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Anno 117 - N. 8
20 febbraio 1981 - L. 300
Spedizione in abbonamento postale
Gruppo bis/7C
ddk valli valdesi
RFTTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA MANIFESTAZIONE DI TORINO PER L’INTESA CON LO STATO
0 puntE
di vista
La decisione della Corte Costituzionale di ammettere sei referendum, sui dodici proposti dall’iniziativa del Partito Radicale e
del Movimento per la vita, ha
aperto due tipi di discussione: la
prima sul fronte politico istituzionale e l’altra nel merito delle
proposte sulle quali voteremo.
Aborto, ergastolo, terrorismo
(la cosiddetta legge «Cossiga»)
porto d’armi, tribunali militari:
questi gli argomenti sui quali dibatteremo nei prossimi mesi.
Per chi ama la democrazia,
per chi crede che il dibattito tra
la gente sia l’unico metodo per
tentare di risolvere i problemi
che ci travagliano è — credo —
una occasione da non perdere.
Tanto più oggi in un periodo in
cui si può osservare che non esiste corrispondenza tra valori professati, tra coscienza culturale e
comportamenti adottati (basti
pensare agli aderenti al Movimento per la vita che firmano la
proposta per la pena di morte)
vi è la possibilità di far emergere le contraddizioni, di chiarificare le posizioni.
Certo il dibattito potrà venire
esasperato perché si dovrà concludere con un voto, è questo
certamente il grosso limite dell’istituto del referendum (insieme a quello che il referendurn
può essere solo abrogativo di
una legfire). Ma come non riconoscere che i temi affrontati sono
importanti e devono essere discussi in profondità e sia possibile dire quali sono i pregi e i
difetti delle varie leggi.
Si dirà che la strategia dei radicali con questi referendum è
tutta politica e il rischio che corriamo è quello della destabilizzazione del quadro politico o —
addirittura — di avere Pannella
per presidente del Consiglio.
Occorre però riconoscere che
questi referendum sono stati possibili perché è mancata l’azione
riformatrice delle forze di governo, tranne che per il problema
dell’aborto.
Ciò vale sia per i referendum
ammessi che per quelli no. Ad
esempio la questione deH’ergastolo, che è già stato abrogato per
due volte dal senato, e per la questione dei « delitti di opinione »
la vera ragione di questa proposizione sta nel ritardo con cui funziona il Parlamento, e soprattutto nella debolezza con cui il maggior partito di governo, la DC,
ha costruito e mantenuto le maggioranze e nel modo col quale
funziona il suo sistema di potere.
Su uno di questi referendum la
DC ha già fatto sapere che intenderà dare battaglia: quello
« minimale » sull’aborto. Già sentiamo le avvisaglie di una crociata ideologica democristiana:
« l’aborto è reato perché questa è
la mia scelta etica ».
Per noi evangelici, impegnati
in una battaglia per la laicità
dello stato, la questione è importante. Occorre mettere in luce le
contraddizioni: non si tratta di
mettere in discussione i valori
morali di ciascuno. Piuttosto si
tratta di garantirsi che i valori
profondi del singolo uomo non
siano imposti per legge a tutti.
In questo carneo lo stato deve
essere laico. Anche qui il nostro
atteggiamento non può che rig-.ardare il fatto che la legge che
abbiamo sia giusta o meno.
giorgio gardiol
Un popolo protesta per la libertà
All'inizio della ..settimana della libertà» al teatro Carignano gremito di più di mille persone, Novelli, Bouchard, Spini e Giampiccoli danno vita alia protesta per il ritardo dell Intesa
« Ieri, nel lontano 1848, a Torino, vennero riconosciuti i diritti civili ai Valdesi, oggi la nostra città non può rimanere indifferente sul ritardo governativo riguardo alle Intese. Vi porto
quindi la nostra solidarietà affinché questa battaglia intrapresa dai Valdesi e Metodisti sia
portata a termine con successo ».
Calmo, sintetico, Diego Novelli,
sindaco di Torino, legge poi l’ordine del giorno, votato all’unanimità dal Consiglio comunale, in
cui si sollecita il Governo ad attuare, su questo punto, il dettato costituzionale. Di fronte a lui
più di mille persone (nonostante il « black-out » dei giornali torinesi nell’annunciare la manifestazione) assiepano le logge dorate e la rossa platea del Teatro Carignano. L’incontro di sabato 14 febbraio era stato aperto dal past. Franco Giampiccoli
che al termine di una rapida rassegna delle fasi storiche che hanno, nel nostro secolo, caratterizzato i rapporti tra Stato e minoranza evangelica, dà lettura delle numerose adesioni pervenute
nel frattempo sul tavolo degli
oratori; dai comuni di Pinerolo
e delle Valli Valdesi (alcuni di
loro erano presenti in prima fila
col gonfalone) e la Comunità
Montana Val Pellice, ai partiti
politici (PLI, PRI, PCI, PSD,
alle comunità israelitiche impegnate, proprio in questi mesi, nella definizione dell’Intesa con lo
Stato.
Bouchard: libertà
piena, non privilegi
Per l’occasione dalle Valli, con
macchine private e pullman, sono scese a Torino più di quattrocento persone: una partecipazione così, viva, numerosa era forse inattesa ma essa ha contribuito al buon successo della giornata. C’era anche chi voleva attraversare Piazza Carignano cantando il Giuro di Sibaud, magari col costume tradizionale. Ma
s’è deciso di non concedere nulla a quegli elementi che avrebbero potuto distrarre dal significato della manifestazione. Sotto
10 striscione « Protestanti e Libertà » — tema dell’incontro —
11 moderatore della Tavola Valdese Giorgio Bouchard ha presentato un’efficace sintesi dei 20
articoli dell’Intesa. « Siamo qui
a proporre un sano rapporto tra
Stato e Chiesa. Il primo articolo
dell’Intesa è forse il più importante perché si chiede che la legge fascista dei culti ammessi decada definitivamente. Essa è una
spada di Damocle sulla testa dei
protestanti. Certo si potrà dire
che oggi questa legge è in parte
disattesa, ma domani? Il secondo articolo riconosce l’indipendenza dell’ordinamento valdese,
EZECHIELE 37: 1-14
si afferma cioè il principio che
Stato e Chiesa appartengono a
due ambiti diversi, autonomi
perché uno Stato non può entrare in questioni di coscienza fosse pure lo Stato meglio intenzionato di questo mondo ».
Sul capitolo della scuola Bouchard ricorda che i Valdesi e i
Metodisti nel quadro dell’agibilità scolastica sono disposti a dibattere, là dove sono richiesti,
il fatto religioso. « E per tutte
le questioni concernenti l’Intesa
Giuseppe Platone
{continua a pag- 10)
Rivivano le ossa secche
E’ indubbio che non solo le
nostre comunità, ma l’intero nostro Paese hanno urgentemente
bisogno di un richiamo a confrontarsi con la Parola di Dio,
particolarmente nella presente
situazione della nostra nazione
sommersa da un’autentica disgregazione morale, sociale e politica. Nel riconoscimento della necessità di tale confronto, ho voluto rileggere, nella Bibbia, quella pagina ove è descritta la desolante visione del profeta Ezechiele {Ezechiele 37: 1-14).
Ezechiele, nella sua visione,
vede una valle piena di ossa senza vita, un ammasso di scheletri
umani. E in quel cumulo di ossame, egli vede il simbolo del
suo popolo ridotto moralmente
ad un mucchio di ossa secche,
privo di forza e di vita.
Questo particolare, che si riferisce ad un momento storico dell’antico popolo israelita, ci fa
pensare al nostro momento storico. Naturalmente, per quanto
riguarda il nostro Paese sotto
l’aspetto politico e militare, noi
non siamo nelle paurose condizioni in cui si trovavano gli antichi israeliti fatti prigionieri e
deportati in terra pagana dalle
forze armate dell'oppressore Nebucadnetsar. Attualmente nessun
despota straniero calpesta le nostre terre; nessun di noi è ora
deportato in paesi nemici; lo
spettro della guerra non è presente nel nostro Paese (anche se
le guerre dilagano in tante parli
del mondo, ed anche se da noi
furoreggia la guerriglia urbana
ed il terrorismo rosso e nero).
Tuttavia, se consideriamo la situazione della nostra nazione e
di molte altre nazioni della terra
dal lato morale e spirituale, non
facciamo fatica a scorgere una
grossa ed evidente analogia fra
le condizioni del mondo d’oggi e
quelle dei tempi di Ezechiele.
Infatti — moralmente e spiritualmente — siamo un po' tutti
conte degli esiliati in terra straniera e pagana. Proprio come
cristiani, ci sembra di vivere in
un paese che non è nostro. Siamo un popolo di credenti costretto a vivere in un mondo di
pagani. Viviamo circondati da
idoli religiosi e politici, e quasi
sopraffatti da una generazione
sfacciatamente immorale e lontana da ogni ricerca di valori
spirituali. Viviamo un momento
in cui il nome di Dio è continuamente offeso e^ la parola dell’Evangelo di Gesù è distorta e calpestata dagli stessi « difensori
della fede », cioè da coloro che
si professano cristiani ma non
10 sono affatto.
Anche noi, come gli antichi
israeliti, ci sentiamo abbattuti,
scoraggiati, sfiduciati, persino
disperati. E così, privi di ogni
speranza, pure noi consideriamo
11 popolo di Dio (cioè la chiesa,
cioè i cristiani) un enorme ammasso di scheletri senza vita. E,
come desolatamente dicevano
quegli israeliti, anche noi diciamo: « Le nostre ossa sono secche, la nostra speranza è perita,
noi siamo perduti» (vers. 11).
Ma ecco nella Bibbia una grave domanda che il Signore rivol.se allora al profeta Ezechiele e
che è tuttora valida per il nostro
tempo. Una domanda che il Signore può oggi rivolgere a noi,
valdesi e metodisti: « Figliuol
d’uomo, queste ossa potrebbero
rivivere?» (vers. 3).
La domanda è forte e la risposta che Dio attende da noi è profondamente impegnativa. « Queste ossa », ovvero questa attuale
società cristiana, ridotta ad un
mucchio di scheletri, potrebbe
rivivere? Potrebbero i cristiani,
le nostre chiese, elevare la loro
voce per dire ad esempio ai grandi e potenti della terra, i quali
detengono il potere di distruggere ogni segno di vita con le armi
nucleari: « Fermatevi e riconoscete che Cristo è il Signore del
cielo ed anche della terra »? {vedi Salmo 46). Potrebbero le nostre chiese rivivere, cioè manifestare al mondo la loro vitalità di
autentici testimoni di Cristo mediante azioni di serviz.io e di amore fraterno?
Naturalmente, essendo uomini
e donne di fede, la nostra risposta non può essere che affermativa. Certamente tutti vorremino
vedere le nostre chiese non trionfare alla maniera del mondo, ma
rese viventi ed operanti in obbedienza all’insegnamento di Gesù.
Ma come fare? Vi è un mezzo,
anzi il solo mezzo davvero efficace, ed è quello indicato dal Signore al profeta Ezechiele: « Ed
egli mi disse; profetizza su queste ossa e dì loro: Ossa secche,
ascoltate la parola dell’Eterno! »
{vers. 4).
Ecco quello che dobbiamo fare: dire alla massa dei cosiddetti cristiani e dei non cristiani di
oggi: « Ascoltate la parola del
Signore ». Cioè avere il coraggio
e la fede di proclamare la verità
in un mondo di bugiardi; avere
il coraggio e la fede di adoprarci
per la pace in una società di violenti; avere il coraggio e la f^de
di praticare l’amore pur vivendo
in un mondo di odio; avere il coraggio e la fede di annunciare la
parola di Cristo che dice a tutti:
« Ravvedetevi e credete all’evan
gelo »! . .
Giuseppe Anziani
La Regione
Piemonte
Il Consìglio Regionale del Piemonte,
preso atto che l’intesa tra lo
Stato e le chiese protestanti
rappresentate dalla Tavola Valdese non è stata ancora ufficialmente conclusa e firmata in sede di Governo per la sua presentazione in Parlamento, pur essendo stato ormai da tre anni
definito di fatto un progetto di
intesa con le chiese valdesi e
metodiste;
rilevato che, a tal proposito, l’art. 8 della Costituzione che
sancisce l’uguale libertà delle
confessioni religiose è tuttora
inattuato;
sottolineato che, ad oltre trent'anni dalla promulgazione della
Costituzione Repubblicana, pur
essendo di fatto gradualmente
mutate la condizione e la libertà dì tali chiese nella vita
repubblicana, dette chiese sono
pur sempre soggette alla legislazione fascista sui culti ammessi,
legislazione gravemente limitativa delle libertà religiose;
memore che il prossimo 17
febbraio ricorre il 133“ anniversario del riconoscimento ai Vaidesi dei diritti civili:
auspica che il Governo porti a
sollecito compimento — secondo gli impegni dichiarati — la
trattativa d'intesa tra la Repubblica e le chiese valdesi e metodiste dando così attuazione
ad un dettato costituzionale ancora disatteso.
(Ordine del giorno approvato
all unanimità il 5 febbraio. Due
ordini del giorno simili sono stati votati aH'unanimità dal Comune e dalla Provincia di Torino).
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20 febbraio 1981
IL CENTRO SOCIALE EVANGELICO DI FIRENZE I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Servizio e testimonianza Preghiera per l’unità
A complemento di quanto scritto nelle pagine sul volontariato,
pubblichiamo una intervista con gli animatori del Centro coniugi
Sansone e Sonelli. Anche se nell’intervista sono richieste soprattutto
preghiera e comprensione, è chiaro che l’aiuto materiale è importante: rindirlzzo è Centro Sociale Evangelico, via Manzoni 21 50121 Firenze — c.c.p. 10298503.
— Come agisce il Centro?
— Il lavoro è molteplice; c’è
la scuola serale « G. Barberi » nel
quartiere di S. Croce; c’è l’assistenza spicciola, diretta, via via
che ci viene chiesta; talvolta aiutiamo, non tanto o non solo con
un aiuto momentaneo, ma ad ottenere dai vari enti sociali sussidi, eco. a cui la gente ha diritto; indirizziamo ai vari enti e
assistiamo nel disbrigo delle pratiche, spesso complicato.
— Il Centro però vuol dare
quei rapporti umani che generalmente non si trovano nelle strutture sociali.
— Poi c’è il servizio di assistenza spicciola; ne fa parte anche il magazzino di vestiario usato (ma in buone condizioni); in
parte lo distribuiamo gratis, ma
c’è anche chi, non potendo permettersi di comprare roba nuova, può comperarsi con una somma minima qualche vestito, se
non nuovo, almeno in buone condizioni. La roba mal ridotta, invece, la vendiamo come stracci,
ricavando comunque qualcosa
per il Centro.
— Quali chiese sostengono il
Centro?
— E sostenuto per la maggior
parte da membri delle tre chiese valdese, metodista, battista,
poi dall’Esercito della Salvezza,
dai luterani; inoltre c’è im apporto della chiesa dei Fratelli e di
altri gruppi evangelici. È aperto
a tutte le denominazioni.
— Recentemente avete acquistato a Tresanti, nella campagna
toscana, una casa; quale è lo
scopo?
— C’è un bisogno delle comunità fiorentine di avere un centro comunitario fuori città per
varie funzioni: 1) aggregazione
dei membri delle comunità (catecumeni, bambini, unioni femminili, unioni giovanili); 2) strumento per completare l’opera di
diaconia verso gli altri: anziani,
persone inserite nel Centro, ecc.;
3) strumento di accoglienza verso evangelici della Toscana, dell’Italia e dell’estero per studi,
convegni. Si sperava di realizzare questo scopo a Reggello, con
Casa CARES, ma non è stato
possibile accordarsi definitivamente con il comitato; tuttavia
era una necessità molto sentita,
e così, trovata questa casa a Tresanti, il Centro ne ha deciso l’acquisto, anche se richiede una
spesa grossa. Anche se non ir
forma ufficiale, anche i pastori
sono stati d’accordo. La casa è
Stata restaurata con il lavoro
volontario di membri delle chiese evangeliche di Firenze e di
amici daH’estero, e già nell’estate ’80 ha potuto accogliere alcuni gruppi di persone, anche se
con ima certa difficoltà.
— In quale forma date la vostra testimonianza?
— La testimonianza è qui: « in
questo si vede se siete miei discepoli: se fate la volontà del
Padre mio ».
Non c’è un momento fisso per
un colloquio; arriva U momento
in cui ripetiamo le parole di Gesù a Nicodemo : « Nessuno può
vedere il Regno di Dio se non
nasce nuovamente ». C’è il bisogno di una nuova nascita.
Non cominciamo subito, appena avviciniamo qualcuno, col dono della Bibbia e dell’opuscoletto; ma le domande e i colloqui
arrivano sempre, arriva sempre
il momento in cui si parla insieme.
— Diteci qualcosa sul lavoro
che fate coi giovani dell’ospedale
psichiatrico.
— L’ospedale psichiatrico è
stato aperto ma mancano le
strutture. Le organizzazioni pubbliche perciò mandano a noi dei
casi; negli ospedali ci conoscono.
Perciò abbiamo delle persone da
seguire: vengono da noi tutto il
pomeriggio o magari anche solo
un’ora al giorno. Però anche a
noi mancano le strutture. Comunque li accogliamo e gli vogliamo bene, e abbiamo dei risultati.
— Poi c e la vita della comunità: riunioni dei giovani, unione
femminile. Questi ragazzi si sentono accolti, prendono una tazza di thè in compagnia, sentono
che c’è deH’interesse per loro, si
trovano bene.
— Quest’anno abbiamo avuto a
Tresanti tre casi di questo genere: fra gli altri una ragazza schizofrenica, epilettica; eppure a
Tresanti si è trovata bene, come
in famiglia, e stava meglio. Basta anche poco tempo ogni giorno di questo interessamento perché ci siano dei risultati. Poi li
seguiamo nel lavoro: il lavoro li
salva. Vorremmo avere perciò
una legatoria; anzi, alcuni laboratori, per avviare questi ragazzi
a un lavoro artigianale che li occupi e gli dia uno scopo; un laboratorio di questo tipo sarebbe
anche un autofinanziamento per
il Centro.
— Che sostegno chiedete alle
chiese?
—■ Innanzitutto la preghiera,
che è la cosa più importante; poi
la comprensione. Partendo dal
volontariato, vorremmo arrivare
ad una azione a tempo pieno, retribuita, perché « l’operaio è degno del suo salario ». Vorremmo
avere per esempio un assistente
sociale, uno psicologo a tempo
pieno, e perciò retribuiti; non è
possibile dare tutto il proprio
tempo gratuitamente, bisogna
guadagnarsi da vivere! Naturalmente il lavoro dei volontari è
sempre importante, ma è necessaria una base di lavoratori fissi.
Roberta Colonna Romano
L’ultima settimana di gennaio
è da tempo, come noto, dedicata
aH’ecumenismo. Se ne è ampiamente occupata la stampa, specie quella cattolica, riferendo su
iniziative e cerimonie di vario risalto.
L’Avvenire del 18 gennaio dedica airargomento una intera pagina con riflessioni sulla riconsiderazione data alla Confessione Augustana; con una intervista al
card, inglese Hume, che auspica
legami sempre più stretti fra
cattolici e metodisti, pur dichiarando che la intercomunione non
è ancora possibile; con il ricordo della traduzione interconfessionale della Bibbia; e con un
articolo di mons. Agresti, presidente della Commissione Episcopale per recumenismo, che invoca l’avverarsi dell’unica comunione.
Famiglia Cristiana del 25 gennaio pubblica una intervista con
mons. Cascante, vicepresidente
del Segretariato per l’unione dei
cristiani, il quale, in una visione
forse ottimistica dello stato attuale dell’ecumenismo, ricorda
fra gli avvenimenti ecumenici
dell’80 la Conferenza Evangelizzazione e Missione di Melbourne,
alla quale, oltre alle Chiese del
C.E.C. di Ginevra che Tavevano
indetta, si è avuta una attiva partecipazione cattolica. Riappare,
dall’insieme deH’intervista, il concetto già emerso dai commenti
al viaggio del papa in Germania,
circa l’opportunità di una azione comune di tutte le chiese cristiane di varia denominazione
contro la secolarizzazione e lo
ateismo dilagante.
Col titolo « La Nuova Era » la
Associazione Spirituale per l’unificazione del Mondo Cristiano diffonde, ora anche in via gratuita,
la sua stampa in Italia. La stessa
Associazione ha da tempo negli
Stati Uniti un quotidiano, The
News World, che si è distinto
per una energica campagna in favore di Reagan. La Associazione
fa capo al coreano Sun Myung
Moon, e bisogna dire che la rivista italiana si presenta molto bene con lusso di carta patinata,
stampa a colori, un direttore,
quattro redattori, due grafici e
un fotografo. Tutto questo non
stupisce più che tanto, quando
capita di leggere su Le Nouvel
Economiste, autorevole rivista
finanziaria francese citata da
Mondo Economico del 4 febbraio,
che questa associazione « meglio
conosciuta come i figli di Moon »
è titolare « di un impero da 200
milioni di dollari, di cui fanno
parte anche una banca, varie imprese alimentari, una di pesca industriale, ristoranti, e così, via ».
Strano modo per una associazione « spirituale » di lavorare per
la « unificazione del mondo cristiano ».
Da qualche settimana il Corriere, in una apposita rubrica annuncia il sabato i temi della predicazione domenicale nelle varie
chiese di Milano. Alle più importanti parrocchie cattoliche, si affiancano anche annunci relativi
alle chiese evangeliche (valdese,
metodista, battista, anglicana,
ecc.).
Nel suo numero di gennaio II
Gallo recensisce ampiamente «Il
poema biblico dell’amore tra uomo e donna» di H. Gollwitzer,
pubblicato dalla Claudiana come
commento al Cantico dei Cantici
tradotto da Daniele Garrone.
I. Cavallaro su La difesa del
Popolo del 18 gennaio rievoca un
incontro con Giorgio Spini, definito come « quello che per noi
cattolici potrebbe essere un cardinale o, comunque, un collaboratore strettissimo del papa »,
nel corso del quale veniva riaffermata la necessità di tendere
piuttosto ad un ecumenismo di
base, che non ad uno di vertici,
pur ammettendo che anche a
questo livello si sono fatti grandi progressi dopo il Concilio Vaticano II.
Niso De Michelis
DALLE CHIESE
Un concerto a favore dei terremotati
GENOVA — Alla fine del tradizionale culto interdenominazionale d’Avvento che riunisce a
metà dicembre gli evangelici genovesi, era scaturito il progetto
di un concerto a favore dei terremotati. Esso si è tenuto, con
felice risultato, sabato 31 gennaio nel tempio valdese di Via
Assarotti: gremito da forse 500
persone, membri delle varie chiese evangeliche cittadine e anche
estranei, amici.
Il programma musicale era
molto ricco e vario, spaziando
dal ’600 bachiano al Mozart più
giocoso, al melodismo meditativo di Bossi, alle non facili musiche contemporanee di O. Messiaen e di O. Ziino, dalle armonie classiche al più contrastato
melodismo odierno. Si sono alternati esecutori professionisti,
per lo più giovani ma già di classe (non dimenticheremo i flauti
di E. Perigozzo e R. La Mantia,
né E. Canizzaro al pianoforte),
e dilettanti, anch’essi per lo più
giovani e dotati di capacità e
passione che fan bene sperare:
tutti, o quasi, gli esecutori, che
hanno dato generosamente la loro collaborazione, sono membri
di chiese evangeliche e ci hanno
offerto senza risparmio la loro
sapiente professionalità, il loro
impegno serio e appassionato. Un
vivace complesso di fiati, chitarra e organo, delle Assemblee di
Dio, ha presentato una coinvolgente fantasia di motivi spirituali ; Carlo Corsani ha tratto il
meglio dal nostro organo, e la
Fuga, dalla Fantasia in la minore di J. S. Bach, ha concluso
in modo veramente intenso,
grandioso rincontro.
Una parola particolare, di
plauso e di augurio, al neo-costituito Coro Evangelico formato
di oltre 60 coristi delle varie chiese evangeliche, diretto da Domenico Carreri ; per quanto si riu
nisca da poco più di un mese,
ha cantato due bei cori, con compattezza già notevole, e gli auguriamo lunga vita, come luogo di
fraternità e di comune servizio
di tutti gli evangelici genovesi,
pregustando di riascoltarlo presto ancora, e con regolare frequenza.
La risposta del pubblico ha
confermato quel che anche altrove si nota: incontri musicali
come questo sono desiderati e
assai graditi; e davvero un bel
locale ampio e accogliente come
il nostro dovrebbe essere usato
più spesso per occasioni consimili !
Nell’intervallo sono state raccolte offerte a favore dell’opera
svolta dalle chiese evangeliche
fra i terremotati; la colletta
ammontava a L. 1.009.550 e l’offerta generosa di un fratello ha
permesso di giungere a L. 1 milione 200.000. Altra riprova che
lo « zeneise » non è « tirato » come ha fama...
Per questo caldo, bel momento di fraternità, di gioia, di slancio solidale, grazie in modo particolare agli esecutori : se non
sempre hanno avuto l’austero silenzio di sala da concerto, li hanno circondati gratitudine e calore di fraternità.
Gino Conte
• Nella chiesa valdese di Genova, Via Assarotti, segnaliamo
questi fatti recenti :
— domenica 18 1 il past. Renzo Bertalot, direttore della Libreria S. Scritture, ha presieduto il nostro culto, richiamando
alla evangelizzazione-base, alla
portata rigorosamente di tutti;
la diffusione della Bibbia (e per
questo la nuova traduzione interconfessionale si presta assai);
è stato ordinato, anche a tale
scopo, un nuovo forte stock di
Nuovi Testamenti (TILO.
— domenica 25/1, al termine
del culto, è stato Sergio Rastello, dell’Unione Biblica Italiana,
a presentare le pubblicazioni delrUBI, volte anch’esse a stimolare e facilitare la lettura della
Bibbia.
— venerdt 23/1 due responsabili liguri di Amnesty International hanno presentato l’attività di quest’organizzazione; i presenti non erano folla, ma le domande sono fioccate e rincontro è stato vivace e di grande
interesse.
Giornata comunitaria
INTRA — Una giornata di comunione fraterna, l’abbiamo trascorsa insieme ai fratelli e sorelle di Omegna, Luino e Varese,
la domenica 18 gennaio. Questo
giorno è stato particolarmente
lieto perché sono intervenuti parecchi bambini per rallegrare la
giornata dedicata alla Scuola domenicale.
Il culto del mattino, presieduto dalle sorelle Gabriella Grotta
e Rosetta Mannelli, ha messo ancora una volta in evidenza quanto l’incredulità di Toma sia
uguale alla nostra e il riconoscimento « Signor mio e Dio mio »
sia il grido di chi sente che il
Signore è diventato il padrone
della propria vita.
Un’agape fraterna ci ha raccolti poi intorno ai tavoli per
gustare il pranzo preparato da
volonterosi fratelli e sorelle.
In programma per il pomeriggio c’erano i « burattini » che
rappresentavano storie di realtà
contemporanea. Una cosa insolita, divertente ma istruttiva. Più
di ottanta persone affollavano il
locale con grande gioia dei più
piccini. Al termine alcuni sono
rimasti fino a tarda sera per go
dere ancora dei momenti insieme, a cantare inni conosciuti ed
impararne di nuovi.
Antonietta Trovarelli
Marnili
PESCARA — La mattina del
28 gennaio scorso è deceduta la
nostra sorella Antonietta Trovarelli Marnili all’età di 82 anni.
Abitava a Piano d’Orta, e se dovessimo dire con una frase chi
era la nostra sorella potremmo
affermare: amava la Bibbia.
Nonostante la poca istruzione
scolastica e una malattia alla vista amava trascorrere le sue
giornate leggendo alcuni brani
biblici che maggiormente erano
importanti per la sua fede. Negli ultimi tempi chiedeva alla
nuora che l’assisteva di leggere
per lei pagine bibliche. Era questo un modo per far conoscere
ad altri il messaggio di vita di
questo prezioso « libro ». Era nata a Tocco Casauria e il padre,
convertitosi all’Evangelo durante il suo soggiorno negli Stati
Uniti d’America, era diventato
un colportore biblico. AH’inizio
del secolo abbiamo la costituzione a Tocco di questo gruppo
evangelico formato in maggioranza dalla famiglia Trovarelli.
Questi assumono il non piccolo
peso di testimoniare l’Evangelo
in un ambiente clericale e in
tempi di avversità religiosa, ma
la luce della Parola di Dio non
venne spenta.
A causa della emigrazione interna per la ricerca di miglior
lavoro la famiglia Trovarelli si
sposta a Pescara e qui abbiamo
gli elementi base per la costituzione della attuale chiesa metodista.
Ricordando la nostra sorella
Antonietta noi ricordiamo la sua
fede semplice e profondamente
legata alle testimonianze bibliche, e il « segno » da lei lasciato
non deve essere cancellato ma
nonostante la nostra debolezza
ci esorta a compiere pure noi
« il buon combattimento della
fede ».
Si rinnova la
Casa valdese
VALLECROSIA — Alcuni giorni prima dell’apertura della Casa abbiamo ultimato la posa in
opera degli infissi. Il costo complessivo del lavoro è ammontato a L. 5.000.000.
Continua la raccolta di fondi
per l’istallazione di pannelli solari. Grazie ai doni che hanno
ripreso a pervenire allo scopo,
abbiamo raggiunto la cifra di lire 2.700.000.
• Sabato scorso abbiamo trascorso la serata a vedere e riflettere su una serie di diapositive illustranti il tragico terremoto che ha colpito la terra del
Sud. L’esposizione ci ha permesso di riflettere sulla nostra responsabilità nei confronti dei
fratelli colpiti da si grave flagello. Voglia Iddio illuminare le
menti di coloro che sono stati
preposti alla ricostruzione affinché presto quelle genti possano
riavere ciò che hanno perduto.
• Il comitato della Casa si è
riunito sabato 17 u. s. In quella
occasione ha stabilito di ritoccare le quote di soggiorno in lire
8.000 giornaliere onde far fronte
da una parte al continuo aumento dei costi della vita e nel contempo per migliorare in qualche
modo gli stipendi del personale
dipendente.
• Lo studio biblico tenuto dal
Pastore è iniziato martedì 20.
Una cinquantina di fratelli, tra
ospiti della Casa e membri della
comunità locale vi ha preso parte e questo primo incontro è
servito ad introdurre storicamente il libro dell’Esodo che sarà oggetto di studio per le prossime settimane.
3
20 febbraio 1981
I VECCHIO - CATTOLICI
Una chiesa conciliare
Intervista al vescovo Gauthier in occasione di una conferenza a Roma
Léon Gauthier, vescovo della
chiesa vecchio-cattolica di Berna,
parroco per trent’anni della comunità di Ginevra, ha tenuto sabato 24 gennaio nell’aula magna
della Facoltà di Teologia una conferenza dal titolo « I vecchio-cattolici e Tecumenismo ».
Léon Gauthier è venuto a Roma a titolo personale, ma ha
colto l’occasione per prendere contatto con il Segretariato
per l’unità dei cristiani, con alcuni esponenti delle Cdta, con il
centro anglicano, con il moderatore Bouchard e con gli studenti
della Facoltà di Teologia. Inoltre,
domenica 25 ha partecipato ad
un culto ecumenico nella chiesa
anglicana americana di S. Paolo.
A lui abbiamo posto alcune domande:
— In che misura sono ancora
presenti alTinterno della chiesa
vecchio-cattolica le istanze « rivoluzionarie » che promossero Tallontanamento dalla chiesa cattolico-romana?
— Nella misura in cui la protesta dei nostri padri vecchio-cattolici si effettuava nel nome della fede originale, e nella misura
in cui questa fede originale è
sempre vera o la verità rivelata
in Cristo è sempre attuale, allora la protesta dei nostri padri
nel nome di questa fede rimane
sempre attuale.
— È ancora visibile alTinterno
del vecchio-cattolicesimo un filone giansenista?
— Non si può parlare di «filoni » vecchio-cattolico e giansenista, perché si tratta di due epoche differenti. Il fenomeno giansenista appartiene soprattutto al
XVII e XVIII sec.; esso si sviluppa intorno alle grandi questioni della grazia, della libertà delTuomo nel piano di salvezza, questioni che appartengono a tutta
la tradizione cristiana in generale. Si può dire piuttosto che è
avvenuta una sintesi, una convergenza di interessi giansenisti
e vecchio-cattolici nel XVIII sec.
nei Paesi Bassi, dove il movimento giansenista ha trovato
nella chiesa metropolitana di
Utrecht una alleata; essa era in
rotta con Roma su questioni di
libertà del clero nazionale e di
libertà di elezione del proprio
arcivescovo.
— Ci può dire in breve quale
è la struttura della chiesa vecchio-cattolica?
— Il principio che informa la
organizzazione della chiesa è insieme sinodale ed episcopale.
Conformemente all’esempio del
primo concilio della chiesa, il
concilio degli apostoli, ciò che
vale è la conciliarità: vescovi,
clero e rappresentanti laici delle
chiese si riuniscono periodica
mente; ma ciò che è importante
è che non si vota sulla verità, ma
ci si consulta per riconoscerla.
I vescovi nazionali esprimono le
esigenze delle proprie chiese nella conferenza internazionale dei
vescovi: è qui che si dibattono
le questioni di fede, e ogni decisione deve essere presa ed accettata all’unanimità.
— Si può dire che le vostre
chiese oggi si aprono alTevangelizzazione? In quali settori?
— Originariamente le nostre
chiese avevano come scopo Tumtà dei cristiani. Le nostre chiese
non sono nate come confessione
indipendente, ma abbiamo sempre voluto essere i testimoni
della fede indivisa ed indivisibile
della cattolicità. In questa prospettiva abbiamo sempre lavorato per esprimere questa «cattolicità », operando per il riavvicinamento delle chiese divise.
L’unità cristiana però non è un
fine in sé, ma è una testimonianza della grazia di Dio fra gli uomini. Gesù dice: « Che siano tut
ti uno... », ma dice anche « affinché il mondo creda... » (Giov. 17:
21) ciò che conta è la testimonianza al mondo. In questo senso intendiamo la nostra missione
evangelizzatrice. Di fatto non abbiamo nostre missioni, ma sosteniamo delle missioni anglicane
nell’Africa del sud.
— L’ecumenismo dei vecchiocattolici ha delle caratteristiche
che lo distinguono dalTecumenismo delle altre chiese, in particolare da quelle evangeliche?
— Non esiste un solo ecumenismo delle chiese evangeliche,
bensì molte tendenze. Ciò che è
evidente è che nel lavoro comune possiamo arricchirci a vicenda: noi possiamo rendervi attenti ai problemi fondamentali dell’unità cattolica originale, e voi
renderci attenti ai problemi della
testimonianza nel mondo; considero entrambe le dimensioni
molto importanti per Tecumenismo.
a cura di
Lucilla Peyrot
A partire dalle risposte date e
dalla conferenza tenuta il 24, ci
è sembrato interessante individuare tre punti di discussione:
la concezione della chiesa, il ministero e l'ecumenismo.
1. - Nel corso della sua conferenza Léon Gauthier ha afferrnato che, mentre per la dottrina
cattolico-romana la chiesa è fondata su Pietro, giustificando quindi il primato papale e romano,
secondo i vecchio-cattolici la
chiesa è fondata sulla pietra che
è Cristo. Inoltre « la chiesa è una
comunione di fede di chiese particolari. nate dalla predicazione
apostolica, nella diversità delle
loro libertà legittime e nell’unione dei vescovi della cattolicità
che esse stesse hanno eletto ».
La forma di governo della chiesa
è sinodale. Il concilio si riunisce
per difendere e promuovere la
fede. Sinodo ed eucarestia sono
i due tempi fondamentali della
presenza di Cristo nella Chiesa
riunita.
Notevole dal nostro punto di
vista è l'affermazione che a fondamento della chiesa è Gesù Cristo e non un uomo, anche se “vicario" di Cristo. Per quanto riguarda la concezione conciliare
della chiesa, essa si ricollega ad
un filone presente nella storia
della chiesa nella disputa fra la
supremazia del concilio e la supremazia del papa.
2. - Nella chiesa vecchio-cattolica è ammessa la partecipaz.ione dei laici ai sinodi locali con diritto di voto. Esiste inoltre per
i laici la possibilità di accedere
a ministeri vecchi e nuovi, attraverso una preparazione ecclesiastica particolare. Non è però accettato il ministero femminile.
SCHEDA
L'unione di Utrecht
Quando sono nati: si può dire che il primo fenomeno « vecchiocattolico » si è espresso nel corso del XVII e XVIII sec. con il giansenismo. Il giansenismo si sviluppa intorno al problema della grazia di Dio
e della libertà dell’uomo nell'opera di salvezza. Al dibattito teologico si
aggiunse la lotta delle chiese cattoliche nazionali, soprattutto quella di
Francia, per la propria autonomia da Roma. Questi due elementi si
espressero nel XVIII sec. nella chiesa metropolitana di Utrecht, a cui
Roma negava la libertà di elezione dei propri vescovi. Alla ribellione della chiesa di Utrecht Roma rispose con la condanna. Nel XIX sec. la questione si ripropone: nel 1804 il « Syliabus » papale condanna - gli errori
del mondo moderno ». Il Vaticano I (1869-1870) proclama i dogmi del primato di diritto divino e della infallibilità del papa. La reazione, specie
nell'ambiente dei teologi e dei professori liberali, fu violenta, e ad essa
rispose la scomunica papale. Nasceva così la chiesa vecchio-cattolica in
Germania, in Svizzera ed in Austria. Nel 1873 fu eletto il primo vescovo
vecchio-cattolico di Germania, il prof. Reinkens; nel 1876 il prof. Herzog
divenne vescovo della chiesa cattolico-cristiana della Svizzera.
La comunione delle chiese vecchio-cattoliche, detta unione di Utrecht,
stabilisce nel 1889 i suoi atti costitutivi: la conferenza internazionale dei
vescovi vecchio-cattolici e una dichiarazione di principio.
Quanti sono: in tutto il mondo i vecchio-cattolici sono circa 500.000.
in Svizzera sono 22.000.
Dove sono: in Europa in Francia, Germania, Svizzera, Paesi Bassi, Austria. Negli Stati Uniti sono presenti gii emigrati vecchio-cattolici dall’Europa.
Chi sono: data la sua origine, la chiesa vecchio-cattolica conserva
ancora il suo carattere intellettuale, anche se sembra avere conosciuto
negli ultimi tempi una certa diffusione in ambienti più popolari.
Ovviamente interessati alla discussione di questo punto, gli
studenti della facoltà hanno avuto modo di parlarne con Léon
Gauthier. Introdurre, ha detto,
il ministero femminile significherebbe modificare profondamente
le strutture fondamentali della
chiesa. Nella tradizione della
chiesa non esistono casi di ntinistero femminile, quindi la chiesa vecchio-cattolica non se la
sente di prendere autonomamente una decisione in merito, senza
avere discusso la questione con
le altre chiese della “cattolicità".
Ciò che ci è sembrato di comprendere è che non solo il problema del ministero femminile
in particolare, ma quello del rninistero sacerdotale in generale è
assai poco definito: il ministero
sacerdotale è inteso non come
semplice “funzione" all’interno
della chiesa, ma come “representatio", cioè rappresentazione: il
prete, scelto da Dio, rappresenta
in un certo senso Cristo; attraverso il prete si compie anche
l'opera di salvezza.
Anche ipotizzando di potere
fare nostra questa concezione
del ministero sacerdotale, ci sia
L. P.
(^continua a pag. 10)
Ghana: due donne
consacrate al
ministero pastorale
(BIP) La Chiesa evangelica
presbiteriana del Ghana, per la
prima volta nella sua storia, ha
consacrato due donne al ministero pastorale. Si tratta di Bertha A. Dolvo, 67 anni e Felicia
Anyagli Mensah di 37 anni (moglie di pastore). Nel corso del
suo sermone di consacrazione, il
pastore Annete Nuber, della
Chiesa presbiteriana « Niedersachsen» (R.F.T.), ha invitato le
altre Chiese africane, ed in particolare le comunità luterane, a
seguire l’esempio della Chiesa
evangelica del Ghana.
Vescovi canadesi
condannano la
violenza nel Salvador
(BIP) La Conferenza episconale cattolica del Canada auspica un intervento dei vescovi canadesi presso i governi di Ottawa e di 'Washington affinché
condannino pubblicamente la
giunta salvadoregna « che tollera, se non incoraggia » la repressione. Il presidente della Conferenza Joseph Macneil, arcivescovo di Fdmonton, in una sua lettera, rimprovera ai governi canadese e americano « l’ambiguità
delle loro prese di posizione »
sulla repressione sistematica nel
Salvador. Egli ha anche invitato
gli altri vescovi ad inviare tele.grammi di protesta ai capi di
Stato americano e canadese.
L’arcivescovo ha dichiarato che
«la repressione istituzionalizzata ha toccato tutti i settori del
Salvador ».
_________FIGURE CHE SCOMPAIONO
Suzanne de Dietrich:
Il gusto del rinnovamento biblico
« Quando saprete della mia
morte, dite soltanto: Alleluja! ». Lo raccontava, e non per
fare una battuta, alla sua amica Sylvaine Moussât a cui oggi è toccato scrivere un necrologio sui fogli delTagenzia di
stampa protestante francese.
Una fatale coincidenza vuole
che Suzanne de Dietrich si
sia spenta — a Strasburgo
all’età di 90 anni — il 24 gennaio, proprio al termine della
settimana di preghiera per la
unità dei cristiani di cui ne
aveva, anni addietro, interpretato le speranze e le aspettative più profonde.
Muore con Suzanne de Dietrich una figura singolare di
teologo che ha saputo, sulla
semplice base d’innumerevoli
esperienze personali, rilanciare lo studio della Scrittura.
Non aveva studiato greco ed
ebraico eppure poche persone
come lei, nell’ambito della teologia protestante, hanno saputo — attraverso una serie vastissima di articoli, incontri,
viaggi, campi di studio — costringere l’uomo contemporaneo ad un serrato confronto
con i testi biblici. Figlia di
una famiglia protestante, che
annoverava antenati tra i riformatori della prima ora, di
salute cagionevole, con un corpo sgraziato che contrastava
singolarmente con la bellezza
del viso e la limpidezza degli
occhi sempre attenti e vivacissimi, compì i suoi studi fondamentali a Losanna, dove si
laureò in ingegneria. Ma non
esercitò mai la professione
per la quale aveva studiato.
Durante la prima guerra mondiale fu chiamata a collaborare nella segreteria della Federazione francese degli studenti cristiani. Accettò.
Da lì in poi la sua vita diventa un collegare, organizzare, animare gruppi di credenti impegnati. Negli anni ’30,
dopo un assiduo lavoro presso il Comitato delle unioni
cristiane dei giovani, la ritroviamo all’Istituto ecumenico
di Bossey. Sono gli anni in
cui, dopo aver sommato tante esperienze, decide di mettersi a tavolino e scrivere.
Chi non conosce, se ha avuto un minimo di familiarità
con i testi più significativi
della teologia protestante, il
« Dessein de Dieu » del 1943 o
il « Renouveau biblique » del
1945? Alla fine della seconda
guerra mondiale, dopo aver
collaborato in Svizzera agli
aiuti per la Resistenza, entrò
nel comitato della Cimade aperto alla solidarietà nei confronti delle vittime delle dittature politiche. E negli anni
successivi, Suzanne de Dietrich, contribuì non poco a
sviluppare il dialogo tra cattolici e protestanti; fu, senza
ombre di retorica, pioniera
di quell’ecumenismo che si
fonda sonrattutto sul confronto diretto intorno ai testi biblici. Un particolare significativo: nel 1932 uno dei primi
incontri tra cattolici, protestanti e ortodossi — organizzati dalla Federazione mondiale delle associazioni de,gli
studenti cristiani — si svolse
a Monterhouse in casa de Dietrich, dove la padrona di casa
fu anche animatrice del dibattito che vi si svolse. Molti credenti, ogei, riconoscono di
aver trovato in lei uno stimolo irripetibile, una lezione importante. Lo dicono soprattutto quei credenti che,, all’indomani del crollo provocato
dalla guerra, ricercavano, una
nuova identità teologica e forse più che questo aspiravano
ad una ripresa che avesse dietro sé motivazioni realmente
bibliche. Così per esempio la
ricorda il pastore Giorgio
Tourn: « Attraverso i libri della de Dietrich abbiamo imparato a leggere la Bibbia in modo non più individualistico.
Basta con il bel versetto isolato, si trattava di confrontarsi — questo diceva Suzanne — con un testo vivente
per poi agire. Insomma questa donna mentre ci insegnava che la Bibbia è un mondo
in movimento, allo stesso tempo ci trascinava con passione
dentro di esso. Per questo il
suo contributo teologico, per
molti di noi, fu una scoperta
continua. E ovviamente indimenticabile ».
G. Platone
echi dal mondo cristiano!
a cura di ANTONIO ADAMO
La chiesa anglicana
contro l’apartheid
(BIP SNOP) In occasione del
Natale nelle Chiese anglicane del
Transvaal è stata letta e diffusa
una lettera pastorale scritta da
ventiquattro vescovi anglicani
contro Tapartheid. Nella prima
parte della lettera, i vescovi affermano che per la discriminazione razziale non c’è posto nella
Chiesa e nella società. Nella lettera si chiede che si ponga fine
alle ingiustizie nelle altre regioni del Sudafrica. I vescovi hanno ricordato ai loro fedeli la povertà di Cristo, esortandoli ad
impegnarsi a favore di coloro
che sono discriminati.
Vescovi, chiesa,
donne e società
(SNOP) Presto sarà pubblicato un libro nella serie « les dossiers libres» delle edizioni du
Cerf dal titolo significativo:
« Donne nella società e nella
Chiesa ». Esso è nato da un’iniziativa della Commissioiie sociale dell’episcopato, ed è il frutto
del lavoro e di consultazioni che
sono durati parecchi anni. Questo libro — afferma l’agenzia di
stampa del Segretariato generale dell’episcopato francese — non
è un documento né dell’episcopato o della Commissione sociale né di un movimento o di una
organizzazione di donne : è il
frutto del dialogo tra un gruppo
di donne e qualche vescovo, e
vuole essere uno strumento di
rifiessione.
Israele: centro
d’incontro arabi-ebrei
(SNOP) Lungo la strada per
Gerusalemme è stata costruita
una casa di incontri per arabi e
ebrei. Neve Shalom. Gli animatori sono musulmani, ebrei e cristiani che desiderano migliorare
le relazioni tra le differenti comunità presenti in Israele. Il centro propone corsi di lingue e,
anche per gli stranieri, una visita di Israele di tre settimane. Il
comitato Interfede ha premiato
diverse persone che lavorano per
migliorare le relazioni tra arabi
ed ebrei in Israele. Un premio
sneciale è stato offerto a Zvi
Atkin, che vivendo in un kibbntz
vi ha organizzato corsi di lingua
araba e incontri tra ebrei e arabi.
4
20 febbraio
191 fel
A cura della Federazione
femminile evangelica
valdese e metodista
VOLONTARIATO: UN SERVIZIC
Il servizio, insieme all’annuncio e alla comunione, è parte proprio insostituibile della vocazione della chiesa - Ogngr
Se Agape è una « vocazione » è anche un
dono di Dio, perché è sempre Lui che
compie la vocazione che ci dà. Se
Egli cl manda, ci dà anche i mezzi
per compiere il mandato, poiché la Sua
parola non rimane senza effetto... In nessun
altro fatto come nel racconto della moltiplicazione dei pani è messa in evidenza l’opera di Cristo. I discepoli son nuffa, quel che
essi hanno in mano è nulla.
In altri episodi, generalmente, si mette in
rilievo qualche aspetto particolare dei discepoli. La prontezza nel lasciare la barca e le
reti di Pietro ed Andrea, la decisione in Levi, la fede nel centurione di Capernaum. il
mutamento di mentalità in Zaccheo, l’amore
traboccante in Maria Maddalena, ecc. In
questo passo, invece, siamo quasi portati a
criticarli. La loro carità è teorica: voglion
cavarsela con due parole pie rimandando
la gente alle loro case. Non vogliono e non
sanno prendere su di loro la situazione della
moltitudine. La loro fede è scarsa: non guardano il Signore presente, ma le loro mani
vuote. E queste mostrano quando Cristo dice loro « date voi lor da mangiare ». Niente,
difatti, è quel che hanno. Cinque pani... cinque poveri pani e non cinque tonnellate di
pane, quante sarebbero state necessarie. Di
orzo: di qualità inferiore. E due pesci. Due
pescetti, non due balene. Niente, insomma,
di fronte alla necessità del momento. L’unica cosa che d’essi si può dire è che alla pa
Cinque pani d’orzo
rola di Cristo obbediscono e metton dinnanzi alla folla quel niente che hanno e quel
« niente » che sono.
Il miracolo è Cristo che lo compie, non
essi. I cinquemila uomini, più le donne ed i
bambini, son saziati. La cosa è così enorme
che il miracolo vien narrato ben sei volte
negli evangeli, ciò che non accade per nessun altro avvenimento. Ed in più mentre al
termine della narrazione di altri atti potenti si hanno i commenti dei discepoli, o della
folla, o dei nemici, qui c’è il silenzio assoluto... Il Signore è il Signore, Egli ha donato,
ha fatto.
Si potrebbe dire altrettanto di Agape. Gli
uomini sono come tutti gli altri: roba da
poco. Quel che hanno in mano è nulla. È
il miracolo di Dio che ne sia venuto fuori
un grande villaggio ed un’opera vasta a cui
accorre gente da ogni nazione.
Chi sono i primi che hanno iniziato Agape? Dei ragazzi ai quali non si fa molto credito. Gente comune fra la quale non c’erano
« molti savi secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili », anzi non c’erano affatto... Senza mezzi, senza denaro, senza
esperienza, senza doti particolari di fronte
ad un programma che doveva chiamare a
raccolta gente da tutti i paesi per dar loro
un messaggio particolare! L’unica cosa che
si può dire è che obbedirono ad una chiamata.
E così si venne al momento di porre i
cinque pani dinnanzi alle folle. Duro inizio.
Mancava proprio tutto... Come pesano le mani vuote! Insomma difficoltà di tutti i generi e non ultima fra l’altre quella dell’opinione pubblica contraria che derideva divertita.
« I loro muri crolleranno ben presto » diceva una personalità.
Quando il 24 ottobre 1947 la neve interruppe la prima stagione di lavori, ben poco era
fatto... I cinque pani d’orzo e i due pescetti
eran stati dati, gettati, ma eran ancora là:
cinque pani d’orzo e due pescetti! I discepoli
avevan ascoltato rordlne del Sigrnore, _ma
non avevan certo potuto fare, essi, il miracolo.
Ma Lui lo fece. Difatti, a questo punto,
parlando il linguaggio dell’Antico Testamento, si dovrebbe raccontare: Dio disse « ho
visto che son pochi, mandiamo loro dei fratelli! ». E ancora: « non hanno mezzi, provvediamo loro il necessario! ». Ed i cinque
pani d’orzo si moltiplicarono a dismisura.
Tullio Vinay
Diaconesse, una scelta di vita
Il pastore Roberto Nisbet con un gruppo
di diaconesse consacrate nel 1948.
La forma di volontariato più sviluppata
nella nostra chiesa è stato il servizio delle
diaconesse. Siamo stati alla Casa delle Diaconesse di Torre Pellice per discutere con
loro le caratteristiche, i problemi attuali e
le prospettive per il futuro. Questo ministerio femminile sorse in Germania nel secolo
scorso per opera del pastore Teodoro Fliedner. Lavorava in un povero centro di operai
e molti erano gli sventurati che chiedevano
il suo aiuto, specialmente ex-prigionieri che
venivano respinti dalla società. Pensò di dare
un nuovo senso protestante alla unione delle
donne della sua chiesa coinvolgendole in un
lavoro socio-umanitario. Esse presero il nome di « diaconessa », « colei che serve ». In
pochi anni si contarono già 500 diaconesse in
Germania; in Svizzera si sviluppava frattanto lo stesso servizio.
In Italia, con l’apertura dei primi ospedali
valdesi, arrivarono anche delle diaconesse
svizzere per dirigerli e solo nei primi del '900
si ebbero le prime diaconesse italiane in servizio presso l'ospedale di Torino a cui fu poi
annessa la prima casa per le diaconesse.
La giovane che voleva diventare diaconessa seguiva un corso di diaconia, di lavoro
pratico come infermiera e quindi, su sua richiesta, veniva consacrata al ministero.
Questa preparazione in un primo tempo
consisteva quasi esclusivamente in una formazione etica riguardante i rapporti con i
malati.
Qggi la loro preparazione è più completa:
studiano teologia per poter essere assistenti
di chiesa, seguono corsi di infermiera o di
insegnante, hanno anche possibilità di scelta secondo le loro attitudini.
Certo questo discorso si riferisce a quei
paesi dove le diaconesse sono ancora numerose. Purtroppo in Italia il loro numero è
sempre stato modesto e le loro forze sono
state sempre interamente assorbite dalle nostre istituzioni nelle quali svolgevano qualsiasi lavoro dal più umile al più specializzato. Abbiamo avuto alcuni casi di diaconesse
al servizio di grosse chiese, come Milano, che
hanno svolto un eccellente lavoro diaconale
all’interno delle diverse chiese evangeliche.
Le nuove esigenze del mondo richiedono
il rinnovamento delle istituzioni. Infatti negli ospedali non è più permesso svolgere un
lavoro se non specializzato; inoltre la burocrazia, i sindacati, gli orari fissi sono in contrasto con la « vocazione » delle diaconesse.
« Noi dobbiamo poter servire in ogni momento coloro che hanno bisogno » ci ha detto Suor Marinette, una diaconessa svizzera
che ha deciso di servire in Italia. Quindi le
diaconesse sono relegate in case per anziani
e case per incurabili dove il lavoro si svolge
praticamente 24 ore su 24. Eppure proprio
oggi che la tecnologia moderna ha reso la degenza negli ospedali insostenibile, per la
mancanza di rapporto umano tra personale
e pazienti, il lavoro diaconale sarabbe estre
Lasciai le diaconesse, non il diaconato
— Cosa l’ha spinta a diventare diaconessa?
— Mi trovavo in Svizzera per lavoro (aiuto infermiera) ed ebbi contatto con una diaconessa, la quale mi fece conoscere l’opera.
Desiderai fame parte perché mi si offriva
una possibilità di servizio. Poi pensai che
sarebbe stato più giusto mettermi a disposizione delle nostre opere e chiesi di entrare
nella Casa valdese delle diaconesse. Ne ho
fatto parte per dodici anni anche se per alcuni periodi sono stata impegnata altrove.
— Cosa l’ha spinta a lasciare?
pietà di tutta l’organizzazione. Vorrei aggiungere che personalmente il fatto di essere
chiamata « suora » e indossare una divisa similare, mi creava disagio perché mi metteva
sul piano delle cosiddette « religiose cattoliche », mentre in me è piuttosto sviluppato
il senso laico. A prescindere da tante considerazioni si faceva in me chiara la convinzione che l’appartenenza a tale istituzione,
valida in passato, era vincolata soltanto da
doveri. Lo stesso servizio che mi si richiedeva lo avrei potuto svolgere in piena libertà.
— Quale potrebbe essere l’impegno diaconale oggi?
— Nel momento storico che viviamo questa istituzione mi sembra superata. Non il
servizio, intendiamoci. La Chiesa deve essere riconoscente per il lavoro fatto da tante
nostre sorelle con grande dedizione, sacrificio ed in condizioni di disagio, senza risparmio di fatica, né tempo.
Per capire meglio la validità o meno dell’opera bisognerebbe esaminare un po’ i
principi sui quali si fonda e la mutata situazione socio-economica istituzionale generale. Costume, consacrazione, vita comunitaria, servizio gratuito, disponibilità, impegno a tempo indeterminato, tutto è rimasto
statico da più di cento anni a parte i rapporti amministrativi tra gli istituti assistenziali valdesi e la Casa Diaconesse.
— Come si sente ora fuori dalla istituzione?
— Mi sento sempre « diaconessa » perché
faccio ogni cosa con spirito di servizio riferendomi sempre a Colui per il quale determiniamo le nostre scelte. L’educazione dei
miei figli, il lavoro nella Scuola domenicale,
il lavoro evangelistico sono scelte conseguenti del mio impegno con Cristo.
— Importante per me è educare i giovani
al servizio fin dall’infanzia, in famiglia, nella chiesa, nella scuola, sensibilizzarli alla
sofferenza, ma lasciare loro la scelta. Le
possibilità di servizio le vedo oggi numerose, a tempo pieno o determinato, espresse
con la professione scelta o al di fuori di
questa. La Casa delle diaconesse un tempo
era la fucina per il lavoro specifico negli
Istituti valdesi, non c’era altra scelta. Bisognerebbe anche fare ai giovani delle proposte concrete, mettendoli in contatto con le
diverse realtà di lavoro (servizio volontario,
obiezione di coscienza, forse per le donne
un’anno di servizio diaconale parallelo al
servizio militare). Per me è fondamentale
una preparazione diaconale.
— Cosa direbbe ai giovani per incoraggiarli?
— Parliamo della consacrazione, per esempio.
— Molte volte ho avuto occasione di dire:
« Se tornassi indietro vorrei di nuovo fare
il lavoro di infermiera, perché mi ha dato
tanta gioia anche se unita a molta sofferenza, scaturita dalla partecipazione alla sofferenza altrui ».
— Oggi che tendiamo a dare la stessa importanza a qualunque ministero non vedo
perché quello di diaconessa deve essere riconosciuto speciale con un atto speciale. Sarebbe troppo lungo fare qui una analisi com
— Cosa si può fare per invogliare i giovani ad un servizio nella Chiesa?
— Io non insisterei sull’idea del servizio
nella Chiesa; per me è la Chiesa che fa il
servizio e lo può fare aH’interno e all’esterno dell’istituzione.
mámente necessario — le diaconesse ceriti
no di coprire questa mancanza dove è lo:
possibile. ,
Ormai nella Casa delle Diaconesse di W
re Pellice sono in poche, ed alcune già?'
pensione, ma sono sempre pronte ad aiuta*"
chi ne ha bisogno: una qualità loro rid®
sta è la disponibilità. Suor Dina diceva $
non si è mai aspettata nulla entrando a F
parte dell’istituzione; la sua sola preoccur
zione era di non essere capace di poter P
bene il suo lavoro.
E’ quindi un servizio utile che potreb.
sostituire le carenze di un mondo ormai trf
po tecnologico, eppure le diaconesse stai;
diminuendo velocemente, in Italia stau
addirittura scomparendo. Come mai?
Abbiamo chiesto ad alcune giovani ca,
eumene quale fosse il loro pensiero a pror
sito. « Le diaconesse spesso vengono par
gonate alle suore cattoliche », eppure il lo;
principio è totalmente diverso. Esse sento;
una vocazione al servizio, ed al contrat,
delle religiose cattoliche, « non conquista
il paradiso attraverso i meriti ». Ma oggi[
nostro è un mondo che cambia ogni gion
e il pensiero di impegnarsi per tutta la tt
è lontano dal pensiero dei giovani. Per qij
sta ragione vi sono cambiamenti nei regoL
menti che prevedono l’impegno rinnovai',j
ogni 2 o 3 anni. .t
Oggi i giovani vogliono essere liberi edt
dipendenti. Il pensiero di dover dipende^
- - • ■ • lei;
scelta del lavoro, li spaventa. j
totalm.ente, sia finanziariamente sia tie^j
enta.
Lidia Ribet Noft,
— Cosa significa preparazione diaconale?
___ Appunto ciò che ho detto prima. Aiutare a sviluppare il senso di servizio (responsabilità dei monitori, catechisti, pastori, genitori) per cui in ciò che si fa non si deve
avere come obiettivo la remunerazione, (anche se giusta) ma l’operare nel nome e per
Colui al quale tutti apparteniamo. La scelta
di lavoro più o meno retribuito è un fatto
soggettivo. La ricarica spirituale continua e
l’aiuto reciproco è anche fondamentale. Molti giovani si sono dedicati in questi ultimi
anni ad un lavoro assistenziale, ma quale è
stata la preoccupazione delle comunità di
prepararli a questo compito con spirito diaconale?
Alba Kovacs
Dallo statuto
delle diaconesse
Il primo Statuto della Casa delle Diaconesse,
sorta a Torino per iniziativa della « Unione
italiana delle Amiche della Giovane ». risale
al 1901 anno della fondazione.
Da quell’antico Statuto, specchio di una
epoca e della sua riflessione teologica, ripren
diamo alcuni significativi passaggi.
DAL PRIMO REGOLAMENTO DEL 1901
Art. 1 - La Casa Italiana delle Diaconesse
in Torino (...), ha per iscopo di preparare P®
il compito loro e di riunire sotto una direzione
comune delle donne cristiane evangeliche,
qualsiasi denominazione ed a qualsiasi nazionalità appartengano, ma specialmente ita ®
ne, che si consacrano liberamente, per amo
di Dio e del prossimo, ad opere gratuite
misericordia e di beneficenza, in particola
modo alla cura degli ammalati.
Art. 2 - Le Diaconesse sono libere di ritira
si quando che sia dalla Casa di Torino.
Art. 4 - La Casa italiana delle Diaconesse i
Torino è mantenuta da sottoscrizioni annue vo
lontarie o da doni e lasciti straordinari.
Art. 16 - Due anni almeno di noviziato pt®
cedono l'ammissione allo stato di Diaconess®^
La novizia non paga pensione, ma essa dev
pensare ai suoi abiti ed alle sue spese
viaggio. Alla sua entrata nella Casa, essa
ve esser provveduta di un Corredo sufficien
di biancheria.
Art. 19 - Le condizioni d’ammissione al »
viziato sono le seguenti: .,
a) Appartenere ad una Chiesa Evange^
ca; b) Avere una pietà sincera ed una
ta irreprensibile, comprovata da un certifica
del Pastore della Chiesa cui 1 aspirante a
partiene: c) Non avere meno di diciotto, ne P
di trentacinque anni; d) Essere nubile o ve
va senza prole; e) Presentare un certifica
medico provante buona salute; f) Presenta
il consenso scritto dei genitori o dei tuto
se l'aspirante è di età minore.
5
ibraio 1981
:he solleva molti problemi
lerazione ha da trovare le proprie forme per esprimerlo in modo attuale ed efficace nella chiesa e nella società civile
entro Sociale Evangelico:
mpegno per i “minimi”
iniziato nel 1959 come lavoro di diacoesercitato da alcuni giovani studenti e
ratori delle tre maggiori denominaziovangeliche fiorentine, nei confronti dei
inimi » all’interno delle Comunità. Querichiedeva un loro impegno contributivo
decino...) e disponibilità per qualsiasi
1 venisse loro richiesta; dalla raccolta
a carta e degli stracci, alla pulizia di lodalla visita ai malati, aH’ospitalità del
cerato o alla distribuzione di generi di
na necessità. Di qui l’inizio di un’orga¡azione del lavoro e l’esigenza di una
sona a tempo pieno che coordini e munga i contatti con le prime strutture soli alle quali non ci si sostituisce, ma si
irizzano i vari casi.
i si avvale sempre più della competentecnica di vari fratelli: assistenti sociali,
dici per il poliambulatorio, insegnanti
la Scuola serale « Gaetano Barberi »,
centro del quartiere popolare di S.
3ce.
Igli analfabeti della scuola popolare,
i ex detenuti guardati in cagnesco e reati, ai drogati, ai disperati in cerca di
'oro 0 di casa, alla mente ottenebrata e
afusa che spesso cerca solo il chiarore
uno sguardo o una parola, a tutti i casi
sperati che oggi il Centro di Igiene men,e di zona ci raccomanda, noi dobbiamo
a risposta. E qui si esprime il volontaito del Centro come tentativo di rinnomento della società in cui non regna
profitto, ma la solidarietà umana perché
lavoro non è inteso solo come fonte di
ladagno. Al Centro Sociale Evangelico, il
ilontariato, che sia dettato da spirito
nanitario o da spirito vocazionale, ha
irtato ad un avvicendarsi di fratelli nel
rvizio di altri fratelli.
Una « scelta di vita »
per un’opera che cresce
Le attività del Centro si sviluppano e
l’Opera si accresce, per cui il volontario
che offre il suo « tempo libero » non è più
sufficiente; è necessario ora un certo numero di volontari a tempo pieno che, adeguatamente retribuiti, facciano del servizio specifico la loro principale occupazione. Professionalità e volontariato non si escludono, ma convergono in una « scelta di vita »,
quindi il volontario a tempo pieno non è
uno « stipendiato qualsiasi », ma un volontario che ha scelto questo tipo di servizio.
Anche se esiste un coordinamento, razione qualificata e competente (lo spontaneismo crea confusione), non è mai il singolo
che agisce in privato, perché ha l’appoggio
di un gruppo di fratelli che risponde a chi
ha bisogno.
Inoltre, il volontariato al Centro Sociale
Evangelico non crea i problemi e i disagi
che può creare nella struttura pubblica, dove il volontario può esser visto come colui
che soffia il posto di lavoro; tuttavia, incontra altre difficoltà che quotidianamente
ostacolano il cammino: l’indifferenza, la diffidenza, l'incertezza e la scarsezza di mezzi,
fattori che talvolta amareggiano, ma che
aguzzano la fantasia per scoprire nuove
vie di intervento.
Non vediamo quindi nel volontariato al
Centro Sociale una oasi di pace in cui opera indisturbato un esercito di santi con tanta voglia di fare il bene, con tanti soldi,
idee e sorrisi da distribuire, con tanta voglia di essere gratificati... anche se è vero
che nel dare ci si arricchisce. È un servizio,
è un impegno di alcuni fratelli, nella vita
che hanno scelto di vivere.
Violetta Sonelli
Si cucina in un camper
per i terremotati
di Ruvo del Monte.
Iniziativa di soccorso
della Federazione
delle Chiese evangeliche
in Italia.
(FOTO R. ribet)
Volontariato e istituzioni
Per due anni ho fatto parte della gestione
di un asilo. Devo dire che è stata una esperienza interessante che mi ha anche permesso di entrare nel mondo della burocrazia cc>
munale. Da diversi anni appunto gli asili
non hanno più una direttrice, ma sono gestiti da 5 genitori volontari, ma regolarmente eletti.
La massa di lavoro che si è riversato sulle
nostre spalle era enorme, di solito passavamo 3 o 4 ore presso la scuola ogni giorno, le
riunioni erano frequenti, i compiti vari. Ma
il difetto più grande era che non eravamo né
preparate né organizzate. Avevamo i compiti, ma nessuna autorità per farli rispettare.
Per esempio, dovevamo controllare l’orario
di arrivo degli insegnanti, che il lavoro si
svolgesse in modo regolare; ma non potevamo dire nulla, altrimenti venivamo guardate come intrusi.
Oggi molte organizzazioni comunali usano
er un inserimento reale negli istituti
Alle Valli ci sono alcune espressioni che
igano nell’ambito delle nostre chiese, di
evenienza indefinita, che tacitamente e innsciamente ci influenzano e che sono tra
Itro terribilmente ereditarie. Una di esse
K all’incirca che un volontario credente è
ù volontario di un volontario e basta. La
uà di sopravvivenza di simili affermaziosta nella loro ambiguità: nessuno di noi
i sente di dire di sì o di no senza porre ecezioni. Così non capiremo mai che cosa di
pedale ci si aspetta da un giovane valdese
il guaio peggiore è che continuerà a chieerselo anche lui.
equivoci da chiarire
Parlando di un servizio assistenziale —
luale è nella maggioranza dei casi il lavoro
|olontario — penso che la fede non diffe'enzi alcuna prestazione. Lo sbaglio che spes
* si compie è di considerare la scelta daj
'intarlato come méta, come traguardo del® riflessione di fede del giovane e non piut“sto Come mezzo e occasione per la sua ma'Jrazione. Il volontario credente non dà in
diverso ma riceve qualcosa di diverso,
’’ rrieglio, analizza e valuta in modo diffe^nte ciò che la sua esperienza gli offre. La
r’nvinzione di un credente, nella scelta di
"’ servizio volontario, credo si esprima nella
stessa e nei motivi che la sostengoh, non nella qualità del lavoro; se non fosse
all’oscuro non solo di quel tipo di lavoro pratico, ma anche dei problemi dell’assistenza
in generale, dalla psicologia alle tecniche di
riabilitazione e reinserimento di un malato;
poiché questa informazione non può essere
a cura delle chiese, essa andrebbe iniziata e
approfondita con il personale dell’istituto;
questo non avviene perché il personale o non
è in grado di farlo o, comprensibilmente, ha
altro a cui pensare.
Questioni pratiche
Una seconda questione riguarda la necessità di far rendere al massimo il lavoro del
volontario, chiarendo le sue mansioni e definendo il suo ruolo nel quadro del personale. Di fatto il volontario assume la veste ora
di addetto alla manutenzione, ora di tappa
buchi nel lavoro ordinario, ora di dama di
compagnia per i ricoverati. Personalmente
non ho nulla in contrario, è un lavoro interessante comunque; è ovvio però che non
si possa sempre accettare un simile inserimento, in cui tra l’altro non viene specificato
il grado di responsabilità. Se invece le forze
volontarie venissero organizzate in rapporto
al lavoro del personale credo potrebbero essere molto più produttive e'finalizzate anche
al settore, più importante ma più trascurato,
relativo aH’organizzazione della vita comunitaria nell'istituto.
Se l’aspetto positivo del volontariato sta
proprio nella possibilità di una libera decisione, non illudiamoci che esso possa di per
sé far superare gli aspetti negativi né che
questi possano essere risolti semplicisticamente daH’individuo e dalla sua coscienza.
Anna Bosio
il lavoro volontario per sostituire personale
regolare. Troviamo queste persone animate
da buona volontà specialmente nelle circoscrizioni, negli istituti per handicappati ed
altre opere assistenziali. Esistono anche leggi che regolamentano i loro rapporti con le
autorità, ma come vengono considerate? Dai
« colleghi » stipendiati, come degli intrusi;
come coloro che tolgono il lavoro ad altri.
Nello stesso tempo molto del lavoro « che dà
noia » viene riversato sulle loro spalle. Una
ragazza che ha dato molto del suo tempo ad
una istituzione ospedaliera commentava così: « Il tempo che risparmiavano col mio lavoro non veniva poi utilizzato in modo migliore ma era solo occasione di riposo maggiore per loro ». . j
Quindi ci troviamo davanti ad un tipo di
sfruttamento, non da parte delle strutture,
ma da parte dello stesso personale. E' giusto che ci si abitui all’idea di un lavoro volontario. Sia nella chiesa che nella società
si ha bisogno di gente che si impegni dove le
strutture non possono arrivare. Un esempio
di quello che possiamo dare lo abbiamo visto nelle zone terremotate dove ancora oggi
migliaia di persone danno il loro « tempo »
per alleviare il dolore di altri: gente spinta
da motivi diversi, di diverse opinioni, ma
che si sono trovate insieme a lavorare per
un ideale unico. Purtroppo però questo ideale lo ritroviamo troppo spesso solo in occasione di calamità, mentre ogni giorno la società ne avrebbe bisogno.
Il volontariato rimane comunque espressione di un servizio necessario in quanto può
ovviare alle mancanze di una società che sta
diventando sempre più disumana. Non deve
però essere una risposta spontaneistica alle
carenze delle strutture.
Volontariato è vocazione, è impegno, sia
in quanto espressione di fede sia in quanto
espressione di umanità. L’importante è che
esistono sempre in numero maggiore persone impegnate in questo.
Un vecchio detto dice; « Dio ci ha creato
il cavo delle mani concave per poterlo riempire durante la nostra vita, alta morte dovremo rendergliene conto ».
Lidia Ribet Noffke
Non trascurare il vero scopo del servizio
:osì
quanto sarebbe salvabile della nostra
■"■^senza fino ad oggi?
. ^anto meno è utile una differenziazione,
credente e non credente, sul piano della
'Pietà». E’ una prassi già criticata più volPiai teorizzata, che purtroppo inlluenza
Pcora il concetto di lavoro assistenziale, vociano in particolar modo, e rappresenta
, Ostacolo non indifferente nelle scelte dei
jOvani, di coloro che non si sentono o nem
. filone entrare nell’alone di santa ispiraene che circonda tutta la faccenda. Questo
’’^fgiamento, in un certo senso di benefiP^a non richiesta, falsifica qualsiasi rapj Umano e serve più a chi lo propone che
.Pili lo riceve. La prassi dei fioretti è bene
•lin ne resti in campo cattolico; è « Comu, ijp?.® ® Liberazione » che vive della propria
•loft aiuta un volontario insegnan
)ion ^ soi'i'idcre in ogni ca.so; cerchiamo di
Il arrivare al limite, in alcuni casi non cojd jUtano, che in un istituto ci sia il per= !ere^ Per lavorare e i volontari per sorri
Oftie
questo in fondo il nodo della questione:
inserire il volontariato nel quadro ge
/"a'a di un istituto. Spesso il volontario è
Année Diaconale, Un an de travail au Service des autres, Diakonisches Jahr: son alcune associazioni e organizzazioni europee che
si occupano di soddisfare le domande dei
numerosi giovani che scelgono di consacrare
un periodo della loro vita in un servizio volontario e benevolo, per il prossimo. Sono
organizzazioni che fanno riferimento all’Evangelo (diaconia = servizio), e sono inserite
nell’istituzione ecclesiastica; ma accanto ad
esse esistono, sia in Francia che in Germania,
analoghe associazioni laiche (Année sociale.
Soziai Jahr, Sozialer Friedienst Pfalz) che
lavorano soprattutto nel campo dell’obiezione di coscienza. In Germania svolge una
notevole azione l’Anno Sociale proposto dalla Croce Rossa.
La situazione di crisi che vive l’Italia è
tale che la gioventù non si orienta facilmente verso un servizio volontario: la ricerca
accanita di un posto di lavoro al termine degli studi, la crisi delle istituzioni scolastiche,
la sindacalizzazione del mondo del lavoro,
sono questioni che non invogliano certo a
prendere in considerazione la possibilità di
un servizio volontario a lungo termine, mentre più accettabile è l’impegno saltuario o di
breve durata (un mese durante le vacanze
estive). Un fenomeno positivo è dato dal
crescente numero di obiettori di coscienza:
negli istituti della nostra chiesa lavorano
molti obiettori e spesso dei giovani stranieri, ma i volontari italiani sono rari.
È chiaro che la società nella quale viviamo offre molte possibilità di servizio e di
testimonianza. Nella vita quotidiana, tra i
bambini, tra gli handicappati fisici o mentali, tra gli anziani, tra i malati, tra i carcerati, è possibile sperimentare la ricerca di
un modo di vita che renda il nostro mondo
meno inumano. È questa la molla che spinge il giovane al servizio volontario: è un giovane in ricerca che vuole capire meglio se
stesso condividendo la sofferenza degli altri,
è un giovane che si sforza di mettere in luce
la propria responsabilità nei confronti degli
emarginati; spesso è un giovane credente
che mette alla prova la propria fede, la propria capacità di vivere comunitariamente, la
propria disponibilità verso il suo prossimo.
Motivazioni sociali
e motivazioni evangeliche
Le statistiche sul volontariato che le organizzazioni su citate forniscono, rilevano che
il fallimento di un Anno Diaconale è più
frequente nel caso di un volontario spinto
da motivazioni puramente sociali che nel caso di un volontario che abbia come punto
di riferimento TEvangelo. E questo è perlomeno ovvio, dal punto di vista del credente!
Se è vero che il volontario non può e non
deve diventare lo schiavo del XX secolo, è
però anche certo che il tipo di lavoro a cui
va incontro non ha un livello « professionale », per chiari motivi sindacali o di preparazione specifica. Chi, per esempio, decide di
lavorare in un istituto per anziani con l’ideale di contribuire alla causa dell’uguaglianza
sociale può sentirsi deluso nello scoprire che
il proprio contributo si riduce alla riparazione di impianti idraulici; ma la delusione non
ci sarà se comprenderà che il suo servizio
è comunque nella direzione della disponibilità di chi è bisognoso di aiuto.
« Più felice cosa è il dare che il ricevere »
(Atti 20: 35): la gioia del dare qualcosa
di se stesso è un elemento fondamentale che
il credente capisce nella pienezza del suo significato, perché sa che « in quanto l’avete
fatto a uno dei miei minimi fratelli, Tavete
fatto a me» (Matteo 25: 40). Con l’amore
per il prossimo si ama Dio. Ma non va di1 monticato che l’occuparsi dei « minimi » unicamente sul piano del sacrificio personale, in
modo paternalistico o nel senso della buona azione fine a se stessa, può perdere di
vista che il vero scopo del servizio è quello
del miglioramento, del cambiamento della
società. E cosi anche il credente è consapevole che comunque ciò che può trasformare il mondo è la Parola di Dio e che il servizio da solo non basta.
Franco Taglierò
6
20 febbraio 1981
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Ruolo
diaconale
La proposta della Tavola circa l’istituzione del « ruolo diaconale » è in piena discussione nelle chiese. I pareri sono in fase di
elaborazione ed è prematuro poter prevedere l'orientamento che
ne verrà fuori. Perché il problema, pur semplice nella sostanza
— tutti sanno di che si tratta e
in vista di quali compiti si intende istituire questo ruolo — diventa assai complicato nelle sue
implicazioni generali che vanno
considerate con attenzione.
L’esigenza di fare chiarezza è avvertita da tutti ed è a partire da
questa considerazione che la Tavola ha proposto una bozza per
la discussione nelle Chiese. Come ogni bozza può (e personalmente direi «deve») subire modificazioni. E’ in ogni modo importante ricordare che non ci troviamo di fronte ad una proposta
definitiva — prendere o lasciare
— e lo stesso si può dire per le
osservazioni presentate dalla
Commissione discipline che hanno un egual valore per la riflessione che stiamo conducendo.
Qualcuno potrà dire: sono cose
ovvie. Ho però l’impressione —
non so fino a che punto corrispondente alla realtà — che di
questa proposta di istituire un
« ruolo diaconale » nelle nostre
Chiese, si voglia farne un problema più grosso di quello che
realmente è nei limiti del progetto presentatoci all’interno di
una cornice che non è indefinita
e indefinibile ma che si situa nel
quadro del nostro ordinamento
generale.
In fondo — per quello che io
ne ho capito — si tratta di chiarire, sia da un punto di vista giuridico-amministrativo che da un
punto di vista teologico, la posizione tuttora indefinita e che dà
adito a confusioni, di quelle sorelle e fratelli che la Tavola ha
assunto a pieno tempo per ricoprire alcuni settori di lavoro che
non richiedono una preparazione di tipo pastorale. La questione dunque non è di dire si o no
a questa esigenza più che necessaria; si tratta invece di stabilire come la questione vada risolta concretamente. E qui allora i pareri possono essere molto diversi. I rilievi critici della
Commissione discipline e della
stessa Commissione d'esame dello scorso anno ce ne offrono un
primo saggio. Senza entrare nel
merito della questione (che non
è a mio avviso di ordine liturgico) mi limito qui a segnalare una
tendenza che ho raccolto da più
parti — ma che non voglio qui
presentare come maggioritaria
perché non ne ho gli elementi —
e che è abbastanza contraria all’idea di una "consacrazione" di
quanti potranno essere accettati
nel ruolo diaconale istituito. E le
motivazioni sono molto diverse.
Faccio alcuni esempi: il modello di riferimento è quello della
consacrazione pastorale che rappresenta nelle nostre Chiese il
vertice dei riconoscimenti ecclesiastici. Ma perché assumere
questo riferimento come centrale e non la comunità locale? Perché allora non procedere inversamente: restituire maggiore
semplicità evangelica al riconoscimento pastorale con una nuova formulazione liturgica (e con
una sempre più necessaria ridefinizione del “ruolo") che non
avalli lo stacco notevole tra questo ministero e gli altri ministeri esercitati nella Chiesa, riconosciuti e non riconosciuti? E ancora: perché riproporre una ulteriore separaz.ione, a livello di
riconoscimenti ufficiali, tra chi
.svolge un ministero di tipo ecclesiastico e chi invece svolge
altri ministeri di uguale dignità
e importanza all’esterno dell’ìsiituzione ecclesiastica?
E’ più che lecito chiedersi —
a partire da questi ed altri interrogativi — se il problema di fondo non sia ancora quello di ricomprendere il significato del
battesimo dei credenti che i Riformatori hanno considerato,
proprio nella polemica anticattolica all’ordinazione sacerdotale,
avvenimento sufficiente e completo ^er l’esercizio di ogni ministero nel mondo e nella Chiesa.
Ermanno Genre
COMUNITÀ’ MONTANA VAL CHISONE E GERMANASCA
U.S.L. 44
Approvato il bilancio '81 Mancano
Nonostante l’inflazione la comunità spenderà di meno ^ SGTVIZI
La presentazione di un bilancio di previsione all’inizio di un
mandato è sempre attesa con un
certo interesse poiché da esso si
dovrebbero poter individuare le
linee di tendenza di temi che per
la giunta sono prioritari. All’ultimo consiglio ben due bilanci
sono stati presentati, quello della
Comunità Montana e quello dell’Unità Sanitaria Locale N. 42 che
ora è una realtà. Poiché una parte delle competenze della C.M.
sono ora passate alla U.S.L. il bilancio ’81 si riduce a 972 milioni
nei confronti del miliardo e centottanta milioni del 1980 nonostante la lievitazione dei costi.
Di questi 120 milioni (avanzati
dalla precedente gestione) più
altri 80 vengono passati al capitolo della ristrutturazione della
Villa Gùtermann a Perosa che a
partire dal 1982 dovrebbe essere
la nuova sede per gli uffici della
Comunità e per quelli della USL.
Altri 126 milioni vengono bilanciati per un centro di ricovero e
manutenzione macchine sgombero neve, UNIMOG ecc. usate a richiesta dei Comuni della vallata.
Altri 115 andranno per stipendi
e contributi, 45 per Ìa spesa del
piano di sviluppo ed urbanìstico
e 55 per l’integrazione su installazioni ricezione televisiva, messa in opera di cabine telefoniche,
ecc. Fra le iniziative nuove, vengono stanziati 20 milioni a favore
dei comuni che aderendo al consorzio smaltimento rifiuti si sobbarcano la spesa del trasporto a
Pinerolo; 5 milioni quale contributo ai dipendenti per il servizio
mensa per equipararli ad altro
personale che entra nell’U.L.
avendo già acquisito questo diritto, ed infine, 10 milioni per attrezzare ed istruire le squadre antincendio che si stanno costituendo. Per il resto il bilancio ricalca
quello del 1980.
Nella discussione che ne è seguita alcuni hanno notato come
sia sempre più difficile fare dei
bilanci, stante la svalutazione galoppante, altri lo hanno trovato
articolato seppure nella ristrettezza della cifra globale, altri
hanno apprezzato la deci.s'one
circa lo smaltimento dei rifiuti,
altri ancora che si siano mantenuti i finanziamenti nel settore
agricolo (30 milioni) ed incrementati quelli nel settore turistico (20 milioni).
Contrari invece PCI-DP ed indipendenti di sinistra per i quali
al documento burocratico si
sarebbe dovuto aggiungere uno
di spiegazione, che indicasse degli obiettivi e delle prospettive
anche su tempi più lunghi, in più
queste forze lamentano che in
fase di elaborazione del piano
non vi siano state consultazioni
con le commissioni e non vi sia
stato spazio per un dibattito preventivo con i comuni e le forze
politiche.
Il bilancio veniva comunque
approvato con 30 voti favorevoli
e 5 contrari.
Si apriva quindi la prima seduta di consiglio come Unità Sanitaria Locale N. 42 per l’approvazione del bilancio di previsione
per il 1981. Si tratta di un bilancio tecnico in cui le entrate e le
uscite sono state indicate dalla
Regione, e corrispondono ai costi
sanitari di tutto il territorio delrU.L. compresi quindi il funzionamento degli ospedali, degli ambulatori, della medicina generica e specialistica per un totale di
7.865.000.000 (sette miliardi 865
milioni).
L’approvazione ha portato con
sé il recepimento dell’accordo regionale unico di lavoro e permette così ai servizi centralizzati di
contabilità di pagare gli stipendi al personale che ora è dell’U.L.
già a partire dal mese di febbraio.
Infine il Consiglio ha rinnovato
l’incarico per l’81 all’assistente
sociale sig.ra Anna Celli.
A. L.
Quale priorità per la montagna?
Nella relazione fatta all’ultimo
consiglio di Comunità rilevavo come vi fossero presenti due posizioni. Quella di chi ritiene si debbano anzitutto individuare degli
elementi prioritari nell’ azione
della Comunità Montana e di
conseguenza agire e quella di chi
ritiene che lo schema della passata amministrazione sia sufficiente date le limitate risorse
della Comunità.
Quali delle due posizioni è la
più corretta? Forse col tempo
sarà più chiaro o forse non lo
sarà, che cosa si doveva fare.
Rimane comunque l’amaro in
bocca nel vedere che un dibattito
su quali iniziative prendere per
difendere la possibilità di vita in
montagna e su quali obiettivi
puntare stenti a partire. (Così
era già stato la volta precedente sul problema delle residenze
sollevato da un consigliere di Pomaretto).
E’ ben vero che il bilancio totale della Comunità è ben poca
cosa e che buona parte delle entrate sono utilizzate per spese
non procastinabili ma tuttavia il
problema rimane.
Ma è solo mancanza di fantasia da parte degli amministratori? Forse nelle regioni a statuto
speciale si è fatto di più per la
montagna? Forse si è fatto in
modo diverso in Val d’Aosta o in
Alto Adige? Q all’estero, in Svizzera o in Austria? Q forse proprio gli interventi degli altri male si adatterebbero alle nostre situazioni e dovremmo individuarne degli altri?
Può sembrare azzardato guardare così lontano, ma ormai negli anni ’80 le cose che succedono
anche in zone che a noi paiono
distanti spostano degli equilibri
le cui ripercussioni giungono sino a noi. Ma ritorniamo alla nostra situazione. Se noi guardiamo solo ad alcuni anni addietro,
i consiglieri di Comunità spesso
si accapigliavano perché ciascuno vedeva i problemi solo nell’ottica del proprio carnpanile e
quindi stentava ad immedesimarsi nei problemi del comune
vicino che nella sostanza erano
analoghi ai propri.
Con l’avvento delle nuove leggi
che decentrano in zona il potere
prima detenuto dallo Stato, gli
amministratori sono stati costretti ad addivenire ad un dialogo fra di loro con l’intermediazione della Comunità Montana.
Si sono viste qtdndi le prime
programmazioni in cui sono state fatte delle graduatorie delle
priorità. Ma siamo ancora ad
uno stadio di coscienza comunitaria talmente basso che non può
non preoccuparci.
A me pare che alla base di questa situazione ci sia una grossa
carenza culturale che ha profonde radici almeno nel periodo del
dopoguerra; questa carenza non
ha permesso di mettere basi sufficienti tali da far sbocciare un
dibattito né all’interno dei partiti e nemmeno all’interno delle chiese. E’ mancata quindi
una identità della vallata, più
marcata nelle generazioni passate, è così passato acriticamente
un ruolo subalterno nei confronti della pianura e dell’economia
industriale in quel momento in
forte espansione. Qra è chiaro
che ci si trova impreparati a
cambiare rotta o a porsi come
obiettivo la necessità di invertire
la tendenza, ed è anche palese
che vi è una grossa responsabilità dei partiti presenti in zona e
degli amministratori anche attuali che perdono, e all’ultimo
consiglio ne hanno dato la prova,
l’occasione di approfondire un dibattito così importante, perché
troppo impegnati a difendere difficili equilibri politici.
Una responsabilità, però, l’abbiamo anche noi amministrati,
quando riteniamo che dibattere questi temi sia compito degli
altri, (dei tecnici?, dei politici?)
perché riteniamo che questi temi
siano troppo grandi per le nostre
capacità, perché pensiamo di non
essere preparati, perché accettiamo passivamente che le cose vadano avanti (o peggio indietro)^
per loro propria inerzia, perché
ci accodiamo al mugugno generale e non reagiamo.
Questa nostra responsabilità
l’hanno anche le nostre chiese
che spesso non hanno saputo
mettere sotto il giudizio e la grazia di Dio non solo gli atti di pietà religiosa, ma anche quelli della vita associata di tutti i giorni.
E’ quindi un’etica del vivere insieme i problemi della vallata
quella che dobbiamo riscoprire.
Su questo tema ritengo che
ciascuno di noi abbia qualcosa
da dire se lo vuole. Le nostre singole forze possono apparire deboli, ma il contributo di pensiero
e di azione di tanti, l'analisi attenta delle situazioni potrebbero
portarci più avanti verso una
maggior chiarezza su cosa fare e
sul come operare.
Adriano Longo
Su alcuni settimanali locali è
apparsa una informazione della
Giunta Comunale di Pinerolo in
merito ai vari servizi socio-sanitari divenuti ormai competenza
deirUnità Sanitaria Locale (USL
44 Pinerolo e pianura).
Tra questi c’è anche il servizio
della cosiddetta équipe psicomedica.
1) Bisogna tenere presente
che onesta équipe (formata da
neuropsichiatra, psicologo, fisioterapista, logopedista ed assistente sociale) era entrata in azione solo il 1° novembre 1980 per
opera dell’Amministrazione Comunale.
Il dott. Narcisi, in qualità di
assessore ai Servizi Sociali e alla Sanità, ne ha fatto un’ampia
presentazione nel documento
portato recentemente in Consiglio Comunale (l’handicappato, i
suoi bisogni, le prime risposte pagg. 10 e 11).
Però adesso c’è stato il passaggio di competenze all’USL, e
che cosa resta dell’équipe?
2ì Siamo di nuovo daccapo;
l’équipe non esiste più:
— il neuropsichiatra non c’è,
— la logopedista non c’è,
— vanno avanti a malapena e
tra incertezze la psicoioga, la
fisioterapista e l’assistente sociale.
Questa è l’équioe, che dovrebbe provvedere a tutte le scuole
deU’obbligo e a tutto il territorio
dell’USL 44.
3) Da tutto questo vengono
spontanee alcune considerazioni:
— le amministrazioni locali continuano a dire che ci sono tutti i servizi, ma di fatto esistono solo sulla carta;
— è proprio solo problema di
passaggio dalle competenze
del Comune alle competenze
dell’U.S.L.?
— almeno non riempiamoci la
bocca di parole. Se i servizi
non ci sono o se sono assolutamente carenti, ammettiamolo.
A onesto punto, invece, la base
ha pieno diritto di denunciare
le « omissioni di atti d’ufficio ».
Gruppo di base
handicappati ■ Pinerolo
COMPRENSORIO
Accordo tra DC e laici?
Sfumato raccorcio quadro coi socialisti
Contrariamente a quanto ipotizzato nell’ultimo numero del
nostro giornale, non si farà raccordo quadro tra DC e PSI per
la gestione del comitato comprensoriale, l’unità sanitaria lo
COMUNITA’ MONTANA VAL PELLICE
Mappa di rischio
La sera del 12 febbraio, in seduta straordinaria, si è riunito
il Consiglio della Comunità Montana. La riunione ha avuto due
momenti. Il primo aperto per
essere informati da alcuni operatori dei Comuni sulla costruzione di una « Mappa di rischio
del territorio » elaborata da
quattro esperti. Il gruppo di lavoro espone la logica con cui si
è mosso e sottolinea l’importanza del lavoro decentrato, non
consueto in Italia, senza il quale
non si avvia la Riforma sanitaria. E’ fondamentale la partecipazione della gente senza il cui
convincimento non si può fare
alcuna prevenzione, anche se si
facessero tutte le mappe possibili.
La mappazkme di rischio è
uno strumento dinamico basato
sulla ricerca e sulla partecipazione, continuamente variabile in
funzione dei cambiamenti del
territorio e dell’efficacia dei servizi, la si ridiscute sempre e la
si confronta con la realtà per
programmare gli interventi nel
territorio.
Il secondo momento viene dedicato ad alcuni adempimenti
amministrativi, cioè l’approvazione del programma relativo al
progetto di « Tutela della salute
per l’età evolutiva» (dagli anni
0 a 18) il cui obiettivo è l’individuazione delle cause che non ci
« fanno star bene » e la rimozione delle cause stesse, per poter
« stare meglio ».
Antonio Kovacs
cale del pinerolese, e il comune
di Pinerolo, e le due comunità
montane.
A dire un secco no è stato il
PSI, insoddisfatto delle proposte
democristiane che tendevano a
procurare alla DC molti vantaggi
(nelle due comunità montane in
cui è in minoranza) e non concedevano nulla al PSI che era costretto a disputarsi assessorati
con gli altri partiti laici (PSDI
e PRI).
Sfumato quest’accordo alla DC
non resta altro che l’accordo coi
partiti laici per la gestione del
comprensorio, necessario per avere la maggioranza.
Ma anche qui vi sono dei problemi. Sergio Gay, l’unico consigliere repubblicano nel comprensorio, è all’opposizione nel comune di Luserna San Giovanni
retto dalla DC; Giandomenico
Gamba, consigliere comprensoriale del partito liberale, è nella
m.pffqioranza nella Com. montana Val Penice retta da una
coalizione di sinistra (PCI, PSI,
Indipendenti di sinistra). La DC
fa chiaramente intendere che un
accordo per il comprensorio significa anche un cambiamento di
atteggiamento in questi due enti.
La riunione definitiva è prevista per questa setimana.
SS-
7
20 febbraio 1981
CRONACA DELLE VALLI
SPIGOLATURE DI STORIA VALDESE
Valdesi di Calabria
LETTERE ALL’ECO DELLE VALLI
Il Consiglio Comunale di
Torre Pellice ha recentemente deliberato il gemellaggio con Guardia Piemontese. La proposta di questo
gemellaggio è un’iniziativa
del Comune di Guardia ed
è significativa la volontà
di questa cittadina della
lontana Calabria di voler
riallacciare più solidamente i suoi legami con la sua
valle di origine superando
un interdetto durato parecchi secoli.
Guardia
Piemontese
La storia di Guardia Piemontese (anticamente La
Guardia; l’aggiunta di Piemontese è del XIX secolo)
è nota e fa parte del martirologio e della storiografia valdesi. L’emigrazione
dalla Val Pellice sembra
aver avuto inizio alla fine
del XIII o nei primi decenni del XIV secolo, su invilo del feudatario locale che
aveva bisogno di mano d’opera per coltivare le sue
terre. L’emigrazione deve
esser stata graduale (come
nel XIX secolo quella verso il Sud America). I villaggi occupati o fondati da
questi coloni sono: prima
presso Montalto un borgo
detto degli Oltramontani,
poi S. Sisto, che diventa il
loro centro principale (e
ora conserva il nome di
S. Sisto dei Valdesi), poi
Vaccarizzo, S. Vincenzo,
Argentina e specialmente
La Guardia, nella terra dei
signori di Fuscaldo.
Per due secoli i coloni
valdesi vivono tranquillamente, mantenendo le loro tradizioni religiose, praticandole in sordina, senza ostentazione, visitati regolarmente dai « barba »
che ogni due anni scendono dalle Alpi. Crescono e
si moltiplicano fino a superare, verso la metà del
XVI secolo, il numero di
diecimila.
Sinodo del Laux
Dalle colonie Calabre intervengono al Sinodo del
Laux del 1526 dei loro delegati. Uno di questi. Barba Guido di Calabria, fa
parte della delegazione inviata in Germania e Svizzera, per discutere con i
Riformatori alcuni punti
della dottrina che parevano oscuri ai Valdesi. Anche al Sinodo di Chanforan
(1532) intervengono numerosi autorevoli barba dalla
Calabria e dalla Puglia.
Gli avvenimenti storici
sono noti: i contatti con
la Riforma, la predicazione di Uscegli, di Giacomo
Bonelli e in particolare di
Gian Luigi Pascale, che attira le ire dell’Inquisizione
e provoca le famose stragi
del 1561, il «Sacro Macello » di Montalto. Pochi riescono a fuggire e riparare
nelle valli natie o raggiungere il « rifugio italiano »
di Ginevra.
I superstiti della tremenda carneficina, che hanno
fatto atto di sottomissione alla Chiesa Romana, sono confinati in La Guardia,
obbligati a portare T« abitello », a non sposarsi fra
di loro, ad avere gli usci
delle case a due battenti
sovrapposti di eui quello
superiore doveva restare
aperto per il controllo onde assicurare che in casa
non si compissero pratiche
contrarie alla religione cattolica.
A questa data la storiografia valdese si ferma; il
Valdismo in Calabria è
scomparso, non è più che
un tragico ricordo.
Però, malgrado il severo
confino nel ghetto di La
Guardia, qualche contatto
segreto .sembrerebbe che i
Guardioli siano riusciti a
mantenere con i loro cor
religionari e consanguinei
alle Valli. Si può solo dedurlo da qualche indizio.
I Guardioli mantengono fra
di loro il dialetto occitano
originario (che parrebbe
vicino a quello di Angrogna), questo anche come
autodifesa e linguaggio segreto per non farsi capire
dai loro vicini calabresi,
(tanto che, dato l’obbligo
di non sposarsi fra di loro, è il, o la, coniuge calabrese che deve imparare il
guardiole), ma forse anche
come segno immediato di
riconoscimento verso eventuali visitatori valdesi; « la
nostra gent », frase che
viene ancora ripetuta a
Jean Pons che li visita nel
1883 e a Jean Jallà nel 1932.
Che certi contatti abbiano continuato ne è indice
anche una parola che certamente non poteva essere
presente nella loro parlata
nel 1561; il granoturco
(mais). Questo cereale di
origine americana fu importato la prima volta verso il 1500 da Colombo in
Spagna. Sembra sia già
stato coltivato nel Polesine verso la metà del ’500,
ma non compare in Lombardia e in Piemonte che
verso la metà del 17° secolo e nell’Italia Centrale
verso il 18“. Il suo nome
in guardi'olo è « mélia » come nelle nostre valli, ed è
perciò un termine appreso
per contatti avuti con vaidesi certamente dopo il 16°
secolo.
In questi ultimi anni la
loro « coscienza etnica » si
è notevolmente sviluppata,
anche per più frequenti
contatti con le Valli e con
la diaspora evangelica calabra, in particolare fra i
giovani che si dicono fieri
delle caratteristiche (linguistiche, culturali e storiche) che li distinguono dai
loro vicini.
Osvaldo Co’isson
PICCOLI
COMUNI
PINEROLO
Solidarietà
con El Salvador
Nella sala del quartiere
San Lazzaro a Pinerolo,
giovedì scorso, si è tenuta
una assemblea pubblica
sulla situazione sociale e
politica di El Salvador.
L’assemblea promossa
dalla Comunità di base, in
collaborazione col Centro
sociale protestante e il settimanale Cronache del Pinerolese, aveva lo scopo di
informare direttamente i
presenti sulla situazione
del popolo salvadoregno e
costituire anche a Pinerolo
un Comitato di solidarietà
con il popolo di El Salvador.
La repubblica di « El Salvador », il oiù piccolo paese delTAmerica latina (21
mila kmq, 4.500.000 abitanti). ha una economia prevalentemente agricola (produce mais, riso, fagioli, caffè, cotone, canna da zucchero, sesamo, tabacco, ananas e banane) mentre
l’industria è poco sviluppata (zuccherifìci, tabacchi, cotonifìci, calzaturifìci).
Venti famiglie hanno il
potere economico e il 2%
della popolazione controlla il 60% delle terre migliori.
La maggior parte della
popolazione svolge un lavoro stagionale nell’agricoltura: il periodo medio della
stagione di lavoro va da
quattro a sei mesi! Il salario è di circa 5 dollari USA
al giorno.
Per questo il paese soffre
la fame e la malattia: l’indice di mortalità infantile
è del 59,5 per mille. L’assistenza medica è praticamente inesistente in molte
parti del paese: vi sono 3
medici e 17 posti letto in
ospedale ogni 10.000 persone. Le malattie sono quelle
caratteristiche del sottosviluppo: amebiasi, malaria,
paludismo.
In campagna le abitazioni sono di una sola stanza
coi muri fatti di terra, col
tetto di paglia, senza finestre, senza gabinetti, ed in
esse può vivere una famiglia di otto persone! In
campagna non esistono né
acqua potabile, né luce elettrica, né televisione, né
giornali.
Nelle città vi sono rnoltissime persone che vivono nei tugurios (baracche
costruite con cartone, latte) o nei mesones (piccole abitazioni che hanno in
comune cortile, latrina, e
vasca per lavare), e non è
raro incontrare interi
gruppi familiari che cercano da mangiare nei contenitori di immondizie, bambini che trasportano enormi fardelli, ragazze giovanissime che si prostituiscono per la somma di 2 colon (700 lire circa).
In contrasto con tutto
questo vi sono i palazzi della ricca borghesia latifondista con un gran numero
di servitori e domestici.
Ma oltre a una così
drammatica situazione sociale, El Salvador è un
paese che vive in un clima
di terrore generalizzato; il
regime militare che regge
il paese ha, direttamente
o indirettamente, assassinato in questi ultimi mesi
almeno cinquemila oppositori politici tra cui il vescovo Mons. Romero. Il
numero degli assassinati è
superiore anche a quello
degli arrestati. Un vero genocidio.
L’opposizione politica è
raggruppata nel Fronte
Democratico Rivoluzionario che conta tra le sue fila sindacalisti, intellettuali,
cristiani (sia cattolici che
protestanti), militanti di
partiti di ispirazione laica
0 marxista, che ha un programma di emancipazione
nazionale e di giustizia sociale.
Il rappresentante FDR
ha denunciato con forza gli
appoggi internazionali che
il governo ha dagli USA e
dalla DC internazionale, diretta dall’italiano Mariano
Rumor ed ha chiesto ai
presenti di mobilitarsi per
chiedere al governo italiano:
— il ritiro del proprio
ambasciatore a San Salvador (l’Italia è l’unico paese
della CEE che ha ancora
il proprio ambasciatore
presso la Repubblica di El
Salvador);
— il riconoscimento del
FDR come unico rappresentante del popolo del Salvador.
Nel dibattito che ne è seguito si è presa la decisione di costituire anche a
Pinerolo un Comitato di sostegno alla lotta del popolo del Salvador. La sede
provvisoria di questo comitato è presso la Comunità di Base, corso Torino
288, 10064 Pinerolo - telef.
0121/22339.
La prima riunione del comitato è fissata per mercoledì 25 febbraio, ore 21,
ed è aperta a quanti vogliono collaborare.
SS
Desideriamo rispondere con
questa lettera ai numerosi interventi che sono seguiti alle nostre prese di posizione sul problema della residenza a Pomaretto.
Ci pare che siano emerse due
posizioni: da una parte, come
fa notare G. Tron quella istituzionale, che si preoccupa di risolvere i problemi nel quadro
dei « poteri costituiti », dall'altra
quella di chi vede la situazione
dal punto di vista della gente
che resiste in montagna. Da
una parte Salma e Bonis, consiglieri di Pomaretto, e dall'altra
E. Genre e G. Tron, oltre ai nostri precedenti articoli.
Bonis parla della « polemica »
che si è aperta sulla scelta del
suo comune; desideriamo rispondere che, di polemica o dibattito si tratti, ha avuto il merito di aprire un dialogo in cui
si sono chiarite le rispettive posizioni.
È perlomeno strano definire
'■ polemica » una richiesta di
confronto pubblico su un problema del genere: non se ne sarebbe parlato se non fossero
usciti questi articoli? Inoltre,
è proprio vero che gli articoli
firmati a nome della maggioranza e le prese di posizione del
sindaco rispecchiano il parere
della maggioranza?
Balma afferma che il cambio
di residenza « verrebbe imposto »: in realtà è stato imposto,
e senza prima consultare i diretti interessati; pare addirittutura che alcuni membri della
maggioranza siano stati informati a fatti compiuti.
Balma accenna inoltre a un parallelo tra Massello, Saiza e Pra
Catinat. Vorremmo far notare che
esiste una certa differenza tra
un comune di montagna, per
piccolo che sia, e un ospedale
vuoto e occupato solamente dal
personale. A parte le enormi
differenze di cesto dei due enti (basta immaginare l’entità del
bilancio di Massello 7.000.000
che arriva a 20.000.000 con le
partite di giro a confronto dei
2 miliardi e 300.000.000 di Pra
Catinat) è abbastanza evidente
la loro diversa funzione al servizio della popolazione.
Forse Balma ignora che essere
consigliere a Salza e Massello
significa impegnarsi in un lavoro anche manuale che non tutti
sono disposti ad accettare e
non paga in aspirazione di gloria.
Balma afferma poi la necessità di ricercare nuove forme di
intervento sul territorio; siamo
d’accordo con lui, però vogliamo che queste nuove forme siano ricercate nel dibattito con la
gente e non calate dall’alto.
Attendiamo quindi che venga
organizzato un pubblico dibattito su questi argomenti. Non ci
illudiamo di possedere facili soluzioni, desideriamo proporre alcuni spunti per questo dibattito:
— Si fa un gran parlare di decentramento amministrativo:
perché si sceglie poi la logica dell'accentramento?
— Occorre tutelare e valorizzare la funzione degli ultimi
rimasti a salvaguardia del territorio: occorre rendersi conto che il loro lavoro è l'ultimo argine contro i disastri
naturali: si pensi al fuoco di
questi giorni. Le possibilità
offerte dalla cooperazione,
dalle coltivazioni sperimentali, dalla forestazione, dallo
sfruttamento razionale dei
pascoli e degli alpeggi vanno colte adesso, prima che
non ci sia più nessuno.
E non ci sarà più nessuno
se non si permetterà a questi cittadini di autoamministrarsi.
— Sradicare questa gente dal
suo territorio significa alienare la sua identità etnica,
censurare la loro lingua e la
loro cultura.
Tron Enrico
M.A.O. vai Chisone
ATTUALITÀ'
DELLA BIBBIA
La lettura della Bibbia è, come giustamente deplora l'autore
di «Popolo della Bibbia», articolo
pubblicato recentemente su
«Eco-Luce», una occupazione che
sta diventando sempre più rara
presso i Valdesi. Questo calo
viene notato a livello domestico. Fuori casa infatti la lettura
della Bibbia viene fatta con notevole frequenza in riunioni di
membri di Chiesa ed anche ecumeniche.
Perché in casa non si legge
più la Bibbia o si legge meno
di prima? Le cause sono, a parer mio, da attribuirsi alle difficoltà Interpretative del Sacro
testo, specialmente del Vecchio
Testamento, ed alla pigrizia men
tale che ci impedisce di sormontarle con uno studio assiduo e
profondo.
La Bibbia, lo sappiamo bene,
è uno scrigno pieno di perle,
ma che rimane chiuso se non
ne conosciamo la combinazione.
Fuori metafora, le perle, o meglio la perla di gran prezzo è
il messaggio divino, la Parola;
lo scrigno è l’ambiente storico,
sociale e religioso, molto diverso dal nostro, in cui è stato
portato il messaggio divino.
I secoli sono passati, lo scrigno si è arrugginito, ma, se riusciamo ad aprirlo, troviamo la
perla, lucente come sempre. Tocca a noi coglierla e portarla nel
nostro scrigno, cioè nel nostro
tempo, perché illumini la nostra
vita.
Si parla e si scrive molto di
attualità della Bibbia. Ebbene
« attualizzare » la Bibbia significa attualizzare la parte più « attualizzabile », la parte eterna,
cioè il messaggio e lasciare nella sua cornice storica, nel suo
scrigno, quello che appartiene
al passato.
Ricordo i tempi in cui le donne non osavano recarsi al culto
a capo scoperto e non potevano
dedicarsi, la domenica, ad un
hobby rilassante ed innocuo come il ricamo o il lavoro a maglia, perché in questo modo temevano di non santificare il
giorno del Signore.
Leggiamo la Bibbia obiettivamente, senza forzarne il significato, senza cioè voler per forza trovare ciò che nella Bibbia
non c'è. Non arrovelliamoci, ad
esempio, per trovare in una società maschilista i primi fermenti del femminismo moderno.
Cogliamo, ripeto, lo Spirito
che anima la Bibbia, la parte
eterna che si rivolge all’uomo
di tutti i tempi, del passato, del
presente, del futuro. La lettura
della Bibbia non dovrebbe essere considerata come un obbligo morale, ma come un valido aiuto per vivere una vita più
spirituale.
A proposito di vita, penso che
l'espressione: « popolo della
Bibbia » vada intesa non solo
come « popolo che legge la Bibbia », ma come « popolo che
vive la Bibbia ». Il popolo Valdese è stato anche denominato;
« Israele delle Alpi », denominazione molto impegnativa, certo,
ma ben meritata nel passato, un
po' meno oggi.
Silvana Tron
Torre Pellice
_______A PROPOSITO DELLO SCIOPERO DEI MEDICI
“Ribellarsi è giusto”?
« Ribellarsi è giusto »;
l’antico slogan maoista oggi guardato con sospetto
perfino nella Patria del
Grande Timoniere, sembra essere diventato la parola d’ordine di una categoria che prepotentemente e per la prima volta si
affaccia sulla scena dei
« conflitti di classe » nel
nostro paese: la « classe
medica ».
Hanno iniziato le ostilità
i medici mutualisti, pardon, i medici di base, da
sempre teorici dell’altro famoso slogan « massimo
profitto col minimo sforzo ». Bene, questo monumento nazionale all’arroganza e alla incompetenza
(fatte salve le giuste e doverose eccezioni, ma si sa,
le eccezioni confermano...
ecc.) a fine anno cominciano a tumultuare. « Ma come, la convenzione sta per
scadere e loro, elemento
indispensabile per l’applicazione della Riforma Sanitaria nel nostro paese,
guadagnano solo un milione e mezzo al mese, in media! ».
La dignità della categoria è scossa fin dalle fondamenta. Perbacco!! due
ore di ambulatorio al giorno per 5 giorni la settimana (sabato e domenica in
montagna; la notte si dorme tranquilli, tanto c’è il
giovane laureato che fa la
guardia medica!!), qualche
visita domiciliare (poche!
i casi appena più. impegnativi, subito in ospedale),
solo un milione e mezzo al
mese (sempre in media!).
RIBELLARSI E’ GIUSTO! SCIOPERO!
(Perbacco! anche i medici incrociano le braccia,
pensa l’ingenuo metallurgico! INCROCIATORI DI
TUTTO IL MONDO UNITEVI!).
Macché, è il solito trucco! Fedeli allo slogan (questo di incerta origine maoista ) « Caveremo sangue am
che dalle rape », i medici
mutualisti, pardon, di base, scioperanti, riescono a
farsi pagare L. 10.000 (a domicilio 20.000) quell’atto
medico (cioè la visita) che
prima erano costretti a dare gratis (si fa per dire).
Per fortuna c'è sempre
un ministro socialista comprensivo verso le esigenze
dei lavoratori. Mosso a pietà dalle « condizioni in cui
versa la categoria» (cito
letterale da uno dei proclami dell'ordine dei Medici)
raddoppia la rendita di
questi signori e li manda
a casa felici e contenti.
Ma sarà almeno riuscito
a stabilire orari di lavoro
fissi, impegni chiari per la
frequenza di corsi di aggiornamento seri e programmati? penserà il solito metallurgico; macché!
Il ministro si è affidato al
loro senso di responsabilità. In fondo sono « loro
l’asse portante della Riforma Sanitaria » (declino
ogni responsabilità per le
parole tra virgolette, sono
citate dal Bollettino dell’Ordine dei Medici).
Bene! fin qui abbiamo
scherzato ( ma veramente?). Il contraccolpo di questo accordo era ampiamente prevedibile.
Se la parte più squalificata della assistenza sanitaria ottiene aumenti così
incredibili — dicono i medici ospedalieri — perché
noi, che guadagniamo un
terzo e lavoriamo il triplo
dovremmo starcene tranquilli?
«RIBELLARSI E' GIUSTO » e partono con le loro comprensibili rivendicazioni salariali. Sciopero!!
(questo però è vero, non
truccato, ci sono le trattenute, posso testimoniare!).
E la Riforma Sanitaria?
e la qualità del servizio? e
le esigenze degli utenti? e
la prevenzione? e la medicina sul territorio? e i consultori? (quello di Pinerolo chiuderà?) e la 194?
« I nostri stipendi devono essere adeguati a quelli
dei mutualisti » dicono gli
Ospedalieri! « Ribellarsi è
giusto!! ».
Ed io non sciopero!
Luciano Griso
8
8
CRONACA DELLE VALLI
20 febbraio 1981
______LA FFEVM E LA FGEI-DONNE A PINEROLO
Le donne discutono
deH’aborto
L’angolo di Magna Linota
Dopo circa 3 anni dalla
approvazione della legge
194 che regolamenta l’aborto saremo di nuovo chiamati alle urne per decidere se mantenere questa
legge o no.
Dunque il discorso è ancora aperto e i pareri sono
sempre più discordi.
La FFEVM insieme alla
FGEI-donne ha organizzato un incontro a Pinerolo il 5 febbraio nella
sala del tempio per esaminare e discutere questo
argomento, per vedere insieme quale è la posizione
del cristiano. Erano pre
senti una trentina di donne
provenienti dalle varie
chiese delle Valli.
Dopo una presentazione
del pensiero protestante in
merito, Graziella Tron Lami ci ha parlato del lavoro
che la FGEI-donne svolge
per dare una giusta informazione riguardo la legge.
La discussione ha trovato
la maggioranza concorde
nel considerare l’aborto
conseguenza del peccato,
quindi è impossibile "scrollarlo" dalle spalle come un
problema che non ci tocchi direttamente. E’ una
realtà sociale che va com
PRIMO DISTRETTO
Giornata mondiale
di preghiera
DOMENICA 8 MARZO
La liturgia di quest’anno è stata preparata dalle donne indiane del Nord America sul tema da
loro stesse scelto
ALL’ETERNO APPARTIENE LA TERRA...
(Salmo 24).
Celebrare questa giornata significa ascoltare
quello che donne cristiane di altri continenti hanno meditato e cercare di capire il loro modo di
vivere e di esprimere la loro fede in Cristo Gesù.
Significa portare nella preghiera le loro gioie e le
loro preoccupazioni.
La liturgia di quest’anno ha un linguaggio molto fiorito e diverso dal nostro ed è un materiale
di studio che potrebbe essere sviluppato nelle
Unioni femminili anche dopo rincontro che avremo per questo appuntamento annuale.
La Federazione evangelica femminile valdese
metodista comunica a tutti i Gruppi di attività femminile del Primo Distretto che la Giornata mondiale di preghiera 1981 sarà celebrata
DOMENICA 8 MARZO A PINEROLO
NEI LOCALI DEL TEMPIO VALDESE
con la liturgia che si svolgerà durante tutta la giornata. Chi non può partecipare fin dal mattino è
atteso al pomeriggio per le ore 14. Sarà con- noi la
signora Toti Bouchard e nel pomeriggio avremo
un suo intervento; contiamo d’avere anche una
rappresentanza dell’Esercito della Salvezza.
Questa giornata promossa e organizzata dalle
donne è aperta alla partecipazione di tutti.
Partecipate con gioia a questa giornata
di solidarietà nella preghiera
Il programma prevede:
ore 10.15: appuntamento al tempio valdese di Pinerolo;
ore 10.30: cuito con ia Comunità locaie. li culto sarà condotto dalle sorelle di Bobbio Pellice, Pinerolo e
Villasecca;
ore 12.15: pranzo, l’Unione femminile di Pinerolo offre il minestrone caldo e prega di portare una tazza e
un cucchiaio oltre il pranzo al sacco.
È opportuno che la Responsabile di ogni Unione
telefoni a Marisa Ayassot (22009) oppure a Vera
Long (71597) entro il 4 marzo il numero delle sorelle che consumeranno la minestra,
ore 14 : Liturgia (secondo la proposta della Giornata di
Preghiera).
ore14.30: Intervento di Toti Bouchard sul tema ■ Famiglia in
crisi e famiglia in un contesto comunitario • seguito da discussione;
ore 15.45: Liturgia;
ore 16.30: Santa Cena;
ore 17.15: Chiusura.
Per il trasporto:
— la partecipazione dal mattino può avvalersi dei servizi
pubblici e mezzi propri,
•— mentre per la partecipazione pomeridiana invitiamo tutte
le persone interessate a mettersi in contatto entro il 4
marzo con
Niny Boèr, tei. 90367 ore pasti, per il I Circuito;
Ada Kitchen, tei. 74406 per il II Circuito;
Viola Roslan, tei. 81610 per il III Circuito
per l’eventuale organizzazione di un servizio pullman privato.
Studio "il fotografo"
di Renato RIBET
FOTOGRAFIA PROFESSIONALE — TELEFONARE PER PREVENTIVI AL NUMERO
0121 /514460 — ASSORTIMENTO DI ARTICOLI PER OGNI TIPO DI FOTOGRAFIA
Studio e negozio in
Via Nazionale, 55A - VILLAR PEROSA
battuta, non attraverso la
penalizzazione, ma attraverso leggi sempre migliori, che tutelino da una parte la donna spesso costretta ad attraversare questo
momento così difficile, dall’altra parte salvaguardando la vita del futuro bimbo.
Una società, una famiglia non responsabili spesso possono distruggere la
vita di un bimbo in egual
misura dell’aborto. Il movimento della vita cercando di far abrogare la legge
non condanna l’aborto, ma
ne incrementa la clandestinità.
Il nostro compito non è
quindi condannare la legge, ma far sì che attraverso la sua completa attuazione, ed una più cosciente responsabilizzazione dei
giovani questa legge diventi una legge in più, però
sempre necessaria.
La vita è un dono di Dio
e va rispettata anche attraverso un controllo responsabile delle nascite. Questo
è l’insegnamento che noi
dobbiamo portare a tutti,
con ogni mezzo che ci è
messo a disposizione. Il pomeriggio è continuato con
il secondo argomento dell’ordine del giorno: « La
Giornata mondiale di Preghiera ». Questo argomento potrebbe sembrare troppo lontano dal primo, ma
è proprio attraverso la
preghiera comunitaria che
possiamo chiedere a Dio
di guidarci nella scelta migliore.
La liturgia quest’anno è
stata preparata dalle donne indiane degli Stati Uniti. E’ una liturgia ricca di
un amore per la natura e
per il prossimo.
E’ molto importante pregare insieme e riuscire nello stesso tempo a capire un
modo di vivere la fede diverso dal nostro, ma che ci
lega sempre di più come
credenti e figli di un unico
Dio.
Lidia Ribet Noffke
Cara magna Linota, ho
letto sul giornale che, non
ricordo più dove, è stato
risolto il « giallo » dei ragazzini che erano entrati
di notte in varie scuole demolendo tutto quel che
trovavano. Ma, conclude
l’articolo, siccome si tratta di « minori di anni 13 »,
non perseguibili penalmente, tutto è finito lì.
Questo fatto me ne ricorda altri capitati a me
in questi ultimi tempi. Vivo in una casetta isolata e,
da quando il vicino comune di Pinerolo ha installato un campo zingaro nelle
vicinanze, ricevo regolarmente, due o tre volte all’anno, visite indesiderate
con relativa rottura di vetri, serrature e lucchetti, e
cassetti rovesciati sul pavimento. Non mi dispiace
tanto il danno (del resto
non c’è mai molto da prendere), quanto l’impressione antipatica di non essere
più in casa mia, di estranei che hanno frugato tra
cose senza valore, ma che
mi sono care per i ricordi
legati ad esse. Non credo
di essere particolarmente
attaccato ai tesori « che i
ladri sconficcano e rubano »; ma ogni animale è
affezionato alla sua tana e
ne è geloso, e la mia fede
debole ed incerta non è
sufficiente per farmi seguire fino in fondo Gesù che
non aveva dove posare il
capo. Però, a prescindere
dal mio egoismo, a livello
puramente umano credo
che ci siano dtte considerazioni da fare;
a) non si ha il diritto
di risolvere i problemi degli emarginati (in questo
caso gli zingari, ma potrebbe trattarsi dei matti, degli handicappati, dei drogati) semplicemente costringendo tutti gli altri ad
accoglierli così come sono.
Il rispetto delle minoranze mi sta bene; in questo
caso vuol dire, credo, non
costringerli a rinunziare al
nomadismo, alla lingua e
alle tradizioni della loro
gente; vuol dire anche preparare per loro dei luoghi,
possibilmente forniti dei
servizi essenziali, in cui sostare, invece di cacciarli a
sassate, come facevamo
quando ero bambino. Ma
almeno allora, oltre a rubare polli, si guadagnavano da vivere facendo gli
stagnini. Adesso invece
sembra che siano autorizzati a vivere senza far nulla, derubando di solito i
più poveri, che non hanno
porte blindate e guardiani
armati di pistola. Ti pare
giusto?
b) E’ vero che, quando
a combinare un malanno
è un minore di 13 anni, tutto finisce lì? Questi minori
non ancora responsabili
non hanno tutti per legge
qualcuno che esercita la
patria potestà e che deve
rispondere, civilmente e penalmente, per loro, sia pure con tutte le attenuanti
del caso, perché diversa è
la responsabilità di chi
commette direttamente un
crimine e quella di chi non
ha saputo evitare che fosse commesso da un minore affidato alla sua tutela?
Scusa se ti chiedo di non
pubblicare la mia firma.
Siamo continuamente esposti alle rappresaglie dei
cattivi e preferisco non dare loro le mie generalità
(fra parentesi, non credi
che anche i magistrati farebbero bene a garantire
l’anoiiimato ai testimoni
contro assassini e terroristi, in modo da salvare loro la vita?)
(lettera firmata)
Non mi rimane molto da
dire. Il signore arrabbiato,
ma prudente, e soprattutto impaurito, che ha scritto questa lettera, è stato
molto chiaro e attira la nostra attenzione su due problemi che ci riguardano
tutti. Oggi ci siamo finalmente accorti di una serie
di ingiustizie, che fanno
soffrire i più deboli; averle
viste e denunziale è un bene: non possiamo lasciare,
per la nostra tranquillità,
che le cose continuino ad
andare come prima. Ma,
d'altra parte, siamo in rriolti a non essere convinti
della bontà dei rimedi adottati finora. Non si Ubera un matto dalla camicia
di forza e dai maltratlamenti, accontentandosi poi
di rimandarlo a casa in
condizioni tali da far venire l’esaurimento nervoso
ai .suoi familiari, fino al
giorno in cui si legge sul
giornale che la madre disperata l’ha ucciso o che
lui ha finito tutta la famiglia a colpi d’accetta. In
queste cose non ci si può
fermare a metà strada, se
no è come se avessimo
chiuso i sanatori prima di
curare la tubercolosi. Bisogna sempre preparare le
soluzioni definitive, che di
solito richiedono molto
tempo e molto denaro, ma
insieme far vivere la gente in condiz.ioni possibili
nell’intervallo. E’ difficile
nia necessario.
b) Passo la sua domanda alla rubrica « Chiedete
e vi risponderemo » nella
speranza che qualche giudice o avvocato competente ci spieghi come stanno
le cose!
Credo anch’io che, se le
cose stanno davvero come
dice, la legge sia sbagliatq
e occorra cambiarla. Non
solo non è giusto che nessuno risponda del male
che è stato fatto, ma con
disposizioni di questo genere si spingono genitori
senza scrupoli a tirar su figli delinquenti, sfruttando
la loro età per mandarli a
rubare senza rischi.
Una volta sorpresi in casa mia tre ragazzi che scapparono con le mie scarpe
nuove, la sveglia e la croce
ugonotta della mia confermazione; andai dai carabinieri a denunziare il furto
e a descriverli. Mi dissero
anche loro che credevano
di sapere di chi si trattava, ma che non si poteva
far nulla perché la mamma furba li mandava così
in giro finché avevano tredici anni; poi quelli sparivano e andavano a finire
chissà dove e lei cominciava a far lavorare i fratellini minori. Ogni tanto mi
domando dove saranno oggi quei tre ragazzini che
nonostante tutto mi erano
simpatici e avevano l’aria
così allegra!
Magna Linota
Doni Asilo Valdese
MASSELLO di Luserna S. Giovanni
Piano
regolatore
Domenica 22 febbraio, alle ore 10.30, presso il Municipio di Massello, è indetta una riunione pubblica per l’esame del Piano regolatore generale intercomunale di prossima adozione.
Tutta la popolazione è invitata a partecipare.
SAN GERMANO
sabato 21 febbraio
ore 20.30
nella sala valdese
San Germano
attraverso i secoli
Vicende e personaggi nella
storia dei valdesi.
Rappresentazione in 6 quadri per recitazione e canto
a cura della comunità valdese.
Hanno collahorato a
questo numero: Giovanni Anziani, Ruben Artus,
Thierry Benotmane, Gino Conte, Ivana Costabel, Franco Davite, Dino
Gardiol, Vera Long, Rosetta Mannelli, Luigi Marchetti, Giuseppe
Paolucci, Aldo Rutigliano. Franco Taglierò.
Pervenuti nel mese di gennaio.
L. 1.500: Elvezia Pretto, in
memoria di Giulia Bastia.
L. 5.000: In memoria di Ida
Roman, il fratello Piero e la
cognata Erica; Visentin Maria
(Osp. Asilo); Canale Aldo (Ivrea).
L. 10.000: Roncaglione Bruno
(Pont Canavese); Cristofaro Emilio; Bertarione Bice (Pavone);
Laura Lodi Long, in mem. di
Louisette Girardon; Mirella e
Ernesto Bein (lorre Pellice).
L. 20.000: Cugine Comba, in
memoria di Alberto Malan; Chiesa Valdese di Como; Planchon
Costanza, in memoria di mio
marito Charbonnier Paolo; Odette Sartirana Erache, in mem.
del marito (Torre Pellice); In
memoria di nonno Jean: Paola,
Letizia, Tiziana.
L. 25.000: G.F.E.L.E. (F. San
Giovanni).
L. 50.000: Malanot Guglielmina, in memoria della mia cara
Mamma; Coniugi Avondet Mario e Alma (Prarostino) ; Chiesa
Valdese di Angrogna; Armand
Bosc Emma ved. Bertalot; Prof.
Peyronel Giorgio (Milano); N.N.
(Torino); Forneron Elda, in memoria di Elisa Paschetto Ricca
(Torre Pellice).
L. 60.000: Jofer e Laura Lodi
(Luserna S. G.).
L. 100.000: 14.N., in memoria
di Ida Tron; Waldenserhilfe (Sig.
Schupbach, Basilea); In memoria di Linette Monastier 21.2.80,
la sorella (Torre Pellice).
L. 250.000: Componenti ex negozio SAGRA (Torre Pellice).
L. 254.783: Jeanette Montaldo
(New York - U.S.A.).
L. SOO'.OOO: Erminia Ghigo, in
memoria dei suo Cari (Milano).
Doni CIOV
Pervenuti nel mese di novembre 1980:
OSPEDALE DI TORRE PELLICE
L. 103.000: I compagni di lavoro del Dott. Schindler Adol
Risolvete i vostri problemi rivolgendovi alla
Om Cm Mm A m s.n.c.
Macchine agricole dei f.im frairia
Via Nazionale, 174 - 10069 Villar Perosa
AGRICOLTURA TRADIZIONALE
E MODERNA — HOBBISTICA
Chiedete e troverete...
fo, in mem. della mamma (dalla RIV-SKF di Airasca).
ASILO PER VECCHI
DI SAN GERMANO CHISONE
L. 100.000: Unione Femminile
Valdese di Pomaretto; E.A.M.
Giraud, in memoria della mamma Eugenia Paschetto.
L. 60.000: Chiesa Valdese di
Prarostino.
L. 50.000: In memoria di Silvia Beux: la cognata ed i nipoti, Pramollo; Amalia ed Alberto
Bertalot, in memoria della cara
sorella e cognata Elisa Duo; Lia
e Guido Balmas, in memoria
della cara madrina Elisa Duò;
Jahier Margherita, figlie e figli
per la cugina Elisa Duò, in memoria; Amalia Balmas Peyla, ricordando il suo caro marito;
Olga ed Arduino Pensato, ricordando il cognato Aldo.
L. 25.000: da Biella: Acunzo
Maria; Acunzo Renato; Amalia e
Mario Combetta, nel secondo
aniversario della morte di Acunzo Riccardo.
L. 20.000: La moglie e le figlie
in memoria di Guido Monnet;
Germaine ed Amedeo, in memoria della cognata Hélène Ribet
Thierrart.
L. 10.000: Ettore e Delfina, in
memoria del cognato Nino; R.
B.J., ricordando il caro papà; Liliana ed Emilio Comba, ricordando con affetto lo zio Griot Emilio; Obialero Carlo ed Elena, in
memoria dei loro cari; Fornerone Sergio e Mirella, in memoria di Guido Fornerone, S. Secondo di Pinerolo.
L. 5.000: Salce Elena, Pinerolo,
in memoria del marito; Federa e
Luigi Lupino, in memoria dei cari amici; R. J,, ricordando tutti
i suoi cari; N. N,, Signore, ti
ringrazio.
9
20 febbraio 1981
CRONACA DELLE VALLI
14-22 FEBBRAIO 1981
Settimana della libertà
Numerose delegazioni di comuni erano presenti sabato 14
febbraio alla manifestazione al
teatro Carignano di Torino. Tra
esse : il comune di Bobbio Penice, col sindaco Berton; di Torre
Penice, con gli ass. Bellion e Armand-Hugon (la giunta di Torre
ha anche approvato un ordine
del giorno che riporteremo nei
prossimi numeri); di Angrogna,
col sindaco Coisson e l’assessore Bertot; di Rorà, col consigliere Longo ; di Luserna, col sindaco Martina e l’ass. Revel; di
Prarostino, con l’ass. Fornerone ; di Pomaretto, col sindaco
Travers e numerosi assessori e
consiglieri; di Massello, con l'assessore Tron; di Salza, con lo
ass. Meytre ; la Comunità montana Val Penice, con la presidente Coisson e l’ass. Giordano.
Altri consiglieri e assessori
erano presenti a titolo personale.
Un telegramma di sollecito alla firma della intesa è stato inviato anche dalla redazione del
settimanale cattolico l’Eco del
Chisone.
MANIFESTAZIONE A TORRE PELLICE
sabato 21 febbraio
ore 16 - Piazza del Municipio;
Ernesto Ayassot:
« Che cosa sono le Intese. Cosa vogliono gli evangelici
con la loro applicazione? »
ore 21 - Sala Comunale di Viale della Rimembranza;
Tavola rotonda:
Hi Intese: che ripercussioni avranno nel pinerolese? »
intervengono :
Alberto Barbero, direttore di Cronache del Pinerolese
Giorgio Gardiol, redattore de l’Eco delle Valli Valdesi
Andrea Gaspari, condirettore del Pellice
Vittorio Morero, direttore de l’Eco del Chisone
moderatore :
Giorgio Tourn, pastore valdese.
CONVEGNO FGEI-VALLI A PINEROLO
cc
è Gesù Cristo per noi
99
Nei locali della chiesa di Pinerolo si è svolto sabato 7 e domenica 8 febbraio il preannunciato convegno FGEI-Valli sul
tema « Chi è Gesù Cristo per
noi ».
E. Genre ha curato l’introduzione alla discussione sottolineando alcuni aspetti del tema;
il Gesù storico, non ■''hìaramente
individuato né individuabile, il
suo rapporto con Dio-Padre, il
suo ruolo nei nostri confronti
come Cristo o come Profeta.
Seguendo questi tre indirizzi si
è sviluppata la discussione, in
gruppi, che ha sollecitato nuove
questioni.
Per quanto è possibile superare il filtro della chiesa cristiana
primitiva, il Gesù storico rappresenta per noi un modello etico;
la logica delle sue azioni e della
sua predicazione è nuova e sconvolgente per il sistema sociale
del tempo ed è positiva anche oggi; per questo ci impegniamo a
realizzarla e a trovare la sua
espressione e la sua forma nella
nostra vita, sia essa individuale
o comunitaria.
Il confronto con Gesù non può
avvenire che rapportando le sue
esperienze e le sue scelte alle nostre. La garanzia che questo confronto sia sincero sta nel fatto
che resistenza di Gesù non è una
delle nostre esistenze, che lui non
ci appartiene, ma è al di fuori di
noi, estraneo, per tutti, allo stes,so modo. Egli è un punto di riferimento che non è in noi. Come
punto di riferimento, che si sceglie per fede, Gesù, dà un determinato valore alle nostre decisioni; quando pronunciamo la frase fatta « Gesù dà un senso alla
nostra vita » noi possiamo sottin
tendere due aspetti; la nostra
vita ha un senso se è messa in
relazione con la sua, se la avviciniamo alla sua che è stata autentica; in secondo luogo, Gesù
dà significato alla nostra vita in
quanto è il Messia, in quanto è
venuto a parlarci della volontà
del Padre e del piano in cui
Tumanità è inserita. In tutt’e
due i casi la croce e la risurrezione sono il culmine, come sacrificio massimo o come strumento di salvezza. Queste due
angolature consentono di sviluppare il tema, in modi diversi. La
prima, infatti, apre il complesso
discorso riguardo l’imitazione di
Cristo e la necessità del sacrificio nella logica del servizio cristiano. In quali termini possiamo parlare oggi di imitazione di
Cristo e quanto giova questo alla
nostra testimonianza? La fede
cristiana non è un’etica del sacrificio individuale perché di sacrificio ce n’è stato uno solo, perfetto e definitivo. Non è ovvio
che un evangelico sia tenuto a
non realizzare se stesso in ciò
che fa ed è necessario distinguere tra rinuncia a se stessi e rinuncia al proprio egoismo. Si
sceglie per fede e si dona la propria scelta; è importante che an
PIOSSASCO
Protestantesimo
a Telepinerolo
canale 56 ; per tutto il comprensorio
canale 27 ; per la città di
Pinerolo
canali 32 - 41 - 43 - 54 ; per
la Val Chisone
canali 24 - 49; per la Val
Pellice
Ogni sabato alle ore 20,20
CONFRONTIAMOCI
CON L’EVANCELO
rubrìca a cura di
Franco Davite
Attilio Fornerone
Marco Ayassot
Sabato 21 febbraio: L’intesa con lo Stato italiano.
Domenica 22 febbraio alle ore
18.30, meditazione biblica seguita
da una cena comunitaria.
Seguirà una conversazione con
il prof. Marcelo Dalmas e famiglia sulla situazione della Chiesa
valdese in Uruguay.
• Esprimiamo la simpatia cristiana della comunità a Sergio
e Vanda Tremaglie che hanno
perduto la piccola Cristina di
mesi 2.
• Giovedì 5 marzo alle ore
20.30. incontro pubblico organizzato nella nostra sala in collaborazione con la locale comunità
di base sul tema « Aborto e coscienza cristiana ».
• Il 25 gennaio abbiamo avuto
il piacere di avere con noi in occasione della cena comunitaria
la corale della Chiesa di S. Secondo. Ringraziamo questi fratelli e sorelle per la gioia della
comunità fraterna che abbiamo
sperimentato con loro.
VILLASECCA
Ricordiamo a tutti che venerdì
20 febbraio, alle ore 20, nella Sala di Chiotti, vi sarà un incontro
della nostra comunità con il pastore G. Cadier il quale, con l’aiuto di alcune diapositive, ci parlerà delle sue recenti esperienze
fatte in Russia.
che al di fuori del nostro ambito
si chiarisca il « pessimismo protestante ».
La seconda parte ci indica Gesù il Cristo. Si tratta a questo
punto di vedere se sia possibile
misurare l’umanità di Gesù. E’
vero che Egli è stato un uomo
autentico, e la sua umanità è stata completa e profonda in tutte
le situazioni? o piuttosto Egli è
stato uomo in mezzo a noi, ma
la sua natura di Figlio di Dio non
gli ha consentito di essere uomo
in tutto, come noi? Egli ha avuto
momenti di debolezza e di tentazione; d’altra parte egli conosceva la propria missione e, stando
alla Scrittura, non ha conosciuto
il peccato.
L’utilità del convegno non si
misura dalla risposta a questa
domanda quanto dall’averla posta; dal modo di collegare il Gesù storico, l’Uomo, il crocifisso
da una parte e il Cristo, il risorto
dall’altra derivano tutti i diversi
modi di esprimere la fede con
cui ci incontriamo o scontriamo
nelle nostre comunità.
Anna Bosio
SAN SECONDO
Un numeroso gruppo (più di
un pullman completo), fra cui
numerosi giovani, ha partecipato
alla manifestazione del 14 a Torino.
Ricordiamo anche le manifestazioni sul medesimo tema che
avranno luogo a Torre Pellice
sabato 21 prossimo e particolarmente la tavola rotonda delle
ore 21.
ANGROGNA
Nella scuoletta di Buonanotte,
nel quadro della riunione di quartiere, abbiamo sottoposto il Moderatore ad un intenso fuoco di
domande. I posti, tra i vecchi
banchi, erano tutti occupati ed
il discorso iniziato in italiano è
poi proseguito, con grande vivacità, in « patois ». Le numerose
questioni sollevate (dai problemi dei Valdesi in Uruguay all’impegno degli evangelici per le
vittime del terremoto) hanno costituito una preziosa occasione
di informazione diretta e, per
una volta, destinata alle persone
tra le più isolate della nostra
Valle; forse per questa ragione,
alcuni tra noi non dimenticheranno tanto presto l’incontro,
cordiale ed approfondito, con
Giorgio Bouchard.
• Sabato scorso, dopo la celebrazione civile del loro matrimonio Albertina e Eros Benech hanno voluto presentare al Signore
la loro decisione.
Ai giovani sposi l’augurio di
una vita insieme accompagnata
dalla Parola di Dio.
BOBBIO PELLICE
• Giovedì 19 alle ore 11,30;
agape fraterna.
• Giovedì 19 alle ore 21 ; studio biblico sul tema « Fede e
dubbio ».
• Domenica 22 febbraio : Culto in francese, con l’intervento
della corale che non ha potuto
cantare il 17.
• Sabato 28 febbraio; Concistoro.
• Domenica 1° marzo; Assemblea di Chiesa.
______________PINEROLO
Le Comunità di Pinerolo e di
Corato si sono trovate unite nel
dolore in occasione della dipartenza, all’età di 33 anni, di Angela Li Puma nata Capogna.
Nel tempio di Pinerolo prima
e in quello di Corato poi abbiamo udito il messaggio di vita e
di risurrezione in cui Angela aveva fermamente creduto, abbiamo
invocato la presenza del Signore
sul marito Gianni e sulla niccola Laura e noi ninerolesi abbiamo ringraziato i fratelli di Corato per averci dato Angela che è
stata per noi un esempio di fede
in tutta la sua vita, ma soprattutto nei lunghi mesi di sofferenza.
____________POMARETTO
Venerdì 13 c.m. hanno avuto
luogo i funerali della nostra sorella Avondet Luisa ved. Lefort,
deceduta all’età di anni 91.
Ai familiari rivolgiamo la fraterna simpatia di tutta la comunità.
• Queste le riunioni quartierali della prossima settimana;
martedì 24; Lausa; mercoledì 25;
Pomaretto; giovedì 26; Penosa
Argentina.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Particolarmente numerosi, domenica mattina, i presenti al culto nresieduto dal Moderatore
Giorgio Bouchard.
Il messaggio forte ed incisivo
rivolto all’assemblea in vista del
XVII febbraio è stato da tutti
ascoltato con molta attenzione e
siamo certi che i problemi emersi
dalla predicazione e l’analisi sui
pericoli cui va incontro la chiesa
valdese con il cambiamento della
società continueranno ad essere
oggetto di riflessione in ognuno
di noi.
Siamo riconoscenti al Moderatore che ha accettato il nostro
invito malgrado i numerosi impegni che gli prendono tempo e
fatica e gli diciamo un grazie sincero per il dono che ci ha fatto
di un così convincènte messaggio di fede.
• Diamo il più fraterno benvenuto al pastore G. Cadier che domenica prossima, 22 c.m. sarà
ospite della nostra comunità e
presiedrà il culto in lingua francese.
• Sabato mattina, nel tempio,
il pastore Bellion ha unito in ma^
trimonio Ugo Maurino di Bricherasio e Carla Fenouil del Brik.
Salutiamo con gioia onesti sposi
che hanno fissato la loro residenza nel nostro Comune e chiediamo al Signore di accompagnarli
con il Suo Spirito durante la loro vita.
• Ricordiamo che sabato sera,
21 c.m. alle ore 20.30 nella Sala
Albarin, il Gruppo del Sabato
presenterà; « Sta scritto » la
storia di una donna (Rhuama)
ambientata ai tempi di Gesù.
• La colletta a favore delle
vittime del terremoto che ha colpito le regioni meridionali d’Italia ha reso la somma di 5 milioni
130.000 lire che è stata inoltrata
alla Federazione delle Chiese Evangeliche. Detta somma è solo
una parte dello sforzo finanziario sostenuto dai membri della
nostra comunità per i soccorsi ai
terremotati, perché molti avevano già contribuito per altri canali.
• In questi ultimi giorni si sono svolti i funerali del fratello
Adolfo Paschetto, di anni 93, ex
calzolaio, residente ai Nazzarotti
e della sorella Caterina Benech
ved. Rivoira, ospite dell’Asilo Valdese.
Ai familiari rinnoviamo le condoglianze e la simpatia della
comunità.
TORRE PELLICE
Il culto ai Coppieri di domenica 1” marzo, ore 9.30, sarà animato dai giovani del Coretto e
da alcuni catecumeni. I ragazzi
trascorreranno poi una giornata
comunitaria (pranzo al sacco).
Saranno organizzati dei giochi all’aperto, tempo permettendo, oppure nella sala. Tutti i catecumeni della Comunità sono invitati
ad miirsi ai loro coetanei.
• Si sta formando un grunpo
di studio sulla questione del Ruolo Diaconale. La prima riunione
è convocata sabato 21 alle ore
18 alla Casa Unionista.
• Le riunioni quartierali saranno tenute dalle sorelle dell’Unione Femminile, che seguono nel
turno la Società di Studi Vaidesi.
• È deceduta la signora Dubs
Lea. La comunità esprime la sua
simpatia cristiana alla famiglia.
• Domenica 22 febbraio alle
ore 15 alla Sala Unionista il pastore Gérard Cadier presenterà
una serie di diapositive sulla situazione dei Cristiani in Russia.
L’incontro era programmato per
sabato 21, ma è stato spostato
ner la concomitanza con la tavola rotonda sulle Intese che si terrà nella sala comunale di viale
della Rimembranza.
Ancora domenica 22 alle ore
20,30 il « Gruppo Teatrale del
Sabato » di Torino presenterà lo
spettacolo « Sta scritto ».
RINGRAZIAMENTO
<c L’anima mia s’acqueta in Dio solo;
da lui viene la mia salvezza ».
(Salmo 62: 1)
I nipoti, Ester Volta Zammar e famiglia, Livio Gobello e famiglia, Gianni GobeUo desiderano ringraziare il
personale tutto dell’Asilo Valdese di
San Giovanni per le cure e l’attenzione rivolte alla loro Zia
Elisabetta Cobello
ved. Maletto Ciordanlno
spentasi all’età di 85 anni.
Una parola di ringraziamento anche
al Pastore B. Bellion e agli ospiti dell’Asilo nonché agli Amici per la loro
solidarietà e simpatia espressa.
Luserna S. Giovanni, 7 febbraio 1981
COMUNITÀ' MONTANA
VAL PELLICE
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
notturna - prefestiva ■ festiva
dal sabato ore 14 al lunedi ore 8
dalle ore 14 della vigilia del giorno festivo infrasettimanale alle
8 del giorno successivo presso
l'OSPEDALE MAURiZiANO ■ Luserna San Giovanni - Tel. 90884.
Nella notte del giorni feriali, dalle ore 20 alle ore 8 (escluso sabato, domenica e vigilia dei festivi) presso l'OSPEDALE VALDESE - Torre Pellice - Tel. 932433.
GUARDIA FARMACEUTICA
festiva e notturna
DOMENICA 22 FEBBRAIO
Luserna S. Giovanni: FARMACIA
CALETTO - Via Roma 7 - Tel.
909031.
CHIUSURE INFRASETTIMANALI
A Torre Pellice: martedì chiusa
la farmacia Muston, giovedì chiusa la farmacia Internazionale.
A Luserna San Giovanni; mercoledì chiusa la farmacia Preti,
giovedì chiusa la farmacia Gaietto.
AUTOAMBULANZA
DOMENICA 22 FEBBRAIO
AVONDET - Tel. 91418
o tei. 91.288 - Vergnano - Noccioleto.
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91365 - 91300
Luserna S.G.: Tel. 90684 - 90205
COMUNITÀ' MONTANA
VAL CHISONE-GERMANASCA
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
dal sabato ore 14 al lunedì ore 8,
dalle ore 14 della vigilia del
giorni festivi alle ore 8 del giorni
successivi ai festivi
le notti dalle ore 20 alle 8.
Il recapito del servizio è presso
la CROCE VERDE di Perosa Argentina - Tel. 81.000.
GUARDIA FARMACEUTICA
festiva e notturna
DOMENICA 22 FEBBRAIO
Villar Perosa
FARMACIA DE PAOLI
AUTOAMBULANZA
Croce Verde Pinerolo - Tal. 22664
Croce Verde Porte - Tel. 74197
Croce Verde Perosa - Tel. 81000
10
20 febbraio 1981
10
GINEVRA
TERZO MONDO: PERCHE’ SONO COSI’ POVERI
Per la rinascita del paese
Una qualificata delegazione del Nicaragua visita il Consiglio Ecumenico per ringraziare per l'aiuto nell’opera di ricostruzione del paese
Un’importante delegazione del
Nicaragua (il ministro degli Affari Sociali, Edgardo Parrales —
che è prete — due vice-ministri, della Sanità e della Ricostruzione, J. Solis Piura e B. Chamorro e qualche tecnico) ha visitato il 20 e 21 gennaio il Consiglio Ecumenico delle Chiese. Scopo primo della visita: esprimere
la gratitudine del Nicaragua al
Consiglio Ecumenico. « Il sesto
giorno dopo il trionfo della rivoluzione sandinista, il Consiglio
Ecumenico era già presente in
Nicaragua — è stato detto nella
conferenza stampa convocata in
questi giorni a Ginevra — e ha
cominciato subito l’opera di ricostruzione, non solo con le chiese
ma con il popolo nicaraguense ».
L’altro scopo della visita è stato quello di rendere noto al Consiglio Ecumenico e alle agenzie
religiose di assistenza che lavorano con il Consiglio, quali sono
le priorità del governo nicaraguense per il prossimo futuro
nell’area della ricostruzione e assistenza. Erano presenti a Ginevra, per incontrare i ministri
nicaraguensi, molti segretari generali e responsabili di organismi assistenziali cristiani (come
Christian Aid, EPER, ICCO [a
landa], Cimade, ecc.).
Le priorità del governo nicaraguense sono le seguenti:
1) le « giornate della salute »;
sulla base delle esperienze raccolte nella grande campagna di
alfabetizzazione dello scorso anno (che ha fatto scendere l’analfabetismo dal 60 al 13 per cento)
si vuol lanciare una grande campagna specialmente nelle zone
rurali, per dare a tutta la popolazione quelle conoscenze elementari di igiene e profilassi che, se
praticate realmente dalla massa
della gente, potrebbero eliminare la maggior parte delle malattie parassitario-infettive di cui
soffre la popolazione rurale del
Nicaragua.
2) Seconda priorità è una serie di programmi educativi e assistenziali per i bambini.
3) Al terzo punto.vengono altri programmi educativi, tra cui
l’estensione del programma di
alfabetizzazione alle minoranze
di lingua india e inglese; e così
pure i corsi di perfezionamento
per giudici conciliatori, in modo
che la popolazione agricola possa avere un servizio giudiziario
più efficace e rapido, senza dover perdere tempo e soldi per
investire istanze di più alto livello con piccole questioni locali.
Nel corso della conferenza
stampa con i ministri nicara
guensi, tenutasi nella grande sala delle riunioni del Centro Ecumenico, sono state poste naturalmente anche alcune domande di carattere politico, in particolare è stato chiesto se il Nicaragua aiuti la rivoluzione del
Salvador.
« Noi, ha risposto con fermezza uno dei ministri presenti, abbiamo grande simpatia per le
rivoluzioni vere, ma non siamo
suicidi, non vogliamo provocare
l’imperialismo ». L’unico aiuto, a
parte quello morale, è l’aver accolto in Nicaragua 50.000 rifugiati salvadoregni, d’accordo con
l’Alto Commissario delle Nazioni Unite.
Qualcuno ha anche chiesto ai
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Dino Clesch, Niso De
Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto ?eyrot,
Giuseppe Platone, Luciano Rivoira,
Liliana Viglielmo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabiie:
FRANCO GIAMPICCOLI
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Una copia L. 300, arretrata L. 500.
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41x40) L. 7.000 più I.V.A.
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna: mortuari
220 - doni 80 - economici 150 per
parola.
Fondo di solidarietà ccp 11234101
intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino.
• La Luce »: Autor. Tribunale di
PInerolo N. 176, 25 marzo 1960.
• L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di PInerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
funzionari del Consiglio Ecumenico presenti, quale sia il motivo di tanto interesse da parte
del Consiglio per il Nicaragua.
«Perché è una rivoluzione nuova, diversa, ha risposto il portavoce di CICARWS, una rivoluzione, quella sandinista, a cui i cristiani hanno partecipato in massa e sono presenti a livello dirigente con le loro idee ma anche
con i loro uomini».
Il Nicaragua, lo ricordiamo, e
vasto metà dell’Italia, ha una
polazione di 2 milioni 500.000 abitanti, è stato liberato dalla dittatura di Somoza il 19 giugno 1979,
dopo una lotta che è costata 40
mila morti. ^
Aldo Comha
La crescita dei paesi
industrializzati
avviene a danno
del Terzo Mondo
Un popolo protesta
per la
(segue da pag. 1)
Tre esempi:
— Durante il periodo 1961-1964,
la Tanzania doveva vendere in
media 7,5 chilogrammi di caffè
verde per poter comperare un
orologio svizzero. Dieci anni più
tardi l’acquisto di un orologio
veniva a costare alla Tanzania
14,2 chilogrammi di caffè verde.
— L’esempio riportato illustra
il fenomeno del «deterioramento dei termini degli scambi commerciali », o più semplicemente
della perdita del potere di acquisto. Questo deterioramento è incominciato dopo la guerra di Corea ed è continuato fino ad oggi
con qualche eccezione nel perio
do 1965-1970 e esclusi alcuni prodotti (es. petrolio).
— Non potendo guadagnare i
capitali necessari al proprio sviluppo attraverso il commercio,
la maggior parte dei paesi del
Terzo Mondo ha contratto forti
debiti presso i paesi industrializzati o presso le loro banche. Alla fine del 1975 l’ammontare totale dei debiti esterni di questi
paesi si elevava ad un minimo
di 240 miliardi di dollari. È stato
calcolato che fra il 1967 e il 1980
il Terzo Mondo deve versare ai
paesi ricchi più di 42 miliardi di
dollari di interessi e di rimborsi
per questi debiti.
causa a cui ogni sincero democratico non può dire di no.
L’IDEA CHIAVE DA DIFFONDERE
L’accumulo gigantesco di ricchezze nei paesi industrializzati, con
tutti i suoi effetti negativi, è stato possibile soltanto perche le regioni del Terzo Mondo, durante la colonizzazione, sono state forzate a cedere le loro materie prime a buon mercato ed a comprare i
prodotti industriali a prezzo elevato. La fine della colonizzazione
politica non ha portato cambiamenti evidenti in queste regole di
commercio e di scambi.
noi non chiediamo soldi allo Stato, non per laicismo — ha aggiunto Bouchard — ma nel nostro interesse, perché presto o
tardi chi paga comanda. Noi chiediamo allo Stato solo una libertà garantita dalla Costituzione,
sicuri che la sua applicazione
sarà un contributo importante
al processo democratico nel nostro Paese. Difendere oggi questa libertà significa approfondire la partecipazione in un momento in cui il nostro Paese è
al bivio: o stiamo andando verso un governo autoritario, dal
pugno di ferro, oppure verso una
maggiore democrazia. Quindi finché siamo in tempo lottiamo per
far vivere quel pezzo di Costituzione che ci riguarda e per difendere, allo stesso tempo, tutte
le altre libertà».
Spini: l’Intesa incide
su principi di fondo
li dibattito
Prima di lui aveva parlato, con
chiarezza, l’On. Valdo Spini del
Partito Socialista che si è chiesto come mai un testo così; facilmente definito come quello
dell’Intesa non è ancora stato
portato alla firma del Governo.
« Non è, certo, perché si chiedono particolari privilegi; — ha
notato Spini — evidentemente
l’Intesa benché riguardi il piccolo popolo protestante, in realtà incide su principi di grande
rilevanza. La questione è ancora nel cassetto del Governo perché rappresenta un modello nuovo, alternativo cui non è facile
adeguarsi». A far uscire dal dimenticatoio l’Intesa hanno contribuito — osserva Spini — le
tre interpellanze e l’interrogazmne parlamentare del gruppo socialista, oltre a quelle della sinistra indipendente, del PCI, del
Partito Radicale e del liberale
Bozzi. « Si tratta — ha aggiunto
Spini — di far emergere con
chiarezza il fatto che la maggioranza del Parlamento è d’accordo per la conclusione dell’Intesa ». Ma a frenare tutta la questione concorre indubbiamente
il lentissimo progetto di revisione del Concordato, ormai giunto
alla quinta bozza. Su questo punto Spini ha rilevato che « è difficile operare una revisione, a
fronte della Costituzione, nel
quadro di una logica concordataria a meno che il Concordato
stesso non finisca per diventare
un’Intesa ». Dopo aver sottolineato che la battaglia per l’Intesa è ormai uscita dall’ambito ristretto degli addetti ai lavori per
penetrare nell’opinione pubblica
più avvertita. Spini ha osservato
che i rapporti tra Stato e Chiese non sono questioni secondarie ma incidono direttamente nel
tessuto morale e civile di tutto il
Paese. Da qui l’impegno a proseguire nella battaglia per una
Dopo gli interventi ufficiali è
iniziato un dibattito aperto, piuttosto nutrito. Di particolare significato, come dicevo all’inizio,
m’è parsa la posizione di Fubini
il quale riandando ai legami di
solidarietà tra ebrei e valdesi
(particolarmente forti nell’epoca
nazi-fascista) ha ricordato che
se pur la "filosofia” che sta alla
base dell’Intesa delle corriunità
ebraiche con lo Stato è diversa
da quella valdese-metodista, entrambe concorrono all’arricchimento e alla crescita dell’intera
società italiana. Al microfono si
sono poi avvicendati il rappresentante del Partito Repubblicano, di quello Comunista (« la battaglia che state conducendo per
una maggiore laicità dello Stato
ha tutto il nostro appoggio»),
una rappresentante della gioventù del partito liberale («non è
più possibile convivere con uno
Stato confessionale»), l’assessore di Torre Pellice Armand-Hugon che ha dato lettura di una
delibera municipale d’adesione.
« Quando l’Intesa sarà approvata — ha aggiunto il pastore
Ermanno Genre della Federazione della Gioventù Evangelica
Italiana — la nostra battaglia
per la libertà e la democrazia in
Italia non sarà certamente conclusa. E’ una tappa importante
su un cammino ancora lungo ».
COSA SI PUÒ’ FARE
— In alcuni paesi (Francia,
Svizzera ecc.) diverse organizzazioni hanno aperto dei negozi
(Artisans du Monde - Magasins
du Monde) collegati con coopera
tive di alcuni paesi del Terzo
Mondo per vendere direttamente
i prodotti di questi paesi senza
passare attraverso le multinazionali.
a cura di Renato Coìsson
Cala il potere d'acquisto
dei paesi del Terzo Mondo
Esempio; Caffè tanzaniano 1961-74
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Per comprare un orologio svizzero
la Tanzania doveva vendere 7,5 kg. di caffè
Un popolo unito
Dopo tre ore la manifestazione finisce tra gli applausi. La
folla esce dal teatro e s’intrecciano i primi commenti. L’avvocato Serafino di Pinerolo, un
protagonista della Resistenza, osserva : « Il nostro incontro di oggi non esaurisce certo il problema della battaglia per la libertà,
ma comunque torniamo a casa
accompagnati da un effetto tonificante ». Un contadino di Angrogna, prima di salire sul pullman che lo riporta a casa, afferma : « Sui problemi importanti il
popolo valdese è unito ».
A questo punto la più irnmediata speranza è che da oggi cominci ad affiancarsi alle nostre
proteste (che in questa ’settimana di libertà’ si stanno moltipliy
cando in tutta Italia) quella di
tutte le forze politiche insieme
a quella dei Comuni, delle Provincie, delle Regioni, perché realizzare un primo corretto rapporto tra Stato e Chiesa costituisce un passo avanti non solo
per noi, ma per tutto il Paese
in cui viviamo. E chissà che il
Governo, dopo tre anni di attendismo, di fronte alla presione popolare non cominci finalmente a muoversi.
Giuseppe Platone
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Per comprare 1 orologio svizzero
la Tanzania doveva vendere 14.2 kg. di caffè
Dati statistici del commercio estero svizzero.
Una chiesa
conciliare
(segue da pag. 3)
ìlio però chiesti perché mai Cristo non vorrebbe accettare di essere “rappresentato" da donne!...
3. - Infine il tema dell'ecumenismo. La chiesa vecchio-cattolica è nata proprio alla luce dell'ecumenismo, per portare a compimento un "dovere ecumenico"
di riavvicinamento delle chiese e
dei cristiani separati. Léon Gautlìier ha tenuto molto a sottoli
neare che tale riavvicinamento
deve avvenire « sull'antica base
cristiana », cioè riscoprendo il
modello dell’antica chiesa apostolica primitiva.
Nei fatti, per quanto riguarda
le chiese protestanti, nel 1931 è
stata accettata l’intercomunione
delle chiese vecchio-cattoliche
con la chiesa anglicana, ciò ha
permesso una partecipazione ai
sacramenti e ai luoghi di culto.
Per quanto riguarda i valdesi,
il fatto di essere minoranza religiosa fa st che esista una sensibilità per le questioni delle libertà dell'uomo comuni ai vecchiocattolici.