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DELLE VALLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCV - Num. 45
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TORRE PEIXICE — 12 novembre 1965
Ammin. Claudiana Torre Pellica - C.C.P. 2-17557
BILANCIO DEL CONCILIO
Nè riforma né Controriforma - Nel *De Ecclesia* il frutto più vero, la chiave per
interpretare il Vaticano li - Liberarsi dall’ipnosi cattolica, sia positiva sia negativa
Valdesi e Metodisti = Decisioni e rinvii
Il Concilio sta volgendo al termine.
I dibattiti si sono ormai conclusi, cinque nuovi documenti sono stati promulgati da Paolo VI il 28 ottobre scorso, altri sei devono ancora essere votati e promulgati (alcuni di questi lo
saranno già nella prossima sessione
pubblica del 18 novembre), poi sarà la
fine, prevista per l’8 dicembre. In realtà, ora che è possibile un giudizio retrospettivo suH'intera vicenda conciliare, appare evidente che l’opera fondamentale di questo Vaticano II era
già compiuta con la promulgazione,
al termine della scorsa sessione, della costituzione dogmatica De Ecclesia :
è questo il frutto principale del Ccneilio, sul piano dottrinale, ed è senza
dubbio in quel documento che bisogna cercare la chiave per Tinterpretazione e la valutazicne dell’intero Vaticano II. Il segreto del Concilio è
racchiuso nel De Ecclesia.
Tutti si chiedono, ora che siamo
agli sgoccioli, che cosa è stato e a
quali risiiltati è approdato il Vaticano II, Ogni risposta a questi o ad
analoghi interrogativi è per ora necessariamente provvisoria. E’ vero che
il Concìlio è finito — è finito a Roma,
in San Pietro; ma incomincia appena nelle diocesi e nelle singole parrocchie del vasto mondo cattolico. E’
finito il tempo dei dibattiti e delle
decisioni; incomincia ora il tempo
della me.ssa in opera e delle realizzazioni. E' finita la fase deliberativa del
Concili^;, che deve ora entrare nella
fase operativa ed esecutiva. Più che
un fatto in sè conchiuso, il Concilio è
un movimento o se si vuole un lievito
che devo ora lievitare il mondo cattolico. E’ perciò azzardato pronunciarsi sui risultati del Concilio, prima che
questi siano tradotti in pratica. Gli
sviluppi del Concilio sono la grande
incognita della storia della Chiesa
cattolica dei prossimi anni e decenni.
Un giudizio valido sul Vaticano II
l'iotrà essere formulato solo quando si
saprà come sono state interpretate
dagli organi direttivi della Chiesa
cattolica le deliberazioni conciliari,
come sono state attuate a livello nazionale e locale e in che misura la
fede e la vita delle parrocchie e dei
singoli cattolici ne è stata trasformata. Tanto più che questo Concilio intendeva essere eminentemente pastorale, cioè non si proponeva tanto di
erigere monumenti dottrinali quanto
di imprimere un certo orientamento
alla fede e alla vita cattolica.
dipendenza,
i! governo
' in pieno accordo con le .Nazioni Unite,
prendere le misure necessarie, comprese quelle economiche, e negoziare ristituzione di un
governo pienamente rappresentativo «,
Se non v‘è immediata dichiarazione dindipendenza, il Consiglio è favorevole alla
convocazione di una Conferenza costituziona
ie, rappreseiUativu di lutto il popolo rhode
?iano, che fisserebbe un periodo interino du
rame il quale degli Africani sarebbero am
nessi in un. governo multirazziale e al ter'
nine de] quale tutti i cittadini rhodesiani
parteciperebbero a elezioni.
Nel caso che gli attuali dirigenti della
Rhodesia rifiutassero di partecipare a tale
conferenza, il governo britannico dovrebbe
assumere responsabilità dirette nel governo
della Ìlliodesia. (Il docuinenio è parecchio
ampio e deUaglinio. N.d.r.).
L arcivescovo di Canterbury, presidente del
Consiglio, è intervenuto dichiarando che « se
n Rhodesia fa il salto )) e « se il governo bri.
tannico considera possibile Timpiego della
forza » per proteggere i diritti della maggio•"anza nella Rhodesia. « noi cristiani dovremmo dire che è giusto impiegare la forza ».
R Dr. Ramsey ha suggerito l invio di un
Messaggio al primo ministro Wilson, esprimendogli « l appoggio del Consiglio nei suoi
^lorzi di riconciliazione ». (soepi)
/I pust. Paolo Ricca^ responsabile
deiriffi ciò Stampa e Informazione del Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche d'Italia, oltre
a curare la pubblicazione di un bollettino periodico in quattro lingue
che è stato assai apprezzato in Italia
€ all'estero, ci ha regolarmente infornuito, durante tutte e quattro le
sessioni del Vaticano //, sullo svolgersi dei lavori; i lettori sanno
quanto l'informazione che ci lui dato
nella sua « Cronaca del Concilio »
sin stata documentata con accuratezza, quanto pacate, aperte ma pure
teologicameri*e rigorose le sue valutazioni. Meìitre il Vaticano II volge. al termine, egli inizia, in questo
numero, un primo « Bilancio del
Concilio ». Gliene siamo assai grati.
LA CRISI RHODESIANA
Anche la forza
per la giustizia
L’ha dichiarato l’arcivescovo di Canterbury
Riunito in sessione plenaria a Aberdeen
(Scozia), il Consiglio britannico delle Chiese
ha approvato, con 60 voti contro 5, una dichiarazione sulla Rhodesia. Tale testo afferma che « i 4.020.000 Africani e i 214.000
Europei » devono partecipare « al governo
del loro paese ».
In caso di dichiarazione unilaterale d in
hritannico dovrebbe.
NE’ IN ROSA
NE IN NERO
In un giudizio complessivo sul Concilio occorre, a nostro avviso, evitare
sia di porre delle alternative troppo
semplicistiche (cerne questa: Il Concilio è stato un successo o un fallimento?) sia di indulgere a valutazioni sommarie, pronunciando sul Vaticano Il un « sì » incondizionato o
quasi oppure un « no » categorico o,
peggio, pregiudiziale. Anche fra i protestanti italiani vi sono alcuni che
vedono il Concilio en rose, trasfigurano sistematicamente i suoi risultati, formulano giudizi da innamorati,
confondono la parte con il tutto, esaltano gli aspetti positivi, nuovi, promettenti del Concilio e minimizzano
i suoi aspetti negativi, concludendo
che il Vaticano II è stato il migliore
dei concili possibile. Vi sono altri,
sulla sponda opposta, che partendo
dal presupposto che da Roma non
può venire nulla di buono finché il
papa non diventa protestante, vedono tutto nero, appunto perchè dopo
il Concilio il papa è ancora papa
(anzi lo è sempre di più), la messa
è ancora la messa (anche se in italiano), insomma tutto è come prima
e in fondo nulla è cambiato, come
dovevasi dimostrare: credono, costoro, che la storia sia immobile come i
loro cervelli,
MOLTE COSE
SONO CAMBIATE...
Non è lecito, valutando il Concilio,
fare di ogni erba un fascio e coinvolgere nel giudizio negativo anche
quelle correnti cattoliche che, oggi
più dì ieri, cercano di riportare la
Chiesa di Roma su posizioni di autenticità cristiana che nel corso dei secoli è andata man mano abbandonando. E non è vero che nulla è cambiato. Molte cose sono cambiate e
altre ancora cambieranno. Ma forse
i cambiamenti più importanti son
quelli che non si vedono. Alludiamo
a quel cambiamento di coscienze, di
mentalità, di spirito, che forse i documenti conciliari non rispecchiano
in mo'do adeguato, ma che esiste e
non può essere spiegato solo in chiave
psicologica o morale. E’ qualcosa di
più, una inquietudine, un’attesa, una
ricérca che si traducono in una disponibilità nuova non solo verso gli
altri ma anche verso la Parola di
Dio e in una volontà di rinnovamento non in funzione della Chiesa ma
in funzione del mondo e della testimonianza che urge portarvi.
..ANCHE
SE NON NEL SENSO AUSPICATO
DAI RIFORMATORI
E’ vero d’altra parte — e sarebbe
falso pudore ecumenico tacerlo — che
poche cose, a tutt’oggi, sono cambiate nel senso auspicato dai Riformatori del XVI secolo. In questo senso
non c’è proprio bisogno di accalorarsi
per dimostrare che vale ancora la piena oggi, dopo il Concilio, di essere
protestanti. E’ chiaro che continueremo a protestare contro il napato (anche se, per assurdo, sulla « cattedra
di Pietro » ci fcisse Pietro in piersona). contro la mariologia. contro la
transustanziazione e tutto il resto,
in saecula saeculorum, amen. Ed è
ancora più chiaro che noi non viviamo, come credenti, in funzione di
Roma, ma in fimzione di Cristo e
del mondo, ivi compreso, s’intende, il
mondo cattolico. Ma non è scritto da
nessuna piarte che siamo più debitori
delTEvangelo nei confronti di Roma
di quanto non lo siamo nei confron
ti di milioni di increduli che aspiettano la Parola di Dio.
Sarebbe bene liberarsi da questa
spiecie di ipnosi che affligge tanto
protestantesimo, anche nostrano, che
non riesce più a piensare e agire se
non in vista o in compagnia di Roma. I nostri rapporti con Roma, che
certo vanno ripensati alla luce degli
sviluppi recenti de cattolicesimo, sono solo un aspetto della nostra testimonianza evangeli-'-a oggi, e non la
esauriscono minimamente. E comunque, alle questioni fondamentali sollevate dalla Riforma protestante
(non a quelle secondarie come la lingua del popolo nel culto), il cattolicesimo ncn ha aniOTa rispxjsto, neppure con il Concilio. Ma forse ha cominciato a udirle: questo è il fatto
nuovo di cui dobbi>mio renderci coiito. Se poi anche q\testa affermazione
dovesse esser giudicata (forse a ragione) troppo ottimistica, ci limiteremo a fare una constatazione : il
cattolicesimo di oggi non si accontenta più delle risposte che i « padri »
del Concilio di Trento diedero ai
quesiti posti dai Riformatori.
QUALE E’ LA FONTE
DELLA DINAMICA CATTOLICA?
Naturalmente ciò che sta smuovendo il cattolicesimo da po,sizioni ormai
plurisecolari non è solo un ripensamento teologico isoirato da un’esigenza di fedeltà alla Parola di Dio.
Anzi, una volta riconosciuto come un
fatto incontestabile che il cattolicesimo conciliare è ima realtà in pieno movimento, la grande difficoltà
consiste proprio ne- discernere dove
tende questo movimento e in che misura la dinamica attuale della Chiesa cattolica è dovuta a una sua rinnovata capacità di udire ciò che lo
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
L’integrazione sul
della preparazione
pastorale
piano
In un precedente articolo abbiamo
cercato di fare il punto sulla situazione dei rapporti valdesi-metodisti circa
l’integrazione della posizione dei rispettivi pastori partendo dall’art. 28
degli atti sinodali 1965, con cui è stato riconosciuto il voto deliberativo in
Sinodo ai pastori metodisti aventi
cura di comunità valdesi. Ma vi è un
altro aspetto relativo alla posizione
dei pastori delle nostre due chiese
che va attentamente considerato per
meglio valutare lo stato attuale dell’integrazione e che costituisce una
delle basi della « vita ecclesiastica comune » su cui i Sinodi delle due chiese hanno più volte insistito; l’aspetto
cioè che riguarda la preparazione dei
corpi pastorali delle due chiese .
Su questo punto il nostro ultimo
Smodo, che — come abbiamo detto —
può aver lasciato l’impressione in
qualcuno di aver solo deciso un ulteriore rinvio quanto al problema dei
rapporti con i metodisti, ha preso viceversa una decisione di per sè importante e che costituisce un passo innanzi sul cammino delTintegrazione
in atto. Si tratta delTart. 41 con il
quale « il Sinodo riconosce che le
Chiese evangeliche che si servono ufcleUa Facoltà Valdese di Teologia, che
la preparazione dei loro pastori, hanno diritto di nominare, secondo i propri ordinamenti, ricontermandoló annualmente, un membro del Consiglio
della Facolta Valdese di teologia, che
avrà voce consultiva ». A seguito di
tale delibera, il Comitato Permanente
della Chiesa Metodista ha nominato,
quale componente il Consiglio della
nostra Facoltà, il prof. Giorgio Spi
TESTIMONIANZA
(Ani 17: 16-34)
Il jnessaggio rii Paolo nell’aeropago di Atene non fu nè l’apologià della fede cristiana, nè la predicazione della verità offerta
all’uditorio: fu una testimonianza, la parola di un uomo die sapeva
molto chiaramente ciò che voleva dire, era pienamente convinto
della verità del suo nie.ssaggio, ma amava altresì, e con altrettanto
inijiegno i suoi uditori e le loro filosofie.
Testimoniare rii Gesù Cristo significa essere certi della sua potenza, tanto certi da non aver bisogno di fare « apologie », di doverlo
difendere, quasi gli uomini fossero i suoi giudici, le filosofie moderne
suoi accusatori e noi avvocati difensori !
Testi ni on'.are di Lui signifi:-a però sforzarsi di fare capire la sua
verità agli nomini; per ottenere questo occorre capirli, entrare nei
loro ragionamenti, mettersi al loro posto, riuscire a vivere le tensioni
e le ansie del tempo moderno.
L n vero testimone di Cristo è felice e libero perchè ha trov.ito
la vita, ma è anche preoccupato perchè i suoi fratelli capiscano le
sue parole. Tutte le lettere di Paolo sono intessute di questi due
pensieri, si muovono tra questi due motivi: certezza della verità evan
gelica e sofferenza per farla intendere.
« Per annunziare l’evangelo occorre parlare il linguaggio della
gente a cui si parla » si dice da molte parti, « bisogna essere moderni,
trovare espressioni nuove, che il popolo capisca »; in tutti i paesi si
fanno tentativi per tradurre anche le sacre scritture in linguaggio cotidiano. Il risultato è però molto spesso l’ojiposto delle intenzioni:
l’ndilore non capisce nè l’evangelo nè il linguaggio moderno.
Paolo non ha solo parlato la lingua dei filosofi stoici ed epicurei
che staiano attorno a lui, ha compiuto il grande e rischioso sforzo di
pensare da stoico e da epicureo alla ricerca della verità. Aon ha soltanto adoperato parole moderne ma ha cercato di pensare, di cercare,
di interrogare da uomo moderno.
Essere testimoni di Cristo significa questo; non ingannare la gente
cercando di farla diventare cristiana a poco a poco con ragionamenti
e ]>ersnasione. e neppure offrirle il messaggio di Gesù dicendo <i ecco
la verità, te la offro, capisci se puoi e se vuoi ». Messaggeri di
Cristo si è quando si amano gli uomini religiosi o atei, indifferenti
ed inquieti, entrando nei loro ragionamenti e nei loro desideri, nelle
loro ansie e nelle loro sjieranze.
Paolo ha amato profondamente la filosofia stoica, sarebbe forse
più esatto dire i filosofi, creature in cerca delia verità, in movimento
verso Dio, quei cercatori di Dio a tastoni; ha amato il rigore delle
loro vite oneste, severe, la coerenza della loro eisstenza. 11 suo discorso
e interamente evangelico e<l è tutto una testimonianza : la prima e
l’ultima parte, dove parla di Dio e di Cristo; l’annunzio dell’evangelo
è valido quanto la ricerca della verità su Dio, nulla è aggiunto o
superfluo perchè tutto è vissuto nella ricerca della verità.
Giorgio Tourn
T/ proj. Giorgio Peyrot lui iniz'ii_£ io nel numero scorso una serie
(li nrticoli — che si proirurrà
per varie settimane — in cui fa il
punto circa i rapporti valdesi-metodisti. Siamo lieti di questo contributo, (l'Ut ripresa di un anno in cui
tutte le nostre comunità dovranno
infine pronunciarsi, in modo ponderato e decisivo; la Confere-iz i
straordinaria del IV Distretto, a Pisa. ha già affrontato la questione, li'
possibile anzi probabile che iinesii
aiticoli soUerino riserve o s illecitino altri interventi: inviti: mn vimtituiue a considerare che si tratta di
una serie concatenata di articoli, e
quindi a vahitare nel suo insietne
questa presa di posizione.
ni, che tutti noi conosciamo ed apprezziamo per le sue spiccate doti e
la qualificata competenza non solo
nel campo delle discipline storiche.
Un altro passo è stato cosi cempiuto nel campo della preparazione in
comune dei nostri pastori. E’ infatti
dal 1948 che studenti metodisti frequentano in modo continuativo ed
esclusivo la Facoltà Valdese di teologia, ed era quindi conseguente che
l’apporto della loro chiesa nel quadro della Facoltà assumesse un carattere più incisivo. Dallo specchio
che segue ci si può rendere conto di
quale è stata la partscipazione e la
frequenza degli studenti metodisti
nella, nostra Facoltà in questi ultimi
15 anni. -7
Due studenti nel 1948; due nel 1949;
uno nel 1950; quattro (di cui uno
esterno) nel 1951; tre nel 1952; quattro (di cui due esterni) nel 1953; tre
nel 1954; due nel 1955; tre nel 1956;
tre nel 1957; quattro nel 1958; quattro nel 1959; sei (di cui uno esterno)
nel 1960; sei (di cui uno esterno) nel
1961; sette- (di cui uno esterno) nel
1962; quattro (di cui uno esterno) nel
1963; tre (di cui uno esterno) nel
1964; e tre (di cui uno esterno) nel
1965.
Cosicché, attualmente, su ventun
pastori in attività di servizio nelle
Chiese Metodiste in Italia (a parte
gli evangelisti), nove (di cui uno ora
al lavoro all’estero), e cioè più di un
terzo, hanno ricevuto una preparazione teologica in comune con i pastori
valdesi ed hanno ciascuno convissuto
per quattro anni in Fa.coltà con i loro
folleghi valdesi delle stesse leve, stabilendo così dei legami di colleganza
il cui significato integrativo sul piano
dei rispettivi corpi pastorali non può
sfuggire a nessuno. Ed anche se non
tutti questi studenti metodisti, per le
pressanti esigenze dell’opera, hanno
completato i loro corsi di studi presentando una tesi finale, ciò non incide sulla loro preparazione, pur privandoli di una precisa occasione per
sperimentare le loro capacità di ricerca e di studio.
La integrazione sul piano della Facoltà ha avuto però anche un altro
aspetto-. In questi ultimi anni, sia pure
a carattere non continuativo, sono
stati svolti brevi corsi sulla storia e
sull’opera missionaria del metodismo
tenuti dapprima dai pastori Em
Sbaffì (1949, 1953, 1954) e R. Kissak
(1960-1963) quindi dal prof. MiguezBonino, decano della Facoltà Evangelica di Buenos Aires (1964). Ed inoltre la collaborazione metodista alla
vita della Faccltà è tuttora completata dai corsi di lingua inglese che dapprima il past. Kissak, ed ora il past.
Keighley, impai tisccno agli studenti
delle due chiese. Ora poi, che nel
Consiglio della Facoltà '^forsf' un po’
pletorico dal nostro personale punto
divista) è attivamente inserito un
componente metodista, è da augurarsi che la collabcrazione nel campo degli studi m Facoltà tra valdesi e metodisti abbia ancora un pili ampio e
significativo sviluppo. Se infatti v’è un
campo di attività in cui ogni richiamo
ad un criterio proporziona’e di compartecipazione, di per sè assai improprio per molti aspetti della vita ecclesiastica, risulterebbe del tutto assurdo
è quello degli studi e deli’ìnsegnamento, dove occorre guardare ai doni ed
alle qualità intrinseche ed a.lle competenza specifiche delle persone soltanto, liberandosi da ogni istanza denorninazionale. E’ da augurar.si quindi che su questo terreno qualche ulteriore iniziativa potrà essere ancora
presa.
CONTINUA
IN TERZA PAGINA
2
pag. 2
N. 45 — 12 novemhre 1965
,?ísa:
I ■ K3Í.ÍAV AD3roTjaia ■ g ■ ■ g
L amoipB^^iterio del successo
NELL’INDONESIA INQUIETA
Ucciso un missionario
Atti 5: 34-42
1/ pastore Renzo Bertalot ci ha invialo
il testo di questa meditazione biblica, che
egli ha tenuto, nello scorso agosto, al centro della Mendola, nel corso della settimana di studio dei cattolici, al quale era stato invitato. Pubblichiamo volentieri questo scritto. Tuttavia, confesso che non ne
comprendo bene l’intenzione, hulubbiamente, la vocazione dell’ecumenismo va
vissuta nella fede disposta a rischiare confidando nella potenza di Dio; ma la fede
non è solo questione ¡fersonale, è pure
questione di testimonianza, non è so'o
questione di chiarezza interiore, è anche
questione di chiarezza nei confronti degli
altri, dei fratelli, dei fratelli separati, degli estranei pur essi chiamali ad essere
fratelli in Cristo; non ¡tossiamo ignorare
il modo con cui siamo effettivamente rum
presi o con cui si equivoca sul nastro atteggiamento. ¡.’appello alTunilà è induh
blamente una delle ’’grandi cose di Dio":
proprio per questo desta in molti sconcerto e tristezza vedere che l’ecumenismo
si sta istituzionalizzando, va perdendo
continuamennie carica profetica, e proprio
esso dà, con le migliori intenzioni quali
erano quelle di Gamalie'e, nei compromessi e nelle ambiguità.
Gàmalìele, fariseo, dottore della
Legge onorato e stimato da tutti, ci
propone un confronto tra il sorgere
della Chiesa e il sorgere di movimenti
a carattere nazionalistico e religioso.
Se questi movimenti rientrano nella
volontà di Dio riusciranno ad afferntarsi e la volontà deU’uomo non potrà opporsi al loro progresso. Se. invece, Dio non approva questi movintenti essi saranno distrutti e non reggeranno alla prova della storia. Non
è quindi necessario che il popolo di
Israele porti a compimento il suo piane d’uccidere gli apostoli, perchè, nonostante il divieto, continuano a picdicare il Cristo Risorto. La storia non
mancherà d’attuare il giudizio di Dio.
I.’Evangelo, tuttavia, non approva la
saggezza degli uomini.
Aspettare
Da un punto di vista umano siamo
tutti inclini a condannare rimpazienza Le situazioni della vita sono, a
volte, cosi) complicate che ci sembra
bene attendere prima di pronunciarci.
E’ consigliabile infatti aver il maggior
numero di elementi possibili prima di
giungere ad una conclusione e ad un
impegno. Eppure, mentre ci sembra
facile accogliere la tesi del rinvio, la
Parola del Signore ci confronta con
una certa urgenza :« Oggi, se udite la
sua voce non indurate il vostro cuore... » (Salmo 95; 8); «Il tempo è
compiuto il Regno di Dio è vicino »
(Me. 1: 15); «...il giorno del Signore
verrà come viene un ladro nella notte» (1 Tess. 5: 2). Per questo momento decisivo della storia umana la
Parola del Signore esige una umanità
decisa che aspetta il suo Dio e non
degli uomini che aspettano a decidersi nei confronti di Dio. Un giorno il
Signore disse agli apostoli : « E voi
chi dite che io sia?» (Matt. 16: 15).
Non v’era temp oper rinvi! o per la
ricerca di altri elementi in vista di
una decisione più matura. La figura
di Gamaliele rivela quello che si nasconde nell’intimo della creatura. Non
siamo forse continuamente tentati di
affrontare indirettamente l’appello del
Cristo e di nasconderci dietro la decisione del nostro prossimo? Perciò
l’Evangelo ci ricorda che v’è oggi una
urgenza di Dio e che non la possiamo
evadere. Il senso della nostra vita si
esprime a questo preciso momento.
Non si tratta soltanto di noi, ma del
ia nostra famiglia, delle nostre amicizie. della Chiesa, e della società nella quale viviamo.
Oggi ia Chiesa cristiana nel suo insieme è chiamata a pronunciarsi sull’ecumenismo. Non dovremmo commettere l’errore che fu di Gamaliele
e cioè di ridurre il travaglio ecumenico del nostro presente a un mero fenomeno umano ed abbandonarlo al
giudizio della storia.
Si tratta di Dio e del Suo Cristo,
che è la verità. Accettare recumenismo come un segno di Dio significa
e.ssere degli uomini decisi che s’impegnano nella ricerca di quella verità,
nella quale il Signore ci mantiene e
ci fa progredire. Anche in questo caso
il nostro si. deve esser si di fronte al
Signore della storia. Non v’è tempo
per i rinvii perchè si tratta deU’oggi
di Dio. La saggezza di Gamaliele Dio
l’ha resa pazza agli occhi Suoi.
Il successo
Gamaliele, fariseo, dottore della
Legge, onorato e stimato da tutti, aveva suggerito di scegliere come prova della validità della predicazione del
Cristo, il criterio del successo.
La storia ha dimostrato che il Cristianesimo ha avuto quel genere di
successo. Ma Israele non s’è convertito ed aspetta ancora. Durante il ministero terreno del Signore molti avevano chiesto dei segni e dei miracoli
per poter credere. Ma molti sono rimasti indifferenti difronte alle opere
potenti del Cristo e alla Sua risurrezione.
L’Evangelo, infatti, ci ricorda spesso che questo è un modo sbagliato di
porre il problema. Il successo di Dio,
l’affermazione della Sua vittoria, passa per il Venerd’i Santo. In quel giorno Cristo è abbandonato da Dio e
dagli uomini. Eppure mai come in
quel momento Dio era accanto a Lui
e la vittoria sulla morte cosi imminente. I profeti hanno conosciuto questo
abbandono e questa vittoria. Così, ancora si può dire della chiesa e della
sua storia. Essere cristiani significa
spesso essere soli, isolati, contro corrente e delle voci che gridano nel deserto.
E’ facile oggi essere ecumenici aspettando un successo come Gamaliele. E’
difficile invece vivere l’appello al ravvedimento e al rinnovamento che il
Signore rivolge ai suo popolo, come
una sofferenza, conoscendo l’abbandono e credendo nella Sua vittoria. Si
tratta di Dio e del suo successo in un
mondo di carne e di peccato. E’ perciò
con timore e tremore che dobbiamo
vivere il momento del Suo appello, il
momento della Sua Verità,
Il permesso
di vivere
Il testo biblico ci dice che gli apostoli dopo essere stati battuti furono
rilasciati. La predicazione del Cristo
Risorto fu più intensa che mai. « E
ogni giorno, nel tempio e per le case
non ristavano d’insegnare e di annunziare la buona novella che Gesù è il
Cristo » (v. 42).
E’ certo che dopo il giudizio di Gamaliele gli apostoli vivevano in una
situazione ambigua in quanto questo
giudizio attesista gravava su di loro.
Ma rambiguità non sta nella loro
predicazione e nella loro opera. Il giudizio di Gamaiiele non viene neppure
discusso. Non c’è tempo, perchè vi è
un’urgenza di Dio che va rispettata
innanzi tutto. Gamaliele è abbandonato al suo giudizio e alla sua attesa.
C’è invece un popolo di Dio che è
pronto e deciso per il suo Signore. Bisogna raccoglierlo e curarlo nel nome
di Gesù. La comunità apostolica ha
cosi il permesso di vivere in una situazione ambigua che loro non si preoccupano di cambiare o di attendere
che sia chiarita. Non vivono di quel
iiiiKiiiiiiimiimiiiiiiii
Comunicato d’Agape
IL PROCESSO
DI DON MILANI
Abbiamo ricevuto da don Milani il testo integrale della sua
autodifesa al processo in corso
contro di lui.
Gli amici interessati possono
ottenerne copia ciclostilata richiedendola ad Agape (Frali,
Torino) accludendo un contributo volontario di lire 100 p>er
ie spese.
la situazione e dei suoi compromessi
con la sapienza di questo mondo, ma
hanno il permesso di vivere in quella
situazione e in quei compromessi come uomini, il cui sì è sì) e il cui no è
no, cioè con la chiarezza delle grandi
cose di Dio.
Noi siamo oggi fin troppo preoccupati della situazione nella quale viviamo. Vorremmo chiarirla prima di
impegnarci e di metterci al lavoro con
fiducia nel Signore. E’ impossibile essere insensibili ai compromessi, alle
ambiguità che la stampa e l’ambiente rivelano nel lavoro ecumenico. Non
c’e da stupirci se gli spiriti più impe
gnati sentono il peso delle perplessità sollevate dalla lentezza delTambiente. Eppure se la ricerca della verità e deH’unità è maturata con timore
e tremore davanti all’Iddio Vivente,
arche noi abbiamo il permesso di vivere e di dare la nostra testimonianza nonostante l’ambiente e la sua ambiguità. Non dobbiamo essere con ansietà solleciti della situazione che si
determina intorno a noi, non per causa nostra, ma per causa di una sapienza ohe ci è estranea.
Essere oggi la chiesa basata sul
fondamento dei profeti e degli apostoli sigmfica orientare le nostre preoccupazioni nel senso giusto, cioè davanti a Dio. Anche oggi non abbiamo
tempo per calcolati rinvii, ma siamo
chiamati ad una fede chiara, ohe anticipa la chiarezza del Regno, e ad
una fede coraggicsa e impegnata.
Renzo Bertalot
Un paio di settimane fa abbiamo pubblicato notizie confortanti sulla situazione delle
chiese e delle missioni nell'Indonesia. Si
trattava di notizie antecedenti la recente crisi, ancora irrisolta anche se. sulla punta dei
mitra, « l'ordine regna a Giakarta ». Su un
recente bollettino del S.OE.P.I. (21-10-’65)
due notizie inquietanti.
La prima riguarda la morte del missionario agronomo svizzero André Stuby, che era
al servizio della Missione di Basilea, morto
il 9 ottobre a Kalimantan (Borneo del Sud),
vittima di un'aggressione di cui ancora si
Ignorano le circostanze. i'Mto nel 1936, sposato e padre di un bimbetto, il missionario
Stuby era da due anni in Indonesia dove
era direttore tecnico della scuola d’agricoltura di Tumbang Lahang, aperta nel 195.5
dalla Missione di Basilea.
L'altra notizia, da Giakarta, riferisce: «In
un'atmosfera di lutto nazionale i cristiani
hanno riempito la chiesa Emmanuel, a Giakarta, per rendere omaggio alla memoria
dei sei generali e delle altre personalità assassinate nel recente colpo di Stato. Fra i
fedeli si notava la presenza di due ministri
del governo, di membri c'el Parlamento e di
altri rappresentanti del governo. Il culto è
stato presieduto dal pa.store Simo.i Marantika. segretario generale del Consiglio nazionale delle Chiese ».
E' naturalmente difficile valutare questo
breve dispaccio, e sappiamo quanto sia stato
e resti difficile avere notizie esatte dell’« im
broglio » indonesiano. Tuttavia, leggendo pu.
re fra le righe, c'è da rimanere assai perplessi di fronte a queste singolari collusioni
fra chiesa e regime, qualunque esso sia. e
di fronte a questo tipo di culti alla memoria. Evidentemente, il nazionalismo ha molta presa fra i cristiani indonesiani; ma in
che misura si tratta di un conformismo che
impedisce loro, proprio ir questo momento
di crisi, di fare udire l’Evangelo piofetico?
L'ambasciata indonesiana a Berna ha fatto pervenire al presidente della Missione di
Basilea, past. J. Rossel, un telegr.mma con
cui lo si prega di « trasmettere la nostra
più profonda partecipazione alla perdita cosi dolorosa subita dalla vostra missione e
dalla famiglia in Svizzera dello scomparso
missionario A. Stuby. Il sacrificio di una
vita si preziosa è come il suggello definitivo dell'elevazione delle sue aspirazioni nel
servizio di Dio e degli uomini ». E’ in corso un'inchiesta in loco, per accert.re le circostanze del delitto.
FRA LE RIVISTE
CONFERMAZIONE
— « La confirmation doil-elle subsìster? »
A questa domanda risponde il past. Pierre
Marcel, presidente delTAssociazione Internazionale Riformata, con un ampio quaderno
(88 pag.) della «; Reviie Réformée n (.'I/lQbS)
dedicalo a a Tfiéologie réjormée de la conflrmation ». La risposta è afFermati’va, ma
viene a conclusione di un’analisi profondamente critica della situazione attuale. Un
ampio capitolo è dedicato alla « Eliminazione dei parassiti » ; a) il confermando non
conferma nè convalida i voti del suo battesimo; b) il confermando non ratifica la fede
o gli impegni di padrini e madrine: c) con
la confermazione il catecumeno non entra
nella Chiesa; d) la confermazione non è
quella del battesimo ma del Patto di Grazia,
di cui il battesimo è il sacramento. Il battesimo non può nè deve essere confermato;
e) la confermazione non deve comportare
Perchè
siamo solidali
con Don Milani,,
spiega il
gruppo di Agape
Oltre 500 adesioni ha raccolto una lettera
inviata da Agape per esprimere piena solidarietà con il sacerdote cattolico don Lorenzo
Milani, rinviato a giudizio dalle autorità
italiane per una decisa risposta ad un gruppo di cappellani militari ì quali avevano definito l’obiezione di coscienza « insulto alla
patria ». « estranea al comandamento cristiano dell’amore », « espressione di viltà ».
Don Milani, parroco di un piccolo villag
gìo vicino a Firenze, sarà prossimamente
processato per la sua difesa degli obiettori
di coscienza : l’accusa è di a incitamento alla disobbedienza militare ». La prima ragione del nostro consenso e della nostra solidarietà con lui è questa: il linguaggio adoperato dai cappellani nei riguardi degli obiettori è inammissibile, giacché gli obiettori. quali che siano i dissensi che si hanno con la loro posizione, vanno rìspellati (e
spiace soltanto dover dire cose cosi ovvie).
Ma don Milani non fa una difesa delLobiezione di coscienza in astratto, e anche
per questo ci piace. Egli si pone un problema assai concreto: cosa sono state, in sostanza, le imprese belliche nelle quali TU
falla si è trovata coinvolta negli ultimi
cent’anni? Il bilancio è amaro: più e più
volte il nostro paese, per nostra e altrui
sventura, ha promosso guerre che erano aggressioni alla « patria » altrui. Don Milani
qui si richiama in modo pertinente alla costituzione italiana (art. 11: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla
libertà degli altrui popoli...», art. 52: «La
difesa della patria è sacro dovere di ogni
cittadino ») : e noi pensiamo che egli dìa a
tutti una grande lezione di onestà e dì genuino « amor patrio » allorché conclude che
in molte, moltis.sime occasioni la patria italiana sarebbe stata « difesa » molto meglio
dagli « obiettori » che dagli « obbedienti ».
A questo punto il nostro consenso con
don Milani si approfondisce e si qualifica.
Noi ci schieriamo con lui perchè vogliamo
La difesa della Patria
si sappia che in Italia si è in molti ormai
a pensare che la semplice menzione della
parola « patria » non può e non deve far
tacere ogni discussione. Cime credenti, come italiani riteniamo che il nostro paese
abbia troppo sofferto in conseguenza dello
sbandieramenlo di certi miti, che il suo benessere, la sua sicurezza, il suo avvenire
sarebbero assai meglio difesi con una dichiarazione di guerra alla miseria, alle disuguaglianze, alla incerta occupazione, a
ceite troppo facili (e intoccabili) ricchezze,
al cattivo uso del potere pubblico — tutti
nemici molto concreti e operanti —
tosto che con rinvestimenlo di cifre folli
in armamenti destinati a difenderci da « nemici » ‘sicuramente assai più aleatori.
Don Milani ci trova perfettamente consenzienti quando scrive ai cappellani militari: «Se voi avete diritto di dividere il
mondo in iialiani e stranieri, allora vi dirò
che. nel vostro senso, io non ho patria e
reclamo il diritto di dividere il mondo in
diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori daH’altro ».
Uno che ha firmato
(QUARTO ELENCO)
Un gruppo di membri della Chiesa evan^
gelica di Como :
Lidia Negretti, casalinga, Como: Edvige Rossi, casalinga, Como; Mario Comini,
impiegalo, Como;Maria Soggin, casalinga,
Como; Alice Predaglio, operaia lessile. Conio; Lucia Predaglio. operaia tessile, Como; Eleonora Frauth, casalinga, Venezia:
*^^^**3 .... impiegala, Como; Elsa Negret
t( Lanfranconi, insegnante, Como; Giorgio
Morbo, dirigente d’azienda. Turate Bruna
Piolti, operaia, Como; Marcello Campisani, studente, Como; Giuseppe Greco,
operaio, Como; Natale Tummino, casalinga, Como; Emilio Natali, operaio, Como;
Thomas Soggin, pastore evangelico. Como.
Un gruppo di Aosta: (firme iaccolte da
alcuni membri della Chiesa evangeliea ) :
Franca Monaya, impiegata, Aosta; Pierina Barmasse, casalinga, Aosta; Gian Luigi Barberin, rappresentante, Aosta; Carlo
Monaya, decoratore, Aosta; Ruggero Baldi,
studente, Aosta; ..... Canonico, studente,
Aosta; Emma Brunet. insegnante, Aosta;
Maria Teresa Ceschini, impiegala, Milano;
Laura Ferrarese, telefonista, St. Vincent
( Aosta); Eugenio Ceselli, rappresentante,
Milano; Mary Mu.sacchio, casalinga. Aosta; Silvio Rossetto, pensionato, Aosta;
Luigi Reshurgo, pensionato ,Aosta; Rosella Resburgo Jannel, casalinga, Aosta: Maria Ferino, casalinga, Aosta; Giovanni Predy, pensionato, Aosta; iernanda Chiavenuto, studentessa. Aosta: Ercole Marzone, radiotecnico, Aosta; Letizia Marzone, impiegata, Aosta; Silvio Coìasanto, impiegato,
Aosta; Wanda Monaya, «^tiideniesMì, Aosta;
Mario Marconi, impiegato, Aosta; Angiolina Monaia, casalinga, Aosta; Prosperina
Linty, casalinga, Aosta.
Firmo raccolte da un gruppo di amici cattolici di Torino:
Angelo De Marco, fisico. Torino: Luigi
Briantone. tecnico, Torino: Giorgio /lanini,
tecnico, Torino: Amelia T-aliucco. tecnico,
Torino: Michele Canonico, tecnico. Torino:
Marco Melloni, fisico. Torino: Mauro Dar
do, fisico. Torino; Gaetano Fiorito, tecnico.
Torino; Lele Dodero, fisica. Torino; Piero
Galeotti, studente, Torino; Ivo Ferretti, fisico, Torino; Elisabetta Donini, fisica. Torino; Ferdinando Gliozzi. fisico, Torino: Corrado Agnes, fisico, Torino; Pier Giorgio
Rama, fisico, Torino; Francesca Lolli. fisica,
Torino: Giorgio Borreani fisico, Torino:
Carlo Grosso, fisico, Torino; Margherita
Galletto, fisica. Torino: Giulio Prirati, fisico, Torino; Gianni Audirto, chimico, Torino; Leone Anseimo. chimico, Settimo Torinese; Luisa Perettì, op. chimica. Settimo
Torinese; Silvia Barheris, casalinga. Settimo Torinese: Bruno Preti, operaio. Settimo Torinese: Libertino Scicolone, geometra,
Settimo Torinese: Orlando Scudero, geometra. Settimo Torinese; Sergio Venturelli, artigiano, Settimo Torinese: Felice La Delfa,
impiegato. Settimo Torinese: Carmelo Pane. impiegato, Settimo Torinese: Assuero
Arrotini, operaio. Settimo Torinese: Piero
Galasco. pubblicista. Settimo Torinese: Italo Silvetli, V. Brig. VV. UU., Settimo Torinese: Franco Prinzivalli, impiegato. Settimo Torinese; Lorenzo Boinie. impiegalo. S.
Torinese; Francesco Guglielmo, impiegato.
Settimo Torinese: Mario Galasco. geometra.
Settimo Torinese; Fornello Antonio, insegnante, Settimo Torinese: Giovami Pozzo,
dirigente industriale. Settimo Torinese: Laura Cima, impiegata, Torino: Gianreiizo Ghirardotti, disegnatore. Torino: Nanni Salio,
insegnante, Torino; Giuseppe Cervetto, sindacalista, Torino: Paolo Cerralo, studente.
Torino: Massimo Tosco, universitario, Torino; Carlo Pigatlo, universitario, Torino:
Bruno Carpinteri. studente. Torino: Claudio Papuzza, studente, Torino: Gianni Lollaroccio, studente, Torino: Livio Sefino,
studente. Torino: Gianna Porta, studentessa, Torino: Laura Vaìcauda. studentessa,
Torino: Aldo Amore, studente Torino;
Paolo Martinotti, studente, Torino* Fiorella Tedesco, studentessa, Torino; Walter Averone, sludcnle. Torino; Franco Sciascia,
studente. Torino: Pier Luigi Tucci, studente, Torino: Giorgio Chiapusso, operaio, Torino: Pier Luigi Ponzio, operaio, Torino:
Franco Musso, operaio. Torino; Dante Mola, operaio, Torino; Sergio Maurin, operaio.
Torino: Patrizia Giudice, operaia, Torino.
Un gruppo di Roma:
Gastone Ingrascì, giornalista. Roma; Bianca Bracci-Torsi, giornalista, Roma; Sarah
Giondini, studentessa. Roma: P. Menghini.
impiegato, Roma: Gianfranco Calugarich.
giornalista. Roma; Giuseppe Montanuca.
grafico, Roma; Luciano Prol. gr.ifico, Roma: Cosmo Barbato, giornalista. Roma; L.
Zanetta, impiegala, Roma; Calogero Coscio,
fotoreporter, Roma; Anna Bertoni Judice,
sanitaria, Roma; M. Fasano, impiegala, Roma; Francesco Gambaldo, studente, Bologna:
Giulio Cesare Udini, grafico, Roma.
Un gruppo di giovani della Federazione Giovanile Evangelica di lingua italiana in
Svizzera:
Loris Tommasini, disegnatore. Zurigo:
Oronzo Giancan. pittore. Zurigo: Renalo
Dùscndorf. elettricista mecc.. Zurigo; Rosa
Naso, impiegata, Basilea; Saverio Porretti,
falegname. Vi interihur; Carmelo Ferrara;
Maurice Bodmer, ingegnere, Vìcttìngen;
Lydia Tozzi, casalinga, Zurigo; Otto Ranch,
pastore evangelico. Brusio. (continua)
nè promesse nè impcgixl nel senso che abitualmente si dà a questi termini. Dopo tutte
queste negazioni, il capitolo conclusivo Indica
la via in cui incamminarsi : « La professione
di fede ». Con il saggio storico di i.iikas
Vischer (La confirmation au cours dos siècles. Detachaiix & Niesllé) e cou qui Ho teologico di Max Thurian (La confirmation, consécration des laïcs, Presses de Taizé), si tratta del più ampio studio oggi circolarne su
questo problema cosi dibattuto nelle chiese
protestanti (L. 1.400, anche presso la Claudiana). Kicordianio pure le indicazioni succinte ma ricche di spunti date da \ Htorio
Subilia su «Protestantesimo» (1/1965) con
le sue « Tesine sulla confermazione »
' - LTillimo numero della « Eludo rhéologiques et Religieuses » (3/1965) è (¡nasi
interamente dedicato allo studio ile! ¡trohlvma dell aposlolicUà. in un simposio riiorma!o e cattolico. Harlé: La notion !)ii»!iqiie
d’aposlolieité, Réveillaud : L’aposlolicilé de
I Eglise eliez les Pères. Rose: Cnninienl
1 apostolìcité de 1 Eglise est-elle pensée et vécue aujourd'hui dans les Eglises de la Kéfor.
me. Biot; Note sur l'apostolieité de ¡’l'iglise
d après la Constitution dogmatique de Vatican II sur l’Eglise. Bouflier: Catholicité
et canonicite. Segue la prima puntala di un
saggio interessante di E. Grin su Cno morale pas comme les autres: inlrodur!ion à
VEthik de D. Bonh oefjer.
HAMMARSKJOELD
— Sul di ottobre di « Gioventù l.vangeliea » segnaliamo in particolare un ampia
presentazione, a cura di Franco Gianipiccoli,
del « Diario » di Dag Hammarskjoold. comparso in svedese e ora pure in edizione americana con il titolo « Markings ». 1. ampio
articolo, arricchito da parecchie citazioni,
presenta la fede del sig. H come « La mistica della via attiva». Non ci si aspettava questo lato determinante della figura de! segretario generale delle Nazioni Unite caduto nel
1961, sorvolando il Congo, neireserci/io delle sue funzioni, e si può azzardare <> del suo
ministero». li redattore del mensile giova-,
nìle ha così sottotitolato: «Un libro che ha
colto di sorpresa credenti e non credenti. La
capacità di meditazione di un uomo che lavorava anche 18 ore al giorno. Ilaniinarskjoeld, un credente che traccia la r-ua strada
sulla base di una comprensione moderna
della Via di Cristo. Il legame tra la fede e
1 esame di coscienza. Un’esperienza che non
è possibile inquadrare nella mistica chi-sica».
VINAY E RIESI
Che .sorpresa, ricevendo ¡/Illustré
Protestant di novembre, trovare in copertina il sorriso di Tullio Vlnay (mollo fotogenico !j, la sua figura in primo piano,
sulla piazza di Riesl, {[ suo volto « anijiio,
vive, ahiironzatu, al tempo slesso .scava o
e luminoso », come Io descrive il reporter
Jacques Aesrliimann. AlTintenio di questo numero si trova infatti un ampio arti*
(‘olo, « Reconstruire la ville », in uni rinvialo del mensile protestante lionese presenta ccu niolìa Tuniediatezza e viva partecipazione il lavoro del Servizio (irisliano. Pariicolarniente numerosi e attivi sono
in Francia, gli « Amici di Riesi »: am’ora
recentemente TullioVina> lia parlalo, a
Parigi, del lavoro iniziato, delle prospettive che si aprono, delle diffirollà. In questo numero, Tarticolo in que.s:ione sj trova
fra uno dedicalo a Martin Luther King e
uno dedicalo ad Albert Sdiweilzer; « testimoni del nostro tc»upo — li definisce l’editoriale — non vogliamo vedere in loro che
dei testimoni di Uno più grande. E se
parliamo di loro non è per aureolarli.
Semplicemente perchè a lutti essi ricordino
che Gesù Cristo attende da ognuno di noi
che viviamo’ ciò die crediamo ».
Offerte ricevute
per ‘‘Eco-Luce,,
Rodclfo Gasparotio fRomat L. 500; Liliana Ribct (Torino) 1.000; Maddalena
Cainis (Villar Peliice) 500; Marihe Dubois (Ivrea) 500: Cecilia More (Torre Ptdììce) 200; Lina Tamìetii (Ivrea) 500; Anna
Bonjour (Sanremo) 500; Albertina Pons
(Torre Pollice) 20(t; Elvino Buffa (Angroguai 500: filippina Pons (Angrogna) 500*
N. N. (Roma) 2.000; Stefano Laurenzio
(France) 2.200: Maria Cois.son {Milano) 200:
Margherita Bonjour Gaydou (Angrogna) 500
(continua)
3
12 novembre 1965 — N. 45
pag- 3
Un pìccolo putiferio
e un grosso problema
Due lettori, da Torino:
Caro Direttore,
ho letto il tuo ultimo articolo
dedicato alla commemorazione della Riforma e ti ringrazio per aver
pesto così chiaramente i motivi di
fondo che ci separano dalla Chiesa
di Roma. Oedo che sia estrema*
mente utile che qualcuno ricordi
ai iiiidtì protestanti che sembrano
averla dimentii-ata, la causa della
grave divisione del Cristianesimo
e faccia loro presente che se la Riforma ha concsciiiio nel suo sviluppo di movimento storico fattori
estrinseci dell’Evangelo quali razza,
cultura e spirito nazionale, questi
ultimi rappresentano elementi prettamente contingenti e non essenziali: i motivi della Protesta sussìstono oggi, come e più di ieri.
E, aggiungo, sarebbe parimenti
utile che anche da parte cattolica,
tra i facili irenismi da una par*e
e le tendenze controriformistiche
dalPaltra, si levino voci che ufl&ciosámenle, chiaramente e senza toma
di mostrarsi anliecintieniche ricondmano veri problemi di fondo il
dialogo ecumenico
Atliialmenle il Cattolicesimo, pur
sempre adermante il possesso della
pienezza della Verità, sta conoscendo un innegabile travaglio che, a
parie certi evidenti aspetti di tati(i-mi) trova il suo motivo nella rivalutazione della Paro‘!a di Dio nella (Jiiesa.
( iò dovrebbe profondamente rallegrarci ed in parte mitigare quel
senso di amarezza che ci coglie
quando consideriamo la pretesa catloli'a del pieno possesso della Veriià ed il suo immobilismo dctgmatiro.
Noi Protestami — ihe vogliamo
nono-piante tutte le eollusioni storielle eiilliirali e politiebe da cui sia*
mo stali e veniamo spesso condizionate essere i mendicanti dello Spi*
rito di Dio, — dovremmo manifestare. proprio pereliè insita nelle
ragioni della nostra Fede, una maggior fìdinia nella potenza dello
Spirito Santo: e liC' l’impressione
che questo atteggiamento non sia
sempre siiirnenlemente presente
quando slamo chiamati a precisare
Iri uo^l^e iiosizioni. Senza questa
hdiieia non ci potrà mai essere vera
apertura, ma solo chiusura e fine
di ogni discorsi. Non credo che
siam.i iliiamali a questo. Maggior
« rli'imsizione » ad’opera dello Spirilo Saii-o e chiarezza teologica debbono essere nei riguardi della Chiesa Romana la nostra vocazione di
proti 'tanti di oggi.
Cari saluti, tuo Dario Vrrrese
t aro Direttore,
Oinsentimi, data rìmportanza del
tuo articolo' comparso suìr<( Eco
Cure „ in occasione della domenica
della Riforma (« Ragioni durevoli
della Protesta >d, e ;l nlievo < he
vi hanno dato alcuni quotidiani, come H l.a Stampa a e « Il Me-i-^agge
10 di esprimerti, nella maniera più
cordiale, il mio di^s^enso, non tanto
su |)unti particolari, ma sulla impostazitme generale del tuo articolo.
Se bene intendo, in sintesi tu affermi che il Catulicesimo di oggi
si è aggiornalo, come le di,scussioni
e h' vfttazioni del Concìlio Valn-ano
11 dimostrano, ma che esso se aepa*
re diverso ne!1a forma non lo è nella Si statiza, e « il solco si è oggi
profondilo ». Se è vero che « la
iiun’siftsa linea ilei Cattolicesimo » è
w sempre più lontana dall’Evangelo ». ciò basterebbe a giustificare il
nostro atteggiamento di Riformati
F,vangelici, se non di diffidenza, di
estrema cautela nei ì^uoi ccnfronti.
D’accordo, nessun protestante —
clic sia tale — potrà mai ac<*ettare
alla luce della Parola di Dio la Mariolatria, anche nelle sue forme più
evanescenti, nè il Vicarialo de] Papa, nè molti elementi tìpici della
teologia « gloriae » prepria deda
dottrina cattolica (divin zzazione di
elementi umani); però anche la nostra Chiesa è, in modo diverso, esposta continuamente a tentazioni!
Ma dobbiamo rìconcscere, che lo
vogliamo o no, che questo desti la
nostra anmiirazione o il nostro 'Stupore, che il Cattolicesimo dimi stra
oggi segni dì fermento e di vitalità
veramente notevoli. Così pure la sua
sens.biliià per i problemi del mondo
secolarizzalo (che non abbiamo il
diritto di ridurre a mere- tatticismo
od opportunismo politico!», l’esigenza di imiregno sociale, di ricupero
delle masse scrisliani/zate, c sotto
alcuni aspetti davvero esemplare anche per non poche delle dormienti
comunità nostre!
E nella nostra valutazione del CaiLolicesimo odierno non dobbiamo
solo tener conto delle alTermazioni
ufficiali dei Padri Conciliari. Nelle
discussioni, negli incontri cogli amici cattolici (resi frequentìs>imi dalla nostra situazione di minoranza.),
nel dialogo (quando potremo finalmente adoperare questa parola dialogo con piena sincerità e con buona coscienza reciproca?), ci accorgiamo che ratieggiamento di molti
è cambiato, e da parte cattolica non
solo si ammette, ma si desiderano
reciproci impegni e contributi. Come Valdesi siamo i più Riformali
dei protestanti italiani: non possiatno disinteressarci del dialogo, o respingerlo con argomentazioni che
non necessariamente sono autentiche e fondate, come vorremmo, sulla
Parola di Dio.
L’epoca del proselitismo, relativamente facile, l’epoca della polemica
che non infrequentemente serve ìkI
eludere il più grave e serio impegno
della fede e della lestimonian/a, è
Unila.
hembra lalvolia die, ionie Valdesi, non siamo preparati ad aeeenare
questo nuovo (lima di ancrtiira da
parie Cattolica.
Dobbiamo invece rallegrarci poiché s-i viene oiTerla la possibiblà di
una estimonianza resa a ('rislo In
una atmosfera die non è più di difiidenza o di totale inacceltazion" delle « eresie » protestanti, ma spesso c
di ascollo umile e disinteressato
Colte a volo
Vn pastore scrive, a proposito del
nostro settimanale: « ...ti segnalo
alcune reazioni di lettori « affezionati »: il giorn.de insis'e troppo >11
alcuni temi, in particolare non rende — dicono — l’ins-slenza sul tema
della nonviolenza; si legge raramente qualcosa di edificazione nel
senso (( antic-o » (vedi G. Rostagno);
la cronaca parrocchiale non dovrebbe e.>sere umorìstica... »
Sol Stia rieià
Abbiamo ancora ricevuto, per l’anziano isolalo della diaspora: N. N.
riconoscente (S. Germano Cbisone)
L. 5.(M)0. Ringraziamo e trasmettiamo. Il destinatario ha scritto in redazione: « La prego di partecipare
ai fratelli in fede la mia profonda
riconoscenza per quanto hanno fatto in mio favore. Vciglia il Signore
benedire tutti, e a loro il mìo augurio di salute e pace ».
Pulremnii; comunque anche non
curarci trop]>o di quel che dicono o
Ì:inno i fratelli Cattolici nelle loro
Chiese, limìlandmi a registrare con
gioia il loro avaiiza'^e nella linea
thè rilenìaiiio più v-cina all’Evangelo o a denunciare — come abbiamo fatto — i loro slittamenti o le
loro deviazioni, se noi fossimo con
sii'Urezza nel giusto (fedeltà iidegrale alla parola di Dio!» e se non lesse di estrema gravità e pressante urgenza il problema delFiiomo di cggi, che muore cieco e nell’angoscia
e nella disperazione e al quale risultiamo incapaci, { Cattolici e noi,
di p-riare un .àuto effii ai e. Di fronte alFuomo di oggi, così spaventosamente disilluso «dalle false teslimonianze crisiianeggianiii u illuso,
come ben diii. dalle dottrine filosofiche che prosperano cwiameiile su!
fallimento di un cristianesimo die
è stalo presentato male e ancor più
malamente vìssuto dalle varie Chiese. io mi vergogno degli errori miei
e della mia Chiesa Valdese, nou .solo, ma anche di quelli della Chiesa
Cattolica, di cui sono disposto a portare, almeno in certa misura, la re
sponsabili'à. in uno spirito di s >lidarietà (he mj pare essere ecumenico.
Dico questo senza voler peraltro
in abun modo travisare la vocazione
e la funzione di noi Valdesi, in questo preciso momento storico, in Italia.
Dobbianit) saper rallegrarci die
molli cattolici italiani si vadano riconciliando colla religione e colla
Chiesa dalla quale s| erano in precedenza semiti respinti. Dobbiamo,
« on Fonestà e la chiarezza che l’Evaiigclo ci impone, esercitare una furizitne (die, caduto in una certa misura
il (lima di diffidenza che accoglieva
in precedenza ogni nostra parola c
I gni nostro g('slo. potrà essere più
libera e disinteressata, e rendere hi
nostra testimonianza a Cristo cercando dì a'tenuare lo scandalo della
disunioiK' dei cri'^liaiii. Dobbiamo
servire l’uomo dì oggi cmi (hiar«zza di idee, ben coscienti delle nostre differenze, ma anche del fallo
ehe Cristo non è vincolalo ad al' im»
( liicsa coslilnila.
Caro Direttore, t| lu> seiitlo penhè
non vorrei die artìcoli come il tuo
potessero ferire amici callolicì. o
essere fraintesi da altri. Perchè, poruuttìmi di dirtelo, anche la mia,
chiamiamola « suscettibilità protcslan’e ». ne è stala urtata. Mi sembra
di scorgere nel tuo scritto una chiusura e un finalismo implicito, che è
il seguente: meUere in guardia i
fedeli protestanti da possibili malintesi, da troppo facili e superficiali
entusiasmi ecumenici, da pericolose
confusirnii domnaticlie. Davvero possiamo pensare che i Valdesi di oggi pos.>ano c-<sere iridoUi a troppo
facili conc('ssìoni dogmatiche? Si è
iiidcholita a tal punto l’aiilorìtà della Parola dì Dio in mezzo a noi?
Perchè non saremmo disposti a
I ('errare insieme con i fratelli cattoliti nuellii Verità die nessuno pos'dede in miniera esclusiva? R’ un
dovere d> testimonianza e di servizio reso a eliì oggi ha ..iso la fede
j)er cc'lpa degli errori delle varie
('Illese.
E i: questo compi o non possiamo
.sottrarci.
C o r (I i a I m e 111 e K uri co Pasca l
I Con raniico Varese, concordo pienanienle. sottolineando soltanto che
!a speranza nello Spirito Santo, la
fiducia nella sua azione, la disponibilità di fronte al suo operare, devono restare rigorosamente legate ab
la fedeltà scritturale (cioè ad una
lucida chiarezza teologica ì : a rischio, se no, di cadere nel confuso
sentimentaHsmo, in quel libertinaggio dello spirito che Lutero chiamava u entusiasmo » individuandolo
sia negli irenici era^niani sia nei
fanatici « illuminati n; uno « spirito » non rigorosamente legato alla
Parola — a Gesù Cristo — non è
più lo Spirito di Dio.
All’amico Pascal, poi, avrei da rispondere lungamente, ma non voglio troppo ripetere quello che in
molte occasioni ho cercato di esprimere. E cercherò di essere breve.
— Nessuno è più lontano di me
dal contestare che vi siano oggi nel
cattolicesimo fermenti particolarmente vitali. Solo, restano cattolici, anche nel loro lato più « apostolico ».
— Mi dispiace, nui penso che è
delle affermazioni ufficiali che dobbiamo tener conto. Se un pontefice
può scavalc'tre e magari sconfesFore
un concilio solennemente riunito, è
chiaro che la posizione personale di
questo o quel teologo o laico mi
può toccare sul piano personale,
umano, ma non ha per me rilevanza decisiva sul piano del confronto
dottrinale.
— Riconosco senza la minimo esitazione che il « reformando! » è rivolto. con urgenza e magari violenza alle Chiese evangeliche c alla
nostra in particolare; Tho scritto j
anche nell'articolo discusso, mn non
c’è altra a’terimtivu a quella genui- |
namente riformata, nell*incontro con '
il Dio vivente: quello che per noi è
richiamo di fedeltà a un principio
accettato, per Roma continua ad essere un appello sempre respinto ad
accettare questo principio, che indubbiamente fiwebhe « saltare » il
sistema cattolico.
'— Comprendo il tuo turbamento,
pensando a quali possano essere le
reazioni di amici cattolici di fronte
a prese di posizione come questa;
credi che non abbia anch'io amici,
anzi piu-enti cattolici? che non pensi
anche a loro, (¡tiundo dico e scrivo
parole che sono umanamente dure?
Mi ritorna con particolare insistenza
la figura del sacerdote che insegna- |
va religione nel mio liceo, un uomo '
che rispetto profondamente, nella sua
fede, e che si era .sinceramente rallegrato quando seppe che mi disponevo a fare gli studi teologici. Mi pesa
e mi rattrista il pensiero di ferirli.
Eppure, in sincera coscienza, credo
che siano in errore, e devo dirglielo;
credo che egli annunci un Evanvelo
deformalo, e la fraternità di vocazione che mi unisce a lui mi costringe a dichiararglielo. E* solo in questo senso che si può parlare di sofferenza ecumenica.
— Del resto, il mio articolo era
inteso essenzialmente a « uso interno »; e qui devo dirti, con molta
decisione, che sono convinto che
sullo .scacchiere evangelico, e anche
nel piccolo settore valdese, vi sono
confusioni dogmatiche e cedimenti
irenici sentimentali. I quali non sarebbero in se, forse, molto numerosi nè molto gravi, ma assumono carattere di gravità se consideriamo
rhc Tepocn passata —■ ancora sfrangia nella nostra — ci ha lasciato in
eredità una posizione polemica più
determinata da motivi anticlericali,
razionali o irrazionedi o anche politici. che da genuine e riflesse moti
li azioni teologiche, qiuili erano in
misura asso'utamente prevalente
quelle degli uomini della Protesta.
In parole povere, poiché la formazione teologica-bihlica delle nostre
comunità è carente, e solo lentamente si risale la china, il clima di distensione e di irenismo, unitamente
al 'indubbio aggiornamento e rinnolamento di vari lati della vita cattolica. rischia di mozzare il fiato all'anticlerica’ismo (e possiamo anche
rallegrarcene I: dobbiamo badare che
i vecchi pregiudizi antiteologici (an
che i cattolici sono alle prese con
questa difficoltà interna!) non prendano la mano ;se si riduce tutto, o
ressenziale, a psicologia, il mutare
di climi, in sè rallegrante, può semplicemenie sostituire a una psicologia ringhiosa una psicologia sorridente. ma ecumenicamente lasciare
un « pugno di mosche « o. peggio,
un [pericoloso relativismo cristiano.
Mi dirai che faccio le cose grr)sv<>?
ma la storia non ci insegna forse
che occorre risalire assai lontano a
ricercare le cause di effetti che spesso s’imponsono all*attenzione e alla
preof CUfMizione generale solo a grande distanza di tempo?
— Ma il punto più importante, e
forse proprio su esso verte il nostro
dissenso, è questo: il carattere coinpcsìto e sintetico drf^ cattolicesimo.
Noi siamo abituati a considerare in
esso varie correnti, e in particolare
quella conservatrice e progressista.
Oggi soprattutto, molti vedono nella prima condensarsi tutti gli elementi negativi e « finiti », nella seconda
gli elementi positivi, che hanno per
$:\ il futuro. Ma il cattolicesimo è
le due cose insieme. Non: sia Vana
che ¡’altra, ma: Vuna e l* altra
insieme. Questa difficile e (umanamente) meravigliosa sintesi, questa
incessante assimilazione e questa crescita organica, che permette un continuo aggiornamento, una continua
incarnazione, evitando qualsiasi t:eru rottura nella compagine dottrinale e strutturale cattolica, è Vopera
che il cattolicesimo continua .senza
sosta ad arricchire e a mettere a
punto. Ma è — o dovrebbe essere —
chiaro a noi che in questo secolare
lavorio VEvangelo è solo uno degli
ingredienti. uno stimolo, diciamo pure il lievito, ma che la Chiesa (il Magistero) tiene ben saldo in mano e
dosa secondo una consumata sapienza umana. In questo quadro le figura « fuori quadro » — ma che quel
quadro, in ultima analisi, pur sempre accettiamo — sono solo le piccole onde laterali del gran fiume
maestoso, il loro moto vigoroso. {
loro impulsi controcorrente appena
increspano e anzi avvivano il corso
solenne, immutabile nella sua direzione fondamentale, anche se si gonfia di sempre nuovi affluenti.
— Quando questo sia veramente
chiaro, esplicito, in noi e nei nostri
interlocutori, nulla può essere più
fecondo del dialogo- un dialogo
aperto, schietto, come solo è possibile fra veri amici, fra uomini che
si vogliono fratelli. Rifiuto nettamente Vaccusa di chiusura, anche se
m*infastidisce la mistica e Tiibuso
del « dialogo ». Mi chiedo anzi se,
in fondo, una posizione come quella
che ho cercato di delineare, non costituisce per i cattolici un partner
molto più schietto e autentico di
altri meno « duri ».
— Infine, è indubbio che Cristo
non è vincolato ad alcuna chiesa costituita, ed è sempre bene ricordarlo, a se e agli altri. Tuttavia Dio si
è vincolato, liberamente ma in modo
assoluto e definitivo, alla Parola
che è testimonianza a Cristo: non
dico che le Chiese della Riforma
abbiano sempre osservato con piena
fedeltà questo principio fondamentale, e sono spesso scivolate dalla
posizione di comunità interpellate
dalla Parola a quella di chiese costituite che maneggiano la Bibbia; esse sanno però, a differenza di altri,
che così facendo hanno peccato. E
se nessuna chiesa ha Vesclusiva deìTEvangelo, VEvangelo è però esc'itsivo. non polivalente.
Chietliamo di essere capiti
se nen apprevati
Sono grato ai vari lettori che, a
voce o per iscritto, mi hanno manifestato il loro accordo cordialmente fraterno per quanto ho scritto,
due settimane or sono sulle « Ragioni durevoli della Protesta ».
Quell'articolo ha trovato eco anche all*esterno del nostro ambiente;
ne è stato dato notizia, con qualche
citazione, su II Messaggero (3 novembre. « i na serie di critiche dei
l aldesi al Concilio ») e su La Stampa (3 noi., (( Il settimamile dei valdesi attacca la Chiesa cattolica »).
Si tratta, con rimaneggiamenti lievemente diversi, della medesima
informazione-stamjia. Poiché, così
com’era condensato Torticolo e sceltp le citazioni, risultava un'impressione mutila di ciò che che avevo
inteso dire, ho immediatamente inviato allo « Specchio dei tempi »
de La Stampa una precisazione, che
non è stata però pubblicata; la riporto qui sotto:
Su La Stampa del 3 c. m., in una
c*^ rrispondeiìza da Roma, viene data la notizia di un articolo comparso
La I.uce, settimanale edito dalla
Chiesa Valdese, del quale sono redattore. Gume estensore di quelrarticolo sarei grato che mi si permettesse una precisazione. Il 31 ottobre — il giorno in cui Lutero affisse alla porta della Solile sskirdie
di Wittenberg le sue 95 tesi contro
le indulgenze — è per la Chiesa
\ aldese come per tulle le Chiese
protestanti la « giornata della Riforma ». e Parlicolo citato costituiva l’editoriale del numero dì quella set:imana. sotto il tìtolo « Ragioni durevoli della Protesta ». La
Stiimpn ha intitolalo la sua nota « Il
set! ¡manale dei valdesi attacca la
Clìiesa cattolica »: non direi che si
sia Irallato di un attacco: ho semplicemente inteso ribadire quelle che
sono .Male e restano, nel pur rallegrante mutare dì climi psicologici,
li ragioni di fondo del nostro dis.sen.so.
l^er ovvie ragioni di brevità, su
¡M Stampa sono state citate alcune
valuiazionì, avulse però dalle motivazioni die ad esse hanno portato;
il che può dare al lettore ignaro la
spiacevole impressione dì un’antipatica cocciutaggine, irrigidita su sebelui superati. In realtà, quando scrivevo « oggi il solco che separa — oggettivamente, anche se le più addolcile soggettività sembrano a volle volerlo sorvolare —■ Roma dalle Chiese della Riforma, è mollo più profondo che non nel XVI secolo »,
esemplificavo ampiamente quest’affermazione, sul piano del confronto teologkf».
Infine, nella nota in quesliuiie si
alfernia che il mio artìcolo « nega
ogni validità a tutte le aperture protestanti verso la Chiesa cattolica »:
in realtà, ho contestalo la validità
di parecchie false aperture, senlimenlalì, teologicamente irriflesse, o
che comunque si prestano a equivoco e a fraintendimento. Nè io nè la
mìa Chiesa, dì cui sono umile «meiiihro qualunque», siamo o saremo mai
contro ogni vera apertura: il confronto, aperto, alla pari, in cui
ognuno è se stesso fino in fondo, in
Oli} si è insieme di fronte alla Parola del comune Signore.
Ring razio se questa precisazione
potrà essere pubblicala, come pure
per il posto che La Stampa spesso liscrva alla voce della nostra pii'cola
minoranza prcteslante. Cordialmente
Gino Conte
pastore valdese
Pur marmocchio, capii che a Dio spettava il primo posto L’INTEGRAZIONE SUL PIANO
della preparazione pastorale
Il « Benedicite »
-- Oggi, ragazzi mangiai« in cucina!
Jdcst'avvertimenlo corrispondeva alla ve u.
a rasa nostra di una personalità «
j*uardo ». Senza essere frequenti, ques
rasioni di esilio alimertlare non erano
re: il fallo die mio padre fu««« ""
co slimalo spiegava queste visite di
iporlanle. Quanto a noi, acce av
nza recriminare questa
sionale, die aveva il vantaggio di *spe"rri dal decoro di un pasto di ceri
Ma quel giorno fummo L ■
lata di cui si attendeva la
en'emeno Madcleine Renaud, oc P .
lava di un passaggio a Losanna
rrogare mio padre a proposito e a
te di un suo parente, che egli aveva
Raslava nna frase a spedirei in *^t**"'
LETTORI.
abbonatevi
Chi lo può, si abboni fin d’ora per
1 1966; accludiamo modulo di c.c.p.
)er i Iversamento. Ogni offerta ci è
traditissima, e ricordate; procurateci
luovi abbonati! Grazie.
ma il tempo necessario a farci le raccomandazioni preliminari fu paret;diio piu
lungo: «Attenti ai gomiti, ragazzi! e niente chiasso masticando... niente ridarelle, eh,
voi piccoli... dite gentilmente buongiorno e
poi non una parola, a meno che vi si farcia qualche domanda... provate di fare
cncre a papà... e soprattutto... ».
Non avremmo mai saputo che cesa quel
„ soprattutlo » dovesse chiarire: già ìa velluta paterna era alla porta, con 1 illustre
pa<*2ggera.
Non si parlava ancora di « idoli » e la venerazione che si aveva per le vedette del
la scena e dello schermo era piu riservalo
di quel che sia oggi, ma forse tanto piu
profonda. La consegna del silenzio era del
tutto superflua: eravamo a bocca aperta.
\1 momento di andare a tavola, all minrovviso, un interrogativo nella mia lesta
di niarmoerhio: e la pregliiera? questa tra^dizinne familiare sarebbe staU osservata,
io si poleva, in rirroslanze rosi eccezionai«'.' e del resto, la gran signora era protestante? probabilmente no!...
Un'rcrliiata a mio padre, e seppi che.
certo più rapidamente, il medesimo questioMario si era svolto davanti al suo spirito. .
Che avesse un po' esitalo nelle sue parole, non me ne stupii. Ma non ci fu tracci.a
ili esitazione nella sua decisione: ^
— Signora, permetta, abbiamo l’ahi'udine di dire il benedicite...
I! he-rlie resa? dicevano i nostri oirhi
sromcrtati... ma con uno sguardo i frateìL
ivtagaiori, latinisti, ci assicuravano die dopo ri avrebbero spiegalo.
Spiegazione superflua: con voce sonora,
no.slrt padre pronunciò la pregliiera: « Ti
ringraziamo. Signore, per tutti i beni che ci
accordi nella tua bontà. Amen ».
Non ho conservato alcun ricordo del re.sto del pranzo. Soltanto l’episodio della
Itregliiera è sopravvissuto, affiorando, nella
mia memoria. Con assoluta precisione.
Insieme a questa idea die serbo viva in
me oggi : La presenza alla no.stra tavola di
quella gran signora mi aveva rivelalo la
grandezza non tanto dì mio padre, quanto
dii Dio. Se, omettendo — a causa della visita di riguardo — di fare la preghiera a
tavola, mio padre avesse in qualche modo
« mandato Dio a pranzare in cucina », la
idea stessa della grandezza di Dio sarebbe
stata, ai miei occhi, gravemente svalutala.
Clic al contrario, visita o non visUa, attrice o non attrice, il Signore in questa oc(Usicne ave.sse conservato il suo primo po-t.). ecco riuanlo bastava per attestare ai
miei occhi di bimbo la sua indiscutibile
Signoria. Gli anni non mi hanno fatto ramlùare.
Alain ììurnnnd
(da «Dossier famille ». Editions de 1 Ale.
Lausanne 196.S, p. 241).
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Se sul piano della preparazione pastorale si può affermare che le due
chiese camminano insieme da una
quindicina d’anni, anche nel campo
dell’aggiornamento e delle attività
più proprie ed attinenti all’azione
pastorale l’integrazione tra i due corpi di pastori rispettivi è già avviata.
Infatti da un lato si sono già avuti,
in vero con intensità assai scarsa, taluni incontri pastorali in comune oer
lo studio di determinati problemi, (ne
ricordiamo due tenutisi a Piali in questi ultimi anni), d'altro lato vari pastori metodisti e valdesi collaborano
insieme in varie commissioni di studio. Ma è certo che sul piano degli
studi e delle attività comuni i due
corpi pastorali hanno ancora molto
cammino da fare in.sieme. Ma in fondo non c’è che da prendere qualche
iniziativa al riguardo senza che sia
necessario attendere un voto preciso
in merito da parte dei Sinodi.
Un ultimo aspetto concreto della
vita pastorale in comune che merita
di essere ricordato qni, è l’estensione
avvenuta fin dal 1957 del servizio delle
Note Omiletiche anche ai predicatori
laici ed ai pastori metodisti, alcuni
dei quali danno la loro apprezzata
colllaborazione anche nella redazio
ne di questo valido strumento di lavoro. E’ ovvio che un lavoro in co
mune può esser vantaggiosamente avviato anche in qualche altro settore
di iniziative.
Vedremo prossimamente altri settori della vita ecclesiastica dove già
si manifesta un’integrazione in atto
tra valdesi e metodisti.
Giorgio Peyrot
Serate missionarie
alle Valli
Per interessamento del Comitato di
gruppo F.U.V. e della Commi.ssione
per le Missioni, sono organizzate alcune serate missicnarie con la proiezione del documentario « Un continent,
deux mondes ».
Detto serate avranno luogo a:
Torre Pellice, sabato 13 novembre
alle ore 21 nell’Aula Magna;
Frali, domenica 14 alle ore 20,30 :
Bobbio Pellice, giovedì 19 alle
ere 20,30;
Pinerolo, sabato 20 alle ore 20,30;
Tutti sono caldamente invitati alla
visione del documentario, il quale realizzato a colori e col sonoro dà una
visione nuova ed efficace della vita
Africana e del lavoro delle Missioni.
4
pag. 4
4.3
12 novembre 1963
A PISA, COINFEFEINZA AUTUININALE
DEL QUARTO DISTRETTO
Si è parlato dal catachisino
e dei rapporti valdo-metodisti
MI L A ìN O
Un grato saluto augurale
al pastore Neri Giampiccoii
Ha avuto luogo a Pisa, il 24 ottobre, la
Conferenza autunnale straordinaria del IV
Distretto. Presiedeva il Pastore Alberto Ribet. Tutte le Chiese del Distretto erano rappresentate, tranne una. La Conferenza, benché breve (troppo breve, secondo alcuni), è
stata vivace c fruttuosa. Particolarmente apprezzati sono stati i due studi presentati, il
primo del Prof. Valdo Vinay su « 1 catecumeni e la loro istruzione », il secondo del
Moderatore Pastore Giampiccoii: a Note illustrative sul Rapporto Valdese-Metodista per
Vunione ». Il Prof. Vinay, trattando Targomento della istruzione catechistica Impartita
nelle nostre Chiese, ha esordito affermando
che « il presupposto del nostro lavoro catechistico è la promessa di Dio sul fanciullo
avvenuta al momento del battesimo » ed ha
proseguito indicando i tre momenti fondamentali del catechismo, come dovrebbe aver
luogo in ogni comunità. « La prima catechesi — ha detto Toratore — deve svolgersi
nella famiglia; i primi catechisti sono i genitori. Essi, insieme ai padrini del bambino,
hanno promesso il giorno del bat'^esimo di
svolgere questo ministero di catechisti nei
confronti del loro figlio e il pastore deve
vigilare a che questo ministero venga effettivamente svolto. Esso è di grande importanza e costituisce la premessa delTulteriore
istruzione che 11 bambino riceverà.
c( La seconda catechesi deve essere impartita dalla Comunità. In che modo? Vivendo
1 Evangelo. La vita della Comunità dev’essere una scuola. Quello che i catecumeni
studiano e imparano sulla Bibbia, devono
poterlo vedere vissuto nella Comunità. La
Comunità deve sentire questa resopnsabililà
verso i giovani, di essere in qualche modo
lo specchio nel quale ì catecumeni vedono
illustrala e documentata la realtà delTEvangelo. Guardando alla Comunità, i catecumeni devono poter capire che TEvangelo non è
un’astrazione o un’utopia, ma una vita, non
una verità teorica ma una verità che trasforma l’esistenza.
« Infine, il terzo catechista è il pastore
(coadiuvato dai monitori). Sia nella forma
della Scuola Domenicale, sia nella forma del
catechismo suddiviso in vari anni e ogni volta adattato alle capacità e alle problematiche diverse dei catecumeni (che possono essere contadini o studenti liceali), tutta l’istruzione che viene impartita deve tendere a
questo unico scopo : che per ogni giovane
la Bibbia diventi il libro della vita. La Scuola
Domenicale dovrebbe perdere un po’ il suo
carattere di « scuola » e diventare « il culto
dei bambini », cioè il luogo in. cui essi imparano a pregare, a cantare, a leggere la
Bibbia gli uni per gli altri. Anche il catechismo non deve essere concepito come del
tutto staccato dalla vita cultuale della Chiesa,
al contrario i catecumeni devono partecipare al culto domenicale e a tutta la sua
vita. La confìrmazione dovrebbe essere la
confessione di fede dei catecumeni (e non
l’ingresso nella Chiesa, che poi spesso è in
realtà un’uscita dalla Chiesa!) e i ' ari anni
di catechismo non dovrebbero essere accompagnati da continui esami, il che accentua in.
debitamente il carattere scolastico-intellettua.
listico dell’istruzione catechistica. Si facciano
meno esami e si insegni di più! ».
L’ottimo studio del Prof. Vinay, cui è seguito un breve dibattito, sarà quanto prima
messo a disposizione di tutte le Chiese del
Distretto, affinchè venga diffuso nelle famiglie e discusso in riunioni e assemblee. Come sarebbe bello se fosse messo in pratica!
Se tutti i genitori evangelici si sentissero i
primi catechisti dei loro figli! Se i pastori vi.
gilassero davvero a che questo ministero fon.
damentale venga svolto! Se le nostre comunità si sentissero solidarmente responsabili di
vivere quelTEvangelo che pure credono e insegnano!
La relazione del Moderatore Giampiccoii
si è proposta di puntualizzare i temi di maggior rilievo che devono essere discussi nelle
Comunità, in merito al Rapporto ValdeseMetodista che il Sinodo ha proposto a tutte
le Chiese come argomento di studio per Tanno in corso. Il Pastore Giampiccoii ha detto
che le Comunità devono innanzitutto pronunciarsi sul principio ecclesiologico che regge tutto il Rapporto. Tale principio è il seguente : Dato che l’unità delle Chiese vaidesi è realizzato dal Sinodo, e solo dal Sino
do (sul piano istituzionale, s’intende), esso è
Túnico strumento col quale si può esprimere
anche 1 unità tra le Chiese valdesi e altre
Chiese, \iene perciò proposta la creazione
di un Sinodo unitario valdese metodista. Che
cosa ne pensano le Comunità? Vi sono poi
varie questioni pratiche che anch’esse devono essere esaminale : Come si giunge al Sinodo (per deputazione diretta dalle Chiese
autonome oppure attraverso nomine da farsi
su base distrettuale)? Quale proporzione vi
deve essere tra membri valdesi e membri
metodisti del Sinodo? Quali saranno le competenze del Sinodo unito? Su tutti questi
problemi, le singole comunità dovranno esprimere, con ordini del giorno, il loro parere,
per consentire al Sinodo valdese del ’66 di
pronunciarsi in modo definitivo su questa
ormai annosa questione.
La Chiesa di Pisa, anche in occasione di
questa conferenza autunnale, non è venuta
meno alla sua tradizione di ospitalità e fraternità. p. r.
Dopo soltanto un anno di ministero nclli
nostra comunità il pastore Neri Giampiccoii
ha dovuto lasciarci, chiamato a Roma dal
suo nuovo compito di Moderatore della Chiesa Valdese. Ci siamo trovati, così, nel contrasto di due opposti sentimenti : la soddisfazione per 1 aita stima dimostrata dal Sinodo al nostro pastore e il dispiacere che ci
ha colpito per la conseguente separazione da
lui.
Per una comunità come quella di Milano
dispersa nel formicolìo di oltre un milione
e mezzo di abitanti, ostacolata dalle distanze,
un anno, compreso il periodo dell'esodo estivo, e appena suiiiciente per avviare un programma, una conoscenza recìproca e una
collaborazione adeguata. Ma con il pastore
Giampiccoii il tempo ha assunto altri valori,
e ce ne siamo accorti alla sua partenza quando al nostro animo profondamente commosso e dispiaciuto sono affiorati schietti e spontanei ricordi e sentimenti così densi di interesse, di esperienza, come se anni ed anni
dì preghiera comune, di testimonianza e di
affetto fraterno li avessero maturati.
Perchè una persona possa lasciare dopo
breve tempo un grande vuoto occorre che
abbia saputo manifestare al massimo una
personalità spiccata, emananrlo una caricii di
simpatia tanto più forte quanto meno !a vita
di oggi ci rendo sensibili alle qualità positive del nostro prossimo.
Per questo ricorderemo con tanto affetto
il pastore Giampiccoii. Ricorderemo le sue
esortazioni, il suo aiuto sempre pronto, la .sua
vigile sollecitudine per i sofferenti e i bisognosi. l energia e la chiarezza nel risolvere
i vari problemi spirituali e materiali della
nostra chiesa, la fiducia che sapeva ispirare.
!Von sto facendo I elenco dei '^uoi pregi
ma quello dei motivi che abbiamo per dolerci della sua partenza, lo e gli amici miei
e SUOI che mi hanno pregalo di rivolgerg.i
questo saluto sappiamo che l’uomo non conta
come persona in se stessa ma in quanto rivestito dal ministero che è chiamato ad esercitare; tuttavia non si può prescindere dalle
qualità umane che possono rendere più operante in noi il messaggio evangelico di ogni
domenica. E ascoltarlo dal jiaslore Gianipiccoli era veramente un ottimo mezzo per superare le avversità di un’intera settimana.
A lui e alla sua gentile Signora il nostro
affettuoso ricordo e il più cordiale augurio.
Marco
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
VILUR PEIUCE
Nel nostro tempio, circondati da uno stuolo di parenti ed amici, sono stati uniti in
matrimonio domenica 31 ottobre: Marco Da.
vit, di Bobbio Pellìce, e Ivonne Rambaud,
del Cenlro-Saret.
Abbiamo appreso che nel tempio di Torino è stato celebrato, qualche tempo fa, il
matrimonio di Irma Charlin, dì Prafrè, con
il Sig. Giacomo D'Agostino.
A questi sposi — i primi hanno fissalo la
loro residenza a Bobbio Pellico, i secondi a
Torino --- auguriamo una lunga vita in comune, arricchita da molte gioie e da ricche
benedizioni da Alto.
La Comunità ringrazia il Sig. Alberto Lazier. Direttore del Castagneto, che le ha portato il messaggio della Parola del Signore nel
culto da lui presieduto la domenica 7 c. m.
FBARQSTIKO
Il pastore Marco Ayassot, dovutosi asscn
tare, a partire dalla metà dì ottobre, per re
carsi in Scozia dietro incarico della Tavola
Valdese, coglie Toccasìone per porgere a tutti
i membri e agli amici della comunità d
Prarostìno il suo più caro e fraterno saluto
Esprìme inoltre il più vivo ringraziamento
a nome di tutta la comunità, al pastore Gu
stavo Bertin, che, con molta gentilezza, ha
accettalo di prendere la direzione della chiesa durante l’assenza del pastore. Gli siamo
grati di questo prezioso servizio. Si avvertono i membri della comunità che, quando il
pastore Bertin non si trova in S. Bartolomeo,
per qualsivoglia urgente comunicazione egli
è reperibile telefonicamente al n. 90.227.
PERRERO > MANIGLIA
La mattina del 16 ottobre nel Tempio di
Ferrerò è stato celebrato il matrimonio di
Renaldo Poèt. della chiesa di Pìnerolo, con
Ada Poèt, delle Grangette, e nel pomeriggio
nel Tempio di Maniglia quello di Eraldo
Genre, della comunità di Pomaretto, con Ve.
ra Bert. dei Ribetti. Rinnoviamo agli sposi
gli auguri di felicità sotto lo sguardo del
Signore.
Due famiglie della nostra comunità sono
state recentemente provate dal lutto: al Bessè, dov’era ospite di una sua figlia, è deceduto all’età di 81 anno, il nostro fratello
Poèt Filiberto, delle Grangette, il 23 ottobre
ed a Traverse il 27 ottobre si è spenta la
nostra sorella Lina Poèt, che molti ricordano
ancora quale insegnante nella scuola di Ferrerò, alTetà di 79 anni.
Ai parenti lutti rinnoviamo Tespressione
della nostra profonda simpatia e viva solidarietà.
Richiesta tii personaie
per i'industria tessiie
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IVadensivil: Gessner ~ Co. - 6 lessiIrioi o filatrici.
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medio: 25 DM al giorno. Supplemento
turni dì notte : 15-25%: turno di domenica: 100%.
Forchheim (Oberfranken • Franconia su
periorej.
Ditta Weber - Ott: 8 onerai tessili
qualifiialì o apprendisti (camere con 4
lettini e servizi; mensa aziendale).
Erlangen - Bamberg - ìf ungen.
Ditta Erba:
2-3 ottimi stampatori (senza limite di
età).
10-2o tessitori (celibi) o tessitrici (nubili).
Filatrici.
Manovali.
Per il viaggit in Germania è suffirieiilo
la (ar'a d’identità. Seguire la linea MilanoVerona ■ BrentPero - Miinclien - Erlangen
(qui rivolgersi al sig. Harald Köbler •
Erba A(L Bonckerslr. 5li o Forchheim (qui
chiedere della Ditta Weber ' Ott).
Le spese dì viagg'o sono a p'arico del la\ oralere. Saranno in parte o totalmente
rimborsate, dopo alcuni mesi. Il contralto
di lavoro sarà s!ipnla‘o alTarrivo. con la
validità di un anno. Le fabbriche, le ahi
lazioni e le camere singole sono siate, in
parte, visitate dal. .seltoscritlo. Gli impianti
sono modernissimi; gli alloggi c le mens'*
bnone. Si può sempre presentare qnalclìe
diificolià di KÌs emazione per gli ultimi arrivali. Tali difficoltà sono eliminale in podio settimane e non devono essere sojiravalutate.
Le richieste possoaio essere inviate direttamente alle Ditte o alTuÌficio evangelico
- Manessestr. 66, 8003 Zurigo.
Dr. Elio Evnard
roba
Nella sua prima seduta di ripresa TUnione Giovanile, oltre a tracciare il piano di lavoro per il nuovo anno, ha proceduto alla
elezione del nuovo Seggio che è risultato in
gran parte composto dai nuovi elementi come la Signora Tonni Adriana, presidente, il
Sig. Raimondo Giusiano, vice-presidente, la
Sig.na Lia Tourn, segretaria, mentre la Signorina Anna Durami ha conservato il suo
posto di cassiera. Questo cambio quasi totale
è dovuto unicamente ad una sentita esigenza eli impegnare nuove forze nel disimpegno
dei compili di responsabili in seno alla nostra Unione. Mentre diciamo grazie ai membri uscenti, ai quali esprimiamo nello stesso
tempo il nostro rammarico per non aver voluto riaccettare la fiducia degli Unionisti,
esprimiamo tutti il nostro piacere di avere
come collaboratori questi nuovi responsabili.
— Il giorno 31 ottobre ba avuto luogo
l’Assemblea di Chiesa per la rielezione del
Concistoro, scaduti a termini di Regolamento. e la elezione del nuovo Anziano per il
quartiere delle Fucine. Con uno spirito di
autentico impegno e di profondo senso di
consapevolezza l’assemblea ha rinnovato al
Concistoro uscente tutta la propria fiducia
confermando tutti i membri alTunanimità
assoluta ed incondizionata. Non vi è stata
infatti alcuna astensione o voto contrario.
Con altrettanta consapevolezza ed impegno e
con la stessa piena unanimità l’assemblea ha
eletto come nuovo Anziano il Sig. Umberto
Rivoira. Pertanto il nuovo Concistoro è formato dai Sìgg.: Aldo Tourn, Corrado Morel,
Oreste Tourn, Leopoldo Rivoira, Giovanni
Benecchio, Umberto Rivoira.
Nella preghiera e nella gioia diciamo a
questi validi e responsabili collaboratori :
avanti con impegno nel servizio pei il Signore l’insediamento del nuovo anziano Sig.
Umberto Rivoira avverrà durante il culto di
domenica 21 novembre.
— Ormai tutte le nostre attività sono entrate nel pieno ritmo di sovlgimento ed anche in seno alTUnìone Femminile delle Fucine, nella prima riunione sì sono svolte le
elezioni. La Signora Ida Benecchio ha ricevuto nuovamente l'espressione di fiducia a
proseguire nel suo lavoro di presidente oltreché in quello di organizzare tutte le attività
delTUnìone, lavoro che abbiamo visto per
tanti anni condurre con perizia e con zelo.
- Martedì 16: riunione quart. al Bosc.
— Ci siamo vivamente rallegrati nel Signore per il ritorno a casa della Signora
Emilia Tourn, moglie del nostro anziano Aldo, dopo due settimane dì degenza nelTOspedale Valdese di Torino. E il nostro pensiero
di simpatia va anche alla Sig.ra Odin (Vernei)
ancora degente alTospedale di Luserna.
Ma pensiamo anche con affetto a tutti quei
membri della nostra Comunità che lottano
contro il male da molto e da poco tempo,
ed a quei che sono tanto avanti negli anni
e che aspettano con fiducia e serenità che
la volontà del Signore si compia.
SAN SECONDO
ìiomenica 24 ottobre è sialo amministrato
il battesimo alla piccola Paola Natia di Gioffredo e di Balinas Elhana. Il Signore la benedica e Taccompagni con la sua grazia.
-- Sabato 3U ottobre sono stati uniti in
matrimonio Mano Griglio e Edina Ricca, A
differenza di tante altre giovani coppie che
vanno a fissare altrove la loro residenza, questi giovani sposi rimarranno tra noi. Ce ne
rallegriamo vivamente ed auguriamo loro
ima lunga c felice vita in comune.
Ci Ila improvvisamente lasciato, sabato
6 corrente, il nostro fratello Alfredo Codino,
di anni 73. Una numerosa folla ha preso
parie, domenica, al suo accompagnamento
fìuiebre. Rinnoviamo ai familiari Tespressione della nostra più viva e fraterna simpatia.
— - Ottima la serata offertaci sabato e domenica sera dai no'^trj giovani e bravi artisti
della filodrammatica. Cì hanno presentato il
dramma « Terra lontana ». Esprimiamo loro
il nostro vivo plauso ed il nostro s’neeru ringraziamento per le belle ore offerteci.
— Ricordiamo a tulli i membri elettori e
comunicanti TAsseml)lea di Chiesa che avrà
luogo domenica prossima. 14 corrente.
BOBBIO PELUCE
Mercoledì 3 novembre abbiamo accompagnato alla sua ultima dimora terrena la
spoglia morlal-. della nostra sorella Michelin Maria iiiiìa Poiijour. deceduta nella
larda serata *(el 31 ottobre alla età di
anni 77.
Qualclie tempo fa. mentre nei pressi della sua abilazicne al Laiis si recava alla fontana, la nostra sorella cadeva e si fratturava un icmore Ricoverata per le cure del
caso all Ospedale Valdese di Torino, dove era amorevoliucnte vegliata dal marinj
e dalla figlia, in seguilo alla lunga inimobiLlà le condizioni della sua salute andavam.' migliorando ed ella si rallegrava già
di poter presto lar ritorno a casa sua,
(luando uiiprovviiamenle si inanìfeslava
una trombosi contro le quali nulla jiolevano le cure prontamente prestatele e ciie
dopo pochi giorni ne segnava la fine.
Al marito, ai figli, al fratello ed ai parenti lutti esprimiamo ancora la nostra viva e tralerna simpatia cristiana invocando
su loro tutti le consolazioni del Padre ed
indicando loro in Gesù Cristo Colui che
risuscita coloro che sono suoi e dona loro
la vita eterna. e. a.
COAZZE-SÜSA
E’ deceduto improvvisamente il simpatizzante della nostra Chiesa o nostre amico
Alberto PorlielìaUi di settantaquattro anni
del Trucetto di Coazze. Il servizio funebre è stato presieduto dal Pastore di Torino sig. E. Ayassot che ringraziamo sentitamente. Rinnoviamo le nostre condoglianze e Tespressione delia nostra simpatia a!la vedova signora Enriclietla, alle figlie Amabile e Vittorina, nostre soreTe
in fede, e a tutti | ccngiuiiti. « ...difensore della vedova è Iddio » (Salmo 68: 5).
Il Pastore Ayassot, e gli siamo molto
grati, ha -pure tenuto a Coazze una confa-enza sul Medico - Missionario Alber'
Scliweitzer.
La Cemunità ha avuto di nuovo la gioia di avere la visita del Pastore Emerito
e Direttore di Villa Olanda sig. S. Colucci con la Signora e la Signorina; egli ha
presieduto li culto domenicale con Santa
Cena a Susa: tante grazie, come pure al
nostro fratello U. lomassone di avere sos.ituito in pulpito domenica il Pastore locale.
Bilancio del Concilio
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Spirito le dice. Questo è il nocciolo
della questione: il neo-cattolicesimo
uscito dal crogiuolo conciliare è nel
suo insieme più rispondente di quello anteriore alle esigenze della Parola rii Dio oppure no? Che lo sia
per certi aspetti, è fuori discussione.
Ma lo è come fenomeno glo-bale?
Questo è il rebus. Oppure, come alcuni sostengono, bisogna rinunoiare a
una valutazione d’insieme del fenomeno cattolico e concentrare la nostra attenzione (oltreché riversare
la nostra simpatia) su fatti, opinioni,
idee e orientamenti che oggi esistono
(ma son sempre esistiti) nel cattolicesimo e che potremmo definire
« gruppi di pressione evangelica » in
seno alla Chiesa di Roma?
Ma torniamo al Concilio. Nel tentativo di valutare un avvenimento
tanto complesso e di cos'-. imponenti
proporzioni, è forse consigliabile procedere per esclusione e dire anzitutto quel che il Vaticano II non è star
to : esso non è stato, a nostro avviso,
nè un concilio di riforma nel senso
profondo, biblico del termine, nè un
concilio di contro-riforma. Ma questo lo vedremo in un prossimo articolo. Paolo Ricca
Borse ili sliiilio lniiiilile
liallii Tavolo Tóldese
Sono banditi i cuncorsi per le seguenti
borse di studio destinate a studenti valdesi
iscritti per Tanno scolastico 1965-66 alla
Scuola Media o al Liceo Ginnasio di Torre
Pellice ed alla Scuola Latina di Pomaretto:
1) Borsa di studio Pietro Eonlana-Roux,
<Ii !.. 12j.000 (eventualmente divisiJiile).
2) Borsa di studio Arturo Long, di Lire
100.000 (eventualmente divisibile), con preferenza a studenti originari di Pramollo, Rorà e Pinerolo.
3) Borsa di studio M.. di L. 100.000, even.
tualmenle divisibile.
1 concorrenti devono presentare la domanda e i documenti, lutti in carta libera entro
il 30 novembre 1965, indirizzandola al Preside del Liceo di Torre Pellice. Le assegnazioni saranno fatte entro il 15 dicembre, con
riguardo particolare al merito dello studente
ed alla situazione di disagio della famiglia.
Alla domanda, firmata dagli interessati e
controfirmata dal padre, vanno uniti i seguenti documenti :
a) Stato di famiglia;
b) Certificato della scuola, da cui risultino i voti ottenuti nell'ultimo anno scolastico
0 nell ultima sessione di esami;
c) Dichiarazione del Pastore, che comprovi
1 appartenenz i ad una parrocchia valdese:
d) Diehiarozione del padre, da cui risulti
se e dì quali borse di studio ha goduto il coueorrenle nell’anno scolastico 1964-65.
Roma. 30 ottobre 1965,
II Moderatore: Neri Giampiccoii
Offerte per la «Gianarella»
Abbiamo ricevuto dalla sig.na Villm-ia
Ugolini, insegnante, L. 1.000 per restauri
alla « Gianavelia ». Il Conutato « i*ro Giana,
velia » ringrazia.
Direttore resp. : Gino Conte
Keg. al Tribunale di Pinerolo
n. 173, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. . Torre Pellice (To)
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Filiberto Poèt
commossi per la dimostrazione di simpatia ricevuta in occasione della sua
dipartita, ringraziano sentitamente
tutte le gentili persone che si sono associate al loro dolore.
Ferrerò, Grangette, 25 ottobre ¡965.
RINGRAZIAMENTO
Alice ed Elvira Poèt, a nome anche
di tutti i parenti ringraziano di cuore
quanti hanno voluto, in (Qualsiasi modo, dar loro una testimonianza di simpatia in occasione della dipartita delia loro cara
Lina Poèt
addormentatasi serenamente nel Signore, il 27 ottobre 1965, all’età di 79
anni.
u L’Eterno è il mio pastore,
nulla mi mancheTà ».
(Sai. 23; i)
Traverse di Ferrerò, 29 ottobre 1965.
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