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Anno 113 — N. 47
3 dicembre 1976 — L. 150
Spedizione in abbonamento postale
I Groppo /70
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEILiCE
ddk valli valdesi
________SULLA PROPOSTA DI REVISIONE DEL CONCORDATO
Una leggera soffiata di vento
può solo rimuovere foglie secche
Le Chiese evangeliche non intendono fungere da coperchio per occultare il privilegio cattolico - Le proposte non sembrano idonee a superare l’impasse della presenza dei Patti lateranensi nella vita del paese
Quando si seppe che Tonde Andreotti si era preso una settimana
di tempo in più per riferire alla
Camera sull’andamento della questione concordataria, si ebbe l’impressione che qualche cosa di
nuovo era in vista. In effetti, solo
domenica scorsa la Commissione
dei sei raggiunse l’accordo unanime sul testo del progetto che il
Presidente del Consiglio dei ministri ha illustrato giovedì in Parlamento, Il testo del progetto non è
noto, ma dai dettagli contenuti
nel discorso delTon.le Andreotti
si possono trarre talune valutazioni su quello che è il portato della
revisione in corso.
Anzitutto bisogna prendere atto che il governo si è allineato
nella via di una revisione, cioè
con aderenza alTart. 7 della Costituzione ha ritenuto che si dovesse
adeguare il testo del Concordato
alle esigenze costituzionali, allo
sviluppo della vita democratica
del paese e — perché no — anche
agli spunti di vita cattolica rinnovata dal II Concilio Vaticano. Se
la Camera non darà quindi un
indirizzo diverso che induca alla
denuncia del Concordato o ad una revisione delTart. 7, quella della revisione del Concordato sarà
la strada che condurrà al superamento del testo del patto del 1929.
Nel progetto un punto sorprende più di ogni altro ed è una
inversione di tendenza nei confronti della politica seguita in sede di Costituente. Allora si tese
a far ricomprendere in un modo
0 nell’altro il Concordato nella
Costituzione. Oggi pare si segua
la via rovescia: la tendenza che
traspare dal progetto è quella di
ricomprendere nel Concordato i
principi fondamentali della Costituzione ispirati ai criteri della libertà e dell’uguaglianza. Occorrerebbe una lunga valutazione dei
fatti e forse anche dei timori per
cercare di venire al chiaro su tale
proponimento. Che bisogno c’è
che la Chiesa abbia una doppia
garanzia: quella delle libertà costituzionalmente garantite per tutti (lei compresa) e una garanzia
speciale sugli stessi principi confermata dal nuovo concordato?
Forse per la Chiesa cattolica la
Costituzione non basta? O forse
1 cattolici sono cittadini di serie
A che hanno diritto a due garanzie? O forse sono obbedienti allo
Stato ma credono solo alla Chiesa?
Questa è la prima perplessità
che nasce dalla lettura del discorso che il Presidente del Consiglio
ha fatto alla Camera. Ma ve n’è
un'altra altrettanto grave. Come
mai le nuove trattative tra lo Stato e la Chiesa romana concernono
sia pure in modo indiretto le altre
confessioni religiose e i loro membri? Infatti quando si parla dell’insegnamento religioso nella
scuola, che non sarà più obbligatorio, si precisa che lo Stato assicura l’insegnamento della religione cristiana ispirandosi però
ad un principio di libertà di coscienza, Quindi l’insegnamento
religioso rimane nella scuola, ma
gli alunni o i loro genitori potranno dichiarare se lo vogliono o
non lo vogliono, o se ne vogliono
un altro di marca confessionale
diversa. Così pure allorché si parla della libertà di organizzazione
religiosa o del pubblico esercizio
del culto, si precisa che lo Stato
intende parificare le sanzioni penali per le offese contro il sentimento religioso qualunque sia la
religione praticata. Pertanto occorre considerare che il criterio
dell’estensione ad altri dei privilegi accordati alla Chiesa romana
è il modo con cui si intende attuare il criterio della parità dei
culti. Ma il pluralismo religioso
non può essere inteso in tal modo, poiché le chiese della riforma rifiutano il privilegio, quale
che esso sia, e non intendono fungere da coperchio per occultare il
privilegio cattolico. Non bisogna
inserire in ogni settore della vita
sociale, nelle scuole, nell’assistenza religiosa, nella tutela penale, il
« fattore religioso » inteso in questo modo falsamente pluralistico
in modo da fargli assumere la qualità di discriminante per cui i credenti in genere abbiano una condizione di miglior favore nei confronti dei cittadini che non credono. Politicamente può sembrare
un sistema accorto, ma indubbiamente in quanto evangelici dobbiamo protestare altamente per il
Giorgio Peyrot
(coiñinua a pag. 8)
Guardanido aH’Avvento con Lutero
Questo evangelo sollecita anzitutto la tua fede... Cosa succede quando Dio prende l’iniziativa di renderci pii ed in che consiste il comandamento della pietà? Questa è Tunica strada: il tuo re deve
venire a te ed iniziare in te la sua opera. Ed accade cosi,
in primo luogo Tevangelo deve essere predirato ed accolto. In lui tu scopri ed impari che ciò che fai non significa
nulla, le tue iniziative e le tue opere non sono altro che
peccato perché prima di tutto il tuo re deve venire a te.
Qui prende inizio la tua salvezza. Allora lasci perdere le
tue opere e cominci a disperare di te stesso perché ti viene detto e ti rendi conto che tutto quanto viene da te non
è che peccato ed è privo di valore... allora accogli il tuo
re e ti leghi a lui ed invochi la sua grazia e ti affidi solo
alla sua bontà.
Il fatto di intendere e ricevere queste cose non dipende da te ma dalla grazia di Dio stesso che fa sì che TEvangelo porti frutto in te... È detto « il tuo re viene », ncm sei
tu che lo cerchi, è lui che cerca te. I predicatori dell Evangelo è lui che li manda non te, la tua fede viene da lui non
da te stesso e tutto ciò che la fede realizza in te... Non
chiedere dunque come si fa a diventare pii; non c e altro
inizio che questo: che il tuo Re venga e sia annunziato...
E veniamo ora al secondo punto, alle buone opere, al
fatto cioè che non abbiamo solo ricevuto Cristo come un
dono mediante la fede, ma come un esempio, quello dell’amóre per il prossimo, che dobbiamo servire ed aiutare
come Cristo fa con noi. La fede ti reca e ti dà Cristo, lo
fa tuo con tutti i suoi benefici ma l’amore ti dà al prossimo con tutti i tuoi beni. In questi due elementi consiste
tutta la vita cristiana, pura e perfetta; a cui poi si aggiungono la persecuzione e la sofferenza a motivo di tale f^de
e di tale amore... Mi chiederai quali opere debbo fare. Rispondo: non hanno nome, come non ne hanno le buone
opere che Cristo ha compiuto per te. Non le puoi classificare in modo che alcune si possano fare ed altre no. Devi
darti tutto intero al prossimo, come Cristo si è dato...
Matteo XXI; 1-9
Dalla predica sull’evangelo della 1" domenica di
avvento, scritta alla Wartburg nelle AdventpostUle (1522).
Le « sferzanti pagine di
Calvino » in risposta alla
lettera del Card. Sadoleto
restano un punto di
riferimento insostituibile
per la comprensione
e la riscoperta della
Riforma.
Franco Barbero recensisce
il volumetto della
Claudiana a p. 4
IL RE VIENE
« Anzitutto la Fede », così inizia la predica di Lutero, e non
solo questa predica d’Avvento
ma tutta la sua predicazione. Si
tratta di un tema per lui così
importante, così costante che si
finisce col riconoscerlo alla prima lettura. Quasi monotono, come i segnali delle caserme, ossessivo: anzitutto la fede, la
fede.
NE’ ESORCIZZARE NE’ IMBALSAMARE
Riforma: una «decisione» per l'oggi
Dalla Riforma del XVI secolo
emerge una serie di indicazioni
importanti, o meglio essenziali,
per capire e vivere la fede cristiana nel nostro tempo. Eccone tre.
La prima è che un cristiancM
mo autentico è possibile -^olo là
dove si vive una consacrazione
totale alla parola biblica attestata dalla Scrittura. Su questo
punto i Riformatori non hanno
mai ceduto. A le volte hanno interpretato in modo diverso un
passo o l’altro delTEvangelo, non
hanno cercato ad ogni costo l'umanità a livello di esegesi; ciò
che li ha uniti molto concretamente è un atteggiamento comune di totale disponibilità di f'-on
te alla Scrittura. Si sono dati a
una sorta di « immoia?'one da
parte della parola di Dio », come
dice Ca’vino. Certo sappiamo bene e sempre meglio fino a che
punto questa parola è condizio
nata storicamente, e quindi è
relativa, come anche lo è ogni
comprensione di questa paroTi
La nostra consacrazione non potrà quindi essere cieca, dovrà
essere critica, senza peraltro cessare di essere totale. All’infuori
di questa consacrazione allo
stesso tempo critica e totale alla parola biblica, non si può che
realizzare un cristianesimo & metà o anche uno pseudo-cristianesimo: il messaggio biblico è la
sorgente e la sostanza del’.' ' 'Oe
cristiana. Siamo informati, al
giorno d’oggi, sulle diverse possibilità di lettura delia Bibbia.
Ci si deve esercitare senza paura, perché la ricerca delia parola
di Dio esige che non si trascuri
alcuna pista. Non ci sono letture
normative della Scrittura. Ciò
che è normativo oggi non meno
che ieri è di applicarsi con tutte
il cuore e con tutta l’intelligenza
alla parola biblica come lo hanno fatto i Riformatori.
La seconda indicazione che emerge dalla Riforma del XVI secolo è che un cristianesimo autentico è possibile solo all’interno di una partecipazione impegnata alla storia del suo tempo.
Ciò significa che ogni cristianesimo autentico deve assumere
fino in fondo le sue respons.ibilità storiche. Non basta avere un
rapporto corretto con la Scrittura, bisogna anche integrare un
rapporto corretto con la storia.
Altrimenti TEvangelo che è un
messaggio di incarnazione si dissolve in un messaggio di evasione. Ciò che colpisce di un Riformatore come Calvino, per esempio, è che le sue scelte storiche
furono in generale aperte verso
il futuro e non attaccate al passato.
Si dice che Calvino ha fatto
per la borghesia nascente della
sua epoca ciò che Marx farà pqr
le masse proletarie del XIX secolo; ha dato alla nuova classe
che stava trasformando la società feudale in società borghese, la
coscienza del suo ruolo nel quadro di una fede vissuta nella
storia. Calvino non era imo spirito nostalgico (molti cristiani,
anche protestanti, oggi lo sono);
il suo sguardo non era orientato
verso il passato, non ha sognato il Medio Evo.
Pur ponendosi all’interno della concezione del « corpus christianum », che non ha superato,
ha annunciato la parola della fede nel movimento di creazione
di una società nuova. Un atteggiamento analogo deve orientare
i cristiani oggi.
La terza indicazione che emerge dalla Riforma del XVI secolo è che nei periodi di crisi che
segnano le svolte della storia, la
fedeltà evangelica implica la riforma della chiesa. La chiesa
tende sempre, e molto naturalmente, a identificare la fedeltà
verso se stessa, la sua storia, la
sua tradizione, con la fedeltà al
Signore. I Riformatori ci hanno
insegnato che una chiesa fedele
a se stessa non è necessariamente fedele a Dio. Fedeltà non è ripetizione, ma ri-invenzione: la
fedeltà si vive nel rischio delle
cose nuove più che nell’assicurazione delle cose vecchie. La Bibbia non ci chiede di ripetere ciò
che i credenti d’altri tempi hanno detto o fatto, ma di « imitare
la loro fede » (Ebrei 12: 7). La
Paolo Ricca
(continua a pag. 8)
Che cos’è per lui questa fede?
Accettare che il Re venga, che
la grazia ti raggiunga, ti colmi,
ti trasporti, che Dio faccia in
Cristo quello che nessuno può
fare per te e che tu nos potresti mai fare: salvarti. Il fatto
che tu lasci le tue opere, i tuoi
sforzi e. riceva Cristo come tuo
re invocando la sua grazia ed
affidandoti a lui solo.
La fede è scoprire che il tuo
re viene a te senza collera ma
con dolcezza, con bontà ed agisce nei tuoi confronti in modo
tale che dal tuo cuore nasca
gioia, amore, fiducia.
Questo è Lutero: l’uomo che
scopre l'evangelo come liberazione. Che ne è di noi? È chiaro
che non ci possiamo discostare
da questa linea senza perdere la
nostra ragion d’essere, anche
per noi vale il discorso « anzitutto la fede ». Ma cosa significa
fede?
Che Cristo venga, e venga ad
incontrare la nostra vita come
re è anche per noi motivo di allegrezza, ma non come lo fu per
Lutero. Non è perché dissipi i
nostri dubbi e le nostre paure
circa la morte e l’inferno ma
perché si impone a noi come
punto di riferimento dell’esistenza.
Cristo non è dolcezza e liberazione per la « povera coscienza peccatrice », per usare una
espressione che fu cara al Riformatore nei primi anni^ della
sua predicazione, è autorità. Non
è di consolazione e di perdono
che sentiamo bisogno ma di sicurezza, di certezze.
Abbiamo bisogno di criteri,
di riferimenti, di norme più che
di sicurezze. Credere significa
ricevere questo da Cristo, accoglierlo come "re”, come linea di
marcia, punto di orientamento.
La salvezza è questo: aver trovato il riferimento che regge.
«La fede anzitutto» significa
dunque che nell’incertezza, negli
sbandamenti, nel frastuono, nelle voci della vita un criterio, una
norma, un punto di riferimento
esiste ed è Gesù Cristo. Noi pos
Giorgio Tourn
{continua a pag. 8)
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3 dicembre 1976
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
II
"GESÙ ? NON E’ ROBA PER TE
Nel racconto della guarigione di un emarginato — come anche oggi — la luce del Cristo è
schermata dal gruppo opaco di quelli che lo circondano più da vicino. D’altra parte non si
può accettare Gesù senza la sua avanguardia di eretici, la sua coorte di maldestri, i suoi accompagnatori opachi, i suoi seguaci balordi
Or mentre si avvicinava a Gerico, un certo cieco sedeva ai
bordi della strada mendicando;
e udendo passare una folla domandò che cosa fosse. Gli fu
annunciato: È Gesù il Nazareno
che passa. Allora gridò: Gesù,
Figlio di Davide, abbi pietà di
me! E quelli che precedevano
lo sgridavano per farlo tacere;
ma lui gridava ancora più forte: Figlio di Davide, abbi pietà
Alcune note...
Marco 10: 46) ci dice il nome
di questo cieco, Bartimeo, mentre Matteo parla di due ciechi
<20; 30). Se ho preso il testo di
Luca è perché questi lo pone
prima del racconto di Zaccheo
che ha una struttura identica:
1) Il cieco e l’esattore-capo Zaccheo erano dei "respinti”. 2) Ambedue non possono avvicinarsi
a Gesù. Non ne hanno il diritto.
3) Volontariamente o involontariamente gli altri lo impediscono. 4) Ma tutti e due insistono.
5) Allora Gesù li nota, si ferma
per loro e concede loro una grazia. 6) E ciascuno a modo suo
...e spiegazioni
Ricordiamo in primo luogo che
Gesù non ha guarito tutti i ciechi, e in secondo luogo che alla
cecità, soprattutto a quella di un
uomo che un tempo vedeva, era
connessa una nozione di colpa.
Il cieco era rinchiuso nelle tenebre, considerate fin dalle origini come avversarie di Dio (1).
E il cieco era così una specie di
di me! £ Gesù, fermatosi comandò che glielo conducessero;
e quando gli fu vicino gli domandò: Che vuoi che lo ti faccia? Ed egli disse: Signore, che
io recuperi la vista. E Gesù gli
disse: Recupera la vista, la tua
fede ti ha salvato. E in quell’istante jecuperò la vista, e lo
seguiva dando gloria a Dio; e
tutto il popola veduto ciò diede
lode a Dio.
rende gloria a Dio per la salvezza ricevuta.
Questo parallelismo intende
mostrare che Luca ha considerato un « miracolo » la grazia accordata da Gesù al grande peccatore Zaccheo, così come il sacrificio che questi ha fatto della
sua sostanza. Il cieco è stato
« salvato », e la « salvezza » è entrata nella casa di Zaccheo.
« Gridava ancor più forte ». Si
noti la progressione nella violenza delle grida. « Che io recuperi
la vista »; questo cieco sembra
dunque non essere cieco dalla
nascita. « La tua fede »: meglio
tradurre qui la tua fiducia.
morto in sospeso. Ritrovare la
vista era dunque come ritrovare la vita. D’altra parte il cieco,
se aveva diritto alla commiserazione, era anche oppresso dal
giudizio degli altri e doveva essere come rinchiuso nella colpevolezza. Maledetto da Dio, è disprezzato dagli uomini, dai quali
del resto dipende totalmente.
Abbiamo anche noi i nostri ciechi
Non azzardiamoci a criticare
quest’epoca lontana, perché anche noi abbiamo i nostri « ciechi », per esempio quelli che accusiamo di cecità totale e che
opprimiamo del nostro disprezzo; quelli a cui neghiamo un
possibile accesso a Gesù o all’Evangelo; quelli che volontariamente noi allontaniamo da Gesù
Figlio di Davide.
Oggi ancora, anche nelle nostre chiese, ci sono delle persone respinte ai bordi della strada dal disprezzo dei « buoni »
cristiani che pensano per esempio che l’Evangelo è solo per una
parte della popolazione, così come ci sono quelli che il nostro
imborghesimento o il nostro intellettualismo hanno respinto
nelle tenebre della solitudine,
dello scoraggiamento o dell’incredulità (2). La Buona Notizia
di questo racconto è che tutti
questi respinti, questi disprezzati, questi « colpevolizzati »,
malgrado tutto e nostro malgrado, possono trovare Gesù di Nazareth e essere « salvati » da lui.
Certo bisogna che sappiano co
Quelli che precedono Gesù...
rata in un mormorio. E allora
Gesù, circondato dalla cerchia
opaca e densa dei suoi, è passato oltre.
Ma questo cieco non ascolta
gli « amici » del Cristo. Non dà
retta alla loro vana teologia e
alla loro politica della selezione.
Non ascolta che la voce che grida in lui, la voce dell’unica speranza, questa voce che si trasforma in un urlo: « Gridava
ancor più forte: Figlio di Davide, abbi pietà di me! ». Per lui,
se davvero il Figlio di Davide è
presente, vuol dire che Dio ha
finalmente pietà degli uomini. E
allora tutti i ragionamenti dell’avanguardia sono sbagliati. Se
il Figlio di Davide è presente,
Dio è per noi; e allora chi sarà
contro di noi? E la speranza si
dispone a trionfare, a trapassare
gliere la loro occasione, come si
dispone a fare questo cieco.
Notiamo la speranza di quest’uomo nel momento in cui Gesù passa, ma anche quanto è insensata questa speranza. È quello che del resto gli altri si incaricheranno presto di ricordargli.
Perché questo cieco, che non può
che essere colpevole, non ha il
diritto di pensare che il Messia
(Figlio di Davide è un titolo messianico) possa fare qualcosa per
lui. Il Messia non viene che per
il resto, per [’élite di Israele.
Ci si può e ci si deve chiedere
che cosa ha spinto tutta questa
gente che sapeva benissimo di
non appartenere all’élite, a « sperare disperatamente » nel Cristo,
a «sperare con la forza della disperazione ». Ci si può chiedere
del resto se questo riferimento
a Davide non contenga un’allusione al fatto che egli fu un
grande peccatore. « Sei il Messia, il Figlio di Davide, ma ricordati: malgrado i suoi sbagli Dio
non lo ha respinto e dunque non
respingermi ».
È qui che si situa il momento
critico: « Quelli che precedevano lo rimproveravano per farlo
tacere ». C’è probabilmente una
intenzione ironica in questo verbo « precedere ».
C’è sempre gente che marcia
davanti a Gesù. Nell’evangelo
(nei sinottici, non in Giovanni)
non si incontra mai Gesù solo:
c’è sempre gente con lui, e anche gente « avanti » rispetto a
lui. Ci sono sempre quelli che
vogliono accaparrarsi Gesù, possederlo. Non sono cattivi, sono
solo pii. Ed è inevitabile. Del resto Gesù accetta questa compagnia, come accetterà che degli
uomini facciano schermo tra lui
e Zaccheo.
In ogni caso, per un certo
la cerchia degli ammiratori fino
a trovare Gesù. Gesù si arrende
al grido, alla testardaggine di
quest’uomo e soprattutto alla fiducia insensata che quest’uomo
gli dimostra pensando che il
Messia avrà pietà dei peccatori
e dei disprezzati.
Allora Gesù si ferma e comanda che gli sia condotto questo
uomo. Per Gesù non c’è più altro uditore, non c’è più nessuno, né davanti né dietro. Non
c’è più che quest’uomo la cui fiducia ha abbattuto tutti i muri, spazzato via le teologie, strappato tutti gli schermi. E tutti
« quelli che precedevano », per
ordine del Cristo, devono condurre quest’uomo che Gesù si
dispone a far entrare nella luce
e nella vita.
parare a seguire Gesù piuttosto
che precederlo, ma non possiamo evitare di diventare degli
schermi, degli ostacoli, se non
dei muri. Dobbiamo saperlo appunto per stare attenti, per essere il meno « opachi » possibile
e talvolta per saper anche sparire.
Ma questo testo si volge soprattutto contro quelli che troppo facilmente si fanno un alibi
di questa cerchia di « buoni apostoli », sempre incollati al Cristo, per rifiutarsi dì credere, per
sentirsi autorizzati a disperare e
a scoraggiarsi, quelli che dicono che Se non ci fosse la Chiesa, o i pastori, o questi o quei
parrocchiani, allora oserebbero
credere in Cristo.
E forse spiacevole ma è cosi:
il Cristo non esiste senza i cristiani. E per sentirsi dire « La
tua fede ti ha salvato », bisogna
accettare Gesù con la sua avanguardia di eretici, la sua coorte
di maldestri, i suoi accompagnatori opachi, i suoi seguaci balordi. Bisogna prendere Gesù col
suo esercito di gente « poco
credibile ». Così ciascuno vi trova il suo posto.
Alphonse Maillot
(da « Christianisme aii XX«
siede »)
...quelli che lo seguono
Si noti che il cieco si mette
semplicemente a seguire Gesù,
non lo precede. Ciò non toglie
che egli appartenga ormai a que
sta folla che si pigia intorno al
Cristo e che di lì a poco impedirà a Zaccheo di scorgere Gesù.
Certo anche noi dobbiamo im
(1) In cambio Dio sarà «definito » come « Luce ». Luce in cui
non vi sono tenebre: 1 Giov.
1: 5.
(2) Ci sono anche quelli che
godono a respingersi da soli.
(3) Ricordiamo qui il silenzio
di Gesù davanti al grido della
donna -siro-fenicia (Matt. 7; 24).
___________IL NUOVO TESTAMENTO INTERCONFESSIONALE
Un nuovo strumento
per evangelizzare
Una traduzione è buona e fedele se pone il lettore di fronte al testo
nelle stesse condizioni di comprensione dei primi lettori
tempo, Gesù lascia fare. Lascia
che l’élite sgridi il cieco e cer• chi di farlo tacere. Si lascia possedere e accaparrare da questi
che certo dicono al cieco; « Gesù? Non è roba per te! Sei troppo insignificante, e soprattutto
troppo peccatore per interessarlo ».
Ed è qui che la speranza del
cieco è messa alla prova. Dovrebbe tacere, poiché gli si è dimostrato che fa parte di ciò che
è lasciato da parte. Del resto,
quanti uomini, dopo aver gridato a modo loro « Figlio di Davide, abbi pietà di me », sono stati
scoraggiati dall’« avanguardia »
del Cristo e dall’apparente silenzio di questi, e hanno finito per
tacere. La loro speranza è spi
La traduzione interconfessionale del Nuovo Testamento in
lingua corrente è una realtà ora
anche in Italia. La prima edizione, frutto di un impegnativo
quanto difficile lavoro che per
tre anni e mezzo ha occupato e
preoccupato esegeti e specialisti rappresentanti le diverse
Chiese, è stata presentata ufficialmente ai pastori ed agli organi direttivi delle denominazioni evangeliche a Roma, venerdì.
26 novembre nei locali della
Chiesa metodista.
Abbiamo intervistato il prof.
Bruno Corsani che è uno dei
traduttori, ed il pastore Renzo
Bertalot direttore della Società
biblica in Italia, sul quale è gravato il compito del coordinamento generale di tutto il lavoro.
— Prof. Corsani, quali sono
le esigenze che hanno motivato
questa nuova traduzione del
Nuovo Testamento?
— L’esigenza essenziale è quella della evangelizzazione (intesa
nel senso più lato e meno tecnico del termine) cioè della necessità che la Bibbia non risulti
più un testo incomprensibile o
« erudito » all’uomo secolarizzato di oggi. Questa esigenza è
stata riconosciuta e fatta propria fin dall’inizio dalla Chiesa
valdese, che ha generosamente
messo a disposizione tempo e
persone autorizzando la nomina
ufficiale dei traduttori (lettera
del Moderatore del 16/5/1972),
scaricando anche di parte del
lavoro qualche collaboratore, e
nominando direttamente i consulenti che hanno esaminato la
seconda stesura della traduzione che ha portato al testo definitivo.
— Quali sono le principali novità di linguaggio che caratterizzano questa traduzione?
— Il periodare più piano e
snello possibile; i termini tecnici sostituiti (nella misura del
possibile) da termini di uso comune che non ne perdano il significato profondo; le immagini relative a esperienza dell’uomo antico attualizzate, ove era
possibile, in termini dell’uomo
di oggi.
— Quali sono le difficoltà che
si sono dovute superare nella
collaborazione a livello interconfessionale?
— Le difficoltà più grosse sono state quelle di realizzare l’ideale indicato alle domande 1
e 2. Difficoltà di ordine « interconfessionale » non ce ne sono
state, o sono state minime, rispetto al travaglio intellettuale
di ciascuno di noi, e del gruppo
di lavoro collegialmente, per superare le difficoltà linguistiche.
Il chiarimento esegetico (ossia
la ricerca del senso di ogni passo biblico) è stato la premessa
essenziale per tentare una resa
linguisticamente accettabile e
conforme ai principi della equivalenza dinamica. In questo sono cadute automaticamente le
tradizionali « difficoltà » di tipo
ecumenico. Del resto molte difficoltà erano già appianate dal
momento che si è preso come
fondamento e guida del nostro
lavoro il documento « Principi
direttivi per la cooperazione interconfessionale nella traduzione della Bibbia ». Si tratta di
un testo che mette a frutto numerose esperienze realizzate dalle società bibliche in ogni parte
del mondo e che è stato approvato dal comitato esecutivo delle Società Bibliche Unite e dal
Segretariato per l’unione dei cristiani il 10 gennaio 1968 e pubblicato in cinque lingue il T giugno (Pentecoste) dello stesso
anno.
— Pastore Bertalot, quale si;
gnificato ha il fatto che una copia del Nuovo Testamento sia
stata presentata al presidente
Leone ed una al Papa?
— Il nostro compito di evangelizzare non è limitato alla gente che va in Chiesa, ma siamo
debitori a tutto il popolo. Questo abbiamo voluto esprimere
offrendo una copia del N.T. al
Presidente della Repubblica.
Ora, poiché il N.T. non è solo
opera nostra, ma anche di esperti cattolici, e poiché, secondo i
loro criteri, la massima influenza per la evangelizzazione fa ca
po al Pontefice Romano, si è
stabilito di offrirgli una prima
copia. Ma la nuova traduzione
non è solo opera cattolica, di
conseguenza si è voluto esprimere questo fatto anche con la nostra presenza. Aggiungo che
questa è la prassi seguita per le
pubblicazioni in altre lingue, e
che in tempi ben diversi, lontani da qualsiasi cooperazione, una
copia della Bibbia tradotta dal
Luzzi, era stata offerta al Re e
al Pontefice dall’autore.
— Questa traduzione italiana
del Nuovo Testamento nel linguaggio corrente ha una sua collocazione e quale, nel contesto
europeo e mondiale?
— Il nostro è stato il 118° progetto di traduzione. Ora ve ne
sono 150. Riconoscendo insieme
gli stessi testi originali era necessario arrivare alle stesse traduzioni in lingua moderna. La
Parola di Dio è al centro d’interesse del discorso tra le Chiese. Non è certo un problema
marginale; se dobbiamo camminare insieme sotto lo stesso Signore, questo certamente è il
punto giusto per avviare i primi passi coinvolgendo la comunità dei credenti. A lavoro finito il testo è stato approvato, per
i cattolici, dal Cardinale Michele Pellegrino, e per gli altri dalla Alleanza Biblica Universale.
Intervista a cura di
Giovanni Scuderi
« Ora occorre dare al
"nuovo venuto” l’occasione di inserirsi tra di noi e
offrirgli Io spazio necessario per il suo servizio al
Signore.
Si propone alla famiglia
evangelica l’adozione di un
figlio accanto ad altri figli: tutti vogliono testimoniare del Cristo ».
da: La Parola, penodico della Libreria Sacre
Scritture
3
3 dicembre 1976
LA DELEGAZIONE VALDESE IN GERMANIA ORIENTALE
che ci narrava che anni prima,
non avendo ottenuto un locale
da adibire a chiesa nella città
POSSIBILITÀ’ E DIFFICOLTA
in cui si trovava era riuscito ad
acquistare un carrozzone di zingari che, posto in luogo adatto,
aveva funzionato da chiesa per
i credenti del luogo e da casa
Visita ad alcune opere sociali - La chiesa accetta la
avanti - Necessario uno sforzo di immaginazione
nuova situazione politica e guarda in
Nel nostro viaggio di visita
alla Federazione delle Chiese
evangeliche nella Repubblica democratica tedesca abbiamo avuto anche l’opportunità di visitare alcune Opere diaconali. La
prima di esse, nelle vicinanze
di Berlino, era costituita da un
notevole numero di edifici ottocenteschi costruiti in un tipico
stile tedesco in mattone scuro.
La seconda, assai più a nord di
Berlino, era invece costituita da
molti edifici di stile assai diverso e di periodi diversi fino ad
un edificio nuovissimo adibito
ad ospedale. L’una e l’altra Opera
svolgono una attività polivalente nel senso che si occupano di
malati di tipo diverso. Una particolare attenzione sembra sia
rivolta agli handicappati sia
mentali che fisici.
Mi è rimasta impressa la figura del direttore del primo centro visitato; un uomo di mezza
età, alto, magro, dinamico, dal
volto piuttosto severo. Ma quando ci siamo trovati nella stanza
da lavoro delle donne sordomute e cieche abbiamo visto questo direttore stringere la mano
ad una ad una a tutte le ricoverate. Alla stretta di mano abbiamo visto le donne riconoscere
il direttore e abbiamo visto la
gioia sul loro volto. Velocemente, con un linguaggio da mano
a mano, il direttore ha informato ad una ad una le inferme della nostra presenza : chi eravamo e da dove venivamo.
Dicevo che abbiamo trovato
queste donne sordomute e cieche in una stanza da lavoro. È
veramente meraviglioso vedere
come in cos'i gravi limitazioni
sia possibile dare alla creatura
umana una capacità di autonomia e una capacità lavorativa
(tessitura, maglia ed altro ancora). La stessa cosa abbiamo potuto vedere per quanto riguarda gli handicappati. La maggioranza degli handicappati fisici
si riesce a renderli autosuflìcienti : si ricerca, secondo i casi.
quale lavoro possano apprendere, vengono indirizzati a quel dato tipo di lavoro che possono
fare e poi rimandati al luogo
d’origine dove le autorità locali
procurano loro il lavoro. Sembra, a quanto ci spiegavano in
quell’opera, che il reinserimento
nella società sia in generale ottimo. Abbiamo visto anche casi
gravi di giovani quasi immobilizzati : questi avevano saputo
organizzarsi inventando essi
stessi dei comandi elettrici con
i quali potevano comandare a
distanza delle radio e dei televisori.
Evidentissimo lo sforzo che
ogni ricoverato conservi e sviluppi la sua personalità e, nel
limite del possibile, non si senta un emarginato.
Porse qualcuno si stupirà nel
leggere di queste visite ad opere sociali della Chiesa in una
repubblica socialista. Lo Stato
della Germania Orientale, riconoscendo un’autentica validità
alle Opere diaconali della Chiesa, ha lasciato ad essa l’organizzazione e la gestione della sua
opera diaconale. Ho potuto consultare una statistica del settembre 1974 da cui risultava che
le chiese evangeliche gestivano
fra l’altro: 52 ospedali e case di
cura (6939 letti), 87 case per handicappati mentali e fisici (6163
letti), 112 case di riposo per anziani e di cura per bimbi (3571
letti), 280 case di cura per anziani (11.082 letti), 314 case per
bambini (17.184 posti); ci sono
poi case per studenti, foresterie
ed altro. Lo stato, riconoscendo l’alto livello specialistico delle opere della chiesa si è preoccupato soltanto che il servizio
prestato da tali opere fosse aperto a tutti indistintamente.
Sono attualmente al lavoro
oltre 5.000 diaconesse ed oltre
1.000 diaconi. Il problema della
diminuzione progressiva delle
diaconesse è vivo anche in questo paese. Sono all’opera nelle
opere evangeliche moltissime in
IL CULTO E LA VITA DELLA COMUNITÀ’
Nostalgia e ricerca
àk.
Ho avuto occasione di dare un
messaggio durante il culto nella
cattedrale di Schwerin. Erano
presenti nelle ampie navate non
più di 200 persone. Mentre l’organista suonava un solenne « introito » ho immaginato per un
momento che cosa poteva aver
rappresentato quella antica cattedrale nel corso dei secoli per le
folle che vi si raccoglievano. Tornato alla realtà ho potuto ben
difficile accettare l’attuale situazione. E infatti la nostalgia per il
zione. E infatti la nostalgia per li
culto tradizionale, solenne non
solo per la architettura e la vastità del luogo di culto, ma anche nella liturgia, è viva non solo in molti pastori ma anche in
varie categorie di membri di
chiesa. È ancora difeso — ci diceva un pastore — da molti
scienziati, uomini di cultura e da
larghi strati del popolo che ricerca esperienze personali, consolazione e un momento di pace
nel turbamento della presente situazione.
Nei villaggi partecipano al culto nelle antiche chiese non più
di 20 persone, questo avviene là
ove si insiste ancora nelle forme
di culto « tradizionale ».
D’altra parte è rimasta però viva l’importanza della « Gemeinschaft » (comunità). Ci è stato
fatto notare che dall’impegno assunto nella società è sorta l’esigenza di un nuovo confronto con
la Bibbia ed anche la riscoperta della preghiera.
Il problema che si è posto
dunque a molti pastori ed a
molti laici è stato quello innanzi
tutto di continuare a lavorare
senza scoraggiarsi anche quando
la gente si era distaccata sempre
più dalla chiesa.
I locali di culto, nelle nuove
città satellite non esistono. Si sono così creati spontaneamente
fermiere che sono fra loro legate da una associazione evangelica che fa capo alle case delle diaconesse.
Nel nostro viaggio abbiamo
avuto l’opportunità di partecipare per quasi due giorni alla
discussione di un gruppo di lavoro, composto da pastori e laici, sul problema della istruzione religiosa per i ragazzi e per
gli adulti. Ci siamo resi conto
come è difficile passare dalla situazione di una chiesa maggioritaria con un certo potere finanziario, psicologico ecc. alla
situazione di chiesa minoritaria,
debole, spesso dispersa in diaspora. Abbiamo avuto l’impressione che nel recente passato
abbia prevalso nelle Chiese una
sorta di ripiegamento su se stes
si con una
passato ( e
nostalgia verso il
la chiesa sorella
dell’occidente), mentre negli ultimi anni, soprattutto in nuove
generazioni di laici e pastori si
è cominciato a guardare in avanti, accettando la situazione politica in cui la chiesa si è venuta a trovare e soprattutto accettando la situazione nuova di
chiesa di minoranza. In una
quantità di difficoltà che vengono dall’interno e dall’esterno
questo cammino sta progredendo con prospettive nuove e piene di speranza. C’è uno sforzo
d’immaginativa, uno sforzo di
costanza, un coraggio nel testimoniare della propria fede. Vorrei ricordare, quanto a immaginativa, il racconto di un vescovo luterano, quarantenne,
per il pastore!
Molte difficoltà in cui si irnbatte la chiesa nella Germania
orientale sono simili alle nostre:
distanze nella dispersione, mancanza talvolta di locali, soprattutto nelle città di recente costruzione, difficoltà di trovare i
modi adatti per raccogliere i
bambini, ecc) altre difficoltà derivano invece dalla situazione
particolare e contingente. Per
quanto riguarda gli adulti si
tratta di lavorare proprio per
creare questa mentalità di chiesa di minoranza in una piena
accettazione del fatto e in una
pro.spettiva volta al futuro.
Abbiamo visto comunque una
chiesa viva e dalle molte possibilità per un futuro di testimonianza fedele in situazione non
facile, una chiesa che si sta rinnovando profondamente in una
riscoperta di valori evangelici
forse per molto tempo dimenticati.
F. Sommani
La Tavola Valdese annuncia la propria non collaborazione
Ancora discriminati
Alla Commissione giustizia del Senato il rappresentante del Governo
ignora l’art. 8 della Costituzione
un po’ ovunque comunità dì dimensioni più modeste che si ritrovano in case private o in altri locali (non necessariamente
delle chiese). Sorgono così comunità domestiche dove il culto assume nuove forme; sovente
sono gruppi di giovani che preparano insieme la predicazione.
Tutti sono coinvolti ed elemento nuovo, per quanto riguarda il
culto, diviene la ricerca comune
di come rispondere oggi alle esigenze dell’Evangelo. La comunità viene concepita sia come comunità fraterna — particolarmente vivo è il bisogno di poter
uscire daH’isolamento, di potersi parlare — sia come comunità
di servizio che affronta i problemi della società. Ed è proprio
questo impegno ad affrontare i
problemi della comunità civile
alla luce della Parola di Dio che
evita loro il pericolo di diventare « ghetto » o « setta ».
Proprio per evitare i pericoli
dell’isolamento e la formazione
di gruppi chiusi in se stessi, hanno trovato nuovo impulso nella
RDT i convegni di studio, i « seminari » ed altre forme di incontro non solo a livello pastorale
o di catechisti. In questi convegni si affrontano i problemi che
incidono, sulla situazione reale.
La Chiesa è concepita come comunità di ascolto, comunità che
rende grazie, certo, ma anche
come comunità di aperta ed approfondita ricerca. Una delle domande che ritorna più frequentemente è questa; « Qual’è il posto di Dio in un mondo dominato dalla scienza e dalla tecnica »? Le tematiche dell’assemblea del CEC a Nairobi sono
state argomento di riflessione in
questi convegni di studio.
Aldo Sbàfiì
La protesta
della Tavola
In occasione dell’approvazione di alcuni ritocchi
proposti dal governo circa
la legge 26 luglio 1975 n.
354 sull’ordinamento penitenziario, il 16 novembre
la Commissione giustizia
del senato, conformandosi
al parere del rappresentante del governo, ha respinto un emendamento proposto dal sen. Gozzini tendente ad assicurare anche
ai ministri di culto diverso dal cattolico Tiniziativa
circa l’espletamento della
loro missione spirituale
verso i detenuti della loro
stessa confessione.
Stante che l’iniziativa
del ministero spirituale e
l’esercizio del culto cattolico è assicurato negli istituti di pena tramite i cappellani interni, il cui trattamento è a carico dello
stato, e dal libero ingresso
dei ^0 ordinari diocesani
e dell’ispettore dei cappeliani, ia Tavola valdese
protesta e deplora che ancora una volta il governo
non sia stato sensibile all’attuazione del principio
costituzionalmente affermato della eguale libertà
per tutte le confessioni religiose.
5 nuove chiese
per il CEC
2 - continua
Nell’ultima riunione del Comitato Centrale del C.E.C. 5 nuove chiese sono state accettate
in prima istanza con voto unanime. Secondo la procedura di adesione al Consiglio ecumenico,
tra sei mesi queste chiese saranno membri a pieno diritto.
Si tratta della Chiesa Episcopale in Gerusalemme e Medio Oriente (32.000 membri); Chiesa
Evangelica Luterana in Sud Africa (unione di 4 chiese, 2 delle quali già membri del C.E.C.) ;
Chiesa Battista del Bangladesh
(26.000 membri); Chiesa Metodista delle Figi (167.155 membri); Chiesa Protestante Cristiana nel Bali (6.000 membri. Quest’ultima chiesa è stata duramente perseguitata in tempi recenti).
Con l’adesione delle nuove
Chiese, e con la rimozione di
quelle ora facenti parte della
Chiesa Luterana del Sud Africa,
le Chiese membro del Consiglio
Ecumenico saranno 289. (Da One
World).
Mentre si stava elaborando la
proposta di revisione del Concordato, un piccolo episodio — per
i più passato inosservato — ha
marcato la tenace incapacità della mentalità cattolica di concepire concretamente una reale eguaglianza per tutte le confessioni religiose.
Quando nel luglio scorso è stato varato il nuovo ordinamento
penitenziario, che tra l’altro escluderebbe qualsiasi discriminazione tra i detenuti anche in
relazione a credenze religiose, è
stata mantenuta in effetti una
pesante discriminazione che risale al regolamento carcerario
del 1931. Mentre per la cura spirituale dei detenuti cattolici la
legge prevede un posto in organico, naturalmente a spese dello
Stato, per almeno un cappellano
per ogni istituto di pena, la cura
dei detenuti appartenenti ad altra confessione religiosa è prevista solo mediante la facoltà che i
detenuti hanno di ricevere, su
loro richiesta, l’assistenza dei ministri del proprio culto. Ora è facilmente intuibile come questo
significhi spesso una impossibilità di esercitare il ministero: un
atteggiamento di ribellione o un
senso di vergogna faranno sì che
nella gran maggioranza dei casi
la richiesta di una visita pastorale non varchi la porta della
cella. Mentre il sacerdote cattolico ha la possibilità di prendere
l’iniziativa in questa diffìcile e
e delicata cura spirituale, il pastore non ha la stessa possibilità
di iniziativa, ma è vincolato da
una disposizione discriminatoria
di marca fascista.
A questa discriminazione la
legge aggiunge il pasticcio di un
elenco dei ministri di culto ammessi ad esercitare l’assistenza
religiosa nelle carceri che dovrete essere « formato, sulla base di intese con le rappresentanze delle varie confessioni, dal ministro dell’interno » quasi che le
intese dovessero servire a garantire le discriminazioni, tra pastori abilitati e non, anziché a garantire tanto l’assenza di privilegi quanto l’eguaglianza.
Ma veniamo all’episodio più
recente: il 16 novembre alla commissione giustizia del Senato, in
occasione della discussione di un
disegno di legge per riformare
alcune norme dell’ordinamento
carcerario, il sen. Gozzini aveva
proposto un emendamento che
eliminava la discriminazione di
cui abbiamo parlato. Per esso,
gli appartenenti a religione diversa da quella cattolica avrebbero avuto il diritto (invece della facoltà) di ricevere l’assistenza dei ministri del proprio culto
e di celebrarne i riti, senza la limitazione dell’inciso « su loro richiesta ». È questo emendamento che è stato respinto su parere
espresso dal rappresentante del
governo, sottosegretario Dell’An
dro, che mostrava così di ignorare — o di voler ignorare — l’art.
8 della Costituzione che assicura
che « tutte le confessioni religiose sono egualmente libere di
fronte alla legge ».
In merito a questa situazione
la Tavola ha emesso il comunicato stampa che riproduciamo a
fianco e ha inoltrato al Presidente del Consiglio e al Ministro di
giustizia un circostanziato esposto.
Riguardo alla situazione discriminatoria dell’attuale legislazione la Tavola, a nome delle chiese valdesi e metodiste, ha dichiarato di « non poter dare ia propria collaborazione per l’attuazione di provvedimenti unilaterali, non rispondenti e contradditori, nonché lesivi dei principi costituzionali in tema di religione».
Per l’episodio più recente, la
Tavola « elevando la sua protesta per tale riconfermata violazione della norma costituzionale
invita il governo a far proprio
l’emendamento presentato dal
sen. Gozzini e a ripresentarlo in
Parlamento per l’approvazione ».
F. G.
Fondo di solidarietà
Colle recenti offerte pervenuteci abbiamo a nostra volta potuto effettuare due nuovi versamenti e precisamente un milione alla Federazione per il Friuli e 300 mila per il Guatemala.
Per quanto riguarda il Friuli,
abbiamo ancora un pìccolo fondo e teniamo aperta la sottoscrizione.
Circa invece i terremotati del
Guatemala, con questo secondo
invio riteniamo chiusa questa
raccolta.
Sempre aperta resta invece la
sottoscrizione per la tragedia
del Libano, per la quale sono più
che mai necessari ed urgenti
aiuti massicci.
Infine ricordo la sottoscrizione a favore del Programma di
lotta al razzismo del C.E.C.
Le offerte vanno inviate al
conto corr. postale n. 2/39878 intestato a Roberto Peyrot, corso
Moncalieri 70, 10133 Torino, indicando possibilmente la causale del versamento (Friuli, Libano, Razzismo).
L.P.F. L. 5.000; Sangermanese per
testimonianza 2.000; N.N. con simpatia 15.000; L. Stringai 3.000; G. Conti 10.000; P. Corbo 3.000; M. Buzzi
Bein 5.000; M. e E. Bein 15.000; N.
N. 20.000; G. Laetsch 5.000; E. Pons
50.000; S. e A. Bellion 10.000; I. e G.
Hurzeler 10.000; M. Giordan 5.000; G.
Neri 500; B. Gui (due vers.) 1.000; L.
Albano in memooria marito Ernesto
10.000; G. Mora 50.000; L. Neri 500;
Comunità valdese Agrigento 56.000.
Totale L. 276.000; prec. L. 1.500.461;
tot. generale L. 1.776.461.
Versati per Friuli e Guatemala L.
1.300.000. In cassa restano 476.461.
4
3 dicembre 1976
’LETTERE A TEOFILO” DI FRANCO DE CARLI
Per estirpare la gramigna dell'aggiornamento
Saggezza pagana Calvino scomodo per tutti
Già conosciuto per la profonda umanità nella messa a fuoco di problemi attuali, soprattutto in lavori teatrali quali « Hiroshima », « Vietnam » e « Il Pascolo della morte », e per l’appassionata ricerca storico-biblica intorno alla figura di Gesù,
nel suo libro precedente « Gesù
fu uomo », Franco De Carli, medico-scrittore, ha presentato recentemente la sua ultima opera : « Lettere a Teolilo » ( Casa
editrice MEB, Torino 1976).
La struttura del libro si articola in 28 lettere indirizzate dal
protagonista, un giovane romano del II secolo, a Teofilo, un
destinatario ideale, che può identificarsi con ogni anonimo lettore, ma non a caso identico —
anche se spostato nel tempo —
al destinatario del Vangelo di
Luca. La prima lettera inizia infatti con le stesse parole introduttive del Vangelo lucano, testimoni dell’idea iniziale del De
Carli di scrivere im « quinto
evangelo ».
Convertito al Cristianesimo, il
protagonista racconta nelle sue
lettere le varie tappe della sua
fede, la conoscenza dei fatti storici di Gesù, la vita della comunità cristiana, ed i vari dubbi e
le riserve da più parti espresse
nei confronti della « nuova via ».
Il suo incontro con Marco Aurelio è però decisivo: il fascino
della dottrina da lui predicata e
vissuta lo convince ad abbandonare il Cristianesimo in favore dello Stoicismo, la pagana
saggezza negatrice di ogni forma di mito.
I fatti sono dunque inquadrati nella cornice storica del II secolo, con riferimento costante
ai testi evangelici ed alla letteratura dell’epoca, di cui il De
Carli è profondo conoscitore.
Ma, a dispetto delle apparenze,
questo libro non è un’opera storica e non va letto come tale.
La cornice del II secolo è solo
un artificio letterario e le « Lettere a Teofilo » vanno considerate piuttosto un romanzo autobiografico che esprime i dubbi,
le convinzioni, i conflitti e la costante ricerca dell’Autore stesso, celando nelle espressioni poetiche e talvolta angosciosamente
tormentate una visione essenzialmente personale dei fatti.
Non sembra infatti rispondente alla visione cristiana del II
secolo la figura di Gesù descritta dal De Carli: un asceta del
deserto, un maestro immerso
nel silenzio, profeta di un Messia futuro, uomo che si eleva alle supreme altezze dell’« umano ». Figura più teosofica che
evangelica, come la fede del pro
Critica aiia
mozioae di Bari
MOZIONE
Il « Collettivo Teologico Toscano », riunito a Firenze il 20-21
novembre 1976, preso atto della mozione finale approvata dalla IV Assemblea della Federazione delle Chiese Evangeliche
Italiane, e della linea programmatica che da essa scaturisce :
RILEVA: che l’Assemblea ha
modificato sostanzialmente la
impostazione data dalle varie
Federazioni Regionali nei lavori preparatori (cfr. Crisi e Speranza, ed. Claudiana), che teneva conto dell’esigenza di una
predicazione evangelica inserita
nel vivo delle lotte condotte dal
movimento operaio nella nostra
società.
CONSTATA : che la linea scelta dall’Assemblea, falsamente
avanzata e pluralistica, in effetti riporta il movimento evangelico ad un vecchio discorso antistorico e interclassista.
DICHIARA: come gruppo Evangelico aderente alla EGEI,
di non riconoscersi nella suddetta mozione.
RIBADISCE : la convinzione
che non si ha teologia e predicazione evangelica, e quindi
creazione di un « Uomo Nuovo »,
là dove non si lotta contemporaneamente per la liberazione
dell’uomo dalla servitù capitalistica.
Collettivo Teologico Toscano
Firenze, 21 novembre 1976.
tagonista; anch’essa più psicologismo romantico che fede nel
Salvatore, costantemente adombrata di scetticismo razionalistico.
Se 1’« antitesi fra Cristianesimo e Stoicismo viene risolta a
favore della pagana saggezza »,
come si legge in copertina, questo processo e questa soluzione
sembra logica ed inevitabile per
una precisa ragione: il protagonista non è mai stato autenticamente cristiano, non ha mai accettato Gesù come il Messia —
ne valga come esempio chiarificatore l’episodio relativo a Cesarea di Filippo — non ha mai
accettato l’incarnazione, il concetto di un Dio che si fa uomo,
il dogma cristiano della salvezza, ma ha sempre mosso le proprie convinzioni in senso opposto: un uomo che si eleva fino
a essere considerato dio. Non
dunque la realtà deH’incarnazione, Dio che si fa uomo nella storia, ma il « mito » dell’uomo che
diventa super-uomo divinizzato.
In questa prospettiva lo stoicismo è facilmente il simbolo di
una visione più matura: anche
se l’accettazione di un essereper-la-morte, senza altra prospettiva, nella distruzione di
ogni possibile fede, lascia spazio
ad un immenso senso di amarezza e di solitudine.
Lietta Pascal
Una lettura che può aiutarci ad evitare il « compromesso ecumenico »
utile confronto sulla attualità della Riforma
Una lucida introduzione ed u- consiglieri ringraziano cortesena traduzione particolarmente mente e promettono di far giun
e ad aprirci invece un
efficace fanno in modo che chi
legge il volumetto Aggiornamento e Riforma della chiesa (Claudiana 1976) si trovi a diretto contatto con due testi non solo significativi, ma capaci di parlare
da sé.
Il cardinale Sadoleto, al quale
si deve la prima lettera, occupa
un posto di rilievo tra coloro che
in campo cattolico, negli anni
immediatamente precedenti il
Concilio di Trento (1545), tentarono la via deH’aggiornamento.
Apparteneva al partito di Erasmo, maestro del riformismo
cattolico di quegli anni ed era
aperto fautore del dialogo in una
stagione ecclesiale ricca di tensioni e di lacerazioni. Forse, anche per queste sue posizioni, egli
venne progressivamente emarginato all’interno della stessa chiesa cattolica.
Il 4 giugno 1536 i ginevrini, a
mano alzata, proprio davanti alla cattedrale, avevano deciso di
aderire alla Riforma. Per richiamarli alla comunione ecclesiale
cattolica dalla quale si erano allontanati, cadendo nella « nebbia dell’errore » (p. 50) Sadoleto
scrive loro la missiva che viene
recapitata al Piccolo Consiglio
di Ginevra il 26 marzo 1539. I
gere, a suo tempo, una risposta
scritta. Per elaborare una risposta articolata a questa apologia
delle posizioni cattoliche, viene
incaricato Calvino che, da Strasburgo, mette a punto una difesa
della parte riformata.
Mentre Sadoleto mette al centro del suo discorso la « preoccupazione della propria salvezza » e difende la tesi dell’unità
cattolica della chiesa mediante
la denigrazione dei riformati e
la politica dell’aggiornamento,
Calvino si porta su un terreno
di confronto serrato sui temi
della giustificazione, della chiesa, della novità della Riforma.
Ora che attorno ai temi della
Riforma si è acceso un vivo interesse in crescenti settori dell’area cattolica, bisogna evitare che
si tratti di un approccio approssimativo e generico. L’ecumenismo infatti cerca di essere almeno nella base ecclesiale, una pratica aperta, critica, adulta. Il fatto che si preghi insieme, si legga
la Parola di Dio in fraternità è
indice di passi concreti e validissimi che si sono compiuti in
questi anni. Il problema, a mio
avviso, è come andare avanti ed
oltre, come arrivare ad interrogarci su alcuni punti nodali sui
NUMERO DOPPIO DI G. E.
Ricerca etica
Leggendo i vari articoli del
doppio numero (41/42) di ottobre di Gioventù Evangelica, appare subito evidente e sentito il
tema di fondo di questa rivista:
la problematica fede-politica. Il
tema si inserisce nella complessa realtà quotidiana, non per
dare soluzioni definitive e indiscutibili, ma per aprire al dialogo problemi della vita di ogni
giorno mai abbastanza discussi:
viene infatti riproposta con molta chiarezza la questione di una
coerenza di fede nell’impegno
politico, di una coerenza fra le
affermazioni di principio e la
pratica quotidiana. Ne è un
esempio l’articolo di Franca
Mazzarella « La libertà di scegliere » che, affrontando problemi molto dibattuti oggi quali
l’aborto, i rapporti sessuali ex-tramatrimoniali, l’eutanasia, dà
a chi legge valide indicazioni di
pratica politico-religiosa. Accanto ai temi che saranno al centro del prossimo congresso Fgei,
da vagliare attentamente vi è
una sezione, sempre sul tema
fede-politica, comprendente vari
interventi tra cui è da segnalare la risposta del pastore Bruno
Rostagno al pastore Roberto
Nisbet circa il problema della
partecipazione di credenti alla
vita politica. Proposte, quindi,
dibattiti e ricerche: questo in
sintesi la rivista curata dalla
Fgei, che offre, in questo numero, anche un quadro di un’altra realtà politica: la Repubblica Democratica Tedesca. L’accurato documento è stato redatto
dalla delegazione giovanile evangelica che ha visitato recentemente il Paese ed è seguito da
un dibattito aperto sulla difficile situazione tedesca. Di notevole interesse il testo di Franco
Fortini scritto per la morte di
Mao, ripreso dal Manifesto.
Avviso alle chiese
Abbiamo ancora a disposizione copie della trasmissione televisiva sul Concordato: affrettatevi a richiederle. Utilizzatele per incontri, dibattiti, corsi di
catechismo. Informatevi
ed informate!
Un'opera storica
sulla pre-Riforma
Segnaliamo ai nostri lettori che
un membro del'a comunità valdese di Torino, ora «Chargé d’enseignement » al Dipartimento di
lingue e letterature mediterranee
e slave della Facoltà di lettere
dell’Università di Ginevra, il professor Franco Giacone, in collaborazione con Guy Bedouelle, ha
pubblicato, con le autorevoli Edizioni BriT, un importante volume che non deve sfuggire a tutti coloro che hanno interesse per
la storia della Riforma: Jacques
Lefèvre d’Etaples et ses disciples, Leiden 1976, pp. LXXX, 412.
Di questo insigne umanista
precursore della Riforma in
Francia tratta un’ampia introduzione di ben 80 pagine, a cui segue l’edizione critica della sua
opera Epistres et Evangiles pour
les cinquanta et deux dimenches
de l'an. F. Giacone ha scoperto
un esemplare rarissimo di questa raccolta di omelie nel corso
de, le sue ricerche in vista del volume che sta preparando. Gli Ugonotti, che deve vedere la luce
nella Collezione dei classici delle
religioni diretta da Luigi Firpo
presso la U.T.E.T. di Tonno.
Del volume che abbiamo segnalato Giorgio Tourn curerà una adeguata recensione sulla Rivista Protestantesimo.
quali non giova né il silenzio né
l’eterna dilazione.
A questo punto si misura uno
dei primi pregi del volumetto in
questione: esso dà la parola ai
protagonisti, ci permette di accedere direttamente alle persone, ai tempi, ai temi e ai testi
della Riforma. Per un cattolico
poter accedere alle vicende e alle dottrine della Riforma senza
mediazione interessata e spesso
deviante della propria chiesa, costituisce un passo di autentica
liberazione umana ed evangelica.
La lettura di questo e di altri
documenti della Riforma potrebbero anche aiutarci ad evitare il
pericolo del « compromesso ecumenico ». Infatti in un’epoca che
si caratterizza per una sincera
pratica ecumenica potrebbe anche profilarsi il pericolo di creare o di incoraggiare convergenze
artificiose e di eliminare tensioni salutari o di limitarci a vivere
nella propria chiesa con respiro
ecumenico. Io concordo pienamente con quanto ha osservato
il Kàsemann: la dottrina della
giustificazione cessa di esistere
se le si toglie la tensione che la
sottende e se si elimina il carattere polemico che le è essenziale. « Se le si toglie la sua punta
offensiva, rimane paralizzata e
proprio per questo solo raramente essa ha potuto determinare la teologia e la chiesa ». Se la
Riforma vuole mantenere la forza di una provocazione evangelica deve nutrire una profonda allergia (evangelica, non confessionale!) verso ogni incontro a metà strada, verso ogni compromesso ecumenico.
Penso infine che le sferzanti
pagine di Calvino suonino come
aperto contrasto a tutti i giochi,
più o meno coperti e scoperti,
delle nostre chiese ufficiali che
sono sempre tentate di pensare
a sé più che al Regno di Dio, di
predicare se stesse più che Tevangelo, di aggiornarsi ' più che
di convertirsi. Sono pagine salutari per tutti a tal punto che non
permettono ad alcuno di puntare semplicemente il dito contro
gli altri, ma ci invitano a piangere su noi stessi per misurare la
nostra distanza dall’evangelo. Se
vogliamo estirpare da noi la gramigna deH’aggiornamento e delle nostre false sicurezze, questo
libro ci farà toccare con mano
che siamo tutti fuori posto, bisognosi di perdono e di vita nuova, tanto lontani dalla Riforma,
più lontani ancora da’Tevangelo.
Se questo volumetto servisse
a far prendere sul serio la Riforma a chi non si è ancora seriamente misurato con essa o a
riproporla a chi forse ne ha scordato qualche « pezzo », raggiungerebbe pienamente il suo scopo.
Franco Barbero
Le schede che stiamo pubblicando prendono lo spunto
da una serie di conferenze organizzate dai gesuiti di Torino. La prima è stata tenuta
dal post. Carlo Gay; la seconda e la terza dalla prof.ssa
Ninfa Bosco dell’Università
di Torino.
Dietrich Bonhòffer, il teologo martire della resistenza,
giustiziato dai nazisti nella
primavera del 1945, così scriveva dal carcere: « Il superamento della morte significa
resurrezione. Un soffio d’aria
nuova, purificatrice, può venire nel mondo contemporaneo non dal ’’saper morire”,
ma dalla resurrezione di Cristo... Se due o tre lo credessero veramente e ne facessero
derivare la loro azione terrena, ne nascerebbero grandi
conseguenze... ».
Sempre nel carcere, così
concludeva le bozze per un
saggio — mai scritto — che
doveva essere un « Bilancio
del Cristianesimo »: «La Chiesa è Chiesa solo se e in quanto esiste per gli altri... La
Chiesa deve collaborare ai
doveri profani della vita sociale, non dominando, ma aiu
II rapporto Chiesa-Mondo nella
Teologia Protestante contemporanea
Dietrich Bonhoeffer
tando e servendo. Deve dire
agli uomini di tutte le professioni, che cosa è una vita con
Cristo, che cosa significa ”essere-per-gli-altri”... ».
La Chiesa, secondo Bonhòffer, non deve limitarsi ad enunciare la verità e a confessare la propria fede, ma deve
anche impegnarsi in un’azione concreta: « Fare e osare
non il qualsiasi, ma il giusto,
/ non ondeggiare nel possibile, afferrare arditi il reale, /
la libertà non è nei pensieri
fuggenti, ma nell’azione soltanto. Esci dal timoroso esitare nella tempesta degli eventi, guidato / dal comandamento di Dio e dalla tua fede
soltanto... ». « ...Un po’ troppo
tardi abbiamo imparato che
non il pensiero, ma l’assunzione de'la responsabilità è l’origine dell’azione. Per voi —
questa lettera, sempre dal car
cere, è indirizzata al nipotino,
in occasione del suo battesimo — pensiero e azione entreranno in una relazione nuova.
Penserete esclusivamente ciò
di cui risponderete agendo.
Per noi il pensiero era spesso
il lusso dello spettatore, per
voi sarà interamente al servizio dell’azione ».
La Chiesa ha una vocazione
politica — dice Bonhoffer —
in quanto ha il compito di
giudicare il mondo per mezzo della Parola. Ma può la
Chiesa fermarsi ad una parola di condanna in nome dell’Evangelo? Quando chi è giudicato (il potere, lo Stato eccetera) non accetta il giudizio,
la Chiesa può limitarsi alla
predicazione? O deve scendere in campo attivamente; in
situazioni-limite deve inventare una resistenza armata?
Se questo avviene — dice
Bonhòffer — si tratta di una
scelta disperata. La Chiesa
deve sapere che sceglie un
partito disperato, affidandosi
alla potenza di Dio, che compie l’impossibile...
Quando, in carcere un compagno gli chiede; « Come ha
potuto lei, pastore, prendere
parte attiva alla resistenza? »
Bonhòffer risponde: «Proprio
in quanto cristiano e proprio
in quanto pastore ». Se la situazione diventa apocalittica
si deve intervenire, dice Bonhòffer. « Se un giorno mi trovassi nella Kurfùrstenstrasse
(una delle principali strade
del centro di Berlino) e mi
venisse incontro un pazzo, alla guida di un’automobile, che
investe i passanti, quale sarebbe il mio compito di pastore? Seppellire i morti e
curare i feriti o cercare di
arrestare quel pazzo? ».
Proprio in virtù de'la sua
fede il cristiano può gettarsi
allo sbaraglio; perché crede
nel perdono di Dio. Crede che
per la grazia di Dio Terrore
potrà essere recuperato: Dio
userà le scelte, anche quelle
sbagliate, per il compimento
della sua azione nella Storia.
G.G.P.
5
3 dicembre 1976
"BRACCATI COME BESTIE’
Tzigani: i reietti della terra
Esperienze con un gruppo di Tzigani evangelici - Appello ai senatori
Vinay e Ayassot perché si facciano promotori di una legge più umana
« Siamo alla Foce di Genova,
nei pressi della Aera, venga a
trovarci » — mi annunzia la voce d’una tzigana, per telefono.
Infatti una quindicina di « roulottes» sono assiepate lungo il
piazzale; gruppi di donne dalle
lunghe vesti variopinte formano capannelli davanti alle loro
« case » ; m’avvicino e domando
di incontrare gli Evangelici: un
dito puntato ed una voce aspra:
«sono là» e mi indica la “roulotte” evangelica; sono accolto
festosamente da un nugolo di
bambini, adolescenti e qualche
mamma; osservo i quadretti biblici molto rudimentali, mentre
mi tempestano di domande; rispondo e spiego dei brani biblici, anche se i bambini interrompono ; una ragazzina dà loro sulla voce e poi mi dice : « Sa, il
diavolo fa di tutto perché noi
non ascoltiamo lei, e si serve
anche dei fanciulli perché non
riceviamo la Parola del Signore ». Il catechismo ambulante
continua, sempre con domande
su temi di fondo, come la Santa Cena, il Battesimo; una del
gruppo, battezzata di recente a
Torino, esclama: «Sa, Pastore,
dobbiamo approfittare, perché
poi passeranno dei mesi e non
sentiremo più nessuno che ci
annunzia le cose buone... perché
non sappiamo né leggere né scrivere... ». Di quando in quando si
cantano degli inni in lingua tzigana nel linguaggio dei Roms,
poi mettono dei dischi con i canti della scuola domenicale: Son
bambino, son piccino... oh quanto mi sei cara o scuola del Signore... Meno male — io penso
— gli Tzigani hanno conservato
i canti dei bambini mentre noi
oramai troppo adulti... li abbiamo sepolti.
Ad un tratto il gruppo mi annunzia : arriva la mamma . Rosetta! È lei che mi ha telefonato: si legge sul volto la dolcezza e la serenità delle creature
conquistate dal Signore; insieme ricordiamo le figure più care del movimento evangelico tra
gli Tzigani, come Lecossec, frère Jacob, l’amico Vincenzo Buso, ecc. Leggo ancora un racconto dell’Evangelo, si prega e
si canta ancora nello spirito degli antichi credenti.
La domenica mattina un gruppo, con sorella Rosetta, è in
chiesa in via Buranello. Sarebbe bello metterli a loro agio,
nella spontaneità della preghiera e del canto ma purtroppo la
liturgia troppo liturgica... è spesso un ostacolo per i semplici.
Rosetta è invitata a parlare: è
commovente nella sua dichiarazione di fede, nella testimonianza piena di gioia, nelle parole
che sgorgano spontaneamente
da chi possiede lo Spirito.
Sono tornato alla Foce due
giorni dopo ma la « roulotte »
non c’era più; i Vigili o la polizia li avevano fatti partire; Rosetta mi ha ancora telefonato
per dirmi che avevano girato
per la città in cerca d’un posteggio e poi erano nuovamente
alla Foce. Sono andato a salutarli prima che ricevessero un
altro ordine di partenza; nella
« roulotte » c’erano anche gli uomini ; uno di loro era italiano
ed aveva sposato una tzigana;
mi ha raccontato tutte le peripezie per poter sostare... in una
città, specialmente in Italia.
NON HANNO
DOVE POSARE IL CAPO
«Siamo braccati come bestie
— egli esclama — e la fama di
essere truffatori e ladri è un
marchio che non risparmia nessuno di noi; eppure la maggior
parte di noi — egli prosegue —
cerca di fare dei lavori onesti
proprio per creare una nuova
mentalità nei nostri confronti
anche se gruppi e tribù slave e
italiane continuano ancora coi
vecchi raggiri...
Sono convinto che se lo stato
facesse qualcosa per noi per imparare a leggere, per essere accettati come tutti i cittadini, le
cose cambierebbero come è avvenuto in Francia ed in altre
parti del mondo ».
Il mio interlocutore mi racconta un episodio gustoso e
commovente ad un tempo sul
trattamento riservato agli Tzigani. « In Danimarca — egli dice — c’era stato un re molto feroce verso gli Tzigani che non
aveva mai dato loro la possibilità di essere un po’ tranquilli.
Alla sua morte gli Tzigani decidono di ritrovarsi insieme per
indire una grossa colletta e per
far confezionare una immensa
corona per il re. Infatti tra le
corone dei sudditi spiccava immensa quella degli Tzigani con
la grande scritta a caratteri cubitali: “il popolo tzigano riconoscente verso il suo re”. La gente osserva sbalordita ma più di
tutti la regina che capisce l’antifona della scritta e fa emanare
una legge che d’ora in poi dovrà tutelare la libertà al popolo tzigano... ».
Si parla spesso nei nostri ambienti dei « minimi », degli esclusi, degli emarginati: sono termini ormai entrati nel linguaggio
comune e direi svalutati come
certe monete fuori corso perché
si è preferito parlare e non
agire...
Gli Tzigani sono oggi gli esclusi perché non hanno una cittadinanza, una patria, delle scuo
le, un luogo dove fermarsi tranne che nei paesi come la Francia dove c’è già un certo riconoscimento, una maggiore accoglienza grazie soprattutto all’azione dei convertiti evangelici
guidati dall’infaticabile pastore
Lecossec. Infatti gli Tzigani
evangelici sono stati persino
ammessi nella Federazione delle chiese francesi lo scorso anno.
E noi in Italia cosa facciamo?
Ho letto per caso una notizia di
una iniziativa d’un parlamentare DC ma non so in quali termini e a che punto si trovi. Perciò vorrei rivolgere ai nostri due
neo eletti, Tullio Vinay e Giovanni Ayassot, di farsi promotori d’una iniziativa per una legislazione più umana che consenta al popolo tzigano di avere
maggiore spazio, possibilità di
frequentare in qualche modo
un diverso tipo di scuole in vista d’un loro inserimento e comunque d’una maggiore dignità.
Se questa iniziativa non « rende » sul piano elettorale o di
partito « rende » invece sul piano della testimonianza resa a
Gesù Cristo che ha voluto essere ultimo con gli ultimi.
Gustavo Bouchard
GENOVA
Dopo la pausa estiva la Comunità ha ripreso tutte le sue
attività: Scuola domenicale. Catechismo, Corale, Unione femminile, Riunioni di Comunità.
Con rimpianto ricordiamo i cari fiatelli e sorelle che hanno
lasciato il loro posto vuoto per
rispondere alla chiamata alla
vita eterna. Voglia il Signore
PRIMA SEDUTA DEL CONSIGLIO DELLA FEDERAZIONE
Come proseguire dopo Bari
Tradurre nei servizi la linea espressa daH’Assemblea - Ripartizione degli incarichi - Una giunta tutta romana per permettere riunioni regolari
Si è riunito a Roma il 23 novembre 1976 in seduta straordinaria il neo eletto Consiglio della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI).
Si è trattato di una seduta
« tecnica », per nominare la
Giunta, e per distribuire una serie di incarichi; non è mancata
tuttavia una prima analisi della
situazione della Federazione dopo l’Assemblea di Bari.
Si è sottolineato che l’esigenza di giungere a rapporti più
stretti di collaborazione con le
chiese « non federate » è un
compito e una intenzione di tutto il Consiglio; si è ravvisato
soprattutto nei servizi il luogo
dove questa collaborazione può
concretamente iniziare, nella
chiarezza e nella fraternità, per
giungere non a « lottizzazioni »
degli spazi che la Federazione
ha tenuto o ha aperto (radio, televisione, scuole domenicali,
commissione giuridico consultiva), ma ad un confronto per
giungere al massimo della rappresentatività, specialmente nei
confronti dei non evangelici, tenendo conto settore per settore
delle esigenze di ciascuno, senza
dimenticare per questo le esperienze e i fatti positivi del passato.
La nuova giunta comprende,
oltre al presidente pastore Piero Bensi, i vice presidenti past.
Franco Sommani e dr. Fulvio
Rocco, il cassiere past. Aurelio
Sbaffi e il segretario sig.ra Maria Girardet.
Per il servizio Istruzione ed
Educazione è stato nominato segretario il past. Valdo Benecchi.
Per il servizio Stampa-RadioTelevisione è stato confermato
segretario il past. Aldo Comba.
Per poter dedicare effettivainente un tempo pieno al Servizio
stesso, il past. Aldo Comba ha
scelto di dare le dimissioni dal
Consiglio della FCEI; gli subentra la prof.ssa Vera Velluto.
Per il servizio studi e per la
Commissione giuridico-consultiva
il Consiglio chiederà ai precedenti responsabili, il past. Paolo
Spanu e il dr. Sergio Bianconi,
di voler continuare nel loro servizio.
Del settore emigrazione continuerà ad occuparsi il past. Pino
Mollica, presso la cooperativa
Com-Nuovi Tempi rappresenterà la FCEI il pastore Michele Sinigaglia, e il pastore Franco
Sommani sarà il rappresentante della FCEI presso l’Inter
Church Aid italiano.
Dietro questo elenco di nomi
sta una proposta precisa: concentrare il lavoro dei membri
del Consiglio residenti in Roma
sui settori che richiedono una
presenza continuativa, per ragioni di efficienza e di tempestività e decentrare verso le Federazioni regionali e verso la
periferia tutto quello che è possibile senza che ne risenta il lavoro della FCEI.
La prossima seduta del Con
siglio, prevista per l’ll-12 gennaio, esaminerà più a fondo la
ristrutturazione dei vari servizi,
in aderenza alle indicazioni
emerse dalla Assemblea di Bari.
Ai lavori del Consiglio hanno
partecipato, oltre ai Consiglieri,
il precedente cassiere, past. Mario Sbaffi, e, in rappresentanza
dell’Esercito della Salvezza, Miriam Vinti.
S. R.
FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA
Incontri e convegni
che altri sentano la chiamata ad
occupare il loro posto.
L’Unione femminile si riunisce
settimanalmente il mercoledì pomeriggio per eseguire i vari lavori di preparazione per il consueto bazar che avrà luogo il
giorno 8 dicembre, se sarà ancora considerato festivo, oppure il
giorno 11. Un pomeriggio al mese verrà dedicato a degli studi.
Domenica 31 ottobre se. ricordando la « Riforma » è stata celebrata la S. Cena. Al pomeriggio alle ore 16 abbiamo avuto la
prima riunione di comtmità e
con questa occasione abbiamo
festeggiato, consegnando un dono ricordo, i due cari Anziani,
Federico Schenone e Alberto Durand che oltre ad essere anziani di età sono stati i maggiori
anziani della Comunità. Hanno
prestato il loro servizio alla
Chiesa con fraterna abnegazione e fede profonda. Si sono dimessi dal servizio di Anziani
perché le loro forze fisiche non
rispondono più a portare il peso dell’impegno, ma in mezzo a
noi sono sempre due colonne
forti nella fede e di grande esempio. Molto commoventi sono
state le loro espressioni rivolte
alla comunità. La riunione ha
avuto termine con uno studio
del nostro pastore Marauda su
« Il movimento dei Testimoni di
Geova »; molto istruttivo dato
l’attuale diffondersi di questo
movimento.
COSENZA
S. FEDELE INTELVI
I temi su cui si sono confrontati i partecipanti al convegno
EGEI - Lombardia (svoltosi a
S. Fedele il 13, 14 c. m.) sono
stati l’analisi dell’attuale fase
politica e i problemi della FGEI
alla vigilia del IV Congresso
nazionale.
II dibattito è stato introdotto
da Gigi Ranzani ; dopo aver tracciato il quadro storico della situazione politica italiana dal
1968 ad oggi, con particolare riferimento alle grosse spinte libertarie ed utopiche determinatesi in questi anni, si è soffermato sulla mancanza di una
proposta unitaria ed organica
della sinistra italiana. Manca
una tensione — così si è detto
__ una carica ’vocazionale’ storicamente necessaria ai processi
rivoluzionari. In questo quadro,
noi evangelici, affermava la relazione introduttiva, siamo chiamati a testimoniare anche al di
là dei puri confini ecclesiastici,
per riaffermare la centralità
della Parola ; riappropriarsi,
cioè, della Bibbia, facendone un
uso fecondo e stimolante.
La seconda relazione, presentata dalla giunta regionale uscente, sottolineava la necessità
di individuare i canali attraverso cui predicare al proletariato
e a tutta quella fascia di giovani emarginata rispetto alle chiese; ma se questa è una linea di
ricerca, sulla quale il congresso potrebbe pronunciarsi, resta
il problema interno alla FGEI
del ’come’ si possa aggregare
nuovi giovani, nuovi credenti
sulla linea e i temi tipici della
nostra Federazione. Operativa
mente si ritiene di rilanciare, alTinterno delle comunità evangeliche, tutta una serie di questioni: dalla trasmissione della fede, al problema dei giovani e
giovanissimi, all’impegno sociale.
In sostanza l’indicazione emersa, con una certa chiarezza, è
stata quella di incoraggiare tutte le occasioni d’incontro su questi problemi (un convegno monitori in collaborazione con la
FGEI, un convegno catecumeni
etc.). La nuova giunta regionale
risulta così composta: Samuele
Bernardini, Danny Briante, Paolo Naso.
La nostra sorella in fede Eralda Toscano è perita tragicamente in un incidente stradale nei
pressi di Guardia Piemontese il
16 ottobre u.s. I funerali si sono
svolti al Cimitero di Cosenza e
l’Evangelo della morte e resurrezione di Cristo è stato annunziato ad un ristretto numero di
parenti affranti dal dolore.
Ai genitori e alle sorelle e a
tutti i parenti esprimiamo la nostra solidarietà fraterna per la
dolorosa perdita, augurando le
consolazioni della Parola del Signore, che ci fa sperare nella vita, malgrado la morte. «^ siamo morti con Cristo, vivremo
con Lui» (Romani 6: 8).
TORINO
LA SPEZIA
« Linee e programmi di lavoro delle chiese evangeliche e dei
gruppi giovanili che si riconoscono nella Federazione delle
chiese evangeliche in Italia e
nella Federazione giovanile evangelica italiana ». Questo l’argomento proposto in vista di un
lavoro con i giovanissimi delle
chiese battista e metodista della città allargato a quanti altri
vorranno parteciparvi, in preparazione anche di un convegno
regionale chiese toscane - FGEI
toscana e dei campi estivi.
Le riunioni si svolgeranno alternativamente presso i locali
delle due chiese con frequenza
quindicinale la domenica dalle
18 alle 19.
Prossima riunione: domenica
12 dicembre: via Galilei 4.
Coordinatori : Enos Mannelli
(37.189), Eugenio Stretti (38.225).
Domenica 12 dicembre avrà
luogo a C.SO Oddone una giornata comunitaria con la partecipa?ione del prof. Bruno Corsant- che presiederà U culto delle ore 10,30. Seguirà un’àgape
della comunità a cui saranno
benvenuti quanti vorranno unirsi per partecipare poi al programma del pomeriggio. Alle
15, nel tempio, il prof. Coreani
presenterà la traduzione interconfessionale del Nuovo 'Testamento. La pubblicazione di questa nuova traduzione è un avvenimento di grande importanza
e non mancherà di interessare
da vicino tutti gli evangelici di
Torino e quanti riconoscono alla Parola di Dio un posto centrale nella vita dei credenti e
della Chiesa.
È in funzione il telefono
della nuova redazione di
Torino, via Pio V 15:
tei. 011/655.278.
6
3 dicembre 1976
cronaca delle valli
____________FINE DELLA REALTA’ RIFORMATA DELLE VALLI?
I Taculot: tutto lavoro, niente chiesa?
Ma è proprio vero che Angrogna è come Crissolo?
Del « Taculot », il giornalino
dei ragazzi di Angrogna, abbiamo già parlato (vedi il n. 40 dell’Eco) e non ho nulla da aggiungere a quanto scritto; qualche
riflessione però vorrei farla, molto personale e problematica.
Di libri del genere se ne sono
già scritti e letti tanti che in
questo campo, è diffìcile fare cose originali, i metodi sono quello che sono, gli strumenti anche,
le risposte dei bambini e le inchieste finiscono col ripetersi
come le nenie delle nonne.
Sentire e raccogliere nenie e
vecchie canzoni non è però roba
da poco, è diventato lavoro di
esperti, di professori universitari; ed anche i giornali di classe
diventano una industria che interessa particolarmente i maestri che li impostano e li conducono. Questo è il destino anche
del « Taculot » di Angrogna finito in un libro.
Le nenie delle nonne non sono
facili, sembrano, bisogna ascoltarle bene perché ogni nonna ha
il suo tono e la sua cadenza e
quello che più interessa non sono le parole della nenia ma il
modo di cantare, così è anche
del giornalino di classe, tutti eguali ma tutti diversi. Quello che
ci interessa nel « Taculot » non
è perciò la parte dotta, la prefazione e la conclusione (la griglia
di lettura pedagogica) ma il testo e più che il testo il suo tono.
Al maestro Sappé va dato merito di aver inserito nella nostra
situazione locale un metodo di
lavoro nuovo e costruttivo, non
si è limitato a insegnare ma ha
cercato di « fare scuola » come
dice il nostro dialetto. Ma proprio perché si tratta di una via
nuova e ricca di promesse (o
per stare nel nostro esempio proprio perché si tratta di una nenia di casa nostra nel nostro patois) il « Taculot » mi ha profon
damente turbato ed ho bel leggerlo e rileggerlo, la sensazione
di malessere non diminuisce, anzi cresce.
NESSUNA TRACCIA
DELLA
COMUNITÀ’ DI FEDE
Per un motivo molto semplice, che dico subito: non ho trovato in quelle pagine una sola
traccia della realtà che è fondamentale nella mia vita: la comunità di fede. « Bella trovata, il
giornalino di classe non è TAmico dei Fanciulli! E di scuola, e
laico, guarda il paese, la gente,
il mondo non il buon Dio, si occupa della vita non del catechismo! ». Già ma si dà il fatto che
quella scuola non sia nella bassa
padana, nelle borgate o sulle colline toscane (a Voh, Pietralata
o Barbiana, per fare nomi che
Sappè conosce), ma alle Valli
valdesi, che maestro e scolari
appartengono a quella realtà.
E quando parlo di comunità di
fede non parlo delTevangelo ma
della chiesa, non ragiono da credente ma da valdese comune,
non faccio un sermone ma una
considerazione. Strumento di una « contro scuola » vuole essere il libro, cioè di una « contro
cultura » ma ad Angrogna esiste
o non una cultura, una realtà sociologica secolare, fatta di parole, usi, costumi, lingua?
MONTANARI
TUTTI UGUALI?
I taculot sono montanari come
tutti i montanari dell’area alpina o hanno una loro fisionomia?
E se ce l’hanno il fatto di essere
stati educati nel contesto di una
comunità religiosa riformata ha
avuto o no rilevanza? Questa è
stata la mia domanda immediata. Non si tratta di sapere se gli
angrognini sono o no buoni
membri di chiesa ma di sapere
se il fatto di essere valdesi ha
avuto o no una minima incidenza sulla loro formazione cultura’e.
La risposta del libro è categorica: nessuna. Sono identici ai
proletari della montagna di Cuneo o di Bergamo. Questo significa redigere l’atto di morte della realtà riformata alle Valli, significa che le cosi dette « valli
valdesi » non esistono e non perché lo dica l’Eco del Chisone ma
perché risulta dal giornale della
scuola di Angrogna. La chiesa
valdese negli ultimi 70 einni (l’età
di un vecchio) ad Angrogna non
ha significato assolutamente
nulla.
Lo registrano i ragazzi facendo l’inchiesta sulla vita « dei
vecchi », la vita « di una volta ».
I taculot che hanno vissuto in
questi decenni parlano di tutto,
della chiesa mai, hanno lavorato e duro, il giornalino è pieno di
lavoro: fieno e macchine. Fiat e
slitte, mucche e Mazzonis, hanno mangiato molta polenta e poca carne, ballato sulle aie ed alla Vaccera, si sono « scarussa »
sulle strade gelate e letto qualche volta il giornale ma la chiesa non è mai esistita. Nel giornalino c’è tutto: il padrone e gli
sci, il Pellice ed i suonatori. Mussolini ed il tecnico agrario, la
principessa Mafalda e Giorgio
Rochat ma di chiesa zero.
FATICA INUTILE?
Non ne faccio una critica a
nessuno, mi si intenda bene, constato. Sono migliaia di ore di
predicazione, di catechismo, di
riunioni, feste di Natale e corali,
incontri di giovani e unioni di
madri, tempo, fatica, lavoro di
cui non esiste più traccia. Tanto valeva essere a Crissolo o
Champorcher. Tutto sparito nel
nulla o tutto sommerso nel silenzio? La realtà della fede non
è mai giunta a livello di coscienza o è stata rimossa?
E di chi la colpa? Dei pastori
che non hanno fatto il loro dovere o non si sono resi conto di
essere superflui? Dei taculot che
non hanno capito o potuto capire, di una cultura riformata
troppo compromessa coll’ideologia di classe sì da non essere più
fermento critico? Ma esiste davvero una colpa, un colpevole?
La realtà della chiesa (o della
fede) non è mai giunta a livello
di coscienza popolare, non ha
mai inciso nel tessuto culturale
della valle o è stata rimossa?
UNA PROPOSTA
Consiglierei ai fratelli di Angrogna di fare le loro riunioni quest’anno non sui documenti del
Consiglio Ecumenico ma sul giornalino dei loro ragazzi e non
farle col pastore ma col maestro.
La « contro scuola » del Taculot parte da una inchiesta; ma
per farne che? Per conoscere,
scoprire, per capire, per vedere
o per imparare? E imparare
che? cosa?
Discutendo con lui queste cose, coinvolgendolo e verificando
il proprio atteggiamento, analizzando se stessi e tirarne le conclusioni.
Ed in chiusura vorrei porre
due domande a chi l’intende: la
« contro scuola » del Taculot è
nata spontaneamente, così almeno l’intendo; quale intento si è
però prefisso il lavoro seguente
(che è ben lungi dall’essere ingenuo spontaneismo)? Far conoscere? Far scoprire? Far vedere?
Fare imparare? E imparare che?
A guardare la realtà o leggerla?
E cioè la griglia di lettura sta
solo in appendice o a monte? In
secondo luogo: ho parlato prima
di rimozione a livello del fatto
chiesa; è avvenuto a livello sociologico o psicologico? E perché? Giorgio Tourn
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Approvato il regolamento
del consultorio familiare
Dopo l’assemblea pubblica di
lunedì 22 novembre, il consiglio
della Comunità montana ha approvato, nella seduta del giorno
successivo, il regolamento del
consultorio familiare, accogliendo alcune delle proposte emerse nel dibattito pubblico.
Fra le numerose proposte del
« Gruppo donne Val Pellice », è
stata accolta, in particolare, la
richiesta inserita nel 3" comma
dell’art. 2, concernente le finalità del servizio consultoriale :
« Tutelare la salute della donna
in rapporto ai problemi territorio, della fabbrica e dei luoghi
di lavoro ; quindi promuovere
indagini specifiche sulla nocività in fabbrica, sugli effetti del
lavoro a domicilio, sul disagio
abitativo, ecc. nell’ottica perseguita da questa Comunità Montana di una nuova organizzazione dei servizi che privilegi in
modo coordinato i momenti di
VILLASECCA
• È stato amministrato il Battesimo a Gigliola dot di Renato
e Maura Galliano,
• Ci rallegriamo nel Signore
per il sensibile miglioramento
delle condizioni di salute di Luigi Menusan da molti mesi sofferente ed attualmente ricoverato
presso l’ospedale Maggiore di
Torino.
• La signorina Elena Viglielmo
è stata ricoverata all’ospedale
di Pomaretto. Siamo a lei vicino con la nostra simpatia cristiana.
prevenzione, intesa come individuazione e rimozione delle cause di malattia ».
Si attendono ora i contributi
finanziari dalla Regione per poter organizzare questo importante servizio sul territorio. Non
è invece stata accolta la richiesta della DC locale e dei firmatari delle parrocchie cattoliche
della petizione che richiedeva
delle équipe autonome per i tre
centri di Torre Pellice, Luserna
S. Giovanni e Bricherasio.
Incontro pastorale
Il prossimo incontro pastorale del I Distretto avrà luogo lunedì 13 dicembre, alle ore 9.15,
nella Biblioteca della Casa Valdese a Torre Pellice.
Il programma è il seguente:
mattina : « La teologia della croce », relazione di Sitta Campi ;
pomeriggio : problemi del distretto e comunicazioni della
Tavola.
Sia il pranzo che la riunione
del pomeriggio avranno luogo
presso « Villa Olanda ».
INCONTRO MONITORI
DEL III CIRCUITO
I monitori del III Circuito
(Val Germanasca), sono invitati a partecipare all’incontro che
avrà luogo mercoledì 8 dicembre alle ore 14.30, nei locali del
Convitto di Pomaretto.
Si confronteranno le prime
esperienze fatte col nuovo programma delle Scuole Domenicali.
ELEMENTARI DI TORRE
Gli sceriffi della scuola
Una petizione con 33 firme attacca la scuola integrata appena nata e
propone quella tradizionale come alternativa
Dal documento che propone la
scuola-integrata leggiamo:
« Superando la solita e sbagliata divisione fra attività del
mattino e quelle del pomeriggio,
la scuola integrata offre un programma più articolato, nel quale figurano le attività fondamentali (lettura, scrittura, etc.) e le
attività libere, queste ultime a
scelta (...). Il bambino, usufruendo di questo servizio integrato, oltre a trovare un ambiente custodito dove stare e non la
strada, ha delle occasioni nuove
di maturazione e di espressione, può scoprire se stesso impegnandosi in attività varie... ».
Ma non tutti hanno condiviso
l’ipotesi, proposta un mese fa
(in un lungo documento di cui
abbiamo all’inizio citato due frasi) dalla Direzione e dagli insegnanti, di scuola integrata.
« La scuola — afferma un comunicato, che abbiamo ricevuto
in redazione, sottoscritto da 33
genitori — faccia pure la sua
sperimentazione, ma non neghi
a coloro che ne sentono ancora
l’esigenza e ne riconoscono il
valore, l'alternativa della scuola
tradizionale ».
Il documento-petizione affermando che l’orario destinato alle materie fondamentali verrà,
nella nuova scuola-integrata, ridotto e mutilato, conclude con
le parole (chissà perché) del ministro inglese Callaghan. Questi
definisce « cow-boys della psicologia scolastica » gli insegnanti
che lavorando per una scuola
nuova (tipo quella in discussione) sarebbero — sempre secondo i 33 firmatari — « sperimentatori di sperimentazioni dì teorie pedagogiche peregrine ».
La petizione ci ha colti di sorpresa perché sapevamo, in redazione, che il progetto di scuola
integrata era stato, di recente,
approvato dalla larghissima
maggioranza dei genitori. Non
solo ma su 175 bambini, sapeva
mo, che la media di partecipazione era di 85 e quindi ci sembrava che il nuovo progetto andasse veramente incontro ad
una esigenza non ’peregrina’ ma
reale. Comunque siamo andati
a cercare un « cow-boy » della
scuola e lo abbiamo intervistato.
Abbiamo chiesto a Mauro Pons
(28 anni), insegnante di ruolo a
Torre Pellice:
— Quali sono le principali finalità che si propone la scuolaintegrata?
— GH scopi di questo nuovo
modello di scuola sono stati ampiamente illustrati in una serie
di ciclostilati che le famiglie di
tutti gli allievi hanno ricevuto
in questi giorni e che posso citare almeno in parte.
« Offrire a tutti i bambini delle reali possibilità di apprendimento, di espressione e di crescita. Il bambino si sviluppa e
matura sia imparando a leggere, a scrivere, a contare, sia conoscendo la storia, la geografìa
e le scienze, che praticando lo
sport, parlando le lingue straniere, esprimendosi con il disegno, la drammatizzazione, la musica (canto e strumenti), le attività manuali e via di seguitò.
Non ha senso, nella società di
oggi, escludere dalle esperienze
scolastiche del bambino certe
attività o certi apprendimenti
che, invece, nella vita di tutti ì
giorni e anche negli studi successivi, Sono importanti; senza
dimenticare che queste attività
sono previste dai vigenti programmi... ».
— La petizione vi accusa di
essere dei pericolosi improvvisatori in tatto di pedagogia. Come reagisce a questa critica?
— La critica che da parte di
alcuni genitori ci è stata mossa
e cioè di essere dei « cow-boys
della psicologia scolastica » non
solo non ci sembra giustificata
ma addirittura infondata in
quanto analizzando a fondo le
attività che vengono proposte
con la scuola integrata troviamo
che le stesse, come le ho già detto prima, sono previste dai programmi ministeriali, ma non venivano svolte se non in modo
sommario anche se poi sulla pagella compariva il voto.
Con la scuola integrata sentiamo di potere, da un lato realizzare maggiormente noi stessi,
specializzandoci in quelle attività per cui ci sentiamo più portati, dall’altra di dare al ragazzo
la possibilità di poter svolgere
con persone più qualificate le attività per cui ha più attitudine.
— La petizione, comunque, ribadisce la priorità deli’istruzione. Non mi sembra tanto sbagliato...
— Si; nella lettera petizione
di questi genitori si dice pure
che la famiglia ha il diritto di
richiedere l'istruzione dei propri
figli. Questo ci pare fondamentalmente giusto ma insufficiente in quanto siamo convinti che
compito della scuola non sia solo quello di istruire ma soprattutto di formare i nostri allievi.
Come può avvenire questa formazione se non dando agli allievi le possibilità e gli strumenti per realizzarsi? Sono forse
sufficienti l’italiano, l’aritmetica,
la storia e la geografia? ».
Ne abbiamo parlato anche con
una madre, la signora Kovacs,
di due bambini che frequentano
rispettivamente la seconda e la
terza elementare.
— Signora, come mai non ha
sottoscritto la petizione contro
la scuola integrata?
— Non sono stata interpellata, ma non avrei firmato lo stesso perché ci sono le sedi adatte
per dibattere e non approvo questa forma. Dal confronto, dallo
scambio di idee, dalle informazioni si può giungere a dei chiarimenti e si possono accettare
delle situazioni prima incomprensibili. In ogni caso sono favorevole a questo tipo di scuola
perché mi sembra che sia più
completa e sia più utile per lo
sviluppo psico-fisico e intellettuale del bambino della scuola
elementare. Inoltre non credo
che bisogna contrastare una sperimentazione che è legata alla
evoluzione dei tempi. Semmai
firmerei immediatamente una
petizione al Governo per sollecitare la preparazione professionale degli insegnanti in modo
che essi possano affrontare le
esigenze della scuola integrata.
— Che cosa si aspetta da questo tipo di scuola?
— Che essa possa veramente
raggiungere gli obiettivi che si
propone.
— La petizione accenna alla
scuola tradizionale, secondo Lei
è un’aiternativa da prendere in
esame?
— « Bisogna in un certo senso
rispettare il pensiero degli altri,
ma non trovo valide le ragioni
proposte, perché mi sembra che
siano dettate da interessi piuttosto personali, e dalla paura
del nuovo. Ricordiamoci che il
coraggio del rischio ha permesso in ogni campo l’evoluzione;
la scuola deve essere a livello
di tutti e prevedere i bisogni
culturali della massa dei bambini per non continuare a creare degli emarginati. La scuola
integrata, ma, oltretutto la scuola moderna, con la nuova metodologia deve essere di stimolo
alla conoscenza ed alla formazione del bambino che inizia la
via dello studio ».
La petizione dei 33 ha così permesso, immaginiamo, la ripresa
del dibattito sulla nuova scuola
i cui risultati non possono essere scontati. Sicché non tutto il
male viene per nuocere...
G. Platone
■jf A questo numero hanno collaborato: Eunice Biglione,
Giovanni Conte, Dino Gardiol.
Paolo Naso, Paolo Ribet, Sergio Ribet, Eugenio Stretti,
Vera e Beppe.
7
3 dicembre 1976
CRONACA DELLE VALLI
FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA DELLE VALLI
Ma chi sono gli emarginati ?
Alcune riflessioni proposte all’attenzione delle comunità delle valli
Non ci siamo sin qui espressi
pubblicamente sulla questione
della petizione sinodale e della
costituzione del movimento « testimonianza evangelica valdese».
Il farlo avrebbe comportato innanzitutto la denuncia dei metodi usati in questa campagna
iniziata sin dalla Conferenza distrettuale di Villar Pellice (giugno 1976), dove si cercò apertamente lo scontro, dopo aver preso atto che la Conferenza, dopo
ampio dibattito, non condivideva il parere dei presentatori di
un ordine del giorno. In seguito
e sorta la petizione presentata in
Sinodo e la successiva costituzione del movimento « testimonianza evangelica valdese » (TEV).
Intanto, chi ha voluto aprire
gli occhi e le orecchie, si è reso
conto sia dei metodi clandestini
usati nel raccogliere le firme per
la petizione (in Sinodo è stata
denunciata dal pastore di Firenze la retata fatta all’istituto per
persone anziane « Il Gignoro »,
dove hanno firmato evangelici e
cattolici; altrove la cosa non è
stata molto diversa; a Prarostino
i raccoglitori di firme andavano
dicendo che i giovani volevano
sopprimere la festa del XVII febbraio, e così via), sia della mancanza di una alternativa evangelica per il rinnovamento della
chiesa.
Ora, a qualche mese di distanza, valutando i fatti con maggiore razionalità e possibilità di analisi, in seguito ai crescenti lamenti che questo movimento indirizza a tutta la chiesa per denunciare la sua emarginazione,
dopo il retromarcia di molti fratelli che avevano aderite alla pelizione sinodale, riteniamo di dovei chiarire il nostro punto di
vista proponendo un’alternativa
che parla volentieri di « crisi »,
attribuendola a quanti, nelle comunità, cercano una testimonianza all’evangelo di Gesù Cristo nella realtà sociale e politica di oggi.
Sfiducia
negli organi esecutivi?
iü
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perché sono più aperti e si sforzano di ascoltare la voce delle
assemblee?
Il rimprovero che deve essere
mosso è un altro: cioè di non
aver sempre eseguito con sufficiente fermezza e determinazione le indicazioni presenti negli
ordini del giorno delle conferenze e sinodi.
Chi sono gli emarginati?
Quando la realtà della nostra
chiesa era di stampo marcatamente autoritario e conservatore (e quanta emarginazione di
operai, contadini, giovani, abbia
provocato è difficile valutarlo),
qual’era la voce degli attuali promotori della TEV? Questo è un
tempo che ignorano volentieri.
Volentieri invece stanno al gioco del vittimismo, di chi improvvisamente non si sente più a casa sua perché non riesce più a
comandare come un tempo.
Se qualcuno è stato emarginato dalla chiesa sono gli operai,
i contadini, i giovani delle unioni
giovanili.
Siamo pertanto convinti che
sentire più da vicino le esigenze
delle nostre comunità, che sono
a grande maggioranza operaie e
contadine, significhi seguire una
via diversa da quella proposta
dal TEV che, nei suoi promotori,
non ha certo una base operaia
ma rappresenta essenzialmente
la borghesia valdese che tenta,
con questa iniziativa, di recuperare sul piano religioso, la sua
perduta egemonia in campo politico.
Ma i lamenti non aiutano a superare la crisi, caso mai la accentuano e la esasperano, e nulla fanno per la riforma della
chiesa.
dente, ma la crisi non è neppure
cosa di oggi e tantomeno attribuibile alla predicazione che ha
iniziato a sottolineare la realtà
del mondo in cui cade l’annuncio
evangelico. La crisi attuale è una
costante nella situazione della
nostra chiesa da almeno 50 anni. Era crisi la situazione in cui
i pastori oggi emeriti si sono inseriti ed hanno svolto la loro attività. Non si può proprio dire
che la loro predicazione, le comunità del passato fossero più
fedeli di quelle di oggi; era semplicemente un tempo diverso e
di crisi si deve parlare anche a
proposito di attività che formalmente e numericamente davano
l’impressione di un successo dell’evangelo.
Riproporre oggi il concetto di
« risveglio » come sbocco alla
crisi della chiesa non è solo anacronismo, porsi fuori dalla realtà della storia, ma sostenere esattamente ciò che è stato, nei
decenni passati, uno degli elementi stessi della crisi, dell’introversione della chiesa. Non di
« risveglio » dunque ha bisogno
la nostra chiesa, ma di una radicale « riforma », come hanno
indicato i riformatori del XVI secolo e prima di loro i valdesi
medievali. Riforma della chiesa
e al tempo stesso riforma della
società in cui viviamo, neH'impegno a fianco di quanti sono oppressi nella loro dignità di persone umane.
Salvare l’unità della chiesa?
Condizionamenti psicologici
Una del e accuse più ricorrenti
è che la Tavola valdese, il Sinodo, le Conferenze distrettuali, i
Concistori, non rappresentino
più la volontà delle comunità.
Secondo l’avviso della TEV, la
petizione sinodale lo avrebbe
ampiamente dimostrato. La raccolta di firme è stata organizzata precisamente per dimostrare
numericamente che le comunità
non sono d’accordo con le decisioni che la chiesa valdese asssume nel tempo presente.
Ma perché questa sfiducia si
esprime oggi? Si vuole dire che
fino a qualche tempo fa c’era in;
vece piena fiducia? E perché si
doveva aver fiducia nei nostri
organi esecutivi quando erano
piuttosto autoritari e conservatori e si deve avere oggi sfiducia
Esprimiamo la nostra preoccupazione per i forti condizionamenti psicologici (tanto più avvoltiti perché non siamo una
chiesa gerarchica) che l’iniziativa della TEV esercita innanzitutto sulla Tavola valdese ma
anche sugli altri organi esecutivi
e a livello di ogni singolo membro di chiesa.
Risveglio 0 Riforma?
Che le nostre comunità siano
poco « riformate » è una constatazione non di oggi; che siano in
crisi è un dato altrettanto evi
In questa situazione in cui il
movimento TEV organizza incontri, culti di appello, bollettini
riservati di informazione (un
nuovo Eco delle Valli?) in alcune
comunità delle valli, ponendosi
di fatto come alternativa alla riflessione biblica avviata nelle
singole chiese, il richiamo all’unità della chiesa rischia di essere
equivoco.
Il Nuovo Testamento ci dice
che l’unità della chiesa è una ricerca continua, un obiettivo,
qualcosa che non c’è già per essere custodito e difeso, ma continuamente scoperto e ricevuto.
Il movimento della TEV quindi non può spezzare l’unità della
chiesa (che è unicamente in Cristo). La sua attività, che non si
accontenta delle molte occasioni
esistenti in ogni comunità per lo
studio biblico e la ricerca comunitaria si pone però al di fuori
di questa faticosa ricerca della
chiesa. FGEI/Valli
MASSELLO Testimonianza
Evangeiica Vaidese
Tórre Pellice : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884 - 90.205
Alle elezioni per il rinnovo del
Consiglio Comunale che si sono
svolte a Massello il 28 e il 29
novembre ha partecipato il 72
per cento degli elettori.
Come era prevedibile è uscita
nella sua totalità la lista n. 1
composta dai seguenti candidati: Peyran Aldo, Gaydou Bruno,
Gaydou Franco, Giraud Silvio,
Micol Giorgio, Pons Giorgio, Pons
Marco, Tron Arnaldo, Tron Elio,
Tron Nino, Tron Giovanni, Tron
Roberto.
La lista n. 2, di « indipendenti », ma della cui indipendenza
dalla D.C. si potevano avere molti dubbi, ha felicemente occupato i tre posti riservati alla minoranza con questi candidati eletti: Boetto Piergiorgio, Ferrerò
Pierino e Rostan Marino.
La prima lista ha avuto 58 voti, la seconda 4 e parecchi elettori hanno distribuito le loro
preferenze un po’ per parte.
Comunicati
POMARETTO
• È stata battezzata al culto all’Inverso Coucourde Cristina di
Ugo e Bouchard Ilda. Voglia il
Signore benedire questa famiglia accompagnandola con la
Sua grazia.
• Le prossime riunioni saranno: mercoledì, 1 dicembre a Pomaretto; giovedì, 9 dicembre ai
Maurini e venerdì 17 dicembre
a Perosa.
PRAMOLLO
Dal 7 al 12 dicembre la Commissione Distrettuale effettuerà
l’ordinaria visita di chiesa alla
nostra comunità. Tutti sono pregati di prendere visione del programma che verrà svolto in quei
giorni.
Riunioni serali: martedì 7:
Bocchiardi (Past. Bellion); mercoledì 8: Ruata (Past. Tourn);
giovedì 9: Pellenchi (Prof. C.
Tron); venerdì 10: Ciotti (Past.
Tourn). Le riunioni avranno tutte inizio alle ore 19.30.
Domenica 12 dicembre il Past.
Bellion visiterà la scuola domenicale, i catecumeni, la Corale e
presiederà il culto che inizierà,
come in queste ultime domeniche, alle ore 10.15. La visita si
concluderà con un incontro con
il Concistoro convocato al Presbiterio per le ore 16 di quella
domenica.
• Martedì 23 novembre abbiamo accompagnato al Campo del
riposo la sorella Elda Beux ved.
Beux di anni 69 (Sappiatti) deceduta aH’ospedale di Pinerolo dopo anni di infermità.
Alla famiglia afflitta rinnoviamo le nostre fraterne condoglianze e chiediamo al Signore
di consolarla.
SAN GERMANO
Domenica 28 novembre il culto
è stato tenuto in comune con i
ragazzi della scuola domenicale
e con la partecipazione attiva di
questi ultimi (preghiera, lettura,
canto, brevi commenti). Il testo
scelto era quello della parabola
del seminatore.
Nel pomeriggio, riunione ai
Martinat. Anche in questa occasione si è parlato dei problemi
suscitati dal confronto attualmente in atto nelle nostre chiese
sulla questione «fede e politica».
Lo si è fatto a partire dalle risultanze sinodali e da quelle dell’Assemblea di Bari, sottolineando
il significato di prese di posizione come quella dei fratelli di Genova e del movimento « Testimonianza evangelica valdese ».
• La sera dello stesso giorno
« Testimonianza evangelica valdese » ha tenuto la sua assemblea periodica a San Germano.
Si è dedicato molto tempo alla
preparazione della riunione di
appello del 19 dicembre prossimo, che avrà luogo nel pomeriggio di quel giorno, nel nostro
tempio. Era presente anche un
bel gruppetto di aderenti e simpatizzanti sangermanesi.
• Martedì 30 novembre ha avuto luogo il funerale del fratello
Edoardo Long, deTa Costabella,
deceduto all’età di 71 anni. Ancora una volta ci siamo resi conto
con riconoscenza che il Signore
ha parole di vita eterna.
• La Corale sta lavorando intensamente per la serata dell’ll
dicembre prossimo.
Domenica 19 dicembre alle
ore 15, nel tempio di San Germano Chisone avrà luogo ima
riunione di appello. Tutti sono
cordialmente invitati. Sarà anche gradito l’intervento di membri delle varie Corali, che si ritroveranno nel tempio alle 14,30.
L’Assemblea di Testimonianza Evangelica Valdese, riunita a
San Germano il 28 novembre,
ha espresso la propria sorpresa
leggendo sull’Eco delle Valli - La
Luce del 26 novembre, che al
Convegno della Egei a Pinerolo,
siano state analizzate « le intenzioni palesi e meno palesi dei
promotori » del nostro Movimento.
Poiché in numerosi interventi
sono stati precisati gli scopi di
T.E.V., mentre sembra che ai
partecipanti a quel convegno
non fossero sufficientemente
chiari, preghiamo i responsabili
di voler indicare ai lettori dell’Eco-Luce quali sarebbero, secondo loro, le nostre intenzioni
« palesi e meno palesi », in vista dell’auspicato dialogo.
L’Assemblea ha preso atto del
culto radio tenuto domenica 28
novembre a cura dei giovani di
San Secondo, e si compiace con
loro per aver dato alla predicazione un contenuto veramente
evangelico e si augura che le
prossime trasmissioni continuino sulla stessa linea.
• Ricordiamo a catecumeni e
genitori del IV anno l’incontro
di sabato 4 dicembre, alle ore
15.30.
Ili CIRCUITO
I monitori delle comunità della Val Germanasca si riuniranno mercoledì 8 dicembre alle
ore 1430 al Convitto di Pomaretto per esaminare le prime
reazioni sul nuovo materiale delle Scuole Domenicali.
COAZZE
Nella sala delle attività, domenica pomeriggio, ha avuto luogo
una simpatica riunione presieduta dall’anz. Dino Gardiol che ha
parlato sugli scopi della nuova
costruzione dell’Asilo Valdese di
Luserna San Giovanni ed ha illu.5trato, con l’aiuto di filmine,
la cerimonia d’inaugurazione del
cippo eretto lo scorso anno a
Guardia Piemontese, a ricordo
delle persecuzioni contro i vaidesi della Calabria del XVI secolo. . .
La riunione è stata positiva ed
i presenti, che già avevano partecipato al culto del mattino, hanno chiesto di intensificare queste
occasioni di « trovarsi insieme »
ed hanno abbozzato un programma per una eventuale visita alle valli nella prossima primavera.
• I catecumeni ed i bambini
della Scuola Domenicale si stanno preparando con serietà ed
impegno per il loro culto natalizio che avrà luogo domenica 26
dicembre con una meditazione
sull’Avvento e con la presentazione di alcune scene e dialoghi.
• Il culto di Natale per la cch
munità avrà luogo sabato 25 dicembre alle ore 10 e sarà seguito dalla celebrazione della Santa Cena.
• Dall’ultima circolare della
Tavola abbiamo appreso con
gioia che il Moderatore sarà con
noi, per una visita alla nostra
comunità, verso la metà di gennaio. Gli porgiamo fin d’ora il
più caldo e fraterno benvenuto.
Tutti stanno rinnovando l’abbonamento per il ’77 al tuo settimanale.
E tu?
L. 5.000 annuo ordinario
L. 10.000 annuo sostenitore
c.c.p. 2/33094
ANGROGNA
Pubblico scarso ma tutto giovane quello che ha assistito, sabato 27 sera, presso la nostra
sala unionista, allo spettacolo
proposto dalla filodrammatica
della chiesa di Luserna San Giovanni. La rappresentazione, com’è noto, riprende in chiave storica alcuni aspetti — quelli iniziali — della Riforma del XVI
sec. per poi attualizzarli con una
serie di questioni e domande indirizzate al pubblico.
Lo spettacolo ha suscitato, tra
i presenti, un vivo interesse. Durante le conversazioni che sono
seguite si è sottolineata l’importanza che ha, per il gruppo, affrontare questo lavoro che pone,
alla coscienza cristiana — specie
quella riformata — degli interrogativi riguardo alla coerenza
con cui generalmente si vive la
realtà della fede.
Unico rammarico può essere
quello che gli spettatori presenti alla serata erano già persone
’sensibilizzate’ al discorso sull’impegno del cristiano nella società; i veri destinatari erano
assenti... peccato !
• Anche a Fra del Torno è arrivata la luce elettrica. È proprio il caso di dire che era ora.
È stato installato un contatore
anche presso il nostro tempio
che presto disporrà d’un impianto elettrico confacente. Arrivando di notte a Pra del Torno tuttavia non è ancora possibile assaporare la faticosa conquista della elettricità perché
manca una luce pubblica. La si
intravvede soltanto qua e là, attraverso le finestre del villaggio,
la cui piazzetta rimane desolatamente al buio. Ci auguriamo
per breve tempo...
PRAROSTINO
Gli abbonamenti all’Eco-Luce
si ricevono anche presso la Casa
Valdese di Torre, dal lunedì al
venerdì dalle 9 alle 12.
Sono iniziati in questi giorni
i lavori per il potenziamento dell’acquedotto comunale. Si spera
di terminare lo scavo e la posa
dei tubi per non danneggiare
troppo i raccolti. I lavori sono
svolti in parte con lavoro volontario; per questo l’amministrazione invita tutti i prarostinesi
interessati a dare il loro contributo manuale.
• Sabato 27 novembre ha avuto
inizio l’attività della Biblioteca
comunale. Fino ad ora un gruppo di giovani ha provveduto alla sistemazione del locale, ora
serve il contributo di tutti i cittadini per fare della biblioteca
oltre ad un posto di prestito una
sede di incontri e di dibattiti.
L’orario iniziale è il seguente:
mercoledì dalle 20.30 alle 22.30;
sabato dalle 14 alle 16.
8
8
3 dicembre 1976
CRiSTIANI IN PORTOGALLO
Una fede tra parentesi ?
Alla conferenza europea della Federazione MCS l’esame della situazione portoghese e il punto sui 5 progetti della zona europea
FOGUE SECCHE
Si è svolta a Lisbona, dal 28
ott. al 2 nov., la Conferenza europea della Federazione mondiale degli studenti cristiani
(FMCS). I temi della conferenza erano due : Tinformazione
sulla situazione portoghese e la
discussione delle linee di lavoro
e dell’organizzazione della zona
europea in preparazione della
conferenza mondiale che si terrà in febbraio a Colombo.
Per comprendere la situazione portoghese la conferenza si
è potuta avvalere di una serie
di incontri qualificati, tra cui
uno con Melo Antunes del Consiglio della rivoluzione, con la
redazione di un settimanale della sinistra rivoluzionaria, con
un comitato di quartiere, con
singoli militanti. Vi è stata anche una tavola rotonda sull’impegno politico dei cristiani in
Portogallo. Questi incontri hanno dato gli strumenti per comprendere anche le condizioni
economiche che hanno portato
alla caduta della dittatura e all’attuale «impasse» politica ed
economica.
Per ciò che riguarda il ruolo
dei cristiani nella lotta di classe in Portogallo, si è avuta l’impressione che sia le chiese che
i credenti in genere si siano trovati impreparati di fronte alla
liberazione. La conseguenza di
questa rapida trasformazione
del Portogallo è che la gerarchia
cattolica è rimasta una delle più
reazionarie del mondo e continua a condurre una tenace battaglia anticomunista. La gran
parte dei credenti invece si è
impegnata direttamente nel processo di trasformazione portoghese. A questo impegno non
sembra corrispondere però una
adeguata messa in discussione
della pratica di fede portata
avanti fino ad oggi. È sembrato
cioè che la maggior parte dei
credenti (non tutti naturalmente) abbiano come messo tra parentesi la fede facendola diventare un fatto provato e rimandando un eventuale confrontocritica a rivoluzione effettuata.
L’altra linea di lavoro è stata quella della discussione e delle proposte per i progetti che
la zona europea sta portando
avanti in questi ultimi anni.
Rifugiati. L’impegno di questi anni nell’aiuto e nel lavoro
politico con i rifugiati del sudAmerica si è dimostrato molto
inaportante sia per i rifugiati
stessi che per i gruppi. Fino ad
oggi centinaia di rifugiati politici hanno potuto ricevere questo aiuto specialmente in Fran
Riforma
eia, in Germania occidentale e
in Italia dove si coordina anche
tutto il lavoro europeo.
Donne. Da poco avviato, questo progetto ha come obiettivo
da un lato la chiarificazione del
rapporto tra lotte delle donne e
lotta anticapitalistica, dato che
le donne non sono una classe e
la loro oppressione attraversa
tutte le classi con maggiore o
minore intensità; dall’altro lato
la chiarificazione del ruolo della donna nella Bibbia, nella teologia e nel pensiero della chiesa che troppo spesso è ancora
fortemente contrario alla parità
del ministero femminile con
quello maschile. Il progetto ha
in programma due campi internazionali che si terranno in Danimarca e in Italia ad Agape.
Terzo Mondo. Si tratta essenzialmente dell’organizzazione di
gruppi di studio, informazione e
sostegno di movimenti di liberazione del terzo mondo. Il progetto va avanti già da tempo.
Paesi dell’Est. Si tratta di intensificare i rapporti con i gruppi dei paesi dell’est essenzialmente per legare le esperienze
della costruzione del socialismo
dei paesi dell’est con quelli dell’ovest attraverso un confronto
sereno e privo di dogmatismo, e
per analizzare le questioni che
la lotta per il socialismo lascia
ancora aperte. È importante
inoltre avere questi contatti come cristiani, come FMCS, anche come forma di solidarietà
fraterna con i cristiani che vivono nei paesi dell’est.
Progetto teologico. È quello
più costruttivo e significativo
della regione europea. Si propone di fornire degli strumenti ai
movimenti per comprendere la
Bibbia criticamente e stimolare
una riflessione teologica più sistematica. Ci sono stati vari seminari sulla lettura biblica (Norvegia, Berlino, Agape, Francia)
che avranno un primo momento
di verifica a livello europeo nel
seminario che si terrà a Cartigny. Sono stati pubblicati degli
studi bibKci di S. Rostagno, un
libretto di A. Molnar sul movimento valdese nel medioevo ed
è prevista la pubblicazione dei
risultati del convegno di Cartigny. La conferenza ha constatato la necessità di: 1) continuare l’analisi materialistica della
chiesa e del pensiero teologico
per liberarli dai condizionamenti dell’ideologia borghese; 2) cominciare un discorso alternativo su argomenti come la morte, la malattia, l’amore, l’amicizia, ecc., che fino ad oggi sono
stati lasciati all’iniziativa della
ideologia borghese. Una lettura
biblica critica è fonte di una
comprensione nuova di questi
problemi, che trasformata in
una pratica quotidiana può diventare un momento di lotta e
di liberazione che sia un segno
della promessa evangelica.
Eugenio Bernardini
(segue da pag. 1)
fatto di questa strumentalizzazione nei nostri confronti. Abbiamo capito che il miglior sistema
per garantire alla Chiesa romana taluni dei suoi privilegi, è
quello di estenderli ad altre confessioni religiose. Ma la vera eguaglianza per tutti i cittadini è
quella che si realizza sopprimendo i privilegi della Chiesa romana, senza attribuirne alcuni alle
Chiese evangeliche che li rifiutano. È vero che nel preambolo al
testo delle nuove proposte si fa
un esplicito richiamo ai due
principi fondamentali della nostra Costituzione repubblicana:
quello della libertà e quello dell’uguaglianza. Ma se per la libertà, la Costituzione deve bastare
per tutti, l’eguaglianza deve essere raggiunta abolendo anche i
privilegi minori.
In sostanza le nuove proposte
non sembrano idonee a superare
l’impasse della presenza dei Patti lateranensi nella vita del paese. È vero che le innovazioni sono molte; è vero che esse sono
tali da fare del testo proposto
uno strumento nuovo in quanto
la Commissione ha voluto rieia
Il Re viene
(segue da pag. 1)
siamo cercare un nostro modo
di vivere, non il nerché vivere,
resta per noi problema la forma della vita, il come, non la
sua motivazione, il dove. Prima
dell’impegno, della liberazione,
delle responsabilità ede ll'autonomia, prima cioè dei valori dell'esistenza sta il criterio di Cristo, anzi sta Cristo come criterio.
Dopo vengono le "opere”, il
fare, l’amore, la disponibilità o
come diciamo con una bella parola l’impegno. Le opere non
hanno nome, dice Lutero, non
si possono elencare perché sono
tutto, sono un modo di essere,
un atteggiamento, come l’impegno, appunto.
Ma non è il fare, l’impegnarsi
che fa la vita, non è dandosi da
fare che si trova il criterio dell'azione, non è girando molto
che si fanno cose utili e valide.
È il perché si fanno le cose che
le qualifica non il quando, il come, il dove.
Le opere non salvano, non giustificano la vita, non sono la via
per incontrare il Signore. Le
opere vengono dopo, non nel
senso che prima bisogna avere
le idee chiare e poi fare, ma nel
senso che il riferimento non è
la prassi ma la fede.
Che il Signore venga e Cristo
sia il criterio della vita è da dimostrare, o meglio non si dimostra, si accoglie nell’umiltà e
nella semplicità di cuore. Trovare il senso della vita è opera
difficile, impegno senza fine, essere trovato dal senso della propria vita è la grazia della fede.
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
Un cantautore scomodo
(tenue da pag. 1)
fede non si ripete. Essere oggi
dei cristiani riformati non vuol
dire voler riprodurre la riforma
di allora, ma continuarla.
La Riforma non è un modello
assoluto, è, secondo l’espressione ben nota di Karl Barth, « una
decisione » che ogni generazione
cristiana deve saper rinnovare.
A questo proposito ci sono oggi due tendenze di fronte alle
quali occorre essere critici: la
prima, falsamente ecumenica,
vorrebbe in qualche modo mettere la Riforma tra parentesi,
farne un episodio ormai chiuso,
senza futuro; la seconda, falsamente confessionale, predica il
« ritorno alla Riforma », la restaurazione del passato. I partigiani della prima tendenza tentano di esorcizzare la Riforma dicendo che ha ormai esaurito il
suo compito storico. I partigiani
della seconda tendenza, che vorrebbero valorizzare la Riforma,
finiscono per imbalsamarla.
Tanto Tipotesi di una « fine
della Riforma », quanto quella
di un « ritorno alla Riforma »
sono, crediamo, strade sbarrate.
Si tratta al contrario di andare
avanti partendo dalla Riforma.
Ciò significa da una parte, certo, non nutrire nostalgie per Roma e il tipo di chiesa e di unità
cristiana che essa propone; ma
anche, e soprattutto, capire che
la sfida della Riforma della chiesa si situa oggi verosimilmente
nella sfera dei rapporti tra chiesa e società.
Si chiama Wolf Biermann,
è un comunista della Germania
Orientale, ora in esilio nella Germania Occidentale.
Quello che sta accadendo in
Germania (leggere: nelle due
Germanie) è una storia molto
complicata e molto triste. Perciò
vogliamo riprendere oggi il filo
del discorso da noi fatto negli articoli pubblicati nei nn. 13 (del
26.3.’76) e 14 (del 2.4.’76) di questo settimanale, nel secondo dei
quali avevamo preso netta posizione contro la scarcerazione del
colonnello tedesco Herbert Kappler. Il caso di questo personaggio è diventato oggi di grande attualità, e noi non possiamo che
ribadire quanto allora, in proposito, avevamo scritto.
Il caso Biermann è completamente diverso da quello Kappler,
ma non meno significativo se
pur di segno opposto, perché iscritto sul registro delle inaudite prepotenze della Germania
Orientale, non della Germania
Occidentale.
A partire dal 1963, le autorità
della Germania Orientale « vietavano al Biermann di dare rappresentazioni in quella nazione,
sotto l'accusa di essersi espresso
con "dichiarazioni ostili alla nazione” stessa. Ma, su richiesta
del sindacato metallurgici della
Germania Occidentale, le dette
autorità avevano finalmente concesso al Biermann l’autorizzazione ad uscire per dare un festival,
assicurandolo nel contempo della
possibilità di rientrare dopo dieci giorni di "tournée” » (Da « Le
Monde» del 18.11.’76).
Ma le autorità orientali hanno
ora mancato di parola, prendendo un provvedimento duplice ed
improvviso, prima delTindicata
scadenza dei dieci giorni: esse
hanno simultaneamente tolto al
Biermann sia la cittadinanza o
rientale, sia il permesso di rientro.
Su «La Repubblica» del 25.11.
1976, Rosellina Balbi (una valente e simpatica giornalista che ha
scritto nello stesso giornale un
lungo articolo, sul caso Kappler,
col quale sostanzialmente concordiamo) ha scritto quanto segue.
« Nel decidere di togliere la cittadinanza al cantautore Biermann, il governo della RDT ( =
Repubblica Democratica Tedesca) con ogni probabilità non si
aspettava che il provvedimento
avrebbe suscitato reazioni così
vaste e clamorose; e che queste
reazioni sarebbero esplose non
solo all'estero, ma anche e soprattutto dentro il paese ».
Dopo aver ricordato « che lo
scorso settembre, su invito della
chiesa protestante, il Biermann
aveva tenuto un "recital" nel
tempio di San Nicola a Preslau,
ma che si era trattato di una esibizione privata », la Balbi così
continua:
« Che Biermann sia un personaggio particolarmente scomodo
per le autorità della RDT, è comprensibile. E scomodo anzitutto
perché, a 17 anni, scelse volontariamente (lui amburghese) di andare a vivere in RDT. In secondo luogo, perché è difficile accusare di tradimento un uomo che
ha perso il padre, militante comunista, ad Auschwitz. In terzo
luogo, perché in nessun momento Biermann ha preso come bersaglio delle sue frecciate il socialismo, ma soltanto lo stravolgimento che n'é stato fatto. Ancora oggi il cantante-poeta è convinto che, tra i due Stati tedeschi, quello orientale sia il migliore: malgrado questo, anzi
proprio per questo, egli ritiene
necessario denunciare colpe e
storture.
Così, tra ì suoi temi favoriti,
troviamo: la libertà proletaria
("Il testamento di Rosa Luxemburg"), i burocrati-elefanti che
si sono impadroniti del potere
(una dittatura "che non è quella
del proletariato"), i sistemi repressivi ("... son qui fermo/non
son libero di muovermi / di cantare o di gridare / né di esser
quel che sono / e se un giorno
mi prendeste / per portarmi in
una cella / non sarebbe poi diverso / ma soltanto una più dura
gattabuia"), i favoritismi e le ruberie, la "normalizzazione" in Cecoslovacchia (nella ballata "A
Praga è la Comune di Parigi",
scritta prima dell'intervento militare sovietico, aveva cantato:
"Il comunismo tiene di nuovo tra
le braccia la libertà e le dà un figlio che ride”).
Perché dunque la mannaia della repressione si è abbattuta,
quasi all'improvviso, su Wolf
Biermann? Le spiegazioni sono
più d'una e probabilmente ciascuna ha la sua parte di vero. La
popolarità del cantautore presso
le masse giovanili, anche operaie:
il suo crescente successo in Occidente, e quindi il rischio che il
suo esempio contagiasse altri intellettuali; un eccessivo zelo verso Mosca, nel momento in cui
orientale in cerca di più solidi
legami; infine, il proposito di ilgami; infiene, il proposito di illustrare vistosamente la "corretta" interpretazione degli accordi
di Helsinki sulla libera circolazione degli uomini e delle idee.
Quegli accordi, è stato chiarito
da Siegfried Bock, "devono essere applicati nella misura in cui
gli interessi e la sicurezza degli
Stati siano rispettati"; ed ogni
altra interpretazione (ha ribadito in questi giorni "Einheit", la
rivista del Comitato Centrale del
Partito Comunista della RDT) è
"una falsificazione borghese" ».
borare e innovare, come ha dichiarato Ton.le Andreotti. Ma a
me sembra che da queste innovazioni debbano trarsi due conclusioni. La prima è che se è tutto nuovo, tanto che da 45 articoli
il nuovo concordato ne presenta
solo più 14, se lo spirito informatore del nuovo patto è quello
della Costituzione, della democrazia repubblicana e del II Concilio Vaticano — eventi tutti
successivi e impensabili nel 1929
— vuol dire che il nuovo patto
non ha più nulla a che fare con
i Patti del Laterano e non ne può
più legittimamente assumere il
posto in seno alTart. 7. Cade
quindi la copertura costituzionale per il nuovo concordato, contrariamente a quanto si vorrebbe da parte della Commissione
dei 6 proponenti.
La seconda è che tra le tante
novità mancano quelle più determinanti, quelle che avrebbero
comportato il superamento della
situazione concordataria del 1929
come ad esempio la rinuncia alla giurisdizione ecclesiastica in
materia matrimoniale; la rinuncia all’insegnamento religioso
nelle scuole, il che avrebbe comportato l’uscita de’l’insegnante
di religione dai ruoli della pubblica istruzione; la rinuncia alle
esenzioni fiscali. L’impressione
che destano le innovazioni contenute nel progetto è che le novità
siano rappresentate da quelle foglie che erano seccate da tempo
o per via delTavvento della democrazia in Italia o per via delle
sentenze della Corte costituzionale. Certo fa bello il poter dimostrare che con una leggera
soffiata di vento molte foglie sono cadute dall’albero del Concordato. Ma questo può solo servire per coloro che desiderano
mantenere la situazione concordataria così quale era e non desiderano realmente innovare. È.
certo strano dover considerare
che la Commissione italiana ha
ottenuto nell’incontro con i commissari della chiesa romana una
chiarificazione del testo più im,pegnativa di quella che da sola la
Commissione Gonnella non aveva saputo esprimere negli anni
passati.
E interessante notare che il
Presidente del Consiglio nella
conclusione della sua relazione
ha voluto pubblicamente annunciare quanto era già stato notificato alla nostra Chiesa e cioè che
sarà dato luogo alle trattative
per le intese con i rappresentanti delle Chiese valdesi e metodiste. Di questa novità che interessa più direttamente gli ambienti
evangelici diremo in una prossima occasione.
Queste sono le prime impressioni che si sono manifestate in
me alla lettura del discorso del
Presidente del Consiglio. Il problema è importante, la revisione
del Concordato interessa tutti i
cittadini della Repubblica, protestanti compresi, merita che in
una prossima occasione il progetto in 14 articoli venga più dettagliatamente esaminato per of
frirne una valutazione critica per
i lettori del nostro periodico.
Comitaco di Redazione: Bruno
Bellìon, Ermanno Genre, Giuseppe Platone - Paolo Ricca, Fulvio
Rocco, Sergio Rostagno, Roberto
Sbaffì.
Direnore: FRANCO GIAMPICCOLI
Dir responsabile: GIN )
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8 luglio 1960
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