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servizio migranti 3
Assistenza o assistenzialismo?
Il gruppo di studio che si è occupato del problema dell’«accoglienza» ha elaborato una sintesi
delle conclusioni alle quali era giunto. E’ la tabella comparativa riportata qui sotto.
Il confine tra assistenza ed assistenzialismo non è né chiaro, né rigido. Ma l’importante è essere consapevoli di quanto si fa, e mantenere uno spirito critico.
E’ una vigilanza che deve essere chiesta soprattutto alle chiese, perché non venga meno
quella funzione profetica che esse sono chiamate a svolgere.
ASSISTENZA
è solidarietà concreta resa necessaria da
una situazione precaria, di emergenza;
è flessibile, si adatta ai cambiamenti;
è circoscritta nel tempo;
deve dare degli strumenti perché la persona possa diventare indipendente;
dà co-responsabilità, lascia dignità e spazio alla persona;
tenta di rimuovere le cause che creano la
necessità di assistenza;
riconosce i valori di una cultura o religione diversa.
ASSISTENZIALISMO
è passivo, non porta a soluzione;
mette o lascia la persona in stato di dipendenza e quindi dà potere a chi offre
l’assistenza;
giudica la maturità dell'altro;
viene usato per difendere uno status quo
e non mette in questione le cause del
disagio;
pretende un’assimilazione alla cultura del
luogo e la gratitudine per l’aiuto offerto.
Anche in Italia i santuari?
I governi europei adottano provvedimenti restrittivi nei confronti degli immigrati - Un’attività di asilo da parte delle nostre chiese?
Con la legge 943/86, che regola
l’accesso al lavoro degli stranieri
exiiacomunitari, la situazione
degli immigrati non regolari —
siano essi lavoratori, studenti, o
rifugiati politici — diverrà molto
più precaria di quello che non
sia stata negli anni passati,
in cui la carenza di norme orga
Riconosciamo che il razzismo
e la xenofobia
>‘/no un fenomeno in crescita
i:¡ Ugni aspetto della nostra vita
in Europa. Essi inquinano
la vita delle chiese,
• Ielle comunità e dello stato
e richiedono
urgentemente contromisure, non
solo in Europa ma dovunque
nel mondo.
L<i Chiesa ha una responsabilità
particolare. Razzismo e xenofobia
costituiscono un peccato,
una minaccia
per runilà della Chiesa di Cristo
e per Vumanità intera.
delle immigrazioni si va facendo
sempre più restrittiva c, anche se
non si cambia di colpo un costume lassista, non bisogna cullarsi
neH'illusione che questo costume
rimarrà immutato negli anni a
venire.
Se così stanno le cose, la sorte di migliaia di stranieri non sarà delle migliori: se riescono a
rimanere in Italia, la loro condizione di clandestinità sarà ancora più dura sotto qualsiasi aspetto, se non riusciranno a farla
franca Tunica prospettiva certa
sarà quella dell’espulsione: prospettiva tanto più grave se chi ad
Di fronte a questa situazione è
evidente che il Servizio Migranti,
con il concorso e conforto di tutte le chiese membro della FCEI
e con l’alleanza di chiunque condivida i motivi e gli scopi di questa battaglia, continuerà ad impegnarsi affinché nel nostro pae
niche aveva indotto le autorità
ad un certo lassismo, sia pure incoerente.
I rapporti ufficiali sulTandamento della regolarizzazione danno un totale di circa 75-100 mila
domande di regolarizzazione presentate dagli stranieri entro i termini stabiliti dalla legge. Se è vero che gli immigrati irregolari in
Italia sono 400-500 mila, ciò significa che solo un quarto ha chiesto
di regolarizzare la propria posizione; è un dato preoccupante, perché indicherebbe il fallimento di
questa sanatoria, per ragioni molteplici e non ancora analizzate a
dovere. Fra queste si indicano; la
mancata ampia pubblicizzazione
della possibilità di regolarizzazione, la diffidenza verso le istituzioni (schedatura), Tindisponibilità
dei datori di lavoro « clandestini » a riconoscere gli esistenti
rapporti di lavoro e conseguenti
ricatti, la convinzione che, dopo
qualche irrigidimento iniziale da
parte delle autorità, tutto sarà
come prima.
Ma intanto sta di fatto che il
Governo italiano è entrato in pieno ne] club dei Governi europei, la cui tendenza nei confronti
Razzismo e xenofobia
sono espressione di una situazione
nella quale il potere e il pregiudizio
perpetuano uno stato di
ingiustizia e di disuguaglianza
nei rapporti personali ed istituzionali.
La logica del razzismo e della xenofobia
costituisce nel contesto europeo
un problema particolare
per la popolazione bianca,
nelle cui mani è il potere.
Perciò
i bianchi devono affrontare il problema
in modo metodico e strutturale,
tanto per se stessi che entro
le istituzioni che essi controllano.
La compassione per la vittima
del razzismo non può
sostituire una strategia concreta
che rimuova attitudini e pratiche
oppressive sia coscienti che
inconsapevoli.
Questo può significare
il dover cedere del potere
finora gelosamente difeso,
sia in seguito ad un processo di
presa di coscienza
oppure a causa di azioni esterne.
Uomini bianchi
possono liberare se stessi
smascherando strutture
e confrontandosi col loro proprio
atteggiamento razzista
e così potranno fare ¡mrte di un mondo
dove i rapporti personali
ed istituzionali non sono distorti
da pregiudizi.
esserne colpito è rifugiato politico (e non è rilevante se lo sia solo di fatto o anche di diritto, cioè
riconosciuto dalTACNUR, ma —
ricordiamolo — almeno finora
non dall’Italia).
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CHIESE EVANGELICHE
I progetti in corso
Assistenza legale, corsi di formazione professionale: dall’emergenza alla qualificazione
La Chiesa di Gesù Cristo
non è chiamata ad essere un bastione
di prudenza e moderazione.
La Chiesa deve stimolare, ispirare
e motivare gli uomini.
Essa porta il messaggio della croce
che ci spinge a fare sacrifici
per la giustizia e la liberazione.
Essa ha un messaggio di speranza
che ci sfida a svegliarci,
ad agire
con speranza e fiducia.
La Chiesa
deve predicare questo messaggio
non solo con parole, sermoni e
dichiarazioni
ma anche con azioni, programmi
e campagne.
se le leggi — anche nella loro applicazione — riconoscano e tutelino i diritti umani degli imrnigrati. Ma perché questa battaglia
abbia una sia pur minima efficacia è necessario che venga accompagnata da gesti indicativi
della nostra volontà di impegnarci veramente (di parole e documenti se ne fanno troppi e nei
nostri paesi occidentali non costano alcunché).
E’ qui che si pone il problema
di iniziare una attività di asilo da
parte delle nostre chiese. E’ un
problema, perché non ci abbiamo
provato ancora in modo organico, perché ci saranno resistenze e
paure da vincere al nostro interno, perché c’è il rischio di vedere
solo l’aspetto « romantico » dell’iniziativa, che invece ha un solo
imperativo: quello di tenere sempre ben presente la difesa civile
e deipocratica dei diritti umani
dei rifugiati, soggetti e non oggetti delle nostre iniziative. E
questo richiede chiarezza teologica, acume politico e competenza
specifica di carattere giuridico/amministrativo.
A sinistra: Mengistu Zelalem, che ha dovuto abbandonare il suo
paese per motivi politici; a destra: Kenrik Baker, rappresentante
del Consiglio Ecumenico delle Chiese per l’opera a favore dei rifugiati.
Come intervenire nel campo dell’emigrazione? Le necessità sono
quasi infinite, le forze e i mezzi molto limitati.
Come non cadere nelTassistenzialismo? Probabilmente il rischio
non può essere escluso a priori.
Rischi e difficoltà non devono però bloccare le chiese. Sono
possibili iniziative significative, anche se limitate. E’ possibile attuare una collaborazione, mettendo insieme forze diverse, come
appare dai progetti presentati qui di seguito.
Le citazioni sono tratte dalla dichiarazione del Convegno « Razósmo in
Europa », tenutosi a Tutzing (RFT),
25-28/2/1986.
1) Progetto SM/FCEI
Il Servizio Migranti della FCEI
ha presentato al World Council
of Churches un progetto pilota
per la situazione di particolare
emergenza che si è creata tra gli
immigrati da paesi non europei
a causa dell’assenza di una legislazione adeguata in Italia.
In questo progetto sono compresi tre tipi di interventi;
— Assistenza legale;
— Interventi di emergenza (alloggio, trasporto, pasti);
— Formazione professionale e
corsi di lingua.
2) Progetto di emergenza del
Coordinamento Romano inviato alla Chiesa Riformata
Olandese
Il progetto prevede la possibilità di garantire a 10 persone il
minimo indispensabile per sopravvivere; un posto letto, due
pasti al giorno, il trasporto (tessera autobus). Questo intervento potrà essere previsto per persone provenienti da paesi non
europei in situazione di particolare necessità che non ricevono
assistenza da nessun altro.
3) L’iniziativa di Catania
Quando, nelTinverno ’85, il Comune di Catania decise la chiusura di un piccolo albergo che
ospitava numerosi senegalesi e
la (Questura diede a tutti loro il
foglio di via, in segno di solidarietà la comunità valdese di Catania accolse 60 di loro nel teatrino della Chiesa. Attualmente
40 di loro si trovano ancora lì.
Il locale è stato parzialmente
ristrutturato, tuttavia necessite
rebbe di alcuni miglioramenti
ed una decisione deve essere
presa sul futuro di questa iniziativa.
4) Progetto YWCA
L’YWOA-UCDG di Roma ha
presentato all’YWCA Mondiale
ed al World Council of Churches
di Ginevra un progetto specifico
per donne migranti.
Il progetto nasce dalla particolare situazione italiana dove
gli immigrati praticamente non
trovano lavoro che nel settore domestico. La maggior parte delle donne migranti non ha
mai lavorato in una casa europea e non è in grado di svolgere
questo lavoro.
Per dare a queste persone una
possibilità di trovare lavoro, saranno organizzati corsi con lezioni pratiche e teoriche sui lavori domestici, l’alimentazione,
la salute.
5) Programma Borse di studio
Si tratta di un esperimento
per un anno e attualmente finanziato dal Diak'onisches Werk
(Germania, EKD) e gestito da un
comitato misto a carattere ecumenico (CEC - FCEI - YWCA Esercito della Salvezza - Jesuit
Refugees Service). Sono previste
mini-borse di studio per tre mesi (rinnovabili per un massimo
di nove mesi) a rifugiati da paesi extraeuropei, con lo scopo
di permettere loro una sia pur
parziale formazione professionale e linguistica che possa facilitare l’inserimento nella società
del paese di « resettlement ».
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La legge 943; solo un primo passo
Sono ancora troppo poche le pratiche inoltrate per la regolarizzazione della posizione dei lavoratori stranieri
extracomunitari in Italia - Occorre garantire i diritti degli immigrati e pensare ad un futuro « diritto al soggiorno »
Solo - nel dicembre dello scorso anno il Parlamento ha votato una legge di carattere generale sul problema delle immigrazioni in Italia: si tratta della
943, contenente « norme in materia di collocamento e di trattamento dei lavoratori extracomunitari e contro le immigrazioni clandestine ».
Il provvedimento consentiva
la regolarizzazione della situazione dei lavoratori giunti in
Italia entro il 30 dicembre: nonostante varie proroghe del termine per la presentazione dei
documenti necessari per tale regolarizzazione, le pratiche avviate non arrivano a centomila. E’
una percentuale decisamente bassa degli immigrati in situazione "irregolare” sia dal punto di
vista dei permessi di soggiorno
che del rapporto di lavoro; è
giusto quindi che le forze che
si sono impegnate per una "giusta legge" sulla materia si interroghino su questo preoccupante dato.
Un primo problema è nel ti
tolo stesso della legge: essa, difatti, pur intendendo garantire
ai lavoratori stranieri la parità
di diritti con i nazionali, è soprattutto una legge sul collocamento e contro Ìe immigrazioni
clandestine. In primo luogo, pertanto, si rivolge a quanti hanno
un lavoro "regolare”: con ogni
evidenza si tratta di una minoranza quasi insignificante di
fronte alle centinaia di migliaia
di situazioni illegali e non regolarizzabili. D’altra parte, in attesa di una normativa specifica,
l’intera materia degli ingressi e
del soggiorno (visti, permessi,
etc.) resta di competenza delle
Questure che, non di rado, operano con criteri di assoluta discrezionalità.
Un secondo problema è quello dell’applicazione della legge
nel suo complesso: essa impegna le istituzioni a promuovere
una serie di iniziative tese a garantire il pieno inserimento dei
lavoratori extracomunitari nella
nuova realtà sociale, a favorire
il reperimento degli alloggi, a
Giovanni Franzoni, membro della consulta per gli stranieri del Comune di Roma. « La consulta — ci ha detto — non è mai stata convocata ».
tutelare l’associazionismo, a garantire il diritto alla riunificazione del nucleo familiare, l’assistenza sociale e la tutela dei
diritti sindacali, fiscali, previdenziali, in materia di invalidità e
infortunistica, etc. (art. 3). Dobbiamo riconoscere che per ora
questi diritti sono solo teorici
e che già si registrano dei ritardi nella predisposizione delle circolari applicative del provvedimento.
In questo senso l’approvazione della legge — di una legge
che nel complesso possiamo valutare positivamente — costituisce solo un primo nasso nella
direzione del riconoscimento dei
diritti dei lavoratori extracomunitari: il prossimo deve essere
l’approvazione di una normativa sul "diritto al soggiorno” che
non significhi la pura e semplice espulsione di quanti hanno
un lavoro "irregolare”.
Il problema è molto serio:
molti di essi, infatti, finiscono
col dipendere da veri e propri
trafficanti di mano d’opera a
basso prezzo, ricattabile e priva
di ogni potere contrattuale. Proprio l’irregolarità, quindi, aggrava la loro situazione ed in più
di qualche caso li consegna ai
vari "racket” più o meno collegati con mafia e camorra: è solo di qualche mese fa la notizia
di lavoratori ghaniani costretti
a lavorare per poche lire e sotto la minaccia delle pistole. La
questione è all’attenzione di varie associazioni del volontariato,
di strutture sindacali, di chiese
ed organismi ecumenici che tentano di coordinare le loro iniziative.
Dopo il primo provvedimento
legislativo in materia di immigrazione, quindi, resta più che
mai aperto il problema degli "irregolari”. E sarebbe illusorio
pensare di poterlo risolvere con
qualche foglio di via in più.
Paolo Naso
UNA PUBBLICAZIONE DELLA CLAUDIANA
Lo straniero in mezzo a noi
il caso dell’Italia: dai nostri emigranti alla legge sugli stranieri
«Anche in questo campo (...)
azione e riflessione costituiscono un binomio inscindibile e,
trattandosi di chiese, quando si
dice riflessione, si intende certamente dire anche riflessione
teologica ed etica ». Il campo
di cui parla Bruno Tron è quello dell’azione che le chiese sono chiamate a svolgere per i migranti: la citazione fa parte dell’appendice all’edizione italiana
del volume di André Jacques (1),
segretario del Comitato per l’emigrazione del Consiglio ecumenico delle chiese, edito dal CEC
stesso un anno fa.
L’edizione italiana si apre con
la prefazione di 'Tullio Vinay,
ed affianca al testo di Jacques
alcuni contributi relativi alla situazione specifica del nostro paese. .
Dino Pelliccia, direttore della
Federazione italiana lavoratori
emigrati e famiglie, prende le
mosse del suo intervento dalla
situazione "storica” degli emigrati italiani nei paesi del centro-nord europeo: le crisi, petrolifera e poi economica intorno
alla metà degli anni ’70, avevano
costretto molti di loro a rimpatriare. Ora che la ripresa economica degli anni ’85-’86 si è arrestata, si acuiscono i problemi
di quei lavoratori giunti in Italia dal Terzo Mondo: e subito,
in Italia come nei paesi a cui si
erano rivolti gli italiani, si fan
no più gravi gli atteggiamenti
di intolleranza e di vero e proprio razzismo. In questa situazione, e nel sottobosco di lavoro nero, clandestinità, mancanza di assistenza, si constata la
cronica incapacità di condurre
a buon fine, anche a livello parlamentare, iniziative che vadano
incontro ai rifugiati e ai lavoratori di provenienza extracomunitaria. La legge 943/86, che
avrebbe dovuto regolarizzare la
posizione di un buon numero di
questi immigrati, non rie.sce a
trovare una soddisfacente apnlicazione, e la CEE stenta a considerare il problema non solo in
termini di solidarietà, ma « come una necessità connessa allo
sviluppo economico e all'arricchimento culturale e democratico delle società di accoglimento ».
II caso deiritalia si presenta,
come emerge dal contributo di
Serena Ranchetti, assistente sociale a Napoli, più complesso di
altri: se nell’Eurona centro-settentrionale « consistenti quote
di manodopera straniera sono
saldamente inserite in vasti, solidi contesti produttivi », in Italia « la contraddizione tra aspettativa di massa in tema di occupazione e le nossibilità oggettive di inserimento in lavori "terziarizzati" è assai più evidente
che non altrove ». Inoltre, a causa di un’estesa economia sorh
I partecipanti alla tavola rotonda. Da sinistra: il prof. Sergio Ristagno, don Bruno Ricci (Caserta), l’on.le Giuncarla Codrignani, Jolanda Capriglione, sindacalista, il past. Bruno Tron.
mersa, « la struttura del mercato del lavoro italiano presenta
una serie di spazi lavorativi al
cui interno è più o meno facile
trovare un’occupazione », ancorché precaria. « Il dualismo dell’economia italiana influisce così nel rendere il Paese polo d’attrazione di lavoratori (...) stranieri ». Attrazione sì, ma, come
si diceva, senza garanzie.
« Instabili sul piano sociale »,
questi lavoratori vivono nella
più totale aleatorietà la scolarizzazione, la sanità, i rapporti
familiari, l’accoglienza da parte
degli autoctoni.
In vista di un possibile miglioramento della situazione si sono
poste all’avanguardia alcune iniziative-pilota, di alfabetizzazione
degli adulti, di inserimento dei
minori nelle scuole, di disponibilità di educatori.
In questo panorama, il Servizio della EGEI (programmato
già al momento della costituzione della Federazione, quando
operava a favore degli emigrati
italiani), conduce il suo lavoro
nella consapevolezza che « ci è
data oggi un’occasione di .saggiare la disponibilità, in quanto
chiese, a vivere non per perpetuare noi stesse, bensì per servire », Alberto Corsani
' André Jacques, Lo straniero in
mezzo a noi, Torino. Claudiana 1987,
pp. 186.
CONCLUSIONI DEL GRUPPO DI LAVORO
Le lacune della legge
LA 943
Il gruppo ha rilevato che, nonostante l’approvazione della
legge 943 riguardante i diritti ed i doveri dei cittadini extracomunitari, la normativa resta alquanto carente.
La legge, difatti, oltre a disporre in merito alla sanato
ria, si riferisce unicamente al trattamento dei lavorator;
extracomunitari immigrati e delle loro famiglie.
Ritiene che il Servizio Migranti debba sollecitare la regolamentazione dei diritti che, pur riconosciuti ai cittadini dalla
legge, non trovano applicazione, in mancanza di una specifica
procedura. E’ il caso del diritto al ricongiungimento familiare (art. 4), del diritto alla fruizione dei servizi sociali (art.
4.6), del diritto all’alloggio (art. 8.6), del diritto, analogamente a quanto disposto per i figli dei lavoratori comunitari e per
i figli degli emigrati italiani che tornano in Italia, a specifici
insegnamenti integrativi nella lingua e cultura di origine (art.
9.5), del diritto alla promozione culturale.
Ritiene importante che la normativa di applicazione dei
principi enunciati nella legge 943 e le relative circolari applicative ne diano una corretta applicazione.
Ritiene che il Servizio Migranti debba promuovere una
iniziativa tesa ad ottenere un’ulteriore proroga dei termini per
la regolarizzazione ed il ripristino della procedura per atto
notorio dei lavoratori sprovvisti di passaporto. I documen
ti così ottenuti dovrebbero sostituire il passaporto a tutti
gli effetti.
Il gruppo denunzia infine le inadempienze al dettato della legge; non sono ancora stati istituiti organi previsti quali:
— la consulta per i problemi dei lavoratori extracomunitari e delle loro famiglie (art. 2.1) che avrebbe dovuto essere costituita entro TRE mesi dall’entrata in vigore della leg
ge presso il Ministero del lavoro e della previdenza sociale;
— la commissione incaricata di promuovere e controlla
re l’applicazione degli accordi bilaterali e multilaterali previsti dalla convenzione OIL 143 da istituirsi presso il Ministero degli affari esteri;
— le consulte regionali da istituirsi entro sei mesi per i
problemi dei lavoratori extracomimitari e delle loro famiglie.
REGOLAMENTAZIONE DELL’INGRESSO
E DEL SOGGIORNO
Il gruppo ha rilevato che resta ancora da varare una
normativa che regolamenti l’ingresso ed il soggiorno degli
stranieri in Italia che superi le attuali scarne disposizioni
del Testo Unico di P. S. che lasciano ampia discrezionalità
alle forze di polizia ed al Ministero degli interni.
RIFUGIATI POLITICI
Il gruppo ha rilevato la gravità del problema dei rifugiati; ritiene importante e prioritario un impegno per l’eliminazione della riserva geografica che espone al rischio del
rimpatrio i rifugiati provenienti dai paesi extraeuropei.
Ricorda che, per l’eliminazione della riserva, è sufficien
te un atto del Governo, per altro già annunziato.
IL DIRITTO D’ASILO
Il gruppo ha preso atto del fatto che il fenomeno migratorio nel nostro paese resta in buona parte clandestino e che
la politica di espulsione di forza lavoro immigrata, in via di
attuazione da parte di alcuni paesi europei, provoca nuovi
flussi migratori.
Le nostre chiese saranno pertanto chiamate a confrontarsi con delle situazioni non facilmente risolvibili nell’ambito
delle leggi esistenti.
In questo quadro la situazione più grave è certamente
quella dei rifugiati: siamo consapevoli del fatto che la loro
condizione pone problemi molto seri alla nostra coscienza.
Il gruppo ritiene quindi che le chiese debbano porsi seriamente il problema del dovere di asilo: a questo riguardo
una risposta è rappresentata dal movimento dei « santuari ».