1
ECO
DELLE VALU VALDESI
Slg. PEYROT Arturo
al lía rauda
10062 LÜSERNA S.GIOVANNI
Settimanale
delia Chiesa Valdese
Anno 107 - Nnm. 38
Una copia Lire 70
ìBBONAMENTI (
L. 3.000 per l’interno
L. 4.000 per l’estero
Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70
Cambio dì indirizzo Lire 5U
TORRE PELLICE - 25 Settembre 1970
Amm.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice ■ c.c.p. 2/33094
W IL 20 SETTEMBRE Prime reazioni alla lotta
(con licenza dei superiori) contro il razzismo
San Pietro illuminata a festa, la
messa celebrata a Porta Pia dal
cardinale Dell’Acqua, e le parole
del Presidente Saragat: « Salutiamo questo primo anniversario del
20 settembre 1870 come un grande giorno di celebrazione degli
ideali di giustizia e di pace che
trovano lo Stato italiano e la Chiesa sulle stesse posizioni, a difesa
della civiltà umana »: questi fatti,
e tutte le celebrazioni ufficiali del
centenario del 20 settembre, hanno impressionato per la naturalezza con cui Paolo VI ha esaltato
quello che i suoi predecessori ottocenteschi hanno aspramente
condannato, e per l’assoluto accordo dimostrato dal Vaticano e dai
massimi organi dello Stato italiano circa il significato da dare alla
ricorrenza.
Chi si aspettava una celebrazione del 20 settembre in chiave polemica, capeggiata dai laicisti, con
i democristiani impacciati e i preti verdi di bile dietro le persiane
del Vaticano, è stato amaramente
deluso. I cattolici, dichiarando per
primi che la fine del potere temporale è stato un bene, dimostrandosi lieti di come le cose si son
messe per loro in Italia (e chi può
negare che ne abbiano motivo?),
abbondando nelle manifestazioni
di giubilo, ostentando grande sicurezza e un’incomparabile disinvoltura, hanno elegantemente
strappato di mano l’occasione ai
loro avversari, i quali hanno avuto la magra consolazione di protestare attraverso la Lega italiana
per il Divorzio contro la falsificazione del 20 settembre, davanti ai
distratti romani a passeggio in
Piazza Navona. Non fa piacere ammetterlo, ma questo primo centenario di Porta Pia è stato una
grande vittoria cattolica.
Cattolica in senso tradizionale,
naturalmente, in senso integrista;
perché non c’è più alcun dubbio
che il cattolicesimo di Paolo VI,
questo papa che detiene il primato dei gesti clamorosi a buon mercato, sia integrista, miri cioè al
possesso di forti strumenti di influenza su tutta la società.
Certo, sarebbe stolto insistere
sugli argomenti del vecchio anticlericalismo; deplorare che la
Chiesa Cattolica, attraverso il suo
rappresentante, sia stata accolta
con tutti gli onori in Parlamento,
anziché essere messa sul banco degli accusati, non serve a nulla. Il
vecchio integrismo oscurantista è
morto: non siamo più ai tempi in
cui i giornali cattolici uscivano
listati a lutto quando si apriva
una chiesa protestante e approfittavano di ogni calamità naturale,
possibilmente con qualche morto,
per proclamare che il giudizio di
Dio sull’Italia ribelle era giunto.
Quell’epoca è veramente chiusa,
appartiene definitivamente al passato; dello Stato pontificio ai cattolici non importa proprio più
nulla; perciò possono associarsi in
tutta tranquillità a coloro che ne
celebrano la caduta.
Ma, se nessuno può negare che
oggi fra Stato e Chiesa regni una
grande armonia, è legittimo chiedersi quale sia il prezzo di questa
armonia. Il prezzo, lo sappiamo
bene, è l’attuale paralisi della società italiana.
Se, tanto per fare un esempio,
la scuola statale oggi è in crisi
ciò non lo si deve soltanto al persistere di una vecchia mentalità
autoritaria nel corpo insegnante,
ma anche all’abbandono in cui
essa è stata lasciata dalla classe dirigente cattolica, a cui interessava
molto di più il potenziamento della scuola confessionale.
Ed è riuscita tanto bene questa
operazione di smantellamento della scuola statale, che oggi tutti, genitori in testa, fanno a gara a cri
ticarla e a sabotarla, e a lodare il
funzionamento della scuola privata. Persino noi valdesi, con ben poca lucidità, di siamo associati a
questo coro, senza accorgerci di
fare il gioco proprio di quel cattolicesimo integrista che a parole
condanniamo.
La raggiunta armonia fra lo Stato e la Chiesa ha dunque un prezzo pesante. Ma, se ci pesa pagare
questo prezzo, se vediamo che la
Chiesa cattolica non ha rinunciato a servirsi degli strumenti tradizionali, e a usarne di nuovi, per
esercitare la sua influenza sulla
società, e non possiamo non
preoccuparci di questo sviluppo,
è anche vero che, come comunità
evangeliche, ci siamo fin troppo
bene adattati a questa armonia.
Se il 20 settembre 1870 ha visto
le comunità evangeliche pi'otese
verso l’evangelizzazione dell’Italia,
il 20 settembre 1970 le vede rinchiuse su posizioni di difesa,
preoccupate della loro vita interna molto più che della parola da
dire alla società in cui vivono, scavalcate, nella freschezza evangelica, nell’ascolto della Bibbia, nella
stessa critica alla Chiesa romana.
dalle comunità del dissenso cattolico.
In questo senso il 20 settembre,
celebrato con licenza di Paolo VI,
rappresenta una tentazione anche
per noi: ci mostra un sistema
compatto, dominato da una presenza cattolica che l’innegabile
genio pubblicitario del Vaticano
ha saputo mettere in piena luce.
Di fronte a questo spettacolo, rischiamo di prendere l’antico atteggiamento dell’italiano piccolo e
medio, che curva la testa e si rinchiude nella propria vita privata,
lasciando che i potenti spadroneggino il mondo.
Facendo così, commetteremmo
un grosso errore: ci lasceremmo
abbagliare dai movimenti dei
grandi, trascurando di vedere il
movimento di autentico risveglio
politico, in senso migliore, che accade attorno a noi e a cui siamo
debitori di una parola cristiana.
Oggi molti stanno prendendo
coscienza che non esistono degli
uomini piccoli e degli uomini
grandi, ma soltanto degli uomini
responsabili, che non devono lasciare ad altri la responsabilità del
proprio destino. Il Signore ci chiama qui a dare la nostra testimonianza, uscendo in campo aperto,
come i nostri padri dell’ottocento. Invece di faze eternamente il
conto delle nostre poche forze,
dobbiamo ricordarci che soltanto
i piccoli gruppi possono rinnovare la società; le chiese potenti non
possono che tenerla immobile.
Bruno Rostagno
Nello scorso numero abbiamo dato
rilievo alla decisione del Comitato esecutivo del Cec di destinare oltre 120
milioni di lire (cifra forse « simbolica » ma altamente significativa) alle
organizzazioni dei gruppi vittime dell’oppressione razzista, con particolare
riferimento a quella coloniale.
Giungono ora le notizie delle prime
reazioni, positive e negative, che rileviamo dai n. 26 del soepi.
L'ex primo ministro della Rhodesia,
G. Todd, ha dichiarato a Salisbury che
una « ondata di sacro orrore » si è scatenata nell’Africa australe per la decisione del Cec. Quest’uomo politico, originario della Nuova Zelanda, ha affermato che « nessuna chiesa cristiana
desidera il ricorso alla forza, ma che
un numero crescente di membri di
Chiesa nel mondo pensano che la violenza fatta allo spirito del negro in Sudafrica e in Rhodesia è intollerabile e
che è necessario opporvisi ».
Dei dirigenti della Chiesa anglicana
in Sudafrica hanno criticato il Cec. Il
Consiglio delle Chiese del Sudafrica
ha dichiarato: « Se le dichiarazioni
della stampa sono esatte, il Consiglio
delle Chiese del Sudafrica dissente dal
punto di vista del Cec. Ma la cosa non
implica necessariamente una rottura
con esso ».
La decisione presa dal Comitato esecutivo del Cec ha suscitato reazioni
contrastanti in Gran Bretagna. Il
« Suiiday Telegraph » conservatore l’ha
qualificata, in un editoriale, come
« santo terrore » ma l’arcivescovo di
York, Coggan, ha affermato essere giusto che il Cec destini dei fondi per la
lotta al razzismo perché — egli ha detto — « il razzismo è uno dei più grandi mah del XX secolo ».
Il primo ministro de! Sudafrica,
Vorster, ha dichiarato che il dare dei
fondi a delle organizzazioni che lottano per rovesciare il suo governo di
apartheid aveva scandalizzato Pretoria
« allo stesso modo, se non di più, dell’annullamento della tournée Spring
bok (équipe sudafricana di cricket) in
Inghilterra» (!).
Il ministro degli affari esteri Muller
ha dichiarato che il Cec estendeva il
iDiiiiiimiuiimiiiii'mmimiimm
POSIZIONI DEL DISSENSO CATTOLICO
Vandalino e il Cardinale
I giornali hanno riferito le vicende
recenti di una delle più vivaci comunità del Dissenso cattolico: quella torinese detta del Vandalino (benché la
sua sede non sia più in Via Vandalino
ma in Via Arnaz), di cui è sacerdote
don Vittorino Merinas. In sostanza, è
accaduto questo: d’accordo con la sua
comunità ma trasgredendo precise disposizioni canoniche, don Merinas ha
benedetto due matrimoni di sacerdoti,
precedentemente celebrati con rito civile. In conseguenza di ciò, l’arcivescovo di Torino, card. Pellegrino, ha sospeso don Merinas a divinis, cioè sospeso da tutte le funzioni sacerdotali,
a cominciare dalla celebrazione della
messa. Come se nulla fosse, la domenica successiva all’intimazione del vescovo, il sacerdote dissidente, d’accordo,
come sempre, con la sua comunità che
gli aveva assicurato il suo appoggio fraterno e solidale, ha celebrato la messa
come sempre, ignorando deliberatamente il divieto del cardinale. È dunque accaduto a Torino, con qualche variante, quanto accadde a Firenze con
risolotto e don Mazzi. In entrambi i
casi si è evitato di ricorrere aLa scomunica, non perché la situazione, dal punto di vista cattolico, non lo richieda,
ma perché si tratta di una misura disciplinare ormai in disuso.
Così, i rapporti tra la Chiesa cattolica
« ufficiale » e le comunità dissidenti che
si sono scontrate con i propri vescovi
(come Tlsolotto a Firenze e, ora, il
Vandalino a Torino) restano, fino a oggi, giuridicamente e spiritualmente ma!
definiti. L’unità teologica e disciplinare
con la Chiesa « ufficiale » è oggettivamente compromessa ma né la gerarchia né le comunità dissidenti vogliono
prendere Tinizialiva di una rottura definitiva. I gruppi del Dissenso non nutrono alcuna volontà scismatica, han
solo un desiderio di revisione generale
del cattolicesimo tradizionale, sul piano della dottrina e del comportamento: chiedono soltanto un po’ di spazio per continuare la loro ricerca ed
estendere, se possibile, la loro azione.
La gerarchia, dal canto suo, temporeggia: rinuncia alle soluzioni di forza che.
nel clima odierno, danneggiano più chi
le infligge che chi le subisce, non esclude i dissidenti dalla comunione cattolica pur colpendoli con senzioni severe
come la sospensione a divinis, nell’intento di contenere il fenomeno più che
di suscitare improbabili ripensamenti
o « pentimenti » fra i dissidenti. Il piano della gerarchia nei confronti del Dissenso sarebbe: arginare, più che emarginare.
Anzitutto, colpisce il fatto che due
uomini così diversi tra loro per mentalità, formazione culturale, orientamento teologico e metodo pastorale
coma il card. Fiorii, arcivescovo di Firenze, e il card. Pellegrino, arcivescovo
di Torino, hanno finito per dire e fare
le stesse cose nei confronti delle comunità e dei sacerdoti dissidenti presenti
nelle loro diocesi. Fiorii è « conservatore » e « chiuso »; Pellegrino è « progressista » e « aperto ». Fiorii ha rifiutato il dialogo coi dissidenti; Pellegrino
lo ha accettato. Fiorii non è andato a
visitare Tlsolotto; Pellegrino ha trascorso un’intera serata con la comunità di via Vandalino. Fiorii e Pellegrino hanno dunque cominciato in modo
molto diverso, anzi opposto; ma hanno finito allo stesso modo, sospendendo i sacerdoti dissidenti e censurando
le loro comunità. Questo significa che
la differenza tra « conservatori » e
« progressisti » nell'episcopato cattolico, per quanto rilevante possa essere,
non è decisivo: a un certo punto, essa
sfuma. Perché? Perché a un certo punto emerge la posizione dogmatica fondamentale che è comune ad entrambi
e che è più forte di tutto il resto, e cioè
la convinzione che nella persona del
vescovo (sia esso «conservatore» o
« progressista »), è Gesù Cristo stesso
che parla, agisce, comanda. Quando
una comunità del Dissenso cattolico,
con certi suoi atti, contesta questa sovrapposizione del vescovo a Cristo e
quindi mina alla base l’assetto gerarchico della Chiesa cattolica, allora gli
esponenti della gerarchia (non importa se « conservatori » come Fiorii o
« progressisti » come Pellegrino), sentono minacciate le proprie prerogative
Contro la fame
degli altri
Ricordiamo ai lettori che la
nostra iniziativa, che in questo
momento è destinata a raggiungere la somma di un milione a
favore del Centro di sviluppo comunitario del Congo Kìnshasa,
che aiuta i profughi angolani a
reinserirsi socialmente, è sempre aperta. Dobbiamo soggiungere, con rammarico, che non
siamo in grado di pubblicare
un nuovo elenco a ragione della scarsità delle sottoscrizioni
di questi ultimi tempi. Ci auguriamo che i versamenti riprendano ed intensifichino il loro
ritmo. Ricordiamo che essi vanno inoltrati al conto corr. postale n. 2/39878 intestato a Roberto Peyrot, corso Moncalieri
n. 70, Torino.
teologiche e di conseguenza esautorata
la propria autorità, reagiscono allo
stesso modo e si ritrovano dalla stessa
parte della barricata. Essi pensano di
salvaguardare così la vera natura della Chiesa. In realtà salvaguardano solo
se stessi.
Le seconda considerazione deriva dalla precedente ed è questa: anche i
membri più aperti della gerarchia cattolica, come appunto il card. Pellegrino, considerano l’ubbidienza al vescovo
come un’espressione necessaria e inderogabile dell’ubbidienza a Cristo, per
cui l’ubbidienza dei fedeli e dei sacerdoti al loro vescovo è una condizione
indispensabile non solo per essere in
comunione con la Chiesa cattolica ma
anche per essere in comunione con Cristo. Anche per i più fervidi e illuminati fautori delTaggiornamento conciliare, la gerarchia continua ad essere
mediatrice tra Dio e le singole comunità di credenti e quindi continua ad
apparire come la struttura fondamentale della Chiesa. La forte componente anti-gerarchica delle comunità del
Dissenso cozza contro la natura intimamente gerarchica del cattolicesimo romano. Il Dissenso intende dissolvere la
Chiesa gerarchica nella Chiesa fraterna. La gerarchia è una contraddizione
rispetto alTEvangelo, non una sua realizzazione: essa non ha consistenza
evangelica. Il Dissenso non glie ne riconosce alcuna, e tratta il vescovo come un fratello, non come un padre:
una comunità di cattolici può essere in
comunione con Cristo anche senza la
mediazione del vescovo. Certamente, la
Chiesa cattolica non può che respingere una tesi del genere: se Taccogliesse,
tutto l’assetto istituzionale del cattolicesimo romano cadrebbe.
Che cosa accadrà alla comunità del
Vandalino? Poco importa, in fin dei
conti, la sua esatta collocazione confessionale e la stessa polemica col vescovo. Assai più importante è che essa prosegua la propria ricerca all’insegna
della libertà cristiana e dell’autenticità
evangelica.
Paolo Ricca
suo appoggio alle « organizzazioni le
cui azioni consistono in assassini!, crimini e furti a mano armata ».
Il presidente del « Monday club »,
gruppo dell’ala destra del partito conservatore del parlamento britannico,
ha espresso « il choc e il profondo oltraggio » risentiti dal club per l’annuncio della decisione del Consiglio.
I doni che sono stati fatti a 19 organizzazioni sono destinati a scopi assai
diversi che vanno dall’aiuto agli aborigeni dell’Australia per permetter loro di difendere, con mezzi legali, i diritti sulle loro terre, all’aiuto nel campo sociale, medico e dell’insegnamento dell’Africa del Sud, accordato ai vari movimenti di liberazione.
Benché il Cec abbia inviato le offerte senza controllare il modo con cui
esse vengono utilizzate, ha tuttavia ricevuto l’assicurazione che esse non sarebbero state utilizzate per scopi militari, in accordo cogli scopi del Cec.
II danaro, proveniente da un Fondo
speciale di lotta contro il razzismo di
500 mila dollari (n.d.r.: oltre 300 milioni di lire) non costituisce che una
minima parte del programma del Cec
contro il razzismo. Il programma comprende pure lo studio delle cause e degli effetti del razzismo bianco (n.d.r.:
speriamo che vi sia pure compreso
quello americano) ed inoltre dei progetti di ricerca in vista dell’azione e
dei programmi di urgenza per le popolazioni vittime del razzismo.
Generali
e mancanza di fondi
Per la seconda volta consecutiva la
Corte dei Conti ha denunciato, nella
relazione al Parlamento, la scandalosa
situazione esistente negli alti gradi delle
Forze Armale.
Al 31 dicembre 1968 c'erano in
Italia 528 generali delPesercito, su una
dotazione organica di 192: 221 generali dell’aeronautica contro i 65 previsti, e 207 ammiragli invece di 64.
Vale la pena dì riferire testualmente
alcune espressioni usate dalla stessa
Corte dei Conti : poiché le funzioni
trovano nella organizzazione dell'esercito un rigoroso limile, mentre le qualifiche si moltiplicano, sì arriva ali assurdo che le promozioni « impediscono la utilizzazione parziale o addirittura totale di quanti non trovino, con
la qualifica lievitata conseguita, possibilità di impiego nella funzione che avrehbe dovuto a tale qualifica corrispondere ». Cioè si ha « una dissociazione
della qualifica gerarchica dal corrispondente impiego funzionale al segno di
ridurre spesso la prima, nella impossibilità d determinare il secondo, ad un
semplice nomen ».
Praticamente si dice che questi generali e ammiragli in sovrappiù sono pagati — e molto — per fare un lavoro
che non fanno. Tutto questo in uno
Stato in cui innumerevoli problemi
aspettano di essere risolti proprio per
« mancanza di fondi »; in una Italia
in cui, per fare due esempi, ci sono
milioni di analfabeti e basta che piova
un po’ di più per trovarci con città e
paesi allagati. (da LHneontro)
2
pag. 2
N. 38 — 25 settembre 1970
NOTIZIE DAL MADAGASCAR SINODALI
In una regione depressa si dà inizio ad un’attività di rinnovamento di struttura e di metodo
In una regione particolarmente sottosviluppata del Madagascar, a Mandritsana, è stato aperto nel 1968 un
« Centro di Preparazione Cristiana ».
La sua meta è dare una preparazione
agricola e tecnica ai suoi allievi, che
sono tutti giovani contadini, e allo
stesso tempo dar loro un insegnamento biblico di base. Con questa doppia
preparazione si cerca di formare degli uomini che saranno dei cristiani
impegnati ed anche degli elementi motori dello sviluppo rurale.
Uno dei principi del Centro è che
con il loro lavoro gli alunni devono
fornire un aiuto efficace, che tradotto
in valore monetario raggiunga o anche sorpassi l'ammontare della borsa
di studio loro assegnata. Già nel primo anno, i nove alunni iscritti sono
riusciti a raggiungere questo obiettivo. Sul valore del lavoro collettivo della scuola, il 10% è stato versato al Sinodo della regiove dove si trova la
scuola, come contributo del Centro alle spese della Chiesa Unita di Gesù
Cristo nel Madagascar.
L’insegnamento religioso, un po’ trascurato durante il primo anno, è stato
ora migliorato con la nomina di un pastore indigeno quale professore del
Centro, al principio dell’anno scolastico 1969-70, per il quale sono iscritti 16
nuovi studenti, mentre 7 dei primi 9
sono rimasti per un secondo anno di
preparazione.
Il Centro ha a sua disposizione un
terreno di 60 ettari, che consiste in un
vallone, i cui bassifondi sono pieni di
acqua tutto l’anno, essendo alimentati
Sa un piccolo fiume. Con l’aiuto di tecnici è stato stabilito un progetto per
la costruzione di una diga e di un canale che permetteranno di irrigare le
pendici della collina e regolare l’afflusso dell’acqua nei bassifondi. Così sarà
possibile avere dei campi vari e risaie,
bene irrigati tutto l’anno. Con tenacia
e coraggio, senza lasciarsi impressionare dall’entità e dalle difficoltà del lavoro da compiere, il direttore e gli
alunni hanno intrapreso la realizzazione di questo progetto. Le rocce che affioravano nel letto del fiume sono state tolte, la diga è ultimata e il canale
in parte scavato. Al tempo stesso hanno eretto un recinto lungo 5 chilometri per proteggere i campi dai cinghiali e dagli zebù, e hanno costruito alcune casette.
Questo Centro interessa molto il Ministero dell’Agricoltura, perché sorge
in una regione depressa dove nulla era
ancora stato fatto per promuovere lo
sviluppo di un’agricoltura razionale. I
contadini locali sono ben disposti e
pronti a cooperare, perché prolungando il canale oltre il terreno concesso
alla scuola, potranno anche loro utiliz
zare l’acqua del fiume.
Il Direttore conclude questa breve
esposizione del lavoro compiuto dicendo: « Le disponibilitcì finanziarie del
Centro sono esaurite. La parola ora è
agli organi di aiuto reciproco (Organisnies d'Entr'Aide). Noi siamo persuasi
che essi capiranno in tempo l’urgenza
e la necessità di dare il loro aiuto a
un progetto che tende a formare e sviluppare dei giovani indigeni, e che unisce in un modo così valido due aspetti
fondamentali della Missione della Chiesa: il Servizio e la Testimonianza».
ie -k -k
Nel 1969 la Federazione delle Chiese
Protestanti del Madagascar ha nominato un cappellano per le Scuole Secondarie, con il compito di coordinare il lavoro dei pastori che danno un
insegnamento religioso in quelle scuole. A Tananarive, la capitale, vi sono
85 scuole secondarie, di cui una cinquantina sono private., I cappellani
protestanti sono 27 e insegnano in 13
scuole pubbliche, 6 cattoliche, 5 private, e 3 protestanti. Da 3 anni le autorità cattoliche haftno chiesto ai pastori di occuparsi dei 4.000 alunni protestanti che frequentano le loro scuole,
a Tananarive.
Dopo un anno di lavoro i cappellani
hanno deciso di procedere alla revisione dei programmi di studio seguiti
fin’ora. Sono stati costituiti dei gruppi di lavoro incaricati di redigere del
materiale per l’uso dei professori
(commenti, schede, piani). L’obiettivo
da raggiungere è la elaborazione di
catechesi più adatta alla personalità
ed ai problemi degli adolescenti malgasci. In particolare per le classi più
anziane si tratta di partire dalla situazione in cui vive e che conosce il giovane, o meglio ancora, dalle domande che lui stesso pone al suo professore. Poi studiare insieme la Parola di
Dio per discernere la grazia e le esigenze che essa ci annuncia in questa
situazione particolare o in risposta alle domande fatte dal givoane. Si tratta
di seguire una catechesi che porti a
un incontro personale col Cristo e cogli uomini, che susciti una iniziativa
creatrice, e che porti ad una visione
globale della salvezza.
Questo sforzo per rimanere in contatto con la gioventù delle scuole secondarie si estende anche ad altre città malgasce come Antsirabe, Ambosi
tra, Fianarantsoa e Port Dauphin.
* * *
Nell’isola Maurice ha avuto luogo,
dal 23 al 30 maggio, una consultazione
fra i giornalisti e gli specialisti della
radio e della televisione, cattolici, anglicani e protestanti delle isole Comores, Madagascar, Maurice, La Réunion
e Seychelles. I convenuti hanno deciso
ABBIAMO VISTO "UOMINI CONTRO,,
Le mostruosità della grande guerra
Col nome di « Grande Guerra » si
intende la prima guerra mondiale del
1914-18, anche se la successiva, coinvolgendo le popolazioni civili, ha provocato un numero di vittime assai superiore: anche a questo proposito, si
tratta di una questione di « progresso ».
Abbiamo visto in passato diversi
film italiani esaltanti in genere le « gesta eroiche » dei nostri soldati che
erano — pare — tutti fermamente
convinti di portare a termine la vera
indipendenza ed unità nazionale. (Ma
anche il fascismo, con quella successiva, voleva « completare » il Risorgimento! ).
Un regista italiano, già noto per i
suoi films a carattere sociale — quali
« il bandito Giuliano » e « le mani sulla città » sulla speculazione edilizia —
ha affrontato e realizzato questo tema
guardando il « rovescio della medaglia » (e ci pare che, parlando di guerra, l’espressione sia quanto mai calzante). Il film dal titolo « Uomini contro » è a sua volta tratto dal librodiario di Emilio Lussu « Un anno sull’altipiano » che fornisce ampia materia per una drammatica descrizione
di atroci fatti che fanno decisamente
cadere il piatto della bilancia contro
la concezione nazional-fascista-scolastica di questo evento, a sua volta foriero di nuove ingiustizie perché, come è noto, in guerra vince sempre il
più forte che viene così « logicamente » portato ad approfittare « ad abundantiam » della situazione. Basti —
per quanto ci riguarda — citare un
paio di frasi di Cesare Battisti (« Scritti politici »; voi. II, pag. 96-97): « Riterremmo stoltezza vantare diritti su
Merano e Bolzano... Certi italiani confondono troppo facilmente il Tirolo
col Trentino e con poca logica vogliono i confini d’Italia estesi fino al
Brennero ».
Ma torniamo al film: pur riferendosi a un preciso periodo della guerra,
non viene mai fatto cenno di località
e di date precise, per cui l’opera di
Rosi trascende il fatto contingente e
locale per diventare un’accusa spietata contro le guerre in genere e le mostruosità che esse comportano. Né vi
è risparmiato il cinismo e la criminale avidità di guadagno di certa classe
industriale alle spalle dei disperati in
prima linea, che sono mandati a mo
la creazione di un ufficio di collegamento con sede nel Madagascar, incaricato di organizzare lo scambio di informazioni religiose tra le isole dell’Qceano Indiano, e di trasmetterle alla stampa locale e internazionale.
Questa consultazione ha pure votato due ordini del giorno, uno che auspica una maggiore libertà di espressione che gli organi di stampa, qualunque siano le loro opinioni, e l’altro
che lancia un appello alle organizzazioni di aiuto, alle Società Missionarie
e alle Chiese dei paesi ricchi perché
si preoccupino maggiormente dell’appoggio da dare alla testimonianza cristiana per mezzo della stampa, della
radio e della televisione nelle isole dell’Qceano Indiano.
•k * *
La Chiesa di Gesù Cristo nel Madagascar ha chiesto a tutte le sue comunità di consacrare la domenica 14
giugno all’intercessione e alle offerte
per l’Azione Apostolica Comune, che è
stata iniziata nel Dahomey da quasi
tre anni, e ultimamente nel Poitou
(Francia). A Tananarive è stata organizzata dal 6 al 15 giugno una esposizione di fotografie e oggetti del paese
Fon (Dahomey) dove si svolge la campagna di evangelizzazione, e la proiezione di un film a colori presentato
dalla Signora Henriet che ha trascorso
una diecina di giorni con la équipe del
Dahomey.
(Queste notizie sono state estratte
da VAOVAO, bollettino della Chiesa
di Gesù Cristo nel Madagascar, a cura di R. Coisson).
Il Sinodo invita la CIOV a promuovere la creazione per ogni Istituto di un Comitato o Gruppo di
servizio, composto da membri delle Comunità viciniori, per stabilire
un collegamento con le Comunità
stesse, affinché gli Istituti possano
uscire dall’isolamento in cui si trovano e possano trovare nelle Comunità solidarietà morale e materiale. A tal fine la CIOV è invitata a delegare un membro della
Commissione per ogni Istituto, che
lavori d’intesa con la Direzione e
le Comunità.
Il Sinodo,
venuto a conoscenza della possibilità d’integrare i servizi degli
Ospedali delle Valli con quelli dell’Ospedale Valdese di Torino,
invita la CIOV e il Concistoro
della Chiesa Valdese di Torino a
proseguire nello studio e nell’attuazione di quanto sopra. In modo
particolare il Sinodo ravvisa l’opportunità dell’inserimento di un
Direttore amministrativo unico per
i tre Ospedali.
Il Sinodo invita
Concistoro Valdese
diare la proposta
lettera dei medici
la creazione di un
valdese plurisede.
Sinodo 1971.
la CIOV e il
di Torino a stusuggerita nella
del 21.2.1970 per
ente ospedaliero
e di riferire al
iiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiimiinmmiimiiiiM
iiiiiiiimummiii
Autonomia delle Valli Valdesi?
rire colle scarpe di cartone, colle pinze taglia-reticolati che non tagliano,
con corazze ed elmi protettori in cui
i proiettili affondano come nel burro.
(Ma queste cose, dunque, non capitavano solo sotto il fascismo!).
Ecco allora che il soldato, e anche
parte degli ufficiali (man mano che le
« lasagne » aumentano la situazione
cambia) si schierano contro coloro che
ai loro occhi rappresentano la elesse
al potere, che prospera sui mortali disagi degli altri, tanto da far gridare
al « tenente Qttolenghi » ai suoi uomini pronti all’attacco: « Ragazzi, giratevi: il nemico è alle vostre spalle! ».
Tragica la questione delle diserzioni
e delle automutilazioni ed il modo —
criminosamente sbrigativo — con cui
un alto ufficiale — assistito da un medico ossequioso — stabilisce se una
ferita a un piede o a una mano è una
autolesione. Non parliamo poi dell’inqualificabile « decimazione », freddo
assassinio di gente forse ignara, per
ricondurre « alla ragione » le truppe
che si rivoltano ad uno stato di cose
insostenibile.
Il film non ha potuto affrontare un
altro aspetto, forse meno « spettacolare » di questa guerra: i processi militari. Come fa notare Forcella nel suo
ponderoso volume dal titolo « Plotone
d’esecuzione », l’aspetto punitivo e repressivo della 1“ guerra mondiale è
pressoché stato ignorato dalla cultura
italiana, pervasa anch’essa di retorica
nazionalista. Secondo una minuziosa
indagine, è certo che su 5 milioni e 200
mila italiani che prestarono servizio
militare per il 1915-18 ci furono 870.000
denuncie all’autorità giudiziaria, di
cui 470 mila per renitenza alla chiamata e 400 mila per reati commessi .sotto le armi!
Indubbiamente, si tratta di una pellicola che susciterà molti contrasti e
dissensi e dobbiamo dare atto al regista del suo gesto, allo stesso tempo
« impopolare » e coraggioso, di valersi di un tabù nazionale, come quello
della « grande guerra » per dimostrare brutalmente che qualunque guerra
è un’aberrazione, tanto più grave quando (cosa che capita sempre in ogni
parte del mondo) su di essa si specula e si arricchisce.
Un film da vedere, e da meditare.
Roberto Peyrot
Torino, 22 settembre 1970.
Gentile Direttore,
facendo conoscere la tesi che lo storico grenoblese Jean-Pierre Viallet ha
dedicato ai Valdesi italiani e la politica dal 1911 al 1945 — nella forma attuale due volumi ciclostilati di 8C0 pagine complessive — Luigi Santini scrive sull'Eco-Luce del 4 settembre che
« Il Moderatore V. Sommani si adoperò per il riconoscimento d’una autonomia amministrativa e culturale (simile
a quella poi concessa alla Val d’Aosta)
che fu rifiutata ». Si tratta dell'autonomia delle Valli Valdesi. Chi legge
questa frase può pensare che la Chiesa Valdese o la Tavola o il Moderatore fossero favorevoli all’autonomia. Invece, per quanto iò sappia, non andò
così, ed è un punto di storia recente
sul quale sarebbe interessante sapere
di più. Nei miei ricordi, per quanto
potei comprendere allora, la Chiesa
Valdese nel suo insieme, o quanto meno la Tavola, furono ostili all’autonomia. Esprimendosi sommariamente
credo che si possa dire che fu questa
ostilità, unita a quella di una borghesia almeno sotto questo aspetto conservatrice di un nazionalismo raggiunto con il Risorgimento, a frenare un
inovimerrto e una presa di coscienza
autonomista. Era il timore che i Vaidesi potessero venir considerati come
stranieri. Ora, dopo un quarto di secolo di autonomia valdostana ed altre
esperienze, con la istituzione delle regioni a statuto ordinario, con l’autogoverno divenuto obiettivo perfino di
moda, probabilmente non sarebbe più
così. Ma così fu, e la spinta autonomista, non essendosi saputo e voluto cogliere il momento buono, cadde nella
inerzia, in letargo, per risvegliarsi forse adesso, in una congiuntura nazionale, internazionale e sociale diversa, in
concomitanza con un risveglio di interesse per la montagna ed i suoi abitanti in un paese in cui si parlano o si
parlarono dialetti della lingua d’oc —
si veda il decimo incontro PiemonteProvenza che si e tenuto a Perrero a
fine agosto e di cui ha riferito /’EcoLuce deU'll settembre — e con le nuove occasioni offerte dalla istituzione
delle regioni, le quali, avendo competenza nel riassetto territoriale, potranno appunto soddisfare esigenze di autogoverno delle vallale alpine. L'ambiente politico nazionale che ispirò la
Costituz.ione non fu ostile all’autonomia. Anzi! Si veda la relazione di Luco Luzz.atto « Della tutela delle minoranze » in Ministero per la Costituente, Commissione per studi attinenti alla riorganizzazione dello Stato, Relazione all’Assemblea Costituente, voi. I,
Problemi istituzionali, Qrganizzazione
dello Stato, Roma, 1946, pp. 175-190. Si
può credere che negli ambienti accentratori della burocrazia civile e militare ci fossero degli avversari attenti,
ma in attesa di conoscere meglio quel
che avvenne si può dire che probabilmente l'autonomia non ci fu rifiutata,
ma venne da noi o da qualcuno fra
noi rifiutata o ostacolata.
Ora bisogna chiarire due punti. Il
primo è che purtroppo anche su questo argomento l'informazione ha raggiunto insufficientemente il popolo,
sicché i principali interessati hanno
avuto difficoltà a farsi e ad esprimere
un'opinione fondata. Forse in questo
campo l'intuizione è facile, l'organizzazione è un'altra cosa. Ma non è qui
il luogo dove dilungarsi.
Il secondo punto, qui particolarmente pertinente, è che non si tratta, e
non si trattava neanche alla Liberazione, dell'autonomia dei Valdesi, ma del
Z’autonomia delle Valli Valdesi, intese
in senso largo, con valdesi e cattolici,
non valdesi e non cattolici. C'è un
equivoco da dissipare che mostra che,
se l'eredità della storia valdese è preziosa per tutti gli abitanti delle Valli,
essa, e con essa la Chiesa Valdese, condiziona, talvolta anche pesantemente, la vita delle Valli stesse. Problema
anche per gli storici della Società di
Studi Valdesi quello di distinguere tra
storia civile e storia religiosa delle
Valli. Forse un problema di ottica.
Scrive anche Luigi Santini, subito
prima: « Non ci addentriamo nella ricostruzione che VA. dà della Resistenza alle Valli; si riaprirebbe una pagina controversa, che anche recentemente ha suscitato polemiche ». C’è una
volontà di non riaprire quella pagina?
Perché?
E ancor prima: mi pare che si vada
verso una semplifcazione eccessiva,
anzi semplicemente arbitraria, anzi falsa: barthiani = antifascisti, gli altri
valdesi = attendisti, se non fascisti o
filo-fascisti. Non mi risulta che Falchi
fosse barthiano, né credo che tale si
dichiarasse Lombardini, non sono affatto sicuro che lo fosse il Lo Bue
« politico ». E ho coììosciuto dei barthiani che allora mi si manifestavano
fascisti o in vari modi, in quei tempi,
troppo dall'altra sponda.
Gustavo Malan
Il Sinodo,
preso atto dell’avvenuta classificazione dell’Ospedale Valdese di
Pomaretto a norma del comma 6
dell’art. 1 della legge n. 132,
dà mandato alla CIOV di modificare i regolamenti dell’Ospedale, al
fine di ottenere l’equiparazione giuridica del personale a norma dell’art. 129 del D.P. n. 130 del 27.3.1969
e a sottoporlo alla Tavola per l’approvazione.
Il Sinodo,
viste la Relazione CIOV e la Relazione della Commissione d’esame,
manifesta la propria solidarietà
al personale tutto in servizio presso gli Istituti e gli Ospedali, grato
per il costante impegno dimostrato nella solidarietà dell’opera assistenziale da esso svolta verso tutta
la popolazione valligiana, e in particolare a coloro che svolgono il
loro lavoro con vero spirito vocazionale.
Il Sinodo delibera che l’Orfanotrofio Femminile di Torre Pellice
assuma la definizione di « Convitto Femminile Valdese ».
Il Sinodo approva l’operato della CIOV e ringrazia il Presidente
e i vari membri per il lavoro svolto
con amore e dedizione.
■iiiiiiiiiniimiiiiiiiimiimiiiimiiiiiiiiiiimiiiii
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiii
Istituto in (difficoltà
Cari amici,
molto spesso ci troviamo dibattuti
tra il dover portare dei miglioramenti
in questo istituto e la mancanza di fondi. Si spera sempre che a favore di
questi istituti possano intervenire degli
enti statali o parastatali, ma fino ad
ora si è solo perso molto tempo per girare uffici e sentire promesse. In questo modo .si è costretti sempre a ricorrere alla beneficenza a chiedere l'elemosina, a cercare un modo nuovo per
commuovere le persone.
Questo metodo spesso ci sfiducia,
porta alla rinuncia, all’accantonamento
di nuove idee. Ma le ragazze hanno
nuove esigenze, nuovi interessi, non ci
si può fermare, ma non si può neanche cambiare tutto e subito.
Cerchiamo allora di venire incontro
a questi bisogni iniziando da alcuni settori, in modo che nel giro di qualche
mese l’istituto possa essere maggiormente funzionale in ogni settore.
Quest’anno iniziamo dalla cucina.
Vorremmo fare qualcosa di duraturo,,
che possa soddisfare le e.sigenze di una
comunità, come questa, che continua
ad aumentare di anno in anno. Saremo
quasi sessanta persone e non si può
continuare a far da mangiare in una
cucina priva di ogni benché minima attrezzatura. Avere una cucina funzionale significa risparmiare denaro e significa mangiar meglio e questo in una
comunità di ragazzi giovani è indispensabile.
Non ci rimane quindi che dirvi ancora una volta che è solo con il vostro
aiuto che questa potrà essere realizzata, e che questa opera può andare
avanti.
La Direzione
Istituto Evangelico Femminile, Via S.
Pellico, 2 - 50121 Firenze, conto corrente postale 5/24933.
Appello alla Iona
non violenta
L’arcivescovo brasiliano di Recife,
Helder Camara, e il pastore Ralph Abernathy, successore di Martin Luther
King, dopo un incontro a Recife, il 21
marzo, hanno diffuso questo appello a
lottare, con metodi non violenti, contro la povertà, il razzismo e la guerra.
Affermiamo la nostra comune volontà
di lavorare alla liberazione dei popoli
poveri del mondo contro i flagelli della
guerra, della miseria e del razzismo.
Crediamo che ciò si possa e si debba
fare attraverso una campagna su scala
mondiale, per far sì che tutti i popoli
acquistino coscienza di ciò che la povertà, il razzismo e la guerra costano
all’umanità. Crediamo che i popoli destati dal loro letargo hanno il diritto
e il dovere di organizzarsi e di protestare in modo non violento contro le
strutture politiche, economiche e sociali
che mantengono tanti popoli nella miseria e sotto l’incubo della guerra.
In un modo tutto speciale salutiamo
lu gioventù del mondo intero per gli
sforzi coraggiosi che ha compiuto nel
cor.so di questi ultimi anni per attirare
l’attenzione sulle necessità immense dei
poveri, sulle ingiustizie così diffuse e
sulla follia della guerra. Diamo loro il
nostro appoggio totale e preghiamo perché i giovani continuino questa lotta.
Siamo particolarmente inquieti per
il fosso che va approfondendosi fra i
poveri e coloro che sono ricchi non soltanto di beni materiali: il ricco diventa
sempre più ricco e il povero rimane
nella sua miseria. L’indifferenza di coloro che si trovano nel benessere è forse l’ostacolo maggiore, nel mondo contemporaneo.
Pensiamo che occorre avvertire tutti
i popoli che la .situazione attuale tende
verso l’impoverimento permanente di
due terzi delTumanità. I poveri, in qualsiasi nazione, sono tenuti al di fuori
del sistema sociale affinché rimangano
ancora per generazioni nella miseria,
Cl meno che l’umanità trovi e scelga
una via migliore che ci permetta di convivere.
Ma noi due — pastore battista e vescovo cattolico, rimo'cittadino americano, l’altro cittadino brasiliano — non
cediamo allo scoraggiamento. La speranza esiste, come pure il nostro sogno
di un mondo nel quale non ci sarà piti
miseria, né guerra, né pregiudizi e nel
quale tutti gli uomini saranno liberi.
E’ stato il sogno di Gesù Cristo, del mahatma Gandhi, di Martin Luther King
ed. è anche il nostro.
Talvolta il combattimento delTumanità per un mondo migliore e più giusto
pare vacillare e le forze dei privilegiati
ai potere sembrano rafforzarsi. Viviamo
questo tempo. Ma la storia è piena di
sorprese per coloro che amano Dio e
l'umanità. Non perdiamo coraggio. Continueremo la lotta perché l’amore e la
fraternità diventino la nota dominante
di tutte le società umane
Per far fronte al rischio costante di
una guerra mondiale, dobbiamo disporre di un Movimento mondiale per
la pace. Per far fronte al problema
della povertà, dobbiamo istituire una
lotta mondiale contro la miseria e la
ingiusta ripartizione delle ricchezze.
Non sappiamo quale forma assumerà
tale movimento, ma interesserà sicuramente un gran numero di persone,
di ogni religione, tutti gli uomini di
buona volontà che cercano la giustizia
e l’amore come via per stabilire la
pace.
Ci terremo in contatto fra noi e incontreremo le persone di altri paesi
che cercano di costruire un mondo più
giusto attraverso un movimento non
violento a larga partecipazione popolare.
Pastore Ralph Abernathy
Dom Helder Camara
3
25 settembre 1970 — N. 38
pag. 3
ECHI SINODALI
NOTERELLE DI STORIA VALDESE
Trentanni di vita parrocchiale
ima lettera della Federazlane Protestaate e m passione pastorale
Fraaeese sai prohleaii della sirilep
/ lettori certamente sanno che il nostro ultimo Sinodo ha votato un ordine del giorno col quale viene istituito
un « Fondo di solidarietà » basato sul
senso di responsabilità e di compartecipazione di tutta la Chiesa allo scopo
di testimoniare, anche materialmente,
il proprio doveroso interesse ai problemi, sia delle missioni che del Terzo
Mondo. Si tratta di un problema che
nella maggior parte dei casi si rivela
di una necessità e di una urgenza
drammatiche, e per i quali rinvio di
danaro non è che una componente, ma
richiede parallelamente, oltre ad un
impegno costante in uomini ed in tempo, una profonda trasformazione dei
sistemi politico-sociali vigenti da ambo le parti, per giungere a quella solidarietà disinteressata e reciproca, che
faccia meno ricchi gli imi e meno poveri gli altri.
Si tratta di un problema che tutte
le Chiese affrontano. Pubblichiamo oggi degli stralci di una lettera inviata
dal Consiglio della Federaz- protestante francese alle chiese, ai suoi movimenti ed alle sue opere. È una lettera
il cui contenuto non ha « nazionalità »
e che porgiamo alla meditazione dei
lettori.
Cari fratelli,
sono ancora parecchi coloro che
hanno ben presente la predicazione di
M. L. King sul « colpo battuto a mezzanotte »: questi colpi insistenti battuti alla porta della Chiesa dai diseredati della società. Le Assemblee di
L’ppsala, di Grenoble, e più recentemente la Conferenza sullo sviluppo
del Cec di Montreux fanno risuonare
questa incalzante domanda dei popoli
del Terzo Mondo sul nostro « stile di
vita » di Chiesa.
Oggi risuonano le grida di coloro
che reclamano giustizia, come una eco
alla predicazione dei profeti dell’Antico Testamento ed a quella di Gesù:
« Ecco, il salario dei lavoratori che
hanno mietuto i vostri campi, e del
quale li avete frodati, grida; e le grida di quelli che hanno mietuto sono
giunte fino alle orecchie del Signore »
(Ciac. 5: 4). Sapremo noi amare oggi
« il nostro prossimo » fra le complesse relazioni dell’economia e della politica; la nostra fede saprà tradursi in
atti di coraggio?
Lo sviluppo deve offrire a qualsiasi
uomo la prospettiva di partecipare all’elaborazione del suo destino personale e collettivo in modo tale che si
riconosca lui stesso — e sia riconosciuto dagli altri — come uomo. La lotta
per lo sviluppo pone in questione non
solo i rapporti fra il mondo industrializzato e il terzo mondo, ma le stesse
strutture interne di queste società.
Non si tratta, per la fede evangelica,
di una questione marginale, ma centrale, poiché si tratta dell’avvenire di
tutta l’umanità e, per noi, delle sofferenze di Cristo e dell’attesa del Suo
regno nella storia.
E a partire dal problema della fame
nel mondo che abbiamo cominciato a
prenderne coscienza. Rapidamente, abbiamo scoperto che la fame non era
che uno dei problemi degli aspetti del
sottosviluppo e che la lotta per lo sviluppo non poteva prescindere dalla
lotta per la giustizia. Questo problema
iiiiiiimniimiimiiminiiiiuimimiiiiiiiniiiiiJiimimni*iii' ...
Convegno soH'eresia
Lunedì 28, con inizio alle 15, nella
Casa Valdese, avrà luogo il decirno
convegno sull’eresia e sulla Riforma in
Italia, che vede riuniti da molti anni
noti studiosi italiani e stranieri.
Il programma di quest’anno prevede numerose ed interessanti relazioni,
seguite come al solito da libera discussione: si segnalano in particolare un
dibattito sul Nicodemismo (l’atteggiamento dei protestanti del ’500 che non
osavano manifestare le loro idee) tra i
proff. Ginzburg e Rotondò, e una relazione del prof. Giorgio Spini su una
collana di pubblicazioni relative alla
storia del l’evangelismo italiano nell’800 e nel ’900.
Le riunioni si svolgeranno il lunedì
pomeriggio e alla mattina del martedì 29.
Il pubblico è invitato ad intervenire
a questa interessante manifestazione
culturale.
■■iiiimiiiiiiiiiiiiiimiiiiii
Corso infermiere
Il Sotto-comitato di Torre Pellice dispone di due posti gratuiti per il corso
biennale alla Scuola per Infermiere
i’rofessionali Virginia Agnelli in Runa. Le interessate, purché siano in
Jossesso di licenza di Scuola Media, di
tuona costituzione fisica e abbiano
tompiuto il 18.mo anno di età, rivol;ano al più presto domanda in carta
ibera alla Presidente del Sottocomitao Femm. sig.ra Ade Gardiol - Theiler,
^le Trento 12 - 10066 Torre Pellice.
richiede a tutte le nostre Chiese, opere e movimenti una riflessione approfondita e degli impegni reali.
...Oggi siamo chiamati ad un primo
segno di questo impegno: destinare
una percentuale (il Cec chiede il 2%)
dei nostri bilanci di chiesa alla lotta
per lo sviluppo. È chiaro che non si
tratta di un puro e semplice appello
finanziario, ma che, al di là degli impegni già assunti da gruppi o da persone in questo campo, si tratta di rivedere nelle nostre chiese l'utilizzazione dei nostri mezzi in uomini e in danaro. Non si tratta neppure di dare
un nome nuovo a quanto già facciamo nel campo delle missioni: la missione e la lotta per lo sviluppo sono
due compiti complementari e la seconda non sostituisce la prima.
La cosa ci pone di fronte a numero
si problemi e pone in questione la nostra solidarietà — cosciente o incosciente — col mondo ricco di cui facciamo parte. Ci pone numerosi problemi economici ai quali siamo poco
abituati. Ci pone anche la questione
delle implicazioni politiche di questa
lotta per la giustizia m seno alle nostre comunità così divise e così prudenti a questo proposito.
Si tratta di uno sforzo collettivo e
che riguarda tutti gli uomini, tanto
quelli dei paesi ricchi come quelli del
terzo mondo. È in quanto cristiani e
protestanti che siamo interpellati, ma
la nostra partecipazione alle diverse
azioni di solidarietà su piano locale,
nazionale e internazionale sarà uno
dei segni nei quali i non credenti del
mondo contemporaneo vedranno quale valore diamo alTEvangelo.
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
UNA LETTERA DAL CARCERE
« Quindici arcivescovi e vescovi
brasiliani hanno fatto sapere, in un
comunicato, che il Padre José Antonio
Magalhaes Monteiro, arrestato contemporaneamente al prete francese
Xavier de Maupéou, è stato torturato.
Inoltre nove domenicani, detenuti nella prigione di Tiradentes (Sao-Paulo),
hanno fatto pervenire in Europa un
documento, redatto collettivamente,
grazie a scambi con altri prigionieri
cristiani. Dopo aver analizzate le condizioni di vita in Brasile, questa lettera termina con una professione di fede, dalla quale riportiamo alcuni stralci:
“Noi viviamo in un paese nel quale
la mortalità infantile, al disotto del
primo anno di vita, è del 125%o. Nel
Rio-Grande do-Norte questa percentuale arriva al 525%o, cioè a più della
metà.
A partire dal 1964 siamo entrati in
un regime d'eccezione che diventa gradualmente sempre più violento. Non
v'è la minima possibilità d'opporsi al
governo. Gli oppositori sono immediatamente ridotti al silenzio, arrestati,
torturati, e molti di loro vengono uccisi. (...) Il popolo ha paura. (...) Le
donne sono violentate dai torturatori,
i bambini vengono sottoposti a scosse
elettriche, e molti di loro diventano
paralitici. Agenti nordamericani assistono alle torture. Nessuno può aver
fiducia nel prossimo. Vi sono spie e
delatori dovunque, persino nelle famiglie. E tutto questo è opera del governo. (...) . .
I cristiani vengono perseguitati: numerosi laici, preti e persino vescovi
sono l'oggetto della repressione, e così
riempiono le prigioni. La corrispondenza dei preti e dei vescovi è sorvegliata, i loro sermoni vengono registrati. La verità non può essere predicata: s'impedisce ai credenti d'ascoltarla. Il Vangelo diventa un testo sovver
sivo. (...) „ , ■ u
In conclusione, l'attuale regime brasiliano contraddice, punto per punto,
a tutti i principi contenuti nell'Enciclica GAUDIUM ET SPES. La giustizia
del nostro paese è stravolta, la libertà
non esiste più, il popolo si fa calpestare, degradare, opprimere. E tempo
di parlare, è drammaticamente tempo
d'agire. (...)
Noi non possiamo incrociare le braccia davanti alla situazione di schiavitù in cui è ridotto il Brasile. Abbiamo
il diritto e il dovere di lottare contro
un tale stato di cose. A questo dovere,
come cristiani, non possiamo sottrarci, fino al giorno in cui il popolo non
.sarà liberato. La teologia ammette
pienamente questo diritto: il diritto
alla guerra giusta.
Non abbiamo altra scelta. Spinti dall'amore verso i nostri fratelli (...), abbiamo fatta nostra l’esigenza di partecipare alla lotta del popolo per la sua
liberazione: accettiamo i rischi che ciò
implica nel clima di terrorismo creato
dalla violenza della dittatura militare" ».
(Da «Le Monde» dell’l 1.9.’70).
UN’INTELLIGENZA
E UNA COSCIENZA DISTORTE
-L. « In un'intervista concessa al settimanale tedesco Stern (di Amburgo), il sig. Giorgio Habbache, capo dell'FPLP (l’organizzazione dei fedayn cui
si deve il famoso dirottamento degli
aerei in Giordania), ha affermato che
egli non esiterebbe a scatenare una^
terza guerra mondiale, se questa gli
permettesse di raggiungere i suoi
obiettivi. , , , . ^
Infatti, alla domanda del giornalista
di "Stern“ se egli si rendesse conto
del fatto che le imprese da lui dirette
potevano scatenare una guerra mondiale, VHabhache ha risposto:
“Certamente, ma l'assicuro che ciò
non ci preoccupa minimamente. Se una
tale guerra dovesse scatenarsi, il mondo intero avrebbe da perdere qualcosa, ma non noi. Se questo fosse il solo
mezzo per distruggere Israele, il sionismo e la reazione araba (cioè le forze
reazionarie che operano all’interno degli stati arabi), noi lo accoglieremmo
con piacere.
E inutile dire, ha proseguito l'Habbache, che noi non vogliamo la pace.
La pace significa la fine di tutte le nostre speranze. Noi vogliamo una Palestina socialista”.
Quantunque l'intervista sia stata
concessa prima deU’ultima ondata di
dirottamenti, VHabhache ha dato le
seguenti spiegazioni .su tale forma d'azione.
"Quando noi dirottiamo un aereo,
noi otteniamo effetti maggiori che se
i nostri “commandos" uccidessero in
combattimento centinaia di soldati
israeliani. Infatti, per decine d’anni,
l'opinione mondiale non era né per
noi, né contro di noi: essa semplicemente c’ignorava. Qra, per lo meno, il
mondo parla di noi".
L’Habbache ha precisato inoltre che
i dirottamenti hanno essenzialmente
lo scopo di sabotare il piano americano di pace. "E noi saboteremo ogni futuro negoziato di pace" ».
Parlando dei suoi alleati, l’Habbache
ha espresso naturalmente delle riserve suirirak. “Ma il nostro migliore
amico — ha detto — è il popolo cinese. Per la Cina, Israele deve scomparire".
Le dichiarazioni di questo signore
sono tali da dispensarci da ogni commento.
(Dalla « Gazette de Lausanne » del
17.9.’70).
SULL’ACCORDO
TEDESCO - SOVIETICO
Sulle conseguenze di questo recente e famoso accordo, il sig. Walter
Scheel, ministro degli esteri della Germania Occidentale, si è dichiarato ottimista, mercoledì 16 c., davanti al
parlamento europeo di Strasburgo.
Egli ha detto, fra l’altro, che « l'accordo Bonn-Mosca costituisce "un’azione
preventiva e positiva. Se essa può contenere certi rischi, essa contiene anche una fortuna per l'avvenire. Evidentemente l'essenziale è di cogliere questa fortuna" ».
Lo Scheel ha anche affermato che il
suo paese « non ha potuto concludere
l'accordo che sulle basi della sicurezza militare garantita dalla NATQ, e
dell’integrazione politica ed economica delle sei nazioni occidentali. Senza
queste basi, l'accordo non avrebbe potuto essere concluso. “Abbiamo detto
chiaramente ai nostri interlocutori che
la CEE (^Comunità Economica Europea) si trova coinvolta in un processo
d'integrazione. Il governo sovietico dovrà abituarsi, in avvenire, ad avere come interlocutori non soltanto la Repubblica Federale Tedesca, ma anche
la CEE"».
(Da «Le Monde» del 18.9.’70).
iinimmiiimiMiiiimtiiiiii
II
Voce della Bibbia"
Con il prossimo ritorno all'ora solare, aulomaticamente gli orari delle nostre trasmissioni radiofoniche vengono anticipate di
un'ora, come segue:
RADIO TWR MONTECARLO
Onde Medie mt. 205 (Kc. 1466)
«Vita Abbondante» - ogni sabato ore 23
RADIO TWR MONTECARLO
Onde Corte mt. 49 (Kc. 5960)
Programma per tutti - ogni sabato ore 13.20
Programma per ragazzi • ogni domenica
ore 13.35
Casella Postale 580 - 41100 Modena - Italia
II
Una frase malinconica.
Nel riferire in merito all’attività
svolta nei primi 10 anni del suo ministero, il pastore A. Hugon scrive:
« plus ça change, plus c’est la même
chose »; tutti i suoi tentativi per ottenere un « Risveglio » sembrano inutili: innovazioni, riforme, lasciano il
tempo che trovano. Per es., le riunioni per i giovani ammessi in Chiesa
sono discretamente frequentate dalle
ragazze, ma i giovani brillano per la
loro assenza; una convocata per i soli
ragazzi non ha visto neppure un partecipante.
Ed i problemi si moltiplicano.
Istruzione. Se l’attività della Scuola
elementare si svolge più o m-eno regolarmente, l’interesse degli adulti è in
grave decadenza: non si legge. Nel
1889 la biblioteca parrocchiale ha un
solo abbonato; e 5 ne ha il Témoin;
e la popolazione residente è di 675 abitanti; i membri di Chiesa sono 375.
Più letti La Gazzetta del Popolo e
L’Avvisatore. Il Nostro ne è addolorato, ma la sua posizione teologica condiziona in parte almeno la sua possibilità di indagine di questo aspetto
della vita della sua parrocchia, e forse non soltanto di questo.
E, in una certa misura, figlio del Risveglio; ed il Risveglio è la sua meta;
la rigida, invalicabile distinzione tra
« mondo » e « Chiesa » gli impedisce
di prestare la dovuta attenzione al
problema sociale; non lo ignora, ovviamente, ma è la « conversione » del
singolo che lo interessa, e non sembra rendersi conto delle conseguenze
che i problemi del lavoro possono
esercitare proprio su questa « conversione ».
« La dolce vita »!
La vita del paesello e della chiesetta
cambia; nel 1892 il rapporto segnala
che 30 ragazze e 5 ragazzi sono emigrati, per lo più a Nizza; anche S. Giovanni comincia ad attirare i Rorenghi. Qualche famiglia parte ancora per
l’Uruguay. Un’emorragia continua che
non sembra esser oggetto di studio.
Gli uomini in maggioranza lavorano
alle cave; la « pietra di Luserna » è
molto ricercata, preziosa direi quasi:
costa la salute dei Rorenghi, una volta
agricoltori. Non si pronunziano ancora le parole moderne: silicosi ecc., ma
la gente si ammala, soffre e muore.
Problema grave, perché alle « cave »
vanno anche i ragazzi di 12 anni.
E se anche non guadagnano molto,
il danaro circola più facilmente, a Rorà; si stabiliscono rapporti fuori della comunità, si spende, si beve, ci si
diverte. Ed è questo aspetto « mondano » che interessa il pastore A. Hugon.
Durante i trent’anni del suo ministero
rorengo, egli denunzia spietatamente
« la dolce vita » di Rorà: i balli domenicali, le risse, le bestemmie, gli adulteri, l’immoralità dilagante, i divertimenti mondani. Dall’alto del pulpito
denunzia i casi di peccato scandaloso;
celebra « culti di umiliazione », quando « en temps de carnaval » ci sono
due risse con spargimento di sangue.
Parlino le statistiche.
E come suole accadere, talvolta, il
pastore cerca la spiegazione nelle statistiche. Nel 1850 in occasione della
elezione del pastore Morel erano presenti 80 elettori; nel 1874 solo più 40
elettori sono presenti. Nel 1869 per la
elezione di un anziano sono presenti
86 elettori; nel 1870, ce ne sono sette!
Nel 1857 (9 anni dopo l’Emancipazi(>
ne) un’assemblea di Chiesa non può
aver luogo per mancanza di partecipanti, nel 1867 l’assemblea di Chiesa
si disinteressa della gestione amministrativa e lascia soli il pastore e due
anziani. Qra non si riesce più a nominare un anziano per il quartiere di
Rumer; nessuno accetta la carica.
Cosa accade? Cosa è accaduto?
Sotto, con le iniziative!
Eppure le iniziative di « risveglio »
non sono mancate. Nel 1887 riunioni
con due specialisti: E. Vernier e
F. Franson, con un metodo nuovo:
D parte: appelli degli evangelisti;
II» parte: mentre l’assemblea canta,
conversazioni degli evangelisti con i
singoli intervenuti « sul perdono dei
loro peccati, sul loro desiderio di salvezza ». Nel 1891 nuove riunioni d’appello: dopo la I» parte (Appello), una
II»: per gruppi di discussione.
Arrivano i « Salutisti » che ottengono un certo successo con il loro canto, di cui si apprezzano i ritmi vivaci;
4 ragazzi rorenghi aderiscono al movimento (ont pris le jersey rouge)-, ma
la maggioranza dei ragazzi è su posizioni negative, ostili (ont le visage plus
dur que le roc).
Arrivano anche i « Sabbatisti »; verso il 1900 fanno leva sul ricorrente terrore della fine del mondo. Successo di
curiosità; ma i Rorenghi non sembrano preoccupati. Il pastore predica anch’egli sul Ritorno di Cristo, ma sul
piano teologico, deplorando che quel
tema sia trascurato dalla predicazione
valdese.
Se il « pietismo » del pastore A. Hugon ci appare talvolta espresso in
quelle che sono le manifestazioni deteriori del movimento, è indubbio che
i principi fondamentali e sani del pietismo trovano in lui un tenace, fedele,
convinto assertore: la predicazione di
Gesù Cristo, crocifisso e risorto, l’attività missionaria e, soprattutto, il contatto individuale e l’impegno laico.
Così è continua e interessante l’opera del « colportore » Barolin, che va
di casa in casa a distribuire la Bibbia
e le pubblicazioni pie della pia società
di Tolosa, e si ferma nel disperato
tentativo di agganciare almeno un’anima!
Così è paziente, anche se troppo
spesso delusa, l’attività pastorale
per formare dei monitori, per costituire una Unione cristiana; tutti gli
strumenti sono buoni: dalle conferenze di storia valdese a quelle di argomento pedagogico; e sempre ancora
le riunioni d’appello affidate ai laici:
gli anziani Gaydou e Stallé, e il « fratello » Fontana, tutti di Torre Pellice.
E la conclusione è amara: « Il semble qu’il soit impossible de mettre en
pratique la parole de Dieu... Des hommes convertis, qui obéissent à Dieu
nous en trouvons dans la Bible, mais
y en a-t-il de nos jours? ».
È possibile mettere in pratica, oggi,
qui, la parola di Dio?
Il nostro pastore non si rassegna ed
affronta il problema con grande coerenza: Chiesa o setta?
(segue)
iiitnimiiimiiiiiiiiiiiiiimimii'
Gino Costabel
Facoltà Valdese
di Teologia
Sono aperte le domande di ammissione alla
Facoltà di Teologia per Tanno accademico
1970-1971. Per Tiscrizione come studente regolare occorre farne domanda motivata per
iscritto al Consiglio, presentando entro il 15
ottobre :
1) il certificato di nascita;
2) il diploma di maturità classica o altro
titolo giudicato equipollente dal Consiglio;
3) un attestato fornito dal Consiglio di
Chiesa della comunità di cui lo studente fa
parte, dal quale risultino i caratteri morali e
spirituali del medesimo e la sua iscrizione da
almeno due anni ad una comunità evangelica;
4) un certificato medico comprovante la
sua sana costituzione fisica;
5) Timporto della tassa di immatricolazione.
Presentando gli stessi documenti è possibile
iscriversi alla Facoltà anche come studente
esterno : la categoria degli esterni non dà diritto aU'esercizio del ministero pastorale, ma
è aperta a coloro che intendono seguire gli
studi teologici onde avere la preparazione necessaria ad esercitare un ministero laico nella
Chiesa e per fini culturali, scientifici e esigenze spirituali di ordine personale.
La sessione autunnale di esami è stata concordata tra il 26 e il 31 ottobre. La prolusione,
affidata al Prof. Giorgio Spini, delTUnìversità
di Firenze, è fissata per sabato 31 ottobre
alle ore 18 in Aula Magna.
La Segreteria
Via Pietro Cessa, 42 - 00139 Roma
imiiiiiiiimmiiiiiiiciii
Collegio Valdese
Inaugurazione dell’anno
scolastico 1970-71
Si comunica che l’inaugurazione
dell’anno scolastico avrà luogo giovedì 1" ottobre p. v. alle ore 15 nell’aula
sinodale della Casa Valdese.
Il Culto sarà presieduto dal pastore
Achille Deodato, Vice Moderatore.
La prolusione sarà tenuta dalla Prof.
Anna Marnilo su: « Un viaggio nel Senegai ». La conferenza sarà illustrata
da diapositive.
Il pubblico è cordialmente invitato
ed in particolare sono invitati i genitori degli allievi.
Convegno postorale
Secondo quanto convenuto nel corso dell’ultimo incontro pastorale tenutosi in luglio, i pastori delle Valli vaidesi sono convocati per un incontro
programmatico lunedì 28 settembre, in
Pinerolo, via dei Mille 1.
La seduta con inizio alle ore 9,30, e
durata della sola mattinata, sarà consacrata ad uno scambio di pareri e di
suggerimenti in merito al programma
degli incontri pastorali mensili per
l’anno ’70-71, e ad eventuali attività
generali concernenti altri settori delle
comunità.
4
pag. 4
N. 38 — 25 settembre 1970
La Chiesa nel mondo
a cura di Claudia Peyrot
Comitato ceotrale 1971;
I colti rilletteranoo
la Chiesa locale
Francoforte (soepi) — Si prevede
che i culti celebrati in occasione della
sessione del Comitato centrale del Consiglio Ecumenico delle Chiese che si
terrà nel prossimo febbraio ad AddisAbéba (Etiopia) metteranno l’accento
sulle relazioni con la Chiesa locale
molto più chiaramente di come avvenne nelle volte precedenti.
Il Comitato esecutivo, riunitosi cinque giorni nell'ultima settimana vicino a Francoforte, ha deciso che i preparativi del culto del Comitato centrale dovranno porre l'accento sulla
collaborazione con le Chiese locali e
il contributo delle Chiese « giovani ».
Poiché il Comitato centrale si riunirà in Etiopia durante l’Epifania (secondo il calendario della Chiesa ortodossa etiope), il tema generale del culto sarà « l'irruzione di Dio nella condizione dell’uomo ». Questo tema sarà
il filo conduttore dei principali servizi mattutini quotidiani e anche dello
studio biblico che si terrà tra i comitati ogni volta che la giornata del Comitato centrale non darà inizio ad una
seduta plenaria.
Il Comitato esecutivo ha inoltre sottolineato che si dovrà sorvegliare con
cura affinché gli schemi musicali e del
culto caratteristici dell’Africa siano
« ben rappresentati » durante la sessione di il giorni del Comitato centrale.
Per quanto sarà possibile, la giornata di domenica 17 gennaio sarà passata insieme alle comunità locali ortodossa orientale, anglicana e protestante.
Infine il culto sarà incentrato sul
cammino della Chiesa nel mondo.
LE PRIORITÀ’ PER LA MISSIONE
NELL’AMBIENTE URBANO
ED INDUSTRIALE
Kioto, Giappone (soepi). - La più grande
nazione del mondo è composta da milioni di
poveri che vivono nelle baracche, da masse
oppresse delle città e delle zone rurali che, in
tutti i continenti sono vittime dell’urbanizzazione rapida e delle strutture del potere economico e politico.
Come aiutare questi poveri nella loro lotta per una vita più umana, come organizzare
e stimolare una azione comunitaria? Questi
sono due fra i problemi che sono stati discussi dal 13 al 19 agosto durante la riunione del
Gruppo consultativo per la missione nell’ambiente urbano ed industriale della Divisione
della Missione e dell’ Evangelizzazione del
CEC.
Il Gruppo consultativo ha steso i rapporti
dei ministeri sperimentali che, da Seoul a
Buenos Aires, si occupano di questi problemi
e costituiscono una parte importante della
missione neU’ambiente urbano ed industriale.
Le Chiese, realizzando dei progetti comunitari
volti a modificare quelli politici nel campo
dell’educazione, ad umanizzare la pianificazione delle città o a lanciare una sfida ai
centri del potere politico, stanno per attuare
dei nuovi stili spettacolari di missione per gli
anni settanta e ottanta.
Il gruppo consultativo internazionale, riunito sotto la presidenza di M. M. Takenaka,
ha elaborato importanti direttive per il pastore H. Daniel. India, nuovo segretario del segretariato per la missione nell’ambiente urbano ed industriale, a Ginevra.
Queste direttive comprendono:
— il sostegno delle iniziative locali, l’accento sulla coordinazione locale e regionale;
__ l’ingrandimento della rete di comunicazioni in ogni regione, dal basso fino alle
classi agiate;
— la fornitura di materiale che permetta di
valutare i progetti locali;
— l’ammissione di rappresentanti delle società socialiste;
— l’incoraggiamento della formazione in un
contesto loeale e regionale.
È stato deciso che almeno due persone di
ogni regione debbano parteeipare ad ogni riunione del Gruppo consultativo, ed altri consultanti siano invitati qualora sembrasse necessario. Al fine di facilitare la comunicazione, un
gruppo di collegamento sarà creato nel seno
del Gruppo consultativo; sarà composto da
segretari regionali o da persone informate da
relazioni oltre che da segretari per la missione
nell'ambiente urbano ed industriale. Questo si
riunirà più frequentamente del Gruppo consultativo.
UN MALGASCIO
AL SEGRETARIATO AFRICANO
DELLA DIVISIONE DI AIUTO
DEL C.E.C.
Ginevra (bip). - Un cittadino del Madagascar, M. F. Randriamamonjy. è stato nominalo segretario africano della Divisione di Aiuto
del Consiglio Ecumenico delle Chiese, diretto
dal pastore Alan Brash. della Nuova Zelanda.
Nato nel 1932 nel Madagascar. M. Randriamamonjy ha beneficiato di una formazione scientifica acquisita soprattutto in Francia
ed in Inghilterra, e di una esperienza pedagogica. Le sue funzioni professionali 1 hanno poi
portato a dirigere scuole protestanti, tanto che.
durante questi ultimi tre anni, ha insegnato
all’Istituto Nazionale Superiore di Ricerca e
di Formazione pedagogica nel suo paese. M.
Randriamamonjy fa parte della Chiesa di Gesù
Cristo nel Madagascar.
Preparata da numerosi anni, l’unità di questa Chiesa, risultalo della Missione di Parigi,
della Missione di Londra e della Società degli
Amici (Quakers), è stata portata a termine
nel 1968.
LE CHIESE DELLA RODESIA
E LA LEGGE SULLA PROPRIETÀ’
FONDIARIA
Salisburgo (bip). - M. J. Smith, primo ministro della Rodesia, ha fatto riunire tutti i
rappresentanti delle Chiese cristiane per discutere con lui della erisi che attualmente esiste fra la Chiesa e lo Stato, in seguito alla
promulgazione della « legge sulla proprietà
fondiaria ».
Le chiese della Rodesia hanno dichiarato la
loro posizione di non volersi assoggettare a
questa legge, poiché sarebbero impedite di
proseguire il loro apostolato multirazziale.
« La legge sulla proprietà fondiaria » divide
la Rodesia fra regioni bianche e nere e controlla a fondo le attività che una di queste
razze potrebbe avere sopra il territorio dell’altra.
Catanzaro
La comunità di Catanzaro è stata colpita
duramente dalla perdita della sorella Angelina Scorza nata Canino, moglie deirAnziano
Ernesto.
Figura esemplare di credente la sorella Scorza seppe sopportare la lunga malattia incoraggiando nella fede anche coloro che, afllitli,
la visitarono. Preoccupandosi sempre della
sorte degli altri e vivendo nella vigilante attesa della chiamata del Padre. Angelina Scorza dette prova d'aver compreso la profondità
deirEvangelo nei massimi valori accettando
non soltanto il lieto messaggio della salvezza
venuta a noi in Cristo, ma anche le sofferenze
che talvolta accompagnano la fede.
Al servizio funebre del 22 agosto partecipò sia la comunità che una vasta cerchia di
conoscenti ed amici a testimoniare della stima
di cui godeva l’estinta tanto dentro che fuori
la cerchia della Chiesa.
Alla famiglia Scorza va il fraterno pensiero
e la simpatia dei fratelli di Catanzaro.
Enrico Trobia
AVVI SO
Quanti desiderano inviare oilerte in
favore della Casa di Riposo di Vittoria
(RG) sono pregati di servirsi del Conto
Corrente Postale n. 16/1018 intestato a:
Casa di Riposo per Evangelici, Via Garibaldi, 60 - 97019 Vittoria (RG). Grazie!
Enrico Trobia
Concistoro e Assemblea di Chiesa
1. La responsabilità del Concistoro
nei confronti deH’Assemblea di Chiesa
è essenzialmente esecutiva. Come tale è
una responsabilità reale, che è affidata
liberamente e a termine dall'Assemblea a un gruppo di fratelli, che può
essere revocata, ma che non è giusto
mettere in questione una volta che
siano definiti i suoi limiti. Questa responsabilità, nel suo esercizio concreto, è sottoposta al vaglio e al giudizio
dell’Assemblea, che resta sovrana. Questo significa che la responsabilità del
Concistoro non sostituisce e tanto meno esautora l'autorità dell’Assemblea,
ma la esprime. Il Concistoro non è
una specie di « vescovo collettivo ».
2. Il Concistoro non è un « centro di
potere » ma un gruppo di servizio. Esso può però diventare « centro di potere », quando dimentica di essere al
servizio dell’Assemblea e di fatto la
scavalca, prendendo delle decisioni che
competono all’Assemblea o attribuendosi dei compiti che non gli spettano.
3. L’incarico concistoriale non costituisce una « delega » nel senso politico
del termine. Si tratta invece del riconoscimento di un dono fatto da Dio
alla Comunità in alcuni suoi membri
e della richiesta espressa dall’Assemblea che questo dono venga messo a
frutto al servizio dei fratelli.
4. Il Concistoro deve badare a non
abusare della fiducia dell’Assemblea.
In particolare il Concistoro deve preoc
miitiiiiimmiiiiiiiiiimiinimimiiiiiimMmiimiiumiiinimiiiniKimiiimiiiiiiimiimmimMi
libri
. iiiiimniimiiiiiiiiiiiiiHii
iiliiiiimJiiiiimiiiill
UIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIMinil'
La Chiesa contestata
Direttore responsabile: GiNO Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 _ 8.7.1960
Tip. Subalpina s.p.a - Torre Pellice (Toi
Chi, in Italia, desidera conoscere il
Cattolicesimo del Dissenso dispone ormai di una notevole serie di pubblicazioni, in grado di introdurlo egregiamente nel complesso fenomeno, tuttora in pieno movimento. Mancava però
ancora un’opera che tratteggiasse, almeno a grandi linee, la preistoria del
Dissenso cattolico italiano, le cui propaggini più remote sono rintracciabili
già nell’immediato dopo-guerra, con la
nascita di « Adesso - quindicinale di
impegno cristiano », il foglio di don
Primo Mazzolar!, preceduto da « Il
Gallo » di Genova, il primo giornale, in
Italia, che si sia fatto portavoce e promotore di un Cattolicesimo di tipo
nuovo, ortodosso ma non conformista,
fedele ma non supino, decisamente
anti-costantiniano e d’altra parte fortemente impegnato sul piano politico
ma non infeudato a partiti o ad assetti sociali particolari — un cattolicesimo, infine, ricco di fermenti evangelici, in posizione di rinnovata ubbidienza nei confronti della Sacra Scrittura,
rispettoso delle proprie tradizioni ma
non succube di esse, aperto verso le
altre chiese cristiane. Questo cattolicesimo non conformista del primo dopoguerra si ispirava largamente, a sua
volta, al Cattolicesimo d’Oltralpe, francese anzitutto: il primo fascicolo della rivista « Esprit » risale al 1932. Nando Fabro, coadiuvato da Ario EmanuelLi, ci offre nel volume I cattolici e la
contestazione in Italia * l’abbozzo essenziale di una preistoria del Dissenso
italiano che non si può ignorare se si
vuole comprendere il fenomeno: egli
colma così una lacuna e consente un
migliore inquadramento storico della
contestazione cattolica recente. Le pagine di Fabro sono tanto più vive in
quanto, più che una narrazione storica, costituiscono una testimonianza
personale: Fabro ha vissuto la storia
che racconta. Egli ha ora 70 anni e deve esser passato per tutte le fasi del
difficile — e tuttora incerto, malgrado
tanti segni incoraggianti — rinnovamento del cattolicesimo italiano. La
fioritura dei gruppi cattolici spontanei
e dissidenti è avvenuta in fretta, nell’arco di un paio d’anni o poco più.
Ma sono occorsi decenni di preparazione e lievitazione.
Qltre alla preistoria del Dissenso, il
libro di Fabro ne offre anche un buon
panorama, in cui il fenomeno è colto
nelle sue espressioni più tipiche (Isolotto - Vandalino - Comunità ecumenica di Bose - etc.) e nei suoi aspetti
salienti. Giustamente vengono messe in
evidenza le due tendenze prevalenti
nel complesso fenomeno del Dissenso:
quella « politica » e quella « ecclesiale ».
La parte meno riuscita dell'opera è
quella finale. Non già per quel che dice quanto per quel che non dice. Fabro si appella al capitolo 14 della Lettera ai Romani 14: i forti nella fede
abbiano riguardo ai deboli; solo nell’amore per i fratelli si edifica la Chiesa. Nulla di più evangelico. È però altrettanto evangelico, e quindi doveroso, porre, accanto e insieme a quella
dell’amore, anche la questione della
verità. Ardua e scomoda, per chi la
pone e per colui al quale è posta: ma
necessaria e irrinunciabile. Essa però
non compare nell’opera che stiamo
presentando. Così, la prospettiva unitaria con cui il libro si chiude risente
di una certa ambiguità. Ci si chiede:
unità 8Ì. tna su che basi? Non qualunque unità della Chiesa è evangelicamente raccomandabile. Paolo non ha
predicato o auspicato l’unità tra coloro che, nelle prime comunità, « giudaizzavano » facendosi circoncidere e
coloro che, invece, avevano accolto
pienamente il messaggio della libertà
in Cristo. Paolo ha scritto il cap. 14
della lettera ai Romani solo dopo aver
chiarito in modo inequivocabile qual’è
l’Evangelo di fronte al quale sono posti tanto i forti quanto i deboli nella
fede. Non basta invocare l’esigenza
dell’unità della Chiesa; occorre anche
indicare il suo criterio e la sua norma.
Questa carenza è in parte compensata o corretta dalla persuasione dell’Autore che « si va tutti insieme verso una Chiesa veramente ’rinnovata’,
appunto, ’fatta nuova’; una Chiesa che
diventa passo passo ’popolo di Dio’,
uomini nuovi che animeranno nuovi
rapporti e nuove strutture... ». C’è dunque una fondamentale apertura verso
l’opera dello Spirito; e l’impressione
conclusiva che l’opera lascia sul lettore è appunto quella dell’attesa fiduciosa delle « cose nuove » che Dio sta
creando e ancora creerà nel suo popolo. Una nota di speranza, dunque: il
che significa che la contestazione cattolica va considerata come un momento positivo nel processo di rinnovamento della Chiesa cattolica.
p. r.
za di quella che fu definita la più importante scoperta archeologica e religiosa del nostro secolo.
Sullo sfondo di questo appassionante libro, che risponde anche al dinamismo dei ragazzi, s’intreccia la vita
nomade dei beduini, con il loro tipo
di civiltà, le prime rappresaglie araboisraeliane, mentre ancora gli inglesi vegliavano sul Vicino Oriente, e la passione dei primi studiosi che decifrano
i testi e frugano fra le macerie dalle
quali emerge una ipotesi sul monastero degli Esseni che vivevano al tempo
di Gesù.
Franz Baumann - Qumran, la valle dei
misteri - La Scuola Editrice, L. 1.400.
* Nando Fabro, / cattolici e la contestazione in Italia, Editrice Esperienze,
Fossano 1970, pp. 167, lire 1.200.
È stata una luminosa idea quella di
raccontare anche ai ragazzi l’appassionante scoperta dei Manoscritti elei
Mar Morto. La famosa vicenda del gio.
vane beduino che parte alla ricerca
delle sue capre perdute e trova... una
biblioteca conservata da secoli in an-fore nascoste nelle caverne dell’Miidi
di Qumran, le fatiche per la vendita
di questo « tesoro » attraverso le linee
di confine tra Giordania e Israele e la
ricerca archeologica dei prirni studiosi sul posto, documentano l’importan
Per la prima infanzia, compagni di
ogni giorno e fratelli del fedele orsacchiotto di peluche, questi 4 libri (due
dei quali avevamo già presentato l’anno scorso) formano ora una collana
completa, fatta di illustrazioni e di parole gaie, semplici e buffe, quasi un
fresco canto popolare, una nenia, una
filastrocca... I tedeschi e gl’inglesi hanno una produzione enorme di questi
libri della nursery. Noi italiani dobbiamo ancora imparare a darli in mano
ai nostri piccolissimi, contemporaneamente ai pagliacci e alle oche di gomma, perché imparino ad averne cura
e siano il primo anello di una lunga
catena. Questa iniziativa di Bompiani
ha una grandissima importanza.
Else Holmelund Minarik - Maurice
Sendak - Il Piccolo Orsacchiotto - La
visita di Orsacchiotto - L’amica di
Orsacchiotto - Papà Orso torna a casa. Ed. Bompiani - L. 1.000 cad.
Asterischi elvetici
Durante l’Esposizione nazionale svizzera di Losanna 1964, un pastore riformato, un prete cattolico-romano,
un curato cattolico-cristiano si riunivano quotidianamente nella cappella delr'EXPO” per una breve meditazione
ecumenica meridiana. La meditazione
era presieduta alternativamente da un
ecclesiastico dell’una o dell’altra confessione. Dato il successo ottenuto, la
Chiesa riformata e la Chiesa cattolica
romana coll’appoggio della Radio decisero di continuai'e l’incontro. È l’origine della « minute oecuménique ». Dopo sei anni di attività il pastore Philippe Zeissig e l’abate Pierre Juvet —
detti familiarmente « les pères de la
minute » — hanno lasciato il microfono ad altre voci. Il pastore Philippe
Gilliéron, condirettore delle trasmissioni protestanti, ha assunto il compito e la responsabilità della « minute » che va in onda a Radio Sottens
ogni giorno feriale alle 6.10 ed alle 7.20
(ora svizzera) con la collaborazione alterna di protestanti e cattolici. È la
trasmissione più ascoltata nella Svizzera romanda e fra i fedeli di lingua
francese degli altri cantoni e delle regioni limitrofe.
* * *
La Federazione delle Comunità evangeliche riformate del Ticino ha edito
una Bibbia narrata ai fanciulli dal titolo: « Prendi e leggi ». La pubblicazione ricca di « vignette » faciliterà la
istruzione religiosa specie nelle scuole domenicali. È la prima del genere
stampata in lingua italiana.
* * *
Nel Valiese i protestanti rappresentano appena il quattro per cento della
popolazione del cantone. Ma grazie all’aiuto finanziario del protestantesimo
svizzero, la parrocchia riformata di
Sion ha potuto ricostruire un nuovo
tempio, che è costato più di un milione di franchi. E una costruzione di
cuparsi di fornire all’Assemblea la più
ampia informazione e documentazione
possibile su tutti i problemi, per metterla in condizione di pronunciarsi con
cognizione di causa e piena libertà e
responsabilità.
5. L’Assemblea dev’essere gelosa della sua autorità, che del i-esto, come
ogni autorità nella chiesa, è soggetta
all’unica e assoluta autorità del Signore: è perciò un’autorità derivata e subordinata alla Parola di Dio. Spetta
all’Assemblea ogni decisione importante riguardo alla vita e alla testimonianza della Chiesa.
6. L’intercessione reciproca è il contesto in cui si svolgono i ministeri
nella Chiesa e si portano le rispettive
responsabilità.
Doni in memoria
Elenco offerte in Memoria rimpianta signora Etiennette Marauda Bounous per impiantomont'alettighe Ospedale Valdese Torre Pellice:
Peyrot Susanna e Giovanni, Torino L. 5.000;
le cugine Cougn Emma e Alda, Torre Pellice
5.000; Ribet Elisa, Luserna San Giovanni
10.000; Allio Ayassot Emilia, Roma 5.000^
Totale L. 35.000; tot. prec. 526,000; tot^
generale L. 561.000.
Per Rifugio Re Carlo Alberto, in memoria
Etiennette Marauda Bounous: Zighìn Malan
Elda, U.S.A. L. 6.245.
Per montalettighe Ospedale Torre Pellice,
alla cara memoria di Piero Bodoira e Etiennette Bounous: Sig. Bodoira-Rivoira e Almani.
Torino L. 15.000.
Pomaretto
— Domenica 27 settembre, ore 10, culto di
commiato del pastore Bertinat. Alla stessa ora.
culto alITnverso Rinasca.
— Domenica 4 ottobre: scuola domenicale
alle ore 9, cullo alle ore 10.30. con incontro
dei catecumeni dei 4 anni, subito dopo,
—Si inizia nella nostra comunità, lunedì
12 ottobre una missione di colportaggio. con
uii giovane volontario in collaborazione con
un gruppo locale; proseguirà poi nelle comunità che sono ancora sensibili a questa missione.
Scuola Latina
Offerte ricevute fino al 15-9-1970 dalla Direzione che. sentitamente, ringrazia:
Gardiol-Grill Marianna (Perosa Argentina)
L. 4.000; Pastore Guggholz e amici Mannheim 130 D.M.; Pastore Bunstehn (Zell|
80 D.M.; N. N. 5 D.M.; Rev. G. G. Pons
(Sud Africa) 1.500; Pastore Guggholz e amici
Mannheim 50.000; Prof. Marcella Gay (Pinerolo) 35.000; Lucilla e Laura Mathieu (Roma) 10.000; Giulietta Balma (Parma) 10.000.
1 figli in memoria della mamma, Elvira P:iscal Ghigo 50.000; Roberto Rostaing (Chiotti)
in memoria nonno Levy Revel 5.000; Eline
Quattrini (Perrero) 20.000; Breuza Luigi ed
Elena (Pinerolo) 10.000; Peyronel Elvio
(Chiotti) 5.000; Sanmartino Laura (Pomaretto) 5.000; Poet Franco (Chiotti) 5.000.
L'inaugurazione delTanno scolastico
avrà luogo il giorno 1° ottobre, alle
ore 15, nel teatro del Convitto. Genitori ed alunni sono cordialmente invitati.
Stile moderno che rispetta però i caratteri delle chiese riformate. La dedicazione ha avuto luogo in presenza
delle autorità civili ed ecclesiastiche.
Il vescovo di Sion, mons. Adam, trattenuto a Martigny per la consacrazione di una nuova chiesa, aveva tenuto
a farsi rappresentare alla cerimonia
da un suo delegato nella persona di
mons. Bayard.
* * *
Sabato 30 giugno la Missione cattolica italiana di Losanna ha inaugurato
il suo nuovo « foyer ». Numerose personalità hanno onorato della loro presenza questa manifestazione svoltasi
sotto il segno della fraternità italosvizzera. Mons. Charrière, vescovo della Diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo, nella sua allocuzione ha ricordato che lo spirito cristiano non conosce frontiere: « Qggi nel nostro paese dobbiamo tendere una mano fraterna agli stranieri chiamati a vivere fra
noi ». L’Qn. Chevallaz, deputato al Consiglio nazionale a Berna e sindaco di
Losanna, ha abbondato nello stesso
senso e ha espresso a sua volta l’augurio di « una armoniosa integrazione
degli stranieri e più particolarmente
degli Italiani nella popolazione di Losanna e del cantone di Vaud ».
L'acclimatazione degli stranieri domiciliati in Isvizzera, nonché la loro
progressiva integrazione nella vita del
paese è un problema di viva attualità.
Il cantone di Neuchâtel l’ha risolto da
lustri invitando lo straniero, fissato
da tempo in terra neocastellana, a partecipare alla vita comunale nelle stesse condizioni del cittadino svizzero.
Infatti egli è chiamato a prender parte alle varie votazioni. E una soluzione che, salvo errore, non ha riscontro
in alcun altro Stato.
J. Rosetti
AVVISI ECONOMICI
SIGNORINA fissa Milano cercasi per bambini 4 e 9 anni. Lasciando tempo libero giorni feriali dalle 8 alle 17. Rivolgersi Clandiana - Torre Pellice.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Danna, Coìsson e Comba riconoscenti ringraziano quanti
con la loro presenza o con scritti hanno loro dimostrato affetto e simpatia
nella dipartita del caro
Daniele Danna
Lusema S. Giovanni, 12 settembre ’70
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Ernesto Zaceo
concessionario autolinee
Pramollo - Villar Perosa
profondamente commossi per la dimostrazione di affetto e di stima tributata al loro Caro Estinto, nell’impossibilità di farlo singolarmente, vivamente ringraziano tutti coloro che,
con scritti, parole di conforto e di
presenza, hanno partecipato al loro
immenso dolore.
Un particolare ringraziamento rivolgono alla Direzione e alle Maestranze tutte della S.A.P.A.V. di Pinerolo, agli affezionati ex dipendenti,
alla Direzione della RIV-SKP di Villar Perosa, alla Direzione della SCAP
di Pinerolo, agli Autoservizi Novarese
di Volverá, alle Sezioni « Combattenti
e Reduci » e A.V.I.S. di S. Germano
Chisone e alla « Pro-Loco » di S. Germano Chisone.
Pramollo, 18 settembre 1970.