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Anno 118 - n. 23
4 giugno 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
ARCHTVrO TAVOLA VALDESE
100ÖÖ 7ÖRRE PFLLICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
1 RISULTATI DI UN’IMPONENTE INDAGINE DURATA 14 ANNI
Nelle cronache quotidiane della nostra nuova barbarie è entrata nuovamente a far parte
della nostra cultura la guerra.
Con la crisi delle FalklandMalvine la guerra è qui da noi,
nel nostro occidente, ricco e sicuro e non più come avveniva
qualche tempo fa nel cosiddetto
terzo mondo. La guerra dunque
può coinvolgerci tutti in qualsiasi momento in primissima persona.
Insomma la guerra è arrivata
già a coinvolgerci. Prima se ne
era sempre parlato e almeno due
generazioni dal ’45 ad oggi s’erano abituate a parlare di guerra
(che coinvolgesse l’Europa) in
modo astratto.
Ora invece la guerra è entrata
prepotentemente nelle nostre
tranquille case di europei e i più
giovani di noi cominciano a pensare alla propria morte personale in guerra come ad una possibilità « vera ».
Nei discorsi dei ragazzi di vent’anni oggi c’è l’interrogativo di
quale sarà la « crisi » che li invierà a combattere.
Ma nonostante questo fatto, la
guerra, anche quella reale con
tanto di morti, suscita scarse
reazioni. Le manifestazioni per
la pace in Inghilterra hanno perso di mordente: non sono stati
più di trentamila i manifestanti
in questi giorni a Londra, mentre nell’ottobre scorso erano stati oltre trecentomila. Eppure la
giuerra oggi è per gli inglesi un
fatto concreto! ■
Occorre chiedersi il perché.
Evidentemente nella guerra c’è
una prospettiva rassicurante. La
guerra richiede ordine, coordinamento degli sforzi, subordinazione degli interessi particolari a
quelli — definiti — generali. Impone perentoriamente una scala
di valori ed elimina le incertezze
alimentate dalla situazione economica e politica interna. Incentiva la produzione e risana la crisi occupazionale. La guerra — e
10 osservava già Polibio — è un
vero toccasana per le classi dirigenti un po’ traballanti a cui
assicura legittimazione e consenso (basti ricordare il consenso che è arrivato al generale Galtieri, dai « montoneros » peronisti in esilio).
In definitiva pensare alla guerra è un modo come un altro per
non pensare al presente, a questa insostenibile e ingovernabile
pace.
Bene hanno fatto dunque le
nostre chiese con le manifestazioni di Frali e di Comiso — entrambe a Pentecoste — a proporre una riflessione su questa
pace: sui modi di costruirla.
Dalle Alpi alla Sicilia poco più
di un migliaio di evangelici si è
soflennato su come essere « faeitori di pace » : è forse poca cosa. nel confronti di quel milioni
di persone che ogni giorno seguono il wargame (il gioco della
guerra) che ci viene proposto
dalia televisione.
Lo abbiamo fatto predicando
11 Regno di Dio che viene: regno
di pace e di giustizia, predicando Cristo crocifisso, chiedendo
a tutti gli uomini di cambiare la
propria mentalità e di entrare
nella via più scomoda della pace.
Ma saremo uditi?
Giorgio Gardiol
La fede nel mondo, ieri, oggi...
Il Cristianesimo è diventato la prima religione universale - Ma si sta spostando dal vecchio
mondo al terzo mondo - Calo del protestantesimo - In aumento cattolici, musulmani e atei
Nei primi otto decenni del secolo gli atei sono cresciuti dallo
0,2% della popolazione mondiale al 20,8% e i cattolici nello stesso periodo dal 16,8 al 18,5%; i
protestanti da ora al 2000 caleranno dal 7,9 al 7%, mentre nello stesso periodo i musulmani
cresceranno dal 16,5 al 19,2%.
Sono questi alcuni dei dati più
significativi (vedi tabella riportata a p. 12) di una indagine su
scala mondiale di proporzioni
imponenti pubblicata dall’Oxford
University Press: la World Christian Enciclopedy, un volume di
mille pagine di ampio formato
curato dal Dr. David B. Barrett,
che secondo un’autorevole rivista
rappresenta quanto di meglio
esiste oggi in questo campo.
Un pastore esperto
in statistica
Nel darne notizia, il Time del
3 maggio, in un articolo di Richard N. Ostling, fornisce alcune
scarne indicazioni sul notevole
personaggio che circa 14 anni fa
ha intrapreso il quasi incredibile
progetto di censire nazione per
nazione tutti gli abitanti della
terra quanto alla loro religione o
non religione senza trascurare
neppure un’anima. David Barrett
era un disegnatore delTindustria
aeronautica inglese quando nel
1951 diede le dimissioni per protesta contro la crescente produzione missilistica nucleare. Divenne pastore anglicano e si trasferì a Nairobi dove iniziò un
servizio come ricercatore per la
Chiesa anglicana.
La sua conversione e la sua
preparazione scientifica sembrano essere ottime credenziali per
la passione e la serietà con cui
quest’uomo di 54 anni ha impostato un lavoro che lo ha condotto in 212 paesi mantenendo i
contatti con 21 direttori e consulenti, 500 esperti locali in vari
paesi, 100 dei quali coperti dalla
più assoluta riservatezza senza
la quale non avrebbero potuto
agire.
I metodi e le definizioni sono
esposti nella prima parte del volume insieme ad una cronologia
di 1300 date-chiave dell’espansione del cristianesimo ne! mondo,
ad un glossai'io dei termini usati
nell’enciclopedia, una vasta galleria di personaggi (vVho’s who)
e una interminabile lista di nomi e indirizzi di uffici e organismi religiosi suddivisi in ben 76
categorie.
Il cristianesimo tiene
Per quanto nella sua opera
Barrett si occupi di tutte le religioni del mondo e della areligiosità e ateismo, il suo interes
Festa di canto a Chivasso
Al « Festival evangelico » di Chivasso (Torino) cantano le corali
valdesi. Nella foto la corale di Angrogna, diretta dal maestro Sappè
(Nostro servizio a pag. 5).
se, come indicato dal titolo della
sua enciclopedia, è centrato sui
20.000 sottogruppi che formano
il cristianesimo nel mondo. TI risultato della sua indagine, e delle proiezioni che forniscono una
stima della situazione del 2000,
è che per quanto la percentuale
MARCO 3: 27
La speranza nelVuomo più forte
« E anzi niuno può entrar nella casa dell’uomo forte e rapirgli le
sue masserizie, se prima non abbia legato l’uomo forte ; allora sol
tanto gli prenderà la casa ».
L'epoca in cui viviamo è uno
di quei tornanti storici, in cui
salgono alla coscienza dell’uomo
le domande di fondo, le domande esistenziali. L’umanità dove
va? come vivrà? vivrà ancora?
Infatti a male organizzato incalza a tal punto che la nostra fede
sembra non abbia risposte, se
non quella del dubbio e dell'incertezza. Alla fine la domanda è
questa: Dio c’è? governa ancora,
dato che il male. trionfa, nella
sua potenza tentacolare?
Nell’episodio sinottico (Me. 3;
20-30) Gesù ha di fronte a sé persone di varia estrazione sociale,
culturale e politica: i parenti, gli
scribi. Ambedue, questi gruppi
sono anintati da sfiducia verso la
sua opera, mentre intorno alla
casa si esercita, da parte di una
grande moltitudme. la passione
di appoggkirsi a lui come ad àncora di salvezza.
Tutti però sono governati dal
timore di una situazione sociale
per molti aspetti insostenibile e
disastrosa. La Palestina è in preda all’arbitrio: predatori colorati politicamente spadroneggiano nelle campagne, pubblicani
(Me. 3: 27)
mungitori di tasse si aggirano
di borgata in borgata, le classi
dirigenti sono divise (sadducei,
scribi, farisei, erodiani ecc.),
l’occupante romano fa sentire U
suo diritto. Da questa realtà prende spessore l’amara costatazione
di Gesù: « ...vide una gran moltitudine e n’ebbe compassione,
perché erano come pecore che
non hanno pastore... » (Me. 6: 34).
Un personaggio come Gesù, in
questa situazione, non può non
essere bersaglio- di apprezzamenti poco chiari. Il suo agire bene
è visto con ottusità come una
seduzione proveniente addirittura da colui che tira le fila del
male, cioè da Beelzebub, la somma dei mali. In questo quadro di
passioni e tensioni il dominio
della situazione sembra assegnato a chi si destreggia nel male,
a chi circuisce e sfrutta il fratello, a chi cerca l’utile per sé
ad ogni costo. Ogni traccia di bene e di amore è scomparsa, ogni
luce di amore è spenta. Lo stesso Gesù è visto come un emissario della personificazione del
male.
Quale risposta ad una ideolo
gia così pessimista, oggi diremmo nichilista, il cui punto di riferimento è il caos?
Di fronte alla costatazione iniziate — Dio non c’è, il male trionfa — sorge dal piano di Dio l'uomo «più forte», che mette piede nella nostra storia e ne prende possesso. Tutto si ribalta.
Quello che vi è nella casa viene
conquistato dal sopravvenuto.
La sua potenza è tale che non
Alfonso Manocchio
(continua a pag. 6)
della popolazione mondiale che
forma il cristianesimo tenda ad
una leggera flessione, « la presa,
l’impatto e influenza del cristianesimo sono cresciuti in maniera
spettacolosa ». Le traduzioni della Bibbia vedono uno stabile
« boom », le trasmissiorli radiotelevisive delle chiese raggiungono quasi un miliardo di persone al mese, l’evangelo ha raggiunto in qualche modo 6850 degli 8990 gruppi etnici o linguistici che compongono la popolazione mondiale. Rilevando come il
cristianesimo sia diventato durante questo secolo la prima religione universale del mondo, con
una presenza indigena in ogni
nazione e fino in molte delle più
inaccessibili tribù, Barrett afferma che questo secolo si è avvicinato più di ogni altro alla meta
dell’evangelizzazione globale.
Certo se la tenuta del cristianesimo può essere valutata così
positivamente è perché il terzo
mondo sta colmando i vuoti che
si aprono progressivamente nelle
file cristiane del vecchio mondo.
L’anno scorso per la prima volta
da 1200 anni il cristianesimo ha
avuto una maggioranza non bianca e mentre nel 1900 2/3 dei criFranco Giampiccoli
(continua a pag. 12)
Evangelici a Comiso
« In Germania si dice meglio rossi che morti ed è già
qualcosa ma noi come cristiani dobbiamo dire meglio morti
che assassini ». Con queste parole che sintetizzano la sua predicazione Tullio Vinay, di fronte alle duecento persone nel
teatro di Comiso, ha confrontato due micidiali realtà del nostro tempo come la guerra delle Falkland e la base missilistica
di Comiso con l’agape di Dio di cui parla l’apostolo nella sua
lettera ai Corinzi. È iniziato così il convegno « Fede e impegno per la pace » organizzato dalle chiese battiste, metodiste
e valdesi della Sicilia che si è chiuso il 1" giugno e che ha
visto presenti delegati italiani e stranieri di chiese evangeliche. Sul prossimo numero nostro servizio speciale sul convegno di Comiso: unico luogo in Europa dove sono iniziati i
lavori per l’installazione dei missili a testata nucleare.
2
2 fede e cultura
4 giugno 1982
UN COMPENDIO DELLA FEDE
Perchè la vita
non sia inutile
Un giovane amico mi ha confessato che egli trascorre dei momenti angosciosi nei quali predominano in lui la noia e un irreprimibile senso di inutilità dèlia vita. Per aiutarlo a scuotersi di dosso quell irragionevole « taedium vitae », ho composto per {ui questa
^P^cie di prontuario, che vuol pure essere un compendio della fede
dell uomo moderno.
I - Dove va la musica, quando i
suoni si sono sciolti nell’aria? la
luce, quando la fiamma si è
spenta? È un errore dire che
tutto è finito, semplicemente
perché i nostri sensi non ne percepiscono più le conseguenze.
Della luce, rimarrà una traccia
permanente sulla lastra fotografica; della musica, il ricordo indimenticabile dell’emozione che
ha dato al cuore.
Così, la più umile, la più povera, la più sconosciuta delle mie
azioni; il più modesto, il più timido, il più elementare dei miei
gesti; il più lineare, il più semplice, il più trasparente dei miei
pensieri. Essi rimangono.
II - Genti, pensieri, parole inutili non esistono. Nulla è inutile.
Tutto serve. A me, al mio prossimo, o a Dio. O anche a produrre semplicemente un gesto, una
parola, più utili ancora. Né l’utilità di codeste cose può venir
menomata, ridotta dal fatto che
io non mi accorga della loro autentica utilità. Oppure che non
se ne accorga la gente.
Sarebbe come negare resistenza del continente australiano perché non l’ho veduto
mai. La realtà è che io non so, né
saprò mai in qual modo i miei
gesti, le mie parole, i miei pensieri sono utili. So soltanto che
lo sono. Senza alcuna ombra di
dubbio.
Ili - Eccomi davanti ad un’opera d’arte: una pittura, una
scultura. L’ammiro. In quel momento tutto il mio io è teso verso il capolavoro per comprender
lo, per goderne, per riviverlo in
me. Non mi accorgo neppure che
sto respirando — come un qualunque essere mortale — forse, è
vero, con un po’ di precipitazione.
Cosi è lo stato di grazia. Essere nello stato di grazia non signi-fica accorgersi di camminare su
una corda tesa sopra un abisso
ed essere persuasi che non si
cadrà, magari per la propria abilità ; ma significa camminare
su quella corda sopra l’abisso
senza saperlo ed essere persuasi
che non importa sapere su che
cosa si cammini perché, ad ogni
modo, Dio ci sostiene.
Vivere non è accorgersi di
essere viventi, ma essere ed agire
come se tutta la vita, la vita di
tutti gli uomini, di tutti gli uomini possibili ed immaginabili,
la Vita universale, fosse in noi.
IV - Un miliardo senza un miliardesimo non è più un miliardo. Così il mondo senza di me,
non è più il mondo. La vita senza
quel che io ho dalla vita, o senza
quel che essa mi ha tolto, non è
più la Vita.
E di conseguenza, la vita senza
le mie attese, le mie sofferenze,
i miei spasimi, non è più vita!
Solo quando ■ avrò compreso
questa verità fondamentale, la
pace e il dolore, la serenità dello
spirito e l’angoscia potranno trovarsi sposati insieme.
V - Io non voglio chiedere a
Dio di rendermi insensibile di
fronte al dolore, alle brutture di
questo mondo, agli spaventosi
tumulti di questo cuore in tempesta. Gli voglio chiedere di darmi la grazia di disporre tutte
queste cose al servizio della Vita.
VI - Che cos’è allora la Vita?
Respirare? Lavorare, mangiare,
dormire? Amare, odiare, ingelosirsi, essere indifferenti? Applaudire o protestare? Conquistare
e vincere, essere sconfitti e perdere? Inventare ed essere celebri, nascondersi ed essere sconosciuti?
È tutto questo. E anche molto
di più. E anche molto di meno.
Vivere è una autorivelazione:
trovarsi pienamente se stessi,
buttarsi senza riserve, perdersi
nell’istante, ritrovare cioè nell’istante il germe deH’eternità.
VII - Ritrovare nell’attimo il
germe dell’eternità significa dare
ad ogni attimo della vita una
bellezza e una desiderabilità che
altrimenti non avrebbe motivo di
essere.
Solo in quel ritrovamento io
potrò affermare di non dover
mai compiere un’azione o sopportare una condizione esistenziale — morale o fisica — mio
malgrado. Poiché se quell’istante
non sarà fuori di me, ma in me,
ed io sarò quell’istante medesimo che vivo, come potrei accettarne uno e respingerne un altro? amare questo e odiare quello? come potrei ancora dire che
mi accadono cose spiacevoli,
noiose, o addirittura inutili? In
realtà, nulla può accadere che io
non voglia, anche se non vi abbia
posto mano; nessun attimo trascorre che io non lo accolga in
me, anche se mi sia originariamente estraneo, ostile; nessun
avvenimento che io non faccia
mio, mio, unicamente mio!
Vili - Così, nella mia infinita
povertà e solitudine e ignoranza,
sono mie le ricchezze e la molteplicità e la sapienza; e il mondo è mio. Nulla mi può spingere
ad odiare altrui, e io amerò chi
vorrò amare, perché io sarò unicamente la persona che ha infinitamente desiderato di diventare o di perdersi per un altro
essere simile a me, e di confondersi con lui.
A coHoqino con i lettori
Teodoro Balma
LE DIFFICOLTA’ DELL’
EVANGELIZZAZIONE
Vorrei dire due parole riguardo al
culto di evangelizzazione tenutosi a
Chivasso il 16 c.m.
Grazie prima di tutto a coloro che
nei modi più diversi hanno contribuito
alla sua realizzazione. Veniamo al dunque:
1) evangelizzazione o anticattolicesimo?
Sia l'introduzione al culto (« ...ci riuniamo qui senza preti, senza madonne... »1 di Giuseppe Platone che II suo'
intervento mi sono sembrati più diretti
ad attaccare (dove è l'amore?) Il cattolicesimo che a presentare la fede in Cristo. Siamo chiamati a trasmettere la
buona novella o ad accusare gli altri
(affermando così che noi siamo I giusti)? Sono d'accordo con ciò che afferma Platone ma assolutamente non sono
d'accordo che si sia scelto quel momento, in cui l'obiettivo era presentare
il Cristo, non la divisione della sua
chiesa (che è invece uno scandalo).
Non voglio dire che non si debba fare
chiarezza su tutto ciò che distingue le
chiese riformate dalla chiesa cattolica.
Credo però che questo vada fatto in
un ambito diverso da quello dell'evangeiizzazione.
2) eravamo tra noi.
Ho avuto l'impressione di essere ad
un bell'incontro tra evangelici, e gli
altri? Forse qualcuno, per sbaglio, che
passava da P.za d'Armi in quel momento. Perché? Due i motivi principali
almeno per me: a) lì sottoscritto non
ha finora preso a cuore l'evangelizzazione nel senso che è ancora sentita
come un peso, una responsabilità più
che una volontà di condividere la gioia
della fede: b) sempre il sottoscritto
quando gli è stato detto deH'iniziativa
di Chivasso si è detto: « Antonio tu
devi esserci I »; forse avrebbe dovuto
dirsi: « Antonio cerca di portare almeno 1 amico ».
3) tanti messaggi ma frammentari.
L'idea di fare parlare più persone (cinque) sulle questioni fondamentali della
fede non mi è piaciuta. Mi è parso
infatti che gli spunti che pur c'erano
nei vari interventi non hanno avuto
modo di essere spiegati, per il poco
tempo a disposizione. Troppo poco è
dire: « La nostra speranza è Gesù Cri
_______INAUGURATO UN CENTRO POLIVALENTE DELLA CHIESA APOSTOLICA IN ITALIA
Una nuova struttura per gli evangelici
Il 10 aprile 1982 alla presenza
di una buona rappresentanza
evangelica e delle autorità locali è stato inaugurato il Centro
Nazionale della Chiesa Apostolica, sito in Poggione (GR).
Quest’opera ha avuto inizio negli anni 50, con i cari fratelli Magi Momo e Armida, che non solo
donarono il terreno ma costruirono la chiesina che esisteva dove sorge l’attuale complesso. Anche le edizioni Ricchezze di Grazia sono sorte in questo luogo. Il
primo numero del giornale « Ricchezze di Grazia » è stato stampato in Poggione, e per diversi
anni tale attività è continuata li.
11 complesso è composto da
un seminterrato, nel quale si trovano una capiente cucina ben
funzionale, i servizi igienici e
capienti lavandini a parte per
lavare le stoviglie. Il locale è di
circa 330 m. quadri. I vari servizi
sono dislocati al centro del salone ristorante. Al piano rialzato
abbiamo gli uffici deH’amministrazione nazionale, diretti dal
rag. Carlo Cannatella, l’ufficio del
presidente, una camera ammobiliata per eventuali visitatori
di passaggio, un dormitorio maschile della capienza di oltre 60
posti letto, con attigui i servizi,
le docce, da dove si può accedere al giardinetto esterno e alla
scala che porta al ristorante, e
altrettanti posti letto si trovano
al primo piano per le donne, anche qui con tutti i servizi nei
locali attigui. Sullo stesso piano
c’è l’appartamento del presidente dove già abita con la propria
famiglia Al secondo piano esìste una capiente mansarda dove
si sta organizzando un centro
giovanile, che sarà usato principalmente, dai giovani della comunità di Grosseto e del distretto.
È da tenere presente che nel piano' rialzato esiste una capiente
sala rettangolare dove i membri
del C.N. tengono le loro sedute,
i giovani studiano teologia, e i
servi di Dio da tutta Italia hanno
tenuto alcuni dei loro seminari.
Presenti
airinaiigurazione
Tra i presenti diversi pastori
responsabili di vari Distretti dell’Opera Italiana, il presidente dell’Opera Apostolica in Italia che
presiedeva, il Sindaco di Grosseto con la propria moglie e altri
che lo accompagnavano, il presidente della F.C.E.I. pastore Bensì, il presidente dell’A.E.I., Elio
Milazzo, il pastore della Chiesa
Battista di Grosseto, il professore Rostagno, che ci ha parlato
anche durante il convegno nazionale che è seguito a tale inaugurazione. Ci ha infatti chiarito un
detto assai comune; « L’uomo
propone e Dio dispone », ma egli
con la Parola di Dio ha dimostrato che non è l’uomo che propone.
ma è Dio. Iddio porta avanti il
suo proponimento e lo va realizzando usando gli uomini secondo
la sua volontà. Infatti il tema del
convegno di Pasqua era orientato
sul tema ; « Il proponimento di
Dio e la disponibilità deH’uomo ».
I nostri fini
La Chiesa Apostolica non ha
molte strutture in Italia, anche
se onestamente si deve dire che
in questo ultimo decennio diversi locali di culto sono stati comprati, altri ci sono stati donati
dai fratelli, si è pensato anche
alt’acquisto di appartamenti per i
pastori a pieno tempo e alle necessarie strutture per la gioventù. Abbiamo anche una discreta
casa con 2000 metri di terreno
in Nicolosi, dove nel passato si
sono tenuti raduni giovanili per
la Sicilia e ora con il centro in
Poggione vorremmo coprire e
soddisfare tutte quelle esigenze
che la nostra giovane opera ha,
in quanto è in una fase felice di
espansione. La gioventù aveva bisogno di questo centro, il nostro
convegno nazionale, i seminari,
gli incontri nazionali di tipo diverso e con scopi precisi, ci chiedevano una struttura simile. Ora
si avrebbe bisogno di un po’ di
terreno su cui predisporre nei
pressi di tale centro delle strutture ricreative.
I fondi per
realizzare il tutto
Ci sembra giusto ringraziare il
Signore e i credenti della Chiesa
Apostolica in Italia che hanno
dato di cuore al Signore tutto
quanto è stato necessario per
completare tale opera in tutte le
sue parti. Una parte importante
in tutto questo l’hanno avuta il
prof. Carlo F. e diversi fratelli
che da Grosseto hanno contribuito con manodopera gratuita,
alcuni hanno mandato delle offerte, da Catania sono venuti 3 muratori e hanno offerto il loro lavoro al Signore, non accettando
altro se non il biglietto del treno.
Così oggi posso affermare con
certezza che dall’estero non sono giunti denari per contribuire
alla realizzazione dell’opera.
Disponibilità
Già ci sono giunte delle richieste da altri organismi cristiani,
ebbene, tutto dipende dalle decisioni che prende l’organo ufficiale
della Chiesa Apostolica, ma credo
di poter dire fin d’ora che siamo
favorevoli a cedere a organismi
cristiani evangelici le strutture
che per la grazia di Dio si sono
realizzate.
sto »: è necessario accennare almeno
alle ragioni della nostra fede, non dare
affermazioni scontate. Si rischia così
di fare retorica invece di trasmettere
un messaggio che faccia riflettere.
Allora? Cerchiamo di trarre il massimo insegnamento da questa esperienza, pregando il Signore che aumenti in
noi il desiderio di farLo conoscere agli
altri.
Antonio Tetta, Torino
FATTO COMPIUTO?
Un progetto per la creazione di un
posto di 5“ professore ordinario alla
Facoltà valdese di Teologia viene ora
presentato alle. Chiese perché ne prendano visione e possano dare il loro parere in merito al prossimo Sinodo.
Le Chiese qui non hanno proprio nulla
da esaminare o da studiare perché le
decisioni sono già state prese e si
trovano di fronte ad un « fatto compiuto »!
Difatti a pag. 9 della stesura del progetto leggiamo: « ...l’alloggio del 5“ pro.
fessore è assicurato grazie ad un dono
generoso della Chiesa Evangelica della
Renania ed anche la copertura delle
spese condominiali... » (non viene specificato per quanto tempo queste spese
siano assicurate). Poi si legge che lo
stipendio del 5° professore è assicurato
da una Fondazione che a questo' fine è
in via di costituzione in Svizzera e poi
ancora che il Consiglio di Facoltà provvederà al 100% al costo relativo alia
proposta creazione di un posto di 5“
professore ordinario.
Questo non è molto chiaro e vien da
pensare alle Chiese che si sono spesso preoccupate d'inviare doni e d'istituire borse di studio agli studenti della
Facoltà di Teologia per evitare che
detta Scuola chiuda i bilanci in deficit.
A questo punto ci si chiede se non
sarebbe stato più opportuno e più in
linea con certi principi democratici che
le Chiese fossero state interpellate in
merito per tempo ed invitate ad esprimere il loro parere su tutto il progetto compreso quello della raccolta di
fondi. E si sarebbe dovuto aspettare
la decisione obiettiva del Sinodo prima
di battere cassa a destra ed a sinistra.
Oggi, sul tappeto vi sono gravissimi
problemi da risolvere.
Si parla di ristrutturare l'Ospedale
valdese di Torre Pellice al fine di salvarlo da una chiusura. Per legge un
ospedale per esistere deve avere almeno 80 posti letto ed il nostro ne ha
solo 60. I lavori per questa ristrutturazione comporterebbero una spésa di circa 2 miliardi. Non sarebbe bene, specialmente quando si ricorre all'estero
per la raccolta di fondi di essere almeno d'accordo a quale opera od iniziativa dare la priorità e non spezzettare
gli aiuti? Penso che occorra essere
molto uniti se si vogliono risolvere ad
uno ad uno i problemi del momento.
Da tempo si parla pure della chiusura del Collegio Valdese di Torre Pellice
e questo per mancanza di fondi. Anche
questa Scuola ha dato e può dare un
non indifferente contributo nel campo
della cultura laica e religiosa del nostro paese è una sua testimonianza. A
tutto questo non si pensa o vi si pensa poco e male.
In conclusione se le Comunità debbono collaborare al buon andamento
della Chiesa debbono essere interpellate per tempo sui vari temi che il Sinodo ha l'intenzione di proporre al voto dei loro delegati e questo perché
possano nominare localmente le proprie Commissioni di studio in merito e
convocare le Assemblee onde prendere
con oculatezza le proprie decisioni,
ma questo non succede mai. Tutto si
risolve all'ultimo momento ed è questa
a dire poco una grande gravissima lacuna.
Graziella Perrin, Torre Pellice
Antonio Arrigucci
Abbonamento
semestrale
ECO-LUCE
L. 7.500
3
4 giugno 1982
fede e cultura 3
____________INVIATO ALLE CHIESE IL PROGETTO DI AMPLIAMENTO DELLA FACOLTA’ DI TEOLOGIA
Una quinta cattedra per via Pietro Coesa
Presentiamo in questa pagina passaggi essenziali del
«Progetto di creazione di un posto di 5" professore ordinario » presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma. Il documento, redatto dal Consiglio della Facoltà d'intesa con il Collegio accademico, verrà probabilmente discusso nel prossimo
Sinodo e dalle chiese locali. Intanto il dibattito sui problemi
posti dal documento e concernenti il futuro del nostro istituto teologico può svilupparsi anche su queste colonne. E’
quello che ci auguriamo.
Le ragioni a favore
1. In base al suo Regolamento,
e nella realtà dei fatti, la Facoltà
valdese — come ogni altra Facoltà teologica protestante — si
articola in cinque Cattedre, che
ne sono le colonne portanti : Antico Testamento, Nuovo Testamento, Storia della Chiesa, Teologia Sistematica, Teologia Pratica.
Queste cinque cattedre costituiscono, insieme, la struttura
accademica di base di ogni Facoltà di teologia. Esse ne sono
il requisito minimo indispensabile; allo stesso tempo fondano
e costituiscono l’essenziale di una
Facoltà. Anche le grandi Facoltà teologiche universitarie dei
paesi protestanti sono fondamentalmente ripartite in queste cinque aree di ricerca e di insegnamento.
E’ già abbastanza oneroso che
un’unica persona sia titolare di
una cattedra come quelle sopra
menzionate. Ma è una vera incongruenza assegnare a un’unica persona due di quelle cattedre. E’ quanto accade alla Facoltà valdese, dove un unico docente è titolare delle cattedre di
Storia della Chiesa e Teologia
pratica. Una situazione del tutto
abnorme sul piano accademico,
che si comprende e giustifica in
situazioni d’emergenza ma che,
appena è possibile, va riportata
alla normalità. Il livello minimo
di normalità è che per cinque
cattedre vi siano cinque titolari,
quindi cinque professori ordinari.
2. Le nuove espressioni ed articolazioni del ministero pastorale che stanno emergendo nelle
chiese da un lato, e dall’altro i
diversi livelli di istruzione secondaria superiore con cui gli studenti iniziano gli studi in Facoltà fanno si che un.unico curriculum di studi uguale per tutti
risulti sempre meno rispondente ai fini della formazione teologica e ministeriale degli studenti.
Sempre più si rendono necessari
tipi di preparazione differenziati.
Questa circostanza, se da un lato va giudicata positivamente
perché consente un insegnamento più personalizzato e quindi
più efficace, dall’altro comporta
per i docenti maggiore lavoro.
Dovendo curare contemporaneamente due cattedre, il carico di
lavoro supplementare è doppio
e diventa più arduo portarlo. La
crescente differenziazione dei
piani di studio attuati in Facoltà
rende più viva l’esigenza che
ogni cattedra abbia un titolare
a pieno tempo.
3. Oltre a preparare gli studenti in vista del pastorato o di
altri servizi all’Evangelo nella
chiesa o nel mondo, la Facoltà
svolge un’opera modesta ma non
trascurabile di animazione teologica nelle chiese che gliela chiedono. Quest’opera s’è intensificata negli ultimi anni perché —
fatto rallegrante! — è cresciuto
fra i credenti l’interesse per la
teologia. E’ facile prevedere che
esso si manterrà vivo nel prossimo futuro e probabilmente aumenterà ancora.
La presenza di un 5‘ professore ordinario aiuterebbe la Facoltà a migliorare questo aspetto particolare del suo servizio,
incrementando il contributo diretto che essa può offrire alle
chiese e mettendo in generale la
Facoltà in condizioni migliori
per far fronte alla crescente do
manda di teologia che da esse
proviene.
Ma c’è un’altra richiesta da tenere presente: quella di collegare maggiormente la preparazione teologica dei futuri pastori
con la vita delle chiese. Il .Sinodo stesso pochi anni or sono sollecitò la Facoltà a introdurre già
nel corso degli studi teologici (e
non dopo la loro conclusione)
periodi o momenti di pratica pastorale presso una o più comunità, integrando così, la pratica
della teologia nella teologia pratica. Non è però pensabile che
operazioni così complesse possano essere organizzate, seguite
e valorizzate sul piano accademico con un docente di Teologia
Pratica a metà tempo, come è
ora.
4. L’opera della Facoltà non
si esaurisce nella preparazione
di futuri pastori e ministri della
chiesa, e nel lavoro di animazione teologica in seno alle comunità. Questi compiti, benché primari, non sono gli unici. Notoriamente la Facoltà è l’unico
istituto evangelico di formazione teologica a livello universitario oggi esistente in Italia. Questa unicità le impone certe responsabilità che non possono essere né eluse né sottovalutate
e che d’altra parte non sono lievi da portare. Si tratta di responsabilità nei confronti sia del
mondo evangelico italiano nelle
sue varie espressioni sia della
teologia cattolica e della cultura
laica operanti nel nostro paese.
(...) L’ecumenismo dischiude
nuovi ambiti di azione e per ciò
stesso impone nuovi oneri di testimonianza. Si stanno aprendo
o già sono aperte molte porte un
tempo chiuse alla teologia e al
pensiero protestante. Aumenta
a vista d’occhio la mole di lavoro teologico che si chiede alla
Facoltà di svolgere fuori dalle
sue mura e anche fuori dal mondo evangelico. C’è oggi in Facoltà molto più lavoro che forze
disponibili. Non poche occasioni
sono lasciate cadere per mancanza di uomini; è peccato, perché forse non si ripeteranno.
Con un uomo in più la Facoltà
potrebbe meglio far fronte alla
domanda — tanto inattesa quanto benvenuta — di teologia protestante che in molti modi le viene rivolta dall’Italia cattolica e
laica contemporanea.
5. Un ultimo punto di vista
merita di essere menzionato. La
Facoltà, pur nella modestia dei
suoi mezzi e nella limitatezza
delle sue forze, ha un certo valore non solo per l’opera evangelica in Italia ma anche per il
protestantesimo europeo. E’ importante che nella città che costituisce il centro non solo storico-geografico ma anche teologico-ìstituzionale del cattolicesimo romano, operi una sia pur
piccola Facoltà teologica protestante, non importata dall’estero ma radicata nel paese da oltre un secolo come Facoltà e da
otto secoli come movimento che
le sta alle spalle. E’ però anche
importante che, nei limiti di
un’opera espressa da una chiesa
di diaspora, essa sia equipaggiata il meglio possibile. Nel 1855,
in condizioni assai più precarie
delle nostre, la chiesa valdese ha
avuto il coraggio (eccezionale,
visto retrospettivamente) di
creare a Torre Pellice, quasi come prolungamento del Collegio,
una Facoltà teologica. Il protestantesimo estero dimostrò subito interesse, simpatia e solida
rietà per il nuovo istituto. Oggi,
immettendovi un ò” professore,
potremmo in qualche modo portare a compimento l’opiera iniziata óltre un secolo fa, completando, con un titolare per ogni
cattedra, il corpo docente della
Facoltà. Quest’ultima fa parte
— non da oggi — del panorama
teologico protestante d’Europa.
Quale cattedra?
Chi esaminerà questo progetto si porrà la domanda: quale
delle due cattedre attualmente
affidate a un unico docente sarebbe eventualmente resa vacante? In caso di approvazione del
progetto, quale professore dovrà
essere nominato in Facoltà: un
professore di Storia della Chiesa oppure uno di Teologia Pratica?
Gli organi direttivi della Facoltà (Consiglio e Collegio accademico) hanno lungamente riflettuto su questo problema. Dopo ampio dibattito essi sono
giunti di comune accordo alla
seguente conclusione : pare alla
Facoltà che sia più saggio e più
corretto distinguere chiaramente la questione della approvazione (o meno) del progetto da
quella della indicazione della cattedra vacante e delle persone
che potrebbero esservi nominate. La Facoltà ritiene che in questo caso, come in altri, sia bene
non personalizzare l’operazione,
non legare il progetto a questo
o quel nome e limitarsi, in questa prima fase, a pronunciarsi
sulla questione di fondo : vuole
la Chiesa rafforzare il lavoro
teologico evangelico in Italia e
incrementare le possibilità di
servizio della Facoltà di teologia, equiparando il numero dei
professori - ordinari al numero
delle cattedre?
Possìbili obiezioni
Senza voler anticipare la libera discussione che dovrà aver
luogo nelle chiese e nel Sinodo,
anzi proprio per sollecitarla, indicheremo alcune delle possibili
obiezioni, commentandole brevemente
1. « Le dimensioni della Facoltà e il numero degli studenti non
giustificano la creazione di un
posto di 5“ professore ordinario ».
Commento: 1) Il numero dei
professori va commisurato non
sul numero degli studenti ma
sul numero delle cattedre, e non
sulle dimensioni della Facoltà
ma su quelle della teologia.
2) Nell’anno accademico ’81’82, gli studenti immatricolati in
Facoltà sono complessivamente
118, di cui 40 iscritti al corso di
Licenza e 78 iscritti al corso di
Diploma. Tra gli iscritti al corso di Licenza gli italiani sono
quest’anno 28 e gli studenti provenienti da Facoltà teologiche
estere sono 12. Si può pensare
che nel prossimo futuro il numero degli studenti italiani
iscritti al corso di Licenza aumenterà, se il processo di crescita comune tra le chiese evangeliche italiane proseguirà come
si spera. Comunque, già ora, in
rapporto al numero complessivo
degli studenti immatricolati, cinque professori ordinari non costituirebbero affatto uno staff docente sproporzionato, anche considerando quanto accade in Facoltà analoghe alla nostra.
2. « Non possiamo destinare
un altro pastore alla Facoltà
sottraendolo al lavoro nelle comunità ».
Commento: 1) Un professore
della nostra Facoltà continua a
lavorare nella chiesa e per la
chiesa, anche se non più nel quadro di una comunità particolare.
Il lavoro pastorale continua, an
Durante la discussione di una tesi alla Facoltà Valdese sono riconoscibili nella foto alcuni professori e studenti riuniti nell'aula
delle lezioni.
•che se in misura ridotta per far
posto al lavoro teologico vero e
proprio.
2) Forse può essere questa
l’occasione propizia per riflettere, nelle chiese e in Sinodo, sulla norma delle nostre Discipline
che impone ai professori della
Facoltà di essere pastori.
3. « Manca l’uomo! Si creerebbe un posto che nessuno potrebbe occupare. Aspettiamo che ci
sia l’uomo, poi se ne riparlerà».
Commento: gli organi direttivi della Facoltà hanno ampiamente discusso questo punto.
Essi hanno constatato che sia
per la cattedra di Storia sia per
quella di Teologia Pratica esistono delle candidature, e che
altre potranno emergere nel
prossimo futuro.
Piano di finanziamento
Il piano di finanziamento prevede che il Consiglio di Facoltà
provvederà al 100% al costo relativo alla proposta creazione di
un posto di 5" professore ordinario presso la Facoltà valdese
di teologia a Roma.
Nessun aggravio economico ne
conseguirà per il bilancio della
Tavola e quindi delle chiese che
fanno capo al Sinodo.
L’alloggio del 5° professore è
assicurato grazie a un dono generoso della Chiesa Evangelica
della Renania.
Lo stipendio del 5° professore
è assicurato da una Fondazione
che, a questo fine, è in via di costituzione in Svizzera.
NOVITÀ’ CLAUDIANA
GIORGIO GIRARDET
La lettera
ai Calati
Dalla religione degli schiavi alla fede degli uomini liberi
Collana « Parola per l’uomo d’oggi », 8”, pp. 108, L. 5.400
— Sullo sfondo dell’impegno confessante dei cristiani di oggi,
questo libro ci invita a leggere o a rileggere la lettera di Paolo da
Tarso — apostolo di Gesù Cristo — ai Galati. Non è un « commentario » classico, ma un libro che si rivolge e dialoga con gli uomini
« in ricerca » della nostra generazione, tenendo conto delle esperienze fatte da molti e della via che hanno seguito. Ma perché proprio la
lettera ai Galati? Perché Paolo?
— La situazione in cui vivevano i destinatari della lettera ha
notevoli analogie con quella in cui viviamo oggi. Dopo il fallimento
delle speranze di liberazione della Palestina, la situazione dei gruppi di « cristiani » che andavano sorgendo fuori della « terra santa »
era profondamente cambiata. Non si trattava più di seguire la via
di Gesù in una società rinnovata e libera, ma di prendere atto che
i tempi si prolungavano, le prospettive politiche si facevano sempre
più incerte o lontane. La strada da seguire era un’altra.
Contro tutte le tentazioni di « riflusso » è necessario ricordare
che la fede in Gesù è una forza che cambia il mondo; e che perciò
noi, se ci richiamiamo a lui, non possiamo chiuderci nell’interiorità
degli impotenti e dei rinunciatari, ma dobbiamo restare sul campo.
Ss la situazione è cambiata — se « il Signore ritarda » — dobbiamo
fate i conti con, i tempi lunghi della storia elaborando una strategia
della resistenza e della durata.
— Perché Paolo? Se non vogliamo che il nostro incontro con il
Gesù dei Vangeli si impantani di nuovo nel solco delle interpretazioni ecclesiastiche correnti, se non vogliamo ricadere in un generico
moralismo, è indispensabile conoscere Paolo, il cui pensiero ha suscitato nei secoli le più profonde rivoluzioni religiose. È indispensabile conoscere il suo pensiero robusto, la sua polemica dura, la visione complessiva di un evangelo che trasforma il mondo perché
trasforma gli uomini. Tanto più perché Paolo è anteriore ai Vangeli
canonici e ci offre una testimonianza diretta della predicazione e
delia vita delle prime comunità cristiane.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 TORINO - c.c.p. 20780102
4
4 vita delle chiese
4 giugno 1982
A FRALI PER « PENTECOSTE ’82 »
ALLE VALLI VALDESI
La pace è impegno Merges a Torre
Nonostante il brutto tempo circa un migliaio di persone sono salite
a Frali e ad Agape per affermare, per testimoniare il « principe della
pace» - Gli interventi, i canti delle corali, dei bambini, i messaggi
« La pace secondo la Bibbia è...
un bambino che dice: sono felice,
un malato che guarisce, una giovane coppia che trova un alloggio, un drogato che ritrova
la forza per dire no... quando
queste cose non ci sono, vi è
guerra. L'Evangelo è una parola
di speranza, ma bisogna che gli
uomini si interroghino su come
questa pace possa avanzare e
siano impegnati nelle battaglie
locali ».
Queste J)arole pronunciate dal
pastore Bruno Rostagno nel tempio di Frali, gremito in occasione di « Pentecoste ’82 » sono il
punto sull’attuale ricerca che le
comunità del III Circuito hanno
condotto sul tema della pace.
Da una parte — esordiva il sermone — ci troviamo di fronte
a potenze che anche l’Evangelo
definisce invincibili. Le argomentazioni che la società della tecnica porta avanti per dire che bisogna armarsi sempre di più, quando si dispone già di un arsenale
tale da permettere la distruzione totale dqH’umanità, risultano
sempre più difficili da sconfiggere perché con esse è congenito
un modo di produrre, un modo
di accumulare, un modo di distribuire che dà sempre di più ai
pochi, perpetuando in 3/4 della
popolazione mondiale condizioni
di sottosviluppo.
Di fronte a questa logica folle
e senza sbocco, ma che pure ci
incatena poiché è molla del nostro sviluppo, la Pentecoste è nell’Evangelo un modo diverso di
ragionare. L’armatura spirituale
che i credenti possono indossare,
pur sembrando debole, è capace
di contrastare questa potenza.
Attraverso la Chiesa, Dio fa conoscere ciò che queste potenze
non sanno, cioè che Dio amando
l’uomo non permetterà che esse
possano sopraffarlo.
La pace per i credenti può quindi essere vissuta come momento di solidarietà e di condivisione con gli altri dei loro problemi,
delle loro aspettative; un ponte
lanciato, un modo diverso di incontrarsi e di considerarsi vicendevolmente. Questa pace è attiva; ecco quindi che il rapporto
pn i nostri simili — il bambino,
il malato, colui che cerca casa, il
drogato, mette in moto un impegno per creare condizioni di maggior giustizia anche localmente.
« La pace non ha paura del futuro » afferma Tullio Vinay, in un
messaggio registrato e fatto
ascoltare nel pomeriggio.
« Insieme per costruire la pace ». Questo è il motto della giornata ribadito sulla pubblica piazza di Ghigo da Flavio Micol. Insieme nelT’ampio salone di .Agape gremito, gli oltre 800 partecipanti hanno vissuto intensamente questo avvenimento di
gioia. I canti sono risuonati in
ogni momento, canti di pace, canti di spirituals, delle corali, canti
spontanei che sorgevano qua e là
negli intervalli e poi ancora finita la festa quando la gente indu
giava a partire ed i capannelli si
riformavano intorno ai tavoli.
Dopo il felice esito della prima
manifestazione svoltasi a Perrero neH’80, si può dire che questa
edizione di « Pentecoste ’82 » ha
consolidato l’esperienza, arricchendola di significato: dall’équipe di lavoro ormai integrata a
livello di tutta la vallata, al lavoro di ricerca sul tema della pace
che ha impegnato le comunità, al
lavoro insieme svolto fra le corali e la ricerca in comune delle
Scuole Domenicali. I partecipanti numerosi nonostante le cattive
condizioni atmosferiche della
mattinata erano lì ad indicare
che c’era una forte aspettativa
che non è andata delusa. Anche
gli stands a larga maggioranza
centrati sul tema della pace, sistemati all’ultimo momento al riparo dalla pioggia nel matroneo
di Agape sono stati assiduamente visitati. I canti spontanei a cui
prima si faceva accenno, hanno
dato la dimensione che chi è venuto ha trovato un suo spazio, si •
è sentito di casa, era fra amici, e
la pace è anche questa gioia dell’incontro con l’altro. Commenti
positivi anche da parte della Corale di Crest, (Delfinato) e della
Union Vaudoise di Marsiglia, rispettivamente ospiti delle comu»
nità di Pomaretto e di S. Germano, che hanno voluto condividere
questa giornata comunitaria.
Qra che anche l’ultima luce si
è spenta nel grande ed ospitale
salone di Agape, ora che i giochi
dei bambini all'aperto si sono
conclusi, rimane l’invito che
l’Evangelo ci rivolge di portare
anche all’esterno della nostra vita comunitaria quei segni dell’amore di Cristo che abbiamo
sentito essere alla base di questa
giornata.
« Bisogna che siamo impegnati
come credenti nell’intessere nuovi rapporti nelle battaglie locali » diceva il pastore nel sermone, « essere presenti nella lotta
per la giustizia che è la condizione per tendere alla pace » sottolineava un volantino della Federazione Giovanile Valli. E' un invito, di cui farci carico, di esprimere un’azione di riconciliazione
che superando gli appelli moralistici allo « stare buoni » cerchi
di sradicare ad ogni livello i
presupposti sociali, economici e
politici, su cui l’ingiustizia e la
guerra mettono radici.
Adriano Uongo
l» CIRCUITO
Solidarietà con Comiso
Assemblea del 1° Circuito, venerdì sera 28/5 al Serre d’Angrogna con una trentina di presenti. Il Consiglio ha illustrato la relazione assieme a quella delle
chiese, riassumendo le iniziative
prese dal mese di ottobre ad ora
in linea con gli ordini del giorno espressi dalla assemblea del
25/10 a Torre Pellice. Ha poi
avanzato la proposta di maniféstare in modo più diretto la solidarietà delle chiese della vai Pellice alla manifestazione di Comiso (Sicilia) del 30/5 inviando come qualificato rappresentante Aldo Ferrerò che già aveva tenuto
una delle conferenze sul tema pace e disarmo della serie organizzata a Torre Pellice lo scorso inverno. L’assemblea ha accolto
con favore la proposta e. sullo
stesso tema, ha espresso la propria sensibilità e partecipazione
nell’approvare anche un o.d.g.
che sottolinea la necessità che il
Comitato per la pace di Torre
Pellice, lì rappresentato da Italo
Pons, sia sostenuto dalle nostre
Hanno collaborato a questo
numero: Antonio .Adamo, Ernesto Ayassot, Franco Davìte, Dino Gardiol, Walter Monnet, Elio Pellegrini, Aldo Rutigliano, Franco Taglierò,
Paolo Varese. Le foto su Chivasso sono di Italo Pons.
chiese e rappresenti per esse un
necessario ambito di informazione diretta e di impegno pratico
per la pace ed il disarmo.
Altro argomento di discussione: per il 450° anniversario della
adesione dei valdesi alla riforma
protestante si prevede di celebrare un culto sui prati di Chanforan, domenica 22/8 alle ore 10, a
cui parteciperanno tutte le chiese del circuito. Benché mólti si
siano espressi a favore della sospensione per quella data dei
culti nelle singole comunità, l’assemblea ha ritenuto opportuno
rimandare la decisione ai vari
concistori ricordando però che è
importante che la scelta sia unitaria.
E’ stata infine approvata l’istituzione di una cassa di Circuito
per sostenere l’organizzazione
delle iniziative che le chiese proporranno; le modalità di contribuzione saranno comunicate ai
concistori.
Sono seguite le elezioni del
Consiglio con questi risultati:
eletti per l’anno 1982-83: sovrintendente: Past. Giuseppe Platone; membri: Aldo Lausarot, Paolo Varese, Adriana Bellion, Patrizia Giusiano.
Settanta allievi del Ginnasio di
Morges (Vaud), facenti parte del
« Petit Choeur du Collège »,. sono
stati per alcuni giorni ospiti del
Coretto Valdese di Torre Pellice.
Si è trattato della restituzione
della visita che nel 1981 i ragazzi
del Coretto hanno fatto, insieme
alle comunità di Torre e Luserna
S. Giovanni. Un incontro all’insegna della musica e del canto,
dunque, che ha avuto il suo momento centrale nel concerto tenuto nel tempio sabato 22.
Non succede spesso di avere da
noi un concerto di questo tipo:
il numeroso pubblico ha dimostrato di gradire totalmente il
programma, molto vario e fitto,
ma anche scorrevole, che comprendeva, oltre alle esecuzioni
corali, anche brani per violino,
pianoforte e voce solista.
È stata una serata da ricordare, nella quale anche il Coretto di
Torre Pellice ha offerto alcune
nuove canzoni spirituali piene di
ritmo e trascinanti. I Cori riuniti hanno eseguito per finire due
brani dei rispettivi repertori, che
hanno concluso degnamente la
bella serata.
Il soggiorno dei giovani amici
svizzeri (tutti tra gli 11 e i 17
anni) ha avuto un altro momento significativo nell’incontro, al
culto domenicale, con la comunità di S. Giovanni. Un pranzo comunitario al Castagneto di Villar
Pellice concluso tra giochi e canti ha segnato il commiato degli
ospiti.
Pomeriggio
comunitario
VILLASECCA — Il 25/4 è stato
possìbile attuare il programmato pomeriggio comunitario. Il
nostro Gruppo filodrammatico
ha presentato una brillante commedia nel tempio-teatro di Villasecca di fronte ad un pubblico
abbastanza numeroso. Gli interpreti sono stati tutti molto bravi e molto applauditi, compresa
una giovanissima ragazza impegnata per la prima volta ad interpretare un personaggio adulto della commedia.
Vogliamo qui ringraziare quanti hanno partecipato alla realizzazione della lotteria anche attraverso svariati doni per i premi
in palio. Il ricavato è stato devoluto a favore degli stabili.
• Durante il culto di domenica 13 giugno avrà luogo l’insediamento del nuovo anziano Aldo Peyronel, eletto a membro
del Concistoro per la borgata
Chiotti, in sostituzione dell’anziano Ettore Massel, decaduto
per termini di regolamento. Il
culto, con celebrazione della
S. Cena, si terrà nel tempio,
sempre alle ore 10,30.
Cercansi volontari
FRALI — Il Museo di Frali
cerca volontari per la Sorveglianza a partire dal 15 giugno. Prendere contatto col pastore Rostagno (tei. 0121 8519) o col pastore Davite (tei. 0121 500132).
Elezioni
SAN SECONDO — Esprimiamo la nostra .solidarietà fraterna alla famiglia Gardiol - Chialvo di Miradolo per la perdita del
padre Arnaldo di 79 anni avvenuta il 23 maggio all’Ospedale di
Pomaretto.
• Il 22 maggio è deceduto alla Casa di Riposo Turina Enrico
Paschetto di 89 anni, da lungo
tempo sofferente. Alla vedova e
al figlio il nostro fraterno affetto.
• Domenica 23 l’Assemblea di
Chiesa ha eletto i suoi delegati
alla Conferenza Distrettuale ed
al Sinodo. Essi sono rispettivamente : Emilio Gardiol, Piero
Griglio, Piero Ribet, effettivi, e
Silvano Forneron e Elvina Godino, supplenti. Per il Sinodo: Roberto Vicono e Pietro Augusto
Genre, effettivi, Piero Ribet e
Giulio Rostagno, supplenti.
Matrimonio
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Nella Cappella dei Jalla, domenica mattina, è stato celebrato il matrimonio di Laura Gönnet con Francesco Devoli, ambedue residenti nel nostro comrme.
Il Signore benedica questo
nuovo focolare e conceda agli
sposi una vita serena e fedele alla Sua Chiesa.
• Il concistoro è convocato ài
presbiterio martedì 8 c. m. alle
ore 20.45 con importanti punti
all’ordine del giorno.
Sabato 5 giugno
Domenica 6 giugno
n CONFERENZA
PRIMO DISTRETTO
La Conferenza Distrettuale è convocata per le ore 14.30 di sabato 5 giugno presso II Tempio di Prarostino. I
lavori riprenderanno alle ore 8 di domenica 6 giugno ed alle ore 11 si
avrà il culto con la comunità di Prarostino.
La Conferenza proseguirà inoltre anche domenica 13 giugno con inizio alle ore 14.30.
Oltre ai delegati, possono assistere ai
lavori della Conferenza tutti i membri
di chiesa interessati.
Venerdì 11 giugno
□ GRUPPO DI LAVORO
SECONDO CIRCUITO
Il Comitato nominato dall'assemblea
del II Circuito, per l’organizzazione
della presenza valdese alla prossima
Mostra dell’Artigianato pinerolese, indice una riunione nei locali della Chiesa di Pinerolo alle ore 21.
È necessaria la partecipazione di una
rappresentanza di ogni comunità del
Il Circuito per poter definire il programma.
Sabato 12 giugno
□ SCUOLA LATINA
POMARETTO — Il saggio finale degli
allievi avrà luogo presso II Teatro del
Convitto con inizio alle ore 20.30.
ARREDAMENTI
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Per informazioni, fino al 30 giugno, rivolgersi a:
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Telefono 0131/55995 (ore pasti)
5
4 giugno 1982
vita delle chiese 5
MANIFESTAZIONE EVANGELISTICA A CHIVASSO
Evangelici in piazza
Seicento valdesi, metodisti e battisti si sono dati appuntamento per
presentare in piazza la speranza dell’evangelo per l’uomo d’oggi
CHIVASSO — Questo piccolo
centro agricolo e commerciale
della pianura torinese sulla riva
sinistra del Po, negli ultimi 30
anni ha sopportato la sorte di
altri consimili. Da 16 mila abitanti nel ’60 a 27 mila oggi, con
massiccia immigrazione dal sud.
Non è più la patria del pittore
Defendente Ferrari (1500); il
pezzo importante non è il duomo gotico del 1400 con la magnifica facciata compressa dall’incombente campanile. Chivasso è
passata dai probabili fondatori
romani ai marchesi di Monferrato nel 1100, ai Savoia nel 1400 e
infine alla Lancia, che prima fabbricava le auto e ora i cassa-integrati.
La chiesa alTaperto
Sabato e domenica 15-16 maggio si sono affollati qui circa 600
tra valdesi, metodisti e battisti
da Torino, Pinerolo e le valli
del Penice, della Germanasca e
del Chisone, da Aosta, Ivrea e
Susa. A Chivasso c’è una chiesa
valdese, curata da Mario Castellani che sull’Eco-Luce del 14 maggio ha tracciato la storia evangelica della zona. Ma nop è in
chiesa che i 600 sono andati, perché non li avrebbe contenuti, e
poi perché la chiesa è fatta dalla
gente, non dai muri. Il radupo è
avvenuto nella Piazza d’Armi: un
culto all’aperto (finalmente) dove le numerose corali e le trombe
hanno eseguito inni di fede e
motivi popolari; e dove la Bibbia, la grande notizia della salvezza di Gesù, la sfiducia del nostro tempo, le droghe chimiche e
quelle intellettuali, la speranza
dell’evangelo (ma per la gente
non bisogna dire speranza, che
ha un germe di fatalismo, bisogna dire la certezza delTevangelo), tutto questo, e altro, è stato
messo letteralmente in piazza. Il
classico riserbo protestante, la
paura di esporsi, il coraggio o
la pavidità della testimonianza
pubblica, si sono confrontati con
i passanti scarsi, senza interesse,
distratti o nemici. Ma a loro volta questi passanti ignoti e ignari
sono stati confrontati con la verità. Non la verità di una chiesa
diversa. La verità delle cose di
Dio. Che oggi sembrano lasciare
il tempo che trovano, ma alla fine, o già domani, potrebbero rivelarsi per molti quelle ultime
e definitive.
Claudiana; alcune copie delTEcoLuce ne schizzavano il percorso
dalla nascita nel 1855; alcuni pannelli documentavano il breve
cammino (dal 1965) della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia. Infine una tenda con 150
sedie, per interviste, messaggi,
predicazióni, conferenze. Sia dato
subito qui sobrio ma ampio riconoscimento a chi ha lavorato
per allestire ogni tipo di materiale, ore e ore di fatica per organizzare, montare e smontare, disporre, trasportare, sorvegliare
di giorno e di notte, provvedere
a un minimo di vettovaglie.
Il sabato pomeriggio la piazza
era sconsolatamente semi-deserta, raro il passaggio. Si è riempito il tempo con interviste volanti,
dove diversi responsabili di varie
attività hanno spiegato e informato con bonarietà sui loro settori. Non è facile reggere tre
ore di fila in questo modo con
un microfono in mano, a cucire
sul campo la manifestazione improvvisando domande, appelli, inviti, notizie; ma Giuseppe Platone
pastore ad Angrogna è ormai —
sia detto senza ironia — un intrattenitore evangelico affidabile.
Alle 18 dopo un saluto del vicesindaco ing. Felicetti del PCI che
ha ricordato i contatti avuti con i
valdesi nel passato, nella natia
Calabria, e nel presente, tramite
Tullio Vinay, ha parlato Domenico Maselli, storico deirUniversità di Firenze e al momento pastore della chiesa'valdese di Lucca. Mezz’ora sulla crisi e la speranza del cristianesimo. Crisi,
nonostante che tutto l’occidente
fosse cristiano dalla Prussia all’America, cristiano a suo modo
anche in Italia dove a un certo
momento il crocifisso stava anch’esso appeso tra due ladroni,
le foto del re e del duce (qualcuno ha sussurrato: quale dei due
sarà andato in paradiso?). La
lettura della Bibbia è servita ai
padroni (l’hanno asservita), ma
può anche far uscire dalla crisi,
se in essa non si cerca ciò che si
vuole per forza trovare, ma quello che offre: pace, libertà e verità, di cui tutti mancano e che
tutti cercano.
Dopo cena qualche spettatore
in più ha assistito alla proiezione
di « Quand’anche fossimo rimasti
in tre o quattro... », film di 40 minuti girato da un fratello tedesco che ha ripreso alcuni spezzoni di attività della « comune »
di Cinisello e soprattutto squarci
di vita sui monti delle Valli vaidesi.
Domenica
« Cantate alTEterno un cantico
nuovo! ». Il Salmo 96 apre la seconda giornata della chiesa in
piazza, senza muri. Sei predicazioni « ristrette », 8-10 minuti Luna, inframmezzate dai canti delle
Corali.
— « Quale misura per la fede? ». Cos’è che misura la fede:
la paura, la malattia, la morte?
La Bibbia, ecco cosa misura la
fede, il metro dei primi cristiani,
il libro più venduto e meno ascoltato del mondo. Ascoltare la
Bibbia è ascoltare Gesù.
— « La dignità dei credenti »
consiste non nel vedersi alla propria luce ma a quella di Dio, affidando a lui la nostra esistenza,
sperimentando Teffetto-salvezza:
l’amore al posto dell’odio.
Sul pulpito improvvisato si sono succeduti Giuseppe Platone,
Giuliana Gandolfo e Alberto Taccia che hanno esposto temi fondamentali della fede evangelica:
l’autorità della Bibbia, la giustificazione per fede, il sacerdozio
universale dei credenti. E quindi
Domenico Maselli, Paolo Spanu
e Tullio Vinay che hanno esposto il messaggio lineare di I Corinzi 13: Fede, speranza, agape.
« Signore, ti prego per i giovani miei coetanei, che possano
trovare pace, liberazione, giustizia, in Gesù e nelTevangelo ». A
metà dei messaggi la preghiera di
Lino Ciuffreda della chiesa di
Chivasso è salita breve, calma e
ferma dai microfoni della piazza,
ha riempito l’aria chiara - e i
cuori. Intanto per due ore la
mattina e due al pomeriggio i
300 coralisti e i trombettieri hanno cantato e suonato sotto il sole, mentre molte finestre intorno
si chiudevano, ostili o infastidite. Non importa. Gesù ha visto
di peggio. Nemmeno lui ha predicato a Versailles.
Renzo Turinetto
Durante il culto sulla Piazza d’Armi di Chivasso. La predicazione
si è articolata in sei brevi messaggi intercalali dai canti delle
corali valdesi.
Alcune impressioni
In una parentesi della manifestazione ho raccolto alcune impressioni.
Paolo e Nella Righetti. Torino,
chiesa battista:
« Due cose. Uno, non dovremmo tanto preoccLinarci se c’è o
no la risposta della gente. Noi
seminiamo. Queste giornate evangeliche servono in primo luogo a
noi, come termometro della nostra volontà di testimoniare. Due,
dovremmo essere meno nroblematici nell’esporre la nostra fede.
Il pubblico in genere, e i giovani
in particolare, hanno bisogno di
certezze, o perché sono abituati
a quelle cattoliche, o perché non
ne hanno nessuna e le vanno cercando. Secondo noi, così si spiega, per esempio, il successo dei
mo\imenti popolari (fondamentalisti) che chiedono ai loro seguaci un forte impegno etico ».
Giampiero Venturini, Ivrea,
chiesa dei Fratelli:
« La chiesa valdese sta recuperando una dimensione evangelistica popolare. Positiva l’uscita in
accordo con protestanti di altre
denominazioni, onde evitare inutili concorrenze. La storia che
una chiesa ha alle spalle non deve diventare un punto di forza
ma essere controllata dalla Scrittura. I messaggi sono stati concisi ed essenziali. Giornate così
sono difficili ma bisogna provare ».
Graziella Mariani, Ivrea, battista:
« Una città tra l’indaffarato e '
l’indifferente, un ascolto distratto ma che può colpire, perché la
diversità tra la festa di un parti
to e questo festival evangelico
(come lo si è voluto chiamare)
salta agli occhi. Gli evangelici .si
sono sentiti uniti, gli « esterni »
hanno udito parole di speranza e
di certezza di cui abbiamo tutti
bisogno ».
Roberto Giavara, Torino, valdese:
« Non siamo abituati a questo
genere di ’’esibizione” ma mi
sembra un tentativo utile da ripetere più di frequente. Una cosa che non c’entra con la giornata ma è di carattere generale:
diffidare di certo ecumenismo
con quel cattolicesimo che voglia ’’spuntare le ali” ai protestanti ».
Raul Malero, Meana di Susa,
battista:
« Non ero mai stato a una manifestazione simile ma la ritengo molto utile, è ora che la chiesa vada fra la gente, collaborando con altri evangelici. Forse io
sento questo in modo particolare
perché ho 26 anni e sono operaio Fiat ».
Ermanno e Clelia Tron, Pinerolo, chiesa valdese:
« L’impressione è eccellente.
Ottimi messaggi, benissimo la
semplicità, brevità, serietà. Il
concorso della popolazione è stato povero, ma quelli che si sono
fermati erano attenti ».
Dalla chiesa valdese di Susa
Walter Odiardi, statale, e Alessandro Vetta, pastore: « E’ vero,
il passaggio è stato raro, ma l’incontro vale già in sé, per trovarci
fra di noi e anche per abituare
la sente a venirci a sentire ».
R. T.
CORRISPONDENZE
Sabato
C’era il Biblitek di Rivoli (Torino), furgoncino con Bibbie e
audiovisivi, 26 cartelloni scandivano la vicenda valdese dagli esordi fino all’8-900 nel sud Italia,
con foto e riproduzioni, testi, fumetti, una ricerca bibliografica e
iconografica. Tre piccoli stands
esponevano libri della editrice
Ecumenismo su basi paritarie
Questa rubrica è aperta per annunci
di iniziative delle chiese locali volte all’esterno 0 riguardanti più chiese in
una zona. Per I ritardi postali, gli annunci vanno fatti pervenire in redazione con anticipo sulla data indicata.
VENEZIA-MESTRE
Il consiglio di chiesa di Venezia-Mestre organizza per domenica 6 giugno a Mestre, con inizio alle ore 10,30, un incontro
sul tema : « La chiesa in dia•spora ».
Introdurrà Lidia Busetto.
VERCELLI — La chiesa rnetodista nella sua asseniblea del
23 maggio scorso ha preso in
esame il documento sinodale sulla questione dell’ecumenismo e
dei rapporti con il cattolicesimo
romano ed ha approvato un ordine del giorno nel quale si afferma :
« stima necessario, anzi preminente, lo sviluppo dei rapporti con le altre chiese evangeliche;
affermando che il dialogo
ecumenico comporta il lasciarsi
interrogare dalla Parola di Dio,
che mette in questione ogni nostra sicurezza,
ritiene fermamente che ogni
confronto deve avvenire su basi
paritarie e chiare, e ciò in particular modo con la chiesa cattolica romang sia per le ragioni
di sempre, sia per l’azione dell’attuale papa;
condivide pienamente quanto detto al punto 6.10 del Documento stesso sul problema dei
matrimoni misti ed in particolare laddove vien detto : « Finché la chiesa cattolica continuerà a considerare la fede evangelica come un ’impedimento’ al
legittimo costituirsi di un matrimonio fra cristiani, la sua credibilità ecumenica non potrà che
restare molto bassa ».
Infine, come credenti pensiamo che la nostra ragion d’essere sia la evangelizzazione, cioè ;
annunciare al mondo il Regno
di Dio. Tuttavia un aspetto non
secondario di questa missione
crediamo sia quello di « trasmettere (alla chiesa cattolica) impulsi di rinnovamento e di ricupero delTEvangelo riscoperto
dalla Riforma» (T. Vinay)».
Nella stessa assemblea la chiesa ha approvato la proposta di
modifica del regolamento circa
le « chiese in formazione » ed ha
espresso parere favorevole per
la creazione di una quinta cattedra di insegnamento alla Facoltà di Teologia.
Professioni di fede
CREMONA -- Domenica 23
maggio, nel corso del culto, abbiamo avuto la gioia di ammettere nella nostra comunità due
nuovi membri di Chiesa: Carla
Negri e Giovanni Erosi. Carla
Negri è di famiglia evangelica,
Giovanni Frosi invece proviene
dal cattolicesimo. La nostra chiesa ha accolto con gioia questi
due nuovi membri, riconoscente
al Signore per il dono di questi
due nuovi testimoni del Vangelo. Il Signore parla ancora al
cuore delle creature e nonostante la nostra stanchezza la sua
azione è efficace. Le nostre comunità sono ancora un ambito
di libertà evangelica e un luogo
di ascolto e di annuncio del Vangelo, in grado di offrire all’uomo
del nostro tempo in ricerca una
parola di verità. Di fronte ad
ogni nuova adesione sentiamo il
peso della nostra inadeguatezza
al compito assegnatoci dal Si
gnore, eppure crediamo di essere ancora oggetto della sua
grazia, • indipendentemente dalla
qualità della nostra vita.
Giorni fa ha avuto luogo nei
locali della nostra comunità un
incontro ecumenico con don Mario Aldighieri, missionario in
una regione povera del Brasile.
II tema dell’incontro è stato :
« Le Chiese al servizio degli oppressi ». In Brasile, Aldighieri
collabora con esponenti della
Chiesa luterana in un’attività di
testimonianza evangelica tra i
contadini poveri senza terra.
« L’ecumenismo più autentico
è quelle che ha come obiettivo
l’azione evangelica di liberazione
di chi è oppresso e senza speranza ; occorre quindi rafforzare la solidarietà ecumenica a favore di coloro che vivono in condizioni di sofferenza » ; queste ed
altre affermazioni simili hanno
positivamente caratterizzato l’incontro fraterno con don Mario.
Nella piatta realtà ecclesiale di
Cremona la presenza di Mario
Aldighieri, per un paio di mesi,
ha suscitato interessanti spunti
di riflessione teologica.
6
6 prospettive bibliche
4 giugno 1982
ALCUNI ESEMPI DI ERRORI CARICHI DI CONSEGUENZE
L’importanza della traduzione
L’importanza di tradurre bene
un testo biblico può essere rilevata dai danni che ha prodotto
qualche errata traduzione o esegesi del passato. Pure essendo
grati a Girolamo per la traduzione della Bibbia in latino, la Vulgata, non possiamo non denunziare alcuni errori e poi alcune
inaccettabili esegesi dedotte direttamente o meno da quei testi
non sempre tradotti fedelmente.
Un primo esempio ce l’offre il
versetto di Luca 1: 28: « Ave, gratia piena! Dominus tecum: benedicta tu in mulieribus » ( Ti saluto, o piena di grazia! Il Signore
è teco!). La seconda parte del
versetto è una trasposizione del
versetto 42. Mentre il testo greco suona così: « Rallegrati, o tu
che hai ricevuto grazia », nel senso veterotestamentario di « tu
che hai trovato grazia presso
Dio ». La grazia in questo caso
è quella di essere stata scelta ad
essere la madre del futuro Messia.
Ma l’esegesi posteriore ne ha
fatto una madre di grazia, Maria
delle grazie, madre di misericordia, ecc. Ora tutti gli esegeti del
Nuovo Testamento sanno che
Maria non fece mai alcun miracolo e non concesse mai grazie.
Tutta la mariologia posteriore e
tutta l’iperdulia (il superculto)
a Maria è una superfetazione
extra evangelica.
Il secondo errore di interpretazione posteriore è quello della
traduzione di Luca 11: 41, con
« Verumtamen quod superest,
date eleemosynam », ma date in
elemosina quello che è sopra (il
piatto). Alcuni però lo hanno interpretato: « quello che resta,
quello che è superfluo », facendo
così della carità, che divide o
condivide il proprio cibo, quello
che suol chiamarsi « elemosina »,
che è una parodia della vera carità o amore agapico che condivide veramente. Il testo originale
greco dice chiaramente: « Date
come segno di vera commiserazione (dei poveri, degli affamati) quello che è dentro il piatto »;
e non c’è per nulla l’idea di un
resto o di qualcosa di superfluo!
Bisognava tradurre in modo da
non dar luogo ad equivoci.
La terza esegesi errata è quella
che è stata data al versetto 23
del capitolo 14 di Luca. Il latino
« compelle intrare » può tradursi
« spingili ad entrare ». Il « costringili ad entrare » (purtroppo anche la Riveduta ha tradotto
« costringili ad entrare » e la Concordata: «forzali ad entrare»!)
non è esatto. Più esatta è la traduzione tedesca di Zurigo: « Nötige sie hereinzukommen », ove è
introdotta l’idea della necessità
di entrare. Quindi secondo il testo greco: «Mostra la necessità,
convincili, invitali insistentemente ad entrare ». La TOB (traduzione ecumenica in francese) traduce sì con la parola « forzali »
(che è la prima accezione nel dizionario per il Nuovo Testamento di Walter Bauer), ma aggiunge in nota: « Non si tratta di violenza ma d’invito urgente. Delle
interpretazioni tardive hanno voluto legittimare con questo testo le conversioni mediante la
forza. Ma esse non trovano giu
L'uomo più forte
stifìcazione né in questa parabola
e neppure nello spirito dell’Evangelo ». Se pensiamo alle conversioni forzate dei Sassoni e delle
popolazioni del Sud America,
possiamo chiaramente vedere i
danni di una pseudo-esegesi.
Il quarto (per fermarci qui)
caso di errata traduzione ed esegesi è Efesini 5: 32: « Sacramentum hoc magnum est, ego autem
dico in Christo et in ecclesia »;
il testo greco: « Questo mistero è
grande; dico questo riguardo a
Cristo e alla Chiesa ». (Un accenno: nella Concordata la seconda parte di questo versetto, testimoniato in tutti i testi greci, è
stata saltata). La parola mistero
non si può tradurre con sacramento. Si « precisa che il mistero
si riferisce non aH’unione tra marito e moglie, ma al rapporto tra
Cristo e la Chiesa. Da queste
parole gli Ortodossi e la maggioranza dei Cattolici deducono che
il matrimonio sia un sacramento,
riferendo il ’’mistero” ai rapporti tra marito e moglie intesi come immagine dei rapporti Cristo-Chiesa... Gli Evangelici al contrario pensano che le parole di
Paolo si riferiscano ai rapporti
Cristo-Chiesa, senza conferire
alcun valore sacramentale al matrimonio »: così commenta la
Bibbia concordata (Mondadori).
Ogni altra considerazione è
superflua. Che Dio dia alla nostra Chiesa (e a tutte le Chiese)
delle traduzioni e delle esegesi
fedeli sia al testo che al contesto!
Liborio Naso
(segue da pag. 1)
permetterà un ritorno all’antica
situazione. Fuori di parabola, il
messaggio che ci arriva da questo passo stringato lasciatoci dalla tradizione e dalla penna di
Marco è questo: l’uomo più forte
che entra nella casa è Gesù che
viene nel mondo per amore del
mondo così come è. Davanti a
lui c'è soltanto un mondo da
amare e salvare. Da ciò dipende
che la situazione del mondo è
sotto controllo, non è più possibile il trionfo di Caino, della vendetta, della barbarie e della morte. Qualunque cosa accada lungo
il tortuoso cammino della storia,
non potrà verificarsi nulla che
non sia vigilato, controllato e signoreggiato dall'uomo più forte
che è dentro, non fuori della casa. Se vogliamo approfondire ancora la nostra fede nella signoria di Dio, espressa nella parabola dell'uomo che conquista la
casa, dobbiamo aggiungere che
il campo del mondo è aperto, finalmente, alla glorificazione di
Dio e alla liberazione dell’uomo,
non più alla sua dannazione.
Questo rilievo dovrebbe annullare tutte quelle posizioni, che
a volte sorgono e crescono dentro di noi, secondo le quali la situazione non è riscattabile. All’opposto il non cedere al ripiegamento è nel protestante l’alimento essenziale della fiducia
nel progresso, della possibilità
di pulizia di questa civiltà e della costruzione di società più equilibrate. Se si analizza nel profondo questa fiducia nella signoria di Dio, di cui erano acerrimi
assertori e coerenti operatori i
nostri padri calvinisti, dobbiamo
convenire che essa ha dettato
autore per il lavoro e ha liberato forze preziose per la trasformazione del mondo. La strada
della liberazione o della salvezza, aperta nella nostra storia,
giunge fino alla vita eterna, perclté « il regno di Dio è pervenuto fino a noi». Tutto continuerà
nella luce della vittoria dell'uomo più forte.
Una ulteriore linea di ricerca
e di arricchimento della nostra
fede va sviluppata in riferimento alla considerazione che il
mondo è il luogo della glorificazione di Dio e il campo della liberazione dell’uomo. Se questo è
vero, questo insieme non può essere diviso in campi contrapposti: il campo dei buoni e quello
dei cattivi. Questa divisione metterebbe in dubbio l’opera dell’uomo più forte. La vittoria è
avvenuta anche sul campo dei
cattivi. Infatti nel granaio di
Dio sarà raccolto soltanto il grano, perché le zizzanie saranno
bruciate. E ciò avverrà non ad
opera del giudizio, ma per la potenza dell’amore. Questo amore,
sigillato sulla croce, viene fecondato dallo Spirito Santo.
Mettere in dubbio o peggio am
cora rifiutare questo intreccio di
donazioni è voler giudicare gli
uomini, erigere divisioni e programmare la salvezza secondo
canoni umani. Quando questo avviene, l’uomo si costituisce al
di sopra dell’uomo più forte. Questo viene chiamato peccato « contro lo Spirito Santo ». Bisogna
abituarsi a convivere con una
visione della vittoria di Dio in
Gesù Cristo operante in tutti gli
angoli della creazione. In base
ad essa la nostra esperienza di
uomini credenti non può accettare condanne eterne, sottrazioni
all’opera di Dio, contrazioni del
suo amore, confini al potere di
liberazione presente in Gesù Cristo.
Alfonso Manocchio
LA DIASPORA
NELLA BIBBIA
« Voi siete H sale della terra ».
(Matteo 5: 13)
Nella società israelitica il sale, oltre a
dare sapore agli alimenti (Giob. 6:6), veniva usato per l’igiene dei neonati (Ez.
16: 4 ), e nel linguaggio giuridico veniva
chiamato « patto di sale » un contratto inviolabile (Num. 18: 19). Nel sale si vedeva dunque la capacità non solo di dare
sapore, ma anche di assicurare lunga vita, preservando dalla corruzione: anche
oggi si usa conservare la carne, il pesce, le
olive e altri prodotti mettendoli sotto sale.
Possiamo dire che nelle parole di Matt.
5: 13 rivolte ai discepoli ci fosse uno di
questi significati del sale?
Pierre Bonnard (Losanna), nel suo commento al vangelo di Matteo suggerisce
che i discepoli sono il sale della terra
quando attraverso le loro buone opere
(cfr. 5: 16) testimoniano l’Evangelo al
mondo e gli danno sapore.
Oscar Cullmann, in un artìcolo del 1957
( tradotto in italiano nel volume « La fede
e il culto nella chiesa primitiva », Roma
1974) si appoggia maggiormente al contesto del passo parallelo di Le. 14: 29-30,
in cui la parola sul sale sembra suggerire l’idea del sacrificio, della sofferenza,
della rinunzia totale (cfr. il v. 27 sul « portare la croce », il v. 26 sulla rinunzia alla
famiglia), e conclude che il sale è lo spirito di sacrifìcio, condizione indispensabile del discepolo.
E' interessante osservare che nel Sermone sul Monte (Matt. 5-6-7) gli ascoltatori di Gesù sono interpellati direttamente con il «Voi...» in 5: 11-12 (la beatitudine dei perseguitati) e poi subito dopo
in 5: 13 (Voi siete il sale della terra) : questa analogia formale dei due detti contigui non è priva di significato! La condizione del discepolo può spesso implicare
sofferenza o persecuzione : se queste mancano, egli dovrà domandarsi se è fedele
alla sua vocazione, se la « pace » dei cristiani nel mondo non dipende dal fatto
che hanno perduto il loro sapore (Barth) !
Il cristiano è uno strumento utile nel
mondo fintanto che possiede qualcosa o
esercita un’influenza che dà sapore e valore alla società, l’aiuta a salvarsi dalla
rovina (putrefazione). Certo, è qualcosa
a cura di Gino Conte
Pubblichiamo in questo numero lo studio biblico sulla diaspora che Bruno
Corsani, professore di Nuovo Testamento alla Facoltà valdese di teologia, ha tenuto
alla Conferenza delle Chiese Protestanti dei Paesi Latini d’Europa tenutasi a Torre Penice lo scorso aprile.
che il cristiano può anche perdere — dunque è qualcosa che non è per natura inerente all’uomo: è qualcosa che ha trovato, o acquisito, che gli è stato dato.
Per delle chiese che vivono in situazione di diaspora, si può ancora sottolineare un aspetto suggerito dall’immagine del
sale, cioè che il sale dà sapore agli alimenti anche se la sua proporzione è minima. Purché, però, quel sale sia ben distribuito! Se esso si agglomerasse in un
blocco solo, la minestra resterebbe insipida, e chi si trovasse il blocco di sale nel
piatto ne avrebbe un effetto poco piacevole. Il sale deve dunque mescolarsi, anzi sciogliersi nella minestra, deve praticamente cessare di esistere materialmente come tale, un po’ come il granello di
frumento deve « morire » per portare il
suo frutto, per dar vita a una spiga
(Giov. 12: 24).
Questa particolarità del sale potrebbe
insegnare alle chiese minoritarie che non
devono lasciarsi tentare dal desiderio di
rinchiudersi in se stesse ma devono spendersi per portare all’ambiente in cui vivono il buon sapore dell’Evangelo.
Nell’antico patto
In questo senso, abbondano nella Bibbia le pagine che presentano il popolo
credente in situazione di diaspora, cioè
di dispersione. C’è, in negativo, il famoso
racconto di Abramo in Egitto ( Gen. 12 :
1-10; cfr. 20: 1-18 e 26: 6-11), quando il patriarca, sentendosi in pericolo in un ambiente ostile nasconde la sua identità e
quella di sua moglie: un episodio che
può paragonarsi alla perenne tentazione
del nicodemismo.
L’insediamento d’Israele nella Terra
Promessa non è situazione di diaspora,
ma le parole di diversi profeti ricordano
al popolo che la sua vocazione resta quella del servizio delle nazioni e della loro
illuminazione. Basti leggere Is. 42: 6-7 e
49: 1-3.6 ; anche il libro di Giona è una
testimonianza del fatto che la vocazione
d’Israele è più ampia della ristrettezza di
orizzonti di alcuni suoi figli.
I racconti della prima parte di Daniele
ci riportano al piano della testimonianza
individuale, con la loro testimonianza di
fedeltà resa alla società pagana. Quei racconti (come anche il libro di Ester) rappresentano in forma narrativa ciò che il
fenomeno della diaspora significò tra l’esilio e l’epoca di Gesù. Anche Giuseppe
Flavio e Pilone Alessandrino attestano
che nel I secolo la diaspora ebraica attirava un gran numero di greci, grazie soprattutto al monoteismo e al carattere
etico dei comandamenti (nella diaspora,
infatti, i comandamenti rituali passavano
in second’ordine, per l’impossibilità di osservare tutti quelli che si riferivano al
Tempio e al sacrifìcio, oppure venivano
interpretati allegoricamente in senso etico).
L’insegnamento di Gesù
Nell’insegnamento di Gesù va ricordato
il passo che paragona i discepoli a un
«piccolo gregge» (Le. 12: 32). E’ la comunità di quelli che s’impegnano a seguire le
parole di Gesù che li chiamano alla conversione e al rovesciamento delle categorie di questo mondo (cfr. il Sermone sul
monte). La comunità che include i poveri e le prostitute, i pubblicani e i perseguitati, e che non esclude i samaritani e
gli zeloti non può essere altro che un
« piccolo gregge » !
Non c’è dubbio che le chiese deH’epistolario paolinico siano chiese di diaspora. E
le « epistole cattoliche » adoperano espli
citamente questo termine ( Giac. 1: 1 ;
I Pi. 1: 1 ) per definire la chiesa del loro
tempo. E’ una chiesa che non ha più una
struttura etnica o nazionale. Sono chiese
di «forestieri nella dispersione» (I Pi.
1: 1), i quali prima di tutto sono degli
«eletti» (ivi). Essendo così, «dispersi»
non possono riunirsi in assemblea (forse
per questo Giac. e I Pi. non si servono
della parola ecclesìa = assehiblea?). La
loro unità si manifesta non nell’assemblea ma nell’appartenere a Cristo (I Pi.
5: 14) e nella fraternità reciproca (5: 9).
Nell’Apocalisse, nonostante le apparenze
di ecclesiologia gloriosa, i credenti si trovano in situazione penosa, di persecuzione (7:14; 13:10; 13:7; 20:4). Questa situazione si riflette nelle lettere alle 7 chiese (2:3-4; 9-10; 13.15; 3; 1-2; 16-17). La sola alternativa in tale situazione di accasciamento e di tiepidezza spirituale è quella dei « vincitori » : « A chi vince, io darò
di sedere meco sul mio trono...» (3: 21).
Ma si tratta di una vittoria simile a quella dell’Agnello, di una vittoria cioè che
passa attraverso la croce : « Essi hanno
vinto a cagione del sangue dell’Agnello e
a cagione della parola della loro testimonianza; e non hanno amato la loro vita,
anzi l’hanno esposta alla morte» (12:11).
E’ proprio questa disponibilità a dare la
loro testimonianza fino alla fine (esemplificata nei due testimoni del cap. 11), che
fa di loro un sale per la società circostante.
Disseminati
Vorrei terminare invitando i fratelli
che parlano della diaspora a non definirla più col termine « gli isolati », ma a trovare un equivalente del termine usato dai
Valdesi del Rio de la Piata: los diseminados, i disseminati. La chiesa in diaspora
è la sémina di Dio. Il Salmo 126 ci ricorda che il seminatore, seminando, piange
perché sa che il seme sparso deve morire
per portare molto frutto (Giov. 13:24).
Ma Dio veglia c la semina cresce senza
che sappiamo come (Me. 4: 27). Poi viene
il tempo della mietitura, e seminatore e
mietitori si rallegrano assieme ( Giov. 4 :
35-38). Sémina e diàspora derivano da
una medesima radice greca, e in questa
etimologia comune sta l’aspetto positivo
della condizione di diaspora delle nostre
chiese e del cristianesimo alla fine del
XX secolo.
Bruno Corsani
7
4 giugno 1982
obiettivo aperto 7
L’APPASSiONANTE PROBLEMA DEL RAPPORTO TRA FEDE E SCIENZA A CENT’ANNI DALLA MORTE DI DARWIN
C. Darwin e l'evoluzionismo
A cento anni dalla morte di Charles
Darwin, sono comparsi numerosi articoli
sullo stato attuale delle nostre conoscenze sull’evoluzione biologica, e sulle implicazioni culturali di tali conoscenze : si veda ad es. La Stampa 6/1/82, L’Espresso
21 3/82, Com-Nuovi Tempi 21/3/82; osservazioni su questo tema sono inoltre comparse sulla Luce del 22/1/82 e del 26/2 82.
Obiettivo di questo breve contributo è
quello di ricordare alcuni aspetti del pensiero di Darwin, mostrandone l’attualità
(per un esame complessivo della teoria
dell’evoluzione conviene consultare un testo, ad es. « L’Evoluzione » di G. Montalenti, edito da Einaudi nel 1972). Alla luce di queste considerazioni, si potrà inoltre inquadrare l’attuale dibattito sull’evoluzione.
E’ noto che il giovane Darwin, dopo
aver rinunciato successivamente allo studio della medicina e della teologia, essendo invece appassionato di scienze naturali, accettò di compiere come naturalista
un lungo viaggio per mare. Nei cinque
anni trascorsi a bordo del ’Beagle’ ebbe
occasione di visitare numerose località
dell’America Latina e dell’Oceania, compiendo un gran numero di osservazioni.
Tornato in Inghilterra, dedicò circa 20
anni allo studio, e allo sviluppo dei suoi
appunti di viaggio, e nel 1859 pubblicò
’L'origine delle specie’. In quest’opera
espose la tesi che le specie degli animali
e delle piante si modificano nel tempo :
gli organismi viventi tendono ad adattarsi ai diversi ambienti in cui si trovano,
essi presentano caratteristiche variabili, e
si assiste a una selezione naturale che favorisce in ogni ambiente la sopravvivenza delle forme più adatte. Successivamente, Darwin pubblicò altre opere, in particolare ’L’origine dell’uomo’, nelle quali
affinò e perfezionò il proprio pensiero.
La sua opera influenzò numerosi scienziati operanti negli anni e nei decenni
successivi. Alcuni aspetti furono subito
confermati, altri furono riconsiderati in
base alle nuove conoscenze, in particolare di genetica, emerse nel Novecento. Studi di biologia evolutiva vengono attualmente condotti sia da zoologi e botanici,
sia da genetisti, ecologi e biologi molecolari. Negli ultimi anni, infine, si è osservata la crescita degli studi di sociobiologia, che affondano anch’essi le loro basi
nelle questioni dell’evoluzione.
Libero pensiero
Può essere interessante, per il nostro
giornale, chiedersi quali fossero le opinioni di Darwin sul terreno della religione e della politica. La sua posizione può
essere definita agnostica in entrambi i
campi, come risulta dai suoi stessi scritti.
In una lettera del 1880, presumibilmente
diretta a Edward Aveling, naturalista e
divulgatore delle tesi evolutive, fortemente impegnato nelle polemiche anticlericali, egli scrive :
« ...Sebbene io sia nettamente favorevole al libero pensiero, in qualunque campo, penso tuttavia (a ragione a a torto)
che una polemica diretta contro il cristianesimo e il teismo produca diffìcilmente
qualche risultato nell’opinione pubblica,
e il libero pensiero trae maggiori benefici dalla graduale illuminazione delle
menti causata dai progressi della scienza.
Per saperne di più
G. CONTE, La natura, nostra compagna, » Protestantesimo ■■ 36, 198), pp. 65-90.
P. GISEL, La création, Ginevra, Labor et Fides
1930, pp. 313.
Oie JENSEN, Condannati allo sviluppo! Le religioni di fronte al problema ecologico, Torino,
Claudiana 1981.
G.v.RAD. Genesi, Paideia, Brescia 1978.
S. ROSTAGNO, A proposito di Genesi 1, « La Scuola domenicale >■, maggio 1973.
S. ROSTAGNO. Mito e cosmologia. L'apporto dell'antico Israele, « Sapere » n. 783, giugno
1975. p. 90.
J. A SOGGIN, La fede nell’Iddio creatore nel primo capitolo della Genesi, « Protestantesimo
27. 1972, pp. 5-14.
Pertanto mi sono proposto di evitare di
scrivere su argomenti legati alla religione, e mi sono limitato alla scienza. Può
darsi comunque che io sia stato indebitamente condizionato dal dolore che avrei
recato ad alcuni membri della mia famiglia, se avessi appoggiato in qualche modo attacchi diretti contro la religione ».
Pochi anni prima, nel 1873, rispondendo
a Marx che gli aveva inviato la seconda
edizione del primo volume del Capitale,
Darwin aveva scritto:
« ...La ringrazio per l’onore che mi ha
fatto inviandomi la sua grande opera sul
capitale; avrei sinceramente voluto essere più degno di riceverla, avendo una
maggiore comprensione dell’economia politica, argomento profondo e importante... ».
Pare che non vi furono contatti ulteriori fra i due (sul carteggio Darwin-Marx
sono usciti alcuni studi nel ’75-76 sulla
rivista Annals of Science). Marx morì nel
1883, un anno dopo Darwin, ed è interessante notare che al suo funerale Engels
disse fra l’altro;
« Come Darwin scoprì le leggi dello sviluppo della natura organica, così Marx
scoprì le leggi dello sviluppo della storia
umana ».
Avversari odierni
Nei decenni successivi le implicazioni
filosofiche del pensiero evoluzionista furono molteplici, e ad esso si richiamarono sia movimenti progressisti che correnti reazionarie (si pensi ad es. al complesso fenomeno del darwinismo sociale).
La chiesa anglicana, che aveva inizialmente contestato l’idea di evoluzione, in
particolare attraverso le polemiche del
vescovo 'Wilbeforce, accettò ben presto
le innegabili evidenze scientifiche. Più
lento fu il processo nel mondo cattolico,
come descritto nell’articolo di Com-Nuovi Tempi del 21/3/82. Rimasero, e rimangono tuttora, alcuni irriducibili avversari della teoria dell’evoluzione. Questo non
sarebbe particolarmente grave (c’è anche
chi non ama pensare che la terra è rotonda), se nell’ultimo periodo questi gruppi, appoggiati dalle chiese che praticano
una lettura fondamentalista della Bibbia,
non avessero lanciato pesanti campagne
contro l’insegnamento dell’evoluzione nelle scuole. Così ad es. nell’Arkansas è stata approvata una legge per la quale i professori di scienze devono esporre con
uguale accuratezza la teoria dell’evoluzione e la storia della creazione come è presentata nella Genesi. Una cronaca di queste vicende si trova sfogliando i fascicoli
della rivista Nature degli ultimi mesi.
Queste posizioni vanno inquadrate nelle
correnti di pensiero irrazionalistico e antiscientifico che caratterizzano in una certa misura il nostro tempo. Va segnalato
comunque che dalla maggioranza delle
chiese americane è venuta una netta dissociazione da tali posizioni, che del resto
non hanno particolari basi evangeliche.
Non sembra quindi che dovremo rivivere gli scontri di un secolo fa, quando
il vescovo Wilbeforce tuonava ; « Non vorrei considerare le scimmie dei giardini
zoologici come connesse ai miei antenati », e il naturalista Huxley gli rispondeva : « Preferirei discendere da una scimmia che non da un vescovo ». I temi in
Charles Darwin nel pieno della sua maturità, quando lavorava alla sua opera maggiore: « L’origine delle specie », dopo il
viaggio che compì intorno al mondo sul
brigantino « Beagle ».
esame sono troppo importanti per consentirne una banalizzazione. Apporti rilevanti possono venire dagli specialisti
come anche dalla riflessione filosofica e
teologica, purché non si perda di vista
il rigore metodologico e l’onestà intellettuale.
Pietro Comba
Creazione non è "creazionismo"
La visione scientifica delle origini della
specie umana e del cosmo e la visione
biblica sono diverse. Alcuni risentono
questa diversità come un problema al
quale è difficile trovare soluzione. Altri
preferiscono rimuovere completamente il
problema dalla loro vita cosciente. Anche
in questa rimozione abbiamo un chiaro
sintomo del disagio.
Tale disagio non è di oggi ; pensiamo
solo a Galileo e a Copernico. La scienza
moderna si è poco alla volta liberata dai
legami con le antiche cosmologie e le antiche concezioni dell’universo, costituendosi metodi e problemi suoi propri.
Da parte sua la fede ha anch’essa imboccato cammini suoi propri, liberandosi
dalle antiche concezioni del mondo. E’ divenuta un fatto del tutto interiore e si è
fatta più personale. Anche quando si è
tenuto conto delle espressioni della fede
oggettiva (la fede in un Dio creatore fa
parte del Credo : « credo in Dio Padre,
creatore del cielo e della terra... »), si è
voluto vedere qui una semplice espressione di un rapporto di fiduciosa dipendenza da Dio e nient’altro. Niente di pericoloso per le concezioni scientifiche dell’universo. I credenti dunque non hanno
più sentito il problema dal momento che
hanno accettato la diversità degli ambiti
di scienza e fede. Si è anche detto, a questo punto, che la Bibbia non insegnava
una ’scienza’ delle origini del mondo, ma
era un libro di fede.
Cosa c’è di nuovo?
A questo punto sono fermi la maggior
parte dei nostri credenti e dei nostri
scienziati. Che cosa c’è di nuovo? Bisogna prender atto, per cominciare, del progresso nello studio biblico. Non ci si ferma alla contrapposizione tra le visioni
del mondo scientifica e biblica, ma si ricercano i loro significati. Nel caso di Genesi 1, per esempio, si mette in evidenza
come il testo intenda proprio presentare
una concezione scientifica (scientifica per
quei tempi, s’intende) dell’universo, con
la quale però si mette in relazione dialetticamente la propria fede. Così si esprime la fede in un Dio creatore ben diversa da quella cui sopra si è accennato.
Nella Bibbia il dilemma non viene risolto
con una ’pulita’ separazione tra scienza
e fede in ambiti distinti.
Ma se interpretando la Bibbia è possibile distinguere tra una ’scienza’ e una
’fede’ degli scrittori biblici, sarebbe chiaramente sbagliato chiedere al credente di
oggi di ’credere’ la scienza degli scrittori
biblici, mentre se mai si tratterebbe di
riprendere oggi, seguendo la loro ispirazione, il confronto tra scienza e fede. A
livello di informazione di base, per uno
studio storico-critico del testo, si può imparare molto dagli studiosi di Antico Testamento (vedi nell’elenco accluso J. A.
SOGGIN ; V. RAD). Questi testi hanno
però bisogno di una ’ripresa’ ad un secondo livello, che spieghi quale ’uso’ se
ne può fare (livello che chiamiamo comunemente ermeneutico). Rinvio qui ad
un intervento nel quale ho cercato di analizzare e interrogare il testo del v. Rad,
servendomi anche del Soggm. Nella stessa linea stava un breve contributo per la
rivista « Sapere ». In questi articoli si troverà spiegato più lungamente quanto abbiamo accennato a proposito della distinzione tra scienza e fede.
Oggi assistiamo ad una ripresa del cosiddetto ’creazionismo’ il cui errore, mi
sembra, consiste nel collegare la fede di
oggi direttamente a certe espressioni del
testo biblico, evitando il cammino ermeneutico di cui sopra. Questa scorciatoia
in realtà è un corto circuito che fa il buio
totale sul problema.
Si tratta invece di portare il discorso
su un altro piano, quello sistematico, al
quale il creazionismo pare non voler accedere. Che cosa significa credere Dio
quale creatore? Significa che qui l’uomo
si riconosce ’creatura’ e che d’altra parte ’riceve’ per così dire, il mondo da qualcuno, quindi non ne è padrone e sfruttatore a suo piacimento. Il mondo concepito come creazione può persino diventare
’pericoloso’ per eerte concezioni puramente scientifiche dell’universo, che seguono una logica a volte antiumana e
disumana. Si può tare uno studio molto
interessante, a questo proposito, seguendo le indicazioni di G. Conte e di O. Jensen.
Fin dalle prime formulazioni della fede cristiana, risalenti ai primi secoli, la
creazione ha un significato molto importante per i credenti. Non bisognerebbe
dimenticare le polemiche contro il dualismo e il manicheismo; al tempo del sorgere dei valdesi c’erano anche i 'catari che
erano dualisti. Si potrebbe pensare che
oggi questi problemi siano superati, eppure invece riappaiono continuamente
sotto altri aspetti. P. Gisel dice che bisogna imparare dalla dottrina della creazione che il mondo non è un sogno, ma
ha una sua oggettività. Bisogna anche imparare a fare i conti con la durezza consistente delle cose. E’ detto per coloro
che vivono pensando sempre: ’come sarebbe bello che...’.
Il mondo in piena luce
Esiste dunque tutto uno spessore della
dottrina cristiana della creazione, che noi
dovremmo analizzare, interpretare. Ma
giunti a questo punto, è meglio riprendere la domanda principale sull’affermazione del Credo. Sì o no Dio ha creato il
mondo? Se sì, come la mettiamo con la
scienza?
Non ho la pretesa di rispondere. 'Vorrei
tuttavia dare almeno un’indicazione. Anche gli insegnamenti della scienza appartengono al mondo di cui facciamo parte
e che dobbiamo studiare, decifrare. Quindi la scienza è parte di noi stessi e della
nostra storia. Ma la Bibbia ha un messaggio da darci. Forse il messaggio più
chiaro della dottrina della creazione consiste nel dire che il mondo non racchiude
un ultimo mistero, non è esso stesso geloso custode di qualche impenetrabile
senso, eventualmente chiamato ’Dio’; al
contrario il mondo viene posto in piena
luce; in una luce che è simile a quella
che i pittori hanno dipinto in certi quadri dell’Annunciazione, o che, in altri quadri, circonda la testa di Gesù appena nato. Quella luce è la creazione che dà consistenza ed evidenza alle cose. In quella
luce sta il significato ultimo della realtà,
che appunto.non è mistero, anche se può
sempre esserci una relativa opacità e impenetrabilità della natura. Penso alla relativa imprevedibilità (almeno per ora)
dei terremoti e all’origine indecifrabile
di certe malattie. Anche qui però, l’opacità del mistero non va oltre quella della
croce di Gesù. Il male non ha ulteriore o
ultima consisteñza, il che rende anche
possibile poco alla ■ volta la sua eliminazione scientifica. Il mondo quindi non è
custode di un ultimo suo segreto, il quase, se esistesse, in realtà lo terrebbe per
sempre prigioniero (pensiamo a certi giganti o nani delle fiabe, che difendono
qualche immenso tesoro e alla fine sono
vinti e devono lasciare aprire i loro segreti). Il messaggio della creazione è la
vittoria su tutte queste tenebre, che consegna il mondo alla storia dell’uomo, in
comunione con Dio.
Sergio Rostagno
8
8 ecumenismo
4 giugno 1982
INCONTRO ECUMENICO A VIENNA
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Scienza e fede cristiana Garibaldi antipapista
Studenti delle facoltà scientifiche e teologi hanno discusso i problemi
posti dallo sviluppo della ricerca scientifica alla coscienza personale
Pastori e preti di comunità di
studenti di tutta Europa si sono
incontrati a Vienna dal 7 alili
maggio per riflettere assieme sul
ruolo della formazione scientifica e tecnologica universitaria
nella vita degli studenti e nella
società.
Di fronte ai nuovi valori proposti dai vari movimenti europei — pacifista, femminista, ecologista — in che misura gli studenti sono incoraggiati ad impegnarsi? la funzione dell’insegnamento è positiva in questo
senso o porta ad un disimpegno?
e quale servizio, quale parola di
liberazione offrono in questo
contesto le chiese?
A cosa serve tutto l’insegnamento tecnologico e scientifico
che viene impartito nelle università europee? quali sono i suoi
rapporti con la struttura capitalista della nostra società, all’est
e all’ovest, con lo sfruttamento
del Sud del mondo, con la corsa
agli armamenti?
Spesso nascono paura ed inquietudine fra gli studenti, proprio quando ci si pongono tali
domande, quando ci si accorge
che la tecnologia e la « ragione »
scientifica vengono finalizzate a
mantenere un sistema di violenza
e sfruttamento, ad aumentare gli
armamenti ed impedire la democratizzazione e la giustizia nella società.
Ma sono domande che non si
possono evitare, come non ci si
può tirare fuori dalla società e
presumere di non essere responsabili della sua ingiustizia; il
compito dei pastori è di incoraggiare gli studenti ad impegnarsi in questa situazione, a
prendere posizione di fronte a
questo enorme meccanismo.
La ragione
esempio in Germania occidentale, come già negli USA, è in atto
il tentativo di militarizzare i medici e il sistema ospedaliero, attraverso corsi che dovrebbero
preparare i medici stessi all’intervento « dopo lo scoppio della
bomba ». Nell’ambito delle comunità universitarie si è discussa
e rifiutata la partecipazione a
questi corsi: significherebbe infatti accettare tranquillamente
che possa scoppiare la guerra atomica e preoccuparsi solo di
porre un rimedio dopo e non di
evitarla prima. C’è da sottolineare che mentre si mettono in
opera questi corsi per l’emergenza nucleare, non ci si preoccupa di interventi più incisivi e
concreti rispetto ad un servizio
civile che può essere usato nelle
situazioni di emergenza oggi (gli
esempi in Italia non si contano)
e non in un domani di guerra rifiutato dalla maggior parte della gente.
Uno dei mezzi migliori per far
passare questa involuzione della società è certo la televisione,
che ci rende spettatori passivi di
ogni miseria umana. Si crea così
l’irresponsabilità e l’illusione di
poter essere spettatori anche nel
caso di una guerra nucleare; si
toglie alla gente la capacità di
impegnarsi per la pace, di unirsi
agli altri per eliminare le cause
della guerra e dell’ingiustizia.
In questo senso va anche un
certo cristianesimo fondamentalista, che soprattutto in Inghilterra e in Svizzera è molto forte,
e tende a dare delle risposte sicure e nette, a spostare tutti i problemi sul senso della vita e dello
studio in ambito metafisico e astratto, e naturalmente ad isolare i credenti in un sicuro luogo
fuori dalle contraddizioni della
società.
Il personale
È interessante invece notare
come fra i giovani in tutta Europa c’è la ricerca di vivere a livello personale le scelte politiche
internazionali: ad esempio il fatto che in Olanda circa la metà
degli studenti nelle mense universitarie preferisce una dieta vegetariana, può avere una conseguenza notevole sullo sfruttamento del Brasile come produttore
di carne per l’Europa. Le scelte
di vita personali, coerenti con
una azione politica internazionale, possono cambiare le condizioni di vita e di alimentazione nel
Sud del mondo.
Per questo l’azione delle comunità di studenti è centrata anche
sul lavoro in piccoli gruppi, che
uniti possono formare un grande
movimento.
Per questo si tratta di spazi
di libertà in cui è possibile vivere un ecumenismo di base, legato semplicemente alla fedeltà all’evangelo e alla concretezza della sua speranza nella nostra realtà sociale.
Anche in questi giorni a Vienna abbiamo vissuto intensamente la dimensione ecumenica, in
cui il fatto di dividere le preoccupazioni e le speranze sul presente e sul futuro, il pane e il
vino della cena del Signore, ci
hanno reso partecipi della ricchezza del vangelo. Così il Sermone sul monte è uno dei segni
che dobbiamo vivere nella nostra società, è un dono che il Signore ci dà di poter vincere la
paura rispetto al futuro e di poter usare la libertà presente per
cercare il regno di Dio nella pace e nella giustizia.
/
Letizia Tomassone
La vertenza anglo-argentina
rende sempre più valida l’ipotesi di un rinvio o di un annullamento del viaggio del papa in
Inghilterra. Nonostante questo
la stampa cattolica (notevoli gli
articoli di Jesus di maggio) continua a pubblicare scritti illustrativi della situazione storica
della chiesa anglicana e della
possibilità di un accordo sostanziale con la chiesa cattolica, attraverso una sorta di « integrazione » che preservi le caratteristiche storiche e sociali delle due
chiese. Anche Historia, rivista
laica di studi storici, dedica copertina e articoli all’importante
problema. E così il Manifesto
nel suo numero del 30 aprile.
Continuano intanto le attività
ecumeniche qui da noi. Il convegno di Camaldoli,si è chiuso, con
echi sui giornali della partecipazione dei pastori Ricca e Bertalot; un convegno si è svolto a Mestre sul documento della Commissione Fede e Costituzione del
C.E.C., con la partecipazione del
fratello Emidio Sfredda; una
pubblicazione del Centro Ecumenico di Padova ha raccolto, fra
gli altri, scritti di Ricca e Scuderi; il C.E.C. di Ginevra ha invitato a parlare ad una delle sue
riunioni, Clara Lubich dei movimenti carismatici cattolici; un
leggibile articolo su Lutero è apparso in Famiglia Cristiana del
9 maggio; e, a contrasto, la protesta di un lettore di Popoli e
Missioni contro le emittenti radiofoniche evangeliche, che pare
siano molto ascoltate in Sicilia.
La questione dell’insegnamento
religioso nelle scuole pare arrivata ad una prima « provvisoria » conclusione con le decisioni
prese dalla « Commissione Ministeriale per la riforma delle scuole elementari », la quale avrebbe
concluso nel senso di togliere
l’insegnamento della religione dai
programmi scolastici, con facoltà di istituire, su richiesta degli
alunni, insegnamenti complementari di tale materia. Ciò non im
pedisce, fra gli altri, a P. G. Liverani di insistere su l’Avvenire,
perché lo stato provveda a tale
insegnamento, necessario alla
formazione dei giovani, utilizzando a tale scopo le forze che la
chiesa cattolica mette a sua disposizione.
Echi sostanziali nella stampa
siciliana, e su Panorama, delle attività del Centro La Noce di Palermo, con sottolineature del rifiuto-di partecipare alla ripartizione dei 15 miliardi stanziati
dalla Regione « per enti e istituti
religiosi », nonché sulla partecipazione alle iniziative per la pace in programma a Comiso.
Qualche eco ha avuto anche il
campo sulla omosessualità previsto in luglio ad Agape. Intanto
la chiesa metodista di Padova,
anche qui con qualche eco di
stampa, ha indetto un terzo convegno per omosessuali credenti,
che pare aver avuto un certo successo di presenze.
Tra le altre, notizie da segnalare;
— un articolo di Jesus sulla religiosità di Garibaldi (antipapista, ma credente), che ha inizio
con la notizia di una Bibbia regalatagli da un protestante inglese, con la dedica «Dio è amore»;
— uno studio sulla eutanasia
in Nuove Discussioni, con ampia citazione da « L’eutanasia »
di A. Berlendis edito dalla Claudiana;
— un lungo articolo dell’Europeo sul valore della preghiera
individuale e collettiva nella società protestante nordamericana;
— le ormai tristemente consuete persecuzioni russe contro
i pentecostali;
— e « per finire » l’annuncio di
una setta inglese, secondo la quale Cristo è tornato sulla tèrra nel
luglio 1977 e apparirà tra breve
sugli schermi televisivi di tutto il
mondo per insegnare all’umaniià
come costruire un mondo migliore.
Niso De Michelia
L’insegnamento scientifico tende ad eliminare dalla vita tutto
ciò che non è « ragione »; la follia, il sesso, il sentimento, la creatività, sono negate nel sistema
universitario non meno che nella
società; contro questa frantumazione della vita cercano di
porsi le comunità di studenti di
tutta Europa.
L’esempio del movimento pacifista ed antinucleare è oggi
quello più importante e comune
a tutti i Paesi.
Di fronte all’aggressione del
nucleare c’è la reazione di chi
fugge e vuole negare la paura
(vedi l’enorme diffusione di rifugi antiatomici in Svizzera, e in
alcuni Paesi dell’Est); ci si propone di sopravvivere e implicitamente si accetta la possibilità di
una guerra atomica. C’è poi la
reazione di chi aggredisce (vedi
la corsa al riarmo) alimentando
così la realtà della guerra.
Noi abbiamo letto insieme il
Sermone sul monte, in cui la
fede è contrapposta alla paura.
Alcune parole di Gesù, «non siate ansiosi rispetto al domani » e
« porgi l’altra guancia », ci portano a lottare contro il nucleare
senza averne paura, ad usare tutte le nostre forze non per sopravvivere ma per vivere e cercare di trasformare la situazione
nel senso della pace e della giustizia.
La fede
Questa posizione che contrappone la fede alla paura, la solidarietà all’isolamento, ha una grossa rilevanza sociale, nel momento in cui lo spettro della guerra
atomica è una minaccia alla democrazia della nostra società oggi, quasi più che una minaccia
di distruzione del mondo. Ad
IL RECENTE CONVEGNO DEL S.A.E. A TORRE PELLICE
L’impatto col valdismo
Devi assolutamente farci sapere il tuo parere personale, anzi
darci una tua valutazione sul
convegno S.A.E. alle Valli, mi ha
detto un redattore di questo giornale. Dinanzi a una richiesta-ingiunzione così drastica non posso esimermi.
Per me, valdese delle Valli (in
quanto nato a Torre Pellice e vissuto per molti anni a Torre Pellice e poi come pastore ad Angrogna Serre) e membro aderente del S.A.E. il convegno è stato
senz’altro positivo, se si dà a questo termine una connotazione di
esperienza teologica-esistenziale
e non turistico-sentimentale.
I giorni trascorsi mi hanno
confermato nella convinzione che
nei rapporti tra cattolici e valdesi qualche cosa va muovendosi
anche alle Valli. Un cattolico ad
es. mi fa notare che il sabato
sera nel corso della liturgia eucaristica nella chiesa parrocchiale di Torre Pellice il vescovo che
la presiedeva oltre ad avere chiesto ad una valdese di leggere la
Sacra Scrittura ha addirittura
rotto la ferrea tradizionale formula liturgica pronunciando il
Padre Nostro secondo la traduzione interconfessionale. Certo,
mi fa notare invece una valdese,
l’ambiente della chiesa parrocchiale di Torre Pellice tipicamente da Controriforma con statue e
ammennicoli vari fa a pugni con
la nostra sensibilità! A Prali però
la chiesa cattolica è ben diversa.
accogliente, luminosa e linearmente molto semplice. Che vi sia
una sola statua e che il tabernacolo non sia la prima cosa che
colpisca il visitatore è solo un
fatto casuale di... moderna tattica proselitistica? O non indica
invece un ripensamento sulle verità fondamentali della cristologia che è a base anche della Chiesa Cattolica secondo la gerarchia
di verità di cui oggi si parla nel
cattolicesimo?
La domenica mattina ecco il
culto nel tempio valdese. La parrocchia cattolica ha spostato addirittura gli orari delle sue messe per permettere ai suoi parrocchiani adulti, che anzi sono
espressamente invitati a farlo, di
recarsi al culto. All’uscita trovo
un ex compagno di scuola con
il quale ho frequentato tutto il
ginnasio-liceo a Torre Pellice. È
un cattolico e anziché rievocare
con lui i giorni trascorsi sui banchi di scuola, per la prima volta
ci scambiamo notizie riguardanti la nostra fede e le nostre rispettive comunità. Al tempo del
liceo questo non era mai avvenuto né sarebbe potuto avvenire: il rispetto reciproco esigeva
di vivere correttamente insieme
come studenti, senza accennare
mai alle diversità delle nostre
confessioni di fede. Farlo allora
— e anche allora mi sarebbe piaciuto — sarebbe stato probabilmente considerato subdola volontà di proselitismo o desiderio
di fare della polemica, sempre
comunque forzatura spirituale
verso chi non essendo valdese ne
frequentava le scuole. Anche questo è un piccolo segno.
La domenica sera, nel corso
dell’assemblea comunitaria del
S.A.E. Lidia Trossareili, cattolica
e anch’essa mia ex compagna di
studi al « Collegio » notifica che
anche a Torre vi è un gruppo interconfessionale che studia regolarmente la Sacra Scrittura. Dopo avere meditato la lettera ai
Romani inizierà quest’anno la
lettura del Vangelo secondo Giovanni. Anche questo è un segno.
Non si può negare che lo spirito ecumenico del S.A.E. abbia come fonte principale di studio per
una ricerca della volontà di Dio
la Sacra Scrittura. Basta guardarne gli « Atti » delle varie sessioni. Questo non avviene soltanto nelle sessioni annuali o stagionali, ma dovunque si costituisce
un gruppo che al S.A.E. si richiama. E ci pare importante che anche a Torre Pellice cattolici e
valdesi insieme, non separatamente « l’un contro l’altro armati » studino la Bibbia.
Positivo certamente è stato anche l’impatto (più che l’incontro!) col protestantesimo delle
Valli. Tutti hanno apprezzato la
versatilità del pastore di Torre
Pellice, Giorgio Tourn in fatto di
storia valdese e la sua capacità
di inserire gli eventi delle vicende del popolo-chiesa nel quadro
della storia internazionale. E
certamente la sua riflessione biblica su « La pace, dono di Dio
e impegno deL cristiani » verrà
riletta con attenzione quando avrà trovato ospitalità nel volume
degli Atti della XX Sessione del
S.A.E. e risulterà probabilmente
•ncora più ricca di suggestioni e
di indicazioni pratiche di quanto
già non sia apparso nell’udirla.
A nessuno è però sfuggita una
certa durezza, anche nel corso
della visita guidata ai luoghi storici di Torre, e una accentuazione di presa di distanza dal S.A.E.
A Torre Pellice, dopo il culto,
qualcuno mi chiede: ma chi era
quella gente in chiesa oggi? Do
una breve spiegazione, lì su due
piedi. Concedere dieci minuti a
qualcuno del S.A.E. prima dell’uscita, per spiegare chi eravamo avrebbe potuto essere utile.
Ad ogni modo i partecipanti al
convegno tutto questo se lo aspettavano ed è anche stato positivo, lo ripeto, il fatto che come
il credente riformato deve prendere nota che vi sono molti aspetti del cattolicesimo, così anche il
credente cattolico si renda conto
che vi sono vari aspetti del protestantesimo riformato: non sempre questi è, come si pensa, aperto all’incontro e al dialogo (non
parlo di cedimento). E noi valdesi, parte della grande famiglia
riformata sin dal 1532 non siamo al riparo dalla varietà di queste posizioni e diversificazioni
teologiche.
Bruno Costabel
9
4 giugno 1982
cronaca delle Valli 9
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Costruire
la pace
Poco prima di Natale, anche in
Val Pellice è nato un Comitato
per la pace e il disarmo, sull’onda del grande movimento scoppiato in autunno. Vi hanno aderito numerosi giovani, chiese,
partiti, Comuni, ecc. Sembrava
allora che il problema della pace
fosse sentito, anzi si poteva pensare che la lotta per la pace fosse un obiettivo nuovo che, come
in altre parti d’Europa, avrebbe
visto la mobilitazione di molti
giovani, delusi dalla politica tradizionale ma stimolati da questo
nuovo modo di far politica. Le
prime iniziative prese dal Comitato sembravano confermare questa tendenza.
Purtroppo, ciò che si poteva
temere si sta puntualmente verificando: passato il primo momento di entusiasmo, la maggior parte della gente ha disertato le riunioni, come se il problema non
interessasse più o non fosse mai
esistito. E così, da alcuni ¡nesi
ormai, il Comitato, ridotto a una
diecina di fedelissimi, si trascina
stancamente, cercando di capire
i motivi di questa indifferenza generale. Anche l'ultima manifestazione organizzata la settimana
scorsa, sul problema dell’industria bellica, con la presenza di
Alberto Tridente, ha visto sì la
partecipazione di un buon numero di operai e sindacalisti di Pinerolo e Torino, ma di pochissime persone della Val Pellice.
Stando così le cose, non è certamente un caso che gli unici rimasti a cercare di tenere in piedi il Comitato siano dei credenti
(alcuni giovani cattolici e valdesi), cioè delle persone per cui la
lotta per la giustizia e la pace va
ben al di là della semplice appartenenza politica. Così come avviene, del resto, nell’Europa centro-settentrionale.
Questo vuol dire che per portare avanti coerentemente la lotta per la pace, occorre essere uomini liberi, animati da un vero
amore per il prossimo, a prescindere dalle varie ideologie.
Essere liberi significa osare denunciare l’imperialismo e l’oppressione politica ovunque si manifesta, senza guardare al suo colore politico. Senza questa libertà di giudizio di fronte ai vari
avvenimenti politici, non c’è passione per la giustizia.
Ora, quanti si sono mossi per
la Polonia, e quanti si stanno
muovendo ora di fronte all’assurda guerra delle Falkland-Malvine? Ben pochi. Perché? Sarà perché la maggioranza della gente è
più preoccupata della nropria pace che di quella degli altri, o perché è più comodo continuare a
vedere il mondo in bianco e nero, con i buoni da una parte e i
cattivi dall’altra, o ancora perché
ci si sente impotenti a cambiare
le cose.
Ma la lotta per la giustizia e
per la pace comincia in casa nostra e sul portone di casa. Questo, i cristiani dovrebbero .saperlo e metterlo in pratica. E se è
vero che non basta una manifestazione per risolvere il problema della pace, è anche vero che
non basta sognare la pace o pregare soltanto per essa. La pace,
occorre costruirla, produrla giorno dopo giorno, insieme agli altri. Questa è la ragion d’essere
dei Comitati per la pace; c questi
dovrebbero essere — o diventare — uno dei luoghi privilegiali
di impegno per tutti coloro che si
confessano discepoli del Principe
della Pace.
.Tean-.Iacques Peyronel
Tensione in consiglio
Assente Celeste Martina, la DC lancia all’attacco della giunta Coi'sson
l’assessore Bonansea di Bricherasio. Perché mancano i consiglieri?
Seduta straordinaria del Consiglig della Comunità Montana,
anche con funzioni di Assemblea
deiru.S.L. 43, mercoledì 26 maggio. Apertura della seduta alle
ore 22.30, due ore dopo l’orario
di convocazione. Un pretestuoso
e lungo intervento del Consigliere Bonansea, con l’obiettivo di
invalidare la seduta per mancanza del numero legale dei presenti, non ha permesso al Presidente di aprire i lavori.
Argomentazioni come: a) mancata consultazione delle forze sociali e dei Sindaci (invero già
sentiti perché l’o.d.g. riportava i
temi rinviati nelle precedenti sedute) sui provvedimenti in esame; b) contestuale convocazione del Consiglio e dell’Assemblea U.S.L.; c) mancato rispetto
deH’orario indicato nella convocazione del Consiglio non avevano alcuna valenza politica né
per la maggioranza né per la minoranza, che poi ha abbandonato l’aula consiliare guidata dal
consigliere democristiano.
Il Presidente ha ritenuto opportuno, in assenza della componente minoritaria del Consiglio, di rinviare ad altra seduta
la relazione sul sistema informativo e le interrogazioni.
Più operatori
Il Comitato di Gestione delrU.S.L. ha presentato la delibera di trasformazione di alcuni
posti della pianta organica che
era stata decisa dalla Regione e
ru.S.L., in un primo tempo, ne
aveva preso solo atto. Non tutte
le qualifiche inserite nella pianta risultavano funzionali all’attività della nostra unità sanitaria.
L’Assemblea ha approvato la
trasformazione dei seguenti posti dell’attuale pianta organica:
— 3 posti di medici di U q. professionale e 1 posto di esperte in
servizi odontoiatrici da trasformare in 1 posto di medico primario e 3 posti di medico aiuto;
— 6 posti di archivista e 1 posto di applicato da trasformare
in 2 posti di dirigente amministrativo ed in 2 posti di personale con qualifica di vice-direttore amministrativo ;
— 7 posti di infermiere psichiatrico e 1 posto di applicato
da trasformare in 1 posto di veterinario, 1 posto di biologo, 1
posto di psicologo, 2 posti di fisioterapista, 2 posti di infermiere generico, 1 posto di autista;
— 1 posto di medico condotto
e 1 posto di ostetrica da trasformare in 2 posti di medico assistente, per il servizio di medicina legale e per il settore mentale.
Oggi alcuni servizi sono assicurati mediante incarichi professionali per i quali è assicurata
la copertura finanziaria. L’assunzione in posto stabile non
graverà sul bilancio. E’ stata rilasciata delega al Comitato di
Gestione per Tutillzzo del Foyer
di Angrogna nel periodo estivo
fino al .30 settembre. Soggiorni
di 7 o 15 giorni. Contributo richiesto: 13 mila L. giornaliere e
collaborazione degli ospiti alla
gestione del Foyer.
Il grosso problema del finanziamento delle Istituzioni che
ospitano i dimessi dagli Istituti
Psichiatrici, già a carico della
Provincia, è dato dall’elevato numero di assistiti che non provengono dal nostro territorio. Su
63 casi assistiti solo 23 risultano
residenti su questo territorio. In
futuro la C.M. verificherà le alternative al ricovero in Istituto.
Per l’anno in corso è stata decisa l’erogazione agli Istituti che
ospitano gli ex degenti per disturbi mentali di un acconto nella
misura del 50% della retta 1981.
Acconto ammontante a 229 milioni e 44.000 lire che coprirebbe
l’intera spesa se si assistessero
i residenti nei Comuni della
C.M. Le nuove rette saranno previamente concordate con la Comunità Montana ed i nuovi casi
passeranno al filtro dei servizi
di salute mentale e socio-assistenziale.
Estate ragazzi
Il Consiglio della Comunità
Montana ha approvato infine il
programma «estate-ragazzi » preparato con molta cura dall’Assessore Mauro Pons. Per ragioni
finanziarie non sono previsti
quest’anno soggiorni marini. La
Comunità Montana ha riservato
il suo maggiore impegno alle iniziative riguardanti gli adolescenti programmando : campeggio
ecologico principianti, campeggio ecologico veterani, campo lavoro e campeggio marino in località S. Giorgio (Ancona). Spesa complessiva prevista 40 milioni e 821.000 lire. Tutto è subordinato al finanziamento della
Regione.
Alla maggioranza è mancato
10 stimolo dell’opposizione i cui
interventi, se alle volte sono strumentali, rendono almeno vivace
11 Consiglio e contribuiscono alla riflessione. L’unanimismo nelle votazioni non è sempre produttivo, nemmeno per la (giunta. I Consiglieri della maggioranza dovrebbero sapersi esprimere con orientamenti loro propri (perché non hanno optato in
parte per lo svolgimento di soggiorni marini con il finanziamento destinato esclusivamente
ai campeggi?), anche se convergenti con la linea politica espressa dalla Giunta.
Sabato 29 maggio, si è svolto a
Rorà un incontro sul tema delle
servitù militari, organizzato dal
comitato pace e disarmo Val
Pellice.
Presenti una ventina di persone
in rappresentanza dell’amministrazione del comune di Rorà,
della chiesa valdese locale, del
Co.Di.Alp., della comunità montana, oltre ad un buon gruppo
di giovani, la serata ha avuto inizio con la proiezione dell’audiovisivo « E la chiamano pace » (a
cura della FGEI Sicilia) che è
servito a introdurre l’argomento
della serata in una visione più
ampia e generale: in numerose
occasioni è stato infatti un valido punto di riferimento per la discussione. È stato sottolineato
che il minimo servizio che una
persona, specialmente se credente, può rendere alla pace, è educare ad essa: ciò può avvenire sia
proponendo un atteggiamento
individuale e sia mediante una
sensibilizzazione verso una coscienza collettiva: gran cosa sarebbe ad esempio che tutti si rendessero conto che le spese militari nel mondo sono esorbitanti,
ma niente affatto necessarie per
uno sviluppo responsabile dal
momento che oltre al fatto etico
di per sé, esse vanno a discapito
di altri settori come l’alimentazione e l’assistenza; quindi « l’imparare a fare la guerra » non giova a nessuno e anzi, come nel caso delle esercitazioni nei poligoni,
è continua causa di disagi, favorendo ancora di più un processo
di dissesto già purtroppo in atto
in alcune zone soprattutto montane.
A questo proposito estremamente interessante è stato il confronto, con scambio di vedute ed
esperienze, tra la realtà locale
(poligono del Frioland, Codialp)
e altre realtà simili del cuneese,
grazie anche alla presenza di alcuni esponenti del comitato pace
e disarmo Val Maira impegnati
nel settore. In Val Maira infatti
esiste la presenza di ben 4 poligoni militari: ad es. ad Accegllo
vi è addirittura il 40% del terri
Si vota a Massello
Domenica e lunedì prossimi
gli elettori di uno dei più piccoli
comuni del Piemonte, Massello
(in Val Germanasca), si recheranno alle urne per eleggere il
nuovo consiglio comunale.
I quasi 100 elettori potranno
scegliere tra due liste. La prima
comprende oltre al sindaco
uscente, Peyran, anche il leader
della minoranza, Boetto. Le scorse elezioni avevano visto infatti
la Democrazia Cristiana pinerolese costruire una lista a Massello
e conquistare così tre seggi di
minoranza.
Una minoranza che — a dire
il vero — non è stata mai molto
combattiva e quasi sempre ha
condiviso le posizioni della maggioranza di sinistra.
II fatto che nella lista capeggiata dal sindaco uscente fosse
presente anche la minoranza DC,
ha indotto alcuni a formare rma
nuova lista — chiaramente caratterizzata a sinistra — che
comprende sindacalisti ed insegnanti, che si presenta così al
giudizio degli elettoj;i.
A. Kovacs Arriva il Giro
__________LA MONTAGNA E L’ESERCITQ
Lotta contro
le servitù militari
torio comunale adibito a zona
militare e qui si è giunti ad una
convenzione (biennale) con le
autorità militari, mentre' negli
altri comuni tra i quali purtroppo non esiste una armonia di pareri e di scopi comuni non si è
giunti a nulla. Si è detto che per
il poligono del Frioland si è stipulata una convenzione con scadenza di 6 anni: essa infatti prevede un miglioramento degli indennizzi per la popolazione interessata, indennizzi resi decisamente più accettabili di quelli
precedenti, irrisori e per alcuni
versi discriminanti.
Ma la lotta contro le servitù
militari non finisce qui: occorre,
per non assuefarsi così alla presenza dell’esercito sul territorio
(specialmente a livello di mentalità ed abitudine), saper avanzare proposte alternative valide per
l’utilizzo delle aree dei poligoni
che vadano in direzione di uno
sviluppo reale e responsabile, a
vantaggio di chi in montagna ci
vive e ci trae sostentamento; ciò
perché non è certo l’esercito il
portatore di un modello di vita
e di sviluppo accettabili, né attualmente (e quando mai...) l’interesse della classe politica è diretto sui problemi della montagna, depauperata umanamente e
quindi « fascia di voti elettorali »
di scarso conto.
^ Vista appunto la situazione che
viene dall’alto, determinante è
l’apporto di iniziative dal basso
tra i vari comitati per la pace e
disarmo, per la difesa degli alpeggi, enti locali ecc. per poter
influire e far sentire la propria
voce a livello locale e regionale
(i primi frutti sono già maturi);
ner una azione che miri verso
canoni di giustizia e verso una
crescita responsabile della collettività la strada è lunga, ma
può e deve passare senz’altro
verso la soluzione dei problemi
sopra citati, per non rendere tra
l’altro la montagna una « zona di
cassa integrazione » per i suoi
abitanti.
P. V.
Pinerolo — Sabato 5 e domenica 6 giugno il Giro d’Italia passerà sulle nostre strade per due
tappe, la Cuneo-Pinerolo che rievoca una tappa memorabile, vinta da Coppi nel ’49, e la PineroloTorino.
L’amministrazione comunale
per far bella figura ha provveduto a far sistemare a tempo di
record alcune strade cittadine.
Il guaio è che si sono sistemate
le strade in migliori condizioni.
Per le altre c’è una proposta di
alcuni cittadini: « far arrivare
un’altra volta il giro, e proporre
un circuito cittadino... », così, forse, verranno sistemate anch’esse.
Segnalazioni
ANGROGNA — Sabato 5 giugno 1982
alle ore 21 presso la Sala delle attività
lo Sport Club presenta I film: « Fondo
2000 » e - Continente ghiaccio ».
BOBBIO PELLICE — Il gruppo Fidas
intercomunale di Bobbio e Villar comunica che la prossima donazione avrà
luogo giovedì 3 giugno alle ore 16.30
presso la sala delle riunioni in via Sibaud a Bobbio.
Concerti
TORRE PELLICE — Sabato 5 giugno
alle ore 21 presso la Sala Sinodale
avrà luogo un concerto di canti a cura dei « Coretti » di Torre Pellice e
Luserna San Giovanni.
LUSERNA S. GIOVANNI — Sabato
5 giugno ore 21, il Centro Culturale
Progett(alzione presenta al teatro Santa
Croce gli « Sheebeen »: musiche e canti popolari dell’lrlanda del Nord.
LUSERNA S. GIOVANNI — Venerdì
4 giugno ore 21, con l'organizzazione
del gruppo filodrammatico, si terrà un
concerto alla Sala Albarin del gruppo
rock « Vieta ».
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10 cronaca delle Valli
4 giugno 1982
BOBBIO RELUCE
ITINERARI ALLE VALLI - 1
Sarà demolita
la diga “Cromwell”?
BOBBIO PELLICE — La diga
« Cromwell » verrà tagliata per
consentire l’apertura di una strada che permetta di raggiungere
anche con grossi automezzi la
zona che il piano regolatore definisce « zona artigianale »?
L’eventualità dell’attuazione di
un progetto dettagliato presentato da un privato al comune, ha
suscitato dapprima la perplessità degli amministratori, poi le
discussioni e le polemiche in seno alla cittadinanza. Si è giunti
così ad una riunione pubblica tenutasi sabato 29 maggio, indetta
dal Sindaco per tastare il polso
all’opinione pubblica. Dall’incontro è scaturita una decisione operativa: una commissione mista,
nominata dal Sindaco, valuterà la
possibilità di una soluzione alternativa, che comunque miri a dotare la zona artigianale di una
conveniente strada di accesso.
Fin qui la notizia, che però dà
l’occasione per tre considerazioni di carattere generale.
1) Chi si aspettava una affluenza per lo meno significativa alla
riunione è rimasto deluso: solo
una trentina di cittadini, ha partecipato all’incontro. L’abitudine
alla delega è stata ancora una
volta evidenziata: in questo caso
il Consiglio comunale non se la
è sentita di prendere una decisione da solo ed ha chiesto alla
municipalità (ai suoi elettori)
un parere, ritenendo giustamente
la questione tutt’altro che di ordinaria amministrazione. Altre
volte ci sono state riunioni pubbliche di tipo più che altro informativo, ma è chiaro che quella
della consultazione popolare è la
strada giusta, come dimostra la
esperienza di altri comuni in vai
Penice. Piuttosto spiace che rincontro sia giunto in una stagione in cui il lavoro tiene i contadini fuori fino a tardi e altri sono già saliti ai villaggi più alti.
2) Dopo l’alluvione del ’77
molti lavori negli alvei dei torrenti sono stati fatti, ma la diga
Cromwell sembra essere in cattivo stato, benché la sua presenza (insieme a quella dell’altra diga del Parau, sita più a monte)
dia sicurezza se non altro dal
punto di vista psicologico... Ne
fanno fede le reazioni di tipo
emotivo emerse nel corso della
discussione: l’idea che la diga subisca un secondo taglio incute
un certo timor panico, che non
tiene conto delle obiettive garan
zie che i materiali moderni danno. L’attuale breccia, aperta in
epoca fascista per consentire lo
scorrimento della strada verso
Villanova, costituisce senz’altro
un problema: in caso di calamità si riuscirebbe a chiuderla in
tempo? e con che cosa, se i
tronchi necessari sono praticamente fuori uso? Nel ’77 non
fu necessario correre a ripari
estremi, ma oggi è il caso di
prendere i necessari provvedimenti cautelativi.
Monumento
storico
3) Una voce a difesa deH’integrità della diga, che si fa sentire soprattutto in ambienti giovanili, punta su motivi di tipo
storico: si tratta in fondo di un
monumento del passato e va tenuto così com’è essendo una delle caratteristiche paesaggistiche
del paese, come il campanile sulla roccia o come il monumento
di Sibaud.
I paesani più anziani tendono,
nella loro saggezza, a ricordare
il disastro del 1920, nel quale il
villaggio dell’Abses fu semidistrutto dalla impetuosità delle
acque del Cruel e del Pellice, oppure il pericolo corso a metà
anni 50: in entrambi i casi la diga Cromwell diede prova della
sua utilità. I più giovani hanno
certo presente l’alluvione del
’77 che interessò la diga in modo relativo, ed hanno perciò piuttosto motivazioni tradizional-sentimentali per difendere lo sbarramento. Tuttavia interesserà sapere che il nome «Cromwell» associato a quest’opera del 700 è
una forzatura storica.
Una grossa alluvione, nel 1629,
rese inutile la piccola diga costruita alcuni anni prima, tanto
che una parte del villaggio fu distrutta; ancora nel 1728 le acque
superarono lo sbarramento che,
grazie alTaiuto finanziario dei
paesi protestanti (Inghilterra e
Olanda soprattutto) fu finalmente sopraelevato e prolungato. Il
nome Cromwell dunque sembra
essere più che altro un omaggio di riconoscenza, tramite un
suo personaggio famoso, ad un
paese gran benefattore dei Vaidesi (a Bobbio Cromwell vanta
anche l’onore di una strada intitolata a suo nome!).
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Il vallone del Rouspard
Villar Pellice - Ciarmis
Preidam - Gardetta
a cura di Raimondo Genre e Valdo Benech
Località di partenza: Villar Pellice 660 m
Dislivello: 585 m
Tempo complessivo: h 4
Nel proporre q-uesti itinerari,
vorremmo indicare ai nostri lettori, non solo dei percorsi impegnativi sotto l’aspetto alpinistico
o storico, ma anche esplorativi
dell’ambiente naturale delle nostre valli. Il percorso che ora proponiamo è per l’appunto interessante sotto questo aspetto e dal
momento che non si snoda a quote alte, è proponibile per gran
parte dell’anno. Molto ombreggiato a piena vegetazione, assai
soleggiato da novembre ad aprile
(neve permettendo).
Il vallone del Rouspard prende
il nome dall’omonimo torrentello
che si getta nel Pellice 300 m più
a valle del ponte dal quale iniziamo la nostra gita.
Vallone assai impervio, rude,
brullo e mal accessibile nella parte alta; selvaggio, boscoso ed
ameno nella parte più bassa. Si
divide in due all’altezza di Ciarbounir; a destra (direzione nord)
il rio Rigard o vallone della Barmetta, che scende quasi a picco
dagli imponenti speroni del Gard
ed a-sinistra (nord-ovest) il ramo
principale del Rouspard che si
forma sui ripidissimi pendii del
Vantacul e della Vergia. Questo
vallone è tagliato completamente
fuori da itinerari turistico-alpinistici importanti ed ha quindi conservato tutto il suo fascino originale. Nessuna strada carrozzabile lo percorre; gli insediamenti
umani, un tempo numerosi, sono
ora quasi completamente abbandonati ad eccezione di pochi casolari, peraltro frequentati solo
nella bella stagione. Il resto è poco alla volta sommerso dalla vegetazione invadente, tanto che il
gitante, percorrendo i sentieri,
un tempo mulattiere, scopre all’improvviso casolari e piccole
borgate (Cheimian) letteralmente inghiottiti dal bo.sco.
Un abbandono così completo
ha tuttavia i suoi lati positivi e
questo bacino è ridiventato quasi
un’oasi di recupero per molti animali protetti: nella parte medioalta pascolano numerosi i camosci, in inverno le loro tracce sono state notate fino a Preidam
1009 mi Sugli speroni del Gard,
Bars Grand, e Farcounira, aquile,
poiane e falchi guatano con occhi rapaci la preda. Nella parte
medio-bassa il bosco ospita cinghiali, tassi, volpi, faine, gufi, ecc.
Tanto che le loro scorrerie sono
una continua minaccia per i pollai delle prime borgate abitate, ai
margini del vallone.
Una recente verifica di possibili itinerari nella parte più alta
del vallone, ci ha fatto constatare che molti sentieri, alcuni assai pittoreschi, sono purtroppo
in disuso, a tratti sommersi dalla
vegetazione o interrotti da frane,
tanto da renderne sconsigliabile
la percorrenza al turista occasionale o a chi non conosce i luoghi.
Ne consegue che il nostro itinerario ha dovuto tener presente
questi fattori e snodarsi su sentieri meno alti a tutto vantaggio
di una più approfondita esplorazione del bosco.
Il nostro primo itinerario prende inizio dal ponte 660 m. posto
sulla strada provinciale appena
prima dell’abitato di Villar Pellice da cui iniziamo a risalire la
secolare strada del Ciarmis, nei
tempi passati più volte danneggiata dalle piene del Rouspard.
In poco più di dieci minuti, tra
boschi di castagno, curati e puliti, raggiungiamo il Ciarmis
733 m in bellissima posizione:
rustici riattati e ben recuperati,
boschi prati e campi coltivati con
cura.
A questo punto imbocchiamo a
sinistra, dietro le ultime case, la
vecchia e caratteristica mulattiera, tutta lastricata, che sale (segnavia 130) dapprima tra castagni e poi tra fitti boschi cedui
sempre sulla sinistra orografica
del torrente. Usciremo dal bosco
solo ai primi prati della borgata
di Ciarbounir 958 m; giusto prima della borgata, troveremo un
bivio: a destra la mulattiena principale sale ai casolari che visiteremo. Si dice che un tempo gli
abitanti di Ciarbounir venivano
chiamati i trifòlé, perché sembra fossero stati i primi della
valle a trasferire la coltivazione
della patata dall’orto al campo.
Ritorniamo brevemente sui nostri passi al bivio dianzi lasciato
e, sul sentiero lievemente in discesa, guadagnarne il combai del
Rigard, piccola radura e quindi
(direzione ovest) percorriamo il
sentiero, ancora ben segnalo, fino
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ai casolari di Preidam 1009 m
(sorgente nel praticello sotto il
sentiero), amena radura assediata da un bosco fitto ed invadente. A questo punto abbandoniamo il sentiero che prosegue lungo la valle e ci dirigiamo decisamente ad est, salendo il bordo
del prato ai margini del bosco su
di un sentiero dapprima un po’
incerto e poi più ampio, quasi in
piano, nel fitto del bosco (direzione est), che ci permette di esplorare i vecchi casolari sparsi e semidiroccati di Cheimian 1109 m.
E’ seguendo questo sentiero ih
piano che approdiamo al rio Rigard, lasciando alla nostra sinistra il sentiero che sale all’Autagna. Il torrentello lo attraversiamo a guado in questo luogo chiamato « le passerelle » appunto
per la precarietà di un attraversamento fisso ma, salvo temporali eccezionali, il passaggio è privo di difficoltà. Indi attraverso
Pra Mariou, arriviamo al quadrivio del Serre 1090 m donde, dirigendoci a sinistra (direzione
nord-est) riprendiamo quota ed
ormai in cresta, saliamo prima al
Chótas 1147 m e noi poco più sopra ci affacciamo allo stupendo
balcone della Gardetta 1245 m
che merita ampiamente il suo nome.
La tappa è d'obbligo per ammirare il paesaggio e per qualche
fotografia; ai nostri piedi gran
parte della Val Pellice, alla nostra sinistra lo sperone di « Castlus »; alla nostra destra, le cime più alte delle .Alpi Cozie ed
alle nostre spalle, strapiombante
e roccioso, il Gard, versante sud
del Vandalino 2121 m.
Il ritorno, per il primo tratto, lo
facciamo sullo stesso sentiero fino al quadrìvio del Serre dove,
svoltando a sinistra, ci portiamo
sul versante sud scendendo, attraverso casolari più o meno abbandonati, fino a Roccia Roussa
nuovamente tra prati e campi
coltivati. Indi si perviene all’abitato di Pourracira, toponimo che
trae origine da una varietà di
asfodelo che qui fiorisce in grande quantità intorno maggio e
che si chiama in dialetto pouraccia (asfodelus albus). Di qui, o
per la recente carrozzabile, oppure sulla vecchia mulattiera ancora agibile, ritorniamo al Ciarmis donde riprendendo la via
della salita riguadagnarne il ponte del Rouspard a Villar Pellice.-
11
4 giugno 1982
cronaca delle Valli 11
LA QUESTIONE DONNA - LAVORO
Il nonno baby-sitter
Raffaella ha 25 anni ed è madre di un bimbo di 3; vive in un
paesello non lontano da Pinerolo.
Ha un impiego a mezza giornata
e frequenta una scuola serale.
— Perché hai deciso di riprendere gli studi?
— Penso che con un diploma
avrò maggiori probabilità di trovare un impiego migliore, più retribuito dell’attuale; mio marito
non guadagna molto neppure lui
e non riusciamo mai a tradurre
in realtà le nostre aspirazioni,
vorremmo trasferirci in un alloggio più spazioso e poi le esigenze
del bambino aumentano ogni
giorno. Quand’ero più giovane
non mi sono impegnata negli studi per diverse ragioni; non riuscivo ad accettare certi aspetti
dell’ambiente scolastico, l’inutilità di determinate materie, l’autoritarismo di alcuni docenti, quando si è adolescenti si vorrebbe
cambiare il mondo e le ingiustizie non si digeriscono facilmente... Adesso mi rendo conto di
quanto sia utile il fatidico pezzo
di carta, magari unito a una buona raccomandazione, così ho ripreso i libri in mano. Certo lavorare in casa, in ufficio e poi ancora studiare pesa, ma avere tante attività mi appassiona.
— Chi si occupa del piccolo
mentre sei assente?
— Mio padre si è rivelato un
eccellente baby-sitter: è pensionato, vedovo, e adora i bimbi.
Lui e Aldo sono amiconi; fanno
passeggiate, giocano, riempiono
la casa di bestiole e ne combinano di tutti i colori.
— È un po’ strano che un bebé venga affidato al nonno anziché alla nonna...
— Mia mamma è morta prima
ancora che mi sposassi e mia
suocera... vedi, disapprova decisamente le mie scelte; lavorare, addirittura studiare, le considera
quasi occupazioni contro natura
per una donna. Lei è il mio esatto opposto: ha avuto 4 ffgli, non
ha mai lavorato fuori casa, è efficientissima in cucina, considera
le faccende domestiche una specie di missione. Neppure le sorelle di mio marito lavorano e così
sono diventata la pecora nera
della famiglia; cognate, zie e cugine controllano attentamente la
salute e l’umore di mio figlio, le
condizioni igieniche del mio appartamento, pronte a correre da
mio marito per fare le loro rimostranze e scatenare litigi a
catena; le visite di questi parenti
sono diventate un incubo, credimi. Mio padre, uomo, mi ha dimostrato più solidarietà e affetto di queste donne, che pure avrebbero dovuto capire meglio i
miei problemi, fi mio papà che
tiene Aldo quando usciamo qualche volta la sera, se aspettassi
l’aiuto del parentado femminile
starei fresca. Forse l’atteggiamento di mia suocera e delle mie
cognate nasconde tante cose; gelosia per l’unico figlio e fratello
maschio, per me che godo bene
o male di una certa indipendenza economica, scarso amore per
il nipotino... Eppure noi donne
dovremmo darci una mano.
— E tuo marito, che parte ha
nella faccenda?
— Condivide almeno apparen
temente le mie idee, ma si lascia
infiuenzare dalla propria famiglia. È contento che io lavori e
che in casa entrino due stipendi,
mi ha pure incoraggiata a iscrivermi ai corsi serali, però dal lato pratico zero: non mi aiuta mai
in casa e raramente bada al bambino, si direbbe che si vergogna,
che ha paura di essere visto da
qualcuno. Quanto ai parenti, ammette che hanno vedute ristrette,
ma si guarda bene dal contraddire le donne del suo clan, non mi
difende mai nelle discussioni, forse rimpiange come lo servivano.
Aldo voglio allevarlo diversamente, gli insegnerò che uomini e
donne hanno i medesimi diritti
e doveri, stanne certa!
a cura di Edi Merini
CORALE DI VILLAR-BOBBIO
Testimoniare cantando
Nella meravigliosa cornice del-.
l’antica chiesa romanica del XII
secolo, dedicata a tutti i santi,
nel centro della parte vecchia di
Novara, la Corale di Villar-Bobbio Penice ha dato un bellissimo e insolito concerto. Già da
qualche anno questa piccola corale si è dedicata, sotto la guida
esperta e appassionata di Dino
Ciesch, allo studio e alla esecuzione di musica sacra del secolo
della Riforma, nei testi poetici
e nelle melodie originali. Uno
studio ovviamente non facile ed
un tipo di esecuzione di meticolosa fedeltà che richiedono molta pazienza, ma che conducono a
risultati notevoli sotto il profilo
artistico, oltre ad offrire una valida testimonianza di fede. Le
due sorgenti dalle quali Dino
Ciesch attinge sono quelle della
Riforma Calvinista e quella Luterana, ossia il canto dei Salmi
e quello dei più antichi corali;
ia Parola biblica e la risposta
della fede. Già in varie occasioni un programma così, articolato ha destato l’interesse di vari
ambienti, anche al di fuori delle
nostre chiese, basti ricordare il
concerto al Piccolo Regio di Torino, ed ha procurato alla Corale molti inviti, assai più di quanti sia possibile accettare.
Martedì 25 è stata la volta di
Novara per una serata organizzata dai Lions e personalmente
dal Sig. Grillo, un esperto culto
« Benedetto sia Iddio, che non ha
rigettato la mia preghiera, né m’ha
ritirato la sua benignità ».
(Salmo 66 ; 20)
Sorelle, cognata, cognato, figliocci,
nipoti e parenti tutti annunciano la
morte di
F rancesco Rostan
(Fransualin)
di
88
avvenuta il 20 aprile 1982
Arauz (Argentina).
Frali, maggio 1982.
Jacinto
RINGRAZIAMENTO
« Io ho lungamente e paziente^
mente aspettato VEterno ed Egli
si è inclinato a me ed ha ascoltato il mio grido »
(Salmo 14: 1)
La famiglia di
Arnaldo Cardici
deceduto a Pomaretto il 24 maggio
1982 all’età di 78 anni, ringrazia per
la partecipazione al suo dolore; in modo particolare i medici e tutto il personale dell’Ospedale di Pomaretto.
San Secondo di Pinerolo (Miradolo),
26 maggio 1982
re di cose artistiche, e ospitata
in una chiesa che è uno dei monumenti più belli della città,
messa a disposizione dalla Curia
Vescovile. Quest’ultima era rappresentata dal Vescovo Ausiliare il quale, assieme al Presidente, dei Lions, ha rivolto un saluto di apprezzamento al coro e,
ovviamente alla numerosa assemblea che ha ripetutamente
applaudito l’esecuzione.
Ogni canto era presentato da
brevi parole del pastore Ayassot
che ha illustrato il valore religioso dei vari brani accuratamente
stampati sul programma con i
testi originali e rispettive traduzioni di Ciesch.
E. A.
Società
di Studi
Valdesi
Rettifica
La Società di Studi Valdesi comunica
che nell'annunzio della Gita organizzata per domenica 13 giugno nel Saluzzese è stato erroneamente indicato il prezzo del pranzo a L, 7.000. Si
prega rettificare: 9.000 lire.
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a Fattosi sera^ Gesù disse loro:
passiamo alValtra riva »
(Marco 4: 35)
II 26 maggio è mancata all’affetto
dei suoi cari
Ester Peyronel in Fratini
Ne danno il doloroso annuncio i familiari. Un ringraziamento riconoscente ai medici e al personale dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice che
l’hanno affettuosamente assistita.
Luserna S. Giovanni, 27 maggio 1982
RINGRAZIAMENTO
« Benedetto sia VEterno perché ha
udito la voce delle mie supplicazioni »
(Salmo 28 v. 6)
Nell’impossihilità di farlo singolarmente, i familiari della compianta
Ribet Elena in Baret
ringraziano sentitamente tutti coloro
che con la presenza, scritti, parole di
conforto hanno preso parte al loro dolore. Un particolare ringraziamento al
pastore Renato Coisson, al pastore Aldo Rutigliano della comunità dei Ghiotti, al sigj Luigi Marchetti, alla Croce
Verde di Perosa Argentina, ai dottori e
personale del reparto neurologico dell’Ospedale Civile di Pinerolo, alla figlioccia Livietta Ribet. alle signore :
Lina Bounous e Armanda Gönnet, e ai
vicini di casa.
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27 maggio 1982
Pro Ospedale Valdese
di Pomaretto
Doni pervenuti nel mese di marzo 1982
L. 60.000: Conta Pasquale, Piscina:
In mem. di Bounous Giacomo, la moglie
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L. 50.000: Bounous Oreste, San Germano Chisone; Massel Francesco,
Chiotti.
L. 36.500: Chiesa Valdese di Prali,
per anno 1981.
L. 30.000: In memoria di Elena Ro-.
stan, il figlioccio; Micca Enrico, Villar
Perosa; Vigiani Michele, Villar Perosa.
L. 20.000: Gailian Anna, Perosa Argentina; Don Emilia e fam., S. Secondo ^
di Pinerolo, in mem. Long Paola.
L. 15.000: Griglio Ettore e Ida S. Secondo di Pinerolo, in mem. dei genitori; Griglio Ettore e Ida, S. Secondo di
Pinerolo, in mem. zie Avondet Luigia e
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Pro Istituti Ospitalieri
Valdesi
Doni pervenuti nel mese di marzo 1982
L. 150.000: Alfonso Costabello, Cuneo, in memoria dei genitori Elena e
Alberto e del fratello Dino.
(c Co/2 tutto il cuore ho confidato
in Te. Signore, Tu sei stato il mio
aiuto in ogni tempo ed ora riposo
in Te
Il 27 maggio, in Bordighera. è mancata all’affetto dei suoi cari
Berta Mathieu n. Dolfì
Ne danno l’annuncio, fidenti nelle promesse del Signore, il marito Guido, le
figlie Lucilla e Laura con il marito
Marcello Cesarò ed i nipoti Roberta e
Clarenoe. il fratello Ulderico, il cognato. le cognate ed ì parenti tutti.
I familiari, riconoscenti per le dimostrazioni di solidarietà ricevute, ringraziano quanti sono stati loro vicini
in questa triste circostanza. Eventuali
offerte in memoria aH’Ospedale Valdese di Pomaretto.
Bordighera. 29 maggio 1982.
USL 42 - VALLI
CHIS0NE-CERMANA8GA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 6 GIUGNO 1982
Perosa Argentina: FARMACIA Doti.
BAGLIANl - Piazza Marconi 6 Tel. 81261.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 43 - VAL PELLIGE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-feitiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 6 GIUGNO 1982
Torre Pedice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud, 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice; telefono 91.288.
USL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
12
12 uomo e società
]
4 giugno 1982
INTERVISTA A THOMAS BORGE, NICARAGUA
Cristianesimo e rivoluzione
Qualche tempo fa Emidio Campi, Segretario generale della Federazione Mondiale Studenti Cristiani, nel corso di un
viaggio nell'America Centrale ha avuto occasione di avvicinare alcuni esponenti della Rivoluzione sandinista. Riportiamo qui di seguito l’intervista che gli ha rilasciato Thomas
Bolge che è stato comandante della rivoluzione in Nicaragua.
— Perché la rivoluzione sandinista è l’unica, fino ad oggi, che
incontra un terreno comune col
cristianesimo?
Quest’esempio ha fatto preoccupare molti nemici della rivoluzione. Si deve ricordare che
molti elementi reazionari, approfittando del sentimento religioso
del nostro popolo e delle serie
difficoltà che ci sono per poter
attaccare la rivoluzione cercano
di usare in maniera artificiale il
sentimento cristiano del nostro
popolo contrapponendolo al processo rivoluzionario. Questo è
uno sforzo inutile perché da un
lato non ha nessuna radice storica e dall’altro lato per la chiara posizione presa dall’avanguardia del popolo nicaraguense, il
Fronte Sandinista, sulla questione della religione.
Comitato di Redazione; Franco
Becchino. Mario F. Berutti. Dino
Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio
GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, .Marco Rostan, Mirella Scorsonelii, Giulio
Vicentini, Liliana Viglielmo.
Editore: AlP, Associazione informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabile;
FRANCO GfAMPICCOLI
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« La Luce »: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176. 25 marzo 1960.
• L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960
Stampa; Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
V______________________________________
Cristianesimo
e Sandinismo
— E’ evidente che nel processo rivoluzionario nicaraguense,
si sta verificando una nuova situazione per ciò che concerne
la relazione tra una rivoluzione vittoriosa ed il cristianesimo.
In Nicaragua numerosi cristiani
hanno preso parte alla rivoluzione, ben inteso tutto il
popolo ha partecipato, infatti i
cristiani che fanno parte del nostro popolo sono intervenuti in
alcuni casi come cristiani e alcune volte legati al Fronte. Per
un altro aspetto la nostra chiesa
non è stata una chiesa svincolata dal popolo, dai lavoratori ; noi
conosciamo altri contesti stòrici
in cui la chiesa si è separata completamente dal popolo. Nel nostro paese la chiesa è legata in
un modo o in un altro ai contadini o agii operai, comunque
sia nel terreno strettamente religioso. Indipendentemente da
questo i cristiani organizzati e
quelli non organizzati harmo partecipato a tutto il processo della
lotta rivoluzionaria che ha portato al potere il Fronte Sandinista.
Molti, compresi i cristiani, si sono uniti alla lotta rivoluzionaria
attraverso le organizzazioni cristiane.
— Crede che la relazione tra
il cristianesimo e il sandinismo
sia una semplice coesistenza
strategica, o stia producendo
qualcosa di nuovo, tanto per il
sandinismo che per il cristianesimo? Quali valori crede abbiano in comune il cristianesimo ed
il sandinismo?
— Noi crediamo nella nuova
morale, nella morale rivoluzionaria, nelle virtù dell’uomo che
ha fatto crescere la rivoluzione.
Ci sono una serie di valori morali, di virtù tradizionali nelle
quali noi crediamo, e che si identificano pienamente con le virtù
rivoluzionarie. Quando abbiamo
rispetto verso gli altri, quando
siamo persone rette, oneste stiamo coincidendo con i postulati
morali del cristianesimo. Non solo i più comuni come non rubare, non uccidere, la fraternità
umana etc. ma noi diciamo, l’uso
della critica, per esempio, che è
presente nella confessione. La
confessione è un atto di critica.
Noi siamo partigiani dell’atto di
critica, e lo facciamo di fronte
a tutti: è una specie di confessione pubblica. Ecco un esempio
di questione comune al cristianesimo e al sandinismo e come
noi cerchiamo di sperimentare
questo rispetto del cristianesimo
all’interno del sandinismo.
Ma, a parte questo, noi, nelle
relazioni fra gli uomini, siamo
partigiani del rispetto della vita
umana; la qual cosa si differenzia da molte forme di altri processi rivoluzionari che sono stati
più radicali in questo senso. In
questo coincidiamo col punto di
vista cristiano. Coincidiamo per
ragioni morali e per ragioni politiche, ma in tutti i modi, qualunque siano le ragioni per cui
coincidiamo, la verità è che coincidiamo. E questo in tutti i terreni, in tutte le aree. Noi pronunciammo una volta un discorso sulle virtù che doveva avere
un sandinista e alcuni cristiani
mi dissero che lo schema da noi
tracciato a proposito di come
doveva essere un sandinista sembrava fatto su misura a quello
di come doveva essere un cristiano. Noi siamo, ad esempio,
partigiani della solidarietà internazionale, dell’appoggio agli sforzi che fanno altri popoli per liberarsi, siamo partigiani dell’assistenza tecnica ad altri paesi in
via di sviluppo.
Questo è quello che fanno le
religiose ed i missionari; andare
ad aiutare gli altri popoli. Che
cos’è che fanno i rivoluzionari?
andare ad aiutare gli altri popoli. Che cosa fa una religiosa
in Africa, o nelle foreste del Brasile, o un missionario in uno di
questi luoghi remoti? Andare ad
aiutare chi ha bisogno. Che cosa
fanno i maestri o i medici che
vengono in Nicaragua? Aiutare
questo popolo ad uscire dalla
ignoranza e dallo stato di insalubrità in cui si trova. Che cosa
faremo il giorno in cui saremo
in condizioni di aiutare altri paesi, altri popoli?
Manderemo la nostra assistenza medica, andremo con i maestri, i medici, esattamente nello
stesso modo che stanno facendo
quei rivoluzionari. Per ciò che si
riferisce aU’alleanza penso che
oltrepassi i limiti della tattica e
che oltrepassi anche i limiti della strategia. Quando si è parlato
di determinate alleanze politiche
in certi momenti storici, di due
pensieri diversi, un pensiero cristiano e uno non cristiano, si parlava di un’alleanza tattica. Quan
do si è parlato della necessità
di una relazione, di un’alleanza
duratura tra i cristiani e i rivoluzionari, si parlava di un’alleanza strategica. Nel nostro paese si
è superato questo stadio. Non c’è
un’alleanza senza una integrazione tra la rivoluzione e il cristianesimo, tra i cristiani rivoluzionari e i rivoluzionari non
cristiani. Questo va molto al di
là delle aspettative che avevamo
originalmente, e parimenti è probabile e sicuro che questo inciderà in una maniera determinante
sui processi rivoluzionari che si
stanno sviluppando in America
Latina. A lungo andare abbiamo
una serie di obiettivi comuni, e
le differenze possono essere minime sempre che ci sia una rivoluzione dal lato dei poveri e
una chiesa dal lato dei poveri.
Questo fattore comune, questo
elemento comune potrà portare
non ad una semplice relazione
tra i cristiani rivoluzionari e i rivoluzionari non cristiani, ma ad
una vera e propria integrazione.
fici, non discutiamo problemi,
questioni di religione. Semplicemente riconosciamo pienamente
la presenza cristiana all’interno
delle attività del Fronte Sandinista.
Trasformandosi in rivoluzionari sandinisti, molti cristiani,
senza dire di essere cristiani, lo
furono. L’immensa maggioranza
dei combattenti sandinisti continuava ad essere cristiana, anzi
restava nello stesso tempo sandinista e cristiana, cristiana e
sandinista. In tal modo che le
posizioni cristiane si identificavano con le posizioni rivoluzionarie, e viceversa.
Internazionalisti che vengono
in Nicaragua, o le religiose e i
missionari in Africa, in Asia o in
America Latina.
L’uno o l’altro lavoro all’interno dei rispettivi campi è straordinariamente valido da un punto
di vista morale e in questo senso i cristiani e i rivoluzionari
coincidono pienamente.
intervista a cura di
Emidio Campi
AMNESTY INTERNATIONAL
Un appello
al presidente
Reagan
Cristiani
« rivoluzionari »
— Il Fronte Sandinista ha detto che « quando i cristiani, appoggiandosi sulle loro forze, sono capaci di rispondere alle necessità del popolo e della storia,
essi stessi creano gli impulsi per
la militanza rivoluzionaria ». Può
spiegare questa affermazione alla luce della sua esperienza e alla luce della lotta di liberazione
del Nicaragua?
— Noi siamo stati testimoni
della partecipazione dei compagni cristiani nelle attività del
Fronte Sandinista da molti anni
a questa parte. Noi non discutiamo su dei problemi filoso
Sul n. 14 del 2 aprile, sotto il
titolo « Uccisioni di massa e atrocità commesse nel Salvador »
questo giornale ha pubblicato un
comunicato diffuso da Amnesty
International il 9 marzo. Come
i lettori ricorderanno, esso dà
uno sconcertante quadro delle
violazioni dei diritti umani in E1
Salvador e afferma che la maggior parte dei crimini sono compiuti dalle forze di sicurezza —
esercito e polizia — contro civili
inermi, non implicati in attività
di guerriglia.
Il 28 gennaio scorso, il Presidente Reagan, che semestralmente deve riferire al Congresso
sulla situazione dei diritti umani
in E1 Salvador, ha fatto in proposito dichiarazioni ottimistiche,
che contrastano con quanto risulta ad AI. Come è noto, l’approvazione di ulteriori stanziamenti per E1 Salvador (aiuti militari o di altro genere) è stata
La fede nel mondo
(segue da pag. 1)
stiani erano situati in Europa e
Russia, per la fine del millennio
3/5 saranno in Africa, Asia e America Latina.
Alcuni dati riportati dall'articolo del Time illustrano questo
spostamento. Menthe gli occidentali lasciano il cristianesimo al
ritmo di 7600 al giorno in Africa
ogni giorno si convertono 4000
persone. Nell’Arabia Saudita migliaia di giovani si sono convertiti segretamente al cristianesimo attraverso la predicazione radiofonica (Barrett stima in 70 milioni i cripto-cristiani nel mondo). La Corea del sud è in testa
alla crescita con tasso del 6,6%
all’anno (di cui 1/3 per aumento
demografico e 2/3 per conversioni) per cui per la fine del secolo
la proiezione indica un 42% di
cristiani. La Nigeria già oggi ha
49% di cristiani contro 45% di
musulmani, mentre all’inizio del
secolo era divisa tra il 73% di
animisti e il 26'’/(i di musulmani.
Il protestantesimo
sta calando
All’interno dell’orizzonte cristiano il protestantesimo è percentualmente in fase calante: dal
9,4"'n del 1900 siamo passati al
7,9» 0 de! 1980 e la previsione per
il 2000 è del 7,0»'o. Certo possiamo consolarci pensando a quanti, al di fuori delle statistiche ecclesiastiche si considerano prolestanti, .Abbiamo avuto l’esempio
del sondaggio in Francia che ha
rivelato un numero doppio di
protestanti rispetto ai registri di
chiesa; c ora Barrett afferma
che in Brasile, la più grande nazione cattolica, tra i membri nominalmente iscritti nella Chiesa
cattolica 60 milioni vanno considerati dediti allo spiritismo e
11,4 vanno contati in realtà tra i
protestanti. Ma ciò non toglie
che la tendenza generale protestante sia la flessione e in particolare quella del protestantesimo classico (luterani, riformati,
ecc.) sia la netta discesa. Negli
Stati Uniti, il « protestantesimo
classico » passerà, nelle previsioni di Barrett, da 2/3 (1900) a poco più di 1/3 (2000). All’intemo
dello schieramento protestante
sono invece i pentecostali a costituire la corrente trainante con
51 milioni, oltre a 11 milioni di
membri di altre denominazioni
più tradizionali che hanno una
prassi pentecostale. Nel loro insieme, i movimenti risvegliatocarismatici formano oggi la maggioranza del protestantesimo nel
mondo (157 milioni) e negli Stati Uniti (59 milioni).
Se fossimo a caccia di cifre,
come protestanti riformati ci sarebbe di che deprimersi. Ma come minoranza da sempre, abbiamo imparato a non dar troppo
peso ai grandi numeri e all’espansione che non sono automaticamente sinonimi di fedeltà. D’altra parte dobbiamo badare a non
« santificare » il calo del protestantesimo che va preso sul serio come un elemento dell’autoanalisi critica che come chiese
abbiamo da fare continuamente.
In sostanza, più che accusa o
assoluzione, l’enciclopedia del
pastore Barrett — di cui una copia potrebbe ben trovar posto
in una delle nostre biblioteche —
Ituò essere una scuola di umiltà
nel considerare la fede evangelica nel mondo attuale e un utile
stiTimento per la missione delle
nostre chiese che non dipende
dai numeri, ma che anche con i
numeri ha da confrontarsi nella
ricerca della fedeltà all’Evangelo.
Franco Giampiccoli
subordinata dal Congresso al miglioramento della situazione dei
diritti umani in questo paese.
Quindi affermare — come ha fatto Reagan — che il governo salvadoregno « sta facendo uno sforzo concertato e significativo per
conformarsi ai diritti umani internazionalmente riconosciuti » e
che esso « sta acquisendo un sostanziale controllo su tutte le sue
forze armate per far cessare la
tortura indiscriminata e gli assassina di cittadini salvadoregni » significa voler preparare il
terreno per l’invio di ulteriori
aiuti da parte del governo US.A.
Amnesty International, che ha
più volte espresso ai vertici della politica estera USA la preoccupazione che tali aiuti siano impiegati per scopi repressivi contribuendo ad aumentare le sofferenze del popolo salvadoregno,
è impegnata a far udire la sua
voce anche in questa occasione.
I lettori dell’Eco-Luce, come ogni
cittadino italiano sensibile al
problema, possono appoggiare
l’azione di Amnesty, scrivendo al
Presidente Reagan cartoline postali (L. 300) o aerogrammi
(L. 450) con il seguente testo:
(data)
Mister President,
re: El Salvador
I am writing to you from... to
express my concern about the
continuing reports of killings and
other atrocities being comrriitted by the security forces of El
Salvador against the people of
that country. I earnestly appeal
to you not to take any action,
including the supply of military
weapons and assistance, which is
likely to contribute to the suffering -of the Salvadorian people.
Yours sincerely
(firma leggibile)
indirizzo: President Reagan
The White House
Washington DC 20500
U.S.A.
Traduzione del testo:
Signor Presidente,
Le scrivo da (città e nazione) per
esprimerle la mia grande preoccupazione per i rapporti che
continuano ad arrivare sulle uccisioni ed altre atrocità commesse dalle forze di sicurezza di El
Salvador contro la popolazione
di quel paese. La prego caldamente di non fare alcun passo,
incluso il rifornimento di armi
ed assistenza militare, che possa
conirihuirc ancora alle sofferenze del popolo salvadoregno.
L’efficacia di questa azione è
data dalla mobilitazione internazionale che riuscirà ad ottenere.
Pertanto i membri evangelici del
.sruppo Italia 2 di AI invitano i
fratelli a non sottovalutarne la
importanza anche perché ritengono che essa è inseribile in quell’impegno per la pace a cui l’ordine del giorno sinodale (Art.
70 SI 81) richiama i credenti e
le chiese.
Gruppo Italia 2 di
.Amnesty International