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Anno 128 - n. 23
5 giugno 1992
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
CONCLUSA LA VISITA IN ITALIA
L’anglicanesimo
deve rimanere unito
L arcivescovo di Canterbury ha incontrato, a
Milano, il Concistoro della Chiesa valdese
CHIESA CATTOLICA E MAFIA
Dissociazione teoiogica
Nelle parole del cardinale Pappalardo e della vedova di un agente
una lettura dell’Apocalisse che esclude i mafiosi dalla cristianità
Ospite di alcune diocesi cattoliche, l'arcivescovo anglicano
George L. Carey ha compiuto un
viaggio in Italia incontrando sia
esponenti del cattolicesimo sia
evangelici. «La Chiesa d'Inghilterra [di cui Carey è arcivescovo
di Canterbury] è una di quelle
strane chiese che attraversano
l’intero arco della cristianità, sia
evangelica che cattolica. Non
potevo venire qui in Italia per
visitare la Chiesa di Roma senza incontrare le nostre sorelle
e i nostri -fratelli evangelici ». Così l’arcivescovo di Canterbury
George Leonard Carey ha cominciato il suo discorso incontrando il Concistoro della Chiesa
valdese di Milano, venerdì 29
maggio. Prima, in una conferenza stampa, l’arcivescovo' Carey
aveva spiegato ai giornalisti gii
scopi di questa sua prima visita in Italia: incontrare papa
Giovanni Paolo II e conoscere il
lavoro sociale della Chiesa cattolica. Per questo motivo il suo
viaggio lo aveva portato a Roma, Palermo e Venezia prima di
raggiungere la sua ultima tappa,
Milano appunto.
Riguardo all’incontro avuto
col papa il 25 maggio Carey ha
notato come sia lui che il papa
sono impegnati per sviluppare
un più completo processo di cornunione tra anglicani e cattolici, processo che è iniziato nel
1966 con rincontro tra papa
Paolo VI e l’arcivescovo Ramsey.
In occasione dell’incontro col
papa Carey ha espresso il suo
apprezzamento per l’invito rivolto alle chiese non cattoliche a
partecipare come « delegati fraterni » e per l’affermazione contenuta nella dichiarazione finale
del Sinodo dei vescovi secondo
cui la « nuova evangelizzazione
dell’Europa è un compito comune di tutti i cristiani ».
Un ostacolo
fondamentale
Nonostante queste comuni dichiarazioni rincontro tra i due
leader delle chiese ha avuto un
significato più simbolico che sostanziale. Carey ha detto di aver
sottoposto al papa la questione
dell’« ordinazione delle donne »
perché essa costituisce « un ostacolo fondamentale » nel dialogo
ecumenico tra le due chiese.
L’ordinazione delle donne è
anche una contraddizione interna per la Chiesa d’Inghilterra.
La decisione di ordinare le donne è .stata presa dal Sinodo della chiesa nel novembre scorso.
Quando gli è stato chiesto se
questa decisione avrebbe potuto
spaccare la Chiesa anglicana
Carey ha risposto: « E' la più
piccola delle mie preoccupazioni. Eppure è stata posta pesantemente all’attenzione di molti
di noi, anche se non era la
preoccupazione principale per
tutti. Spero comunque che non
dividerà la chiesa. Questo lo speriamo sia io che i miei colleghi
che sono schierati all'opposto su
questa questione. Nessuno può
prevedere le conseguenze. Tuttavia il nostro impegno va nel senso di cercare di mantenere l'unità, perché l’anglicanesimo disunito ha molto poco da offrire
al mondo ».
Alla domanda di cosa pensasse delle dichiarazioni del vescovo anglicano J. Spong (Newark,
New Jersey, USA) secondo cui
l’atteggiamento negativo della
Chiesa cattolica verso le donne
e gli ornosessuali, la chiusura
del dibattito sull’ecumenismo e la
dichiarazione di infallibilità dovrebbero consigliare di non proseguire il dialogo con la Chiesa
cattolica, almeno in questo momento, l’arcivescovo Carey ha
così risposto: « Spero che il vescovo Spong sia una minoranza.
Credo che lo sia. Non sono d'accordo con lui su questo atteggiamento così negativo: in questi ultimi 25 anni abbiamo fatto
un lungo viaggio, sarebbe sbagliato tornare alle polemiche degli anni bui. Vorrei sperare di
avere molte cose da fare insieme e che si possano affrontare
anche le questioni che Jack
Spong ha indicato come le aree
del nostro dissenso ».
Kenneth Hougland
Che cosa rimarrà nella memoria della strage Falcone? Penso
almeno due immagini: quella della voragine aperta dalla tonnellata di esplosivo fatto brillare dalla maña, e quella di Rosaria Costa, la vedova di Vito Schifano,
uno degli agenti di scorta ucciso
neH’orrendo attentato, mentre tra
le lacrime, la voce rotta dal dolore, legge un drammatico appello.
L’immagine, portata nelle nostre
case dalla televisione e più volte
proposta, è di quelle che non si
possono dimenticare, anche perché molti sono i messaggi che essa trasmetteva.
Era Fimmagine della « mater
dolorosa », quintessenza del dolore straziante della morte, cantato da Jacopone da Todi e vissuto
dalle donne siciliane nelle migliaia di morti ammazzati nelle
zolfare, nelle miniere, nei delitti
di maña. Un’immagine trasñgurata nei « misteri » del venerdì
santo nei quali sempre e di nuovo viene vissuto il dolore antico.
Era l’immagine di un’Italia che
non accetta e non si vuole rassegnare; interprete dello sdegno e
della rivolta contro il potere mafioso che è negazione della vita,
della libertà, della democrazia.
Chi non si è identificato con lei,
lasciandosi coinvolgere dal suo
dolore, dalla sua rabbia, dalla
sua disperazione e dalla sua speranza?
C’è qualcosa ohe è più forte
della forza della dinamite: le lacrime del misero. « Beati quelli
che fanno cordoglio, perché essi
saranno consolati » (Matteo 5: 4).
La dinamite distrugge, l’amore
crea e dà la vita. Il dolore di
quella donna è la matrice da cui
può nascere una società più giusta.
La mafia uccide, ma le lacrime
cambiano i cuori.
Ma tra i vari messaggi portati
ai funerali di Palermo, uno probabilmente è stato frainteso o
addirittura non colto, perché non
tutti ne possedevano la chiave di
lettura. Alludo a quella infelice
menzione della « sinagoga di Satana », fatta dal cardinale Pappalardo nel corso dell’omelia. Infelice perché dava l’impressione
di voler riattizzare un’odiosa
polemica, durata secoli, contro
gli ebrei, accusati di « deicidio »,
ai quali ora i mafiosi venivano
assimilati.
In realtà dietro c’è ben altro.
Due sole volte ricorre nel Nuovo
Testamento l’espressione « sinagoga di Satana »: in Apocalisse
capitolo 2 versetto 9 e nel capitolo 3 versetto 9.
Nel primo caso l’autore dell’Apocalisse fa dire a Dio: « Io conosco la tua tribolazione e la tua
povertà (ma pur sei ricco) e le
calunnie lanciate da quelli che dicono d’esser giudei e non lo sono.
QUANDO E’ IN GIOCO LA LIBERTA’ DI DIO
Resistere’’
« Voi non avete ancora resistito fino al sangue, lottando contro il peccato...» (Ebrei 12: 4).
«Resistere». E' questa la parola incisa nella
pietra della prigione della Torre di Costanza da
Marie Durand, una delle donne fatte imprigionare
dal Re Sole all’indomani della revoca dell’editto di
Nantes. Resistere! E’ la parola che ha voluto consegnare alle generazioni che sarebbero venute, anche a noi. Ma che cosa può significare ancora resistere? Oggi la resistenza, che ritorna di rado
come termine, ma sovente come concetto nell’Evangelo, non è più di moda. Anzi, è diventato sospetto
parlare di resistenza, anche di quella con la R maiuscola, che indica la lotta al nazifascismo della seconda guerra mondiale.
Oggi nulla resiste, nulla deve resistere, nessuno deve resistere. Tutto va cambiato, tutto va consumato, tutto va sostituito. Nessuno ha più predicato, incoraggiato, difeso alcun tipo di resistenza.
Neppure nelle chiese. Anzi, si è fatta una gran
confusione. Si è scambiata la resistenza con l’arroccamento, l’atteggiamento del resistere con
quello di chi si è cristallizzato su posizioni reazionarie, superate.
Altri, invece della resistenza, hanno predicato
la sopportazione. La sopportazione è divenuta una
virtù cristiana. « Impara a sopportare, e diventerai cristiano. Passa sulle ingiustizie, sugli scandali, sui compromessi quotidiani e sopporta. Non
ribellarti, non denunciare: sarebbe un atteggiamento ”nàif” ed immaturo». La sopportazione oggi è diventata la qualità del forte. Così, poco per
volta, tutto è divenuto, nel nostro costume, abituale,
accettabile, frutto di una prassi consolidata ed
inevitabile.
Abbiamo dimenticato che cosa possa significare resistere a qualcuno o a qualcosa. Ma la domanda resta. Perché Marie Durand ha resistito?
Era solo una questione confessionale? Non credo.
Quella donna, come migliaia di altri uomini e donne, ha resistito perché era in gioco la libertà di
Dio. E lei come altri hanno capito che la libertà
di Dio è più importante della propria libertà. E'
stata questa la resistenza di Mose davanti al vitello d’oro, di Amos davanti ai falsi profeti, di Daniele davanti a Nebucadnetsar. E’ questa la resistenza di chi quotidianamente non accetta l'omologazione e l’appiattimento; la resistenza di chi rifiuta di conformarsi agli schemi proposti e di consumare i prodotti che ci vogliono imporre.
Resistere significa tutte queste cose ed altre
ancora. Forse, per noi evangelici, significa lottare
anzitutto per umanizzare e laicizzare il mondo,
l'uomo, la politica, l’economia. Questo è il tipo di
resistenza che non possiamo delegare ad altri, perché il protestantesimo esiste solamente in funzione di questo: salvaguardare la libertà di Dio, il
suo nome, la sua santità. Non accettare confusioni di alcun genere fra il livello di Dio ed il
piano degli uomini. Non accettare il Dio addomesticato che molti oggi propongono, il Dio istituzionalizzato, il Dio gestibile, che può essere oggettivizzato nella chiesa, nel sacramento — o tanto meno — in una persona o in un organismo,
in un partito o in un ente.
Riprendere l’allenamento alla resistenza, come
atteggiamento di chi non tollera — in nome della
sacralità di Dio — luoghi, persone, azioni ed ore
« sacre ».
Questa è la resistenza che fonda tutte le altre,
nell’ambito politico, economico, sodale, culturale,
ecclesiastico.
Ma che cosa ricordano ancora di questa resistenza le nostre chiese ed i giovani che vi vengono ammessi in queste settimane?
Gianni Genre
ma sono una sinagoga di Satana (...)»; nel secondo caso, sempre Dio dice: « Ecco, io ti do di
quelli della sinagoga di Satana, i
quali dicono d’essere giudei e
non lo sono, ma mentiscono;
ecco, io li farò venire a prostrarsi dinanzi ai tuoi piedi, e conosceranno ch’io t’ho amato (...) ».
Nell’uno come nell’altro caso, sarebbe errato vedere nell’Apocalisse una polemica antigiudaica.
Nel Nuovo Testamento « giudeo »
non è un titolo dispregiativo ma,
anzi, di grande onore. Esprime
da un lato l’elezione di Dio e dall’altro l’attaccamento, la fedeltà
a Dio. Non per nulla Gesù era un
giudeo; non avrebbe potuto essere diversamente: nella sua persona l’elezione e la fedeltà si sono espresse compiutamente.
L’autore dell’Apocalisse parla
contro persone che, con il loro
comportamento, hanno rinnegata
l’elezione e tradito la fedeltà.
Similmente il cardinale Pappalardo ha negato che i mafiosi
possano essere considerati ancora cristiani. Anzi, in un certo senso li ha scomunicati, servendosi
proprio di questi passi apocalittici, nei quali avviene un disvelamento e un giudizio.
La stessa linea si ritrova nelle
parole emozionate e confuse di
Rosaria Costa. Dalle immagini
televisive e dal sonoro si aveva
l’impressione che in parte leggesse un testo e in parte aggiungesse a braccio cose sue. E’ chiaro
ohe l’emozione e la tensione, e
forse anche la non consuetudine
a parlare in pubblico e poi in
una circostanza del genere, rendevano il tutto ancora più complicato e difficile. Ma anche nel
suo discorso emergeva il fatto
che i mafiosi non potevano più
essere considerati cristiani. « Io
vi perdono — ha detto più o meno Rosaria Costa —; dovete però
mettervi in ginocchio! ». Perché
mettersi in ginocchio? Forse perché, appunto, in Apocalisse 3: 9
i nemici vengono a prostrarsi in
atto di sottomissione davanti all’angelo della chiesa di Filadelfia
che ha serbato la parola di Dio
e non ha rinnegato il suo nome.
Sapeva tutto questo la signora
Costa-Schifano? E’ certo possibile che abbia letto l’Apocalisse;
ed è anche possibile che abbia
parlato in perfetta sintonia con
il cardinale di Palermo. Come è
anche possibile che il suo intervento sia stato concordato in
precedenza e poi da lei pronunciato. Io non credo che questo
cambi molto la sostanza delle
cose che sono state dette e che
mi auguro vengano attuate.
Insomma, il messaggio che ho
colto è questo: una dissociazione
fondata non solo su un’analisi
politica ma su una lettura dell’Evangelo e in una dimensione
assoluta, escatologica, tra la Chiesa cattolica in Sicilia e la mafia.
Questa dissociazione, irreversibile, è stata proclamata in due modi: dal cardinale nel pieno della
sua autorità e « potenza », da una
giovane vedova nell’ impotenza
del suo pianto. Questa seconda
voce lascerà una traccia nella
storia.
Luciano Deodato
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fede e cultura
5 giugno 1992
INCONTRO COMUNITARIO A BETHEL
MUSEI PROTESTANTI
Sacerdozio universale “Resistere ieri
e diaconia
Paolo Ricca: il sacerdozio universale rovescia la concezione della
chiesa che da gerarchica diviene comunitaria - La chiesa è diaconia
resistere oggi”
Nel colloquio europeo ricordata l’importanza
della storia nella ricerca dell’identità della fede
Organizzato dal XV circuito, si
è svolto un incontro delle comunità del Sud. Il primo maggio
sono convenuti a Bethel gruppi
provenienti da tutte le comxmità
del circuito (Messina, Reggio,
Catanzaro, Cosenza e Dipignano); ma anche da Riesi, Cerignolla e Foggia.
La chiesa di Dipignano era presente con il suo simpaticissimo
gruppo di scout, di recente formazione. Da Catanzaro, oltre a
membri della comunità, tra i
quali Rosario Olivo, erano convenuti un buon numero di filopentecostali e di cattolici di base.
L’ampiezza della partecipazione è dovuta soprattutto al fatto
fche il tema del convegno, « Sacerdozio universale e diaconia
in vista dell’evangelizzazione », è
stato affidato al prof. Paolo Ricca dal cui contributo è emerso
che il sacerdozio universale è
una delle cose più rivoluzionarie
del Nuovo Testamento, tanto che
si può dire sia morto poco dopo
la nascita: non se ne ha infatti
più alcuna traccia letteraria a
partire dal secondo secolo. E’
stato Lutero a risuscitare il sacerdozio dei credenti, reiscrivendolo nella bandiera del cristianesimo, ma senza tradurlo in pratica.
Il sacerdozio universale è rivoluzionario perché da un lato
comporta l’eliminazione del sacerdozio come categoria, e dall’altro la sua socializzeizione.
11 cristianesimo ha abolito la
figura del sacerdote perché ha
abolito il sacrificio; quando il
sacerdote non offre più il sacrificio del popolo ma, come nel
Nuovo Testamento, offre se stesso in sacrificio, non c’è più né
sacerdote né sacrificio. Non c’è
più sacrificio perché non c’è più
niente da offrire: il sacerdote ha
offerto se stesso ed è scomparso nel sacrificio.
Per questo il Nuovo Testamento, che nomina una ventina di
ministeri e carismi nella chiesa,
non parla mai del sacerdote, ma
soltanto del sacerdozio dei credenti, il cui compito, anche in
questo caso, è quello di offrire
se stessi in sacrificio (Rom. 12).
La figura del sacerdote rispunta
a partire dal II-III secolo, quando la Cena viene intesa come
sacrificio. Da allora questa figura contrassegnerà la storia
della chiesa fino alla Riforma,
e oltre nella direzione del cattolicesimo romano.
In secondo luogo il cristianesimo ha socializzato il sacerdozio attribuendolo ai credenti.
Questo significa che in quanto
credenti siamo tutti sacerdoti, in
quanto membri della comunità.
Appuntamenti
Domenica 14 giugno — ROMA: Alle ore 16, presso le suore francescane missionarie di Maria (via Giusti,
12), si tiene l'ultimo incontro promosso dal SAE sulla testimonianza dei
credenti e la diaconia politica. Sandro Magister (saggista e giornalista
dell'« Espresso «), Debora Spini (metodista) e Giuseppina Paterniti (giornalista, volontaria Caritas), parleranno sul
tema: Le giovani generazioni e la diaconia politica: tra ricerca di senso e
nuove possibilità. L'incontro fa anche
parte di una giornata comunitaria.
10-25 agosto: IMCTOUR organizza un
viaggio alla scoperta del Kenia, paese in cui coesistono nella tolleranza
un certo numero di religioni e credenze. I posti sono limitati a 30 persone. il costo è di L. 3.400.000. Per informazioni: Centro di animazione Missioni della Consolata, corso Ferrucci
14 - 10138 Torino. Tel. 011/441044.
E’ infatti la comunità cristiana
il soggetto collettivo che raggruppa in sé, eredita ed esercita le
funzioni attribuite al sacerdozio.
Quando la 1” epistola di Pietro
parla di « reai sacerdozio » si
riferisce appunto al sacerdozio
comunitario. Pertanto nella comunità in quanto corpo di Cristo tutti possono fare tutto, nessuno è escluso da nulla.
La portata del sacerdozio universale è enorme, segna la fine
dell’episcopato come dottrina
portante della chiesa: la pienezza del sacerdozio non è nel vescovo, ma nella chiesa locale.
Per questo la Riforma ha combattuto la distinzione tra sacerdozio ministeriale e sacerdozio
comune: c’è un solo sacerdozio
perché c’è im solo battesimo. Lutero diceva che, in quanto battezzati, anche se semplici fabbri,
calzolai, contadini siamo tutti
consacrati preti, vescovi e papi.
La dottrina del sacerdozio universale segna inoltre la fine del
principio gerarchico. La concezione piramidale della chiesa implica una distribuzione del potere e quindi del ministerio. Con
il sacerdozio universale tutta la
chiesa si organizza a partire dalla congregazione locale: chi è
battezzato ha la pienezza della
ministerialità e quindi può perdonare, amministrare il battesimo, presiedere la Santa Cena.
Non c’è più il monopolio del vescovo; ogni privatizzazione è
esclusa, anche quella del semplice credente considerato a prescindere dalla comunità cristiana.
La dottrina del sacerdozio universale, pur essendo stata risuscitata dalla Riforma, non è poi
stata tradotta in pratica: le dorine sono state escluse dal ministerio; il monopolio pastorale ha
creato nei fatti qualcosa che
contraddice la socializzazione,
mentre la sua professionalizzazione gli ha conferito, anche se
non fondato sacramentalmente,
un certo potere.
Nel quadro del sacerdozio universale l’evangelizzazione si configura come una mobilitazione
dei credenti in quanto sacerdoti:
la più autentica evangelizzazione
è quella che fa il credente nella
consapevolezza di essere, come
membro della comunità cristiana, il sacerdote di Dio, il riflesso della sua presenza. Facilmente siamo portati a pensare
di non avere i doni per tale compito, ma il dono in realtà è costituito da noi stessi: siamo noi
il dono per l’altro attraverso la
Parola di Dio e con la Parola
di Dio. Abbiamo infatti una lingua per benedire (lettera di Giacomo), le mani per dare, piuttc>
sto che per ricevere, e gli occhi
per vedere il prossimo alla maniera di Cristo. Evangelizzare in
questo senso è la nostra esistenza ed il nostro modo di vivere.
Ma poiché il sacerdozio è un fatto collettivo, il culto è il grande
momento dell’evangelizzazione:
l’estraneo che entra deve essere
preso dal senso che veramente
Dio è in mezzo a noi (1 Cor. 14:
25). E’ per questo che dobbiamo
studiarci di far sì che i nostri
culti abbiano più coralità, più
libertà, più senso di comunione
orizzontale e siano più gioiosi.
La parola « diaconia », nuova
alle nostre orecchie, è invece antichissima perché è la parola
che Gesù ha scelto per descrivere il suo ministerio. Egli si è
definito « diacono » (Luca 22: 27),
un titolo che nessuno gli ha dato e che, anzi, neppure oggi nessuno gli dà: è stato, infatti, subito rimosso con l’altro titolo.
quello di servitore dell’Etemo
(Is. .53), di cui si ha un’ultima
menzione nella Didaké (95 d.C.).
Nel Nuovo Testamento la diaconia è una categoria di base per
descrivere l'esistenza stessa della chiesa: la chiesa è una diaconia e tutti quelli che vi lavorano sono diaconi. Diaconia non
designa quindi una funzione particolare: i diaconi di Atti 6 non
sono dei semplici addetti alle
mense, ma dei veri apostoli della Parola. In questo contesto il
Nuovo Testamento conosce anche il ministerio femminile:
Rom. 16: 1 ricorda la diaconessa Febe della chiesa di Cencrea.
Con il prevalere della confessione di fede « Gesù è il Signore» si perde totalmente la dialettica del servo e allora la diaconia, per una sorta di mutazione genetica, diventa esercizio di
potere. Nelle lettere pastorali e
dal II secolo in poi il diacono
designerà una funzione particolare e lo stesso ministerio femminile, ultimo rifugio della donna, scomparirà del tutto; anzi
il diaconato finirà, col tempo,
per designare l’ultimo gradino
per diventare prete. Sarà la Riforma a risuscitarlo come ministerio particolare.
Qggi si assiste alla dilatazione
della nozione di diaconia e ci
stiamo avviando verso il suo recupero come categoria di base
di tutta resistenza della chiesa
e non solo come attività settoriale.
Ma che rapporto ha la diaconia con l’evangelizzazione? Matteo 25 (« Ebbi fame e mi deste
da mangiare... » ecc.) è il grande
manifesto della diaconia cristiana. Non si tratta della semplice
assistenza che la chiesa, d’altra
parte, ha sempre fatto. Oggi che
abbiamo capito il nesso tra sofferenza e società ed abbiamo ima
coscienza politica più avvertita,
possiamo impostare un discorso
diaconale molto più radicale:
diaconia è anche politica. La
chiesa viene quindi investita di
una grande responsabilità e deve attrezzarsi in conoscenze e
competenze per potere svolgere
il suo compito. Matteo 25 ci dice che Gesù è lì dove ci sono
i problemi del nostro prò; simo:
egli è lì ad attenderci sì ( he da
evangelizzatori noi dive.i tiamo
evangelizzati; infatti, andando ad
incontrare il profugo, noi incontriamo Cristo e Cristo ci evangelizza.
Giovanni Lento
Sotto i castagni di Bouschet
de Pranles, dal 30 aprile al 3
maggio ha avuto luogo il settimo « Colloquio dei Musei protestanti », U secondo a carattere
europeo. Il tema del Colloquio
era Résister hier, résister aujonrd’hni.
Chissà se Marie Durand, quando espresse la sua scelta di vita incidendo « Résister » nella
Torre di Costanza, avrebbe mai
immaginato che il suo grido non
sarebbe stato soltanto un richiamo per i contemporanei ma anche un monito per noi protestanti che oggi ne raccogliamo l’eredità?
Chi ha lottato ha vissuto la
storia pressato dai problemi del
momento, ma ci ha anche lasciato una memoria morale e
materiale. Se ci sentiamo compartecipi di questi tesori, ne sentiamo anche profondamente la
responsabilità: come gestire questa eredità, senza trasformare i
personaggi in eroi e gli oggetti
e le memorie materiali in reliquie o solo in musei? E’ indubbiamente molto difBcile pensare
una o più risposte a questi interrogativi, e sarebbe senz’altro
troppo pretendere di trovarle in
tre giorni di colloqui e confronto. I vari interventi sull’argomento hanno tuttavia dato importanti spunti di riflessione anche per l’organizzazione dei vari
musei.
Il prof. Gamonet ha presentato « Pierre et Marie Durand dans
leur siècle », ponendo l’accento
sul fatto che la ricostruzione e
la trasformazione in museo della casa dei Durand è nata dalla
coscienza dell’importanza di ritrovare la propria storia: la fede è fragile ed ha bisogno di
radici.
Nella relazione della signora
SouUier su « Les femmes pendant la période du Désert » è
stato rivendicato il peso che le
donne hanno avuto nella lotta
nonviolenta. E’ da considerare
anche l’opera discreta ma incessante di molte che, pur avendo
formalmente abiurato, assicurarono nell’ambito familiare la
continuità della testimonianza.
Si può ben comprendere la preoccupazione di un prete che si
lagnava come in una notte queste donne riuscissero a distruggere il lavoro di settimane di
catechismo. Altro aspetto sconcertante fu il sorgere di « profetesse » in un momento in cui
pastori o responsabili delle chiese erano stati esiliati, imprigionati o uccisi. Chiamate « anges »,
giovanissime, in sogno, seguendo
Claudiana editrice
NOVITÀ’
Nella « Piccola Collana Moderna » è uscito il n. 67 ;
DENIS MiUELLER
Il fascino deH’astrologia
pp. 84, L. 12.(KX)
L’eccezionale successo dell’astrologia, che occupa ormai
tutti i mass media e perfino il telefono, lancia una sfida sia
alla scienza che alle fedi religiose. L’autore, docente di etica
a Losanna, non vuole scatenare una « caccia alle streghe », ma
conoscere il fenomeno e capire il perché dello strano fascino
che esercita l’astrologia sull’uomo d’oggi. Poi viene anche il
momento della critica, pacata e profonda, condotta sul metro
della libertà dell’essere umano, assicurata dall’Evangelo.
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tei. 689804
C.CJ.A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 006C1V00012
la liturgia del culto, trasmettevano un messaggio di pentimento e liberazione.
E’ stato emozionante entrare
nella casa dei Durand; ci ha accompagnati suor Mioheline, che
qui vive e che ci ha detto: « Anche se isolata, in questa casa
non mi sento sola; è stata una
casa di preghiera e nella preghiera io mi sento in comunione con
chi l’ha abitata prima di me ».
Toccante il lungometraggio
« Les prisonnières », proiettato
durante una serata pubblica, sulla vita, sulle scelte e gli interrogativi delle prigioniere nella Torre di Costanza, dove, insieme a
molte altre. Marie Durand rimase per 38 anni.
La presentazione di nuove
esperienze museali in Francia,
in Germania e in Cecoslovacchia
è stata molto interessante. Notevole è stato per noi scoprire
che in diverse realtà l’ente pubblico interviene efficacemente in
aiuto ai comitati che si propongono di conservare la memoria
storica, provvedendo alla ristrutturazione dei locali e alle spese di esercizio, proprio perché
tale memoria è ritenuta patrimonio di tutti.
Molto è stato detto su « resistere ieri »; sul « resistere oggi »
sono state date alcune indicazioni durante la conferenza del pastore Stewart, presidente della
Federazione protestante di Francia, che non ha tuttavia fornito
soluzioni del tutto convincenti.
La densità dei lavori non ci
ha permesso di gustare maggiormente l’aflettuosa e fraterna
ospitalità di cui siamo stati circondati. Siamo profondamente
grati al comitato organizzatore,
alle comunità locali, al coro che
ha inserito in repertorio canti
in italiano.
L’Ardèche, come era per noi
qui, è terra di castagni, ora quasi tutti immancabilmente secchi
nella parte superiore, ma che
tuttavia si ostinano a ricacciare
nuove fronde.
Adriana Perotti
Centro
culturale
valdese
Chiesa e stato
E’ uscito il volume degli atti del 6° colloquio che ha avuto
luogo lo scorso anno a Torre
Penice alla stessa epoca. Si tratta di un fascicolo in offset di
una settantina di pagine molto
accuratamente stampato, che
contiene le relazioni tenute al
Convegno e il sunto dei dibattiti. Il tema, come si ricorderà,
era costituito da una presentazione dei rapporti tra chiesa e
stato in Italia.
Trattano questo argomento
Luisa La Malfa, Luciano Musselli e Paolo Gay. A questo tema
generale si affiancava una riflessione più particolare sul Museo
di Torre Pellice e il rapporto fra
questa attività e la comunità valdese, tema trattato da Bruna
Peyrot e Daniele Jalla.
La seconda parte del fascicolo è dedicata ad un dibattito più
specifico sui musei protestanti,
il loro utilizzo come strumento
di diffusione culturale e come
luogo di testimonianza evangelica.
Il fascicolo è in vendita presso il Centro al prezzo di lire
15.000.
3
5 giugno 1992
commenti e dibattiti
DOPO IL « CASO MILANO »
Da quando...
Perché la libertà non dovrebbe essere
congiunta alla nostra responsabilità?
Da quando Milano si è
scoperta anch’essa tangentopoli, è aumentato il numero e si è alzato il tono
della voce dj quanti protestano giustamente contro
il « sistema », contro la disonestà di politici corrotti (ma chi li ha eletti e rieletti e ancora rieletti?),
contro una situazione che
sembra ormai difficilmente modificabile, tanto si è
radicata come mentalità e
come costume. Vorrei sinceramente che le scritte di
solidarietà nei confronti
del giudice Di Pietro, comparse sui muri e su, qualche monumento di Milano,
non fossero più l’indice di
uno sfogo quanto il segno
di una speranza destinata
a crescere, a prendere corpo, ad attivarsi.
Ma voglio tornare alle
voci di protesta. Uno dei
bersagli di queste voci è
la « partitocrazia »: se capisco bene, la trasformazione dei partiti da luoghi
di aggregazione ideologica,
finalizzata a raccogliere
consenso per governare, a
botteghe indecorose dove
tutto si trova fuorché il
senso del limite e del pudore. Si invoca dunque la
fine del potere, anzi, dello
strapotere dei partiti; e
possibilmente il loro ritorno a quei luoghi di aggregazione ideologica (diciamo
pure ideale) che avrebbero
dovuto rimanere. Una conversione.
I nemici della
« partitocrazia »
Quel che mi preoccupa
im poco è che alzino la
voce contro la « partitocrazia » non semplici cittadini
vittime di un sistema sul
quale peraltro non hanno
esercitato la vigilanza possibile e dovuta, ma proprio coloro che hanno contribuito attivamente a trasformare i partiti in centri di interesse e di potere.
E che cosa si può sperare
che propongano? La fine
della « partitocrazia »? la
conversione? il ravvedimento? magari! Ho purtroppo il sospetto che non
sia cosi e che si proponga, molto più praticamente, la fine, la soppressione
dei partiti: beninteso, di
quelli altrui.
Ma, se si .sopprimono i
partiti, che cosa resta della democrazia?
Su questo non sarebbe
male riflettere, e non lasciarsi trascinare dalle voci un po’ ridicole e un po’
demagogiche che propongono (senza necessariamente dirlo) soluzioni « forti »
e moralizzatrici.
Perché la libertà democratica non potrebbe coniugarsi con un po’ di onestà? Da quando la Polonia,
tramite qualche suo figlio
importante, è diventata faro di civiltà, popoli e na
zioni prima senza orientamento morale e senza principi etici sono oggetto di
attenzioni, di richiami, di
consigli e di prediche da
parte di chi ritiene di doverli conformare al « modello ». « Per il loro bene »,
non c’è bisogno di aggiungerlo.
E così mons. Angelini
auspica anche per il nostro povero e corrotto paese una soluzione polacca:
l’obiezione di coscienza di
massa, da parte dei medici, contro l’indecente ”194”.
L’auspicio è espresso in
maniera decisa, tanto è vero che si adombra anche
il_ suggerimento della radiazione daH’albo dei medici per coloro che vorranno ostinarsi a restare nelle
tenebre.
Fa piacere scoprire che
forze religiose che hanno
faticato non poco a cogliere il valore dell’obiezione
di coscienza al servizio militare l’abbiano scoperto
così presto per altre cose;
e l’abbiano tanto valoriz^
zata da volerla imporre.
L’ipocrisia
immorale
Quel che non fa niacere
è constatare l’ipocrisia immorale che sta dietro simili posizioni. Per carità:
non caldeggio l’aborto per
nessuna donna: e per quel
poco che capisco mi pare
che si tratti quasi sempre
di un dramma che determina lacerazioni durevoli
e profonde. La ”194”, come
non sanno quelli che non
lo vogliono sapere, non è
affatto una licenza di uccidere. ma Un argine all’aborto clandestino e ai
profitti che su di esso si
possono fare. Assumere le
posizioni che ha assunto
mons. Angelini è, mutatis
mutandis, la stessa cosa
che rimediare alla corruzione dei partiti sopprimendoli. Nell’uno e nell’altro caso, le forze sane e
moralizzatrici si candidano come idonee a prendersi cura dei cittadini e delle
cittadine minorenni. Non
occorre darsi la fatica di
pensare, il privilegio di riflettere, la libertà di decidere (anche soffrendo):
c’è chi sa qual è il nostro
bene, in sede politica e in
sede sociale, come in sede
personale e in sede etica.
Ancora una volta, con
tanti saluti alla libertà.
Da quando abbiamo conosciuto l’evangelo, noi
sappiamo di « essere stati
chiamati a libertà ». A
quella libertà che è dono
di Dio e che si congiunge
con la responsabilità che
abbiamo diritto e dovere
di portare davanti a lui
per le nostre scelte. « Non
lasciamoci mettere sotto il
giogo della schiavitù »
(Gal. 5: 1).
Salvatore Ricciardi
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PENA DI MORTE
E noi, non abbiamo
niente da dire?
E' un mio fratello...
Qualche anno fa ha ucciso un uomo. Era
a una festa fra amici. Non gli venne in mente niente di meglio che attaccar briga per
una questione di ragazze; dalle parole quasi
scherzose alle parole più gravi il passo è stato breve, e più breve ancora è stato passare
alle mani. Un pugno troppo forte, un amico
cade a terra. E non si rialza più.
Chi sbaglia deve pagare. E’ giusto.
Hanno deciso che l’ha fatta troppo grossa per poterlo perdonare; bisogna toglierlo
di mezzo.
Oggi l’hanno ammazzato. L’hanno fatto
accomodare su una sedia, al centro di una
stanza spoglia e fredda e l’hanno legato.
Non perché non possa scappare, ma perché
non si agiti troppo al momento buono. Già,
perché non è poi così semplice ammazzare
un uomo.
E’ una bella invenzione, però, quella sedia: è bastato farlo sedere, legarlo perché
stesse ben fermo, aspettare che il boia gli
avesse attaccato gli elettrodi alla testa e alle
gambe, gli mettesse il cappuccio, uscisse e
girasse l’interruttore. Poi, hanno aspettato.
La corrente ha cominciato a scorrergli dentro, a percorrergli muscoli, nervi e vene;
ecco che — mi hanno spiegato — il sangue si
scompone negli elementi che lo costituiscono, liquidi e gassosi (i chimici la chiamano
elettrolisi), e intanto si riscalda; in poco tempo raggiunge e supera i cento gradi, è come
un fuoco che morde da dentro, che non si
può spegnere né limitare. La faccia di questo
mio fratello sfigurata in una smorfia di sofferenza indicibile non l’ha vista nessuno, c’è
il cappuccio apposta, e le sue grida di dolore
non si sentono, da dietro il vetro attraverso
il quale lo stanno guardando... del resto, così
legato, non poteva far altro che torcersi un
poco.
Ma non troppo, non è carino.
Se va bene, te la cavi in pochi minuti,
se no...
C’è chi comincia a bruciare prima di esser morto. Sarà per questo che quella stanza
è così spoglia?
Del resto, chi sbaglia, deve pagare. E’ giusto.
Non so come si chiamava, ma era un mio
fratello... Era...
Mi ricordo di aver letto, tempo fa,
queste parole: « Ora tu sei maledetto,
respinto dalla terra bagnata dal sangue di tuo fratello, che hai ucciso. Caino
disse al Signore: ”Il mio castigo è troppo grande, come potrò sopportarlo?
(...) Chiunque mi troverà potrà uccidermi”. Ma il Signore gli rispose: ”No,
chi ucciderà Caino sarà punito sette
volte più severamente”. E il Signore
mise un segno su Caino: se qualcuno
rincontrava, non doveva ucciderlo »
(Gen. 4: 11-15).
E noi, da che parte
stiamo?
Vogliamo metterci
al posto di Dio?
Chiese ev. valdesi e metodiste XV Circuito
Chiesa ev. valdese di Dipignano
Gruppo Scout « Dipignano I »
LETTERA
Buon lavoro
presidente
Al Presidente della Repubblica
On. Oscar Luigi Scalfaro
Palazzo del Quirinale
Roma
Signor Presidente,
nel giorno che segue quello della Sua elezione,
mi è gradito porgerLe un voto augurale a nome
della Tavola valdese, l’ente esponenziale della
Chiesa evangelica valdese, Unione delle chiese
metodiste e valdesi.
Da credente a credente, mi piace esprimere
questo voto augurale con una parola biblica, quella indicata per il giorno della Sua elezione dalla
raccolta di testi biblici giornalieri dei Fratelli
moravi:
« Cercate il bene e non il male,
onde viviate » (Amos 5, 14).
Ella ben conosce la scelta di vita indicata in
questo appassionato appello del profeta che più
di ogni altro nella tradizione giudeo-cristiana ha
predicato una via di rigore morale. Possa questa
scelta essere riproposta oggi al nostro popolo, anche attraverso di Lei e mediante la Sua autorevole
guida, in un tempo in cui più che mai ve n’è
urgente necessità.
Nella certezza che Ella saprà incarnare le conseguenze etiche della fede cristiana in un contesto
di laicità, di tutela del pluralismo e di aconfessionalità dello Stato, La prego di gradire i sensi
della mia più alta considerazione.
Franco Giampiccolì
Moderatore della Tavola valdese
Roma, 26 maggio 1992
DIALOGO CRISTIANI-EBREI
Tutti figli
amati da Dio
Spunti di riflessione che possono guidarci nei nostri rapporti ecumenici
E’ apparso recentemente
su « La Stampa » (20/5/’92)
un articolo di Arthur
Hertzberg, copresidente
l’Associazione per il dialogo tra ebrei e Vaticano e
professore alla New York
University (oltre che rabbino, come emerge dall’articolo stesso), dal titolo
« Il Messia dirà chi ha ragione ».
Lo scritto in questione
ci può interessare, anche
se rivolto inizialmente al
cardinale Ruini, in quanto
l’autore mette in evidenza,
come punto specifico che
10 interessa nel dialogo con
11 suo interlocutore, l’identificazione o meno del Messia con la persona di Gesù Cristo. In un tempo in
cui si tende a smussare
ogni convinzione egli afferma: « Coloro che credono in una verità rivelata che discenda da Dio
non possono essere dei relativisti ». Su questo piano
egli trova normale, anzi
inevitabile, che tanto il cristiano quanto l’ebreo credano « che l’altro sia in
grave errore » ed aggiunge:
« Il cardinale crede che la
Legge sia incarnata da Gesù; io credo che la Legge
sia racchiusa nei comandamenti della Bibbia ebraica.
Il cardinale venera la croce; io mi inchino al rotolo
della Torah ». Il ragionamento, estendendosi a tutti coloro con cui gli ebrei
intrattengono rapporti fraterni, si sviluppa con l’affermazione e l’auspicio
che — pur con convinzioni tanto diverse — ci si
continui ad incontrare « come degli uguali, tutti figli
amati da Dio ».
Vedo qui un’indicazione
preziosa anche per i rapporti ecumenici fra le varie chiese cristiane c— allargando la visuale, come
lo stesso articolista suggerisce più avanti — anche
tra le diverse « fedi viventi ».
Concludendo il confronto tra le posizioni degli
ebrei e dei cristiani Hertzberg afferma con lapidaria concisione: «Credenti
diversi possono vivere insieme solo Se acconsentono
ad aspettare i giorni del
Messia. Alla fine dei tempi sapremo se il Redentore apparirà sulla Terra
per la prima volta come
credono gli ebrei o per la
seconda venuta come insistono invece i cristiani ».
Il discorso complessivo,
che naturalmente nell’articolo è più ricco ed approfondito, credo possa offrire anche a noi qualche motivo di riflessione, e spronarci a cercare di comunicare con altrettanta
chiarezza e determinazione
i contenuti della nostra fede.
Mirella Argentieri Bein
4
4 vita delle chiese
5 giugno 1992
I CIRCUITO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Dove sono
i giovani?
Preoccupazione per la scarsa attenzione nelle famiglie all’educazione in vista della fede
Una gradita visita
Si è svolta venerdì 22 scorso a
Luserna S. Giovanni l’assemblea
del primo circuito delle chiese
valdesi ; i rappresentanti delle sei
chiese della vai Pellice hanno esaminato le relazioni che il Consiglio e le singole chiese hanno presentato sull’attività dell’anno ecclesiastico che si avvia alla conclusione.
La questione giovanile è stata
la prima esaminata, non nuova è
la «sparizione» di molti giovani
subito dopo la loro ammissione
in chiesa e neppure nuovo è il
fenomeno che vede i ragazzi meL
tere sovente prima delle attività
ecclesiastiche, in particolare l’istruzione religiosa, molti altri
aspetti ; preoccupazione è stata
espressa per il fatto che le stesse
famiglie sembrano lasciar liberi
i figli di seguire o meno l’educazione in vista della fede.
Sempre in tema di giovani è
stato segnalato positivamente
l’avvio dell’attività del nuovo animatore giovanile Massimo Long,
che ha seguito numerosi gruppi
proponendo anche alcune nuove
attività.
L’assemblea del circuito ha discusso brevemente del progetto
di assistenza spirituale nelle opere diaconali della vai Pellice e
della individuazione di im vero e
proprio « cappellano » per gli istituti. Si tratta di un progetto non
nuovo, anzi già presentato in più
occasioni, su cui sarà importante tornare, anche in vista della
formazione di persone adatte a
questo compito; se da un lato la
Tavola valdese ha evidenziato le
difficoltà a sostenere questo incarico destinando ima figura pastorale, l’assemblea ha ribadito
l’importanza di tale progetto.
Una buona parte dell’assemblea è stata dedicata ad una proposta della chiesa di Bobbio Pellice che chiedeva di discutere sul
senso della presenza ai funerali
di bandiere, gagliardetti, picchetti d’onore, divise ecc. Molti sono
stati gli interventi che hanno evidenziato un problema certo non
nuovo ma su cui occorrerà approfondire la riflessione ; di fronte ai mutamenti culturali, spesso
esterni alla vita della chiesa, come riuscire a mantenere una te
stimonianza fedele alla Parola,
all’annuncio di salvezza? Come
riuscire a mantenere nello specifico, quella sobrietà che dovrebbe caratterizzare una sepoltura cristiana?
Non è stata detta una parola
definitiva, ma si è chiesto alle
chiese di riflettere ulteriormente
sul problema, raccomandando
comunque in ogni caso la « sobrietà », concetto che durante
l’assemblea è più volte emerso
nei vari interventi.
I progetti
per Villa Olanda
L’assemblea ha poi udito .una
relazione della prof. Franca Coìsson, relatrice della commissione
che riferirà al prossimo Sinodo
sulle prospettive di Villa Olanda
di Lusema S. Giovanni, casa per
anziani sul cui futuro dovrà quest’estate essere detta una parola
definitiva.
Si stanno definendo le linee
dei tre progetti possibili (casa
per anziani autosufficienti, casa
per anziani in parte non autosufflcienti, casa per accoglienza di
rifugiati non disgiunta dal recupero della casa in una prospettiva di progetto di ecosviluppo
della valle, dunque di struttura
ricettiva per stages o turismo); i
costi mutano in modo significativo a seconda delle scelte che
verranno effettuate, anche se specie nella seconda e terza ipotesi
è probabile un intervento cospicuo dell’ente pubblico. Coisson
ha concluso ricordando che il lavoro è molto, i dati da ottenere
e confrontare pure, per cui è probabile che solo al Sinodo si riesca ad avere un quadro completo
delle prospettive.
In chiusura è stato eletto il
Consiglio di circuito; confermato il sovrintendente, past. Claudio Pasquet, confermati i membri del Consiglio Ruggero Marchetti, Damele Varese, Aldo Lausarot, è stata aggiunta anche
Valeria Fusettl, di recente stabilitasi ad Angrogna.
Piervaldo Rostan
ASSEMBLEA IV CIRCUITO
Problemi pastorali
Difficoltà per le chiese di Chivasso e Coazze
- Buon esito invece per gli incontri giovanili
Sabato 23 maggio, nella piccola chiesa di Susa, alla presenza
di una trentina di persone, si è
tenuta l’Assemblea del IV Circuito. L’assemblea ha approvato la relazione del Consiglio
uscente e ha discusso con partecipazione i problemi pastorali
delle chiese, soffermandosi, in
particolare, su Chivasso e su
Coazze.
Il pastore Eugenio Bernardini
ha poi dato alcune informazioni sul giornale « Riforma », sul
documento sull’ecumenismo e
sul progetto riguardante il riordino degli organismi assembleari intermedi (Circuiti e Distretti). Ancora il pastore Bernardini, insieme al pastore battista
E. Paschetto, ha dato relazione
del corso di formazione per i
ministeri locali di Torino, a cui
risultano iscritti circa 30 membri delle chiese BMV.
Visto il buon esito del convegno dei catecumeni del Circuito,
tenutosi a Viering il 17 maggio
e animato da F. Taglierò, l’assemblea ha chiesto al Consiglio
di ripetere Tiniziativa nel prossimo anno. Anche l’incontro per
i bambini delle Scuole domenicali, tenutosi contemporaneamente a quello dei catecumeni
e coordinato dal past. C. Milaneschi, ha avuto successo e verrà ancora organizzato in futuro.
L’assemblea, infine, ha rieletto il Consiglio (D. Perini, sovrintendente, C. Carugati, L. Monaya, G. Rossetti e D. Pons,
membri) e ha indicato in Chivasso la sede dell’incontro autunnale, che sarà dedicato in
prevalenza allo studio del documento sull’ecumenismo.
F. T.
BOBBIO PELLICE — Dal 14
al 17 maggio abbiamo avuto come graditissimi ospiti oltre 40
persone provenienti da Thun
(Svizzera), guidate dal past.
Thierry Benotmane, che esercitò qui il ministero pastorale per
la durata di un anno, circa una
decina d’anni fa. Gli ospiti hanno soggiornato presso il Castagneto.
La sera del 15 ha avuto luogo nel nostro tempio un concerto vocale e strumentale. Guidata da Marco Poèt, la parte
vocale è stata tenuta dalla nostra Corale Bobbio/Villar con la
partecipazione di un notevole
gruppo di voci miste degli amici svizzeri. La parte strumentale è stata tenuta dal Gruppo
flauti con la partecipazione di
molti elementi svizzeri. A fine
concerto la nostra Corale ha offerto un rinfresco. La sera del
16 vi è stata un’agape con questo gruppo, cui hanno partecipato anche alcuni membri della nostra comunità. E qui ringraziamo le sorelle dell’Unione
femminile che, coadiuvate come
sempre anche da alcuni uomini, hanno preparato il menu,
molto apprezzato da tutti.
Il culto bilingue di domenica 17 ha registrato la partecipazione di alcuni italiani e svizzeri, che si sono avvicendati nelle letture bibliche e nello svolgimento della Cena del Signore.
Anche il Gruppo flauti ha svolto la sua parte di collaborazione.
• All’età di 17 anni William
Moras, di Luigi e Lidia Bonjour,
residente a Brandizzo, ha perso
la vita in un incidente stradale.
Iscritto all’AIDO (Associazione
italiana donatori organi), William ha consentito ad altre sette persone totalmente sconosciute di continuare a vivere attraverso il trapianto di alcune parti del suo corpo.
L’Evangelo della resurrezione
e della vita nuova in Cristo è
l’unica e vera consolazione per
tutti noi.
Grazie!
VILLAR PELLICE — Una parola di viva gratitudine a tutti
MI CIRCUITO
Coordinare
meglio
le corali
L’assemblea del III Circuito,
riunita a Pomaretto venerdì 22
maggio sera, ha risentito forse
più degli scorsi anni di una stanchezza che si va accumulando
di anno in anno nella cerchia
dei « fedelissimi », che si sentono sempre più in prima linea
senza rincalzo nelle retrovie. In
questa situazione sembra che
sia già tanto razionalizzare e
proseguire nelle attività di routine e far fronte agli impegni
per i servizi generali della chiesa alle Valli che, a rotazione,
ognuno dei circuiti o delle comunità è chiamato ad assumersi.
Pertanto, due sono state le decisioni di maggior rilievo: quella di avere un maggior coordinamento delle corali a partire dall’autunno prossimo, in modo da
non lasciare isolate le più piccole e da poter unire le forze
senza difficoltà in caso di manifestazioni comuni; quella di
collaborare con la chiesa di Villasecca per l’organizzazione logistica della giornata del XV agosto.
Confermato aH’unanimità il
Consiglio di circuito: Lucilla Peyrot, sovrintendente; Flavio Micol, Dario Richard, Nella Tron
Menusan e Liliana Viglielmo,
membri.
coloro che con doni o con prestazioni di manodopera hanno
collaborato alla buona realizzazione del bazar dell’Unione femminile; in particolare alla panetteria Gönnet per la solidarietà
fraterna manifestata una volta
ancora e per aver messo a disposizione le proprie attrezzature per la produzione dei dolci.
• Le componenti l’Unione
femminile hanno terminato la
loro attività con una gita nel
vallone di Pramollo, dove hanno partecipato al culto con la
comunità locale e poi, nel pomeriggio, fraternizzato con le
sorelle di quell’unione, alle quali va un grazie di cuore insieme
al pastore Ruben Vinti per la
calda accoglienza tributataci.
• Ringraziamo sentitamente il
predicatore locale Umberto Rovara e il pastore Giorgio Tourn
per la loro disponibilità e
per il messaggio rivolto nei culti che hanno presieduto.
Agape fraterna
ANGROGNA — Il 7 giugnO', domenica di Pentecoste, avrà luogo per la nostra chiesa la giornata di fine attività. Ci ritroveremo alle ore 10,30 nel tempio
di Pradeltorno per il culto con
Cena del Signore. Seguirà alle
12,30 un’agape fraterna presso i
locali della Foresteria La Rocciaglia e poi, dalle ore 15, un
incontro degli anziani del Concistoro con i responsabili dei
vari gruppi di attività della chiesa per un bilancio dell’anno che
si chiude e un inizio di programmazione per il nuovo anno ecclesiastico che inizierà in ottobre.
• Domenica 24 maggio, nel
tempio di Pradeltorno, il culto
della nostra comunità è stato
caratterizzato ed allietato dal
battesimo del piccolo Diego Malan, presentato dai genitori Mario e Lilian Bertinat.
Invochiamo la benedizione del
Signore su Diego e rinnoviamo
ai suoi genitori e ai suoi cari
il nostro impegno a sostenerli
come comunità e come singoli
credenti nella testimonianza di
vita e di fede che, tutti, ci siamo assunti di dare a questo piccolo.
• In questi ultimi giorni abbiamo annunziato Tevangelo della risurrezione ai funerali dei fratelli Stefano (Tienin) Malan e
Danilo Musso, mancati all’età di
82 e di 71 anni.
Alle vedove, ai figli e a tutti
i loro cari esprimiamo la nostra solidarietà nella speranza
che nasce dalla fede.
Lutto
POMARETTO — Il messaggio della resurrezione in Cristo
è stato annunciato in occasione
del funerale del giovane Roberto Allemandi, deceduto in seguito ad un incidente all’età di 21
anni; la comunità, presente numerosa insieme agli amici di Roberto, ha voluto dimostrare la
sua solidarietà alla famiglia.
• La comunità dà il benvenuto
a Nicolò Refourn, di Daniele e
Monica Davie.
Deputazioni
VILLASECCA — L’assemblea
di chiesa del 24 maggio ha ascoltato la relazione morale del Concistoro per l’anno ecclesiastico
1991/’92 e ne ha approvato l’operato.
Ha inoltre eletto i propri deputati alle prossime assemblee
generali: Linda Menusan per il
Sinodo (Rachele Rostaing supplente) e Rina Menusan e Nella
Tron per la Conferenza distrettuale (supplente Maria Bounous).
Questi deputati, considerando
che gli argomenti sinodali e della Conferenza distrettuale saranno studiati nei culti mensili e
nelle riunioni quartierali, non riferiranno più su questi temi in
un’assemblea di chiesa ad hoc.
Naturalmente, nell’assemblea di
chiesa di apertura dell’anno ecclesiastico in autunno, potranno
essere invitati a chiarire gli argomenti che i resoconti giornalistici non avranno illustrato in
modo soddisfacente per qualcuno. Così, infatti, ha stabilito l’assemblea di chiesa prima di procedere alla votazione.
• Ottimamente riuscito il bazar, organizzato per il 31 maggio dall’Unione femminile. Il cattivo tempo non ha impedito Tafflusso dei partecipanti, che hanno rapidamente esaurito la produzione dei dolci e degli oggetti
destinati alla pesca. Come sempre questa è stata, più che una
occasione per raccogliere fondi
per le iniziative della chiesa, un
momento di incontro e di riallacciamento di rapporti fraterni
di amicizia.
• La gita della scuola domenicale si farà a Massello, domenica prossima 7 giugno, insieme
alla scuola domenicale di Perrero-Maniglia-Massello. Sempre a
Massello è organizzato anche un
campo scuola domenicale per la
settimana 27 giugno - 5 luglio.
Prezzo della settimana: L. 70.000;
per informazioni e iscrizioni rivolgersi al pastore o ai monitori.
• La comunità di Villasecca
partecipa fraternamente al lutto
della compagna di Aldo Menusan, deceduto a Pinerolo ma originario della nostra comunità in
cui ha voluto essere sepolto nel
cimitero di S. Martino, e a quello della famiglia di Giuseppe Gugliebnet del Serre Giors di Fuetto.
Culto dell’Ascensione
PINEROLO — Anche se la festività è stata cancellata dal calendario civile, la chiesa si è riunita giovedì 28 maggio, alle ore
20,45, per ricordare l’Ascensione.
• E’ stata invocata la benedizione del Signore sugli sposi
Mauro Ribet e Monica Avondetto.
• E’ deceduto all’età di 70 anni il fratello Aldo Menusan. Alla famiglia la simpatia cristiana
della chiesa.
Battesimo
FERRERÒ-MANIGLIA — Domenica 24 maggio è stato battezzato il piccolo Dario Ghigo di
Elvio e Livia Poèt; la comunità
ha invocato sul bambino e sulla sua famiglia le benedizioni
del Signore.
Nuovo anziano
PRAROSTINO — L’assemblea
di chiesa convocata il 31 maggio ha esaminato la relazione
morale relativa al trascorso anno ecclesiastico. Il dibattito è
stato abbastanza vivo, sia sull’aspetto della spiritualità che
della cultura, giungendo ad alcune proposte atte a rendere più
efficace soprattutto l’educazione
alla fede nei giovani. La circolare contenente la relazione morale presenta ogni settore di attività in modo completo, cercando di valutare i risultati di ognuna. Per la comunità vale la pena di considerare tale circolare
come un documento valido per
comprendere il cammino fatto,
ma anche per decidere cosa si
vorrà fare nel prossimo anno,
con l’aiuto di Dio.
• Come nuovo anziano per il
quartiere del Collaretto: l’assemblea ha eletto all’unanimità la
sorella Claudìna Bertalot Robert,
la quale entrerà nel Concistoro
di Prarostino con gli anziani
eletti, o rieletti, nell’assemblea
di chiesa del mese scorso.
5
5 giugno 1992
vita delle chiese
LA TAVOLA INFORMA
CORRISPONDENZE
Via alla trattativa sull'87„o Parla e non tacere
Accettata la proposta Andreotti - Verso una commissione di studio
ministeriale con la partecipazione di esperti pagati dalle chiese
Più di un giorno — dei tre
che la Tavola ha riservato per
le sue sedute di maggio a Roma — è stato dedicato alla compilazione della relazione annua
con cui la Tavola risponde al
Sinodo del proprio operato. Resa più agevole nella compilazione grazie alle moderne tecniche
informatiche, la relazione annua
resta tuttavia un intenso sforzo
collettivo, preparato da bozze
sulle diverse parti affidate ai vari membri. La relazione annua
della Tavola è suddivisa nei due
fascicoli a stampa che costituiscono il materiale preparatorio
dei membri del Sinodo, ma il
grosso compare nel primo fascicolo che viene distribuito a metà giugno.
Sì alla procedura
La giornata di sabato 16 maggio è stata dedicata ai rapporti
tra chiesa e stato. La Tavola ha
partecipato la mattina ai lavori
della Commissione consultiva
che si occupa di tali problemi.
Nel pomeriggio — mentre la Tavola proseguiva per proprio conio — ha svolto il suo lavoro,
sotto la presidenza del past. Aurelio Sbaffi, la « Commissione
per la trattativa ». Tale Commissione si occupa in modo specifico dell’attuazicne dell’atto con
cui il Sinodo scorso ha deciso
di richiedere di fruire dell’S per
mille e della defiscalizzazione.
Alla fine dei suoi lavori la Commissione per la trattativa ha incontrato gli altri membri della
Tavola riferendo le proprie conclusioni che in seguite sono state accolte dalla Tavola.
Dalla giornata sono emersi tre
orientamenti precisi.
In primo luogo l’opinione prevalente ha indicato nella sola
materia finanziaria l’oggetto della nuova intesa per la quale la
Tavola si dispone ad avviare una
trattativa. E’ bensì vero che altri argomenti necessitano chiarimenti e indicazioni attuative
(in primo luogo i temi connessi
agli enti ecclesiastici nell’ordinamento valdese), ma da una parte c’è chi dubita che il contesto più adatto per tali chiarimenti sia la trattativa di un’intesa, ritenendo più adeguata una
via amministrativa presso il
competente ministero; dall’altra
c’è chi ritiene che temi di così
vasta portata — su cui noi stessi abbiamo da fare ancora molta strada — rallenterebbero la
trattativa dell’intesa sui problemi finanziari che si vuole agile
e rapida.
In secondo luogo, nell’ambito
di una ricognizione sui problemi generali dell’S per mille e sulle prospettive future, si è precisato che la responsabilità della
gestione dell’S per mille sarà di
specifica competenza della Tavola valdese. Non ancora definito
appare il ruolo che potrebbe
avere il Sinodo, per esempio nel
decidere la destinazione in percentuale del provento dell’S per
mille tra estero e interno, diaconia ecclesiastica e scopi umanitari.
Ma appare certo che della gestione dei fondi dovrà essere responsabile la Tavola senza delegare ad altri organi dell’ordinamento valdese.
In terzo luogo, valutando la
lettera con cui l’on. Andreotti
ha risposto alla nostra ripetuta
richiesta di aprire le trattative
per una nuova intesa (lettera inviata il 13.4, due giorni prima
delle dimissioni del governo), è
stato espresso un parere favorevole all’accettazione della procedura indicata: trattativa tra la
rappresentanza della confessione religiosa e il sottosegretario
alla presidenza del Consiglio sulia base di valutazioni e propo
ste di una Commissione di studio ministeriale con partecipazione di esperti della confessione.
Su tale accettazione ha influito anche la posizione di altre
confessioni religiose che hanno
ricevuto la stessa lettera: luterani e.battisti, ugualmente decisi a procedere. Non ha invece
influito molto il fatto che altre
confessioni evangeliche, come
per esempio l’Esercito della Salvezza, pur avendo chiesto un’intesa non hanno ricevuto risposta.
Al termine della giornata, la
Tavola ha quindi deciso di rispondere positivamente al presidente Andreotti. Lo ha fatto in
seguito il moderatore, dopo aver
atteso la concertazione interevangelica che ha avuto luogo
venerdì 22 nell’ambito della
Comrnissione delle chiese evangeliche per le relazioni con lo
stato. Nella sua lettera il moderatore ha indicato i quattro
membri dellà rappresentanza
della Tavola valdese, due dei
quali sono stati indicati come
esperti.
Preoccupazioni
Con il Comitato permanente
deirOPCEMI la Tavola ha concordato gli aumenti per il trattamento agli iscritti a ruolo e
il preventivo 1993.
In seguito ha esaminato con
preoccupazione l’andamento dell’esercizio in corso.
Le chiese avevano infatti risposto in febbraio in modo incompleto alla richiesta di impegno per il ’92. Il totale degli impegni, espressi o presunti, era
di circa 200 milioni inferiore alle richieste. La Tavola aveva
quindi richiesto alle CED di ripresentare alle chiese i possibili obiettivi e di raccogliere un
secondo giro di impegni. Il punto della situazione indica ora
che siamo ancora inferiori di
circa 130 milioni.
La Tavola, che aveva annunciato un anno « facile » per il
1991 (pensionamenti e partenze)
e un anno difficile, il 1992 (nuo
ve assunzioni), non ha ravvisato alcuna possibilità di tagli che
non siano nella carne viva della vita della chiesa.
Non potrà che rimettersi al
Sinodo per avere indicazioni.
Cambi pastorali
Dopo un’intensa attività di
consultazioni la Tavola ha deciso un certo numero di assegnazioni pastorali.
li quadro non è completo per
il fatto che per alcune sedi metodiste si attende il prescritto
parere dell’Assemblea di circuito.
Con decorrenza dal 1“ ottobre
il past. Bruno Costabel è stato
assegnato a Rimini, il past. Samuele Giambarresi a Felonica
Po, la candidata Ursel Konigsmann a Livorno, il pastore Leo
Tautfest (USA) a Torino (comunità di lingua inglese), il pastore Christof Frbschle (Germania)
a Palermo - La Noce, la candidata Elbe Boot (Olanda) a Bordighera-Vallecrosia.
Con la stessa decorrenza la
Tavola ha inoltre collocato in
emeritazione i pastori Iginio Carera e Irene Wigley (quest’ultima riconfermata per un anno
a Agrigento - Grotte) e la diacona Marcella Gay (riconfermata per un anno al Collegio valdese di Torre Pellice). Ha infine
accordato un anno sabbatico al
pastore Sergio Aquilante che si
trasferirà durante l’estate a
Montoro (NA) in vista del suo
successivo impegno nel 13“ circuito.
La Tavola ha avuto infine
l’abituale incontro annuale con
la Commissione per le discipline (CR) dedicato solitamente a
qualche tema particolarmente
impegnativo. Risolto il problema
dell’inquadramento dei diaconi,
è stata quest’anno la volta della Commissione sinodale per la
diaconia il cui progetto Tavola
e ClOy stanno mettendo a punto e il cui statuto è stato appunto discusso con la CR.
A questo incontro ha partecipato anche il vicepresidente della CIOV, Valdo Fornerone.
CONVOCAZIONI
Conferenze distrettuali
I DISTRETTO
Conferenza del I distretto si tiene presso la Chiesa
valdese di Pinerolo nei giorni di sabato 13 e domenica 14
giugno, con inizio alle ore 9 del sabato. Il culto della domenica con la locale comunità sarà presieduto dal past. Franco
II DISTRETTO
• Conferenza del II distretto si tiene sabato 13 e domenica 14 giugno presso la Chiesa metodista di Milano, via
Porro Lambertenghi 28, con inizio alle ore 10,30 di sabato.
1 d’ufficio, past. Renato Coisson, predicherà nel
la Chiesa metodista, e contemporaneamente alcuni pastori
assisteranno, nella Chiesa valdese di via F. Sforza 12/a, al
sermone di prova della candidata al ministero pastorale Ursel
Koemgsmann.
IN DISTRETTO
La Conferenza del III distretto si tiene sabato 13 e domenica 14 giugno presso il centro di Ecumene a Velletri. Il
culto di apertura, sabato alle ore 9,30, sarà tenuto dalla pastora Daniela Di Carlo.
IV DISTRETTO
La Confierenza del IV distretto si svolge venerdi 19, sabato 20 e domenica 21 giugno presso il centro di Bethel a
Taverna (CZ), con inizio il venerdì alle ore 17. Il culto di
apertura sarà presieduto dal past. Giuseppe Platone. I lavori
si concluderanno domenica alle 17.
Tutti i membri di chiesa possono assistere.
ROMA — E’ stata, meglio dire « è », una esperienza veramente interessante e benedetta
che ci ha riportati a quanto è
scritto in Atti 18: 9: « Il Signore disse a Paolo; non temere,
ma parla e non tacere ».
Circa un anno fa il Concistoro di Roma - via IV Novembre,
guardando alla realtà del domani, si sentiva sfiduciato pensando òhe nel prossimo anno (cioè
nel 1992) non si poteva prevedere che vi fosse qualche nuova
ammissione in chiesa; la sorgente del catechismo era asciutta ed all’orizzonte non se ne vedevano altre. Sorgeva allora nei
nostri cuori una preghiera: « Signore aiutaci tu ». Ed un giovane membro del Concistoro, evidentemente come Paolo, ebbe
una visione. Se nelle nostre file
non c’è vita, lasciate che chieda
a Dio di guidarmi fuori dalle
porte di casa. Sapevamo che
quel giovane aveva preso con
profonda serietà l’esortazione di
1“ Corinzi 14: 3: « Profetizza e
parla agli uomini un linguaggio
di edificazione » e tre giorni fa
egli ha chiesto al Concistoro di
poter presentare il frutto della
sua fiducia nelle promesse della Scrittura.
Aveva contattato vari suoi
amici laureati o ancora studenti
universitari che non conoscevano la Chiesa valdese, alcuni altri giovani di origine valdese
ma che dopo la scuola domenicale mai più si erano avvicinati
all’Evangelo e, certo con l’aiuto
del Signore, si era così creato
un gruppo di giovani prefondamente interessati ad approfondire la Parola di Dio. Egli, giovane predicatore locale, aveva così dato vita ad una scuola di catechismo ad alto e profondo livello.
Di conseguenza il Concistoro
ha visto arrivare davanti a sé
per una umile ed estremamente
profonda professione di fede 8
giovani (5 femmine e 3 maschi);
un Concistoro che ha avuto momenti di emozione, di meraviglia, ma soprattutto di profonda riconoscenza al Signore, specie quando — cosa che tanto raramente si verifica in occasione
defie nostre riunioni in chiesa
o in assemblee — questi giovani hanno spontaneamente, uno
alla volta, voluto rivolgere ad alta voce in preghiera al Signore,
la loro gratitudine per essere arrivati a questo incontro.
Anche per il Concistoro è stato « incontro », non solo incontro con questi giovani sorelle e fratelli, ma con il Signore
ohe li ha condotti con noi in comunione dell’accettazione dell’agape della Croce.
La prossima domenica di Pentecoste, Dio volendo, non sarà
per la comunità di via IV Novembre una giornata un po’ triste come si temeva, ma con il
fratello Mario Cignoni che ha
avuto il coraggio e la fede di
prendere sul serio il comandamento del Cristo « parla e non
tacere », piegheremo con profonda riconoscenza le nostre ginocchia davanti al nostro Signore per accogliere tra noi questi
otto giovani che, a noi estranei,
hanno bussato alla porta dell’amore del Padre celeste per entrare, con tanta serietà e con
sentita fede, nella sua chiesa.
Il Signore ci dia che essi siano per noi lievito per interpretare, come forse fino ad oggi
non avevamo saputo fare, il comandamento « parla e non tacere; chi profetizza edifica la
chiesa ».
Una chiesa
ecumenica
SIENA — Quest’anno la nostra chiesa si è aperta ad un’ipotesi di possibile lavoro interculturale con i numerosi stranieri
dispersi nel tessuto cittadino e
nell’entroterra senese. Alcuni
provenienti dal Nord, da nazioni a maggioranza protestante o
quasi, altri dal Sud, dalle chie
se evangeliche africane. In questo momento si sta formando
un coro afro-europeo. Di questa
possibilità dobbiamo anche ringraziare il pastore Preis e la
Chiesa evangelica di Wetzlar per
il dono di un organo portatile.
Questo dono ci è già stato molto prezioso, non solo perché accompagna il coro ed il nostro
canto nel corso del culto, ma
anche perché ci ha permesso di
ospitare due concerti: uno del
coro giovanile protestante della
Chiesa della risurrezione di Essen e l’altro della Corale della
Chiesa valdese di Luserna San
Giovanni. Due momenti molto
belli e profondamente sentiti.
Così la nostra chiesa si apre
alla città ed all’ecumenismo. A
proposito di ecumenismo abbiamo avuto due appuntamenti importanti: il primo un culto ecumenico con i giovani del SAE
che avevano partecipato a « La
Mendola » al gruppo di lavoro
su « Gesù e le donne » ed il secondo una conferenza del prof.
Ricca sul tema: « Autunno dell’ecumenismo? Difficoltà e speranze della cristianità europea
oggi ». La conferenza ha avuto
una profonda ripercussione in
città.
Nel corso dello studio biblico
abbiamo discusso il documento:
« Verso una comprensione comune della chiesa », in cui abbiamo riconosciuto una ricerca
sincera di riconciliazione in Cristo, anche se in alcuni punti lo
abbiamo trovato poco rispettoso della Riforma protestante del
XVI secolo.
Speriamo che il Comune di
Siena accetti infine il progetto
di ristrutturazione della nostra
Casa comunitaria perché con
l’aiuto generoso delle comunità
svizzere e con le sovvenzioni del
Monte dei Paschi di Siena, che
considera i nostri stabili monumenti storici, i lavori potrebbero già iniziare. Ristrutturazione
e storia sono intimamente collegate: questo è un campo d’interesse che abbiamo inaugurato
con la conferenza del prof. Maselli su; « Presenza evangelica a
Siena nel Risorgimento italiano ».
Interculturalità, musica, ecumenismo e storia della comunità locale sono quindi i temi
emersi in quest’anno di lavoro.
Ringraziamo coloro che ci hanno permesso con i loro doni di
evidenziarli e speriamo con l’aiuto del Signore di poter approfondire queste linee di ricerca
per Tediflcazione della nostra comunità.
Società
di studi
valdesi
Notizie
ASSOCIAZIONE
«VAL LUCERNA»
Il Seggio della SSV ha preso conoscenza nella sua ultima seduta della
costituzione di un'associazione, su iniziativa di alcuni soci, volta a promuovere ed organizzare cicli di conferenze a carattere storico e culturale. Ci
rallegriamo vivamente di questa nuova iniziativa il cui programma già si
annuncia estremamente interessante e
formuliamo i più vivi auguri per il
suo successo.
DECESSI
La Società ha perso di recente due
suoi vecchi ed affezionati soci: il sig.
Aldo Costabel, il più anziano dei soci vitalizi ed il pastore Richard Bundschuh di Karlsruhe; legato da profonda
solidarietà alle valli ed al nostro sodalizio gli dobbiamo la traduzione tedesca di parecchi lavori di storia valdese di T. Pons, A. Armand Hugon,
G. Tourn. Ai familiari rinnoviamo la
nostra simpatia fraterna.
6
6 obiettivo aperto
5 giugno 1992
TORINO: SALONE DEL LIBRO
Fiera, mercato
palestra culturale?
Tra il 21 e il 26 maggio si è svolta la V
edizione del Salone del libro. Scenario è stato
l’ex stabilimento Fiat del Lingotto, destinato dal 1983 (mostra sulla Fiat e sui progetti
di riutilizzo della struttura) a iniziative espositive di grandi dimensioni e notevole attrattiva.
Per sei giorni librai, editori, autori, critici
hanno cercato di avvicinare il pubblico, conquistarlo con un’intervista ammiccante, con
le ultime novità. Riuscita in termini « numerici », i’iniziativa non risponde — né è suo compito — all’interrogativo sul rapporto degli
italiani con la parola scritta...
SALONE E REALTA’
I tempi dei libro
In realtà nei sei giorni di Salone si è riscontrato soprattutto
il confronto tra il libro e la realtà. Il sentimento che aleggiava
Su questa isola fugace, questo
microcosmo effimero come tutte le fiere, era quello della distanza e della separatezza rispetto alla vita reale. Un esempio?
Il giudice Falcone, la cui uccisione ha colpito operatori e visitatori. Di lì a poco si sarebbero vendute molte copie del suo
libro, ma una cosa è leggere le
sue riflessioni, una cosa è vedere sui televisori le immagini
della strage (e anche quella del
video, sempre più presente negli stand, non è sempre la realtà
vera).
Altro esempio: i paesi dell'Est
e i loro scrittori. Essi si sono
confrontati in rappresentanza di
ben 12 paesi, ed in vario modo
hanno affrontato un tema. Letterature dell’Est: nuove frontiere per nuovi confini, che ha dato
loro modo di parlare di esilio,
di carcere, di guerra e disperazione, di separazione all’intemo
delle famiglie. Era normale avere dei matrimoni « ibridi », ha
detto il serbo Alexander Tisma;
ma ora gli uomini sposati a donne croate devono sparare sui
croati...
LA PARTECIPAZIONE DELLA CLAUDIANA
Il risultato migliore
Tutti questi scrittori hanno
usato immagini creative e anche
poetiche, metafore efficaci per
descrivere il loro rapporto con
la realtà sociale, politica, quotidiana... Eppure quanto ci si sente distanti da essa, ed impotenti, di fronte alle notizie di massacro che ci giungono giornalmente...
Decisamente è difficile pensare che oggi a quelle popolazioni
sei-va una cultura, serva un letterato, serva studiare. Le emergenze sembrano (e sono, in molti casi in cui è in gioco la sopravvivenza) ben altre. Eppure,
a ben guardare, serve tutto, serve rafforzare una coscienza. Crollato il comunismo bisogna riflettere, soprattutto riflettere e progettare, e non limitarsi a riesumare i retaggi del passato.
Ha detto Predrag Matvejevic,
croato, che mentre Lech Walesa
proclamava il carattere « santo »
della Polonia, il ministro Kuron
confessava l’assenza dal governo di un qualunque programma
di rilancio del paese...
Ma forse ha ragione l’alhanese
Ismail Kadaré: la letteratura ha
un suo ritmo, il mondo ne ha un
altro. La letteratura è stata in
differente a tante scoperte che
hanno travolto il mondo, a partire dal Ì492. « Non ci sono stati
romanzi in proposito. Invece ci
sarà il viaggio di un pazzo —
Don Chisciotte — che originerà
Un capolavoro ».
Così, sembra di capire, più i
tempi sono incerti più la letteratura (ma in fondo il libro in
sé, come depositario della riflessione dell’uomo sul mondo in cui
vive) deve avere uno spazio, può
dare speranza, anche solo quella di capire.
Ma è realmente così? Un brusco richiamo alla realtà l’ha proposto con lucida onestà e nessuna esitazione (e perché mai
avrebbe dovuto averne?) Gianarturo Ferrari, vicedirettore editoriale di Mondadori, intervistato
« ad alta voce » dal critico Roberto Cotroneo: l’editoria è un’attività mercantile (quasi tutti i
giornali hanno riportato la frase,
ma ciò che contava era la convinzione « extraverbale » di chi
la pronunciava) che consiste nel
« tra.sformare in soldi lo spirito ». Capire ciò che può piacere,
e produrlo, anche se poi gli italiani leggono poco, pochissimo:
il 50% non compra neanche un
libro all’anno, e del restante 50%
il 7% acquista la metà dei libri
che si vendono. Come dire che la
lettura è appannaggio di pochissimi. Ben vengano allora, al Salone, le scolaresche, le prime a
varcare i cancelli.
E noi, pensiamoci fin d'ora,
a Natale regaliamo un libro.
« Questo è per noi l’anno record dal punto di vista dell’incasso — esordisce Dario Gardiol,
direttore commerciale della nostra editrice —. Come nel primo
anno i nostri libri si sono venduti bene, a cominciare dalle novità appena uscite (al primo posto Dal silenzio alla parola di
Elizabeth Green, poi La Riforma protestante nell’Italia del ’500
di Salvatore Caponetto, e 200 anni
di teologia e filosofia, dell’olandese Berkhof). Dal nostro catalogo spiccano le molte vendite
del testo di Fernando Belo, Per
una lettura politica del Vangelo
di quasi vent’anni fa, e acquistato da molti giovani ».
Avete avuto contatti con altri
operatori?
« Abbiamo contatti con le Dehoniane, Gribaudi. la LDC e la
SEI. Ma soprattutto abbiamo
scoperto l’interessamento di un
agente letterario tedesco al libro di Caponetto ».
Il bilancio è allora più che positivo?
« Sì, nonostante alcuni problemi tecnico-logistici (fax e fotocopie); lo stand era in posizione
decisamente favorevole, e questo
ha permesso non solo di vendere
i nostri libri, ma anche di parlare con la gente, fra cui librai, distributori e responsabili di biblioteche pubbliche. Insomma, credo
che abbiamo fornito una buona
impressione non solo dell’editrice, ma anche delle chiese che essa rappresenta, e di questo siamo grati a pastori, predicatori
locali e quanti hanno fornito una
presenza qualificata al nostro
stand ».
L’EDITORIA CATTOLICA SI INTERROGA
Trascurati o corteggiati?
Due opinioni decisamente antitetiche si sono confrontate nel
corso del dibattito: Editoria cattolica: quale cultura?, organizzato dall’inserto culturale di « Avvenire » e dall’Unione editori
cattolici italiani. Per Giuliano
Viglni, studioso di letteratura
francese ed esperto di « produzione e mercato del libro », l’editoria cattolica è trascurata: se
ne parla sulla stampa essenzialmente per polemica.
A questa tesi si è opposto
Raffaele Crovi, direttore della
casa editrice Camunia: non ci si
deve lamentare — ha detto —
né cedere all’euforia, perché l’attenzione degli altri l’editoria
cattolica la gode, soprattutto in
questi ultimi anni. Crovi ha tra
l’altro proposto una successione
di « fasi » in cui essa si sarebbe
evoluta: una prima, a cavallo
tra la fine del secolo scorso e
gli anni ’20, è caratterizzata da
un intento pedagogico, in un’epoca di scontro tra laicismo ed integrismo, sull’onda anche della
reazione al positivismo. A partire dagli anni ’20 emerge invece come urgente il dialogo con
la scienza. Emergevano in quegli anni autori cattolici come
Boine, Carlo Bo, don Mazzolar!.
Il fascismo e la guerra fecero segnare uno stallo, a cui seguì il periodo definito « preconciliare », di piena maturazione,
che darà vita, fra le altre, all’importante Enciclopedia delle religioni edita da Vallecchi. C’è
anche l’aflermazione di riviste
come « Il gallo », « Humanitas »,
« Testimonianze », per arrivare
fino a « Il regno » e « Jesus ».
Si sviluppano le Dehoniane, Cittadella, PM, Gribaudi e tante altre, in un’opera di dialogo con
le altre fedi e le altre culture.
Il presente porta al suo apice
questa tendenza.
Che ormai l’editoria cattolica
si presenti come rinnovata e
ampiamente al di là di una visione puramente « devozionistica » l’ha affermato anche il presidente del Salone, Guido Accornero, che ha sottolineato di questa cultura la capacità di ascoltare e « di integrare il discorso degli altri nel proprio ».
Ma tale disponibilità è stata
in parte contestata da Ferruccio
Parazzoli, direttore editoriale degli « Oscar » Mondadori. C’è
una difficoltà reciproca di comprensione fra chi sta dentro la
cultura cattolica, e non riesce
a parlare bene a chi ne è fuori, e viceversa.
D’altra parte, in apertura del
convegno, monsignor Saldarini,
arcivescovo di Torino, aveva denunciato la « denutrizione biblica » che caratterizza la nostra
epoca, e la necessità che la nostra società possa respirare
« l’aria pulita della spiritualità »,
anche attraverso i libri.
In ogni caso parlano le cifre:
e dicono che il numero dei titoli di libri religiosi è in costante aumento dal 1984; inoltre, come ha ricordato Accornero, il libro religioso è al quarto
posto (dopo i libri di narrativa, diritto e storia) nella produzione dell’editoria italiana.
Soffrirà anch’esso della sindrome dell’eccesso di produzione come l’editoria generalmente intesa?
Pagina a cura di
Alberto Corsani
7
5 giugno 1992
ecumenismo
SINODO DELLA CHIESA RIFORMATA DI FRANCIA
Cantiere di lavori in corso
Avviate nuove strutture destinate a favorire un rilancio della predicazione - Approvato un documento impegnativo a livello europeo
« La nostra chiesa, un cantiere
di lavori in corso... ». Con questa immagine si riferiva alla
Chiesa riformata di Francia
(ERP) uno dei documenti preparatori del Sinodo nazionale che
si è tenuto presso Annecy, nella Savoia, dal 7 al 10 maggio.
Un cantiere di profonda ristrutturazione: dopo tre anni di studi e di preparazione l’ERP mette in opera — in via sperimentale per tre anni — nuove strutture destinate a favorire un rilancio della sua predicazione e
del suo servizio a livello locale,
regionale e nazionale. Un cantiere aperto. Che altro può essere una chiesa riformata? Questa immagine appare essere infatti la traduzione più comprensibile dell’antico motto delle
chiese del ramo calvinista della Riforma: Ecclesia reformata,
semper reformanda.
« Edificare - formare »
« Testimoniare - servire »
Con 400.000 membri e 410 pastori (di cui 39 donne), la ERF
è la maggiore chiesa protestante
francese; una chiesa minoritaria,
certo, ma di dimensioni e strutture che rischiano di rendere
frammentaria e scollegata la vita delle sue 465 chiese locali e
delle sue 8 regioni, delle opere
e movimenti che spesso hanno
nella ERP la loro spina dorsale.
Sono stati così creati due coordinamenti denominati « Edificare - formare » e « Testimoniare
- servire », che sostituendo alcune commissioni hanno il compito di collegare tutto quanto
viene fatto in queste due vaste
aree che riassumono l’intero essere di una chiesa. Non per fare per mezzo di 2 superstrutture ciò che prima facevano altre strutture, ma per un programma più ambizioso che il
presidente uscente del Consiglio
nazionale, past. Jean Pierre Monsarrat, riassume in questi termini: « Ci aspettiamo dai coordinamenti che esplorino e delimitino il campo che è loro affidato, che stabiliscano relazioni
con i diversi gruppi che sono
al lavoro, li mettano in rapporto quando si ignorano, contribuiscano alla circolazione dell’informazione e suscitino una riflessione comune. Domandiamo
loro di far nascere iniziative per
rispondere a bisogni nuovi o
trascurati ». In dialogo e collaborazione con gli 8 Consigli regionali, con il Consiglio nazionale, con la Commissione generale per l’evangelizzazione e la
Commissione dei ministeri, i
« coordinamenti » sono le due
nuove gru che movimenteranno
il cantiere ERF.
Il tema Europa
Nuove strutture non bastano
ovviamente ad animare una chiesa. O meglio: se una chiesa non
ha in sé la passione dell’annuncio dell’Evangelo e del servizio
a nulla servono nuovi strumenti per canalizzare acqua che non
scorre. Non è certo il caso dell’ERP. Nel suo 85“ Sinodo nazionale questa chiesa ha dimostrato di avere vivacità e inventiva
e di saper riconoscere il proprio
ruolo e la propria responsabilità nel suo tempo e nel suo contesto. Allo stesso modo che per
noi, il suo contesto è l’Europa
e il suo tempo è la vigilia del
1“ gennaio 1993. Il tema generale « La costruzione dell’Europa
e il ruolo delle chiese» è apparso subito il centro del Sinodo
nazionale ma anche l’oggetto
della ricerca impegnata di tutta
TERF. Dietro alla relazione introduttiva affidata al pastore
Jean Tartier, agli interventi nel
Sinodo, alla bozza di documento (rielaborato tre volte nel corso del Sinodo), si sentiva infat
ti il lavoro preparatorio compiuto nelle chiese e nei sinodi regionali. E a confronto di questo documento, denso di preoccupazione e di volontà di assumere impegni e responsabilità,
aveva un suono meno autentico,
troppo tranquillizzante, la pur
affascinante conferenza pubblica
del signor Jéróme Vignol, brillante funzionario di Bruxelles
molto vicino al presidente Jacques Delors.
L’ERF lanciata quindi alla
conquista dell’Europa? Niente di
nfeno vero, nessuna sparata vel
II pastore Michel Bertrand nuovo
presidente del Consiglio dell’ERF.
leitaria. Dice ancora il presidente Monsarrat : « Siamo unanimi
nel condannare l’idea che le chiese possano pretendere di esercitare un magistero morale. Ma
perché non contribuirebbero, anch’esse, al dibattito sull’avvenire del nostro continente? ».
Nel documento votato alla fine
del Sinodo con una unanimità
pazientemente costruita si riflette chiaramente questa forma auto-interrogativa e questa consapevolezza dei propri limiti. Ma
con questo testo TERF ha dato
un chiaro esempio di come una
chiesa può prendere impegni seri ed esigenti nel contesto di
quest’altro cantiere aperto, che
è l’Europa.
Altre decisioni e atti
Sotto la guida esperta del pastore Marcel Manoèl, presidente
della regione Centre-Alpes-Rhòne in cui aveva luogo Tassise
nazionale delTERF, il Sinodo ha
preso varie altre decisioni. Tra
queste ricordiamo gli atti « politici » di solidarietà con la Polinesia, nel quadro dei test nucleari sospesi ma non eliminati, e
di richiesta di completa eliminazione delTapartheid in Sud
Africa.
Il Sinodo ha dato il pieno appoggio delTERF al progetto « accogliere lo straniero » che la
Federazione protestante sta lanciando in Francia. Tra gli atti
più interni va notato che di
fronte all’alternativa tra adeguare il proprio organico pastorale
ai propri mezzi esistenti e mobilitarsi a partire dalla ridefinizione dei propri obiettivi (tenendo conto dei posti pastorali
vacanti in 75 chiese), il Sinodo
ha affermato la propria convinzione che « Dio dà alla Chiesa i
ministri di cui ha bisogno »; ha
deciso quindi « di accogliere con
discernimento e riconoscenza
tutti i nuovi ministri e di metterli al servizio dell’annuncio
delTEvangelo » e ha impegnato
di conseguenza le chiese ad una
« forte mobilitazione che si concretizzi in un rinnovato impe
gno sul piano finanziario ».
Un largo rinnovamento si è
avuto anche nelle cariche delTERF. Molti nuovi tra i 20 membri del Consiglio nazionale, tra
cui il nuovo presidente, il pastore Michel Bertrand. Figlio di
un ferroviere, laureato in teologia e psicologia, il 46enne nuovo presidente lascia la presidenza del Consiglio della regione
Provence-Côte d’Azur-Corse per
succedere al pastore Monsarrat
che entra in emeritazione. Alla
vicepresidenza, insieme al pastore Marc Richalot, la signora
Cécile Souchon che Tanno scorso rappresentò TERF al nostro
Sinodo.
Anche alla testa dell’importante Commissione dei ministeri un
cambiamento: il pastore Bertrand Anterion, finora presidente del Consiglio della regione
Sud-Ovest, prende il posto del
pastore André Honegger.
Con l’imposizione delle mani,
nel corso del culto conclusivo
nella chiesa di Annecy, questi
ministeri sono stati riconosciuti
in un atto pubblico sobrio e intenso, insieme a quelle di un
nuovo pastore che riveste un incarico a livello nazionale: François Dietz, segretario della Fédé,
l’organizzazione studentesca protestante francese.
Ricordiamo per finire i contatti che abbiamo con i fratelli
francesi: oltre agli scambi a livelle di Sinodi e di Federazioni, le pastorali comuni a livello
regionale che interessano i nostri Distretti I e II, recentemente la partecipazione alla formazione pastorale permanente, e al
confronto sul ministero di cappellania nelle carceri. Non si
può che auspicare un aumento
crescente dei nostri contatti con
fratelli che ci sono cosi vicini
in tutti i sensi.
Franco Giampiccoli
PARAFRASI - GENESI 11:1-9
La torre d’Europa
Ora tutta l’Europa parlava inglese e usava le stesse nozioni
su computer compatibili tra loro.
Partiti dalla comunità del carbone e dell’acciaio, trovarono
un grande mercato di 322 milioni di consumatori potenziali,
senza contare le speranze di
espansione verso l’Est, e vi si
stabilirono.
E dissero tra loro: « Orsù, stipuliamo degli accordi e rendiamoli definitivi ».
E presero gli accordi commerciali per Costituzione e usarono
TEcu invece della solidarietà.
E dissero: « Orsù, edifichiamoci una fortezza sociale la cui élite raggiunga il massimo livello
in ogni categoria in modo da
imporre l’immagine del nostro
marchio, invece di agire in ordine sparso sul mercato mondiale ».
Colui il cui nome sfugge alla
presa, disse: « Hanno realizzato
ai lavori dei delegati europei.
Colui il cui nome sfugge alla
presa, disse: « hanno realizzato
l’unità sopranazionale e l’unità
linguistica e vedo il senso della loro impresa: se continua così non vi sarà più limite alla
loro crescita ».
Allora colui il cui nome sfugge alla presa, introdusse im virus nella loro informatica e fu
la grande anarchia; la costruzione sopranazionale restò incompiuta, poiché la comunicazione
era divenuta impossibile tra loro tutti e bisognò di nuovo rompersi la testa per imparare l’italiano, il tedesco, il bretone,
Tesquimese...
E quel luogo fu chiamato
Anarchia, poiché fu là che colui il cui nome sfugge alla presa liberò i loro linguaggi e aprì
lo spazio.
Jean-Pierre Molina
DOCUMENTO
Chiese nell’Europa
Il Sinodo della Chiesa riformata di Francia, riunito a
Annecy dal 7 al 10 maggio 1992:
— riafferma la pertinenza delle nostre convinzioni protestanti per la nostra società in Europa, in particolare della
giustificazione che ci viene dalla sola grazia di Dio e che
esprime la gratuità del suo amore per tutti.
Come tradurre oggi questo messaggio della giustificazione che ci assicura che siamo tutti figli di Dio in Gesù
Cristo senza distinzione di nazionalità, condizione sociale, religione o sistema di valori?
— intende dare, nella misura dei suoi mezzi, il proprio
contributo attivo alla costruzione europea, sia per ciò che riguarda la comunità dei dodici e la scadenza del 1“ gennaio
1993, sia per ciò che riguarda la nuova Europa che si delinea con la partecipazione dei paesi dell’Est europeo.
Nel tempo della discussione sulla ratificazione degli accordi di Maastricht, la nostra parola come chiesa, membro della Chiesa universale, non deve forse levarsi per
allargare il dibattito sul trasferimento e la condivizione
di alcuni settori della sovranità nazionale e sull’integrazione degli stranieri tra di noi?
— intende riaffermare, in questo duplice contesto europeo, che gli schemi e le decisioni economiche che, per il momento, hanno predominio in questa costruzione della « Casa
Europa » esigono tanto più una vigilanza sociale, un rispetto
dei diritti umani, una preoccupazione democratica e una solidarietà accresciuta nei confronti di tutti coloro che si trovano ad essere penalizzati da questo sistema economico (donne, disoccupati, immigrati, abitanti delle regioni povere...).
Il predominio dell’ideologia secondo la quale « tutto è
economia » non significa forse per le nostre chiese
un appello a raccogliere una sfida etica, ad assumere
un impegno appassionato per un’Europa più giusta e
più rispettosa della creazione?
— dichiara che Tedificazione europea non deve risultare
in una nuova fortezza economica che ci metterebbe al riparo
da ogni altra relazione con interlocutori diversi. Essa ci impegna, al contrario, in una solidarietà rinnovata nei confronti
dei paesi del Sud dell’Europa e del Terzo Mondo, in particolare
dei paesi dell’Africa e dell’Oceania con i quali i legami della
storia ci hanno stretti in un destino comune.
Quali frontiere politiche, culturali e sociali dobbiamo
oggi trasgredire per vivere meglio la relazione con questi interlocutori? Quali segni concreti di comunanza
siamo pronti a promuovere e a vivere in vista di
un’Europa più giusta nell’ambito degli scambi e della
solidarietà?
— accoglie con riconoscenza la testimonianza delle altre
chiese cristiane in Europa come un invito a lasciarci rimettere in questione e a lavorare insieme.
Questa situazione di dialogo permanente non comporta
la ridefinizione permanente della nostra specificità e
della nostra voce originale, in particolare del nostro
attaccamento alla laicità nello svolgersi di questo dialogo europeo?
Per questo ¡I Sinodo domanda
— alla Federazione protestante della Francia,
• di cogliere nel contesto europeo ogni occasione tempestiva per prendere l’iniziativa di concertazioni tra chiese
protestanti europee. Consigli o Federazioni di chiese e altre comunità religiose, in vista di prese di posizione comuni
presso le istanze europee;
• di collaborare quanto più strettamente possibile al lavoro della Commissione ecumenica europea su chiesa e
società (EECCS), della Conferenza delle chiese europee
(KEK), e di altre istanze ecumeniche;
— al Consiglio nazionale,
• di prendere ogni iniziativa che si ponga nella linea della
collaborazione tra chiese europee (accordi bilaterali e coerenza tra di essi, incontri di responsabili a tutti i livelli,
scambi di persone, collaborazione con le diverse comunità
religiose presenti in Francia...) e di intensificare la sua partecipazione alle istanze ecumeniche già esistenti per promuovere una maggiore unità tra le chiese europee, badando a non appesantire l’apparato con strutture supplementari;
— ai due Coordinamenti « Edificare-formare » e « Testimoniare-servire »,
• di manifestare il loro interesse per la costruzione europea, l’apertura ai paesi del Sud, rivolgendo alle chiese locali e alle opere e movimenti delle proposte concrete di
impegno o di scambio;
• di immaginare nuove relazioni in Europa secondo i livelli di responsabilità e di preoccupazione di ciascuno, considerando come prioritario il compito di sviluppare dei legami tra Europa del nord, Europa del sud e altri paesi;
• di essere attenti al rispetto di tutte le diversità europee
(anglosassoni, latine, slave, ecc.);
— alle chiese locali,
• di scommettere sull’apertura e Tarricchimento organizzando nuovi incontri, nuovi scambi di solidarietà con chiese locali al di là delle nostre frontiere, facendo attenzione
ai gemellaggi già esistenti e accogliendo pienamente nel
loro seno i membri di altre chiese europee.
— chiede che un bilancio di queste relazioni e nuove iniziative riguardanti l’impegno europeo della Chiesa riformata
di Francia sia preparato per la sessione sinodale del 1995.
Di fronte al risveglio delle agitazioni e degli scontri anche
sanguinosi che segnano il presente dell’Europa, il Sinodo comprende il suo compito prioritario come opera di riconciliazione: è necessario conoscere il peso del passato, la storia
dei nostri popoli e delle diversità che costituiscono oggi l’Europa. Ma nello stesso tempo dobbiamo saper superare tutto
questo in modo costruttivo, lavorare alla riconciliazione e al
superamento delle frontiere nazionali o psicologiche... Ecco il
nostro compito e la nostra passione per gli anni che stanno
davanti a noi!
8
8
ecumenismo
5 giugno 1992
AIUTI URGENTI PER IL CAMERUN
Il Centro di 'Ntolo
Il Centro ospita 96 ragazzi fra 0 e 14 anni - E’ diretto da un educatore francese che lotta disperatamente contro l’attuale crisi economica
Echi dal mondo
cristiano
Avendo saputo che uno degli
obiettivi del fondo di solidarietà del nostro settimanale è il
Centro sociale di ’Ntolo nel Camerún, siamo andati a visitarlo.
Si trova a poco più di 2 chilometri dal villaggio di Ndoungué
2, ma per arrivarci si impiega
un po’ di tempo perché la strada in terra battuta è compietamente disastrata.
Il Centro è costituito da una
struttura in muratura a due piani, piuttosto estesa, situata su
un vastissimo prato verde con
alberi e palme, non limitato da
alcun recinto o barriera. Si tratta di una casa che accoglie ragazzi e bambini compresi fra 0
e 14 anni, con problemi particolari. Attualmente ne ospita 96:
ragazzi difficili, caratteriali, portati qui dalle famiglie (e sono
i casi più fortunati perché hanno qualcuno alle spalle), figli di
ragazze madri, orfani dei quali
il clan familiare non vuole interessarsi, giovanissimi che hanno già avuto a che fare con la
polizia per microcriminalità, altri letteralmente « trovati » per
strada.
Al momento della nostra visita i più piccoli erano due gemelli di 7 giorni la cui mamma
è morta di setticemia dopo il
parto.
Il Centro è diretto « de facto »
da Lue Théron, educatore francese, 34 anni, che ci espone i
problemi e le difficoltà in mezzo a cui svolge la sua attività
da alcuni anni. Lue ha venti collaboratori, dei quali due con titolo di assistente sociale (un
educatore e un’infermiera) e gli
altri, molto giovani, forniti solo
di buona volontà.
Il tono di Lue, in certi momenti, è quasi furioso. Dalle sue
parole traspare la preoccupazione per l’avvenire del Centro,
per gli approvvigionamenti di cibo, latte in polvere per i più
piccoli, medicinali e tutto il necessario per l’igiene e la vita
dei ragazzi. Lue conosce bene
queste esigenze: è stato educatore in Francia in condizioni
ben diverse, con ben altre possibilità di intervento. Nelle sue
parole sembra di sentire una
protesta per la situazione di disparità in cui devono vivere
questi bambini e in cui tocca
a lui doverli aiutare.
Di fronte ai gravi e diversi
problemi dei ragazzi si cerca
innanzitutto di assicurare a tutti un tetto, cibo regolare, vestiti, cure mediche quando occorrono (in Camerún non esiste assistenza medica gratuita), scuola (frequentano una scuola statale a 500 metri dal Centro),
giochi all’aperto e attività comuni. Li si aiuta a risolvere i
loro problemi e ci si adopera
per trovar loro, quando è necessario, delle famiglie disposte
all’adozione. Si ricercano i parenti quando si tratta di ragazzi « trovati ». I più grandicelli,
per i quali non è più possibile
l’adozione, li si avvia all’apprendistato.
I bambini non sembrano molto interessati dalla nostra presenza e continuano le loro attività tranquillamente. C’è il ragazzino al quale Marco aveva
ingessato un braccio per una caduta, che ci tiene a far vedere
che sta bene. Una piccola mongoloide si aggira fra i vari gruppi senza fermarsi presso nessuno. Una decina di ragazzi fra gli
8 e i 10 anni sono intenti a costruire « giocattoli » in un padiglione (accessibile solo quando non piove, perché il tetto in
lamiera fa acqua). Altri giocano
per terra in un corridoio. Anche qui, come abbiamo potuto
vedere ovunque in Camerún, i
più grandi si occupano dei più
piccoli: è commovente vedere
una bambinetta che imbocca il
fratellino seduto sul vasino. Un
gruppetto gioca a pallone nel
prato.
Abbiamo apprezzato l’atteggiamento di Lue con i ragazzi ai
quali parla senza toni autoritari, ma spiegando le motivazioni
di ogni sua richiesta per responsabilizzarli su ogni questione. A
un ragazzo affetto da postumi
di poliomielite ha chiesto se
voleva andare all’ospedale di
Ndoungué per farsi visitare da
Marco che è « un dottore delle
ossa, come occorre a te! » ottenendo così il suo consenso.
Ci presenta poi un piccolo di
circa 8 anni, dal visetto intelligente e vivace, da lui « trovato »
a Yaoundé e che, dopo solo due
mesi di scuola, si è classificato
14”! (Bisogna tener presente che
le classi qui sono di 100 allievi).
Il ragazzo è molto fiero dei complimenti e i suoi occhi brillano
di gioia.
Che dire della struttura del
Centro? Non è possibile fare alcun paragone neanche con le nostre opere più povere. Le stanze sono piccole, con letti a castello uno accanto all’altro,
squallide secondo i nostri schemi; così le stanze dove i ragazzi studiano, mangiano o giocano. L’infermeria e farmacia è
una stanzetta con un lettino e
un tavolino pieno di medicine.
Il nido è piccolissimo, con cinque piccole culle dì metallo coperte alla meglio per riparare
i neonati dalle mosche, che sono tantissime. Accanto c’è la
stanzetta per il bagnetto e il
fornello per preparare i biberon. Su un tavolino, ben lavati
e stirati, sono posti i pannolini
e i coprifasce. Non ho potuto
fare a meno di guardarli: erano proprio dei poveri straccetti!
Qui è tutto così: elementare
al massimo, ma funzionale. Il
Centro è sostenuto dalla Chiesa evangelica del Camerún e da
doni dall’estero. Ai parenti che
portano i figli è richiesto un
contributo mensile simbolico, al
fine di responsabilizzarli, di 150200 franchi del Camerún (circa
700-1.000 lire) ché tanto non potrebbero dare di più.
Ormai, dato il costo della vita sempre più alto, non si riesce nemmeno a coprire le spese per il mantenimento dei ragazzi e dei collaboratori; inutile
quindi pensare a lavori di manutenzione e, meno ancora, all’acquisto di nuove attrezzature.
Si comprende allora la rabbia
di Lue: se la crisi economica
in cui versa il Camerún comportasse la chiusura del Centro,
che fine farebbero questi ragazzi e tanti altri che avrebbero
bisogno di aiuto?
Il fatto che il nostro settimanale, fra le tante raccolte di fondi per solidarietà con i più sfortunati, abbia inserito anche il
Centro sociale di ’Ntolo è molto
bello e opportuno. Speriamo che
queste poche righe possano
sensibilizzare molti fratelli e
sorelle a dare un generoso aiuto a queste popolazioni così povere e sfruttate. ^Iba Fiorio
Le chiese
colpite dalla crisi
politica ed economica
CAMERUN — Le chiese sono
colpite in pieno dalla crisi politica ed economica; molti membri non sono in grado di versare la loro contribuzione alla
propria chiesa, per cui i salari
dei pastori non possono essere
versati regolarmente. Identica
situazione per il personale delle opere, collegi e ospedali; negli ospedali e negli ambulatori
le medicine scarseggiano,’ la
maggior parte dei malati rinuncia a farsi ricoverare per mancanza di denaro.
In tale drammatica situazione
le chiese si interrogano sulla testimonianza che possono dare,
in atti e in parole, ma non riescono ad esprimersi con una sola voce per via delle divisioni
in cui si trovano, non solo sul
piano confessionale ma anche in
funzione di criteri etnici. Alcune chiese si sono espresse coraggiosamente in questi ultimi
mesi, ma hanno urgente bisogno
di ritrovarsi per agire insieme.
Gli appoggi internazionali ecumenici rimangono indispensabili.
(CEVAA News)
Consiglio ecumenico:
cinque candidati
alla segreteria
MIAMI (Florida, USA) — Nel
corso della riunione di fine marzo, il Comitato di selezione incaricato di sottoporre nomi in
vista della successione dell’attuale Segretario generale del
Consiglio ecumenico delle chiese ha deciso di intervistare cinque candidati durante la sua
prossima riunione a fine giugno/
inizio luglio. I nomi di queste
cinque persone non sono stati
resi pubblici.
Secondo la procedura approvata per la selezione del nuovo
Segretario generale (che subentrerà a Emilio Castro quando
questi andrà in pensione il 31
dicembre 1992) il Comitato sceglierà due o tre candidati per
KEN MARTIN, DELLA MISSIONE CONTRO LA LEBBRA, IN VISITA ALLE VALLI
L’amore di Cristo per gli intoccabili
Accompagnato da Archimede
e Peggy Bertolino, in occasione
di un incontro con il comitato
italiano della Missione evangelica contro la lebbra, ha passato
tre giorni nelle Valli Ken Martin,
dell’ufficio « Sostegno e sviluppo » della Missione stessa. A
Martin, australiano, residente a
Londra dov’è la sede centrale di
questo organismo, abbiamo chiesto innanzitutto una spiegazione
su come il suo ufficio interagisca con i comitati nazionali della Missione.
— La Missione evangelica contro la lebbra nacque nel 1874
per opera dell’irlandese Bailey
che trovandosi in India come
insegnante elementare, incominciò ad interessarsi dei molti malati presenti in quel paese. A
quel tempo non si faceva niente
per curare queste persone, semplicemente le si escludeva dalla
comunità. Non avendo cure mediche a disposizione, la sua idea
fu di far sentire ai malati l’amore di Cristo. Oggi la Missione
opera in più di trenta paesi nel
mondo, e ogni anno abbiamo in
cura circa 400 mila ammalati.
■— In che cosa consiste il lavoro dell’ufficio centrale?
— L’ufficio centrale di Londra
è diviso in dipartimenti: personale, finanze, formazione. Poi c’è
l’altro dipartimento, denominato
« Sostegno e sviluppo », che cerca di sensibilizzare persone di
tutto il mondo, e specialmente
Ut Europa, a sostenere la Missione. Cerchiamo anche di reperire persone disponibili a lavorare con la Missione stessa, medici,
fisioterapisti, ergoterapisti, infermieri... Per il mio lavoro quindi
viaggio molto: la settimana scorsa ero in Portogallo, la prossima sarò in Canada.
Un altro compito del mio ufficio è quello di fornire i materiali per le pubblicazioni ai comitali dei singoli paesi: fotografie [quelle che vengono pubblicate anche in Italia nel bollettino
della Missione, ndr], interviste
e articoli dei missionari, ecc...
— Che cosa è cambiato nel
rapporto con gli ammalati, da
quando nacque la Missione?
— C’è una differenza meravigliosa: oggi si può curare la lebbra. A queste persone possiamo
dare non solo della « compassione », ma proprio la guarigione.
L’Organizzazione mondiale della
sanità ritiene che la lebbra sarà.
contenuta entro limiti accettabili, al pari di altre malattie, entro
l’anno 2000, ma non so se sarà
effettivamente possibile. Ci sono
ancora quasi 8 milioni di persone che hanno problemi con la
lebbra: anche dopo essere stati
curati porteranno con sé le deformazioni agli arti provocate
dalla malattia. Inoltre il periodo
d'incuhaz.ione può arrivare fino
a 20-30 anni...
— Ci sono delle cause « sociali » alla base della diffusione della malattia, come la povertà o
la denutrizione?
— La lebbra proviene da un
batterio, e la sua trasmissione
non è molto dissimile da quella
del raffreddore: è facilitata dal
fatto che si viva in molte persone in uno stesso ambiente. Certo se si potessero migliorare le
condizioni di vita dei paesi in
via di sviluppo, la lebbra potrebbe cominciare a sparire, com’è
successo in Europa.
— Quali chiese sono coinvolte
nella Missione?
— La Missione ha carattere internazionale e interdenominazionale; quasi totalmente protestante, essa riceve aiuti da una grandissima quantità di chiese nel
mondo, e cerca non solo di portare il malato alla guarigione,
ma anche di fare dell'evangelizzazione: non cerchiamo nuovi
membri di chiesa, ma vogliamo
dire a tutti che Cristo li ama;
anche coloro che sono considerati « intoccabili » sono amati da
Cristo.
In conclusione dell’incontro
abbiamo chiesto a Ken Martin
di raccontarci come si è avvicinato a questi problemi...
— Sono australiano, e vivevo a
Papua e Nuova Guinea, come
manager di una ditta che si occupava di computer e macchine
per ufficio. In quei paesi ho potuto vedere all’opera molti missionari, e al mio ritorno in Australia ho deciso di dedicarmi
alla Missione. Nel 1978 sono diventato segretario della Missione nel Queensland [uno degli stati deH’Australia, ndr], e nel 1980
sono diventato direttore per l’Australia, finché nel ’90 sono stato
inviato a Londra, all’ufficio internazionale: da qui ho l’opportunità di viaggiare per il mondo
per questo nuovo lavoro, e per
questo sono qui oggi...
Intervista a cura di
Alberto Corsani
un colloquio che avrà luogo in
agosto, prima della riunione del
Comitato centrale. Il Comitato
di selezione spera così dì presentare un’unica nomina per la
discussione e la decisione, prevista per domenica 23 agosto,
a Ginevra.
Durante la sua ultima riunione a settembre, il Comitato centrale aveva accettato che il Comitato di selezione proponesse
due nomi se nessun candidato
« avesse ricevuto l’approvazione
di almeno due terzi dei membri del Comitato di selezione
presenti e votanti ». L’elezione
richiede una semplice maggioranza dei membri del Comitato
centrale presenti e votanti.
I diciotto membri del Comitato di selezione sono stati scelti
dal Comitato centrale fra i propri membri durante la riunione
che è seguita alla settima Assemblea del CEC a Canberra. Il
Comitato di selezione è presieduto da Janice Love (metodista,
USA); i vicepresidenti del Comitato centrale, Soritua Nababan
(luterano, Indonesia) e Nélida
Ritchie (metodista. Argentina),
sono vicepresidenti ex officio. .
II pastore metodista Emilio
Castro, dell’Uruguay, Segretario
generale del CEC dal 1985, è il
quarto Segretario generale. I
suoi predecessori sono stati W.
A. Visser ’t Hooft (riformato.
Paesi Bassi, 1948-1966), Eugene
Carson Blake (presbiteriano,
USA, 1966-1972) e Philip Potter
( metodista, Dominica, 1972-1984 ).
(SOEPI)
Emirio Castro esorta
Bush ad assistere al
’’vertice
pianeta Terra”
GINEVRA — Il Segretario generale del Consiglio ecumenico
delle chiese ha scritto al presidente degli Stati Uniti Bush per
esortarlo ad assistere alla Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo, ossia
il « Vertice pianeta Terra », che
avrà luogo a Rio de Janeiro, in
Brasile, nel prossimo giugno.
Nella lettera che ha inviato
al presidente Bush, il 6 aprile
scorso durante la visita ufficiale che stava effettuando negli
Stati Uniti, il pastore Castro ha
sollecitato Bush ad assistere all’incontro: « A nome del Consiglio ecumenico delle chiese —
sottolinea la lettera — vorrei
esortarla, con rispetto, ad assistere al Vertice pianeta Terra ».
Con le chiese membro nel
mondo, il Consiglio ecumenico
delle chiese si sforza da due anni di intervenire presso i rispettivi governi a favore di questa
conferenza. L’opinione pubblica
jnondiale e le speranze dei cristiani di tutto il mondo, così come quelle dei gruppi non governativi e dei governi, si volgono
verso il « Vertice pianeta Terra », forse l’ultima chance di
questo decennio per impegnarsi
a livello mondiale per salvaguardare la terra e il futuro dell’umanità. La probabile approvazione di una Carta della Terra
e altre decisioni durante questo
vertice saranno estremamente
importanti per il futuro del
mondo.
« Sono convinto — aggiunge il
pastore Castro rivolgendosi a
Bush — che lei condivide l’impegno delle chiese per salvaguardare il dono della creazione di
Dio e per operare a favore della giustizia per tutti. (...) Pertanto mi permetta di esortarla
ad assistere al Vertice pianeta
Terra e a testimoniare dell’impegno degli Stati Uniti a collaborare strettamente con le nazioni del mondo in questo momento critico, per salvaguardare il nostro futuro comune ».
(SOEPI)
9
5 giugno 1992
valli valdesi
INTERVISTA AL PRESIDENTE DAVIERO
ACEA: chi frena e chi rilancia
Il consorzio pinerolese per l’energia e l’ambiente ad una svolta: modificare lo statuto per
potenziare l’attività - Qual è però il «peso» dei singoli comuni coinvolti nei servizi?
Il consorzio per l’energia e
Tambiente del Pinerolese vive
momenti particolarmente vivaci;
la nomina del presidente è stata
più volte rinviata per mancanza
di accordo fra gli stessi socialisti che dovrebbero proporre il
nominativo in base agli accordi
con la DC; nel frattempo si sta
discutendo della proposta di nuovo statuto ed il dibattito vede
impegnati proprio in questi giorni forze politiche e rappresentanti dei comuni. Ma il consorzio
intende modificare il proprio
statuto anche per consentire una
più efficace gestione in settori
destinati ad assumere col tempo
una veste più rilevante.
Oggi l’ACEA raggruppa 37 comuni del comprensorio, conta su
155 dipendenti ed ha un fatturato annuo intorno ai 46 miliardi;
non tutti i comuni usufruiscono
allo stesso modo di tutti i servizi del consorzio.
Si deve ampliare
l’attività
« Questo ci crea una serie di
problemi — ci dice il presidente
Pier Giuseppe Daviero — proprio
a partire dalla proposta di nuovo statuto; con esso si dovrebbero regolare in modo diverso
i rapporti dei comuni con il consorzio e dei comuni fra di loro:
il fatto che i comuni si servano
dei nostri servizi in modo diverso fa st che si creino veri e
propri conflitti di interesse. D’altra parte noi puntiamo ad estendere l’attività a tutti i 45 comuni del Pinerolese ma in alcuni
casi troviamo delle resistenze. Il
nostro obiettivo è far sì che tutti i comuni si avvalgano dell’ACEA, e non solo per i rifiuti
ma anche per gli altri servizi;
qualcuno invece preferisce ricorrere ai privati e ciò non agevola
il nostro lavoro ».
Durante il dibattito sul disegno di legge « Galli », nei mesi
scorsi, lei aveva, sostenuto la necessità di un adeguamento dell'ACEA neH’auspicio che il consorzio potesse diventare quell’organismo di riferimento territoriale per la gestione delle acque
che la legge individuava; la questione delle modifiche dello statuto va in questa direzione?
« In effetti — prosegue l’ing.
Daviero — con le modifiche proposte il consorzio diventerebbe
l’azienda di bacino non soltanto
per l’acqua ma anche per il gas
e l’igiene urbana; su questo disegno, che porterebbe l’azienda
ad avere una dimensione accettabile anche dal punto di vista industriale, ci sono resistenze da
parte di alcuni comuni che si
riterrebbero privati di una parte
della loro libertà ».
All’ACEA si discute in questi
giorni di un progetto di captazione di acqua in vai Germanasca a favore della pianura e di
(xintemporanea produzione di
energia elettrica, un progetto che
vale 4 miliardi e 600 milioni; c’è
un rapporto con queste « grandi
manovre » interne al consorzio?
« Certamente; noi abbiamo in
previsione di portare dalla vai
Germanasca circa 200 litri al secondo nella pianura pinerolese;
questi si sommerebbero ad altri
200 litri che già abbiamo dalla
vai Chisone: in questo modo copriremmo circa 213 delle future
necessità del comprensorio. Questo progetto si collegherebbe ad
un terzo ramo che dovrebbe
scendere dalla vai Pellice fino
alla zona di Cavour. Tutto questo con la speranza che anche i
comuni della pianura facciano
la scelta del consorzio per questo servizio; in sostanza i comuni non possono chiedere alla nostra azienda di guardare lontano vent’anni e poi da parte loro
non essere disponibili a guardare più in là dei tre o quattro anni del mandato amministrativo ».
Rispetto ai prelievi i comuni,
ma anche i cittadini delle valli
sono preoccupati che ciò avvenga da un lato senza alcun ritorno, dall’altro a discapito della
portata idrica dei corsi d’acqua...
« Per quanto riguarda la seconda parte della domanda va detto che l’acqua che noi captiamo
è di alta montagna, cioè da zone dove in pratica non c’è sviluppo umano ed in più si tratta
di pozzi e non di acque superficiali; per restare alla vai Germanasca, soltanto una parte sarebbe captata da sorgenti. C’è
poi da fare il discorso più generale della politica territoriale:
le comunità montane hanno visto in questo un possibile meccanismo per consentire un ritorno alla montagna e in questo
senso noi abbiamo fatto la proposta di portare a Perrero e
Prati il metano. Si tratterebbe
cioè di servizi in cambio di servizi ».
Energia elettrica:
due progetti
Per quanto riguarda la produzione di energia elettrica cosa
si può dire? C’è un rapporto con
il progetto che l’Enel ha redatto per la vai Germanasca?
« Rapporti non ce ne sono;
l’Enel sta preparandosi a costruire una centrale di considerevoli dimensioni nei prossimi
5-6 anni, con un investimento iniziale di no miliardi ed una previsione di produzione annua di
70 milioni di Kw/ora; si preleveranno soltanto acque superficiali, senza invasi. I due progetti non dovrebbero crearsi problemi a vicenda. Per quanto riguarda la nostra politica energetica dobbiamo partire da un
dato: siamo forti consumatori
(circa 900 milioni all’anno) e già
oggi circa un terzo dell’energia
viene prodotta in una nostra centrale; con il progetto attuale rimarremmo ancora all’interno
dell’autoconsumo.
Abbiamo poi l’indicazione che
abbiamo ricevuto dai comuni di
verificare la possibilità di costituire un’azienda elettrica estendendo la produzione a 25-30 mi
VISUS
di Luca Regoli & C. ■•oc
lioni di Kwfora all’anno, ma questo è un discorso ancora da affrontare ».
Quali prospettive
per i rifiuti?
L’ACEA — come abbiamo visto — per molti comuni significa sostanzialmente rifiuti; quali prospettive ci sono dopo l’esaurimento della discarica del Torrione?
« Sulla parte non in attività
sta sorgendo un parco; dapprima la superficie sarà di circa
42.000 metri quadri, successivamente diventeranno 100.000; per
la parte ancora in attività abbiamo presentato un progetto di
sopraelevazione ed uno per un
impianto di compattazione; se
la Regione li approverà, avremo
la possibilità di andare avanti
con quella discarica fino al 1999.
Di lì in poi dovrebbero essere
stati costruiti nella zona del Fossanese o Cuneese degli impianti
per la produzione di energia elettrica direttamente dalla combustione dei rifiuti; in questo caso
dal Torrione dovrebbe avvenire
unicamente il trasporto dei rifiuti precedentemente "imballati” ».
Quando si parla di rifiuti si
considera anche che un’efficace
raccolta differenziata consente
riduzioni significative dei quantitativi da portare in discarica;
alcuni comuni lamentano risposte non adeguate da parte del
consorzio...
« La raccolta differenziata è a
carico dei comuni o dei cittadini; noi in questi anni abbiamo
svolto il servizio gratuitamente,
ad eccezione dei farmaci scaduti, per quei comuni che si sono
rivolti all’ACEA per l’insieme dei
servizi che offriamo; obiettivamente garantire la raccolta differenziata a chi nulla offre al
consorzio se non i rifiuti tradizionali diventa poco realistico.
Le critiche di alcuni comuni andrebbero riviste in uno spirito
di collaborazione ».
L’ultima domanda all’ing. Daviero riguarda la prossima rinomina del presidente del consorzio; ci sono stati vari rinvii e
sembra quasi che la sua candidatura venga appoggiata maggiormente dalla minoranza PDS
che dal partito che lo aveva a
suo tempo candidato, il PSI: come vive questa situazione?
« E' una domanda ’’graziosa" —
conclude Daviero —; io spero di
essere appoggiato dal PDS ma
certamente sono anche appoggiato dalla stragrande maggioranza
dei sindaci socialisti che rappresenteranno i comuni del consorzio; pur avendo contribuito alla
crescita dell’ACEA non lascerei
comunque questo incarico con
molto rimpianto ».
Piervaldo Rostan
FERROVIA TORINO-TORRE PELLICE
Nuove corse
L’entrata in vigore deH’orario
ferroviario estivo ha introdotto
numerose novità anche sulla Torino-Torre Pellice.
La corsa delle 8.01 da Porta
Susa, prima limitata a Pinerolo,
prosegue ora per Torre Pellice,
dove giunge alle 9.11; una nuova
corsa, limitata ai giorni di sabato e domenica, parte da Porta Susa alle 11.10 per giungere
a Pinerolo alle 11.58: di qui è
possibile, il sabato, proseguire
per Torre Pellice con il convoglio delle 12 24. Altre novità, sempre per quanto riguarda le partenze da Torino, sono la corsa
delle 13.25 da Lingotto per Pinerolo e quella delle 17.15 da Porta Su,sa, sempre per Pinerolo.
A proposito delle partenze da
Torre Pellice si pùò rilevare
l’istituzione di una nuova corsa
feriale con partenza alle 6.45 e
arrivo a Torino Lingotto alle 7.38
e a Porta Susa alle 7.50; l’anticipo alle 9.26 (con arrivo a Porta Nuova alle 10.42) della corsa
che prima partiva alle 9.43; la
limitazione a Lingotto della corsa delle 11.58; il proseguimento
verso Torino Porta Susa del convoglio delle 15.27 fino ad ora limitato a Pinerolo.
Le Ferrovie comunicano infine
che per quanto riguarda il biglietto di viaggio le stazioni di
Porta Nuova e Porta Susa sono
considerate equivalenti.
Ma intanto non tutto sembra
andare per il meglio, malgrado
gli investimenti fatti sulla linea
nell’anno di interruzione del servizio; non solo a Pinerolo restano i problemi legati alle attese
ai passaggi a livello, ma questo
problema esiste anche lungo tutta la linea, quanto meno prima
dell’arrivo dei convogli: le attese di vari minuti sono normali
e questo cozza in modo evidente
con le automatizzazioni eseguite.
Resta aperto anche il problema della distribuzione dei biglietti sia a Lusema, dove la
stazione è impresenziata, sia a
Torre Pellice, dove in certi orari non è possibile ottenere biglietti stante la chiusura contemporanea della Pro Loco e della
stazione FS. La cosa mette in
particolare difficoltà i cittadini
non residenti, meno a conoscenza dei « trucchi » da adottare per
entrare in possesso del ticket di
viaggio.
Su entrambi i problemi si sta
muovendo, pare, il servizio traffico locale del compartimento FS
di Torino.
L’OTTICO DI LUSERNA
di Federico Regoli & C. ■j)
orefìceria - orologeria - argenteria
croci ugonotte in oro e argento
di tesi & delmastro
via trieste, 24 - tei. 793117
pinerolo (to)
Scuole medie
accorpate
TORRE PELLICE — Malgrado
le molte prese di posizione degli enti locali, dei genitori, degli organi collegiali della scuola
contro l’accorpamento delle
scuole medie di Torre e Luserna S. Giovanni, il ministero della Pubblica Istruzione ha confermato la decisione già assunta dal Provveditorato agli studi.
Dal prossimo anno la scuola media di Torre Pellice diventerà
sezione distaccata di quella di
Luserna, che avrà a suo carico
19 classi dislocate in due diversi Comuni.
L’amministrazione comunale
di Torre, secondo quanto scritto in un comunicato stampa, ritiene che « la decisione penalizzi nel suo complesso il servizio
scolastico rendendo, nello specifico, difficile il proseguimento
delle esperienze e delle attività
promosse dalla scuola media di
Torre Pellice. L’amministrazione
ritiene urgente — conclude il comunicato — che il Parlamento
riesamini il problema degli accorpamenti delle scuole e che si
arrivi, in tempi brevi, ad una
revisione della legge sulla razionalizzazione della rete scolastica, legge che ha prodotto finora
insignificanti risparmi economici e grandi disagi al servizio scolastico ».
Un bel
concerto
FERRERÒ — Il quartetto vocale « Nugae » (Patrizia Massel,
soprano; Maria Teresa Civra,
contralto: Luca Civra, tenore;
Silvano Sema, basso) ha tenuto
un concerto nel tempio valdese
di Perrero, sabato 23 maggio,
con un programma molto vario
e piacevole: brani classici di Pelestrina, Bach e Brahms, ma anche moderni e popolari come il
celebre « Yesterday » dei Beatles.
L’esecuzione perfetta, che ha
risvegliato tutte le sonorità del
vecchio tempio, ha incantato il
pubblico. Tutti ci auguriamo di
risentire ancora questi nostri
amici così bravi e anche così
modesti nell’intitclazione («nugae » significa cose di poco conto).
Le offerte raccolte in questa
occasione sono state inviate alla
chiesa di Trieste, come contributo agli aiuti destinati ai profughi jugoslavi.
I giovani
protagonisti
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Dal 4 al 10 giugno, per l’organizzazione del Coordinamento
delle risorse di solidarietà, si
svolgerà l’edizione ’92 di « RiCreazione », momenti di spettacolo musicale, sportivo e ricreativo cui parteciperanno i giovani della valle all’insegna dell’essere protagonisti in prima persona. Giovedì 4 giugno, a partire dalle 20,30, si esibiranno allievi della scuola media di Luserna in saggi musicali al pianoforte e chitarra e due spettacoli
teatrali. Venerdì 5, alle ore 20,30,
concerto del gruppo « Allione
quarte! »; sabato 6, alle ore 15,
dimostrazione di arti marziali
a cura dello Sport Center di
Torre Pellice, alle ore 16 concerto
dei gruppi « Spleen » e « PLAD »,
alle ore 20.30 concerto dei gruppi « Oflals » e « Max Oil ». Tutti
questi incontri si svolgeranno al
mercato coperto.
Mercoledì 10 giugno, alle ore
20,30, nella sala conferenze del
Comune, avrà invece luogo im
dibattito su: « La scuola in vai
Pellice: problemi e prospettive ».
Presso l’auditorium, l’Informagiovani e le scuole elementari,
saranno infine allestite mostre e
proiettati video sulle esperienze
condotte dalle scuole.
10
10 valli valdesi
5 giugno 1992
Oggi
e domani
CONVEGNO
PERRERO
Concerti
ANGROGNA — Sabato 6 giugno, alle ore 21,30, nel tempio valdese del
capoluogo, la Camerata corale La
Grangia si esibirà in una serata di
canti popolari del vecchio Piemonte
sul tema: « Cantare e dire la nostra
gente ».
Incontri
Cantavalli
POMARETTO — Sabato 6 giugno,
nell’ambito del Cantavalli '92, al cinema Edelweiss, si esibirà « La Kinkerne », proponendo musica tradizionale della Savoia e delle Alpi Occidentali. Inizio aile ore 21.
Manifestazioni
Concorsi
PiNEROLO — L'Associazione « Amici di don Giorgio Accastelli » bandisce un concorso per una ricerca su
,« la comunità di San Lazzaro (Pinerolo) tra Concilio e dopo Concilio: l'attività pastorale di don Giorgio Accastelli tra il 1967 e il 1991 ».
Il progetto preliminare va sottoposto alla associazione entro il 31.12.'92.
Al prescelto verrà assegnata una borsa di studio di 2.500.000 lire. Per
maggiori informazioni rivolgersi all’associazione, via San Lazzaro 3, 10064
Pinerolo, tei. 0121/322426.
Teatro
POMARETTO — Rupert Raison presenta domenica 7 giugno alle ore 21
al teatro valdese lo spettacolo comico « Better get a move on » (ovvero
Anduma ch'a l'è mej!).
Il patuà"a scuola
Diffuso un questionario per conoscere la situazione linguistica nelle
valli eccitane - Le positive esperienze avviate in alcune scuole
PINEROLO — Lunedì 8 giugno, alle
ore 20,30, presso il centro sociale di
via Lequio, si svolgerà il secondo di
un ciclo di incontri sul tema deH'educazione, infanzia e ascolto organizzato
dall'associazione » Crescere »; interverranno Claudio Poti, direttore scientifico dell'associazione, e ie psicologhe
Elena Bongioanni, Mirella Turello, Stefania Rivoira.
TORRE PELL'ICE — Domenica 7 giu^
gno, alle ore 10,30, verrà inaugurata
la via intitolata a Ferruccio Parri; l'orazione ufficiale verrà tenuta dal sen.
Carlo Galante Garrone, sul piazzale
antistante la sede della Comunità
montana vai Pollice.
TORRE PELLiCE — li cinema Trento
ha in programma, giovedì 4 giugno,
per la rassegna « Alpinismo in celluloide », « Poesia ed umorismo », inizio
ore 21; venerdì 5, ore 21,15, «Homicide »; sabato 6 e domenica 7, ore
20 e 22,10 e lunedì 8, ore 21,15,
« Beethoven ».
PINEROLO — Il cinema Hollywood
ha in programma, fino a mercoledì 10
giugno, « Lienheart; scommessa vincente »; feriali: ore 20,15 e 22,30; domenica: ore 16,15, 18,15, 20,15, 22,30.
li cinema Ritz propone, fino a lunedì 8 giugno, « Coreografia di un delitto »; feriali: ore 20,15, 22,15; domenica: ore 16,15, 18,15, 20,15, 22,15.
Martedì 9 e mercoledì 10: « Una storia semplice»; ore 20,15 e 22,15.
Il cinema Italia ha in programmazione, fino a mercoledì 10 giugno, «Star
Trek 6; rotta verso l'ignoto »; feriali:
ore 20,10 e 22,20; sabato 20,10 e 22,30;
domenica ore 20,10 e 22,20 (in caso
di maltempo anche programmazione pomeridiana, ogni due ore ad iniziare
dalle 14,15).
La Comunità montana valli Gesso, Vermenagna e Pesio con la
collaborazione del Distretto scolastico di Borgo S. Dalmazzo, sta
conducendo un sondaggio diretto a conoscere la situazione linguistica delle valli occitane mediante un questionario.
Sperando in una risposta massiccia da parte degli insegnanti
a cui viene rivolto il questionario, si avrà per la prima volta
una mappa abbastanza precisa
del territorio linguistico occitano. Si conoscerà la disponibilità dei docenti a frequentare corsi di aggiornamento, concernenti le tematiche della cultura occitana (lingua, storia, architettura, tradizioni popolari ecc.). Accanto a questa iniziativa, è stato recentemente organizzato un
convegno a Boves, che ha visto
la partecipazione di insegnanti
che da anni si occupano della
lingua occitana nella scuola primaria.
Dalla Francia è giunta l’esperienza di Maitè Pradellas, che
con la collega Michelle lavora
in una delle due Calandretas di
PINEROLO
Educare
alla musica
Nella giornata di sabato 23
maggio si è svolta una iniziativa promossa dal sindacato CGILScuola per ricordare la direttrice didattica del 1” Circolo di Pinerolo, Marisa Calliero.
Al mattino, presso la scuola
elementare « Parri » alla presenza del dott. Gabbio in rappresentanza del provveditore agli
studi, delle ispettrici tecniche
Moresco e D’Onofrio, di numerosi capi di istituto delle scuole dell’obbligo del Pinerolese e
con la partecipazione di un nutrito numero di docenti, sono
stati affrontati i terni inerenti
all’educazione musicale in una
prospettiva di continuità educativa nei vari ordini di scuola.
Nel pomeriggio, presso l’Auditorium di corso Piave, gli alunni della scuola media « Gramsci » di Cascine Vica si sono
esibiti in un raffinato repertorio che raccoglieva alcuni tra i
più suggestivi brani di jazz,
rock, musica brasiliana e canzoni dei Beatles.
Guidati dai professori Paolo
Bensa e Mirella Ippoliti, una settantina di ragazzi con flauti,
batteria, tastiera, sintetizzatore,
voci soliste e coro hanno dato
vita ad un concerto in piena regola con la disinvoltura di professionisti. L’effetto è stato
straordinario e in più momenti
il pubblico è stato percorso da
veri « brividi » di partecipazione; l’esecuzione ha strappato applausi e apprezzamenti per l’alto livello tecnico raggiunto in
ambito scolastico, nonostante la
difficoltà dei brani in programma.
Tolosa. Le Calandretas sono
scuole materne autogestite da
genitori ed insegnanti, in cui tutto il lavoro didattico viene svolto utilizando in parte il francese e in parte la lingua occitana. L’obiettivo è quello di proseguire l’insegnamento in doppia
lingua sia nella scuola elementare, sia nella scuola media. La
seconda esperienza francese ci
è stata illustrata da Anne Marie
Poggio e Rémy Salaman, due insegnanti di Aix-en-Provence che
si occupano di un progetto che
prevede l’insegnamento del provenzale nella scuola primaria, in
particolare nelle scuole del Dipartimento Bouches-du-Rhône.
L’unica esperienza italiana presente al convegno è stata illustrata da due insegnanti di Pomaretto: Anita Pascal e Paola
Revel.
Dal 1978 la Comunità montana valli Chisone e Germanasca
organizza dei « corsi di patuà »
nelle varie scuole delle due valli; prevalentemente scuole elementari, ma per qualche anno
anche presso la Scuola latina,
media appartenente alla Chiesa
valdese (ora chiusa). In tutti
questi anni si sono raggiunte 14
sedi scolastiche, con un totale di
18 « animatori ». Attualmente lavorano a questi corsi solamente
le due insegnanti citate, nelle loro classi di titolarità, la 4® e la
5” di Pomaretto.
Di particolare rilevanza è stata la relazione della prof. Alessandra Burelli, docente all’uni
versità di Udine, che segue, con
altri colleghi, un progetto preparato sotto la guida della prof.
Schiavi Facchin (ex parlamentare del PDS e sostenitrice della
legge sulle minoranze): inserimento della lingua friulana nella scuola materna di alcuni Comuni della provincia di Udine.
La peculiarità di questo progetto è l’approvazione e il finanziamento da parte della Comunità europea tramite l’ufficio per
le cosiddette lingue meno diffuse. Può essere di un certo interesse per i lettori approfondire,
in seguito, alcune di queste esperienze ed in particolare quelle
italiane.
Possiamo valutare come molto
positivo il convegno; il contatto
e la conoscenza di altre esperienze fanno sentire meno solo chi
lavora da anni per recuperare
ciò che è possibile della propria
cultura, delle proprie radici, della propria lingua. Dal dibattito
che è seguito, dagli interventi
molto pertinenti, è emersa la necessità di incontrarsi ancora, di
allargare le proprie esperienze.
Tutti gli operatori della scuola
hanno notato come un bilinguismo precoce permette al bambino capacità comunicative che gli
altri non hanno, arricchisce la
sua personalità, allarga i suoi
orizzonti culturali, gli permette
una maggiore comprensione del
mondo dove è nato e delle persone che gli stanno attorno.
P. R. R.
TORRE PELLICE
Il Comune è intervenuto
Ai cittadini che hanno sottoscritto una petizione sul problema dei bambini marocchini che
i genitori costringono a vendere
per le vie del Pinerolese e residenti a Torre Pellice, ha recentemente risposto il sindaco Armand Hugon a nome della giunta comunale.
« La petizione parte dal presupposto che l’amministrazione comunale abbia il potere di risolvere il problema denunciato e
che non abbia compiuto il suo
dovere, anzi abbia tollerato questa situazione perché si tratta di
bambini non italiani e di altro
credo religioso (—). Si tratta di
presupposti infondati — dice il
sindaco di Torre Pellice — che
possono generare equivoci e pregiudizi.
Nel caso specifico, attraverso
il servizio sociale e professionale del distretto ed il visitatore
domiciliare si sono forniti, dal
momento in cui sono arrivati
i minori marocchini a Torre Pellice, appoggi educativi, sussidi
economici ed aiuti per i bambini con l'obiettivo di favorire la
loro integrazione nella comunità scolastica e sociale. Purtroppo
agli interventi che sono stati
compiuti, è bene sottolinearlo,
nei -confronti di tutti i bambini
via
di gobello e jalla |
*II|bL ÍL
repubblica, 2 - torre pellice-‘^932023 |
IM HIMIM
I r:imi 11 I a
RIFUGIO
in caso di necessità, non sono seguiti atteggiamenti positivi delle
famiglie che non hanno mandato i figli a scuola, se non occasionalmente, e li hanno costretti
invece alla vendita ambulante,
in verità favorita — in buona
fede — da tanta gente che ai
piccoli venditori ha dato e continua a dare (anche quando
l’acquisto non avviene) le mille
lire...
Tali atteggiamenti illegittimi,
di cui i genitori sono a conoscenza, sono stati più volte segnalati a partire dal giugno ’91
all’autorità giudiziaria minorile
per i provvedimenti necessari.
Altre denunce e segnalazioni sono state presentate alle autorità giudiziarie competenti ».
’< Non sappiamo — dice infine
Armand Hugon — come e quando si concluderà questa vicenda.
L’amministrazione comunale continuerà ad insistere perché i
diritti dei minori — di tutti i
minori — siano salvaguardati, le
leggi vengano rispettate da tutti e continuerà ad intervenire,
nei limiti delle risorse, nei confronti di chi ne ha bisogno, indipendentemente dalla razza di
appartenenza e dal credo religioso ».
O.N.
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i fine settimana
e festività
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tei. (0121) 930077
Montagna
e sport
Nel pomeriggio di domenica
24 maggio si è conclusa la rassegna fotografica sul tema « La
montagna e lo sport », organizzata dalla sezione vai Germanasca del CAI, dal Gruppo sportivo 80 di Pomaretto e dalla Pro
Loco di Perrero.
La premiazione delle fotografie è stata preceduta da una
marcia non competitiva di tre
chilometri e mezzo, un giro intorno all’abitato di Perrero, che
ha avuto 60 partecipanti tra i
quali si notavano parecchi ragazzini, oltre ai veterani del podismo.
La graduatoria dei premiati
ha visto ai primi tre posti tre
donne: Emma Druetta al primo, con la foto di un rocciatore sospeso nel vuoto aggrappato ad uno spuntone di roccia;
al secondo Vilma Alliaud, che
ha colto con l’obiettivo un canoista immerso negli spruzzi di
schiuma di un torrente; la terza premiata è la buffa fotografia di Wally Piccone con la barboncina di famiglia che segue
l’arrampicata comodamente installata nello zaino.
Ha avuto un premio anche la
foto di uno sciatore che sfreccia lungo un pendio, scattata da
Gianni Menusan di Maniglia e
ad un ritratto di montanaro, in
bianco e nero, opera di Claudio
Long, è stato attribuito il primo premio in questa categoria
e verrà pubblicato sulla copertina del bollettino locale.
Gli organizzatori si ripromettono di riprendere l’anno prossimo l’iniziativa, magari con
qualche novità, come potrebbe
essere una corsa ciclistica in
mountain bike, cercando un tema nuovo ed attraente, sempre
legato alla vita della montagna.
L. V.
La giunta
si dimette
PINEROLO — Per protesta
contro la decisione della Regione di togliere dalla Comunità
montana Pinerolese pedemontano i Comuni di Pinerolo e Cumiana si è dimessa lo scorso 28
maggio la giunta della Comunità montana stessa, presieduta da
Mario Riva.
Collaboratori
Eco delle valli
POMARETTO — I collaboratori si
riuniranno mercoledì 10 giugno alle
ore 20,45 presso l'Eicolo Grando.
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4
CHIUSO IL martedì
11
5 giugno 1992
lettere 11
UN PRIMATO
SINGOLARE
Al « primato morale e civile degli
italiani » di giobertiana memoria l'Italia oggi ha la . felice » ventura di aggiungere un altro primato, che la distingue tra le nazioni di tutto il mondo; quello di avere il maggior numero di istituti di scienze religiose ,« nati soprattutto per qualificare gli aspiranti all'Insegnamento della religione
(cattolica) nelle scuole pubbliche (statali) » (cfr. « Famiglia cristiana », n. 15,
8.4.'92, pag. 28).
E' abbastanza noto che il regime
concordatario esistente tra stato italiano e stato vaticano privilegia la
Chiesa cattolica, la quale non solo detiene il monopolio dell'IRC nelle scuote statali, ma anche esercita il diritto di indicare i nominativi degli insegnanti, religiosi o laici, ai provveditorati agli studi, a cui spetta soltanto l'atto formale e burocratico del
conferimento dell'incarico annuale.
Per la preparazione dei fedeli laici ad « insegnare nelle facoltà ecclesiastiche » la Santa Sede ha riconosciuto nel morrdo ■■ 76 istituti superiori » abilitati a questo scopo. Essi,
in base ai dati forniti dalla Congregazione per l'educazione cattolica, sono così distribuiti: 21 in Europa (esclusa l'Italia), 22 nelle due Americhe,
settentrionale e meridionale, 9 nell'Africa, 23 in Asia, 1 in Australia:
totale 76. L'Italia ha il singolare privilegio di avere un conteggio a parte; i suddetti istituti infatti sono 84
diocesani e 36 « superiori »: totale 120.
Da essi esce quella legione d'insegnanti dell'IRC il cui elenco compilato ogni anno dai presuli diocesani
viene trasmesso ai rispettivi provveditorati agli studi delle provincie italiane. Il costo di questi insegnanti
grava sullo stato italiano per svariati
miliardi all'anno.
Gli italiani devono essere ben « contenti » di possedere questo primato,
poiché sono essi che lo sostengono
optando, volenti o nolenti, all'inizio di
ogni anno scolastico, per la scelta
dell'IRC.
Mi pare che essi potrebbero essere paragonati agli ateniesi del tempo dell'apostolo Paolo, « in ogni cosa
troppo religiosi » ma poco desiderosi
di conoscere « più appieno la via di
Dio • (Atti 17: 22; 18: 26).
Bruno Ciccarelli, Catania
PER UNA CULTURA
DI DIALOGO
Vogliamo proporre una riflessione e
delle valutazioni sull'atmosfera creatasi a Torre Pellice intorno ai bambini
marocchini che, non adempiendo all'obbligo scolastico, vendevano lungo
la via Arnaud.
Pensiamo di poterlo fare senza presunzione, perché da almeno tre anni
operiamo per la conoscenza, la prevenzione e la ricerca di una soluzione dei problemi degli extracomunitari
presenti a Torre Pellice (quindi non
solo marocchini, ma anche albanesi
ed altri che vivono sul territorio comunale).
Questo lavoro è stato condotto con
fatica e scarsità di mezzi, ma in proficua collaborazione con realtà locali
e non; organizzazioni di accoglienza
e tutela giuridica cogestite dagli immigrati presenti nella realtà torinese,
coordinamento pinerolese di accoglienza, realtà ecclesiali cattoliche e valdesi, enti locali, scuole e direzioni didattiche, gruppi locali di volontariato,
radio e giornali, locali.
Questo non è uno sterile elenco a
scopo di autoelogio; indica piuttosto
un modo di operare, che certamente
non abbiamo inventato noi, ma che
è stato il filo*conduttore che ha permesso all'Italia di passare attraverso
vicende storiche (Resistenza, lotte
operaie, immigrazione meridionale, gestione della risorsa ambiente) costruendo un tessuto sociale forte, ricco di potenzialità e iniziative con solide basi nella solidarietà, capacità di
confronto e rispetto delle differenze.
Certamente per risolvere problemi
complessi come quello dell'immigrazione e dei minori extracomunitari è
necessario uno sforzo di comprensione, di equilibrio, di capacità di essere messi in discussione e di mettere in discussione gli altri, sforzo che
forse non siamo abituati a compiere.
Inoltre è sempre opportuno cerca
delle valli valdesi
settimanale delle chiese vaidesi e metodiste
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato (vicedirettore), Giorgio Gardiol (direttore). Carmelina Maurizio, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan.
Comitato editoriale: Paolo T. Angelerl, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi,
Adriano Longo, Emmanuele Paschetto, Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
Mirella Scorsonelli.
Collaboratori: Daniela Actis (segreteria), Mitzi Menusan (amministrazione), Stelio Armand-Hugon, Mariella Taglierò (revisione editoriale).
Stampa: Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud. 23 - 10066 Torre
Pellice - telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoll
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V. 15 - 10125 Torino - telefono
011/655278, FAX 011/657542 — Redazione valli valdesi: via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pellice - telefono 0121/932166.
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 - 10125 Torino - c.c.p. 20936100
Consiglio di amministrazione: Roberto Peyrot (presidente), Domenico Tomasetto (vicepresidente). Paolo Gay, Silvio ReveI, Franco Rivoira
(membri).
ABBONAJMENTI 1992
Italia
Ordinario annuale
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Da versare sul c.c^). n. 20936100 Intestato a A.I.P. ■ vi
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Ordinario annuale
Ordinario (via aerea)
Sostenitore
Semestrale
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Finanziari, legali, sentenze: L. 800 ogni parola
Prezzi non comprensivi dell'IVA
FONDO DI SOLIDARIETÀ': c.c.p. n. 11234101 intestato a La Luce, via
Pio V, 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo; Maria Luisa Barberis, Renato CoTsson, Roberto Peyrot
re di conoscere reciprocamente gli
sforzi e le iniziative che tutte le componenti della nostra piccola società
intraprendono, siano esse associazioni, chiese, istituzioni.
Forse anche molti fra quanti hanno
sottoscritto la petizione che richiamava l'attenzione sulla necessità di garantire la frequenza scolastica a quei
bambini potrebbero partecipare con
idee e proposte ad una comune opera
di sensibilizzazione sul problema, discutendo serenamente e in spirito costruttivo con tutti quelli che si sentono coinvolti (e che speriamo siano
molti, non solo tra gli amministratori,
gli insegnanti, gli operatori sociali).
Pensare di risolvere I problemi solo allontanandoli dal territorio di un
comune sarebbe un appiattimento culturale in linea con la scarsa disponibilità al dibattito e alla partecipazione che oggi purtroppo riscontriamo in
Italia.
per l'Associazione per la pace
vai Pellice
Lucilla Borgarello
PIU’ PASSIONE
PER IL PROGETTO
Caro Direttore,
credo che tutti i ragionamenti che
sono stati presentati di recente dai
sostenitori di « Vita protestante » come titolo della testata del prossimo
giornale comune delle chiese battiate,
metodiste e valdesi possano essere
facilmente ribaltati a favore di « Riforma » (il primo è veramente più
« concreto » del secondo? Quella delle nostre chiese è veramente una vita ■■ protestante »? Più che presentare
la nostra supposta vita « protestante »,
non è forse più interessante presentare un'esigenza di cui ci sentiamo
portatori, e cioè quella di un profondo rinnovamento morale, civile e religioso che, per una questione di umiltà e di realismo, non può che comprendere anche noi stessi? ecc.). In
ogni caso dubito che qualcuno possa
parlare a nome « dei nostri abbonati »
come invece si sente di fare Giuseppe Platone sul numero dell'8 maggio
scorso.
Ma al di là di un legittimo scambio di opinioni (perché opinioni rimangono) sul titolo di un giornale e
su una decisione che gli esecutivi
delle chiese battiste, metodiste e vaidesi hanno preso sulla base di una
delibera della riunione congiunta di
Sinodo e Assemblea battista del 1990,
quello che mi ha colpito in questa
vicenda è che nessuno si sia appassionato sul resto del progetto del nuovo giornale: che cosa ci scriveremo?
come ci scriveremo? a ohi ci rivolgeremo? come sosterremo questo strumento così importante di informazione e evangelizzazione?
ìnsomma, non vorrei che si trattasse dell'ennesimo episodio di « sindrome da dettaglio » che affligge le nostre chiese o, peggio, di una polemica che nasconde altri obiettivi. Mi
auguro, invece, che si tratti di un
interesse profondo e appassionato per
questa impresa, la prima che sul piano organizzativo, economico e ■■ politico » vede impegnati veramente insieme battisti, metodisti e valdesi, e
che richiede la solidarietà e il contributo di tutti noi per partire con
il piede giusto e crescere rapidamente.
Eugenio Bernardini, Torino
NON CI STO!
Ho letto sul numero del 24 aprile
l'articolo di fondo di Giorgio Gardiol.
E' uno scritto che va bene per « La
Stampa» o il «Corriere della Sera»
ma non per il nostro giornale che non
può e non deve avere un qualsiasi
indirizzo politico perché è di tutti i
valdesi, ognuno dei quali deve essere
libero di pensarla, politicamente, come crede (o non interessarsi affattol).
Nel sottotitolo è detto: « Saremo disposti ad occuparcene anche noi? ».
Come membro della Chiesa valdese da 44 anni e come lettore abbonato dico chiaramente: « Noi » (ripeto, come chiesa, come ente, come istituzione religiosa). Anche per evitare
meschine figure di fronte alla pubblica opinione, poiché cosa potrebbe mai
valere la nostra flebile e stridula vocetta? E chi ne terrebbe conto...?
I politici ed i loro partiti guardano
essenzialmente al « numero » e noi in
tal senso siamo... meno di zerol
La pace, la serenità e la beatitudine che II sommo Iddio ci ha generosamente donato con lo Spirito Santo non possono essere comunque turbate, Inquinate, coinvolte con le miserie e le malefatte volute da un'umanità miscredente, ingolfata in una falsa e colpevole politica come quella
praticata nel nostro sfortunato paese!
Quindi lasciamo la politica ai partiti (ce ne sono 161), ai sindacati, al
governi, agli enti pubblici, alle associazioni professionali e di categoria,
ecc. ecc. ma senza la nostra Chiesa
valdese che ne perderebbe fortemente in stima e fiducia di cui ha sempre goduto nel lontano passato.
Inoltre, per il periodo in cui si dice che cinquant'anni fa alcuni protestanti italiani si sono battuti per la
« Costituzione », io avrei alquante riserve circa il « numero » di questi
fratelli, I quali d'altra parte furono liberi di comportarsi come credevano
ma non, certo, coinvolgendo la nostra
chiesa dato che, ovviamente, non rappresentavano che loro stessi!
Ferruccio Giovanninì, Pisa
GRAZIE!
La signora Margherita Cogno, ospite delTasilo di San Giovanni, ci scrive per ringraziare quanti hanno organizzato la festa in occasione del suo
79® compleanno.
« Nel giorno che ho gridato a te,
mi hai risposto, hai accresciuto
dentro di me la forza y>
(Salmo 138: 3-4)
I nipoti Lìdia, Lionello, Gualtiero,
Marco e Arida ricordano con profondo
affetto il caro zio
Assuero Trezzi
* 1909 - + 1992
Firenze, 7 maggio 1992
Cimitero evangelico « agli allori ».
RINGRAZIAMENTO
(( E fattosi sera, Gesù disse:
passiamo alValtra riva »
(Marco 4: 35)
I familiari di
Danilo Musso
esprimono la loro riconoscenza a tutti
coloro che hanno preso parte al loro
dolore per l’improvvisa dipartita del
loro congiunto ed al pastore Ruggero
Marchetti.
Luserna S. Giovanni, 23 maggio 1992.
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« Il decoro, l’assistenza, il rispetto... sono vostri diritti.
Offrirverli è nostro dovere ».
RINGRAZIAMENTO
(( Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbato la fede »
(2 Timoteo 4: 7)
La sorella e nipote del caro
Silvio Peyronel
di anni 80
ringraziano di cuore tutti coloro cbe
sono stati vicini con presenza, scritti e
parole di conforto nella triste separazione.
Un grazie particolare ai pastori Paolo Ribet e Ruben Vinti, al dottore Vaiter Broue, alla direzione e al personale
deU’Asilo dei vecchi di S. Germano.
S. Germano Chìsone, 13 maggio 1^?2.
RINGRAZIAMENTO
« Ho pazientemente aspettato
l’Eterno ed egli si è inchinato
a me ed ha ascoltato il mio
grido »
(Salmo 40: 1)
I familiari di
Pietro Longo
ringraziano i pastori E. Tomassone e
B. Tron, le comunità valdesi di Ivrea
e di Pinerolo, i vicini di casa, gli
amici e quanti si sono uniti nella triste circostanza ed in modo particolare
la sig-ra Elvira Martinat ohe tanto si
è prodigata per aiutarlo.
Miradolo di S. Secondo^ 30 maggio '92.
Redattori, tipografi e coUaboratori
esprimono la loro solidarietà ad Adnano e Lidia Longo e rispettive famigRe
in occasione della morte del papà.
RINGRAZIAMENTO
« Servite l’Eterno con allegrezza; venite al suo cospetto con
canti »
(Salmo 100: 2)
Ha terminato la sua giornata terrena
Elisa Ravazzini
La ricordano con profondo affetto i
nipoti Elena e Ferruccdo, Alberto e
Lucilla, Anna e Davide e Maya König,
la cugina Anna Nitti, i cari amici
Franca e Ezio Borgarello, Angela e
Beppe Rosso con Maristella e Manuela,
Mireille Mourglia.
Un commosso ringraziamento per le
preziose, affettuose cure prestate a zia
Lisa alla direttrice ed al personale
tutto della casa di riposo battista « Villa Grazialma » di Avigliana.
Avigliana, 31 maggio 1992.
Redattori, tipografi e coUaboratori
sono vicini ad Alberto Corsani e famiglia in occasione deUa morte della zia.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Qspedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 7 GIUGNO 1992
Viliar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza ;
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433.
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 7 GIUGNO 1992
Bobbio Pellice: FARMACIA - Via
Maestra 44 - Tel. 92744.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso i distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero: tei. 116.
12
12 villag-gfio globale
5 giugno 1992
RIFLESSIONI SULLA CONDIZIONE MILITARE
L'obiezione di coscienza di fronte
ad l una nuova forma di schiavitù
Il soldato è in qualche modo privato della propria libertà - La battaglia, aH’inizio isolata, degli obiettori - La
dignità della persona e del singolo uomo non può essere assolutamente sacrificata all’idolo del nazionalisnrio
« Non possiamo che pregare »
avrebbe detto il papa, durante
il suo viaggio in Senegai, di fronte al luogo di partenza degli
schiavi neri per i Caraibi. Incatenati come delle bestie dopo
essere stati strappati con la forza ai loro villaggi, partivano
senza alcuna speranza di ritorno
per andare a tagliare la canna
da zucchero o raccogliere il cotone. La loro sorte crudele, disumana, non ispirava affatto pietà alla gente del XVI, XVII e
XVIII secolo. Non più che ai
nostri giorni il vedere sulle nostre autostrade questi TIR a due
o tre piani sovraccarichi di bestiame! « Non possiamo che pregare ». Di fronte a questa insensibilità, a questa incoscienza, a
questa cecità, a questa crudeltà,
non possiamo in effetti che pregare... e chiedere perdono.
Chiedere perdono per non
aver saputo che questi corpi così neri avevano anche un’anima
e non erano degli animali con
sembianze umane come credevano i filosofi, i teologi, i cristiani
dell’epoca. « Non possiamo metterci nell'ottica che Dio, che è
un essere molto saggio, abbia
messo un'anima in un corpo tutto nero... » scriveva Montesquieu.
Sullo stesso registro, Bossuet affermava perentoriamente: « Condannare la schiavitù... sarebbe
condannare il Santo Spirito che
ordina agli schiavi, per bocca di
San Paolo, di restare nella loro
condizione... ». Una delle prime
caravelle che partì dal Senegai
verso il Nuovo Mondo con le
stive colme di questo bestiame
umano di cui gran parte moriva
durante il viaggio portava il bel
nome di « .Jesus ». Non possiamo,
in effetti, che pregare e chiedere
perdono di fronte alla cieca,
ignobile e crudele stupidità dell’umanità!
Pochi i cristiani
contro la schiavitù
Soltanto una piccola minoranza di cristiani lottò per l’abolizione della tratta degli schiavi.
Una campagna portata avanti
nell’indifferenza e nell’incomprensione universali della cristianità dell’epoca. Tutti questi
cristiani, questi nuovi figli d’Israele, non sembravano ricordare le grandi gesta di Jahweh
che aveva strappato il suo popolo alla servitù dell’Egitto. La
schiavitù non costituiva un problema!
Stranamente nello stesso momento in cui, dopo tre secoli di
schiavitù, le coscienze iniziavano a insorgere contro questa crudele infamia ed intrawedevano
la futura abolizione della tratta
dei neri, un’altra servitù nasceva in Europa. Una schiavitù che
dura tuttora dopo quasi due secoli! Con la stessa miopia del
periodo della tratta dei neri,
l’opinione pubblica, T«intellighenzia », i teologi di ogni tipo, le
chiese stesse, accettano questa
schiavitù, arrivando sovente a
difenderla. Alcuni papi, bisogna
dirlo a loro onore, come Leone
XIII e Benedetto XV, si sono
nonostante tutto opposti a questa schiavitù moderna. Si tratta
della schiavitù della coscrizione.
Da qualche settimana si parla
molto dell’obiezione di coscienza. Leggendo numerosi articoli
di giornali e riviste constatiamo
che una grande varietà di motivazioni, dalle più nobili alle più
avvilenti, vengono attribuite agli
obiettori. Non è in effetti molto
facile capire, o cercare di far
capire, il senso del loro rifiuto.
Il loro rifiuto della schiavitù della coscrizione. Il loro rifiuto della servitù militare.
Con l’era nazionalista, da due
secoli, dal momento in cui i detentori del potere hanno avuto
bisogno per le loro guerre intestine di soldati diversi dai mercenari, essi hanno imposto ai
« loro sudditi » l’obbligo di « servire », di buona o cattiva voglia,
nei loro eserciti. E’ dò che si
definisce la « coscrizione », il
servizio militare obbligatorio.
In tutti i tempi alcuni uomini
si sono opposti a questa servitù. Vi si sono opposti per motivi di coscienza di fronte alla
stupidità, alla disumanità, allo
scandalo di ogni guerra. Si sono
ribellati contro questa infame
schiavitù. In nome della libertà
e della dignità umana non potevano che rifiutare per loro e
per gli altri questo giogo fratricida. Numerosi cristiani anche,
per fedeltà al loro Signore, rifiutarono di servire allo stesso
tempo « il principe della pace »
8 Marte, il dio della guerra.
Sottomessi alia
coscrizione
Per contro l'opinione pubblica,
abituata alTasservimento, alla
dipendenza di fronte alTautorità,
facile preda dell’influenza dei
media, tenuta in stato di soggezione, nella stragrande maggioranza accetta senza problemi
la coscrizione. Essa si sottomette a questa istituzione come ad
una necessità ineluttabile, come
ad un obbligo morale per il buon
cittadino. Parimenti numerosi
sono coloro che, ben indottrinati, offrono questo periodo della
loro vita con una certa fierezza,
come un generoso dono di se
stessi al servizio della società.
Per parecchi giovani la sola
grande avventura della vita è il
servizio militare! E ne raccontano poi in un incessante farneticare le più insignificanti peripezie. I più giovani, e più tardi i
loro bambini, « bevono » con ammirazione le loro parole! C’è, bisogna ammetterlo, un consenso
quasi totale al servizio militare.
« Fare il proprio servizio » significa fare ingresso nella società;
significa diventare finalmente un
uomo: un soldato!
Possiamo quindi immaginare
senza difficoltà lo scandalo, la
riprovazione e l’indignazione nelle famiglie, nell’opinione pubblica e, ancora di recente anche
nelle chie.se, quando un giovane,
che non accetti in alcun caso
la schiavitù della coscrizione, si
rifiuti di essere « soldato », di
fare « il suo servizio militare ».
Alcuni recepiscono persino questo atteggiamento deH’obicttore
come un’ingiuria personale: questo contegno mette in discussione la loro stessa fede nell’amore per la patria e nell’onore del
servirla. La presa di posizione
dell’obiettore non può che apparire loro come una pericolosa
impostura, un’attitudine asociale, insensata, avvilente. Nessun
tentativo di capire le motivazioni di questo giovane: qualsiasi
sua argomentazione non può essere che erronea, inaccettabile,
pensino abietta.
Qual è quindi la motivazione
che spinge l’obiettore ad affrontare l’opinione pubblica? Le risposte a questa domanda non
possono essere che molteplici
per l’evidente ragione che non
si tratta mai di un’adesione ad
opinioni precostituite, bensì di
una presa di coscienza individuale. A parte i testimoni di Geova
e i membri di alcune chiese dette « storicamente pacifiste », che
sono più o meno condotti a questa scelta dalla loro stessa comunità, l’obiettore matura la sua
decisione per lo più in solitudine, senza subire pressioni esterne. Il rispetto per la vita, l’amore del prossimo, la lettura del
Vangelo, l'attesa del Regno di
Dio, il non sentirsi « né spartano
né ateniese » ma appartenente
all'intera umanità, la speranza
in un mondo unificato, il rifiuto
del nazionalismo, la sua repulsione di fronte all’orrore ed alla follia di ogni guerra, l’assurdità della violenza, il rifiuto di
essere egli stesso uno strumento
di violenza, questi sono alcuni
dei motivi che animano l’obiettore di coscienza.
Tali motivi potrebbero essere
qui sviluppati per dimostrare
che la sua convinzione non è né
quella di un asociale, né quella
di Un illuminato, né di un vigliacco, bensì quella di un gran
numero di uomini prestigiosi
che hanno ripudiato la guerra ed
ogni forma di partecipazione a
questa criminale follia collettiva.
Ma, oltre a tutto ciò, la forza
dell’opposizione dell’obiettore alla schiavitù della coscrizione, la
forza che lo spinge ad affrontare da solo tutti coloro che gli
chiedono ragione della sua scelta, è soprattutto il suo amore
appassionato per la libertà. E’
questo il suo motivo conduttore:
la libertà! Libero di avere le proprie opinioni, libero nelle sue
scelte, libero da tutte le etichette, libero da tutte le frontiere,
libero di disiporre del proprio
tempo, della sua vita, di tutti i
momenti della sua vita, libero
di poter dire « sì » e « no » a
chi vuole e quando vuole, a suo
piacimento, secondo il suo umore o il suo interesse! Libero di
andare e venire, di correre o
di camminare, di cantare o di
tacere! Libero di vestirsi a suo
gusto, di restare nudo o di travestirsi! Libero di dare e di ricevere! Libero di servire, in qualunque luogo ed in ogni momento, il suo prossimo! Libero...!
Evidentemente questa libertà, la
libertà di essere, è assolutamente incompatibile con la coscrizione totalitaria che sottomette i
giovani alla più intollerabile delle servitù.
Il soldato non è
un uomo libero
Tutte le libertà sopra elencate non sono più possibili per
colui che subisca la schiavitù
della coscrizione e divenga « soldato ». Il soldato non è più un
uomo libero. Ha rinunciato a se
stesso, alla sua propria persona.
Non è più altro che un soldo
umano, senza volere né potere.
Diviene uno strumento cieco, un
fantoccio irresponsabile, un parassita dell’umanità, una deplorevole vittima. E’ propriamente
uno schiavo. Uno schiavo del
militarismo. Non è costretto a
tagliare la canna da zucchero,
ma è obbligato a fare l’apprendistato della violenza. Obbligato
ad abbandonare il suo focolare,
il suo mestiere, il suo orto, entra nel mondo della servitù militare, dimentico della sua fede,
dei suoi ideali, per divenire un
fucile! Il suo addestramento all’obbedienza passiva può condurlo a compiere azioni criminali
contro l’umanità: la storia ci
racconta ampiamente la barbarie delle soldatesche.
Che cosa dicono i nostri teologi su questo schiavo, su questo simulacro umano? Non fu
forse creato anche lui libero a
immagine di Dio? Cosa dicono
i nostri psichiatri su questo schizofrenico che si estranea dal
proprio ego per sottomettersi,
anima e corpo, alla servitù militare? Durante la sua servitù
militare, nel momento del suo
addestramento alla violenza, questo schiavo non è forse portato
a rinnegare, tramite un’insidiosa
trasformazione della mentalità,
tramite una metamorfosi psico- .
logica, l’essenziale dell’insegnamento del Cristo sull’amore del
prossimo? Tutto il paziente insegnamento ricevuto al catechismo non rischia di andare a confrontarsi con altri valori che sono certamente ben poco evangelici? Questa schiavitù della coscrizione non lo porterà ad accettare una concezione del mondo che considera l’impiego della forza militare necessario al
mantenimento dell’ordine, della
giustizia, della pace? E questa
concezione del mondo è forse
cristiana?
« Nessuno sarà
tenuto in schiavitù »
Sarà necessario attendere ancora un secolo perché questa
Schiavitù sia finalmente abolita
come lo fu dopo tre secoli la
tratta dei neri?
« Nessuno sarà tenuto in schiavitù né in servitù; la schiavitù
e la tratta degli schiavi sono
vietate in tutte le loro forme »
(Art. IV della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo).
Per quale ragione questo testo non concernerebbe e non condannerebbe anche la peggiore
delle schiavitù, la schiavitù della
coscrizione?
« Nessuno sarà sottomesso alla tortura, né a pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti » (Art. V della Dichiarazio
ne universale dei diritti dell’uomo).
Non è forse proprio a questo
che viene sottomesso, fisicamente e psichicamente, il giovane dal
momento della sua incorporazione e del suo addestramento nei
cortili delle caserme?
« Il valore unico e la dignità
incomparabile della persona
umana » (enciclica « Centesimus
annus ») non possono continuare ad essere sacrificati all’idolo
del nazionalismo e dati in pasto
alla servitù del militarismo. La
schiavitù totalitaria della coscrizione non è forse il più grave
oltraggio alla dignità ed alla libertà della persona umana?
« Non possiamo che pregare »
di fronte a questa cecità dei
nostri contemporanei che da due
secoli accettano, senza reagire,
questa infamia liberticida e fratricida che è vergogna della nostra civiltà. Bisognerà attendere ancora un secolo perché
le leggi che hanno istituito la
schiavitù totalitaria della coscrizione siano finalmente abrogate?
L’obiezione di coscienza è una
testimonianza contro la guerra e
contro la schiavitù della coscrizione. Non si può legiferare su
una testimonianza! L’importante
non è volere la riforma della legge che regolamenta il servizio
civile, ma piuttosto impegnarsi
per un grande, aperto e dignitoso dibattito che miri ad ottenere l’abrogazione delle leggi che
hanno istituito la schiavitù della coscrizione. La servitù militare: questo è il problema, non
l’obiezione di coscienza!
Un futuro papa verrà e, come
Giovanni Paolo II ha appena fatto in Senegai, visitando l’edificio da dove partivano gli schiavi per tagliare la canna da zucchero, visiterà il cortile di una
caserma da dove partivano degli schiavi per togliere la vita
ad altri schiavi, una caserma
che sarà diventata un museo della stupidità e della crudeltà
umane, ed anche lui forse dirà:
« Non possiamo che pregare... ».
Albert Lazier
(Traduzione d¡ Antonio Gavina)
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