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BUONA NOVELLA
GIOENALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
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Seguendo la verità nella carità. —Efes. VI. 16.
PREZZO DT ASSOCIAZIONE j LE ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
Per lo Stato [franco a destinazione] .... £. 3 00 ^ In Toeino alI’Uffizio de! Giornale, via del Principe
Per la Svizzera e Francia, id............. 4 25 ^ Tommaso dietro il Tempio Valdese.
Per l’Inghilterra, id. ............... „ 5 50 > Nelle Provikcibpresso tutti gli Uffizj postali per
Per la 0 ennania id. ................ „ 5 50 ' mezzo di Vaglia, cbe dovranno essere inviati
Non si ricevono associazioni per meno di un anno. ^ franco al Direttore della Bco-sa Novella.
All’estero, a’seguenti indirizzi: Parigi, dalla li]?reria C. Meyrueis, rue Rivoli;
Crinevra, dal signor E. Beroud libraio ; Inghilterra per mezzo di franco-bolli
inglesi spediti franco al Direttore della Buona Novella.
SOMMABIO
L’apostata I. — Corrispondenza della B. Xovdla. n Padre Gossner. — Tu sei Pietro. —
Cronaca della quindicina — Annunzio.
L’APOSTASIA
§ 1.
Siete voi, anime sinceramente religiose, che udendo aver un vostro
congiunto, amico o concittadino rinunziato alla Chiesa romana per
far parte dellevangelica vi adirate, e nel vostro cruccio non solo egli,
membro della stessa famiglia, o figlio della stessa patria, vi diviene
come straniero, e con occhio maligno riguardandolo gli negate l’opera
della vostra carità, ma eziandio lo ingiuriate col nome di a/postata e
come tale vi fate lecito di vessarlo con ogni maniera di persecuzioni P
Io sono persuaso, che quanto voi dite e fate contro il vostro prossimo, che Cristo colla sua dottrina e col suo esempio c’insegna di
sempre amare benché ci fosse nemico, noi dite nè il fate per malizia
e per naturale malvagità, ma sibbene per ignoranza e per altrui seduzione; ovvero perchè spinti da soverchio zelo e perfido insegnamento credete così operando dar gloria a Dio. Non essendo quindi
il vostro male a morte come quello dei Sacerdoti e de’ Farisei di ogni
tempo, nè voi ancora cauterizzati neUa propria coscienza oso rivolgervi alcune fraterne parole, dettate soltanto dalla coscienza e dal-
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l’amore di vostra salvezza, pregando nel tempo stesso Iddio, che nella
sua misericordia voglia squarciare il velo ferale, di che sono ancora
coperti e la vostra mente ed il vostro cuore.
Voi chiamate apostati coloro che abbandonano il papa colle sue
orali tradizioni per riconoscere unicamente Cristo col di lui santo
Vangelo. Ma siete voi certi, che con una tale condotta essi meritino
il nome di apostati? Non può egli essere, che abbiano invece lasciato
l’errore per seguire la verità, e che mentre voi li trattate da apostati,
voi senza volerlo siate nella grande apostasia? Non v’ha dubbio, che
crederete d’essere nella vera chiesa cristiana contro la quale non j:)0tranno prevalere le porte dell’inferno, ma qual prova avete di appartenere ad vma chiesa che ha le promesse di Cristo?
Forse perchè siete nati nella religione degli avi? L’Armeno, il
Greco, il Protestante, non po.ssono servirsi dello stesso argomento?
Forse perchè avete investigato la chiesa romana essere conforme all’Evangelo? Come potete asserire di aver usato di quest’unica e certa
prova, quando mai non avete aperto il libro di Dio, che vi si tiene a
tutt’uomo nascosto, che anzi, per maligna insinuazione, lo avete in
diffidenza, ed al solo vederlo vi spaventa, e siete condannati, se vi capitasse talora per le mani, di bruciarlo come un libro cattivo, un libro
da protestanti? Forse perchè la chiesa romana esiste fino dai tempi
apostolici, e col progresso dei secoli si è gi-andemente moltiplicata,
crebbe nella gloria, nelle ricchezze e nel fiisto, perchè conta oltre duecento milioni di membri? Neppur questo vanto può esservi
prova chc la romana è la chiesa di Gesù Cristo essendo quelh pure
i caratteri della chiesa apostata imperciocchè la zizzania è seminata
nel campo, è cresce fino alla sua maturità insieme alla buona semenza. Anzi questo vanto invece di esaltarla l’umilia presso chi, fedele, legge e medita il santo Vangelo. Quel libro di Dio che i vostri
ministri hanno tanto interesse di togliervi dalle mani e dal cuore,
non solo ci rivela che la vera chiesa cristiana è un piccolo gregge,
che pochi sono coloro che entrano per la porta stretta e battono la via
che conduce alla vite, e che ^lant^nque molti sieno chiamati tuttavia pochi sono gli eletti ; ma ancora ci rivela che vi sarebbe ima
chiesa apostata, nata fin dai tempi apostolici, in grembo a quella di
Cristo ; che col progresso dei tempi invece di cedere alla vera sarebbesi fortificata ed estesa vincendo e trionfando dei veri cristiani chiamati santi ; che la fede e la carità cristiana sarebbero così impercettibili, come se non ve ue fosse, più sulla terra al ritorno del Salvatore.
Egli è sopra questo punto interessante della nostra eterna salvezza
che io richiamo i vostri serj riflessi, e dopo di aver dimostrato la veracità di questa grande apostasia nelle suddette fasi, esamineremo i
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.segni che le profezie di Cristo e degli apostoli ci somministrano nelle
Sante Scritture onde conoscere in quale delle chiese Fedicenti vere e
cristiane si trova, e finaknente da questi segni dedurremo se sieno
apostati coloro che abbandonano la cliiesa romana, o se abbandonandola si sieno piuttosto sottratti dall’apostasia^
§ 2.
A|K)stata nel nostro sen.so è colui che abbandona la verità del cristianesimo. Questa verità non può esser contenuta nei Bollati dei romani pontcìici, nei canoni dei Concilj, nell’autorità del Papa, altrimenti i primitivi cristiani che non possedevano tutta quella farragine
di decisioni non avrebbero posseduto la verità. Essa consiste fermamente nella Parola di Dio come c’insegna il divino Maestro nella
sua pregliiera al Padre “ La tua Parola è verità”. (Giov. svii. 17).
La Parola di Dio che contiene la verità, oltre di esser scritta nell’Antico Testamento, trovasi anche in quella parola evangelizzata da Cristo, che fedelmente ed in ogni sua parte fu confermatii dai suoi Apostoli, per lo che Paolo ci scrive di aver annunziato tutto il consiglio
di Dio, e S. Giovamii, il quale chiude la vita apostolica, ci attesta
“ Quello che era da principio, che abbiamo udito, quello che abbiamo
veduto cogli occhi nostri, quello che abbiamo contemplato e che le
nostre mani hanno tticcato della Parola della vita... Noi verannuiiciamo acciochè ancora voi abbiate comunione con noi e che la nostra
_ comimione sia col Padre e col sxio figliuolo Gesù Cristo ”.
Questa Parola di verità come fedelmente in ogni piénezza fu annunziata da coloro ai quali Cristo ordinò; “ predicate il Vangelo ad
ogni creatura, ammaestrate ogni gente ”, così fedelmente ed in ogni
sua parte fu da essi scritta, affinché dopo la loro morte gli uomini
avessero sempre motivo di ascoltarla dagli Apostoli, da loro fossero
sempre ammaestrati, ed una norma avessero infallibile per discernere
la verità cristiana dalla menzogna. Perciò S. Pietro ci afferma “ Sapendo, che fra poco il mio tabernacolo ha da esser posto giìi siccome
ancora il Signor nostro Gesù Cristo me l’ha- dichiaratp, ma io mi
studierò, che ancora dopo la mia partita abbiate il modo di rammemorarvi frequentemente queste cose ”, e quelle cose di vita e verità
ch’egli annunziava alle chiese, ce le ha fatte scrivere da S. Marco suo
discepolo, affinchè noi ne facessimo frequente memoria leggendole nel
Vaugeló, L’evangelista S. Luca nello scriverci il Vangelo, di cui era
accertato dagli Apostoli veraci testimonj e fedeli ministri della Parola, premette che non parte ma tutto fu scritto compiutamente dopo
ima diligente ricerca, acciochè il fedele potesse liconoscere la cer-
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tezza delle cose ch’egli sono insegnate (Lue. 1,2, 3). E dopo di averci
egli scritto il Vangelo di Cristo, incominciando gli Atti ci ripete che
nel primo trattato ha scritto non parte degli insegnamenti del divin
Maestro, ma di avervi registrato “ tutte le cose che Gesù prese a fare
e ad insegnare iìnp al giorno ch’egli fu accolto in alto ” (Atti 1.1,2),
e per conseguenza anche le cose che ha insegnate nei quaranta giorni
che trascorsero dalla risurrezione alla sua gloriosa ascensione al cielo.
Similmente S. Giovanni nello scriverci il Vangelo, dopo di averci ossen^ato che .egli tralasciava di raccontarci altri miracoli fatti da Cristo, perchè già raccolti dagli altri Evangelisti, ci avvisa però che le
dottrine di fede necessarie a salvezza sono scritte nel suo libro del
Vangelo. “ Ma queste cose, conchiude egli, sono scritte acciocché voi
crediate che Gesù è il Cristo, il Figliuolo di Dio, e credendo abbiate
vita eterna ”. (Giov. xx. 30, 31), E nella sua citata epistola non si
contenta di scriverci “ quello che abbiamo veduto ed udito noi ve lo
annunziamo, ma soggiunge a nostra consolazione, e vi scriviamo
queste cose, acciocché la vostra allegrezza sia compiuta”. (1 Gio. i. 4).
Negli scritti adunque degli apostoli noi abbiamo la Parola di Dio
evangelizzata da Cristo, e ve l’abbiamo tutta e completamente come
norma del nostro credere e del nostro operare, e per conseguenza in
essi scritti, oltre quelli dell’Antico Testamento, è dove rmicamente
possiamo trovare la verità del cristianesimo. Egli è su questo Evangelo, prima predicato e poscia scritto, che gli apostoli edificavano i
primi fedeli, ed è a questo che insistevano di richiamarli, traviati, dichiarando separato dalla verità cliiunque non solo se ne allontanasse, ^
ma ancora vi aggiungesse o togliesse, anzi vi alterasse un giunto soltanto
di quanto contiene. “ Io, mi maraviglio, scrive a proposito l’apostolo
Paolo, che sì tosto da Cristo, che v’ha chiamati in grazia, voi siate trasportati ad un altro Vangelo, il quale non è un’altro, ma vi sono alcuni
che vi turbano e vogliono pervertire l’Evangelio di Cristo. Ma avvegnaché noi od un’Angelo del cielo vi evangelizzassimo oltre a,ciò
che vi abbiamo evangelizzato sia anatema. Come già abbiamo detto,
da capo ancora dico al presente, se alcuno vi evangelizza oltre a ciò,
che avete ricevuto sia anatema ”. (Gal. i. 6-9).
§ 3.
Conosciuto che la verità del cristianesimo tutta si trova e solamente nella Parola di Dio, la quale oltre nell’Antico ci fu scritta anche nel Nuovo Testamento, diremo che colui è apostata, e chiesa
apostata è quella che si allontana dalla verità scritta nel libro di Dio
togliendovi, aggiungendovi, od alterandovi il senso. Di questa apo-
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tasia dolorosa rivelazione ce ne fanno le Sante Scritture, di cui, onda
proceder con ordine, premetterò le profezie di Cristo.
Interrogato egli ora dai Farisei, ora dai suoi discepoli quando ritornerebbe e quando sarebbe la fine del mondo, loro risponde con queste
precise parole “ Guardate che alcun non vi seduca, molti falsi Cristi e
falsi [irofeti verranno in mio nome dicendo io sono il Cristo e ne sedurranno molti (Matt. XXIV. 5). Cristo premette la seduzione alle
guerre, alla fame, alle pestilenze e a tutto ciò che dev’esser solamente
il principio dei dolori, sebbene ancora non sia la fine. Ed in seguito
a questi primi seduttori che verranno in nome di Cristo dicendo: Io
sono il Cristo, l’apostasia nella chiesa sarà sì grande, che i cristiani
rimasti fedeli perchè poclii e deboli saranno consegnati al braccio
secolare ed esposti all’odio di tutti, ed ai tradimenti di coloro che si
saranno scandalezzati della senijilicità del Vangelo e della croce di
Cristo. Imperciocchè soggiunge il divino profeta, “ Allora vi metteranno nelle mani altrui per esser aflUtti e vi uccideranno, e sarete
odiati da tutti per il mio nome. Allora molti si scandalezzeranno e si
tradiranno ed odieranno l’un l’altro ”. (Matt. xxiv. 9).
Siccome la grande apostasia dovea divenire maggiore e moltiplicarsi coi secoli, così Gesù accennando a questo secondo periodo ripete:
“ E molti falsi profeti sorgeranno e ne sedurranno molti, e perciocché
l’iniquità sarà moltiplicata la «arità di molto sarà raffreddata. Ma
chi avrà (Kjrseverato (nella carità e contro la seduzione) sarà salvato ”.
(Matt. XXIV, 11, 12). Il compimento dell’apostasia avrà luogo quanto
più sarà vicina la venuta del Salvatore e la fine degli uomini. La seduzione in quel terzo periodo sarà assai più raffinata ed allettevole
per modo che vi sarà assorto tutto l’orbe sedicente cristiano, meno
gli eletti i quali secondo la testimonianza di Cristo son pochi. Laonde
per la terza volta Gesù ci dice “ Allora se alcuno vi dice Cristo è qui
o là noi crediate, perciocché falsi Cristi e falsi i>rofeti sorgeranno, e
faranno gran segni e miracoli talché sedurrebbero, se fosse possibile,
eziandio glieletti”. (Matt. xxiv. 23-25). E come per farci intendere
che se ci lascieremo trasportare dalla seduzione anche fatta con miracoli saremo inescusabili davanti al suo tribimale “ ecco, conchiude,
ecco io ve l'ho predetto ”.
In mezzo a tanta seduzione ed apostasia non è a dirsi se il Signore
susciterà uomini da predicare il Vangelo. Esso, ripiglia Gesù, sarà
annunziato in tutto il mondo (ibicL v. 14), non per convertirlo, ma
atteso la loro ostinazione “ iu testimonianza a tutte le genti e ci
soggiunge che come aw^enne ai giorni di Noè, in cui gli uomini non
vollero credere alla parola di Dio annunziata da quel Patriarca, così
sarà alla venuta, del Figliuol deH’nomo. “ Come gli uomini erano a
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“ quei dì clie furono avanti il diluvio mangiando e bevendo, pren“ dendo e dando mogli sino al giorno die Noè entrò nell’arca, e non
“ si avvidero di nulla finche venne il diluvio e li portò tutti via,
“ così, ripete, così sarà la venuta del Figliuol dell’uomo (ibid. 37 etc.)
“ Parimanti ancora come avvenne a’ dì di Lot, la gente mangiava e
“ beveva, comprava, vendeva, piantava ed edificava ; ma nel giorno
“ cho Lot uscì di Sodoma piovv^e dal cielo fuoco e solfo e li fece
“ tutti perire, tale sarà il giorno nel quale il Figliuol dell’uomo ap“ parirá” (Lue. 17. 28). NeUa chiesa adunque prima della seconda
venuta cU Cristo tale dev’essere una completa apostasia quale era nel
mondo ai tempi di Noè e di Lot (Lue. 18. 8). Laonde Egli domanda,
“ ma quando il Figliuol dell’uomo ritornerà troverà egli pur la fede in
“ terra ? ” La fede sarà così ristretta in pochi che più non comparirà
sulla terra e Gesù raccoglierà i suoi uno qua uno la, come quando si
spigola.
(Continua) . F. N.
COREISPONDENZA DELLA BUONA NOVELLA
Ili PAURE eOSSl>IER.
Parigi, 6 Luglio 1858.
Caro amico.
Le individualità che, neH’useire della Chiesa romana, giungono a noi,
sono spesse volte contraffatte ed indebolite dall’influenza deU’errore, del
materialismo romano e, sopratutto, del confessionale : coloro che fui-ono in
relazione diretta colla gerarchia o che fecero parte del chiericato perdono
difficilmente le cicatrici delle ferite loro morali e gli stigmi della schiavitù;
ma eziandio alcuna volta, onde rallegrare le anime nostre e ravvivare la
nostra fede ncU’opera missionaria fra i poveri fratelli della Chiesa romana,
Iddio dal grembo di essa c’invia degli individui eletti, i quali preparati
dalla disciplina del papismo, quasi per una specie di legge mosaica, ci fanno
ancor meglio sentire l’immensa felicità'che la dottrina della grazia rinchiude,
e la potenza che esercita per trasformare la vita intera. E’ appunto di uno
di questi uomini ch’io vorrei oggi parlarvi. Oh ! Dio voglia prepararcene di
simili nelle celle di qualche monastero o negli uditorj dei seminarj piemontesi! Perchè mai ai dì nostri sono così rare le potenti e radicali conversioni
come quelle di un Lutero, di un Pascal, di un Paleario ! Dio abbia pietà
del suo popolo!
Giovanni Gossener, morto quest’anno durante la settimana santa, e set-
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terrato a Berlino la vigilia di Pasqua, al cospetto duna moltitudine d’amici
cristiani che lo piangevano come loro padre, Giovanni Gossner, dico, era
nato nel 1773 iu un villaggio dei dintorni d’Augsbourg in Baviera. Nella
più tenera età fu iniziato jiegli ordini ecclesiastici e mandato prima in seminario, jK>i aH'imiversità di Dilligen. Già durante il corso dei suoi studj ei
sentì la interiore chiamata di Colui che voleva fame un vaso d’elezione.
Un giorno, certo suo compagno gli diceva; “ Io tengo fra mani un libro
“ dove il nome di Gesù Cristo si trova ad ogni pagina ”. Gossner rispondeva : “ Ed io ne ho uno dove questo nome non si rimiene nemmeno una
volta ’’.'XEra una specie rii romanzo) “ Vuoi tu che noi facciamo cambio? ”
L amico acconsentì con gran cuore e consegnò a Gossner — le lettere
DI LAVATER AI GIOVANI VIAGGIATORI. —
Il giovinetto abate lesse con avidità il libro in cui il pio Lava^g^eposc
alcune delle sue dplci e sante inspirazioni ; ed una prima scinti^ji^^Bmorc
di Cristo penetrò nella di lui anima. All'età di 24 anni egli entro come
cappellano in una parrocchia di campagna, c trovò ben presto in uuo dei
suoi coUeg^ji più vicini, Sommer, un’anima potentemente agitata dal Santo
Spirito. I due curati si strineero insieme, si comunicarono le loro esperienze
i loro desiderj, i loro bisogni, e più d'una volta si diedero appuntamento in
un bosco, situato a mezza via tra le due parrocchie, onde poter liberamente
c senz’ altri testimonj che il Salvatore, occuparsi della sola cosa nece.ssaria.
Eglino cercavano con fame e sete, e non si diedero pace finché non l’ebbero
trovato. Sommer comunicò all'amico suo le opere tanto nutritive e serie
di Tersteegen, ch’ei lesse con grande frutto; ma in ispecie si poso a studiare la Bibbia con una fedeltà, attenzione e perseveranza, le quali bene ci
spiegano i frutti susseguenti della di luì predicazione; dm'ante quasi tre
anni ei la lesse e la meditò continuamente, e più spesso a ginocchio; è cosi
che Iddio lo conduceva sempre più innanzi nell'umiltà e nella conoscenza
del suo nulla.L’amico gli parlò un giorno del curato Martino Boos, accusato
dalla gerarchia romana di grandi eresie, ma che mostrava la di lui fede per
l’umiltà e la carità; ambedue vivamente desiderarono conoscere meglio le
idee del curato di Sa}Ti, e pervennero a procurarsi un trattato manoscritto
composto da lui col titolo di “ Cristo per noi ed io noi ”, e che circolava tra
le mani degli aderenti di Martino Boos. Leggendo il detto trattato, Gossner
sentissi come colpito dal fulmine; la sua propria giustizia crollò come vecchio muro screpolato, e si senti spogliato e mosso a nudo. Un giorno verso
l'anno 1796, si vide entrare nella chiesa in cui Boos pregava genuflesso,
vicino aH’altar maggiore, un giovane trepidante ed inquieto; egli andava a
chiedere al servo di Dio direzioni per l'anima sua agitata e tm-bata dal sentimento dei proprj peccati. Boos lo ricevette con bontà, gli parlo dell’uomo
dei dolori, il quale porto le nostre miserie ed è stato fiaccato per le nostre
colpe; gli disse cho il sangue dell’Agnello può solo togliere il peccato, e
che il Salvatore crocifisso non mette fuori chi va a lui : il giovane ascoltò
con gioja; egli era andato col turbamento nell’anima, e se ne ritornò colla
pace nel cuore: quel giovane era secondo ogni apparenza Gossner mede-
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eimo. In seguito egli e Boos furono un cuore ed un’anima sola, e siccome
diridevano la stessa felicità e la stessa speranza, dovettero ben presto dividere eziandio le stesse persecuzioni e succedersi nella stessa prigione.
Boos fu arrestato per aver predicata la giustificazione per la fede; il suo
vescovo non s’acquietò prima che fosse posto in carcere, e Dio gli diede la
gioja di convertire a Cristo e guadagnar l’anima del proprio carceriere. La
vita di Boos è stata conosciuta in Francia e nella Svizzera pel lavoro biografico di Gossner e non daremo più ampj particolari di lui.
Gossner, per parte sua, rendeva liberamente testimonianza alla verità, e
Dio fortificava il suo cuore e la sua mano per la pugna. Egli, in particolare
lo condusse presso un vero Natanaele, il fido e pio Fenncberg. Passò il giovane curato qualche tempo con lui e potè .osservare la semplicità ed il fervore (^jj^ede di quel servitore di Dio. Un giorno che Fenneberg trovavasi
in isti^pz^ una povera persona venne a chiedergli il mezzo di proseguire
la sua via; le occorrevano almeno 3 scudi per giungere al términe^del
viaggio; Fenneberg aveva precisamente ancora questa somma nel suo cassettino; e siccome la povera viandante lo supplic.ava di non rijnandarla a
vuoto, chiedendo pietà in nome di Gesù, cosi ei le diede le sue ultime monete, confidandosi nella fedeltà di Dio. Pochi giorni dopo, Fenneberg trovossi in un vero e serio imbarazzo, e non trovando più alcuno espediente,
s’indirizzò con tutta semplicità a Dio e gli disso; “ Signore, sai che ti ho
prestati 3 scudi; tu non me li rendesti ancora, e pur sai quanto bisogno ne
abbia; restituiscimeli, te ne prego ”. Lo stesso dì giunge im messaggiero
con lettera contenente forte somma; Gossner la prende coUe proprie mani,
e la porta al suo vero amico, dicendo; “ Ecco, il vostro sborso vi è restituito ”. Fenneberg apre la lettera, conteneva 200 scudi che un ricco benefattore inviavagli, dietro la pressante raccomandazione della persona cui
aveva quegli prestato i suoi ultimi scudi. Profondamente commosso per la
fedeltà di Dio, il buon vecchio esclamò, alzando gli occhi al cielo: “ 0 Signore amatissimo, non si può davvero dirti nulla, senza che tu ci confonda
subito per la tua bontà Testimonianze di simU genere non potevano
mancare di produrre sull’anima del giovane Gossner un’impressione come
di rugiada rinfrescante; la lotta però non doveva ancora esser finita; la vita
sua continuò ad esser agitata ed incerta, ma dovunque il buon odore del
Vangelo l’accompagnava.
Nel 1811 ei lasciò la parrocchia di Dirlewang, e potè prender Iddio in
testimonio, lasciando i di lui figli spirituali, ch’egli aveva lor predicato Cristo e Cristo solo ; “ Il Signore che vede i cuori e conosce il nostro interno
m’è testimonio che mi sono studiato di non predicarvi che Gesù Cristo, il
suo Vangelo e tutto ciò che egli ha comandato d’insegnare. Dio m’è testimonio che ho sospirato, supplicato e guardato costantemente con fervore
alla sua grazia, affinchè egli abbia pietà di voi tutti, apra gli occhi vostri e
converta i vostri cuori; mai, mai, io salii questa cattedra senza prima essermi
posto ai di lui piedi, senza aver considerato la mia propria indegnità e la
mia insufficienza completa, cd egli m'ha assistito, m’ha dato il suo lume, la
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sua forza, la sua grazia; non m'ha lasciato privo nè di coraggio nè di gioja,
onde predicarlo, dipingerlo, rappresentarlo dinnanzi a voi. 0 Signore, io te
ne ringrazio dal fondo del cuore! ”. Iddio voglia che ne sorgano molti curati di questa tempra! Noi ce ne rallegreremmo altresì dal fondo del cuore.
Gossner predicò in seguito con grande forza a Monaco; molto anime appartenenti alla chiesa romana sentironsi attratte dalla p<itenza e dal fervore
della di lui testimonianza. Colà, nella capitale della cattolica Baviera, un
prete cattolico predicò per più anni, con grande imbarazzo dei Farisei, la
pura dottrina della grazia, ed allorquando, spinto al termine dai suoi nemici,
dovette abbandonare hi p.atria ed esulare, egli pubblicò i suoi due ultimi
sermoni sotto il titolo — La Fede caftoìùa primitiva—■; .svnluppando con
gi-andc vigore che la fede cattolica vera è la fede nella miseria radicale dell’uomo e nella sua salute per la virtù del sangue di Cristo, accettato per
fede, unico rimedio, termina colle memorande parole dalle quali uscì la ri
forma — Il giusto vivrà per fede. — Cacciato dalla sua patria il povero curato trovò rifugio presso un generoso e pio monarca, l’imperatore Alessatidro, che l'invitò col mezzo del principe Gallizin a recarsi a Pietroburgo.
E’ là che G-ossner passò quattro anni dei più felici della sua vita, rendendo
testimonianza della grazia di Dio dinnanzi ai grandi ed ai piccoli con una
potenza ben rara; e fiumi d’acqua viva sgorgavano dal corpo di questo cristiano che portava i lividori di Cristo; greci, cattolici, protestanti si accalcavano d intorno a lui per udirlo; e l'amore che gli hanno serbato cotesti figli
spirituali è tale cho sino alla fine sono a lui rimasti affezionati, celebrando
in particolare con preghiere in comune ed a fratellevole mensa l’anniversario di colui che Iddio avea scelto per far loro conoscere il suo Figliuolo.
Ma il serpente vedeva che quel cuore di Dio camminava troppo bene, e che
le anime gli sfuggivano le unedopole altre; laonde scese tosto in campo riunendo i suoi satelliti, e provocando una burrasca contro il nuovo testimonio
di Cristo; ad onta dell'affetto personale dell'imperatore verso Gossner e l’amara dispiacenza della silh ehie.sa, ei dovette lasciar la Russia e riprendere
il bastone del viandante; i di lui amici vollero accompagnarlo per lungo
tratto di strada ed il loro dolore era tale che Gossner aveva l’anima ulcerata: egli si diresse verso Amburgo e Lipsia, dove ha compo.sto parecchie
opere altamente utili. Infine Dio lo richiamò al suo servizio diretto in un
centro che non doveva più abbandonare ed ove 30 anni di lavoro o d’influenza, sette instituzioni per fanciulli abbandonati, un ospedale diretto da
diaconesse, una società di missioni che invia operai cristiani nelle Indie, in
Africa e nella Nuova Olanda, resteranno ancora lungamente come traccie
benedette del di lui passaggio. Gossner era cristiano, cristiano biblico, nato
di Spirito, ma fin qui non era ancora passato alla chiesa evangelica; è in
questo nuovo centro, a Berlino, che vi entrò finalmente ; tal passo non fu che
l’espressione esteriore e conseguente delle esperiemte dell’anima sua e della
condotta providenziale della di lui vita; egli divenne il successore del venerando Faenicke fondatore della missione di Berlino, e nel 1829 egli fece
il suo sermone d'ingresso come pastore della chiesa di Betlem. Prima d'in-
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dicare il testo (ii, Cor. v. 18-20), esordì con queste parole; “ La gi-azia e la
pace sieno teco, o primiera assemblea! è con questo saluto apostolico che io
per la prima volta mi presento in mezzo a te, poiché dico il Signore; quando
voi entrate in una casa, dite subito : la pace sia in questa casa! e se hawi
colà un figliuolo di pace, la vostra paee riposerà sopra di lui! Preziosa greggia I Io credo che in^e pure sieno dei figliuoli di pace, e che tu contenga
de’ cuori che accetteranno la paee, in guisa che il mio saluto uon tornerà indietro a me. Io confido pienamente che il Signore, il vero, il fedele, vi darà la
paco chc vi auguro! Tu Signor G csù, sei la promessa, sì ed amen! Tu doni assai
più di quello ohe posso chiedere, desiderare e comprendere. La pace sia in noi !
“ Bliei fratelli, or sono 5 anni io era eziandio in cattedra in una città distante da Berliuo quasi 400 leghe, e là pure io predicai la grazia, la sola
grazia di Gesù Cristo dinanzi ad una greggia sempre amata e cara, con
tal frutto di cui benedirò eternamente Iddio; ma il nemico s'è allarmato,
seppe disporre le cose in modo che la cattedra mi fu tolta, interrotto il mio
ministerio, cd io stesso mi trovai obbligato a fuggire prendendo la grande
strada che conduce dal Nord al Sud, senza sapere dove me ne andassi.
Solo, sotto il gran cielo, senza tetto, senza nido, io era come un padre
cui sieno stati rapiti i suoi figliuoli tutti in un sol giorno, come un pastore
ch'abbia ad un tratto perduto le sue pecorelle, come una chioccia che sia
rimasa senza pulcini; — Dov« andare? Alzai gli occhi al cielo, verso quel
iìio chc altra volta abbassò lo sguardo suo sopra Giacobbe, quando fuggiva
da Esaù, q gli foce vedere nei campi di Luz, sopra la dura pietra che gli
serviva di guanciale, la scala che unisce il ciclo alla terra: E’ a questo Dio
eh’ io guardava, perchè non aveva più alcuno al mondo : guardai al Dio di
Giacobbe ed egli guardò a me e mi rispose, imperciocchè apersi la Bibbia
e lessi al salmo vili — Sùjnore Iddio mio io mi confido in te. — Lessi rilessi, e chiesi a me stesso: Chi ha composto questo salmo? Quando? Perchè?
Davide, io risposi a me medesimo, Davide fuggente da Assalonne, maledetto,
scacciato dal trono e dal suo paese, Davide quaJi^igettato da Dio; nullaostante egli ebbe il coraggio di pregare ancora e di dire a Dio; “ Riconducind di nuovo all’incarico che tu mi avevi confidato ”: Io ripresi adunque
coraggio e mi dissi: Ecchè? Quegli che ha ristabilito sul trono l'infelice
Davide non potrebbe o non vorrebbe forse soccorrerti? H Dio di Davide ò
altresì il tuo Dio. Egli può ridarti l'incarico affinchè il popolo si riunisca di
nuòvo al cospetto del Signore Miei fratelli, ciò che sembrava promettermi
allora Iddio, lo compie oggi dinanzi a voi : ei mi ristabilì in quell'uiScio che
che m’avea confidato 32 anni fa (nel 1797) e che la sua grazia m’ha concesso di eseguire con benedizione d:illc spiaggie del Danubio e del Reno a
quelle della Neva e deH’Elba. Benedetto il Dio di Giacobbe; egli ha guardato al suo indegno servitore, e non nc ha punto ingannata l’aspettazione !
E giacché m’ha ricondotto all’opera, è di questa che voglio parlarvi, carissima greggia, chè di me ho già parlato anche troppo. Qual'è dunque, mici
fratelli, quest’opera che mi è affidata? L’Apostolo il dice nel nostro testo,
è il ministerio della riconciliazione ”.
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Gossner d'ora in poi, durante 17 anni, ha predicato a Berlino, e quando
ebbe incontrate le infermità dogli anni e non potè proseguire più oltre l’opera sua, egli con.«acrò il suo tempo a prepararsi pel gran viaggio, vivendo
in una dolco intimità cogli amici, vi\'ificandoli per la di lui dolcezza o gioja
infantile ed aspettando colui chc ha detto; io vengo tosto. Un giorno il re
di Prussia lo visitava nell'ospedale che aveva fondato e lasciandolo diceagli :
“ Padre Gossner, avete voi un desiflerio che io possa ancora soddisfare?
Annunziatemelo TI veccliio, alzando un dito verso il cielo, rispondeva:
“ Sire, il mio desiderio si è che io sappia trovarsi Vostra Maestà lassù,
presso il mio Re
Ed ora se noi ci domandiamo qual sia stato l’impulso di una vita cosi
compiuta, d una attività così estesa ed infaticabile, ecco ciò che risponderà
l'amico che proferì l’orazione funebre ¡iulk tomba del vecchio venerando:
“ Io non conosco altra risposta a questo quesito che la seguente ; ho di rado
conosciuto e veduto chi sapesse pregare come il padre Gos|per, è per la
preghiera ch'egli raccolse le pietre per l'ospedale; è per la preghiera che,
amministrandolo, giunse a disporre i cuori delle diaconesse; è per la preghiera che aperse i cuori agli amici affinchè eglino aprissero largamente la
mano; è per la preghiera che organizzò la stazione missionaria deU'India e
di tante altre località; è la sua preghiera che pervenne a sostenere i cuori
dei missionarj da lui preparati. Il padre Gossner fu uomo di preghiera, e la
potenza della sua parola consisteva meno nella profondità dei pensieri e
nella bellezza della forma che nella efficacia della preghiera. E’ per essa
che la di lui testimonianza usciva dal suo cuore ed andava ad attaccarsi per
così dire al cuore di coloro che l'udivano
Qui mi fenuo, o caro amico ; Gossner è morto quest’anno nella pace del
suo Dio, all’età di 85 anni. H Signore ci conceda d'imparar a pregar egualmente,^ dal mezzo dcUo tenebre di Roma ci guidi alcune anime dcUa tempra di quella. Ah! la preghiera! noi ne sappiamo appena l’a, b, c; altrimenti saremmo altri uomini ed altre chiese.
Addio, caro amico, i saluti ai fratelli ed agli amici.
Il vostro A.
TU SEI PIETRO
Matteo XVI. 18.
La, seguente Parabola fu scritta da uno che avea già occupato
un’eccelsa posizione nella Chiesa romana:
Nei tempi antichi vivea un certo filosofo che viaggiava per lontane e strane
regioni in cerca dolía scienza. Nel corso del suo pellegrinaggio s’imbattè in
uomini strani, e costumi più strani ancora; ed ecco il racconto delle più curiose dello sue avventure. ^
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Entrato un giorno in una nuova terra, andava avvicinandosi ad una città
che torreggiava non molto distante, ed essendo egli già vicino alla prima
barriera, ecco due uomini gl’impedirono i passi, imo vestito di nero, l'altro
di grigio. Egli credette che fossero venuti per chiedergli il passaporto, ma
tutt'altra fu la loro domanda. Uno avea in mano una benda folta, e l'altro
portava della cera lacca ed un gran sigillo. Il nostro viaggiatore volle intenderne il perchè, e sentì con molta s'brpresa che, seconda la legge di quel
paese, egli dovea sottomettersi ad aver quella benda sui suoi occhi e sigillata col marchio del governo, e poi ciecamente abbandonarsi ond’esser menato per mano tutto il resto della sua vita. Se mai tentasse di togliersi la
benda, o di sogguardare, la legge lo condannerebbe a morte. Naturalmente
.spaventato di questo racconto, egli subito retrocesse; ma queglino s’impadronù’ono di lui, dicendo che, siccome avea già passato la "barriera, l’andar
indietro non gli sarebbe più lecito.
Non vedendo più speranza di fuggirsene, il viaggiatore tmiilmente pregò
che gli fosse spiegato perchè dovea perdere la vista e rimanere tutta la sua
vita nelle tenebre in presenza di quel torrente di raggi che 0. cielo giornalinente versava intorno. A ciò il più vecchio degli uomini fece questa risposta :
‘‘ Molte generazioni sono già passate dacché s’assise sul trono di questo
paese un E e la cui saggezza e bontà oltrepassarono di gran lunga quelle dei
più savj cd eccellenti tra gli uomini. Questo Ke ebbe un Ministro di stato
al quale egli diede un soprannome che nella lingua dei nostri antenati voleva
dire Occhi! Accadde un certo giorno che seduto in concilio col Ministro
Occhi e cogli altri suoi Ministri di stato, che fm'ono di numero dodici, il Re
propose una questione, circa la quale molte cose vennero dotte ma niente
a proposito. Occhi, che fu veramente un uomo espertissimo ed abilissimo,
accorgendosi dell'incertezza dei suoi compagni, venne avanti con una risposta tanto precisa, che il Re per esprimere quanto egli ne fosse ostento,
così sciamò; “ Occhi, ben tu meriti il nome che porti, perciocché tu sei i
nostri occM, e per mezzo degli occhi tuoi tutto il mio regno vedrà Queste
parole del Re noi consideriamo come la legge fondamentale di questo regno,
epperciò crediamo che sia dovere del popolo di rinunziare aUa propria
vista, non più vedendo che cogli occhi che il l^e volle sostituire agli occhi
di ogni suo suddito.
Sbigottito da questo racconto, ed accorgendosi che non spiacerebbe ai
^due suoi interlocutori di ragionare un poco più con lui. il viaggiatore dimandò se quel grand’uomo, il Ministro Occni fosse ancora vivente? “ No
rispose sorridendo l’uomo vestito di grigio, egli è morto già da quasi due
mille anni “ Davì-ero, sciamò il viaggiatore, come dunque può egli qui
vedere per tutto il popolo? ” “ Mio amico, disse quello vestito di nero, voi
siete piuttosto lento d'intendimento, mi pare. Non potete voi capire che, siccome Occhi dovea vedere per tutti gli altri, fosse necessario che qualcheduno per sempre occupasse il suo posto? ” “ Così disse il vostro Re?
“ Il nostro Re non mai disse niente a tal proposito, rispose con collera
l’uomo vestito di gTÌgio, m^certamente l'avrà voluto diro “ Permettete
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una volta, disse il viaggiatore, che io vi domandi in che modo pervenite »
trovare succes^ri del continuo al Ministro Occui? ” “ Abbiamo qualche
idea, disse uno di essi, del luogo ove egli morì. Quindi scegliamo uno di
noi medesimi ad essere successore di Occhi, e quando abbiamo installato
la persona così eletta in quel luogo stesso, consideriamo colui del tutto atto
a vedere per gli altri quanto lo era il vecchio signor Occhi medesimo
Allora lo sfortunato viaggiatore perdette tutta la pazienza. “ Così adunque,
sciamò, io devo perdere l'uso dei miei occhi perché voi volete intendere letteralmente un'espressione figurativa, la quale nemmeno un fanciullo avrebbe
difficoltà di spiegare. Ma qual congerie di supposizioni e di conclusioni voi
volete alzare sovra sì fragile base! Perchè un ministro antico avea un'intelligenza penetrante, e durante sua vita poteva essere ciò cbe il suo padrone
lo chiamava gli Occhi, vale a dire la Guida del suo popolo, voi pretendete
di aver una successione d’uomini, i quali, fossero anche stolidissimi, si tengano come occhi per tutto il mondo, ed abbiano il diritto di acciccare noi
altri tutti. E come dunque avviene chc tra voi alcuni non portano la benda? ”
“ La vostra impertinenza meriterebbe un gastigo^ ma vi sopporterò alquanto
ancora, rispose l'uomo vestito di nero; vi sono molte migliaja d'individui in
questo regno simili a noi. Noi siamo gli occhi del defunto Ministro ( Icciii,
e per mezzo di noi ciascuno deve vedere tutte quelle cose che il vecchio
Occhi avrebbe veduto per essi se vivesse ancora. Ma siccome credo che a
voi non gradirebbe la morte, aggiunse con gran solennità, lasciatevi porre
la benda e non ostinatevi sopra una materia indubitabile, mediante quella
parola del nostro gran Ee: “ Occhi ben tu meriti il nome che porti, perciocché tu sei i nostri occhi, e per mezzo degli occhi tftoi tutto il mio regno
vedrà
Sarà egli necessario di far l'applicazione di questa parabola? Se il nostro
Signore Gesù Cristo avesse chiamato S. Pietro yli occhi della sua Chiesa
sarebb’egli più assurdo il costringere ogni cristiano a rinunziare all'uso dei
proprj occhi, ed esser menato come cieco da qualche prete della Chiesa di
Eoma, che non lo sia l’obbligare che ognuno abbandoni il suo proprio giudizio perchè il nome di S. Pietro significa una pietra, ed il Signore disse
che su di luij ossia per mezzo di lui idest per ipsum ” ved. Tertullia. de
Pudicitia c. xxi) la Chiesa sarebbe stabilita al giorno della Pentecoste,
esprimendo la sua profezia nello stile figurato delle nazioni orientali? San
Pietro fu invero una delle pietre fondamentali sopra la quale la Chiesa dovea esser edificata, ma soltanto una congiuntamente con gli altri undici,
eguali a lui in onore e potere, come disse S. Cipriano: “ Hoc erant utique
cajteri Apostoli quod fuit Petrus pari consortio praediti et honoris et potestatis ”. De Unitatc Ecclesiae. Ma ella è una temeraria presunzione quella
di dichiarare essere successore di S. Pietro il Vescovo della Chiesa di Roma, il quale non ha altro diritto ad un tal titolo se non perchè è l’occupante
della sede della capitale dell'Occidente, nella quale città si suppone che il
grand'Apostolo della circoncisione morisse, mentre 6 assai più probabile,
per non dire assolutamente certo, che non la vedesse mai, ed ove sicura-
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monte se la storia merita credito non fu mai vescovo ia nessun conto. Chiederemo una risposta a questa domanda; Chi diede in prima al Clero e popolo di Roma, poi agli Imperatori romani, ed ultimamente al Collegio dei
Cardinali (ved. Plat. Vite dei Papi, in Leone Vili e Niccolò II) il diritto
di eleggere lin successore a colui che fu “ Apostolo non da gli uomini nè per
alcun nomo, ma per Gresù Cristo ed Iddio Padre che Tha suscitato dai
morti?
Conosciamo molto bene le arbitrarie distinzioni che la scuola di Lojola
ha fatte tra Vordinario potere di S. Pietro e lo straordinario potere degli
Apostoli, e che vien sostenuto che S, Pietro avesse un successore a tutto
il suo potere, mentre al loro potere gli Apostoli non ne avessero punto, i
Vescovi essendo successori degli Apostoli solamente in quanto all'ordine,
ma non in quanto alla giurisdizione, che la giurisdizione del Papa viene
immediatamente da Cristo, e quella degli altri vescovi per mozzo del Papa,
e che gli Apostoli furono eguali l’uno all’altro in tutti i punti, uno eccettuato, cioè che l’esercizio di tutti i loro potori dipendeva dall'unione con
Pietro, la qual dipendenza totalmente distruggeva la loro eguaglianza. Tutto
questo ragionamento a noi è ben noto ; ma sappiamo ancora che queste distinzioni furono invenzioni del secolo XVI, ed affatto arbitraiie, solamente
un ex post facto difesa di una mostruosa usurpazione basata suU’autorità
delle False decretali; e noi affermiamo, senza tema di sana contraddizione,
che quella teoria non ha nessun appoggio nè nella Santa Scrittura nè nella
Chiesa primitiva; anzi esiste un’universale consenso dei primi scrittori ecclesiastici contro la dottrina romana riguardo alla supremazia di S. Pietro
ed alla trasmissione Si tale supremazia a Lino ed ai suoi successori i vescovi
di Roma. I Santi Padri non riconobbero alcuna Supremazia ufficiale in S.
Pietro, nè mandato speciale a lui affidato; e credettero essere successore di
S. Pietro chiunque occupasse una sed'e fondata da un Apostolo, quanto lo
era il vescovo di Roma medesimo la di cui Fmnaxia tra gli altri vescovi,
in tutto eguali a lui, fu solamente cosa di ordine ecclesiastico, umanamente
stabilita ed in nessun modo di origine divina. L'esclusiva pretesa al Cattolicismo che Roma mette avanti, altro non è che un’arrogante imitazione dei
Donatisti del tempo di Ottato e di S. Agostino, ed anche destituía dell'ombra di una ragione che la faccia rimontare all’origiue stessa del Cristianesimo.
CRONACA DELLA QUINDICINA
NeirOcEANiA le isole Fidji, com’è noto, costituiscono uno de’ più considerevoli arcipelaghi dell Oceano pacifico. Elleno sono abitate da numeroso
popolo barbarico, ed in addietro antropofago, in guisa ohe più d una volta
equipaggi di navigli salvatisi da naufragj su quelle coste vennero massacrati. L’eroica impresa dei missionari evangelici, introdottisi nelle isole or
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sono parecchi anni, fu coronata da buon esito, per la grazia del Signore :
oggidì i convertiti oltrepassano il numero di 54,000; e si tratta di fondare
un'istitutori teologia per formare de’predicatori indigeni. Se riscontrasi
ancora nelle isole delle traccie di paganesimo, scomparvero almeno le orribili crudeltà che si commettevano assai di frequente.
— A Gibilterra un movimento religioso è in ria di progresso per l'opera di un nostro carissimo fratello in G. Cristo, il sig. lluet. Abbiamo già in
addietro narratii com'egli, spagnuolo di nascita, dimorasse in Torino e giungesse qui alla conoscenza del Vangelo; abbiamo pur detto come in seguito
fosse spinto dal vivo desiderio di tçrn:ue in Ispagna allo scopo di evangelizzare; abbiamo finalmente parlato com’egli fosse colà posto in prigione e
poi bandito. Ebbene, ritiratosi egli a Gibilterra si pose all'opera santa in
mezzo ai suoi connazionali ivi domiciliati, le di lui fatiche furono benedette
dal Signore e si formò una congregazione evangelica. Gr, questa indirizzò
una petizione all'Assemblea generale della Chiesa libera di Scozia, colla
quale e.spresse il desiderio di avere come pa.store il sig. Ruet, pregando
eziandio che venis.se consacrato e sostenuto uella sua opera. li'Assemblea,
cui non era ignoto il sig. Ruet, nò i di lui servigj, ha con sollecitudine inviata favorevole risposta. Preghiamo Iddio che questo zelante ministro della
Parola, uscito dalla nostra Chiesa di Torino, serva di.nobile esempio ai
membri di essa che lo conobbero e da cui furono a principio educati nel
canto sacro.
— L'IxouiLTERRA, dicc Un giornale belgico, accusata dai clericali di misconoscere e di non praticare la carità, possiede buon numero d’instituzioni
di cui hi somiglianza non sì trova nei paesi dove più o meno i preti la fanno
da padroni. Merita specialmente che si nominino — Le società per instruire
i ciechi a dnmicilio — dietro il sistema di Moon, stabilite in Londra dove
si contano 2,300 ciechi, a Edimburgo, a Liverpool, a Carlisle, a Hudersfield,
ad Halifax, a Bristol, a Binninghaiu ed a Richmond. — La Società inglese
per l’uvanzamento delle conoscenze cristiane ha votato una somma di 12,500
franchi, onde fondare una scuola al Capo di Buona Speranza, e porla in
condizioni di ricevere i figli indigeni della colonia, cioè gli Africani che
vorranno approfittare di questo favore, allo scopo di educarli nella religione
di Cristo.
— A GineVka sono convocate le Unioni cristiane de’giovani di tutt’i paesi
in assemblea generale per la fine del mese corrente. I membri dell'f/^iu'rjrìe
di Ginevra offrono alloggio a quelli che non più tardi del lO agosto avranno
dichiarato di recarvisi, ed indistintamente procureranno di facilitare agli
ospiti loro la dimora nella città. Ecco il programma delle riunioni :
Do.menica, 22 agosto — mattina — Semone indirizzato ai giovani.—
sera — Seduta d'apertura.
Lcnudì, 2à — mattina — L’Uniose cristiana al cospetto deU’opera
che si propone. Che cosa le manca per compierla meglio? — Parte ptrima ;
Sviluppo interiore. —Parie seconda; Influenza esteriore.
Martedì, 24 — mattina — Del bisogno naturale ai giovani di riposo.
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Ufficio deirUKioxE in ordine a questo riposo — sera —• Regolarizzazione
della corrispondenza.
Mercoledì, 25 — 1° Della giovinezza di alcuni eminenti cjistiaui. —
2° Della immaginazione nei giovani. •
Giovedì, 26 — Seduta d’addio.
La serata del mercoledì si consacrerà ad una riunione famigliare in campagna nei dintorni di Ginevra, coll’intervento di alcuni membri dell'Alleanza evangelica ed altri pastori e laici amici delle Unioni cristiane.
NB. Un ufficio d’indicazioni sarà aperto sino dal venerdì 20 agosto nella
casa dove si terranno le sedute (sala della Riva destra, via Levrier, n.° 1,
dii'impetto alla cappella inglese).
— Sugli evangelici sparsi nella Sicilia il sig. Pasquet, ora pastore a
Pernex, ci da le seguenti notizie; “ Esistono a Messina due pastori; l’uno
inglese, l'altro tedesco: havvene pure uno, inglese, a Palermo. G-li evangelici di lingua francese nelle suddette città uon sono abbastanza in numero
per sostenere il carico di un ministro, e quindi il culto viene celebrato in
modo irregolare, quando si trova per caso qualche ecclesiastico dimorante
per poco nel paese, come fece il sig. Pasquet medesimo che potè riunire
tutte le domeniche i correligionarj francesi dal novembre ultimo a marzo di
quest’anno. Anche il sig. Kruger, tedesco, candidato al santo ministerio,
tenne culto, e mercè lo spirito illuminato del colonnello romanista del reggimento svizzero di guarnigione a Palermo, ha potuto predicare il Vangelo
a 500 soldati. E’ a desiderarsi che in quella città venga stabilito un pastore atto a celebrare il culto ed in francese, ed in tedesco, e desideroSb
altresì d’iniziare un’opera d’evangelizzazione presso i Siciliani.
— A Torino VAnnonia, in mezzo alle sue grandi faccende politiche,
nel suo num. 177, parla di noi 'co’ soliti suoi modi gentili, colla solita sua
ccdma ed umiltà, e si lamenta perchè abbiamo riferito parte delle due lettere circolari dei vescovi di Pinerolo e di Nizza, e reso loro il dovuto encomio. Gl’irati scrittori del giornale austro-gesuitico respingono cotesto encomio; non diretto ad essi; padroni di ciò fare: e noi che potremmo respingere i loro assalti con armi uguali, non lo facciamo, vedendo già come
corrano da sè medesimi alla sconfitta; ed anzi li ringraziamo per avere dedicato tre colonne del giornale a far conoscere ai loro lettori e, nel particolare, ai due rev. vescovi i sentimenti di benevolenza, di tolleranza, df concordia da cui siamo animati, giacché forse e gli onorevoli prelati e qualche
altra persona non avrebbero letto il nostro articolo senza l'eccitamento venuto loro dai buoni scrittori AclVArmonia.
Domenico Grosso gerente.
DI RECENTE PUBBLICAZIONE
Bdrnier — Studj elementari e .progressivi ddla Parola di
Dio—prima versione italiana—gli evangeli, paj-fepn'?««.
Un voi. in-8° di pag. 300 per un fr. — Trovasi vendibile al
deposito di libri religiosi, via Principe Tommaso.
TORINO — Tipografla CLAUDIANA, diretta il» R. Trumbitta.