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-------------- pe?£ice
Toitv PelMcei ^
Null9 sia più forte della vostra fede I
■t ' (Gianavello)
SlTTIitlHlALi bii;ui
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Italia e Impero . Anno L. 20 — Semestre L. 10
Estero . . .i. » » 30 — » » 15
Ogni cambiamento d’indirizzo costa uria lira — La‘copta Cent. 4d
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chiesa vUldese
Rigruardate alla roccia onde foste tag:llati S
(Isaia LI : 1.),
jgilMlloré *. l»ref. amo coèTAB«. ,
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AMMINISTRAZIONÉ é redazione : c _ ■
■ '‘' Via Carlo Alberto, l"bÌ8 - TORRE PELLICE
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DI PROFETI PEI NOSRI TEMPI
Hait>acuc 3: 17-18-19.
Chiiinque voglia meditaine questi veq?setti si troverà d’aecordo nel riconpBGere
eh’essi colpisicotao ed arrestano la mente
peixihè il contrasto fra le condizioni de^
scritte e resperiema che ne tr»e il profeftà, impresedoEiano e meravi^iano.
E- un quadro lugmlrre e desolato, ma
il profeta è raggiante ed esultante, dì
meid©- che il canto funebre diventa il
preludio d’un inno dì gioia.
’ Legganide, ‘noi ci damandiamp: Era
egli un fanatilco 7 im jlltisio ? ovvero parlava egli con una sdeniia che il mondo
non conosce?
Diciamo subito che egli no» esordisce
con questa sua nota di trionfo, ma si liyolèe a Dio e parla: « Fina a qtuaaiè^, Q
Eterno, gtrtdo sernsia che Tu mi dia ctscoì-»
to?. Io grido a Te: violenza.' e Tu non
salvi ».
« Perchè mi fai vtedere l’iniiiquitd, e tohIeri lo apettaoolo della perversità ?
E perchè mi stanno dtmnanzi la ra^
pina è la, violenza ? Vi-son liti e sorge la
discordia. Perciò la legge è senza, forza
e il> diritto non fa strada. Perchè Tempo raggira il giusto e il diritto n’escs
pervertito ». (Habacuc I: 1-4) f
Così comincia il profeta, ma così fini
sce:
Esulterò néÌTlddio della mia salvezza ». ■
Alle prime seguono altre interroga*-zioni che rivelano l’abbattimento del
profeta e nelle quali si debbono itotare
punti: n suo inno di fiducia attifav^nso dbbbi perfettamente naturali; le
Ipolteplici prove che lo colpiscono; stan- ^
do di' vedetta sopra la torre, e la vigile
tendone nell’attesa di q|uél che TEterno
gli dirà; ed infine la risposta divina alle
sue richieste.
Egli viveva in menro ad una terribile •
anarchia e per servirci di un linguaggio
al quale siamo abituati: « Iddio non interveniva».
La violenza abbondava, dominava flagrante il'delitto e Iddio sembrava inattivo, il dubbio l’accasciiava: « 0 Signore,
fino a quando ? » ■ s.
i^erohè taceva Egli, quando le candì-.
zioni erano così gravi? *
Habacuc porta a Dio le sue querele e
Dio gli risponde: « Ecco, il suo servo non
disceme l’attività divina, mentre Egli
agisce e gii dichiara che non soltanto
agisce, ma opera qualcosa che, se il profeta ne fosse conscio, non lo crederebbe. Gli rivela che se egli è turbato dalla
violenza che l’attomià, rirrompente invasione caldea da parte di Ciro è sotto
il governo divino. Egli ha suscitato quel
re pagano come strumento della‘sua giustizia».
Lo stupore del profeta è grande; egli
non può comprendere come TEterno, si
serva d’un uomio come'Ciro, conoisciuto
per il suo orgoglio e crudeltà. Allora 0
momento è, ^unto p^ profeta.
Ei M neóoide sulla torre èd aspetta
che ^^TEtertnlo risponda laUe sue. rimostranze. La risposta non tarda: «Ecco,
Tanima del re caldeo è gonfia, non è
retta in luii, ma. il vivrà per fede *.
H contrasto è evidente. Supponiamo che
in risposta alla perpl^tà del profeta,
Iddio gli abbia detto: « La tua opinione
su Ciro è giusta, Tanima sua non è retta in lui, j ma tu rammimta che il giusto
vivrà d|i fede ». Nulla Dio aggiunge sulla fine di colui (fi cui conosce Tanimo
gon^o, ma due vie appiaiono chiare nella
visione di Habacuc: quella che inevitabilmente mena alia distruzione e l’altra
che per fede conduce aUa vita che non
ha fine.
Dopo ed in seguito alla risposta divina, Habacuc canta il sub inno e se noi
ci domandiamo su quale base egli fonda
la sua fede, troviamo la ¡risposta nella
perfetta lealtà dei suoi dubbi ch’egli
portò davanti a l^o; la sua vigile attesa
sulla torre da d(rve poteva udire la Voce.
Ascoltando con fervore qjuella Vóce
accettava Tintenpretazione elei fatti che
succedevano attorno a lui è lo riempivano ' di mieraviglia e di terrore. Era
dunque la sua fiducia nella parola delTEtemo che ciunbiò il canto funebre in
UP inno d’allegrezza.
L^ descrizione degli eventi che Habacuc rievoca nella sua visione trova piena
conferma nella storia del popolo di Dio.
n profeta lo ricorda e può sperimentare
, che se ogni cosa è dist utta, Iddio può
'Create. E’ bene che noi ricordiamo queste cose; se accettiamo il primo miraeolb: « Sul prinoiiino Iddio creò », ogaì
- cosa ^vent», pessibfe. Eg)i rato^’.tìèto’
a éuo Dio pdò provvedére cibo e bevanda da fonti ignote: Israele ,nél deserto
ebbe manna, quaglie e acqua; ricorda
Tesperienza della-donna nella storia d’un
p'iofetai <f la manata dii far-tna nel vaso e
Vorciuolo delVcMo che non si esauriscono »; poi la storia di Mosè e di Elia che
Eho sostenne senza apparente nutrimen-'
tb per (ben quaranta glorm...
« Quando il fico non fiorirà e VuUvo
fallirà, quando i campi non daranno
frutti », quando più nulla resinerà... Iddio
res|erà le la Sua parola dimora in eterno.
E dopo tutto supponendo che Ididio
non voglia creare nulla di nupvòj che
non ci sostenga con provvi^ miracolose, che la salute declini, che tutto venga
meno, anche allora perchè non rallegrarci nel Signore, poiché sappiamo che
in Lui c’è pienezza dì pace e di certezza
sull’esito finale? ^
, Perchè non confideTernimo anche noi
nell’infinita sapienza di Dio ed inun
calmo raccoglimento non cercheremmo
d’udire la Sua Voce ?
Egli ci dirà ciò che (fisse ad Habacuc:
cioè Ch’Egli agisce a nostra insaputa,
compiendo i Suoi disegni che sono abetemo.
La nostra pace è sempre in poiporzione della nostra fiducia e la nostra fiducia in, propor^one della conoscenza che
abbiamo di Lui.
%
F. Ü. V.
La gioventù valdese è convocata a
Pomaretto
Domenica 1 agosto alle ore 15.
Il Convegno si pix^pone di studiare il
seguente argomento i^irituale:
CASE CHE NON CROLLANO!
In caso di bel tempo il Convegno si
terrà all’ombra dei castagni: in caso contrario, nel Tempio Valdese.
y?er salire al Bars dellà TagMola, il
c|fattetristico incavo roccioso sotto il CasìèlluzzQ, verso cui abbiamo cercato, in
U^,,^)i*ecedènte articolo, d’attirare iT'cordtólfe mteressamento dei visitatori della
del Pefiioe, la ^t ada, dopo aver
corso (iai Coppieri il fondo del valje,fino a Barma Ciabrira, di là se ne
e, girando a sirtiétra, s’arrampica
fe fflticcessive svolte sul contrafforte. Il
^do pendio è tutto ombroso di castag|fi. Ad un certo girato sbocca un sentilo piaheggiante; è quello che unisce
iÌ.Vallone del Biglione col versante opposto del contrafforte, volto a mezzo*^
giorno, ove sono sparsi i villaggi di quella: Ruata dei Bonetti che costituiva nei
sècoli XVI e XVH Taltra popolosa regine della pàirròcchìa, fra i Borei ed i
C^^riol, ed aveva il suo Tempietto ai
sotto il cartello, un sentieruolo sicende
sull’orlo del precipizio ove, fra le rocce,
s’apre l’imbcxacatura della grotta. E’ im
arigusto ed ispido passarlo,forteimente
inclilnàto, incavato fra due grossi sassi.
Ci s’infila strisciando nel cavo, si sbocca in una cornice strettissiima, contro la
parete rocciosa, aperta sul vuoto; di" là
sì scende per uno stretto camino verticale alto una quindicina di metri; ed
ecco il piano del Bars.
Quest’entrata (K»stituiva,un tempo un
passaggio pericoloso per chi non fosse
alpinista: il visitatore saldo di nervi, costeggiando il precipizio durante tutto il,
percorso, s’aggrappava ad una co-da tesa per roocasione lungo la roccia; Narra
Aniedeo Bert nelle sue « Gite e ricordi », che ai tempi di suo padre, pastore
a Torre Pellice (morto nel 1833), un tu
Bonnet; il sentiero, continuando a mezza
costa lungo tutto il giro del vEdlone, arriva al Tagfiarettó; nei momenti della
lotta per la comune difesa, lo percorrevano, tra il Villar ed il Tagliaretto, le
compagnie volanti in soccorsoTdei convalligiani aggrediti. , .
Arriviamo sul crinale del contrafforte,
al Ciampas: un gruppo di casupole, qualche campicello di grano e di patate ’n
pieno sole. Ci si affaccia alla valle del
Pellice. La strada' risale per un breve
tratto il crinale, poi volge a destra, fra
boscaglie di faggi s’inerpica per il rilpido
pendio; e finalmente ritrova la cresta
ad un ultimo casolare isolato, Già Baudin. Un sentiero pianeggiante, a destra,
eonduce, in una tìnquantiiia cB' passi, ad
una rustica sorgente, sistemata nel 1926,
com’è inciso sulla pietra della fontana
dalla Società Alpinistica Uget, per iniziativa di quel bravo Garablin, alias Stefano Eynard, csh’è pppolanmente noto come il papà delle fontane.
Da Già Baudin sì scorge nitido, verso
occidente, ài piedi della parete (lei Cdstelluzzo, il cartello che indica Tentnata
del Bairs. Un sentiero vi conduce, che
parte proprio dal casolare, corre a mezza costa fra cei^ii^ dì faggi, costeggia
infine un burrone precipitoso. Pr^rio
rista, capitano di vaisoeilo, aveva lasciato in casa di lui, a S. Margherita, una
lunga scala di' co'^da, di tipo navale, a
disposizione dei visitatori, i quali, portatala su al 'Bars, la sospendevano sul
precipizio e, se avevano coraggio e sangue freddo, s’affidavano nel vuoto alle
irncpuietantì oscillazioni di quell’aereo
cammino. Confessa lo stesso Bert che
della numerosa comitiva salita lassù con
lui, uno solo ebbe il coraggió d’esporsi
al periglio, e quest’uno non fu lui ! .Però
dal 1926 il passaggio è reso per chiunque sicuro ed agevole da una balaustra
e da solidi gradini di ferro piantati nella
roccia.
Il Bars è un terrazzo irregolare incavaito nella pmeite del monte: verso oriente sì restringe e termina tosto nel vuoto; verso occidente si prolunga per ima
trentina di metri, scendendo a sbalzi fra
cespugli incolti e fasci d’erbe montane.
Nel fondo, , laddove lo spigolo della roccia lo chiude, appaiono tracce d’un’antica sorgente. La larghezza giunge aid un
massimo di tre mètri. Sopra, la roccia
sporgente lo ripara; ai lati le rupi sopraw^nzanti lo nascondono; di sotto
s’inabissa il pr©(àpizio; eli fronte s’apre
il magnifico panorama.
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AlTimboccatura del camino è fissato
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îndîea il si)?ilpcato id il i^lwe ÿtoricô
del Bars: B#s dUMa Tâ0li>lè - «fugià
desrli ■anück(iVdiÎdeifi . néVa disperata
Æ/esa deliba libertà di coscienza . i nie
mc-i nipoti é. 13 rmÿgip 1926.
' • Nei momraiti più terribili 'delle perse
cuziom, torme di donne, di bambini, di
..vecchi aoc'órrevapo fra le rocce del Car, stelluzzo alla ricerca della^salv=zzà. S’aprono ancom. qua e là spaccature, anfratti, p&ccxU incavi, ove i miberi, secon
do la tradizione, s’inerpicavano per sfuggire ad pCTsecutori: si cita, sul lato orientale, la Barma l’Oudèt, e ^ quello meridionale, come sospesa fr a cieio e, terra, la Barma della Bella Gianà. Ma il
meno angusto e più s'curo rifugio, il
solo idonTO ad una difega efficace e ad
ùii sòg^rno prolungato è fi nostro
^ v^chio tegér, invòlto egli
neìte p^eouzioni del 1655, lo int^a ccm precisò riferimento come luogo
,. pifòt^idrai^le di rifuso: Nella regione
del VaridaÌino, e^li'nairra, se void encotrace de la retraite,
^pe l’À’utkéiir de la nature y tìvoit préparée ®es enfants à cou
vèrt de itMte Ittyage et la furie de leurs
^ ermemu: d’est une grande Caverne... É
ì a%iòiurrient impossihle d’y
paf ù^ seul trou par le haut:
óp^ Ti’y p^t dévaler qu’une seule perS&rùie à la fois qui se caule par cètte fente... de sorte qu’une seule personne y
esiént dedans, seulement avec une piqué
OH, Tiàllehàrd'^ se peu* défendre cantre
nne armée tonte entière...
Qui si raccolsero affannosi gruppi di
perseguitati, nel 1560. nel 1655, mi 1686,
in altre occasioni ancora; e col cuore
angosciato rimasero nascosti in attesa
che la tempesta si dileguasse. Qui organizzavano una loro miserabile vita; secondo la tradizione, per mezzo di una
cairrucola fissatà alla, rupe tiravano su
con una corda i viveri necessari alla loro
sussistenza; onde il nome del luogo: Bars
della Tagliola - incavo roccioso della
carrucola.
- Scipione Lentolo che, come pastore di
^ San! Giovanna ,fu non solo testimone,
ma prìncipaile attore della persecuzione
del 1560, narra nella sua « HKtoria »
che, alla fine del novembre di quell’anno, quando i soldati del Conte della Trinità stavano seminando nella valle del
Pellice uccisioni e ^oche^i, nel Bars
furono trovate due povere femmine, cioè
la madre e la figliuola, le quali erano
stolte ferite a morte dai soldati, onde poco appresso passarono di questa vita.
Sorprese n^ rifugio dai selvaggi persecutori, e tormentate e colpite e abbandonate moribonde senza soccorso. II
Lentolo aggiunge poi l’epfeodio che diventò famoso nella storia e nella leggenda del Bais; un povero vecchio cieco e
d’età di cento tre anni, il quale s’ora ritirato con la figlia di suo figlio la qual’era
di diciott’anni, acciocché gli desse da
mangiare fu scorto per avventura da im
gruppo di soldati alla caccia d’eretici.
Questi poterono naturalmente entrare
indisturbati e si gettarono sulle due vlttìrne. U vecchio, contìnua il Lentolo, fu
àccgl’inimid ucciso, forse mentre tentava difendere la nipotma; e la fcmciulla
presa,; la quale, volendola quelli sforzure, scampò loro dalle mani, e nel fuggire cadde d’un sasso assai alto e mori.
Del fatto pietoK) s’impossessò la leggenda, aggiungendòvd particolari praticamente assurda, come quieHo della pecora, che avrebbe fornito ei 'rifugiati il
latte per nutrirsi e che »coi suoi belati
avrebbe attirato su loro l’attenzioine dei
soldati. E la leggenda nari a ancora che
nelle Botti di luna il viaftidarite che afctraversi quel paesaggio rupestre ode salire dal precipizio un dolce kmmito; è
la voce della misera fanciulla, che piange i begli anni perduti.
Altre tradizioim pietose ed eroiche fioriscono ìntomP al Baia, tramandàte^ dì
generazione in generaaione. Una giovinetta del Villar vi è sorprese da un turpe peas^tore; inseguita fino in fondo
allineavo, ri getta perdutsimente nel
VALU VALD®^
u ■ m iiìl mì'ii
■vt. ^
!M«aBn|Kni
^precipaKo; anche Taggressore^nellitnpe^ - to èalU corsa, si getta -tovolcÌ8taraijae«,’
^ le ftei vuotoi^mS, irieÉ^e ejj^i si sffa*l
<»11A la fanciùJiUn sostéiuta # mfiài’aria '
¿alle ampie vesti rigonfie, s’^adagia leggermente senza danno suU’eiba del prato
sottostante, sfuggendo così miracolosamente al nemico. Ed ancora, durante 1©
sfriagi delle Pasque Piemontesi, alcuni
Valdesi rifugiati scoio scoperti da un
griiplpo di soldati nemici, i quali, non
osando infìlairsi nelTangusto passaggio
dell’entrata, si efispongono di guardia
■alTimboooo, in attesa che .quelli siano costretti ad arrenldeirsi p>er fame
0 per sete. Ma essi trovano modo
di sfuggire aill’insidla: di' notte, in silenzio, ^grappandosi disperatamente_ai
cespugli ed aigM intagli della roccia, riescono a passare attraverso Topposta pa- '
rete ed a dileguar^ in salvo.
Quest’episodio della persecuzione del
1655 è tradizionale; ma sono pur troppo
veri e documentaffci i due martiri riferiti
dal Léger: quello di Maria Reymond,
vedova di Giacomo Cougn, della Torre,
povera, donna zoppa, la quale, sorpresa
nella caverna, ove era rimasta nascosta '
cinque settimane, e quello di Giuditta
Rostagnol, del Villàr che, trovata nel
luogo stesso, ebbe la testa tagliata ed il
suo corpo precipitato dalla roccia.
Il Bars della Tagliola, ravvivato da
tutti questi ricordi eroici, divenne il so- lenne monumento, scolpito dalla natura,
a celebrare la resistenza ed il martirio
dei padri nella difesa dei sacri diritti
della libertà religiosa. Poiché apparier
neva a privati, sorse naturalmente inW
molti il giusto desidèrio che fosse riscattato, in modo da divenire iproprietà *
definitiva della Ch esa Valdese. L’inizia- i
tivà del riscatto fu p 'esa da' quel Gara- '
blin, a cui già abbiamo accennato. Chi
; scrive queste note ebbe il privilegio d’es- ..
sergli fraterno collaboratore, e d’essere; .
così diretto testimone del suo zelo e deP^
' suo lavoro, app ssionato. Grazie a gen^
I rosi aiuti in denaro ed in opere, tuttofai
rcxjcione del Bars fu.acquistato, e doto
alla Chiesa Valdese. Furono apposti i
gradini e la balaustra di ferro. Alcuni
sobri lavori furono eseguiti pzr rendere
al luogo la pristina digni.à, pur mantenendone intatta l’aspra ed imponente
fisionomia. Il 13 maggio 1926, con un’au“
stera cerimonia, il monumento del Bars
venne consacrato. ,
Rimane perennemente il-simbolo del- '
l’incrofllàbide fedeltà ai principi deH’Evangelo.
Attilio Jalla. I
J nostri cantici
N2 82 - L’/inORE SOBLI/lt
La meiodià è tratta dalla bella raccolta popolare « Songs and Solos » L’autore della poesia originàlìe m’è ignoto «
non ricordo il nome del traduttore francése. Là traduzione italiana è del caro
nostro Moderatore V. Sommani. Ne è
da stupirsi ch’egli a tale impresa si s^
cimentato. Chi lo conosce troverà quéi
versi del tutto conforini al suo tempéraittento rtìigiòso. ’
La prima strofa è una proclamazlor^
gioiosa, serena, tìionfante dell’amóre 4i
Cristo. E subito appare il colnoetto ch^è
al centro di tutto il* cantico: la ripone
non è sìufficente per comprendere que|Tamore: il piano spirituale è supericre
al piano intellettuale, gli argomenti àèll’intelletto non sono gli argomenti della
coscienza e dèi cuore.
Oh quanto è, di Gesù, Vamor sublime !
E’ più profondo delVazzurro del.
Non posso, quélVamor che mi redime,
Intender sema vel.
* • -,4>
Il miracolo della Redenzione...' il mi~
atero della Red^iadcme!...
Si scors^erà forse per questo il credente? Si allontanerà egli dalla Fede a
motivo d’insuperabili 'j esigenze ' razionali?" , ? . %
Chi - nella sua carriera cristiana non ha incontrato questa « tentazióne»?
Ma precisamente in tali momenti in' terviene la Grazia divina. E appimto
, .pefrchè, con Paiuto dello Spirito, si geam- ••
pa al peiTicoIo, la. Fede non è una virtù
noistra {attenti ài « merito »); ma è un '
dono di Dio. Quando si è di fronte alla
realtà centrale: .«ü Cristo Salvatore per .
volere del Padre», la tempeáta intellettuale si placa; si rinuncia ad analizzare ed & comprendere, s’impaira ad occettére e ad adorare.
Se intendere non posso, o Signor mio.
L’amore tuo sublime, pur desio
Sull’ali del nùo cuor levare a Te
Il canto della lode, il catnto a Dio,
Che tutto diè per me. {
Com’è meravigliœa l’esperienza cristiana! Che importa il sorriso più o meno sarcastico dello scettico che non sente nulla, che non capisce nulla! Che importano le considerazioni più o meno filosofiche dei saggi e degli spiriti forti '
che parlano d’illusione, di autosuggestione; ma che poi di fronte alle ambasde e alle tribolazioni della vita - sono
disarmati, sono disorientati, sono dei poveri rottami in balla della tempesta! Davanti a noi credenti, risplende invece se;renamente l’ocèano 'infinito della misericordia del Padre.
E quélVamor si avvolge come l’ionda
Di un queto mar, puriss’nvai e profonda.
Che scorre sotto l’occhio della fè.
O questo mér, che mormora quéll’onda?
« Per te, per te, per te!*
L’annuazia-to romanzo di * Jacopo
Lombardini: La Croce ugonotta, è uscito eoi tipi delie Arti Grafiche « L’Alpina»: L’autore è oramai troppo noto nel
mondo evangèlico perchè egli abbia bisogno di una presentazione. Tutti sanno comò egli concepisca la letteratura
come un campo dove l’autoirie evangelico deve portare la sua testimonianza;
ed i suoi vari scritti, particolarmente ìromanzi, hanno talora risditito delle
premesse Volutamente edificative niella
èsposizionè inconsdamente portata ad
idealizzare amibiditi e stati d’animo.
Comuniqxiie si voglia giudiosue questa
concezione artìstica, Jacopo Lotribarfiini
è forse il solo sc^ttore evangelico ,^e
abbia un pubblico, U suo piuWico.^
Con questo romanzo, il .nostro autore abbandona decisamente gU schemi
Una volta raggiunto Io stato d’animo della perfetta sicurezza in Cristo oba
cos’altro si può desiderare, che ccei’altro
si può chiedere a Dio se non questo: che
egli ci maatenga in questo stato di Grazia, nella linea della Sua santa Volontà,
e che pep^iò íà renda forti contro il maligno, ci faccia umili, comlpaBsionevoli e
buoni, c’insegni Lui ad amare - ad amare, veramente: senza eludere l'ìnevìta- |
bile rinunzia e senza evitare il necessario sacrificio...
La perfetta sicurezza in Cristo: Tinizio, già sulla' terra, della Vita Eterna:
in questo imperfetto ed opaco involucro carnale, nonostante tutte le debolezze e tutte le imperfezioni; la fiaccola
accesa sin d’ora nel cuore e nelTanima;
la fiamma ardente e luminosa dgll’esistenza che non ha limiti e che non. ha fine. . . ' , *
Oh sì, per me! E l’alma mia T’adora,
Obuon Signor. Deh fa ch’io senta àncora
Ripetere il messaggio di bontà,
Infino che del giamo tuo l’aurora.
Fulgente spunterà.
Ci facciano cantaré più quest’inno
bellissimo i nostri pastori; ma indichino tutte le strofe: il concetto - così elevato - è urbico; non lo si abbrevi e non
lo si stfonchi. E’ questione di pochi minuti. Non ne sarà spiacente l’assemblea.
Giovanni E. Meille.
è realtà che gli dà il
quàdro; "è la rarità che gii- suggerisce iè
rj VlcÉsule, ^jnitreièio: un giovane Valdé-' .
aàno, moraimente e fisicamente, in una famlgilia di montanari chè
fanno tutti í sacrifizi' jjossibìli per faTlò
studiare...; un amiope puro di una
ciu'lla delle Valli...; poi lo studio nella
città d’oro, dove la fede è insidiaija, o
cedono i sensi...; poi il ritorno...
' Un romanzo realista dunx|aie ?, Noi C’é troppo sentìmento, e» un po*
di .romanticismo ancora nelTamimo di
Lombardini, scrittore; c’è sopràtu,tto
troppa fede ed un vivente amor© per |
giovani' in Lombardini uomo. E così 4
nato un romanzo che si legge d’un tratto, perchè parla ai cuori. C’era un pericolo: qiuello riie l’autore ,si lasciai^
prenidere la mano dalla nostalgia evòca^
trice di un mondo studentesco di: Addio
Giovinezm.., di utì^mondo valligiano tipo: Nel paese del rododendro rosso. Gli
siamo grati dì aver saputo. far vivere
Stefano e Marinà, e Nella e Ór^e, hic
et nunc: nel nostro mo>nido, nel -npsiro
tempo,con lè nostre preoccupazioini, con
i nostri atteggiamenti, senza ppediphe,
senza leziorii di morale. Anche ae certe
conedusioni {vedi seduta spiTÍfipa); ^ono
un po’ sbrigative, anche se la irittòrii*
dei sensi avrebbe potuto essere lascàgta
più iin ombra, questo romanzo segna un
indubbio progresso nell’attività dèi
Lombardini.
Scritto per i giovani, noi siamo certi
che i giavani lo leggeranno; Io discuteranno, perchè esso è im libro che parla
(Tamoire è di fede, e di fede e d’amo: e
è materiata sempre la vita di questa gioventù nostra che vuole .sembrane così
spregiudioata così scettica, che dimentica le pure fonti dèi monti, come Ste.fano |>er apparire rnodenm, come Marina e si deve rideStairè im giorno nella
luce della improvvisa rivelazione; Ho
peccato contro di Te.... così come il Figliuol prodigo, un giorno.
‘“‘V A- qiRisto rotnattizP che*? gìovam ' d’Tè
persone adulte leggeranno con utilità,
Taugurio di essere letto e meditato.
J. Lombardini: La Croce Ugonotta
romanzo - L, 13 - presso TAutoie
(Convitto Valdese) - Torre Pellice.
£o scarabeo ftapalato
Era celibe. Paolo Barjqux, ma amava
i bambini. E: a iguardia forestale e la sua
gioia più grande, la domenica, era di
condurre con sè i suoi nipoti o qualche amico, nei boschi. Gli piaceva spiare la vita misteriosa della na'tura, svelarne i segreti... ‘ '
Una domenica, dopo la colazione al
sacco, mentre i « marmocchi » .si diver' tivano, lontani, Barjoux sognava ad oc^chi aperti. D’improvviso si sente chiamare: '
« Ehi, tagliaboschi ! Hai fatto il tuo
culto nella foresta, come me ?» i . ^
Barjoux non risponde, fa posto all’ah
triico ed aspetta... - ■
« Eh ! si; passare una domehicà niattina bèi boschi vale quanto un' sermone,, i
Ci si fa del tene almeno tanto quanto
a richiudersi in un tempio... » ir,
«Dove ci si addormenta così facilmente, non è vero ?» . <
Il nuovo venuto scruta il viso impas-,i,
sibilo di Barjoux. Sarebbe forse un’àlHìe'
lusionè ? No, non sembra. Trar^ufflizzato egli riprende: ''
« Non ti pare che si pòssa benissimo'.
trovare Dio qui, come ioilfi tempio, dove
ci iiempiono le orecdhie con la solita "
storia del peccato ? , Peccato ! Peccato !.
Lo sappiamo tutti che non siànio pertf'gt- i.
ti. Ma ih fondo in fondo non, si è poi,}peggiori di uh altro. Quando si pensai;,,
per esempio àUe avventure di Litigi...
i« Votrèsti dirtni, per favóre, cosa vieni a cercare qui con le tue .passeggia- < •
te?» chiede bruscamente BarjoUx.
« Cosa cerco ? E me lo chiedi ? Proprio tu? Ma... d'olla tranquillità, dèlia
^i>
3
L’ECC DEL¿E VALLI VALDESI
•5. ' J,-W, *|e'' j ' a ■.'‘/'I
#*/ ^
r-í?v
■calma,... die so io ! Dopo ci si sente più
" sereni, migliord. ^Eeco, è proprio cod; ci
si sente’migliori ». •
« E credi tu che sentirsi migliori sia
un sentimento religioso, il segno di un’anima reihgiosa ? »
« Eh ! Diavolo ! Sicuro ! »
■S^«! Mi pare che tu confonda le esigenze
'?del corpo con quelle dello spirito. Quello che tu trovi qui la domenica mattina è una buona piccola cura di silenzio,
* indispensabile ai tuoi nervi esasperati
dalla vita agitata che noi viviamo. I tuoi
nervi riposati ti fanno vedere le cose
sotto una luce più favorevole. Ma è tutto
lì » .
Ah. Lmo ! E ammirare la natura, tutte
‘ ’‘^queste belle cose che il Buon Dio ha
creato, non'è forse della religione? »
« Si, in quanto noi possiamo essere sicuri che tutto quello che noi vediamo
sia stato creato da Dio ».
« Ma... »
<! Ma si. Come puoi tu comprendeire
che Dio abbia detto, dopo aver compiuto
la Creazione, che tutto, em buono e
che... »
In qùeirìstante uno dei bambini giunse di corsa con un ramo nelle mani; era
un ramo spinoso; in una spina c’era impalato un grosso insetto; ed il bimbo
spiegò, tutto eccitato che vi erano molti
rami e molti altri scarabei impalati che
agitavano goffamente e disperatamente
le zampe. E il bimbo manifestava la sua
indignazione contro la sciocca crudeltàdi altri bimbi.
Ma Barjoux intepuppe lo sdeginato:
« Non sono compagni tuoi che hanno
fatto ciò, bambino mio. E' un uccello:
una gazza (pie grièche) che così accumula delle riserve di cibo. Ddle riserve
che, 9 volte su 10, sono inutili perchè essa dimentica quasi sempre le sue vittime che sono così condannate a morire
lentamente, inutilmente». ’
E qui Barjoux lasciò il bimbo, c sì
volse aH’aimico:
che il tuo Buon Dib pótrébbè
ancora dire: Tutto è buono davanti a
questa crudeltà ? E’ forse il tuo Buon
Dio che dice alle volpi di papparsi eli
uccelli, quando i loro piccini sono ancora implumi, incapaci di volare, ed
hanno bisogno dei loro genitori per cercarsi il cibo ? E’ forse Lui che aggiunge agli instinti della faina-, quello di succhiare il sangue delle covate ?
, E potrei continuare per delle ore a
narrarti le pagine ri-pu-gnanti di questo
dramma della natura, di questa lotta
per resistenza, nel regno vegetale come in quello anim-ale, che vede sempre
la vittoria del più forte sul più debole.
Ma dimmi tu: come, poi conciliare questa lotta con la dottrina del Cristo ? Con
rinsegnamento che Egli hà vissuto fino
alla morte: che palla di umiltà, di perdono, e che rappresenta nell’ordine terreno un completo sovvertómento di va,1 lori’?
Non ti rendi tù conto che la parabola
della zizzania è verità nel suo senso letterale ? Il diavolo non si è contentato di
sem,inare il male dn noi; egli ha introdotto il disordine vn tutta la. na,tum: il creato tutto geme e so^re nelTattesa della
Tipelazìione... h
Ed è questo miscuglio dì bene e di
male, di opere divine e di satanico disordine che tu vieni anumìrare nella foresta, la domenica mattina, mentre pretendi di adorare il Creatore ? Naa. saiti
quanta, puerili^ vi è nel tuo culto ignorante, idolatra ? Sei un pagano che non
sa, neppure quale sorta d’Idblo ri è scelto. Porti la tua persona in giro «bome
■un mellifluo buonuomo, dall’anglico
sorriso, dall’occhio rugiadoso ». Hai delle «aspirazioni», hai -preso partito per
la giustizi^ per l’airmcaiia, la pace universale; quatto .attraversi i campi ed i
boschi sei .soddisfatto. Povero amico !
E poi, chi ti ha insegnato che la vera
religione sia un certo senso di ammii a, , rione, sentìmentalismo vago? Una effusa riconoscènza nei confrqnti di un
Essere del quale non conosci rindirìz
ZO ? » ■< .
Barjoux ri fermò e gettò uno sguardo
sul suo amico sbalordito di questa diatriba. Poi riprese:
«No! La v®:n. religione, la religione
del Cristo, è qualcosa più che ammirare
la natura- e fermarsi lì. E’ veramente
qualcosa di più.
E’ imparare che Dio ci ha parlato con
voci umane; con Una Voce umana chiara e grave; con Una.Yoce indimenticabile, umana e divina; con una Risurrezione. E’ ascoltare questa "Voce, accettare questo Maestro, compiere questa
Volontà.
Dio si rivela nella natur a, certamente;
rrfa è un Dio nascosto, invisibile, dietro
un velo che Egli solo pniò lacerare, e che
Egli lacera quando vuole. Dio, nella natura, lo sento come una Presenza quando vi lavoro ai suoi ordini.
I Suoi ordini, la Sua volontà, è in
Chiesa che imparo a conoscerli quando
mi ci reco umilmente per imparare a conoscerli, per ascoltare! la Sua Parola, per
corioscere la Sua legge, per comprendere la mia colpa, lasciar che il mio spìrito si trasformi e ritrovar la gio-ia nella
comunione con altri uomini deboli come io lo seno.
II mio culto io lo celebro non soltanto
nel bosco, il pomeriggio della domenica;
l’ho celebrato stamane, nel tempio.
E domenica prossima tii mi ac-compa.gne'ai, se hai capito la lezione dello scarabeo impalato » Silva.nus.
(tradotto dalle Vie Protestante).
■ ^ ^ ^ lì tfc Ifc 'Ifc ^ hi ÉÉ I
wrr
«al penriero di,quel che fu la vita deiHo% stri Padri che seppero sopportare fatièhe e pericoli per non abbandonare la
ì loro fede, il pastore sig. Arnaldo Comba
i l presiede il culto prendendo comejesto
ila parabola‘Sei Buon Samaritano,
Con la meditazione su^q.uesta paràbola
é 0 iri^^lio su òuesto fatto* che non è che
■‘»-• una delle tante manifestazióni' deli’egoi^
■ smo di una gran parie deli’unaanità che
t passa indiflfereinte dav-àntì -aill’aiteui dolore, il pastore sig. lOomibà ci pone *da^^'vanti il proiblema a cui cerchiamo di
4are una ' isposta m-ediantc la discu^ohe degli studi del sig. Leopoldo ^©ttolè
« Chi è il nostro prossimo » e del sig.
Carlo Pons « La solidarietà cristiana ».
„11 primo di questi studi origina un viva*',cé scamibio di idee ma, malgrado le divergenze sul modo pratico dì manifestare nel momento attuale il nostro amore per il prossimo, siamo tutti d’accordo
nel considerarci U prossimo di tutti coi'' loro con cui veniamo a contatto e che
.possono avere bisogno di aiuto, il' se
Favoriti da una giornata radiosa i"forse molti gitanti avrebbero prète'ito alcune nubi che rendessero meno faticose
le salite) abbiamo fatto domenica 18 luglio la gita sulle pendici del Vand-alino.
Gita veramente interessante e varia
iniziata con la salita al B-ars. dietlla Tagliola e a Castelluzzo, proseguite, con la
traversata a mezza còsta del Vandalino
fino alla Sea e terminata -con la discesa
a Torre per la bella strada dei Rossenghi
e del Forte.
Prima meta è il Bars della Tagliola,
che molti di noi già conoscevano e a cui
tornavamo volentieri come ad uno dei
luoghi più cari a noi valdesi. Prima di
èffettuarne la visita col cuore commosso
. oondo studio ci porta s^lI terreno pratico
_e il dott. Pons ci suggerisce vari mezzi
che il giovane ha a sua disposizione per
I ¿aiutare sia materialmente che moralmente le numerose persone bisognose di
1 aiutò e di simpatia in conseguenza del• la gue'-'ra. Così pure ci fa riflettere sul
- . dovere f che abbiamo tutti di aiutare le
.Istituzioni Ospitaliere della nqstra Chiev', 'Se.
Questa giornata n-on ci lascia dunq-ue
• „solo il ricordo di ore serene sui nostri
« monti in fraterna compagnia, ma ci ha
.. una volta ancora permesso .di meditare
sulla via che deve seguire il vero cristiano se vuol esser -degno del suo Divino Maestro: la via della carità cri. - stiana. erica.
'
SiM liiiimuiiii " Pn
AVVISO
I membri onorari che a causa dello
sfolla-mento o per altri motivi non na-nno rinnoivato la loro adesione per l’anno
1942-43 possono ancora farlo, anche a
mezzo vaglia postale, al presidente o al
cassiere della Società.
Indirizzare: Bruno Corsani - Torre
Pellice, o: Franco Róllier, Torre Pellice
(Torino).
Un gruppo di convenuff al Convegno della Balziglia
iJirliiil
Numerosi giornali e riviste hanno ricordato in^ questi ultimi tempi la nobile
persoitalità del Generale Martinat con
espressiqni di^ viva ammirazione e di
profondò rii^pian'o, dimostrando quanto
egli fosse simpaticamente noto in tutta
Italia. Dal « Popoilo d’Italia » stralciamo un partacolaip mai poto: « Durante
la campagna d’Albania s’era sparsa la
voce che l’àllora colonnello di Stato
Maggiore fosse sordo, perchè se ne stava
diritto in piedi ed impassibile ih mezzo
ad una spairàtorià idfemiale... Il Martinat -era invece tutt’aiiro che sordo è la
sua calma ed il isuo sprezzo del pericolo
costituivano il più alto esempio per i efipendenti che lo idolatravano e rayrebbero seguito in capo al mondip ». L’« Arena » di Verona presenta di luì un bellissimo profilo, tracciato -da Paolo Bonatelli: « ...Calmo, sicuro ferreo con se
stesso prima che ;con gli altri, non ha,
nel disimpegno dei suoi doveri, ¡altoa
mira che il dovere stesso-, con un’auste
rità di vita, qn. escore di ^itù, fèrmézira ^dfànjahtfijà -di'^caí¡atteíei,
viene da qn’èdncaziqiné ì^jgide^ nèlla''sua
modesta famijglia di moni^àri e ,pelt!^'^
inosfera dtel .pipte^a'^lìesÌìiniiò^^;^
p^lna riservatraza di liingutìg^
. ra, mai si sentì dalla sua’ boòòa una dola
parola men che coitetìsa—
~ I^aolo «Twsel n^a lúngáríiente di" lui
nella rivista « Montagna », ccn profonda
venerazione e profondo affètto. Illustra
U suo valore di storico, accennahdo. a
suoi studi su Enrico Aimaud nei.^Etollèt
tini della Società di Studi Valdesi «stu
.. ..^1.: ■■■ • ..*1 . •
di che vennero citati nel primo voU^ufne
della Bibliografía Storica N^onale... Le
pagine delle opere citste rivelano Tpall’autore uno studioso di ,laa^ competenza ed uno scrittore foubito e partìcplarmente versato in quiestìonì fStoidoomUitari... Egli dimostrò, come ebbe ad
affermare il Senatore Davide Giordano,
che per riportaro quei montanari nelle
loro montagnie, ci voleva la fede che le
montagne trasiporta; non un generale,
ma un profeta doveva guidarli. L’epopea, così magistralimente descritta, fu
coronata dall’offerta di pace dei messag~
gerì di Vittorio Amédeo II; e, come conchiude TAutore, un deli-cato settore della nostra frontiera alpina riaveva per
sempre i suoi natuinali, lègittirai, fierissimi dfféhsori». . ^
Il Tosai riferisce di lui im episoldiò
caratteristilco: « A Maniglia, ov’ewi atteso dalla vecchià e venerata niatìre,
non disdi^aiva dedicairsi ai lavori agricoli ed alle cure della sua dasetta. A
q-uésto proposito nmi parrà irriverente
ricordare un significativo episodio svòltosi appunto a Maniglia l’estate scorsa...
Vestito da alpigiano, teneva in esercizio
i muscoli spaccando legna dav-anti alla
sua dimora, allorquando im carabiniere di passaggio, che non lo conosceva^ sì
fermò a discorrere con lui del più e del
meno. Sopraggiurise un.soidiàto il quale
chiese... allo spaccalegna dove fosse reperibile il colonnello Martinat al quale
doveva -consegnare un bigetto diàl suo
«on^andante. — Sono io in( persona
rispose rinterpéllato. A tale rive-dazione
il seddatino riuscì a <fersi un contegno
assumendo la posizione di -attenti, ma ü
povero milite non trovò altro di meglio
da fare che darsela a gambe, seguito da
uno scoppio d’ilarità del-rufficiale superiore sotto mentite spoglie... »
« Valdese convinto », lo dioe. il Ttosel;
e come tale, ü Generale Mariinat, me- ,
di-ante le azioni e le attitudini di tutta la
vita, costituì una testimonijanzà, una
predicazione viva dei principi rel^dosi e
morali della sua gente.' Questo non sarà mai troppo rilevato;
Ricordiamo che sta per essere pubblicato, nella sua terza edizione, il. fascicolo bìói^afico in memoria del Generale ,Maruhàt, -al prezzo rndnimo di L. 10,
e che rìntroito è interainente versato , in
favore delia Borsa di Studio per studenti valdesi delle Valli Germania e
Chisone, intitolata al suo nome. Le. prenotazione a quésta terza edirione sono
già quasi quattrocento. Chi ne desideri
una copia è quindi pregato d’affrettarsi
ad inviare la sua prenotazione al dott.
Oreste Peyronel ,p£istó-re, Ferrerò; o al
’prof; AttiHo jaUai, Torre Pellice. -»
SOCIETÀ' DI STUDI VALDESI
3® Usta dei sotta5Critteri\del volume
pubblicato m' memoria del Generale
Martijiat (ih favore del fotido dàttè iBorsa di Studio):
Paolo Pons, L. 2000 - CSolon. Maggiori !
no Anfosso, IQO - Un Cappellano che
conobbe e stim¿ Ueroico Generale 100 ,Sùsonnà Pontana Roxix, Ì00 - Teo. Dott.
Ettore Panamià, 30.
Doiti da L. 20: Giovanni Griot, Laura
Jervis, Teodoro Ballñfi^ pasteare, SóréJle
Cálvetti, Clemeaite Bertalot, Bonino ved.
Ghiirardi.
Doni L. 15: Pretto Roberto.
Doni da L. 10: Generale Luigi Jalla
(2" yeto.), Ihler Cardón, GiovánM
net, Capitano Rostan Cappellano mili-
4
I <-5V" '■ P ’"'* í''‘'^ ^ ' h ' '' ' ’> s'i*'. íjv'-ís-* ^ ^ i'^íí^r^ * i- <p'‘ ‘
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■■'.‘‘.'■■'--.'li».'-' ■' -■’■
tare vald^, Maresc. Orazio Basile.
- Serg. Magg.' Pietra Fava, ,Caipor. Tesjso^
. re Ettore,' Biblioteca,Municip. di Pine^
^cb- Ufr sacerdote: . ^ '
Da Proli: Itani da L. 20: RicHaid. Aldo, Rìchatid Luigi, Gim Bnriccs Roslan
Griiill Edmondo (Ghigo), Roistan '
Litigi fu Pietro. Doni da L. 15: Menusan
Sil^o, Garrnm FUibertp, Grilli Eilipipo,',
Baaius Ihnannele, Menusàn Pietro. Dono
da X.' 14; Gatraxm Caterina. Demi da L.
iO: Pascal Giovanni, Perno Bartolomeo,
Grill Edmondo (Pomifiri), Artus Giov.
Danieli, Peyronel Alberto,’ Grill Alber
- to, Garrou Stoico, Piccai Oreste, Rosi^ * Armando, Pascal "Mario, Peyirot '
Luigi, Ghigo Ivan, Pascal Francesco, Richard Francesco, Gienre Alessio, Grill
li4aurizio, Richard Gióv. Luigi, Peyrot
Luigi, Peyrot Filippo, GriR Pietro, Garrou Guido.
Da Rodùretto e Fotnéene: Famiglia
Pons Sùsanna, L. 30. Doni da L. 10: Baral Giacomo; Tron Francesco, Breiuza
Luigi, Garrou Enrico, Tron Ernesto,
, Pons P^bertio' Gerire, Emma, Tron Augusto.
QROÍ1ACA VALDESE
In quffst’orv. solenne per la Patria diletta, in cui tutti gli spiriti sano uniti
inolia tensione della prova che accomuna
-tuttì' coloro che al sacrificio dei 'nostri
fratelli oomòcettenti e dèlie nosire 'città
martoritate, partaw una cristiana azione
,di solidarietà materiata di preghiera e
di rinunzia, varremmo che si unissero
tutti i lettori di questa Cronaca Valdesté.
'dove abbiamo spesso parlato delle nostre comunità di Sicilia così duramente
provd^, in una sola' preghiera che accomunasse la nostra arnia e la nostra certezza: Proteggi, o Dio, la Patria, nostra;
proteggi le nostre comunità ed v loro
Pastori. 4
ANGROGNA (Serre)
Domenica 18 ooirente, nel corso del
ncstro culto nel Tempio del Serre veniva posto il segno del Patto sulla bambina Bestsoni Vanda di Luigi e BoginiChauvie Tecla. Il Signore circondi con
la Sua grazia la bambina ed ispiri i genitori ondle le poemesse fate al Suo
cospetto siano mant^ute.
— Culti domenica 25 luglio: ore 10:
Tempio Sèrre. Ore 15.30: Bagnau. (In
caso di ¿attivo tempo il culto avrà luogo
alla Vaccéra).
Culti domenica 1° agosto: ore IO: Pra- ,
deltorno (Tempib). Öre 15: Chiodarhec.
• e. a..
MENTONE
Siamo lieti di poter armunciaire -che
prossimamente mcomincierarmo culti
regolari in lingua italiana nella Chiesa
Evangelica della Via della Repubbli^ca, 21.
' • •
Pèr ora tali culti saranno soltanto
mensili, riservandoci di esaminare più
tardi se sarà il caso di àtimentame il numero.
Detti ciilti saranno presieduti dal pastaré Davide Pons di Vallecrosia debitamente àutónzzàto dall’On. Commissione
Italiana di Armistizió con la Francia e
dal R. Commissario Civile di Mentone.
I signori Pastori o altre persone che
avessero indirizzi di Militari Valdesi residenti a Mientojié sono pr^ati di comunksaril al pastore Davide Potis, Vallecrosia.
SAN GERMANO CHISONE
Nózze: Sabato 10 torrente, nel Tempio'adotmp di fiori, circondati dalle loro
fàmiglie € da molti,amici e conoscenti
^nno unito le lote vite sotto lo sguardo
di Dio .il capitano Mario Borgarello e la
Signorina Annamaria Gay della chi^
di Torino.
AuguriatnOj ai f^ici sposi che l’allegrtrza.e Ìa .pace che sono i doni più pr®“
s.
ziosi del Signore risplendano sempre nei
loro cuori, e nella loro casa ! . .. .
^ Battésintà. Soulier Erfcico e la isua
consorte Baret Virginia delle Brier hanno presentato a Dio 1’ 11 corrente le loro
bimbe Ida e Rina perchè ricevano il segno ideila grazia celeste.,
y; Che Dio conceda ai genitori di mantenere le promesse della educazione cri^ stiana e alle care btìmiblne di crescere
sempre nelle vie dèi bene.
Riunione all’aperto. Domenica 25 corrente alle ore 15.30 al Sangle, a Dio piacendo.
¿vi.' A.- • '
Asilo per vecchi. Elenco dei doni ricevuti nel còrso del secando trimestre,
a) Ricevuti dal Direttore:
Una madire, in memoria di Elvira
Arias, L. 30 - Cardon Medina, 10 - Coniugi BalmaB (Pancalieri), 10 - Béssone
Catterìna, ved. Comiba (AsiloX 50 - Dreheir A. E. (Mainiate), 200 - Bmno-Bounou'3 Elisa, in memoria della mamma,
100 - M., in. memoria della zia Vinçon
Emichetta, 100 - Aw. Bruno Modesto,
in menioria della mamma, 100 - Famiglia Beux-Bounoias, ricordianldo il babbo, 20 - Fiori in rnemoria di Michele Polizzi, i Collcghi, 250 - Unione delle madri di San Secondo di Pinerolo, 50 - Panetteria Duchène (San Germano), in
memoriam, 10 - Alfano-Durand Adele
(Pinerolo), 50 - Balma maestro Enrico^
(Id:.), 30 - Durand Cesarina Alido (Id.')’’
20 - Loi^ Ing. Arturo, (Id.) 250 - P'ttevino cav. Alberto, (Id.) 25 - Chiesa di
Roma (Piazza Cìavaur), 800 - Crumière
Luigia (Viliar Pellioe), 25 - Jahier Alice, Insegnante a riposo (San Germano),
50 - Parrocchia dì Piramollo, 176 - Comune di Ferrerò, 200 - Comune di Frali, 105 - Comune di Massello, 100 Alberto Bounous e Signora, (San Germano), 100 - Comm. Jahier rag. Gino
(Torino), 100 -, Jahier Marta e Emilio,
in memoria dèi caro fratello e cognato,
(San Germano ), 25 - Ines e Enrico Baimas, ricordando ü compleanno del caro
Guido (San Germano), 25 - Chiesa di
Rojn)(a (Filaajza Cavour), 2° vensamen
to, 200 - Paistre famiglia (Pinerolo), in
memoria di Avondetto Paolo, 25 - Gen^^
re Elvira, (Pomarietto), 10 - Lantaret
Elisa e Emilia (Id.) 20 - Chiesa di San
Gemico, 250 - Chiesa di Livorno, 25 Chiesa di Brescia, 50 - Chiesa di Roma,
(Via IV novembre), 1000 - Società Cucito (Bergamo), 2000 - Cav. Uff. Giov.
Messina, in memoria della Mamma, (Roma), 100 - Natale-Cottone, in.Memoria
della Moglie, (Napoli), 50 - Giorello
Pierino, (Biella), 100 - Ing. Massimiliano Eynaid, 1° anniversario dipartita
crudèle, (Sipoleto), 50.
n direttore: B. Soulier.
TORINO
A s'eguito dell’inicursione aerea.del
13 luglio, dec^eva il fratello Amedeo
Barozzi: mandiamo im pensiero reverente aUa sua memoria ed esprimiamo alla
védova la nostra fraterna simpatia.
— Alcune nostre famiglie hanno perso
la casa, il n^ozio, gli strumenti del quotidiano lavoro, i beni con lunga fatica
accumulati.
Gli Isfittìia della Chiesa alle Valli
hanno largamente riaperto le loro porte
ai nostri malati ed ai nostri vegliardi,
mentre prosegue in questi giorni la sistemazicpie di coloro che sono rimasti
senza tetto.
; — Il Moderatore, pastore Virgilio
Soramani, ha vietato la nostra Comunità ed ha presieduto il Culto della Domenica 18 luglio nella Chiesa di Corso
Principe Oddone. Nonostante l’esodo
verificatosi negli scorsi giorni, i presoiti
all’.adunanza erano oltre 50 e tutti rimasero fortemente edificati dalle parole
di fidùcia e di speranza pronunciate dal
Moderatore. '
■ Lo ringraziaifio ancora vivamente
la sua »visita, ch’è stata per noi tutti
ricca di benedizioni.
TORRP PELLICE
.B culto di domenica prossima alle
10.30 nel tempio di Sfilai s^ presieduto
dal pastore signor Guido Gomito.
, — n 14 luglio è stato chiamato da Dio
in pio^ r«
"all'ètà/ di
%
rflItJiéntmo. il signor piefró Denm
76 anni. Egli ebbe una vita
non facile ma uomo enerj^co non si lasciò abbattere ,;dalle difficoltà e dal lavoro duro. Ih quesiti udtimi tempi la sua
fìfoìà, già robusta si era assai indebolita,
non si pensava però ch’egli avrebbe terminato così presto la sua carriera.
I Rinnoviamo alla famiglia ip lutto la
I 'hostrà Viva' simpatìa cristiana.
I \ ^ — Nelle prime ore di venerdì scorso
| .i_ lo spirito della signora Lina TrossarelM
I ''dei Maraudia tornava a Dio. Molto affe,-zk>natai alla chiesa di Torre Pellice volle
sempre esserne membro regolare cqn" Ibuente anche negli amii in cui risie■a altrove." Ritiratosi dagli affari il sior Trossarelli ella si stabilì in mezzo
a noi con "la sua-famigli a e divenne rm |%membro aittivo partecipando regolarX mente al culto e alle varie opere della
■ ' parrocchia. Non le ' furano risparmiate
le sofferenze; una infermità l’afflìsae du^rante anni; ultimamente una malattia
' dolorosa la sottomise a dura prova. Ma
fi -la sua fede in Dio le die^ costanza per
sopportare da forte le diverse sue af: flizioni. Ora ella riposa in Dio. Per
espressa sua volontà, la sua dipartenza
.Ifu annùnzàata a funerali avvenuti.
Il Signore faccia scendere il suo Spirito consolatqre sul figlio e su tutti i pa' 'Venti.
— Al traniontoi di domenica passata
ranima della si^orina Ester Cougn
ascendeva alia Casa del Padre, dopo
tvì|a terrestre di 32 anni. Le condiziéni di famiglia (e per motivi di lavoro)
Ip fecero peregrinane-in; varie pairti d’Italia; mà era sempre con piacere che
, tornava per le sue vacanze a Torre, suo
luogo natio; e quando la malattia l’afferrò e non la lasciò più, ella fu particolarmiente riconoscente di poter ' venire a
curarsi qui, vicinò ai suoi parenti dall’affetto dei quali essa si sentiva avvolta.
Desiderando di vivere, ella credette per
lungo tempo nella Sua guarigione; e
quando si rese conto che tale non era la
volontà di Dio si sottomise da figliola
obbèdiente. La sostenne la sua fede fino
all’ultimo nella prova più dura, ed ella
fece l’esperienza che tutto è possibile
a chi crede. Martedì ne abbiamo accompagnato la spoglia mortale stanca e travagliata al campo del riposo. Ma l’ani, ma sua vive oramai nella pace del suo
Salvatore. Essa lascia in quei che la conobbero un caro ricordo per la sua serenità, il suo sguardo calmo, il suo dolce
sorriso, la sua parola buona. •
Sui suoi cari qhe ramano e la piangono scendano le divine consolazioni.
DIPLOMATA insegna inglese, francese, dattilografia. f
Rivolgersi Via Garibaldi, 1 - Torre
Pellice.
FRANCOBOLLI collezione compera
cambia — Diena - Via Santorre Santarosa, 16 - Pinerolo.
E’USCITO
'tii " ♦ > < j ^ ,
' I. Lombaidìxii.
LA CA^CE U60M0TTA
r. ;> - t:- • '1 ,/ -.n'f-'.yy’ ■ ' j.;.
Volume di pp. 152 - L. 13,—
Un giovane che si. affaccia alla «ito
e alla cultura. Come la. vita .lo smaghi e
Ux cultura lo deluda, e come egli ritrovi
le eterne verità, forma l’argomento di
questo avvincente racconto. . ^
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I DISTRETTO;
Angrogna — Pastore : Arnaldo Comba.
Angrogna (Serre) — Pastore Edoardo»
Aime.
Bobbio Pellice — Pastore : Alberta
Ricca.
Pastore : Lo
Lusema San Giovanni
renzo Rivoira.
Massello — Pastore : Enrico Tron.
Ferrerò — Pastore : Oreste PeyroneL
Pinerolo — Pastore : Luigi Marauda.
Pomaretto — Pastore : Guido Mathieu
Frali — Pastore: Arnaldo Genre.
Framollo — Pastore : Paolo Marauda.
Frarostino — Pastore : Umberto Bert.
Riclaretto — Pastore ; Alfredo JanaveL
Próf. OiNO CosTABBL, direttore responsabile
.ARTI GRAFICHE L’ALPINA- Torre Pellice»
motori
elettrici
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CORSO VENEZIA, 16