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Anno 115 - N. 24
15 giugno 1979 - L. 250
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ARCHIVIO TAVOLA VALDESE
10066 TORRE PELLICE
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ELEZIONI POLITICHE DEL 4 GIUGNO
La legge del pendolo
Ad ogni avanzata della sinistra è succeduta la volta seguente una
oscillazione contraria - Una legge che continuerà ad essere valida?
Né
né
distruggere
conservare
La « legge del pendolo » è stata confermata dai risultati delle
elezioni politiche del 4 giugno.
Secondo questa « legge », illustrata dal politologo socialista
Giorgio Galli prima delle elezioni (La Repubblica, 18 aprile 79),
ad ogni avanzata della sinistra
(PC, PSI, estrema sinistra) segue la volta successiva una oscillazione contraria: così dopo l’avanzata del '68, per la prima volta oltre il 40% (pur con un PSI
unito al PSDI), seguì il riflusso
del '72 sul 38,7%; e alla tumultuosa avanzata del '76, che portò la sinistra al 45,6%, segue ora
un calo — peraltro piuttosto secco — al 42,4%. Non è tuttavia la
DC a beneficiare di questi riflussi, dato che nefl'ultimo decennio
i suoi voti hanno oscillato intorno al 38%, e lo hanno confermato queste elezioni. Era forse l’occasione più favorevole che la DC
abbia avuto da molto tempo per
rimontare; ma gli elettori moderati hanno preferito rafforzare i piccoli partiti del centro e
la DC non soltanto non ha aumentato il suo peso ma ha anche perduto un piccolissimo
margine.
È quindi possibile — partendo
dai dati puramente numerici —
dire che sta proseguendo la duplice tendenza degli ultimi 30 anni:
da una parte la lenta erosione
del potere democristiano (1948:
48,5%), dall’altro la faticosa
avanzata pendolare della sinistra (1948: 3-1%).
In realtà la situazione è molto
più preoccupante di quanto i
semplici dati numerici lascino
intravedere per almeno due motivi.
Disaffezione politica
Quelle del 1979 sono state le
elezioni della disaffezione politica di una considerevole parte
dell’elettorato italiano. Anzitutto
la percentuale dei votanti è calata, rispetto al 1976, di un netto 3%. A questa astensione bisogna aggiungere il voto di protesta di quanti hanno votato scheda bianca e di una buona parte
delle schede nulle, di quanti cioè
hanno sfregiato volontariamente
la propria scheda. In totale si
può calcolare grosso modo un
altro 4%. Infine a questi nonvoti può essere aggiunto il 3,4%
del PR che ha impostato tutta
la sua campagna elettorale sul
rigetto del sistema politico tradizionale e sul rifiuto di tutti gli
altri partiti legati in un unico
fascio senza distinzione. I voti
radicali, triplicati rispetto al ’76,
sono quindi chiaramente un altro segno del rifiuto dell’attuale
sistema politico.
Certo tutti questi voti, e nonvoti, non sono omogenei. Ciò non
toglie che la loro somma dia una
percentuale impressionante, il
Partito degli Scocciati che in forme diverse hanno manifestato
indifferenza, rabbia o avversione
nei confronti degli snervanti giochi di surplace delle forze politiche del paese. Sarebbe senza
dubbio un partito di grande importanza, se questa protesta potesse essere canalizzata e si
esprimesse in modo positivo. In
realtà la disomogeneità di questo elettorato e soprattutto la
sua carica unicamente negativa
e distruttiva non fa che indebolire le forze del rinnovamento e
contribuisce a bloccare la vita
politica della nazione.
Stallo politico
Il secondo dato fortemente negativo è che queste elezioni non
consentono la soluzione di nessuno dei problemi di schieramento per risolvere i quali gli
elettori sono stati chiamati alle
urne. Non c’è alcuna spinta al
PC verso l’area di governo, ma
non c’è neppure un consenso per
una nuova egemonia della DC;
non c’è sufficienza (malgrado l’avanzata dei partiti intermedi)
per un ritorno al centrismo degli anni '50, né c’è indicazione
per un nuovo centrosinistra con
un minimo di vigore che solo un
forte aumento del PSI avrebbe
potuto permettere. La formazione del governo è dunque più diffìcile e incerta di quanto fosse
prima delle elezioni quando già
sembrava impossibile...
Per nessuno
sonni tranquilli
Di fronte a queste così serie
difficoltà non ci sono- sonni tranquilli per nessuno.
Le forze politiche moderatamente o fortemente conservatrici non si preoccupano certo del
calo della sinistra, anzi. Ma non
possono ignorare questi fattori
di ingovernabilità e dovranno
dare indicazioni credibili sul come superarli.
Le forze progressiste per parte loro non possono non preoccuparsi del calo della sinistra.
Ma sarebbe triste se questa preoccupazione fosse sentita solo
da alcuni e riguardasse solo il
calcolo di alcuni punti in percentuale persi oggi, da riacquistare
domani. In realtà per la sinistra
non si tratta tanto di rimontare
lo svantaggio di una flessione
che complessivamente non è disastrosa, quanto piuttosto di costruire una nuova proposta politica capace di sbloccare lo stallo complessivo e di vincere la
disaffezione politica di una consistente parte dell’elettorato. E
questa meta non sarà raggiunta
se non con un riconsiderare strategie, ammettere errori, elaborare proposte unitarie alternative al potere democristiano. Solo
per mezzo di una spinta di questo genere la « legge del pendolo », confermata in queste elezioni, potrà essere confermata anche alle prossime e segnare un
, passo'àvanti vqrso qÿiella possibilità di reale rinnovamento che
quasi la metà degli italiani continuano a pensare sia rappresentata unicamente dalla sinistra.
Franco Giampiccoli
ma costruire
Ecco io ho messo le mie parole nella tua bocca. Vedi io ti costituisco oggi suUe nazioni e sopra i regni, per svellere, per demolire,
per abbattere, per distruggere, per edificare e per piantare.
(Geremia 1:10)
Svellere, demolire, abbattere,
distruggere. Con i tempi che
corrono potrebbe anche sembrare un’eco di un programma terroristico, una vanificazione di
quel desiderio di tranquillità,
una mortificazione di quella che
è l’aspirazione più costante e più
tenace dell’umanità tutta: avere
delle sicurezze cui fare riferimento. Sicurezze che per l’italiano medio, si può dire un po’ caricaturalmente, si sono ridotte a
rinchiudersi in casa la sera per
godersi la televisione in poltrona, a rifugiarsi — per chi può —
nei cosiddetti paradisi di vacanze, ad andare alla riscoperta (sapientemente orchestrata e guidata) di quei ’valori tradizionalV
pilastri di un’autentica civiltà
umana. Tragicamente però gli
scoppi degli attentati terroristici, t sequestri di persona, la minaccia di una grave crisi energetica dalle conseguenze non proprio imprevedibili, la cruda realtà dell’inflazione, i dati sulla disoccupazione fastidiosi nella lo
INTERVISTA AL PASTORE NESTOR ROSTAN IN VISITA IN ITALIA
Un fratello ci guarda con simpatia
ed equilibrio critico
In margine alla Conferenza del II Distretto abbiamo incontrato il pastore Mestar Rostan. e sua moglie Dafne che
Stanno compiendo un givo di visite dalla Sicilia alle Valli
valdesi e gli abbiamo rivolto alcune domande. ^
Nestor Rostan ha 51 anni, proviene dallUruguay, si e licenziato in teologia alla Facoltà di Buenos Ayres nel 51 ed
ha lavorato da allora in diverse chiese della zona noplatense Anche la signora Dafne Ribeiro è licenziata in teologia
e dei loro due figli, Nestor Eduardo e Elena il primo è studente del 4’' anno alla Facoltà di teologia di Buenos Ayres.
__Hai un programma di visite
molto esteso e insieme molto intenso. Che cosa ti proponi come
scopi per questo viaggio?
__Dopo un semestre trascorso
alla Facoltà di teologia di Montpellier per un periodo di aggiornamento, questo nostro viaggio
attraverso la penisola ha per
scopo una conoscenza diretta
della vita e della testimonianza
della nostra chiesa in Italia: conoscere personalmente — e pertanto dal vivo — questa realtà sulla quale abbiamo letto e
sentito tante notizie per mezzo
della Luce, dei libri, delle informazioni ecclesiastiche e delle
persone che da un lato o dall’altro hanno attraversato l’Atlantico.
__ Hai già visitato diverse
chiese. Che impressioni hai ricavato?
Devo precisare che a questo
punto del nostro viaggio abbiamo visitato solo le comunità del
centro e del sud Italia. Inoltre
la nostra visita ad ogni comunità si è limitata a due o tre
giorni e in alcuni casi a un solo
giorno o a poche ore, e d’altra
parte questo tempo di fine anno
ecclesiastico non è il più adatto
per conoscere le chiese nella pienezza delle loro attività. Bisogna
dire che la conoscenza acquisita
è molto superficiale; nonostante
questo, si possono ricavare alcune impressioni.
In ogni località gruppi ridotti
sono stati presenti alle riunioni
a cui abbiamo assistito. Non credo di poter prendere questo come un segno evidente della partecipazione dei membri alla vita
ecclesiastica; in ogni caso abbiamo visto che le persone che
abbiamo incontrato erano profondamente interessate alla vita
della chiesa locale e con notevole
apertura si interessavano ad altre situazioni della chiesa e per
esempio della nostra realtà sudamericana. Abbiamo visto anche un buon impegno nella ricerca di forme e modi di inserimento della testimonianza della fede
cristiana neU’ambiente medio
della società.
Paradossalmente, quelle opere
concrete di servizio, quali le opere educative e assistenziali, che
abbiamo avuto la possibilità di
conoscere, condotte con grande
amore e dedizione da coloro che
vi si impegnano, non sembrano
provocare l’appoggio deciso delle comunità locali.
In linea generale ci sembra vedere la gente della chiesa un,poco oppressa dai problemi sociali e politici la cui entità siamo
ben lungi dal disconoscere e sottovalutare. Potrà forse sembrare
una osservazione ingenua, ma
(continua a pag. 8)
ro aridità, la triste realtà del nostro Mezzogiorno, dove le assurdità di un ’male oscuro’, o di una
mafia paralizzante sono purtroppo vere, tutto questo vanifica le
nostre sicurezze e fa crollare i
nostri pilastri.
Noi credenti, noi chiesa — e
per di più piccolissima — stretti in questa morsa inesorabile,
nonostante la nostra illusione
antica di avere in tasca la chiave del rifugio antiatomico, non
siamo stati risparmiati.
Noi figli della Riforma che aveva messo in crisi una chiesa
adultera e deformata, pensavamo di avere acquistato un modo
di vita ecclesiastica genuinamente evangelico; noi spettatori e
fruitori di una profonda rivoluzione teologica che aveva proclamato il Dio totalmente altro
èd aveva rivendicato la centralità della parola di Dio, credevamo di avere acquisito delle basi
dottrinali che potevano ridare
vita alle nostre chiese; ma intanto le nostre comunità si assottigliavano. Ed ecco che il grosso
terremoto del ’68 ha sovvertito
tutte le nostre convinzioni e le
nostre istituzioni: culto e catechismo, scuola domenicale e santa cena, pastorato ed unioni giovanili, sinodo e predicazione,
tutto veniva non solo messo in
questione da quella generazione,
ma spesso veniva completamente rifiutato. È. stato il finimondo,
molti si sono sentiti strappare il
tappeto di sotto i piedi; le nostre cisterne risultavano screpolate, ma l’acqua delle nuove sorgenti non è sembrata bevibile a
tutti e così molti se ne sono andati-,.^ smarriti, distrutti. Per molti altri però nascevano nuove
speranze, si aprivano nuovi cammini per i quali si avviavano con
entusiasmo, scoprendo nuovi modelli di teoria e di prassi al di
fuori dei quadri religiosi tradizionali.
Negata la chiesa nella sua forma tradizionale, istituzionalizzata, si è concepita una presenza
cristiana come sale disperso nel
cibo. Negata la comunità, i suoi
culti, le sue attività come forme
di aggregazione alienante, si è
proposta come unica genuina
aggregazione la partecipazione
alle lotte di classe, alle lotte di
liberazione. E la chiesa si è spaccata dividendosi fra coloro che
rimanevano aggrappati alle sicurezze antiche tentando di salvarle e coloro che sbandieravano i
modelli nuovi, con però in mezzo forse i più che allevano una
sola Certezza quella del loro
smarrimento.
Presto però — molto presto —
anche i nuovi modelli sono stati
messi in crisi e i ’miti’ sono crollati, lasciando in molti, in troppi la sensazione di essere rimasti
con un pugno di mosche.
Una tate conclusione sulla lettura della nostra realtà sarebbe
quanto mai pericolosa se non volessimo tenere conto delle parole
di Geremia. A noi credenti queste parole dovrebbero fare intravedere un altro motivo ed un
altro scopo della frustrazione
Bruno Tron
(continua a pag. 2)
2
1
15 giugno 1979
MILANO: CONFERENZA DEL il DISTRETTO
Il pastore, perno centrale
della vita delle chiese?
Alcune impressioni
dei partecipanti
La Conferenza del II Distretto, che ha svolto i suoi lavori il
26-27 maggio a Milano con la
partecipazione di un centinaio
di persone fra delegati e ospiti,
ha imperniato le due giornate di
lavoro su alcuni temi chiave,
quali; La situazione pastorale, il
problema giovanile, le finanze, i
collettivi teologici. Ci si è anche
interessati della diffusione della
nostra stampa, delle opere del
distretto, del prossimo convegno
C.E.C., ecc.
Per ognuno di questi argomenti sono stati approvati uno o più
Ordini del giorno, sorti dopo
ampio dibattito, che qui vi presentiamo.
Riguardo alla carenza di forze pastorali nel nostro Distretto c’è un O.d.G. che potremo
chiamare del ’teologo itinerante’:
« La Conferenza esaminata la situazione della cura pastorale nelle chiese
del Distretto, incarica la CEO di richiedere alla Tavola nella riunione che
avrà luogo dopo il Sinodo tra la
medesima, le commissioni distrettuali
e i sovrintendenti di Circuito, di destinare in via sperimentale a uno dei
circuiti del Distretto, preferibilmente
a uno di quelli in oui la soluzione dei
problema di una cu^ pastorale è più
urgente, un pastore a pieno tempo che
eserciti il suo ministero in mc^o itinerante, ma per un tempo sufficiente,
presso tutte o parte delle chiese del
Circuito, curando in particolare la formazione di ministeri locali, l'aggiornamento biblico e teologico di tutti i
fratelli, l’aggregazione e l’animazione
comunitaria, m modo che le chiese
siano sempre più soggetto e non oggetto della predicazione, della testimonianza e del servizio ».
Sempre nel campo delle presenze pastorali nel Distretto si
è sentita l’esigenza di una « strategia per la chiesa », ossia ’quanti pastori per quale lavoro’ e,
quindi.
« Per incoraggiare ricerche vocazionali precise e motivate, e per contribuire all elaborazione di una strategia
per la chiesa, la Conferenza chiede alla CED di studiare un piano che indichi quale potrebbe essere l’organico
ottimale di forze pastorali nel Distretto, tenendo conto sia dei lavoro interno alle comunità, sia dell'evangelizzazione ».
Dalla presenza delle nostre
chiese nel contesto sociale in cui
vivono si è passati al «problema giovanile », cioè al ’rapporto
giovani-chiese’ :
« La Conferenza Distrettuale, riflettendo sul rapporto giovani-chiese ripropone all'attenzione delle comunità
il problema della educazione in vista
della fedo, della formazione e della condizione giovanile nei suoi termini generali.
È consapevole che questa riflessione
ha implicazioni di carattere generale
legate alla vita delle chiese, ai ministeri, ai modi di intendere la testimonianza e la ricerca biblica, alle forme
del culto e dell'organizzazione ecclesiastica.
Impegna le comunità a discutere di
questi temi tenendo presente il dibattito e le esperienze fin qui realizzate,
la riflessione e la pratica della EGEI.
Tale dibattito tenderà a definire progetti specifici di formazione ed impegno
dei giovani a carattere locale e regionale capace di creare una rete di gruppi vivi e significativi.
Ribadisce la positività del lavoro giovanile svolto fin qui sulla base del
mandato della Coitferenza Distrettuale
del 26-27 maggio 1977.
E dà mandato alla CEO di individuare
modi, tempi, persone per la sua prosecuzione in accordo con la EGEI sulla
base del dibattito e dei documenti approvati dalle passate Conferenze Distrettuali ».
A riguardo dei collettivi teologici, sorti a Torino, Milano e in
Liguria con ottimi risultati.
« La Conferenza del II Distretto riconosce l'importanza per uno stimolo
all'interno delle comunità e dei circuiti
e la validità dei collettivi teologici come sono stati attuati nell'ultimo anno.
Invita a proseguire queste iniziative
là dove sono state sperimentate e ad
avviarle in altre comunità quale strumento di formazione dei laici in genere
e dei predicatori locali in particolare ».
della nostra responsabilità di
credenti, è stato dibattuto a lungo e con passione. Da questa
discussione sono sorti due o.d.g. :
« La Conferenza considerando la situazione finanziaria delle singole chiese valdesi del Distretto, invita il Sinodo a studiare una riconsiderazione globale del contributo delle chiese alla
Cassa Culto con una maggiore considerazione sia della percentuale tra entrate complessive e somme versate alla
Tavola, sia della capacità contributiva
pro-ca^ite »,'
e l’altro per le chiese metodiste:
quanto riguarda le Opere e che sia
precisato quali Opere rispondono ai
Concistori, quali ai Distretti, quali al
Sinodo e chiede alia CED che sì adoperi perché questo chiarimento avvenga ».
La Conferenza Distrettuale ha
inoltre approvato il Regolamento del Centro Lombardini con le
modifiche proposte dalla Tavola.
A seguito del crescente interesse e approfondito dibattito
nelle chiese in relazione alla crisi energetica ed alle sue conseguenze
« La Conferenza invita la CED a prendere dopo il Sinodo prossimo, gii opportuni contatti con la Commissione
deirOPCEMt (Opera per le Chiese Evangeliche Metodiste in Italia) per studiare in qual modo il Distretto potrà
essere d’ausilio alla Commissione medesima per la raccolta o la ripartizione
delle contribuzioni delle chiese metodiste al Eondo Ministero ed al Fondo
Pensioni ».
« La Conferenza prega il Sinodo di trasmettere a tutte le chiese gli atti dei
prossimo Convegno CEC su "Fede,
Scienza e Avvenire” invitando le medesime a farne oggetto di esame e dì discussione ».
Per una maggiore diffusione
della stampa evangelica;
Si è sentita anche la necessità
di ricordare un nostro caro fratello assente, che ha dato molto
alla CED, e di manifestare a lui
ed alla sua compagna tutta la
nostra simpatia e fraterna solidarietà :
« La Conferenza Distrettuale invita
la CED a preparare un rapporto che domumenti alla Conferenza del prossimo
anno le iniziative attuate nei vari Circuiti e chiese per la diffusione della
stampa evangelica in particolare del
settimanale "La Luce”.
La Conferenza distrettuale impegna
le chiese e invita i Circuiti a prestare
alla CED la più ampia collaborazione ».
« La Conferenza si sente arricchita
per il fatto che il past. Thomas Soggin,
presidente della CED, ha potuto rispondere positivamente alla vocazione rivoltagli, di offrire un servizio temporaneo
alle Chiese dei Rio de la Piata, e intercede per iuiJe per le comunità uruguayane in solidarietà fraterna ».
Anche alle Opere presenti nel
Distretto (Casa di S. Marzano,
Centro J. Lombardini di Cinisello e Casa Valdese di Vallecrosia) è stata dedicata attenzione
sottolineando che
« La Conferenza ritiene necessario
che vengano chiarite ie differenti competenze della Tavola, delle CED per
Al termine di questa esposizione di linee di lavoro e di testimonianza, consapevoli della
insanabile nostra debolezza che
spesso vanifica la nostra fatica,
sentiamo di dover rivolgere al
Signore la stessa preghiera del
l’antico salmista ; « ...rendi stabile l’opera delle nostre mani;
STI, l’opera delle nostre mani rendila stabile ! ».
Enos Mannelli
Elezioni
DEPUTATI ALL’ASSEMBLEA DELLA FEDERAZIONE;
Valdesi: Gianni Bogo, Giorgio Bouchard, Gustavo Bouchard, Ennio Del
Priore, Carlo Gay, Neri Giampiccoli; Evelina Cacciari Bogo, Danny Briante, Anna D'Ursi, Elena Fischll, Paolo Naso, Elena Vigilano.
Metodisti: Tullio Di Muro, Gian Maria Grimaldi, Enos Mannelli, Giorgio Resini; Leonardo Casorio, Giovanni Ghelli, Anita Pigoni, Gian Paolo
Ricco.
COMMISSIONE ESECUTIVA DISTRETTUALE;
Thomas Soggin, presidente; Niso De Michelis, vice-presidente; Evelina Cacciari Bogo, segretaria; Paolo Bogo, Bruno Mathieu, membri.
COMMISSIONE D'ESAME SULL'OPERATO DELLA CED;
Giovanni Pons, Sergio Nisbet.
DEPUTATO DELLA CONFERENZA AL SINODO;
Luca Zarotti.
Ho chiesto alcuni commenti a
caldo ad alcuni partecipanti alla
Conferenza. A parere di Giuseppe Anziani, pastore della Chiesa
Metodista di Cremona, che ha
retto la presidenza provvisoria
all’inizio dei lavori, « la Conferenza è stata (senza abuso di retorica), seria, costruttiva e in
uno spirito di vera concordia. In
ogni tema dibattuto, i vari interventi hanno manifestato una serietà di impegno, sia nei riguardi della gioventù evangelica, come sul tema dell’ evangelizza^
zione, come annuncio “vissuto”
del messaggio di Gesù ». La predicazione del past. Neri Giampiccoli (che sarà pubblicata sul
prossimo numero, n.d.r.) è stata
recepita come segno concreto di
questo impegno evangelistico.
« C'è troppa burocrazia », ha subito pensato Anna D’Ursi, 23 anni, di Torino, tra i più giovani intervenuti. « In seguito mi sono
resa conto che serve, perché è segno di democrazia. In secondo
luogo penso che si è troppo parlato di pastori e troppo poco di
predicatori laici e di altri ministeri possibili o esistenti ».
Altri hanno rilevato una certa
stanchezza, una certa noia, una
mancanza di vivacità, di dialettica. Mi pare tuttavia che a poco a
poco impariamo ad usare questo strumento del Distretto nelle
sue nuove dimensioni geografiche e nei compiti parzialmente
nuovi che ne derivano; i temi dibattuti: opere e istituti, finanze,
una rinnovata sensibilità alla tematica dei ministeri, gioventù,
mostrano una concretezza di intenti sostanzialmente positiva.
Resta il problema di usare questi due giorni all’anno, in cui un
centinaio di fratelli si ritrovano,
in rappresentanza di 40-50 comunità, nel migliore dei modi possibili, come momento di incontro, di dibattito, di decisione,
alleggerendo la parte burocratica.
Ancora un commento, che ci
pare utile perché viene da un
pastore riformato svizzero, Daniel Attinger, che lavora nella
comunità di Bose, sulla frontiera ecumenica, che ha quindi un
punto di vista forse più distaccato di quello di molti di noi,
ma è « dei nostri », un fratello
che cura la nostra comunità di
Biella.
« Mi sono trovato in una Chiesa che ha il gusto della discussione e a cui piace parlare. E
questo può essere positivo. Solo
chi crede ancora nella forza delle parole può infatti scoprire la
potenza della Parola di Dio e
l'impatto della predicazi one di
Neri Giampiccoli durante il
culto mi sembra confermare
questo aspetto positivo.
C’è però l'altra faccia della
medaglia (presente anche questa
nell’Assemblea) e cioè il rischio
che si preferiscano le proprie parole alla Parola di Dio la cui potenza viene ostacolata dal fatto
che la si confina nel momento
specifico del culto anziché lasciarla penetrare tutta la vita e
tutto il tempo dell’Assemblea.
Ho sempre più paura che il
fare delle introduzioni alla Bibbia, il fare teologia, divengano
scappatoie per non leggerla...
tipica al riguardo la relazione sui
ministeri in cui si preferisce
l’analisi di una inchiesta che constata l’ignoranza delle comunità
sulla questione e il parallelismo
“stimolante", suggerito da R.
Kinsler, tra medici e ministri, al
messaggio biblico, di cui non si
dice nulla, per impostare la riflessione. La nostra Chiesa è forse veramente malata al punto da
aver bisogno più di medici che
di ministri!
L’altra impressione è la sensazione di abisso esistente tra la
discussione e l’ordine del giorno
che ne scaturisce: è la montagna
che partorisce il topo. Il problema della pastorale, la “questione
giovanile" ed altri sono temi fondamentali di cui si è parlato durante l’Assemblea. Gli ordini del
giorno su questi argomenti invece mi appaiono piuttosto aulici...
Ma forse anche questo è buono...
Non gli ordini del giorno, ma la
consapevolezza dei delegati che,
spero, riferiranno, o meglio, trasferiranno questi problemi nelle
loro comunità, saprà portare soluzioni concrete a problemi vecchi. A proposito dell’ordine del
giorno sulla questione giovanile,
qualcuno ha detto che da anni
si ripropone questo tema e nulla
cambia! Vero!... finché capirà
che lui è incaricato di trasmettere l’interrogativo alla sua comunità e che questa è chiamata a
dare una soluzione.
Il problema infatti non si risolve in una Assemblea né in Sinodo, ma nelle comunità locali,
insieme con i giovani stessi.
In conclusione: molte parole?
sì! Tempo sprecato? Sì e no... dipende da quel che i deputati faranno di queste parole...
S. R.
distruggere, né conservare, ma costruire
Il problema delle finanze, che
rappresenta l’ago della bilancia
(segue da pag. 1)
delle nostre certezze antiche o
nuove: distruggere ed abbattere
non va letto come un destino avverso ed ineluttabile, ma come
una precisa volontà di Dio nel
corso della realizzazione della
redenzione umana.
Dalla lettura del libro di Geremia e del suo contesto storico
impariamo che la distruzione, lo
sradicamento erano sì, operazioni dolorose, però necessarie per
la liberazione del popolo di Dio
dalle sue false sicurezze.
Le sicurezze di Giuda, però,
viste alla luce della parola di
Dio, erano altrettante coperture
ad una profonda infedeltà idolatrica ed ingiusta: mentre si parlava dell’Iddio fedele e liberatore si cercavano le alleanze con
l’Egitto, mentre si perpetuava il
culto del tempio si offrivano i
sacrifici agli idoli, mentre ci si
compiaceva dell’ascolto della legge e dei profeti si opprimeva chi
era indifeso e povero. Dunque
nella logica di Geremia, che era
poi la logica di Dio, era necessario che queste sicurezze, questi
punti di riferimento fossero tolti
al popolo e non essendo stata
ascoltata la parola profetica (per
25 anni vi ho parlato, dice Geremia) Dio si servì di uno strumento totalmente estraneo che travolgendo i popoli dell’oriente,
travolse anche il Regno di Giuda.
Tuttavia lo scopo finale della
vocazione profetica non era quello, perché Dio non è il dio della
morte e della distruzione, ma è
Dio della vita e della resurrezione. E se lo svellere, l’abbattere è
chiaramente un momento reale
nel cammino della redenzione,
altrettanto reale è l’edificare ed
il piantare. Però edificare e piantare non significa un ritorno puro e semplice al precedente, non
è una restaurazione dei 'valori
tradizionali’ (non si dirà più:
Colui che ci ha tratti dal paese
d’Egitto; non ci sarà più l’arca
e non si sentirà più la nostalgia),
perché edificare e piantare è l’opera totalmente nuova di Dio.
Per usare una espressione di Geremia: non si tratta di stuccare
le cisterne screpolate, ma si tratta di scoprire la sorgente di acqua perenne.
Ci preme ora cercare per noi
il senso di queste parole di Geremia, in un momento in cui è
urgente discernere qualche segno che ci permetta di fare il
punto sul nostro cammino di credenti, tanto più che il clima di
prolungato disorientamento non
è salutare.
Che ci fossero e ci siano ancora delle false sicurezze da distruggere è innegabile e questo
processo è in fin dei conti in linea con la nostra convinzione riformata che la chiesa debba sempre essere messa in questione
per essere riformata; ma siamo
certi che nella distruzione tutt’ora in atto vengano distrutti
soltanto gli idoli e le false certezze? Siamo sicuri che rabbattere, lo sradicare, quello voluto
da Dio, significhi fare piazza pulita di tutto quello che è stato fin
ora la vita e il modo di essere
della chiesa?
Le nostre comunità: piccole,
vacillanti e malate (quasi sempre nella realtà se non sulla carta), dopo che tutto è stato ed è
messo in questione, sono ancora
lì; dopo tutte quelle proposte di
teologia — spesso definita avanzata — che le negano comeespressione genuina dell’essere
cristiani nel mondo, sono ancora lì.
Ci sono solo perché siamo noi
che teniamo disperatamente in
piedi ruderi ormai già minati
alla base? O ci sono invece perché non sarebbero per caso quel
'resto' che — come già ai tempi
di Geremia — Dio aveva voluto
lasciare per usarlo come materiale per la sua nuova costruzione?
Se così fosse, non sarebbe dunque arrivato per noi credenti tutti (al di là di barriere confessionali e di schieramenti ideologici) il momento di sospendere i
nostri esercizi di distruzione, o
di conservazione e di cercare invece insieme nella parola di Dio
(unico punto fermo di riferimento che ci è dato di avere) in tutta
umiltà, ma anche con fresca inventiva che viene dallo Spirito
di Dio, le indicazioni di come vivere la nostra vocazione a costruire? È un lavoro lungo che
non ammette fughe in avanti,
ma neppure nostalgici ritorni, è
un lavoro penoso che non ammette entusiasmi facili e trionfalismi demagogici ma neppure
disperazione rassegnata, è un lavoro rischioso che non ammette
connubi adulteri ma neppure isolamenti presuntuosi.
È un lavoro che chiede la formulazione di una confessione di
fede nella quale possiamo riconoscerci senza troppe contorsioni intellettuali; è un lavoro che
esige una definizione della testimonianza evangelica che ci dica
quale debba essere il nostro contributo alla costruzione della città dell'uomo, ma che nello stesso tempo ci dica anche in che
cosa il progetto di Dio trascende
i progetti umani; è un lavoro che
deve giungere a creare forme di
vita ecclesiastica che esprimano
autenticamente una fede evangelica.
Ma prima di tutto e soprattutto è un lavoro che deve tenere
conto che c’è un unico fondamento possibile ad esclusione di
ogni altro: Cristo, quello a cui la
scrittura rende testimonianza.
Bruno Tron
(dalla predicazione alla
Conferenza del IV Distretto)
3
15 giugno 1979
GLI ORGANISMI DEL CEC - INTERVISTA A FERNANDA COMBA
Per una società più giusta
Il ’’programma per una società giusta, partecipata e vivibile” è una
delle maggiori linee di ricerca del Consiglio Ecumenico delle Chiese
PROSEGUE IL DIBATTITO NELLA FDEI
La Santa Cena
ai bambini
— « Società giusta, partecipata
e vivibile ». Questo titolo dato
ad un programma del Consiglio
Ecumenico non è un po’ incomprensibile?
Il difetto del titolo del programma è di essere molto chiaro
in inglese (« Just, Participatory
and Sustainable Society », JPSS),
ma praticamente intraducibile
in altre lingue. Per il momento
però non se n’è trovato un altro
migliore. Il significato di questa
formula è questo: dobbiamo
impegnarci nella ricerca di una
società giusta, in cui tutti partecipino alle decisioni e in cui
vengano assicurate le condizioni
per una vita ecologicamente
sana.
— Qual è la linea teologica
che sta alla base di questo programma?
— Nel suo rapporto al Comitato Centrale di Kingston dello
scorso gennaio, il Comitato consultivo JPSS ha affermato: « Durante tutta la sua storia il movimento ecumenico ha cercato
di rifiettere non soltanto sull’unità e la missione della Chiesa,
ma anche sulle convinzioni cristiane fondamentali che potevano guidare il Popolo di Dio nella lotta per una società migliore ». Mentre la Conferenza di
Oxford del 1937 parlava di « società libera » e l’Assemblea di
Amsterdam del 1948 di « società
responsabile », il dibattito sullo
sviluppo iniziato con la Conferenza di Chiesa e Società a Ginevra, nel 1966, ha correttamente
sottolineato la necessità della
giustizia nella società. « Questo
ha condotto al tentativo attuale
di identificare le questioni e i
problemi specifici che devono
essere affrontati oggi nella costruzione di una società giusta
e di considerarli alla luce della
testimonianza biblica al Regno
di Dio » (Rapporto JPSS).
— Questo non vuol dire che le
chiese siano chiamate a elaborare uno schema cristiano di società ideale.
— No certo. Ma si tratta di
partire dalle realtà concrete in
cui vivono le chiese per progredire verso l’obiettivo indicato
dal programma: « La situazione
è diversa da regione a regione,
ma un numero crescente di società sono caratterizzate da
strutture d’ingiustizia, assenza
di partecipazione e minaccia di
degradazione » (Rapporto JPSS).
In talune regioni si devono difendere i diritti umani o i diritti alla terra, oppure si deve
lottare contro l’influenza predominante del capitale multinazionale; in altre è prioritaria la difesa della pace e della coesistenza pacifica, in altre ancora si
tratta di trovare soluzioni alternative alle scelte energetiche e
di tecnologia militare attuali, e
di combattere la disoccupazione. Sono pochi esempi ricavati
dal contesto mondiale, ma se
ne possono fare molti altri.
— Molti chiederebbero senza
dubbio cosa c’entra la chiesa
in tutto questo...
— Le chiese sono parte integrante di questa realtà e la vivono in una posizione spesso
fortemente minoritaria, mentre
molti dei loro membri passano
per una crisi della fede o sono
schiacciati da sentimenti di insicurezza e impotenza. Alcuni appoggiano in nome della loro fede le strutture esistenti, per altri la partecipazione può essere
limitata «dai valori e dalle norme della maggioranza », mentre
« altri ancora hanno fatto una
scelta precisa e si sono impegnati nelle lotte del popolo per
esprimere la loro obbedienza e
fedeltà alla chiamata di Dio in
favore della giustizia»... «Come
possono le chiese giungere a una
comprensione comune della real
tà storica e impegnarsi in modo
significativo in questa lotta mediante la vita e l’azione, la testimonianza e il servizio? » Come
possono imparare insieme, nel
movimento ecumenico, a « rinnovare la loro vita e a rivedere la
loro comprensione di sé alla
luce della realtà storica odierna? Perciò lo scopo di quésta
linea programmatica è di promuovere la partecipazione cristiana e il contributo cristiano
al processo di trasformazione
storica verso una maggior giustizia, una maggior dignità e pienezza di vita nelle società umane » (Rapporto JPSS).
— Non si tratta dunque di una
scelta di campo politica.
— No, e neppure di una « terza via » fra capitalismo e socialismo, ma di una sfida alle chiese e ai credenti affinché là dove
si trovano, nelle situazioni concrete in cui vivono, scelgano
la giustizia e la partecipazione e
s’impegnino e lottino per abbattere le strutture ingiuste e costruire una società in cui' i diritti di tutti siano riconosciuti.
Presenti al Convegno, tenutosi domenica 20 maggio nei locali
della chiesa metodista, erano le
rappresentanti battiste di Ferrara, metodiste di Bologna e Parma, una valdese di Rimini; assenti le valdesi di Felonica Po.
L’interesse è stato subito centrato su quello dei tre temi proposti dalla FDEI che più ci interessava e che può definirsi genericamente: « La Santa Cena ai
bambini ». Questo tema ha comportato un approfondimento di
alcuni concetti base come: la nozione di Sacramento, il rapporto tra Battesimo e Santa Cena,
la Santa Cena e il suo significato come predicazione, l’immagine della chiesa come popolo di
Dio.
Da tutta la discussione sono
emersi i seguenti punti:
1) Nelle comunità da noi rappresentate il problema della Santa Cena ai bambini delle scuole
domenicali non è problema che
essi si pongano. È un problema
che si sono venuti ponendo gli
adulti, stimolati dall’interrogativo di alcune chiese estere.
Del resto anche il problema
del pedobattismo è problema
Notizie dal mondo evangelico
a cura di Alberto Ribet
Esercito
della Salvezza
« L’Esercito della Salvezza ha
fatto il giro del mondo cantando. Questa verità è stata confermata dalla presenza dei Joyfolk in Italia». Così «il Grido
di guerra » inizia la sua informazione sui fatti principali dell’ultimo periodo di attività salutista. Questo gruppo di « gente
gioiosa » ha partecipato a riunioni speciali a Torino, Firenze e
Roma, ha partecipato al culto
di Pasqua, ha portato il suo
messaggio cantato al Convegno
della Gioventù che ha radunato
in Roma giovani salutisti venuti
dalle varie parti d’Italia, da Torre Penice come dalla Sicilia.
Una esecuzione di questo gruppo corale si è esibita per una ripresa televisiva che sarà probabilmente trasmessa nella rubrica « Protestantesimo » nel mese
prossimo.
Un altro complesso musicale
salutista, il Canadian Sraff Band,
sta per giungere in Italia e visitare varie città. È prevista tra
l’altro un’audizione musicale nel
Tempio 'Valdese di Roma, Piazza Cavour.
Chiesa dei Fratelli
Campagne evangelistiche. Anche quest’estate vi è tutto un
programma di intensa evangelizzazione, in gran parte, mediante
l’uso delle cinque tende che opereranno nelle varie parti d’Italia. Sono previste campagne
evangelistiche nel Napoletano, in
Basilicata ed in Sicilia. In Lombardia agirà la tenda « Vita nuova » e sarà un notevole esperimento. Vi sarà poi quest’estate
una campagna evangelistica particolare in Lombardia: sono attesi dalla Finlandia una cinquantina di giovani che cercheranno
di evangelizzare soprattutto il
nord della regione lombarda.
La trasmissione « Radio Torino Biblica» comincia a dare i
suoi frutti; un ascoltatore dopo
adeguata preparazione religiosa,
è entrato a far parte ufficiale
della Chiesa.
Campeggi estM. Come al solito avranno luogo in agosto a
Poggio libertini un campo giovanile (il XXXII) ed un campo
misto ragazzi con un programma di Studi Biblici, canti e giochi e passeggiate.
PALERMO
Il Centro Diaconale oggi
Il Centro Diaconale di Palermo è animato tutti i giorni come un villaggio.
Era necessaria una grande casa per contenere i circa 500 fanciulli che ogni giorno ne varcano la soglia. Al principio nel 1959
non era cosi;. Quando un figlio
cresce non può più indossare i
vestiti di quando era piccolo.
Spesso coi nostri educatori discutiamo se sia opportuno limitare, per motivi di spazio e anche pedagogici, l’afflusso dei fanciulli che chiedono ogni anno la
iscrizione. Ma è per noi un problema di coscienza doverne
escludere sia pure un piccolo numero.
Un quotidiano cittadino', in
un ampio servizio dedicato di
recente al nostro Istituto, ha
scritto tra l’altro : « Oggi è l’unica struttura che sia al servizio
del quartiere.
Grazie alle numerose iniziative di incontro con gli abitanti
della Noce, il rapporto è di estrema fiducia...» «girando invece
tra la gente del quartiere — continua lo stesso giornale — abbia
mo rilevato una grandissima diffidenza nei confronti della parrocchia» (cattolica).
Se è vero, come risulta dall’inchiesta dello stesso giornale, che
su 40.000 abitanti del quartiere
solo 8.000 sono cattolici praticanti, per la restante popolazione di ben 32.000 anime ci sentiamo in debito e ci mettiamo ogni
giorno al servizio con le molteplici attività del nostro Centro:
scuola materna, elementare, media, convitto maschile e femminile, consultorio familiare, biblioteca popolare, centro culturale e di evangelizzazione.
Non abbiamo mai sentito la
solitudine! È invece l’afflusso dei
fanciulli e della gente del quartiere che dobbiamo contenere e
che ci fa esclamare ogni fine settimana : « Siamo stanchi, ma,
grazie a Dio, non ci siamo stancati ».
Della Foresteria, si tratta di
una villa messa a nostra disposizione da una famiglia evangelica, come luogo di incontro, in
un’altra zona della città, sarebbe lungo parlare. Vogliamo solo
dire che essa ci permette di ac
cogliere gruppi sempre più frequenti di giovani, studenti in teologia, vicari, gruppi giovanili,
assistenti di chiesa, provenienti
dalla Germania e dalla Svizzera.
Si tratta di incontri di carattere sociale, politico, religioso.
Si organizzano seminari, incontri con personalità del mondo
della politica e della cultura, visite ad altri Centri della Sicilia.
Questi contatti hanno permesso, dall’anno scorso, scambio di
visite. Quindici giovani di Palermo e di Vita sono stati lo scorso anno, ospiti del Seminario
Teologico di Herborn.
Studenti della Facoltà di Teologia di Berna sono venuti a Vita, e ritorneranno anche quest’anno per aiutare i contadini
durante la vendemmia. Anche
quest’anno il nostro Centro sarà rappresentato alla esposizione della Evang. Kirchentag di
Norimberga. Durante il periodo
pasquale abbiamo avuto alla Noce culti domenicali bilingue.
Pietro Valdo Panasela
Altri campi estivi sono programmati per Pravernara, Lesina e Isola del Gran Sasso. Per
tutti la Chiesa chiede preghiera
ai fratelli.
Chiesa Avventista
del Settimo Giorno
Il Messaggero Avventista pubblica un « Rapporto sull’anno
1978» dal quale stralciamo alcuni dati interessanti.
Al 1” gennaio 1978 vi erano
4.408 membri, al 31 dicembre i
membri erano 4.557. I battesimi
celebrati sono stati 262 (dieci sono state le ammissioni per voto),
ma i deceduti e partiti sono stati 212; le perdite per defezioni
sono state 44. Il periodico mette
in evidenza che vi è però una diminuzione nelle defezioni perché
nel 1976 esse sono state 103 e nel
1970 60. È importante ri
cordare che nel 1963 i membri
erano 3.050.
Da mettere in evidenza che alla campagna evangelistica di Milano vi sono stati 42 battesimi;
ci può interessare che, come
come commento alla campagna
evangelistica di Milano, è stato
inserito nel rapporto il brano di
« Notizie del mondo evangelico »
in cui abbiamo fatto il nostro
commento a quella attività.
Sono allo studio quattro nuove campagne evangelistiche: a
Genova, a Trieste, a Cosenza e
Rieti (in alternativa Roma).
Istituto per ricupero
drogati « L’Arca »
La rivista di informazioni
evangeliche « Idea » riferisce di
una riunione che ha radunato
ima sessantina di responsabili
delle Chiese Fiorentine ed in cui
il fondatore de « L’Arca » ha presentato l’opera da lui diretta.
Tony Tommaselli è originario
di Palermo; anni fa si è trasferito nel Veneto e, con buoni risultati, ha aperto un Istituto
linguistico. Alcuni pentecostali
lo hanno condotto all’Evangelo.
Particolarmente interessato al
problema del drogati si è messo
in contatto con la missione evangelica americana Teen Challenge,
che appunto si occupa della salvezza dei drogati. Per servire
Cristo ha rinunciato all’Istituto
linguistico da lui fondato, ha acquistato una proprietà ad Acqui
Terme, sistemata la casa colonica in modo che possa ospitare
25 ospiti e, sempre in contatto
' Il Diario n. 72 del 30 marzo 1979.
aperto in molti ambienti. Nel nostro gruppo di lavoro non solo
le battiste ma anche alcune altre si sono pronunciate a favore
del battesimo dei credenti.
2) Stimiamo importante riaffermare che la Santa Cena non
può e non deve essere un atto
di culto privato ed intellettuale
in cui ognuno è intento alla ricerca della salvezza personale,
né un gesto rituale di evasione
verso un aldilà divino, ma deve avere la sua autentica dimensione di partecipazione e di predicazione corale.
È la comunità nel suo complesso che compie la Santa Cena attraverso la partecipazione
individuale dei suoi singoli membri. Wesley raccomandava alle
comunità di celebrarla frequentemente e gioiosamente.
3) Celebrando la Santa Cena,
banchetto escatologico e collettivo, predichiamo a noi stessi e
al mondo la presenza di Gesù.
Erede di questo atto, compiuto
da Gesù con quei dodici discepoli che avevano sperimentato
chi egli era per loro, è perciò
chiunque si immetta nel discepolato. Le divisioni umane non
hanno più alcun valore.
A questo punto la partecipazione alla Cena implica la duplice
domanda: che cosa significa confessare il Signore e chi è in grado di confessarlo.
4) Noi stimiamo che non chiunque abbia ricevuto una certa
istruzione ed abbia raggiunto
una certa conoscenza di Gesù è
in grado di confessarlo come Signore, ma chi, avendo ascoltato
il messaggio che egli rivolge all’uomo, abbandona una certa
comprensione di sé e della vita
per adottare una nuova concezione di vita che gli permette di
unirsi ai fratelli nella sequela di
lui. La efficacia della Santa Cena
età unicamente nell’accoglienza
per fede della morte di Cristo
come atto di salvezza.
5) In questo quadro non stimiamo opportuno che la Santa
Cena sia amministrata ai bambini né nella comunità dei credenti né tra loro nella scuola domenicale, neanche tra quelli che,
come suggerisce lo studio propostoci, « hanno raggiunto un certo affiatamento tra di loro e una
certa conoscenza, sia pure infantile, di Gesù ». Ciò significherebbe sia discriminarne alcuni sia
creare una piccola chiesa nella
chiesa.
Alla luce della moderna psicologia infantile, risulta non essere connaturata nei bambini una
conoscenza non magica, non entusiastica, non sentimentale, non
fatta di spontaneità.
L’essere consapevoli dunque è
questione di età? Relativamente.
Sapere chi si è e chi è Gesù per
il credente è questione di consapevolezza e noi dobbiamo supporre che possa essere raggiunta con una certa maturazione
che l’età comporta.
6) A conclusione del nostro lavoro siamo state unanimi nel
non considerare opportuno, per
le ragioni suddette, dare la Santa Cena ai bambini.
Detto questo, valendoci del
fatto che nel Nuovo Testamento
non vi è vincolo sul problema
della Santa Cena, ma soltanto
proclamazione del suo valore,
non pensiamo possa considerarsi scandalo e tanto meno sacrilegio se là dove è ormai consuetudine o in particolare circostanza in cui una comunità celebra
la comunione di mensa dei credenti come manifestazione della
propria unità, i bambini si uniscano agli altri.
Èva L’Ecrivain Rostain
colla istituzione Teen Challenge,
ha fondato im Comitato responsabile della nuova opera. Ora si
tratta di interessare a questa istituzione benefica tutto il protestantesimo italiano. Un interesse che deve indubbiamente essere anche economico, ma, soprattutto, di carattere spirituale. Infatti viene concepita essenzialmente come un’opera spirituale
lo strappare dei giovani alla
schiavitù della droga per cercare di farne uomini e credenti.
Alberto Ribet
4
15 giugno 1979
__________PER UNA PRESENZA EFFICACE NELLE RADIO E TELEVISIONI PRIVATE - 1
Una grande occasione di testimonianza
Gli evangelici italiani non possono ignorare o sprecare le opportunità che oggi si presentano
Aurelio Penna, della Chiesa metodista di Miiano, è un esperto
di problemi delia comunicazione e con questa competenza coiiabora alla Federazione regionale lombarda delle Chiese evangeliche
soprattutto per ciò che riguarda l’ufiìcio informazioni, la redazione del bollettino Apn e il programma radio « L’Evangelo in libertà». Iniziamo con questo numero la pubbUcazione di una serie di
5 articoli che Aurelio Penna ha preparato per l’Eco-Luce sulla presenza evangeUca nelle radio e televisioni private.
Da quando, pochi anni fa, è
stato abolito il monopolio RAITV sulle trasmissioni radiofoniche e televisive, il quadro generale della comunicazione e della
« cultura di massa » (in senso
late) è sensibilmente cambiato
in Italia.
In im breve volger di tempo
centinaia di emittenti sono nate, scomparse, rinate, si sono
fuse e divise. La situazione attuale è ancora in movimento, anche se essa pare andare verso
una fase di consolidamento. La
tendenza, come sempre, è quella
della sopravvivenza e del rafforzamento delle organizzazioni più
forti (economicamente, ma anche ideologicamente) a spese di
tutti coloro che hanno tentato
avventure romantiche e improvvisate, senza avere alle spalle
precisi obiettivi e chiari piani di
marketing.
Attualmente si calcola che operino sul territorio nazionale circa 2.200 radio « libere », per la
grande maggioranza (90 per cento) di natura « evasiva », quindi
create e gestite con obiettivi puramente commerciali (i finanziamenti provengono soprattutto
dalla pubblicità). Le radio del
restante 10 per cento possono
essere definite come più o meno
« impegnate »: im terzo su posizioni di centro e destra, due
terzi di sinistra e soprattutto di
« nuova sinistra ».
Nel novembre dello scorso anno ima società specializzata in
ricerche, la Macrotest, ha effettuato un’indagine conoscitiva sulla Lombardia, per valutare le
varie audiences, utilizzando un
campione rappresentativo di 5
mila intervistati (opportunamente ponderati). Ecco alcuni dati
indicativi:
Studio 105 (commerciale) potrebbe contare su una media di
187.000 ascoltatori; Radio Meneghina (prevalentemente commerciale) su 57.000; Radio Popolare e Radio Milano International (entrambe di sinistra e
fortemente impegnate sul piano
politico e culturale) rispettivamente su 47.00 e 57.000 ascoltatori giornalieri.
Cifre di tutto rispetto, soprattutto se si considera l’area geograficamente limitata sulla quale tali emittenti operano.
Il ’’boom”
delle TV private
Per quanto riguarda le televisioni private, nel giugno ’76
esse erano circa 50 su tutto il
territorio nazionale; poco più
di due anni dopo (novembre ’78)
erano già salite a 340, concentrate per la maggioranza in Lombardia, Lazio e — stranamente
— Sicilia.
Ecco alcuni dati indicativi di
audience media giornaliera per
la Lombardia: Antenna 3 Lombardia 487.000 spettatori; Antenna Nord 238.000; Milano TV
209.000; Telelombardia 1-2 207
mila; Tele Alto Milanese 95.000.
Sia per le radio che per le
TV è sensibile il fenomeno dell’ascolto di più emittenti nella
giornata, da parte dello stesso
pubblico. La audience nazionale
delle TV private, calcolata per il
1977 nel 5% della popolazione totale, nel 1978 sarebbe salita al
10% (circa 5 milioni).
Per le TV come per le radio,
sono impossibili statistiche precise; tuttavia anche in questo caso si tratta di un fenomeno di
grande importanza. La riprova,
indiretta ma altamente significativa, è data dagli investimenti
pubblicitari: 2 miliardi di lire nel
1976, passati a ben 15 nel 1978.
Le statistiche ci dicono ancora
che il pubblico delle TV private
in media è più giovane e più
istruito di quello della RAI-TV;
non certo per una miglior qualità dei programmi, anzi, ma per
ché la RAI-TV copre tutto il territorio nazionale, comprese anche le zone depresse, dove non
sono presenti emittenti private.,
I partiti politici italiani stanno
seguendo con vivo interesse il
settore delle radio e TV private; il primo utilizzo del mezzo,
con risultati eccellenti, è stato
effettuato nelle elezioni regionali dello scorso anno nel Trentino Alto Adige dai radicali. Una
presenza assai massiccia di tutti i partiti in ogni parte del territorio nazionale si è registrata
con le elezioni politiche del
giugno ’79, delle quali ha costituito una delle principali novità.
”A misura d’uomo”
Tra le principali ragioni di
successo delle emittenti private
paiono esservi quelle connesse
col loro carattere peculiare: l’interesse per i problemi locali,
le possibilità di rapporto immediato e diretto col pubblico,
.— ^'iiche se manipolato pubplicitariamente e ideologicamente assai più che dalla RAI-TV e
sottoposto a prodotti di livello
culturale assai più scadente —
si sente più coinvolto e dotato
di una maggior possibilità di accesso (presenza agli spettacoli,
telefonate).
Indipendentemente dai contenuti,^ 1©^ ^trasmissioni locali sono
assai più — per usare una classica espressione olivettiana —
« a misura d’uomo ». Di questo
è consapevole anche la RAI-TV,
che è in procinto di lanciare
(nel dicembre prossimo?) Formai famosa « Terza rete » a carattere regionale.
I cattolici, sempre assai sensibili alle nuove possibilità di
comunicazione che le nuove tecnologie via via offrono, sono
presenti in misura assai massiccia. L’editore di « Famiglia
cristiana » dispone in Lombardia di due potenti emittenti
(Novaradio e Telenova), ampiamente pubblicizzate anche con
manifesti e cartelli stradali.
Tutto questo indica che ci troviamo di fronte ad un fenomeno di vaste proporzioni che,
seppur con le modeste forze di
cui dispongono, gli evangelici
italiani non possono ignorare.
Già numerosi gruppi si trovano
a gestire spazi radiofonici (alcuni anche TV); ma fin da oggi
esistono assai più ampie possibilità che attendono di essere
sfruttate, per non parlare del
/ cattolici sono già
molto avanti nel razionale utilizzo delle TV
locali. Ecco un esempio
di annuncio:-pubblicitario su un quotidiano
lombardo, per pubblicizzare una trasmissione preregistrata e diffusa attraverso numerose
emittenti.
Hai tanto bisogno
di parlarne a qualcuno?
lo sono qua.
-PADRE,
PARUAMONr
Don Charles Vefià, Direttore dei Centro
Intémazionaié Studi Famiglia, dialoga con
chiunque vuole dialogo, in una nuova
rubrica televisiva.
Questa séttimana su queste TV:
• Antenrta 3 Lombardi^
It^nedi ora 19.20
• TVM6é;
giovedì ora 21.20.
• Tetemilanp
giovedì ore. 19,15*
• Anténna Nord,
mar^ore19.30
il Tele Monte Penice,
martedì ore ia20 '
• Tele X Varese
eabato ore 12Ì45
• Video Brescia
'giovedì ore 19,30
• Bergamo TV.
martedì ore 19.00
• teleorgbica,
vénerdi ore 19.40
L'essenziale su Dolcino
Ottavo numero della collana
« Ritratti storici » (una « collanina » che, diciamolo pure, basterebbe da sola a ben qualificare
un attività editoriale: biografie
agili e chiare trattate da autori
e con metodi di tutto rispetto)
anche questo volumetto di Elen© Roteili’, è davvero una bella
riuscita: dice in breve tutto l’essenziale sulla singolare e pur
sempre misteriosa figura del battagliero eretico medievale e sulla sua « fortuna », cioè sulla fama e valorizzazione postuma di
cui questa figura ha goduto specialmente a partire dalla seconda metà dell’800.
Il connubio fra Medioevo e Ottocento è un fenomeno culturale e politico di larga portata:
contro il razionalismo settecentesco i romantici andarono alla
riscoperta della dimensione storica di opi genere di problemi e
se alcuni di loro, nell’atmosfera
della Restaurazione, privilegiarono il medioevo in funzione reazionaria e di. riscossa della fede
cattolica o comunque della tradizione, altri si fecero invece, riscopritori del medioevo popolare, in funzione democratica e rivoluzionaria. Per l'Italia il più illustre esempio di questo tipo di
riscoperta lo diede Sismondi facendo la storia delle nostre « Repubbliche medioevali », cioè dei
Comuni, ma chi valorizzò politicamente il tema fu Mazzini che
con la sua incessante propaganda contribuì alla vasta popolarità, funzione di stimolo alle lotte nazionali e democratiche (fino
a metà dell’800, furono tutt’uno)
di personaggi come Arnaldo da
Brescia, Cola di Rienzo, e così
via.
E Fra Dolcino? Il suo nome
non compare nell’indice degli
scritti mazziniani pubblicati nell’Edizione nazionale, ma recentemente una mazziniana torinese, che unisce raffinate qualità
di scrittrice a una ricca esperienza umana. Bianca Rosa, ha
pubblicato con amorosa cura un
inedito del Genovese (Gli appunti di G.M. su Gioacchino da Fiore, ed. fuori commercio, Torino
1977): appunti per un lavoro mai
venuto alla luce, scritti nel 1866
o in seguito, in cui Mazzini rievoca, con Gioacchino, tutto il
movimento che a lui si richiama.
E scrive a un certo punto: « Seprelli fu arso in Parma nel 1305.
E sottentrò Dolcino ».
In tutti gli scritti di Mazzini
c è un senso politico, ed evidentemente verso la fine della sua
carriera di rivoluzionario egli
anche su questo piano sentiva
che nella nuova fase italiana ed
europea, in cui alle lotte nazionali sottentravano quelle sociali,
il personaggio era pronto a diventare a sua volta un simbolo.
Così fu, come ci spiega la Roteili
nella seconda parte del suo libro. Nel 1881 i mazziniani biellesi, in memoria di Fra Dolcino,
si riunivano sul monte Rubello
per fondare un loro giornale e
negli anni seguenti,. con un crescendo nei primi del ’900, da un
lato il sempre più rigoglioso movimento operaio, dall’altro i democratici borghesi, l’uno e gli altri non privi però di rapporti fra
loro spesso mediati ancora dai
mazziniani, in funzione anticlericale, fecero di Dolcino un simbolo di ribellione popolare contro ogni oppressione e di una
nuova speranza di palingenesi
sociale.
Ma non dimentichiamo di dire
qualcosa anche della realtà storica di Fra Dolcino, e del suo accertamento da parte dei medievisti. La Roteili ci informa nella
prima parte del volume circa i
più recenti studi: come anche
mette in evidenza VIntroduzione
di Domenico Maselli, la predicazione dell’eretico e la sua vicenda — culminata nella migrazione
dal Trentino verso il Novarese
con numerosi seguaci, nella loro
disperata resistenza, nella cattura sul monte Rubello sopra Trivero il 13 marzo 1307, infine nel
supplizio — va inquadrata in un
vasto pullulare di movimenti
ereticali,’ in cui l’eco suscitato
dalla visione millenaristica di
Gioacchino da Fiore è certo stimolo fondamentale, ma non unico. Ovvia la nostra curiosità circa i possibili riscontri col movimento valdese; e ben si comprende che Emilio Comba (che fu un
po’ il Sismondi degli evangelici
italiani, con la sua riscoperta del
nostro passato ereticale) dedicasse a Dolcino un ampio capitolo de / nostri protestanti
(1895). Suggestiva l’ipotesi accennata dalla Roteili, secondo cui,
spostandosi con i suoi verso il
Piemonte, Dolcino « volesse unirsi alle comunità valdesi che occupavano le valli a sud-ovest
della regione ». Comunque recenti ricerche interdisciplinari (ad
es. quelle svolte in occasione della mostra torinese sull’arte della
Valle di Susa) hanno messo in
evidenza come, fra Medioevo ed
età moderna, ci sia una « civiltà
delle Alpi », di cui molto resta
ancora da scoprire, e in cui legami profondi intercorrono fra vicende apparentemente staccate
nel tempo e nello spazio. In questo contesto è interessante confrontare l’anàbasi, la « lunga marcia » di Fra Dolcino (1304-1305),
quella in Aldo Adige di Michael
Gaysmair (1526), quella del « rimpatrio » valdese (1689): non so
quali legami potranno in futuro
esplicitare gli storici o gli antropologi fra queste imprese alpestri ed ereticali. Certo in esse noi
vediamo quanto meno un elemento comune, la fiducia incrollabile di quelle schiere di miseri
e di perseguitati nella parola della speranza: « non temere, piccolo gregge... al Padre vostro è
piaciuto di darvi il Regno ».
Augusto Comba
a colloquio
con i lettori
prossimo varo della « Terza Rete » RAI-TV. Nel complesso, una
vasta serie di opportunità per
attestare la nostra presenza e
dare la nostra testimonianza, come non era mai accaduto prima
d’ora. Le responsabilità sono
veramente grandi e devono coinvolgerci tutti: non possiamo permetterci di sprecare occasioni
tanto preziose con approcci dilettanteschi, che agli occhi del
pubblico, ancorché inefficaci,
potrebbero risultare addirittura
controproducenti.
Nei prossimi articoli cercheremo di affrontare, seppur sommariamente, alcuni dei problemi
fondamentali della comunicazione in generale, con particolare
attenzione ai mezzi radio-televisivi.
È importante però che tutti
coloro — gruppi o singoli — che
hanno maturato esperienze nel
settore, o in ogni caso hanno
da fare proposte o esporre idee,
diano il loro contributo.
(Continua). Aurelio Penna
’ Elena Rotelli. Fra Dolcino e gli
apostoli nella storia e nella tradizione.
Claiuliana 1979. pp. 124, L. 3.500.
SENZA BAMBINI
La trasmissione televisiva Protestantesimo del 30 aprile, come pure la relativa cronaca di Carla Negri sull'Eco
dell'11 maggio, mi trovano profondamente dissenziente.
Dopo un filmato di ottima qualità
(peccato però che la tragica realtà
italiana non fosse neppure sfiorata!)
ho assistito ad un dialogo troppo intellettualistico tra il pastore Comba
ed il pastore Spanu su come (’Evangelo ci parla dei bambini.
Possibile che non sia venuto in
mente a nessuno degli « addetti ai lavori » che essendo una trasmissione
consacrata ai fanciulli, I protagonisti
sarebbero dovuti esser loro in prima
persona?
Perché allora non immaginare una
trasmissione in cui la telecamera riprendesse una normale lezione della
Scuola domenicale in cui I bambini
potevano esprimersi liberamente sia illustrando con dei disegni il loro rapporto con la Bibbia, sia rispondendo a
delle domande, sia discutendo tra di
loro. La trasmissione avrebbe senz’altro
guadagnato in vivacità ed interesse. Ma
dimenticavo che i bambini durante la
Scuola domenicale fanno chiasso... si
esprimono in modo non sempre coerente e soprattutto in modo teologico
non sempre ortodosso... È di questo
forse che abbiamo paura?
Se Protestantesimo desidera raggiungere non solo l’élite dell’Evangelismo italiano è necessario, mi pare,
cambiare registro e ricordarsi le parole del Salmo 8 « dalla bocca dei fanciulli e dei lattanti trarrò la lode, dice
l'Eterno »,
Fraternamente.
Franco Giacone, Torino
IL CORAGGIO
IN VACANZA
Ho letto sul Secolo XIX del 14.4.'79:
■■ al fine di coinvolgere, nella battaglia
per la difesa della vita dei bambini,
il Papa, riconosciuto dagli stessi promotori come la più aita autorità religiosa e morale »... ecc.
Poi leggo sulla « Luce » dei 27.4.'79
l’intervista a Tullio Vinay che afferma che promotori della marcia laica
non erano i radicali ma tutti i partiti
politici, salvo la DC.
Non capisco il motivo che ha spinto I promotori a dare un riconoscimento tanto gratuito, visto che il silenzio durante il lungo digiuno di Pennella era già un segno evidente di indifferenza verso le vite che stanno morendo lentamente, salvo poi (per salvare la faccia di apparente « moralità ») gridare allo scandalo per
l’interruzione di possibili vite.
Altro punto che non capisco è cosa
si intende per « coinvoigere ». Forse
rendere omaggio inginocchiati e se le
labbra papali rimangono serrate scrollare le spalle delusi e dire «pazienza!»
lo ho creduto che la marcia laica
non fosse stata fatta in funzione di
un pellegrinaggio ma come un esaltante atto di coraggio, uno scrollone al
perbenismo, un vigoroso e pubblico
sbugiardamento delle mene cattoliche,
che ovviamente doveva essere appoggiato dai mass media per non essere
strumentalizzato, invece... la stampa
si è dimostrata di regime, la rai-tv di
Stato-Cattolico, e il coraggio lo si è
mandato in vacanza, al più lo si userà
nella campagna elettorale quando tutti
gridano e non si distinguono le parole.
Ho dato la mia fiducia a Tullio Vinay per II Senato alle ultime elezioni, gii avrei scritto per avere maggiori
dettagli se avessi avuto l'indirizzo,
ma forse le mie perplessità sono quelle di molti altri e perciò possono
essere uno spunto per' un ulteriore
articolo, che non mi può sfuggire, dal
momento che sono abbonata alla
« Luce ».
Ne « Tragedia e speranza dell’appartenere a Cristo » Graziella Tron Lami
mette in evidenza come la retorica ha
sostituito la fede. Direi più ampiamente come il coraggio sia stato sostituito dalla paura di perdere le proprie minute comodità.
Dov’è la speranza per un avvenire
cristiano?
Graziella Maso Stagnare, Finale L.
Ci scusiamo per il ritardo di alcune
settimane con cui pubblichiamo questa lettera, il cui tema generale (i rapporti tra forze laiche e chiesa cattolica. il continuo omaggio dei mezzi
di comunicazione di massa al papa)
resta comunque sempre attuale.
5
15 giugno 1979
I.
■ì:-7
41
S
INTERVISTA A DUE MEMBRI DEL CENTRO CULTURALE JACOPO LOMBARDINI NELLA CINTURA MILANESE
Cìiiìsello: una finestra aperta
sulla realtà del nostro tempo
Nell’attuale fase di riflusso è necessario che noi evangelici troviamo modo di spiegare che la base duratura ^
impegno sociale e civile è di carattere morale e che contribuiamo a rivalutare il patto che ci unisce con Dio
ECO-LUCE. Inseriti nel contesto di una società industriale
urbana, sia per le varie attività
del Centro Lombardini sia per
l’impegno che molti di voi hanno nella città di Cinisello, siete
particolarmente in grado di
« sentire il polso » della società
in cui viviamo. Vorrei quindi
chiedervi se e quali cambiamenti
o nuove tendenze avete riscontrato in questi ultimi tempi nella
nostra società.
GIORGIO BOUCHARD. Credo
che si debba riconoscere un
certo appesantimento della situazione e in apparenza un cambiamento di tendenza. Dato il
lavoro che noi svolgiamo eravamo abituati ad avere, come
membri del gruppo più ampio
che conduce il lavoro, persone
altamente motivate su tre piani:
quello religioso per i numerosi
credenti, quello sindacale direi
per la maggioranza, quello politico per molti.. Ora percepiamo
questo fatto; che le persone che
vengono a offrirsi o si dichiarano
disponibili per lavorare sono in
realtà persone in cerca di una
motivazione. Le persone cioè che
vengono da noi non vengono
per cercare quello che a volte si
chiama una gratificazione (io ho
certe idee e desidero attuarle e
verificarle), bensì — a parer mio
— per cercare una risposta a
domande di motivazione, di motivazione profonda.
Un altro sintomo della situazione attuale è una certa atmosfera di ripiegamento per cui
le persone molto impegnate assumono toni di asprezza sconsolata: la gente non viene, la
gente non contribuisce, la gente
non si interessa, siamo rimasti
in pochi... Un tempo eravamo
abituati a percepire questi sfoghi
solo nell’ambiente della chiesa!
Ma il sintomo più vistoso che
emerge in primo piano è dato
dal problema giovanile. Dieci
anni fa la protesta giovanile in
una città come Cinisello si esprimeva con gli slogan jwlitici. Oggi gli slogan politici quando
ci sono — sono del tutto opposti (la croce uncinata è stata disegnata sul muro della nostra
scuola); ma in generale la protesta si manifesta ora soltanto
con un gran bisogno di esprimersi, di essere ascoltata. Vedo i
nostri ragazzi che vengono, non
mancan mai. Perché vengano
non sappiamo, ma son sempre
lì; nessun calo di frequenza, disperazione per chi insegna, motorette intorno che girano, un
rumore incredibile. Nel nostro
lavoro riceviamo continuamente una netta impressione: che
il problema giovanile si pone per
l’avvenire come problema di estrema gravità, all’americana.
Certi fenomeni che prima credevamo fossero propri dell’America si pongono anche qui da noi
in Italia e non sarà facile affrontarli.
PAOLO ROGO. Anche sul piano del lavoro sindacale si assiste
al fenomeno a cui accennava prima Giorgio: c’è meno entusiasmo e meno iniziativa di 4 o 5
anni fa, c’è un calo di spinta e
una perdita di credibilità del lavoro politico organizzato. Per ciò
che riguarda la scuola vorrei aggiungere che se è positivo il fatto
che la scuola si presenti come
un momento di aggregazione
sia dei giovani che degli insegnanti, bisognerà che soprattutto
per questi ultimi la sua caratteristica sia maggiormente precisata; chi ha una disponibilità ma
non ha una forte motivazione
propria, se non trova il modo di
ricostruirsi una spinta ideale rischia di centrifugarsi e di scaricarsi in breve tempo.
Il lavoro del Centro Lombardini deve adattarsi
alla situazione di riflusso in cui viviamo oggi
ECO-LUCE. Questo significa
un’esigenza di maggiore preparazione?
GIORGIO BOUCHARD. Non
penso che la preparazione del
gruppo sia da far prima di lavorare. È sempre stata una cosa
più o meno scontata che chi lavorava nel Lombardini imparava
mentre insegnava. Ma mentre
prima la cosa un po’ andava da
sé, adesso dovrà essere messa
molto in rilievo e dovremo modificare il nostro modo di lavorare, proprio perché le persone
che arrivano non sanno esattamente quello che cercano pur
avendo un desiderio di ricerca
molto forte.
ECO-LUCE. Questo fatto si riflette anche nei vostri programmi?
GIORGIO BOUCHARD. Certa
mente. Per esempio i nostri programmi del circolo di quest’anno sono notevolmente mutati
rispetto a quelli per esempio di
3 o 4 anni fa e questo per richiesta delle persone. Gli argomenti maggiormente dibattuti quest’anno sono: matrimonio, discusso due volte (una volta maschi e femmine assieme, la seconda volta solo le donne), educazione dei figli, educazione religiosa dei figli con presenza di
credenti, protestanti e cattolici,
e atei, il problema giovanile. Anche nella scuola si assiste a cambiamenti. Si vedono ora molte
donne, molte casalinghe che
hanno convinto il marito a restare a casa a tenere i figli e
che studiano non sempre per ottenere un lavoro ma per appro
La comune, un simbolo oggi afferrabile da
parte di molti, è la base portante del lavoro
ECO-LUCE. Alla televisione
abbiamo appena avuto due puntate di Protestantesimo dedicate al vostro lavoro. A questo proposito c’è stato chi ha osservato
che in queste due trasmissioni
si è parlato molto di varie attività, soprattutto la scuola, ma
molto poco della comune. È per
comune come base portante di
un impegno nella società è un
modello esportabile da Cinisello?
PAOLO BOGO. Certo dipende
dalle persone e dai programmi,
ma in generale io ritengo di sì
perché ho l’impressione che son
più i vantaggi che gli svantaggi
di una vita comune. C’è più pos
Un gruppo di aUiavi della scuola media serale- J. Lombardini.
sibilità di intervento, ci sono
anche più protezioni rispetto alle
sollecitazioni esterne sia di tipo
consumistico che di tipo ideologico, c’è più possibilità di essere nel flusso delle idee, dell’informazione, delle cose da fare
oggi. Ciò non toglie che la comune sia sempre un posto dove si
vive in parecchi e abbia anche
i suoi lati faticosi: impegnarsi,
starci anche quando non se ne
avrebbe voglia. Ma tutto sommato sono più i lati positivi che
quelli negativi.
ECO-LUCE. C’è un rapporto
tra la vostra organizzazione comunitaria e l’assenza di un televisore nel salone della comune?
GIORGIO BOUCHARD. La te
levisione trasforma una famiglia
in una sala cinematografica, qui
trasformerebbe la sala comune
in una sala cinematografica in
cui ognuno guarderebbe per sé
e non comunicherebbe con gli altri. Allora sia per noi che stiamo nella comune sia per quelli
che vengono, passano, arrivano,
avere la televisione sarebbe come paralizzare i rapporti. Non
si tratta comunque di una opposizione assoluta. Per quanto secondo me il livello culturale della televisione in media sia scadente, quando c’è qualche spettacolo importante come per esempio Olocausto, ci spargiamo
nelle famiglie della casa per vederlo.
fondire il dibattito. È la cosa
che ci ha colpito di più quest’anno, in una splendida classe di
adulti — che seguiamo accanto a
quella dei ragazzi — con gente
dai 20 anni ai 52 (a vent’anni non
si è più giovani in una città operaia): un’attenzione costante,
un’esigenza di avere insegnanti
sempre ben preparati. Abbiamo
cosi l’impressione che la scuola
stia diventando una Università
popolare con esame finale. Chi
vi insegna, se ha la pazienza di
prepararsi (quanto facilmente
se ne accorgono in caso contrario!), certo ne esce con grandi
soddisfazioni, come per esempio
— perché no? — la richiesta di
interrompere il programma per
dedicare una serata di 2 ore
alla Riforma protestante. Non è
quello che dovrebbe accadere
nelle scuole dello Stato?
ECO-LUCE. Da quello che dite
sembra più facile ricevere soddisfazioni dal lavoro con gli adulti che con i ragazzi...
PAOLO BOGO. È un problema
che abbiamo cominciato ad affrontare nell’ultima assemblea.
Da una parte è chiaro che il lavoro con i giovani è il problema
principale, dall’altra le caratteristiche degli insegnanti e le
forze del gruppo sono invece più
adeguate al lavoro con gli adulti. Con questi c’è molta più possibilità di dibattito, di dialogo,
di formazione, eppure le loro
esigenze non sono così urgenti
come quelle dei giovani che però rischiano di assorbire troppa
dell’energia di cui disponiamo. Si
tratta di un grosso problema
che andrà affrontato nei prossimi anni.
un certo ritegno a parlare di sé
oppure la comune è un elemento marginale della vostra esperienza?
»
PAOLO BOGO. Per me la comune è un elemento fondamentale ma è diffìcilmente « raccontabile ». In una trasmissione
televisiva soprattuttp si possono
descrivere é 'móslrare gli interventi che si fanno e cioè la scuola, gli studi biblici, il lavoro
politico, il lavoro nel quartiere
e nelle fabbriche. Ma quello che
sta alla base di questi interventi, che dà la forza, che dà la
circolazione delle idee, l’ambiente e in parte anche la formazione, cioè la comune, non ha molto
senso raccontarlo. Ha senso
viverlo.
ECO-LUCE. Dunque la dimensione comunitaria, non intesa come valore astratto ma come cosa vissuta, si può dire sia importante e sia ricevuta da chi
partecipa alle varie attività del
Lombardini come un elemento
positivo, una testimonianza, in
questa situazione di riflusso?
GIORGIO BOUCHARD. Io ri
sponderei nettamente di sì. Non
voglio affatto idealizzare la comune che ha problemi come hanno tutte le famiglie, (anche se-è
più forte di una famiglia, perché
c’è una pluralità di doni e di
esperienze maggiore che in una
famiglia, dato che siamo 23 e non
4 o 5). D’altra parte, come ha
detto Paolo, se si chiude la comune, si chiude la baracca, non
c’è scampo. In secondo luogo la
comune, la comunità, è un simbolo che gli altri capiscono, è
oggetto di amore e di odio, di ammirazione e di critiche, di vanto
e di disprezzo: come per tutte le
cose che sono vive, è inevitabile
che questo accada. Per cui non
solo la comune ha una efficacia
pratica, ma ha anche un’efficacia
psicologica e chi arriva per dare
una mano o chiedere una mano
viene ricevuto in un ambiente
che può accogliere. Non è detto
che questa accoglienza si verifichi sempre, né tanto meno automaticamente, Ma è una possibilità continua.
ECO-LUCE. Ma secondo voi la
Lo studio biblico è il luogo in cui si ricarica
l’impulso morale e spirituale del gruppo
ECO-LUCE. Nelle due trasmissioni mi pare sia emerso che
uno degli aspetti essenziali del
vostro lavoro sia lo studio biblico.
GIORGIO BOUCHARD. È la
parte più preziosa, per vari motivi. Un motivo riguarda il luogo in cui ci troviamo. Tra le
varie attività che svolgiamo, è
importante che questo simbolo del gruppo dei credenti riuniti a studiare la Bibbia (disposti a cooptare chiunque lo desideri, credente o meno) sia presente, in continuazione, da settembre a giugno. Il circolo politico è importantissimo ma può
interrompere la sua attività per
es. per le elezioni. Lo studio
biblico non si è interrotto, lo
si continua perché queste cose
vanno indicate con chiarezza ad
altre persone come proposte di
partecipazione.
Per quanto riguarda poi i credenti valdesi e metodisti del
gruppo, i più attivi son venuti
a seguito di im forte impulso ricevuto nelle chiese d’origine; anzi, direi che -quelli che han tenuto sono quelli che sono partiti
dalle chiese d’origine con un impulso morale e spirituale molto
forte. Allora cosa si fa di questo
impulso? Lo si perde o lo si ricarica? Lo studio biblico nel contesto del nostro lavoro significa
che, senza trascurare l’importanza delle altre attività di chiesa a cui partecipiamo, riteniamo importante discutere i problemi della fede nello stesso ambiente in cui si discutono gli
altri problemi e trovare lì la
ricarica dell’impulso che ci muove.
ECO-LUGE. Hai parlato di impulso morale e spirituale dei
membri evangelici, ma nelle vostre intenzioni non vuole essere
una particolarità esclusiva di
questa parte del gruppo.
GIORGIO BOUCHARD. Tutt’altro. La mia impressione personale è che l’attuale fase di de
lusione politica durerà. Ed è in
questa fase di riflusso che è necessario riproporre altre basì per
rimpegno sociale e civile delle
persone. Se le basi filosofiche
han dimostrato i loro limiti, la
loro debolezza, le loro contraddizioni, noi come evangelici dobbiamo trovare modo di spiegare che la base duratura di un impegno sociale e civile è di carattere morale. Se non si opera
questo spostamento di accenti,
in avvenire si occuperà di politica solo chi lo vorrà fare per
carriera e questo sarebbe una
perdita secca.
Base etica vuol dire: si fanno
le cose perché si devono fare,
non perché ci sarà in avvenire
chissà quale meravigliosa società, in cui ci sarà felicità, petrolio, uguaglianza e niente lavoro.
E chi ci crede a questo? Nessuno, neanche i giovani che ne parlano, tant’è vero che si suicidano. E quanti ne abbiamo qui nella nostra zona, che si suicidano,
direttamente o con la droga, il
che non cambia molto.
Subito collegato con questo
discorso etico, in cui noi evangelici abbiamo da dire qualcosa,
c’è il discorso di fede. Di fronte alla delusione politica che a
mio avviso durerà e si aggraverà, come credenti possiamo avere la tentazione di dire; l’avèvamo detto! Ma si tratta di una
tentazione. In realtà il nostro
compito non è quello di rivalutare la religione, la religiosità,
ma piuttosto di aiutare noi stessi e gli altri insieme a capire
che alla base di questa linea di
beni morali che è duratura, per
la vita, per le generazioni, c’è
sostanzialmente una rivalutazione del patto che ci unisce con
Dio: il patto molto semplice che
ci unisce ad ogni creatura e
il patto molto più profondo che
ci unisce a Gesù Cristo. Questo,
io credo, è una parte essenziale
del compito testimonianza che
sta davanti a noi per i prossimi
anni.
Intervista a cura di
Franco Giampiccoli
6
15 giugno 1979
cronaca delle valli
Nuova
tendenza?
PARCO NATURALE
Dopo le elezioni politiche del
1976 scrivevamo qui un colonnino titolato « l'altra Italia », per
sottolineare il notevole divario
esistente tra i dati nazionali e
quelli delle nostre vallate, pur
concordi nel segnalare la forte
avanzata delle sinistre (soprattutto del PCI) che in diversi comuni portavano la sinistra al
70-80% dei voti complessivi II secondo elemento era rappresentato dalla forte perdita della DC
e dalla quasi scomparsa dei partiti cosiddetti « laici ». In tre anni la situazione è notevolmente
mutata e i dati elettorali del pìnerolese sono oggi molto più vicini alla media nazionale.
I dati relativi al Senato innanzitutto. Mi sembra evidente che
la candidatura di Vìnay è uno
dei fattori che hanno determinato in quasi tutti i comuni delle
valli un aumento del PCI (anche
notevole): es. Pomareito, Villar
Penice). Ma sarebbe, credo, sbagliato, pensare che solo i comuni con grossa presenza valdese
huTifio dato il voto a V'inciy; dei
comuni completamente cattolici
come Airasca, Candiólo, Piscina,
Volverá, hanno evidenziato un
notevole aumento comunista
(Volverá è passato da 715 a 1027
voti — idem per la Camera: da
863 a 1210!). Per contro, in un
comune come Prarostino, il PCI
è notevolmente diminuito. Queste indicazioni evidenziano che
la questione “confessionale" del
voto non è più determinante e
d altra parte, che il voto ha avuto un carattere più politico che
non riferito esclusivamente alla
persona votata.
Se il PCI si è rafforzato, il PSI
ha invece perduto terreno un po’
ovunque (il successo del 76 era
evidentemente dovuto alla candidatura dell’areh. Longo, presidente della Comunità Montana
Val Pellice): grave soprattutto
ad Angrogna dove ha perso più
del 50%, Luserna S. Giovanni
Villar Pellice, Bobbio. Ma in modo parallelo all’avanzata del PCI,
anche se con punte modeste, si
registra un’avanzata della DC. I
partiti del centro, che a livèllo
nazionale hanno guadagnato qualcosa (in realtà molto meno di
quanto si vorrebbe far credere),
complessivamente hanno mantenuto ciò che dvevano se non addirittura perso terreno; qua e là
qualche incremento di scarso significato. I radicali insieme alla
Nuova sinistra hanno ottenuto
un buon risultato: i dati più significativi sono quelli fatti registrare a Pinerolo, Torre Pellice,
Villar Perosa, S. Secondo, Prarostino, Pomaretto (nel Pinerolese
il 3,3%). Per i risultati della Camera sottolineo brevemente alcune particolarità partendo da
Massello, che registra la più alta
percentuale per la Nuova sinistra unita (11,9%) che ha raggiunto nel Pinerolese l'l,70%. A
Rorà invece la più alta percentuale per lo PDUP (6%) che ha
ottenuto un buon successo in
Val Pellice; a Lusernetta notiamo il crollo dei liberali (dal 10,5
al 3,5%); la forte avanzata del
Partito Radicale a Pinerolo (5,6
per cento), Bricherasio, Perrero
(6,3%), S. Giovanni, Lusernetta,
Perosa, S. Secondo, Torre, Villar
Perosa; ovunque la secca perdita
del PSI (a parte S. Secondo). La
DC ha perso a Pinerolo, Luserna
S. Giovanni, Bricherasio, Bobbio,
Inverso Pinasca ed ha invece
avuto un recupero a Lusernetta,
con leggerissimi aumenti negli
altri comuni.
Il PCI, rafforzatosi al Senato,
presenta situazioni molto diverse alla Camera: aumenta a Bobbio, Inverso Pinasca (50,8%, la
più alta percentuale). Massello,
Pomaretto, Pramollo e Villar Pellice; perde invece terreno a Pinerolo, Bricherasio, Luserna, Perosa, Prarostino, Rorà, San
Germano, S. Secondo, Torre, Villar Perosa. Complessivamente
una perdita significativa che rimette in questione la strategia
del PCI nei confronti delle attese
degli elettori: la verifica avverrà
molto presto con le prossime
elezioni amministrative.
Sull’astensione dal voto ritorneremo più in là con dati più
precisi (ad Angrogna la percentuale è di circa il 36%!).
Ermanno Genre
Per valorizzare la montagna
ci vuole un parco?
Una cosa è certa: l’iniziativa
del neonato Comitato antiparco
di cui si parla nell’Eco-Luce n. 20
del 18.5.’79, ha suscitato grosse
discussioni. Il volantino arancione che chiamava gli abitanti
della Valle Germanasca a raccolta per ima manifestazione di protesta è piombato come un fulmine a ciel sereno suH’opinione
pubblica locale, riempiendo di
« non si sa... » e « si dice... » le
discussioni di tutti. L'annunciata
manifestazione ha poi avuto regolarmente luogo, ma non era
certo né il luogo né il momento
inigliore per trarre delle conclusioni serie: da un lato i pro-parco
cercavano di spiegare le loro ragioni, dall’ altra gli anti-parco
— soprattutto i cacciatori — ne
rigettavano in blocco l’idea, mentre i più esagitati minacciavano
stragi (di camosci, naturalmen
te).
La cosa migliore in questo rincorrersi di voci è mantenere la
calma e cercare il più possibile
informazioni. Se un parco naturale s’ha da fare, questo non potrà certo essere fatto passando
sopra la testa della gente che in
quelle montagne ha la propria
vita, i propri interessi. Ma è anche chiaro che non si può rovesciare su questa gente una serie
di notizie catastrofiche o infondate per portare in mezzo a loro
10 spavento, per portare la rabbia o lo sconforto in mezzo a
gente che ha già abbastanza motivi per sentirsi colpita, abbandonata dal potere centrale.
Vediamo allora di che cosa si
tratta. La legge regionale che
istituisce i parchi e le riserve naturali (non si tratta di parchi
nazionali, che sono un’altra cosa)
è quella del 4 giugno 1975, n. 43,
11 cui fine è di « conservare e difendere il paesaggio e rambiente,
di assicurare alla collettività ed
ai singoli il corretto uso del territorio per scopi ricreativi culturali, sociali, didattici e scientifici e per la valorizzazione delle economie locali ». Le zone che
vengono interessate da questa
legge vanno poi ben delimitate e
per ogni parco va studiata una
regolamentazione apposita ' che
tenga conto delle particolarità
dei luoghi e infine una specifica
legge regionale istituirà il parco.
Il problema più scottante è naturalmente quello dei vincoli e
dei divieti: ognuno di questi andrebbe motivato. Ci limitiamo
qui ad una elencazione di quelli
che con molta probabilità interesseranno la nostra zona: : non
si potranno aprire cave, esercitare la caccia, alterare e modificare le condizioni naturali di vita degli animali, danneggiare e
distruggere i vegetali di ogni
specie e tipo, abbattere o comunque danneggiare gli alberi
che abbiano un particolare valore ambientale o scientifico, asportare rocce o minerali, costruire
nuove strade ed ampliare le esistenti se non in funzione delle
attività agro-silvo-pastorali presenti sul territorio, andare con
le moto fuoristrada. Da quanto
detto sopra appare non vero
quel che era stato ventilato dal
Cornitato Antiparco che la pastorizia, l’allevamento, l’edificazione _ e rammodernamento degli
stabili, ragricoltura e il taglio
degli alberi sarebbero vietati.
Si tratta quindi, a mio modo di
vedere, di norme-che tendono a
mantenere lo stato attuale delle cose, a conservare quanto
adesso esiste, impedendo che un
intervento sconsiderato dell’uomo rovini o alteri l'equilibrio naturale di queste zone.
Uno dei fini della legge sui parchi è, si è detto, la valorizzazione delle economie locali e il progetto della Regione ne parla, accennando per esempio al turismo, che va favorito, incrementato e ordinato. Va notato però
che nelle , leggi esaminate di-que--»
sto problema si parla poco, troppo poco.
Ma vediamo quali sono i limiti
e le caratteristiche di questo
parco, quali si possono dedurre
dai dati della Regione.
L’area, che ha un’estensione di
PERRERO
I segni dell’alluvione
Informata la popolazione
Una lunga serie di tubi che
scendono dalla montagna verso
l’abitato di Ferrerò è la parte
più vistosa, anche per chi si trovi a passare lungo la provinciale, dei lavori di consolidamento
della frana che due anni fa ha
causato tanto terrore tra la popolazione.
Per informare la gente sullo
state dei lavori e sul costo di
questi, l’amministrazione comunale ha indetto un’assemblea
pubblica che ha raccolto tuttavia pochissime persone, in confronto alle riunioni affollate e
ansiose dei giorni in cui il pericolo era immediato.
Ora che una parte considerevole dei lavori è stata eseguita e
che le condizioni atmosferiche
sono cambiate in meglio, la gente si è rassicurata e guarda al
oggi e domani
• PINEROLO: dom. 17 giugno, dalle 15 alle 19.30 presso II Convento dei Capuccini (via De Amicis 2)
Incontro ecumenico organizzato dal
Collettivo biblico di Pinerolo. Relazioni di P. C. Pazé (Storia e prospettive
del « Direttorio ecumenico » delia diocesi di Pinerolo - 1970) e G. Tourn
(« Linee di azione ecumenica » delie
comunità valdesi ■ 1972) - Esperienze
ecumeniche - Gruppi di studio - Cena al sacco per chi può fermarsi al
termine.
futuro con più ottimismo, anche
se il collaudo delle opere si avrà
soltanto alla prima ripresa delle piogge torrenziali.
Rimangono tuttavia ancora lavori da eseguire: la sistemazione degli acquedotti che attraversavano il pendio franoso e che
sono stati danneggiati dall’alluvione, l’arginatura del torrente
Germanasca,' i lavori di ripristinn dei giardini e delle recinzioni
buttati all’aria per far passare i
grossi tubi di smaltimento delle
acque.
I danni dell’alluvione de] '77
sono costati alla Regione per il
solo Comune di Perrero più di
un miliardo, cioè come se ogni
abitante del Comune avesse ricevuto il contributo di un milione. Si sarebbero potuti risparmiare se non si fossero commessi errori in passato? Probabilmente sì, ma questo è un discorso che vale ormai per l’Italia
tutta intera.
I commercianti presenti alla
riunione hanno poi appreso con
soddisfazione che tra poco verrà
sistemato il fondo stradale della
provinciale che attraversa l’abitato di Perrero, dissestato completamente dopo i lavori per le
fognature. Il piano della strada
nel primo tratto dovrà essere abbassato per evitare che l’acqua
entri nelle case che sono ad un
livello inferiore, mentre nella zona dei negozi in attesa della sistemazione definitiva si avrà una
soluzione provvisoria con uno
strato di asfalto che elimini per
lo meno le buche e la polvere.
L. V.
ha. 10500, è quella relativa alla
parte alta del bacino imbrifero
del torrente Chisone e comprende, a cavallo dello spartiacque
tra Chisone e Germanasca (principale affluente del primo) le alte valli Troncea, di Massello, di
Salsa di Pinerolo e di Frali. I
motivi per cui si tutela sono i
seguenti: « l’area ha notevole interesse naturalistico, paesaggistico, economico-sociale: paesag, gisticamente pregevoli sono i
monti Bucie, Albergian, Punta
Vergia, Punta Rognosa, i valloni
di Massello e di Rodoretto. Dal
punto di vista botanico — prosegue lo scritto della Regione —
è molto diffuso il rodoreto-vaccinieto e tante altre specie, tra
cui fiori altrove in estinzione. Tra
la fauna sono presenti camosci
e aquile reali. Interessanti alcuni giacimenti di minerali. L’area
individuata confina a Ovest con
la zona delle valli Gimont-ThurasArgentiera e all’estremo Sud, fra
il Gran Queyron e il Eric Bucie,
con il parco francese del Queyras ». Si tratta di un’area montana — dice ancora il documento
— che vede il 15% della sua superficie coperto di boschi, il 70%
di pascoli, il 5% di terreni agricoli, mentre il 10% sono rocce e
altri tipi di terreno non praticabile. La situazione attuale è
quella di un degrado ambientale,
dovuto al progressivo abbandono della montagna. Segnaliamo
ancora che questa zona è in buona parte riserva di caccia, soprattutto per i camosci
Fin qui hanno parlato i documenti ufficiali. Ma la gente, che
dice? Bisogna dire che i pareri
sono discordi, anche perché Finformazione finora giunta è quella del Comitato Antiparco che
ha teso a mettere in allarme la
gente. Purtuttavia sono in molti a chiedersi se sia effettivamente necessario costituire un parco naturale: le leggi ci sono, le
si facciano rispettare e molte
delle finalità del parco saranno
adempiute. Altri dicono che vietando la caccia su un versante
della montagna, si condannano
allo sterminio gli animali che
popolano l’altro versante. Ma
già si avanza un sospetto: perché queste mosse e contromosse
saltano fuori in tempo elettorale? Gli uni dicono che la Regione tira fuori questo parco ora
per fare contenti i cittadini amanti della natura e attirare cosi ì
voti nell’area social - comunista,
gli altri lo negano, facendo notare come senza l’iniziativa del
Comitato Antiparco il tutto si sarebbe saputo dopo le elezioni ed
affermano piuttosto che il polverone è stato sollevato dalla DC
per gettare discredito sulla Giunta regionale. Si sa che in campagna elettorale tutto è possibile. Al di là, comunque, di tutti i
possibili « si dice », resta ferma
la volontà degli abitanti della
valle di essere partecipi delle decisioni che possono influenzare
in un modo o nell'altro il loro
futuro.
Paolo Ribet
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Educare alla salute:
la ricerca è appena iniziata
Proseguono le iniziative della
Comunità Montana del: « Progetto per l’infanzia, costruito insieme ». Martedì 5, alla presenza di Maria Modolo, della Università di Perugia, si è discusso
sull’educazione sanitaria. Su questo problema, non solo i medici
e gli operatori sociali del territorio sono stati chiamati in causa,
ma anche gli insegnanti (quasi
tutte donne) e la popolazione.
Non che gli insegnanti non abbiano mai fatto educazione sanitaria ma l’hanno prevalentemente trasmessa con nozioni settoriali senza un inquadramento
globale del problema della salute cioè dell’equilibrio psico-fisico.
stra attuale incapacità a diventare parte viva di un confronto
ed una ricerca veramente alternativi.
D.P.
POMARETTO
Alla Scuola
Latina
E’ necessario quindi organizzare un nuovo quadro d’informazione permanente dove bambini ed insegnanti si pongano in
discussione e in continua ricerca, riferita alla vita reale. La cosa più difficile che è venuta fuori dall’incontro non è stata tanto
l’incapacità di comprendere la
globalità dell'educazione sanitaria (poiché essa certamente non
può ridursi a quattro nozioni di
« pronto soccorso ») quanto piuttosto il nuovo quadro di ricerca
pedagogica. Lo stesso dibattito
ha visto i soliti interventi dei più
preparati e si ha l’impressione
che il quadro di ricerca sia tutto
da fare e tocchi solo una esigua
minoranza.
La prof. Modolo, senza dubbio,
ha colto tutti di sorpresa; ci si
aspettava una lunga relazione
sulla quale poi intervenire, invece, dopo brevi spunti, è stato
aperto subito il dibattito che ha
mostrato, indirettamente, la no
Riconoscenza a
Laura Rivoira
Il salone del Convitto era affollato e quest’anno la manifestazione ha avuto un carattere
ppticolare, perché si è dato l’addio alla Signora Laura Rivoira,
che per vari anni è stata la preziosa animatrice di questi ragazzi e li ha portati ad un magnifico successo nel recente viaggio
alle Colonie Valdesi del Württemberg.
Ogni numero era annunciato e
commentato dai ragazzi stessi e
abbiamo udito esibizioni alla fisarmonica, ai flauti e canti valligiani ed evangelici, in francese,
italiano e tedesco... Ma il « clou »
è stata la « Courenta », danzata
con grazia e spigliatezza, da un
gruppo di ragazze in costume
campestre.
Il convegno PGEI - Valli
su IL PROBLEMA ENERGETICO IN ITALIA, annunciato sul n. scorso si
terrà sabato 16 (inizio ore
15) e domenica 17 (chiusura ore 17) nella saia unionista di Torre. Il costo del convegno (pranzo
del 17 -f pernottamento) è
di L. 4.000 circa. Iscrizioni
fino al 14 giugno presso
Patrizia Peyrot (90442) e
Marco Pasquet (909978).
Al momento del commiato, la
Preside ha ringraziato i genitori
per la loro valida collaborazione
durante l’anno scolastico ed ha
rivolto parole di gratitudine alla
Signora Rivoira per l’entusiasmo
e la competenza che hanno caratterizzato la sua collaborazione alla Scuola Latina.
Come contorno al saggio, c’era
una esposizione di lavori fatti
dagli allievi durante l’anno: lavori di pittura, oggetti di stoffa
e legno e parecchi dolci (fatica
particolare delle mamme!), a beneficio della scuola.
Una mamma presente
7
15 giugno 1979
CRONACA DELLE VALLI
I dati delle “politiche" nelle Valli valdesi
Presentiamo in percentuali i risultati ed il raffronto con le votazioni del 1976
PER LA CAMERA
BOBBIO PELLICE
VILLAR PELLICE
TORRE PELLICE
ANGROGNA
LUSERNA S. GIOVANNI
LUSERNETTA
RORA’
BRICHERASIO
S. SECONDO
PRAROSTINO
PINEROLO
S. GERMANO CHISONE
PRAMOLLO
INVERSO RINASCA
VILLAR PEROSA
PEROSA ARGENTINA
POMARETTO
PERRERO
MASSELLO
PRALI
PCI PR DN MSI PRI PSI NSU PDUP PSDI PLI DC
1979 1976 1979 1976 1979 1979 1976 1979 1976 1979 1976 1979 1979 1979 1976 1979 1976 1979 1976
28,5 28,1 2,1 1,2 1,8 1,4 0,8 2,3 4,3 28,7 30,6 1.4 4,0 9,4 8,4 12,2 15,4 7,7 8,8
32,3 30,1 3,0 1,6 0,9 1,5 0,9 7,8 5,4 14,3 17,2 0,5 2,6 9,1 10,3 9,0 16,6 18,3 15,0
27,4 33,2 6,6 3,1 0,5 2,0 1,9 7,6 6,8 12,7 14,7 2,5 2,1 9,6 7,0 9,2 8,8 19,1 20,1
33,1 33,2 3,6 1.4 0,6 2,5 0,8 5,3 4,3 10,2 10,4 2,1 2,9 5,5 9,2 7,2 8,2 27,9 28,7
23,5 25,4 5,0 1,4 0,4 2,1 2,0 5,3 5,7 12,0 12,9 1,7 2,2 6,2 5,9 6,4 5,9 34,6 35,0
18,0 19,2 4,3 1,0 0,2 0,5 1,1 1,1 0,5 6,1 7,3 0,5 6,1 5,7 3,5 10,5 58,7 53,4
22,9 27,3 3,2 — 1,0 0,5 1,0 1,6 1,5 41,5 41,7 3,2 6,0 8,7 6,1 4,3 5,1 6,5 12,8
14,7 18,0 3,5 1,2 1,8 2,2 1,8 3,2 2,2 6,6 7,2 0,9 1,1 4,8 4,5 6,5 5,6 54,5 57,0
20,0 23,9 5,8 1,5 0,5 ,1,7 2,1 4,8 5,7 11,2 10,6 2,3 1,2 5,6 5,4 6,2 4,4 40,0 42,9
29,3 34,6 4,5 0,7 0,8 1,8 1,2 6,4 6,8 28,6 27,9 2,7 2,2 6,8 7,9 3,4 4,1 13,1 12,5
26,0 29,9 5,6 1,5 0,6 2,9 3,0 5,6 4,8 9,3 9,9 2,4 1,7 4,7 5,2 5,4 4,0 35,0 37,0
37,8 36,4 3,7 1,3 0,2 0,5 0,8 4,2 4,1 29,3 30,9 1,3 1,4 3,0 2,7 2,5 2,7 15,5 15,3
43,6 42,4 u 0,6 0,3 1,2 0,9 1,6 1,8 33,3 35,9 0,3 2,5 3,8 4,0 1,9 1,5 9,7 10,8
50,8 49,2 4,7 2,6 — 0,6 3,0 1,3 17,8 20,5 1.6 0,4 4,0 3,8 2,8 2,6 14,5 17,0
3j,V 36,9 4,9 1,5 0,5 1,1 1,3 5,3 3,8 14,5 17,3 1,9 1,6 4,3 4,6 3,1 2,9 28,4 28,8
28,4 33,0 4,0 1,3 0,7 1,3 1,1 5,4 4,4 11,1 13,4 1,6 1,7 5,9 5,4 3,6 3,4 35,3 34,8
42,8 41,1 5,5 3,2 0,3 0,8 1,1 5,0 3,6 18,3 22,3 1,2 1,3 4,1 3,8 3,7 6,1 16,6 15,7
31,6 32,7 6,3 2,1 0,5 1,1 0,9 4,7 3,2 13,7 15,7 2,2 1,6 2,9 3,3 3,2 4,8 31,6 33,4
36,9 37,8 5,4 3,1 ■ 1,0 — 4,3 7,3 19,5 30,5 11,9 3,2 4,3 4,2 3,2 2,1 9,7 9,4
37,1 41,8 0,9 0,8 — 1,8 0,5 7,6 6,1 25,1 24,4 0,6 1,8 2,7 3,7 0,9 2,6 18,0 17,4
PER IL SENATO
BOBBIO PELLICE
VILLAR PELLICE
TORRE PELLICE
ANGROGNA
LUSERNA S. GIOVANNI
LUSERNETTA
RORA’
BRICHERASIO
S. SECONDO
PRAROSTINO
PINEROLO
S. GERMANO CHISONE
PRAMOLLO
INVERSO RINASCA
VILLAR PEROSA
PEROSA ARGENTINA
POMARETTO
PERRERO
MASSELLO
FRALI
PCI PR DN MSI PRI PSI NSU PDUP PSDI PLI DC
1979 1976 1979 1976 1979 1979 1976 1979 1976 1979 1976 1979 1976 1979 1976 1979 1976
36,8 27,1 1,7 1,6 0,5 1,7 1,1 2,2 5,3 27,2 38,1 9,8 7,4 11,8 14,3 7,8 7,6
36,6 29,1 0,7 1,4 0,9 1,6 1,1 8,1 6,4 12,7 25,3 9,0 9,5 10,3 13,4 19,2 13,8
35,1 33,6 4,9 3,2 0,5 1,5 1,7 7,5 7,3 11,5 17,1 6,5 6,1 10,8 8,9 21,2 19,1
39,0 31,7 1,6 0,7 0,4 1,1 0,7 4,9 5,3 10,1 22,0 6,6 5,8 7,8 6,0 27,9 27,6
28,1 26,5 2,9 0,9 0,4 2,2 2,2 4,5 3,8 12,1 17,6 6,2 5,6 7,3 6,3 35,8 33,4
18,5 16,6 2,7 0,8 0.9 03, 1,0 1,5 0,6 6,7 10,3 5,7 5,6 5,1 10,6 58,2 54,0
30,9 18,7 2,4 0,5 1,8 0,6 0,5 0,6 1,1 39,3 65,3 7,9 3,4 5,4 3,9 7,8 6,2
15,5 17,1 2,3 1,1 0,9 1,8 2,1 4,3 2,2 6,2 9,0 4,7 5,0 4,9 6,3 56,0 56,8
24,1 23,7 4,5 1,1 0,4 1,8 1,9 5,0 7,7 10,6 12,7 5,4 5,6 8,0 4,7 39,7 42,8
35,2 37,4 3,4 1,1 0,3 1,5 2,1 7,1 10,0 27,9 27,9 6,2 6,2 5,4 4,4 12,5 10,5
27,6 30,3 4,6 1,2 0,5 2,8 3,3 6,8 5,8 9,5 10,6 4,9 5,8 6,7 4,9 36,1 37,7
44,1 40,5 1,9 1,3 — 0,3 0,6 4,4 5,1 27,1 31,7 3,1 2,4 2,8 2,7 16,0 15,3
52,3 41,7 0,7 0,9 0,3 1,4 1,3 2,8 1,9 29,5 37,8 2,8 2,9 1,1 0,9 8,8 12,1
54,3 52,1 3,6 2,2 — 0,7 1,2 2,8 3,9 18,6 19,8 3.4 3,9 2,8 3,2 13,3 11,1
36,3 38,0 3,8 0,8 0,4 1,3 1,5 6,8 7,7 14,6 17,5 4,4 4,1 3,8 3,5 28,0 26,6
30,9 32,8 2,7 1,1 0,5 1,1 1,1 6,1 4,4 11,6 14,8 6,5 5,7 4,0 4,3 36,2 35,5
49,5 43,2 0,3 1,3 0.5 0,6 1,4 4,7 5,2 16,5 23,1 3,1 3,4 3,7 5,2 17,5 17,0
37,5 33,3 2,8 2,2 0,8 1,5 1,1 0,4 5,4 13,2 16,4 3,5 3,4 4,5 4,7 31,7 33,1
50,6 35,9 10,3 4,4 — 1,2 — 3,8 11,2 18,1 30,3 5,1 2,2 3,8 5,6 6,4 10,1
53,1 39,4 1,0 0,3 0.3 1,7 0,3 9,3 7,4 14,8 27,8 1,0 4,0 1,3 3,1 17,2 17,3
Invece di pubblicare il numero dei voti attribuiti ad ogni partito nei comuni
del pinerolese con presenza valdese (già pubblicati dall’Eco del Chisone e da Cronache) abbiamo ritenuto più interessante il raffronto percentuale tra le politiche
del ’76 e quelle del ’79 sia per la Camera che per il Senato.
Come è noto la Nuova Sinistra unita si è presentata al Senato con il Partito
Radicale; Democrazia Nazionale nel ’76 era unita al MSI; il PDUP si è presentato solo quest’anno e solo alla Camera.
■y.
PERRERO-MANIGUA
MASSELLO
RODORETTÒ
• A Massello, la scuoletta della
borgata di Grangia Didier stava
decadendo rapidamente. Gli abitanti del quartiere si sono messi d’accordo e l’hanno riparata.
Non sarebbe una gran notizia,
questa, se effettivamente succedesse lo stesso anche negli altri
quartieri in cui delle scuole stanno andando in rovina. Tànto più
quindi va il nostro ringraziamento a quanti si sono dati da
fare per le riparazioni.
• Si è tenuta, domenica 10 giugno, una riunione quartierale a
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLiCE - LUSERNA S. GlOVANNi
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 16 al 22 giugno
Do». PIERO SCAROGNINA
Via L. Tegas - Telef.. 90092
Luserna S. Giovanni
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
Domenica 17 giugno
FARMACIA ÌNTERNAZIONALE
(Dr. 'Imberti)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374
Martedì 19 giugno
FARMACIA MUSTON
(Dr. Wlanassero)
Via della Repubblica, 25 - 91.328
Domenica 17 giugno
farmacìa VASARIO
(Dott.ssa Gaietto)
Via Roma, 7 - Tel. 90031
Luserna San Giovanni
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Torre Peilice: Tel. 90118 - 91.273
Croce verde di Porte tei. 74197
VIGILI DEL FUOCO
Torre Peilice ; Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884 -90.205
Bessé (Ferrerò) per decidere la
vendita della scuoletta — cadente — del quartiere. I partecipanti all’assemblea hanno deciso che
si vendesse.
• Ricordiamo ancora due appuntamenti; 17/6 Gita della
scuola domenicale a Frali e 24/6
Culto in comune a Maniglia alle
ore 10, seguito da un pranzo in
onore dell’Anziano Luigi Pons
della Baissa. Tutti sono invitati
a partecipare. Le prenotazioni si
possono dare presso la sig.ra Menusan, del Forengo, e presso il
Pastore.
SAN SECONDO
Durante la fienagione è successo un serio incidente sul lavoro
a Jole Godine Rostaing (Grotta)
che è caduta dal carro di fieno
ed è dovuta essere ricoverata
all’ospedale civile di Pinerolo.
Alla nostra sorella ora ritornata
a casa il nostro sincero augurio
di guarigione completa.
• Una passeggiata in montagna,
un'ora di storia valdese e molti giochi hanno costituito la riuscita passeggiata della scuola domenicale alla Balziglia il 3.6.
• Mauro Benedetto (Centro) si
è sposato il 27.5 con Margherita
Picat in una chiesa cattolica di
Pinerolo. Il nostro augurio agli
sposi che si stabiliscono a San
Secondo.
• Durante il culto del 10.6, è
stato battezzato Paolo Ribet di
Valdo e Elsa Ferrerò (Luganera).
Chiediamo al Signore di benedire questo bambino e la sua famiglia.
Hanno collaborato a questo
numero: Franco Davite Mitzi Menusan - Daniela Platone - Sergio Ribet - Giorgio Tourn.
ANGROGNA
• « Oggi, nella determinazione
di accettare Cristo nella mia vita e di confermare la fede nella
certezza dell’Evangelo chiedo di
essere accolto nella Chiesa...».
Con queste parole, a Pradeltorno, la scorsa domenica, di fronte ad una numerosa assemblea,
Gino Barbianì ha condiviso con
la sua comunità d’Angrogna la
Cena del Signore. Anni di ricerca sono confluiti in una decisione chiara e responsabile. Dopo
il culto è seguito un rinfresco
per gli amici e la corale e un
pranzo fraterno durante il quale, tra brindisi e canti, ci siamo
rallegrati con Gino.
• Sabato 16, ore 21, Concistoro ; tra 1 temi : aggiornamento liste membri comunicanti.
• L’attività dell’Un. Femminile
si è conclusa con una gita ad
Aosta e Courmayeur. La simpatica accoglienza della comunità
d’Aosta, sia al culto sia nel pomeriggio per una conversazione,
ha messo a proprio agio le ventidue partecipanti (la più anziana ha 82 anni). Durante il viaggio si è ripassato il repertorio
canoro e dato uno sguardo ai
futuri programmi.
• La scuola domenicale chiude
con una giornata a Frali domenica 17. La partenza del pullman
è alle ore 8 dal Capoluogo; ci
sono 40 posti, per le ultime iscrizioni rivolgersi alle monitrici o
al pastore.
Ili Circuito
Giornata delle Scuole
Domenicali
Domenica 17 giugno si incontreranno a Frali le scuole domenicali della Val Germanasca, di
Angrogna e di Briançon.
E’ iniziato l’incontro
pastorale
al Castagneto
Mentre scriviamo è in corso
di svolgimento, sino a giovedì, 14
c. m., un incontro pastorale —
di cui riferiremo più ampiamente nel prossimo numero — italofrancese presso l’accogliente centro del ’Castagneto’ di Villar
Peilice. Al centro dei lavori il tema del cattolicesimo oggi.
All’incontro, organizzato dalla
Commissione Esecutiva del I Distretto in accordo con il Consiglio Pastorale della Regione
francese Centre - Alpes - Rhône,
partecipano anche rappresentanti del mondo cattolico.
È ormai quasi tradizione che
almeno una volta all’anno i pastori del I Distretto incontrino
i colleghi francesi della vicina regione d’oltralpe ; un’occasione
non solo di studio ed aggiornamento teologico ma di scambio
d’esperienze di lavoro al servizio
della Chiesa. L’incontro infatti
si è aperto lunedi, 11 sera con
una rapida presentazione dei
problemi attuali della Chiesa
Valdese alle Valli fatta dal past.
TORRE PELLICE
È stata battezzata domenica
scorsa la piccola Evely Berton;
rinnoviamo la nostra preghiera
di intercessione per lei.
• L’assemblea di chiesa ha
ascoltato ed approvato la relazione dei deputati alla Conferenza
Distrettuale e la Relazione del
Concistoro.
Bruno Bellion e per la parte
francese ha brevemente relazionato il past. Montserrat. I momenti di preghiera e riflessione
biblica sono condotti da un sacerdote e un pastore della regione lionese.
Alberto Lazier, conduttore del
centro «H Castagneto», rivolgendo ai numerosi partecipanti
un caloroso benvenuto ha brevemente ripercorso la storia del
Centro oggi punto di riferimento per diversi gruppi, evangelici
e non, che desiderano trascorrere un periodo di studio e distensione.
AVVISI ECONOMICI
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e della Bibbia del Diodati (ed. 1607
e 1641), nonché edizioni originali
della Storia dei Valdesi del Perrin,
Gilles, Morland, Leger, Allix. Scrivere a ]M. Bridges - 22 Rue des Peupliers - 1205 Ginevra (Svizzera).
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8
8
15 giugno 1979
_____ UNA DENUNCIA DI AMNESTY NELL’ANNO INTERNAZIONALE DEL FANCIULLO
Perchè hanno portato via il papà?
«Un giorno molto freddo e
molto triste, di prima mattina,
im gruppo di uomini che dissero
di appartenere alla polizia, entrarono in casa nostra con i fucili e lo portarono via, e non ne
abbiamo mai più saputo niente.
10 non m’intendo di politica e
non so perché hanno portato via
mio papà, ma da quel giorno
so che cosa vuol dire soffrire
e so che il mio papà è buono,
11 migliore papà del mondo, sentiamo la sua mancanza ».
Così inizia ima lettera, scritta da im ragazzo di 13 anni, al
presidente argentino Videla. Dal
24 marzo 1976, data del colpo
di stato delle Forze Armate argentine, molti bambini hanno assistito ad arresti repentini e violenti e altri sono stati portati
via con ì loro genitori. Non esiste una lista ufQeiale delle donne
e dei bambini spariti in Argentina; ma a questa mancanza d’infofmazioni può sopperire, almeno in parte, ora, un coraggioso
fascicolo pubblicato da Amnesty
International con il concorso del
Comune di Alessandria su casi
documentati di bambini vittime
della repressione in Argentina e
Sud-',AJErica (1).
Tra i casi scialati, tutti estrehiamente tragici, colpisce quello
(e non è Túnico) di im bimbo
arrestato, non ancora nato. Ecco
il fatto: Liliana de Gutiérrez, Studentessa di 25 anni, fu arrestata
Con, il marito Oscar Gutiérrez,
sociologo che lavorava presso
TEmpresa Metalúrgica, a Santa
Rosa, nell’agosto del 1976. Con
violenza, alcuni uomini in borghese, trascinarono Liliana de
Gutiérrez, che si trovava nell’ultimo periodo di gravidanza,
dentro un’automobile; da allora,
non si sa più niente. Il bambino
avrebbe dovuto nascere alla fine
del dicembre del 1976. Nel frattempo i parenti della coppia si
sono rivolti, sempre con esito negativo, al Ministero dell’Interno,
hanno richiesto udienza al Presidente Videla, hanno fatto personali ricerche presso caserme,
stazioni di polizia e prigioni.
Intorno a questo caso, come a
centinaia d’altri, le autorità hanno alzato uno spesso muro di silenzio. Nel novembre del 1978 una petizione sottoscritta da 1221
parenti delle vittime denunciava
la scomparsa’ di 1542 persone; la
petizione presentata alla Suprema Corte di Giustizia non ha
provocato informazioni da parte
del Governo. Come è facilmente immaginabile, molti ragazzi
sono stati psicologicamente danneggiati per avere assistito al
brutale arresto dei propri genitori. Anche le interdizioni sul
lavoro nei confronti di genito
ri con famiglie numerose (persino gli amici dei bambini ’’interdetti” sono visti con sospetto)
crea il ’’vuoto” intorno al nucleo familiare e alimenta fame
e disperazione.
Esempi di fanciulli arrestati
non mancano in Sud-Africa.
Le stesse autorità sudafricane
hanno chiarito, in pubbliche circostanze, che numerosi minorenni sono trattenuti in prigione. Rispondendo ad un rapporto sulla
detenzione di bambini di 8 anni, in seguito alla rivolta di Soweto del 1976 (in cui furono
uccisi diversi bambini), un commissario della Polizia di Sicurezza di Johannesburg avrebbe
detto: « Si ha probabilmente
maggior cura dei bambini in una
cella di polizia che non in un
qualsiasi altro rifugio ». Mentre
si sa, documenti alla mano, che
molti bambini oltre ad essere
stati sottoposti a prolungato isolamento sono stati malmenati e
presi a pugni e calci.
Benché le Nazioni Unite abbiano dichiarato il 1979 1’« Anno
Internazionale del Fanciullo » in
molte parti del mondo — segnatamente in Argentina e Sud-Afri
ca- — molti bambini hanno scarse possibilità di godere dei diritti e delle libertà enunciati
nella Dichiarazione dei Diritti
del Fanciullo. Per tentare di
spezzare l’omertà e il silenzio
che circondano migliaia di fanciulli arrestati e torturati Amnesty International, sostenendo
la piena applicazione in qualsiasi regime politico della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (ONU, 1948), indica
la strada della pressione della
pubblica opinione. Si possono inviare appelli per l’immediata
pubblicizzazione della sorte degli scomparsi in Argentina direttamente a: Sua Eccelenza
Gen. Jorge Rafel Videla, Presidente de la República Argentina,
Buenos Aires oppure all’Ambasciata della Repubblica Argentina, Piazza delTEsquilino 2 Roma. Per il Sud-Africa (inviando
lettere all’Ambasciata del SudAfrica, Piazza Monte Grappa 4,
00195 Roma) si possono richiedere le seguenti garanzie nei
riguardi dei bambini: che non
siano tenuti in stato d’isolamento; che i genitori possano avere le più ampie informazioni con
cernenti la detenzione dei loro
bambini; che sia data loro l’opportuna assistenza legale; che
non siano trattenuti nelle prigioni degli adulti e che non possano essere accusati secondo le
leggi come quella del ’’sabotaggio” che prevede una sentenza
minima di 5 anni.
Questi appelli aprono la possibilità di partecipare in modo
veramente umanitario e circostanziato all’« Anno del Fanciullo » senza i soliti discorsi generici sui fanciulli che muoiono
di fame e senza i soliti scetticismi sugli effetti risolutori che
possono avere una lettera o una
petizione corredata da molte firme. Particolarmente le chiese
dovrebbero essere sensibili (e i
precedenti del resto non mancano) rispetto a queste forme
di protesta e di solidarietà con
le vittime — in questo caso innocenti fanciulli — della violenza. G. P.
(1) « 1979: Anno Internazionale del
Fanciullo », diffuso da Amnesty Int.
Circoscrizione Piemonte-Valle d’Aosta,
via P. Veronese 134 - Torino, pp. 16,
L. 500.
Í
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
Rhodesia e Sud-Africa cambiano?
* Una profonda crisi sta maturando in questi due paesi, una
crisi molto diversa ma non meno profonda e dolorosa di quella
che travaglia l’Italia.
1) Rhodesia. Il paese ha assunto ufficialmente il nuovo nome « Zimbabwe », già entrato
nell’uso a partire dal dicembre
scorso. Contemporaneamente si è
avuto il cambio del primo ministro: da Jan Smith al vescovo
Abel Muzorewa, cioè da colui che
aveva detto una volta non esser
possibile, per altri mille anni ancora, che la razza bianca cedesse
il potere, a colui che alcuni patrioti rhodesiani, sia bianchi che
neri, considerano un « traditore » dei negri, o quanto meno un
« fantoccio » servo dei colonizzatori bianchi.
Le ragioni di questo cambiamento in atto sono ben note: esse risiedono nell’ impossibilità
che un’esigua minoranza possa
mantenere in piedi indefinitamente un regime razzista e, come tale, gravissimamente discriminatorio.
« Il vescovo Muzorewa ha dichiarato d’aver avuto recentemente dei contatti con i dirigenti dei cinque paesi cosiddetti "di
prima linea” (Zambia, Mozambico, Botswana, Tanzania e Angola), ai quali ha chiesto di "perdonare e dimenticare il passato.
Li ho però avvertiti che io non
permetterò mai che il mio paese serva di base a qualunque tentativo diretto a rovesciare i loro
governi”. Conseguentemente “ è
naturale, ragionevole e logico
(ha proseguito) attendere il contraccambio da parte loro”.
“Io considero una risposta negativa (da parte loro v. sopra) al
messaggio di buona volontà da
me inviato, un mese fa, a quei
paesi, il fatto che essi tollerino,
sui loro territori, la formazione
di basi di guerriglia dirette contro il nostro governo eletto democraticamente" (ha ancora dichiarato il primo ministro) ».
Quale avvenire potranno avere gli oppositori? È difficile dirlo. Certo gli oppositori non sembrano aver esitazioni. Così ad es.
« il reverendo Ndabaningi Sithole, domenica 3,6, ha qualificato
“stupide” le accuse del governo
di Salisbury (capitale della Rhodesia), secondo cui i dirigenti
della fazione dell'Unione Africana della Rhodesia, che il Sithole
stesso dirige, avrebbero progettato d'assassinare il nuovo primo
ministro, il vescovo Abel Muzorewa ». (Dal Journal de Genève
del 5.6.’79).
2) Sud-Africa. Il fatto nuovo,
veramente straordinario, è che
John Vorster, presidente della
Repubblica, ha presentato, lunedì 4 c., le sue dimissioni. Il fatto
è tanto più straordinario in
quanto il Vorster aveva tenuto,
per moltissimi anni, la carica di
primo ministro ed era chiamato
correntemente il « padre della
nazione africana ». Le motivazioni sono di carattere morale
(analoghe a quelle che colpirono
Nixon o G. Leone), ma destinate
questa volta (così sembra) a produrre conseguenze molto più
gravi.
Doni CIOV
(seguito dell'elenco pubblicato sul
numero scorso).
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il caro nonno Luigi (Pinerolo).
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sone) ; Rubinato Elisabetta (Pinerolo) ;
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Elena (Prarostino) ; Savoia Dora in Long
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Pellice); Serafino Giuseppina (Torino);
Chiesa Maria (Buriasco).
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Bonnin Noemi-Banc Rosetta (Roure)
Bonino Ermelinda (Perosa Argentina)
Charrier Severino (Abbadia Alpina)
Galliano Giulia (Massello) Brun Al
fredo (Perosa Argentina); Ughetto Ales
sandrina in Gastant,
L. 75.000: Comune di San Secondo.
Offerte per
”la Gianavella”
L. 10.000: Liliana e Dario Varese;
Laura e Renato Fraschia; Ada e Attilio
Parise: Emilia Caffarel; Rosetta Vittone; Silvia Pellegrin Vittone; Eleo e Alfieri Vittone; Matilde e Jean Rostagnol; Sergio Peyrot: Lina Caffarel; Gian
Franco e Paola Parise; Giuseppe Cresto;
Fiorello Beux; Erica Cavazzani; Franco
Sappè; Emilia Long: Amore Bastia: Carlo Pons; Gino Barbiani; Benedetto; Lina Bertin; Lina Buffa Belijon; Laura
Eynard; Mirella Peyronel; Nino e Núcela Danna; Adriano e Elena Malanot;
Franco Quattrini; Anita Simeoni; Lauro Long Lodi; Famiglia Bouchard; Famiglia Losso; Franco Operti; Famiglia
Wassermann; Ada Visca; Maria Monge; Mariuccia Decker; Pietro Boèsch;
Famiglia Monnet; Laudice Mariani; Silvana Marchetti; Elsa e Giulietta Baima; Clara Rostan.
Un fratello
ci guarda
con
simpatia
(segue da pag. I)
crediamo di percepire la assenza di una certa dose di gioia e
di sicurezza nel cammino che
l’Evangelo propone. Una attitudine di eccessiva autocommiserazione si sovrappone spesso alla
gioia di vivere. Un segno di questo, per quanto non il più notevole, né il più importante, ma
tuttavia un segno, si coglie nel
canto comunitario, espresso in
forma malinconica e poco convincente. Ci piacerebbe avesse
più vita, più entusiasmo, più
convinzione di quello che ci è
stato dato di discernere.
Salvo poche eccezioni, la gioventù era assente dalle riunioni a cui abbiamo partecipato.
Siamo però coscienti che questo
non può costituire un criterio
di valutazione dell’azione giovanile del protestantesimo italiano.
Ci dispiace che il nostro itinerario non ci abbia permesso di
assistere all’assemblea della
PGEI a S. Severa. Conosciamo
tuttavia il serio impegno con
cui la gioventù evangelica italiana affronta la sua presenza di
vita e di testimonianza della
fede cristiana nella società.
— Come valuti gli attuali rapporti tra i due rami della chiesa valdese, quello europeo e
quello sudamericano?
Abbiamo potuto constatare
con gratitudine lo spirito di solidarietà in Cristo che le comunità italiane manifestano verso
i loro fratelli sudamericani e lo
stesso desiderio franco di penetrare negli aspetti concreti della realtà in cui vivono. Tutti sappiamo quanto intense e profonde sono state e sono in questi
ultimi anni le relazioni reciproche tra le due zone a livello di
riflessione e di dottrina, a livello di organizzazione ecclesiastica e sinodale, per l’interscambio
di documenti scritti, letteratura,
visite di persone dall’una e dall’altra parte. Considerando tutto questo come molto valido e
efficace, e tenuto conto della
barriera della distanza geografica e il conseguente alto costo
dei viaggi, crediamo che si dovrebbe cercare di intensificare
le visite alla base perché la conoscenza reciproca arrivi direttamente al membro comune delle
nostre chiese come stimolo nella
vita e nell’azione. Nelle nostre
visite alle comunità locali ci siamo visti assediati da domande
sulla vita delle chiese rioplatensl, inquietudini alle quali molto
volentieri abbiamo cercato di
rispondere. Non dubitiamo che
al nostro ritorno, i fratelli di là
faranno lo stesso.
— Sarebbe interessante se tu
ci indicassi qualche somiglianza
e qualche differenza per ciò che
riguarda vita e problemi delle
chiese qui e nel Rio de la Piata.
— In un contesto sociale un
poco diverso e talvolta con un
grado diverso di intensità, i
problemi, il lavoro e le gioie sono gli stessi nelle due zone: la ricerca della rilevanza del messaggio di amore delTEvangelo in
un mondo in cui la impostazione
individualista della vita nelle sue
espressioni quotidiane e concrete, sembra aver messo radici
nella coscienza dell’uomo. E questo vale tanto per l’Europa tecnicizzata e sviluppata, come per
l’America Latina in via di sviluppo. Credo che il problema dell’assenteismo e dell’indifferenza di
molti per ciò che concerne la
vita ecclesiastica sia simile dalle due parti, ma anche qui come
in Sud America ci sono dei nuclei viventi che con la loro presenza, la loro azione e preghiera, la loro riflessione rinnovatrice sulle implicazioni della fede
cristiana rendono testimonianza del fatto che la parola di Dio
troverà ancora eco nel mondo
di oggi, vale a dire che il Signore continuerà ad operare per
mezzo della sua chiesa.
Per terminare desidero esprimere una profonda riconoscenza
per le molteplici espressioni di
caldo affetto fraterno e per le
generose attenzioni che da parte di tutti, laici e pastori, con
Dafne abbiamo ricevuto lungo
tutto il nostro itinerario attraverso le comunità visitate.