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Anno 123 - n. 31
7 agosto 1987
L. 700
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In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIIVIANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA
La svolta politica del governo
Gorbac'iov è certamente riscontrabile anche nel campo delle
trattative sugii armamenti. Le
proposte deU’Urss nell’attuale
round ginevrino sui disarmo lo
dimostrano: allargamento della
doppia opzione zero (euromissili a corto e medio raggio ) aile zone extraeuropee; dimezzamento
delle forze nucleari strategiche;
prevenzione delia corsa agli armamenti nello spazio (guerre
stellari o Sdi).
Quali le risposte degli Usa? Alla prima proposta, viene chiesto ¡¡ mantenimento dei missili
Pershing lA col pretesto capzioso che appartengono aUa Germania (ma le ^testate nucleari
SORO americane!); sulla seconda,
anche se considerata favorevolmente, vengono messe le mani
avanti, definendo nel contempo
« 'iliaccettabili » le proposte di
Mosca di mettere al bando il
progetto Sdi, risposta che mette in evidenza l’interrelazione
fra le due questioni. Non solo,
ma da parte Usa è stato precisato che la ricerca spaziale verrà accelerata. Ne fanno fede le
frequenti esplosioni nucleari spenmentali, malgrado la moratoria effettuata unilateralmente
dail’Urss dal 5 agosto 1985, anniversario di Hiroshima.
Qi.iesta, a grandi linee, ia situazione odierna. Ma in quale contesto globale procedono le trattative? Lo Scénario è pauroso,
in 40 anni di « pace » sono scoppiati oltre 200 conflitti armati
fra nazioni o al loro 'interno,
con una cifra presunta (per difetto) di 15 milioni di morti e
con sofferenze ‘Inenarrahiii. La
spesa militare mondiale corrisponde ad 1/3 di tutti gli investimenti produttivi. Circa 500
mila scienziati — il 40% dei ricercatori — lavorano nel campo
militare e 5 milioni di persone
sono 'impiegate neU’industria bellica. Che dire poi della situazione del Golfo Persico, ulteriormente aggravata dalla strage della Mecca, della pluriennale crisi arabo-palestinese e di tanti altri tragici avvenimenti?
Ecco allora che la questione
del disarmo e della pace deve investire in modo ben più radicale
il nostro pianeta. Molto bene
se spariranno gli euromissili, ma
che dire se già s'i pensa di potenziare gli armamenti convenzionali? Che pensare della « lebbra » del commercio mondiale
delle armi e del fatto che ormai
alcuni paesi sottosviluppati sono già a loro volta produttori
ed esportatori bellici?
Bisogna prendere coscienza
che esiste una « paura del disarmo », dettata in alto loco da
motivi di interesse e di prestigio, e a livelli più generali da
una mentalità abituata da secoli a ragionare con argomentazioni basate sulla violenza anziché sulla comprensione e sulla
fiducia reciproca, sull’egoismo
anziché sulla giustizia e sulla
condivisione.
Cambiare mentalità? Ancora
una volta qualcuno dirà che sì
sta entrando nel campo della
utopia. Ma, come credenti, dobbiamo ricordare e operare e pregare per la realizzazione della
profezia di Isaia: «Le nasoni
non alzeranno più la spada l’una
contro l’altra, e non impareranno più la g;uerra».
Roberto Peyrot
Un nodo da sciogliere entro l'inizio
deiranno scolastico 1987-88
I cattolici ufficiali” chiecJono che il Ministro proponga appello contro la sentenza del TAR
per salvaguardare la certezza del diritto” - Iniziativa della Tavola presso il Parlamento
Il mondo cattolico italiano è
in subbuglio. La sentenza del
TAR del Lazio, che stabilisce per
tutto il territorio italiano e per
le scuole di « ogni ordine e grado » la non obbligatorietà delle attività alternative per chi
non si avvale delTinsegnamento
della religione cattolica (Ire), ha
fatto fiorire i commenti e le prese di posizione.
Ha cominciato autorevolmente l’Osservatore Romano che ha
definito la sentenza « controvertibile » e « contraria alla Intesa
con la Conferenza Episcopale
Italiana ì>. Su questa linea si sono mossi Comunione e Liberazione, le AGLI e la stessa Democrazia Cristiana.
« Facoltativo qui c’è solo il
TAR », titola polemicamente il
settimanale di Comunione e Liberazione, Il Sabato del 1° agosto. La polemica è rivolta contro le affennazioni della sentenza che dicono che Tire è « facoltativo' » essendo la religione
cattolica, dopo l’approvazione
della legge 449/84 che regola i
rapporti tra lo Stato e le chiese
rappresentate dalla Tavola val
dese,, e la legge 121/85 che approva il nu'Ovo' Concordato, una
« materia aggiuntiva ».
Per II Sabato invece la situazione è molto diversa: « L’art. 9
del Concordato ’84 dice; ”La Repubblica italiana, riconoscendo
il valore della cultura religiosa
e tenendo conto che i principi
del cattolicesimo fanno parte
del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare, nel quadro delle finalità
della scuola, l’insegnamento della religione nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado” ».
«Non c’è traccia di aggiunte
o ’’facoltatività" — continua II
Sabato —. Rispetto al passato c’è
qualcosa di più. Si assicura. Prima bastava un foglietto con una
firma per non far religione. Ora
tutto è più impegnativo; il cattolicesimo è parte del "patrimonio storico” della nazione, solo
una motivazione di coscienza
può indurre alla rinuncia (...).
Perché o la scuola è ritenuta un
bene: ed allora accedere ad un
insegnamento in più comporta
un vantaggio, oppure è un ma
le: e non si capisce perché debba poterlo evitare solo chi ’’salti” la religione ».
Il segretario nazionale delle
AGLI, Lino Bosio, ha dichiarato
che « l’interpretazione del TAR
suscita non poche perplessità,
specie per quanto riguarda la
stessa certezza del diritto che
ben si evidenzia invece nell’Intesa concordataria ».
La DC, prima con una nota
non firmata sul Popolo, e poi nelTintervento del capogruppo al
Senato, sen. Nicola Mancino, in
una sede autorevole quale quella della dichiarazione sulla fiducia al Governo Goria, ha affermato: « La lealtà concordataria richiede una particolare attenzione per quanto riguarda l’insegnamento della religione, anche
in conforrnità alle richieste delle famiglie e degli studenti, i
quali non possono essere discriminati nel modo d’essere del loro impegno in ragione della scelta di avvalersi di tale insegnamento (...)». Perciò la DC esige
che non si dia spazio « ad una
visione riduttiva o addirittura
PREDICAZIONE ALLA CONFERENZA DEL 1» DISTRETTO
Abbondanza di vita
«Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano ad esuberanza. Io sono il buon pastore...» (Giovanni 10: 10-11).
A Gerusalemme è la festa della
dedicazione, nella quale si rilegge ogni anno il cap. 34 di Ezechiele che rinnova una promessa
ed una speranza: Dio deve suscitare un nuovo « pastore » di
Israele, un nuovo capo, un nuovo
re Davide. Stavolta nella festa
c’è qualcosa di nuovo: Gesù è ti,
il Messia partecipa alla festa della sua attesa, dichiara di essere
Lui colui che è atteso.
Pastore in questo contesto non
ha solo un significato « romantico-alpestre » di consolatore di
anime afflitte, c'è di più: il pastore atteso è un nuovo capo, una
nuova guida, il Signore!
E' Gesù stesso che si propone
come Signore della vita degli uomini e lo fa in polemica con le
istituzioni del suo tempo. Tutto
il discorso si gioca su contrapposizioni: il ladro e il buon pastore,
i falsi signori e il vero Signore.
Il vero Signore dona prima di
chiedere, mentre ogni falso signore che pretenda di comandarti è subito pronto a chiederti
qualcosa: il voto, il lavoro, il pensiero o il tuo sangue sui campi di
battaglia. Il vero Signore viene
a dare vita, il falso signore te
ne chiede pezzi più o meno grandi. Al tempo di Gesù come al
giorno d’oggi, dal sadduceo nel
tempio al gurii californiano, dal
Timperatore-dio dei romani alle
ideologie totalizzanti, la storia
umana è costellata di falsi pastori e signori che hanno bisogno di
te per i loro scopi.
A tutto questo Gesù ribatte:
« Io sono venuto a darvi vita, non
a prendervela. Voi per me non
siete serbatoio di voti, della forza
lavoro o della carne da cannone.
Siete un gregge di cui io conosco
ogni unità, vi amo, vi chiamo per
nome, non vi prendo nulla, anzi
vi do una vita vera e completa ».
Gesù ci invita a sceglierlo per
avere una vita vera e completa.
Ma perché questa insistenza sulla vita da parte di Gesù? Anche
qui si tratta di una contrapposizione: la nostra realtà umana che
è realtà di morte, contro la realtà di Dio che è realtà di vita. La
nostra capacità di percorrere
tutti i sentieri della morte, da
quella dello spirito a quella atomica, dalla morte per fame alla
morte che non fa più notizia, ci
porta ad una vita che è sempre
più un rischio, una scommessa,
un elemento di fragilità. Gesù ci
chiama a sceglierlo per scoprire
invece che la vita è un progetto
e non un rischio, che Lui ci può
dare ciò che noi spesso neghiamo. Tutto il ministerio di Gesù è
un continuo riabilitare la vita di
storpi, ciechi, pubblicani; la stes
sa Bibbia si apre e si chiude
(Genesi e Apocalisse) con creazioni di vita. E poi sopra tutto
sta la resurrezione del Cristo a
testimoniare che il progetto di
vita in Gesù, alla fine, sconfigge
ogni realizzazione di morte.
Scegliendo il Cristo come pastore, o meglio: scegliendo di
camminare nel gregge in cui Lui
ci ha posti, siamo quindi chiamati ad un’opera di relativizzazione.
Uno solo è il pastore, cioè il
Sigriore delle nostre vite; tutti gli
altri strumenti di governo che ci
diamo nel nostro vivere civile sono e debbono restare, appunto,
semplici strumenti. Uno solo è
infatti Colui che ci può dare vera, totale e completa esistenza.
Quale conseguenza, può avere
questo discorso calato nella quotidianità di credenti che questa
opera di relativizzazione degli altri signori si impegnano a fare
ogni giorno?
Innanzitutto credo che la sovrabbondanza di vita promessaci
ci inviti a creare delle possibilità
di vita per tutti, in un mondo regolato dalle leggi della giungla
e del « mors tua, vita mea ».
Poi questa vita va difesa, difesa dall’inquinamento ecologico e
dal cinismo spirituale, dalle bombe nucleari e dalle convenienze
econorhiche, difesa insomma da
Claudio Pasquet
(continua a pag. 12)
elusiva degli impegni concordatari da tutti noi assunti, in settori importanti quali quello scolastico ».
La questione è ora in mano
al nuovo Ministro della Pubblica Istruzione, Giovanni Galloni
(DC), il quale è stato subito convocato — come informa La
Stampa di Torino — dal segretario della Conferenza Episcopale Italiana, Camillo Ruini, il quale gli ha manifestato l’opposizione della Cei circa la sentenza
del TAR.
Il neo-ministro, prudentemente, dopo la visita al vescovo, ha
dichiarato che « vuol vedere bene come stanno le cose » e che
vi sono « problemi politici e problemi giuridici », rispondendo così alla richiesta di Comunione e
Liberazione che vuole che il Ministro impugni subito la sentenza del TAR (c’è tempo fino al
16 settembre).
Sul fronte dei laici e della sinistra fioccano invece le prese
di posizione favorevoli alla sentenza del TAR (apprezzamenti
sono venuti da DP, PR, Sinistra
Indipendente, PRI, PLI, PSI e
PCI, che si sono tradotti in mozioni e interrogazioni). In generale queste forze richiedono la
riapertura dei termini per la
scelta di avvalersi o no dell’Irc
e la piena applicazione della sentenza del TAR là dove parla di
facoltatività dello stesso.
Anche la Tavola valdese ha
preso alcune iniziative. Insieme
ai rappresentanti delle Chiese
evangeliche che avevano partecipato al ricorso, dell’Unione
delle comunità israelitiche, del
Comitato Scuola e Costituzione,
delle comunità cristiane di base
e della CGIL-Scuola ha presentato ai presidenti dei due rami
del Parlamento una petizione di
200.000 firme per la rinegozlazione dell’Intesa ed ha consegnato
una lettera (pubblicata a pag. 3)
per la riapertura dei termini
della scelta da parte di insegnanti, genitori, e studenti.
Subito il braccio politico di
Comunione e Liberazione, il Movimento Popolare, ha affermato
Giorgio Gardlol
(continua a pag. 2)
BUONE
VACANZE!
Redattori e tipografi vanno
ili ferie per quindici giorni.
Quésto è l’ultimo numero prima delle vacanze. Non usciremo infatti né il 14 né fl 21 agosto. Riprenderemo le pubblicazioni col n. 32 (lei 28 agosto.
Buone vacanze a tutti.
2
2 commenti e dibattiti
7 agosto 1987
r
P;
CHIESA E MONDO
EVANGELICI E POLITICA
Il significato
deli’evangelizzazione
Portare al mondo
il messaggio della chiesa
Testimoniare la salvezza di Dio, compito principale del credente L’importanza del confronto fraterno e l’impegno delle nostre chiese
Nessuna forma di società paragonabile al
Regno di Dio - Il compito della predicazione
Nel numero 27 (10 luglio ’87) il
fratello Mario Goletti di Nichelino rivolge un accorato api^l
10 per l’impero evangelistico
della nostra chiesa. Gli argomenti che egli porta sono abbastanza diffusi nelle nostre comimità:
11 numero dei membri delle nostre comunità diminuisce, mentre « le comunità cosiddette non
storiche aumentano con locali di
culto di 1.500 credenti ».
E’ vero: ci sono comunità evangeliche che aumentano costantemente il numero dei loro
membri.
Penso che il fratello Goletti,
si riferisca in particolare alle
Assemblee di Dio e al nuovo locale di culto aperto a Roma.
Noi abbiamo il massimo rispetto per i fratelli pentecostali e riconosciamo il loro dono di
parlare ad un particolare settore
della nostra società. Ma non tutti possono essere pentecostali
e, d’altra parte, il numero degli
aderenti non sig^ca di per sé
«fedeltà»: i testimoni di Geo va
oggi raccolgono un numero ancora maggiore di aderenti.
Nella chiesa ci sono vari doni
e varie forme di missione. Dobbiamo rallegrarci quando l’Evangelo è annunciato e ricevuto, ma dobbiamo anche chiederci quale è il nostro specifico
compito nella generale missione
della chiesa di Cristo nel mondo, e quali i segni dell’adempimento di questa missione. Si
riduce tutto all’aumento del numero dei membri di chiesa? O
di coloro che frequentano i culti domenicali? E’ proprio vero
che il nostro impegno è tutto
perdita di tempo? Chi può dire
quale è realmente l’efficacia, in
ordine alla evangelizzazione, dell’impegno rivolto a tutti i settori che il fratello Goletti indica?
L’ecumenismo
a PRAMOLLO
Ruata
Trattoria
La Genzianella
— ottima cucina
- conslgUabile prenotare;
telefonare 0131/58692
loro? Forse la potenza della Parola di Dio e dello Spirito sono
legati, a n,qi, oppure noi dobbiamo fare attenzione à ciò che il
Signore muove nella sua libertà?
Vorremmo che molti membri
delle nostre chiese comprendessero cosa significa il problema
della fedeltà nei rapporti ecumenici. Sono utili anche le critiche, ma è più necessaria la solidarietà nella preghiera.
La politica
Uno dei settori di impegno
della nostra chiesa e dei pastori abbastanza spesso criticato
è quello ecumenico. Alla fine di
luglio si è aperta a La Mendola
la XXV Sessione di formazione
ecumenica e molti pastori occupano il tempo, che potrebbero
dedicare al riposo, alla partecipazione a questa Sessione. « Ognuno rimane fermo dove si
trova », dice il fratello Goletti
e dicono molti membri di chiesa.
E’ proprio vero? Verso chi
dobbiamo andare? Verso una
chiesa o verso il Signore? La
nostra predicazione dell’Evangelo trova spazi sempre più ampi: confronto con gli ebrei, con
gli islamici e con altri ancora,
tanto più che lo spostamento
delle popolazioni mette a contatto persone di diversa provenienza. Dobbiamo impegnarci a
farli tutti « protestanti »? Oppure li lasciamo andare per conto
11 campo della «politica» è
quanto mai delicato e ambiguo,
perché spesso è confuso con le
scelte di partito e forse nessuno
di noi è esente da questa confusione.
Ma (ù sono dei problemi reali che non pedono lasciare indifferente il cristiano, tanto più
che sono problemi che interessano direttamente un mondo che
si autodefinisce « cristiano ».
L’apartheid del Sud Africa non
è fatto da «infedeli», ma da «cristieini» contro «cristiani». Dobbiamo disinteressarci?
Il commercio delle armi implica anche « cristiani »ei debiti
del Terzo Mondo sono spesso
creati da tale commercio: molti creditori sono popoli « cristiani». Cosa significa «portare al
mondo Cristo » se il suo nome
è implicato con tante situazioni
del genere, o se i credenti non
sentono o non dicono che l’Evangelo non va d’accordo con
tutto ciò?
Arrivano centinaia di migliaia
di immigrati dai luoghi della miseria. Certamente parlare a loro di Cristo è compito delle chiese. Ma non lo è anche l’interessarsi dell’alloggio, del vitto, del
lavoro, dell’assistenza medica?
A Roma sono sorte una comunità di lingua inglese e una di lingua francese per i cristiani provenienti da paesi del Terzo Mando, ma si dovrebbe lasciar da
parte islamici, buddisti, indù,
animisti? Forse che i « benedetti » della parabola del giudizio
chiedevano la religione professata agli affamati, ignudi, ecc.?
Le opere
ra si è scoperto soltanto il traffico di neonati per soddisfare il
desiderio di prole in famiglie
senza figli. Ma daH’America arrivano altre notizie: bambini
rapiti per fame membra dì trapianto d’organi; « cristiani » sono i genitori in miseria che subiscono i rapimenti; « cristiani »
sono 1 genitori che comprano
gli organi dei bambini sacrificati e — Dio non voglia — « cristiani » a loro modo forse sono
anche i mercanti. Ma alla base
di tutto ciò c’è un sistema sociale che crea il sempre maggior fossato tra miseria e sfrontata ricchezza.
Nel parzialmente condivisibile
articolo di Marco Rostan, la frase che più mi piace è quella conclusiva: un cristiano evangelico,
anche quando parla del voto, non
può che riferirsi al culto, come
momento della sua educazione
alla fede e al modo di viverla.
E il modo di viverla nel mondo
non può prescindere dai criteri
con cui esso è organizzato (e cioè
dalla politica). Già Pascarella
aveva insegnato ai suoi compagni che, anche se credevano di
essere all’osteria, in realtà essi
erano nella storia; noi dobbiamo
comprendere che anche se assistiamo al culto in una chiesa, siamo però sempre nella storia di
oggi (che è ancora la politica).
L’impegno evangelistico nostro
e di altre comunità cosiddette
non storiche non è necessariamente alternativo e spesso c’è
una sincera collaborazione, anche se il metodo è diverso e diversi i settori sui quali ci si impegna. Alcund fratelli ai quali riferivo questi pensieri mi ribattevano: « Pensa pure così, ma
di questo passo le nostre chiese
rimarranno vuote e allora...? »
Io non credo che le nostre chie
se rimarranno vuote, se cerche
remo tutti, nei modi che lo Spi
rito ci indica, di essere fedeli
nella testimonianza e perseveranti nella preghiera.
L’ammonizione fraterna è sempre utile, perché abbiamo costante bisogno di conversione e
il confronto nella comunità è dono di Dio. Viviamo in momenti
difficili, perché il mondo è diventato piccolo e il peso della sofferenza e dell’iniquità umana
giace sulle spalle di tutti e i
mass media ce lo fanno sentire. Ma non erano tempi migliori neppure il 1917, quando i cristiani delle varie nazioni in guerra pregavano il medesimo Dio
gli uni contro gli altri.
Se saremo spiritualmente uniti, il Signore ci guiderà, forse
per vie nuove e ^sconosciute, forse attraverso ii deserto, come
Israele nelTEsodp
Alfredo Sonelli
Il vero problema che rimane è
quello di come si deve vivere, nel
culto e nelle attività della Chiesa, il rapporto con la politica.
La prima constatazione che mi
pare di dover fare, è che nessuno,
dico nessuno dei sistemi di organizzazione della società proposti
dalla storia passata, presente e
futura ha qualcosa a che vedere
con il Regno di Dio. Ne consegue
che la predicazione, se e quando
affronta questi argomenti, non
può essere che critica verso tutti
i sistemi proposti, qualunque sia
la loro base culturale e ideologica; nessuna scelta tra di essi è
accettabile per una Chiesa il cui
impegno è lavorare alla realizzazione del Regno. Rimane- tuttavia
il fatto inoppugnabile che ognuno dei cristiani (evangelici o no)
vive nella storia, così come il
mondo gliela offre oggi, non ad
esempio come veniva offerta ai
tempi del Vecchio Testamento,
nei quali un Dio "patriottico" viveva la vita del suo popolo e la
guidava in modo precristiano, occupandosi della sua politica e
creando la sua storia. Ma per un
cristiano, il Sermone sul monte,
le Epistole, i Vangeli, tutto il
Nuovo Testamento restano la sola conclusione, ancor oggi valida,
ben più che Davide, Giosuè, Sansone, Giuditta e via dicendo. Nella mai abbastanza letta Epistola
a Filemone (non ricordo una soia
predicazione su questo testo,
mentre ne ho sentite molte su testi, storici e no, del V. T., in tanti
anni di frequenza ai culti) Paolo
non propone Tabolizione della
schiavitù per il servo Onesimo,
anzi si porta garante del ritorno
dello schiavo al suo padrone e
dei suoi eventuali debiti, ma invita Filemone a considerare lo
schiavo come un fratello.
Paolo cioè non si propone di in
cidere sulla società in cui vive,
ma invita a vivere quello che la
società propone con un nuovo
spirito.
Ci sono voluti altri 1700 anni
perchè il mondo arrivasse a con
cetti tali da permettere a Wesle>
di mobilitare Wilberforce e gli a!
tri suoi amici per lottare contro
la schiavitù come fatto sociale,
ed altri duecento per consentire
a Martin Luther King di lottar
con buono, anche se parziale sur
cesso, per arrivare a "socializzire” il concetto cristiano di frate; nità contro ogni razzismo, figli >
sempre, questo, di una tradizioi ’
schiavista.
Conclusioni:
— compito fondamentale dei e
Chiesa è lottare, come può, p r
la realizzazione del Regno;
— compito della predicazio ie
e della « vita religiosa » preparare i singoli, uomini e donric,
a vivere nella storia, e nella r olitica, in modo cristiano; ed rgnuno dei cristiani saprà come
fare le sue scelte (personali e
non della Chiesa) secondo i’
mondo in cui vive, secondo
proposte che gli vengono presentate, secondo la preparazione di vita e di cultura di cui
dispone.
E per finire il ricordo (cin a
memoria) delle conclusioni ii
un articolo di Giorgio Bouchcrd
apparso anni fa su Gioveri u
Evangelica: è finito il tempo m
cui abbiamo portato i problcivii
del mondo nella Chiesa; è or.
mai ora di portare nel mondo
il messaggio della Chiesa.
Un nodo da sciogliere
Una lamentela che spesso è
ripetuta riguarda le Opere della
chiesa e in particolare quelle
rivolte ai minori o a persone con
problemi psichici.
Non sono più fonti di reclutamento. Molti nostri fratelli hanno ricevuto l’Evai^elo attraverso queste Opere e non accettano facilmente il cambiamento.
Ma anche in questo caso ci sì
deve chiedere quale è il compito
della chiesa, cosa significa « evangelìzzare ».
Abbiamo l’impressione — e
siamo pronti a ricrederci — che
spesso le nostre chiese rifiutino
la corresponsabilità con la violenza che c’è nel mondo. Il « mondo » è tutto ciò che non è la
« chiesa » e in particolare la propria « chiesa ». La miseria economica e morale che ci è vicina
viene rimossa. Anche in questo
caso il problema è lo stesso:
quale è U compito dei credenti,
aumentare il numero dei membri di chiesa, oppure testimoniare la salvezza di Dio?
(segue da pag. 1)
E’ abbastanza recente la notizia diel commercio dei bambini
nel contesto di sfruttamento della miseria. Nel nostro Sud fino
in un suo comunicato: « La richiesta dei valdesi, sostenuta dal
Comitato Scuola e Costituzione e
dalla CGIL-Scuola, di invalidare
la scelta di avvalersi o non delV insegnamento della religione
con la richiesta di ridimensionare e di ridistribuire i moduli,
è basata su giustificazioni così
fragili da far capire a chiunque
la strumentalizzazione ai fini di
una revisione dell’Intesa e di una
sua applicazione ».
L’ora di religione cattolica è
dunque una patata bollente per
il nuovo governo. Entro settembre dovrà essere chiarito quale
sarà il modo di organizzare quest’insegnamento nel rispetto dei
diritti costituzionali dei cittadini, che — è bene sottolinearlo di
fronte alle dichiarazioni del mondo cattolico ufficiale — sono diritti garantiti a tutti, siano essi
cattolici, evangelici, atei, agnostici.
La sentenza del TAR del Lazio
si sforza di applicare i diritti che
derivano dalla Costituzione e anche dalla levge 449, che al contrario del nuovo Concordato non
è concepita sulla ricerca della
collaborazione tra lo Stato e la
Niso De Micheìis
A colloquio
con i lettori
Chiesa cattolica, ma sulla distinzione degli ambiti di impegno.
L’insegnamento della religione,
della catechesi cattolica, perchè
questo è il contenuto dei nuovi
programmi, non è compito dello
Stato, il quale si limita ad assicurare a chi lo vuole questo insegnamento e non può obbligare
chi non lo vuole a seguire « attività alternative ».
Questa era la posizione di noi
valdesi e metodisti, approvata in
molti sinodi, che poi è diventata
la posizione di altri credenti
(evangelici, ebrei, cattolici di
base) e di laici.
Adesso è una posizione che è
stata accolta in due sentenze
emesse « in nome del popolo italiano ».
Che « in nome del pòpolo italiano » si dicano queste cose certamente ci fa piacere, ma la battaglia culturale e teologica non si
vince sul piano giuridico solamente. Occorrerà riprendere la
iniziativa e spiegare a tutti — anche ai laici e alla sinistra che si
dicono oggi con noi — il significato della nostra posizione, perchè sia recepito nella società, dalla gente, e non solo nell’aula del
tribunale amministrativo.
Giorgio Gardiol
ATTUALITÀ’
DI PAOLO BOSIO
In uno degli ultimi numeri del giornale leggo che la Conferenza del HI
Distretto ha opportunamente approvato un edg in cui « chiede alla Tavola
di concordare con la Claudiana e con
la FCEI la possibilità di una campagna di diffusione del volume di Giovanni Miegge su Maria e di altri testi
opportuni ».
In proposito vorrei caldamente raccomandare la ristampa del volumetto
di Paolo Bosio: « La figura storica
di Maria, madre di Gesù L
L'analisi biblica acuta e precisa, lo
stile signorile, le ragioni psicologiche del crescente culto mariano nel
corso del tempo farebbero riflettere
molte persone non abituate alla lettura di trattati, ma di esposizioni evangeliche e storiche semplici e persuasive.
L’ipotesi che il papa voglia preparare
la consacrazione del nuovo millennio
a Maria non è infondata, dal momento
che le stampe vaticane hanno, recentemente emesso una serie filatelica
con la legenda (a timbratura): • Annua Marialis » (anno ma.riano).
Giovanni Conti, Roma
3
7 agosto 1987
chiese e stato 3
TAVOLA VALDESE
COMITATO SCUOLA E COSTITUZIONE
Bisogna poter scegliere Promemoria
per il Parlamento
Irregolarità e disordine scoraggiano l’esercizio della scelta - Come la recente sentenza del TAR si inserisce in questa situazione
Giovedì 30 luglio, il Moderatore della Tavola Valdese, insieme a
rappresentanti della FCEI e delle altre chiese evangeliche che hanno
pai tecipato al ricorso contro la circolare 302, delle Comunità cristiane di base, dell’Unione delle comunità israelitiche, del Comitato
Scmda e Costituzione, e della CGIL-Scuola ha incontrato i presidenti
del Senato, Giovanni Spadolini, e della Camera, Nilde lotti. La CGILScuola ha consegnato loro una petizione di 200 mila firme che chiede
la revisione dell’Intesa Falcucci-Poletti, il Comitato Scuola e CostitUi.ione un promemoria (qui a fianco) e la Tavola Valdese la lettera
che pubblichiamo qui di seguito.
Signor Presidente,
Desidero portare alla Sua attenzione la situazione di disordine e di irregolarità attualmente in atto in riferimento al diritto di non avvalersi delPinsegnamento religioso sancito dalla
legge 449/84 e al diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi di detto insegnamento sancito dalla legge 121/85.
E’ trascorsa infatti la data del
7 luglio, termine delle iscrizioni
scolastiche a cui è abbinata la
Scelta relativa all’insegnamento
religioso cattolico, senza che —
per le scuole superiori — sia
stato rispettato il disposto della
legge 281/86 secondo cui i moduli per la scelta devono essere
distribuiti in modo da consentire annualmente l’esercizio del
diritto di scelta. La circolare ministeriale contenente le relative
disposizioni è giunta infatti con
considerevole ritardo, non pochi
provveditorati agli studi non
l’hanno neppure trasmessa ai
capi di istituto e una gran parte degli studenti ha raggiunto il
7 luglio senza aver ricevuto il
modulo.
In questa situazione di inadempienza che tende a scoraggiare l’esercizio del diritto di
scelta conferrnando — con automatismi che il Parlamento ave
va escluso con la sua risoluzione del 15/1/86 — le scelte dell’anno precedente, si inserisce
un fatto nuovo: la sentenza del
TAR Lazio del 17/7/87 a seguito
di ricorso presentato dalla Tavola Valdese, ha annullato la
circolare 302 del 29/10/86 del Ministero della Pubblica Istruzione « nella parte in cui sancisce
l’obbligatorietà per chi non abbia
scelto di avvalersi dell’insegnamento religioso cattolico, degli
insegnamenti integrativi o della
presenza nelle Ubere attività di
studio offerti in opzione, rispetto ad esso, nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado ». Si
tratta di una sentenza che si segnala per la chiara affermazione del valore facoltativo, e quindi aggiuntivo, deirinsegnamento
religioso cattolico e per il rigore con cui ha annullato il tentativo di introdurre elementi di
costrizione e di discriminazione
nella libertà della scelta concernente l’insegnamento stesso. Da
essa trae ulteriore forza l’esigenza ormai largamente diffusa di
rivedere globalmente la questione deirinsegnamento religioso
cattolico in vista di una migliore normativa che superi la solicione inadeguata e impraticabile che fin qui è stata data a
questo problema.
Ma all’intemo di questa più
vasta prospettiva, la Tavola Valdese si preoccupa ora dell’immediato, nel perdurare dell’attuale normativa. E’ chiaro che
la sentenza del TAR Lazio muta
sostanzialmente i termini della
questione e quindi i presupposti in base ai quali la scelta dei
singoli viene attuata. Di ciò va
tenuto conto al fine di garantire un’applicazione dell’attuale
normativa che esprima il massimo rispetto possibile dei diritti
dei singoli e delle minoranze.
A nome delle chiese rappresentate dalla Tavola Valdese,
chiedo quindi che — tenuto conto della situazione di inadempienza sopra ricordata, e soprattutto della citata sentenza del
T^AR Lazio — a tutti gli studenti delle scuole pubbliche di ogni
ordine e grado, o a chi per essi,
venga riproposta la scelta relativa all’insegnamento religioso
cattolico per Tanno 1987-88 con
la scadenza dell’inizio del prossimo mno scolastico; o, in via
subordinata, che tale'scdta, con
la nuova scadenza indicata, sia
consentita a quanti non sono
stati posti in grado di compierla entro il 7 luglio.
Questa richiesta rivolgo a Lei,
Signor Presidente, che nella Sua
alta carica rappresenta l’autorità del Parlamento da cui ogni
Governo dipende, e la continuità del Parlamento che per questa delicata materia a suo tempo decise una verifica al termine del primo anno della attuazione della normativa vigente.
Nella certezza di trovare ascolto presso di Lei, La prego di ricevere, Signor Presidente, l’espressione della mia profonda
stima.
Franco Giampiccoli
Ai Presidenti delle Camere
on. Nilde lotti
on. Giovanni Spadolini
Promemoria dei principali
problemi aperti in ordine ai principi costituzionali che richiedono la revisione dell’Intesa MpiCei e, neU’immediato, iniziative
parlamentari di indirizzo al Governo per garantire la facoltatiyità deirinsegnamento della religione cattolica e la non discriminazione:
— collocazione deU’i.r.c. Va
ridefinito per ogni grado e tipo
di scuola l’orario delle lezioni
obbligatorie per tutti; servizi didattici non obbligatori (l’i.r.c.
come altri insegnamenti possibili) costituiscono un diritto ed
una facoltà, non un obbligo, e
quindi devono essere posti in
orario aggiuntivo ed equiparati
in tutto alla normativa delle attività soggette a richiesta da
parte degli interessati;
— valutazione. Ogni attività
didattica non obbligatoria deve
essere valutata a parte rispetto
alla pagella o alla scheda, ma
anche rispetto ai tabelloni, ai registri generali, ai documenti di
ammissione alla maturità, ecc.;
i rispettivi insegnanti hanno voto consultivo e non partecipano
alle votazioni per le promozioni
o bocciature e per le ammissioni agli esami;
— esercizio annuale del diritto di scelta. Sussiste Tobbligo
per TAmministrazione della P.I.
di porre la richiesta; non sussiste per l’utente alcun obbligo di
rispondere, e TAmministrazione
non può interpretare tale mancata risposta come conferma di
scelte precedentemente effettuate.
Occorre pertanto un nuovo
modulo redatto in modo da
- non violare il diritto del cittadino alla riservatezza,
- impedire forme improprie di
referendum,
- essere compilato solo da chi
intende avvalersi delTi.r.c.,
— sospendere Ti.r.c. nella
scuola materna perché in contrasto con il DPR 647/1969;
— eliminare i condizionamenti confessionali dalla scuola ©lementare: abrogazione delTart.
27 del R.D. 577/1928 e definizione di nuove finalità per la scuola di base;
— liberare gli insegnanti di
scuola materna ed elementare —
unici dipendenti pubblici cui è
richiesta una dichiarazione ideologica nell’esercizio delle loro
funzioni — dal visto di idoneità
e dal controllo della gerarchia
cattolica, separando Tincarico di
insegnamento delle materie curricolan dall’incarico di insegnare la religione cattolica;
— rendere Tinsegnamento
della r.c. facoltativo anche nelle
scuole magistrali, in cui è ancora ^ previsto l’esame finale « di
abilitazione » con la materia « religione » e relativo voto;
— definire nel rispetto dei
principi costituzionali i contenuti del punto 5, lettera c> del Prot^ollo aggiuntivo («le disposizioni di tale articolo non pregiudicmo il regime vigente nelle
regioni di confine... »): ad esempio, nella Provincia di Bolzano
Ti.r.c. è obbligatorio, salvo esonero, e non hanno attuazione le
Intese con le altre confessioni
religiose.
Comitato Scuola e CostMuzione
Roma, 30 luglio 1987
INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA
SCHEDA
Presentate numerose interrogazioni TAR
Si susseguono interrogazioni,
interpellanze e mozioni sull’ora
di religione. Ad incrementarle sono i commenti alle sentenze del
TAR del Lazio che hanno sancito
la non obbligatorietà delle attività alternative.
Interrogazioni e interpellanze
vengono sia dai gruppi di opposizione: PCI, Sinistra indipendente, DP, PR (silenziosi su questo
argomento i Verdi, il MSI), che
dagli stessi gruppi di maggioranza (PLI, PRI e PSI e perfino la
DC, ma con opposte intenzioni).
L’ora di religione cattolica diventerà perciò oggetto di dibattiti in Parlamento, che dovrebbe
anche discutere una relazione del
Ministro della Pubblica Istruzione sul primo anno di applicazione della nuova normativa (secondo quanto stabilito in una risoluzione della Camera del 15
gennaio 1986).
Non ci è possibile qui docu
mentare tutte le posizioni, ma
in generale le opposizioni chiedono che vengano riaperti i termini
per la scelta di avvalersi o no
del Tinsegnamento della religione
cattolica, la rinegoziazione dell’Intesa con la CEI per rendere
effettivamente facoltativo Tinsegnamento confessionale della religione cattolica, e la collocazione oraria di questo insegnamento
fuori del normale orario scolastico.
DP aggiunge infine che la legge 449 deve essere assunta come
parametro politico e culturale
per la regolazione dei rapporti
tra Stato e chiese e propone una
modifica degli artt. 7 e 8 della
Costituzione.
C’è anche un segretario di stato, agli Interni, che interroga il
Governo. E’ Ton. Valdo Spini;
« Premesso che il T.A.R. del Lazio, con sentenza pubblicata il
17 luglio 1987 ha accolto il
ricorso presentato dalla Tavola
Valdese avverso alla circolare
ministeriale 29/l(>/86 n. 302, emanata dal Ministro della Pubblica
Istruzione e l’ha annullata nella
parte in cui sancisce, per chi abbia scelto di non avvalersi dell’insegnamento religioso cattolico,
l'obbligatorietà degli insegnamenti integrativi o della presenza nelle libere attività di studio
offerti in opzione, rispetto ad esso, nelle scuole pubbliche di
ogni ordine e grado; interpella il Ministro della Pubblica
Istruzione per conoscere quali
siano le intenzioni del governo in
proposito e come intenda ottemperare alle prescrizioni della
stessa sentenza, che non prevede
per gli alunni che non abbiano
dichiarato di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolioa, l’obbligo della frequenza di
attività alternative alTinsegnamento religioso stesso ».
Il TAR e la sigla del tribunale amministrativo regionale, organo della oiuri
amministrativa, competente a giudicare, in primo grado, I ricorsi^ dei
privati che hanno un interesse legittimo e che si ritengono lesi da atti amministrativi non conformi aH'ordinamento giuridico.
Il TAR è stato istituito colla legge 6 dicembre 1971, n. 34 che finalmente
dava attuazione all’art. 125 della Costituzione. ’ ™almente
Il TAR giudica in prima istanza, mentre al Consiglio di Stato spetta la funzione giurisdizionale di secondo grado, operando quale giutfice di appello.
circoscrizione corrispondente al territorio della relativa
regione. Nel Lazio sono istituite tre sezioni e il TAR del Lazio è il solo organo
competente a giudicare gli atti degli organi centrali dello Stato, quali le circolari ministeriali. Ad ogni TAR sono assegnati un Presidente e non meno di cinque
magistrati. Le decisioni sono assunte con l’intervento di tre giudici.
Il termine previsto per il ricorso è breve: 60 giorni dalla data in cui il
^¡^orrere contro I orano definitivo di una classe, nel caso in cui l’ora di religione il prossi
tTr^itn i?“ !®!“"“ non venga considerata in maniera aggiuntiva (secondo quano recita ia sentenza del TAR del Lazio), dovrà ricorrere al TAR regionale competente entro 60 giorni dalla sua pubblicazione nella bacheca scolastica .Ma
speriamo non sla il caso.
Le sentenze del TAR sono immediatamente esecutive ed acquistano il valore di cosa giudicata, se entro 60 giorni dalla notificazione non è stato interposto appello.
Il Consiglio di Stato, competente a giudicare l'appello, può sospendere
I esecutività della sentenza, prima di emettere il proprio giudizio.
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TORRE PELLICE
4
4 vita delle chiese
7 agosto 1987
Società
di Studi
Valdesi
Notizie
Mostra storica
Come anticipo sulle manifestazioni del 1989, la Società di
Studi presenta a partire dal
5 agosto ima mostra dal titolo
« I Valdesi fra l’antica patria e
la nuova ». La mostra racconta le vicende deU’alta e bassa vai Ohisone (le cosiddette valli Pragelato e Perosa), interamente valdesi fino al 1730, anno
del loro esilio senza ritorno verso la Germania. Da allora furono
chiamati « Valdesi tedeschi ».
Il curatore deH’esposizione è
il dr. Theo Kiefner, studioso di
storia valdese del ’600.
La mostra e il catalogo — tradotto dal prof. Martin e pubblicato da «La Valaddo» — rappresentano un’occasione per apprezzare i risultati dello sue ricerche.
La mostra è stata inaugurata a
Torre Pellice nelle aule del Collegio Valdese, con interventi dei
proff. E. Martin e G. Gönnet, e
resterà aperta ogni giorno dalle
16 alle 19 Ano al 28 agosto.
Durante il Sinodo dalle 15 alle 19.
Ingresso gratuito.
Assemblea soci
L’annuale seduta dei soci della Società si terrà sabato 22 agosto alle ore 20.30 presso il Collegio Valdese e sarà interamente
dedicata all’esame della vita e del
lavoro della Società.
Serata pubblica
Come deciso lo scorso anno, i
due momenti — esame della Società e conferenza aperta al pubblico su un tema di particolare
interesse storico — sono stati
separati. Quest’anno è nostro
desiderio riflettere su « L’immagine dei Valdesi nei mass media » rivedendo criticamente alcuni filmati a nostra disposizione. L’appuntamento è per le
ore 20.30 nell’Aula sinodale, domenica 23 agosto 1987.
Musei alle valli
Nel mese di agosto è possibile visitare i musei valdesi delle valli a:
RORA' — Per visitare il museo è
necessario chiedere la chiave al pastore (tei. 93108) 0 al sig. Roberto More! (tei. 93122);
TORRE PELLICE — Le visite al museo
in via Arnaud, nelle adiacenze della
Foresteria, possono avvenire il giovedì, il sabato e la domenica fra le ore
16 e le 19; la domenica apertura anche al mattino fra le 10 e le 12;
ANGROGNA — Il museo degli Odin
Bertot è aperto al pubblico tutti I
giorni, sia al mattino che al pomeriggio; analogamente accade per il Coulege dei Barba a Pradeltorno;
FRALI — Il museo, nella vecchia
chiesa valdese di Ghigo, è aperto al
pubblico dal martedì al venerdì fra le
15 e le 18; il sabato fra le 9 e le
12, e nel pomeriggio fra le 15 e le 18;
apertura domenicale ore 14-19;
RODORETTO — Rivolgersi al responsabile, sig. Enzo Tron (in loco);
SAN GERMANO — Il museo è aperto al pubblico il sabato fra le 16 e
le 18; per visite in altri orari, in particolare per comitive, mettersi in contatto col pastore Paolo Ribet, tei. 012158614;
COMO
Una diaspora in crescita
Nei comasco e nel varesotto un’area disseminata di piccole comunità
- Il centro di San Fedele Intelvi e l’accoglimento degli immigrati
La chiesa evangelica valdese
di Como può definirsi il centro
propulsore della diaspora comasco-varesina; ne ha cura da
circa due anni il pastore Ennio
Del Priore, il quale si avvale
della preziosa collaborazione di
laici impegnati in molte attività.
La cura della presenza della
chiesa valdese in Como, così come l’impegno del Centro
Evangelico di S. Fedele Intelvi,
sono stati fin qui momenti particolari sulla via di una ricerca
di identità di questa diaspora. S.
Fedele, col suo tempio, la Foresteria capace di ospitare una
quindicina di persone, è un punto di riferimento importante sia
per le comunità evangeliche lombarde che per l’area Ticino-Grigioni, oltre che per i gruppi giovanili che vi tengono i loro convegni.
Se S. Fedele è un centro molto importante, va ricordato che
nella zona si trovano parecchie
piccole comunità, centri più
grandi od anche solo un fratello anziano che necessita di una
visita: su questo piano si realizza in modo particolare l’opera pastorale. Buona pure la frequenza ai culti; alla recente occasione dell’ammissione in chiesa di alcuni fratelli nel tempio
di via Rusconi, non solo ci fu
un momento di gran festa ma
anche molto elevata fu la partecipazione della comunità intorno ai suoi nuovi membri.
Ma anche altre attività vanno
segnalate, da dibattiti sulla attualità (molto interessante l’incontro sulla questione della
« nascita in vitro: una realtà negata »), all’accoglimento di giovani provenienti dal Terzo Mondo.
Per un certo periodo di tempo è stato ospitato un giovane
senegalese in attesa del disbrigo
di alcune pratiche per lo studio.
Ancora il pastore Del Priore
ha avuto una serie di contatti
con le autorità scolastiche sul
tema dell’ora di religione a scuo
II centro evangelico
di S. Fedele Intelvi
la, presentando poi alcuni messaggi negli istituti, nel corso di
dibattiti.
In conclusione: se ad alcuno
pare che le nostre comunità non
crescano, noi dobbiamo, malgrado le avversità, mantenerci
buoni seminatori, tenaci e fedeli perché oltre ai rovi, agli
sterpi e terreno pietroso, non
manca la buona terra, che rende trenta, sessanta o cento volte il seme!
Domenico Abate
CORRISPONDENZE
Ricordando G. Peyrot
SANREMO — Il 4 luglio le comunità di Sanremo, Bordighera,
Imperia e Alassio hanno ricevuto l’annuncio della morte del loro pastore Giovanni Peyrot.
La notizia ha lasciato tutti
attoniti e addolorati; la scomparsa del pastore Peyrot ha creato un vuoto enorme nel cuore
di tutti i membri delle comunità
da lui guidate e senza dubbio
nell’animo di tutti coloro che
lo hanno conosciuto come una
persona molto umana, disponibile sempre, in ogni occasione.
Ha assolto al suo servizio pastorale, pur faticoso negli ultimi
Sinodo delle Chiese
valdesi e metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto dall’atto n. 76
della sessione sinodale europea 1986 è convocato per
Domenica 23 agosto 1987
I membri del Sinodo sono invitati a trovarsi nell’Aula Sinodale della Casa
Valdese di Torre Pellice al
le ore 15.
Il culto di apertura avrà
inizio alle ore 15,30 nel
tempio di Torre Pellice e
sarà presieduto dal past.
Alfredo Sonelli.
Il moderatore
della Tavola Valdese
Franco Giampiccoli
dodici anni, dovendo seguire
quattro comunità, sempre con
instancabile abnegazione. Avrebbe dovuto lasciare il Ponente ligure il prossimo autunno per godere un meritato riposo, dopo
lunghi anni di attività, ma la
volontà del Signore ha deciso diversamente.
Siamo tutti molto vicini alla
famiglia Peyrot, sicuri che la
consolazione della fede la sosterrà ed accompagnerà in questi
momenti dolorosi.
Il pastore Giovanni Peyrot resterà comunque sempre vivo
nel cuore di tutti coloro che lo
hanno conosciuto, che non tralasceranno mai di pregare per
lui e per la sua famiglia.
Culti estivi
ANGROGNA — Durante il
periodo estivo i culti hanno luogo, a rotazione, nei tre templi
della Comunità: al Capoluogo
(T, 3" e 5” domenica del mese),
al Serre (2‘) e a Pradeltorno la
4". .
Corpo pastorale
PRAMOLLO — Il museo, in borgata
Pellenchì, è aperto nel mese di agosto tutti I giorni;
BALZIGLIA — Chi fosse interessato alla visita di questo museo deve
rivolgersi alla famiglia di Claudio Tron a
Massello, borgata Roberso.
Il Corpo pastorale è convocato per venerdì 21 agosto alle
ore 15 nell’Aula Sinodale della Casa Valdese di Torre Pellice
col seguente o.d.g.
1. Commissione liturgia
2. Relazione Becchino-Bouchard-Ccnte sul ribattesimo
3. Varie
La riunione del Corpo pastorale proseguirà il giorno dopo,
sabato 22 agosto, stessa sede, alle ore 9 per l’esame di fede
dei candidati Daniele Bouchard, Giovanni Carrari, Vito Gardiol.
Se l’esame di fede dei candidati avrà esito positivo, i
sermoni di prova verranno tenuti nello stesso giorno alle ore
15 nel tempio di Pomaretto e alle ore 17.30 nel tempio del
Ciabas.
Tutti i membri delle Chiese valdesi, metodiste, libere, nonché gli invitati al Sinodo sono cordialmente pregati di assistere all’esame di fede e di partecipare alla discussione del
sermone di prova.
Il Moderatore della Tavola Valdese
past. Franco Giampiccoli
Auguri
Nozze
Calendario
4-22 agosto
□ LA RIFORMA
tIEL SALUZZESE
BOBBIO PELLICE — Nel periodo 4-22
agosto, presso la sala delle attività
è esposta al pubblico una mostra sulla storia della Riforma nel Saluzzese;
l’orario prevede l'apertura il martedì,
il giovedì ed 11 sabato fra le ore 16
e le 19.
SAN SECONDO — Sabato 1”
agosto — nel nostro tempio — si
sono uniti in matrimonio: Carla
Gardiol e Franco Fomerone.
Il Signore benedica questo
nuovo focolare che si stabilisce
nella nostra comunità.
Venerdì 7 agosto
□ TORRE PELLICE
IERI E OGGI
TORRE PELLICE — Presso la sala
consiliare, alle ore 21, si svolge un.a
conferenza su Torre Pellice nella storia ieri ed oggi; intervengono il
sindaco di Torre Armand Hugon ed il
presidente della Società di Studi vaidesi, pastore G. Tourn.
Domenica 9 agosto
□ TEMPIO APERTO
TORRE PELLICE — Nell’ambito dell'iniziativa della chiesa valdese di Torre Pellice, alle ore 17.30 presso il tempio, Rosanna Ciappa Nitti, ricercatore airuniversità di Napoli, parla sui
tema « Calcio, un’idolatria dei nost;i
giorni? ».
□ PRO MIRAMONTI
VILLAR PELLICE — Presso la Casa
per anziani MiramontI si svolge una
giornata di solidarietà con railestimonto di un bazar.
□ CONCERTO
TORRE PELLICE — Presso il tempio
valdese, alle ore 21, I trombettieri del
Baden offrono un concerto di musica
protestante antica e moderna. Il gruppo è giunto quest'anno al trentesimo
stage estivo presso II Castagneto ai
Villar.
Giovedì 13 agosto
□ DIAPOSITIVE
BOBBIO PELLICE — Presso la s .la
delle attività, alle ore 21, vencicmo
proiettate delle diapositive illustr.cnti
le vicende del popolo valdese.
Domenica 16 agosto
□ GIORNATA DI
VILLA OLANDA
LUSERNA S. GIOVANNI — A partire dalle ore 15, presso Villa Olanda,
si svolge un bazar a favore dell’opera della Casa.
□ TEMPIO APERTO
TORRE PELLICE — Alle ore 17.30,
presso II tempio valdese, il vicemoderatore deila Tavola Valdese parla
sul tema del « Denaro nella Chiesa ».
Venerdì 21 agosto
POMARETTO — Nel mese di
luglio si sono creati nella nostra
comunità tre nuovi gruppi familiari. Tre matrimoni, tre momenti di gioia nella comunità. Si sono uniti in matrimonio sotto la
benedizione del Signore: Cristina Genre e Claudio Peyronel;
Mara Brazale e Renzo Menusan; Nicoletta Reynaud e Emilio Pegoraro.
A questi sposi gli auguri della
comunità tutta.
• Lunedì 27 luglio si sono
svolti i funerali del nostro fratello Emestino Giaiero di Inverso Pinasca (Clot) deceduto
presso l’Ospedale valdese di Pomaretto all’età di anni 79. Ai familiari simpatia cristiana della comunità.
a LA FIGURA DI MARIA
TORRE PELLICE — Presso il tempio
valdese, alle ore 21, si svolge un dibattito sulla figura di Maria nella storia della chiesa, confronto tra le concezioni cattolica e riformata. Intervengono Don Giovanni Cereti, teologo
cattolico ed il prof. Paolo Ricca della
Facoltà Valdese di Teologia.
Sabato 22 agosto
n GIORNATA DELL’ECO
DELLE VALLI
TORRE PELLICE — Presso la Casa
Valdese ha luogo una giornata di incontro e riflessione sull’Eco delle Valli Valdesi, dal 1848 al servizio delle
chiese e della popolazione delle Valli. Il programma prevede l’apertura
alle ore 11 e nella giornata, alle ore
18.30, un momento di dibattito sul giornale nel 140° anno di vita; in serata
« Immagini e musica del Sud America », a cura di Paolo Cattaneo, Furio
Rutigliano, Marianne Hintermueller,
Sergio Ribet.
il
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5
7 agosto 1987
vita delle chiese 5
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Tre candidati ai pastorato
PROFILI
Anche quest’anno abbiamo chiesto ai candidati al ministero pastorale che sosterranno l’esame di fede
e, in caso di un suo esito positivo,
saranno consacrati nel corso del culto di apertura del Sinodo, di fare
una breve presentazione di se stessi.
Nei regolamenti delle chiese vaidesi e metodiste (cfr. RO. 3/1979,
artt. 6, 7, 8) i candidati sono raccomandati alla preghiera della Chiesa
e, qualora qualcuno intendesse fare
opposizione alla consacrazione di un
candidato, deve farne conoscere i
motivi alla Tavola in tempo utile.
Per rispondere a quanto stabilito
nei regolamenti e soprattutto per dar
modo alle chiese di essere consapevoli di un atto importante, che le riguarda tutte, è stata pensata questa
pagina.
L. D.
In questi giorni sto
scrivendo alla Tavola
una lettera in cui
chiedo di essere consacrato pastore. Come sono arrivato fino qui? Credo che
la risposta non sia
in un particolare avvenimento ma nella
mia storia personale.
Sono nato da una
famiglia di credenti
impegnati: mio padre pastore, mia madre partecipante attiva a una serie di
progetti in cui dei
credenti si misurano
con l’impegno sociale.
La prima grande
esperienza della mia
vita, determinante
per la mia formazione, è stata un riflesso delle scelte dei
miei genitori: all’età
. di otto anni la mia
taimglia si e trasferita alla comune di Cinisello. In questo modo la mia seconda infanzia e l’adolescenza sono
Una presentazione dovrebbe iniziare citando tutta una serie di dati, quali l’età (37
anni), la provenienza geografica
(Trieste), quella
religiosa (la mia
famiglia è una delle prime convertite dalla predicazione metodista
nel decennio 186070; mio nonno e
mio padre furono
pastori, mia madre è prédicatrice
locale), la composizione familiare
(ho una moglie e
f . . due figli). Ma pre
rensco cominciare riportando una domanda che mi è
stata livolta nell ormai lontano 1980 da una moglie di
pastore.
« Perché voi giovani, che vi battete tanto per una
maggior responsabilizzazione delle comunità e contrastate i pastori, finite poi per scegliere la strada del pastorato?». La risposta a questa domanda può forse aiutare a comprendere la decisione che presi in quegli anni. Fino ad allora, la mia vita si conduceva sui classici
.f**
Sono nato 29 anni
fa a Pinerolo; i miei
genitori sono entrambi valdesi e appartenenti alla comunità
di Prarostino, comunità nella quale sono stato educato e
cresciuto con una
particolare attenzione a quei valori come la libertà, la verità e l’onestà che
hanno accompagnato
l’educazione avuta in
famiglia. Severa ma
non autoritaria né rigida è stata l’educazione alla fede ricevuta in nrimo luogo
dai miei genitori e
poi dalla comunità
negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza; l’importanza della Parola di Dio e della preghiera
ha avuto sempre largo spazio neU’ambito familiare,
senza essere soffocante e con il pericolo di diventare
abitudine.
Ho frequentato le scuole medie inferiori e superiori
al Collegio di Torre Pellice e dopo il Liceo classico, nel1 autunno del 1977, mi sono iscritto alla Facoltà di teo
Daniele
Bouchard
state caratterizzate dal confronto continuo con un gruppo di persone — evangelici, cattolici, non credenti —
impegnate a fondo nella ricerca di una coerenza tra le
idee e per molti la fede — e la concretezza delle
scelte di vita.
In questo contesto è maturata la scelta di studiare
teologia. A Roma, nel corso dei quattro anni di studio
in Facoltà, è stato di fondamentale importanza per me
l’impegno nella FGEI. Nella FGEI ho trovato delle amiche e degli amici con cui confrontarmi e con cui maturare, e ho trovato un'occasione di impegno che mi ha
permesso di vivere quegli anni come una fase della vita
che ha la sua importanza in se stessa e non semplicemente come un periodo di preparazione per un ministero che sarebbe vmuto in seguito. La pratica pastorale
in alcune chiese di Roma e dintorni mi ha permesso
di mettere a confronto quello che imparavo in Facoltà
con la realtà del lavoro pastorale. Particolarmente utile
per me è stato il lavoro svolto nella Chiesa battista di
Albano, nel corso del quarto anno di studi.
Giovanni Carrari
binari del « laico impegnato »: a volte predicavo, ero
stato responsabile regionale FGEI, poi membro del consiglio regionale FCEI (sempre del Triveneto), ero nel
consiglio del 7” Circuito, prima membro e poi sovrintendente. La laurea in filosofia (indirizzo storico) e il
lavoro in una cooperativa non indicavano che di lì a
poco, a trent’anni, avrei intrapreso un nuovo corso di
studi e un’attività a pieno tempo nella chiesa.
L’idea di iscrivermi alla Facoltà di Teologia, a dire
il vero, l’avevo già avuta al termine del liceo, ma mio
padre saggiamente mi consigliò di riflettere: « Prenditi
una laurea; poi, se ti accorgerai che la tua vocazione è
quella, potrai sempre intraprendere la via del pastorato ». Se dunque si può parlare di « vocazione pastorale
latente » (la chiamata al servizio di Dio ci coinvolge comunque tutti), bisogna dire che gli studi e le esperienze
di vita hanno contribuito a precisare le modalità di impegno nella chiesa. Non mi sento una « vocazione tardiva! ».
Tornando alla domanda iniziale: perché il pastorato? Proprio per favorire una maggiore responsabilità
delle comunità, un nuovo impulso all’evangelizzazione,
per essere tutti insieme testimoni e sentinelle che segnalano i pericoli della vuota religiosità, della superstizione e dell’idolatria, nel contesto di quella « cultura cattolica » che anche nel nostro ambito spesso si riscontra.
Dopo il quadriennio romano ho deciso di fare il
servizio civile ad Agape. Questo periodo breve ma molto
intenso e stato molto importante per me. Ho fatto una
seconda esperienza di vita comunitaria, questa volta da
partecipante attivo, e ho dato il mio contributo — peraltro non limitato a quei venti mesi — all’attività di
un centro cui la mia formazione deve tanto.
Per quanto riguarda l’anno all’estero la mia scelta
e caduta sugli Stati Uniti. Le mie aspettative erano grandi e sono state ampiamente soddisfatte: passare im anno negli Stati Uniti ha significato sprovincializzarsi, conoscere più da vicino una società che, nel bene come
nel male, ha cosi tanta influenza sulla nostra, e confrontarsi con modi diversi dal nostro di essere dei credenti
e di essere chiesa. Sono tornato dagli Stati Uniti molto
arricchito sia sul piano della fede che sul piano culturale e su quello umano. Sono tornato anche più pessimista sul futuro dell’umanità e in particolare della no.stra società occidentale, ma questo, per chi si colloca
in una tradizione che ha sempre rivendicato un radicale
pessimismo antropologico, non dovrebbe fare problema.
L ultimo anno l’ho passato a Pomaretto a imparare
il mestiere del pastore. Sono molto soddisfatto di quest’anno, non solo perché mi sono trovato bene nella chiesa di Pomaretto, ma soprattutto perché ho cominciato
a capire — nella pratica, finalmente, dopo tanti libri —
cosa significa fare il pastore, e ho scoperto che mi piace
rnolto. Ho molta voglia di continuare a imparare e,
piano piano, di cominciare anche a dare qualcosa lavorando come pastore nelle chiese valdesi e metodiste.
Il pastore può essere uno stimolo, sfuggendo alla delega
che la comunità, più o meno consapevole, gli dà. Così
si rivela fondamentale una preparazione teologica per
cercare di evitare i personalismi (seguire il pastore « bravo » anziché chiedersi come si possa servire Dio) o i
facili entusiasmi (cogliere la prassi senza che la Parola
riesca a radicarsi profondamente).
Un pastore che sia un preparato consulente teologico e un animatore, senza per questo trascurare le necessità spirituali della comunità e senza perdere di vista il contesto sociale: è troppo? Comunque in questa
prospettiva ho iniziato ad operare, prima pensando che
il tempo parziale («pastorato locale») potesse essere
sufficiente, poi rendendomi conto delle difficoltà di non
disporre di un tempo pieno, sia sul piano della preparazione teologica, sia su quello della disponibilità al
servizio della chiesa nella sua dimensione generale.
Il resto è cronaca: ho iniziato a lavorare e a studiare. Assunto dalla Tavola (cura pastorale a LivornoRio Marina per due anni, poi coadiutore presso la comunità metodista di Via XX Settembre a Roma) e iscritto regolarmente alla Facolta di Teologia, ho vissuto nella
condizione di pastore « già e non ancora ». 11 termine
degli studi non rappresenta l’inizio di un lavoro, ma la
conclusione di una più specifica preparazione.
L’esperienza di questi anni è stata faticosa, ma particolarmente arricchente, sul piano dello studio e su
quello del lavoro; devo molto ai tanti che mi sono stati
vicini. Ma devo ringraziare in primo luogo il Signore
che, dopo avermi indicato una strada, mi ha dato la
possibilità e la forza di percorrerla.
Vito GardioI
logia a Roma. Tappa importante, anche se non la sola,
per la scelta fatta in seguito è stata la possibilità di
partecipare al gruppo « Fra del Torno » che nell’ambito
delle valli svolgeva un'attività di collaborazione con le
comunità nelle riunioni di quartiere. L’incontro con le
persone, Lopportunità di parlare della propria fede con
altri e quindi di essere messi in discussione hanno senz altro contribuito molto alla mia scelta futura.
Entrando in Facoltà ero convinto che il mio futuro
sarebbe stato quello di operare a pieno tempo al servizio dell Evangelo in quelle realtà in cui faticosamente
Si cercava di viverlo.
La Facoltà mi riservava tuttavia delle sorprese: molte cose che per me in quel periodo erano assodate furono messe m discussione e il più delle volte mi portarono a rivedere totalmente la mia posizione di fronte
al credere m Dio. Proprio per questo credo che studiare
teologia sia stato per me e possa essere per tutti una
espenenza del tutto positiva: perché al di là delle crisi
che possono manifestarsi, si impara a non avere la
presunzione di afferrare Dio ma ad avere l’umiltà di
lasciarsi ^afferrare da Dio, cioè a permettere che sia Lui
a costruire in te la fede e non che sia tu a costruire
su di Lui o, su ciò che si pensa di Lui, una fede stabile
per questo psicologicamente più gratiticante e difficilmente in crisi.
Dopo quattro anni di teologia, con grossi problemi
e crisi non del tutto risolte, partii per il mio anno al1 estero, in Germania: un’esperienza valida ed arricchente sia per le possibilità di sperimentare modi diversi
di essere chiesa, sia per il modo estremamente diverso
di vivere la propria fede personale. Durante questo tempo trascorso in Germania (prima a Tübingen poi a Marburg) ho preparato la mia tesi di licenza sulla cura
d anime secondo D. Stollberg. Un tema questo che mi
sta a cuore in modo particolare, non perché è mia intenzione ritornare a vecchi schemi di pastorato ma perche sento piu che mai primaria l’importanza di una ricostruzione delle nostre comunità, possibile non solo
ma soprattutto attraverso il contatto personale (compito non esclusivamente del pastore). I due anni trascorsi
a Luserna b. G, e a Rorà sono stati non solo conferma
della mia decisione di dedicarmi a pieno tempo al servizio della Parola in cui crediamo ma stimolo alla crescita della propria fede. Spesso, uscendo dalla Facoltà,
SI ha la convinzione di dover mettere a frutto quanto
SI e imparato senza accorgersi che si ha ancora molto
da imparare; si pensa di dover dare molto e solo dopo
nella realtà di ogni giorno, nel contatto quotidiano con
le molteplici situazióni della vita, ci si accorge che molte
sono le cose che si possono ricevere e che arricchiscono
te stesso e gli altri. Vivere offrendo quanto mi è stato
dato nella disponibilità a ricevere con umiltà le lezioni
che ci vengono impartite è per me il modo in cui si
affronta una Parola che non è nostra ma che desidera
essere e diventare per noi l’unico criterio guida della
nostra esistenza.
6
6
ecumenismo
7 agosto 1987
PER UN ’’ECUMENISMO INFORMALE”
DAL V LUGLIO
I quaranfanni di «Casa Locamo»
Al di là dell ufficialità, la Casa rappresenta una sede di incontri per i cristiani di varie confessioni - E’ stata creata un’associazione per farne conoscere l’attività alle chiese
Nuovo
Segretario
del SACC
Ricuperale le forze sul piano
spirituale, morale e fisico era
una delle necessità più immediate 'per molti pastori e altri operai della chiesa alla fine della
seconda guerra mondiale. Tre
amici, lo svedese G. Hedequist,
lo svizzero H. Hellstem e Tamericano S. Herman pensarono nel
1947 alla possibilità di creare
un luogo dove si potesse rispondere a quelle esigenze. I fronti
di guerra avevano diviso le persone e le chiese, e la spaccatura
dell’Europa in conseguenza della
guerra fredda stava per realizzarsi. Tanto più importante dunque creare, insieme a un'occasione di riposo, anche un luogo
di incontro.
Così nacque la « Casa Locarne ». In pratica un’antica pensione acquistata e risistemata dal
Consiglio Ecumenico delle Chiese insieme con l’ente di aiuto interecclesiastico (HEKS) delle
chiese svizzere. Dopo quarant'anni i due enti continuano a sostenere la « Casa » nella proporzione di due terzi e un terzo e ad
invitarvi degli ospiti da tutti i
paesi europei, dell’Est e dell’Ovest, per dei soggiorni da due a
quattro settimane. Molti sono i
pastori ed altri operai delle chiese italiane che ne hanno usufruito.
Casa Locamo.
Dalla sua
fondazione
vi hanno
soggiornato
circa
quindicimila
persone.
sta istituzione in una sorta di
accademia evangelica, ma la risposta è sempre stata negativa.
I tempi cambiano
Sistemata sulle alture di Locarno-Monti, con una bella vista sul
Lago Maggiore e la possibilità di
fare escursioni o di starsene tranquilli nel giardino o nella sala
comune, la « Casa Locamo » offre ancor oggi un’occasione di
riposo e di incontro.
Non si tratta di riposo soltanto. Qualcuno ha detto recentemente che « ...non occorre aver
subito un infarto per venire qui
... ». Con il tempo infatti l’immagine della « Casa Locamo »
che si è diffusa tra le chiese è
quella di una specie di convalescenziario. Certo i convalescenti
vi sono bene accolti, ma la « Casa » continua ancor oggi a voler
essere fedele alla sua doppia vocazione; riposo e incontro.
Un incontro fra cristiani di diverse confessioni e di diversi
paesi europei. Nella maggior
parte dei oasi, poi, le persone invitate non appartengono alla dirigenza delle chiese, non sono
cioè tra coloro che hanno comunque molte occasioni di contatti ecumenici, ma sono perso
ne per le quali spesso il soggiorno alla « Casa » è la prima occasione ecumenica autentica.
Alla fine di maggio la « Casa
Locamo » ha celebrato i suoi
quarant’anni di esistenza. Si
calcola che dalla fondazione siano circa quindicimila le persone
che vi hanno soggiornato. La particolarità di « Casa Locamo » sta
nel permettere un ecumenismo
informale, fatto non di seminari
e di conferenze, ma di rapporti
diretti, di conversazioni personali. Ogni tanto si levano voci
che vorrebbero trasformare que
Quarant’anni sonoi parecchi nella vita di qualsiasi istituzione.
Inoltre la situazione europea di
oggi è ben diversa da quella dei
primi anni del dopoguerra. La
«Casa Locamo » ha ancora un
senso? Le persone convenute a
Locamo a fine maggio per celebrare l’anniversario della Casa
hanno anche tenuto ima giornata
di consultazione appunto per precisare quale sia oggi il servizio
che la Casa è chiamata a rendere. Si è osservato che la vocazione fondamentale, offrire un
luogo di riñoso e di incontro
ecumenico, rimane immutata.
Ciò che può e deve cambiare
gradualmente sono i modi in cui
quella vocazione si deve realizzare. La Signora Magdalena Keller, che dirige la Casa da cinque
anni, è fortemente impegnata in
questo senso.
Pur cambiando i tempi un pr(>
blema è sempre presente: le finanze. Dal 1981 funziona una Associazione della « Casa Locamo »
che ha tra l’altro lo scopo di sensibilizzare le chiese aU'importanza dell’opera che vi si realizza.
L’Associazione è aperta sia ai soci individuali sia ai soci collettivi, ossia alle chiese o organizzazioni.
Il servizio che la « Casa Locarne » offre alle chiese e ai loro
operai è ancora necessario e richiesto. La lista degli ospiti è
sempre completa. C’è da augurarsi che tale servizio possa essere reso ancora per molti anni.
Aldo Comba
Un pastore nero di 36 anni,
Frank Chicane, membro della ApostoMc Faith Mission, una chiesa pentecostale non membro del
SAOC, è stato eletto a succede
re al past. C.F. Beyers Naude
nella carica di segretario generale del Consiglio sudafricano
delle chiese (South Africa; i
Council of Churches = SAGO.
P. Chicane è entrato in funzion-,
il 1° luglio.
Attualmente Chicane è segretario generale dell’Istituto di
teologia contestuale, una organi:-zazione che è in prima linea nel
formulare una interpretazioi e
sudafricana dell’evangelo cristi:ino. E’ stato anche vicepreside;;ite del Fronte Democratico Uni o
(UDP), la coalizione multirazziale formata da circa settecenio
gruppi, che lotta contro l’apartheid, ed è tra i firmatari -del famoso documento « Kairos » del
1985, che non solo denunciava
la teologia deU’apartheid, ma
criticava anche duramente ; a
« teologia di chiesa » delle chiese multirazziali di lingua inglese, che pure si oppongono a;l’apartheid.
CONVEGNO FRANCO-ITALO-SVIZZERO A TORRE PELLICE
Il 12° Incontro franco-italo-svizzero (Torre Pellice 18-19 luglio)
sui matrimoni interconfessionali
ha avuto per tema ufficiale : « Celebrazioni ecumeniche di battesimi e loro conseguenze ».
Sono più di 15 armi che gruppi di coniugi che han dato luogo
a matrimoni interconfessionali
si incontrano per mettere a pimto le loro difficoltà e stimolare
le rispettive Chiese ad affrontarle nella ricerca di una soluzione
soddisfacente. Ma a tutt’oggi il
problema non ha fatto molti progressi.
Qualcosa è però cambiato in
questi ultimi anni e merita cercar di coglierne la portata.
1 ) L’espressione « matrimoni
interconfessionali» è oggi ricevuta e compresa da tutti, quale
superamento della preesistente
formula; « matrimoni misti » riservata oramai alle sole nozze tra
una persona credente ed un’altra,
ancorché battezzata, che non è
credente in modo tale da voler affermare la propria fede anche
nel matrimonio.
2) Col passare degli armi i
protagonisti dei « matrimoni interconfessionali » si presentano
ora non più soltanto in tale veste, ma, avendo dato luogo ad
una famiglia a seguito della nascita di figli, vengono ad assumere dinanzi alle rispettive Chiese una nuova veste che la dizione
francese «foyers mixtes» e quella
italiana « famiglia biconfessionale » non rendono in tutta chia
Matrimoni interconfessionali
e famiglie biconfessionali
creti per i quali — si lascia capire — esse non risulterebbero
mature o disponibili.
Lamentata una scarsa attenzione da parte delle chiese - Ecumenismo
vissuto oppure di vertice? - Quale amministrazione del battesimo?
rezza.
II passaggio da « interconfessionale » a « biconfessionale »
non è una sottigliezza linguistica,
denota una trasformazione che
distingue le famiglie generate dai
predetti matrimoni.
3) Tale situazione non mi è
parso sia coscientemente avvertita da tali coniugi, divenuti genitori, in tutte le sue implicazioni, né tanto meno dagli osservatori ecclesiastici presenti all’incontro.
Ufficiale e qualificata da vari
esponenti diocesani pinerolesi, in
primis dal vescovo, e da due parroci, oltre al domenicano Beaupère, la rappresentanza cattolica ; scarsa invece quella valdese :
un solo pastore in servizio ed uno
emerito, oltre al Presidente Ced-I
intervenuto solo il pomeriggio
del sabato per via di altri impegni (assente del tutto il suo annunciato sostituto), e nessun
componente dei Concistori delle
Valli, salvo mia svista.
4) La presentazione delle
varie « esperienze » vissute nelle
tre zone geografiche presenti ed
il dibattito che ne è seguito, hanno posto in risalto lo spazio e
l’attenzione che queste « famiglie
biconfessionali » reclamano in seno alle Chiese da cui i loro componenti provengono.
Il principale problema di que
sti coniugi-genitori è q.uello della sofferenza, traducibile in termini di rabbia, quando vedono
che le Chiese coinvolte dalle loro
nozze non rispondono ai loro appelli, tergiversano nei loro propositi, in pratica evitano di impegnarsi limitandosi a chiacchiere di ecumenismo. In contrapposto essi, con un pizzico di presunzione di troppo, non esitano a
definire «ecumenismo vissuto»
il complesso dei loro problemi.
Ovviamente non sono loro ad
aver torto se i loro problemi si
trascinano da oltre 20 anni. Tuttavia non si può nascondere che
tali « sofferenze » insorgono quale conseguenza ineluttabile dalla
contraddizione confessionale che
è alla base del loro matrimonio.
Se questo è un dato reale, dà
nel contempo luogo ad un circolo vizioso, in quanto è uri problema che non può essere risolto
se non con una messa in ordine
della materia da parte delle due
Chiese interessate ; o con atti unilaterali chiarificatori; o, se possibile, con un accordo diretto da
valere sul piano generale come
vado auspicando da qualche anno.
5) Il gruppo pinerolese dei
« foyers mixtes » due anni fa ha
inoltrato alla Chiesa cattolico-romana ed a quella valdese un documento col quale ha articolato
alcuni punti di rilievo che nel
loro insieme esprimono l’aspira^
zione della «famiglia» — quale
istituzione fondamentale della
condizione umana, distinta e diversa dal matrimonio da cui sorge (come ben precisa la disciplina valdese sul matrimonio) —^
a rivendicare i. suoi diritti di
fronte alla Chiesa, la quale, al
pari dello Stato, ha soggiogata
la famiglia, privandola di un
« suo » ordinamento e imponendogliene un altro alla formazione del quale essa è del tutto
esclusa.
L’attuale rivendicazione richiede un « battesimo ecumenico »
ed una « catechesi ecumenica »,
senza tuttavia che sia ben chiaro quali debbano essere la portata ed i termini di detta aggettivazione. Si ostenta cioè un
« ecumenismo vissuto » contrapposto ad un ecumenismo di vertice o di vernice; gli unici a cui
le Chiese si adoprerebbero evitando di affrontare i temi con
II documento in questione è
da allora allo studio delle due
Chiese. Per parte valdese, dopo
una presa in esame da parte di
una Commissione che ha riferito
all’ultima CD-I, è stato ora inviato all’esame delle Chiese locali e del Sinodo. Il recente incontro del 18 luglio sarebbe stata una felice occasione per informarsi per quanti dovranno poi
decidere in assemblea!
6) Mi è parso però di capire che se da un lato « il rimprovero » rivolto alle due Chiese
ha un fondamento, dall’altro il
preteso « ecumenismo vissuto »
difetta di metodo e di chiarezza. Esso è quindi di non facile
comprensione da parte di quei
terzi che « foyers mixtes » non
sono.
Tra l’altro è stato detto che
neH’amministrazione del battesimo si perverrebbe ad una soluzione « ecumenica » assumendo
in un nuovo rito le « ricchezze »
che emergono dalla varietà delle
due posizioni confessionali interessate. Questo criterio — purtroppo abbastanza diffuso per il
suo semplicismo riduttivo — non
appare un metodo ecumenico
corretto. Esso comporta in sé
il rischio — pesante — di dar
luogo ad una terza realtà diversa
dalle due che sono in questione,
tralasciando i temi ecumenici di
fondo.
Ma su tale questione sarà utile tornare un’altra volta.
i
Giorgio Peyrot
7
7 agosto 1987
obiettivo aperto 7
COMUNITÀ’ DI BASE ITALIANE E PROTESTANTI
«Siate sempre più evangeiici,
più protestanti»
Sacerdozio di tutti i credenti, comunità di vita, presa di posizione per la liberazione dei popoli e delle classi
popolari: un cammino di 15 anni - Nei rapporti con le chiese evangeliche vive la nostalgia di una comunione persa?
L'VIII Convegno nazionale delle Comunità di Base (CDB), tenutosi a Firenze lo scorso maggio, ha costituito anche l’occasione di verifica di un impegno
che dura ormai da 15 anni.
Alcuni esponenti del movimento hanno accettato di esporre al
nostro giornale il cammino percorso.
Giulio Girardi, noto per il contributo dato già negli anni ’60
al dialogo fra marxismo e cristianesimo e per le sue indicazioni sul cristianesimo come liberazione, vede il cammino delle CDB come « presa di coscienza del sacerdozio di tutti i credenti, consapevolezza che tutti
sotto chiamati collettivamente e
comunitariamente a leggere insietne la Scrittura e a interpretarla ». Esse sono divenute un
« -polo che prende partito per
la liberazione dei popoli, delle
classi popolari ».
i suo parere, le CDB dovrebbe: o realizzarsi « molto di più
come comunità di vita, oltre che
cane comunità di preghiera, di
lei tura biblica e di impegno storico ».
Giovanni Franzoni, leader della comunità di San Paolo di Roma, ritiene che le CDB non abbiano raggiunto lo scopo della rifoi ma della Chiesa cattolica; tuttavia, « alcune elaborazioni e alcuni frutti dell’esperienza delle
CDB sono stati poi utilizzati in
ambienti della chiesa istituzionale ».
Lo stesso afferma Agostino
Zerinnati, della comunità di Oregina (Genova), che definisce rapporto delle CDB come «seme
che sta nascendo, anche se in
maniera nascosta, in tante parti
della chiesa nel suo insieme ».
.Marcello Vigli, del gruppo di
controinformazione ecclesiale di
Roma, vede l'esperienza delle
CDB come « radicalmente diversa rispetto alle precedenti forme
di dissenso nella chiesa » quali
il .Modernismo all’inizio del secolo. Esse infatti sono riuscite
a organizzare veri e propri momenti di chiesa, proponendo « un
nuovo modello di essere chiesa ».
Rispetto alla tradizione cattolica, al cui interno sono sorte, le
CDB « hanno avviato un processo di laicizzazione della fede:
sfrondare la fede dal sacro e recuperarne la genuinità », secondo l’opinione di Nino Lisi della
comunità di San Paolo di Roma.
•Altri, come Franco Barbero di
Pinerolo e Alberto De Nadai di
Gorizia, accentuano il ruolo svolto dalla lettura della Bibbia senza mediazione gerarchica: le
CDB « hanno sottolineato l’importanza del popolo di Dio nel
contatto col Vangelo. Ci si misura col Vangelo più in forma
profetica che in forma istituzionale. L’ascolto della Parola di
Dio ci fa andare alle radici dei
problemi ».
Gli obiettivi urgenti
I compiti più urgenti che le
CDB hanno davanti a sé sono
stati indicati dai loro esponenti
in un’ampia serie di problemi,
che sono in ultima analisi i problemi dell’essere cristiani nel
momento storico attuale.
Giulio Girardi vede l’obiettivo
centrale delle CDB come creazione di comunità in cui « l’amore
tra i fratelli investa la totalità
della vita », e per questo costituiscano « una presenza alternativa nella storia ».
Franzoni richiama il ruolo delle CDB nel dialogo continuo e
interdipendente con quattro « interlocutori » diversi: la Chiesa
cattolica istituzionale, le Chiese
evangeliche, le forze storiche della Sinistra (partiti e sindacati) e
le organizzazioni di base degli
emarginati.
Quest’ultimo settore — osserva
Franzoni — è quello più difEcile
da contattare, sia per la naturale
difficoltà a contattare « le generazioni seguenti » da parte di ogni
movimento, sia « per una difficoltà intrinseca, perché emarginazione vuol dire anche difficoltà
di comunicazione ».
De Nadai ribadisce uno dei primi motivi ispiratori delle CDB:
« essere per; meglio, essere con
gli ultimi... Non parlare degli ultimi, ma essere assieme agli ultimi ».
Zerbinati e Nino Lisi chiedono
che le CDB testimoninò una fede
che abbia oltrepassato la sacralità delle istituzioni. Altrimenti « il
sacro ritornerà sempre ad imprigionare il messaggio di Gesù, che
era un messaggio da uomo a uomo, un messaggio del tutto laico ». Conseguenza di una riflessione sulla laicità dovrebbe essere anche il superamento delle discriminazioni religiose, per un
progetto di convivenza umana
solidale: « rompere le barriere
religiose, ecclesiastiche, per riportarsi su un piano comune di
umanità ».
II compito delle CDB, afferma
Marcello Vigli, è in narticolare
« quello di resistere, durare, mostrare che non si è trattato di
un’esperienza passeggera, e proprio il recente convegno di Firenze dimostra che esse sono ancora vitali e capaci di produrre,
non solo di sopravvivere ».
Le CDB, « in questo momento
in cui in tutte le forme organizzate della società sta prevalendo
il momento dell’istituzionalità, il
momento della burocrazia... rappresentano la coscienza diffusa
di autonomia dal basso, di superamento degli steccati burocratici, del recupero della dimensione
democratica ».
Quali rapporti con le
Chiese evangeliche,
soprattutto
valdesi e metodiste?
Gli esponenti delle CDB, sulle
possibili relazioni con le Chiese
Evangeliche (CH. EV.) in genere
sono stati più espliciti dei protestanti, ai quali avevo posto
analoga domanda.,
« Se Gesù Cristo è la fonte comune di entrambi — afferma
Zerbinati — dobbiamo di fronte
a lui abbattere le barriere che ci
dividono: dogmatiche, confessionali... le catalogazioni che, secondo noi, nelle CDB sono superate».
Vigli crede nella possibilità di
« una vera e propria ricerca comune, per far nascere la chiesa
dal basso ». Oggi infatti nessuna
confessione cristiana « ritiene di
essere autosufficiente o capace di
rappresentare un unico modo di
essere chiesa ».
Nino Lisi, pronunciandosi per
una comunione profonda, basata
su una fede confessante, fra CDB
e CH. EV., confida: « Sento questa cosa proprio come una nostalgia; nostalgia di una comunione persa, che chiaramente
non ho vissuto io in termini personali, ma della quale mi è giunta memoria attraverso la chiesa».
Ciro Castaldo, neH’introduzione
al Convegno di Firenze, aveva
parlato di « orizzonte ecumenico,
che va verificato... nella testimonianzq e nell’annuncio ». Osservando poi che alcuni elementi
caratteristici della teologia cattolica, quali la mariologia e i ministeri gerarchici, « escono un po’
dall’ottica delle CDB », Castaldo
crede possibile, con le CH. EV.,
« un cammino comune reale molto più ampio di quanto non sembra a prima vista ».
Girardi ha l’impressione che le
CDB « realizzino l’ecumenismo
anche senza parlarne molto ».
Questo non è divenuto « un tema
irriportante di dibattito », ma è
ùguàlffiente; « una realizzazione
nella vita di tutti i giorni».
Apprezzamenti
dell'apporto dato dalle
Chiese evangeliche
Alla domanda su quali siano gli
aspetti positivi e quali negativi
nella vita e nell’impegno delle
CH. EV., molti esponenti delle
CDB hanno espresso il rammarico di non conoscerle bene. Tuttavia, le poche risposte ricevute
esprimono alcuni apprezzamenti
che è utile registrare, perché indicano la volontà di una comunione sempre più intensa e di un
lavoro comune fecondo.
Ho l’impressione che ancora
non siano state prese seriamente
in considerazione tutte le possibilità di sviluppo di questo discorso.
Girardi nota che le CH. EV.
hanno « una lunga esperienza di
comunità, di rapporto del popolo
con la Bibbia, una lunga esperienza di chiesa come popolo di
Dio ».
Barbero ritiene che « la fortuna del protestantesimo italiano è
quella di essere povero e minoritario ».
Queste ed altre espressioni di
apprezzamento possono costituire la base di un rapporto più
stretto, a partire da un lavoro
teologico comune.
Franzoni osserva che le CDB
già da tempo « hanno “saccheggiato” il patrimonio spirituale e
teologico delle CH. EV.: sulla
chiesa come popolo sacerdotale,
sui ministeri... sul rapporto fedepolitica, fede-società, ed anche
nella costruzione di una morale
della responsabilità, si è attinto
ampiamente al pensiero, alla riflessione teologica protestante ».
Girardi ritiene che « nella misura in cui gli evangelici sono
portatori della loro esperienza
comunitaria, possono consentire
alle CDB di rendere più rapida e
più profonda la loro trasformazione come chiesa ».
Marcello Vigli auspica « il dialogo costante, il riferimento costante ad una meta... l’unica chiesa di Gesù ». E Nino Lisi desidera instaurare con gli evangelici
« rapporti non solo episodici »,
ma « una- condivisione della Pa
rola di Dio e dello spezzare il
pane ».
Il punto di arrivo di questo
rapporto potrebbe essere concepito, secondo Ciro Castaldo, come un « non sentirsi diversi »,
avendo « un unico punto di riferimento... che è Cristo ».
In alcune zone, il cammino comune è già cominciato. A Pinerolo, per esempio. Barbero constata « quanto sia positiva l’esperienza con i valdesi... è una reale
comunicazione, dove c'è solidarietà, sostegno, nessuna mania
annessiva ».
L’apporto delle CH. EV. al lavoro delle CDB, in casi come
quello di Pinerolo, è molteplice:
l’ospitalità nei locali e le prestazioni di pastori e di teologi; il richiamo « a non semplificare determinati problemi, a tener conto
delle loro esperienze »; « il contatto che, attraverso il protestantesimo italiano » le CDB hanno
potuto avere « col protestantesimo internazionale ».
Le critiche: calde (quasi
scottanti) e sincere
Girardi nota che le CH. EV.
« si sono istituzionalizzate con
una certa rigidità, per cui a volte... hanno molte somiglianze con
la struttura cattolica. Quindi, nella misura in cui le CDB hanno
contestato la struttura cattolica,
debbono coerentemente contestare ciò che di struttura e di
pesantezza istituzionale si è trasmesso anche nelle Chiese evangeliche ».
Altri, come Zerbinati, trasformano la critica in esortazione:
« Ritengo opportuno, in determinati settori delle CH. EV., se non
in tutti, preoccuparsi maggiormente di una testimonianza profetica più che di una continuità
di tipo istituzionale ». Anche Vigli critica la tendenza a « privilegiare il momento istituzionale
sul momento profetico della loro
esperienza » nel rapporto con le
CDB.
Nino Lisi nota, per le CH. EV.,
questo rischio, che potrebbe essere anche delle CDB: « Il recupero dell’istituzione, la sua forza
di presa, arriva anche lì dove si
era partiti contro le istituzioni ».
Altre riserve riguardano il modo con cui le CH. EV. si rapportano alle CDB. Lisi commenta ancora: « ...non sempre noto quella
apertura, quella disponibilità che
mi vorrei augurare. C’è sempre
un po’ di diffidenza in certi rapporti... ».
Barbero osserva che « per molti delle CDB i protestanti sono^
ancora degli sconosciuti, perché
non hanno avuto l’opportunità di
trovarseli vicini o di averli vicini
come accoglienti, perché non tutti hanno lo stesso tipo di disponibilità e di sensibilità ». Castaldo
rileva, in alcuni protestanti, «una
certa preoccupazione di non tenere legami stretti con le CDB perché c’è un discorso ecumenico da
portare avanti » con la gerarchia
cattolica. Le CDB, al contrario,
pensano che « l’ecumenismo... deve costruirsi soprattutto nella
realtà di base ».
Su questo punto Franzoni, pur
esprimendosi nella stessa linea,
esprime una posizione più articolata e motivata. Anzitutto egli
osserva che alcuni evangelici
« attendono » che le CDB arrivino alle posizioni alle quali essi
sono giimti da tempo, « non rendendosi sufficientemente conto
che le CDB sono portatrici di
fermenti presenti anche nelle CH.
EV. ». Lo hanno dimostrato, per
esempio, alcune critiche dei giovani al ruolo pastorale.
Franzoni sottolinea anche l’incomprensione di alcime richieste
delle CDB alle CH. EV. Quando
quelle chiedevano «un atteggiamento più franco e più duro » nei
confronti della gerarchia cattolica, da parte evangelica questa richiesta è stata intesa come se le
CDB chiedessero « un rapporto
ecumenico privilegiato » con le
CH. EV., rispetto al rapporto
ecumenico che queste intrattengono con la gerarchia cattolica.
Ora, le CDB sono « uno stimolo,
un lievito, non una chiesa, e
come tali non sono un soggetto
ecumenico con una sua fisionomia, una sua autonomia ».
La richiesta delle CDB era perciò soprattutto quella del superamento di quel «falso rispetto delle cose interne della Chiesa cattolica, per assumere un atteggiamento di correzione fraterna ».
Le CH. EV. dovrebbero perciò
avere il coraggio di dire talvolta:
« Fratelli, secondo la nostra opinione, qui state tradendo l’Evangelo... ».
Si chiedeva cioè, più che un
dialogo, una testimonianza: di
essere « ancora più evangelici,
più protestanti ».
A cura di Cesare Mìlaneschi
Per i vostri acquisti
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• MILANO - Via Francesco Sforza, 12!A
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o fede e cultura
7 agosto 1987
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_______________PUBBLICAZIONI CLAUDIANA SULLA RIFORMA
I ministeri neila chiesa
Una part6Cipazion6 alla vita spirituaiG fondata non sulla gGrarchia
ma sul servizio reso alla Parola - Obbedire a Dio e non agli uomini
In questi giorni sono state pubblicate due opere relative alla
Riforma (1).
Silvana Nitti, ricercatore presso rUniyersità di Napoli — cattedra di Storia del cristianesimo —, affronta con competenza
specifica la vicenda di una lettera che Lutero invia ai Boemi,
al Senato e al popolo di Praga,
m qualità di predicatore di Wittenberg. Per amore fraterno Lutero dà un consiglio, sottolineando, al contempo, la libertà dei
Praghesi di tenerne conto.
Lutero non intende fare un
trattato sul culto, né fermarsi
a note marginali, ma esaminare,
alla luce dell'Evangelo, nel quadro delle vicende della chiesa, il
« metodo » o l’arte di istituire
dei ministri, cioè dei servitori
della Parola. E’ un tema che gli
sta a cuore, e che egli tenta di
collegare con la libertà dei cristiani. « Liberi in Cristo, servi
dì tutti ». La contrapposizione
continua nel contrasto con la
cattività babilonese, nella quale
vive la chiesa.
Dopo un breve accenno alla
situazione in Boemia, dove la
chiesa vive in contrasto con Roma, Lutero rivendica l’universalità dei cristiani, tutti parimenti
sacerdoti perché fondati sull’unico sacrificio del Cristo, vittima una sola volta per l’espiazione dei pacati umani. La loro
partecipazione alla vita spirituale non sta nella gerarchia e nel
POESIA E PITTURA
Dialogo
contro
il tempo
Dialogo contro il tempo: le
P9esie, i corsivi, i quadri di Daniele Vitali (1) cercano di riflettere sul passare di giorni e stagioni, ma anche di bloccare dei
momenti, trattenere dei ricordi
— « ...piccole scintillanti croci
(...) avanzavano a prendere lentamente possesso (...) del nostro
tempo fermato» —. Che cosa ci
è dato, per non farci travolgere
dall’ineluttabilità degli eventi e
del tempo:» Per il poeta c'è la
parola, ma l’esigenza del comunicare passa a volte attraverso
il grido: « E tu,/quel grido riascoltalo/e vinci il tuo silenzio ».
E, soprattutto, c’è la fede: « Il
mestiere del poeta esige comunque una fede. Chi userebbe la
parola come mezzo per sopravvivere al tempo se non ne possedesse una? ». C’è una speranza, nonostante tutti i casi della
vita, le piccole e grandi prove,
le tragedie cui è esposta l’umanità (« Dov’era Dio quella notte/
quando la città intera bruciava
senza rumori »).
Con il tesare del tempo è necesario imparare a convivere,
i titoli stessi dei quadri e dei
testi sottolineano la comunione
con gli eventi: Con un giórno
della gioventù; Con te che vivrai; Con l'ultimo giorno.
E allora, un giorno, « un diaframma di tempo (...) ci separerà da un’altra vita o dal nulla.
E non sarà una nostra scelta,
ma soltanto la verità che abbiamo cercato prima, senza possederne le prove ».
(1) Daniele Vitali, Dialogo contro
Ü tempo, Shake^ieare and Company,
1985.
la estensione del potere episcopale, ma nell’esercizio di un ministero da loro vissuto.
Il ministero della Parola è inteso come annunzio, proclamazione della chiamata alla meravigliosa luce di Dio, e i suoi riflessi sono visti nel battesimo,
nella Santa Cena, nel potere delle chiese, nei sacrifici spirituali
(Romani 12; I Pietro 2), nella intercessione, nel confessare il Cristo, quale solo pastore, la cui voce è seguita dalle pecore.
Lutero accentua una visione
contraria ad ogni tipo di autorità, che sia estranea alla linea
centrale della predicazione. La
chiesa boema non si affannerà
a « quasi mendicare un sacerdozio con la tonsura », ma affiderà il compito a uomini « adatti
all’insegnamento con semplicità ». Lutero commenta I Corinzi 12: 28; Matteo 18: 19-20; Atti
18 (Apollo); Atti 6: 1-6 (Stefano
e Filippo). E’ una comunità cristiana, che segue non per spontaneità naturale, ma per la Parola che non toma a Dio a vuoto (Isaia 55: 11).
La chiesa di Boemia dovrà
provvedere: « Qui c’è bisogno di
una fede coraggiosa». Dovrà affrontare anche la « novità »: « La
fede non fa ogni cosa nuova?
Non fu questo, anche al tempo
degli Apostoli, un nuovo tipo di
ministero.?... Non sarà nuovo per
passare dalla morte alla vita?...
Se la novità basta a farci indugiare, non potremo mai credere
a nessuna Parola di Dio ». Non
potranno non continuare la loro opposizione al papa, a favore
di Giovanni Hus, « difendere il
loro diritto oppresso ». « Con timore e tremore, in umiltà sceglieranno i loro pastori — non
con una fretta esagerata, ma in
modo progressivo, rifiutando
pompa e fasto, benda e verga
— onde essere autentici "vescovi" che sovrintendono alla Parola ». E qui Lutero conferma la
sua fiducia nella « chiesa, che,
benché debole nei peccati, non
è infedele nella Parola, pecca ma
non rinnega nè ignora la Parola ».
Alle affermazioni fanno seguito le raccomandazioni. L'obbedienza, resa a Dio anziché all’uomo, non potrà necessariamente dare pace ma croce, ma
«la navicella, coperta dai flutti,
quasi sommersa, potrà sostenere la sua lotta ».
La prefazione del libro concerne la vicenda degli Mussiti
dei Taboriti, l’Unità dei Fratelli
Boemi, confronta Lutero e Hus,
in tensione ecumenica. Vi si riportano le occasioni particolari
dello scritto, con riferimento alle intenzioni di scrìvere un opuscolo più disteso sulla liturgia
del culto.
note, ampia nota bibliografica, illustrazioni dell'epoca e
un indice dei nomi, dei passi biblici e degli argomenti facilitano al lettore un’attenta penetrazione nel mondo della Riforma
Il lavoro è dedicato a Emilio
Nitti, amico di tanti fratelli e
sorelle di Napoli e altrove, dove, nella sua dura prova, testimonio del Signore.
Carlo Gay
(1) M. Lutero: Opere scelte (II),
Come si devono istituire i jninistri
della chiesa fl523), a c. di Silvana
Nitti, Torino, Claudiana, 1987, pp. 96,
L. 9.000. G. Calvino: Il «Piccolo
trattato sulla Santa Cena » nel dibattito sacramentale della Riforma, a c.
di Giorgio Tourn, Torino, Claudiana,
1987. pp. 159, L. 14.800.
PREGHIERA
Domani
Signore, domani è un giorno ”X” per me,
una quantità sconosciuta di sconosciute qualità.
Non sono ancora sicura che ci sarà un domani
e; un "forse”, non un ’’sarà".
Fino ad ora, nella mia vita,
l'alba ha sempre seguito il tramonto, '
ma non sarà sempre così.
Che cosa nasconde il domani nella mia borsa da viaggio?
Sorprese gioiose? Che vengano.
Buone notizie? Le bramo.
O forse ci saranno delle tristezze...
la morte di una persona cara?
Se è così, aiutami ad essere riconoscente
per le ore che abbiamo trascorse insieme;
permetti ai ricordi di intrecciare una catena dorata.
La malattia è in vista?
Aiutami ad imparare la lezione
della pazienza e della tolleranza.
La catastrofe mi può colpire improvvisamente:
un incidente stradale?
un disastro ferroviario?
Chissà?
La vita è fatta di molti ingredienti:
qualcuno buono, altri cattivi.
Ogni tipo può raggiungerci
in qualsiasi momento.
Mantieni il mio cuore saldo,
qualsiasi cosa mi porti il domani.
Permettimi di tenerti per mano
e camminare senza paura, con TE!
Amen
PROTESTANTESIMO IN TV
« Nella lunga ed impressionante scena dell’inquisizione
noi vediamo cinquanta uomini, sempre fermi ai loro posti per cinquecento metri: e
di loro null’altro che la testa ». Béla Balàzs, uno dei
massimi teorici del cinema,
così coglieva l’essenziale della « Passione di Giovanna
d’Arco » di Cari Theodor Dreyer: una figuratività basata
sul gioco degli sguardi e sulle tensioni che il volto umano di fronte alla macchina da
presa non può nascondere,
che .suppliva — siamo nel
1928 — alla mancanza del sonoro. Attraverso l’insistenza
morta di parto.
E « Gertrud », ultimo film,
girato nel 1964, pur non presentando una tematica dichiaratamente religiosa, affronta
l’isolamento di una donna che,
cercando l’amore assoluto, si
scontra con una realtà fatta
a volte di menzogne e superficialità, e a questo punto
sceglie la solitudine.
E' il regista stesso a farci
i suoi commenti: rincontro
impossibile avviene attraverso le sue precisazioni ai film,
e lo spettatore è tale due volte: assiste al film in sala e
guarda il video in casa. Una
figura in silhouette imperso
Cari T, Dreyer
sull’interiorità del personaggio il regista intendeva indagare sulla singolare esperienza mistica di Giovanna, su
una fede che si faceva fanatica in quanto era radicale:
« Volevo cantare — scriveva
— il trionfo dell’anima sulla
vita ».
I film successivi, esaminati nella seconda delle trasmissioni il cui titolo era « Un
incontro impossibile con il
poeta tragico del cinema», ritornano, sia pure in modo diverso, Su una tematica vicina a quella della « Giovanna
d’Arco ».
E’ la solitudine a caratterizzare come tratto più evidente tutti i personaggi di
Dreyer: in « Ordet » (La parola), che il regista realizzò
sulla base di un dramma di
Kaj Munk, pastore luterano,
Johannes è addirittura un demente: credendosi Gesù Cristo denuncia il carattere mondano e non più autentico della religiosità ufficiale, e l’insufficienza della fede come
viene espressa dai suoi familiari: se il nuovo pastore sostiene che di miracoli non ne
avvengono più, Johannes, al
limite del sacrilegio, opera la
resurrezione della cognata
ria Dreyer, e il tutto è più
immediato dei commenti che
qualche autorevole critico avrebbe potuto fare.
Grandi sono le questioni
che permeano i film e ci interpellano: la verità della pazzia coincide con la verità della fede? Per tutti i personaggi che stigmatizzano il folle
Johannes e la strega Giovanna questo è impossibile. Ma
è presente anche l’opposto
problema: è ancora una fede
quella di chi non spera nell’impossibile? («Ordet»), /
diversi film si intrecciano:
dove non c’è fede la morte
è l’ultima parola, ma la Gertrud che ha abbandonato Dio
e la fede non troverà altre
che la solitudine.
Forse è significativa una
frase che pronuncia Johannes,
e che deve aver accompagnato per decenni la riflessione
di Dreyer: « Gli uomini invocano ancora il Cristo morto,
ma respingono il Cristo vivente ».
Ma un film, dicevamo, non
necessariamente si ripromette di dare delle certezze: lasciamo piuttosto che ci interroghi, attraverso l’incontro
impossibile con il suo autore.
Alberto Corsani
SEGNALAZIONI LIBRARIE
Novità in iibreria
SAGGISTICA
Valerio CASTRONOVO: Torino
- Laterza - L. 45.000.
L’autore insegna storia contemporanea all’Università di Torino. Un esponente tra i più
prestigiosi della cultura torinese racconta, attraverso un’ampia panoramica, le vicende politiche e economiche, le caratteristiche urbane e la fisionomia
morale di una città che ha avuto un’importanza cruciale nella
storia d’Italia.
Norbert ELIAS: Humana conditio - Il Mulino - L. 12.000.
Si tratta di riflessioni di natura etico-politica sulla « condizione umana » che costituiscono
una toccante testimonianza dell’impegno intellettuale e morale
con cui il grande storico e sociologo tedesco affronta il mondocontemporaneo. Una grande proposta « morale » di pacifismo di
fronte al pericolo atomico, alla
violenza, all’irfazionalismo e un
appello al sentimento universale
della « solidarietà » come unico
strumento di cui l’uomo dispone
per modificare il proprio destino.
Maria SEGANE - Hector Ruiz
NUNEZ: La notte dei lapis •
EJditori Riuniti - L. 15.000.
Con questo libro gli autori, en
trambi giornalisti e attivissimi
militanti del movimento democratico, offrono un documento
di prima mano di un episodio
che resterà negli archivi della
polizia argentina col nome « la
notte dei lapis ». Si tratta di sette ragazzi (età media 17 anni)
che diventano dei « desaparecidos » durante una manifestazione pacifica a La Piata nel settembre 1976. Uno soltanto di loro, dopo anni di prigione, recupera la libertà e diviene testimone del sequestro e delle torture dei suoi compagni.
Paul GUICHONNET (a cura dii:
Storia e civiltà delle Alpi. Destine umano - Jaca Book ■ L.
65.000.
Si tratta del secondo volume
che conclude l’opera diretta da
Paul Guichonnet sulla storia e
la civiltà delle Alpi. Il suo tema
è l’attualità della vita alpina, nella sua molteplicità di aspetti e
nplle sue caratteristiche nazionali e regionali. Si analizzano la
economia e le forme di vita tradizionali, la mentalità e la sensibilità, i gruppi etnici e linguistici, i problemi delle politiche
attuali per la protezione della
montagna.
a cura della
Libreria Claudiana di Torino
9
7 agosto 1987
storia religiosa 9
UN CENTENARIO
i
Da cento anni in Italia un esercito
senza fucili
« Sei tu salvato? ». Questa è la
prima domanda che l’Esercito
della Salvezza (EdS) pone a tutti,
convinto che il discorso da farsi
dopo dipende dalla risposta ottenula.
l.a domanda è posta a tutti indistintamente, con la consapevolez-.a di una vocazione specifica,
quella di scatenare una crisi che
deve portare dalle tenebre alla
luce e dalla morte alla vita.
Oliai è il riferimento biblico a
tale domanda?
?■'di'Antico Testamento si parla di una sentinella che deve avvertire per non essere responsabile
della morte di alcuno.
Nel Nuovo Testamento la predicazione di Giovanni Battista e
poi quella di Gesù iniziano con
Tinvito, esortazione, avvertimento: ravvedetevi e convertitevi; in
altri termini: considerate seriamente l’alternativa che vi offre
Dio.
Si può scorrere la Bibbia per
trovarvi dottrine, idee, pratiche
varie ecc.; i Salutisti vi trovano
un messaggio di grazia e di salvezza da proporre a tutti, sia che
si tratti di nicodemi o di samaritane.
Non si può leggere del grande
amore di Dio e della morte di Gesù Cristo e passare oltre per cose senz’altro meno importanti;
forme inutili o addirittura pericolose di religiosità o altro che
possono creare false salvezze.
La sola salvezza è quella di Gesù Cristo; salvezza dalle conseguenze dei propri pensieri, dalle
proprie parole e dalle proprie
azioni, dalle proprie scelte.
I Salutisti sono convinti della
responsabilità personale di ognuno'; come si legge nella Bibbia:
l’anima che pecca, quella morrà.
La somma di ogni male è l’insieme dei mali della società; ed è
convinzione dell’E.d.S. che « il
solo rimedio a tutti i mali della
società è quello di condurre ognuno a sottomettersi al governo del
nostro Signore Gesù Cristo ».
II modo di comunicare il messaggio può avere un aspetto co
reografico che fa dei Salutisti una
specie di « giullari di Dio ». Certo
questo non è fine a se stesso, come
vorrebbe fare intendere certa
stampa e presentazione, in Italia,
che irresponsabilmente calca la
mano; è solo un modo per attaccare il discorso.
Poi vi è l’impegno sociale; esso
è un atto di amore; è la consapevolezza che si è chiamati ad essere solidali con i meno fortunati. Inoltre, convinti che « l’uomo
non cambia perché gli si cambia la
camicia », si è pure convinti che
« non si può parlare di Dio a chi
ha lo stomaco vuoto ».
Una domanda che i lettori si
porranno è se ancora oggi i Salutisti chiedono alle persone: sei tu
salvato? e se questa è la domanda
da porre alla gente oggi.
I Salutisti corrono il pericolo
che gli altri cristiani hanno corso: quello di rientrare nei limiti
del cosiddetto rispetto urpano.
Nelle celebrazioni del Centenario
dell’E.d.S. in Italia molti fratelli
autorevoli hanno avvertito e scon
SCHEDA
L'Esercito della Salvezza è un
movimento evangelico che è parte integrante della Chiesa cristiana, pur avendo una propria pratica e un sistema di governo
particolari. La dottrina dell’Esercito della Salvezza riafferma i
principi fondamentali della fede
cristiana e i suoi articoli di fede
pongono l’accento sull’azione
salvifica di Dio. Oltre a porsi
come scopo la predicazione dell’eva.cgelo a uomini e donne lontani da ogni fede religiosa, le
sue attività si rivolgono alla promozione deH’istruzione, all’assistenza morale e materiale dell’infanzia e dei ceti più bisognosi ed emarginati. Ha una propria organizzazione fondata sui
criteri deirobbed'ienza e delle
responsabilità gerarchiche e usa
una terminologia militare originale per le proprie attività e i
propri operatori: di qui il nome di « Esercito » della Salvezza,
in inglese « Salvation Army ».
William Booth
e i diseredati
L’Esercito della Salvezza è nato in Inghilterra nel 1865 ad
opera d'i William Booth, già pastore metodista, per venire incontro ai bisogni spirituali e materiali delle masse del nascente
proletariato industriale che affollavano le grandi città dell’Inghilterra, sfruttate a quei tempo al di là di ogni immaginazione. In mezzo alla miseria, all’alcoolismo, alla prostituzione, William Booth iniziò una attività di
evangelizzazione che associava le
iniziative umanitarie alla predicazione dell’evangelo in grandi riunioni all’aperto, sensibilizzando ropinione pubblica e
denunciando la miseria degli operai e gli abusi cui essi erano
sottoposti. Nel 1878 la Missione
cristiana di William Booth assunse il nome di « Esercito della
Salvezza ».
Nella sua esistenza di oltre un
secolo, l’Esercito della Salvezza
ha sviluppato un suo stile caratteristico di azione: gradi militari e uniformi (con l’assoluta
parità, fin dal principio, tra uomini e donne), fanfare e cortei
con bandiere, riunioni all’apertc,
sale di riunione, opere di soccorso sociale e di emergenza per i
casi più drammatici e urgenti.
Dall’Inghilterra vittoriana il movimento si estese in altri paesi:
attualmente è presente in oltre
90 paesi in tutto il mondo con
alcune decine di migliaia di ufficiali e circa quindicimila « corpi ». La loro opera sociale comprende ospedali, dispensari, cliniche, orfanotrofi, scuole, case
di riposo, asili per ragazze madri, centri sociali di rieducazione, alberghi popolari, lebbrosari,
istituti per ciechi. Il centro direzionale unico dell’Esercito della
Salvezza è a Londra, con a capo
un generale ( attualmente è generale una donna, Èva Burrows),
aperto tuttavia alle aspirazioni
e agli stimoli che vengono dalla
base. L’organizzazione mondiale
si articola in « territori », con i
rispettivi capi territoriali, nominati dal generale con l’assistenza del suo Consiglio direttivo.
Inizio e sviluppo
dell’opera in Italia
In Italia l’Esercito della Salvezza iniziò la sua opera nel
1887, quando il capitano J.B.
■Vint aprì il primo « corpo » a
Roma; nel 1892 venne in Italia
lo stesso William Bocth; l’opera si estese anzitutto al nord,
poi nel primo ’900 al sud, in
Campania, Puglia, Lucania, Sicilia. Grosse difficoltà furono
create aU’Esercito della Salvezza
dal governo fascista ai cui occhi esso appariva sospetto per
i suoi legami internazionali, la
forte organizzazione, le attività
giurato i Salutisti di rimanere
l’Esercito dell’Eterno e della Salvezza di Gesù Cristo; invitiamo i
lettori a pregare in tal senso affinché i Salutisti siano sensibili alle
situazioni come alla storia, ma
fedeli al Vangelo che è la buona
notizia per tutti, per chiamare
ognuno a considerare la sua posizione dinanzi a Dio e dinanzi agli
uomini.
Poi, quando consideriamo la
quantità di mali, di sofferenza, di
problemi, di solitudine, quale altra domanda si dovrebbe porre
alla gente di oggi, se non quella
domanda: sei tu salvato? che pone
ognuno davanti alle proprie responsabilità, sì, ma anche davanti
all’amore di Dio e al sacrifìcio di
Gesù Cristo.
Il modo di avvicinarsi alle persone con amore, con saggezza,
con... grinta rimane valido anche
oggi. Quello di essere fieri di
proporre il Vangelo, il piano di
Dio, il regno di Dio, il Messia di Dio: Gesù Cristo, convinti che chi ci crede trova la sal
vezza, è valido ancora oggi, perché si fa ancora oggi questa esperienza di salvezza che porta pace,
gioia, speranza; toglie la noia e la
solitudine; dà scopo all’esistenza.
A dispetto di una società cosiddetta laica che promette mare e
monti senza dare nulla, se non un
numero, come profetizzato nell’Apocalisse, l’Evangelo dà ancora
oggi dignità di creatura creata ad
immagine e somiglianza di Dio.
A questo punto il lettore, la
lettrice, si chiederà se i Salutisti rivolgerebbero la fatidica domanda;
sei tu salvato? pure a lui o a lei.
Naturalmente, è la cosa più ovvia.
Se si risponde sì, essi ringraziano
Dio e invitano a unirsi a loro
per essere Esercito della Salvezza per gli altri.
Se si risponde no, essi esortano,
scongiurano a non trascurare questo interrogativo essenziale per
tutti: l’uomo, la donna; il giovane,
l’anziano; il bambino, l’adulto.
E la risposta del Salutista è;
sono un peccatore salvato per graziai Antonio Longo
L’Esercito della Salvezza
Una vocazione maturata nell'ambito del metodismo inglese per
combattere le piaghe sociali e ridare dignità all’essere umano
di assistenza popolare, il suo
impegno per la pace. Nel 1940,
con l’entrata in guerra dell’Italia, esso fu dichiarato ufficialmente disciolto, gli ufficiali vennero diffidati dal tenere riunioni,
alcuni di loro furono arrestati e
condannati al confino o all’internamento.
Attualmente l’Esercito della
Salvezza in Italia, che conta
circa duemila aderenti, è diretto
dal tenente colonnello Emanuel
Miaglia; segretaria generale è la
maggiore Miriam 'Vinti. L’Esercito opera in 36 centri e gestisce
alcune opere sociali: a Roma
l’Albergo del Popolo, dormitori
per uomini e donne e una mensa popolare. Gli ospiti non ham
no nessun obbligo religioso, anche se ovviamente possono frequentare liberamente la sala
di riunione per i culti. Lo scopo
dell’opera non è infatti il proselitismo, ma la testimonianza cristiana verso i più bisognosi ed
emarginati. A Firenze ha una
foresteria, due centri per vacanze a Bobbio Pellice e a Forio
d’Ischia e due colonie per bambini. Negli ultimi anni ha svolto attività di primo intervento
e di assistenza nell’alluvione a
Firenze (1966), nel terremoto in
Sicilia (1968) e nel Friuli (1976).
Dal novembre 1980 esso opera
nella zona terremotata in provincia di Potenza (Atena Lucana e Brienza).
L’Esercito della Salvezza è
membro della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia. Da
circa due anni il suo lavoro è
affiancato dal Servizio Migranti
della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia e dal Coordinamento delle chiese evangeliche romane per le iniziative a
favore degli immigrati.
Il Quartier generale nazionale per l’Italia è in Via dei Maruccini 40, 00185 Roma, telefono
49.26.14.
(nev)
Programma delle
manifestazioni
di Torre Pellice
Il nuovo Centro aperto a Torre Pellice e dedicato a Fritz Malan,
un valdese convertitosi a Londra nel 1887, ed iniziatore dell’opera in Italia.
Presieduto dal Segretario Intemazionale per l’Europa,
Commissario Ron Cox e Sigpnora
VENERDÌ’ 14 AGOSTO — Ore 20.30 - Torre Pellice - Cinema
Trento: Gonunedia musicale « Glory » di John Larsson e
John Gowans. Presentata dai giovani dell’E.d.S. provenienti da varie parti d’Italia.
SABATO 15 AGOSTO — Incontro fraterno nel centro di vacanze dell’E.d.S. a Bobbio Pellice.
Riunione di Edificazione e Santità ore 10.30
Lode, Canti e Testimonianze ore 15.00
Thè, nel parco del Campo ore 16.30
Fuoco di Campo - Musica e Canti ore 21.00
Chi desiderasse consumare i pasti al Campo deve prenotarsi per tempo.
DOMENICA 16 AGOSTO — Celebrazione del Centenario.
Inaugurazione del Centro Fritz Malan a Torre Pellice Corso Gramsci - ore 10.00
Riunione di Lode e Riconoscenza a Dio - Tempio Valdese di Torre Pellice ■ ore 16.00.
10
Í O valli valdesi
7 agosto 1987
RORA’
Quale
turismo?
In agosto le nostre valli si popolano. Ci sono comuni che triplicano i loro abitanti. Sono i
villeggianti, i parenti, gli amici
che vengono a passare parte o
tutte le loro vacanze in questa
parte delle Alpi Cozie che abbiamo chiamato, in omaggio ad una
geografia antropica, «valli valdesi ».
Ed è forse l’idea dell’incontro
con una cultura diffusa, quella
valdese, che rende queste valli
attrattive per molti. Oggi la ricerca storica ed antropologica ci
porta a ricercare le differenze, le
diversità. La scoperta che in una
parte d’Italia ci sono persone che
si richiamano ad un’impostazione di vita di tipo protestante certamente interessa anche un pubblico popolare. Ma sappiamo veramente accogliere il turista con
delle proposte di lettura della nostra storia e della nostra impostazione di vita?
Non limitiamoci a guardare alle agenzie specializzate, quali la
Società di Studi valdesi, che si
sforza di intraprendere iniziative
di valorizzazione della nostra storia importanti, ma guardiamo invece alle Pro Loco.
Raggruppano anche un buon
numero ài valdesi impegnati. Ma
qual è il programma che propongono ai turisti? La gara di bocce,
l’asadoj il concerto rock, lo spettacolo di teatro o di musica piemontese. Un programma in fondo rion dissimile a quello di altre
valli laterali alla nostra.
Si perde il senso di una cultu
di una civiltà. In fondo tutto
è livellato dalla necessità di ottenere piccoli contributi dagli enti
pubblici, per poter sopravvivere
e fare qualcosa. Ma questi contributi non sono finalizzati al
mantenere e al valorizzare la cultura che è la nostra. Che senso
ha, ad esempio, fare assistere i
turisti della pianura, che già le
conoscono, aà un programma di
canzoni in piemontese? Forse anche atte Pro Loco sono venuti dei
dubbi che forse era meglio valorizzare la ricerca musicale del
coro locale, ma l’assessore della
Provincia o della Regione ha altri
programmi, altri interessi.
Così di passo in passo perdiamo la nostra identità, diventiamo clienti, dipendenti dalle risorse esterne, entriamo anche noi
nel mondo dei vinti.
C’è chi vuole per queste valli
uno sviluppo turistico. Sono d’accordo a patto di non pensare
questo sviluppo come l’unico,
quello dal quale devono dipendere tutti gli altri.
Le esperienze di altre vallate
debbono insegnarci qualcosa. Il
turismo è il complemento ad altre attività. Non si vive di solo
turismo, ma col turismo si può
vivere.
Peccato che la Regione e la
Provincia non si siano accorte
che questa è una delle strade sulle quali una parte cospicua degli
abitanti di queste valli vuole
marciare e non abbia pensato di
inserirle nei loro programmi turistici.
Dovremo rivendicarlo. Ma dovremo anche formulare una proposta turistica capace di valorizzare la nostra diversità, che è
quella dell’ identità culturale.
Queste valli non sono solo quelle
del Pellice, del Germanasca o àel
Chisone, sono le valli valdesi.
Giorgio GardioI
Manca rautorizzazione;
chiuse le cave
Oggi
e domani
Segnalazioni
Rorà, il più piccolo comune
della Comunità Montana Val
Pellice, con i suoi 250 abitanti
(in leggero aumento negli ultimi
anni), è da sempre noto per le
sue cave di pietra; da alcuni mesi esse sono però chiuse: mancano le necessarie autorizzazioni. Cosa è in realtà successo? Lo
abbiamo chiesto al sindaco Odetto.
« Per sfruttare le circa 15 cave presenti sul territorio comunale dobbiamo rilasciare delle
apposite autorizzazioni che avevano finora durata decennale;
scadute il 31 dicembre 1986, andavano rinnovate sulla base di
progetti che tenessero conto delle condizioni previste da una serie di normative regionali ed anche nazionali. Presentato il progetto relativo alle cave, verificato che la situazione non va contro quanto stabilito dai vari vincoli idrqgeologici, la apposita
Commissio^ . regionale emette
il suo parere favorevole ed a
quel punto il comune può rinnovare l’auto>rizzazione. Di fronte a questo iter è successo che
siamo stati in ritardo nel presentare. i_ progetti e di conseguenza
1 attività è _ rimasta pressoché
ferma. Abbiamo avuto recenti
assicurazioni che i sopralluoghi
necessari verranno effettuati in
tempi brevi ed abbiamo anche
rilevato la disponibilità degli uffici regionali competenti a concedere una proroga delle vecchie autorizzazioni in modo da
salvare almeno una parte della
stagione ».
Va rilevato che oggi sono ancora una cinquantina gli operatori del settore, residenti od originari_ di Rorà, anche se le caratteristiche di questa attività
sono mutate rispetto ad un tempo, nel senso che oggi il lavoro
direttamente in cava avviene
quasi esclusivamente con le rusp>e e si prolunga la stagione con
il lavoro più a valle sulle pietre
estratti*. Si aegiunga che lo sfruttamento delle cave frutta alle
casse comunali fra i 12 ed i 15
milioni, a fronte di entrate dallo
Stato_ per^ il bilancio annuale di
70 milioni: da queste poche cifre ci si può render conto dell’incidenza _ della lavorazione della pietra in questo comune.
Anche il problema dello scarico dei materiali non utilizzati
sarà risolto con la creazione di
un'unica area situata lontano
da corsi d’acqua, in modo da evitare rischi di rovinose frane
alluvionali.
* * *
Nel corso del nostro incontro
col sindaco Odetto sono stati esaminati alcuni altri problemi
di Rorà.
Il collegamento con la bassa
valle, che sembrava risolto in
modo ottimale qualche anno fa
con la costituzione di un consorzio con Luserna e Lusemetta
per l’uso di un autopullman
che effettuava corse quotidiane,
si è dimostrato ben presto troppo oneroso, per cui oggi esso è
limitato a] venerdì, giorno di
Rorenghi al lavoro nelle cave del Bonetto.
mercato, mentre negli altri gior- Proprio in questi giorni il sin1 residenti possono usufruì- daco ha emesso un’ordinanza in
worta scarsità dacqua
rii registrata nelléfultime .^ttima
^ esempio, debbano re- ne, si invita là popolazione a li
l servizi deirUSSL mitare l’uso dell’acqua potabile
situati nella bassa valle. Il co- prevedendo, cosa che poi .si è
to per li trasporto pubblico a verificata, la possibilità di so
RADIO BECKWITH
A causa di un guasto alle apparecchiature di trasmissione, per 10 giorni
circa, Radio Beckwith è stata costretta al silenzio; solo nella settimana
in corso, con le riparazioni, sono state riprese le normali programmazioni.
BOBBIO PELLICE — Fino a domenica 16 agosto presso i locali delle
scuole elementari è aperta al pubblico
una mostra di artigianato Col seguente orario: martedì, giovedì, sabato ore
16-19, domenica ore 10-12 e 16-19.
PRAMOLLO — Nei giorni compresi
fra il 14 ed 11 17 agosto a Ruata è
aperta la 6’ mostra mercato deH'artigianato pramollino.
PERQSA argentina — Venerdì 21
alle ore 20.30 si inaugura la 7’ edizione della Rassegna del lavoro in
montagna, che resta aperta fino ai
24 agosto nelle ore pomeridiane e
serali.
TORRE PELLICE — Lunedì 24 agosto alle ore 20.30, presso il Collegio
Valdese, viene presentato II libro di
Piera Egidi, « La signorina Salvetti ».
Intervengono, alla presenza dell’autrice,
il prof. Marziano Guglielminetti dell'Università di Torino e Gianna Urizio.
giornalista.
Concerti
trasporto pubblico a
del comune ammonta ad
oltre 10 milioni, pur se parte di
essi sono coperti da contributi
regionali.
VAL PELLICE
Mappa
del Pellice
inquinato
Dopo i campionamenti effettuati dai tecnici della USSL 43 Val Pellice nelle acque dei torrenti della valle, che hanno messo in luce un alto grado di inquinamento da colibatteri, in
particolare nel Pellice, i Sindaci
hanno emesso un’ordinanza di
divieto di balneazione, così come
era già accaduto lo scorso anno.
Quali le cause? «A livello fognario — ci dice il biologo delrUSSL Vecchiè — siamo ancora
molto carenti; gli stessi impianti di depurazione sono insufficienti. Sarebbe necessario dorare
le acque perché la presenza di
colonie di batteri è estremamente elevata rispetto agli standard
ammessi ».
Da segnalare che alcuni tratti
alti dei torrenti o altri più ripidi e impetuosi non presentano
caratteristiche che vietino la
balneazione; peraltro, onde avere la necessaria autorizzazione
regionale, isarebbero necessari
campionamenti negativi per due
anni consecutivi.
spendere l’erogazione in alcune
ore della giornata.
« Il problema — precisa Odetto — nasce da più cause concomitanti; da un lato la siccità
di questo neriodo, daH'altro il
forte aumento della popolazione
nei mesi estivi fino a raggiungere le 800 unità. La soluzione
finale sta neU’arnpliamento dell’acquedotto, previsto per il prossimo anno con una nuova capitazione di sorgenti sotto il rifugio Valanza, con una spesa di
circa 100 milioni, se la Cassa Depositi e Prestiti ci concederà il
mutuo ».
Nel frattempo, ultimo appunto di questo viaggio a Rorà, è
stata costruita, grazie a mutui
e contributi regionali, un’area da
adibire a campo sportivo utilizzabile sia dai residenti che dai
turisti, anche solo domenicali,
sempre più numerosi.
Piervaldo Rostan
TORRE PELLICE — La Pro Loco organizza alcuni concerti per II mese
di agosto: sabato 8, alle ore 21, presso il tempio valdese II duo Sergio
Lamberto, violino e Claudia Garzena,
pianoforte, eseguono musiche di Beethoven, Fiindemith, Brahms; domenica
16, sempre presso il tempio valdese,
Giorgio Sogno e Giorgio Spriano
(pianoforte) eseguono musiche di Kuhlau, Beethoven, Gershwin.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 6 agosto,
ore 17, al Centro d'incontro avrà luogo
una riunione con il seguente o.d.g.;
a) invio di due telegrammi alie autorità della Georgia (Usa) in favore di
un condannato a morte; b) Aziona
urgente di protesta per l'uccisione ci
uno studente in Venezueia a causa
dell’intervento armato della polizia durante dimostrazioni aH'Università: c)
Stand in occasione deila > Giornata dell'Eco delle Valli » (22.8) alla Casa
Valdese; d) Stand all’Expo di Pinero o
(29.8-6.9); e) Radio Beckwith: replica
del programma (venerdì 7 agosto ore
15).
LUSERNA SAN GIOVANNI
Mensa scolastica
Dopo aver esaminato una serie
di proposte di alcune ditte operanti nel settore, il Consiglio comunale ha deciso di appaltare il
servizio mensa per l’anno scolastico ’87-88 ; non sono previsti
aumenti di spesa per l’utenza,
che raggiunge mediamente 200
pasti al giorno. Per questo servizio si prevede di utilizzare la
cucina dell’ex asilo nido. Nella
stessa serata è stato deciso, con
l’astensione del gruppo comunista, di prorogare la convenzione
per l’asilo nido intercomunale :
la gestione mista con Torre Pel
lice ha risolto positivamente molti problemi economici fornendo
nel contempo un buon servizio,
anche se alcuni utenti lusernesi
hanno dovuto attendere un certo tempo prima di poter utilizzare la struttura. In risposta ad
alcune perplessità dei comunisti
su questo tipo di scelta per il
servizio, il presidente della Comunità Montana Longo ha auspicato che in futuro si possa arrivare alla costituzione di un servizio che funzioni per gli utenti
di tutta la valle.
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11
7 agosto 1987
valli valdesi li
ATTRAVERSO I SECOLI
«Vive la Tronchée»
i ..
Vi
CLAVII
BRIANÇ0Î
E' opinione corrente che prima deU’anno 1000 la Val Troncea fosse solo adibita a pascoli.
Solo in seguito vi si sarebbero insediale stabilmente popolazioni
giunte dal Queyras passando per
i coi!) Fauri — o delle Piane —
(m. 2,857) e Clapis (m. 2.851).
Si pensa che i primi villaggi
fossero Seytes e Jabets. Di quest’uliimo, che si presume sia andati' in rovina attorno al 1840,
si vedevano i ruderi a sud-ovest
di Seytes ancora verso la fine
dello scorso secolo. (Michele Mensa, ’SiOtizie storiche sulla Val
Trorza).
Di po il 1840 alcune famiglie
decisero di scendere più a valle
(«arim a vai»); da questo detto
sembra poi derivare il nome del
villaggio di Lavai.
Si hanno pure notizie dell’esisienza di un tempio costruito
all'inizio del XVII secolo a nord
^ AVVISI ECONOMICI
della fontana principale. Ancora
nell'agosto del 1971 si potevano
vedere dei ruderi di questo antico tempio ed una pietra angolare con su scolpita la data 1628.
Il tutto è stato demolito nell'autunno dello stesso 1971 per allargare un recinto destinato al
bestiame.
Il tempio aveva una campana molto piccola sulla quale era
Stato impresso il motto « Vive
la Tronchée ». Vi era pure a Jousseaud un locale di culto e qui
un tronco d’albero sosteneva la
campana che in epoca posteriore fu trasferita nella chiesa cattolica alla Ruà di Pragelato.
Nel 1686, essendo la Val Troncea francese in quanto all’interno di una delle; providee del Delfinato, il re di Francia Luigi
XV fece costruire a Lavai una
chiesa che doveva servire ai sei
villaggi della vallata e sul cui
campanile venne issata la campana di Troncea.
Carlo Ferrerò
XV Agosto
« Il Signore ha fatto cose grandi per noi
e noi siamo nella gioia» (Sai. 126: 3).
XV Agosto 1987: Festa delle comunità valdesi
Località Lavai in Val Troncea (1670 m.)
« Pace, giustizia, integrità della creazione »
Il tradizionale incontro del XV Agosto si terrà quest’anno
in Val Troncea, alle porte del Parco naturale omonimo.
In questi anni in cui ricordiamo il 300° anniversario dei
tragici avvenimenti che hanno portato all’esilio delle popolazioni valdesi della Val Chisone, è sembrato importante orga^
nizzare rm incontro in queste terre.
Il ricordo della storia può aiutarci nella nostra riflessione
di oggi sul nostro impegno per la pace, la giustizia e l’integrità della creazione.
PROGRAMMA:
ore 9.30: Saluto - canti;
ore 10 : Culto con predicazione del Moderatore Franco
Giampiccoli;
ore 11 : La Val Troncea e la storia valdese, conversazione
storica di Giorgio Toum;
ore 12 : Pranzo al sacco ■ Funzionerà un servizio di buffet;
ore 14.15: Programma vario di canti e messaggi;
ore 14.45: Pace, giustizia, integrità del creato. Parlerà, fra
gli altri, Cees J. Hamelink;
ore 15.15: Presentazione del nuovo libro sulla questione meridionale « La questione ricorrente », di Paolo Naso;
ore 16 : Incontro con Giorgio Bouchard: impressioni di un
viaggio in U.S.A.
Note al Programma:
— Per raggiungere la Val Troncea seguire da Perosa la strada statale n. 23 fino a Traverses (frazione poco oltre Pragelato) al km. 84. Dopo le case prendere la prima strada a
sinistra (seguire i cartelli) per circa 4 km. Saranno in funzione alcuni parcheggi: i primi due a 100 m. dal luogo
dell’incontro, il terzo a 2 km. Attenersi alle indicazioni
del servizio d’ordine.
— I coralisti delle varie corali sono convocati per le 9.30 per
una prova dei canti dell’ultima festa di canto.
— ÀI buffet saranno iii vendita thè, caffè, bevande varie, panini imbottiti, pane casereccio, dolci e marmellate fatte
in casa. Il provento (compresa la colletta al culto) sarà
devoluto alla ristrutturazione dell’Asilo dei Vecchi di S.
Germano Chisone.
— In caso di cattivo tempo rincontro avrà luogo nel Tempio
di Pomaretto.
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A CHI
MI HA SCRITTO
Oso, Padre, chiamare idoli, infantilismi, / carnalità, confusione, humaine
bêtise, / ciò che altri chiuse in casistiche di / peccato, / dal veniale al mortale, al sette capitali. / Ben trecento
volte nelle Sacre Scritture / incontrai
il verbo peccare, i sostantivi / peccato / e peccatore. Nessun cliché
da parte vostra, / nessuna elucubrazione. “ La legge è fatta / pei bugiardi ». « Sia il vostro parlare: sì, no ». /
Padre, / cui passato e futuro da sempre
è presente, / so che ogni uomo l'ontano da Voi è soltanto / una monade, è
talora come un pipistrello, / quasi /
un topo che non può diventare uccello, / è ala, pinna che aspira a divenire
mano. / Padre, / lasciateci pregare
a modo nostro. Anche / l’idolatra prega. La preghiera, sì espresse / Lutero, è il respiro dell'anima. Preghiamo /
tutti: / dal perfido che esula dalla
fede, al malvagio, / allo spergiuro. Aiu
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J
tateci a non prostituirci / alle parole
dell'uomo e salvateci dalla / condanna
/ dei superbi che. « saranno come
stoppia ». / Che la nostra bocca rimanga suggellata piuttosto che giudice
della coscienza altrui.
Lucia Gallo Scroppo, Torre Pellice
QUALE
AUTONOMIA?
Bene fanno quelli che non si limitano a demonizzare il voto piemontesista delle ultime elezioni. E così anche
Gianni Doline sul n. del 24 luglio.
Allora conviene procedere nell'analisi e
nelle proposte.
Prima di tutto c’è un equivoco. Quello che ci Interessa di più direttamente
non è l’autonomia del Piemonte (grande ed eterogenea regione di pianura,
colline e città) ma l'autonomia della
montagna occitana, con tradizioni, speranze, problemi propri. Non l’autonomia delle leggi attuali e del loro uso,
ma un'autonomia istituzionale, vissuta
con responsabilità. Mi domando qui
quanto abbia Influito sul voto piemontesista la passata propaganda occitana.
Non c'è bisogno di chiudersi a riccio, di abbandonare l'apertura e I'« ospltalità » che fan parte delle nostre
tradizioni. Al contrario, bisogna ren
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Il presidente, la commissione direttiva, i direttori sanitario ed amministrativo, i medici ed il personale tutto
deirOspedale Evangelico Valdese prendono viva -parte al lutto del prof. Dario
Varese per la perdita della madre sig.ra
Jolanda Rama Varese
Torino, 23 luglio 1987
RINGRAZIAMENTO
La moglie, i figli ed i familiari tutti
del compianto
E mestino Ciaiero
commossi e riconoscenti per la dimostrazione di stima. e di affetto rmevuta
per la dipartita del loro caro congiunto, neli’impossi'bilità di farlo singolarmente, ringraziano tutte le persone che
con fiori, scritti, parole di conforto e
partecipazione ai funeraR hanno preso
parte al loro dolore.
Un sentito ringraziamento è dovuto
ai medici cd a tutto il personale delrOspedale Valdese di Pomaretto, al
Dott. Vivalda, ai 'vicini di casa, all’A.N.A., all’A.N-PjI., all’A.V.I.S., al
P.C.I. ed al Comune di Inverso Pinasca, al Gruppo Anziani RIV-SKF di
Villar Perosa, ai Pastori Daniele Bouchard e Renato Coisson.
Inverso Pinasca, 27 luglio 1987
RINGRAZIAMENTO
I famiU'ari del compi'aiilo
Federico Eynard
neffimpossibdità di farlo personAiente, ringraziano tutti coloro che, con la
presenza, scritti', fiori, parole di conforto hanno partecipato al loro dolore.
In particolare ringraziano il pastore
signor : Ppns, il .sindaco aignor Frache,
il comitato e il personale deHa casa Miramontì di Villar Pellice, il do«. Ghirardi, la dottoressa Grand e tutti coloro
che hanno dato il loro aiuto nella triste circostanza.
Torre Pellice, 7 agosto 1987
derle più operanti, non per imposizione esterna, ma per spinta dall'interno.
Prendiamo il problema dell'insegnamento. Poco importa che l’insegnante provenga dalle nostre Valli, sia inglese o siciliano. Quel che importa è
che non venga a scappa e fuggi e
solo per lo stipendio oppure con una
certa boria, per civilizzarci. Che sia
competente delle nostre Valli, compresa questa ricchezza che è il triplice
(soltanto?) apporto linguistico e culturale occitano, francese e italiano: e
di tutta la loro originalità. Quasi automaticamente questa competenza si
troverà soprattutto in persone provenienti dalle Valli stesse (che troveranno così un posto di lavoro). Ma non
è sicuro.
Gustavo Malan. Torre Pellice
MINATORI
L'INPS non ha mai regalato niente
ai minatori. Essi hanno pagato per
anni per una pensione che non hanno
potuto godere.
Fin da ragazzino, quando ero alla
mianda Alard, vedevo i minatori ohe
stanchi e stremati dai lavoro venivano a chiedermi un po' d'acqua. Molti di questi non sono arrivati alla pensione per via della silicosi.
Carlo Ferrerò, Pomaretto
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomarotto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
domenica 9 AGOSTO 1987
Pinasca: 'FAR'MACIA BERTORELLO
Via Nazionale. 29 - Tel. 51017.
SABATO 15 AGOSTO 1987
Ferrerò: FARMACIA VALLEni - Via
Monte Nero, 27 - Tel. 848827.
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
DOMENICA 16 AGOSTO 1987
Perosa Argentina: FARMACIA Dott.
BAGLIANI - Piazza Marconi 6 Telef. 81261.
DOMENICA 23 AGOSTO 1987
Perosa Argentina: FARMACIA FORNERIS - Via Umberto I - Tel. 81205.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica:
Notturna, prefestiva, festiva: Teletono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza : ____
Croce Verde Pinerolo: Tel. 2Z«04.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva a festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 9 AGOSTO 1987
Blbiana: FARMACIA GABELLA - Via
Pinerolo. 21 - Telef. 55733.
Bobbio Penice: FARMACIA - Via
Maestra 44 - Tel. 92744.
DOMENICA 16 AGOSTO 1987
Luserna San Giovanni: FARMACIA
CALETTO - Via Roma 7 - Telefona
909031.
DOMENICA 23 AGOSTO 1987
Torre Pellico: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre PelHce: Telefono 91.996.
12
ïÿr -, ’
S/
12 fa-tti e problemi
7 agosto 1987
UNA DENUNCIA DI AMNESTY INTERNATIONAL
Violati i diritti umani
in Kampuchea
Una tragedia di cui l’occidente si accorse tardi - Ora, cambiato il
governo, non mutano le gravi condizioni di vita della popolazione
Per comprendere la situazione
politica attuale in Kampuchea,
cioè in Cambogia, è necessario
risalire indietro nel tempo e fornire alctme notizie storiche a
cominciare dagli anni 70.
Il principe Sihanouk, che si
era alleato ai comunisti cambogiani, i kmer rossi, per sconfiggere il suo avversario politico,
Lon Noi, occupò nel 1975 la capitale Phnom Penh e altre città.
Nel tentativo di mutare completamente la struttura sociale del
paese, i kmer rossi vollero spopolare le « corrotte » città e deportare la popolazione urbana
nelle campagne costringendola a
lavorare la terra. Nel 1976 Sihanouk_ fu messo agli arresti domiciliari e fu proclamata la Kampuchea Democratica, in cui Poi
Pot divenne il leader incontrastato del Partito Comunista Cambogiano. Durante questo tragico
e tristissimo periodo della storia cambogiana, la popolazione
subì inaudite violenze, di ogni
genere: coinvolta in piani agricoli assurdi, fti costretta a spostarsi continuamente da una zona all’altra del paese, fu messa
ai lavori forzati senza sostentariparo, vestiti, sempre in
fame e alle malattie
che la decimavano ogni giorno:
nulla potevano tenere di proprio,
non un oggetto caro, non un attrezzo utile, nemmeno il proprio
nome... non potevano dimostrare
dei sentimenti ed era loro vietato di pregare! Anche i bambini
erano costretti a lavorare in durissime condizioni.
Per una gitistà richiesta o una
parola risentita si poteva venire
UCCÌSI, anzi massacrati. Avvenivano uccisioni in massa e tutti
1 giorni si potevano vedere cadaveri putrefatti insepolti nelle
paludi o impiccati agli alberi
delle foreste. Questo racconta la
ragazza cambogiana Pew. La sua
testimonianza, presentata da Na^la Ginzburg e pubblicata da
j.’ ^ agghiacciante!
Un odissea incredibile di intere famiglie, come quella di Pew
sterminate da atroci condizioni
impossibili di vita, cui l’Angkar,
1 organizzazione dei kmer rns
1 organizzazione dei kmer ros
si, le sottoponeva per « attuare
la soluzione » e « creare la nuova Kampuchea ».
L’Occidente si occupò jxico di
questa immane tragedia, che
causò quasi due milioni di morti su una popolazione di otto milioni e centinaia di migliaia di
profughi in fuga disperata verso le frontiere della Thailandia.
Però Amnesty denunciò subito
severamente e con grande indignazione sia al Governo della
Karnpuchea Democratica che all’opinione pubblica mondiale le
gravi violazioni dei diritti umani compiute OTtto il regime di
Poi Pot. Inviò immediatamente
numerosi appelli; ma le informazioni che giungevano dalla Cambopa erano ancora scarse, perché nessuno straniero poteva entrare nel paese. Amnesty inviò
anche un rapporto all'ONU, per
scuotere le coscienze dei grandi.
Nel 1979 cadde il regime di
Poi Pot della Kampuchea Democratica e si installò un governo
appoggiato dalle truppe della Repubblica Socialista del Vietnam,
che nel frattempo erano entrate
nel paese. Si costituì allora la
Repubblica Popolare di Kampuchea.
Intanto ; nella zona di frontiera con la Thailandia si; era forniata una Coalizione Governativa Dernocrà’tfcà di òppósiziohe^
che riuniva le forze di tre partiti, tra cui quelle dell’ex Kampuchea Democratica. La Coalizione ha oggi i suoi rappresentanti all'ONU ed è appoggiata
dalla Cina e dall’Occidente, mentre la Repubblica Popolare di
Kampuchea è sostenuta dal Vietnam e dall’URSS. Amnesty International, come ha denunciato
le violazioni dei diritti umani
compiute dal regime di Poi Pot
negli anni ’70, cosi denuncia ora
quelle compiute negli anni ’80
dalla Repubblica Popolare della
Kampuchea e dai vietnamiti insediati nel suo territorio in qualità di « consiglieri ».
Nel comunicato stampa del 3
giugno '87 Amnesty ha dato inizio alla « Campagna Cambogia »,
denunciando airopinione pubblica internazionale le gravissime
violazioni dei diritti umani perpetrate in questo paese. Nel comunicato rende noto che migliaia di pri^onieri politici sono
trattenuti in carcere senza imputazione e processo, sono sottoposti a tortura e rinchiusi in celle sotterranee senza luce, larghe
un metro e alte un metro e mezzo, nelle quali, come ha detto im
ex detenuto, sembra di stare in
una bara. Amnesty ha ricevuto
infonn^ioni documentate su 34
prigionieri morti dopo gli interrogatori a causa delle ferite prodotte dalle torture o deceduti
per le malattie contratte in prigione per le cattive condizioni
sanitarie e per la denutrizione
(170 grani di riso sono stati contati per una razione giornaliera! ).
I metodi di tortura usati sono
vari: vanno dalle percosse con
sbarre di ferro e bastoni alle
frustate con catene e tubi di
gomma; dalle scosse elettriche e
bruciature con ferri roventi all’ingestione forzata di liquidi irritanti, semisoffocamento con
sacchetti di plastica e finte sepolture.
I prigionieri vengono incatenati alle mani e ai piedi per
lunghi periodi. Settanta prigionieri tra i cento casi, che Amnesty ha documentato nei particolari, sono stati incatenati tutto il tempo_ che sono durati gli
interrogatori. Informazioni ricevute da fonti sicure riguardano
160 casi di prigionieri politici torturati da agenti della polizia civile, militare e di sicurezza, ai
quali si univa per assistere o
torturare a sua volta il persona
le vietnamita.
In Cambogia alcuni centri
di detenzione sono gestiti da
funzionari vietnamiti. Molte sono le occasioni per arresti arbitrari, trattamenti inumani, crudeli e sparizioni. La sicurezza dello stato è garantita da tre organismi: polizia, esercito e polizia
politica. A Phnom Penh vige uno
stretto controllo sui cittadini.
Ogni tanto qualche cittadino
scompare, segno che è entrato
in azione il sistema spionistico
della polizia « in difesa della politica interna » e il cittadino è
stato considerato pericoloso per
la sicurezza nazionale.
Alcuni vengono arrestati unicamente per la loro non violenta attività politica di opposizione o per aver esercitato il loro
diritto alla libertà di associazione o per aver avuto contatti non
autorizzati con stranieri. Nei tribunali i detenuti non hanno una
difesa adeguata nè praticamente il diritto d’appello a causa di
alcune clausole fissate dalla legge. Un decreto dell’80 stabilisce
che i tribunali del Popolo Rivoluzionario hanno il dovere di sostenere politicamente il governo
« partecipando alla difesa del potere statale rivoluzionario ». Amnesty ha più volte chiesto alla
Repubblica Popolare della Kampuchea di far cessare le violazioni dei diritti umani e lo ha
chiesto anche alle autorità vietnamite.
Amnesty ha espresso le sue
preoccupazioni anche per ciò che
accade nella zona sotto la giurisdizione della Coalizione Democratica di opposizione e denuncia pure qui arresti arbitrari,
trattamenti inumani e degradanti e uso della tortura, chiedendo
alle autorità competenti che facciano cessare immediatamente
le violazioni dei diritti dell’uomo e ne puniscano i responsabili.
Purtroppo la situazione in Cambogia è sempre molto grave: la
guerriglia insanguina questa terra già tanto martoriata, i prigionieri di coscienza riempiono
le prigioni, migliaia di profughi
sono esuli in terre straniere, ma
salvi, mentre altri profughi disperano della salvezza e temono
di essere respinti dalla Thailandia di nuovo in Cambogia, dove
potrebbero essere perseguitati e
uccisi.
Arnia MaruIIo Reeditz
COVENTRY: CONVENTION E.N.D.
Cosa fa l’URSS?
Distensione e diritti umani sono stati al centro di una convenzione piuttosto eurocentrica
Dal 16 al 19 luglio si è svolta a
Coventry in Gran Bretagna la
6“ Convenzione Europea END
(European Nuclear Disarmament). La Convention END è il
principale appuntamento internazionale del movimento pacifista europeo ; una occasione unica
di contatti ed informazioni, il
momento* in cui si può capire dove va il pacifismo europeo. La
Commissione Pace e Disarmo
delle Chiese battiste, metodiste
e valdesi è da lungo tempo nel
circuito dell’BND, ed anche quest’anno è stata rappresentata da
uno dei suoi membri. Elisa Bagheri.
Questi tre giorni e mezzo di
Convention si sono articolati in
momenti di plenaria e in una
miriade di gruppi di studio, senza
contare altri aspetti forse anche
più importanti di incontro e di
contatto informale. I momenti di
plenaria sono stati forse i più
spettacolari della Convention :
vorrei citare come esempio* il lungo bottarrisposta fra i tre delegati « ufficiali » dell’Unione Sovietica e il pubblico dei partecipanti.
Del resto, i nuovi sviluppi della situazione in URSS sono stati,
più o meno esplicitamente, al centro dell’interesse della Convenzione. A detta di chi ha partecipato
a più di una Convention, questa
è stata particolarmente eurocentrica, cioè poco attenta alle interconnessioni che il tema del disarmo presenta con la problematica dello sviluppo e del rapporto
Nord-Sud.
La ragione di questo va forse
ricercata nel fatto che ci si trovava davanti ad una congiuntura
politica diversa dalle precedenti.
Forse la Convention si è trovata
come spiazzata dai nuovi elementi introdotti nel quadro della
situazione internazionàle dal fin- ;
novamento gorbacioviano.
Domande come quale atteggiamento tenere di fronte ai nuovi
sviluppi della politica sovietica,
quale criterio adottare nei rapporti con i movimenti pacifisti
« ufficiali » dell’Est europeo, quale analisi dare dei più recenti segnali di distensione, hanno inciso
fortemente nel quadro della Convenzione. Dovendo dare un giudizio personale, direi quasi che le
migliori energie si sono spese
nella polemica fra quei settori
del movimento che ritengono il
dialogo con i pacifisti indipendenti dell’Est l’unico possibile,
ed altri che non rifiutano a priori di mantenere degli spazi di
confronto anche con i movimenti
« ufficiali ».
Per quanto riguarda i contenu
Abbondanza di vita
(segue da pag. 1)
quelli che spesso sono i nostri
stessi egoismi.
Inoltre la vita che ci è stata
promessa in sovrabbondanza è
una vita che Gesù ha voluto pienamente « umana », ma di quell’umanità di cui Egli stesso si è
rivestito. Questa battaglia per
Vumanizzazione vera della vita
credo che ci vedrà sempre più
impegnati in futuro e ci costringerà a prendere posizioni sempre
più impopolari, contro aberrazioni scientifiche quali le creazioni
(ipotizzate) di uomini-scimmia o
altre manipolazioni genetiche si-,
mili. ' ' ‘ '
Dovremo gridare no ad ogni
creazitìrve' di vita > àenzet umanità
e ad ogni soppressione di vita
héll'iimanifà." ' ' ""
Infine Gesù ci dona questa vita
liberamente e gratuitamente;
questa gratuità va riscoperta
ogni giorno e non nei massimi sistemi, come scrive l'amico E.
Bernardini in un ottimo studio
su questo testo: « L’amore di cui
sono amato mi insegna a “graziare" la vita del mio prossimo,
anche se non è amabile, se è antipatico, anche se ha fatto degli
errori nei miei confronti. D’altra
parte anch’io sono antipatico,
anch’io faccio degli errori nei
confronti degli altri ».
Questa gratuità della vita manca spesso anche nel nostro essere chiesa. Quanti sono stati considerati da noi fuori gioco perché
non la pensavano come noi,
quanti sono- stati -abbandonati
per la via perché non riuscivano,
nèt lóro^rhodo dì vivere' la fede.
a reggere il nostro ritmo di riunioni, commissioni, discussioni?
Troppo spesso siamo lesti nel
giudicare e tardi nel comprendere chi non ce la fa più a seguirci.
Il nostro rischio come chiesa è
di vivere una vita impegnata sì,
ma non graziata, amichevole forse, ma non fraternamente aperta.
Se accettiamo la sovrabbondante vita che il Cristo ci promette, se camminiamo nel gregge in cui Lui è pastore dovremo
innanzitutto imparare ad essere
più felici, felici perché la vita che
riceviamo è gratuita, non In costruiamo coi nostri sforzi, né la
distruggiamo coi nostri errori.
Felici perché la vita vera è lì, davanti a noi, tracciata da Cristo
affinché siamo veramente umani,
veramente viventi!
Claudio Pasquet
ti propriamente intesi del dibattito, il centro dell’attenzione è
stato il rapporto fra distensione
e diritti umani. Interessanti sono
anche state le discussioni sul! e
alternative di difesa e sul concetto di « sicurezza comune », che
appare sempre più come la più
plausibile « strategia ombrello »
per il movimento pacifista.
Impossibile citare tutti i gruppi di studio ; vorrei ricordare
quelli sul Medio Oriente, e quello
che ha trattato della situazione
nel Pacifico.
Le polemiche sui rapporti con
i movimenti pacifisti ufficiali ill’Est, che ho già ricordato, e
quello sulla presenza di alcuni
partiti nel Comité de liaison
hanno giocato un ruolo molto i nportante nella Convention. Sarebbe inutile nascondere che I’ici-ea
stessa di Convention dei pacifisti
europei sta passando attraveiso
una durissima crisi. Quale ruolo
resta da giocare in questo qoiadro ad organismi quali la Commissione Pace e Disarmo delle
Chiese evangeliche italiane?
A noi non interessa partecipre
al gioco delicato degli equililiri
politici ; quello che è fuori discussione è l’importanza di essere nonostante tutto presenti in qu. ilo
che resta « il » momento di incontro e di dialogo del movin nto pacifista europeo, o almen.;: di
alcune delle sue espressioni r'ùù
significative.
Dehora Spini
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