nuova, della questione antica della figura storica di Gesù di Nazaret. Su
questa linea di sta muovendo anche il Centro evangelico
di cultura di Roma, con una serie di dibattiti sul tema
«Ripensare il giubileo», suscitando un discreto interesse,
e con la speranza di dar vita a giornate di studio internazionali per informare il pubblico sullo stato attuale della
questione: un risveglio degli studi neotestamentari, che
sono oggi grandemente arricchiti dalla più attenta conoscenza che abbiamo dei tempi dell’origine del movimento cristiano e della successiva chiesa cristiana.
Prosegue intanto la riflessione anche sull’altro filone, al
quale sarà dato senza dubbio ampio spazio in futuro, e
cioè sul senso di questa cultura che è stata ed è, storicamente, «cristiana», nel bene e nel male: un’occasione, come ha detto l’ultimo nostro Sinodo, per «vagliare insieme,
in uno spirito di pentimento e di speranza, il nostro rapporto con Gesù Cristo». Sulla stessa linea viaggia del resto
una parte importante dell’enciclica «Tertio millennio adveniente». E viaggiano le proposte stimolanti di Giovanni
Franzoni nel suo libro: «Farete riposare la Terra. Proposte
per un giubileo possibile». Sulle quali torneremo.
Dal Mondo Cristiano
Il Cec appoggia l'appello contro
il razzismo lanciato dalla Cimade
GINEVRA — Konrad Raiser, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), ha accolto «con profonda
soddisfazione» l’appello lanciato dall’Assemblea della Cimade
(Servizio ecumenico di aiuto umanitario), riunita a Tolone il
14 e 15 dicembre, per far fronte «alla campagna di paura, di
odio e di aperta intimidazione messa in atto dal Fronte nazionale» in Francia. Nel suo appello, la Cimade mette in guardia
contro i «pericoli ai quali è esposta la nostra democrazia» e
chiama a una «mobilitazione di tutte le forze vive del nostro
paese per far fronte alla violenza razzista, e ai metodi del
Fronte nazionale». La Cimade chiama in particolare i partiti
politici a «entrare in resistenza contro il Fronte nazionale» e a
«mettere in atto tutti i mezzi per la riconquista delle città governate da questo partito». (eni)
Zimbabwe: chiese contro omosessuali
HARARE — Il Consiglio delle Chiese dello Zimbabwe ha dichiarato che non protesterà contro l’arresto di chierici o pastori che vengano accusati di essere omosessuali o di aver affrontato in pubblico l’argomento dell’omosessualità. Il presidente
del Consiglio delle Chiese ha detto: «La legge faccia il suo corso. L’omosessualità è un peccato e noi non accettiamo nessun
compromesso». L’anno scorso il presidente dello Zimbabwe,
Mugabe aveva vietato l’apertura di uno stand di lesbiche e gay
alla fiera del libro di Harare e in seguito aveva ordinato l’arresto degli omosessuali, affermando, fra l’altro, che contava
sull’appoggio delle Chiese. (Reformierte Presse)
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 10 GENNAIO 1997
Festival internazionale Cinema giovani a Torino
Schermi d'Oriente
La rassegna, giunta ormai alla XIV edizione, ha un suo ruolo
consolidato nel panorama degli eventi culturali italiani
FEDERICA TOURN
COME è buona tradizione
da qualche anno a questa parte, ha vinto il Festival
«Cinema giovani» un regista
orientale. Dopo Ning Ying
l’anno passato, in questa XIV
edizione un altro regista cinese si è aggiudicato il primo
premio del Concorso lungometraggi: Zhang Ming, con il
suo Wushan Yunyu («In attesa», 1996), storia di un’ambigua seduzione e di lunghe attese prima di un’alluvione,
film che ha strappato anche il
premio Fipresci per il miglior
lungometraggio.
Premi speciali sono andati
anche a Pedar («Il padre»,
Iran, 1996), di Majid Majidi,
che ha vinto anche il premio
Cicae e il premio Holden per
la migliore sceneggiatura, e a
Terra di mezzo (1996) di Matteo Garrone, vincitore del
premio Cipputi. Il Concorso
cortometraggi è stato conquistato da Yasmine Kassari
con Chìens errants («Cani
randagi», 1996), che ambienta in un assolato e desolato
paesaggio marocchino la
consuetudine locale di uccidere in un giorno prefissato
tutti i cani trovati per strada;
il miglior cortometraggio italiano è stato quello di Eros
Puglielli, Il pranzo onirico
(1996), incentrato su una storia surreale.
Quest’anno sono state due
le personali dedicate a registi
stranieri: Mohsen Makhmalbaf, l’altro nome del cinema
iraniano, che con Abbas Kiarostami cerca di filtrare la difficile situazione censoria del
suo paese, e Jerzy Skolimowsky, il regista polacco di indi
VM Angelo Dina
L'ingegnere
del sindacato
ALBERTO CORSARI
SOLO su alcuni giornali («11
Manifesto», «Liberazione», più gli ampi necrologi
sul torinese «La Stampa») è
comparsa la notizia della
scomparsa prematura di Angelo Dina. Sindacalista, già
membro del Comitato centrale della Fiom-Cgil, politicamente coinvolto nella stagione del Psiup, il suo nome
è noto soprattutto per gli studi che ha compiuto nell’arco
di tutta una carriera nel campo dell’automazione in fabbrica e delle macchine «a
controllo numerico».
Angelo Dina è stato un esempio raro di militante e di
scienziato. Ingegnere di formazione, era stato schierato
alla Olivetti di Ivrea in molte
battaglie dei dipendenti. Gli
anni più recenti l’avevano visto dirigere il Centro di osservazione della Fiom sulle nuove tecnologie all’interno della
fabbrica. Da questa esperienza erano nate delle pubblicazioni come 11 robot fatto a
mano (Torino, Rosenberg &
Sellier, 1988), da lui curato.
Dina ha scritto tutto sommato poco; con oculatezza, viene da dire; suoi contributi furono infatti pubblicati su Les
temps modernes, la rivista
creata da lean-Paul Sartre
quando egli ne era ancora direttore; ma noi non dimentichiamo un «paginone» che
alcuni anni fa curò per «La
luce», per spiegare dell’automazione e dei suoi riflessi sul
mondo operaio.
Un fotogramma del film «Wushan Yunyu» di Zhang Ming
menticabili pellicole come
Deep end («La ragazza del bagno pubblico», Rft e Usa,
1970) o Le départ («Il vergine», Belgio, 1967), interpretato da un giovane Jean-Pierre
Léaud, apprendista parrucchiere innamorato delle automobili da corsa.
Molti i film interessanti
nella sezione «Orizzonte Europa», che ha presentato per
esempio l’ultimo lavoro di
Philippe Garrel, Le coeur
phantóme («Il cuore fantasma», Francia, 1996), in cui il
regista di J'entends plus la
guitare racconta un’altra «histoire de famille» in cui si
parla molto di sentimenti
senza caricare i toni, con la
naturalezza cara a Garrel;
bravissimo il protagonista,
Luis Régo, che con una faccia
da clown allo stesso tempo
triste e ironico, da solo rende
l’atmosfera del film. Bello anche Nenette et Boni (Francia,
1996), di Claire Denis, premiato all’ultimo festival di
Locamo, inquietante ritratto
a tinte forti di due fratelli
adolescenti in una Marsiglia
vista dai tetti.
^Cinema
Un premio
ai film
sul lavoro
La novità più significativa
di questa edizione di «Cinema giovani» è stata forse il
premio «Cipputi», promosso
dai sindacati Cgil, Cisl e Uil e
intitolato alTormai leggendario operaio disegnato da Altan: destinato al «miglior film
sul mondo del lavoro», è stato assegnato a Matteo Garrone, regista di Terra di mezzo,
lungometraggio d’esordio in
tre episodi che ha anche vinto il premio speciale della
giuria per il concorso lungometraggi. Una menzione del
Premio Cipputi 1996 è andata anche ad Adonella Marena, regista del cortometraggio Facevo le nugatine, viaggio a ritroso di un ex operaio
nella fabbrica ormai abbandonata della Talmone.
L’iniziativa del premio contribuisce ad aprire degli spazi
dedicati al mondo del lavoro,
normalmente ignorato dal cinema italiano e in genere, se
si eccettuano i bei film di Ken
Loach, che ha portato sul
grande schermo la classe operaia inglese. Più documentario che film di fiction. Terra di
mezzo illustra alcuni aspetti
della realtà del lavoro abusivo
in Italia; film sul lavoro che
non c’è, informa e affascina lo
spettatore, con il tono insieme lieve e serio, mai forzato,
di chi non prende le distanze
dalle storie che racconta. II
primo episodio, già vincitore
del Sacher Festival, segue la
giornata di un gruppo di nigeriane nelle campagne romane; nel secondo alcuni albanesi aspettano il lavoro
lungo strade,fuorimano. Conclude il trittico la nottata di
un egiziano che mette benzina ai clienti occasionali di un
self-service. Azzeccata anche
la colonna'sonora.
Scritti sui personaggi della «Riforma italiana)
Luigi Firpo e i «grandi dissidenti»
GIORGIO TOURN
PRESTIGIOSA la collana,
quella del Corpus, impeccabile l’edizione curata
da Aldo Landi con l’attenzione e la precisione che gli conosciamo; sono pagine di alta erudizione dunque ma, come tutto ciò che ha scritto
Firpo*, affascinanti per l’equilibrio perfetto di scienza e
discorsività. Sono qui raccolti
13 contributi dedicati a personaggi della Riforma italiana, un tema di studi a cui, come nota Giorgio Spini nella
breve ma illuminate prefazione, Firpo è giunto tardi e
in margine ai suoi studi sui
«grandi dissidenti» del secolo
(Bruno, Campanella, Boccalini) ma non per questo trattato con minor sagacia rispetto
ai suoi grandi lavori.
Al centro degli interessi di
Luigi Firpo stanno un ambiente e un personaggio: la
Chiesa italiana di Londra e
Francesco Pucci. Alla comunità di esuli italiani rifugiatisi
nel regno di Elisabetta è dedicato il saggio di maggior
ampiezza. Sulla scorta di documenti inediti, con rispettosa e quasi amorevole attenzione, Firpo tratteggia la vita
di questo minuscolo gruppo
di italiani inquieti e spesso irrequieti a cui si aggregano
anche fiamminghi e spagnoli,
che hanno qualche difficoltà
a integrarsi nella locale chiesa francese, ed evidenzia il
conflitto che lo percorre, fra
disciplina riformata e libertà
di ricerca; e pur propendendo per naturale inclinazione
per la libertà degli italiani, sa
condurre l’indagine senza
forzature e pregiudizi. Direttamente legato a questa
esperienza londinese della
diaspora religiosa italiana del
Cinquecento è il personaggio: Francesco Pucci, il mercante fiorentino benestante
che, dopo aver vagato 23 anni attraverso l’Europa e fatto
ammenda dei suoi errori a
Praga, finisce nella maglie
dell’Inquisizione, che dopo
breve processo lo manda a
morte agli inizi del 1598. A
guidare Firpo sulle tracce di
questo personaggio, tutto
sommato minore nella cultura religiosa del secolo, anche
se curioso e originale, è stato
il «suo» Campanella. I due
trascorsero infatti, insieme a
Giordano Bruno, lunghi mesi
di comune detenzione nelle
carceri inquisitoriali, mesi
che riempirono di appassionati conversazioni sui temi
religiosi che stanno a cuore a
entrambi. A Pucci sono dedicati 4 saggi, con particolare
attenzione al processo e i
soggiorni in Inghilterra e Basilea. Gli altri contributi riguardano personaggi del
mondo religioso italiano cinquecentesco.
Ciò che ancora una volta
colpisce in questi saggi è la
sorprendente curiosità e genialità intellettuale dell’italiano del tempo e il suo inesorabile destino di morte, stretto
fra la cittadella riformata (Ginevra), compatta e chiusa attorno alla sua ortodossia, e il
carcere dell’Inquisizione; evasi dalla gabbia della Controriforma tridentina, liberi ma
nostalgici, sognando una patria perduta ( come il Bruno
della recente «fiction storica»
di Giosuè Ñusca II nolano e la
regina), questi italiani sono
incapaci di radicarsi in una
storia concreta, divorati dalla
febbre dell’utopia, della ribellione, dell’apocalisse, si muovono ammirati ma solitari in
un’Europa spietata e curiosa,
dura e creativa che foggia il
suo destino. Forse alla luce di
questi incontri cinquecenteschi merita rileggere a distanza di tempo i corsivi di Luigi
Firpo sulla «Stampa», messaggi rivolti a un’Italia che gli
ricordava quel clima senza
avere protagonisti di quella
levatura. Come l’amato Pucci
inseguendo un mondo che
potrebbe essere e non c’è.
(*) Luigi Firpo: Scritti sulla
Riforma in Italia, Biblioteca del
Corpus Reformatorun Italicorum, Prismi, 1996.
Regala
un abbonamento a
A 40 anni dall'invasione
Ungheria: l'ultima speranza
dei non credenti
Bene ha fatto il Festival
«Cinema giovani» a dedicare
la retrospettiva di questa XIV
edizione al cinema ungherese. Sono passati quarant’anni dal ’56, anno di svolta per
l’Europa comunista: anno
della rivoluzione d’Ungheria
stroncata nel sangue ma anche anno del rapporto Kruscev e dell’inizio delia destalinizzazione e della presa di
coscienza del «tradimento
comunista»: a Budapest e in
Europa molti intellettuali
perdevano «l’ultima speranza dei non credenti», come il
regista Miklòs Jancsó ebbe
occasione di definire il comunismo.
Il 1956 fu anche Tanno della rifondazione del cinema
ungherese, il periodo della
«Nuova onda», come veniva
chiamato; una generazione
di giovani registi, portata
avanti dal neonato Studio
Béla BaMsz, uno dei sei centri produttivi della cinematografia magiara nato specificatamente con l’obiettivo
di dare spazio ai giovani e
dotato di un democratico regolamento interno, veniva a
spazzare il vecchio e obsoleto cinema e dichiarava che
«l’artista socialista ha il diritto alla gioia della scoperta» e
non cerca «il mascheramento delle antinomie, l’occultamento degli errori».
Negli anni della «normalizzazione» kàdariana, con l’apertura che arrivava infine
anche dall’Unione sovietica,
i registi magiari avevano l’occasione di tentare il nuovo, la
critica del sistema e della
storia ncizionale, con l’accortezza di inventare linguaggi
appropriati per far passare il
messaggio fra le maglie della
censura.
È tutto un gioco di limiti e
di dire e non dire, in quei primi anni ’60, ma i temi politico-sociali vengono trattati
in modo incisivo anche senza usare il discorso diretto.
L’artista, l’intellettuale, si nascondono nella «selva delle
metafore», si buttano nell’
analisi spietata della storia
passata: ed ecco film come
Szegenylegenyek («I disperati
di Sandor», 1964) fino al più
tardo Még kér a nép («Salmo
rosso», 1972) di Miklós Jancsó, in cui è difficile reperire
un centro narrativo e i lunghissimi piani-sequenza sono accoppiati a un forte simbolismo.
Altri film di denuncia che
toccano ferite scoperte sono,
per citarne solo un paio, lìideg Napok («Giorni freddi»,
1966) di Andràs Kovàcs e Felobott ko («La pietra lanciata», 1968) di Sandor Sara; il
primo ricostruisce la strage
compiuta dai soldati ungheresi nella II guerra mondiale
a Ujvidek, in Jugoslavia, e il
secondo parla scopertamente delle illegalità degli anni
’50 attraverso il destino degli
zingari.
Altri registi, come Gaàl,
Szàbó, Pài Sandor, sanno anche dipingere l’inquietudine
e lo smarrimento della nuova
generazione, che pur guardando alle proprie radici non
riesce a placare uno smarrimento di fondo.
Anche i temi intimisti si ricollegano spesso al trauma
della storia e del ’56; valga
per tutti l’esempio di Apa («Il
padre», 1966) di Istvan Szàbó
in cui un ragazzo, con l’adolescenza e la rivoluzione, comincia a smitizzare la figura
ingigantita e mitizzata del
padre. E il padre è la storia in
dimensione domestica di
questi ragazzi degli Anni ’60,
«Film d’amore» di Istvàn Szàbó
GENNAIO 1997
Il muro e il ponte
Le religioni tra integralismo
e vocazione alla riconciliazione
Convegno promosso in collaborazione
con la rivista QOL e con l’adesione
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
Roma, 14-16 febbraio 1997
Aula Magna della Facoltà valdese di teologia
Via Pietro Cossa 40
Apertura: venerdì 14 febbraio, ore 17
Interventi di Giorgio Bouchard, Giovanni Franzoni,
Daniele Garrone, Filippo Gentiioni, Giacoma
Limentani, Pietro Lombardini, Amos Luzzato, Paolo
Ricca, Mahmoud Salem E1 Sheikh, Luca Zevi
Confronti: una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 65.000;
(sostenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
intestato a eoop. Oom Nuovi Tempi, via Firenze 38, 00184 Roma.
Chiedete una copia omaggio telefonando allo 06-4820503, fex 4827901,
(indirizzo Internet: Http://hella.stm.it/market/sctAiome.htm)
5
Spedizione in a.p. comma 26
art. 2 iegge 549/95 - nr. 49/96 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
ai mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere ii diritto di resa.
Fondato nel 1848
«Non si vive di solo pan...ottone, ma anche di cultura».
Questo lo slogan sul banco di libri Claudiana che un gruppo
della Chiesa valdese di San Giovanni ha allestito sotto i portici del municipio nei giorni prenatalizi, tentando un’esperienza di presenza del libro evangelico e di evangelizzazione
che ha trovato molti cittadini interessati. Efficiente è stata
l’organizzazione di Roberta Peyrot e buono il successo di
vendita. Ma ancora più interessanti sono stati i colloqui, lo
scambio di informazioni sui valdesi con le varie persone che
di volta in volta si soffermavano. È stato offerto in omaggio
anche l’Eco delle Valli. L'esperienza, già sperimentata a
Torre Pellice in occasione delle fiere annuali, è stata dunque
assai positiva e da ripetere qui ma anche in altre località.
D:
T ^ W /A
<1
-J. A
VENERDÌ 10 GENNAIO 1997 ANNO 133 - N. 1 LIRE 2000
Trasparenza, adeguata informazione del cittadino,
dell’utente: sono concetti che
stanno passando nella pratica
degli enti locali e dei vari servizi. Tutto bene, dunque, se le
informazioni fornite ai cittadini corrispondono alla realtà.
Peccato che, tra le tante cose
positive, si debba scoprire
quanto sia dura a morire la
diffusa convinzione che, in tema di religione, in Italia ci
siano i cattolici, le altre fedi
non cattoliche e poi le altre
religioni. Nonostante le revisioni concordatarie e le numerose Intese, sembra di essere
ancora ai tempi dei famosi
«acattolici». Questa inaccettabile impostazione è presente
ad esempio nella «Carta dei
servizi 1996-97» dell’Azienda
RELIGIONE E OSPEDALI
ACATTOLICI?
MARCO ROSTAN
ospedaliera San Giovanni
Battista di Torino (gli ospedali Molinette, San Lazzaro e
San Vito). In questo ampio e
dettagliato documento, che
era allegato a La Stampa del
19 dicembre, leggiamo che
fra gli impegni e i programmi
dell’azienda ospedaliera vi è
quello di assicurare «l’assistenza religiosa e il rispetto
delle proprie convinzioni religiose». Ma nel capitolo «de
genza e vita in ospedale», il
paragrafo «servizio religioso»
suona così: «Orario SS. Messe: 8,30 e 15,30 nei giorni feriali e festivi. Il cappellano effettua visita nei reparti ed è
sempre reperibile. Le persone
di qualsiasi fede non cattolica
si possono rivolgere, per ogni
esigenza, al caposala».
Sarebbe stato molto più rispettoso delle convinzioni religiose scrivere che «tutti»
posso rivolgersi al caposala
per comunicare esigenze di
carattere religioso, che saranno trasmesse ai ministri della
rispettiva religione; che «tutti» i degenti possono ricevere
visite dalle persone allo scopo designate e che, infine, i
cattolici possono usufruire
del cappellano e della messa.
Insomma ci si vuole convincere, anche in Italia e anche
col Vaticano, che il cattolicesimo è «una» possibile espressione cristiana e che il
cristianesimo è «una» delle
possibili religioni?
Mi auguro che anche gli
evangelici di Torino e la nostra Commissione per la diaconia provvedano a far correggere in tal senso la carta
dei servizi delle Molinette.
Ospedali valdesi
A rischio
il pronto
soccorso
La Ciov (commissione istituti ospitalieri valdesi) ha nei
giorni scorsi presentato i propri rilievi al piano regionale
sanitario, in particolare riguardo le prospettive dell’attività di pronto soccorso a
Torre Pellice e Pomareito.
La Regione infatti pare
orientata a prevedere questo
tipo di servizio soltanto alla
sede Dea di Pinerolo non riconoscendo in sostanza quanto già viene quotidianamente
realizzato nei due ospedali.
La Ciov ha fatto pervenire alla quarta commissione del
Consiglio regionale che esaminerà le osservazioni, diverse memorie suU’argoincnto
dove si ricorda che «per la loro collocazione geografica gli
ospedali valdesi costituiscono
il riferimento sanitario pressoché esclusivo per gli abitanti di un tenitorio montano
caratterizzato da difficili comunicazioni stradali. A ciò si
aggiunge la spiccata prevalenza di popolazione anziana
per la quale i lunghi trasferimenti possono coslituirc disagi. Un implicito riconoscimento dell’attività di pronto
soccorso presso gli ospedali
valdesi è venuto dalla Regione stessa in occasione della
approvazione dei progetti di
ampliamento (in buona parte
linanziati dalla Regione stessa) dove erano previsti interventi edilizi tesi a dare un
nuovo assetto all’area di accettazione e dell emergenza
dei due ospedali».
Nel corso del 1995 si sono
registrati 2.391 passaggi al
pronto soccorso dell’ospedale di Torre Pellice e 2.141 a
quello di Pomaretto e più del
90% dei casi sono stati risolti
nelle due sedi ospedaliere.
«Speriamo davvero che il
nuovo piano sanitario riconosca il nostro impegno e la
realtà di questo servizio», dice la presidente della Ciov,
Franca CoYsson.
A confronto i sindaci di Torre Pellice, Perosa Argentina e Villar Perosa
Quanti anni ci vogliono per un'opera pubblica?
PIERVALDO ROSTAN
La vita dei Comuni trascorre per lo più tra buche nelle strade, marciapiedi,
acquedotti, illuminazione
pubblica, raccolta dei rifiuti,
sgombero neve; ogni tanto si
assiste però all’inaugurazione
di importanti realizzazioni,
opere pubbliche di una rilevanza maggiore, edifici scolastici, palestre, sale di uso pubblico; quando ciò accade però
si è generalmente al termine
di un iter burocratico lungo
anni, spesso più ancora della
stessa costruzione dell’opera.
I Viviamo dunque in un paese
I malato di burocrazia? Quali
I sono i tempi medi per la realizzazione di un’opera? Lo
abbiamo chiesto a tre sindaci
del Pinerolese, Marco Armand Hugon di Torre Pellice,
Silvano Bertalot di Perosa Argentina e Roberto Prinzio di
Villar Perosa.
«Il palaghiacclo è Tunica
opera pubblica di una certa
consistenza terminata nel
1996 - dice Marco Armand
Hugon -; i lavori sono però
iniziati nel 1992: Comune e
Comunità montana hanno
La piastra polivalente di Perosa Argentina
dunque impiegato ben quattro
anni per rendere la struttura
agibile. Talvolta è sembrato il
“gioco dell’oca’’: se si finisce
sulla casella sbagliata si ritorna all’inizio del gioco... È necessaria una revisione della
legislazione sulle opere pubbliche, a cominciare dalle
procedure, pur nella garanzia
della trasparenza e della economicità degli interventi. E
questo dovrebbe valere a
maggior ragione nei casi di
“pronto intervento’’: la ricostruzione di un argine, di un
muro di sostegno dovrebbero
essere immediati una volta reperiti i fondi e approvati i progetti ma invece spesso passano due o tre anni prima dell’inizio lavori».
«Nel corso del 1996 - spiega Silvano Bertalot - abbiamo
concluso alcune iniziative avviate in precedenza, come la
piazza Marinai d’Italia e stiamo definendo altre opere quasi “storiche”. Penso alla piastra polivalente intitolata al
Comune con noi gemellato di
Pian de la Tour e al bocciodromo di cui abbiamo dovuto
rifare completamente il pro
getto che non rispettava né le
norme urbanistiche né quelle
del Coni. Voglio però sottolineare due nodi di carattere generale: ritengo indecente il
fatto che mentre si possono
ottenere mutui a tasso agevolato per impianti sportivi, ciò
non sia possibile per opere
pubbliche primarie; ho poi
paura di un federalismo che
rischia di essere peggio del
centralismo: oggi la Regione
Piemonte è più lenta nelle decisioni del governo centrale».
Su questo tasto insiste anche il sindaco di Villar Perosa, Prinzio: «Ci sono leggi
che si accavallano quando
non si contraddicono; comunque mi trovo più in difficoltà
a dialogare con la Regione
che con i ministeri; a Torino
troviamo uffici dello stesso
ente che non si parlano fra di
loro e non sono coordinati.
Nel 1996 siamo riusciti a far
decollare la nostra area industriale, un progetto ambizioso
che ha dovuto fare i conti con
una burocrazia notevole ma
siamo soddisfatti: dovremmo
riuscire a creare in valle un
polo artigianale con un centinaio di occupati».
Nella geografia d’Italia vi sono nomi
di città e villaggi che hanno avuto un
posto significativo per le chiese evangeliche italiane. Uno di questi nomi è Castiglione dello Stiviere, in provincia di Mantova. Bartolomeo Pons, nel suo «Bozzetti
evangelici», libro di ricordi della sua non
sempre facile attività di evangelista, dice
che «primi a portare TEvangelo furono i
“Fratelli”, venuti da Mantova. Le adunanze si mantennero numerose per lungo
tempo, poi decaddero. Alcuni, già guadagnati ali’Evangelo, si rivolsero al pastore
valdese di Brescia supplicandolo a volersi recar da loro almeno una volta la settimana, offrendogli a proprie spese un locale per le adunanze».
A un certo punto, come accadeva in
quasi tutte le «stazioni di evangelizzazione», venne aperta una scuola che, racconta Pons, per il suo buon funzionamento «scottò, come doveva, terribilmente i preti, i quali si accinsero ad intralciarla e rovinarla. Come avvenne più
IL FILO DEI GIORNI
LA SCUOLA
BRUNO BELLION
tardi a Guidizzolo, tutti gli appigli della
legge, dei decreti, dei regolamenti furono
ricercati, per trovarne uno che servisse a
buttar giù la scuola. È per questo che,
dovendosi impiantare una scuola evangelica, non saranno mai troppe le prudenze e le os.servanze di tutte le formalità che si esigono dagli insegnanti. La
storia, in breve, della scuola di Castiglione è questa. Innanzi di aprirla, il maestro
Tonoglio si recò in Municipio a palesare
la sua ferma intenzione di tenere una
scuola privata, o paterna, per uso delle
famiglie evangeliche, senza esclusione
però di altri alunni: sede della scuola.
l’abitazione della famiglia Bettinazzi,
contigua all’ufficio postale. Rispose il
Municipio nulla avere da opporre: essere
noi nel nostro diritto. Indi a poco - era
fiducia 0 diffidenza che si avesse di noi?
- fu istigato il maestro a presentare
un’istanza acciò la sua scuola fosse riconosciuta pubblica, tanto più ch’era stata
trasferita in locale a sé. Istigatore era stato il su mentovato Barziza, il quale generosamente aveva dichiarato che, come
Delegato scolastico, si sarebbe spogliato
della veste da prete - ma intanto, diciamo noi, avrebbe messo il naso nelle cose
nostre. Si rispose esser la scuola privata
e tale dover rimanere. Il tiro che ci si voleva giocare era questo, che, fatta pubblica la scuola, l’autorità avrebbe chiesto la separazione dei sessi - ed eccola
spacciata! La scuola dunque rimase qual
era e durò alcuni anni, finché i primi
alunni furono cresciuti e n’ebbero compiuti i corsi. Fu soppressa quando la scolaresca evangelica venne meno».
Regione Piemonte
Più ombre
che luci
per il lavoro
All’inizio del 1997 le indicazioni che giungono dal mercato del lavoro appaiono nell’insieme contraddittorie ma
con una prevalenza di elementi negativi. Le rilevazioni Istat
segnalano in Piemonte un lieve incremento dell’occupazione, soprattutto nei servizi che
hanno fatto registrare un aumento di 35.000 unità; gli occupati nella nostra regione
hanno superato 1.700.000 unità. Gli avviamenti al lavoro
nei primi 9 mesi del ’96 sono
stati 144.000, molti di più che
negli anni precedenti, malgrado un calo del 9,5% nelTindustria. In provincia di Torino sono pure diminuite le ore
di cassa integrazione ordinaria, ma il dato potrebbe cambiare drasticamente nei prossimi mesi.
Verificando i dati sulla disoccupazione fra sessi, appare confermato e in molti casi
addirittura aumentato il divario fra uomini e donne: aumenta cioè (-1- 3.000 unità)
l’offerta femminile, mentre
diminuisce quella maschile.
In generale però il Piemonte
sembra incamminarsi verso
una nuova crescita di disoccupazione, che a luglio interessava T8,3% delle forze lavoro, contro il 6,2% dell’Italia del Nord e T11,7% a livello nazionale, con un divario
fra i due sessi ovunque molto
marcato: nella nostra regione
il tasso di disoccupazione
maschile è del 5,1%, contro il
12,9% delle donne.
Il bollettino della mobilità
segnala infine una riduzione
del numero di iscritti; il dato
però non è interpretabile in
chiave troppo ottimistica. La
flessione degli ¡.scritti dipende
soprattutto dalle cancellazioni
a loro volta determinate in
gran parte dalle scadenza dei
termini e dal rifiuto di lavoro
socialmente utile; Tanno .scorso invece prevalevano le uscite per avviamento al lavoro.
6
PAG. Il
E Eco Delle ^lli mossi
VENERDÌ 10 GENNAIO 1997 nJERE
Cronache
CHIUDERÀ LA SCUOLA DEI BOUISSA? — Se ne parla
da anni; cala il numero dei bambini, al capoluogo ci sono
aule vuote, i costi di gestione sono elevati; questa volta la
scuola elementare di via Bouissa (nella foto) potrebbe davvero chiudere. L’amministrazione comunale di Torre Penice sta attentamente valutando il problema ed entro un paio
di settimane una decisione potrebbe essere presa; attualmente nella frazione ci sona una trentina di alunni ma in
prima quest’anno sono soltanto 3 i piccoli iscritti, al punto
che è stata realizzata una pluriclasse con la seconda. Per il
trasporto degli alunni più lontani esiste da anni un servizio
di scuolabus e, in fondo, la scuola dei Bouissa dista da quella di viale Dante meno di un chilometro. Nel corso della
settimana si è svolto un incontro fra amministrazione comunale e genitori dei bambini che frequentano questa scuola.
CAMBIANO VOLTO I VIALI DI TORRE PELLICE —
Durante le vacanze natalizie (in modo da non interferire con
l’afflusso degli allievi delle scuole) sono state abbattute le
vecchie acacie delle alberate di viale Trento e Rimembranza
di Torre Pellice. La decisione dell’amministrazione comunale è stata dettata soprattutto dalle condizioni di molte delle
piante dei due viali, di circa 90 anni di vita: «La maggioranza degli alberi risultava malata (negli ultimi anni alcune
piante erano cadute fortunatamente senza conseguenze per
auto e passanti) - dice l’assessore Enzo Alessio - e così si è
deciso per la sostituzione di tutto il viale. È chiaro che nessuno di noi rivedrà più il viale così come era in questi anni
ma l’operazione andava fatta. Al posto delle acacie verranno
piantati degli aceri, piante resistenti e di bel portamento; con
l’occasione si darà anche una sistemata ai marciapiedi che
attualmente sono privi di lastricatura». Contro il taglio delle
acacie si è mobilitato un gruppo di cittadini preoccupato del
futuro dei viali e la stessa Legambiente, in una presa di posizione, deplora la «scarsa sensibilità dimostrata dall’amministrazione nel trascurare l’aspetto affettivo e di relazione che
il cittadino ha con l’ambiente urbano privilegiando esclusivamente quello di ordinaria manutenzione tecnica».
DUE LEGHE NORD IN VAL PELLICE? — «Alcune persone facenti parte di un’associazione culturale del Pinerolese - ha precisato in un comunicato l’addetto stampa della
Lega Nord Pinerolo e Valli, Giorgio Bonnin - ha diffuso
del materiale propagandistico della Lega Nord sui mercati
della vai Pellice. Allo scopo di evitare confusioni e ambiguità deploriamo l’accaduto, ne ribadiamo l’estraneità,
chiarendo che trattasi di iniziative personali messe in atto
all’insaputa e senza la dovuta approvazione della competente sezione territoriale San Secondo vai Pellice».
NOMINE A PINEROLO — 11 Comune di Pinerolo dovrà
provvedere alla nomina dei propri rappresentanti in seno ad
enti, aziende e istituzioni; in vista di tale decisione l’amministrazione comunale ha deciso che le persone interessate
possano presentare domanda alla segreteria del Comune,
indicando l’ente presso il quale intenderebbero essere nominati e presentando un proprio curriculum redatto su apposito modello. La scadenza per la presentazione delle domande è stata fissata alle 17 del 13 gennaio 1997.
MONDIALI DI SCI: MANCA MENO DI UN MESE — A
meno di un mese dall’inizio dei campionati del mondo di
sci alpino al Sestriere è ormai definito il programma delle
manifestazioni collaterali; l’associazione «Provincia turismo-Sestrieres ’97» ha il compito di garantire una regia comune a tutte le manifestazioni; al Colle verrà installato un
palatenda che ospiterà diverse manifestazioni e fungerà da
punto di ristoro e di distribuzione di prodotti tipici della
provincia. Nel Pinerolese verrà proposta «La notte della libertà», diverse manifestazioni e visite guidate ai musei e
luoghi storici valdesi in ricordo dell’emancipazione concessa ai valdesi il 17 febbraio 1848; ci saranno serate dedicate al mondo valdese il 4 e il 12 febbraio, visite al forte di
Fenestrelle, animazioni delle antiche tradizioni lavorative a
Usseaux. In tutto queste iniziative costeranno 1 miliardo e
320 milioni, coperti da enti pubblici e sponsor.
CONCERTI ALL’UNITRÈ — Il 12 dicembre, nella Casa
valdese di Torre Pellice, l’Unitrè ha proposto un concerto di
chitarra della giovane Norma Cannizzo, che ha eseguito
musiche di Weiss, Sor, York, Torroba e Domeniconi; il 19
dicembre l’Unitrè ha invece organizzato un pomeriggio musicale con i giovanissimi pianisti allievi della prof. Eleonora
Ceiosia, che hanno dato un’ottima prova della loro bravura
con brani di Bach, Chopin, Schumann e altri compositori.
PINEROLO: SI APRONO LE ISCRIZIONI ALLE MATERNE E ALLE ELEMENTARI — A Pinerolo presso le
scuole Battisti, Giovanni XXIII, Collodi e Parri (rispettivamente per il 1°, 2“, 3" e 4° circolo) dal 10 al 25 gennaio potranno essere presentate le domande di iscrizione dei bambini alle scuole materne e alla classe prima elementare per
l’anno scolastico ’97-98. Le iscrizioni alle rimanenti classi
saranno effettuate d’ufficio e senza formalità da parte dei genitori, che invece sono tenuti a comunicare eventuali iscrizioni dei propri figli in una scuola elementare non statale.
Al via la nuova agenzia per l'ambiente
Protezione ambientale
affidata ai tecnici Arpa
PIERVALDO ROSTAN
Quando, nel 1993, il referendum abrogò alcune disposizioni in materia di sanità
e in particolare la competenza
delle Usi in materia di tutela
ambientale, si posero le basi
per la nascita di una agenzia
apposita per la tutela ambientale. Con successivi provvedimenti la Regione Piemonte ha
istituito l’azienda regionale
per la protezione ambientale
(Arpa) che dal 1° gennaio
1997 è effettivamente operativa. A Pinerolo si è creato un
buon gruppo di tecnici, guidati dal biologo Valerio Vecchié, già responsabile del servizio di Igiene e Ambiente
deirUssl 43 Val Pellice, che
illustra il nuovo servizio.
«Grazie alla collaborazione
del commissario dell’Ausl 10,
ing. Bighetti - spiega Vecchié
- si è avviata una forma sperimentale dell’attività dell’Arpa
fin dalla metà del luglio ’96.
Questo ha consentito di avviare l’organizzazione dell’agenzia, in collaborazione fra i
vari operatori, e nel contempo
si è iniziato il lavoro sul territorio. In concreto si è attivata
la reperibilità che consente di
avere la copertura in campo
ambientale 24 ore al giorno e
sette giorni la settimana; l’orario dell’ufficio garantisce
l’apertura dalle 8 alle 20,
mentre le altre ore sono coperte con la reperibilità tramite il
centralino dell’ospedale».
- Quante persone lavorano
all’Arpa a Pinerolo?
«Siamo cinque persone sul
territorio; ci occupiamo di rumore, inquinamenti idrici, atmosferici, smaltimenti non
corretti di rifiuti. In tutti questi casi è sufficiente telefonare al centralino 2331, specificando il tipo di problema in
modo che il tecnico possa intervenire tempestivamente».
- Qual è stato l’esito dei
primi mesi di lavoro?
«Durante Testate abbiamo
avuto molte segnalazioni per
rumorosità, ma anche nel settore idrico abbiamo avuto
molti interventi; siamo entrati
in ditte di notte e anche di domenica con grande sorpresa
da parte dei titolari che non si
aspettavano controlli in giorni
festivi. Abbiamo fatto, su segnalazione durante la reperibilità, alcune decine di interventi; certo il servizio deve ancora essere conosciuto meglio da
parte dei cittadini. Bisogna
cioè evitare di chiamare gli
operatori di notte per questioni di scarso interesse ma solo
di fronte a reale necessità».
- Sono mai stati fatti controlli sulle emissioni delle auto in zona e sul livello di inquinamento da traffico?
«Abbiamo in progetto due
indagini sul territorio di Pinerolo che sotto il profilo della
qualità delTaria e dell’inquinamento acustico pare la zona più a rischio. Per quanto
riguarda l’inquinamento acustico il Comune di Pinerolo
ha in passato appaltato a una
ditta privata un’indagine
sull’impatto del traffico onde
suddividere il territorio in differenti zone. Per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico abbiamo in corso
un’indagine che si basa su indicatori di tipo biologico, in
particolar modo sulle piante.
E un’attività di tipo sperimentale e contiamo, nel corso
della primavera, di poter dare
conto del nostro lavoro. La
Provincia di Torino ha a sua
volta installato in piazza Terzo Alpini una centralina di rile\ azione per cui sarà possibile confrontare i dati. Per indi\ iduare in modo puntuale i
problemi del territorio auspichiamo la collaborazione dei
tulli i cittadini».
Crisi della «Cascami Seta» di Pomaretto
Stop ai licenziamenti
La Cascami non deve chiudere. E la convinzione dei lavoratori e delle lavoratrici,
degli amministratori locali,
dei sindacati, dei deputati
Giorgio Gardiol e Giorgio
Merlo che sabato scorso hanno partecipato a una riunione
presso la Comunità montana
valli Chisone e Germanasca, a
Perosa, per esaminare la situazione venutasi a determinare dopo la comunicazione
dell’azienda di voler licenziare 18 dipendenti su 35.
Secondo l’azienda i licenziamenti sono ormai indilazionabili perché la Cascami
presenta un calo di vendite
costante dei suoi prodotti di
qualità, filati di seta e mista
seta: - 19,50% nel ’95 rispetto
al ’94, -16,39% nei primi dieci mesi del 1996 rispetto allo
stesso periodo del ’95. «Nonostante l’avanzato livello
tecnologico - scrive in una
lettera alle organizzazioni sindacali l’amministratore della
Cascami, Mizzau - la nostra
azienda opera in una situazione di mercato difficilissima,
resa ancor più grave da un’agguerrita concorrenza di produttori esteri, in particolare
del lontano Oriente (Cina e
Thailandia) che la costringono a un ridimensionamento
degli organici». Occorre pertanto licenziare.
Se questo era Tatteggiamento iniziale dell’azienda, la
|iosizione espressa negli incontri con T Associazione dei
lavoratori pinerolesi (Alp), il
sindacato che rappresenta la
maggioranza dei lavoratori di
Pomaretto, è un po’ diversa:
«L’azienda ha riconosciuto
che le difficoltà dello stabilimento di Pomaretto stanno
soprattutto nell’approvvigionamento della materia prima
(bozzoli di seta e cascami di
seta) - dice Enrico Lanza,
animatore di Alp -. Il mancato arrivo della merce da lavorare è dovuto alle difficoltà
economiche e produttive della
Georgia e dell’Uzbekistan,
paesi da cui proviene la maggior parte della materia prima.
Occorre quindi lavorare per
risolvere questo problema».
Un’ ipotesi di lavoro è quella di interpellare le cooperative italiane produttrici di bozzoli di seta, calabresi e sarde.
«E una proposta molto interessante - afferma l’assessore
Renato Ribet - perché darebbe concretezza al rapporto
Nord-Sud di cui molto si è
parlato in questi anni. La Comunità montana ha già chiesto alla Regione a alla Provincia di attivare un “tavolo” per
esaminare tutte le possibili soluzioni al problema e questa
mi sembra la più sensata».
I problemi delle aziende agrituristiche
Ambiente e cucina
alla base del successo
FEDERICA TOURN
Di agriturismo si sente
parlare sempre più spesso in questi ultimi anni. L’Osservatorio del Consorzio agriturismo Piemonte, attivato nel
1995 con lo scopo di tracciare
un profilo degli utenti delle
aziende agrituristiche della
Provincia di Torino, ha condotto nell’anno appena trascorso due indagini per raccogliere maggiori informazioni
su questa particolare categoria
di turisti. E emerso che l’ospite tipo delle strutture agrituristiche della provincia ha
un’età fra i 26 e i 35 anni (46,
6%), ha almeno un figlio
(40%) e viene dalla provincia
di Torino (90%); spesso pernotta nell’azienda per brevi
periodi di vacanza (60,3%)
ma a volte utilizza la struttura
per motivi di lavoro (10%);
sceglie l’agriturismo per poter
soggiornare in un ambiente non formale, tranquillo
(14,5%), in cui può gustare
prodotti genuini (17%); il fatto che costi poco è un motivo
secondario (9,7%): perlopiù
durante il soggiorno si riposa
(22,4%) e fa passeggiate (24,
4%), mentre non sembra interessarsi troppo alla bicicletta
0 all’equitazione (2,2%).
Questi dati sono emersi nel
corso di un convegno sul tema «Agriturismo: problematiche di un settore in evoluzione», organizzato a Torino: lo
scopo era quello di fare il
punto della situazione, mettere in chiaro le priorità di chi si
occupa del settore e cercare di
creare le sospirate (e non facili) sinergie tra turismo e agricoltura. Gli operatori del settore continuano infatti a sostenere che l’agriturismo è prima
di tutto agricoltura: «L’agriturismo è nato per dare un supporto alle aziende agricole in
difficoltà e non è un prodotto
turistico come un altro - ha ricordato con vigore Elisabetta
Rossi, presidente dell’associazione Terra Nostra, che fa capo alla Coldiretti - abbiamo
bisogno di risorse specifiche:
molte realtà moriranno se non
sarà data loro la possibilità di
mantenersi».
«L’agrituri.smo va considerato un prodotto agricolo come un altro - ha ribattuto
Efrem Tassinato, giornalista e
direttore del Consorzio generale fattorie - il vero problema è stabilire come pubblicizzarlo: bisogna parlare di offerta differenziata per andare
incontro alla frammentazione
del mercato. Evitiamo il prodotto “asettico” preconfezionato e specializziamoci in
“pacchetti ad hoc” che offrano enogastronomia o sport, a
seconda delle esigenze del
cliente». Per quanto riguarda
la difficoltà a contattare le varie aziende agrituristiche, esiste la possibilità di attivare
servizi telefonici in automatico in grado di smistare via fax
e telefono le informazioni e le
prenotazioni.
Tra agricoltura e turismo si
mette poi anche la legge che,
nonostante i passi avanti faiti
dalla legge regionale n. 537
del ’93 riveduta nel ’95, si
presenta ancora come una selva di regole che all’atto pratico rendono la vita difficile a
molti operatori: non dimentichiamo che quella agrituristica è un’offerta polivalente
(propone una vasta gamma di
servizi a carattere culturale,
didattico, sportivo, di ristora
zione, ecc.) e quindi sottosta a
un numero vastissimo di norme rispetto all’azienda specializzata. Bisognerebbe iiisomma puntare a una legge regionale specifica sulTagriturismo
che non penalizzi una struttura
piccola e diversificaia come
l’azienda agrituristica.
Contro
l'inquinamento
luminoso
Molto opportunamente
Massimo Gnone ha segnalato
sul L’eco delle valli del 27 dicembre l’assurdità di permettere a discoteche o ristoranti
l’invio di fasci luminosi nel
cielo notturno per segnalare
agli utenti la propria presenza. Da tempo in vai Pellice
l’Associazione astrofili Urania si batte contro l’inquinamento luminoso. In una recente lettera inviata ai sindaci
di Luserna e di tutti i Comuni
limitrofi si chiede, tra l’altro,
di «proibire i fasci rotanti laser delle discoteche e adesso
anche delle pizzerie. Questi
fasci luminosi sono già stali
vietati in alcuni Comuni più
sensibili ai problemi ecologici e «soprattutto in vicinanza
di osservatori astronomici
pubblici» (per i quali si chiede una zona di rispetto di almeno 10 km di raggio).
Si chiede altresì alTUfficio
tecnico di adeguarsi alle norme sull’illuminazione pubblica e privata: ad esempio i
lampioni a globo sistemati
anni fa nei viali cittadini hanno l’assurda caratteristica di
lasciare in ombra il suolo che
dovrebbero rischiarare, men
tre diffondono luce inutile in
cielo; nell’illuminazione di
strade e di impianti sportivi
dovrebbero essere adottali dei
paralumi, che indirizzerebbero molta più luce sul campo.
Per quanti fossero scettici sui
motivi estetici o ecologici,
vale la pena fare un discorso
economico: un buon impim'.to
di illuminazione cittadin.i
(con gli acporgimenti previsti) può far risparmiare più
del 50% di energia e quindi
di soldi dei cittadini,
li problema è stato affrontato anche a livello politico, e
si constata che almeno su
questo punto il Polo e l’Ulivo
vanno d’accordo: infatti è stato ripresentato un disegno di
legge, con le firme di tutti i
gruppi, che il precedente Parlamento non aveva trovato
modo di discutere, che porta
il titolo «Misure in tema di risparmio energetico ad uso di
illuminazione esterna e di lotta alTinquinamento luminoso». Le norme per il rispetto
del lavoro degli Osservatori
astronomici (che sono in Italia varie decine, alcuni statali
e altri affidati all’iniziativa
locale) ci sarebbero anche da
noi: vogliamo finalmente rispettarle e se necessario integrarle, anziché consentire impunemente al primo che capita l’appropriazione privata
del cielo pubblico?
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GIORGIO GARPIOL________
i è ulTicialmente costitui• to, sabato 4 gennaio, il
jrum» per lo sviluppo di
nerolo e Valli «progetto
00». Si tratta di un progetto
litico-culturale lanciato dal
1. Elvio Passone, che nelle
s linee generali è stato prentato su L’eco del Chisone
1 27 dicembre scorso. A
me parte sono stati chiamai politici eletti dai pinerolenelle varie istituzioni: i predenti delle tre Comunità
ontano, Ribet, Cotta Moranni e Cavallone, il sindaco di
nerolo, Barbero, il consiiere provinciale Colomba,
assessore provinciale Gama, il consigliere regionale
ellion, Fon. Giorgio Merlo,
sen. Passone e il deputato
aropeo Bontempi.
L’idea del forum vuole es;re uno strumento «per pasire dal desiderio al progetto,
all’individuale al collettivo,
irogettare non soltanto nella
ìmensione del quartiere, né
ella sola città, ma del territoo - scrive il sen. Passone -.
iuasi tutti i problemi hanno
imensioni che esorbitano
alle competenze del singolo
vello istituzionale, quasi tutesigono che le varie istituioni si parlino, si raccordino
?nza farsi ipnotizzare dal cobre politico».
Il progetto 2000
Al primo posto dei progetti
a portare aventi per Pinerolo
le valli nel 2000 vi è quello
li trattenere e sviluppare il lavoro perché «lavoro significa
rattenere persone, energie e
vitalità creativa; vuol dire
orodurre ricchezza da distripuire a chi lavora e ne fruisce
oer induzione. Dunque occorre mirare ad avere un insediamento sul territorio». Ma il
Pinerolese ha anche altre vocazioni: «La ricettività naturale verso le persone anziane
dalla vicina metropoli che,
cessato il lavoro, cercano una
sede adatta al loro pensionamento; un turismo di qualità e
una cultura in senso ampio;
una ricchezza e qualità di
prodotti atti a sorreggere industrie di trasformazione
agro-alimentare».
Per quanto riguarda l’industria si può pensare a un
«parco» complessivo di indù
strie, ma Pinerolo deve «avere un di più di appeal». Le infrastrutture sono poi determi
nanti: si dovrà realizzare in
tempi brevi l’autostrada (gli
ostacoli sono ormai solo burocratici al Cipe), il miglioramento della statale 23 con le
circonvallazioni di Airasca,
Porte, Villar e PoniarcUo e lo
studio di un miglior collegamento verso Saluzzo. La ferrovia Torre Pellice-PineroloTorino va mantenuta e potenziata con il raddoppio dei binari tra Pinerolo e Sangone;
andrà realizzata la cremagliera per il raccordo tra la vai
Pellice e il Queyras, in atte.sa
di un raccordo stradale; andrà
potenziato il turismo; l’Università deve qualificarsi e sostenere la riforma delle autonomie locali che sta per realizzarsi.
L’anno si apre dunque con
una buona notizia. Persone di
estrazione culturale politica
diversa si mettono insieme
per mettere a punto un progetto di rilancio di Pinerolo e
delle valli di cui si parlava da
tempo. «Si tratta - afferma il
sen. Passone - di un progetto
aperto che muove dalla lettura politica e culturale delle
realtà esistenti e ne constata
la perdita dell’identità tradizionale e ne vuole costruire
una nuova. Compito arduo
che fa tremare i polsi, ma è
un primo passo per la ricomposizione della grande frattura che si è storicamente determinata tra economia, territorio e società civile».
Per questo andranno precisate le letture che il gruppo
dei politici fa delle realtà locali (della pianura, della città
di Pinerolo, delle vallate) e
delle risorse sociali, produttive e culturali esistenti e attivabili nel progetto. Sono convinto che lo sviluppo «sostenibile» non può essere «autocentrato», in quanto una buone dose di «trasferimenti»
dall’esterno (Unione europea.
Stato, Regione) è irrinunciabile, ma deve essere autodeterminato e progettato localmente per cui la pianificazione (che compete alla politica)
deve essere mirata all’ambiente e ai contesti territoriali,
più flessibile che in passato e
in grado di controllare il fatto
che i trasferimenti economici
dall’esterno inducano reali
benefici sociali ed economici
in loco e tutelino e valorizzino gli ambiti culturali e naturali locali.
Oggi in Europa assistiamo
a una generale recessione e
l’unificazione del mercato europeo con i parametri dell’accordo di Maastricht comporteranno un notevole restringimento nelle possibilità di investimento nelle aree territoriali. Ciò comporta una necessità di screening di qualità
delle proposte.
La stessa Unione europea si
è orientata verso investimenti
del tipo «labour-intensive»
(ad alta intensità di lavoro)
che consolidino le risorse
deir ambiente e delle società
locali piuttosto che le grandi
infrastrutturazioni del territono. Secondo questa nuova
sensibilità gli attori che devono diventare protagonisti del
nuovo ciclo economico e sociale deH’Europa sono la
nuova imprenditorialità (e per
questo nel Pinerolese c’è
molto da fare: dalla scuola al
sistema del credito), la permanenza di una agricoltura
ecocompatibile, il volontaria
10 e il terzo settore (qui siamo
più avanti che altrove), l’associazionismo culturale (molto presente alle valli) e ambientalista. Oggi conta di più
essere «in rete» con l’Europa
e il mondo, che avere un aeroporto nelle immediate vicinanze. In questo senso Pinerolo e le valli hanno più chance oggi che in passato. Il problema è infatti di creare un sistema economico e sociale
nuovo che sia il prodotto del
sistema locale esistente.
Learning hy doing (imparare facendo) dicono gli inglesi.
11 compito dei politici che si
sono assunti l’onere del forum è quello di dirci quali
azioni di coordinamento, di
mediazione, di traduzione in
codici locali delle proposte
provenienti dal livello di rete
globale (europea, statale e regionale) hanno possibilità di
successo. Si tratta di riconoscere che ogni sistema locale
ha una identità definita dai limiti. Forzare questi limiti significa squilibrare il sistema
e non costruire sviluppo.
Per questo è importante che
il forum non venga lasciato
solo e che ci si doti di forme
di partecipazione al forum allargate agli attori del nostro
sviluppo futuro.
La professoressa Giovanna
Bergoglio è da quest’anno
preside dell’Istituto tecnico
Alberti di Luserna San Giovanni per geometri e ragionieri con sede aggregata a Torre
Pellice per operatori turistici;
l’istituto è a Luserna San Giovanni già da parecchi anni;
qual è la sua esperienza precedente nella scuola? «Ho ricevuto la nomina - dice la
prof. Bergoglio - dal ministero, dalla direzione per l’istruzione tecnica; ho trovato un
ambiente molto buono, una
scuola molto ben attrezzata,
insegnanti e operatori scolastici molto disponibili alla
collaborazione e al lavoro e
ho conosciuto anche i ragazzi, gli studenti, e l’impressione che ne ho ricavato è molto
buona. La mia precedente
esperienza è quella di preside
incaricata in alcune scuole di
Torino e della provincia, prevalentemente in istituti tecnici
commerciali».
- Quante classi, quanti studenti ospitano l’Istituto di
Luserna e il Professionale di
Torre Pellice?
«A Luserna, invia Tegas,
abbiamo 14 classi; 7 classi di
geometri e 7 classi del corso
commerciale; a Torre Pellice
ci sono 4 classi di Istituto
professionale per operatore
turistico: 2 prime, 1 seconda,
1 terza e speriamo dall’anno
prossimo di avviare anche la
quarta fino ad avere il corso
completo con l’esame di maturità per i ragazzi che proseguiranno per i cinque anni».
- Qual è il bacino di utenza
della scuola ?
«I ragazzi provengono non
soltanto dalla vai Pellice ma
anche da altre zone, per esempio da Barge, Bagnolo, Cavour, Bricheraslo; il bacino di
utenza dell’Istituto professionale è ancora più vasto perché
noi offriamo un servizio che
non esiste nel Pinerolese».
- La scuola si caratterizza
per diversi programmi di spe
rimentazione, è dotata di parecchi laboratori, di parecchia attrezzatura informatica: può darci qualche indicazione sui programmi sperimentali in corso?
«Nel corso commerciale
c’è stata un’innovazione abbastanza rilevante: il progetto
‘igea” con indirizzo giuridico-economico e aziendale,
che in passato è stato una
sperimentazione, è diventato
un corso vero e proprio che
sostituisce il corso tradizionale di ragionieri. Il progetto
“Igea”, che sarà il curriculum
tradizionale per gli studenti,
prevede l’anticipo dello studio del diritto fin dalla prima
classe delle superiori, una diversa ripartizione dell’orario
delle lingue straniere con un
potenziamento dello studio
delle stesse e l’anticipo di alcune materie tecniche e
scientifiche».
- Per i geometri ci sono
delle sperimentazioni con alcune classi, ma si è visto che
forse il corso tradizionale riscontrava maggiori successi...
«È un po’ presto per dirlo;
il corso tradizionale dei geometri è senz’altro molto valido e ancora utile; ci sono delle
sperimentazioni, c’è ad esempio il progetto “Brocca”, oppure il progetto “Cinque”, che
producono delle innovazioni
importanti per creare una figura professionale più adatta
ai tempi in continua evoluzione, e che vogliono garantire
un inserimento lavorativo
sempre più qualificato».
- Un aspetto apprezzato
dai docenti è la libertà lasciata loro nel gestire con
una certa autonomia i corsi
di sostegno...
«Ho trovato persone motivate e serie con voglia di fare,
di lavorare; per quel che riguarda i corsi di recupero ne
abbiamo discusso proprio
all’inizio dell’anno, abbiamo
insieme deciso, insegnanti ed
io, di attivare sin dal primo
giorno degli interventi di recupero per gli alunni che sono stati promossi a giugno ma
che hanno delle lacune nella
loro preparazione; ho voluto
lasciare una certa autonomia
e una certa libertà di organizzazione perché nessuno meglio dell’insegnante conosce
la situazione dell’alunno».
Essere sempre a disposizione dell’utenza, lavorare al servizio degli studenti e delle loro famiglie, è una scelta operativa di questa scuola: per
questo è organizzato per sabato 11 gennaio, alle ore 15, nei
locali di Luserna San Giovanni, un incontro rivolto ai genitori degli alunni che stanno
frequentando la terza media e
che si apprestano a scegliere
l’Istituto superiore: verranno
illustrati i corsi e si potranno
visitare gli ambienti di studio.
Gli alunni del Collegio valdese-Liceo europeo di Torre Pellice
«Progetto spazio» per gli studenti
Dagli allievi della II liceo del
Collegio valdese di Torre Pellice
riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Durante il soggiorno a Berna, a settembre, abbiamo conosciuto un modo per noi
nuovo di fare scuola che dà
molta importanza agli spazi
riservati agli studenti. Tornati
a casa, abbiamo cercato nel
Collegio un locale che potessimo adibire a «spazio studenti», in cui passare l’eventuale
tempo libero senza essere
sempre in un’aula. Abbiamo
dunque chiesto di poter sistemare gli scantinati. Muniti di
buona volontà e determinazione, abbiamo sgomberato i
locali usando i venerdì dopo
la scuola, ma a un certo punto
si è presentata una tragica necessità: i soldi per andàre avanti. Fino ad allora avevamo
potuto contare sul lavoro gratuito di amici e parenti, ma
adesso veramente occorreva
pagare la mano d’opera specializzata e il materiale. Quindi l’idea: organizziamo un bazar! Detto, fatto: abbiamo cercato gli oggetti da vendere;
molti ci sono stati regalati dai
genitori, dai commercianti e
dalle industrie della zona che
hanno capito e condiviso il
nostro entusiasmo. Mentre
preparavamo la fatidica giornata era tanta la paura che non
venisse nessuno. Paura assolutamente infondata: abbiamo
ben presto visto diminuire gli
oggetti da vendere abbiamo
chiesto rinforzi alle famiglie
(che sono accorse). Il lavoro è
stato lungo e faticoso ma
senz’altro divertente. Ci ha
colpito la massiccia adesione
dei visitatori e la solidarietà
dimostrataci. Ovviamente il
successo del bazar ha aumentato il nostro entusiasmo e la
voglia di fare. E non siamo gli
unici a lavorare a questo progetto; il secondo anno infatti
sta preparando una recita per
lo stesso scopo.
Su questo «progetto spazio
Nelle
Chiese
iiW'
Valdesi
per gli studenti» abbiamo anche presentato un preventivo
al Comitato del Collegio, che
10 ha accolto positivamente.
Oltre alla ripulitura e sistemazione, nella prima fase dei lavori (entro la prossima primavera) si dovranno assicurare
alcune norme di sicurezza per
11 ricambio d’aria e per l’uscita di sicurezza e fare delle
modifiche al riscaldamento,
per poco più di 3 milioni.
Successivamente intendiamo
sistemare lo spazio aperto che
precede la stanza e «finire»
l’arredamento dell’aula con
perline contro l’umidità e per
l’igiene. Gli scopi sono di realizzare un «soggiorno» per gli
allievi e per gli incontri con i
corrispondenti stranieri.
MONITORI I CIRCUITO — Sabato 11 gennaio, alle 16,30, incontro a Torre Pellice per I monitori e le monitrici delle scuole domenicali.
MONITORI 11 CIRCUITO — Domenica 12, alle 15, a Villar Perosa,
2“ convegno dei monitori e delle
monitrici; si parlerà del recente
convegno di Ecumene del Sie e
della seconda serie di lezioni deila
scuola domenicale.
CORALI — Domenica 12, alle
15, a Pinerolo, assemblea delle
corali dei I distretto,
COLLETTIVO TEOLOGICO «G,
MIEGGE» — Incontro alle 17,30,
nella sala della chiesa di San Secondo, domenica 12.
COPPIE INTERCONFESSIONALI — Domenica 12, alle 14,30, a
Pinerolo, avrà luogo il primo incontro del 1997,
SCOUT — Il gruppo scout di
Pinerolo si ritrova sabato U gennaio alle 16,30 nei locali di via dei
Mille; il gruppo scout di Pomaretto si incontra, alle 16,30 di sabato
11, all'Eicolo Orando; il gruppo
scout della Val Pellice si ritrova il
18 alle 16,30,
ANGROGNA — Venerdì 10
gennaio, alle 20.30, riunione nella
scuola grande del capoluogo per
discutere sulla situazione della
«Rocciaglia». Riunione quartierale, martedì 14 alle 20,30, al capoluogo.. L’Unione femminile si incontra al Serre alle 12,30 di domenica 12 gennaio per continuare lo
studio del libro di Ruth.
BOBBIO PELLICE — Domenica
12 gennaio culto in francese. Riunione quartierale martedì 14 gen
naio alle 20 borgata Cairus.
LUSERNA SAN GIOVANNI — A
partire dal 15 gennaio e fino al 2
aprile, tutti i mercoledì alle 20,45
al Presbiterio, studio biblico su
«Apocalisse; la gioia futura» con
il past. Pasquet. Il primo incontro
sarà sul capitolo 1; «Un libro e
uno strano linguaggio».
MASSELLO — Riunione quartierale mercoledì 15 gennaio, alle
15, al Roberso.
PERRERO-MANIGLIA — Riunioni quartierali: giovedì 9 gennaio alle 15 località Baissa, martedì 14 alle 15 borgata Grangette,
alle 20,30 agli Eirassa.
POMARETTO — Giovedì 9 alle
15, nella sala consiliare della Comunità montana, corso di cultura
religiosa per l'Unitrè. Venerdì 10,
ore 14,30, incontro delLUnione
femminile del gruppo di Inverso.
Presso il Centro anziani venerdì
17 meditazione di preghiera. Riunioni quartierali: mercoledì 15 alle
20.30 alla Lausa, venerdì 17 alle
15 all’Inverso Clot.
PRALI — Unione femminile;
l’incontro di gennaio è fissato per
giovedì 16, Riunioni quartierali:
mercoledì 15 alle 19,30 al Malzat,
giovedì 16 alle 19,30 borgata Orgiere, venerdì 17 alle 19,30 ai Pomieri-Giordano.
RORÀ — Studio biblico giovedì 9 gennaio alle 20,30 alla sala
Morel.
SAN SECONDO — Riunioni
quartierali: giovedì 9 gennaio ai
Barbé alle 20,30; mercoledì 15,
alle 20,30, a Miradolo.
TORRE PELLICE —Culto serale: riprende in forma nuova il culto serale, che durerà circa 50 minuti, e si svolgerà a partire da venerdì 10 gennaio alla Casa unionista alle 18. Riunioni di preghiera: domenica 12 gennaio alle
15.30 alla chiesa avventista di via
Giolitti 6 «La preghiera di lode».
Riunioni quartierali: martedì 14
gennaio ai Simound, mercoledì 15
ai Chabriols.
VILLAR PELLICE —Sabato 11
gennaio, alle 17 nella sala unionista, primo incontro per ragazzi e
bambini dagli 11 ai 18-19 anni
per creare insieme a Cristina Pretto, che da anni dirige il coretto di
Torre Pellice, un gruppo di canto
e di musica. Riunioni quartierali:
venerdì 10 gennaio alle 20,30 al
Serre, lunedì 13 al Teynaud.
VILLASECCA — L’Unione femminile si riunisce il 9 gennaio alle
14,30. Riunioni quartierali; martedì 14 alle 14,30 a Trossieri, alle
20 a Villasecca; mercoledì 15 alle
20 a Trussan; giovedì 16 alle
14,30 a Roccia; venerdì 17 alle 20
a Pian Faetto.
8
PAG. IV
t Eco Delle ^lli moESi
VENERDÌ 10 GENNAIO 1997
VENEF
HOCKEY GHIACCIO
DUE PUNTI E BEL GIOCO
PER LA VALPE — Quattro
partite casalinghe consecutive per l’HC Valpellice in serie B di hockey su ghiaccio e
quattro occasioni per riconciliarsi col proprio pubblico.
Dopo aver ben giocato, e perso, col Torino lanciato alla
conquista dei play off, e dopo
il bel successo per 3-1 sull’Aosta, la Valpe ha affrontato sabato 4 e lunedì 6 rispettivamente il Chiavenna e la capolista Varese.
Con il Chiavenna la partita
ha avuto un inizio analogo al
precedente incontro con gli
stessi rivali; il primo tempo
inizia male, con i valligiani
subito sotto di due reti dopo
appena cinque minuti. Ci vuole un po’ per riprender un gioco accettabile, manca anche
Giorgio Malan infortunatosi
sugli sci, in porta c’è il giovane Andrea Malan. Il secondo
tempo vede però i biancorossi
giocare alla grande fin sotto
porta dove, un po’ la bravura
del portiere ospite, un po’
l’imprecisione non consentono la realizzazione di nemmeno di una rete; eppure la Valpe meriterebbe almeno un
punto. Disastrosi i primi sei
minuti della terza frazione,
con gli ospiti di nuovo in rete
due volte e partita che sembra
chiusa; sembra che nulla ci
sia da fare quando, a 4’ dalla
fine, dopo che Rivoira aveva
trovato modo di realizzare
una rete, il bomber lombardo
Risciotti realizza la quinta rete. Infine, a dimostrare che
l’hockey può riservare sorprese fino all’ultimo, ecco che in
meno di due minuti Bottecchia e Giordan realizzano due
reti; sul 3-5 Rivoira fa uscire
il portiere Bruera, nel frattempo subentrato a Malan schie
rando sei uomini di movimento. A 28 secondi dalla fine arriva così la quarta rete per la
Valpe con Giordan e negli ultimissimi secondi i valligiani
sfiorano un incredibile, quanto meritato, pareggio; finisce
così 4 a 5 ma i biancorossi
escono a testa alta fra gli applausi del pubblico.
Lunedì invece, sceso in pista senza Malan e Bottecchia
infortunati, l’HC Valpellice
nulla ha potuto contro io strapotere del Varese, leader indiscusso del girone. Lunedì sera
i biancorossi di Rivoira sono
usciti battuti per 8-1 con parziali di 0-4; 0-4; 1-0 e rete
della bandiera realizzata da
Marauda. A metà del terzo
tempo in porta l’incerto Barrato è stato sostituito da Dennis Bruera. Il prossimo incontro vedrà la Valpellice in trasferta con lo Zanica terzo in
classifica sabato 11, alle ore
17,30. Diretta, come al solito,
su Radio Beckwith.
TENNIS TAVOLO
Riprendono i campionati
con il girone di ritorno e i primi a scendere in campo sono
stati i ragazzi della D2 provinciale squadra B, capitanata
da Peracchione, che martedì 8
gennaio ha affrontato a Torino la Poste squadra B. Sabato
Ila Torre Pellice alle 15,30
alla palestra comunale di via
Filatoio duplice incontro casalingo; la DI regionale affronta il Tt Rivoli e la CI nazionale il Tt Ciriè. La D 2
provinciale squadra A giocherà invece domenica 18 a
Torino contro il Dopolavoro
comunale. Alla fine del girone di andata nella classifica
della CI in testa Crdc con 12
punti, fanalino di coda all’8“
posto la Valpellice; nella DI
regionale prima la Valpellice
con 14 punti; nella D2 provin
ciale nel girone A la Valpellice si trova al quarto posto con
5 punti in una classifica capeggiata dalle Poste Torino B
con 8 punti; nella D2 provinciale girone E primo posto per
la Valpellice con 7 punti.
PALLAMANO
COPPA ITALIA — Le associazioni 3S Lusema e Pinerolo con il supporto del Comitato regionale Piemonte pallamano si sono candidate all’organizzazione delle finali di
Coppa Italia serie Al di pallamano femminile in programma dal 2 al 4 maggio 1997.
La concorrenza è notevole e il
Consiglio federale Figh, dopo
aver analizzato le varie richieste, ha accettato le proposte di
Pescara e Pinerolo, che verranno ridiscusse nel corso della prossima settimana; le gare
a otto squadre potrebbero disputarsi nei palazzetti di Cavour e Pinasca. Intanto la
prossima settimana riprenderanno i campionati interregionali serie B femminile (appuntamento a Bordighera per
domenica 12), di serie C maschile (sabato 18 a Imperia),
proseguirà il campionato under 18 maschile (domenica 12
a Casale) e fra quindici giorni
avrà inizio il campionato under 18 femminile.
CORSA CAMPESTRE
LUSERNA — Gli atleti africani dovrebbero essere i protagonisti della corsa campestre «Trofeo fonte Sparea»
previsto per domenica 12
gennaio sui prati lungo le rive del Pellice a Luserna San
Giovanni. I favori del pronostico, vista l’assenza dell’
infortunato Francesco Panetta, sono per il marocchino
Hadberraim Zitouma, tredicesimo classificato agli ultimi campionati mondiali, e il
keniota Tanni a difesa rispettivamente dei colori del Cus
Torino e Team File. Tra gli
italiani saranno sicuramente
al via Severino Bernardini
(Cover sportivo), ex campione italiano di maratona, Eugenio Frangi (Cover sportivo), azzurro di cross e Walter
Durbano (Marathon Torino),
più volte vincitore della maratona di Torino.
I migliori pinerolesi saranno guidati da Andrea Becchio, con la canottiera del
Marathon Torino, da Gualtiero Falco (Ug Biella-Team File) e dal torrese Fabrizio Cogno. Nella categoria femminile si dovrebbero avere sulla
linea di partenza Bettina Sabatini, recente vincitrice della
maratona di Firenze, l’olimpionica Maria Curatolo (Marathon Torino), Sara Fenoglio (Cus Torino) e Elena
Bonanno (Sisport). L’appuntamento è per le 10,45 a cominciare dalle le categorie
giovanili per arrivare fino alle 15,30 con le premiazioni.
CALCIO
QUINTA SCONFITTA PER
IL PINEROLO — Quinta
sconfitta consecutiva per il Pinerolo nel campionato Dilettanti di calcio; il campo della
capolista Viareggio non era
certo il luogo più adatto per
fare risultato, tuttavia il punteggio di 1-4 è di quelli pesanti. I toscani hanno realizzato due reti per tempo, inframezzate, allo scadere dei primi 45’, dal gol del biancoblù
Muratori. Il Pinerolo, fermo a
21 punti, vede ora la zona retrocessione più vicina; domenica dovrà fare i conti, al Barbieri, col Pietrasanta quinto in
classifica, vittorioso all’andata per 1-0 ma incappato nell’ultimo turno in un pareggio
1-1 con la Fossanese.
Biblioteca comunale di Pinerolo
Una biblioteca
con rete di computer
La biblioteca comunale di
Pinerolo è un valido punto di
riferimento per molti studenti
e ricercatori non solo della
città ma di tutto il Pinerolese.
Con i suoi circa 221.000 volumi infatti è sicuramente una
delle biblioteche di maggior
peso della nostra zona e come
tale è doveroso il suo continuo adeguamento anche dal
punto di vista tecnologico
(informatizzazione e buon livello del servizio) per soddisfare gli oltre 40.000 lettori
che la visitano annualmente.
«Proprio in quest’ottica dicono alla biblioteca di Pinerolo - abbiamo ormai quasi
completamente provveduto
all’informatizzazione del servizio; il collegamento con la
rete Cbn (la rete che mette in
collegamento le varie biblioteche via computer) è stato effettuato, rimangono solo alcuni piccoli problemi tecnici da
risolvere ma siamo già operativi, mentre è ormai completato il collegamento Csi. Questi
collegamenti ci permettono,
oltre a una più rapida schedatura dei libri, di avere anche
indicazioni precise sui libri
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM 96.500-91.2CDO
tei. 0121-954194
disponibili nelle altre biblioteche collegate e di velocizzare
le procedure per i prestiti, la
consultazione dei volumi e lo
scambio di materiale con le
varie biblioteche». Obiettivo
importante da raggiungere visto che lo scorso anno sono
state date in prestito quasi
32.000 opere di cui 10.535
solo dalla biblioteca ragazzi,
mentre i volumi consultati sono stati circa 67.000.
Oltre al materiale cartaceo
la biblioteca possiede anche
una buona quantità di materiale raccolto su pellicola (come le raccolte di diversi quotidiani e settimanali), ottenuta
fotografando materiale di proprietà o acquistando la pellicola già impressionata, e proprio per permettere una miglior consultazione e una miglior stampa del materiale in
questi giorni la biblioteca è
stata dotata di un nuovo lettore-stampatore di microfilm e
microfische. «Il nuovo lettore
- dicono ancora alla biblioteca -, che è costato circa 43
milioni (di cui 19 finanziati
dalla Regione Piemonte) va
ad affiancare il vecchio lettore-stampatore acquistato nell'82 garantendo sicuramente
prestazioni migliori soprattutto per la stampa del materiale.
È nostra intenzione comunque
dotare la biblioteca anche di
un nuovo computer con lettore cd per poter usufruire maggiormente anche di questo ormai diffuso strumento per
l’archiviazione dei dati».
L'aggiornamento in biomedicina
Dalla lettera a Internet
Il «Gruppo di studio vai Lucerna», col valido sostegno
della presidenza e dell’assessorato alla Cultura della Comunità montana vai Pellice,
dedica il suo impegno a organizzare conferenze, dibattiti e
presentazioni di libri relativi a
campi diversi del sapere e
della società, cercando ogni
volta di fornire al suo pubblico informazioni di prima mano. Si è così selezionato un
discreto numero di fedeli frequentatori, persone che vogliono «saperne di più». Il 6
dicembre la dott. Valentina
Comba, direttrice della Biblioteca di Medicina e Chirurgia costituita nell’ambito
dell’Università di Torino, ha
ripercorso sotto il titolo
«L’aggiornamento in biomedicina; dalla lettera a Internet»
l’evoluzione dei sistemi di comunicazione destinati a trasmettere le esperienze e le
scoperte biomediche, partendo
da chi le ha fatte per arrivare a
chi ha bisogno di conoscerle e
applicarle. Un processo che è
cominciato nel secolo scorso
con la creazione di riviste di
medicina man mano più numerose, alimentate per lo più
da lettere scritte a mano da
parte di singoli medici desiderosi di comunicare ai colleghi
le constatazioni e gli accorgimenti ritenuti interessanti.
Questa semplice procedura
iniziale si è man mano evoluta e istituzionalizzata; si sono
moltiplicate le riviste, sono
state create le biblioteche mediche, è sorta l’esigenza di
pubblicare e diffondere indici
che consentissero di seguire la
produzione di una letteratura
sempre più vasta. Per parecchio tempo un centro di importanza mondiale è stato costituito dalla biblioteca dell’
organizzazione sanitaria dell’esercito americano.
Dopo la seconda guerra
mondiale, di fronte al problema costituito dall’enorme numero di periodici, oltre centomila, si è evidenziata l’esigenza di nuovi strumenti, che ha
trovato nello sviluppo dell’informatica una risposta più
adeguata; si è giunti così in
tempi recenti, grazie alla diffusione e al rapido perfezionamento dei computer ma anche
all’adozione di nuove e più
complesse procedure alla possibilità di ottenere rapidamente, di fronte all’esigenza vitale
di risolvere singoli casi difficili, risposte scelte all’interno
di tale enorme casistica. Da
quando all’irradiazione «a
stella» della comunicazione
fra un computer centrale e una
serie di computer periferici ha
cominciato a sostituirsi il sistema «a rete», di cui l’esempio più noto è oggi costituito
da Internet, sono nuovamente
cambiate le basi deH’intormazione biomedica. Mentre le
organizzazioni scientifiche e
sanitarie e le biblioteche biomediche si avviano verso nuove e più ambiziose mete, al
capacità di utilizzare le nuove
tecniche è diventata fondamentale per gli stessi singoli
operatori della medicina. Sarà
quindi indispensabile che nella formazione dei medici entrino, in qualità di componenti
fondamentali, le abilità che
consentono di utilizzare al
meglio questi nuovi strumenti.
9 gennaio, giovedì — TORRE PELLICE; Per l’Unitrè alle
15,30 alla Casa valdese, conferenza del dottor Danilo Mourglia
sul tema «Lo strumento “cervello”; istruzione per l’uso».
10 gennaio, venerdì — PEROSA ARGENTINA; Presso la
sede della Comunità montana,
via Roma 22, alle 16,45 per il
corso «Leggere il territorio», incontro sul tema «Gli Escartons»;
relatore Alex Berton.
10 gennaio, venerdì — PINEROLO; Al Teatro-incontro,
alle 20,45, va in scena il recital
«Milly voce notturna», di e con
Raffaella De Vita.
11 gennaio, sabato — TORRE PELLICE: Alle 17,30, nella
sala «Paolo Paschetto» del Centro culturale valdese, verrà inaugurata la mostra a cura della Civica galleria d’arte di Pinerolo
«Novant’anni di arte pinerolese»,
che si chiuderà il 26 gennaio.
Orario: giovedì, sabato e domenica 15-18, lunedì, martedì, mercoledì e venerdì dalle 14 alle 17.
11 gennaio, sabato — PINEROLO: Alle 21,30 presso Stranamore, via Bignone 89, concerto del gruppo «Perturbazione»,
rock moderno con il sapore di
sixty.
11 gennaio, sabato — BIBIANA: Nel salone parrocchiale,
alle 21, concerto di «Bandamania» della Società operaia di Bibiana-Fenile. Ingresso gratuito.
12 gennaio, domenica — SALUZZO: Nel salone del chiostro
di San Giovanni chiude la seconda edizione della rassegna di presepi provenienti da tutto il mondo, realizzati con i materiali e gli
stili più diversi. Orario: dalle 9
alle 12 e dalle 15 alle 17,30 dal
mercoledì alla domenica.
12 gennaio, domenica — PINEROLO: Air Auditorium comunale, alle ore 16, per la rassegna teatrale «Di festa teatrando»
la compagnia Alterteatro presenta «Un elefante non è una caramella», spettacolo con figure animate e attore. Ingresso, £ 6.000.
12 gennaio, domenica —
TORRE PELLICE: Alle 9,30 è
convocata presso la sede di piazza Gianavello l’assemblea generale dei soci della Società pescatori sportivi su: relazione attività
’96, programmi e proposte ’97.
13 gennaio, lunedì — PINEROLO: Alle 17, presso la scuola
media San Lazzaro per il corso di
aggiornamento del gruppo Lend,
incontro con il prof. Mario Ambel, del Cidi di Torino, sul tema
«La scrittura: obiettivi e pratiche
didattiche. Motivazioni, forma
testuali e occasioni di scrittura».
13 gennaio, lunedì — PEROSA ARGENTINA: Alle 16,30
presso la sede della Comunità
montana ringegnier Gentilcore,
amministratore della Gor di Buriasco, parlerà sul tema «Cosa
chiede l’impresa al lavoratore?».
15 gennaio, mercoledì — PINEROLO: Per il Cineforum, al
cinema Ritz alle 20,45, «Underground» di E. Kusturica.
15 gennaio, mercoledì — PEROSA ARGENTINA: Dalle
16,30 alle 18,30 presso la sede
della Comunità montana Tiziana
Perello e Milena Fossat, operatrici Cilo di Pinerolo e Perosa Argentina, parleranno sul tema «La
domanda di lavoro, il colloquio
di lavoro, le scuole del Pinerolese, i contratti di lavoro».
15 gennaio, mercoledì —
TORRE PELLICE: Alla Fore
storia valdese, ore 21, Marisa
Suino, consigliere regionale, e
Ezio Borgarello, esperto di politiche socio-sanitarie, parleranno su
«Rinnovare le politiche sociali».
16 gennaio, giovedì — TORRE PELLICE: Alla Casa valdese, per rUnitrè, alle 15,30, concerto con Michele Mon, flauto, e
Elena Giannuzzo, pianoforte.
16 gennaio, giovedì — PINEROLO: Alle 21, presso Stranamore in via Bignone, «Le politiche di potenza deU'Europa».
17 gennaio, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 21, nel tempio valdese, Cai e assessorato
aH’Ambiente del Comune di Torre Pellice presentano un video
sul Queyras e sul suo parco; partecipa alla serata il coro «La
draia» di Angrogna.
17 gennaio, venerdì — PINEROLO: Alle 21, presso il circolo Stranamore, Claudio Canal,
per «Città in prosa, città in poesia» parlerà su Gerusalemme.
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica;
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 12 GENNAIO
San Germano Chisone: Farmacia Tron , tei. 58787.
Ferrerò: Farmacia Valletti Via Monte Nero 27, telefono
848827.
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa; tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 12 GENNAIO
Bobbio Pellice: Farmacia Via Maestra 44, tei. 92744.
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Brlcherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi del distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Cinema
TORRE PELLICE — Il ci
nema Trento ha in programma, giovedì 9 e venerdì 10, ore
21,15 Le onde del destino; sabato 11, ore 20 e 22.10, domenica 12, ore 16, 18. 20 e 22,10
e lunedì 13, ore 21,15, Il gobbo di Notre Dame.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì IO, Vesna va veloce; sabato 11, Ritorno a casa Gori;
da domenica 12 (15. 17, 19,
21) a giovedì 16, Day light,
trappola nel tunnel; mercoledì chiuso; feriali spettacolo
unico ore 21.
PINEROLO — La nuiltisala Italia propone alla sala
«5cento», fino al 15 gennaio, 11
gobbo di Notre Dame; feriali
20,20 e 22,20, prefestivi 20,20
e 22,30, festivi 14,30,16.30,
18,20, 20,20, 22,20. Alla sala
«2cento», fino al 15 gennaio, è
in visione II ciclone; feriali 20
e 22,20, prefestivi 20 e 22,30,
festivi 15, 17,30, 20 e 22,20.
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Lunedì e venerdìore 14-17
L'Eco Delle Valli Valdesi
Viadei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
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Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
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-------------Vita Delle Chiese
L'improvvisa scomparsa di Franca Bezzi, vicedirettrice di Agape
Una passione per la vita e per l'Evangelo
Inscgnsntc sppdssionBtd dsl lavoro con i giovàni, 3V6V3 conosciuto ¡3 ChÌ6S3
V3ldese e Ì3 fede coll3bor3ndo con il Centro j3Copo Lomb3rdini di Cinisello
PAG. 5 RIFORMA
Gli evangelici e il sindaco di Torino
La ricchezza di una città
è nelle sue energie morali
MARCO ROSTAN
La strada di Frali è tutta
curve, stretta, specie con i
muraglioni di neve sui bordi:
quelli di Agape la conoscono
bene, la percorrono veloci.
Franca aveva l’abitudine di
andare un po’ forte, con l’automobile; quel mattino del 23
dicembre pensava di arrivare
per pranzo, aveva con sé i regalini per il gruppo residente
e i formaggi per il campo, era
già oltre Villa, quasi a casa...
Ci viene predicato di accettare la volontà di Dio. Ma noi,
uomini e donne di questa
terra, non possiamo capire;
questa volontà ci sembra a
volte inaccettabile. Secondo i
nostri pensieri umani, il tempo della morte di Franca Bezzi era ancora molto lontano.
Franca era dinamismo, passione per la vita, impegno,
animazione, musica: tutto il
contrario di questo duro lutto
che ci è imposto, che è imposto alla comunità di Agape, in
nome dell’amore di Dio. Siamo saliti a Agape subito dopo
il tragico messaggio telefonico e in quel tratto di strada il
nostro pensiero correva, come sempre da allora, a un’altra morte inaccettabile, e che
pure abbiamo accettato,
quella di Corrado biotta, un
altro residente di Agape. Con
lui, allora, nel gruppo, c’era
Daniele Bouchard, che ora è
direttore.
Franca Bezzi, nata a Milano nel 1950, laureata in Lettere moderne, con un figlio,
François, di 26 anni, portava
dal 1994 la responsabilità
della vicedirezione di Agape e
si occupava, oltre che del generale coordinamento, soprattutto della formazione
degli «staff» dei campi cadetti, dell’organizzazione dei
campi stessi, del lavoro. La
sua nomina non era avvenuta senza qualche preoccupazione... due donne per dirigere Agape? Certo questo inter
rogativo non era mai sorto
per tutte le precedenti nomine di direttori e vicedirettori
uomini...
Ma Franca era, prima di
tutto, un’insegnante appassionata dal lavoro con i giovani. Così l’abbiamo conosciuta
a Cinisello, al grande tavolo
da pranzo della Comune. Floriana Bleynat, sua collega nella scuola media «Verga» di
Limbiate, l’aveva portata. Poi
Franca insegnò vari anni nella scuola popolare del Lombardini, frequentando la Comune, gli studi biblici, i dibattiti. Con lei e la sua chitarra (e più tardi il sax) la serata
finiva bene; una volta, nella
scuola giovani, organizzammo una panoramica di storia,
dal Risorgimento a oggi, tutto
fatto con canzoni cantate da
lei e da un amico milanese:
dagli anarchici alle mondine,
alla grande guerra, ai parti
giani... e nella scuola riversava i suoi progetti, che a volte
mi mettevano in ansia. Perché Franca era una persona
totale, non si poteva esserle
indifferenti. O grandi amori, o
grandi rifiuti: o farsi prendere
dalla sua voglia di progettare
nuove cose, oppure faticare
per contrastare le sue idee.
Questa passione per la pedagogia, per l’educazione alle
relazioni tra le persone, al rispetto delle differenze, per 1’
animazione dei campi. Franca l’aveva portata poi a Agape: dal 1985 nel Comitato
esecutivo e dal 1994 nel gruppo residente. Nel programma
di Agape per il 1997 c’è un capitolo sulla «pedagogia di
Agape» scritto da Franca; lei
descrive gli obiettivi su cui si
sta lavorando: motivare le
persone al lavoro di Agape,
educare a essere se stessi,
adulti, giovani, adolescenti a
Assemblea annuale della Chiesa battista di Siracusa
Accolti sedici nuovi membri di chiesa
SALVINA TORTORETI CUNTRÒ
Domenica 8 dicembre si
è conclusa l’assemblea
annuale della Chiesa battista
di Siracusa, che ha affrontato
questioni regolamentari, finanziarie e di programma.
L’elezione del nuovo Consiglio di chiesa e dei revisori ha
completato i lavori. Non tutto, comunque, è stato normale amministrazione: ciò che
va ricordato come maggiormente degno di nota è l’ammissione di 16 nuovi membri
di chiesa. Statisticamente, data la precedente consistenza
della chiesa, questo ha significato un incremento del 50%.
Significativa è stata la confluenza di 7 membri della diaspora valdese della chiesa di
Pachino e di due metodisti
della chiesa di Scicli. Il significato di questa confluenza sta
nell’aver dato concreta attuazione al patto di reciproco riconoscimento delle chiese
bmv, particolarmente per
quanto riguarda il riconoscimento dei membri di chiesa.
Infatti i fratelli e le sorelle vaidesi e metodisti sono stati
artimessi quali membri effettivi a seguito di una modifica
ad hoc al regolamento; essi
conservano la loro qualifica
denominazionale e non è stato chiesto loro nessun particolare adempimento, se non
la richiesta scritta.
I II loro inserimento, molto
I apprezzato, è stato preceduto
j da una serie di incontri, presente anche il pastore Magri
delle chiese di Pachino e Scicli, in cui è stato chiarito ogni
possibile equivoco ed è stato
affermato il desiderio di una
collaborazione fattiva. Dei
nuovi membri valdesi due
sono stati eletti nel Consiglio
di chiesa come diacono e
diacona. Questa esperienza,
per ora soltanto agli inizi, ci
chiamerà a riflettere su una
serie di questioni quali il battesimo, la confermazione, la
liturgia. Nessuno a Siracusa
dubita che queste questioni
offriranno a tutti un’occasione di crescita spirituale, teologica e comunitaria.
Gli altri nuovi membri di
chiesa provengono da chiese
battiste per trasferimento (2),
dal cattolicesimo (2), dall’
ambiente pentecostale (2) e
da quello evangelicale (1).
Anche questi fratelli e sorelle
si aggiungono alla chiesa dopo un periodo di partecipazione ai programmi e all’attività della chiesa stessa. Gli
studi teologici che negli ultimi due anni sono stati condotti dall’attuale pastore Salvatore Rapisarda, nella sua
precedente funzione di segretario del Dipartimento di
teologia dell’Ucebi, e il clima
di ricerca, di impegno, di servizio e di apertura che la pic
cola comunità ha saputo trasmettere sono stati tutti messaggi che hanno attratto chi
cerca un luogo di libertà
evangelica e di servizio cristiano. Da questi nuovi membri giunge un’apprezzata
monitrice della scuola domenicale e una diacona che siederà nel Consiglio di chiesa.
Insieme all’approvazione
del bilancio preventivo per il
1997, l’assemblea ha approvato una mozione programmatica che contiene un progetto di lavoro che necessita
di attenzione e di collaborazione la più larga possibile,
nonché della guida e della benevolenza del Signore. La
mozione, preso atto dei nuovi
ingressi nella chiesa, dei rapporti ecumenici di collaborazione con realtà cattoliche
nello studio biblico e nella catechesi degli adulti, e della
presenza culturale che la
chiesa battista svolge in città,
auspica una crescita numerica, culturale e teologica per la
chiesa stessa e «la creazione
di spazi di servizio per gli
emarginati, a cominciare dai
lavoratori migranti». Saranno
indispensabili i passi burocratici volti a avviare lavori di
miglioramento delle strutture
edilizie. Per la realizzazione
del progetto è stata richiesta
la collaborazione dell’Associazione delle chiese battiste
di Calabria e Sicilia (Abcs).
seconda dell’età, educare alla
relazione con l’altra e con
l’altro, educare alla differenza di sesso, di classe, di razza,
di cultura; educare alla libertà in termini di responsabilità: incontrare l’Evangelo
«accettando il rischio di sovrapporre le nostre proiezioni alla parola di Dio». Perché
solo con questo rischio l’incontro con l’Evangelo, come
è stato per Franca, può essere
vero e personale.
Negli uffici di Agape, sul
suo tavolo, accanto ai tanti
appunti delle cose da fare
(dai pagamenti ai turni) e a
un libretto dal titolo «Creatività insieme» che probabilmente Franca studiava per
questo campo cadetti, c’era
un curriculum vitae che
Franca intendeva spedire,
pensando a un suo nuovo
impegno in qualche opera
delle chiese evangeliche, dopo esser partita da Agape.
«Probabilmente a gennaio»,
mi aveva detto l’ultima sera
che l’ho vista, la sera del culto di Natale e della cena comunitaria con i pralini nel
grande salone.
Parlando delle sue precedenti esperienze, a un certo
punto Franca scrive: «La mia
formazione religiosa, come
per la maggioranza degli italiani, è consistita in una
pseudoeducazione cattolica,
puramente formale, che ho
rifiutato durante l’adolescenza in nome di un ateismo tanto più radicale, in
quanto era necessario per
contrappormi ai modelli familiari. Mi sono avvicinata
alla Chiesa valdese attraverso l’esperienza della Comune di Cinisello nella seconda
metà degli anni ’70 (...).
L’impronta comunitaria, la
passione per la Bibbia e per
la cultura protestante italiana, il sentirmi almeno in parte radicata in un contesto
“dotato di senso” per cui valeva la pena spendersi, sono
le eredità felici che mi sono
venute da queste esperienze,
dalle donne e dagli uomini
incontrati in questi anni, che
hanno, con la loro passione e
la loro fede, rinforzato e alimentato la mia fede e passione per la vita».
Leggiamo queste righe con
l’angoscia nel cuore ma non
dovremmo, perché la vita di
Franca è stata un dono che
Dio ci ha fatto, è stata anche
la storia di un incontro con
l’Evangelo, una testimonianza vivente di quella parola di
Giovanni, che Daniela Di
Carlo ha ricordato durante il
culto: «Voi conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi».
Franca ha intravisto un percorso per questa libertà in
Cristo, la sola che ci può permettere oggi di superare il
dolore acuto della sua mancanza, la sola che ci permette
di continuare, di riprenderci,
di sperare. Certo, abbiamo
anche bisogno di tempo. Ma
il tempo, da solo, non basta.
Dopo il culto nel tempio.
Franca Bezzi è stata sepolta
nel piccolo cimitero di Frali il
28 dicembre, nel giorno del
suo 46“ compleanno. La folla
delle amiche e degli amici,
dei campisti, che riempiva
totalmente il piccolo recinto
circondato dalla neve e dal
gelo, rendeva visibile l’abbraccio con cui l’abbiamo salutata. Grazie per tutto quello
che ci hai dato, per il tuo sorriso, le tue canzoni, le tue
pazzie, la tua decisione, grazie da parte di tutte e di tutti,
del Lombardini, della Fgei,
delle donne, di Agape: se
possiamo dirtelo, grazie da
parte delle nostre chiese
evangeliche.
Valentino Castellani, sindaco di Torino, mercoledì 18
dicembre ha visitato la comunità valdese e ha incontrato il folto gruppo di pastori
evangelici che settimanalmente si danno appuntamento per la preparazione
del sermone. L’approfondito
e cordiale incontro, introdotto dal pastore Platone, ha
preso le mosse dalla lettera
del profeta Geremia agli esuli
di Babilonia: «...dal bene di
questa città dipende il vostro
bene» (29, 7); è stato ricordato l’impegno degli evangelici
a Torino: dalla cultura alla
questione degli immigrati,
via via sino alla ricostruzione
dell’ospedale valdese nel
quartiere a rischio di San Salvario (e su quest’ultimo punto c’è stato un simpatico
scambio di battute dovute al
fatto che mesi fa la moglie del
sindaco ha subito un intervento al nostro ospedale e ha
potuto direttamente sperimentare la qualità del servizio offerto).
Castellani, visibilmente lieto di questo appuntamento
annuale con il protestantesimo torinese, ha esordito affermando che la ricchezza di
una città risiede nelle sue
energie morali, spirituali. «Il
cambiamento della città - ha
detto il sindaco - implica un
cambiamento personale, un
coinvolgimento delle coscienze: tutte le agenzie educative cittadine, compresa la
vostra, hanno in questa necessaria trasformazione una
grande responsabilità. Come
credente tra credenti ritengo
di non dovere incontrare solo
il cardinale ma le varie espressioni della fede. Del resto le differenze tra cattolicesimo e protestantesimo non
sono così insormontabili se ci
richiamiamo allo stesso Signore». Secondo Castellani
Torino, una città che è stata
troppo legata alle vicende
della Fiat, ha bisogno di un
colpo d’ala della sua classe
dirigente capace di portarla
fuori dalla crisi dell’inizio degli anni ’90. Con Castellani si
è anche parlato della questione immigrati (a Torino la
metà dei matrimoni celebrati
civilmente sono interetnici),
troppo spesso ridotta a semplice questione d’ordine pubblico; senza una legge quadro
le città sono sostanzialmente
abbandonate a loro stesse.
La riflessione di Castellani
è proseguita ancora sulla
questione della droga (l’occasione è stata offerta da un recente articolo del pastore
Bernardini sulla legalizzazione delle droghe leggere apparso su Riforma del 6 dicembre); è stato ricordato
che a Torino nel ’96 le morti
per overdose sono il doppio
rispetto al ’95: «L’approccio
puramente repressivo - sostiene il sindaco - non dà risultati apprezzabili e neppure gli atteggiamenti permissivi sembrano risolutivi; la
strada è quella di mantenere
alta la riflessione sul problema e irrobustire il dialogo
con le famiglie e le persone
vittime della droga».
Prospettive per il futuro?
Castellani ha dichiarato di volersi ripresentare per le amministrative del ’97 e chiede
che si valuti quello che si è
fatto in questi quattro anni.
«Una cultura urbana che vive
solo sull’oggi - ha concluso non ha presente quanta fatica, energie e tempo occorrano per migliorare le situazioni e la qualità della vita nella
nostra città». Castellani ha
apprezzato il dono della nostra comunità consistente in
alcuni libri della Claudiana e
in particolare il lezionario
«Un giorno, una parola» che
ha dichiarato di leggere quotidianamente. Da parte battista il pastore Romeo ha offerto al sindaco il testo della recente intesa tra l’Ucebi e la
Repubblica italiana, esprimendogli la stima del corpo
pastorale torinese.
AOSTA — Domenica 22 dicembre la predicazione è stata tenuta dal gruppo scuola domenicale e catechismo mediante
un racconto sceneggiato ispirato agli avvenimenti che precedono la nascita di Giovanni Battista e di Gesù. Dopo il
culto grandi e piccoli si sono ritrovati nell’agape fraterna a
cui ha fatto seguito un pomeriggio di festa rallegrato da
scenette e canti, sempre preparati dai nostri bambini: la
comunità li ringrazia per il loro impegno.
• Il 24 dicembre si è riaperta la chiesa di Courmayeur. Al
culto, composto di letture, musica e una breve meditazione, ha partecipato, nonostante il freddo e i disagi degli spostamenti, una trentina di persone, di cui circa la inetà non
valdesi, e alcuni membri di chiesa provenienti da Viering.
• Il 25, il culto con Santa Cena ha raccolto la comunità
all’ascolto della Parola. Siamo stati portati, ancora una volta, a confrontarci nella realtà del nostro oggi con il continuo dono di Gesù il Salvatore.
• Il 26 dicembre, per la festa di Santo Stefano nell’omonima
parrocchia cattolica, su invito del parroco, la predicazione è
stata tenuta dal pastore Marchetti a un’assemblea di oltre
300 persone. Cogliamo in questa opportunità di incontro
un segno che riafferma chiaramente la volontà di molti credenti di camminare verso il comune unico Dio e Signore. Le
offerte raccolte in questa occasione sono state donate alla
nostra comunità per il sostegno delle sue opere, (l.d.).
LIVORNO — Domenica 22 dicembre, nella chiesa valdese, ha
ricevuto il battesimo la sorella Cristiana La Marca. La comunità ha manifestato la sua gioia e il suo affetto verso Cristiana partecipando numerosa al culto e a un successivo
momento di rinfresco. Insieme a Cristiana, nel corso del
1996, sono stati accolti quali membri di chiesa Frieda
Weiss, David Giannotti e Roberto Caluri. La comunità è
grata al Signore per il dono di queste sorelle e fratelli.
SAN GERMANO — Le sorelle dell’Unione femminile hanno incontrato mercoledì 18 dicembre l’Unione di Pinerolo e
all’Asilo, venerdì 20, gli ospiti dell’istituto. Gli inni di lode al
Signore per il dono del suo figliolo hanno costituito una
delle basi più importanti dei due pomeriggi durante i quali
l’atmosfera di fraternità che vi si respirava ha permesso di
sperimentare ancora una volta quanto sia buono e piacevole che sorelle e fratelli dimorino insieme.
• Due altri lutti hanno colpito la nostra comunità: Enrico
Maero di 66 anni e Giovanni Gilles di 68 sono deceduti dopo un lungo periodo di grandi sofferenze. Chiediamo al Signore di far sì che la luce del Salvatore sia di consolazione
alle famiglie di questi due fratelli.
10
f
PAG. 6 RIFORMA
A
n paese delle messe
Piera Egidi
Può succedere, in terra di Controriforma, che un
evangelico debba essere seppellito la vigilia di Natale
ma che la cappella dell’ospedale civile, pagato con i soldi di tutti i contribuenti, sia appaltata di fatto al prete
per le messe, e i funerali non vengano fatti lì ma nelle
parrocchie. Il direttore è introvabile, la caposala non c’è,
U personale risponde diffidente e sgarbato di «mettersi
d’accordo con il prete». Così la piccola comunità di credenti deve dire le sue preghiere al freddo nel cortile, oltretutto pieno di lavori in corso. Meno male che poi il
carro funebre prosegue per le valli valdesi, dove ci sarà
un funerale degno di questo nome, in cui piangeranno e
pregheranno insieme parenti evangelici e cattolici. Ma
bisogna portarsi via i propri morti? Storie di ordinaria
discriminazione. Piccole e grandi, che danno il senso del
diffuso disagio di chi è costretto sempre a farsi largo per
affermare il suo diritto a esistere, perché non è automatico l’uso degli spazi comuni. Lo stato non è comune, gli
astratti diritti di parità non sono quasi mai di per sé inverati. Bisogna sempre domandare, appellarsi, discutere, elemosinare, stare con il cappello in mano.
Buon anno, fì-atelli e sorelle cattolici italiani! Vi auguriamo un anno nuovo, l’anno di Graz, meno invadente,
meno prepotente, più umile e attento all’esistenza degli
«altri», per quanto pochi e sparuti essi siano. Vi auguriamo di cominciare a educare le grandi masse che vi sono
state storicamente affidate alla coralità, al rispetto dello
stato laico, al pluralismo. Perché l’inconscio collettivo
con cui risponde in tutte le situazioni il cittadino medio
italico, inconscio intollerante e ignorante, è opera di secoli e secoli di misconoscimento.
Intanto l’Italia continua ad essere il paese delle messe:
nei luoghi di lavoro, agli inizi degli anni accademici e
scolastici, delle lezioni di religione cattolica pagate con i
soldi di tutti i cittadini nei locali dello stato. Ma sono così pigri, così male abituati, gli italiani, che non possono
andare con i piedi loro, in parrocchia? E sì che ce ne sono a ogni angolo di strada, di ogni foggia e dimensione,
secolo dietro secolo, e per lo più bellissime! E se non ci
fosse abbastanza inflazione di cultura cattolica in ciò
che è pubblico in Italia, ecco un programma su Raitre,
che ci spiega tutto in prima serata. Forse ci può essere il
buon intento da parte di sinceri credenti di far conoscere un messaggio religioso, ma non è con l’uso aggressivo
di ciò che è comune che si può fare testimonianza!
«Dirai l’un l’altro la verità nell’amore»: a questo ci invita il documento preparatorio deU’Assemblea ecumenica di Graz; per non fare della riconciliazione una questione liturgica, per non separare il piano «religioso» da
quello della vita di ogni giorno. Ecco, l’uso confessionale
di ciò che è pubblico in Italia è un settore specifico in cui
bisogna dire: no, fratelli e sorelle «ritrovati», il fine non
giustifica i mezzi!
E neanche Parigi vai bene una messa: questo va detto
ai nostri politici, che possiamo vedere fotografati compunti come tanti scolaretti, tutti in fila a scuola di etica
da vescovi e cardinali. Improvvisamente tutti ferventi
cattolici in Italia? O non sarà per caso la logica del maggioritario, che appiattisce al conformismo dei numeri,
nella caccia al voto delle grandi masse ex democristiane
(di destra come di sinistra)? E dovremmo plaudire a che
un personale politico così, lasciatemelo dire, opportunista metta mano ai grandi principi della nostra Carta
fondamentale? Bene ha fatto a dire la sua esperienza di
fede nei valori umani, comuni a tutti, il presidente della
Camera, Violante. Almeno lui. O dovremo alla fine rimpiangere quei vecchi senatori e deputati cattolici con cui
c’era tanto da discutere nelle battaglie politiche, ma che
andavano da soli a inginocchiarsi alle prime ore del
mattino, per il loro dialogo con il Signore.
E-Mail: Riforma @ Alpcom.it
Uri: http://www.aipcom.it/riforma
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Emmanuele Paschetto. Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino
Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan,
Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Flugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. -via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
utíiaria con L’Bbó tMh vtíli vatdesl:
non può essere venduta separatamente
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con
il n. 176 del l®'gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 50 del 27 dicembre 1996 è stato consegnato per l’inoltro postale all'Ufficio
CMP Nord, via Reiss Remoli 44/11 di Torino martedì 24 dicembre 1996.
Commenti
VENERDÌ 10 GENNAIO 1997 Umprf
i Tì
risultati del vertice europeo di Dublino
Con difficoltà^ ^Europa va avanti
Il «patto di stabilità» conferma nel nucleo delIVnione
la moneta unica e le politiche economiche omogenee
PAOLO FABBRI
SE c’è una lezione che emerge inequivocabile dal
vertice europeo di Dublino è
che l’Europa va avanti nonostante tutto e contro tutti gli
ostacoli. La volontà che ne
sorregge la costruzione è
davvero forte e sarebbe assurdo non tenerne conto. Infatti la divergenza di fondo
fra la Germania e la Francia
sostenuta a sua volta da quasi tutti gli altri paesi, circa il
«patto di stabilità» (cioè l’insieme di norme che regolano
i rapporti fra le politiche di
bilancio dei paesi membro) è
stata risolta con un compromesso, sia pure faticoso, raggiunto all’ultimo momento,
dopo 18 ore di trattative estenuanti.
In sintesi il patto di stabilità prevede: 1) l’impegno da
parte dei governi degli stati
membro di perseguire politiche di pareggio del bilancio;
2) l’impegno a non far andare
l’eventuale deficit oltre il 3%
del Pii (prodotto interno lordo, cioè il reddito nazionale):
3) sanzioni a carico del paese
che sfonda il tetto previsto,
consistenti nel versamento
nelle casse comunitarie di un
deposito fruttifero pari allo
0,2% del Pii più il 10% dell’
importo in eccesso. Tale sanzione, indubbiamente assai
pesante, non sarà però applicata quando il deficit sia provocato da circostanze eccezionali. Si considerano tali le
gravi catastrofi naturali, le
guerre, le forti recessioni.
È proprio l’interpretazione
di quest’ultimo evento che
ha provocato uno scontro
durissimo tra la Germania e
la Francia. La Germania voleva solide garanzie che, abbandonando il marco per
l’euro, non si sarebbe trovata
poi in balia dell’instabilità
connaturata a monete non
sorrette da politiche di bilancio rigorose, mentre la Francia, preoccupata dell’impopolarità del ridimensionamento dello stato sociale, esigeva un margine di manovra
più ampio e quindi sanzioni
non automatiche.
La soluzione adottata prevede che fino a un calo del Pii
dello 0,75% gli stati membro
non possano invocare le circostanze eccezionali, mentre
si considera sicuramente circostanza eccezionale il calo
del Pii oltre il 2% (in tutta Europa è capitato 13 volte negli
ultimi 30 anni)). Fra lo 0,75%
e il 2% la valutazione di eccezionalità e quindi l’applicazione delle sanzioni viene decisa dai ministri economici
dei governi (ecofin): si afferma cioè un certo margine di
discrezionalità politica, voluto fortemente anche dall’Italia e dalla Spagna. Grazie a
questo compromesso la marcia verso Maastricht procede
mentre gli altri problemi di
fondo della conferenza intergovernativa, come l’ampliamento dei poteri degli organismi della Ue e l’allargamento della stessa a altri stati, vengono rinviati alle prossime sessioni.
A questo punto è opportuno porci la domanda; verso
quale Europa stiamo andando? Il nucleo dell’Unione europea è la moneta unica, che
a sua volta presuppone politiche economiche sostanzialmente omogenee fra gli stati membro. I criteri di omogeneità prescelti, al di là
dell’elasticità prevista nel
patto di stabilità, sono rigorosamente monetaristi. Ben
poco spazio viene lasciato
all’intervento pubblico per
stimolare l’economia e aumentare l’occupazione. I sistemi «misti», come l’Italia,
con una significativa presenza dello stato nel comparto
produttivo di beni e servizi,
vanno ridefiniti, riducendo
drasticamente la parte pubblica tramite appropriate privatizzazioni e persino le già
sperimentate politiche keynesiane dovranno essere
contenute, se non del tutto
abbandonate.
Questo indirizzo è stato
praticamente imposto dai
banchieri centrali tedeschi
che possono basarsi su una
verifica pratica che li ha portati a uno stato sociale e a retribuzioni fra i migliori d’Europa, e sono poco propensi a
farsi carico degli altrui problemi di occupazione e «welfare state», consentendo politiche di intervento pubblico
che considerano portatrici di
inflazione, dissesto finanziario, incertezza economica.
D’altronde Kohl e Chirac
hanno concepito questa Europa soprattutto come mezzo
per affrontare la globalizzazione dei mercati che rischia
di mettere seriamente in discussione la competitività di
Francia e Germania di fronte
ai paesi emergenti e agli Usa.
E un euro forte è assolutamente indispensabile per far
concorrenza al dollaro anche
come moneta di riserva.
Tuttavia, rispetto alla sessione fiorentina, qualcosa è
cambiato. Il cancelliere tedesco, che a Firenze aveva rifiutato di inserire negli accordi
il piano di Santer per l’occupazione, ha dato il suo assenso all’inserimento di un capitolo sull’occupazione nel
progetto di riforma del trattato. Non ci sono obiettivi o parametri ma si tratta comunque di un passo avanti a cui
la nostra diplomazia non è
estranea. D’altronde la sinistra italiana, compresa Rifondazione comunista, che cosa
ha fatto perché la Ue assumesse connotazioni un po’
diverse?
Il decreto sul Giubileo è stato convertito in legge
Una fiducia sicuramente mal riposta
MARCO ROSTAN
SE tra qualche mese si rivelerà necessaria, come
molti sostengono, un’ulteriore manovra economica, sarà
bene che gli italiani si ricordino che questo avviene anche
per via dei regali che l’attuale
governo ha fatto, con solerzia
degna di miglior causa, al Vaticano. Prima di Natale, infatti, è stato convertito in legge
il decreto sul Giubileo, che
assegna ben 3.500 miliardi
solo per gli interventi da fare
a Roma e nel Lazio. Poi ci sono altri 1.000 miliardi previsti
a parte da un disegno di legge
per i «percorsi religiosi e turistici» nel resto d’Italia. Esattamente quanti si dovevano
reperire con le ultime misure
del governo.
Naturalmente si dirà che a
Roma ci saranno dai 20 ai 40
milioni di «pellegrini» (anche
questo è un bel nome) e che
questi miliardi sono utili alla
città, dal momento che non
finanzieranno opere faraoniche ma restauri, apertura di
musei, servizi sanitari e alberghieri e soprattutto parcheggi. Queste misure erano state
decise in estate con un decreto, già reiterato una volta; sarebbe scaduto, anche per effetto della sentenza della Corte Costituzionale. Per tre giorni la Lega ha fatto ostruzionismo e, nonostante ciò che dice a proposito della Padania,
nonostante che la sua posi
zione fosse soprattutto contro Roma, condivido in pieno
l’idea di una battaglia frontale contro questa legge ignobile sia perché contrasta con la
nostra Costituzione, privilegiando indebitamente una
confessione religiosa, sia per
la cifra, assolutamente spropositata, che insulta tutti i cittadini e i pensionati ai quali,
in sede di legge finanziaria o
di contratti di lavoro, si chiedono i noti sacrifici. Perché
non chiedere anche un po’ di
sacrificio al Vaticano, magari
in nome di quel Gesù Cristo
che il papa pretende di rappresentare in Terra?
No, invece lo stato sventrerà il sottosuolo di Castel
Sant’Angelo per consentire ai
soliti «pellegrini» di passeggiare più liberamente in via
della Conciliazione e addirittura pagherà metà dell’enorme parcheggio che il Vaticano
costruirà in collegamento con
tale sottopassaggio. Che il Vaticano fosse la Bestia si poteva già intuire nell’Apocalisse,
quello che invece ci fa fremere di rabbia è che, per assicurare questi miliardi, l’attuale
maggioranza, cioè il beneamato Ulivo, ha addirittura posto la fiducia, impedendo così
la discussione che, almeno da
parte della Lega, sarebbe andata per le lunghe.
E non crediate che se al governo ci fosse stato il Polo di
Berlusconi le cose sarebbero
state diverse, tant’è che il Po
lo, che ha tanto tuonato contro il meccanismo della fiducia quando si votava la Finanziaria, fino a disertare
l’aula, in questo caso si è benevolmente astenuto, forse
perché i vari Casini e Mastella temevano i rimbrotti dell’«Osservatore Romano». Naturalmente con il meccanismo perverso della fiducia (e
sarebbe bene ricordare alla
sinistra quante battaglie fece
contro tale sistema, che esautora il Parlamento, quando al
governo c’erano Andreotti e
Craxi) i deputati non votano
più nel merito di una legge,
ma pro o contro il governo:
non so che cosa abbiano
pensato in cuor loro non solo
i nostri deputati evangelici,
ma anche un Passone o un
Merlo, senatore e deputato
dei collegi che comprendono
Pinerolo e le valli valdesi, che
a suo tempo hanno chiesto il
voto dei valdesi.
Bisognava in ogni caso votare contro, anche contro la
propria maggioranza, per
motivi di coscienza e di decenza. Perché 3.500 miliardi
dallo stato, senza che il Parlamento possa discutere, sono
veramente troppi. Se uno
vuol fare veramente il pellegrino e ottenere l’indulgenza,
a Roma ci vada a piedi e per
dormire si arrangi: non c’è
bisogno di alberghi, né di sottopassaggi e parcheggi. Se invece si vogliono i turisti, allora non c’entra il Giubileo.
Preghiere a scuola
In una fase politica in cui si
parla ampiamente di riforma
della scuola, di autonomia
(spesso confusa con decentramento) e di religione,
Marcello Vigli denuncia (28
novembre) «che la rivendicazione dell’autonomia potesse giustificare la pretesa di
imporre agli studenti una
preghiera aH’inizio delle lezioni nessuno l’aveva fin qui
sospettato (...) eppure un
professore di italiano e latino
del liceo linguistico Antonio
Rosmini di Rovereto, in due
delle classi a lui affidate impegna alcuni minuti a tale
scopo». I motivi? La sua volontà di promuovere, in nome dell’autonomia scolastica
«anche nelle scuole del Trentino», sul modello a suo dire
di quanto avviene in Alto
Adige, «il rilancio della tradizione cattolica. La "provincializzazione” della scuola
deve servire a riproporre la
cultura e i valori della tradizione!». L’autore si chiede infine: «Se altri insegnanti seguissero l’esempio (...), se in
nome dell’autonomia le
scuole si distinguessero fra
quelle in cui il “Progetto educativo di istituto”, così inopinatamente introdotto nel
contratto e richiamato nelle
direttive ministeriali, le lezioni si potrebbero aprire con la
preghiera?».
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LA STAMPA
Presepio e laicità
Notizie
evangeliche
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abbonamento annuo L. 60.000
da versare sul ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
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Sempre sulla questione dei
simboli religiosi (ma anche
popolari) nelle scuole interviene in epoca natalizia il politologo Gian Enrico Rusconi,
che sul giornale torinese (28
dicembre), ammettendo con
le parole dei difensori del
presepio che non si possa
«nascondere ai bambini che
le radici della cultura europea sono greco-romane,
ebraico-cristiane, laiche», a
che «senza le religioni resterebbe incomprensibile la
storia di qualunque popolo e
civiltà», osserva che «questo
argomento però sorvola sui
terribili contrasti delle culture storiche citate, propone
un superfifiale ecumenismo
e ignora la perdurante divisione tra le chiese cristiane
europee (cattolica ed evangelica) che rimane molto significativa proprio sulle questioni citate. Soprattutto non
argomenta affatto come da
quel dato storico possa uscire un’indicazione vincolante
a livello giuridico-costituzionale».
Sul medesimo numero del
quotidiano un’intervista a
proposito della riscoperta
della Genesi da parte di alcuni saggisti americani dà modo a mons. Gianfranco Ravasi di esprimere perplessità sul
fiorire di conversioni estemporanee tanto alla moda in
certi ambienti intellettuali.
«Molte di queste esperienze,
rispettabilissime - alienila il
biblista con un concetto a noi
caro - sembrano piuttosto
una riscoperta della religiosità e non della fede, che è
qualcosa di più esigente: la
fede è rischio».
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li Culto
I dì Natale
I Dissento apertamente dal110 scelte operate dai responsabili della trasmissione teleI yisiva «Protestantesimo» che
I hanno perso un’altra occaI sione per far conoscere agli
italiani qualche caratteristica
' della fede cristiana evangeli' ca. Mi riferisco alla trasmisI sione di Rai 2 del culto di NaI tale andata in onda il 26 diI cembre.
Con tutte le chiese evangelliche che ci sono in Italia,
le
•a
LOOO
007
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possibile che non si sia trova*to di meglio che collegarsi
' con la chiesa protestante di
^ Bruxelles (di lingua francese),
I con l’inevitabile fastidioso
I handicap della traduzione da
. parte di una o due voci fuori
campo, una delie quali, nel
I tentativo di dar conto del tej sto cantato, finiva per mortificare la bellezza del canto,
eseguito tra l’altro da una coI tale un po’ troppo striminziI ta. Anche la predicazione si è
I in gran parte appiattita su temi sociali sui quali, con ben
I altra autorità e risonanza, si
I va da tempo soffermando il
'papa polacco.
( Mi domando: il teleascoltaI tore sprovveduto che per caI so si sintonizza su Rai 2, quaI le voce cristiana originale riesce a captare? Quando mai
' sente parlare di ravvedimento
ledi Vangelo (Marco 1, 15)? E
I il vagare delle telecamere su
( decorazioni e immagini non
I dMorce il principio riformato
di adorazione di Dio «in spiri' toeverità»? E le preghiere lette su un foglio anziché elevateal Signore dal profondo del
1 cuore, che valore possono
, avere di per sé e che impres! siBne di déjà vu provocano
nel pubblico? A mio parere, e
' mene dispiace molto, un’oci easione sprecata.
Beniamino Calvi
' Pietragavina
A proposito deiraccordo sulle telecomunicazioni
Gli elettori hanno sempre ragione
PIERO TROTTA
Il tempio di Tramonti dì Sopra (Pordenone) compie 100 anni
SIAMO proprio contenti. Tra la società
Mediaset e lo stato italiano è stato raggiunto un onorevole compromesso. La prima ha concesso al Parlamento di fare le leggi e al governo di governare. Il secondo ha
concesso alla prima di continuare a detenere la propria posizione dominante nel settore dell’informazione e di predisporre gli
strumenti per una prossima espansione nel
campo delle nuove tecnologie.
11 fatto non ci scandaiizza. Succede da tutte le parti che i colossi dell’economia condizionino la politica. L’anomalia italiana è costituita dal fatto che qui i padroni della Mediaset non hanno utilizzato il loro potere
economico ma una propria collegata, Forza
Italia, e il relativo consorzio (ex fascisti, ex
democristiani, ex socialisti, ecc.).
L’altra anomalia risiede nella circostanza
che il peso di tale consorzio non deriva
dall’entità delle proprie operazioni commerciali ma dal voto dei cittadini di questo paese. Sono stati questi, infatti, a portare al Parlamento quelle centinaia di deputati e senatori del consorzio che ne hanno impedito il
normale funzionamento, fino a che non è
stato raggiunto l’onorevole compromesso.
Nulla da ridire, gli elettori hanno sempre
ragione. Pensiamo, tuttavia, che sia opportuno suggerire ai giovani e agli anziani, ai
cattolici e agli evangelici, ai liberali, ai libertari e ai liberisti, agli anticomunisti e agli
astensionisti, agli amici di tutte le ciccioline,
di non dimenticare. La prossima volta che
andranno o non andranno alle urne, l’alternativa reale, palese e trasparente (perché
questa volta l’onorevole compromesso è
stato sotto gli occhi di tutti) sarà, in primo
luogo, tra il consorzio e lo stato italiano.
Vinca il migliore!
Il centenario
della chiesa
dì Tramonti
«Egregio Signore, abbiamo
il piacere di annunziarvi che
Martedì 12 Gennaio corr., alle 7 porn., a Dio piacendo,
avremo l'inaugurazione del
nostro tempietto di Tramonti
di Sopra, con una pubblica
adunanza presieduta dai nostri Ministri. Siete cordialmente invitato ad assistere a
questa festa cristiana, come
pure alle conferenze che i Signori Ministri daranno nelle
sere successive».
Con questo invito, alla presenza dei pastori di Venezia
Chauvie e Pons, gli evangelici
di Tramonti di Sopra inauguravano, il 12 gennaio 1897, il
locale di culto della loro piccola comunità valdese. A
cento anni esatti da questo
invito, domenica 12 gennaio
1997, si terrà a Tramonti, alle
ore 11, il culto del centenario
presieduto dal pastore Renato Coisson. In quell’occasione, dopo il culto, ci limitere
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mo ad avere, assieme a tutti
coloro che saliranno a Tramonti, un rinfresco presso i
locali del Centro ecumenico
Menegon. Una semplice ma
significativa manifestazione è
invece in programma per il 1°
maggio prossimo. Per quel
tempo sarà realizzata una
mostra fotografica e stampato un libretto con lo scopo di
ripercorrere la storia di questa comunità dalle origini ai
giorni nostri.
Christian Pradolin
Tramonti di Sopra
i coniugi
Piacente
A distanza di soli 30 giorni
a Villa San Sebastiano due
cari fratelli, i coniugi Nunziatina e Alcibiade Piacente, sono deceduti: Alcibiade il 2
novembre e Nunziatina il 3
dicembre; l’uno dopo un anno di malattia e dopo aver
dedicato molti anni di assistenza alla sua compagna inferma, l’altra dopo circa 10
anni di infermità. Ricordan
doli vogliamo mettere in risalto la loro fede in ogni momento della loro vita: pur vivendo circondati da parenti
di altra confessione religiosa,
pur avendo una vita non facile, con allegrezza e convinzione hanno gridato a tutti
che Gesù Cristo è la verità e
in lui solo è la salvezza. Di
nulla hanno temuto, poiché
l’Eterno era il loro pastore.
Il loro era stato uno dei primi matrimoni celebrati nella
nostra chiesa. Insieme avevano accettato la benedizione
del Signore, insieme hanno
partecipato alle varie attività,
insieme hanno pregato, cantato e dato vita a una famiglia
esemplare. Alla loro famiglia
suona appropriato il testo di
un nostro inno (242): «È la
casa un paradiso quando c’è
il Signor». E così, insieme ci
hanno lasciato. Tutta la comunità si rammarica per aver
fatto poco negli anni della
lunga malattia di Nunziatina,
ma così è stato anche per delicatezza. Però non possiamo
tacere la condotta ammirevole di tutti: le cure, la presenza
continua, e il loro coraggio, la
Convegno a Roma dal 14 al 16 febbraio
Il muro e il ponte
L
«Il muro e il ponte. Le religioni tra integralismo e
vocazione alla riconciliazione»: questo il titolo del
convegno promosso dalle
riviste di dialogo ecumenico e interreligioso Confronti e Qol, che avrà luogo
a Roma, presso la Facoltà
valdese di teologia, dal 14
al 16 febbraio 1997, in collaborazione con la Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
Proseguendo in una linea di riflessione che già
da tempo accomuna le due
riviste che promuovono
l’iniziativa, il convegno intende offrire una sede di
confronto ecumenico e interreligioso sul ruolo delle
fedi e delle tradizioni religiose rispetto ad alcuni
scenari culturali e politici
del nostro tempo, «mettendo in evidenza - come
spiega Paolo Naso, direttore di Confronti - le pesanti
ombre degli integralismi
violenti e intolleranti che
pretendono di agire nel
nome di Dio, così come
l’impegno e la testimonianza di tanti credenti
protagonisti di importanti
iniziative di dialogo, solidarietà e riconciliazione tra
i popoli. Un convegno,
inoltre, che registri consensi e impegni comuni in
vista della seconda Assemblea ecumenica di Graz,
ma che non nasconda dissensi e non appiattisca differenze che devono essere
riconosciute».
Il convegno si articolerà
in tre sessioni: la prima
avrà inizio alle ore 17 di ve
nerdì 14 febbraio e prevede
la partecipazione di Filippo Gentiioni, teologo e
saggista. Paolo Ricca, teologo protestante e docente
presso la Facoltà valdese di
teologia, Mahmoud Salem
Elsheikh, conduttore della
rubrica televisiva dedicata
all’Islam di Raitre e Amos
Luzzatto, studioso di ebraismo e membro della comunità ebraica di Venezia.
La sessione di sabato mattina sarà invece dedicata
alle «Scritture che uniscono e Scritture che dividono» e sarà introdotta dagli
interventi di Daniele Garrone, docente presso la Facoltà valdese, della scrittrice Giacoma Limentani,
della Comunità ebraica di
Roma e del teologo cattolico Pietro Lombardini.
La terza sessione avrà inizio alle ore 16 di sabato e
sarà centrata sul Giubileo
«che unisce e che divide»:
sono previsti interventi di
mons. Giuseppe Chiaretti,
arcivescovo di Perugia e
presidente della Commissione della Gei per l’ecumenismo e il dialogo, del pastore valdese Giorgio Bouchard, di Giovanni Franzoni, saggista ed esponente
del movimento delle comunità cristiane di base e di
Luca Zevi, assessore alla
Cultura a Roma.
Nella giornata di domenica 16 febbraio, i partecipanti al Convegno si incontreranno con la Chiesa valdese di piazza Cavour in
occasione delle celebrazioni dell’anniversario del XVII
Febbraio.
loro allegrezza. Siamo riconoscenti al Signore per questi
esempi di amore da parte dei
figli verso i genitori. I figli di
Alcibiade e Nunziatina sono
stati donatori allegri di amore
perché il loro cuore è pieno
della grazia divina, che solo il
Signore può dare, il Signore
che nei momenti del dolore,
«nella valle della morte», ci
apre spiragli di luce e ci ricorda che l’amore è più forte
della morte.
Osiria Valente
Villa San Sebastiano
Natale
a Reggello
Domenica 19 dicembre,
come per Tanno passato, ci
siamo ritrovati a Casa Cares
(Reggello, Firenze) per il consueto incontro di Natale tra
tanti bambini e alcuni genitori di tre chiese evangeliche:
battista, apostolica e valdese.
Mancavano purtroppo per
vari impegni i fratelli della
comunità metodista.
L’idea di riunirsi, sia per fe
steggiare il Natale sia in altre
occasioni è stata lanciata dal
coordinamento delle scuole
domenicali che si ritrova periodicamente; il messaggio di
questi incontri è naturalmente e soprattutto rivolto ai
bambini per far acquistare
loro la consapevolezza di essere diversi in un paese a
maggioranza cattolica.
La giornata è iniziata con il
culto tenuto da una delle monitrici; poi i ragazzi si sono
dedicati a una attività pratica, costruendo le candele per
l’addobbo del culto natalizio.
Il pomeriggio è proseguito
con intrattenuti vari, poi ci
siamo riuniti intorno alTalbero, abbiamo cantato insieme,
qualche bambino ha recitato
poesie, abbiamo ascoltato
una storia e infine i bambini
uno per uno si sono scambiati reciprocamente dei piccoli
regali. Fa molto piacere che
un consistente gruppo delle
comunità di Livorno si unisca a noi già da tempo; restituiremo la visita la prossima
primavera.
Andreina Sartiani - Firenze
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«Beati quelli che
si adoperano alla pace»
Matteo 5, 9
È mancata all’affetto dei suoi
cari
Dora ReveI Picot
Ne danno partecipazione il marito Jacques Picot, la sorella Delia ReveI Bert con la figlia Oriana,
Il cognato Domenico Abate con i
figli Valdo, Sergio, Mirella e rispettive famiglie. Il nipote Franco
Hurzeler e famiglia, il cognato
Henri Picot, i parenti e gli amici.
Eventuali offerte in memoria a
favore del Rifugio Re Carlo Alberto di Luserna San Giovanni.
Ginevra, 20 dicembre 1996
RINGRAZIAMENTO
Piera, Odette e la famiglia tutta
della cara
Elena Giacotto ved. Cattre
desiderano esprimere la loro profonda gratitudine per l’affetto, la
simpatia e l’amicizia dimostrata in
tanti modi nei confronti della loro
mamma.
In particolare ringraziano le associazioni Auser e Ampi, a cui la
mamma era cosi orgogliosa di appartenere, la Cri, i pastori Rostagno e Ollearo. Un grazie di cuore
alla dott.ssa Paola Grand e alla
sig.ra Anna per la loro assistenza.
Torre Pellice, 25 dicembre 1996
RINGRAZIAMENTO
«L'anima mia s'acqueta
in Dio solo: da lui viene
la mia salvezza»
Salmo 62,1
I familiari del caro
Federico Tourn
riconoscenti per la grande dimostrazione di affetto e di stima, ringraziano quanti sono stati loro vicini in questo momento, in parti
colar modo Fiorella e famiglia, Livio Gobello e Stefano Danna.
Un ringraziamento al gruppo
Ana di Luserna San Giovanni, al
pastore Claudio Pasquet e al personale tutto dell’Asilo valdese di
San Giovanni per le cure prestate
in questi ultimi mesi.
Luserna San Giovanni
31 dicembre 1996
«Il Signore ha dato, il Signore
ha tolto; sia benedetto
il nome del Signore»
Giobbe 1,21
Il gruppo residente del Servizio
cristiano di Riesi abbraccia il
gruppo residente di Agape, i familiari, le amiche e gii amici di
Franca Bezzi
Esprime la sua riconoscenza a
Dio per aver intrecciato le vite di
tante persone con quella della
nostra sorella, di aver suscitato in
lei il desiderio di impegno per tutte e tutti noi, nella certezza che il
Signore asciugherà le nostre lacrime. Egli ci sostiene e ci tiene
tutte e tutti saldamente nella sua
mano.
Riesi, 23 dicembre 1996
È difficile trovare le parole di
solidarietà e di consolazione per
coloro che come noi, amici e amiche di Agape, sono attraversati
dal grande dolore della improvvisa e tragica morte di
Franca Bezzi
con la quale abbiamo condiviso
speranze, fede e progetti di vita.
Sappiamo che «tutti muoino in
Adamo» ma, per fede, sappiamo
inoltre che «anche in Cristo saranno tutti vificati» (1 Cor. 15, 22).
Possa questa certezza consolare tutti coloro che sono stati vicini a Franca e in particolare il
gruppo residente di Agape.
L'associazione degli amici e delle
amiche di Agape
Prali, 29 dicembre 1996
12
í
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 10 GENNAIO 1997
Nel 1996
Sono state 582 le diverse persone che durante l'anno hanno firmato un
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Il nostro è un settimanale comunitario e vuole documentare sempre di
più le speranze e la fede, la storia e la vita dei protestanti in Italia.
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Kuadjovi-Ayedewou, Francesco Gino L’Abbate, Noemi La Fata, Raniero La Valle, Paolo Emilio Landi,
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