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LA PAROLA
SCATENAIA
■(¡Ricordati di Gesù Cristo [...] per il
■¡¡naie io soffio fino ad essere incatenato come un malfattore, ma la parola di
Rio non è incatenata»
Il Timoteo 2,9
Lf AUTORE della Lettera è prigioniero, in catene come un delinquente.
Liolti lo hanno abbandonato, e sente
in modo acuto il peso della prigionia,
tuttavia, dal luogo della sua debolezza
***-'-■ annuncia un messaggio forte: «La
ila di Dio non è incatenata». Alla
%emoria dei credenti è richiamata
\'j.rnmagine nitida della libertà di Dio:
ia parola che proclama l’evento di Gesù Cristo, risorto dai morti. A causa di
questa parola libera e scatenata l’autore è prigioniero e incatenato dagli uoimni, ma la sua prigionia rende ancoi TU più evidente la potenza del messagilio evangelico: nessuno può incatenare
* dio e il suo piano di salvezza, infatti la
prola di Dio si diffonde nonostante gli
iptacoli della persecuzione.
Le nostre parole sono incatenate dai
condizionamenti culturali e sociali,prciò viviamo spesso all’ombra del
^ore del mondo e del suo giudizio.
Èiste anche una condizione di prigiomprodotta dalle nostre fragilità. Actdeche noi diventiamo i carcerieri
’^¡jknnstra vita, perché non siamo in
pm di liberarci dalle difficoltà e da
certi disagi personali. Allora Tinfluentapersonale può essere talmente forte
da condizionare la predicazione e la
Simprensione del messaggio. Quando
avviene la nostra vita spirituale appre legata non al Vangelo di Gesù Grieto ma al nostro disagio. Tale condizione costituisce una realtà disperata. La
promessa consolante è la libertà di Dio
rispetto alla dimensione umana: la sua
parola non può essere ridotta in schiavitù. Non esistono barriere tanto alte
che Dio non possa superare, aprendo il
nostro sguardo alTorizzonte della sua
libertà. Dio ci porta sulla sua mano e
spezza le catene della disperazione e
della rassegnazione. Dio ci offe la potenza della sua parola che ci coinvolge
in un processo di liberazione da cui
nessuna situazione umana è esclusa.
Neppure le chiese possono illudersi di
■ legare la parola di Dio in modo permanente, e l’esperienza della Riforma ci
ricorda che l’azione di Dio è più pótenle di qualsiasi istituzione.
Í131 ottobre 1517 Martin Lutero affiggeva alla porta della chiesa del cartello di Wittenberg 95 Tesi di discussione contro le indulgenze: egli aveva scoperto la potenza liberatrice della parola
di Dio quando sembrava impossibile
affermare che si è salvati soltanto per
ffcizia, che il centro della fede è soltanto Gesù Cristo e che soltanto la Bibbia
contiene la parola di Dio. La parola di
^io era dunque incatenata dalla distorta prassi penitenziale diffusa attranerso la vendita delle indulgenze, non
sta certamente quella Tunica catena,
ma era senza dubbio la più evidente,
non fosse altro per la propaganda marinante al suono del tamburo con cui si
annunciava quella vendita sciagurata,
nra impensabile ribellarsi all’autorità
nella chiesa e all'imperatore. Tutti
schiavi e tutti zitti, tutti legati al desti
no dell’impero e del papato. La parola
nrnana era legata, ieri come oggi, quelm di Dio no, e è quest’ultima che, come
m dinamite, frantumerà le rocce della
^nperstizione e spianerà la strada a
nn<i fede fondata soltanto in Dio che
Sfm per una decisione di amore. Possa
Alenarsi anche oggi questa Parola be?detta, liberandoci dalle innumerevo‘^servitù che ci tormentano, perché
nuesta è l’attualità della Riforma: la
Parola di Dio che è infinitamente più
delle nostre catene.
^ Antonio Adamo
sr/m.M.ANAU-: dki.li: c iiiiùsi; i.vancklicfik iî-AITIsik, mki’odiste, valdesi
Anche in questa situazione l'Europa mostra la sua debolezza politica e strategica
Il grido di dolore delPAIgeria
70.000 morti in cinque anni di drammatica crisi politica, atrocità e massacri soprattutto contro
la popolazione civile. Le elezioni amministrative del 24 ottobre hanno portato nuova instabilità
LUCA BENECCHI
A LMENO una trentina di caAKjTV daveri, in gran parte di donne rapite durante le stragi collettive
compiute tra la fine di agosto e settembre a Rais e Benthala, sono stati
ritrovati in una fossa comune a circa 20 chilometri da Algeri». Questo
è lo scarno resoconto del quotidiano algerino Liberté di una delle tante mattanze che quotidianamente
flagellano l’Algeria. E nemmeno le
ultime amministrative hanno cambiato di una virgola la situazione,
anzi. Le elezioni hanno portato
nuova instabilità e questa volta non
a causa del terrorismo, ma per le
accuse di brogli lanciate da partiti
dell’opposizione e di governo all’amministrazione che avrebbe favorito il Raggruppamento nazionale
democratico (Rnd), vicino al presidente Zeroual, uscito dal confronto
con una schiacciante vittoria.
Secondo i dati forniti dal ministro degli Interni, Mustafa Benmansour, il 66,16% dell’elettorato
che si è recato a votare il 24 ottobre
alle prime amministrative pluraliste in Algeria (quelle del 1990 furono annullate) non avrebbe spostato
di molto gli equilibri politici fissati
con le politiche di giugno scorso. Al
Rnd, presente alla Camera con
quasi la metà dei seggi, sono andati
poco più della metà dei posti nei
Consigli comunali e dipartimentali,
8.228 su 15.003; al Pronte di liberazione nazionale (Fin) 3.257; al Movimento della società per la pace
(Msp), ex Hamas, 1.150; al Fronte
delle forze socialiste (Fsf) 700 e al
laico Raggruppamento per la cultura e la democrazia (Red) 480. L’unica novità è lo scavalcamento da
parte del Fin degli islamici moderati del Mps. Ma essendo tutti e due
partiti di governo, gli equilibri di
potere rispetto all’opposizione
cambiano di poco o niente.
Il Red, laico e vicino ai valori democratici occidentali, (i cui manifestanti sono scesi in piazza tentando di raggiungere il ministero
degli Interni per protestare, ma un
impressionante numero di poli
Uno dei tanti funerali che caratterizzano l’Algeria degli ultimi anni
ziotti armati ha loro sbarrato il passo e il leader del partito, Said Sadi,
li ha indotti a rinunciare) lancia come partito un appello agli altri partiti per condurre insieipe una battaglia contro i brogli elettorali.
«Siamo dinanzi a una frode generalizzata - ha detto la numero due
del partito, Khalida Messoudi -;
abbiamo lanciato un appello a tutti
i partiti, anche agli islamici dell’ex
Hamas. Ci sono stati brogli, aggressioni e violenze in molte parti del
paese». Anche gli islamici moderati
del Msp hanno protestato duramente per i risultati, però sembrano cauti dinanzi alla prospettiva di
unirsi ai laici del Red. Ma se tra i
protestatari pronti a andare fino in
fondo non vi saranno partiti di governo, difficilmente le elezioni saranno annullate.
La crisi algerina, con i suoi settantamila morti in 5 anni, le sue
atroci violenze sui civili innocenti,
sta deteriorando anche le relazioni
politiche e diplomatiche fino a rischiare di compromettere gii equilibri oggi esistenti in Nord Africa e
nel Mediterraneo. Soprattutto
Francia e Italia rivestono un ruolo
fondamentale nel supporto politico ed economico a un governo che,
pur con tutti i limiti imposti dalla
situazione, sembra rappresentare
l’unico punto di riferimento. I governi di Parigi e Roma hanno dichiarato di non avere ben chiaro
quali siano i mandanti e i responsabili delle stragi, lasciando intendere che le atrocità attribuite ai terroristi del Gruppo islamico armato
(Già) potrebbero essere compiute
dallo stesso stato algerino con l’intenzione di provocare ulteriori rappresaglie contro gli oppositori.
La posizione dei due paesi europei non deve però sorprendere più
di tanto. L’Italia non riesce a controllare le sue frontiere e teme che
il Già possa infiltrare nel nostro
paese dei terroristi senza che nes
suno se ne accorga; quando si verificò l’attentato alla metropolitana
di Parigi le autorità francesi dissero
che i terroristi erano giunti dall’Italia: criticando il Zeroual a Roma si
spera forse di evitare nuovi attentati islamici.
Non è chiaro ancora se in Algeri
sono in lotta due diverse concezioni politiche, una capitalistica e l’altra socialita-pauperista o se la lotta
è tra una forma di stato laica e in
grado di garantire pari diritti e dignità a tutti e il nulla. Appare però
ormai chiaro che, facendo leva sulle classi più povere del paese, l’integralismo si pone l’obiettivo di ricondurre le regole sociali alla pura
legge coranica, rovesciando oggi il
regime algerino, domani quello del
Marocco, dell’Egitto, della Libia e
di tutti gli stati arabi. Oggi non solo
il regime algerino, ma tutti gli stati
del Nord Africa e del mondo arabo
devono fare i conti con l’insurrezione integralista alimentata dall’Iran e dal Sudan che ha l'obiettivo
di prendere il controllo delle fonti
di energia indispensabili all’Occidente. Di fronte a un simile scenario l’Europa dimostra ancora una
volta la sua debolezza politica e
strategica. Gli Usa hanno invece
colto al balzo, con un certo cinismo, i temporeggiamenti europei
offrendo a Algeri il massimo appoggio politico e economico, la
consulenza dei servizi di informazione per la lotta al terrorismo e la
collaborazione nello sfruttamento
dei nuovi giacimenti petroliferi e di
gas scoperti nel Sud del paese.
Pare inverosimile ma in questa situazione esiste la libertà di culto
per gli stranieri in Algeria, e c’è collaborazione tra cristiani e musulmani nel settore della carità e
dell’assistenza sociale. Gli stranieri
sono soprattutto donne sposate con
algerini, tecnici dei pozzi, studenti
africani. Nel Maghreb la Chiesa cattolica è una minoranza, considerata straniera ma non occidentale. Fino a non molto tempo fa vi erano
tre chiese protestanti riconosciute,
a Algeri, Costantine e Orano. Ora è
rimasta solo quella di Algeri.
Orrore tra i protestanti
In Belgio un ex pastore
presunto assassino
Avrebbe ucciso tra l’86
e il ’92 due ex mogli e
quattro dei suoi figli, il
«pastore» Andreas Pandy, 70 anni, ungherese
rifugiatosi nel ’57 in Belgio. In realtà, Pandy è un
insegnante di religione
in pensione ed è stato
pastore a Bruxelles e a
Liegi solo fino al 1975,
dove era a capo di una
piccola comunità protestante ungherese. Dal ’75
al ’92 ha fatto l’insegnante di religione. In
un comunicato della
Chiesa protestante unita
del Belgio (Epub) si legge
che la comunità protestante del Belgio è rimasta profondamente col
pita dalla notizia del pastore ungherese presunto assassino: «Questa notizia è stata accolta con
raccapriccio e orrore».
Comunque, le autorità
ecclesiastiche non hanno ricevuto nessun tipo
di lamentela riguardo alla sua attività di insegnante. Pandy, afferma
ancora il comunicato,
non ha mai fatto parte
dell’Epub, dato il «carattere specifico della sua
comunità». L’Epub si è
messa «a disposizione
delle autorità giudiziarie
nel caso in cui essa possa
apportare elementi suscettibili a far avanzare
l’inchiesta». (nev)
L'XI Assemblea Fcei
Aperture ecumeniche
e identità protestante
Il 30 ottobre a Torre
Pellice si è aperta l’Xl Assemblea della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), a cui
partecipano circa 150
delegati delle chiese
membro della Federazione (valdesi, luterani,
battisti, metodisti, salutisti e alcune chiese libere)
e numerosi ospiti e osservatori di altre chiese e
organismi ecumenici.
Tra gli ospiti mons.
Chiaretti, presidente del
Segretariato per l’ecumenismo e il dialogo
della Gei, i rappresentanti delle Federazioni
protestanti e dei Consigli
nazionali delle chiese di
Francia, Germania, Gran
Bretagna, Spagna e Svizzera, di altre chiese evangeliche italiane, della
Chiesa ortodossa, dell’Unione delle comunità
ebraiche. Il motto dell’Assemblea, «Allarga le
tue tende e rafforza i tuoi
paletti» (Isaia 54, 2), esprime la tensione in cui
vive l’impegno ecumenico degli evangelici: da un
lato una crescente apertura, dall’altro il desiderio di «rafforzare i paletti», ovvero di approfondire il significato dell’identità protestante e
della vocazione specifica
degli evangelici nel contesto italiano. (nev)
LA FALSA TESTIMONIANZA. Continua
la nostra riflessione sul decalogo. Il
nono comandamento non è un richiamo solo al fatto del non mentire e
del non essere reticenti, ma anche alla necessità di stabilire una profonda
relazione di fiducia con il prossimo e
nei confronti di Dio. (pag. 3)
LE «ELEZIONI» PADANE. Sono state
un'altra delle scadenze simboliche
promosse dalla Lega Nord per fare
comprendere che «indietro non si
torna», che lo stato italiano è delegittimato, che lo strappo con Roma è
consumato. Che cosa c'è dietro la
protesta leghista? (pag. 10)
I MOLTI VOLTI DELL'ISLAM CONTEMPORANEO. Secondo un pregiudizio
assai diffuso in Occidente, i musulmani sono fanatici, retrogradi e violenti.
In realtà il «mondo islamico» è fortemente frammentato, policentrico,
con forti differenze teologiche, culturali e politiche. (pag. 10)
I BATTISTI E L'8%0. In vista del convegno
di dicembre a S. Severa, i battisti italiani discutono su un meccanismo fiscale
e finanziario che continua a essere valutato in modo controverso, (pag. 11
2
PAG. 2 RIFORMA
All’A:
VENERDÌ 31 QTTQRRp 3
«O Signore, io
grido a te da
luoghi profondi!
Signore, ascolta
il mio grido; siano
le tue orecchie
attente al mio
grido d’aiuto!
Se tieni conto
delle colpe.
Signore, chi
potrà resistere?
Ma presso di te è
il perdono perché
tu sia temuto.
Io aspetto il
Signore, l’anima
mia lo aspetta;
io spero nella sua
parola.
L’anima mia
anela al Signore
più che le guardie
non anelino
al mattino, più
che le guardie
al mattino.
O Israele, spera
nel Signore,
poiché presso
il Signore è la
misericordia
e la redenzione
abbonda
presso di lui.
Egli redimerà
Israele da tutte le
sue colpe»
(Salmo 130,
Nuova Riveduta)
«Dal profondo
dell’angoscia
grido a te.
Signore;
Signore, ascolta
il mio pianto! Le
tue orecchie siano
attente alla voce
della mia
preghiera.
Se tieni conto
delle colpe.
Signore, Signore,
chi potrà vivere
ancora?
Ma tu sei colui
che perdona e noi
potremo servirti.
Con tutta l’anima
spero nel Signore
e conto sulla sua
parola.
Spero nel Signore
e l’attendo più
che una sentinella
l’aurora.
Tutto Israele speri
nel Signore: egli è
buono e può
liberarci.
Il Signore libera
il suo popolo
da tutti i suoi
peccati»
(Salmo 130, Tilc)
IL «SALMO PAOLINO»
Il Salmo 130 era quello prediletto di Agostino e di Lutero il quale lo ha
definito «salmo del peccato e del perdono». Possiamo farlo anche nostro?
SERGIO RIBET
«I suoi genitori (di Gesù) andavano ogni anno a Gerusalemme per la
festa di Pasqua. Quando giunse
all’età di dodici anni, salirono a
Gerusalemme, secondo l'usanza
della festa» (Luca 2, 41-42).
«Dopo che ebbero cantato gli inni, uscirono per andare al monte
degli Ulivi» (Marco 14,26).
Il «cantore dei Salmi»
IL «cantore dei Salmi» per eccellenza, secondo l’espressione di Agostino, è Cristo, il «cantor psalmorum», anche in questo «figlio di Davide» (cfr. «I Salmi», versione, introduzione, note di Angelo Lancellotti, in Nuovissima versione della Bibbia, S.
Paolo Ed. 1995, p. 65).
Gesù ha conosciuto questo
Salmo, lo ha cantato, lo ha pregato. Ha conosciuto i luoghi
profondi della disperazione, ha
gridato al Padre, nella vita, nella
passione, nella morte. Anche la
veglia nel giardino di Getsemani
può essere stata segnata dall’attesa che hanno le sentinelle verso l’aurora; anche se con una
tristezza, una angoscia mortale.
Se tieni conto delle colpe. Signore, chi potrà resistere? Questa parola non è neppure una
confessione di colpa, di peccato.
È la constatazione che la creatura umana non può sussistere,
non può reggere in piedi senza
la misericordia di Dio. «Dio è
perdono e vive perdonando e, se
non fosse così, gli uomini cesserebbero di esistere, Israele in
primo luogo» (Maillot-Lelièvre,
cit. anche da Ravasi). Soltanto il
pensiero, la realtà della misericordia di Dio può togliere la disperazione. Per sé e per gli altri.
«Padre, perdona loro, perché
non sanno quello che fanno»
(Luca 23, 34). Soltanto la certezza del perdono può aprire alla
possibilità dell’obbedienza. Non
quello che io voglio, ma quello
che vuoi tu (Marco 14,36).
Questa preghiera, che formalmente, poeticamente, ha l’andamento della supplica, del lamento, in realtà è uno «splendido inno al perdono divino» (Ravasi); al centro ha una confessione non di peccato, ma di fede; «Presso di te, o Signore, è il
perdono». «Tre attributi divini
personificati... costituiscono
quasi il consiglio della corona»
di Dio (Ravasi): il perdono, la
grazia, la redenzione.
questo salmo, citato tre volte in
chiave autobiografica nelle Confessioni, e quella di Lutero, che
ha preferito questo salmo ad
ogni altro, lo ha tradotto poeticamente, lo ha cantato, e lo ha
definito «salmo del peccato e del
perdono», «salmo paolino», insieme con i salmi 32, 51,143.
Preghiera di Gesù
Preghiamo
Del vivo Tuo lume rischiaraci,
rivelaci Cristo Gesù,
discaccia il poter delle tenebre,
infiamma l’amore quaggiù.
O sole del sole più fùlgido,
chiunque abbia in Te confidato,
può vivere Teco in perpetuo,
nel regno che gli hai destinato.
Erasmo Alberus
(Da Poeti della Riforma XVIII, Doxa ed. 1928, traduzione
e introduzione di Giovanni Necco. È l’ultima parte del
Cantico mattutino, riportato a pag. 41 dell’antologia)
SE mettiamo questo salmo in
bocca a Gesù comprendiamo
anche meglio, nell’andamento
del salmo, i cambiamenti che vi
sono nel centro di interesse di
ogni breve strofa. Dopo il primo
grido, dal profondo, che è nella
sua essenza individuale, personale, ecco che si osa parlare di
Dio, ci si può rivolgere a quel Tu,
a te che non tieni conto delle colpe, a te presso il quale vi è perdono e misericordia. Poi si torna alla prospettiva individuale, personale, ma non è più un grido, è
l’attesa, è la speranza, è la fiducia
che si fanno strada, liberate dal
Dio del perdono, lo aspetto, l’anima mia aspetta, l’anima mia
anela al Signore. Infine, la mia
speranza, la mia fiducia, la mia
attesa, non sono per me soltanto,
includono tutto Israele, tutto il
popolo che Dio si è riscattato, si
è creato, si è liberato.
Ma se questa preghiera può
essere la preghiera di Gesù, ce
ne possiamo appropriare, la
possiamo fare nostra? Gianfranco Ravasi ci dà un'ampia panoramica di quanti, nella letteratura, nella musica, nella storia
deH’ebraismo e della chiesa, si
sono «appropriati» del salmo, in
un modo o in un altro. Che Baudelaire e Oscar Wilde lo abbiano
fatto, può essere una curiosità
(peraltro significativa). Ma più
vicina alla nostra sensibilità c’è
la predilezione di Agostino per
Preghiera nostra
POSSIAMO far nostro questo
inno, pregarlo, con l’avvertenza che gli accenti saranno diversi. È soprattutto il «timore di
Dio», di cui si parla nel versetto
4, quello che dovrebbe trattenerci da una appropriazione indebita. Il timore di Dio non cancella
la certezza del perdono, anzi, ne
è conseguenza. Il timore di Dio è
un dono che ci viene dal Dio della misericordia e del perdono,
ma ci permette di comprendere
che la grazia di Dio non è a buon
mercato, ci permette di comprendere quale sia effettivamente il peso del peccati, e ci impedisce di assumere un atteggiamento di confidenza, di complicità rispetto a Dio. II timore di
Dio ci salva da un misticismo
che annulla le distanze, ci risparmia dal farci uguali a Dio, ci permette di salvaguardare la trascendenza di Dio.
Tutto questo nasce, è conseguenza del perdono: il perdono
non me lo posso dare da me, segna una riconciliazione ma lascia una distanza tra chi può
perdonare e chi viene perdonato, non confonde le responsabilità, i ruoli, gli spazi che sono
del creatore e quelli che sono
delle creature. E nel timore di
Dio, principio della scienza, c’è
anche una possibilità didattica,
pedagogica, che mi permette di
mettermi all’ascolto, di non
avere timore della mia ignoranza perché la strada della sapienza è aperta dall’insegnamento
del perdono, non dalla paura
dell’Ira di Dio.
Se riesco a mettere le parole
del salmo nella mia bocca, forse
intendo anche il perché delle ripetizioni di cui il salmo abbonda. Probabilmente queste ripetizioni avevano una funzione
mnemonica, liturgica, adatta al
canto alternato o alla processione verso il tempio; ma l’insistenza ripetuta sul grido, sulle colpe.
sull’attesa, sull’anelito, sulla speranza, sulla veglia, sulla redenzione, sono anche per me ripetizione che è insegnamento, pausa di riflessione, lentezza necessaria perché il mio pensiero non
corra più veloce della mia parola
e della mia azione (ed è peccato
che la traduzione della file, per
altri versi pregevole, omettendo
le ripetizioni ci dia un testo più
scorrevole ma troppo veloce).
Preghiera del popolo di Dio
VORREI ancora proporre una
terza lettura del salmo. Preghiera di Gesù, preghiera nostra,
ma anche preghiera del popolo
di Dio. La dimensione della comunione dei santi potrebbe darci ancora una possibilità diversa
di comprensione. Le stesse parole del salmo possono essere
preghiera di Israele e della chiesa cristiana, dei diversi tempi e
dei diversi luoghi, preghiera dei
credenti di ogni tempo e preghiera di colui che per noi è il
primogenito di ogni creatura.
In qualche misura questo potrebbe essere detto di ogni salmo, di tante pagine bibliche, ma
trovo qui alcuni indizi che mi
sembrano giustificare questa
proposta. In primo luogo la presenza, nel salmo, di fede, speranza, amore, anche se non
chiamate sempre per nome.
Quel che conta, quel che dura, è
la speranza nel Signore, è la fede/fiducia nel suo perdono, è
l’amore che Dio dimostra nella
sua volontà di redenzione. Fede,
speranza e amore che Dio ci dà
in dono, ma anche e forse prima
ancora l’amore che Dio ha per
noi, la sua fedeltà che sconfigge
la nostra infedeltà e, in ultima
analisi, anche la speranza che
egli ripone nella sua creazione,
nonostante tutto.
Anche il futuro che è usato
nell’ultimo versetto: «Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe» (che si perde nella traduzione della Tilc «II Signore libera il
suo popolo da tutti i suoi peccati») mi sembra un bell’inno per
tutto il popolo dei credenti, per
tutti i santi, nell’attesa di un
compimento, ancora futuro per
noi, della pienezza della sua volontà.
(Seconda di una serie
di quattro meditazioni)
approfonj
I criteri indicati (
studiosi di Antico T’
mento per classifi ^
Citimi crM-Nr\ ''*M
Sainrii sono di variato
su alcuni criteri c'è
senso abbastanza”
su altri la discussi,
aperta. Per una pano,
ca sintetica si veda
berto Soggin, Intro:
ne all'Antico Testam
Paideia, Brescia
LEI
198)1
ilio visti
Svano il
ideila
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Tvolant
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447-461.
Si può tenere conto
la tradizionale suddiv
ne in cinque libri (u,.
72; 73-89; 90-106;
150); si possono evid,
re alcune collezioni
terno del libro cosía
è giunto; si può
tenzione alla metrico
quanto si può ricosti
dell'uso dei Salini^,
canto); si può tentar^
ordine cronologicoij
salvo che per alcuni sj
è impresa difficilissimi
può dare rilievo al ci
nuto; si può accogli,
grandi linee il tentati
classificare i Salmi p
neri letterari (con i'a,
tenza che spesso vi
dei Salmi che costituii
un genere letterario
stante, e che non p.
Salmi si situano al!
di più generi Ietterai
può valutare l'uso
mi nel Nuovo Testami
nella tradizione litur,
cultuale dell'ebraisi
del cristianesimo.
Il Salmo 130 è un
esempio di come si
leggere un Salmo sei
varie chiavi di letto
trova nella collezione
15 Salmi «dei pellegrii
gi», o «delle salite»,o
gradini» (Salmi 120-1:
che suggeriscono unai
tura liturgica e che,
avviso, hanno come
teristica di stile anchel
petizione di alcuni»
o formule.
È una «supplica»#
mento», probabili
individuale (ma alcuft
mano il contrastotraK
viduale e comunitariiii
cui si inserisce l'eleui
«ringraziamento»
franco Ravasi, indis
nelle note della setti
scorsa, oltre al suo gì
Commentario ai SaWt Ina volt
scritto «I Salmi», ed.lli ygjj
ra, Milano 1985, cheli ^
presenta un valido à
non specialistico; qui«'
mo 130 è uno dei qml „
esempi riportatiti. ac
«suppliche individui , ap,
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B sui tetti I
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commentate).
Nel Nuovo Testaiii.1 iMpius
il versetto 8 sembraci! ai Demi
in Tito 2, 2-14 e in Api ìdevai
lisse 1, 5 (AlphonseN «devai
lot et Ancìré Lelièvre, ggjg g
Psaumes, III voi.. Lab» Ha loro
Fides, Genève 1969).
Nella tradizione IM àbugia
ed esegetica cristi.ii tèyg^g
uno dei sette «Salmi P
tenziali» (con i Salmii ,
38, 51, 102, 143), ine«
tutte «suppliche pei® * ,
li», tranne il 32, oveP , 6|la
le il ringraziamentoi Ugie
fronta Daniele Garro« ico ¿i,
Miserere, Salmo 51, BOito
rietti, Genova 1992). apalla
Nell'innologia del.
forma, ricordiamo
luterano
«Aus tiefei
schrei ich zu dir», e,
sione francese di
Marot, «Au fortde^
tresse», ripreso n
«Psaumes et Canta
ancora cantati ne
stre chiese.
pac
bamb
uno
'•pens
Anche l'Innario
riporta ben dt*®, jUj
del nostro Salmo (a, j
Il Salmo stesso non
to, a differenza di „
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;31 OTTOBRE 1997
E E Spiritualità
PAG. 3 RIFORMA
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Il nono comandamento interpella molti comportamenti quotidiani
La falsa testimonianza
si tratta solo di non mentire e non essere reticenti, ma anche di stabilire
una profonda relazione di fiducia con il prossimo e nei confronti di Dio
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■ della Signoria, quattro
rielette della polizia e
lolanti. Poi li ho visti
Ione: hanno circondato
cale degli Uffizi e con
jjcronismo che si vede
nei telefilm americani,
no cominciato a rincorra le fil® scomposte di
dche aspettavano di enéael museo degli Uffizi.
neW cadeva, chi spingefc'era chi gridava, si vedejvolare le collane, gli
■pati di cartone lucido,
iineno di dieci minuti
no preso tutti i venditonbulanti e li avevano
istilla scalinata ad atre che arrivassero le aua, tre alla volta, dovevadcarli.
avuto un attimo di
nento. Poi ho pensato:
i,ijn venditore ambulante
¿fyasore fiscale, quindi
jita di essere legalmente
feguito. Ma è proprio a
Epunto che la mia fantaiini ha fatto un brutto
|tzo: ho immaginato le
nti della polizia che cirJavano un negozio di lusMoprietario che scappaIsuitetti, l’inseguimento
laggioso, la cattura. Ho
Lato agli elicotteri delle
lize dell’ordine che volava
comeai «suitetti di un’impresa e un
le a oche III
ipllca».
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nager; ho indeuni»81* ^avisto medici famosi scap{Jiepetle scale d’emergenza
Isegpfida valorosi militi.
I________________
Circa tre lustri addietro un
certo Sutherland scrisse un libro sui crimini dei colletti
bianchi, dimostrando che individui appartenenti alla classe sociale economica superiore commettono numerosi
reati e che di questi reati è necessario tener conto per spiegare il comportamento criminale nel suo complesso; infatti l’ipotesi secondo la quale il
crimine sarebbe dovuto a patologie individuali e sociali
non si adatta al crimine dei
colletti bianchi. I crimini dei
colletti bianchi svariano dalla
restrizione della concorrenza
al gioco dei ribassi, dalla pubblicità menzognera ai trucchi
sui brevetti, i marchi di fabbrica e i diritti d’autore. Dalla
violazione sulle leggi finanziarie ai reati di più svariata
natura. Per non dimenticare
na favola di Gianni Rodari
iacomo di cristallo
äl suogiifl
3 ai volta, in una città lonil», ed.l«a^ yenne al mondo un
985, trasparente. Attra
aulii membra si pote
0 dei quai attraverso
ico;
rtati tia l’acqua. Era di carne e
ndividua ssa e pareva di vetro, e se
èvanon andava in pezzi,
Testainf®dpiù si faceva sulla froniembracil mbernoccolo trasparente.
4 e in Api sdeva il suo cuore battere.
phonse
Lelièvre,
/ol., Lab*
! 1969).
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3 cristias
Drtdem*'
evano i suoi pensieri
are come pesci colorati
la loro vasca. Una volta,
^baglio, il bambino disse
'bugia, e subito la gente
«Salmi P ®''édere come una palla
Salmi 6, dietro la sua fronte:
43), inefi la verità e la palla di
che pe"* dissolse. Per lutto il
¡2, ove p" [? sua vita non disse
amento!' bugie. Un’altra volta un
le Carro* ico gli confidò un segreto.
Imo 51. abito tutti videro come
1992) agalla nera che rotolava
’9'a ^^Pace nel suo petto, e il
js^Te°fe'i ® ®®ri fu più tale.
ino crebbe, diventò
edi®"' poi un uomo.
ÌQuno poteva leggere nei
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Cantiq" Esposte, quando gli facesti nell®domanda, prima che
bocca: si chiamava
roitio, ma la gente lo
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J.^eta, rabbino, e
tedg'l^^hgiani, fondatri
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la sua lealtà, e vicino a lui tutti diventavano gentili.
Purtroppo, in quel paese,
sali al governo un feroce dittatore, e cominciò un periodo di prepotenze, di ingiustizie e di miseria per il popolo.
Chi osava protestare spariva
senza lasciar traccia. Chi si ribellava era fucilato. I poveri
erano perseguitati, umiliati e
offesi in cento modi. La gente
taceva e subiva, per timore
delle conseguenze. Ma Giacomo non poteva tacere. Anche se non apriva bocca, i
suoi pensieri parlavano per
lui: egli era trasparente e tutti
leggevano dietro la sua fronte
pensieri di sdegno e di condanna per le ingiustizie e le
violenze del tiranno. Di nascosto, poi, la gente si ripeteva i pensieri di Giacomo e
prendeva speranza.
Il tiranno fece arrestare
Giacomo di cristallo e ordinò
di gettarlo nella più buia prigione. Ma allora successe
una cosa straordinaria. I muri della cella in cui Giacomo
era stato rinchiuso divennero
trasparenti, e dopo di loro
anche i muri del carcere, e
infine anche le mura esterne.
La gente che passava accanto
alla prigione vedeva Giacomo
seduto sul suo sgabello, come se anche la prigione fosse
di cristallo, e continuava a
leggere i suoi pensieri. Di
notte la prigione spandeva
intorno una grande luce e il
tiranno nel suo palazzo faceva tirare tutte le tende per
non vederla, ma non riusciva
ugualmente a dormire. Giacomo di cristallo, anche in
catene, era più forte di lui,
perché la verità è più forte di
qualsiasi cosa, più luminosa
del giorno, più terribile di un
uragano.
da Favole al telefono di G. Rodari, Einaudi, 1984.
poi i reati commessi nelle sale
operatorie: in tre anni in Italia
le denunce contro l’operato
dei medici sono triplicate, e
c’è più gente mutilata o uccisa da interventi chirurgici superflui, compiuti da medici a
solo scopo di lucro, che non
da lesioni 0 da omicidi a sangue freddo.
Molti di questi crimini
sembrano trasgredire il comandamento: «Non uccidere», oppure «Non rubare», eppure tutti hanno come denominatore comune una eclatante bugia contro il prossimo. C’è una testimonianza di
falsità invece che di verità nei
confronti dei propri concittadini. Un dire fi falso con il loro silenzio, o con la distorsione della verità. Nel pronunciare falsa testimonianza
contro il prossimo essi mina
no una delle basi essenziali
del vivere comune: la fiducia.
I reati dei colletti bianchi sono abusi della altrui fiducia e
quindi creano sfiducia, deprimendo la morale pubblica e
creando disorganizzazione
sociale su larga scala.
Una relazione di fiducia e
una disposizione a cooperare
sono il giusto contrario della
bugia contro il prossimo. Esse
sono in stretto rapporto con
la verità. «Per osservare questo comandamento dobbiamo dunque mettere la nostra
bocca al servizio del prossimo
nella verità...», dice Calvino.
Qui avviene un salto teologico dove il divieto del comandamento stuzzica il pensiero
della fede. La verità diventa
l’accordo con la parola di
Dio. La menzogna il contraddirla, la negazione cioè dell’accordo fra Dio e l’essere
umano, lo stato di divisione e
di contraddizione della realtà
umana. Quest’ultima ha bisogno di verità, intesa non tanto
come l’astratta distinzione fra
il vero e il falso, ma come bisogno di riconciliazione e
guarigione. Dire la verità divènta un agire in questa realtà contraddittoria per riconciliare e guarire. Diventa «la
proclamazione della croce
che riconcilia e che costituisce una liberazione, perché
supera i vani tentativi di divinizzare il mondo, perché ha
vinto la divisione, le tensioni
e i conflitti e perché chiama a
vivere credendo nell’avvenuta riconciliazione del mondo
con Dio» (D. Bonhoeffer).
La tradizione del pensiero ebraico
Falsità e reticenza
Il precetto non suona:
«Ama la verità con tutto il tuo
cuore» e neppure «cerca la
verità con tutte le tue forze»,
ma ha una forma soltanto
apparentemente più semplice e negativa: «Non rispondere al tuo prossimo con attestazione di falsità» (sceker)
può letteralmente tradursi il
comandamento che troviamo nella Parasciah di Ithrò
(Esodo 20, 16). «E non rispondere al tuo prossimo
con attestazione senza contenuto» (sciav) può letteralmente tradursi lo stesso comandamento riportato nella
Parasciah di Vaethchannan
(Deuteronomio, 5,18).
I due testi si completano e
si integrano. Il precetto nella
sua pienezza dunque suona:
«Non rispondere al tuo prossimo né con un’attestazione
che affermi il falso e neppure
con attestazione che semplicemente non affermi il vero».
La falsità e la reticenza, che
sono due modi del non affermare il vero, sono ugualmente colpite da questo comandamento. C’è di più: il precetto di non rispondere con testimonianza vana (sciav)
sembra contenere non solo la
condanna della reticenza, ma
altresì il comandamento della
ricerca della verità. 11 precetto
negativo ha così un contenuto positivo.!...)
«Bere’achà», dice il comandamento, «al tuo prossimo»
non devi rispondere con attestazione di falsità. La locuzione è generica, l’obbligo della veritiera risposta è dettato verso la generalità ma, forse, non così ampiamente da
comprendere nel modo più
assoluto chiunque. «Rea'» è
non soltanto l’amico, il congiunto, il connazionale, ma
può anche essere lo straniero,
l’idolatra, lo sconosciuto, un
fratello in umanità, non però
quel-vero e proprio nemico,
che è il nemico di ogni perfezione morale: il malvagio. Se
vogliamo andare a cercare il
significato che può essere attribuito allo speciale vocabolo adoperato possiamo ritenere che l’obbligo della
risposta veritiera corra verso
chiunque ce la richieda senza
particolari intenzioni per scopi riprovevoli. Verso chi domandi col desiderio ostile di
valersi della nostra risposta
per un fine cattivo, la risposta
almeno reticente sembra lecita. Per amor di verità non si
può indicare all’assassino il
rifugio della vittima designata. Egli non è un rea”.{...]
Come bello, e buono, e puro ci appare dunque, così riguardato, questo comandamento! E come è difficile osservarlo compiutamente! Se
infatti, per quanto abbiamo
detto, è insegnato di non fare
falsa affermazione, è evidente che ciò comprende la condanna della vanagloria non
meno che della calunnia,
dell’adulazione non meno
che della ipocrisia.
E se riflettiamo con quanta
facilità anche i migliori di noi
indulgano a vestirsi di qualche penna appartenente al
pavone, ad attribuire ai potenti più virtù che non abbiano e a compiacersi dell’abilità con la quale mostrano di
essere quello che non sono,
vedremo come e quanto il
culto del vero e il precetto
della sincerità debbano influire nei più profondi penetrali del nostro spirito.!...)
Taglia di 10.000 marchi per l’assassino di «M. il mostro di Düsseldorf»
1932 di Fritz Lang, una riflessione sui meccanismi della delazione
Il pensiero della filosofa Simone Weil
Occorre dire il vero
in funzione di opere giuste
Brani tratti da 11 decalogo
commentato in dieci discorsi.
Casa editrice Israel, Firenze,
1930, 1974. Articolo di Carlo Alberto Viterbo «Non dire falsa testimonianza» pp. 133-134, 135136,138.
Con le dieci parole si arriva
a un punto critico quando,
mediante le parole, si deve
giudicare intorno alle parole.
(...) Il vecchio catechismo recitava: «Dire a tempo e a luogo la verità»; espressione nella
quale pareva di sentire l’eco
del saggio Qohelet; «C’è un
tempo per parlare e un tempo
per tacere». Ma quale sia il
tempo, quale sia il luogo, questo è il problema. Chi stabilisce il tempo e il luogo? In altre
parole; dobbiamo dire la verità quando conviene a noi (0
ai nostri) oppure dire la verità
anche a scapito nostro (o dei
nostri)? Più sbrigativamente;
dobbiamo comportarci da
servi o da signori della verità?
La verità è cartamoneta che
teniamo nel portafogli, e che
possiamo spendere quando ci
conviene, o sta nel portafogli
come carta d’identità del nostro essere a questo mondo,
con questa gente? (...)
C’è una maniera ovvia di
praticare la consegna: dire la
verità nei tempi e nei modi in
cui essa entra in sintonia e
concorda con la famosa «vox
populi», «vox temporis». Maniera ovvia, ma sostanzialmente falsa e traditrice della
verità. «Non basta - scrive la
terribile Simone Weil - dire
cose vere, bisogna dire quelle
cose vere che conducono a
operare cose giuste. È vero
che si deve obbedienza alle
autorità, ma non era certamente il caso di predicarlo al
tempo di Hitler». Il sintomo
più evidente che si sta tradendo la verità è l’abolizione
di ogni pausa di silenzio.
Non c’è pausa del silenzio
tra la domanda di Caifa: «Voi
stessi avete sentito la bestemmia. Che ve ne pare?» e
la risposta del Sinedrio; «È
reo di morte». Prima ancora
di sentire la risposta, Caifa
sente che la risposta vibrerà
all’unisono con la sua domanda, come il coro al solista. Allo stesso modo, non c’è
pausa di silenzio tra la domanda di Pilato alla folla:
«Cosa farò di Gesù Nazare
no?» e la risposta: «Crocifiggilo!». Prima ancora di sentire
la risposta Pilato si rende
conto di non essere in sintonia con la folla. Le sue parole
sono come un alitare in faccia all’uragano. È così bello
essere con la maggioranza!
Dà una tale sicurezza di essere nel vero! Al contrario,
quanto riflettere, quanto meditare, quante pause di silenzio in quel sagrestano di santa Rasegonda in Austria prima di arrivare alla decisione
di non vestire la. divisa di Hitler! Quel sagrestano si chiamava Franz Jagerstàtter, e il
libro che di recente è stato
pubblicato sulla sua vita porta in esergo questo pensiero
di R. Schneider: «È innegabile
che è più difficile essere cristiani oggi che nei primi secoli, e sarà ancora più difficile esserlo in un prossimo futuro. Quando peccare diventa un dovere sacro, il cristiano
non sa più a quale ideale appellarsi. Non gli resta che
rendere una testimonianza
solitaria. E dove si trova questa testimonianza, là c’è il regno di Dio».
(...) Un pensiero di Simone
Weil, a cui fa da rincalzo
quello già citato: «Non ci si
deve limitare a dire cose vere,
ma si devono dire cose vere
capaci di produrre cose giuste». Per essere in qualche
modo rispondente alla disciplina che Gesù impose alla
sua parola, la disciplina di un
cristiano nel dire dovrà seguirne se pure da lontano i
modi e i tempi.
Ricordo molto bene la risposta che una conduttrice di
Prima pagina diede a un interlocutore che aveva fatto
balenare una ipotesi relativa
alla causa scatenante dell’Aids: «Se fosse vero sarebbe
incredibile!», sbottò. Il compito nostro è di rendere credibile quel che è vero, e di rendere vero quel che si crede.
Da «Non dire falsa testimonianza, ovvero la disciplina del
dire» di Abramo Levi in Servitium, n.l08, 1996, pp. 77, 82-83.
Parole scritte e parole dette: «I muri» del regista ungherese Andras
Kovacs
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
venerdì 31
XIII Assemblea della Commissione delle chiese europee per i migranti
Essere sempre di più chiesa con i migranti
Questa particolare accentuazione è stata in questi ultimi anni il contributo
specifico su cui la Fcei ha maggiormente insistito in ambito ecumenico
ANNA MAFFEI
Si è tenuta in Italia, a Santa
Severa, dal 11 al 13 ottobre, la XIII Assemblea generale della Commissione delle
chiese europee per i migranti
(Cerne). Vi hanno partecipato una quarantina di persone
fra delegati e osservatori provenienti da chiese, federazioni o Consigli nazionali di
chiese e associazioni che, in
stretto legame con le chiese,
sono impegnate nei vari paesi europei nelia lotta contro
il razzismo e nella promozione di politiche di giustizia e
solidarietà nei confronti di rifugiati e migranti. La Fcei,
membro della Cerne fin dai
suoi inizi, è stata rappresentato all’Assemblea dal past.
Bruno Tron e dalla dott. Mercedes Frias, sostituita nell’ultimo giorno dell’Assemblea
da Annemarie Dupré, responsabile del Servizio rifugiati e migranti. La composizione delle delegazioni, almeno per metà formate da
migranti, rispecchiava il carattere interetnico dell’incontro e ha di fatto valorizzato il contributo diretto di chi
la condizione di migrante la
vive ormai da anni sulla propria pelle all’interno o almeno in stretto contatto con le
chiese cristiane. Non chiese per i migranti dunque, ma
sempre di più chiese con i
migranti. Questa particolare
accentuazione è stata in questi ultimi anni il contributo
specifico su cui la Federazione delle chiese evangeliche
(Fcei) ha maggiormente insistito in ambito ecumenico.
Due i punti principali al
centro del dibattito assembleare. Il primo è stato il tracciare un bilancio del lavoro
svolto nel biennio in esame
tenendo conto ebe l’esécutivo della commissione ha
usufruito, come nei mandati
Alcuni delegati del Regno Unito durante i’Assembiea pienaria
precedenti, del lavoro altamente qualificato del Segretario generale, Jan Niesseh,
che nel corso del 1998 concluderà il suo servizio.
L’operato è stato giudicato
molto positivamente, particolarmente per quanto riguarda la visibilità e la alta
considerazione che la Cerne
ha acquisito negli anni presso le istituzioni europee e le
altre organizzazioni non governative nel proprio ambito
di impegno. Cruciale è stato
per esempio il ruolo leader
svolto da Niessen per conto
della Cerne che, insieme ad
altre 300 Ong, ha spinto con
successo per ottenere l’adozione nel nuovo trattato europeo di Amsterdam di una
clausola non discriminatoria
che consentisse all’Unione
europea di prendere, all’occorrenza, misure legali per
combattere le discriminazioni razziali negli stati membro. La Cerne ha contribuito
a ianciare e a sostenere molte
altre iniziative a livello europeo, come è accaduto per la
designazione del 1997 come
anno europeo contro il razzismo e come sta cercando at
tualmente di fare per spingere il Parlamento europeo a
preparare un suo prossimo
rapporto sullo status e sui
problemi delle donne nere e
migranti in Europa. La Cerne
ha anche operato insieme ad
altri organismi ecumenici europei e mondiali perché nelle
chiese crescesse la consapevolezza del molo positivo da
svolgere nella società europea per garantire gli essenziali diritti di libertà ai cittadini extracomunitari presenti
nei propri paesi.
Il secondo punto su cui si
sono prese cruciali decisioni
durante i lavori assembleari è
stata la discussione sul futuro
della Cerne. Come sta avvenendo a molti altri organismi
ecumenici in questi ultimi
anni anche la Cerne sta soffrendo per il decremento dei
contributi finanziari che negli
anni hanno sostenuto la
commissione. I tagli in corso
e quelli che probabilmente
saranno effettuati nei prossimi anni hanno spinto prima il
comitato esecutivo uscente,
poi anche l’Assemblea ad avviare decisamente un processo che porti la Cerne a con
vergere, insieme a gruppi e
comitati similari presenti nel
panorama ecumenico europeo, all’interno della Conferenza delle chiese europee
(Kek). La proposta su cui il
prossimo comitato esecutivo,
che come nei precedenti due
anni sarà moderato da Thanasis Apostolou, greco, deputato al Parlamento olandese,
è quella che la Cerne diventi
una delle commissioni della
Kqk specializzata sui problemi dei rifugiati e dei migranti.
Significativi nei tre giorni
dell’Assemblea sono stati i
momenti di culto. Il culto
domenicale in particolare si
è svolto con la partecipazione di membri di chiese etniche provenienti dall’area romana. Erano presenti credenti africani, coreani e latinoamericani di varia provenienza, il pastore della chiesa
cinese di Roma, il pastore nigeriano Martins Taiwo e il
pastore della chiesa protestante di lingua francese Fenosoa Andriamitandrina con
una folta delegazione della
sua chiesa. Le quasi due ore
di culto arricchite da più
messaggi biblici, dal canto e
dalla celebrazione della cena
del Signore, hanno dato ai
presenti un saggio della ricchezza nella diversità dei doni dello Spirito.
L’esperienza del lavoro
della Cerne è anche questo:
incontro fra sensibilità ed
esperienze di vita diverse.
Come è stato rincontro con
Aso Agace, curda, che la sera
del sabato ha raccontato gli
orrori della persecuzione turca contro i curdi, ma anche il
lavoro che Hinbun, la sua associazione, svolge a Berlino
fra gli esuli per aiutarli a preservare la loro identità ma
anche a far crescere la coscienza dei diritti e dei doveri
legati alla loro nuova cittadinanza tedesca.
Alla presenza di Manfred Stolpe e del cardinale Edward Cassidy
Festeggiato il 75° anniversario della chiesa luterana di Roma
BARBEL NAEVE
IL 19 ottobre la comunità
iuterana di Roma ha festeggiato il 75° anniversario
della dedicazione della sua
chiesa. Al centro dei festeggiamenti, e non per caso, il
tema «stato e chiesa», perché
la costruzione di questo edificio di culto è il risultato delle strette relazioni esistenti
fra stato e chiesa ai tempi
dell’impero tedesco.
Per interessamento e con
un sostegno finanziario notevole dell’Imperatore Guglielmo II, che fece fare i progetti
al suo architetto Franz Heinrich Schwechten, il costruttore della Gedàchtniskirche a
Berlino, il 2 giugno 1911 venne posta la prima pietra. 1
presupposti per questa costruzione si erano avuti solo
alla realizzazione dell’unità
d’Italia che aveva portato alla
dissoluzione nel 1870 dello
Stato della Chiesa. Precedentemente (la comunità luterana esisteva sin dal 1817) gli
evangelici potevano esercitare il loro culto solo all’interno
dell’ambasciata prussiana.
Durante la prima guerra
mondiale la chiesa si trovò
nuovamente sottoposta a
enormi tensioni per la situazione politica, così che l’edificio potè essere inaugurato
solo il 5 novembre 1922.
Per motivi storici, quindi,
ma anche di attualità, il Consiglio di chiesa ha chiesto al
presidente del Consiglio del
Land di Brandeburgo, Manfred Stolpe, di tenere la conferenza celebrativa sul tema
«stato e chiesa». Stolpe ha
analizzato la situazione del
Brandeburgo ai tempi deila
Ddr, nei momenti difficili
della sollevazione prima e
dopo la caduta del muro, e
ancora nel presente con le
questioni non ancora risolte.
In particolare il problema
dell’insegnamento della religione, proprio nel Brandeburgo, dove solo più il 30%
della popolazione è rimasta
cristiana, rende questo argomento di attualità.
Manfred Stolpe ha sottolineato la necessità di render
visibili alla società odierna i
principi di fede cristiani. Rifacendosi alla Dichiarazione
di Barmen ha affermato: «È e
rimane compito delle chiese
richiamare i governi e i governanti alle loro responsabilità». Inoltre la «Dichiarazione comune del Consiglio
della Chiesa evangelica e della Conferenza episcopale tedesca» del 22 febbraio 1997
sull’economia e sulia società
è esemplare per un futuro di
solidarietà e di giustizia, e
merita la più alta attenzione
sia dei dirigenti delle chiese
sia delle comunità.
La seconda voce della conferenza è stata quella del
card. Edward Cassidy, presidente del Pontificio Consiglio
per la promozione dell’unità
dei cristiani che ha parlato
sulla collaborazione fra luterani e cattolici negli ultimi 75
anni. «Da una situazione di
isolamento e di pura tolleranza - ha detto Cassidy siamo arrivati alla profonda
comprensione reciproca che
siamo fratelli e sorelle dell’unico Signore Gesù Cristo e
che abbiamo una reaie comunione in quanto membri
della sua comunità». Manca
ancora la completa unità visibile che è comunque lo scopo del dialogo teologico attuale. Sono già stati fatti notevoli passi avanti: «Concordiamo nella comprensione
cristiana fondamentale della
nostra giustificazione davanti
a Dio». Il tempo dei conflitti e
delle scomuniche è finito «e
ora riconosciamo insieme prosegue Cassidy - che c’è
una sola possibilità per la nostra salvezza, Gesù Cristo...
Per questo nella dichiarazione comune sulla dottrina della giustificazione abbiamo
potuto affermare: “Le chiese
luterane e la Chiesa cattolicoromana hanno ascoltato insieme il lieto messaggio della
Sacra Scrittura. L’ascolto comune e i colloqui teologici
degli ultimi anni ci hanno
guidato a una comune comprensione della giustificazione... Nella fede abbiamo ia
stessa convinzione che ia
giustificazione sia opera del
Dio trino” (n.14-15)».
Queste nuove relazioni che
ii papa Giovanni Paolo II, nella sua enciclica «Ut unum
sint», definisce «fraternità riscoperta», non si limitano
all’ambito dei dialogo teologico: «Noi cattolici, come anche i luterani, abbiamo cominciato a prender parte alia
vita dell’altra comunità... Non
siamo più solo rispettosi reciprocamente». Un segno recente di questo, secondo Cassidy, è l’accoglienza «nell’amore fraterno e nella condivisione» che gli è stata riservata a Hong-Kong in occasione deir assemblea della Federazione luterana mondiale.
Concludendo, il cardinale
ha sottolineato che la presenza permanente a Roma di
una comunità evangelica luterana è importante. «La Santa Sede e il Consiglio pontificio per la promozione dell’unità cristiana sono lieti del
contatto personale costante
e stretto con la Chiesa evangelica luterana, favorito dalla
sua vicinanza a noi e dalla
sua partecipazione alla vita
della città di Roma... Se la vostra chiesa e ia vostra comunità non fossero qui, nei nostri contatti ecumenici quotidiani mancherebbe un partner ecumenico molto apprezzato».
Anche il ministro degli Interni italiano, Giorgio Napolitano, nel suo saluto, ha apprezzato la presenza della
comunità luterana nella città
di Roma.
Nobel per la pace al movimento antimin
una vittoria anche delle chiese
GINEVRA — Reazioni positive dalle chiese aliai, dell’assegnazione del Premio Nobel per la pace alla «Cam'***
internazionale per la messa al bando delle mine» e a Jn/'
liams, coordinatrice del movimento. Un successo anche^
f ne/
Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese
che ha sostenuto con vigore i’iniziativa sin dal 1995^ mr >
giando le chiese membro nella raccolta di firme presso i*""
munità locali, contro ia fabbricazione delle mine antipep
In un messaggio in occasione della Conferenza diploipatj
Oslo in settembre il segretario del Cec, Konrad Kaiser c
auspicato il raggiungimento di «un trattato di messa al b'*
reale senza esenzioni e riserve, ratificato da tutte le nazi*
«Le chiese - ha dichiarato di recente un portavoce del CecJ
vono in prima persona l’esperienza deile terribili sofferena'
flitte da questo tipo di ordigni agli individui più vulnerab®
le zone di confiitto. È inaccettabile che l’uso indiscriminai
queste armi venga ancora giustificato da alcuni statici
questione di sicurezza nazionale». Congratulazioni per fj
gnazione del Nobel sono giunte anche dal Segretario gen«
della Federazione luterana mondiale (Firn), IshmaelM
«Faccio appello alle chiese membro - ha detto Noko - dj]
doppiare gli sforzi presso i rispettivi governi affinché sottoi
vano nel dicembre prossimo a Ottawa il Trattato contro qm
tipo di armi». Le chiese luterane di Australia, Canada, Etk
Germania, Senegai e Usa sono membri attivi della Cam^
internazionale vincitrice del Nobel per la pace.
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é Clement janda nuovo segretario della!
ADDIS ABEBA — È il pastore anglicano sudanese Cb
Janda, 56 anni, il nuovo segretario generale della Conferà
delle chiese di tutta l’Africa (Ceta), che ha concluso il 7 (
bre scorso ad Addis Abeba (Etiopia) la sua settima asseni|
generale. Janda prende il posto dell’angolano José Chip^
che ha ricoperto la carica negli ultimi dieci anni. La Cetal
riunisce 142 chiese africane, ha anche eletto il suo nuovoi
sidente: è il presidente della chiesa metodista del Ghl
Kwesi Dickson, che succede all’arcivescovo anglicano]]
smond Tutu, premio Nobel per la pace. (ji
Una keniota a capo dell'Ywca
LONDRA — Ha 43 anni, è luterana e viene dal Kenia,
simbi Kanyoro, la nuova segretaria generale deH’Unionei
stiana delle giovani (Ywca). Negli ultimi nove anni ha rico[
un incarico direttivo nel Dipartimento per la missione e te
luppo delia Federazione luterana mondiale. L Ywca è
grande e la più antica organizzazione femminile del mi
riunisce circa 25 milioni di donne in oltre 100 nazioni. M
fuma
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La chiesa africana che cresce di più
ADDIS ABEBA — «Siamo la chiesa africana con ii pii
tasso di crescita»: così ha dichiarato Yadessa Daba, presids
della Chiesa evangelica etiopica Mekane Yesus (Eecmyl.i
condo dati forniti a una conferenza stampa tenuta nel
della recente Assemblea della Conferenza delle chiese di
l’Africa (Ceta) ad Addis Abeba, la Eecmy (fondata da
nari luterani nel 1959) conta oltre 2 milioni di fedeli
popolazione di 56 milioni (40% musulmani, 35% ortodoi
cresce di circa 200 mila membri ogni anno.
Ic|qi
11 pensi
■ Brasile: Evangelo e salute
nòria
fl, eia
ncia
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RIO DE JANEIRO — 1 180.000 membri della Chiesa metoii
di Rio de Janeiro sono fortemente impegnati tramite Evai
med, una ciinica mobile con un medico, un dentista e un'to
miera. Rimanendo parcheggiata per un mese vicino a unac
sa metodista in uno dei quartieri poveri della città la clinii^
spensa cure mediche ed evangeiizza le persone con cuivief
contatto. È stata donata dalla Chiesa metodista unita di Cd
di Memphis (Tennessee). Il direttore, dott. Wilson Bonfi®!
informato che nella prima chiesa presso cui la clinica si èf
poggiata, 50 persone nuove hanno preso a frequentare i c™!
di queste, 30 sono diventate membri di chiesa. (World W
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Slovacchia: crescita dei metodisti
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BRATISLAVA— In Slovacchia la Chiesa metodista è uprovata dalia lunga parentesi della dittatura comunista:
zio degli Anni 90 contava solo tre comunità e due pastori®
nati. Oggi ci sono quattro pastori e diversi studenti in teol"
le chiese costituite sono cinque e vi sono cinque altre chii
formazione, mentre si stanno per aprire due nuove stazio'
evangelizzazione. E tutto ciò nonostante il piccolo nuni®
membri: 300 in piena comunione e una popolazione dii
persone. Questa crescita è dovuta in buona parte al «C®
ting Congregations program» lanciato dal Consiglio
per il quale diverse chiese metodiste degli Stati Uniti si
impegnate a sostenere in preghiera e finanziariamente •
scita di nuove comunità. Sono così sorte dal 1992 nell B
ropeo un centinaio di nuove congregazioni, rnentre oi
sono nate in altre parti del mondo. (World r
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Azerhaigian: arrestati due battisti
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ALIABAD — Il Segretario generale della Federazione
europea (Ebf), Karl Heinz Walter, ha inviato una lettera
sidente dell’Azerbaigian per protestare contro l’arresto'
store Zaur Balaev e di un diacono della Chiesa battista
bad. Secondo una relazione giunta alla Ebf, i due uom")jj
stati arrestati e incarcerati solo perché ricoprono poso
sponsabilità nella loro chiesa. Nella sua lettera Walter ha ,
dato al presidente azero che è già la seconda volta che 0
tisti di Aliabad vengono arrestati e che si tratta di
trarie al rispetto dei diritti umani e delle garanzie di Im
ligiosa. «Possiamo assicurarle che i membri delle
E.® il ai
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ste sono sempre stati cittadini leali dei paesi in cui
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in contempo insistiamo per il rispetto della liberta
ogni persona», dice Walter nella sua lettera
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31 OTTOBRE 1997
PAG. 5 RIFORMA
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i Campi
Un importante convegno si è svolto a Torino nei giorni 9-10 ottobre
il Piemonte e la tradizione federalista
¡timonianze e ricordi nelle parole dei protagonisti e di alcuni studiosi coinvolti
pel pensiero europeista. La lotta al nazifascismo accomunò molti europei
prnEBICA TOURN
Mando ì mazziniani
Affidano viva l’unità,
fa rispondere viva gli
miti d’Italia» dice NorAobbio citando Cattai&a stato proprio lo sto*’ lo Cattaneo a parlare,
ja prima metà del secoiiso, di un federalismo
ipettasse il ruolo delle
amie locali e delle di„esperienze regionali
Indizione italiana. Catfu maestro di Einaudi,
Jni e Gobetti; parlò anfegli «stati uniti d’Euro-rande tema di questo
[¿, spaventando monare mazziniani, che vede»ael federalismo soltanto
fantasma di patria»,
indo mi sposai - racconta
¡io-ilmio maestro Gioeàri si offerse di regalar2se ClenjKn'operfl della sua biblio
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[torà mi feci ardito e gli
¡70 volumi degli scritti
neo, che lessi nei due
idi occupazione tedesca,
no mai stato un fedemilitante, ma solo un
nte: d’altronde tutUfascismo laico era an'mlista; il mio contriè stato più culturale che
ico: nel luglio del 1945
tlicai appunto una racdi scritti cattaniani sul
iismo interno, "Stati
’talia”. Il fondamento
wUsta di Cattaneo era
jgico, basato sulla conine che lo stato centrale
§_^nque dispotico, cesa"^mtativo della libertà».
Vertice europeo a Roma (1957)
La testimonianza e i ricordi
di Norberto Bobbio hanno
introdotto il convegno su
«Europeismo e federalismo
in Piemonte tra le due guerre
mondiali, la Resistenza e i
trattati di Roma (1957)», che
si è svolto a Torino presso la
Fondazione Einaudi il 9 e 10
ottobre. Sono seguiti gli interventi di Valerio Castronovo, Alberto Gabella e Sergio
Pistone, che hanno delineato
la storia del movimento europeista italiano in questo secolo, fermandosi sui grandi
protagonisti del dibattito sul
federalismo: innanzitutto
Luigi Einaudi, che nel 1918
sosteneva che il nazionalismo fosse un flagello da eliminare se non si voleva incorrere in una nuova guerra;
poi Altiero Spinelli, che con
Ernesto Rossi nel 1941 redasse il «Manifesto dì Ventote
CL
ue fondamenti della Riforma
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pò riassumere in cinque
ài, ciascuna delle quali
' ncia con la parola latiatisolus», declinata in
» 0 «soli».
ALDO COMBA__________
[UOL dire «soltanto per
' ' le». In realtà questa è
|tia abbreviazione che, co^tutte le abbreviazioni, rida di creare qualche ma"^so. La frase completa è
|sta: «Salvati per grazia
patite la fede». Chi ci salatili ci perdona, chi ci ridia con se stesso è Dio.
sta sua azione si chiama
?azia. Fede vuol dire solato che siamo certi, siamo
^nti che il perdono di
P ò autentico e totale, e
itale lo accettiamo,
corre aggiungere che
!?tjPaolte persone la «fede»
Passo intesa come adeintellettuale, come se
flesse dire «tenere per
EÌ delle proposizioni dogche». Certo c’è anche
pasto elemento: se una
ptsona ritiene che Dio
g asista non può certo fìI ii'di lui; ma l’essenziale
^•a fede è la fiducia, la
Unzione profonda che
fcTiama e che è fedele.
Intero morendo diceva:
amo tutti mendicanti»;
non vuol dire che siamo dei
miserabili; vuol dire che
l’essenziale, cioè la vita, la
salvezza, la vita eterna, le
possiamo soltanto ricevere.
La fede non è uno sforzo,
non è una specie di impegno o di lotta che sarà ricompensata, non è un pagamento anticipato o posticipato. Fede è accettare da
Dio la sua grazia come un
neonato accetta dalla mamma nutrimento e affetto.
L’espressione tradizionale «salvezza per fede» rischia dunque di essere
fuorviarne perché fa della
fede una sorta di opera o
esercizio. La frase polemica di certe persone è, sotto
questo aspetto, molto illuminante: «Noi dobbiamo
fare delle opere, ma per 1
protestanti basta credere».
Come se per gli uni la grazia costasse molto e per gli
altri costasse poco. Anche
in questo caso si riduce la
fede a una sorta di prestazione, magari minima...
Credere è ricevere. Fede è
fiducia. Pochi lo capiscono
davvero. «Dinanzi a Dio
siamo tutti mendicanti,
questa è la verità». Il dono
della grazia di Dio è così
grande e così meraviglioso,
che non solo ci perdona,
ma ci chiama a essere discepoli riconoscenti.
teligli
ios*i
Per la
[Pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
ne», considerato l’atto di fondazione del movimento federalista europeo, e ancora Carlo Rosselli, Augusto Monti, e
poi Vittorio Foa, Franco Venturi e i valdesi Mario Alberto
Rollier e Gustavo Malan, grazie ai quali il federalismo sarebbe diventato patrimonio
della Resistenza.
«Abbiamo bisogno non di
uno stato basato sulle autonomie ma limitato dalle autonomie», incalzava Rosselli alla
caduta del fascismo: erano
stati l’assetto europeo e le
barriere doganali a portare
l’Italia alla guerra. Il manifesto di Ventotene diceva proprio questo: per superare la
crisi politica e riprendere il
cammino del progresso non
si può tornare al vecchio sistema di governo prefascista
con le sue riforme, e all’Internazionale socialista (che la
guerra rivelerà non essere altro che una confederazione di
partiti nazionali) ma si deve
creare un vero organismo sovranazionale federativo basato su un nuovo patto fra i popoli. «Le brigate internazionali accorse a combattere Franco
e il fascismo nella guerra di
Spagna del 1936 in nome di
valori superiori a quelli nazionali, come la libertà, la democrazia e la giustizia - spiega Gabella - hanno europeizzato la guerra: la resistenza
“trasversale” al nazifascismo
ha accomunato per la prima
volta gli europei».
Già nel 1918 anche Giovanni Agnelli e Attilio Cablati
si pronunciano a favore di
una federazione di stati con
una moneta unica e la libertà
di scambio in «Federazione
europea, lega delle nazioni»,
individuando i vantaggi economici di una soluzione federativa. La strada maestra
però, pensava Einaudi, era
pur sempre l’unificazione politica: il resto sarebbe venuto
con il tempo. Nel 1954, al momento del fallimento della
Ced (la Comunità europea di
difesa, che prevedeva fra l’altro la formazione di un’assemblea comune per la definizione di istituzioni federali)
si arrivò vicino alla Federazione europea: «Oggi siamo
di nuovo allo stesso punto» ha
sottolineato Pistone. E allora
ricordiamo ancora Spinelli:
«Chi non vuole l’unificazione
europea è il vero reazionario,
indipendentemente dal partito a cui appartiene».
Altri interventi al convegno
Il contributo dei valdesi
al movimento federalista
AUGUSTO COMBA
IL Convegno comprendeva
una serie di interventi biografici su personalità piemontesi, attive nelle fila federaliste tra gli Anni 30 e la fine
degli Anni 50. Corrado Malandrino ha rievocato la figura, oggi un po’ dimenticata,
di Filippo Burzio, che seppe
unire doti di scienziato, di
scrittore e di filosofo della
politica. Di spiriti liberali, antifascista, direttore de «La
Stampa» fra il 25 luglio e l’8
settembre e poi nuovamente
nei primi anni del dopoguerra, in vari articoli espose la
sua personale concezione
europeista.
Umberto Morelli ba descritto un altro peculiare tipo
di federalismo, quello di Luigi Einaudi il quale, partendo
dalle sue posizioni di grande
economista liberista, fu un
autorevole teorico dell’unità
europea, senza impegnarsi
nell’azione politica; ma dalla
sua concezione prese le mosse il gruppo di Ventotene.
Chi scrive queste note ha
parlato di Aldo Garose!, oggi
ultranovantenne, in parte utilizzandone un carteggio con
Galante Garrone. Antifascista
militante sin da giovanissimo.
Garose! è stato attivo a fianco
di Carlo Rosselli in Francia e
in Spagna e poi, durante e dopo la Resistenza, fervido collaboratore di Rossi e Spinelli;
inoltre è fecondo scrittore su
temi del federalismo e della
storia del Risorgimento. Gustavo Malan ha espresso la
sua prima testimonianza di
I protagonista, completando e
1 talora correggendo con la
Il teatro «estremo» dei giovani autori britannici
Gli orrori della guerra e del quotidiano
PAOLO FABBRI
La riapertura di un teatro è
sempre una bella notizia,
e è bello che il Crt-Centro ricerche per il teatro inauguri
la propria attività nel Teatro
dell’Arte di Milano, con una
rassegna del teatro londinese,
rassegna che si propone di
estendere volta a volta a altre
città europee. Barbara Nativi
si è assunta il compito non facile di presentare Blasted,
della ventitreenne Sarah Rane, forse la più estrema dei
giovani drammaturghi che
fanno di Londra il centro del
teatro di ricerca più trasgressivo. Un teatro in cui i grandi
eventi della storia, i problemi
sociali 0 politici sono visti essenzialmente in chiave esistenziale, senza perdere necessariamente di vista la dimensione etica.
Il problema che tocca la
giovanissima autrice è quello
della violenza, che viene vista
nei rapporti interpersonali,
nei rapporti sociali e quasi
come entità maligna da esorcizzare. Lo spunto e l’ambiente vengono dalla guerra
nell’ex Jugoslavia, un terreno
dove la dignità non esiste e la
libertà significa arbitrio. In
una lussuosa camera d’albergo un giornalista in disfacimento fisico e morale, diven
tato killer a pagamento, incontra una ragazza psicolabile di cui evidentemente abusa
da tempo e vuole imporle il
consueto, squallido rito erotico, ma trova in lei una sia pur
confusa presa di coscienza di
essere considerata un oggetto da usare. L’uomo vuole la
donna e cerca di provocarla
in ogni modo, la bacia a forza,
quasi la violenta. Ma la ragazza sembra diventata un’altra
e mette sotto accusa il cinismo di lui, che in fondo è vigliaccheria.
L’incontro diventa uno
scontro in cui la giovane alla
fine cede, mossa più da compassione per il personaggio
che sta rapidamente precipitando verso l’annullamento
di se stesso piuttosto che dalla pressione di lui. È a questo
punto che entra in scena un
soldato sbandato, che si inserisce nel gioco squallido dei
due, in un crescendo di violenza, quasi entrasse in scena
la guerra stéssa, con le sue
«pulizie etniche» realizzate
con una violenza inimmaginabile. Dopo un racconto allucinante e allucinato di alcune operazioni belliche con
l’uccisione nei modi più atrocemente crudeli di civili, sia
donne sia uomini, il militare
violenta il giornalista poi gli
mangia gli occhi, con un ge
RIFORMA
ITALIA
ABBONAMENTI 1998
ESTERO
- ordinario
- ridotto
- sostenitore
- semestraie
105.000
85.000
200.000
55.000
■ ordinario
- via aerea
- sostenitore
- semestraie
160.000
195.000
250.000
80.000
cumuiativo Riforma ■r Confronti £ 145.000 (solo Itaiia)
Per abbonarsi: versare l'importo sul ccp n. 14548101
intestato a Edizioni Protestanti s.r.l., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino.
sto che allude simbolicamente alla sua cecità di fronte agli
orrori della guerra e anche alla volontà di renderlo cieco
perché quegli orrori non si
vedano.
A questo punto è chiaro che
il racconto perde ogni pretesa
di veridicità per diventare puramente allegorico. Non stupisce quindi che nella scena
successiva compaia il giornalista cieco e insanguinato, con
il corpo del soldato coricato
in terra, mentre entra in scena la ragazza, fuggita nel frattempo, con in braccio una
bambina ferita e morente. La
bimba muore, viene seppellita sotto il pavimento, il giornalista implora la giovane di
dargli una pistola per farla finita. La violenza ormai dilaga
in un vortice senza limiti; il
giornalista giunge al punto di
mangiare il cadavere della
bambina, quasi volesse, con
un rito primitivo, acquisire
l’innocenza della piccola, e si
distende al suo posto.
Il testo manca di una struttura accettabile ed è abbastanza evidentemente frutto
dell’ingenuità e dell’ardore
giovanile dell’autrice. C’è
però una denuncia che si avverte autentica e forse anche
una denuncia generazionale.
Come potete sopportare che
questo avvenga? sembra gridare Sarah Rane agli spettatori e al mondo intero. La violenza insita nel testo viene
proposta da Barbara Nativi
con grande delicatezza e non
la si percepisce in modo disgustoso. Nella seconda parte
le scene di cannibalismo sono
appena adombrate e addirittura lo spettacolo perde in
tensione. Comunque una
buona prova della regista e di
tutti gli attori, il cui compito
era tutt’altro che facile.
consueta acutezza le affermazioni dei relatori.
Cinzia Rognoni 'Vercelli ha
aperto la serie degli interventi della seconda giornata con
una bella relazione su Mario
Alberto Rollier, collocato sullo sfondo del mondo valdese. Pietro Polito, studioso del
pensiero di Norberto Bobbio,
ne ha esposto con fine penetrazione l’europeismo e il federalismo, individuandone le
fonti e le peculiarità. L’azione
politica europeista molto incisiva di Enzo Giacchero,
parlamentare democristiano
poi passato negli Anni 60 su
altre posizioni, è stata il tema
di Alfredo Cañavero. Augusto
Monti, che nel liceo «D’Azeglio» di Torino seppe formare fra i suoi allievi vari dirigenti della lotta antifascista, è
stato rievocato da Piero Graglia, un giovane studioso il
cui volume, edito da II Mulino, su Unità europea e federalismo da Giustizia e libertà
ad Altiero Spinelli (1996) costituisce attualmente un’ottima sintesi dell’argomento.
Di notevole spessore scientifico è stata la relazione di
Leo Casalino su uno dei molteplici aspetti della personalità di Franco Venturi, cioè
quello di animatore culturale
e politico del movimento di
Giustizia e libertà. Guglielmo
Usellini, dapprima Rifugiato
in Svizzera come federalista
divenne poi, come segretario
deirUef, dirigente del movimento internazionale; su di
lui si sono aggiunte, alla lettura del testo di Cristiano R.
Merlo, il commosso ricordo
di Gianni Merlini e le affettuose testimonianze di Alberto Cabella e Anna Anfossi. Un vivace esponente del
gruppo storico del Mfe, Andrea Chiti Batelli, ha affrontato il compito non facile di
descrivere le implicazioni federaliste del progetto politico in base al quale Adriano
Olivetti diede vita^al «Movimento comunità».
Nel luglio 1952 a Torino è
stato fondato l’Istituto universitario di studi europei,
tuttora in funzione, la cui importanza per l’apporto di
idee, per l’influsso sul Movimento federalista e per la formazione di importanti dirigenti delle istituzioni europee è stata, specialmente negli anni passati, fondamentale. Nel descrivere questa istituzione Giuseppe Porro ci ha
tenuto a fare notare che il
«padre» di essa era lì presente, nella persona di Gustavo
Malan: un’affermazione sottolineata dal caloroso applauso dei presenti. Infine
Fabio Zucca ha richiamato
alla memoria dei torinesi in
grado, per età, di averlo avuto
come sindaco, l’avvocato
Amedeo Peyron, che negli
anni del centrismo volle mettere la sua autorevolezza al
servizio degli ideali europei.
A conclusione della mattinata e della giornata del 10
ottobre si sono avuti dibattiti
non lunghi ma significativi,
grazie in particolare agli interventi di protagonisti come
Gustavo Malan e Alberto Cabella. Nella nascita dell’europeismo e federalismo italiano
la componente piemontese
ha avuto una parte di rilievo;
a sua volta il Mfe del Piemonte ha avuto alle sue origini
l’impulso del gruppo valdese
creato da Mario Alberto Rollier e animato da Francesco
Lo Bue. In conclusione il
convegno ha dato nel suo
complesso un apporto storiografico importante, mentre
ha indicato la via per un ricupero degli ideali federalisti e
europeisti, oggi necessariamente destinati a volgersi
verso il più ampio orizzonte
mondiale.
6
PAG. 6 RIFORMA
■ISI
VENERDÌ 31 OTTOBrp
Le riflessioni di un gruppo di evangelici milanesi sui temi del documento «Bioetica, ricerca e orientamenti»
;iare le relazioni umane, non i principi astratti e assoluti
Il richiamo alla responsabilità e alla condivisione, tipico dell'etica protestante, costituisce un vincolo ma è anche unico
fondamento di libertà. Sui temi etici è necessario privilegiare le relazioni umane che sono l'essenza della nostra vita
Privilegi
Nell’autunno 1995 l’assemblea della Chiesa valdese di Milano ha promosso la costituzione di un gruppo di studio per riflettere su alcuni temi di bioetica dal punto di vista di una comunità cristiana. Agli incontri hanno partecipato una decina
di membri delle chiese battista, metodista e valdese con diverse
competenze. L’esame del documento »Bioetica, ricerca e orientamenti», prodotto dal gruppo di lavoro della Tavola valdese e
pubblicato da Riforma nel luglio 1995, è stato il punto di riferimento del gruppo di studio per i temi: procreazione assistita,
ricerche sull’embrione umano, interruzione volontaria della
gravidanza, trapianto degli organi, cure palliative e eutanasia. Ne riprendiamo alcuni.
SERGIO BROFFERIO
UN problema molto complesso e molto dibattuto
riguarda la possibile applicazione a livello germinale delle
metodologie di terapia genica sperimentate su cellule somatiche. Sebbene sia per il
momento improbabile che
ringegnerizzazione di cellule
embrionali possa dare qualche risultato, l’inserzione di
geni trasmissibili alla prole
genererebbe di fatto delle vere e proprie «sottopopolazioni» geneticamente modificate e virtualmente resistenti a
specifiche patologie, all’interno della razza umana. Dati
i costi elevatissimi delle terapie a livello genico, è evidente che la quasi totalità delle
popolazioni di paesi poveri
non potrebbe avere accesso a
queste cure: potrebbe quindi
evidenziarsi una linea di demarcazione non solo economica, ma anche genetica, tra
nord e sud del mondo.
Va quindi esercitata un’attenta vigilanza sull’uso deteriore di qualsiasi scoperta
scientifica, senza però escludere in modo pregiudiziale
l’impiego di strategie eticamente accettabili di studio
della complessità degli esseri
umani e del creato. Sembra
ad alcuni di noi che l’atteg
giamento di sostanziale chiusura nei confronti del progetto genoma umano, che traspare dalla tesi 2.21 del documento, sia guidato da una
tendenza di fondo di carattere pregiudiziale. Il progetto
genoma è una gigantesca iniziativa di carattere scientifico
che mira alla mappatura dell’intero patrimonio genetico
della specie umana, il cui fine
è evidentemente quello di individuare i geni che nella specie umana sono responsabili
potenzialmente di tutte le patologie ereditarie a tutt’oggi
conosciute. Lo scopo è evidentemente terapeutico: possedendo la sequenza corretta
del gene la cui alterazione è
responsabile di una malattia,
la terapia genica potrebbe
consentire la cura della patologia, attraverso la sostituzione del gene «malato», con l’omologo gene corretto.
Esistono già alcune esperienze preliminari nel trattamento di alcune gravi patologie del sistema immunitario
nei bambini. Pur concordando che debba essere esercitato un controllo rigoroso e inflessibile sull’impiego di queste scoperte, per prevenirne
applicazioni deteriori o non
prioritarie (miglioramento
delle razze, discriminazioni
tra sessi o razze, finalità co
smetiche ecc.) alcuni di noi
ritengono che la portata e il
potenziale del progetto genoma, e le relative applicazioni,
ne giustifichino il completamento, lo sviluppo in senso
unicamente terapeutico, e la
generale diffusione.
Si ritiene a questo proposito che la campagna in atto in
tutto il mondo di brevettazione estensiva di ogni scoperta
biotecnologica, e la vendita di
brevetti ad aziende farmaceutiche multinazionali, possa
rendere l’impiego terapeutico di tali scoperte inaccessibile a paesi in via di sviluppo! Al
contrario, la diffusione libera
di metodologie innovative nel
campo della genetica medica
e molecolare, e quindi la gratuità di accesso alle tecnologie terapeutiche più avanzate,
potrebbe costituire elemento
di riconciliazione e non di
sfruttamento nei confronti
dei paesi del sud del mondo.
Trapianto di organi
I principali problemi dei
trapianti d’organo sono, al
momento attuale, la scarsa
disponibilità di organi e gli
elevati costi economici. L’Italia è il paese in cui si effettua
il minor numero di trapianti
per anno in Europa occidentale a causa della scarsa disponibilità di organi. È quindi
utile che si favorisca la cultura del dono degli organi e una
corretta informazione sul
prelievo degli organi da cadavere. 11 trapianto di organi
(tranne quello della cornea) è
una tecnica cosi complessa
che richiede personale altamente specializzato per cui è
difficile immaginare un laboratorio clandestino per il trapianto. Inoltre la disponibilità
di strutture di rianimazione
per potenziali donatori deve
tener conto di tutti gli altri tipi di richieste di rianimazione
(incidenti, operazioni, ecc.).
Si tratta del solito problema di allocazione di risorse
limitate: si deve decidere se
utilizzare ingenti somme per
un numero molto limitato di
trapianti costosi (ad esempio
di fegato) oppure per altri tipi
di terapie meno costose di
cui potrebbe beneficiare un
numero molto maggiore di
persone. Non è costruttivo
affermare che la salute è un
diritto se poi non si sa come
assegnare una quantità limitata di risorse, per esempio
come assegnare i posti letto
alla rianimazione e ai donatori di organi. Non si può
quindi affrontare la problematica del trapianto di organi in base a principi astratti.
Cure palliative
e eutanasia
Il gruppo di studio ha affrontato l’esame di questi due
argomenti congiuntamente in quanto entrambi focalizzano temi etici che riguardano la morte quale unico fatto certo della vita biologica. Il documento, d’altra
parte, evidenzia che la vita,
in quanto consapevolezza ed
esperienza, non è solo un
processo biologico ma biografico, cioè esistenziale, storico e culturale.
La terapia del dolore è parte
integrante del ciclo terapeutico e assume particolare importanza nel caso di malattie
non guaribili e quindi suscettibili solo di una terapia palliativa. Si ricorre alla terapia
del dolore e alle cure palliative quando medico e/o paziente ritengono di essere alle
soglie di quel labile confine
oltre il quale le cure mediche
si trasformerebbero in accanimento terapeutico. La preoccupazione per la qualità
della vita nei suoi momenti
più dolorosi è uno degli scopi
della terapia del dolore e richiede conoscenze tecnicoscientifiche e umane che devono tenere conto delle caratteristiche individuali di ogni
paziente; inoltre anche in
questo caso le stmtture organizzative sono pesantemente
condizionate dalla situazione
economica e da una scarsa
sensibilità al problema.
Oggi una problematica come quella dell’eutanasia viene affrontata da specialisti o
da medici generici. La mancanza di una figura che accompagni il paziente nell’evoluzione della malattia accentua il dilemma accanimento-eutanasia; con un adeguato supporto il paziente
stesso potrebbe scegliere un
graduale abbandono delle
cure più aggressive a favore
di cure orientate alla sola
«qualità della vita».
Verso un'etica della
condivisione
Un momento di riflessione
generale alle discussioni è
stato offerto dalla presentazione, sintetica, del libro
«L’etica protestante» di Eric
Fuchs, ed. Claudiana. 11 messaggio biblico ci richiama aUa
nostra relazionalità con Dio e
il prossimo e la parola di Dio
ci mostra i limiti della nostra
creaturalità e contemporaneamente ci invita al rinnovamento esistenziale proposto nel Nuovo Testamento
dove Dio si è fatto prossimo
in Gesù Cristo.
L’intero messaggio
stabilisce l’a-priori della
messa, cioè l’annuncio
un’esistenza aperta aliai
ranza nonostante la fink
ne dell’uomo, la realtà dell
terdipendenza e l’esigenza"
responsabilità. La respoi
bilità è contemporaneami
un vincolo e una lil
stata sempre alla base dì
etica protestante, maanci
in ambito protestante si se
la necessità di evitate
aspetti di un’etica riduti
che impone la sottomissii
a valori astratti e assoluti
privilegiare le relazioni
traumane che sono Tessei
della nostra esistenza. In
ticolare un’etica basatasi
condivisione suggerisce
migliore gestione del progn
so tecnologico, una più
na accettazione delle respoi
sabilità e una valorizzazioi
della convivialità per
tare un futuro difficilmeni
prevedibile, con molte sit
zioni precarie al fine di
derlo sufficientemente sei
nibile (vedi: Giampiero C(
molli «Per un’etica della coi
divisione». Gioventù evani
ca, estate 1996).
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Un criterio, valido in ogni campo, reso «costituzionale» dall'Unione europea e dai lavori della Bicamerale
Il «principio di sussidiarietà» garantisce sia l'unità e la solidarietà che l'autonomia
lacchin
icora I
lesta li
iisione
iettora
di Villa]
FRANCO GIAMPICCOLI
Nei rapporti tra individuo
e società e tra raggruppamenti minori e maggiori quali
criteri di comportamento si
devono seguire? Il principio di
sussidiarietà ne indica due:
l’istanza maggiore non deve
mai soppiantare quella minore nel compimento di ciò che
questa è in grado di portare a
termine; mentre deve intervenire per supplire (nel senso di
aiutare, completare, non sostituire) l’istanza minore nei
settori in cui questa non arriva a portare a termine compiti che superano le sue possibilità di realizzazione. In altre
parole il principio di sussidiarietà coniuga un aspetto negativo del principio, il dovere
di non ingerenza delTautorità,
con un aspetto positivo, il dovere di ingerenza. Il primo
trae origine dal rispetto delle
libertà e delle autonomie; il
secondo esprime il fine di garantire l'unità sociale e la promozione di legami solidali. Il
principio di sussidiarietà riunisce quindi in sé due idee
antitetiche e nello stesso tempo di reciproca legittimazione. Da dove viene il principio
di sussidiarietà?
A parte lontane origini nella
filosofia di Aristotele riprese
da Tommaso d’Aquino, si può
dire che il principio è stato
concretizzato in campo calvinista e è stato elaborato in
campo cattolico. La struttura
sinodal-presbiteriana è di fatto basata sul principio di sussidiarietà, anche se questo
termine non vi compare. Cosi
infatti si esprimevano antichi
Sinodi riformati del ’500: al Sinodo provinciale e particolarmente al Sinodo generale verranno demandate soltanto le
questioni che nell’ambito delle sessioni dei Concistori e
delle Assemblee delle classi
non hanno potuto essere risolte 0 quelle che riguardano
tutte le chiese locali (Sinodo
di Emden, 1571); nelle assemblee maggiori non si tratti se
non di ciò che in precedenza
non si sia potuto risolvere in
quelle minori, o che riguardi
la totalità della chiesa o un
maggior numero di chiese (Sinodo di Herborn, 1586).
La Chiesa cattolica ha invece elaborato il principio di
sussidiarietà non per il proprio interno, bensì come un
principio guida della propria
dottrina sociale. Il primo a
elaborare il principio, coniando il termine «sussidiarietà»
fu il vescovo tedesco Ketteler,
deputato della Dieta di Francoforte a metà del secolo
scorso; egli sosteneva l’autonomia dei gruppi intermedi
(in particolare l’autonomia
comunale per ciò che concerneva le questioni sociali) collegandola al necessario soccorso statale in base a un criterio di prossimità: un aiuto a
distanza, da parte dello stato
risulta approssimativo e rischia di proseguire nel tempo
oltre il dovuto; un aiuto proveniente dal livello immediatamente superiore, e più vicino, non genera meccanismi
di pigrizia e di dipendenza
propri dell’assistenzialismo e
può essere così un aiuto pre
ciso e delimitato che non rende esangue Tassistito.
II principio di sussidiarietà
si fa strada in seguito nella
dottrina sociale della Chiesa
cattolica che a partire dall’enciclica Quadragesimo anno
(Pio XI, 1931) elabora una
«terza via» rispetto al liberalismo e al socialismo. Di fronte
al tema della riforma delle
istituzioni. Pio XI si pronuncia a favore di un ordine sociale che eviti di snaturare la
funzione degli enti locali,
enunciando un «principio
importantissimo» della filosofia sociale; «Che come è illecito togliere agli individui
ciò che essi possono compiere con le forze e l’industria
propria per affidarlo alla comunità, così è ingiusto rimettere a una maggiore e più alta
società quello che dalle minori e inferiori comunità si
può fare». L’autorità dello
stato quindi «rimetta a associazioni minori e inferiori il
disbrigo degli affari e delle
cure di minor momento» in
modo da poter «eseguire con
più libertà, con più forza ed
efficacia le parti che a lei sola
spettano, perché essa sola
può compierle: di direzione
cioè, di vigilanza, di incitamento, di repressione». Si attuerà così il «principio della
funzione suppletiva dell’attività sociale» che rafforzerà
l’autorità dello stato stesso.
Nei documenti papali e
conciliari dei successivi 65
anni il principio di sussidiarietà verrà richiamato e applicato a una vasta gamma di
ambiti sociali e politici. Senza
entrare nei dettagli, si può dire che nella elaborazione della dottrina sociale cattolica il
principio di sussidiarietà resta un’idea filosofica concernente l’organizzazione della
società senza arrivare a concrete traduzioni dell’idea in
termini di progetto giuridico.
Il carattere filosofico del principio di sussidiarietà costituisce quindi la forza e insieme
la debolezza del principio
stesso: forza perché dà voce a
principi e valori di solidarietà
sociale in funzione di un bene comune: debolezza perché
non sembra in grado di tradurre in concretizzazioni giuridiche le esigenze che pone.
Nel campo della filosofia
politica, il principio di sussidiarietà è stato ripreso in
connessione con le culture
che hanno dato un rilievo
preminente al federalismo.
Nella Germania tra le due
guerre, per esempio, il neoliberalismo della Scuola di Friburgo ha ridefinito il rapporto tra individuo (persona),
corpi intermedi e stato con
un’importante variante. Nella
concezione religiosa lo stato
doveva rispettare la libertà di
azione degli individui nella
scelta dei mezzi, mentre le finalità dell’organizzazione sociale erano date come verità a
priori (il bene comune) di
pertinenza dell’istanza superiore. Il neoliberalismo tedesco riconosce invece la flessibilità tanto dei mezzi quanto
dei fini. Esiste un bene comune, ma questo non è definito
come verità religiosa, bensì
riconosciuto sulla base del
consenso sociale. Lo stato deve quindi rispettare l’autonomia degli individui e dei
gruppi riguardo non solo ai
mezzi d’azione, ma anche alle finalità dell’organizzazione
sociale. Il dovere d’ingerenza
dello stato nel quadro del
principio di sussidiarietà riceve quindi una nuova legittimazione (il bene comune definito dal consenso) e nello
stesso tempo si pone il problema della distribuzione delle competenze tra individui,
gruppi e stato.
La necessità di dare una risposta a questo problema ha
quindi allargato il dibattito al
campo giuridico: è necessario, e possibile, operare una
trasposizione del principio di
sussidiarietà in norme giuridiche? Un punto focale di
questo dibattito in Germania
è rappresentato dalla querelle
intorno alla legge sulla gioventù del 1953. Una legge,
presentata nel 1922 al Parlamento tedesco, prevedeva la
possibilità che lo stato intervenisse in ultima istanza
creando istituzioni o sviluppando iniziative a favore della
gioventù laddove l’iniziativa
privata si dimostrasse insufficiente. La legge fu spazzata
via dalla presa di potere del
nazionalsocialismo, ma venne ripresentata nel 1953 nello
stesso schema, chiaramente
sussidiario, e con un esplicito
riferimento al principio stesso. Questa volta un accanito
dibattito si incentrò sulla parola gegebenfalls («eventualmente», «se del caso») che segnava in modo impreciso il
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^ di mancato recapito si prega restituire
presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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-"VIABILITÀ: QUALCOSA SI MUOVE — Dopo anni
R incontri, progetti più o meno alternativi fra di loro sulla
lUocazione di un eventuale casello, indecisione sul soggetj attuatore e gestore, qualcosa sembra muoversi sul comletamento dell’autostrada Torino-Pinerolo. Su iniziativa
1 consigliere regionale Bellion si sono riuniti intorno ad
iuu tavolo tutti i soggetti interessati; in discussione soprattutlio la questione del casello a Beinasco o a Volverá o altrove
Icora. L’arretramento, dice l’Ativa, comporterà minori in)iti e dunque è stato richiesto un maggiore finanziamento
Itale; le cifre però sono tutte da verificare. Non si andrà
Ja prossima edizione di Tuttomele in autostrada, come
_ieva ottimisticamente ipotizzato l’anno scorso l’on. Merlo,
[eneppure nel ’98, ma qualcosa si sta muovendo. Intanto
VAnas ha riasfaltato la circonvallazione di Pinerolo.
Delle
j.
I
venerdì 31 OTTOBRE 1997
ANNO 133 - N. 41
LIRE 2000
Il gazebo è gandhiano, ha
detto Bossi. E ne ha messi
su 2.610 soltanto nei 1.209
Comuni piemontesi per eleggere 34 rappresentanti all’assemblea costituente padana,
che sarà composta in tutto da
200 membri e avrà tempo sei
mesi per elaborare una «costituzione» della Padania. Anche
nelle nostre valli domenica
scorsa sono spuntati i gazebo,
dove si poteva andare a esprimere la preferenza tra sei liste
(per carità, per una costituente
che si rispetti ci vuole pluralismo) e scegliere per esempio
tra comunisti padani («un governo per tanta eguaglianza e
solidarietà»), cattolici padani,
destra padana (le camicie verdi, Panima dura dei leghisti),
o la «Stella polare - cittadini
LE COSIDDETTE ELEZIONI PADANE
IL GAZEBO
FEDERICA TOURN
non sudditi» (i pannelliani). I
leghisti a guardia dei gazebo
fanno volentieri gli onori di
casa (a Lusernetta il volontario mi fa vedere orgoglioso la
sua bandiera firmata da Bossi
e Cornino): espongono in bella vista spille e soldi finti
«lumbard», setacciano contributi per la sede del nascituro
parlamento. Segnano diligentemente i nomi di chi va a votare mentre gli «elettori»
prendono la scheda, si appartano dietro un precario separé di cartone e poi infilano il
foglio ripiegato in un’urna
(quando va bene: a Luserna
un anziano signore vota a
scheda aperta dietro indicazione della volontaria del
«seggio»). Qualcuno chiede
informazioni, i più passano
guardando torvi il banchetto e
i suoi avventori. «Si vergognano a venire a votare - mi
confidano i volontari - preferiscono andare in un altro paese, dove nessuno li conosce».
Già, tanto si può votare in tutta la provincia di residenza. E
allora come fare con eventuali voti doppi di militanti troppo solerti o di guastafeste depi statori? A Torre Pellice mi
dicono che guardano in faccia
le persone e fanno un segnetto accanto ai nomi di chi ha
«un’aria sospetta». «E poi i
nomi dei votanti finiranno tutti su un computer e in caso di
doppioni i voti in più saranno
depennati». Già, ma a quale
lista verrà tolto il voto di troppo? Alzano le braccia: «Mah,
l’importante è vedere quante
adesioni ci sono per la Padania». Comunista o pannelliana, purché Padania.
adacati e Skf
;omplica
imissione
ile liste
asi un giallo quello
lezioni alla Skf. PreviIzialmente per giovedì
:obre, saranno con tutta
ibilità rinviate (a martedì
Lfivembre? più avanti? quemomenlo di andare in
ichina col giornale non è
icora chiaro). Alla base di
cesta incertezza c’è una deisione della commissione
Pettorale dello stabilimento
iVillar Perosa che ha esclu. j »lalista presentata dall’Alp,
Ì sindacato autonomo dei lato nec® pinerolesi: «Le moti
nevanoli ^i™i - denunciano all’Alp
■nere l’te supposte carenze nella
i conce# tenmentazione e perché non
areilpti" la nostra adesione all’actà: gli al® ptdo del luglio ’93. Questo è
nsabile» La documentazione è
nteilcot tea integrata e non c’è nesfitareirf ¡»n punto del regolamento
elative. Pct l’elezione che dica che è
irrisoltOi' Scessario aderire aH’accordo
piodis«* luglio’93».
espresj In realtà la vicenda dela CostìtiJFammissione delle liste è più
ranocne «mplessa; in un primo temesco n po il rappresentante della Firn
tei astenne creando una situaù .”°’’jl bne di impasse. In una suc1 nTazi« riunione Alp veniva
jjjjt tenessa salvo poi ritornare
I (delegati (delle chiese evangeliche italiane trovano in Torre Pellice un punto di riferimento storico
II 1848 e la libertà sullo sfondo dell'Assemblea Fcei
GIUSEPPE PLATONE
inorai
■re an
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princjP
istitu»!
Un filo rosso attraversa la
riflessione introduttiva
che la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei)
fornisce ai suoi delegati nell’ambito dell’Assemblea nazionale che si svolge in questo fine settimana. Parlo della
questione della libertà che si
lega anche alla scelta, da parte della Fcei, della sede di
Torre Pellice per svolgere la
propria assise nazionale. Il
’48 è sullo sfondo di questa
scelta simbolica. È vero che
lo Statuto albertino (che concesse i diritti civili ai valdesi
e agli ebrei) fu promulgato a
Torino. E a Torino contiamo,
proprio nel teatro Carignano
(ma solo dopo avere celebrato un culto di lode a Dio) a
due passi dal Parlamento subalpino, domenica 22 febbraio 1998, ricordare questo
evento (e speriamo in quel
giorno di essere altrettanto
numerosi come avvenne nel
1848 quando i valdesi valligiani lo furono, e per di più in
corteo, a piazza Castello).
Scegliere Torre Pellice si
Un’immagine dell’Assemblea Fcei di Firenze (1988)
gnifica, per i delegati della
Federazione provenienti da
tutt’Italia, incontrare storicamente il mondo che gettò un
ponte tra l’Europa protestante
e l’Italia papalina. Senza quel
ponte non si sarebbe realizzato quello straccio di libertà
prodotto dalle Patenti albertine concesse controvoglia dal
re. «Ogni volta che la libertà
tramonta gli evangelici vengono emarginati; nella difesa
delle libertà e della laicità il
protestantesimo esprime un
suo contributo specifico alla
formazione del nostro paese»:
così afferma la relazione della
Fcei, e significativamente l’unica serata pubblica dell’Assemblea, giovedì 31 ottobre, è dedicata al tema della
libertà religiosa in Italia. Su
questo argomento il primo
passo l’ha già fatto il Sinodo
valdese ricordando che la ricorrenza del 1848 «non riguarda oggi unicamente la
minoranza valdese presente
alle valli valdesi o, più estesa
mente, le chiese evangeliche
in Italia, ma tutti i cittadini e
tutte le confessioni religiose».
Certo il tema della libertà
religiosa per gli evangelici che
hanno siglato le Intese con la
Repubblica è in un certo modo risolto. Perciò si preferisce
parlare della libertà degli altri.
Cioè di tutte quelle formazioni
religiose che non hanno potuto 0 voluto accedere a un pubblico riconoscimento. La strada giusta non è comunque
quella dei due metri e due misure (Concordato e Intese): la
libertà religiosa deve intrecciarsi al principio dell’eguaglianza di tutte le fedi. L’oWettivo è certamente lontano,
occorre lavorare per raggiungerlo. La riflessione sulla libertà religiosa non deve condurci a sentirci «beati possidentes» di un’Intesa che non è
risposta definitiva finché al
suo fianco esisterà un Concordato frutto diretto degli anni
del fascismo con la sua carica
di privilegi. Non ci si può attardare a un dibattito svolto
solo tra chi è già stato, come
confessione organizzata, costituzionalmente riconosciuto.
fiutila decisione dopo
P^eia* Ift sostanza han
ito stesi® j{!.Pesato i voti contrari di
e sue sii . ® Pali che hanno anche
incidei’** '“'acciato ricorsi nel caso in
azioni, liste di Alp fossero sta
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accettate. Fra l’altro molti
'''oratori avevano sottoscrit,io di in*!' ? te liste presentate dal sinpuò ini®! autonomo ed è presola che®’ afille che, in sede di votaursi in U esse avrebbero ottenuarticel®^’}? Significativi consensi visto
elevato numero di iscritti
stabilimento di Villar.
ae spostare le elezioni serve
jjteutre le tensioni, allora
lassiamo accettare questo
. U solo in que
" i’TnVi 1?, puntualizzano alla
La prossima settipotrebbe essere ricca di
A proposito di memorie storiche da restituire a tante cittadine della pianura piemontese, scegliamo a caso la situazione di Carignano. Qui si costituisce,
verso la metà del ’500, una chiesa evangelica numerosa e zelante, seguita dal
pastore dì Torino Alessandro Guyotin,
famoso letterato e giureconsulto del Contado di Avignone, bandito dalla sua patria per motivi di fede. La comunità di
Carignano chiede però un pastore stabile
e si rivolge alla chiesa italiana di Ginevra
indicando il nome di Girolamo Salvai, rifugiato di origine pinerolese. Ma il Coiicistoro di Ginevra decide di inviare Scipione Lentulo, il noto storico di origine
napoletana, il quale però rinuncia a recarsi a Carignano a causa di una violenta
persecuzione scatenata dall arcivescovo
di Torino al fine di disperdere tutte le comunità fondate dal Guyotin il quale a sua
volta dovrà fuggire, lasciare Torino e rifugiarsi a Ginevra. Ma la comunità di
Carignano, rimasta senza pastore, continuerà a riunirsi nelle case la domenica
IL FILO DEI GIORNI
CARIGNANO
ALBERTO TACCIA
mattina per pregare e leggere la Scrittura
e il pomeriggio per il catechismo, senza
temere di affrontare dispute nelle strade
e sulle piazze.
Il Lentulo non dimentica le comunità
della pianura e si recherà a Carignano
dove rimarrà per due mesi. Dopo la sua
partenza il gruppo evangelico, ridotto ormai a una settantina di persone, persevera in una coraggiosa testimonianza di fede sotto la guida di anziani e diaconi, ricevendo di tanto in tanto la visita notturna di pastori dalle valli valdesi. Per depistare i delatori vengono aperti dei passaggi nei muri interni delle case attigue
ai luoghi di riunione, per consentire le
entrate e le uscite da diversi ingressi. Ma
il capitano di giustizia Paride Provana,
«crudele e insidioso», dirige su Carignano per un’azione di dura repressione.
Viene arrestato Giovanni Mathurin, di
origine francese. Ottiene tre giorni di
tempo per scegliere tra l’abiura e il rogo.
La moglie, Giovanna Dratina, chiede di
potergli parlare. Gli aguzzini, pensando
che volesse convincerlo all’abiura, concedono il colloquio: ma essa lo incoraggia nella fede. Il 2 marzo 1560 salgono
entrambi sul rogo. Un cronista così commenta: «Piacque a Dio che pochi dì or
sono, si bruciasse un capo di quegli heretici con la moglie, il quale già molti
anni stando in Carignano, venuto di
Francia, havea avvelenato della sua maledetta heresia, infinite anime». Nel
1567 si svolgono ancora alcuni processi,
si verificano alcune abiure e molte partenze. Dopodiché cala il silenzio su que^
sta chiesa di confessori della fede, di
martiri cristiani dimenticati e rimossi
dalla coscienza di quelli di Carignano.
Occorre porsi dalla parte di
chi si sente discriminato, demonizzato, ghettizzato.
Nel ’600 i valdesi avevano
«un occhio in mezzo alla
fronte e mangiavano i bambini»: forse per questo si bruciavano i loro predicatori sui
roghi. Oggi, in modo meno
truculento, le discriminazioni
continuano. Si tratta di garantire ampia libertà a tutte le
confessioni che abbiano requisiti di serietà, trasparenza,
apertura. Solo nella misura in
cui le pratiche religiose intercettano il diritto penale lo
stato deve indagare e pronunciare giudizi. A noi che abbiamo sempre valorizzato il
nesso storico tra presenza
evangelica e libertà politica
(si guardi all’impegno dei
protestanti nel Risorgimento
italiano) la libertà degli altri
sta a cuore quanto la nostra.
Certo non si tratta di una libertà qualsiasi, valida per
ogni stagione, acquisibile a
buon prezzo. Una libertà religiosa che non sappia esprimere tolleranza, fraternità,
giustizia, eguaglianza, solidarietà puzza di bruciato.
È proprio sul terreno concreto che si misura la bontà di
un’idea che deve trovare in
questo paese una sua chiara
dimensione legislativa. Entrare in Europa significa anche
affrontare questo punto cruciale della nostra storia di
evangelici. Per questa libertà
abbiamo tenuto duro sapendo
che «dove c’è lo Spirito del
Signore, lì c’è libertà» (li Corinzi 3, 17). Sappiamo benissimo che questa libertà non è
mai compiuta. Costruendola
slamo caduti anche noi più
volte nelle semplificazioni,
nei pregiudizi. Ma in questo
navigare pericoloso, tra rischi
di naufragio sugli scogli di
nuovi clericalismi, autoritarismi, omologazioni, la parola
di Dio può orientarci. Da
questo continuo ritorno alla
sorgente che non muore, rinasce la nostra passione per la
libertà di ricerca, anche nel
campo della fede.
8
PAG. Il
CITTA A PORTE APERTE — È toccato a Torre Pellice
concludere domenica, dopo 6 mesi, l’iniziativa promossa
dalla Provincia di Torino «città d’arte a porte aperte», che
ha visto coinvolti ventuno centri tra piccoli e grandi. In
particolare ai tantissimi visitatori di Torre Pellice è stata offerta la possibilità di ripercorrere attraverso le visite guidate al Museo storico etnografico e al tempio valdese, oltre
che alle antiche borgate valdesi della montagna, il cammino della piccola minoranza protestante italiana. Agli appassionati di arte contemporanea hanno aperto le porte la Galleria d’arte contemporanea e la Galleria Tucci Russo, oltre
all’antica Tipografia subalpina. La giornata ha visto anche
il rinnovarsi del quarantennale gemellaggio con Guillestre,
da dove è giunta una folta rappresentanza, anche a bordo di
gloriose auto d’epoca (foto). Per grandi e piccini musica
giochi e spettacoli, oltre alle immancabili caldarroste; quest’anno ne sono state preparate ben 5 quintali.
CAMBIO DELLA GUARDIA IN PEDEMONTANA? —
La crisi nella giunta Cavallone che guida la comunità Pinerolese pedemontano a seguito delle ultime elezioni amministrative, apertasi a seguito delle dimissioni dell’assessore
Mauro Pons, rappresentante del Comune di Frossasco, non
sembra trovare una facile soluzione. A distanza di diverse
settimane dalle dimissioni l’ipotesi più accreditata vedrebbe
le dimissioni dell’attuale presidente, Luciano Cavallone, al
cui posto potrebbe essere eletto Luca Veltri, di Prarostino.
LUSERNA: NUOVA SEDE DELLA CNA — È stata inaugurata venerdì scorso a Lusema San Giovanni, in via 1 ° Maggio, una nuova sede della Cna (confederazione degli artigiani) e della Cogert, una cooperativa artigiana di garanzia che
da anni opera sul territorio. Diversi miliardi arriveranno agli
artigiani del Pinerolese grazie aH’attività delle due associazioni. A Lusema gli uffici resteranno aperti tutti i giorni, alternativamente con personale Cna e Cogart.
FIDAS: DUE CONCERTI PER IL VENTENNALE — Per
concludere le manifestazioni organizzate in occasione dei
20 anni dalla fondazione, il gruppo Fidas di Bobbio e Villar
Pellice propone due concerti nel tempio valdese di Villar
Pellice. Il primo si svolgerà venerdì 31 ottobre, alle 21, e
vedrà la partecipazione del noto gruppo «I cantovivo», da
vent’anni protagonisti sulla scena italiana ed europea.
TORRE PELLICE AVRA UN VILLAGGIO FORTIFICATO? — Il Consiglio comunale di Torre Pellice ha discusso
la settimana scorsa delle possibili iniziative da assumere in
merito ai progetti da presentare in Regione per il finanziamento sulla base dei fondi europei del regolamento
2081/93. Le ipotesi progettuali saranno inserite nel piano
turistico della Comunità montana; fra proposte di enti pubblici e di privati, da Torre Pellice partono progetti inerenti
la messa a norma di un ostello della gioventù nei locali soprastanti la palestra di via Filatoio, la realizzazione di alcune infrastrutture all’area attrezzata della Bertenga, un percorso ciclabile e pedonale lungo il Pellice in collegamento
con Lusema, un salone polivalente da utilizzarsi anche come palestra; di particolare interesse l’ipotesi di realizzare in
una borgata di Torre (probabilmente i Coupin) un villaggio
fortificato per riprendere le antiche vicende storiche, ma anche creare ricettività e spazi per l’artigianato.
CORSO DI ASTRONOMIA PER ANIMATORI PLANETARISTI — Un corso di astronomia per animatori planetaristi: questa l’iniziativa che prenderà il via ai primi di novembre, a cura dell’Associazione astrofili «Urania», e che
si svolgerà in dieci lezioni con lo scopo di preparare volontari idonei a insegnare i concetti base dell’astronomia a
gruppi organizzati e scuole di qualsiasi grado. Per conseguire il titolo di «animatore planetarista» bisogna essere soci
dell'Associazione e disponibili a offrire alcune ore durante
la settimana di attività didattica verso le scuole o i gruppi.
Tutte le informazioni ulteriori si possono richiedere allo
0121-90787. La prima lezione introduttiva avverrà lunedì 3
novembre alle ore 21 precise, presso la sede di «Urania»,
Bric del Colletto 1, Lusema San Giovanni.
L’ATL HA IL SUO PRESIDENTE — Dopo la formale costituzione, le aziende di accoglienza e promozione turistica
hanno eletto anche i loro organi esecutivi. L’Atl del Pinerolese e valle di Susa ha come presidente Luigi Chiabrera, già
assessore al commercio di Avigliana e consigliere provinciale, ora presidente dell’Ami (Associazione maratone italiane) e membro della commissione internazionale Fidai. Vicepresidente sarà il pinerolese Tillino, già membro del comitato Qui Pinerolo di recente costituzione; in rappresentanza della vai Chisone è stato indicato nel consiglio di amministrazione il geometra della Comunità montana Gino Barai.
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Seminario di studio a Pinerolo sulla «legge Galli»
I Comuni e la risorsa acqua
PIERVALDO ROSTAN
Sarà ancora l’Acea a gestire il settore acque dopo
l’entrata in vigore della cosiddetta «legge Galli»? Quali
spazi avranno ancora i Comuni montani da cui proviene la maggior parte, e soprattutto quella di migliore qualità, delle acque utilizzate in
pianura? Questi argomenti
sono stati affrontati sabato
scorso a Pinerolo durante un
seminario che ha visto la partecipazione fra gli altri proprio dell’on. Galli, da cui la
legge ha preso nome, funzionari regionali, l’assessore
provinciale Gamba, i vertici
dell’Acea e moltissimi amministratori del territorio.
L’Acea è indubbiamente
una grossa realtà per il territorio (lo ha ricordato il suo
presidente Franco Santiano)
coinvolgendo 47 Comuni, 800
km di condotte idriche, 185
sorgenti, 43 pozzi, 30 depuratori, un prelievo idrico che al
50% proviene da zone montane, tariffe ampiamente competitive rispetto ad altri soggetti gestori del settore. Eppure, nel suo intervento introduttivo, il presidente dell’assemblea dei sindaci Giancarlo
Griot ha espresso il timore
che l’attuazione della legge
Galli rappresenti una «ennesima umiliazione alla gente di
montagna», spogliando i territori già marginali di una delle
poche ricchezze e dunque di
uno dei presidi che finora
hanno consentito il mantenimento delle gente in montagna. «Quale spazio c’è ancora
- ha concluso Griot - per la
difesa del ruolo dei Comuni e
della nostra azienda?».
Assente l’assessore regionale all’Ambiente, Ugo Cavallera, è toccato a un funzionario del settore, il dott.
De Giorgi, illustrare le linee
dell’ente e le strategie derivanti dalla legge regionale 13
del gennaio ’97. In Piemonte
vi saranno solo 6 ambiti, definiti quali presupposto della
riorganizzazione dei servizi
idrici; i criteri individuati sono quelli dettati dalla legge
nazionale: rispetto dell’unità
di bacino, superamento nella
frammentazione delle gestioni raggiungendo adeguate dimensioni gestionali. La provincia di Torino costituirà un
unico ambito; si tratta di una
realtà troppo grande? Si andrà a creare un «carrozzone»
ingestibile? I Comuni montani saranno rappresentati
nell’ambito dalle Comunità
montane, quelli di pianura da
una «conferenza dei sindaci»; la Provincia eserciterà
un ruolo decisivo. «Noi puntiamo a migliorare la prestazione del servizio - ha ricordato il funzionario regionale
- garantendo l’acqua alle generazioni future, tutelandola
come risorsa preziosa».
Anche il fatto di istituire
una tariffa unica servirà a
consentire accantonamenti per
la gestione di tutto il ciclo
delle acque, dalla costruzione
e dal mantenimento di acquedotti, alla depurazione. A tutela delle popolazioni montane la legge regionale istituisce
un fondo, del 3% della tariffa,
da destinarsi alle Comunità
montane e in concreto vuol
dire un buon numero di miliardi all’anno. Preciso l’intervento dell’assessore provinciale Gamba il quale, dopo
aver ricordato come la Provincia avesse delle perplessità
sulle dimensioni degli ambiti,
ha tuttavia rimarcato la volontà di lavorare sul tema in
modo concreto: «L’obiettivo
delle legge Galli è quello di
arrivare a gestione associate e
complete dei servizi idrici ha detto Gamba -; dobbiamo
valorizzare le esperienze locali garantendo efficienza e razionalità. In Provincia di Torino abbiamo più acquedotti
che paesi e questo comunque
va superato».
Rassicurazioni, dunque, per
Comuni montani e Acea? Forse sì, se vi sarà davvero questa distinzione fra gestione
politica di ambito grande e
gestione tecnica locale su aree
significative. Non sempre
però, ed è il caso di piccoli
acquedotti consortili o di sorgenti e borgate isolate, tutto
sarà scontato e immediato.
Dibattito con Gianni Vattimo su italiani e protestantesimo
Fede-cultura: rapporto ambiguo
MARCO FRATINI
■ j’’ ede e cultura»: questo
>> avrebbe potuto essere
il titolo dell’incontro di discussione sul libro di Giorgio
Tourn, Italiani e protestantesimo: un incontro impossibile? (Claudiana, 1997), svoltosi la sera di venerdì 24 ottobre
a Pinerolo all’auditorium comunale di via Piave. Presenti
l’autore, il direttore de «L’eco
del Chisone», Vittorio Morero, e il prof. Gianni Vattimo,
docente di Filosofia all’Università di Torino, il dibattito è
stato introdotto dal pastore di
Pinerolo, Paolo Ribet.
Poiché il libro doveva fungere da punto di partenza per
impostare un discorso sul rapporto fra l’Italia, la cultura
cattolica e il protestantesimo,
tutto ha avuto inizio con un
intervento dello stesso Tourn,
il quale ha ripercorso brevemente le cinque parti in cui ha
strutturato il suo volume. Se
da un lato la mancanza di una
riforma protestante in Italia ha
preservato il paese dalle lotte
religiose che hanno percorso
l’Europa fra il Cinque e il Seicento, d’altro canto ciò ha anche significato perdere i legami con quella cultura moderna che allora stava nascendo
nel continente. Ai tentativi di
riforma la Chiesa cattolica ha
risposto sia su un versante negativo (la repressione), che su
uno positivo (la proposta di
un modello culturale-religioso
per l’intero paese). Una delle
tesi più originali del libro, soprattutto per l’individuazione
di legami di tipo simbolico
con l’attualità, è la convinzione che il carattere «controriformistico» sviluppatosi in
Italia non sia tanto un’invenzione del Concilio di Trento
quanto un fenomeno che ha le
sue radici nella cultura latina
deWimperium (da cui discende la figura carismatica incar
nata nel magistero papale). Se
inoltre da una parte è vero che
nel corso dei loro 150 anni di
vita gli evangelici italiani
hanno sempre costituito una
componente secondaria nella
vita culturale nostro paese, è
anche vero che essi hanno
continuamente posto degli interrogativi irrinunciabili, fra
cui il più importante è certamente quello della libertà religiosa. Nel suo intervento Vittorio Morero ha confessato
quanti e quali siano stati gli
stimoli che il libro ha posto
alla sua identità di cattolico (e
di italiano), mettendo in evidenza come sia oggi necessario ripensare alla storia d’Italia rivedendo certe categorie
culturali che rischiano di essere di ostacolo all’attuale riflessione in campo ecumenico. In questo ambito ha notato
come la chiarezza delle posizioni esposte da Tourn nel
suo libro sia assai utile nei
confronti di certe attuali «teologie zuccherate» che sfumano i confini fra le chiese e
fanno del perdono per le colpe del passato un ponte verso
il superamento delle differenze. In questa ottica, in cui un
dialogo di fede è necessariamente basato sul riconoscimento delle reciproche diversità, va chiarito il nodo fondamentale fra fede e cultura, due
elementi che vanno scissi perché non si cada nel tentativo
di spiegare la fede con categorie culturali e viceversa.
Una personale «sorta di
estraneità al problema» ha invece portato Gianni Vattimo a
notare, nel dibattito fra cattolici e protestanti, una relativa
diminuzione delle distanze, in
quanto esso coinvolgerebbe le
due parti, non più tanto nel
senso di una contrapposizione
teologica, quanto principalmente di una questione di diritti civili negati a una minoranza; insomma un problema
non dogmatico ma essenzialmente giuridico-istituzionale
e storico. Per quanto riguarda
invece rincontro fra la cultura
italiana e il protestantesimo
Vattimo ritiene in ogni caso
di registrare nella nostra società alcune influenze di «spirito protestantico», quali un
maggiore coinvolgimento
nell’interpretazione personale
della fede e la prassi del «libero esame»; mutuati questi
caratteri dal protestantesimo,
l’Italia non avrebbe quindi più
avuto necessità di una riforma
protestante. A questo punto
una divisione fra fede e cultura non ha ragione di essere, in
quanto le diverse chiese hanno costruito identità culturali
basate su fatti di fede.
A un protestantesimo visto
come entità disomogenea e
variegata, a cui si può forse
rimproverare la mancanza di
una coscienza di universalità
della chiesa (dovuta magari a
una sorta di complesso di inferiorità, il complesso della
«minoranza»), si contrappone
l’universalità della Chiesa
cattolica costruita invece in
un quadro di riferimento simbolico fondato sul magistero
papale (è questo ancora, secondo Tourn, il nodo della
questione nel campo dei rapporti con le altre confessioni).
Se quindi, come sostiene Vattimo, il dialogo interconfessionale è soltanto più una
questione di riconoscimento
dei diritti civili, la proposta
agli italiani delle riflessioni
sul 150° anniversario della
concessione delle Lettere Patenti di Carlo Alberto decreterà allora la fine del dibattito
teologico?
CONTRO IL DISAGIO
Associazione Arcobaleno
via Roma 41 (secondo piano)
LUSERNA S. GIOVANNI
Artigiani
Aiuti regionaif)
alle imprese
Una convenzione trai
gione Piemonte e Arti»
cassa permetterà di dime»
gh interessi per crediti e
razioni di leasing a favo»
imprese artigiane situate »j
aree a declino industria^
pratica, la Regione versa
l’Artigiancassa 45 miliardi
lire e l’istituto si
incaricai
eseguire tutte le istrutto,
raccogliendo le operazio,j'
credito presentate da baj,
e società di leasing. Con
sti fondi l’Artigiancass
durrà di circa il 50% il q,
detto tasso artigiano, att
mente fissato per le azià
delle aree a declino indusi
le, al 4,35%: dunque
prenditore si troverà a
il 2,18% annuo di intere'
Le operazioni riguardai
l’acquisto, l’ampliamenti
l’ammodernamento dei lai
ratori artigiani, e l’acquisto
macchine e attrezzature,
ranno ammissibili le opei
zioni di credito presentate!
partire dal 1° gennaio scoi
e fino al 31 dicembre 19i
Saranno privilegiati gli im
stimenti che garantiscano
miglioramento delle coni
zioni ambientali e assici
una maggiore sicurezza.
Posta
Mary Genre
W. Tutt
tossimi
Bone,
Non ho conosciuto Mii]
Genre nella sua giovineat
sapevo che aveva freqtiel
loia Scuola latina a Pomii
e poi si era occupata diii
lette di quartiere, che al»
esistevano ancora. L’ho»
nosciuta quando, sposata)
venuta a Pinerolo e, ('
aver gestito un piccolo i
zio ad Abbadia Alpina,esita chiamata a dirigere cons*
marito il Convitto di PineÉl
per studenti non residenti.yP'Wocc
per lunghi anni ha accudiB®“rie
con amore a tanti giovanickl
ricordava spesso nelle sii
conversazioni. Andata inpen|
sione e rimasta vedova, era|
visitatrice fedele dei degeul
dell’ospedale Cottolengo.
La nostra amicizia è stai ® ^ ss
per tutte e due un’esperieiS
bella e arricchente quando a#
®,
ch’io sono rimasta vedovi
Ero io che andavo a casa si ’
“fessiv
perché lei aveva qualche^p# ^
pei
iella s
blema nel camminare dof
una caduta procuratale dal
malaugurato scippo, e mi * ^
coglieva sempre con un «W
va che se ancora venuta a W
varmi ! ». Apparteneva a qud
categoria di membri di chif sempre disponibili a dare
mano senza far chiasso, m
e perseveranti, sempre prei
ti con le loro testimoniaO'
Assieme parlavamo di
dalle nostre letture alla vij
della chiesa, alla politica-®
intelligente e aperta.
L’ultimo periodo della*'
vita all’Asilo di San Ger®^
no, cominciato benino, e
dato deteriorandosi a po®
poco per le sue infermi^
che e psichiche per cui f
dorava ardentemente, cc
mi disse l’ultima volta®
ap
l’andai a trovare (forse
bini
Chi!
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indo e
Ila 16,
"valde
quindicina di giorni P‘ _
della sua morte), di rag?' J
gere «l’altra riva». •
’ha esaudita e
sarla ormai serena nella
della casa del Padre suo
gnore nostro. Sarebbe
lieta di sentire cantare^^^
forza dai numerosi
suo funerale l’inno 22»sto è risorto! Alleluia.»
Elsa Rostan
_ pine®
9
ì 31 OTTOBRE 1997
onali
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ituate
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miliai ritrovare dentro di te le
incaritt jtivazioni e le forze giuistruttori ».'Sono frasi a effetto co(leste che spesso si sennpetere quando ci si ac1 a quella galassia di per,, libri, raggruppamenti,
¿he e altro che per legit¡ndenza alla semplifica. ma anche comoda rime, viene complessivae chiamata «New Age».
lesta stessa galassia ventalvolta fatti rientrare
le fenomeni come l’autoigione oppure il «pensielitivo».
We parlare di galassia,
;hé si tratta di qualcosa di
ente multiforme, con
;e interne anche piuti'inarcate. Ed è anche beirlare in generale, per
Iretendere di fare una
i approfondita, ma sol[toproporre alcune idee ne"“'iamente generiche di
a un fenomeno che ha
[ccesso rimarchevole. In
sede sarebbe invece inite discutere sulle orisloriche, ad esempio, opsulle influenze più rile. Tuttavia, a una prima
issimazione, quello che
1 comune in queste proè che la positività, la
iOne, la salvezza possoe dalla ricerca intetrionfo sulle avverato grazie alla forza
ito temprato da una
onta, dal giusto uti!Ìla pienezza delle proprie,^oltà individuali. E
positivo. Spesso inperplessità, sensi di
, tendenza a sottovalupessimismo psicologico
"^scono una vita più se1, bloccano le nostre abia accudii®' le riducono molto al di
'iovanicl* ’delloro potenziale,
nelle sti Itovia il primo elemento
lata in p® leoccupazione sorge preleva, etal '3 questo punto, poiché
lei degei bmire il metodo adatto a
ilengo. operazione di rivaluta
zia è stai ® di sé, per insegnare le
esperie® migliori sono neceslua^ndoa» ®?estri o guide, guru o
a vedovi Con le conseguenti
a casali scale gerarchiche di
laiche pii l'^'ssiva illuminazione e
nare dop ® così via. Tutto ciò riitale dal ''ovviamente di condurre
) e mi II: ■ circonvenzioni e si
Di battito
La salvezza
dentro dì noi?
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volontà»; «Se vuoi
^ nale.j ^pgj. ¿avvero
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in Gen*' *bato 8 novembre alle
lino, h»» '“Appuntamento per
i a PO'ìiliiEtri?.' ® '"Agazzi delle
unisone e GermanaPomaretto all'Eicolo
,Lw, - , s per la vai Pellice,
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Il Sigf'i^
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nella
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presen«^
228: «CI
che si cerca di affermare. Ma
proviamo a andare oltre. Se
pure tutte queste tecniche portassero a raggiungere un risultato, siano pure i successi più
rosei, chi ci assicura che tutto
ciò ci dia la felicità? Molti
esempi di persone di grande
successo, lodate e invidiate,
che si sentono poi sole e infelici, fino a drammatiche conseguenze, fanno pensare che
non esista una diretta corrispondenza tra successo e felicità. E chi ci assicura poi che
questa volontà di potenza, di
plasmare e dare significato alla nostra vita con le nostre
stesse mani, di adattarla e renderla sempre più simile al nostro volere, porti vera soddisfazione e non sia soltanto un
meccanismo che si riproduce
da sé, senza mai trovare pace?
E pensiamo davvero che dentro di noi si trovino tutti quei
tesori nascosti della promessa? Contro tutte le evidenze
storiche, nonostante tutte le
pulsioni contraddittorie (di
violenza, di morte) che sappiamo essere in noi?
Questi oscuri limiti degli
esseri umani vanno conosciuti e affrontati, non rimossi in
qualche modo anche sublime.
La nozione ebraico-cristiana
di peccato riassume questo
dato: l’essere umano di per sé
non è fonte di positività assoluta, è segnato inesorabilmente dal male e dalla morte. I
cristiani, spesso esagerando,
traducendo nella vita di tutti i
giorni categorie che riguardano la vita in sé, hanno perciò
sempre affermato che Adamo, l’essere umano così come è, è segnato inesorabilmente dal peccato. Aggiungendo però che Adamo non è
soltanto il peccatore, ma anche colui che preannuncia un
nuovo «primo uomo» che trasformerà in «sì» il «no» del
peccato. Che cos’è quindi che
preoccupa nell’assenza di un
peccato ontologico e nella
mancanza di un messaggio di
nuova vita promessa a tutti?
Innanzitutto preoccupa la sorte di chi non ce la fa, di chi
non è iniziato, di chi è debole, piccolo, povero.
Il primo pensiero va a chi
può non avere i mezzi e la
cultura necessari per autoforgiarsi la propria salvezza personale, a chi non dispone del
proprio tempo, a chi non riesce a imporre la propria volontà (neppure a sé), a chi è
troppo malato o troppo vecchio. E in questo modo il pensiero va a tutti noi: una guarigione individuale e basata sulle proprie forze non convince;
meglio una speranza universale, che si concretizza innanzitutto nel lavoro di creazione
di segni che rinviino a quella
speranza, ossia atti d’amore,
tentativi concreti di creare un
modo di vivere meno lontano
dalla valorizzazione totale degli esseri umani come fini e
non come mezzi. Con la consapevolezza continua dell’irraggiungibilità di questo progetto. Consapevolezza che deve però sempre tentare di riproporsi a un livello più alto.
Finché Cristo venga, concluderebbe un cristiano.
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PAG.
Ili
Intervista a Antonio Bruno, assessore allo Sport a Pinerolo
Bisogna favorire gli sport minori
DAVIDE ROSSO
Sono parecchie le associazioni sportive e le persone
che in un modo o in un altro
praticano sport a Pinerolo utilizzando le strutture del Comune. Due strutture però
stanno a cuore ai pinerolesi
ma per vari motivi fino ad ora
non sono state completate: il
palaghiaccio e la piscina.
All’inizio dell’anno prossimo, dicono in Comune a Pinerolo, dovrebbe essere di
lazzetto, il palaghiaccio e la
piscina - spiega Bruno -. Dal
momento che ci saranno le
due nuove strutture queste
verranno organizzate in modo tale che il gestore possa
seguirle entrambe per avere
un’economia di scala; ovvero, se da un lato riesce a venirne fuori dall’altro non
debba perderci più di tanto.
Detto questo però, anche per
la necessità di garantire una
maggiore fruibilità delle
strutture, mi sto facendo
Il palazzo del ghiaccio in costruzione a Pineroio
sponibile il nuovo palaghiaccio il cui completamento sarà
compiuto tra breve (sono già
stati affidati i lavori) dopo le
vicende che ne hanno visto
arenare i lavori. Ma quali sono le intenzioni dell’attuale
amministrazione sul futuro
del palaghiaccio e della piscina? Abbiamo incontrato l’assessore allo Sport, Antonio
Bruno, per chiarirci le idee su
questo ma anche sul futuro
dello sport a Pinerolo.
«L’orientamento è quello
di dare gradualmente in gestione, al limite in cooperativa, tutta l’area dove c’è il pa
l’idea che probabilmente è
meglio non dare tutta la zona
a un’unica gestione. Purtroppo infatti dove il Comune ha
concesso in gestione i suoi
impianti si rileva che talvolta
si crea in effetti un monopolio nel loro utilizzo perché
per accedervi bisogna in ogni
caso essere iscritti alla squadra o alla società, anche se
naturalmente non tutti hanno
questa rigidità. Questo vuol
dire diffondere l’attività, accrescere il prestigio, creare
un giro economico maggiore
e quindi raggiungere risultati
migliori però a scapito della
Pinerolo, Perosa Argentina e Torre Pellice
L'Unìtrè al via
CARMELINA MAURIZIO
Aprono in questi giorni i
battenti le Unitrè del Pinerolese proponendo non solo, come è tradizione alla
«terza età» i propri corsi, ma
facendo delle proprie attività
un’offerta culturale per tutto il
territorio. Le Unitrè della zona sono tre e hanno come sedi
Pinerolo, Perosa Argentina e
Torre Pellice; annoverano tra
i propri docenti rappresentanti
del mondo culturale, politico
e scientifico locale, offrono
corsi da ottobre ’97 a maggio
’98 distribuiti nel corso di
cinque giorni settimanali, coprendo una vastissima rete di
interessi, chiedono una contenuta tassa di iscrizione, non
prevedono il possesso di particolari titoli di studio e unico
requisito minimo per accedervi è il compimento del 18° anno di età.
Se queste sono le caratteristiche comuni delle Unitrè
del Pinerolese, andiamo a vedere un po’ più del dettaglio
quali sono i programmi per
l’anno accademico ’97-98.
L’Unitrè di Torre Pellice, che
l’anno scorso ha visto oltre
100 iscritti, come nel passato,
offre ai suoi iscritti molti pomeriggi musicali (di solito al
giovedì), proponendo anche
l’abbonamento al Regio di
Torino, alternati a conferenze
su temi storici (di solito al
martedì), letterari, artistici e
scientifici, inoltre organizza
visite a mostre e città d’arte,
un corso di pittura a cura di
Guy Rivoir e passeggiate per
conoscere i sentieri della valL’Unitrè di Perosa e valli.
le
al suo quarto anno di vita,
propone corsi di bridge, francese, diritto, letteratura italiana, medicina, psicologia, cultura religiosa, scienze naturali, storia dell’arte e storia moderna e contemporanea; tra i
docenti figurano, tra gli altri,
il sindaco di Perosa Argentina, Silvano Bertalot, esperto
d’arte, Renzo Furlan, preside
dell’istituto comprensivo, docente di letteratura, e i pastori
valdesi locali; tra le novità di
quest’anno va messo in prima
linea il viaggio Monaco-Dachau-Mathausen, che dovrebbe svolgersi insieme alle terze medie della scuola media
di Perosa Argentina, preparato dai docenti di storia e psicologia dell’Unitrè.
L’Università della terza età
di Pinerolo, che conta 16 anni
di attività, offre ai suoi iscritti
corsi che vanno dalla lingua e
letteratura inglese al canto,
alla fotografia, al tedesco, alla sociologia, oltre a quelli di
medicina, erboristeria, storia
del teatro, storia e progettazione del giardino, veterinaria, diritto, degustazione, geografia turistica europea, scacchi, tecniche di rilassamento
e molto altro ancora. Per tutti
i futuri «universitari» ecco infine dove rivolgersi per avere
altre informazioni: per la sede
di Torre Pellice l’appuntamento è ogni giovedì a partire
dal 6 novembre alle 15,30
presso la Casa valdese, via
Beckwith 2, per Perosa Argentina si può telefonare a
Elena Gariglio 0121-81282;
per Pinerolo ci si può rivolgere alla Pro Pinerolo dalle 16
alle 18, tei. 0121-374477.
maggioranza della popolazione. Ci sono quindi alcune
considerazioni che dovremo
ancora elaborare anche perché alcune sollecitazioni arrivate dai cittadini vanno proprio in questa direzione e
cioè verso la possibilità di
usufruire in modo più libero
delle strutture».
Ma quanto è importante lo
sport per questa amministrazione e cosa si può fare per
andare incontro alla diffusione dello sport a Pinerolo?
«Credo che le società giochino un ruolo fondamentale ma
c’è tutta una parte dell’attività sportiva che chiunque
dovrebbe poter svolgere su
un piano appropriato, anche
senza che necessariamente
essere iscritto a una società continua l’assessore -. Ad
esempio si sta cercando di fare due campi da calcetto vicino al campo Martin, che penso verranno gestiti direttamente dal Comune. Si cercherà anche un diverso rapporto con le società che lavorano in collaborazione con
noi. Pinerolo ha un associazionismo sportivo abbastanza
elevato e c’è anche una pratica sportiva (tramite le società) abbastanza buona che
ovviamente non può che essere tenuta in considerazione
dall’amministrazione della
città. Quello che voglio però
favorire è la diffusione degli
sport minori (che comunque a
Pinerolo vengono praticati
anche se non in loco perché
mancano le strutture adeguate) e le persone che magari
escono dal lavoro e vogliono
farsi una corsa o fare una partita a tennis ma non sono
iscritte a società o squadre».
)ERVIZI
VALU
CHISONE ‘ OERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
SABATO 12 novembre
Pinasca: Farmacia Bertorello
- V. Nazionale 22, tei. 800707.
DOMENICA 2 NOVEMBRE
Perosa Argentina: Farmacia
Termini - Via Umberto I, tei.
81205.
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa; tei. 81000
Croce Verde, Porte ; tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
SABATO 12 NOVEMBRE
Bobbio Pellice: Farmacia Via Maestra 44, tei. 92744.
DOMENICA 2 NOVEMBRE
Bricherasio: Farmacia Ferraris - via Viti. Emanuele 83/4,
tei. 59774.
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO EUAMBULANZA
telefono 118
Il Salone (iella montagna a Torino
Showmont 3
Giunto alla sua terza edizione rinnovata il Salone della Montagna ha avuto quest’
anno un’anteprima domenica
19 ottobre nel centro di Torino a cui hanno partecipato
un’ottantina di gruppi in rappresentanza di 27 Comunità
montane piemontesi. Dopo il
successo degli anni passati gli
organizzatori puntano quest’
anno a una più forte affermazione della rassegna (che si
svolge presso Torino Esposizioni dal 24 ottobre al 2 novembre) come punto di riferimento per chi vuole conoscere più da vicino la montagna.
I circa 200 gli espositori italiani e stranieri coprono un
panorama ampio delle proposte della montagna oggi, dai
prodotti tipici al turismo invernale alle organizzazioni
presenti sul territorio oltre a
una pista di sci, a un circuito
per mountain-bike, ecc.
«Non soltanto un salone da
vedere - dicono gli organizzatori - ma un salone da vivere in prima persona, da
provare da gustare. Dove chi
entra può sentirsi partecipe
dello “spettacolo della montagna”, può provare l’emozione
della prima arrampicata sulla
parete di roccia o ghiaccio, il
brivido della discesa sulla pista “quattro stagioni” di sci, il
fascino delle due ruote sull’anello della mountain-bike,
la novità dei roller e del calcio pattinato nell’area per gli
appassionati dei pattini in linea. Un programma di eventi
e un ventaglio di occasioni espositive che sono specchio
di un modo “giovane” di vivere la montagna ma anche di
conoscenza delle località delle nostre montagne, con i loro
prodotti artigianali, di arte
tradizione e cultura».
Il Salone della Montagna è
anche incontri e convegni e
sabato 25 ottobre ha aperto la
serie degli incontri la Conferenza dei presidenti delle Comunità montane piemontesi.
Giunta ormai al suo secondo
anno di vita la Conferenza
riunisce i presidenti delle 46
Comunità montane con scadenza semestrale. Dall’incontro di sabato, a cui ha partecipato l’assessore regionale alla
Montagna, Roberto Vaglio, è
emerso un documento in cui i
presidenti delle Comunità
montane chiedono un pronunciamento del Consiglio regionale sul finanziamento statale
per il ’98 oltre all’inserimento
della presidenza della Conferenza negli Stati generali del
Piemonte. I presidenti delle
Comunità si sono poi confrontati sulla volontà sempre più
presente di andare verso forme associative in montagna
da parte degli enti locali e
deU’importante ruolo che le
Comunità montane possono
giocare su questo terreno.
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
redazione Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
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non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghislehana Mondovì
Una copia L. 2.000
A
10
PAG. IV
E Eco Delle ^lli ìàldesi
VENERDÌ 31 OTTOBRE iqo7
TENNIS TAVOLO
Buon avvio di campionato
per la polisportiva Valpellice
in D2 provinciale; a Moncalieri i valligiani hanno vinto
per 5-21 grazie ai punti di
Bulloni (2), Peracchione (2),
Girardon (1). Con i tre, grazie
alle nuove norme federali che
consentono l’inserimento di
un quarto giocatore, ha partecipato alla trasferta anche
Mazzaglia. In DI invece la
formazione torrese è stata
sconfitta per 5-4 in casa
dall’Arca Enel Torino; molto
tesa l’ultima partita quando
Franco Picchi, sul 4-4, ha perso al terzo set per 28-26. Tre i
punti di Giuliano Ghiri. Ha
vinto invece bene la C2
sull’Iveco per 5-1 con 2 punti
di Malano e Migliore e uno di
Sergio Ghiri. In serie B prima
vittoria del Crdc Torino grazie ai due punti di Davide
Gay. Sabato 1° novembre, a
Torre Pellice, la C2 affronterà
il Crdc e la DI il Rivoli.
HOCKEY GHIACCIO
La Valpe vince 5-3 in rimonta. Non è stata una vittoria facile e gli entusiasmi nati
dopo la vittoria in trasferta a
Zanica sono stati rapidamente frustrati dall’inizio dell’incontro con il Chiavenna. La
partita fra Valpellice e Chiavenna di serie B è iniziata
con una rete degli ospiti dopo
appena l’41”; colpiti a freddo i valligiani hanno molto
faticato a riprendere quota, in
difficoltà in attacco e pasticcioni in difesa. L’inizio del
secondo tempo è stato ancora
più preoccupante con due reti
nel giro di 5’ per i lombardi.
Ma intanto la Valpe prendeva
quota, Tovo controllava i
contropiede degli ospiti e i
1.500 spettatori sostenevano i
biancorossi. Superata la metà
del secondo tempo ecco Hermes Sbicego realizzare la prima rete dei locali e proprio a
pochi secondi dal termine
Andrea Doglio portava a 2 le
reti. Il terzo tempo iniziava
con una Valpe protesa verso
la rimonta; fra il 3 e il 5 minuto Claudio Marchetti realizzava la doppietta del sorpasso. Il Chiavenna perdeva
colpi, si innervosiva e la Valpe poteva finalmente giocare
al meglio, concretizzando la
propria superiorità con un’altra marcatura di Doglio. La
partita è finita 5-3 (0-1; 2-2;
3-0) fra il tripudio di tifosi e
giocatori; la Valpe è al comando del girone, con 6 punti, alla pari del Como neoretrocesso dalla serie A e del
Boscochiesanuova. Domenica prossima impegnativa trasferta a Varese.
CALCIO
Pareggio per il Pinerolo
Calcio nel campionato dilettanti con il Castelnuovo; andati in vantaggio nei primi
quarantacinque5 minuti con
una bella rete di Lazzaro, i
biancoblù sono stati raggiunti
a pochi minuti dal termine
Gli Egschiglen a Luserna San Giovanni
Musica di Mongolia
Sabato 1“ novembre, alle
ore 21,15, nella palestra comunale di Luserna San Giovanni, il gruppo «Egschiglen» eseguirà danze e canti
della Mongolia. Ensemble
fondato nel 1991 a Ulaanbataar nell’ambito di una produzione teatrale orientata verso
la riscoperta delle forme artistiche tradizionali della Mongolia, Egschiglen (termine
che nella lingua locale significa «bella melodia») si compone di otto musicisti specializzatisi presso il Conservatorio di Ulaanbataar nell’uso
degli strumenti tipici dell’area, quali il morin khuur
(sorta di violino a due corde),
il tohshuur (utilizzato per
l’accompagnamento e diffuso
soprattutto nella Mongolia
occidentale), lo yatag (dalla
cassa a forma trapezoidale
rochet
^eiUe
Assicurazioni
ASSICURAZIONI
GRUPPO UAP ITALIA
AGENZIA GENERALE
con un discusso gol di Macelloni; giocatori e pubblico
hanno a lungo protestato per
un presunto fallo dell’attaccante ospite. La partita è così
finita 1-1, con qualche recriminazione; male anche la
Fossanese battuta dal Derthona per 2-0. Domenica il Pinerolo sarà in trasferta con l’Entella. In prima categoria il Luserna ha pareggiato 1-1 col
Giovancalcio, il San Secondo
ha perso a Racconigi per 1-3
e il Barge ha perso a Cornegliano per 0-1. Nel torneo
Aics terza vittoria per il Collegio valdese che ha superato
il Porte per 3-0 con reti di
Penna, Martina e Benech.
VOLLEY
Iniziano i campionati di serie B con risultati altalenanti
per le squadre di Pinerolo; in
B2 maschile il Body Cisco ha
vinto in casa per 3-0 sul Voltri, mentre in B1 femminile il
Magic Traco ha perso per 0-3
a Trecate. In B2 vince il San
Maurizio per 3-2 sul Grizzly
Bergamo. Nei tornei giovanili solo vittorie per il 3S; nel
torneo juniores femminile
netto 3-0 con il Villar Perosa
e uguale risultato hanno ottenuto le ragazze con l’Avis
Perosa Argentina; la formazione maschile ha invece superato il Pino per 3-2.1 primi
risultati del trofeo amatoriale
femminile «Baudrino» haimo
visto il Perosa battere il 3S
per 3-2 e il Bricherasio battere il Villafranca per 3-0.
Pinerolo
Aspettando
l'inverno
Con diverse novità si inaugura sabato 1° novembre la IV
edizione di «Aspettando l’inverno», la popolare rassegna
teatrale. Quest’anno gli spettacoli in cartellone saranno
cinque, grazie anche all’appoggio dell’associazione Progetto Keaton. Da «Impossibili», prima opera in scena alle
21,15 di sabato 1° novembre
al Teatro-incontro, presentato
dalla compagnia «Opéra comique», a «Scientimental» di
<Zumpa & Lalléro», in scena
il 21 novembre, per proseguire con «Una vita di Racconti», proposto da «Nonsoloteatro», in cartellone il 28 novembre, a «Otello Buffo», di
«Cavallero & Fantéchi» il 5
dicembre, per finire con «Ti
ha piaciato?» che sarà presentato il 12 dicembre da «La
chiave di Campopisano»; 1’
intera serie di spettacoli punta
ancora una volta a privilegiare l’ironia e il divertimento,
pur senza negare la profondità di pensieri che c’è dietro
ogni sorriso. «Il far ridere dicono gli organizzatori di
«Nonosoloteatro» - può diventare un’arte che offre occasioni per riflettere e far riflettere». Tutti gli spettacolo
inizieranno alle 21,15; costo
del biglietto lire 15.000 intero, 10.000 ridotto, abbonamento lire 60.000. Per informazioni tei. 0121-323186.
Seminario nazionale (Jella LeniJ
Il Collegio a Milano
FRANCO CALVETTI
con corde metalliche) e nel
caratteristico stile vocale
khoomji, tecnica molto complessa che prevede remissione contemporanea di due registri vocali diversi, basso e
acuto. Il repertorio comprende odi e canti dei monti Aitai
e Dunjingarav, danze dei rilievi del Nord della Mongolia, che vengono anche rappresentate sul palco, evidenziando lo stile coreutico tipico della cultura orientale, più
composto e concentrato, e
riadattamenti di composizioni
più recenti. I canti parlano in
genere della natura e dei cavalli, animali molto importanti nella cultura locale e di
cui i cantori sanno imitare alla perfezione il trotto, conducendo l’ascoltatore nell’atmosfera intensa e suggestiva dei
deserti dell’Asia Centrale.
Corso Gramsci, 2 - Torre Peffice - Tel. 0121-91820 - Fax 932063
Il Collegio valdese, presentatosi come Liceo linguistico europeo, è stato oggetto
di grande interesse e punto di
riferimento nel corso del seminario nazionale Lend (Lingua e nuova didattica) svoltosi al Grand Hôtel Ramada di
Milano la settimana scorsa.
Ci è stato chiesto di essere
presenti e di condurre un atelier in collaborazione col
Centro culturale di Torino sul
progetto «La scuola del vicino», università estiva per insegnanti. L’idea dell’università d’estate è stata lanciata 3
anni fa e ha visto come partner il nostro liceo e l’ufficio
linguistico del Centro culturale francese di Torino. Si tratta
di un progetto transfrontaliero
italo-francese che ha il duplice .scopo di sviluppare le conoscenze delle lingue italiano
e francese e di valorizzare in
modo reciproco il patrimonio
culturale e ambientale delle
due regioni.
Nel luglio 1995 il corso, di
4 giorni, si tenne a Torre Pellice, radunò una quarantina di
insegnanti francesi e italiani
ed ebbe come tema «L’insegnamento delle lingue e pratica degli scambi nella scuola
elementare in zona frontaliera». Nel 1996 il corso, di 5
giorni, ebbe come sede Annecy-le-Vieux, in Francia, e
vide una settantina di insegnanti, anche delle secondarie, riflettere e elaborare insieme sul concetto di «fron
tiera». L’estate scorsa il corso, della durata di 6 giorni,
ebbe luogo a Sauze d’Oulx e
ben 120 insegnanti di ogni ordine e grado vi presero parte
discutendo e progettando su
«Il patrimonio indiviso». Il
progetto, sostenuto originariamente solo da pochi (fra
cui i Comuni di Bobbio,
Rorà, Torre Pellice e Villar
Pellice), conosce ora un’attenzione del tutto particolare
di molti sostenitori e finanziatori, quali la Regione Piemonte, le Province di Torino
Asti e Biella, il Comune di
Torino da parte italiana, e da
parte francese i Consigli generali della Savoia, dell’Alta
Savoia, deirisère nonché delle rispettive Ispezioni accademiche e degli Istituti di formazione di Grenoble e di
Lione. Dal punto di vista istituzionale questo progetto, nato nell’ambito del Collegio
valdese, è stato riconosciuto
grazie a un protocollo d’intesa tra il Provveditorato agli
Studi di Torino e il Rettorato
dell’Accademia di Grenoble
firmato il 6 marzo 1997.
Il protocollo affida a «La
scuola del vicino» le seguenti
linee di intervento: la conoscenza e la diffusione delle
lingue transfrontaliere; la valorizzazione del patrimonio
culturale e ambientale; il confronto e lo scambio di competenze pedagogiche e metodologiche; gli scambi e la formazione di capi d’istituto, insegnanti, responsabili amministrativi e allievi.
arredamenti
(di fronte alla caserma alpini)
esposizione e laboratorio:
via S. Secondo, 38 - ® 0121/201712
ABBADIA ALPINA - PINEROLO
FA VIVERE LA TUA CASA
31 ottobre, venerdì — PINEROLO: Alle 17, al museo di
Scienze naturali di Palazzo Vittone, inaugurazione della mostra
«Ben tornato...fratello lupo» organizzata dal Wwf.
31 ottobre, venerdì — PINEROLO: Al Teatro-incontro alle
21 va in scena «Gratacù», proposta dal gruppo «11 nostro teatro»
di Sinio d’Alba, commedia in
due atti per la regia di Oscar Barile. Ingresso lire 13.000.
1“ novembre, sabato — ANGROGNA: Alle 21 al tempio
del Serre concerto dei cori Eiminal e Bricolage.
2 novembre, domenica —
LUSERNA SAN GIOVANNI:
Tradizionale fiera dei Santi con
stand di merci varie e 4° concorso
per la pecora di razza frabosana.
2 novembre, domenica — PINEROLO: Alle 11,15, davanti al
municipio, ritrovo per le celebrazioni del 4 novembre; alle 11,30
commemorazione al monumento
ai Caduti di piazza 111 Alpini.
5 novembre, mercoledì —
PINEROLO: Presso la scuola
media statale Brignone, via Einaudi 38, alle 16,30 primo incontro del corso di aggiornamento
«Scenari della politica» sul tema
«La sapienza del partire da sé»;
relatrice Pinuccia Corrias.
5 novembre, mercoledì —
TORRE PELLICE: Presso la
sede della Comunità montana,
alle 10, tavola rotonda sul tema
«Le strategie di collaborazione
tra Nord e Sud del mondo. Il ruolo del volontariato sociale e della
cooperazione internazionale».
6 novembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Per l’Uni
tré, alla Casa valdese alle 15,30,
concerto di Luca Mais, pianoforte, musiche di Chopin e Debussy.
6 novembre, giovedì — TORRE PELLICE: L’Associazione
per la pace, comitato vai Pellice,
organizza alle 21 presso la «Bottega del possibile» un incontro
sul tema «Un futuro di pace per il
Medio Oriente?», con Luigi Sandri, giornalista collaboratore della
rivista ecumenica «Confronti».
7 novembre, venerdì — VILLAR PEROSA: Alla scuola professionale Agnelli alle 16,45 incontro di aggiornamento del corso «Leggere il territorio» sul tema «Verso la libertà», relatore
Giorgio Tourn.
7 novembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Presso la
sala consiliare delia Comunità
montana, per il Gruppo di Studi
Val Lucerna, ring. Maichi Cantello, direttore dellTstituto di ricerca per la teconologia meccanica, parlerà sul tema «Applicazioni industriali al la.serdi potenza».
7 novembre, venerdì — PINEROLO: Nella sede dell’associazione Nexus, via Vescovado
6, alle 21, incontro aperto a tutti
sul tema «La padella e la brace:
uomini e donne, genitori e figli
nella famiglia che cambia».
8 novembre, sabato — SAN
GERMANO: Alle ore 21, nella
chiesa valdese, l’Assemblea teatro propone lo spettacolo «Glazba». Ingresso a offerte per la ristrutturazione della Sala valdese.
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AGAPE — Assemblea degli amici e delle amiche di Agape dal 31-10 al 2-11.
DISTRETTO — Domenica
9 novembre alle 14,30 in località Chiotti di Ferrerò riunione dei cassieri e dei deputati al Sinodo per discutere
della situazione economica.
CIRCUITO — Cercasi televisore a colori per attività
giovanili nel 1° circuito.
ANGROGNA — Riunione
quartierale martedì 4 novembre alle 20,30 al capoluogo.
BOBBIO PELLICE — Riunione quartierale martedì 4
alle 20,30 al centro.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunione quartierale
giovedì 30 a Fondo San Giovanni. Domenica 2 novembre
Il culto agli Airali si svolgerà
regolarmente alle 9.
MASSELLO — Assemblea
di chiesa domenica 2 novembre alle 11.
PERRERO-MANIGLIA ~
Riunioni quartierali: mercoledì 5 novembre alle 15 a
Baissa, giovedì 6 alle 15 a
Grangette e alle 20,30 all'Eirassa.
POMARETTO — Domenica 2 novembre, nel corso del
culto, la comunità saluta il
diacono Dario Tron e la famiglia, che si trasferiscono a
Villar Pellice. Riunioni quartierali: lunedì 3 novembre alle 20 ai Masselli, mercoledì 5
novembre alle 20 ai Pons e
venerdì 7 alle 15 all'Inverso
Clot. Venerdì 7 novembre
culto al Centro anziani. L'assemblea di chiesa è convocata per il 9 novembre alle 10,
per esprimersi sul secondo
settennio del pastore Sergio
Ribet, in quanto domenica
26 ottobre non era stata raggiunta la maggioranza dei
membri elettori prevista dai
regolamenti (erano presenti
131 su 262).
PRALI — Mercoledì 5 noj
vembre cominciano gli incon-’
tri di lettura della Bibbia, che
proseguiranno con scadenza
bisettimanale e avranno come tema gli Atti degli Apostoli. Riunioni quartierali:
mercoledì 5 novembre alle
19,30 a Malzat; giovedì 6 novembre alle 19,30 a Orziere.
PRAMOLLO — Giovedì 30
ottobre alle 20,30 riunione
quartierale ai Pellenchi
PRAROSTINO — Domenica 2 novembre Festa del raccolto: alle 10 culto nel tem
pio di san Bartolomeo, con
Santa Cena e partecipazione
della corale, alle 14,30 bazar
della Festa del raccolto.
RORÀ — Si cercano fotografie del 21 luglio scorso,
giornata dedicata al festeggiamento dei 150 anni del
tempio, per metterle a disposizione del Concistoro e quin
di dell'archivio. Riunione
quartierale giovedì 6 novembre alle 20,30 alle Fucine. Sabato 8 novembre alle 20,45
nel tempio il gruppo corale
«La draia» e il gruppo ««L^s
harmonies» terranno una serata di canti.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì 31 oF
tobre agli Appiotti, martedì
4 novembre ai Simound, venerdì 7 alla Ravadera. Uriio^
ne femminile: domenica r
novembre il pastore Alberto
Taccia parlerà dei matrimoni
interconfessionali
VILLAR PELLICE —
nioni quartierali: venerdì 3
ottobre alle 20,30 al Serre,
mercoledì 5 al centro. ^ 5'' „
di domenica 2si svolgerà co
cena del Signore e partecipe
zione della corale.
VILLAR PEROSA —
nedì 3 novembre alla 20,3^
studio biblico sul libro
del
Deuteronomio e sul
Michea. Giovedì 6 novern
alle 20,30 riunione quartiere
le a Municipio.
CULTO IN EUROVISIONE
tempio valdese di Luserna San Giovanni sarà trasmesso
la Rai in eurovisione in Belgio, Svizzera italiana,
tedesca in occasione della domenica della Riforrna: v
celebrata la Santa Cena in cerchio e con il calice unico
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Lo studioso del Medioevo è scomparso la settimana scorsa a Roma
Giovanni Gönnet^ storico valdese
Una carriera universitaria interrotta per motivi politici e una vita passata a
studiare e interpretare le fonti del movimento valdese fin dalle origini
àUOUSTO COMBA________
.notizia della morte imilOWisa del prof. Giovaninnet ci ha colti di sorj eppure avremmo dopensare a quella possi{facendo pesare una
¿da tristezza sull’animo
tanti gli erano amici. E
lawerrà per coloro che
penderanno da queste
le righe in ricordo di lui.
me di Giovanni Gönnet
nne noto a chi ancora
io conosceva di persona,
_iché la Società di studi
lesi (Ssv) pubblicò nel
2un piccolo libro di 136
¡ne dall’aspetto modesto,
lune ai libri che uscivano
nel tempo di guerra, ma
Ontenuto pregevole: Il
Ismo medievale. Prolego¡¡.Fu assai gustato da chi
Itasi premurò di acquijo, e intese che costituiva
imo frutto di una seria atàdi ricerca.
nel volumetto, inoltre,
irisultato di studi cornil con ferma volontà, a
BO di non lievi sacrifici.
iGonnet, nato a Ginevra
¡1909 da genitori oriundi
ieralli valdesi, si era mansito agli studi da sé, fra
Ito lavorando nella fabbrionis di Torre Pellice
ne operaio. Ce lo disse cospercaso quando anni fa.
in un convegno della Ssv, si
parlò del libro di Fabio Levi
sui Mazzonis. In un altro
convegno gli chiesi conferma
di una vicenda che ricordavo
da tempi ormai lontani, cioè
del fatto che la sua carriera
universitaria, iniziata con
l’insegnamento di Storia del
cristianesimo nell’Università
di Messina, era stata stroncata, al momento in cui si prospettava per lui l’ordinariato,
per decisione del rettore, l’illustre medico Gaetano Martino, gran liberale e pure massone, che per evitare lo scandalo di mettere un valdese su
quella cattedra l’aveva soppressa tout-court.
In tempi di predominio
della De, Martino fece una
bella carriera politica e di governo. Come ministro degli
Esteri ricevette Gönnet, ascoltò le sue proteste (così mi
raccontò l’interessato, in tutta serenità) e per sdebitarsi
moralmente gli fece ottenere
il posto di direttore dell’Istituto italiano di cultura a Oslo,
dove il nostro storico stette
per vari anni, passando in seguito a Belgrado e concludendo la carriera a Rabat.
Di questa storia Gönnet mi
pare che parlasse assai di rado. Tuttavia sempre gli rimase il rincrescimento per essere stato strappato all’insegnamento universitario. Sic
ché fu per lui una gran gioia
poterlo ancora esercitare,
quando fu libero di dedicarvisi, nella nostra Facoltà di
teologia e presso il Magistero
di Bari, riprendendo come
docente quelle materie che
per tutta la vita aveva continuato a coltivare come libero
studioso.
Della sua operosità sono
documento i 194 titoli della
sua bibliografia fino al 1988,
che compare nel I volume de
Il grano e le zizzanie, raccolta
organica degli scritti sparsi
(Soveria Mannelli, 1989).
Nello stesso volume la finissima e affettuosa prefazione di
Amedeo Molnàr delinea con
straordinaria penetrazione la
personalità dello storico valdese, e come egli si sia impegnato a perseguire l’obiettività storiografica pur vivendo
pienamente la sua fede protestante, praticata anche nelle vesti di predicatore locale,
attivo specialmente nel Lazio
e nelle Valli.
Altri dirà dei suoi più importanti lavori storici, fra i
quali il più noto è forse il libro dedicato a Les Vaudois au
Moyen Age, in collaborazione
con Molnàr, edito dalla Claudiana nel 1974. Tenace nello
stimolare la Società di studi
valdesi a assolvere i suoi
compiti di informazione capillare circa la produzione
storiografica internazionale
sul valdismo accettò con piacere, ma la salute ormai non
gli consentiva più di riceverla
a Torre Pellice, la nomina a
presidente onorario, deliberata lo scorso anno.
Da quando era mancata la
sua amatissima consorte, un
velo di tristezza era calato sul
suo carattere cordiale ed
estroverso. Pure non veniva
meno il suo approccio amichevole verso chiunque, approccio al fondo del quale vi
era uno scrupolo profondo di
giustizia e rettitudine. Ci
conforta in questo momento
doloroso la rilettura delle parole scritte da San Paolo a Timoteo, e che bene gli si applicano: «Io ho combattuto il
buon combattimento...».
Speciale Protestantesimo
domenica 2 novembre 1997, ore 10,05 - Raidue
CULTO DELLA RIFORMA
in diretta eurovisione
dal tempio valdese di Luserna San Giovanni
Chiese battiste della Liguria
Una revisione dello statuto
del coordinamento
ERMINIO PODESTÀ
ALL’INIZIO ottobre, nella
chiesa battista di via Vernazza a Genova, si è svolta
un’importante e sofferta Assemblea del Coordinamento
delle chiese battisti della Liguria. Il presidente. Luca Monaco, ha detto che non era
stato possibile preparare una
relazione ufficiale perché il
Consiglio non è stato in grado
di deliberare non essendo
mai stato presente il numero
legale. Monaco ha individuato la ragione di questa crisi
nel regolamento, in cui si prevedono nel Consiglio rappresentanti di tutte le chiese anziché persone qualificate elette dall’Assemblea senza tener
conto della provenienza. Il
presidente ha dunque chiesto
la modifica del regolamento.
Inoltre, ad aggravare la situazione, ci sono state le dimissioni dal coordinamento della
chiesa di La Spezia.
Pertanto, di fronte a questa
situazione, l’Assemblea ha
dato mandato al Consiglio di
predisporre la modifica statutaria da sottoporre all’Assemblea l998 per rendere più
adeguato lo statuto alle esigenze di lavoro del Consiglio.
L’Assemblea poi, di fronte alle difficoltà di funzionamento del Consiglio, alla necessità di un rilancio a tutto
campo dell’attività comune e
dell’opportunità di una più
autorevole rappresentatività
nei confronti del 5“ circuito
delle chiese valdesi e metodiste, al fine di costituire un
gruppo di lavoro più consistente, ha nominato membri
del Consiglio, con voce consultiva, Stefano Fontana,
Franco Scaramuccia, Erica
Naselli, Mirella Camagna.
Quanto alle dimissioni della chiesa di La Spezia, l’Assemblea ha approvato all’
unanimità un atto in cui le si
chiede di recedere da questa
decisione per rimanere all’interno del coordinamento,
respingendo al tempo stesso
le dimissioni e impegnando «il Consiglio e le chiese
membro a un’autocritica sulla vita e la gestione del coordinamento».
Saro Solarino, rappresentante del Circuito valdesemetodista, ha auspicato di
poter superare in fretta questa crisi, perché sia il circuito
sia la Federazione delle chiese evangeliche in Liguria
sentono l’esigenza di un
coordinamento efficiente.
Con la speranza che le cose
possano cambiare e che esso
possa funzionare a pieno ritmo come nelle altre parti
d’Italia, c’è stata da parte di
tutti la volontà di far continuare il cammino del coordinamento e l’impegno di
responsabilizzarsi maggiormente per questa causa,
senza trascurare la richiesta
che il Signore ci aiuti per superare il difficile momento.
La riflessione su chiesa e diaconia prosegue su un tema spesso incompreso
La contabilità, un linguaggio che consente di conoscere noi stessi
ANDREA RIBET
Efflolto famoso l’affresco
Iella tomba egiziana di
tana (circa 1420 a.C.) che
igura gli scribi contabili
JHEll’intento di registrare il
ffiolto del grano. Questa
imagine ci illustra il biso10 dell’uomo di conoscere
mtità di un fenomeno, qualoque esso sia; è una sua
Igenza fondamentale, po®imo dire naturale. Il dipto testimonia la presenza
¡forme di contabilità fin
^’antichità.
Per altro qualcuno potrebEobiettare: bisogna sapere
lai è lo scopo della misuraime che gli scribi stanno
®Rdo; infatti, si può regilate il raccolto per dimo“tae la ricchezza del faraona farlo sentire più impor
mte
e potente, oppure per
fescere le disponibilità di
lano per affrontare con
®®ore avvedutezza le ca^0. dosando le risorse con
““bisogno collettivo. Que^osservazione ci permette
potuta prima riflessione:
*“oiamo distinguere l’esi^ di conoscere un detergalo evento dall’uso che
^ fatto dell’informazione
¡Taita attraverso la sua mifeione.
.j^atendo un altro esempio,
peino alla ostra espep. possiamo pensare al
, pto di un’automobile:
muoversi essa ha bisogno
motore, non del cruscotto
Jr®?t’ultimo ci dice la veÌOr ™ ‘ì'-°eiera e ci dà delle
importanti per
in/J^^88iare con un mag
lor
i|).,,ptgine di sicurezza;
*bu conducente far
adeU oppure ignorar
lHjPffo. La contabilità è il
delle aziende, di
°’^8onismo in genegestisce risorse ecoe finanziarie.
Itodf riportati ci
cono a una riflessio
ne che investe anche il modo
di operare degli istituti e
opere della nostra diaconia:
è necessario o no avere un
buon sistema di rilevazione
contabile? La contabilità è un
impegno burocratico oppure
uno strumento che serve? Le
domande sono di grande attualità non solo per le opere
diaconali ma per tutti gli
«enti non profit», cioè quelli
che non hanno scopo di lucro; tra l’altro, in questi mesi,
il governo ha messo a punto
un nuovo decreto legislativo
di prossima emanazione che
riguarda proprio il comportamento contabile degli enti
non profit e il loro trattamento fiscale.
Dato il complesso sistema
sociale in cui viviamo, si rende sempre più necessario conoscere esattamente noi
stessi, la nostra situazione
economica e finanziaria, in
modo da poter assumere decisioni, valutare l’efficacia
delle nostre azioni, indicare
nuovi percorsi, affrontare
nuove sfide. La tenuta appropriata della contabilità ci
dà delle informazioni utili e
talvolta indispensabili in
questa ottica. La necessità,
dunque, di avere un buon sistema di contabilità diventa
in primo luogo un’esigenza
nostra, prima ancora e indipendentemente dall’esistenza o meno di norme che ne
impongano l’adozione e le
modalità.
La contabilità è anche un
linguaggio, un sistema di comunicazione, adatto a cogliere i problemi economici e finanziari. È dunque necessario che la contabilità abbia
delle regole comuni e uniformi, in modo che il suo linguaggio diventi patrimonio
comprensibile a tutti; altrimenti ci troveremmo di fronte a messaggi cifrati che hanno significato solo per una
stretta cerchia di persone,
oppure, se i dati non sono
Scrivani egiziani ai iavoro di registrazione, in un affresco deiia tomba di Menna (circa 1420 a.C.)
omogenei, possono prestarsi
a interpretazioni errate da
parte di soggetti terzi, causando incomprensioni e inefficienze. Per porre rimedio a
questi inconvenienti il Collegio dei dottori commercialisti
e dei ragionieri ha fissato delle regole che si chiamano
«principi contabili».
Fin qui abbiamo esaminato
il primo aspetto; la necessità
di un sistema di rilevazione
contabile per conoscere noi
stessi e le nostre azioni e sull’opportunità di utilizzare
uno strumento comune e
omogeneo per poterci meglio
comprendere e confrontare;
adesso possiamo passare a
esaminare il secondo aspetto: l’utilizzo dei dati che la
contabilità fornisce.
Anche in questo campo so
no stati fatti molti passi in
avanti: se consideriamo la
storia della ragioneria, ci rendiamo conto che sistemi contabili complessi erano già
presenti alla fine del Medioevo, quando i problemi economici non erano più tanto
quelli di sapere il volume delle scorte dei prodotti della
terra (come nel caso degli
scribi egiziani) quanto piuttosto di conoscere il valore di
scambio dei beni prodotti
dalle botteghe artigiane (e si
incomincia a parlare di rendiconti finanziari).
L’inventore del sistema
della «partita doppia» è stato
un italiano, un certo Luca
Pacioli; anche se oggi la partita doppia viene fatta con
l’uso dei computer, il principio contabile di base è quello
inventato circa 6 secoli fa. Le
esigenze contabili sono state
sentite soprattutto da quelle
aziende commerciali e industriali che avevano necessità
di conoscere il profitto prodotto per poterlo distribuire
tra i soci. Ma negli ultimi anni, anche gli enti non profit
che non hanno lo scopo della
ripartizione degli utili ma
quello di perseguirne altri di
carattere sociale, artistico,
culturale, ecc. si sono accorti
dei vantaggi considerevoli di
un adeguato sistema di contabilità.
Il primo vantaggio è quello
di conoscere se stessi in modo più oggettivo, per poter
realizzare meglio il proprio
lavoro e poterlo programmare. Inoltre permette di farsi
conoscere meglio dai terzi, di
accedere con maggiore facilità al credito bancario, ai
fondi sociali pubblici, di migliorare il proprio rapporto
con la collettività, sia nei
confronti dei beneficiari dei
servizi resi che si sentono più
tutelati e presi sul serio, sia
nei confronti dei sostenitori
che comprendono meglio lo
sforzo e il contributo personale. La redazione ben fatta
di un bilancio di esercizio
migliora sensibilmente la
propria immagine promozionale e trasmette fiducia.
Gli effetti positivi di una
buona contabilità si possono
avvertire anche afl’interno
dell’organizzazione, nei confronti degli organi decisionali, del personale e dei vari
collaboratori, che si possono
sentire maggiormente coinvolti nelle scelte dell’opera
ed essere incentivati moralmente nella realizzazione di
particolari risultati, spesso
impegnativi.
Gli istituti e le opere diaconali sono assimilabili agli organismi non profit sotto il
profilo organizzativo aziendale; anch’essi nel prossimo
futuro si dovranno confron
tare sempre più intensamente con i problemi che abbiamo illustrato in queste righe.
La differenza che esisterà tra
gli enti diaconali e quelli non
profit consisterà non tanto
nello strumento (la contabilità sarà uguale per tutti)
quanto nei contenuti dei progetti che la contabilità dovrà
rilevare. Essa servirà per dare
informazioni appropriate agli
utenti dei servizi per capire
se i servizi sono validi o meno, ai sostenitori per scommettere insieme sulle scelte
che la chiesa sta facendo nel
nostro tempo, ai membri dei
comitati e al personale per
coinvolgerli in progetti che
altrimenti non sarebbero realizzabili.
Al Sinodo di quest’anno girava questa battuta: «Le opere fanno della contabilità
della speranza». La battuta
aveva una valenza ironica e
negativa, in quanto veniva
sottinteso che troppo spesso
dai bilanci delle opere emergono costi non sufficientemente garantiti da entrate
che non si sa dove reperire.
Io penso però che questo
slogan «contabilità della speranza» possa essere tradotto
in senso positivo, e diventare
qualificante per la diaconia
della chiesa: fare la contabilità della speranza deve poter
significare rendicontare in
modo appropriato e nel rispetto di logiche economiche e finanziarie sane i progetti realizzati dalle istituzioni della chiesa per la promozione dell’essere umano, verso una rinnovata qualità della vita, verso la liberazione
dai bisogni fondamentali,
verso la giustizia, ricercando
la verità, sapendo che il bilancio finale non spetta a noi
ma al Signore. In questa direzione ha senso di parlare di
«contabilità della speranza»;
incomincia una nuova sfida
e il lavoro che siamo chiamati a fare è molto grande.
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Battisti genovesi a Milano
La storia della chiesa
sulla facciata del Duomo
STEFANO FONTANA
Domenica 5 ottobre n
gruppo giovanile delle
due chiese battiste di Genova
si è ritrovato la mattina presto in stazione per dare inizio
a una gita culturale a Milano
insieme al pastore Stefano
Fontana e al missionario
Mark Ord. I ragazzi e le ragazze hanno trascorso le due ore
necessarie per il tragitto familiarizzando, mentre dai finestrini scorrevano dapprima le
montagne liguri e poi la vasta
pianura tra Piemonte e Lombardia. Al nostro arrivo Milano ci ha accolti con un caldo
sole che preannunciava una
hen riuscita della nostra gita.
Dopo aver accumulato la
necessaria energia e l’entusiasmo con degli ottimi cappuccini e brioche nella centralissima piazza Cadorna, la
prima meta della nostra giornata è stato l’imponente Castello Sforzesco che abbiamo
visitato nella sua interezza,
ivi compresa l’interessante
Pinacoteca dove alcuni dei
giovani che hanno studiato
arte o che ne sono interessati
si sono sentiti particolarmente a loro agio.
Dopo un veloce pranzo in
centro, quando tra patatine
fritte e hamburger l’atmosfera si è fatta ancor più allegra,
abbiamo senza indugio puntato sul Duomo. Salito sul
tetto della cattedrale il chiassoso gruppo giovanile delle
chiese di Genova ha dominato il campo, godendo l’impareggiabile vista sulla città e ri
posandosi dopo la ripida salita. Non abbiamo certamente
tralasciato di visitare i resti
dell’antico battistero che si
trovano proprio sotto la cattedrale, dove abbiamo forse
ricalcato le orme di Ambrogio e Agostino.
Dopo la cattedrale il nostro
obiettivo è stata la bellissima
basilica di Sant’Ambrogio, il
gioiello forse più prezioso di
Milano, dove il pastore Fontana ha guidato i ragazzi alla
scoperta delle bellezze di
questa chiesa, inclusi il nartece, i mosaici e la tipica architettura della basilica. I giovani che partecipano al corso
per predicatori locali hanno
tratto particolare profitto dalle cose che hanno visto e che
avevano già studiato durante
la parte del corso appena
conclusasi che ha appunto
trattato l’argomento della
Storia della chiesa.
Trovandoci a Milano non
potevamo non fare una veloce visita alla chiesa battista di
via Pinamente, dove il pastore Paolo Spanu ci ha salutati
calorosamente e dove alcune
gentili sorelle di questa chiesa hanno provveduto a rifocillare i nostri affamati giovani con uva fresca e bevande.
La gita si è così conclusa
con le due ore del viaggio di
ritorno durante le quali i giovani hanno allegramente occupato più di uno scompartimento e raccolto le impressioni della giornata, consapevoli di essere diventati più
amici e uniti nella comune
fede in Cristo Gesù.
12-14 dicembre a Agape
Tecniche di animazione
per «Amare la fede»
«Amare la fede» è il titolo
del convegno di animazione
teologica che si svolgerà a
Agape dal 12 al 14 dicembre
prossimi. Il programma prevede per venerdì 12 gli arrivi
per cena (19,30) e la successiva presentazione dei partecipanti e del convegno. Sabato
13, dopo la colazione, si lavorerà sul tema «Amare la resurrezione del corpo»; nel
pomeriggio avrà luogo la seconda animazione e dopo la
cena una serata «festiva».
I lavori della domenica prevedono invece una discussione nella prima parte della
mattinata su «I nostri progetti
di animazione teologica nelle
realtà locali»; a seguire il culto e prima del pranzo una discussione per la valutazione
del convegno. Alle 14,30 è infine previsto un dibattito sul
le proposte per la prosecuzione della formazione
alTanimazione teologica. Seguiranno le partenze (che si
raccomanda possano avvenire per tutti alla conclusione
effettiva del convegno).
Il costo del campo è di £
90.000, mentre è previsto un
rimborso per i viaggi a chi ne
farà richiesta e nel limite delle disponibilità.
Le iscrizioni sono raccolte
da Francesca Cozzi, corso
Mameli 19, 28044 Verbania
(tei. 0323-402653). Le iscrizioni, che si possono richiedere anche telefonicamente,
devono avvenire entro il 30
novembre. Il centro di Agape
può organizzare il trasporto
con un bus o con auto per
chi arriva a Perosa o Frali
(segnalare entro il 5 dicembre l’ora di arrivo).
Chiesa metodista di Bologna
Una «cattedra di Teologia»
che suscita perplessità
Il gruppo con alle spalle il Castello Sforzesco
Il pastore della Chiesa
evangelica metodista di Bologna, Giovanni Anziani, ba
espresso il 21 ottobre le perplessità degli evangelici bolognesi sul progetto di «libera
cattedra di Teologia» che il
rettore delTUniversità di Bologna, Fabio Alberto Roversi
*■' (E)
Scambi, problemi, informazioni dalle scuole domenicali
a cura del Servizio istruzione e educazione della Fcei
PflUÉ $^O0\e COMfWliAV/
A ÇyRts >.l.c. VCilA f.Cf.l.
Quando i bambini sono «vivaci»
Cari amiche e amici del
Sie, vi scrivo da parte della
scuola domenicale della
Chiesa metodista di Bologna, dove siamo a corto di
idee ma con un’abbondanza
di problemi! Inutile dire
quanto siamo contenti di
questa nuova iniziativa e
aspettiamo con ansia i prossimi numeri di «Riforma»
per acquisire nuove idee!
Chiediamo vostri suggerimenti riguardo a una nostra
dijficoltà: abbiamo un gruppetto di circa 12 «medi» che
vanno dai 7 agli 11 anni. Ci
sarebbe piaciuto poter separare il gruppo in due gruppi
piccoli, ma iunico spazio disponibile è il salone sotto la
chiesa. I bambini sono molto vivaci, alcuni cercano di
distogliere Vattenzione dalla
lezione per attirarla su di sé.
Siamo sicuri che se riuscissimo a rendere la lezione interessante per loro, elimineremmo l'elemento di distrazione, visto che il resto del
gruppo partecipa con entusiasmo quando gli è possibile. Come possiamo fare a
catturare Vinte resse e l’entusiasmo dei bimbi poco «focalizzati»?
Lisa M. Gelhaus
Cara Lisa,mi è difficile
soddisfare pienamente la
tua richiesta sia per il breve
spazio a disposizione, sia
perché la situazione andrebbe vista dal vivo, ma soprattutto per la portata dei tuo
problema. Come condurre e
motivare un gruppo di bambini vivaci è infatti un tema
generale che interessa probabilmente molti monitori:
esso potrebbe essere affrontato nel prossimo Convegno
monitori che dovrebbe tenersi l’estate prossima a
Ecumene. Mi limito quindi a
qualche suggerimento:
- solitamente i bambini
che vogliono attirare l’attenzione su di sé esprimono un
loro disagio e con il loro
comportamento lanciano
messaggi non sempre facili
da decifrare. Prova a parlare
con i più difficili prima di iniziare la lezione, fatti raccontare come hanno trascorso la
settimana, chiedi loro che
cosa è successo in famiglia o
a scuola e fai capire loro che
sono importanti per te.
- quando ti accorgi che il
gruppo è distratto e non ti
segue, cambia attività per
rifocalizzare l’interesse; falli
manipolare, disegnare, cantare, drammatizzare e gioca
re. Il materiale necessario
dovrebbe essere pronto prima, per evitare tempi morti
che creano sempre confusione.
- nella tua scaletta di preparazione prevedi sempre
diverse piste di lavoro attingendo suggerimenti anche
dal materiale dei piccoli o
dei grandi.
- dà qualche incarico particolare ai più turbolenti.
- prova a discutere qualche volta con il gruppo sul
loro atteggiamento disciplinare e magari prendi con loro accordi comuni.
- se ti accorgi che non seguono la lettura, «catturali»
raccontando il brano in modo vivace, usando il discorso
diretto e creando «suspence», oppure prima della lettura dà delle consegne, tipo:
«Sottolineate le parole più
difficili...; mettete un punto
interrogativo accanto a ciò
che non capite...; oppure
uno esclamativo per le cose
più importanti...».
- rompi ogni tanto lo schema del gruppo e fai lavorare
i ragazzi a coppie o a piccoli
gruppi cercando sempre di
gratificarli nel loro lavoro.
Graziella Gandolfo Censi
(contributi e richieste vanno inviati al Sie, via Porro Lambertenghi 28, 20159 Milano, fax 02/6682645)
Monaco, ha illustrato nella
cerimonia ufficiale di apertura dell’anno accademico. Tale progetto, ha detto Anziani,
desta «alcune domande e
molte preoccupazioni».
«Le domande che ci poniamo riguardano le motivazioni
di questo cambiamento dell’insegnamento universitario.
Che cosa intende il Senato
accademico, che ha approvato il progetto, per teologia?
Quale teologia verrà impartita? Il commento del card.
Giacomo Biffi, presente alla
cerimonia di apertura dell’anno accademico, è significativo: “Finora nel nostro
paese si è potuto insegnare la
teologia buddista e non quella cattolica”. Vi è forse un segnale perché finalmente la
teologia cattolica "emarginata” potrà entrare a pieno diritto nelTUniversità? Questa
notizia è preoccupante soprattutto perché prosegue il
movimento che vede Bologna
centro di una cultura sempre
più in linea con i progetti e il
pensiero dell’arcivescovado
cittadino. Tale linea, vincente
dopo il Congresso eucaristico
nazionale, è segnata dalla
preoccupazione di mantenere la maggioranza ben difesa
dalle aperture democratiche
alle minoranze culturali e religiose, e dalla precisa volontà
di riaffermare la unicità della
cultura cattolica come cemento della cultura italiana.
La Chiesa metodista, unitamente alla comunità ebraica e alle altre comunità evangeliche in città, è intenzionata a proseguire un cammino
di vigilanza riguardo alla libertà di coscienza, cercando
di opporre ferma resistenza
al nuovo strapotere di una
curia cattolica la quale non
consente spazi né al dialogo
né al confronto su tematiche
riguardanti il futuro della
città». (nev)
VENERDÌ 31 OTTOBRf
Conferenza ecumenica a Carbonici
Parlare di Graz oltre
l'«ermeneutica del sospetto)
Tse
Domenica 19 ottobre dalle
ore 20 alle 22, presso i locali
della comunità battista di
Carbonia, si è svolta una
conferenza ecumenica sul
tema: «Parliamo dell’esperienza di Graz». I relatori
erano il segretario generale
delle Conferenze episcopali
europee, don Aldo Giordano,
padre Gerace della Chiesa
greca ortodossa, il pastore
della chiesa battista di Cagliari, Herbert Anders, e il
pastore della comunità battista di Carbonia, Giuseppe
Miglio. L’incontro ha registrato non solo una notevole
partecipazione da parte dei
cattolici e dei battisti del luogo, ma anche rilevato un interesse nuovo verso il tema
delTecumenismo. Le relazioni hanno prevalentemente
evidenziato tre punti. In primo luogo l’esperienza di
Graz, in se stessa; secondariamente i risvolti nuovi che
Thanno caratterizzata n,,
to alla prima Assemblea ^
menica europea tenuta^
Basilea nel 1989; infine
siderio comune di voi
rafforzare l’obiettivo de«nron
nità visibile rispettandoe®^L°>lorizzando la ricchezza A
diversità esistenti fra noi
Più volte, sia nelle rei;
che negli interventi deip;_
cipanti è emersa la vogH;
uscire da quella che è cl
mata «l’ermeneutica del
spetto» per entrare in qv
della fiducia, risaltandi
necessità e Timportan;
mantenere in vita, se pui
versi livelli, il dialogo, la
munità battista di Carboj
ha infine espresso il desid)
che dall’incontro, se pur
sua varietà di espressi)
scaturisca fra le varie coi
sioni cristiane locali
maggiore sensibilizzazii
alla ricerca e attuazioni
una piena «koinonia».
rester
jedata
nel ma
tienu
IO nob
c’è st
itamer
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|urat(
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¡oMaric
pubbl
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ie, che
unce
to co
instati
ipo p(
ile di ]
ta Li
iidato
lica co
Cronache
IVREA — «Scegliere una chiesa piuttosto che un'altra noj
una scelta “contro” qualcuno o qualcosa ma è una si
per la fede all’inizio di un cammino comune»; con qui
parole il pastore Plescan ha voluto sottolineare nel suo
mone di domenica 12 ottobre l’accoglienza di un
membro di chiesa: Sergio Farruggia, proveniente dalcàj
licesimo. Partendo da I Corinzi 1, il pastore ha ricon
l’importanza deH’appello alla «non scomunica», cioè!'
pello a riconoscere anche nell’altro una testimonianza
da a partire dalla base sulla quale questa testimoni!
parte. La comunità ha vissuto una mattinata di gii
commozione in particolare durante la professione di
di Sergio Farruggia e gli si è stretta intorno anche di
l’agape che ha riunito parecchie persone dopo il cultoi
• Domenica 12 ottobre è stata anche la domenica di
di tutte le attività; sono così ricominciati gli studi
pomeridiani e serali, la scuola domenicale, il preci
smo e il catechismo e inizierà quest’anno un incii
mensile di preghiera, (c.c.v.)
Ico e spi
tola il d
i, che ha
¡co. I
rio c
¡unità
¡zia si
frezzc
)rio ai
ibutc
Ìédi id
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ippar.
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Hilittà.
i Sèpcc:
lattèiepa
àcain’pn
wkàlru
wdiFi
aN
100 da 1
a di I
Ite, il m<
ANGROGNA — Un folto pubblico ha applaudito il coni
che la corale evangelica di Torino, diretta da Flavio Gài
la corale valdese di Angrogna, diretta da Franco Taf
hanno tenuto nel tempio del Serre riaperto per Tocca!
dopo notevoli opere di restauro.
• Due lutti hanno colpito la chiesa. Sono deceduti ini
avanzata il fratello Davide Monnet (Pradeltorno) e la sol
la Irma Benech (residente a Torre Pellice e originariadi|
cet). Alle famiglie in lutto esprimiamo la solidarietà
comunità.
MILANO — Domenica 5 ottobre, con un culto a cui hannoj j na
so parte anche i bambini e le bambine della comunità .
dese, abbiamo iniziato il nuovo anno di attività che se
la ripresa della scuola domenicale e del catechismo. Doi
nica 12 ottobre ha avuto luogo l’assemblea di chiesa di'
zio anno, nella quale si è deciso di studiare la bozza dn Lagìon
cumento sul Consiglio nazionale delle chiese cristiane [¡jg ^ ^
documento sinodale sull’ecumenismo. la giori
Domenica 19 ottobre, durante il culto, sono stati affli Cultu
si nella Chiesa valdese Marta Buti, Demetrio Costanti j
Luca DelTAnese e Silvia Lisa (con battesimo). La comi ijeogr
ha vissuto questo momento con gioia e riconoscenza a pattin
gnore; possa egli benedire questi fratelli e sorelle e guii re di p
in ogni istante della loro esistenza. Dio ci renda consapt ata la
li della grandezza del dono della sua grazia, sia Gesù 0 Buine i
l’ancora che impedisce la deriva della nostra vita. l^vizzt
iniK “'*Uur
PINEROLO — Una ventata di gioia ci ha portato un grupp o^g ^
trenta francesi condotti dal dinamico pastore Jlle quj
Brunel, che guida le comunità di Briançon, Queyras, r m g^^j^
sinière. Giunti nel pomeriggio di sabato 18 ottobre,!“
cesi hanno visitato di corsa Torre Pellice e la vai d’An etasvc
gna; ospitati per cena da famiglie pinerolesi, hanno
scorso la notte nella Foresteria di Villar Perosa. Doffl®
mattina hanno partecipato attivamente al culto bP fgQQ ,
con la predicazione del loro pastore, ricevendo ano jgjjg^ ^
benvenuto dalla scuola domenicale che ha cantato Wf (asjQ j
inno. Poi il pranzo giudicato da tutti ottimo per la vaù j^g
la prelibatezza dei cibi. Per digerirlo, una veloce co^ jtg
San Maurizio attraverso la città antica, soffermandosi ¡ggg ^
su quel che riguarda la storia comune francopiemont ìli orie
un rapido ritorno al tempio per il tè e per i saluti, e W là e al]
tenza. Au revoir presto dunque a Briançon. , Bli, p
Continua la serie dei matrimoni: questa volta , ™di£
più cari auguri per una vita benedetta dal Signore a ^ ,^0 Fri;
— -- - - - - _ . . iuQ,''“
De Chirico e Paolo Rabito.
sol
• Nel tempio di Pomaretto abbiamo salutato la
la Mary Gente ved. Campese, giunta all’età di novant 1
da alcuni anni ospite dell’Asilo dei vecchi di San Getti
VILLAR PELLICE — Il 5 ottobre sono riprese le attività de^| } l'ab
stra chiesa con un culto a cui hanno partecipato i n , v
della scuola domenicale e i ragazzi del precatechisiP
techismo. Abbiamo anche accolto con gioia il diacoij® *
Tron che, con la famiglia, si sta stabilendo fra
Toupiun 1, tei. 930791). Dario lavorerà in qualità
tore ecclesiastico un po’ in tutti gli ambiti della vita
taria e sarà anche cappellano di un istituto della vali ■
arie
13
ì 31 OTTOBRE 1997
Venezia: continuano gli incontri con la città
Musica a Palazzo Cavagnis
! Eseguita e illustrata la trascrizione per pianoforte delle
Sette parole del nostro Salvatore sulla croce» di Haydn
nblea
tenuta,
ifine.ii,
.Rivoli [
IVO dell'
andò e,
lezza d(
fra noi,
fbanco macchi
Apromessa con cui la Fo■esteria valdese si era
edata dalla città di Vene
tei. nel maggio scorso è stata
le relazi, Ritenuta. L’8 ottobre al
1 *iei pai Jo nobile di Palazzo Cava^ voglij s c’è stato ancora un aphe è cl itarnento musicale, il seica del do da quando è stato i® li^ qui igurato il pianoforte do^Itandi oWa famiglia Busetto in
odanzj fdo del proprio caro, Anse pura o Mario. Ancora una volta
?go-lai „pubblico numeroso ha
1 Garbo: gcipato al momento muli desidi de, che questa volta rivese pura aun carattere particolare,
pressi) lUto conto dei brani che
iriecojl IO stati eseguiti,
oc ali a lopo poche ma hen scelte
lizzazin ole di presentazione della
nazione ¡torà Laura Leone, che ha
ia». ^rdato l’importanza della
¿sica come linguaggio arti;o e spirituale, ha preso la
:ola il dott. Giovanni Frez5,che ha portato il saluto del
jdaco. Dopo aver espresso
Igurio che il rapporto tra la
liunltà valdese e la città di
|ezia sia sempre più strettezza ha manifestato il
Iprio apprezzamento per il
tributo di iniziative cultuli e di idee che la comunità
I e che si propone di
iippare in futuro: questa
Mtà, ha affermato, sarà sihmente seguita con intepffise e sostenuta adeguatalente dall’amministrazione
deiaiittà.
Si è,accennato sopra al calatteiejìarticolare della musica mjirogramma .Si tratta'rW| di una trascrizione
P^poforte delle Sette parokWl nostro Salvatore sulla
crocea Franz Joseph Flaydn,
ile™** «iitaaNapoli alla fine del
ivioGalfcddj Lyjgj Marescalchi.
'0 TagliWnua eseguire le sette sooccasK^te, il maestro Jolando Scar
iduti b'
Jolando Scarpa al pianoforte a palazzo Cavagnis
beratamente spoglia di facili
artifici, essenziale e diretta
all’introiezione ed alla meditazione personale.
narial*
arietà di
pa ne ha fatto una concisa
ma opportuna e puntuale
presentazione, ricostruendone la genesi e sottolineandone il significato musicale e
religioso. Le note critiche si
potevano leggere anche nel
pieghevole di presentazione
del concerto. Il maestro Scarpa, organista, membro attivo
della Chiesa metodista di Bologna e predicatore locale, ha
speso alcune parole importanti per fare conoscere ai
presenti l’occasione e la finalità della composizione di
questi brani musicali. Il maestro viennese aveva composto queste sette sonate su
commissione della cattedrale
di Cadice, per commentare
musicalmente sette sermoni
di dieci minuti da tenersi in
occasione del Venerdì della
settimana di Pasqua su altrettanti brevi brani evangelici, che riportano le ultime
espressioni di Gesù nel giorno della sua passione e della
sua morte. Non ci sarebbe
stato da attenderci quindi un
ascolto facile, reso appetibile
da virtuosismi tecnici o da
motivi volutamente travolgenti, ma un’esecuzione di
musica difficile, perché deli
Si trattava per di più di
ascoltare dei brani privi dell’originale organico orchestrale e della voce dei solisti e
del coro, aggiunti in un secondo momento da Haydn.
Una scelta coraggiosa anche
da parte del concertista, il
quale aveva scelto un testo
musicale che esigeva dall’interprete l’umiltà di eseguire
con tecnica perfetta e raffinata accettando al tempo stesso
di eclissarsi come esecutore,
per fare risaltare esclusivamente il messaggio musicale. Un’impresa non da poco,
che il maestro Jolando Scarpa ha portato a termine con
bravura tecnica e con convinta partecipazione personale alla meditazione che
Haydn si era proposto di suggerire. Il pubblico ha capito
l’atmosfera e ha seguito con
attenzione il fluire delle note
musicali aiutato dalla lettura
dei testi evangelici a cui si
ispiravano le singole sonate,
effettuata con dizione chiara
e ben scandita da Osea Querzola e da Sandra Rizzi.
Chiesi
Facoltà
US*" anno
accademico
MILENA MARTINAT
Filippo Melantone, detto
da Lutero «il piccolo greco», fu un umanista, un pedagogo, un teologo, un mediatore (o forse solo un «negoziatore»?). Nacque cinquecento
anni fa. Albrecht Dürer lo ritrasse ma fu obbligato a scrivere alla base dell’opera: «Dürer potè ritrarre Filippo ma la
mano esperta non potè ritrarre la sua mente». Melantone
disse: «Sono due le cose verso
le quali la vita deve essere
orientata, la pietas e Veruditio». Melantone è stato il tema
della prolusione tenuta dal
prof. Paolo Ricca sabato 18
ottobre per l’apertura del 143'’
anno accademico della Facoltà valdese di teologia di
Roma. L’aula magna della Facoltà era piena di membri di
chiesa, professori, membri
Tavola, pastori, studenti italiani di diverse denominazioni, studenti stranieri quando
il decano, professor Ermanno
Genre, ha dichiarato aperto il
143° anno accademico.
Il sole gentile di una bella
giornata d’autunno ha accompagnato domenica gli
studenti in Ciociaria, nella
comunità di Colleferro, per il
culto di apertura dell’anno
accademico, in occasione anche dei 50 anni dalla nascita
di quelle comunità. Gli studenti sono partiti in treno e
in auto, al culto è stata ascoltata la predicazione del prof.
Daniele Garrone; non hanno
preso l’autobus e camminato
nel fango spesso presente
nelle giornate d’autunno, come invece gli studenti che
cinquant’anni fa andavano,
accompagnati dal prof. Valdo Vinay a predicare l’Evangelo in quella terra, ma l’accoglienza calorosa e coinvolgente, l’agape forse sono le
stesse di cinquant’anni fa.
L’anno accademico è aperto, siamo pronti a essere «eruditi», come disse Melantone?
PAG. 9 RIFORMA
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)ozza di' [j giornata di sabato 18 otristiane bre è stata in certo modo
*3 giornata di incontri intati armi 'culturali per la nostra
Costano tà, sia pure entro un contesa coiniJ geograficamente limitato,
icenzas nattino, nella sala consile e gui< te di palazzo Frizzoni, si è
consapf uta la presentazione del
GesùCtfBume di Silvio Honegger
Svizzeri di Bergamo (Edi„„.nnff'’'^'**3ior) : una presentaif a più voci, ciascuna
^ ras f ha messo in luce
Ift ®*'°tnpetenza e passione
’ ■"particolare aspetto dell’
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Incontri culturali a Bergamo
na nuova stagione per
«Centro» protestante
■la svolta nella nostra città
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Nel pomeriggio ha avuto
luogo, nell’ex sala consiliare
di via Tasso, l’inaugurazione
del nuovo anno di attività del
Centro culturale protestante,
con una prolusione dello storico e pastore Giorgio Tourn
recante il titolo del suo ultimo libro: Italiani e protestantesimo: un incontro impossibile? (Claudiana). La conferenza, molto apprezzata da
un pubblico numeroso, è partita da una ricostruzione storico-politica delle vicende
che hanno sottratto l’Italia
all’esperienza cruciale della
Riforma per arrivare ai tempi
nostri e al prossimo ingresso
dell’Italia in Europa: ingresso
che si preannuncia molto
problematico, non tanto per
ragioni di tipo economico ma
soprattutto per ragioni culturali in quanto l’Italia, rispetto
al percorso degli altri paesi
europei, ha seguito un suo
percorso «estraneo» e sta effettuando una diversa e difficile assimilazione dei concetti
di laicità, responsabilità, pluralismo culturale e religioso.
11 Centro culturale protestante di Bergamo (via Tasso
55) ha in programma anche
per quest’anno una serie di
iniziative molto interessanti
dal punto di vista culturale e
interculturale il che gli conferisce, malgrado la sua giovane età, una fisionomia
molto precisa e molto impegnata. (r.g.)
Chiesa valdese di Reggio Calabria
Tre perdite gravi
per tutta la comunità
LILLY DI LEGAMI
10-ll-’96, 15-l-’97, 2-10’97. Potrebbero sembrare tre
terni, buttati lì da un esperto
cabalista. Sono, al contrario,
tre indimenticabili date attraverso le quali la comunità valdese di Reggio Calabria ha
conosciuto l’asprezza del dolore per la scomparsa di tre
dei suoi migliori figli: Renzo
Romeo, Terenzio Sagripanti,
e ora sua moglie Caterina Romeo. Ingegnere sessantenne
il primo, ex ferroviere più in
età il secondo, casalinga la
terza. Fra il primo e i coniugi
Sagripanti, un affettuoso rapporto di parentela.
Esprimendo un impegno
tenace e profondo, ma diverso l’uno dall’altro, vuoi per
l’indole di ciascuno di loro,
vuoi per gli ambienti in cui
essi operarono, seppero evangelizzare in maniera tanto convincente e al tempo
stesso tanto gradevole da riuscire a trascinare in chiesa
non pochi cittadini. La cristallina onestà dei loro atti, la
purezza dei loro cuori redenti
e la forza dell’Evangelo, di cui
apparivano dotati, li rese credibili discepoli, degni della
più alta ammirazione e considerazione nel seno della comunità, ma anche e soprattutto fuori del suo ambito dove la fermezza della loro fede
e la tenacia nel propugnarla,
per testimoniare il grande
amore di Dio per l’uomo, trovarono sempre buone tutte le
occasioni.
Terenzio Sagripanti non
seppellì la sua fede sotto le
macerie e la cenere del vecchio tempio, bruciato nel
1946 da ignoti e del quale era
operoso custode, ma la ripulì
di ogni timore e la rafforzò
dando, alla famiglia prima e
agli altri poi, l’incontrollabile
certezza che chi confida nell’Eterno non si smarrirà mai.
Forte di una invidiabile memoria quando diventò quasi
totalmente cieco, lo si poteva
sentire richiamarsi ai versetti
adatti della Bibbia, come se
questa fosse aperta davanti a
lui, per suffragare le sue tesi,
parlando del Cristo.
Nella sua fedele e generosa
Caterina vi fu il riassunto benedetto di tutte le più alte
qualità di Renzo e di Terenzio al quale con i suoi squisiti
modi, con il suo spirito di abnegazione e con la grandezza
del suo animo, seppe dare il
migliore, il più genuino e il
più ammirevole sostegno fisico e morale, affinché la sua
opera evangelizzatrice risultasse più penetrante e più
duratura.
Tre anime elette, quelle
che questa comunità ha perduto e che chiediamo al Signore di accogliere nella sua
Gloria. La loro edificante eredità non potrà non portare
che abbondanti frutti.
Agenda
SAN DONATO MILANESE — Al Forte Crest
Hotel si tiene il XV Congresso cristiano di
«Uomini nuovi» sul tema: «Quando viene lo
Spirito» con gli oratori Colin Urquhart, Fauna L. May, Claude Ruffo, Giuseppe E. Laiso.
Per informazioni tei. 02-76002654.
PORDENONE — «La Bibbia nelle mani del
popolo, conseguenze nella chiesa e nella società» è il titolo della conferenza, proposta
dalle chiese evangeliche di Pordenone, che
Martin Ibarra terrà alle 20 in viale Grigoletti 5
per i 480 anni della Riforma protestante.
GROSSETO — «La Riforma protestante del XVI secolo nella formazione dello stato moderno» è il tema della conferenza che il pastore Claudio lafrate terrà alle ore 18 nella
chiesa battista di via Piave 19.
TORINO — Il Centro evangelico di cultura
«Arturo Pascal», con le comunità cristiane di
base, il corso per animatori biblici, la Federazione donne evangeliche in Italia, il Gruppo donne credenti, la redazione de «Il Foglio», il Sae, «Tempi di fraternità» e l’Ywca,
propone alle ore 20,30 nel salone valdese di corso Vittorio
Emanuele II 23 un dibattito su «Il problema dell’Opus
Dei». Intervengono padre Eugenio Costa, direttore del
Centro teologico di Torino, Manuel Kromer, curatore del
libro «I segreti dell’Opus Dei» (ed. Claudiana) e il giornalista Luigi Sandri. Sarà presentato il volume di Peter Hertel,
«I segreti dell’Opus Dei. Documenti e retroscena», Torino,
Claudiana, 1997. Per informazioni tei. 011-6692838.
BERGAMO — Per il ciclo di tre conferenze su «Luteranesimo e cultura tedesca», organizzato dal Centro culturale
protestante con il patrocinio della facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Bergamo, alle ore 17,30
nella sala conferenze del Centro in via Tasso 55 il prof.
Emilio Bonfatti dell’Università di Padova parlerà su «I discorsi a tavola di Lutero: genesi, divulgazione e riflessi nella cultura tedesca». Per informazioni tei. 035-238410.
FIRENZE — Alle ore 17 il Centro culturale
protestante «Pier Martire Vermigli», con sede presso la Chiesa valdese (via Manzoni
21), organizza un incontro sul tema «Chi ha
l’ultima parola nella chiesa? Primato papale
e rivincita conciliare: un capitolo di storia
ecumenica da scrivere». Partecipano all’incontro il prof.
Paolo Ricca della Facoltà valdese di teologia e il prof. Riccardo Rubini, dell’Università di Firenze. Il dibattito prenderà le mosse dal libro di Aldo Landi «Concilio e papato
nel Rinascimento: un problema irrisolto» pubblicato
dall’editrice Claudiana. Per informazioni tei. 055-2477800.
TRIESTE — Per il ciclo di incontri organizzati dal Gruppo interconfessionale per l’unità
dei cristiani e il dialogo tra le religioni, alle
ore 18,30 presso la sede di via Tigor 24 padre
Atenagora Fasiolo parlerà sul tema «Le chiese ortodosse in Italia». Tel. 040-303715.
TRIESTE — Alle ore 17,30, presso la Basilica
di San Silvestro (piazzetta S. Silvestro 1), per
il Centro culturale elvetico-valdese. Letizia
Tomassone, pastora valdese a Verona, parla
sul tema «Una teologia al femminile? Il contributo delle donne alla ricerca teologica oggi». Per informazioni tei. 040-303715.
GENOVA — Alle ore 17,30, a palazzo ducale ala Est (piano
ammezzato, ascensore 2° piano), per il ciclo di studi del
Sae su Abramo, il prof. Renzo Bertalot, docente all’Istituto
ecumenico San Bernardino, parla sul tema «Abramo nel
Nuovo Testamento». Per informazioni tei. 010-8391402.
BERGAMO — Per il ciclo «Luteranesimo e
cultura tedesca», organizzato dal Centro culturale protestante con il patrocinio della facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università, alle ore 17,30 nella sala conferenze del Centro in via Tasso 55 la prof. Fiorella De Michelis Pintacuda dell’Università di Pavia parlerà
su vL'essenza del cristianesimo di Feuerbach nel rapporto
con il luteranesimo». Informazioni al 035-238410.
FIRENZE — «La Bibbia, le pietre, la città» è il
tema del corso di aggiornamento per insegnanti, organizzato dal Cise in collaborazione con il Comitato Bibbia cultura e scuola e
con il Comitato per le celebrazioni del centernario di Santa Maria del Fiore, che si svolgerà da giovedì 20 a sabato 22 presso il Seminario arcivescovile. Per ulteriori informazioni e iscrizioni «Biblia», via
A. da Settimello 129, 50040 Settimello (tei. 055-8825055).
BERGAMO — Per il ciclo «Luteranesimo e
cultura tedesca», organizzato dal Centro culturale protestante con il patrocinio della facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università, alle ore 17,30 nella sala conferenze del Centro in via Tasso 55 la prof. Elena Agazzi dell’Università di Bergamo parlerà su «IBuddenbrook di Thomas Mann: lavoro ed etica luterana».
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal
mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
Raidue a cura della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì
della settimana seguente alle ore 9,30 circa.
Domenica 2 novembre andrà in onda: «Assemblea Fcei: l’impegno degli evangelici nella società;
l’impegno dei metodisti in Sud Africa; Incontri; rubrica biblica». La replica sarà trasmessa lunedì 10 novembre.
Le segnalazioni devono giungere con 15 giorni di anticipo
14
PAG. 10 RIFORMA
Riforma
«
Elezioni» padane
Giorgio Guelmani
Secondo il leghista Roberto Maroni, alle «elezioni padane» del 26 ottobre hanno votato in 6 milioni. Nessuno ha
dato controvalutazioni suH’affluenza ai 22.000 gazebo col
vessillo del fiore verde su sfondo bianco. Resta comunque
il fatto che per eleggere i 210 «deputati» del futuro «Parlamento della Padania» si sono presentati 1.146 candidati
divisi in 43 liste. Una minoranza, politicamente e numericamente significativa, di cittadini del Nord si è prestata a
questo rito che delegittima l’autorità della Repubblica italiana e che contribuisce a dare un volto aH’«altra legalità».
Indifferenza e irrisione sono state le reazioni dei più: ma
è giusto limitarsi a constatare che la secessione non trova
consensi, e quindi rimuovere il problema? Certo, ultimamente la Lega sembra non azzeccarne una: aveva puntato
su un risultato di stallo aUe politiche del ’96; aveva scommesso che il governo Prodi non ce l’avrebbe fatta a centrare 1 parametri di Maastricht, e che il Nord avrebbe chiesto
a gran voce di entrare in Europa da solo; aveva, infine, ritenuto che la crisi tra Ulivo e Rifondazione sarebbe stata
irreparabile e avrebbe portato a elezioni anticipate. Tutto
ciò non è accaduto, ma nel Nord Italia, un termine che cela realtà economiche e sociali estremamente diverse, la
Lega è solo l’espressione estrema ed estremista di un crescente «senso comune»: pochi credono alia secessione,
molti vogliono che «le tasse pagate dal Nord restino al
Nord»; pochi credono alle radici celtiche dei «padani»,
molti manifestano insofferenza o peggio per i meridionali
e gli immigrati; pochissimi si iscrivono al Sindacato padano, molti pensano che imprenditori e lavoratori del Nord
abbiano una comunanza naturale di interessi e che potrebbero mettersi d’accordo senza troppe regole e burocrazia. La Lega non conta nulla nella classe dirigente: nessun intellettuale illustre, conduttore televisivo miliardario, grande industriale o manager pubblico si professa leghista. Eppure i leghisti fanno parte del mondo reale, sono
gente come noi, i nostri vicini di casa, ma per i mass media sono invisibili, fino a quando non fanno rumore con
qualche battuta di Bossi o qualche assalto a im campanile.
Forse i dirigenti della Lega intuiscono questo, e perciò
fanno politica con i rilanci moltiplicando le scadenze simboliche «decisive»: ognuna è un ulteriore strappo da Roma, indietro non si torna. Studiosi seri come Ilvo Diamanti o Roberto Biorcio vedono la Lega come «ultimo superstite partito di massa», come movimento in cui la militanza assume un carattere religioso. Secondo Biorcio, per capire la Lega va capito «il nocciolo dei credenti», quelli per
cui l’adesione alla Lega è «un’illuminazione del cuore». I
ripetuti rituali di massa «hanno fatto crescere la fede
nell’esistenza della Padania, diventata un punto di riferimento carico di valenze affettive». La Padania è un focolare caldo nello spietato mondo della globalizzazione e della
concorrenza tutti-contro-tutti che l’ideologia liberista della Lega accetta con passione. L’invenzione della Padania
(ma tutte le «patrie» sono in una certa misura inventate)
non è quindi una deriva estremistica di un movimento nato per chiedere un generico federalismo, ma una coerente
strategia per rafforzarne l’identità.
La dimensione «religiosa» del movimento leghista chiama in causa anche noi, chiese di minoranza a cui sta stretta anche l’Italia (figuriamoci la Padania). Come reagiamo?
La risposta più facile sarebbe opporre alla retorica padana
queiia itaiiana, aile bandiere bianco-verdi il tricolore. Meglio sarebbe cercare di promuovere una coscienza di cittadinanza europea, che non è data dalla moneta unica ma
dalla comunanza di diritti civili e sociali. Come credenti
non possiamo assumere un atteggiamento di guerra di religione verso chi è tentato daile parole d’ordine leghiate:
sappiamo bene che dietro di esse non ci sono soio grettezza e razzismo, ma un forte e spesso esasperato senso di
giustizia, un’insofferenza per le burocrazie e l’inefficienza
statale, la richiesta di un potere più vicino ai cittadini. A
chi cerca una patria nella Padania, dovremmo rispondere
invitandolo a cercare con noi «la città futura», perché
«non abbiamo quaggiù una città stabile» (Ebrei 13, 14),
senza dimenticarci di «cercare il bene della città» (Geremia 29,7) dove siamo chiamati a vivere.
Rifórma
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Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Sfelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia: ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via S. Pio V, 15 bis -10125 Torino.
Ptàblìeazlone settimanale unitaria con L'Eco delle valli valdesi:
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000. Partecipazioni: millimetro/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 40 del 24 ottobre 1997 è stato consegnato per l’inoltro postale all'Ufficio
CMP Nord, via Reiss Remoli 44/11 di Torino mercoledì 22 ottobre 1997.
Commenti
VENERDÌ 31 OTTOBRf
J È un pregiudizio quello del musulmano fanatico, retrogrado e violent
I molti volti deirislam contemporaneo
Il cosiddetto «mondo islamico» è fortemente frammentato, policentrico, con
forti differenze teologiche, culturali, socio-economiche e politico-istituzionali
GIUSEPPE LA TORRE
E comune ormai chiamare
«musulmano» o «marocchino», qualunque immigrato provenga dal Nord Africa
o dal Medio Oriente, prova
questa di un’erronea idea di
un universo umano socialmente monolitico. Il semplicismo del linguaggio corrente comprime e occulta ogni
specificità confinando ogni
cosa sotto l’espressione di
«mondo islamico». Ma il cosiddetto «mondo islamico» è
una categoria largamente
ideologica e, come la categoria che racchiude l’«Occidente cristiano» o il «mondo cristiano» affatto monolitico e
compatto, è anch’essa estremamente frammentata, policentrica, con notevoli differenze teologiche, etno-culturali, socio-economiche e politico-istituzionali. Anche se
per gli stessi musulmani religione e politica sono un tutt’uno l’Occidente, nella sua
analisi politica dell’area musulmana, sottolinea troppo il
fattore religioso più di altri
fattori (sociali, economici,
politici) se non più importanti almeno altrettanto importanti. L’impressione generale
che viene fuori da una attenta analisi dei mass media occidentali è la volontà di far leva sullo steccato religioso che
separa l’Oriente dall’Occidente e di riproporre continuamente l’immagine stereotipa del musulmano fanatico, guerrafondaio, retrogrado e violento. L’Islam e tutto
ciò che si richiama ad esso è
così, gradatamente, presentato come un qualcosa di «diverso»... di «violento»... di
«nemico».
È bene allora tentare di
chiarire la mappa terminologica sui concetti inerenti
l’Islam contemporaneo. Dopo l’indipendenza politica,
dopo aver avviato il processo
di indipendenza economica,
l’Islam ha a’wiato il processo
di indipendenza culturale rispetto all’Occidente. All’interno di quest’ultimo processo i movimenti islamici mirano a riappropriarsi dei territori ideologici conquistati
dall’Occidente.
Bisogna innanzitutto prendere atto che tutti gli islamici
sono musulmani, ma che
non tutti i musulmani sono
islamici. Una cosa è l’Islam,
un’altra è l’islamismo (politico). Non si deve confondere
un fenomeno politico-religioso con una fede e una
cultura millenaria sorta con
la rivelazione coranica... così
come non possiamo assurgere i rapporti tra cattolici e
protestanti dell’Irlanda del
CERCO di rispondere questa mattina a un ascoltatore di Agrigento, che vorrebbe informazioni sull’inizio
della storia dell’umanità. I
racconti biblici della creazione, di quello che egli chiama
il periodo paradisiaco, lo
mettono in difficoltà. Che
rapporto c’è tra le pagine della Genesi e le scoperte scientifiche (dove situiamo per
esempio - scrive il signor
Francesco - l’uomo di Neandertal? Che cosa facciamo dei
reperti archeologici e delle
tracce umane che sono state
scoperte dagli scienziati in
varie parti della terra?).
La domanda è di quelle che
quasi tutti un giorno o l’altro
si sono posti quando si sono
confrontati con le pagine bibliche. In che rapporti sta la
Bibbia con la storia? Noi potremmo anche aggiungere: in
L’interno della moschea di Roma
Nord al rapporto simbolico
tra cattolici e protestanti nel
mondo. Per islamismo si dovrebbe intendere oggi solo
quella parte della comunità
musulmana che intende
svolgere al suo interno una
funzione di guida morale e
politica. L’islamismo prosegue le rivendicazioni nazionalistiche delle aree arabe,
come ulteriore stadio del lungo processo di autodeterminazione.
Sia in terra musulmana che
altrove, ci sono sempre state
correnti e ideologie politiche
legate alla tradizione. Ma se
per tradizione si intende conservatorismo, tale categoria
allora non può essere riferita
ai movimenti islamici odierni. Il tradizionalismo, inteso
come emulazione di un passato ideale, che si vuole-riproporre immutato, non fa
progetti politici. Esso è più
interessato alla moralizzazione della società che alla giustizia sociale, che invece è un
tema centrale dei movimenti
islamici. Il tradizionalismo,
che nell’Islam è conservatorismo, è la tendenza a conservare l’ordine esistente e ad
opporsi ai cambiamenti.
Spesso, il fondamentalismo viene considerato sinonimo di conservatorismo:
questo non è corretto. Diversamente dal tradizionalismo,
il fondamentalismo non è
conservatore, ma è sostenitore del ritorno alle fonti della fede musulmana (il Corano e la Sunna del Profeta):
non un ritorno al passato,
ma alla fede... a Dio! Il fondamentalismo rifiuta l’ordine
esistente in quanto non è
conforme ai principi puri e
originali dell’Islam. Per il
fondamentalismo allora il
nemico non è la modernità.
ma la tradizione... quella tradizione che ha irrigidito e
annacquato l’Islam con elementi culturali estranei alla
fede. In questa prospettiva i
movimenti islamici si ritrovano nella tendenza fondamentalista di riformismo, di
ritorno alla purezza originaria che poneva a diretto contatto il Corano e la realtà del
momento. Il loro nemico sono quelle tradizioni rivestite
di una certa sacralità e intoccabilità, quelle credenze e sistemi dottrinali ereditati come retaggio storico, ma che
non fanno parte della Rivelazione. Ciò spiega perché, diversamente dai fondamentalisti cristiani, i movimenti
fondamentalisti nell’Islam
sono spesso militanti e legati
a mo-vimenti politici.
Quella che chiamiamo la
corrente del modernismo,
vede invece nel solo Corano
la fonte della sua ricerca, non
considerando la Sunna, e
tentandone una lettura moderna; essa ricerca «il puro
Corano» ma opera aH’interno
di esso una cesura tra ciò che
è il contesto iniziale della rivelazione da ciò che è il suo
«spirito essenziale» valido
universalmente; essa ricerca
«la pura rivelazione». La salafiyya (la corrente intellettuale
modernista sorta nel XIX secolo in Egitto) cercava di mediare l’IsIam con le esigenze
intellettuali dell’umanesimo
laico sostenendo che là dove
l’Islam si trovasse in conflitto
con le esigenze moderne, la
legge islamica potrebbe essere modificata. Oggi tra i movimenti islamici vi è una percezione e una opinione diversificata sulla salafiyya. Alcuni tra i leader più accreditati le rimproverano di aver
riconosciuto la «superiorità»
• / ' ■ '7'T>
LiJ
EUGENIO RIVOIR
che rapporto sta la Bibbia
con la scienza? Alla gente che
si poneva queste domande
molto spesso gli uomini di
chiesa (o, se volete, le autorità della chiesa, quelli che
avevano il potere nella chiesa, che comandavano, che
stabilivano che cosa fosse
importante pensare e credere) hanno detto che erano
domande che non si dovevano porre. Sta scritto, e quindi
è così. Documento di questo
Asegu
lolo Spi
jaine
pei so
iidividi
echies
un sìls
Ksivo, (
nisti» tentano di accaparra
qualche nozione di isw no
smo per proteggersi dall’aj^ l®.?®'
tema di essere additati comP®
kafir (infedeli) e per evitS
che si possa dire di brodi
culturale rispetto aU'isiam
cui era arrivato l’OccideiT
di avere, di conseguen. '
portato il mondo islamj
verso di esso. Attualment,
con la crescita deH’islamisn!!
radicale, i cosiddetti
«modet.
tari
non praticano la religiog
che non sono dei buoni m
sulmani ed essere quindi vj
tati alla morte. Ciò fasici^
oggi, stranamente, la correj;
te modernista porti avanti|
si tradizionaliste. eguenz
Concludendo ritengo jefla chie
se da un lato non si deve® ^
sere né superficiali né ingej
nell’analizzare l’Islam e las
cietà musulmana, ponendu ^
in un atteggiamento di rispa ■
to cieco e acritico, dall’alti r
lato (considerando un aio
storico più ampio di quel
contemporaneo) non dobbij
mo dimenticare neppure
l’Occidente cristiano nonèi
molto tempo né ancora
tutto liberato da quegli st
«orrori» che si contestano
società musulmane (Temi
cipazione della donna, ili-]
natismo, la violenza, ecc|
processi culturali sono 1
e complessi.
Ci si dovrà liberare
stereotipi e dalla superi»
lità degli uni verso gli altiid’
accorgersi che la differe®
tra conservatori e progi»
sti, tra oppressori e oppoi
tra adepti della violA
partigiani del processoliberazione del proprio pop
lo, non corrisponde aliai
ferenza tra mondo oeddatale e mondo musulmani,
ma sono fratture all’intefflj
delle società e dei processii
pensiero che si dibattoffltj
combattono nelle rispett
società. Non solo le
degli imam sono ancora
gressive nei confronti%“'
cristiani, ma gli stessiteS “
scolastici degli studenti® ,
sulmani sono parziali^
ziosi quando trattano il® „
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pregiudizi e gli stereotil ®
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Esattamente ciò che sinB ™c
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con la paura deH’Islarn.
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modo di pensare è il processo fatto a suo tempo a Galileo
che aveva osato porre degli
interrogativi critici alle affermazioni scientifiche della
Bibbia.
Una volta. Ora non tutti rispondono nello stesso modo.
La riflessione di tante generazioni di credenti ci ha aiutato
a capire che le pagine bibliche non sono (dal punto di
vista storico o scientifico) altro che l’espressione di quel
che un tempo in
SI leii/.i o di storia si
Le pagine bibliche
no una riflessione di ^
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(Chi è Dio? che cosa '
sua parola nei miei
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diverso nei vari Im'''. •
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(Rubrica «Parlianìon^
me» della trasmissione —
dioiino «Culto ouangoijon
ta dalla Federazione
evangeliche in Italia,
onda domenica 26 otto
15
íE
31 OTTOBRE 1997
PAG. 1 1 RIFORMA
nto
Continua il dibattito suH'otto per mille e le chiese battiste
Sì e no a un meccanismo controverso
con
>na/i
li'isiam,
:cidente,
Un allarme
tardivo
■ A seguito dell’articolo di
o)o Spano «Opm: un incoàaroento al disimpegno»,
ei sottolineare che pur
■'¡^|*^®^?t¡j|^dívidendo l’analisi rivolta
[e chiese (non solo battiste)
[allarme tardivo e non
jivo, del tipo «chiudere la
llla quando i buoi ormai
IO scappati». 1 fuggitivi sole pecore del gregge che
m riconoscono o non hanpiìi la capacità di ascoltale del pastore (tanto per
iperare una immagine eigelica): cioè il Signore che
detto «pasci le mie pecoLa spontaneità o la genela qualcosa per il
avantìl pore o ag i altri (e di con* eguenza all opera di Dio
eneo A chiesa) non è innata in
i de ^ pratica sovente colè inw riconoscenza
.V, i er aver finalmente ricevuto
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Sello che bramavamo, ma
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nna, ili
za, ecc.).
tno luni
éme dice l’articolo, «pochi
e danno con lo spirito di
rificazione del Signore e
convinzione che si vive
:rgrazia»). Trovo sproporìnato il grande spazio dato
la valutazione favorevole
Ipm, anche se con alcune
irve, rispetto alla minima
icritica di avarizia dei freintatori delle chiese e l’astotale di un esame dellefcuse che hanno determidisinteresse dei «molti
àè^no solo l’elemosina»,
ladro è simile a una fata dove 1 genitori per
" ìcarsi si limitano ad
iffittre i figli scappati da
abrogati o delinquenti,
sem chiedersi onestamente
ijj^hé e pentirsene. Ognu®si prenda le proprie re11 u.«» I^sabilità, la si smetta di
jrocessii|[™|auto bel parlare senza
battonoaP'^^rs il nocciolo dei pronspetti|F™' 0 del problema: chi ha
e predii ?PÌ6de dentro la chiesa e
incora as fuori, si decida davan
frontiii a Dio da che parte stare:
tessi tesi ®Dio o contro Dio, non
dentiiM ^ una via di mezzo o un
ziali e fe ®promesso a noi tanto caanoilci '■Ai responsabili o alle perpongon» impegnate nel corpo di
nereotil il dovere di chiedersi
'sulraam ?ialoro fede e il loro esem-ie si ritti ittfanno veramente capire e
ci deP la voce e la volontà
uestitrd d Padre. «La Parola di Dio è
il versa» ''^te ed efficace più affilaci deidi !<iiqualunque spada a doptiano,ii “faglio e penetrante fino a
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idere l’anima dallo spiri
to, le giunture dalle midolla;
essa giudica i sentimenti e i
pensieri del cuore. E non v’è
nessuna creatura che possa
nascondersi davanti a lui; ma
tutte le cose sono nude e
scoperte davanti agli occhi di
colui al quale dobbiamo rendere conto» (Ebrei 4,12-13).
Sergio Rastello - Genova
Più semplici
e più forti
Desidero offrire un breve e
modesto contributo al dibattito sull’otto per mille (Opm),
partendo dai seguenti frammenti del capitolo 30 di Isaia:
«Guai, dice il Signore, ai figli
ribelli che formano dei disegni, ma senza di me, che contraggono alleanze, ma senza
il mio spirito, per accumulare
peccato su peccato, che vanno
giù in Egitto (...) per rifugiarsi
sotto la protezione di Faraone
e cercare riparo all’ombra
dell’Egitto. La protezione di
Faraone vi tornerà a confusione, e il riparo all’ombra
dell’Egitto a vergogna» (1-3).
Certo, il contesto socio-politico in cui viviamo è molto
diverso da quello del profeta,
ma la tentazione che serpeggia in molti membri delle nostre chiese battiste è la medesima. Perché non rifugiarsi
sotto la protezione dello stato
per dare maggiore spazio e
incisività alla nostra diaconia? Perché rischiare la «non
presenza» (e quindi il nulla) a
una presenza attiva, onesta,
qualificante per la nostra testimonianza e la nostra fede?
Desidero gridare il mio «no»
all’Opm per queste ragioni:
1) Accettarlo significherebbe ricorrere alla politica delle
alleanze. Ma una chiesa che
confida sulla politica delle alleanze anziché sulla capacità
di Dio di trasformare cuori di
pietra in cuori di carne rischia di cambiare mestiere:
«...la protezione di Faraone vi
tornerà a confusione».
2) Accogliere l’Opm significherebbe dichiarare fallimento, arrendersi e ammettere che lo spirito di questo
mondo ha ormai eclissato e
trasfigurato lo spirito delle
decime e delle primizie, che
caratterizza quelli che confidano nella impossibile possibilità di Dio.
3) Infine, dico no all’Opm
perché accettarlo significherebbe impegnarsi in un’amministrazione che non ci
compete. Qual è lo «straordinario» del regno di Dio? Utilizzare onestamente (anche
se per fini diaconali) le ricchezze (altrui), oppure condividere le nostre poche (o
molte) risorse?
Isaia fa una riflessione da
non dimenticare: «Nel tornare a me e nello stare sereni
sarà la vostra salvezza; nella
calma e nella fiducia sarà la
vostra forza» (v. 15). Che non
vuole essere un invito alla
rassegnazione e al dolce far
niente. È invece la sfida a
tendere verso Dio, a ritrovare
in lui il senso e la forza della
nostra vita e delle nostre
scelte, a predicare con caparbietà l’Evangelo della speranza contro speranza, a accogliere l’invito di Gesù a essere
gente dal cuore puro e dalla
mente chiara. Perché più saremo semplici, più saremo
forti; più confideremo in Dio,
più sapremo dare. Nessuna
autentica testimonianza va
perduta se si confida in Dio.
Franco Casanova - Torino
Una questione
politica
e economica
Nel mondo battista italiano
si riapre la discussione sull’
otto per mille (Opm) con gli
stessi contenuti riferibili, per
via del nostro individualismo
denominazionale, a principi
ritenuti sacrosanti, intoccabili, inamovibili e eterni.
I tempi sono tanto cambiati che fa quasi impressione vedere un esiguo gruppo
di persone discutere su tesi
ormai francamente così lontane non solo da noi, ma dalla massa delle persone che ci
circondano. Tacciamo l’effetto degli «amish» americani, che nel tempo della comunicazione ultraveloce si
ostinano a usare carri e cavalli (qualcuno penserà che
fa bene all’ecologia).
Continuare a sostenere il
principio della separazione
stato-chiesa è una «libera»
scelta, ma mi domando: a
chi importa? e ancora: a chi
serve? Può darsi che possa
essere utile a una chiesa che
veramente rimanga fuori
dalla sopraffazione di tutti i
sistemi che impongono, in
questa fine millennio, il loro
potere, ma una chiesa così
non si vede ancora all’orizzonte. Inoltre questo non è
tempo per predicare separazioni. E tempo invece per
tracciare solchi che incidano
sempre più profondamente
nelle strutture sociali del
paese, con la partecipazione
di tutti e per il bene di tutti.
Non si tratta di discutere se
la chiesa deve essere libera rispetto allo stato. Dobbiamo
fare i conti con ben altro potere, quello che gestisce l’economia, che impone il libero
mercato. Dobbiamo fare i
conti con lo spirito del neoliberismo senza freni e senza
limiti che vuole imporre, in
nome della sua ideologia, su
tutta la terra, la propria visione del mondo. L’ideologia
utopica dell’economia neoliberista dominante non vuole
avere limiti, soprattutto quello che fa riferimento al bene
di tutti: il bene sociale.
Mi domando, e la mia è
una domanda drammatica:
perché dovremmo fare, con
il nostro più spinto individualismo religioso (fondamento del principio della separazione stato-chiesa), da
supporto ideologico a costoro che stanno minando resistenza stessa del nostro
mondo, del creato di Dio?
Inoltre siamo alleati, con
questo principio, anche con i
potenti movimenti fondamentalisti, che esaltano le
cosiddette virtù individuali e
mettono in ridicolo tutti i
tentativi che ancora si fanno
per creare della solidarietà
comune, fatta di partecipazione e di condivisione, per
dare voce a gente sola, indifesa, sconfitta e calpestata.
Rifiutare l’Opm significa
dare una mano a quelli che
vogliono distruggere le strutture sociali di un paese.. Vuol
dire rifiutare la partecipazione di tutti a un bene comune.
Faccio notare che non mi interessa l’Opm per dare un salario onorevole ai pastori o
per sostenere le nostre chiese. Mi interessa essere coinvolto nell’uso di somme di
denaro che appartengono alla comunità, allo stato, per
salvaguardare il benessere di
tutti, e rivalorizzare i servizi
che oggi vengono immolati al
«Mammona di Maastricht».
La scelta dell’Opm non è
più una questione ecclesiologica (lo è mai stata?), ma
squisitamente politica ed
economica. Tocca alle nostre
piccole chiese dare dei segni
positivi accettando di utilizzare questo denaro come
mezzo di sostegno del benessere sociale. Infine sono
convinto che noi battisti non
dovremmo fare da soli, ma
accordarci con metodisti e
valdesi per delle ragioni ovvie di opportunità e di testimonianza.
Gioele Fuligno
Sant’Angelo in Villa
)TA
Il Premio
Nobel
a Dario Fo
Quando ho appreso la notizia che il premio Nobel per
la letteratura era stato assegnato a Dario Fo ho gioito ed
esultato. Nel ’68 Fo è stato
per me un idolo, come per
tanti giovani di allora. Noi
sessantottini abbuiamo applaudito i suoi due più importanti lavori.
Il primo è Morte accidentale di un anarchico, in cui dalla morte di Pinelli presso la
Questura di Milano, con la
«Comune», cantastorie della
cronaca quotidiana, dava vita
a uno spettacolo di controinformazione, in cui ogni
riferimento a fatti e persone
reali è dichiaratamente voluto. Un testo grottesco, a tratti
di una comicità sconvolgente, che diventa uno strumento di lotta e di denuncia, nella
fiducia che il teatro possa e
debba riscrivere il mondo di
oggi agli uomini di oggi, solo
a patto che lo si descriva come un mondo che può (e deve) essere cambiato.
Il secondo è Mistero buffo,
spettacolo che dissacra un ritualismo esagerato. Quando
fu presentato in tutta Italia,
Genova compresa, abbiamo
goduto e vissuto l’emozione
di un evento collettivo rivelatore: la Comunità cattolica di
Oregina, una parte «semieretica» di essa, si riconosceva in
una funzione e in un rito totali, con tanto di colletta fra
una scena e l’altra, per «Soccorso rosso».
Oggi, in un periodo in cui il
’68 è ormai alle spalle, in cui il
riflusso ha preso campo e la
privatizzazione è diventata
opinione comune, un Dario
Fo, fautore della «Comune»,
cacciato dalla Rai con denuncio per diffamazione, copioni
ritirati, vescovi indignati e
uno stato che si diceva offeso
dagli strali del buffone comunista finito addirittura in galera, questo Fo che riceve il
premio con questa motivazione: «...con una miscela di
risate e serietà apre i nostri
occhi sugli abusi e le ingiustizie nella società. La sua indipendenza e il suo modo netto
di schierarsi lo hanno portato
a assumersi grossi rischi, dei
quali ha dovuto subire le conseguenze», per noi sessantottini, che allora speravamo in
un cambiamento dei costumi
e dei sistemi, e che oggi ci
sentiamo frustrati da situazioni ben diverse dalle nostre
speranze, rappresenta un’autentica e inaspettata rivalsa.
Erminio Podestà - Genova
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Nella collana «Meditazioni bibliche» è uscito
Jörg Zink
Cento giorni con Gesù
Edizione italiana a cura di Giuliana Gandolfo
pp. 224, L. 29.000
^Ché Gesù continua ad essere attuale anche 2.000 anni
Po la sua nascita? Perché alle soglie del terzo millennio
“s persone vi fanno riferimento?
siamo farci un’idea più precisa
tchi era Gesù e comprendere
*^lio qual è la risposta che egli
onde da noi? L’autore del best"’8r Come pregare risponde a
domande ripercorrendo la
' s gli insegnamenti di Gesù cohanno insegnato cinquanta
™di riflessione e sequela del Cri’ s propone al lettore una triplice
,i'*t>6r il cammino di fede: Cerca il
° '0 interiore - Va’ verso il tuo
^sirno - Va’, dritto, verso il fuidove c’è Dio.
m mmediüic0
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 -C.G.P. 20780102
http:/Awww.arpnet.it/-valdese/claudian.htm
Manca una voce
profetica
Paolo Fabbri, nell’articolo
«Italia, il costo della credibilità», sul n. 39 del nostro giornale, tenta di illustrare la situazione politica italiana, come si è evoluta nell’ultimo
periodo. Mi dispiace dover
constatare che anche sul nostro giornale viene presentata
senza originalità, e senza alcuna variante, la «vulgata»
che ci è offerta tutti i giorni, a
tutte le ore e da tutti i telegiornali. Mi è parso di leggere
un fondo del «Sole-24 ore» e
de «La Stampa»... ma questi
sono i giornali rispettivamente della Confindustria e della
Fiat! Riforma dovrebbe avere
più autonomia di giudizio.
1 lettori di Riforma, se vogliono informazioni e commenti del tipo dell’articolo di
Fabbri, ne trovano molti tutti
i giorni sulla stampa delle varie tendenze, e possono formarsi un’opinione senza bisogno del nostro settimanale.
Io per esempio ho varie fonti
di informazione (e non tutte
della stessa tendenza). Credo
che siamo in molti a cercare
su Riforma qualcos’altro, una
parola evangelica di critica
costruttiva (e anche di condanna, quando occorre) sulla
situazione politica e sociale
di oggi, non soltanto in Italia
ma anche nell’Europa che si
vuole costruire sui principi e
secondo le direttive delle
grandi banche, e nel mondo
dell’economia globalizzata.
L’evangelismo italiano vive
un periodo grigio, in cui non
si sente una voce profetica
sui problemi gravissimi che
travagliano l’umanità, sul
commercio ineguale e sul debito dei paesi che chiamiamo
«in via di sviluppo», per esempio, o sulla violenza che
affligge varie zone del pianeta, sulla distruzione dell’ambiente naturale per gli interessi di pochi.
È un fatto che Tunica voce
critica del «pensiero unico»
dell’economia mondiale è
oggi quello del papa (che per
altri versi non ci è affatto
simpatico), che sul problema
degli immigrati in Italia dobbiamo rifarci al vescovo Nogaro, che è stato mons. Di
Liegro quello che ha sposato
la causa dei poveri fino a pochi giorni fa. Ci sono iniziative bellissime nelle nostre
chiese (come «Essere chiesa
insieme»), ma sono quasi
clandestine. Chi, se non il
nostro settimanale, dovrebbe riprendere questi temi,
coinvolgere gli operatori, stimolare i responsabili delle
chiese per una testimonianza più attiva e più visibile su
questi argomenti? Ricordo
qualche altra prima pagina
di Riforma assolutamente
inadatta al carattere evangelico del giornale (come per
esempio intervista al presidente della Commissione difesa della Camera).
Ci lamentiamo poi che il
giornale non è letto a sufficienza nelle nostre comunità.
Ma chiunque legge articoli
come quello di Fabbri sul suo
giornale ogni mattina. Scusate questo sfogo. Spero che
possa essere accettato come
una modesta proposta per
migliorare il giornale e soprattutto per renderlo più fedele alla sua missione evangelica.
Marco Tullio Fiorio
Torre Pellice
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Irma Benech
commossi e riconoscenti per la
dimostrazione di affetto tributato
alla loro cara, ringraziano tutti coloro che hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al dott. Laterza, a direzione e personale del San Giuseppe, ai pastori Taglierò e Tourn.
Angrogna, 15 ottobre 1997
RINGRAZIAMENTO
«lo aspetto il Signore,
l’anima mia l’aspetta;
io spero nella sua parola»
Salmo 130, 5
I nipoti e i parenti di
Maria Genre ved. Campese
annunciano la sua morte avvenuta il 15 ottobre.
Rivolgono un ringraziamento
particolare all’Unione femminile
della Chiesa valdese di Pinerolo,
al personale dell’Asilo di San Germano Chisone e al pastore Luciano Deodato.
Inversi Rinasca, 18 ottobre 1997
«/ morti in Cristo risusciteranno»
I Tess. 4, 16
L'Unione predicatori locali delle
chiese valdesi e metodiste ricorda
con affetto il professor
Giovanni Gönnet
che, con la sua partecipazione, ha
dato stima e vigore all’Unione.
Roma, 22 ottobre 1997
Alessandro, Edmondo, Dirce e
Enzo Gönnet con tristezza ricordano il caro cugino
Giovanni Gönnet
deceduto a Roma il 20 ottobre.
Torino, 31 ottobre 1997
La Chiesa valdese di Lucca e
provincia ricorda con affetto il professor
Giovanni Gönnet
più volte suo gradito ospite, e partecipa al dolore dei familiari e
confida pienamente nella Speranza cristiana.
Lucca, 31 ottobre 1997
La Chiesa evangelica libera di
Volla partecipa al dolore dei familiari per la dipartita del professor
Giovanni Gönnet
a cui è legata da un ricordo grato
per l’aiuto fraterno ricevuto in più
occasioni.
Volla, 31 ottobre 1997
La cattedra di Storia del cristianesimo dell’Università di Firenze
e i professori Elena Roteili e Domenico Maselli ricordano con nostalgia
Giovanni Gönnet
illustre storico e grande maestro.
Firenze, 31 ottobre 1997
RINGRAZIAMENTO
«Siate allegri nella speranza,
pazienti nell’afflizione,
perseveranti nella preghiera»
Romani 12, 12
La moglie e i familiari tutti del
caro
Emilio Costantin
commossi, rivolgono un pensiero
di profonda gratitudine a tutti coloro che con presenza ai funerali,
fiori, scritti e parole di conforto
hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al medico curante dott. Broue, al
dott. Sappé, a tutto il personale
medico e paramedico dell’Ospedale valdese di Pomaretto, al reparto chirurgia dell’Ospedale civile di Pinerolo, al Gruppo anziani
Riv-Skf di Villar Porosa e all’Associazione ex internati.
Un grazie di cuore al pastore
Luciano Deodato per le parole di
conforto.
San Germano Chisone
30 ottobre 1997
I necrologi si accettano
entro le ore 9 del lunedì.
Telefonare al numero
011-655278 - fax 011657542.
16
PAG. 1 2 RIFORMA
Villaggio Globale-----^
VENERDÌ 31 OTTOBR^qq^
r
«Habitat for humanity»: un progetto nato dalla profonda crisi spirituale di un evangelico del Sud degli Stati Uniti
Quando la «teologia del martello» si mette al servizio dei poveri
In poco meno di vent'anni «Habitat for humanity», un'associazione di volontariato, ha costruito oltre 20.000 case per
coloro che vivono al di sotto della soglia di povertà ma l'obiettivo ormai prossimo è di offrire 40.000 abitazioni l'anno
PAOLO NASO
UNA breve preghiera, un
colpo di piccone e poi
tutti al lavoro; donne, ragazzi, anziani, chiunque sia in
grado di piantare dei chiodi,
tagliare una moquette o,
semplicemente, imbiancare
una parete. Si aprono cosi i
cantieri di Habitat for humanity, un’associazione di volontariato sorta negli Stati
Uniti quasi vent’anni fa. L’obiettivo di Habitat è costruire case a bassissimo costo
per lavoratori che, pur avendo un’occupazione, vivono
al di sotto della soglia di povertà che negli Stati Uniti è
stabilita in 12.000 dollari
l’anno. Nessuna banca presterà mai loro il danaro necessario per costruire o acquistare una casa e questi
anomali «poveri che lavorano» sono costretti a vivere in
baracche, case mobili, roulotte e persino, qualcuno, per
strada. In poco meno di 20
anni di attività Habitat ha
costruito oltre ventimila case
ma l’obiettivo, ormai decisamente a portata di mano, è
di offrire 40.000 abitazioni
l’anno e, addirittura, di risolvere il problema dell’abitazione negli Stati Uniti entro il
2000. Un sogno? «Ben altri
sogni si sono realizzati e tutti
i sogni possono realizzarsi
con l’aiuto di Dio», risponde
con inguaribile entusiasmo
Millard Fuller, ideatore e
presidente di Habitat, noto
anche come il «teologo del
martello».
La storia di Fuller ha alcuni
tratti tipici del Sud degli Stati
Uniti: nato in una modesta
famiglia della Georgia, profondamente evangelica e appassionata alla lettura della
Bibbia, in breve tempo si costruisce una solida posizione
economica e può considerarsi un uomo di successo. In
realtà, siamo intorno agli Anni 60, i buoni affari non tranquillizzano affatto Fuller che
continua a porsi interrogativi
sul «senso» della sua vita,
della sua vocazione e della
sua fede. Il travaglio sfocia in
una vera e propria crisi spirituale che si risolve con la
vendita dell’azienda e l’investimento della somma ricavata in una serie di istituti e
fondazioni di beneficenza.
Quanto a Fuller e alla sua famiglia, trovano accoglienza
ad Americus, un piccolo centro ecumenico e interrazziale
della Georgia: qui, neU’umile
lavoro per il sostentamento
della piccola comunità, nella
partecipazione alle lotte
nonviolente per l’integrazione razziale, nella spiritualità
ecumenica di un Centro che
accoglieva cattolici e prote
USeMsiSG:*
Una baracca vicino ad Americus (Georgia)
11 dirigente ecclesiastico
più noto dell’Africa, l’arcivescovo Desmond Tutu, ha
esortato le chiese a non essere «il cagnolino da salotto»
dello stato. L’ex arcivescovo
anglicano di Città del Capo,
oggi presidente della Commissione «Verità e riconciliazione» del Sud Africa, ha infatti dichiarato che le chiese
dovrebbero sempre riservarsi
il diritto di manifestare «solidarietà critica» nei confronti
dello stato. Desmond Tutu
ha lanciato questo avvertimento il primo giorno della
VII Assemblea generale della
«Conferenza delle chiese di
tutta l’Africa» (Ceta), che si è
svolta ad Addis Abeba (Etiopia), dal 4 al 10 ottobre. La
Ceta è una delle organizzazioni ecumeniche regionali
più importanti del mondo, e
conta 142 chiese del continente. Desmond Tutu, presidente uscente della Ceta, ha
lanciato quell’avvertimento
in risposta al messaggio di
benvenuto del presidente
etiopico, Negaso Gidada.
Ringraziando le chiese di
tutto il mondo per l’assistenza data all’Etiopia, il presi
AH'Assemblea della Ceta in Etiopia
Tutu: la chiesa non deve
essere il cagnolino dello stato
dente Gidada ha incoraggiato le chiese africane ad esercitare la loro autorità morale
e spirituale per accrescere lo
sviluppo e insegnare la tolleranza e la comprensione reciproca. Dopo aver dichiarato che la comunità internazionale non fa abbastanza
per aiutare TAfrica a sradicare la povertà, la carestia e la
malattia, il presidente Gidada ha chiamato le chiese a
moltiplicare i loro sforzi in
vista della mobilitazione delle risorse in Africa e fuori del
continente.
Pur approvando la visione
presentata dal presidente
etiopico, Desmond Tutu ha
dichiarato che una cooperazione non critica con lo stato
era una trappola per le chiese. «Una chiesa che accetta
di essere cooptata nel sistema governativo è un cagnolino da salotto; non è una
chiesa di Dio», ha affermato.
L’arcivescovo ha ricordato al
presidente etiopico e ai delegati della Ceta che la chiesa
era stata creata non per
conformarsi alla volontà dello stato ma per compiere «la
volontà di Dio». (eni)
Millard Fuller in compagnia di Bill Clinton, Al Gore e Jimmy Carter
stanti, Fuller ritrova se stesso, l’energia e la determinazione di un tempo. E furono
illuminanti, in quel contesto,
le pagine di Albert Schweitzer quando affermava che la
sua seconda carriera di medico non era altro che la prosecuzione del suo ministerio
pastorale: «Solo che invece di
predicare l’amore di Dio, lo
si metteva in pratica». Prende così corpo la «teologia del
martello, quella visione spiega Fuller - secondo cui a
Dio è possibile ogni cosa e
che tra tutte le cose che sono
possibili a Dio, vi è anche
una casa per i senza casa.
Ogni creatura ad immagine
di Dio ha il diritto di avere un
posto decente nel quale vivere». Nasce così Habitat for
Humanity, un’organizzazione di ispirazione cristiana
ma aperta ai bisogni di tutti,
a prescindere dall’appartenenza confessionale.
La prima considerazione
sviluppata da Fuller è che
negli Usa vi sono 350.000
chiese che costituiscono la
rete sociale più capillare e
potenzialmente più attiva di
tutti gli Stati Uniti: i primi interlocutori di Habitat, quindi, sono ancora oggi le chiese
e i loro leader. A loro si rivolgono i responsabili dell’associazione perché stabiliscano
un «patto di collaborazione»
che prevede un aiuto finan
ziario, l’impegno a individuare aree fabbricabili a basso costo e l’offerta di collaborazioni volontarie per la costruzione. Tra le varie denominazioni americane che offrono il maggiore sostegno
ad Habitat, vi è senza dubbio
la Chiesa presbiteriana (2
milioni e 700.000 membri)
che in molti casi offre ospitalità agli uffici di Habitat nei
suoi locali e mette a disposizione tecnici e persone qualificate per il coordinamento
dei vari cantieri. La costruzione di una «casa per Habitat» diventa quindi un progetto della comunità locale,
un’esperienza formativa per
chiunque vi partecipi e, alla
fine, un’espressione della testimonianza della propria fede. «Lavorando in questo
cantiere - racconta Jane, 45
anni, residente a lowa City ho fatto una delle esperienze
più significative della mia vita cristiana».
Nella sua vita di madre di
famiglia Jane non aveva mai
piantato un chiodo ma nel
cantiere di Habitat, con l’elmetto sulla testa, i guanti da
manovale e la borsa da carpentiere, sembra cavarséla
benissimo. I modelli e gli
standard delle case americane sono sensibilmente diversi da quelli italiani: la metratura è tra i 100 e i 200 metri
quadrati, la struttura è in le
gno e pannelli di gesso, pochissimo cemento armato,
molta moquette e bagni in
monoblocco praticamente
pronti p‘er l’installazione.
Una volta ottenuta la licenza
e raccolti i materiali, le case
di Habitat sono finite in poche settimane. Il prezzo per
l’acquirente si aggira attorno
ai 60 milioni di lire dilazionabili in un mutuo garantito
dalla chiesa che sponsorizza
la costruzione. Mediamente i
materiali offerti gratuitamente e il lavoro volontario
vengono valutati intorno ai
20 milioni di lire. I progetti
standardizzati, l’economia di
scala e la ricerca di terreni a
basso prezzo sono gli altri
fattori che rendono possibile
il «miracolo» di case ampie e
solide a un prezzo così basso.
Tra i maggiori sostenitori
di Habitat vi sono personalità come Jane Fonda e Paul
Newman, e ormai da alcuni
anni anche la famiglia Clinton dedica un giorno ai cantieri di Habitat: ma il vero
uomo immagine dell’associazione è Jimmy Carter, l’ex
presidente che sta vivendo
una nuova primavera politica grazie alle sue missioni internazionali di pace. Fuller e
Carter si sono intesi dall’inizio: tutti e due uomini del
Sud, tutti e due battisti, tutti
e due segnati da una profon
da spiritualità biblica e dal
migliore pragmatismo americano; «Annuncia l’Evangelo
tutte le volte che puoi - ama
ripetere Fuller, citando San
Francesco - e se è proprio
necessario usa anche le pa.
role!». La collaborazione di
Carter ha prodotto, oltre che
un rafforzamento deH’immagine di Habitat, l’allarga,
mento del suo raggio di azione in circa 40 paesi dei cinque continenti.
Nonostante l’allargamento
del raggio di azione, la strategia di Habitat resta quella
dei primi anni: costruire una
rete di persone e comunità
che, costruendo case, «dimostrino la forza dell’amore di
Dio». E in questa missione,
precisa Fuller, «non siamo
né una nuova chiesa né
un’associazione proselitistica che cerca di convertire la
gente a diventare battisti o
presbiteriani o luterani. Vo
gliamo testimoniare l’Evan
gelo di Gesù Cristo lavoran
do con i figli di Dio che han
no bisogno per creare un migliore habitat nel quale essi
possano vivere e lavorare». È
l’altra faccia del mondo
evangelical americano: partecipazione piuttosto che
chiusura nella propria cittadella, servizio piuttosto che
proselitismo, dialogo piuttosto che esclusione.
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Al posto della capanna è sorta una nuova casa costruita da «Habitat*
Un'iniziativa sostenuta dalle chiese luterane della zona
Nasce a Betlemme un Centro interreligioso
La nuova accademia di studi interreligiosi e interculturali di Betlemme dovrebbe
promuovere gli scambi tra le
religioni cristiana e musulmana. Dar Al-Kalima (la casa
della Parola) ha come obiettivo di servire i cristiani e le
chiese che vivono in paesi a
maggioranza musulmana in
Asia e in Africa, e di insegnare la teologia e le pratiche religiose di quelle comunità
cristiane. Si propone inoltre
di rompere il relativo isolamento dei palestinesi.
L’accademia, che in un primo tempo sarà sistemata in
locali provvisori a Betlemme,
dovrebbe poi trasferirsi in
nuovi locali a Natale 1999
quando i responsabili cristiani di tutto il mondo verranno
a Betlemme per le celebrazioni cbe segneranno l’inizio
dell’anno 2000. I locali, che
ospiteranno attività musicali
e artistiche, fanno parte di un
vasto progetto di rinnovamento della città di Betlemme
in occasione del 2000° anniversario della nascita di Gesù.
L’iniziativa, che ha obiettivi
largamente ecumenici, è sostenuta dalla Chiesa evangelica luterana di Natale di Betlemme e dalla Chiesa evangelica luterana della Palestina
e della Giordania. 11 presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Yasser Arafat, si è
interessato personalmente allo sviluppo dell’iniziativa «che
giocherà un grande ruolo nella vita culturale, scientifica e
intellettuale non solo di Betlemme ma anche di tutta la
Palestina». L’accademia sarà
l’occasione «di tessere rapporti e scambi cuturali tra i
popoli e le civiltà», ha scritto
in un messaggio letto da uno
dei suoi rappresentanti durante l’incontro che, ha aggiunto, si svolge mentre il
processo di pace sta attraversando una «fase molto critica
e pericolosa».
Per il pastore Mitri Raheb,
della Chiesa di Natale a Betlemme, l’accademia sarà
l’unica istituzione di questo
genere nel nuovo stato della
Palestina. Si adeguerà, ha
detto Raheb, ai programmi
scolastici di Gerusalemme e
delle altre zone. Dar Al-Kalima permetterà a palestinesi
di base di avere contatti con
educatori, musicisti e artisti
di tutto il mondo. L’accademia si sforzerà inoltre di stabilire rapporti con il Consiglio ecumenico delle chiese,
con il Consiglio delle chiese
del Medio Oriente e con la
Comunità delle chiese evangeliche del Medio Oriente.
«La nostra metodologia sarà
interculturale e interdisciplinare - ha detto il pastore
Raheb -. Sarà il nostro contributo non solo al dialogo
Nord-Sud ma anche al dialoghi Sud-Sud e Est-Ovest».
L’accademia conterà tre dipartimenti; teologia contestuale, musica e arti. «Vogliamo rafforzare il difficile processo di pace e incoraggiare la
ricerca di giustizia e di pace
dell’umanità», ha ancora detto il pastore Raheb. Gli architetti hanno previsto atelier,
gallerie per gli artisti, sale di
musica, un centro di conferenze e sale di riunione, nonché un auditorium che sarà il
primo del genere a Betlemme.
L’accademia sarà costruita
vicino alla Chiesa luterana di
Natale nella via del mercato,
nota come via Paolo VI. Secondo i piani della città, questa via diventerà una via pedonale che collegherà la
chiesa di Natale alla chiesa
della Natività. Gran parte dei
lavori di rinnovamento della
città, che per trent’anni ha
subito l’occupazione israeliana, sarà finanziata da tutte le
città del mondo gemellate
con Betlemme. (eni)
Urge intervenire
Lavoro minorile
in forte aumento
Secondo l’organizzazione
«Terre des bommes» il lavoro
minorile è aumentato in modo impressionante negli ultimi anni. Nel 1979 si calcolava
che 52 milioni di bambini®
bambine nel mondo fossero
costretti a lavorare, mentre
oggi sono circa 200 milioni;
Alla fine di questo secolo si
prevede cbe raggiungeranno
la cifra di 375 milioni.
Si tratta soprattutto di fot'
me di sfruttamento partico^
larmente odiose, come*
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