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ORMA
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 18 GIUGNO 1993
ANNO I - NUMERO 24
CATTOLICI E POLITICA
LA SVOLTA
GIORGIO GARDIOL
A due anni dal voto del primo referendum, a 15
mesi dall’inizio di tangentopoli, a due mesi dal secondo
referendum, il sistema politico italiano è sconquassato.
Nel riepilogo del voto del 6
giugno solo tre partiti hanno
percentuali con due cifre: la
Lega, il Pds e la De. Ma mentre la Lega è in crescita e il
Pds stabile, la De è in caduta
verticale.
È la logica politica del sistema maggioritario. Le forme della rappresentanza sono
mutate e i risultati elettorali
registrano e amplificano i
mutamenti intercorsi. Tangentopoli ha seppellito gli apparati dei grandi partiti, i comitati elettorali con budget
miliardari anche per una elezione comunale, ha ridotto il
voto di scambio. A farne le
spese sono stati tutti i partiti
di governo, dalla De al Psi,
dal Psdi al Pri. Il centro sembra scomparso, destrutturato
da tangentopoli, e frazionato
in molti movimenti.
La crisi del centro - hanno
scritto molti - è funzionale
all’affermazione dei movimenti più radicalizzati. E una
parte del mondo cattolico si
interroga oggi sulle soluzioni
da ricercare per ritrovare una
forza politica espressione, la
più larga possibile, del variegato mondo cattolico italiano.
L’impegno dei cattolici in
politica non è messo in discussione. Si torna a citare
don Sturzo che nel 1902 scriveva, con l’obiettivo di ricostruire la vita politica partendo da quella comunale : «Noi
vogliamo che qual che sia per
essere il responso delle urne
riguardo ai due partiti che lottano per il potere, vi arrivi
lassù un elemento di equilibrio... il partito di centro».
Ovviamente, per alcuni
commentatori cattolici il partito di centro dovrà avere al
suo centro il movimento laicale cattolico e i valori cattolici. La Conferenza episcopale continua a suggerire l’unità
dei cattolici (è «bene e conveniente che i cattolici stiano insieme») mentre è nientemeno
che papa Wojtyla a parlare di
«pluralismo». L’interpretazione più accreditata (del cardinale Ruini) non vuole una
«diaspora cattolica» in Italia e
parla quindi di una necessaria
«tensione unitiva» dei cattolici italiani. C’è chi parla del rischio di «nuova Babele» per i
cattolici italiani, di una nuova
dispersione. C’è chi vorrebbe
un nuovo Patto Gentiioni.
In questa gran confusione
saranno ancora una volta le
29 mila parrocchie (sono
8.200 i Comuni in Italia) e i
40 mila preti a rifondare il
partito cattolico di centro?
Papa Wojtyla addita ai cattolici italiani il rischio polacco
e chiede che la politica diventi un terreno di missione per il
cattolicesimo italiano. I vescovi scenderanno in campo
direttamente. La «linea apostolica» dei vescovi dopo il
tramonto politico del «contenitore democristiano» sembra
essere quella di una scesa in
campo diretta per concorrere
a dirigere il cambiamento in
atto nel paese.E sarà una presenza pubblica che avrà una
dimensione nazionale «attraverso lo strumento della Conferenza episcopale». I laici
stiano un passo indietro.
Non è detto che finisca come vogliono il papa e
Ruini.Ci sono altre ipotesi.
Che i cattolici accettino il
pluralismo e diano vita a ipotesi politiche alternative, che
una parte ascolti la sirena cattolico-leghista, che una altra
veda in un polo progressista il
luogo politico dove vivere la
vocazione.
La svolta del 6 giugno ci ha
dato comunque una speranza.
Non moriremo democristiani!
Era lo slogan della sinistra di
anni fa, ma oggi è il risultato
di tangentopoli.
E noi protestanti italiani? Il
nostro piccolo numero, la nostra teologia, la nostra storia
non ci consentono di pensare
a formazioni politiche confessionali, che pure esistono in
altri paesi, e nemmeno ecumeniche (checché ne pensino
alcuni dirigenti leghisti). Siamo convinti che la politica sia
una responsabilità che ogni
credente vive personalmente.
Anche in politica per noi vale
l’insegnamento di Paolo ai
cristiani di Tessalonica: «Esaminate ogni cosa e tenete ciò
che è buono».
La Riforma è nata per affermare la sovranità di Dio, non la potenza della chiesa
Un Corpus Domini ecumenico?
LUCIANO DEODATO
«Ebbi fame e mi deste da mangiare;
ebbi sete e mi deste da bere; fui forestiero e mi accoglieste, fui ignudo e mi
rivestiste; fui in prigione e veniste a
trovarmi»
(Matteo 25, 35-36)
Imuri del mio quartiere (un quartiere
popolare nella periferia di Napoli,
sovente agli onori della cronaca nera)
sono in questi giorni tappezzati da manifesti che invitano la popolazione ad
«adorare il Gesù eucaristico (sic!) che
passerà per le strade del quartiere, a
lanciare fiori dalle finestre ed esporre
drappi e tappeti». E tutto questo per la
festa del Corpus Domini. Anche il Papa si è mosso (né poteva essere altrimenti). Ma con una sorpresa: dando alla festa del Corpus Domini una valenza ecumenica!
Ricordo di aver incontrato un po’ di
tempo fa, in un piccolo paese di Calabria, un evangelico già avanti negli anni che in gioventù si era fatto due anni
tra carcere e confino per non essersi
tolto il cappello al passaggio della processione del Corpus Domini. E non è
un caso isolato.
Quella del Corpus Domini è una fe
sta che celebra la piotenza della chiesa
(cattolico romanaX il potere» dei suoi
sacerdoti capaci di racchiudere il corpo
di Cristo in un’ostia e di poterlo così
portare a spasso per le vie della città.
Non me ne vogliano le sorelle e i fratelli cattolici per la rozzezza di queste
espressioni, che però mi pare esprimano la sostanza della questione.
La Riforma è nata proprio per rivendicare la sovranità di Dio e, prima di
questa, la protesta valdese non è stata
forse anch’essa un cercare di mettere
Dio al di sopra di ogni cosa e l’ubbidienza alla sua Parola e quindi la
predicazione come la via del vero discepolato? E questo proprio negli anni
in cui nasceva la dottrina della transustanziazione, funzionale al grande disegno egemonico dei papi.
Certo, rimane il problema della «presenza di Cristo». Diceva il papa Urbano IV, nel 1264, che avendo Gesù promesso di essere con i suoi (vedi Matteo 28, 20) la sua era dunque una presenza «corporale» e perciò presente
nel sacramento dell’eucarestia.
Non mi fermo a contestare la lettura
che Urbano IV fa di Matteo 28. Voglio
invece ricordare che Gesù, poco prima,
nel capitolo 25 ha posto ai discepoli e
alla chiesa di tutti i secoli il problema
della sua presenza, risolvendolo però
non in chiave sacramentale, ma sociale
e politica. Chi vuole si rilegga Matteo
25, 31-46 dove il Cristo, invece di rinchiudersi in un’ostia, prende corpo nei
minimi tra i minimi: negli affamati e
negli assetati, nei malati e nei prigionieri, negli ignudi e nei forestieri. Pensiamolo dunque non nell’ostia, ma nei
corpi gonfi e scheletrici dei bambini e
degli adulti morti per fame, nei corpi
devastati dalla malattia, nei prigionieri
legati, imbavagliati, incappucciati e
così via dicendo. Lo so che non sono
immagini belle. Io per primo cerco di
fuggirle. Ma dove pensiamo di trovare
il crocifisso? Nei salotti bene delle nostre città? Nelle ville con piscina e prato all’inglese? Oppure là dove si soffre
e si muore, nella tragedia infinita dei
popoli dell’ex Jugoslavia e nelle corsie
di ospedali fatiscenti, nel dramma di
chi muore per un lavoro nero, o di chi
vende il proprio corpo sui bordi di una
strada e in mille altre situazioni analoghe?
François Sdieer
L'Europa
protestante?
Il protestante François
Scheer è dallo scorso anno
ambasciatore di Francia presso la Comunità europea a
Bruxelles. In una recente intervista al settimanale protestante «Le Christianisme»,
parla della sua visione dell’Europa. Alla domanda su
una pretesa «Europa protestante», risponde: «In alcuni
ambienti comunitari viene
sottolineato il fatto che
all’inizio la costruzione europea è stata essenzialmente
espressione di paesi a forte
maggioranza cattolica e di
governi democristiani, e che
il carattere barocco dell’edificio istituzionale della Comunità, la sua mancanza di
trasparenza e di apertura ricordano le strutture e il modo
di funzionamento della Chiesa cattolica. Oggi, se l’adesione dei popoli d’Europa fa
problema, se si sta affermando una maggiore esigenza in
fatto di democrazia e di partecipazione, sarebbe perché
l’Europa, allargandosi, sta
diventando sempre più protestante. Dimostrazione seducente ma non del tutto
convincente... anche se è vero
che i candidati ad una prossima adesione appartengono
piuttosto all’Europa protestante e che, nei dibattiti in
atto, si esprime con forza la
preoccupazione per più
trasparenza, più comunicazione, più democrazia. (...)
L’idea della sussidiarietà, di
cui si è molto parlato ricercandone l’origine in un’enciclica del Vaticano, sarebbe
stata in realtà già sostenuta
in occasione di un Sinodo
protestante nel XVI secolo.
(...) In quanto protestante,
non ho alcuna riserva nei
confronti della costruzione
europea. Per me, si tratta
piuttosto di un articolo di fede, nel senso laico del termine. L’Europa si può fare solo
se ci si crede fermamente,
perché è una costruzione contro natura. Essa può progredire solo con la forza della
volontà. Essa è la condizione
perché mai i nostri paesi tornino ad essere quello che sono stati durante i secoli, vale
a dire dei campi di battaglia.
Quello che, in modo tragico e
anacronistico, illustra oggi
l’ex Jugoslavia...».
Globale
Protestanti
in America Latina
pagina 7
Corpus Domini... che occasione
mancata per annunciare la grandezza
dell’Evangelo, la sua forza di riscatto,
redenzione, salvezza! Occasione mancata per ignoranza, o macchinazione
ordita per mantenere un potere?
Jean Ansaldi:
la mia critica a
Drewermann
pagina 10
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 18 GIUGNO 1993
Invitata dal patriarca ortodosso serbo Pavle dopo un fitto scambio di lettere
Una delegazione ecumenica visita le chiese
ortodosse e evangeliche della ex Jugoslavia
In un contesto di tensione
esasperata dal rifiuto, da
parte dei serbi bosniaci, del
piano di pace Vance-Owen, e
dalle minacce di un intervento militare esterno, i segretari
generali del Consiglio ecumenico delie chiese (Cec) e
della Conferenza delle chiese
europee (Kek) hanno visitato,
il 13 e 14 maggio scorso, i responsabili delle chiese
dell’ex Jugoslavia aderenti ai
due organismi: chiese ortodossa, luterana, metodista e
riformata.
Konrad Raiser, segretario
del Cec, e Jean Fischer, segretario della Kek, erano accompagnati a Belgrado e a
Novi Sad da Geneviève Camus-Jacques, della Cimade,
da Alexandros Papaderos, del
Comitato centrale della Kek.
Il patriarca ortodosso serbo
Pavle aveva invitato i due segretari generali a visitare il
paese dopo un precedente
scambio di lettere. L’incontro
si è svolto contemporaneamente all’apertura dell’Assemblea annua dei vescovi
della Chiesa ortodossa serba
a Belgrado; i membri dell’équipe ecumenica si sono
rivolti ai vescovi poco prima
dell’apertura dell’Assemblea,
il 14 maggio.
Accogliendo i visitatori a
Belgrado, il patriarca Pavle
ha sottolineato l’importanza
della loro presenza «nel momento in cui regna una così
grande sofferenza, che non
risparmia alcuna parte», il
che «ci impedisce di vedere
la situazione nel suo insieme». Nel fare notare che vi
sono anche «crimini e violenza da ogni parte», il patriarca
ha precisato: «Non mi aspetto
che il Cec e la Kek ci presentino al mondo né migliori
né peggiori di quello che siamo».
Rivolgendosi al patriarca, il
segretario del Cec ha detto:
«Saremmo lieti di conoscere
il Suo parere sui mezzi per
mettere fine ai combattimenti
nella Bosnia-Erzegovina e di
sapere se vede possibilità peile chiese in comunione con
Lei nell’ambito del movimento ecumenico di partecipare agli sforzi miranti a
far cessare le ostilità e a facilitare i negoziati per la pace».
Nell’assicurare il patriarca
delle preghiere della famiglia
ecumenica, Jean Fischer ha
ricordato che la dichiarazione
del Comitato centrale della
Kek, riunito in marzo a Iserlohn (Germania), è frutto di
un «consenso con la Chiesa
ortodossa serba» sulla necessità di una soluzione pacifica
del conflitto e sulla necessità,
per i responsabili religiosi in
particolare, «di investirsi nel
processo di pace». Tuttavia,
ha aggiunto il segretario della
Kek, «una delle maggiori difficoltà alle quali deve far
fronte la famiglia delle chiese
europee oggi è di interpretare le posizioni di ciascuno». Fischer ha esortato alla
«solidarietà ecumenica, caratterizzata dalla franchezza
e, se necessario, dalla critica
reciproca delle nostre organizzazioni e chiese membro».
Dopo circa quattro ore di
conversazioni e di discussioni
aperte sul conflitto, con il patriarca e vari membri dell’Assemblea dei vescovi, Konrad
Raiser ha sottolineato «la necessità di fare prova di modestia nel parlare di "soluzioni” ». Gli sforzi diplomatici
intemazionali hanno portato a
I componenti della delegazione che si è recata nell’ex Jugoslavia
un «vicolo cieco», simbolizzato dal rifiuto del piano
Vance-Owen, ha detto, e
«forse è giunto il momento
per la Chiesa ortodossa serba di far sentire una voce
profetica».
Nel ricordare il ruolo importante giocato dalla storia
nel conflitto attuale, Raiser
ha fatto notare che «anche
partendo da una conoscenza
sommaria della storia, appare evidente che le soluzioni
imposte dall’ esterno non
avranno effetto. Al di là di
tutto, quel che occorre è di
portare un messaggio di speranza al popolo che soffre».
Jean Fischer ha aggiunto che
il conflitto, che colpisce tutti i
popoli dei Balcani e dell’Europa, è già un conflitto internazionale, e nessuna soluzione potrà venire dai soli popoli
della ex Jugoslavia. Nella sua
risposta, il patriarca Pavle ha
affermato che l’Assemblea
dei vescovi «farà il proprio
dovere e tutto ciò che è in suo
potere per ristabilire la pace.
Ma abbiamo bisogno del vostro aiuto e delle vostre preghiere».
A Novi Sad i responsabili
luterani, metodisti e riformati
hanno parlato delle attività di
soccorso portate avanti dal
Servizio umanitario ecumenico, creato in gennaio. Il Servizio, di cui fa parte anche la
Chiesa ortodossa serba, ha ricevuto l’assistenza degli organismi di aiuto protestante
svizzero Eper e delle Chiese
ungheresi.
I responsabili protestanti
hanno parlato delle difficoltà
causate dalle sanzioni dell’
Gnu e hanno esortato la comunità ecumenica intemazionale a esercitare la sua influenza per far cessare queste
disposizioni del blocco che
mettono in pericolo la vita
dei bambini e degli anziani e
ostacolano l’azione delle
chiese che lottano, con risorse e personale limitati, per
rianimare la missione di
evangelizzazione e di educazione dopo quasi 50 anni di
regime comunista. (Soepi)
Si svolgerà al Palazzetto dello Sport a Firenze a Pentecoste '94
Un grande raduno degli evangelici
GIUSEPPE PLATONE
Cinquemila persone, tre
giorni di riflessione, preghiere, canti, dibattiti e un
culto trasmesso in eurovisione. La data? Quella di Pentecoste del prossimo anno, dal
20 al 22 maggio. Il luogo? Firenze, al Palazzetto dello
sport, vicino alla stazione ferroviaria di Campo di Marte.
Il Comitato promotore
dell’incontro degli evangelici
italiani ha ufficialmente deciso il tema, la struttura generale dell’iniziativa e molti altri
particolari. Il motto sarà biblico: «La verità vi farà liberi»
(Giovanni 8, 32). Il taglio
dell’incontro sarà a ampio
spettro; sono previsti cori, una
tavola rotonda su temi di attualità, studi biblici, gruppi di
studio, stand delle varie librerie.
Sullo sfondo c’è l’esperienza del Kirchentag tedesco,
ma sarà un’altra cosa: quasi
un incontro di famiglia della
grande parentela evangelica.
Vi parteciperanno infatti non
solo le chiese aderenti alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), ma vi saranno le assemblee di Dio, le
chiese dei Fratelli.e molte altre.
L’invito è rivolto a tutte le
chiese evangeliche. Nel Comitato promotore non ci sono
preclusioni per nessuno purché tutto si svolga all’insegna
della concordia e del desiderio
di lanciare un invito alla conversione a Cristo. Dalla serietà valdese via via sino
all’entusiasmo pentecostale ci
sarà modo di cogliere nel suo
insieme la variegata famiglia
evangelica italiana tesa in uno
sforzo di autocomprensione,
di confronto con la Parola e di
evangelizzazione.
Da più di un anno il comitato (Anna Maria Ferretti, Giorgio Bouchard, Domenico Maschi, Francesco Toppi, Eliseo
Longo, Stefano Woods, Giuseppe Platone) si incontra re
golarmente per definire le
questioni di contenuto e di carattere organizzativo. È già
stato prenotato il Palazzetto
dello sport di Firenze, una
struttura estremamente accogliente e razionale, dove cinquemila persone si muovono
senza problemi.
Occorrerà per la data fatidica bloccare per almeno due
notti le nostre strutture fiorentine e altre ancora per accogliere un popolo così numeroso. Certo i costi economici sono alti, ma non deve esser
questo motivo di scoraggiamento, anzi bisognerà far partire una campagna di autofi
nanziamento. La Firenze
evangelica è chiamata a raccogliere una sfida nuova e importante; non sarà semplice
organizzare concretamente
questo incontro.
Forse da questo importante
appuntamento potrà nascere
un movimento unitario
dell’evangelismo italiano per
rendere più incisiva e autentica la testimonianza a Cristo in
questo paese. Non sarà solo un
appuntamento di famiglia, si
tratta anche di entrare nella vita del paese con un contributo
di fede e di speranza. Farlo insieme è l’impegno che sta davanti a noi.
Roma: conferenza stampa di Konrad Raiser
Usare la «forza della verità»
Al termine della sua visita
a Roma, il segretario generale
del Consiglio ecumenico delle chiese, Konrad Raiser, ha
incontrato i giornalisti nella
sede del settimanale «Famiglia cristiana».
Il rapporto con le chiese
protestanti italiane e con il
Vaticano, l’impegno per la
pace in Bosnia, il riemergere
del razzismo: questi i principali temi della conferenza
stampa: «Ho voluto visitare le
chiese evangeliche italiane
all’inizio del mio mandato ha detto Raiser - per rendere
esplicito il nostro rapporto
con questa minoranza che fa
parte del Cec, prima di avviare con i nostri partner cattolici quei contatti che, penso, mi
porteranno spesso a Roma.
Il Consiglio ecumenico si
oppone a un intervento militare in Bosnia per due motivi:
anzitutto perché siamo convinti che questo conflitto non
possa essere risolto con mezzi
bellici, e ci sembra che gli
scenari proposti per un intervento militare non tengano
sufficientemente in con
siderazione le particolari caratteristiche di questo conflitto e di questo paese. Inoltre nel caso della ex Jugoslavia c’è anche una guerra dell’informazione e della disinformazione. È estremamente difficile avere un quadro veritiero di quanto sta accadendo, perciò uno dei compiti essenziali delle comunità
cristiane è quello di essere
avvocati della verità, di promuovere l’uso più che della
forza bellica di quella che
Ghandi chiamava “forza della verità” ».
Esprimendo preoccupazione per il riemergere di fenomeni di razzismo in Europa, Raiser ha affermato che i
cristiani devono accettare
l’idea di un’Europa multietnica, multiculturale, multireligiosa e rinunciare al progetto
di una ri-cristianizzazione
dell’Europa. «L’Europa cristiana ha fatto le sue vittime
nei secoli passati: ebrei e musulmani. Oggi le vittime potrebbero essere le varie minoranze presenti nel nostro continente». (Nev)
Mondo Cristiano
Kiìng: il Catechismo cattolico
è un invito all'inquisizione
TUBINGA — Il teologo cattolico di Tdbinga Hans Kiing ha
respinto il nuovo «Catechismo universale» come «un prodotto
assai rozzo della teologia di scuola romana». Secondo quanto
scrive Kiing sulla rivista tedesca Publik-Forum esso non è altro
che il tentativo di disciplinare e regolamentare parroci, insegnanti di religione, teologi e quindi tutti i credenti. Esso risulterebbe, secondo Kiing, «un sostegno all’inquisizione dall’alto e
un invito all’inquisizione dal basso».
Il «Catechismo universale» sarebbe inutilizzabile per gli insegnanti di religione, un ostacolo al dialogo ecumenico, un intoppo nelle conversazioni con il giudaismo e con le altre religioni
mondiali e non favorirebbe il dialogo con le scienze naturali.
Secondo Kiing 30 anni di teologia cattolica della presenza, nello spirito del Concilio Vaticano II, che hanno aperto nuove vie
nella comprensione critica della Bibbia, nell’interpretazione
storica dei dogmi e nell’ecumenismo interconfessionale e interreligioso, sono stati ignorati «in maniera sprezzante». Ciò varrebbe per esempio per le questioni dell’uso di metodi
anticoncezionali, del matrimonio dei divorziati, del «celibato
forzato» e dell’ordinazione delle donne. Il «Catechismo universale», sostiene il teologo, non è che l’ultimo di una lunga serie
di documenti curiali che dimostrano che a Roma non si cerca
affatto la libertà nella pluralità, ma si vuole solo la sottomissione a un’unica linea di parte.
Multato Jerry Falwell
NEW YORK — La televisione del predicatore americano
Jerry Falwell è stata condannata al pagamento di 50.000 dollari
di multa perché, secondo il ministero delle Finanze statunitense, avrebbe «mescolato» attività religiosa e politica. Come organizzazione religiosa è esente da imposte, ma negli anni 1986
e 1987, durante le trasmissioni della «Old Time Gospel Hour»,
avrebbe fatto propaganda politica contravvenendo alle leggi
che concedono quel tipo di esenzione dalle imposte. Inoltre con
la «Gospel Hour» avrebbe collaborato strettamente un «Comitato di azione politica» di area conservatrice. Falwell era stato
il fondatore del movimento della «Moral Majority» (maggioranza morale), scioltosi tre anni fa.
Israele; riportato alla luce
un anfiteatro romano
GERLfSALEMME — Un terzo anfiteatro romano è stato riportato alla luce presso Bet Guvrin, a sud-ovest di Gerusalemme, secondo una notizia riportata dal «Jérusalem Post» del 17
maggio. Dalle indicazioni degli archeologi risulta che l’anfiteatro è largo 54 metri, ha 14 file di posti a sedere e poteva
contenere circa 6.000 persone. Esso risale al terzo secolo dopo
Cristo e pare che numerosi martiri cristiani vi siano stati uccisi.
Dopo la cristianizzazione della Palestina fu usato come deposito. A poca distanza dall’anfiteatro gli archeologi hanno ritrovato in una zona rocciosa una caverna adibita a chiesa.
Nuovo Direttorio ecumenico:
Konrad Raiser soddisfatto
ROMA — Il pastore Konrad Raiser, segretario generale del
Consiglio ecumenico delle chiese, ha rilasciato all’agenzia Nev
la seguente dichiarazione, a commento del nuovo «Direttorio
ecumenico» della Chiesa cattolica, presentato alla stampa l’8
giugno.
«Desidero esprimere soddisfazione per la pubblicazione, dopo
un lungo periodo di preparazione, di questa nuova edizione del
Direttorio ecumenico, poiché essa fornisce chiare direttive per
le persone responsabili dell’attività ecumenica all’interno della
Chiesa cattolica e per i loro interlocutori nelle altre chiese cristiane. Sono particolarmente soddisfatto del fatto che questo
Direttorio sottolinei i grandi orientamenti del Concilio Vaticano II per quanto concerne la partecipazione cattolica al movimento ecumenico, e che esso tenga in considerazione una serie
di aree di cooperazione ecumenica a cui finora è stata data scarsa attenzione, come l’area della formazione ecumenica. Di particolare importanza è il primo capitolo, che fornisce un inquadramento teologico attentamente vagliato e che potrebbe ispirare un ulteriore dibattito ecumenico sulla comprensione della
chiesa e della sua unità come comunione».
V congresso mennonita europeo
COLMAR — Circa 1.500 mennoniti di tutta Europa si sono ritrovati per il loro 5° congresso europeo a Colmar, dal 20 al 23
maggio, sul tema: «Gesù Cristo è la nostra pace».
L’incontro è stato inaugurato alla presenza del sindaco di Colmar, Edmond Gerrer, del pastore Bernard Sturny a nome delle
chiese protestanti di Alsazia-Lorena luterane e riformate, e del
segretario della Federazione protestante di Francia, Louis
Schweitzer, che ha pronunciato il discorso di apertura.
Il 5° congresso mennonita europeo è stato l’occasione per precisare opinioni e posizioni su questioni molto diverse: il posto
della donna nella chiesa, la pertinenza dell’anabattismo oggi,
l’azione sociale rispetto all’evangelo, i doni carismatici, il denaro, l’Europa, la risoluzione dei conflitti...
Uno dei momenti forti del congresso è stato l’intervento del pastore serbo Alexander Mitrovic, impegnato in un lavoro di riconciliazione tra comunità etniche nell’ex Jugoslavia. 11 suo
appello e lo studio di diversi altri «punti caldi» hanno contribuito all’adozione, da parte dei 1.500 partecipanti, di una risoluzione che riafferma chiaramente l’impegno del movimento
mennonita per la causa della pace.
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venerdì 18 GIUGNO 1993
E Vita Delle Chiese
PAG. 3 RIFORMA
Centro per tossicodipendenti della Chiesa evangelica di Gragnano
Ancora due mesi dì autonomia
LUCIANO DEODATO
La casa aggrappata alle
pendici del monte sembra sospesa nel vuoto, una
macchia bianca, luminosa,
allegra per i ciuffi di gerani
rossi che la circondano, immersa nella folta vegetazione
del bosco mediterraneo. Per
arrivarci si percorre una strada tortuosa e stretta tagliata
nella montagna, sotto una
volta ombrosa di castagni e
cupi lecci. In fondo, nella
valle, si stende Castellammare di Stabia, la pianura di
Pompei e più oltre chiude
l’orizzonte la massa del Vesuvio, gigante dormiente e
minaccioso.
Giovanni Scarallo ci guida
nel suo ufficio, per parlarci
dell’avventura del suo Centro evangelico per il ricupero
dei tossicodipendenti (Cert).
Tutto cominciò neH’84,
quando cinque tossicodipendenti vennero nella sua chiesa, a Gragnano, parteciparono al culto, e alla fine si sentirono liberati completamente dalla dipendenza della
droga. Increduli e gioiosi
presero a raccontare a tutti in
Castellammare ciò che era
loro successo.
Da quel momento da Gragnano, Castellammare e dai
paesi vicini molti giovani
oppressi dalla droga cominciarono a frequentare i culti
della Chiesa pentecostale di
cui Scarallo era (ed è tuttora)
pastore.
La comunità cominciò così
ad occuparsi del problema
dei tossicodipendenti, vedendo in questo una precisa vo
cazione da parte del Signore.
L’opera, iniziata in modo
spontaneo ed entusiastico
con il concorso delle famiglie della comunità, necessitò ben presto di strutture.
Perciò fu cercata una sede,
dove poter accogliere i giovani che volevano uscire
dalla schiavitù della droga.
Fu dapprima trovata una casa non lontana dall’attuale
centro. Poi sorsero difficoltà,
fu necessario trovare un’altra
sistemazione.
Fu trovata l’attuale casa
che il proprietario cedette a
un affitto modesto, in cambio dei necessari lavori di ristrutturazione. E così Scarallo e i suoi giovani si misero
con entusiasmo all’opera;
adattarono i locali, in parte li
ampliarono, costruirono una
terrazza, ricavarono una
trentina di posti letto, rifecero i servizi igienici e tante
altre cose.
Il lavoro serviva anche come terapia: i giovani avevano trovato uno scopo alla loro vita. La Regione Campania riconobbe il Centro e
concesse la retta di norma di
35 mila lire al giorno per
ospite.
Tutto sembrava poter andare avanti per il meglio. E
invece ultimamente il brusco
risveglio. La casa è abusiva!
Ed essendo stati eseguiti i lavori dopo il «condono», la
situazione non può essere sanata.
Il Comune di Castellammare e la Regione non possono riconoscere il Centro e
quindi la retta non può più
essere corrisposta.
Battisti di Genova e Sampiedarena
Gemellaggio dì fraternità
_______ERMINIO PODESTÀ______
Durante il mese di maggio
le comunità battiste di
Genova e Sampierdarena, da
alcuni anni unite da gemellaggio, segno di fraternità e di
unità, hanno dato vita a alcune interessanti ed edificanti
iniziative presso la chiesa di
via Vernazza.
Domenica 9 maggio, durante un culto solenne, il pastore
Salvatore Rapisarda ha conferito un diploma di frequenza
al corso per predicatori locali,
tenuto dal past. Michele Foligno nell’arco di alcuni anni,
ai fratelli Renzo Brombale
(Chiesa battista di Genova) e
Mirella Corsani (Chiesa battista di Sampierdarena). Il past.
Rapisarda ha spiegato l’importanza che ha per le nostre
chiese il corso per predicatori
locali e ha anche auspicato
che coloro che hanno ricevuto
il diploma sappiano annunciare la Parola di Dio con la forza dello Spirito Santo.
Domenica 23, ancora in via
Vernazza, alla presenza di
moltissime persone, fra cui
sorelle e fratelli di altre denominazioni, sei sorelle e fratelli
hanno offerto la loro testimonianza battesimale guidati dai
pastori Foligno e Podestà.
Dopo essere stati presentati
alla comunità e avere espresso
la loro testimonianza, con
l’impegno di annunciare per
quanto possibile la morte e resurrezione di Gesù Cristo, i
catecumeni sono scesi nella
sala sottostante la chiesa dove, chiamati per nome, Rosalba, Gianna, Vittoria, Cinzia,
Claudio, Maurizio sono stati
immersi nella vasca battesimale dai rispettivi pastori con
la pronuncia della formula:
«Io ti battezzo nel nome del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». A conclusione di
ogni immersione la comunità
cantava: «Sii fedele sino alla
morte».
Fatto ritorno in chiesa, il
pastore Foligno ha tenuto la
predicazione, prendendo lo
spunto dal testo di I Corinzi 3,
21-23 e dicendo che tutto è
nostro, ma noi siamo di Cristo
e Cristo è Dio. Il pastore ha
concluso ricordando ai battezzati che il battesimo non è un
punto di arrivo ma di partenza, e che il demonio è sempre
in agguato per sconfiggere il
bene; ma con la forza dello
Spirito si riuscirà a percorrere
un cammino di fede e di testimonianza.
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«Abbiamo ancora due mesi di autonomia - dice Scarallo - e dopo saremo costretti a chiudere il Centro».
Ci guardiamo negli occhi
silenziosi; le labbra dei ragazzi che partecipano all’incontro si increspano in un
mesto sorriso, come di chi è
abituato a perdere. Tra loro
c’è chi ha conosciuto la galera una, due volte... Alle pareti della sala belle fotografie
di gruppo ritraggono coppie
di sposi che sono passati nel
Centro e che qui hanno riscoperto la vita e la gioia, la
fiducia e la speranza e hanno
trovato in se stessi il coraggio e la forza di fondare una
famiglia.
«Che cosa pensate di fare?» domandiamo. «La nostra forza è nel Signore - risponde Scarallo - non vogliamo fare manifestazioni,
chiassate. Lui ci indicherà la
strada».
Poco più sopra vediamo
un’altra casa immersa nel
verde. Potrebbe essere acquistata, fabbricato e terreno
di alcuni ettari, per una cifra
intorno ai 150 milioni. Poco
per chi ha i soldi; troppo per
chi parte da zero!
Affacciandoci dal terrazzo
vediamo in fondo, dove comincia la montagna, una villa da favola con giardino e
piscina. Appartiene a un noto personaggio della zona,
non proprio in odore di santità. Chiese la licenza per costruire un canile. Si vede che
i suoi sono cani di lusso!
Chissà se sarà costretto anche lui a chiudere il suo...
canile?
Che cos'è
la Fgei?
Nella «capitale» dei valdesi vi sono altre 4 chiese evangeliche
Torre Pellìce: incontro evangelico
Chi sono e cosa fanno i giovani evangelici? A Bethel,
il centro evangelico nella Sila,
si sono ritrovati il 1° maggio
per discutere questo tema 80
giovani delle chiese battiste,
metodiste e valdesi della Calabria e della Sicilia.
Debora Spini, vicepresidente
della Federazione mondiale
cristiana studenti e membro
del Consiglio della Federazione della gioventù evangelica
italiana (Fgei), ha introdotto
l’argomento illustrando la
struttura e l’importanza della
Federazione giovanile in un
momento di divisione del paese in cui vi è la massima necessità di comunione e di fratellanza tra tutti i giovani per
annullare le distanze tra nord e
sud. La relatrice ha poi illustrato i rapporti internazionali
della Fgei con cui è in relazione e i modi del suo finanziamento.
A livello nazionale la Fgei
affronta le sfide che le vengono dalla società, come ad
esempio quella della testimonianza evangelica nella società
meridionale, osservando che la
questione meridionale non può
essere ricondotta unicamente
alla questione mafiosa o della
criminalità organizzata. Va
inoltre affrontato il problema
degli immigrati extracomunitari, gruppi etnici diversi con diverse religioni. E necessario
avere tanta solidarietà nei loro
confronti e coltivare con loro
momenti di comunione fraterna. È necessario poi sviluppare
la comunione fraterna con quei
giovani che entrano nella Fgei
senza «etichette religiose», con
tanta voglia di fare e di rischiarsi, accomunati dalla passione per l’Evangelo.
_______CLAUDIO PASQUET_______
Tra le mille particolarità
che Torre Pellice può
annoverare c’è anche quella
di avere sul suo territorio la
presenza di ben cinque chiese
o denominazioni evangeliche. Oltre alla Chiesa valdese
vi sono infatti le Assemblee
di Dio, l’Esercito della Salvezza, la Chiesa dei Fratelli e
ma Chiesa avventista. Sono
certo testimonianza di un
passato legato al movimento
del Risveglio in terra valdese, ma sono anche una testimonianza vivente della multiformità e della ricchezza
spirituale del protestantesimo.
Da alcuni anni tutte queste
realtà collaborano su alcuni
progetti specifici, in particolare si riuniscono regolarmente per degli incontri di
preghiera e di meditazione
della Parola e i pastori, gli
anziani e i responsabili dei
vari gruppi si ritrovano per
concordare iniziative comuni
e per approfondire la conoscenza reciproca.
Proprio in uno di questi incontri nacque, lo scorso anno, l’idea di reagire come
evangelici al clima di violenza che interessa tutto il mondo e che si è fatto dolorosamente sentire nella nostra
valle l’estate scorsa. Ci siamo
dati quindi una scadenza; il
23 maggio avremmo organizzato una giornata di fratemizzazione e di comunione sul
tema «amate i vostri nemici».
Oltre alla preparazione pratica abbiamo pensato che fosse indispensabile una prepa
La sala delle adunanze dell’Esercito della Salvezza a Torre Pellice
razione spirituale: ci siamo
incontrati una volta al mese
nei locali delle varie denominazioni per delle riunioni di
preghiera normalmente ben
frequentate.
La giornata del 23 maggio
è iniziata nel tempio valdese
con un culto a cui hanno partecipato tutte le chiese e i
movimenti evangelici presenti. Abbiamo fatto confluire in
questo momento di lode e di
riflessione le nostre diverse
spiritualità: momenti di preghiera spontanea, testimonianze, la predicazione, i
canti della corale valdese, del
coretto, le musiche della fanfara dell’Esercito della Salvezza, il canto degli inni che
sono comuni alla storia di
tutte le realtà evangeliche italiane e, naturalmente, la col
Ospedale evangelico Villa Betania
Riconoscimento
della Fondazione
Il Consiglio regionale della
Campania, nel corso della
seduta del 28 maggio, ha approvato la delibera n. 2.385
con la quale viene riconosciuta
la «Fondazione evangelica Betania». Con questo atto l’ospedale evangelico di Ponticelli
(classificato nel febbraio scorso corbe «ospedale generale di
zona») acquista piena autonomia giuridica ed amministrativa.
Ha trovato così felice conclusione una pratica iniziata
già nel ’91 e che sembrava destinata a doversi protrarre nel
tempo per ostacoli di ordine
politico, più che giuridici e
amministrativi, incontrati sul
proprio cammino. L’ospedale
evangelico, pur essendo stato
fondato da un gruppo di dieci
chiese evangeliche di Napoli,
non godeva di una propria autonomia, nel senso che era posto sotto la responsabilità della
Tavola valdese. Allora non si
era potuto far diversamente.
Ora si apre, in un certo senso, una fase nuova, perché saranno direttamente le chiese
fondatrici a rispondere del proprio operato. In sostanza non
cambia nulla, perché il Consiglio ha sempre assunto in piena autonomia le proprie decisioni; e tuttavia è come se
l’ospedale fosse ora passato da
uno stato di tutela a quello di
piena maturità.
Come soggetto adulto e responsabile l’ospedale può sviluppare la propria azione:
nell’art. 2 dello statuto della
fondazione essa può per esempio assumere iniziative diverse
come istituire corsi per infermieri, centri sociali, di accoglienza, gruppi di volontariato
e altro ancora, e perfino gestire
cimiteri. Insomma, intorno
all’ospedale può fiorire tutta
una serie di attività diverse, ma
attinenti alla predicazione della
riconciliazione di tutte le cose
in Cristo. Bisognerà vedere come le chiese evangeliche sapranno e vorranno cogliere tali
opportunità. Il dott. Teofilo
Santi sognava di far nascere
intorno all’ospedale un centro
per anziani, istituti per minori,
scuole. Oggi, con questo riconoscimento, è possibile avere
lo strumento giuridico per dar
luogo a queste attività.
Ma per il momento è forse
prematuro andare troppo avanti con la fantasia. L’ospedale
ha necessità di riorganizzarsi
per meglio rispondere ai bisogni della popolazione. Dovrebbe per esempio trovare una migliore sistemazione agli ambulatori, al pronto soccorso, al reparto di oculistica. A tutta una
serie di lavori che non hanno
potuto essere eseguiti per mancanza di fondi e di linee di credito, ora potrà forse essere data
una risposta.
In ottobre l’ospedale ricorderà il venticinquesimo anniversario della sua fondazione. Sarà quest’anno una festa
celebrata con particolare soddisfazione. Come diceva un dipendente dell’ospedale: «La
squadra ha lavorato bene!».
letta, che è stata devoluta
aU’Uliveto.
Poi l’agape, davvero fraterna, in Foresteria, e infine il
pomeriggio di presenza evangelica in piazza. Ci siamo recati in piazza Muston dove
tre brevi e incisive testimonianze sulla forza dell’Evangelo che può liberarci dalla
follia della violenza sono state intervallate dai canti del
complesso musicale evangelico «La promessa» e dalla
fanfara salutista.
La sorpresa, anche per
quelli che hanno organizzato
la giornata, è stata di vedere
su questa piazza più gente del
previsto: le nostre chiese
hanno risposto all’invito e
anche altre persone (non
molte, ma è comunque incoraggiante) si sono unite a noi.
Poi il canto conclusivo in
cui, formando un grande cerchio, ci siamo tenuti per mano testimoniando anche in
questo modo quell’unità nella
fede che va al di là delle nostre particolarità denominazionali.
È un’esperienza che sarà
certo da ripetere, ma l’importante è aver cominciato; credo che abbiamo posto un altro piccolo mattone nella storia della «casa comune»
dell’evangelismo italiano.
Battisti a Rapallo
Incontri
Il 27 maggio la Chiesa battista ha ricevuto la visita della
sorella Hedi Vaccaro, rappresentante del Movimento internazionale per la riconciliazione
(Mir). Nei locali della chiesa si
è tenuta una riunione a cui
hanno partecipato alcune persone del gruppo di Rapallo di
Amnesty International: in questa occasione abbiamo ascoltato dei cenni sulla nascita del
Mir a livello internazionale e
in Italia. Nel corso della riunione abbiamo anche ascoltato
le iniziative che vengono svolte in Italia per promuovere
l’educazione alla nonviolenza
(sulle orme di Gesù Cristo), e
in seguito a questo incontro
abbiamo deciso di organizzarne altri insieme con diverse associazioni interessate a riflettere ancora sulla nonviolenza.
• Sabato 29 maggio abbiamo
ospitato la sorella Julia Campos, proveniente dall’Uruguay,
attiva nel movimento femminista nei paesi latinoamericani.
Julia ci ha spiegato il suo impegno tra le donne vittime di
violenze e soprusi: rincontro
ci ha stimolato a prendere coscienza di situazioni difficili in
cui le donne si vengono a trovare anche qui in Italia.
4
PAG. 4 RIFORMA
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Le corali valdesi di Biella e Ivrea in Scozia
Vita Delle Chiese
m:
VENERDÌ 18 GIUGNO I993
John Knox (1514-1572)
Un viaggio
Alla scoperta
dell'agape
oltre i confini
L’obiettivo di questi nostri
«pellegrinaggi», è quasi inutile ripeterlo, è la ricerca di antiche consonanze di fede per
realizzare la gioia dell’agape.
Durante il viaggio abbiamo
avuto tre momenti di rara intensità spirituale: il primo,
nella parrocchia di South
Leith, vicino a Edimburgo, la
domenica al culto del mattino. Un secondo, lo stesso pomeriggio, con il rev. Roy Kilner e la sua comunità nella
candida chiesa metodista di
Nicholson Square (Edimburgo). In entrambi i casi la predicazione, in inglese, è stata
tenuta dal pastore Gianni
Genre. E infine, a Inverurie,
il giovedì successivo, un terzo incontro con una Cena del
Signore, a cui ha preso parte
la comunità locale al gran
completo: il pastore lain Telfer è stato costretto a improvvisare una serie di turni per
consentire a tutti di accostarsi
alla tavola.
Si avvertiva in maniera tangibile la presenza ineffabile
dello Spirito e ciascun partecipante ha sicuramente realizzato un momento alto di tensione spirituale e di agape.
Ha fatto seguito una cena con
l’inevitabile spaghettata preparata dalle sorelle del nostro
gruppo. Amor fraterno, amicizie nuove, promesse di incontri futuri in Italia: questi
gli immediati risultati del
viaggio.
Non è mancata a Edimburgo una serata culturale organizzata dalla società «Amici
dei valdesi», d’intesa con la
sezione locale della «Dante
Alighieri» e la società per
l’amicizia italo-scozzese.
Nella bellissima sede del Tribunale amministrativo di
Edimburgo il dottor Lamb,
noto avvocato, presidente
dello stesso Tribunale e segretario della società «Amici
dei valdesi», ci ha intrattenuto, accompagnato dalla chitarra del figlio, con una serie
di canti scozzesi. Il nostro coro ha replicato, esibendosi al
meglio del suo repertorio.
«Quant’è buono e quanto è
piacevole che i fratelli dimorino insieme», canta il salmista (133, 1). Conoscere, farsi
conoscere, riconoscersi e fraternizzare: questo l’obiettivo
dei nostri viaggi in genere, al
di là di ogni volontà di evasione o spirito turistico; e
questo è anche il senso più
autentico della nostra tournée
scozzese.
Se la nostra gratitudine va
all’infaticabile coro, al bravissimo direttore Franco Taglierò e a tutti coloro che,
scozzesi e italiani, si sono
prodigati per l’ottima riuscita
del viaggio, sarebbe ingiusto
passare sotto silenzio la simpaticissima compagnia dei
bambini che, superando con
disinvoltura la stanchezza
delle lunghe ore in pullman,
hanno saputo rallegrare tutti
con la loro gioiosa presenza.
La domanda più frequente:
«Ma chi sono i valdesi?»
PAOLO T. ANGELERI
Chi sono i valdesi? Così si
interroga in una nota apparsa sul bollettino della sua
chiesa, St. Andrews di Inverurie, un paese a pochi chilometri da Aberdeen, il pastore
lan J. M. Telfer della Church
of Scotland; e confessa di
non aver saputo granché di
questi protestanti italiani fino
a circa sei anni fa, quando ebbe modo di incontrare il pastore Gianni Genre.
Nacque da quel momento
una lunga e affettuosa amicizia, che fra l’altro ha reso
possibile questa tournée in
Scozia della corale valdese di
Ivrea e Biella (direttore Franco Taglierò).
Con un ricco repertorio di
inni, «complaintes» e canti
popolari, tratti dalla tradizione valdese (il Giuro di Sihaud, il lamento del Prigioniero di Saluzzo) e della innografia protestante {Veglia
al mattin, adattamento da
Finlandia di Sibelius; il Salmo 23 su melodia scozzese)
questa corale ha ormai acquisito sufficiente maturità e sicurezza tale da consentirle
impegnative esibizioni anche
all’estero.
Al seguito dei coralisti, anche noi, ospiti abusivi pur se
accolti con fraterna amicizia.
La cattedrale di S. Gilles a Edimburgo che fu il centro della Riforma
in Scozia e dove predicò John Knox
Incontro con la scuola domenicale
«
Buongiorno bambini
»
OLGA BRAGAGLIA
, uongiorno bambini»:
>> con questo saluto in
italiano il pastore della South
Leith Parish (Church of Scotland) si è rivolto al nutrito
gruppo della scuola domenicale della sua comunità durante il culto della domenica
mattina.
Ha inteso in questo modo
presentare i bambini italiani
del gruppo della corale valdese di Ivrea e Biella, che ha
iniziato proprio qui nella bella grande chiesa di Leith la
sua tournée nella realtà scozzese riformata.
Le due parole in italiano
hanno richiamato alla mente
altri termini d’uso ormai corrente: pizza, spaghetti... Ma
l’Italia non è solo questo, ha
soggiunto il pastore, è anche
il nostro bel pulpito di marmo policromo proveniente
dalle cave italiane. E la stessa vetrata della parete in fondo alla chiesa, ha proseguito.
ci ricorda l’Italia: infatti raffigura l’ultima cena ispirata
al famoso affresco di Leonardo, grande artista italiano.
Poi, indicando il gruppo
della corale, ha spiegato che
in Italia esiste una piccola
chiesa, piccola ma coraggiosa («very strong») che ha
sofferto lungo i secoli traversie e persecuzioni, senza mai
perdere la fede. «In Italia ha concluso - la chiesa maggioritaria è quella cattolica
che ha per capo il papa. Ma
le chiese riformate, come
appunto la nostra Chiesa di
Scozia e quella valdese in
Italia, riconoscono un unico
capo, Gesù Cristo, sulla base di quanto è scritto
nell’ Evangelo».
Così, con questo breve discorso l’ottimo pastore di
Leith ha impartito ai suoi
parrocchiani, piccoli e grandi, una chiara lezione di geografia, di storia religiosa e,
perché no? di teologia.
Il gruppo delle corali di Biella e Ivrea cha ha partecipato al viaggio
abbiamo potuto partecipare a
un ampio giro in larga parte
della Scozia, fuori dai soliti
itinerari turistici.
Dal verde intenso, chiazzato dalle grandi macchie gialle
delle coltivazioni di colza
nella campagna intorno a
Edimburgo, ai colori spenti e
cupi delle colline intorno alla
strada per Oban, lungo i laghi
dai riflessi d’antracite (il più
famoso, il Loch Ness, ne è
forse l’esempio meno caratteristico) o sulle coste dei fiordi, ci ha quasi sempre rallegrato il sole, nonostante l’incombente timore della pioggia, esorcizzato dai frequenti
richiami del pastore Genre a
non dimenticare l’ombrello.
Sulla strada verso Ullapool,
cespugli di saggina e di «gorse» (Ulex europaeus) dai fiori
di un giallo delicato, talvolta
fumato d’arancio, sostituiscono i colori intensi della colza.
Ottima l’organizzazione logistica in tutto il nord-est, dovuta all’impegno del rev.
Malcom Ritchie, grande amico dell’Italia: non era facile
in quelle zone, non attrezzate
al turismo di massa, predisporre sistemazioni e spostamenti per un numero piuttosto elevato di persone.
A Ullapool abbiamo cenato
a base di «haggis», piatto tipico scozzese preparato con
interiora di pecora mescolate
a erbe aromatiche e abbondante pepe. Da ogni parte
greggi sparsi, agnellini saltellanti e mucche al pascolo;
qua e là qualche cervo e rari
vitelli highlanders dal lungo
pelo.
Più a nord il panorama si fa
brullo e desolato, il terreno si
annerisce di erbe basse e brumose, mentre prati e boschi
spariscono: eriche e rododendri purtroppo fioriscono più
tardi, ad agosto.
Per strade accidentate a
carreggiata unica ci avventuriamo lungo la costa, concedendoci anche, con l’indispensabile approvazione collaborativa di Rossano, l’impareggiabile autista del pullman, qualche deviazione verso il Loch Inchard, fino a
Kinlochbervie, sperduto villaggio per pescatori dilettanti.
Dopo una serie di meravigliose spiagge finalmente ecco Thurso, la cittadina dell’
estremo Nord proprio di fronte alle Orcadi. Ora scendiamo
a sud-est, verso Elgin e Inverurie, nei pressi di Aberdeen:
qui, l’immancabile visita a
una distilleria di whisky lungo il corso dello Spey, dalle
acque limpide e veloci, utili
al processo di distillazione
del malto.
La nostra corale, a Edimburgo prima e poi a Oban,
Ullapool, Elgin e Invemrie, si
è esibita con il consueto impegno, coinvolgendo più di
una volta nel canto il pubblico presente (il Salmo 23 della
loro raccolta ha avuto un
grande successo: perché non
recuperarlo e includerlo nei
nostri innari?).
L’accoglienza della comunità di Inverurie è andata al di
là di ogni attesa.
Con un’ampia collaborazione anche da parte delle altre chiese, dalla cattolica a
quella episcopale, le varie famiglie hanno provveduto a
ospitarci per due notti con
una cordialità che ha consentito a tutti di sentirsi a proprio
agio nonostante le immaginabili difficoltà di approccio
linguistico.
La chiesa metodista in Nicolson Square a Edimburgo, diretta dal reverendo Roy Kilner
SCHEDA
Protestanti in Scozia
Gli italiani in genere, protestanti inclusi, hanno spesso
idee piuttosto confuse sulla situazione religiosa scozzese: la
Gran Bretagna viene immaginata di solito come un tutt’uno
legato alla casa d’Inghilterra e
alla Chiesa anglicana. In
realtà le cose stanno assai diversamente. Gli scozzesi hanno alle spalle una lunga lotta
contro i loro regnanti, fermamente impegnati a ricondurli
al cattolicesimo, o a diluire il
loro «calvinismo» entro i limiti moderati di un più obbediente episcopalismo.
Fu solo con la «Glorious
Revolution» di Guglielmo
d’Orange (1689) che la Scozia ottenne piena libertà di
culto. I principi su cui si fonda la Church of Scotland non
sono molto diversi da quelli
della nostra Chiesa valdese.
Il presbiterianesimo affonda
le sue radici nella predicazione di John Knox (1514-1572),
il noto predicatore che, esule
per lunghi anni a Ginevra, al
suo rientro in patria dette vita
a una chiesa riformata di tipo
calvinista: Consiglio elettivo
di anziani (elders) nella comunità locale; presbiterio regionale (equivalente al nostro
distretto) con a capo un moderatore; Sinodo e Consiglio
generale annuale composto da
rappresentanti degli anziani e
dei pastori.
Ogni organismo ecclesiale
e ogni carica sono frutto di
elezione democratica. Il pastore non è mai «prete», poiché ogni fedele in quanto tale
è già sacerdote nella sua pienezza; ma la funzione pastorale di ministro della Parola
assume nella comunità il valore di un forte punto di riferimento. A partire dal 1968 anche le donne sono eleggibili
al ministerio.
In base a una delle più attendibili inchieste effettuate
in questi ultimi anni risulta
che il 60% degli scozzesi si
riconosce nella Church of
Scotland. Alcune «Free Cherches», frazioni dissenzienti
nate nel secolo scorso, continuano ad esistere, nonostante
il processo di riunificazione
in atto dal 1929, e raccolgono
gruppi non disposti ad accettare il legame con la Corona,
ritenuto troppo vincolante (la
regina d’Inghilterra partecipa
all’inaugurazione dell’Assemblea generale annuale della Church of Scotland
nell’Hlyrood Palace di Edimburgo) e l’impostazione teologica, considerata troppo «liberal».
Mentre il 18% degli scozzesi è rimasto cattolico romano,
il restante 22% si ripartisce
fra altri gruppi minoritari, per
lo più di ispirazione cristiana
(ma esistono anche gruppi
non cristiani). Su circa
5.100.000 abitanti, tanti ne
conta la Scozia, 3.000.000
quindi si possono considerare,
almeno sulla carta, presbiteriani della Church of Scotland; in ogni caso i membri
effettivi non raggiungono le
900.000 unità, mentre i frequentanti non sono più di
300.000.
Per questa chiesa, l’impegno nella vita comunitaria è
prioritario: coloro che non
frequentano regolarmente i
culti possono, con provvedimento del Consiglio degli anziani, essere cancellati dai registri parrocchiali. Come tutte
le chiese multitudinariste, anche la Church of Scotland ha
subito l’inevitabile erosione
dovuta all’indifferenza e al
processo di secolarizzazione
in atto nelle società contemporanee.
La pratica del pedobattesimo, anche se ormai progressivamente in disuso, e la frequenza della scuola domenicale consentono il mantenimento del contatto con i bambini fino all’adolescenza. In
seguito si verifica un distacco
che dura fino al costituirsi
della nuova famiglia e la nascita dei figli, ma uri numero
sempre crescente di persone
rimane decisamente lontano
da ogni tipo di chiesa.
La St. Andrew’s Parish Church di Inverurie
5
\/FNERDÌ 4 GIUGNO 1993
Vita Delle Chiesi
PAG. 5 RIFORMA
.y
Inaugurati i nuovi locali per uffici del Servizio cristiano di Riesi
Dalla città al Monte degli Ulivi, con
preoccupazione ma con tanta speranza
Cronache
MONICA NATALI________
^ e l’Etemo non edifica
la casa invano si affaticano gli edificatori» (salmo
127:1)
È questo il versetto che ha
fatto da leitmotiv in occasione dell’inaugurazione dei
nuovi uffici del Servizio cristiano di Riesi, in provincia
di Caltanissetta.
Il 28 maggio alle ore 18,
alla presenza di un folto pubblico (gruppo residente,
membri del gruppo di servizio, dipendenti, membri della Chiesa valdese di Riesi,
amici) il pastore Platone, il
moderatore Giampiccoli e il
prases della Chiesa evangelica della Renania (Beier, presente insieme ad una piccola
delegazioni di amici tedeschi) hanno aperto la breve e
sobria cerimonia di inaugurazione riflettendo sul significato di questa operazione
di trasferimento degli uffici
da via 1° maggio al Monte
degli Ulivi.
Operazione risultata costruttiva sotto diversi punti
di vista: il trasferimento significa in primo luogo il risanamento architettonico di
un edificio oramai pesantemente compromesso dagli
anni, edificio che un tempo
ospitava la biblioteca del
Servizio cristiano (le cui
funzioni cessarono col sorgere di una biblioteca comunale) e che ultimamente era
sottoutilizzato.
L’opera di risanamento è
consistita, tra l’altro, nella
coibentazione del tetto, motivata dall’urgenza di combattere il problema caldo e
ora, alla prima prova in merito, se ne stanno godendo i
«freschi» risultati.
In secondo luogo, il trasfe
Da sinistra i pastori irene Wigiey, Giuseppe Platone, Franco Giampiccoli e il prases delle chiese evangeliche della Renania, Beier
rimento ha un grosso peso
nell’economia dell’intero lavoro del Servizio cristiano:
equivale a un avvicinamento
fisico rispetto ai luoghi dove
i vari settori operano (Monte
degli Ulivi) e, dato tutt’altro
che secondario, a un notevole risparmio finanziario (si è
infatti calcolato che i quotidiani spostamenti in automobile per coprire la distanza
tra il Monte degli Ulivi e la
via 1° maggio costino poco
meno di 10 milioni l’anno).
Il trasferimento non sarebbe infine un «andare via» da
Riesi, un togliere la propria
presenza fisica dalla città,
ma anzi un proseguire sulla
scia di quella originaria provocazione stimolando la
città stessa ad allargarsi ed
estendersi.
Chissà se tra qualche anno
il Monte degli Ulivi si troverà davvero al centro della
città e non più in periferia?
Migliorare la qualità del lavoro, puntare sull’efficienza
e tenere d’occhio la «lira»
non sono di per sé rimedi
sufficienti a sostenere il lavoro che il Servizio cristiano
svolge ma occorre uno spirito continuamente rinnovato,
per dare un senso al servizio
che si tenta concretamente di
offrire.
Non certo solo i muri dunque, ma anche ciò che vi è
contenuto: ecco allora l’importanza del richiamo biblico menzionato.
Il tradizionale taglio del
nastro ha aperto le porte a
tutti i presenti che hanno potuto ammirare i confortevoli
uffici e l’ampia sala riunioni
in cui, per l’occasione, si è
gustato un piacevole aperitivo.
Dopo una cena tipicamente mediterranea, la serata si è
protratta allegramente nel salone dell’ex Meccanica, tra
musica classica e canti popolari siciliani; una nuova occasione per stare insieme
nella gioia e nella riconoscenza.
Dunque grazie di cuore a
quanti, col loro interessamento, la loro collaborazione, il loro aiuto, hanno permesso la realizzazione di
questo progetto; e buon lavoro al Servizio cristiano
tutto!
FRALI — La comunità ha elètto come deputato al prossimo
Sinodo Velda Peyrot (supplente Use Genre).
ZURIGO — È in corso una serie di scambi di pulpito tra la
nostra chiesa e quella di Biihl. In questo quadro domenica
27 giugno il culto sarà presieduto dal pastore Alfred Gugolz, mentre il 4 luglio il past. Campi predicherà alla
Bühlkirche.
• La comunità rivolge un augurio affettuoso a Marco e Marina Dübendorfer per la nascita del piccolo Cédric Enrico.
BOBBIO PELLICE — Esprimiamo profonda gratitudine a
Sabrina Geymonat e Manuela Monnet che hanno presieduto
il culto di domenica 6 giugno. I partecipanti hanno manifestato a queste nostre due giovani il proprio vivo apprezzamento per questo loro servizio condotto con responsabilità.
• A due giorni di distanza l’Evangelo della resurrezione è
stato annunciato in occasione dei funerali di Ernaldo Miè,
amico e simpatizzante della nostra chiesa, e di Sara Anna
Gay. Ai familiari rinnoviamo l’espressione della nostra
simpatia umana e della nostra speranza in Cristo.
PRAMOLLO — La comunità si rallegra con Ezio e Marilena
Long per la nascita del loro secondogenito Stefano a cui dà
un caloroso benvenuto.
• Domenica 13 giugno, nel corso del culto, è stato benedetto
il matrimonio di Cristina Sappé e Michel Beux, già celebrato a Ginevra. Chiediamo a Dio di benedire questo nuovo
focolare.
• Domenica 20 giugno avrà luogo a Ruata l’annuale bazar
organizzato dall’Unione femminile. Un grazie fin d’ora alle
sorelle che l’hanno preparato e a quanti hanno collaborato.
BRICHERASIO — La locale scuola domenicale, animata da
Erica Correnti, ha concluso il suo anno di attività gestendo
il culto del 6 giugno con letture bibliche, canti accompagnati dalla chitarra, preghiere e una predicazione che ha messo
in rilievo alcuni aspetti fondamentali della vita delle comunità del libro degli Atti. Tutti hanno apprezzato questo culto
sia per la spontaneità delle formulazioni che per la scioltezza delle bambine. Purtroppo un velo di tristezza ha offuscato queir incontro per il lutto che ha colpito l’anziano del
quartiere, Vilma Ricca, a cui è stata espressa la solidarietà
di tutti, durante il momento comunitario che ha seguito il
culto.
Chiesa valdese di Catania
Cinque confermazioni
per una fede viva
Catechismo a Colleferro e Ferentino
Al termine dell'anno
Centro culturale protestante di Alessandria
Tre anni di attività:
problemi e prospettive
FULVIO FERRARIO
Domenica 30 maggio le
chiese evangeliche battista e
valdese di Catania si sono
riunite insieme nel tempio
valdese di via Naumachia
per prendere parte a un culto
durante il quale sono stati
ammessi in chiesa cinque catecumeni.
Rudi Albert, Maria Teresa Aloisi, Emilio Greco,
Erika Scuderi e Francesco
Sciotto hanno deciso di concludere con la richiesta di
ammissione in chiesa un lungo periodo di formazione e
di studio. Le comunità hanno
avuto modo di ascoltare le
loro confessioni di fede, limpide nella loro radicalità
evangelica, piene di speranza
nella decisione di vivere la
loro fede anche come discepolato di Cristo.
Non sono mancate le critiche alla chiesa, vista ora come luogo formale di «consumo del religioso», ora come
«spazio» in cui si è perso il
senso della relazionalità comunitaria fondata sull’Evangelo di Gesù Cristo. Non è
un caso che per alcuni dei
catecumeni il luogo dove
hanno imparato a leggere la
Bibbia, a pregare, a «sentir
si» comunità, non sia stato
l’ambito strettamente ecclesiastico, ma piuttosto i centri
giovanili di Adelfia, Agape e
Monteforte Irpino.
Una forte passione per la
lettura della Bibbia, un grande interesse per la ricerca
teologica, il desiderio di radicare la propria esistenza e le
proprie scelte nel contesto
della vita comunitaria, ma
anche una particolare sensibilità e propensione per l’impegno nella società civile:
tutti elementi presenti a vario
titolo nelle confessioni di fede che abbiamo udito.
Mentre quattro dei catecumeni appartengono a famiglie in cui i genitori sono o
entrambi evangelici o almeno uno di loro lo è, nel caso
di Francesco Sciotto siamo
in presenza di un ragazzo che
proviene da una famiglia
cattolica. Egli ha incontrato i
valdesi tramite Adelfia, quindi ha seguito il corso di catechismo nella Chiesa valdese
di Catania, per poi aderirvi
con piena convinzione. Che
sia il segno di una «nuova
stagione» per questa chiesa
stanca e depressa? Ce lo auguriamo di cuore.
Sabato 22 maggio gli ultimi
corsi di catechismo delle
chiese di Ferentino e Colleferro si sono incontrati per un
pomeriggio di studio a conclusione di un anno di attività
catechetica.
Gli studenti della Facoltà di
teologia che hanno curato i
corsi durante l’anno avevano
approntato un ambizioso pomeriggio. Quattro relazioni
sui temi: la giustificazione
per fede; la signoria di Cristo;
l’autorità della Bibbia; la
concezione riformata della
chiesa fornivano gli strumenti
che successivamente si sarebbero dovuti tradurre in un’immaginaria trasmissione televisiva.
La prima parte è stata
ascoltata con particolare attenzione. 1 catechisti hanno
cercato di «distillare» il pensiero di Lutero, Calvino, la
confessione di fede, l’ecclesiologia nei suoi presupposti
biblico e teologico, ripercorsi
nella traccia di teologi contemporanei come per esempio
Vittorio Subilia.
Nel gioco, che metteva in
luce idee ben lontane da quelle precedentemente proposte,
i partecipanti hanno dibattuto
quelli che sono i luoghi comuni del religioso: l’uso della
Bibbia come ricettacolo e catalogo morale, la superstizio
ne antica e moderna, il mondo del magico e del sacro, le
immagini votive.
«Nella fede evangelica tutto questo non trova spazio»,
ha detto una ragazza rifacendosi al catechismo di Heidelberg, ampiamente usato durante il corso.
Proprio questa particolare
attenzione alla Riforma protestante permetterà alla terza
generazione delle comunità
della Ciociaria di continuare
con passione e convinzione
quello che i nonni avevano
deciso di scegliere anni addietro dando vita ai primi nuclei di evangelici.
ESENTA (Brescia)
Domenica 20 giugno
CULTO ECUMENICO
Alle ore 10,30, in località Esenta di fonato, si tiene un culto
ecumenico in campagna, fra la
comunità valdese e un gruppo
luterano di finlandesi residente
nella stessa provincia, il culto
con Santa Cena, presieduto
dalla pastora Aja Kaartinen e
dal pastore Agostino Garufi,
sarà seguito da un’agape e da
un pomeriggio di fraternizzazione.Tutti gli interessati frassono
trovarsi presso la famiglia Saetti, via Fiocchino, 1.
Il Centro culturale protestante di Alessandria è
giunto al termine del suo terzo anno di attività: ormai costituisce una presenza fissa e
abbastanza nota nel panorama culturale della città, peraltro non precisamente pirotecnico.
Le iniziative, quasi sempre
in collaborazione con altri
enti pubblici o privati, possono contare su un pubblico abbastanza numeroso (dalle
cinquanta alle 120 persone),
in cui al nucleo dei «fedelissimi» si aggiunge una componente occasionale abbastanza diversificata, costituita
da quell’area di persone
esterne alla chiesa ma interessate al suo discorso, in
funzione soprattutto delle
quali il Centro e stato costituito.
Per il secondo anno consecutivo, l’iniziativa più organica è stata organizzata in
collaborazione con l’Ufficio
per le relazioni ecumeniche
della diocesi, guidato dal
prof. Maurilio Guasco, e con
il Centro ricerche e divulgazione socioculturale (collegato al Comune): si è trattato di
un ciclo sul rapporto tra religione e scienze umane, a cui
ha fatto seguito un incontro
conclusivo sulla critica teologica alla religione: tra i relatori M. Guasco, M. Vannini,
F. Garelli.
Il successo è stato inferiore
a quello tributato dodici mesi
prima a un’analoga serie dedicata ai teologi del Novecento, ma comunque consistente.
Molto significativo anche
l’intervento del prof. Maselli
sulla storia dei movimenti
evangelici nell’Alessandrino
nel corso dell’Ottocento, e
quello del past. Italo Benedetti su M. L. King.
Il Centro e le chiese, al termine di questo primo triennio, si sono interrogati sul
rapporto tra attività culturale
ed evangelizzazione. Come
molte iniziative sorelle, anche il nostro Centro è nato
nella speranza di poter parlare alla città, diffondendo
messaggi che potessero avvicinare alla chiesa persone potenzialmente interessate.
Invece, i leggeri progressi
numerici effettivamente fatti
registrare dalla comunità sono del tutto indipendenti
dall’attività del Centro: nessuno dei nuovi membri o
simpatizzanti si è avvicinato
a noi mediante le conferenze,
e ci risulta che la nostra non
sia un’esperienza isolata.
Naturalmente, questo non
dice nulla contro l’importanza della divulgazione culturale di ispirazione evangelica:
nel contesto italiano (Alessandria non fa eccezione, anzi) ogni informazione sulla
realtà protestante, altra rispetto a quella ritenuta dominante, è preziosa, contribuisce alla formazione di una
coscienza meno primitiva e,
come oggi non si manca mai
di rilevare, più europea.
Tuttavia, nel momento in
cui le nostre chiese, da sempre fortemente impegnate in
questo settore si accingono,
anche a livello nazionale, a
elaborare una strategia per la
loro presenza culturale, sarà
forse utile riflettere a fondo,
oltre che sulle indubbie potenzialità, anche sui limiti
strutturali di questo tipo di lavoro, in vista di un ponderato
investimento delle risorse
umane e finanziarie.
6
PAG. 6 RIFORMA
i All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 18 GIUGNO 1993
LA
«NUOVA NASCITA»
SERGIO AQUILANTE
Una raffigurazione che
voglia rappresentare
compiutamente l’Italia religiosa non può prescindere
dalla sua multiformità, e dunque dalla varietà delle sue
componenti, e dalle sue
espressioni (teologiche, ecclesiologiche, liturgiche, culturali, etiche, ecc.).
Certo, queste forme non sono tutte sullo stesso piano, e
non hanno tutte lo stesso peso. Alcune sono assolutamente minoritarie (le minoranze
protestanti, quelle ortodosse,
ebraiche e ora anche islamiche; i movimenti carismatici
di risveglio; i culti orientali).
Forme esili e tuttavia non insignificanti; indicano percorsi
inediti per l’Italia ma non per
questo sono le sedi esclusive
della purezza e del nuovo:
questa visione delle minoranze non mi appartiene.
Perché so che pure all’interno delle forme maggioritarie (in cui certamente bmlicano la delega, la mediazione, il
compromesso, il sensazionale
e il prodigioso, la pietà esteriore, «tollerante», «permissiva») ci sono tentativi di rinnovamento sui vari versanti;
da quello della produzione
teologica (per quel che mi riguarda, da tempo uso con
profitto, per esempio, commentari di esegeti cattolici.
Nicodemo non è un uomo
qualsiasi: è «un rappresentante degli ambienti dirigenti,
che ricerca con rette intenzioni e con spirito religioso»'; fa parte del «supremo
organismo di governo del popolo ebraico»^; appartiene «al
ceto dei maestri in teologia»^
Lutero spiega che è «pio, incensurabile... arrivato tanto in
alto quanto può venire un uomo»“. Ma Gesù pone anche a
lui l’esigenza di «nascere di
nuovo».
Mi piace ricordare una parola di Walter Liithi, scritta
nel «tempo della guerra»
(l’ultimo conflitto mondiale):
«Qualcosa della giustizia di
Dio appare. Non ci si burla di
Dio, neanche in politica... Il
nostro continente è salito
molto in alto, deve ridiscendere»A Osservo la nostra Europa di oggi: la vedo collocata, anch’essa, nonostante tutto, sulle alte vette del mondo
ricco, di una ricchezza non
solo materiale. Osservo l’Italia: la vedo notevolmente trasformata rispetto a quella di
venti o trent’anni fa: anch’essa è salita molto in alto.
Nella nostra lettura di cristiani, l’Italia (oltre che l’Europa) deve, come Nicodemo,
«scendere». E questa «discesa» non è necessariamente un
«salto nel buio», che magari
«...se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio. (...) Se uno non è nato
d^acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. (...)
Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove
va; così è di chiunque è nato dallo Spirito».
(Giovanni 3, 3-8)
anche italiani), a quello degli
interventi nel sociale, delle
opere di carità.
A queste ultime voglio dedicare una riga in più. Sono
tante davvero: ben se ne accorge chi gira nei quartieri
disumani delle nostre città, e
più in generale nelle tante zone dell’emarginazione, del
disagio, della sofferenza:
incrocia, quasi ad ogni passo,
suore, preti, frati, giovani volontari che si curano di tossicodipendenti, di malati di
Aids, di minori a rischio, di
infanzia abbandonata, di ragazze madri, e così via.
Gesù e Nicodemo
ueste numerose opere
positive, che pullulano
nella religione di maggioranza, suscitano in me sentimenti di gratitudine e di apprezzamento. Con tutto ciò non
riesco a non fermarmi presso
Gesù e Nicodemo in dialogo
secondo il Vangelo di Giovanni, al capitolo 3, 1-8.
Un passaggio mi prende
con forza: «Se uno non è nato
di nuovo, non può vedere il
regno di Dio... Se uno non è
nato d’acqua e di Spirito non
può entrare nel Regno di
Dio... Il vento soffia dove
vuole, e tu ne odi il rumore,
ma non sai né donde viene né
dove va; così è di chiunque è
nato dallo Spirito».
finisce fatalmente in una disfatta, «in un inferno... in una
fossa comune»*’: essa può benissimo sfociare «là dove Gesù ha voluto precipitare il
vecchio Nicodemo, issato
sulla cattedra dottorale: in
una nascita d’acqua e di Spirito»’, da cui si irradia la forza di ricominciare veramente.
Nicodemo non capisce.
Questa difficoltà a capire c’è
ancora oggi, ed è grande. Perché ancora oggi, come Nicodemo, ogni individuo o gruppo (anche di chiesa) ha l’abitudine di volgersi subito verso la propria persona, la propria età, la propria madre (le
vicende visibili, comprensibili, già sperimentate, della vita
e della storia), piuttosto che
verso Dio e verso il suo Spirito.
Allora (e lo dico senza alcun timore di apparire un residuato di evi lontani), nel rivolgere appello alla «nuova
nascita», le nostre comunità
(anche questo rientra nel loro
compito) devono insegnare
con chiarezza che «non si
tratta di una nascita naturale,
terrena, ma di una nascita per
opera dello Spirito di Dio»*,
che ha indubbiamente «qualcosa di enigmatico... ma non
se ne può negare la realtà»’.
Questo non vuole affatto
legittimare quel senso del mistero che tanto spazio ha nella religiosità della nostra gen
te: vuole solo evidenziare che
«il vento rimane misterioso
nella sua origine e nel suo fine [non se ne può disporre,
ndr], eppure è una realtà che
si può percepire nel suo fruscio... nei suoi effetti»'".
Lo Spirito soffia dove vuole, è vero. Ma lo stesso Vangelo di Giovanni prende per
mano e conduce dove è possibile esserne investiti. Ci
racconta che Gesù risorto si
presenta ai suoi discepoli,
mostra «le mani e il costato»,
e dice loro: «Pace a voi! Come il Padre mi ha mandato,
anch’io mando voi. E detto
questo soffiò su loro e disse:
“Ricevete lo Spirito Santo’’»
(Giov. 20,21-22).
Ricevere lo Spirito
C^è dunque un posto in
cui ciascuno può essere incontrato dallo Spirito: è
presso Gesù, nell’ascolto
umile del suo Evangelo. La
via della nuova nascita (Lutero la definisce la «retta via
della salvezza»") arriva al
Cristo crocifisso e risorto, al
Signore che è «lo Spirito»; e
«dove è lo Spirito del Signore, quivi è la libertà» (II Corinzi 3, 17).
Chi si accosta a Gesù e lo
incontra seriamente, scopre
una verità che nel momento
stesso in cui gli procura tristezza e angoscia mortale gli
dà anche gioia e fiducia: perché se è vero che essa gli toglie ogni illusione sulle sue
personali capacità a diventare
altro da quello che è (schiavo
della potenza del peccato, immerso fino al collo nelle tragiche cose vecchie dell’esistenza che si ripetono senza
interruzione), è altresì vero
che (questa verità) gli presenta la grazia di Dio (egìi è destinatario, quantunque immeritevole, della misericordia
del Padre).
Per cui, in questa esperienza che abbatte e insieme ristora l’anima, si abbandona a
Dio e al suo amore, e qui gusta quella «vera e spirituale
libertà che rende il cuore libero da ogni peccato, comandamento o legge, che supera
ogni altra libertà come il cielo supera la terra»'’.
E la donna, l’uomo, che
nella nuova nascita viene
condotta/o alla libertà. E in
questa libertà diventa realmente libero di fronte all’esistente: in grado di rompere
realmente la continuità con se
stessa/o, col proprio bagaglio
di conquiste che, presto o tardi, si trasforma come in uno
scafandro impermeabile a
ogni ondata di novità, e rende
simili a un «tamerice nella
pianura sterile [che] quando
giunge il bene, non lo vede»
(Geremia 17,16): perché il
«proprio del principio di libertà... è in quel punto in cui
ogni sistema si apre sul novum, in cui il mondo si apre
sull’invenzione e la novità
della vita»'’.
«Nascere di nuovo»
Secondo me un aspetto
fondamentale del progetto delle nostre chiese è
nell’offerta, per l’appunto, di
questa possibilità di «nascere
di nuovo», di entrare nella
«libertà dei figli di Dio», e
quindi di accedere a un nuovo modo di vivere.
Perché la nuova nascita che
lo Spirito dona non è appesa
alle nuvole: essa si traduce
certamente in «spirito nuovo», in «cuore nuovo», ma
parimenti in etica, il cui «mo
dello protestante» è tuttora
uno degli strumenti per «rinfrancare le mani cadenti e le
ginocchia vacillanti», per
aprire «sentieri diritti» (Ebrei
12, 12).
La nuova nascita coinvolge
il modo di essere nella sua interezza: nella dimensione delle «cose dello Spirito» (Romani 8) e delle «cose di sopra» (Colossesi 3), del rapporto con Dio e la sua azione,
e nella dimensione del comportamento, delle relazioni
reciproche, del rapporto con
la «polis», e con i suoi stessi
moduli di organizzazione e di
sviluppo.
Dentro la libertà, che accompagna la nuova nascita,
anche l’opera umana acquista
una sua valenza, in quanto
viene ricondotta alla sfera sua
propria: cessa di essere il passaggio obbligato di un’anima
ossessionata dal dovere di
contribuire all’acquisizione
della sua salvezza, alla conquista del «paradiso», per diventare l’umile gesto di una
vita cristiana in cui «tutte le
opere siano rivolte al bene
del prossimo, perché ognuno
ha a sufficienza per se stesso
nella fede, e gli restano tutte
le opere e la vita per servire
con esse per il libero amore il
suo prossimo»'“.
Una predicazione
^ per l'Italia di oggi
E il messaggio che le nostre chiese, in parole e
fatti, senza arroganza ma
ugualmente senza vergogna,
nella piena coscienza della
propria pochezza, ma «con
dirittura rispetto alla dignità
del Vangelo» (Galati 2, 14),
devono proporre all’Italia: ai
suoi «palazzi» della politica e
dell’economia (quelli in altitudine e quelli scesi a valle),
taluni in «grandi pensieri»,
ma tutti nella convinzione
della loro sostanziale buona
fattura; ai suoi «zelanti dell’
onestà», ai quali viene reso in
abbondanza omaggio, nei
canti delle piazze, sui giornali, in televisione e dai pulpiti;
alla sua stessa «religione»:
primamente a quella che, in
tante parti, se ne sta soddisfatta e tranquilla nei suoi
insegnamenti, nelle sue opere
di bene, nelle sue preghiere e
nelle sue feste stabilite, che
vive sicura dietro la facciata
della sua «umiltà» e «semplicità», del suo essere «nel
mondo ma non del mondo»,
del «solo Evangelo».
Questa predicazione non
scorre liscia: costa fatica. Ma
questa «fatica non è vana nel
Signore» (I Corinzi 15, 58);
in essa le nostre chiese concorrono, concretamente e nella loro specificità allo sforzo,
compiuto invero da più parti,
per tirare fuori la democrazia
italiana dal «pantano fangoso» (Salmo 40, 3) di oggi.
Perché la «salvezza» della
nostra democrazia è, direi soprattutto, nella costruzione
giornaliera della sua «criticità»: l’Italia si salva, la nostra democrazia si rinnova e
cresce, se non si ferma ai traguardi raggiunti ma viceversa
continua ad «essere in cammino, sempre in processo»'";
se è capace di liberarsi delle
ricorrenti «sintesi definitive»,
delle «soluzioni ormai immutabili» (che a lungo andare le
tolgono l’aria), delle rotte che
non possono essere modificate (smette di obiettare:
«Come può un uomo nascere
quand’è vecchio? Può egli
entrare una seconda volta nel
seno di sua madre e nascere?»).
In questo quadro, la stessa
crisi (la spaventosa negatività) di quest’ora può risolversi nell’apertura su un futuro diverso, e può non essere
una «vanità e un correr dietro
al vento» (Ecclesiaste 1, 14)
l’analisi per la quale «la presente situazione... sembra carica di speranze, di maturità
civica, di voglia di fare. Forse
per la prima volta nel dopoguerra»'".
Ma sempre a patto che la
nostra democrazia, l’Italia,
accetti di essere rimessa continuamente in discussione, di
incontrarsi, di giorno in giorno con la sua «criticità» (e
v’è «luogo di criticità» più
efficace della croce di Cristo?): dunque di «scendere»,
di «nascere di nuovo».
1) Rudolf Schnackenburg: Il
Vangelo di Giovanni - I,
Brescia, Paideia , 1973, p.
523.
2) Raymond E. Brown: Giovanni, Assisi, Cittadella,
1979, p. 165
3) Hermann Strathmann: Il
Vangelo secondo Giovanni,
Brescia, Paideia, 1973, p.
117.
4) Martin Lutero: Il servo Arbitrio, Roma, Doxa, 1930, pp
153-154.
5) Walter Lüthi: La Parole
faite chair, Neuchâtel, Delachaux & Niestlé, 1947, p. 35.
6) Walter Lüthi: op. cit. p. 35.
7) Walter LOthi: op. cit. p.35.
8) Hermann Strathmann: op.
cit. p. 120.
9) Hermann Strathmann: op.
cit. p.l22.
10) Rudolf Schnackenburg:
op. cit. p. 535.
11) Martin Lutero: op. cit. p.
154.
12) Martin Lutero: Libertà del
cristiano, Milano, Doxa,
1931, p.72.
13) Biagio de Giovanni: Dopo
il Comuni.smo, Napoli, Cronopio, 1990, p.52.
14) Martin Lutero: op. cit.
p.65.
15-) Robert Putnam: Mezzogiorno e dintorni, in una intervista di Corrado Augias,
La Repubblica, 3/6/93.
16) ivi
3 - fine
Preghiera
O Eterno, Signor nostro, quant’è magnifico il tuo nome in tutta la terra! Tu sei l’Iddio che fa meraviglie, e
presso di te è benignità, è abbondanza di redenzione. Tu
ci doni di partecipare alla sorte dei tuoi santi nella luce:
ci dai un cuore nuovo; ci liberi, ci salvi mediante il lavacro della rigenerazione e il rinnovamento del tuo Spirito;
noi mandiamo grida di gioia e festeggiamo in te; ti rendiamo grazie con allegrezza e mettiamo la nostra gloria
nel lodarti.
Ascoltiamo la tua parola con la quale ci chiami a convertirci dalle nostre vie di cose vecchie, e vogliamo riceverla; udiamo bene l’appello di Gesù a nascere di nuovo, e vogliamo accoglierlo. Siamo presi da tanto entusiasmo e tuttavia sperimentiamo, nella concretezza delle
nostre giornate, di essere alla fine incapaci di praticare
questi percorsi di novità di vita.
Dimostra la tua potenza in questa nostra debolezza e
così possa ciascuno di noi applicarsi con zelo a seguire
le vie delle cose nuove, e consacrare il tempo che gli resta nella carne, per insegnarle nelle piazze e nei crocicchi affollati del paese.
Benedici quelli che sono nella sofferenza. Serviti di
noi per testimoniare a tutti il tuo amore e la tua pace.
Nel nome di Gesù. Amen!
7
Spedizioiìe in abb, post. Gr li A/70
In caso di mancato recapito rispedire-c
CASELLA POSTALE 10066
torre PELUCE
Fondato nel 1848
E
Delle Yalli Aàldesi
VENERDÌ 18 GIUGNO 1993
Grande pubblico per la tappa a cronometro Pinerolo-Sestriere Intervista al giudice Piercarlo Pazè, direttore di «Minorgiustizia>
Il Giro delPemozione
ha coinvolto tutta la valle
La ricerca della solidarietà
per sconfiggere il disagio minorile
MILENA MARTINAT
Che venerdì 11 giugno sia
transitata una tappa del
76° Giro d’Italia sulla statale
23 del Sestriere è stato notato
da tutti i valligiani. Traffico
molto intenso nelle primissime ore della mattinata, alle 9
chiusura della statale quindi,
per molti, un giorno di ferie
dal lavoro per la sospensione
fino al tardo pomeriggio dei
mezzi pubblici e poi... elicotteri che sorvolavano la valle.
Alle 11 partiva da Pinerolo
il primo dei concorrenti della
tappa a cronometro ma già da
molte ore la folla attendeva i
cielisti lungo i 50 km del percorso. Una folla formata da
giovanissimi e meno giovani,
uomini e donne che sotto temporali e vento, intercalati da
brevi momenti di pallido sole,
hanno atteso il passaggio di
tutti i eiclisti, fino all’ultimo a
partire, Miguel Indurain. Un
Indurain che ha vinto la tappa,
seguito da Ugrumov e da un
sorprendente Argentin, su un
percorso molto selettivo.
Una giornata ricca di emozioni per molti valligiani: chi
per aver visto un proprio beniamino passargli a poche decine di centimetri, chi per essere stato ripreso da una telecamera e essersi rivisto in televisione, chi per aver vissuto
tutto il giorno fra gente con lo
Il ciclismo è fatto di costanza, determinazione e sudore
stesso hobby e con la quale
poterne parlare per molto tempo.
Qualcuno potrà chiedersi:
Che cosa è rimasto oggi? Tante foto scattate quel giorno,
per altri momenti felici, per
altri ancora il non potersi spo
stare sulle strade liberamente.
Qualcun’altro un po’ meno
romantico, un po’ più concreto e ancora un po’ più malizioso, dirà: La strada asfaltata
di nuovo, quasi per intero, da
Pinerolo a Sestriere per l’occasione....
ir v t i-'- -r
CARMELINA MAURIZIO
uali prospettive ci sono
oggi per i minori che per
mravi di varia origine vivono
il disagio sociale, l’emarginazione, i rischi altissimi di
divenire facile preda della criminalità? C’è qualche possibilità per prevenire questo disagio o comunque per intervenire in maniera costruttiva? Esistono nello specifico del nostro territorio urbano (il Pinerolese) ed extraurbano (le valli
Pellice, Chisone e Germanasca) dei problemi particolari
che riguardano i minori a rischio di cui bisogna tener conto?
Per rispondere a questi interrogativi è il giudice Piercarlo Pazè della pretura di Pinerolo, da anni impegnato nel
mondo della giustizia minorile
e direttore della rivista «Minorgiustizia».
«Fino alla fine degli anni
’80 - spiega Pazè - l’Italia
aveva un tasso relativamente
basso di criminalità minorile;
nel giro di pochissimi anni abbiamo assistito a un aumento
drammatico di questo tasso e
la cosa non può non preoccupare la società in generale. I
fattori che hanno determinato
questa svolta negativa sono
vari: la mancanza di lavoro,
la presenza di minori extracomunitari assolutamente pri
Anche le chiese valdesi dei primo Distretto perplesse per la redistribuzione delle UssI
Sanità: la montagna sarà penalizzata?
PIERVALDO ROSTAN
La nuova distribuzione
delle Ussl piemontesi è
stata presentata nei giorni
scorsi agli amministratori
straordinari, alla commissione regionale competente, al
mondo universitario, ai sindacati. Nei prossimi giorni ci
sarà il confronto con le varie
Ussl (per quelle della Provincia di Torino l’appuntamento
è fissato per il 30 giugno).
Le Ussl scenderanno notevolmente di numero; nella
provincia di Torino esse saranno.solo più cinque e le
valli finiranno in un unico ente gestionale di 210.080 abitanti che comprenderà, oltre
alle Ussl 42, 43, 44, anche
quella di Orbassano.
A Orbassano vi sarà l’unico
ospedale «nazionale» mentre
Precisazione
Desidero rettificare il titolo di prima pagina dell’Eco
delle Valli óeì\’^\^ giugno
'93: come si può ricavare
dal contesto, I bambini
iscritti alla scuola elementare parificata e materna
dell’Ordine mauriziano a
Torre Pellice non sono 350,
bensì 100+53.
Roberto Eynartif - direttore didattico. Torre Pellice.
rimarranno i presidi ospedalieri di Pinerolo, di Torre Pellice e Pomaretto, già classificati autonomi.
I criteri che hanno portato a
questa proposta- di ridefinizione della sanità piemontese
(in un primo tempo si parlava
addirittura di sole sei Ussl
coincidenti con le province)
hanno preso le mosse nel decreto denominato De Lorenzo, dal nome dell’ex ministro
della Sanità, che vorrebbe
imporre maggiore razionalità
alla gestione e alla spesa sanitaria.
Nelle linee generali del disegno di legge si parla anche
di «graduale e controllata forma di competizione tra i produttori di servizi a domanda
individuale». Le Ussl e gli
ospedali dovranno diventare
aziende, si dice, con una
maggiore responsabilizzazione delle dirigenze.
La scelta della dimensione
delle nuove Ussl, oltre a tenere conto della dimensione demografica (media tendenziale
180.000 abitanti) considera
anche la presenza di aziende
ospedaliere, prevedendo una
popolazione superiore in caso
di presenza di aziende ospedaliere autonome.
È previsto per ogni Ussl un
dipartimento di prevenzione
articolato in cinque servizi:
prevenzione ambientale, igie
ne degli alimenti, prevenzione e sicurezza degli ambienti
di lavoro, igiene e sanità pubblica, veterinario.
L’accesso degli utenti ai
servizi, anche a quelli amministrativi, secondo la Regione, dovrà fare riferimento
ai presidi sanitari e non agli
uffici centrali delle Ussl.
Particolare attenzione dovrà poi essere prestata alla
nuova individuazione dei distretti, vera sede di «integrazione tra servizi sanitari e
servizi socio-assistenziali».
.Maggiore integrazione dovrebbe anche esserci a livello
ospedaliero.
Tuttavia a livello locale
molte restano le perplessità
circa l’effettiva possibilità
per le aree più marginali di
incidere e di poter usufruire
dei servizi messi n piedi in
anni di sperimentazione e di
iniziative in alcuni casi «pilota».
Quanto spazio per ridiscutere la nuova delimitazione
territoriale resterà alle amministrazioni locali? Quale reale
possibilità di indirizzo avranno alla fine gli amministratori
locali?
Anche le chiese valdesi
delle Valli hanno ribadito la
loro preoccupazione per questa «manovra di razionalizzazione»; lo hanno fatto approvando un ordine del giorno
durante la Conferenza distrettuale, svoltasi a Frali il 5 e 6
giugno.
Il testo approvato recita:
«A conoscenza del disegno
di legge regionale che prevede una nuova ripartizione territoriale delle Ussl piemontesi con V accorpamento delle
Ussl 42 delle valli Chisone e
Germanasca, 43 della vai
Pellice (coincidenti territorialmente con le rispettive
Comunità montane), della
Ussl 44 di Pinerolo con la
Ussl di Orbassano;
richiamando le proprie precedenti prese di posizione e
quelle del Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste contrarie
all’accorpamento delle Ussl
42, 43, 44 nel timore di una
sempre maggiore diminuzione di autonomia gestionale di
queste valli e soprattutto di
un impoverimento di esperienze e di servizi che comunque verrebbero allontanati
dalla zona;
ribadisce la propria preoccupazione per le proposte di
ridistribuzione del Servizio
sanitario che rischiano, una
volta di più, di penalizzare le
popolazioni delle aree montane già spesso marginalizzate;
esprime il proprio dissenso
sulla proposta di creare una
Ussl che veda situato in Pinerolo il proprio centro amministrativo».
Il disagio giovanile è spesso un dramma che si moltiplica
vi di ogni tutela e alla mercé
della criminalità più o meno
organizzata. D’altra parte le
possibili risorse umane che
aiuterebbero i minori a rischio (extracomunitari, zingari, i minori residenti nelle zone ad alta densità mafiosa)
spesso non sono coordinate
da niente e da nessuno poiché
in generale manca una politica seria che affronti questi
problemi».
Se la situazione è complessivamente negativa abbiamo
chiesto al giudice pinerolese
di evidenziare alcune linee
guida per intervenire sfruttando, dove esistono, le strutture
e i servizi del territorio.
«Innanzitutto - dice Pazè la nostra società dovrebbe
sempre più rivalutare il significato della solidarietà, attraverso la quale nelle piccole
come nelle grandi cose si ottengono dei buoni risultati.
Una società più solidale, che
non espelle chi rappresenta
un problema ma se ne occupa,
va preparata e coltivata se vogliamo che i problemi dei minori di oggi non esplodano
poi tra gli adulti di domani. I
servizi, sostenuti e coadiuvati
dall’ esperienza e dalla competenza di chi si occupa dei
minori, possono fare molto sia
nel campo della prevenzione,
lavorando sulle famiglie a rischio e fornendo dei sostegni,
sia creando dei progetti e seguendo il minore nelle varie
evoluzioni della sua storia individuale e familiare».
Le soluzioni istituzionali,
adozione, affidamento, comunità alloggio o istituto, rappresentano una risposta ad alcuni
problemi del disagio minorile
o sono a loro volta fonte di altri problemi?
«In molti casi - risponde il
giudice - gli affidamenti non
funzionano oppure il minore
inserito in una comunità finisce con avere altre forme di
disagio. Dietro questi frequenti fallimenti c’è ancora
una volta la mancanza di una
cultura della solidarietà da un
lato e dall’altro la difficoltà di
attivare le forze umane che
indubbiamente esistono ma
che spesso non trovano i canali per essere utilizzate. Faccio un esempio: se nell’assunzione di un educatore di comunità non si fosse costretti a
seguire rigide imposizioni che
finiscono con il privilegiare il
possesso dei titoli anziché
l’esperienza e le capacità, forse avremmo più successi che
fallimenti. Ci sono nell’ambito
dell’ associazionismo, sia laico che religioso, delle enormi
risorse umane alle quali forse
si potrebbe attingere per trovare chi sappia e possa occuparsi di problemi del disagio
minorile con competenza, preparazione, umanità e solidarietà».
E quali sono le facce del disagio dei minori nel nostro
territorio? «In una zona dove
indubbiamente i servizi funzionano meglio che altrove dice Pazè - dove esiste una
lunghissima tradizione
sull’assistenza ai minori, con
la presenza di strutture attive
ci sono alcuni problemi sui
quali si può e si deve fare
molto. Sia a Pinerolo che nei
piccoli centri delle valli c’è
per esempio un alto tasso di
etilismo che riguarda espressamente i minori; l’alcool e
sempre più spesso la droga
rappresentano ormai dei rifugi e delle soluzioni di fronte
al vuoto, alla solitudine, alla
mancanza di lavoro e di famiglia. Sono in aumento i suicidi
e si moltiplicano gli episodi
più o meno gravi di violenza
(risse, omicidi) che hanno per
protagonisti dei minorenni.
Non è facile trovare delle soluzioni e tuttavia non si devono trascurare le potenziali risorse. Va incentivata per
esempio la battaglia contro
l'alcolismo e le tossicodipendenze e ogni iniziativa dovrebbe avere alla base l’obiettivo primario di diffondere e
coltivare la solidarietà».
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di Luca Ragoll t C. u
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VENERDÌ 18 GIUGNO 1993
Genova-Montevideo-Buenos Aires; nel corso dei lavori sulla facciata
di uno stabile di piazza della Libertà a Torre Pellice, è riemersa alla
vista l’insegna, risalente*probabilmente ai primi anni del secolo, di
un ufficio per la prenotazione di posti sulle navi per l’America. A
quella volta partirono in moltissimi dalle valli, facendo seguito alla
massiccia emigrazione che iniziò nella seconda metà del secolo
scorso.
UN COMITATO PER LA CROAZIA — A Luserna San
Giovanni è nato un comitato umanitario «Amore e libertà»
per aiutare gli innocenti in Croazia. Il comitato, che ha tra i
suoi promotori alcuni responsabili della Caffarel di Luserna, intende reperire denaro o merci per far fronte ai bisogni
di una popolazione in grave difficoltà È stato messo a punto
una sorta di gemellaggio con la Croazia, affidandosi a una
società umanitaria in grado di affrontare tutti gli aspetti legati al trasporto, alle operazioni doganali, alla garanzia di
consegnare quanto raccolto a famiglie effettivamente bisognose. Il programma di massima prevede di inviare una
volta al mese un camion di prodotti vari, soprattutto alimentari, che permetta di garantire il sostentamento di 200 famiglie formate ognuna da 4 persone per la durata di un anno.
Questo avverrà mediante dei pacchi famiglia contenenti generi alimentari e prodotti di igiene. Il programma potrà essere attuato nella misura in cui la gente delle valli saprà rispondere alle richieste di appoggio del comitato che ha sede
in via Vivaldi 12, tei 0121-909616.
INCIDENTI MORTALI IN VAL PELLICE — Nel volgere
di pochi giorni due gravi incidenti hanno causato la morte
di altrettante persone in vai Pellice. A Torre Pellice è stato
investito da un’auto il lusemese Fernando Zoppi di 44 anni
che, portato in ospedale, decedeva per le gravi ferite riportate. Ad Angrogna, in un cantiere edile in località Giovo, si
è verificato il secondo incidente; un pesante trave cadeva
dal tetto in costruzione colpendo al capo il muratore cinquantaquattrenne Franco Coperti. Anche in questo caso i
soccorsi, attivati dagli stessi colleghi dello sfortunato operaio, sono risultati vani.
CAMPO SCOUT — Il gruppo di coordinamento delle attività
scoutistiche del I distretto della Chiesa valdese organizza
un campo per ragazzi e ragazze dai 9 agli 11 anni, che si
terrà dal 29 agosto al 5 settembre nelle Valli (probabilmente
nel a Pomaretto in località Faure). Sono disponibili 25 posti: il campo si effettuerà solo se si raggiungerà un minimo
di 15 iscrizioni. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi
a: Serena Ribet, San Germano, tei 58614 (fino al 15 luglio);
Umberto Poèt, Perrero, tei 808810 (ore serali fino al 10
agosto); Dario Tron, Perosa Argentina, tei 803012 (fino al
18 luglio e poi dal 1° al 10 agosto); Massimo Long, Torre
Pellice, tei 953107 (fino al 28 maggio).
DARVINISMO AL «VAL LUCERNA» — L’anno sociale
1992/’93 del gruppo di studio «Val Lucerna» si è concluso
il 4 giugno con l’intervento dei proff. Camillo Vellano e
Giulio Pavia, che hanno presentato la biografia «Darwin» di
Desmond e Moore, edita da Bollati Boringhieri. Nel suo intervento Vellano, professore di anatomia comparata
all’Università di Torino, ha fatto la storia del darvinismo in
Piemonte e fra i valdesi deH’8(X), di cui si attesta in un articolo del 1864 suH’«Eco della Verità»; poi ha confrontato le
tesi col pensiero attuale. Pavia, docente di paleontologia
sempre all’Università di Torino, ha invece approfondito la
personalità di Darwin e i problemi scientifici dell’evoluzionismo. Entrambe le lezioni, in parte basate su ricerche originali, hanno destato vivo interesse nel folto pubblico, in
cui certo erano numerosi i cultori degli studi scientifici, ma
non mancavano esponenti di altre discipline. L’attività istituzionale del «Val Lucerna» riprenderà a ottobre con una
conferenza di Gian Paolo Romagnani, docente di storia moderna all’Università di Verona, e comprenderà la presentazione di una altro volume Bollati Boringhieri, l’ultimo libro
della scrittrice Marina Jarre.
WEEK-END IN PALCOSCENICO — Dal 17 al 20 giugno,
al Palazzetto dello Sport di Pinerolo, si svolge la terza edizione del concorso coreografico «Week-end in palcoscenico». All’iniziativa hanno aderito più di 30 scuole di danza,
per un totale di circa 250 ballerini provenienti, oltre che da
Torino e dintorni, da molte città del nord Italia. Anche quest’anno il concorso si apre con il saggio di fine anno del
centro sportivo Body Sistem di Pinerolo, ideatore della manifestazione; sono in scena le allieve dei corsi di danza classica, di danza jazz e di body building. Alla serata è prevista
la partecipazione di molti ospiti, tra cui i campioni nazionali di body building Massimo Venturelli e Daniela Follis.
Venerdì 18, alle 21, si apre il concorso coreografico per i
partecipanti alla prima selezione per solisti. Sabato e domenica è la volta della seconda .selezione riservata alla coreografia di gruppo e ai solisti che hanno superato la selezione.
La giuria è costituita da insegnanti, ballerini e coreografi.
Nel corso della manifestazione tutti i ballerini, anche quelli
non iscritti al concorso, possono partecipare allo stage di
danza jazz tenuto dal ballerino e coreografo americano Steve La Chance.
A colloquio con un giovane reduce dalla missione
Di fronte alla povertà:
il Mozambico visto da un alpino
_______MARILENA LONG_______
Fra il gruppo di militari reduci dalla missione in
Mozambico atterrati a Caselle il 1° giugno, vi è anche un
alpino di Pramollo, Loris Menusan.
Scambiando due chiacchiere con lui, traspare dalle sue
parole la gioia per il ritorno
fra i familiari e gli amici, ma
anche la soddisfazione per
un’esperienza che gli ha dato
modo di vedere, anche se
molto marginalmente, alcuni
aspetti di un continente grande e problematico qual è
l’Africa. Ecco alcune impressioni «a caldo».
«La missióne in sé non ha
presentato problemi; vivevamo in un campo ben attrezzato, c’erano cibo e acqua a
sufficienza, c’era il telefono;
non ci sono stati né difficoltà
né momenti di panico. Il clima è assai umido: sta avvicinandosi l’inverno e alle
18,30 è buio, come da noi in
ottobre».
Che cosa ti ha colpito di
più? «Indubbiamente la povertà, nei vari aspetti che ho
avuto modo di cogliere: le
capanne hanno tutte il tetto
di paglia; alcune sono di
bambù, altre di mattoni e fango, e tutte sono prive di servizi. Le donne lavorano tantissimo in campagna, quasi tutte portandosi un bambino
molto piccolo legato sulla
schiena con un pezzo di tela.
Un campo di sfollati in Mozambico
mentre diversi altri figli trotterellano loro accanto. Ho visto coltivare soprattutto grano, orzo e frutta, in particolare grandissimi caschi di banane e molte noci di cocco;
tutti questi prodotti vengono
poi venduti in mercatini allestiti lungo le strade, su piccole bancarelle di legno che
non vengono mai smontate».
E gli uomini? «In campagna non se ne vedono; alcuni
lavorano alla stazione, altri
puliscono i margini delle
strade con scope e falci rudimentali. Tutti camminano
scalzi; le donne indossano
lunghe tuniche colorate. I
bambini si costruiscono gio
cottoli con pezzi di legno e
giocano a inseguire un cerchio, anch’esso di legno, o a
trainare una strana intelaiatura come fosse una macchinina».
«Mi sono fatto l’idea conclude Menusan - che vivano un po’ meglio gli abitanti delle campagne che possono contare sui prodotti coltivati da loro, rispetto a chi
sta nelle città, peraltro molto
diverse dalle nostre. Pochi
giorni prima della nostra
partenza, un bambino ci
osservava: “Soldato... biscotti’’ diceva, ricordandosi di
aver ricevuto da qualcuno di
noi un pacco di biscotti».
Interrogativi su cui occorre mantenere viva la riflessione
^impegno delle nostre chiese
al di là delle normali attività
MARCO ROSTAN
Uscire dal solito tran tran
delle attività ecclesiastiche e mettersi a pensare sul serio a che cosa significa, che
cosa comporta la nostra presenza riformata in queste valli.
Questa, in sintesi, la provocazione che la Commissione
esecutiva del I distretto ha
proposto nel «sinodo regionale» di Frali. In attesa di pubblicare su Riforma i resoconti
di tutte le Conferenze distrettuali nelle varie regioni
italiane, vai la pena di sottolineare qui la decisa volontà, ribadita ormai da alcuni anni, di
non limitarsi a registrare il fatto, per altro vero e importante,
che «le attività vanno avanti
con i soliti alti e bassi».
La Ced ha proposto una serie di punti che ci limitiamo ad
elencare: si può fare qualcosa
sul tema dell’occupazione? Il
lavoro dobbiamo limitarci ad
aspettarlo o potremmo crearlo? La salute è una questione
privata o pubblica? Che cosa
possono fare le visite pastorali
nei confronti dei vari «disagi»
che si manifestano? La chiesa
ge.stisce degli ospedali ma rie.sce ad indirizzarli in un certo
modo? C’è ancora spazio per
la diaconia leggera? C’è ancora alle valli una cultura protestante? Dove si va a parare
con l’ecumenismo? Che cosa
si vorrebbe che i pastori facessero meglio? Quanto costa la
predicazione nella vita quotidiana? Che dire dei Concistori
e che cosa fare con i tanti
membri «marginali» delle
chiese? Nella politica è meglio
non immischiarsi o ci appartiene? Ci sono ancora delle
differenze significative fra
valdesi e cattolici, nel modo di
vivere?
Che importanza può avere
l’Eco delle valli-Riforma e
qual è il collegamento con le
chiese di un centro come Agape? Se anche i singoli membri
di chiesa si sforzassero di
ragionare su questi interrogativi e di dire la loro nelle assemblee, si farebbe certo un passo
avanti.
L’altro grosso tema che
emerge dai circuiti e dalle relazioni delle singole chiese è
quello di cui il nostro giornale
ha parlato di recente: i giovani
e la chiesa. Primo dato: i giovani ci sono e sono tanti (a
Torre Pellice, per fare un
esempio, 32 ragazzi alla scuola
domenicale del centro, 19 a
Coppieri; 45 al precatechismo,
a Villar Pellice 21 confermati).
Secondo dato: da più parti si
chiede una profonda revisione
del materiale in uso (quello
del Sie) che tenga conto della
sperimentazione fatta e delle
critiche emerse. Il II circuito
chiede alla Tavola di nominare una commissione per il catechismo che insieme al Servizio della Federazione proceda
a questa revisione.
Terzo dato: si sono fatti
molti incontri sul catechismo e
fra i monitori e altri sono in
programma, c’è impegno nei
laboratori e nell’animazione,
ma sembra che le idee siano
meno chiare quanto ai contenuti. Dunque quale formazione religiosa si sta facendo, è
possibile educare alla fede in
modo protestante? Non si tratta solo di come animare o di
come presentare una sequenza
biblica.
Quarto dato: si chiedono
animatori giovanili. L’assemblea del II circuito ha approvato un atto in merito, l’assemblea di San Germano si è offerta di pagare una parte delle
spese, in varie chiese si è discusso il rapporto giovanichiese e si sono formate commissioni di lavoro; spesso si riscontra esiguità nel numero dei
collaboratori per scuola domenicale e catechismo e necessità
di ricambio nelle persone.
Per concludere: su questo,
come su altri problemi, sono
stati resi espliciti alcuni dei
veri interrogativi. È una buona
partenza per costruire a poco a
poco, nella collaborazione reciproca e con l’aiuto del Signore, anche le risposte necessarie.
Piemonte
Troppi
cacciatori
Il ministero dell’Agricoltura, con un decreto del gennaio
di quest’anno, ha rivoluzionato la gestione della caccia per
la zona delle Alpi fornendo un
nuovo indice di densità venatoria dalla stagione ’94-95: il
nuovo rapporto cacciatore per
ettaro di territorio sarà di uno
ogni 19,1 ettari contro l’attuale valore medio di un cacciatore ogni 75 ettari.
Già diverse amministrazioni
locali hanno preso posizione
contro tale decreto che eleva
in modo esagerato degli indici
che in alcuni casi consentivano già una pressione venatoria
troppo elevata. «Se in un determinato ambito venatorio
non si raggiungerà quell’indice - puntualizza Eros Cavalieri, del Wwf di Pinerolo - occorrerà prevedere un “arruolamento” da altre zone. Ad
esempio nel comparto alpino
n. 2, delle valli Chisone e Germanasca, oggi vi sono circa
550 cacciatori dei quali 70 non
residenti. Col nuovo ordinamento il numero totale verrà
quadruplicato a 2.200 cacciatori, di cui la maggior parte
proveniente da fuori zona».
Anche la Provincia si è detta
contraria al decreto; gli amministratori locali temono anche
i possibili danni che potrebbero derivare alle realtà
agricole montane da questo
vero e proprio esercito di doppiette.
E stata avviata una raccolta
di firme nelle valli contro il
decreto e diverse centinaia sono state raccolte in pochi giorni, anche da parte di molti cacciatori locali.
Pinerolo
Ampliamenti
per il museo
etnografico
È emersa dall’assemblea annuale del Museo etnografico
di Pinerolo la necessità di ampliamento della sede (attualmente il museo è situato nei
sotterranei di Palazzo Vinone)
e la sistemazione di altre tre
sale e del corridoio; inoltre devono esser revisionati gli impianti elettrici, di riscaldamento e di deumidificazione dei
locali. Si è anche sottolineata
l’importanza di una presentazione adeguata dei reperti che
vengono periodicamente donati al museo; in particolare
presto sarà pronto il plastico in
scala dell’intero complesso
della Scuola veterinaria di mascalcia, realizzata da Agostiiio
Pons, che proporrà l’opera in
occasione della mostra dell’artigianato di fine agosto. Inoltre
tra breve al museo, grazie alla
società Talco vai Chisone e
Pinerolo, sarà presentato il lavoro delle miniere pinerolesi.
Infine si sta predisponendo
uno studio sulle meridiane nel
Pinerolese.
Sempre vivi sono i collegamenti con il museo «L’Rubat»
di Piscina, che affianca il Museo Pinerolese.
9
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KíJfízíariofgei
/
7
A
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NOTIZIARIO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
PERCHE' E CON CHI PARTECIPARE
AL CONGRESSO
Ai primi di settembre ad Ecumene si svoigerà i’XI Congresso Egei. Soio una scusa per
incontrarsi o un momento decisivo per ia nostra federazione?
Sicuramente chi verrà ad Ecumene in quei
giorni potrà incontrare amici e amiche di tutta
itaiia. Questo si dà un po’ per scontato, come
se i rapporti che costruiamo fossero secondari aiie nostre attività, in reaità il nostro incontro
con la Egei, questo nome che attrae e che
spaventa, è avvenuto in gran parte grazie a
delle persone amiche. Grazie a loro ci siamo
accodati/e, e quello che ci ha trattenuto e ci
ha fatto rimanere sono stati i rapporti che abbiamo stabilito. Pensiamo a queste amicizie
come ai talenti della parabola biblica (Matteo,
25), talenti che ci vengono affidati da Dio.
Nella parabola i servi “buoni” fanno fruttare i
talenti investendoli. Nel linguaggio comune i
“talenti” adesso esprimono i doni, o in altri termini le capacità di ognuno. Da una parte allora i nostri talenti sono i rapporti umani, non
vale la pena di nasconderli per difenderli perché così non frutteranno, ma rischiarli fa un
po’ paura, e se poi li investiamo in qualcuno
che non ci ridà indietro la stessa quantità, oppure non sembra darci niente? La parabola
sembra dire che solo chi non ha paura di rischiare, ma è sicuro/a delle sue azioni, e di
se stesso/a, avrà indietro il doppio. Dall’altra
parte i talenti sono le nostre capacità, le nostre energie nella costruzione di rapporti, nella cura delle amicizie, nell’inserimento dei
nuovi 0 delle nuove, nella soluzione dei conflitti, quando ve ne sono, sia a livello locale
sia a livello nazionale. Nella parabola chi viene premiato sono i due servi che sono pieni di
‘lalenti”: ancora prima di iniziare la storia sappiamo già che i due sono apprezzati dal padrone, e alla fine vengono premiati. Eorse è
più difficile rischiare quando si hanno pochi
‘lalenti”, il terzo servo avrà sbagliato, ma nessuno l’ha aiutato per sviluppare i suoi talenti.
La vita della Egei si svolge grazie a questi
talenti, o per dirla fuori di parabola, quasi tutto
quello che facciamo dipende dalle interazioni
tra persone, se c’è qualcuno/a con cui si vuole lavorare, oppure conoscere meglio e se altri/e riconoscono in ciascuno/a di noi dei “talenti”. Incontrarsi tutti insieme dà una grande
A torre fELLIC£:
?AN>co fl Tom w i
VOGLI/IMO l'elezione PiRETTfl
Peu-fl Tavola col SiStzaiA
Uninomwale /VWGSiORlTflRiO fl DoWo
TuANo E vN aaoPESTo recupero
proporzionale ...
carica alla nostra federazione proprio perché i
nostri rapporti sono il condimento delle nostre decisioni.
Con questo non mi dimentico che parliamo
del nostro Congresso, dove dovremo prendere delle decisioni insieme. Oltre all’amicizia,
ciò che rende interessante la Egei e che ci lega ad essa è la possibilità di svolgere delle attività significative per noi. Durante gli anni
scorsi ci sono state motte iniziative e tutte sono dipese dall’Impegno di gruppi o singoli. Allo scorso Congresso si era deciso di lavorare
su tre filoni: fede. Mezzogiorno e migranti.
Ognuno di questi temi raccoglieva un gruppo
di lavoro nazionale. Per ognuna di queste tematiche ci sono stati dei momenti trainanti: un
campo studi su “Chi è il Dio in cui crediamo”,
un questionario sulla mafia, uno scambio con
l’Albania, per non parlare di tutti i convegni
che vertevano sui medesimi temi. Oltre a
questi tre argomenti ogni gruppo ha continuato il suo lavoro locale. Inoltre la redazione ha
realizzato questo Notiziario, come inserto di
NfERSo L’
coKGRtSSO
Riforma, dal quale speriamo di parlare anche
ai giovani ed alle giovani che non incontriamo. L’esperienza di lavorare per gruppi nazionali è stata molto positiva, principalmente per
due ragioni: le persone che vi partecipavano
erano motivate e si preparavano agli incontri
e, seconda ragione, era un’occasione per
uscire dal gruppo locale (là dove c’era).
Insomma partiamo nelle migliori condizioni
per un buon Congresso. Ai precongressi sono
state fatte valutazioni positive del lavoro svolto ed è stata espressa una generale volontà
di proseguire. Qualche problema è emerso,
ad esempio il ricambio di persone sembra essere più veloce del solito, nel senso che alcunl/e “spariscono” dopo pochi anni, con l’arrivo
invece di nuovissimi, a cui manca l’età di
mezzo come referente. In effetti la partecipazione ai precongressi è stata buona, con un
gran numero di nuovi.
Saranno le persone che partecipano al
Congresso a decidere quali direzioni dare ai
prossimi anni. Due precongressi in particolare
hanno chiesto più attenzione per l’analisi politica. In
un mondo che sembra cambiare rapidamente, e nel
quale dilaga sempre più la
convinzione che “ideali” e
responsabilità non esistono
più, è tempo che riprendiamo le fila del nesso fede e
* politica, alla luce delle nuove contraddizioni. E’ importante il confronto tra di noi e
nelle nostre chiese perché
le posizioni ora sono diverse, gli schieramenti sono
V
in quarta pagina:
programma dell'
11° CONGRESSO DELLA
FEDERAZIONE
GIOVANILE
EVANGELICA ITALIANA
Ecumene 2-5 settembre
J
SOhfO
MESI
cambiati, ma i concetti di giustizia, di etica, di
responsabilità sono ancora in discussione. Ed
inoltre abbiamo visto affrontando i temi di
Mezzogiorno, mafia, Lega, migranti, Albania,
etc., come tutto sia legato alla politica intesa
come analisi e come interpretazione della
realtà, come questa analisi ci sia necessaria
perché ha degli strumenti particolari che ci
aiutano a fare qualche passo in più nella
comprensione del nostro paese.
Un altro tema di cui si è discusso ai precongressi è l’autofinanziamento: è proprio vero che possiamo coprire solo un terzo del bilancio con i nostri soldi, o non dobbiamo ripensare al modo migliore per incrementare
questa quota? Si potrebbero lanciare delle
raccolte di fondi per progetti particolari, oppure avere più scadenze durante l’anno. Anche
questo aspetto necessita di fantasia per giungere a buon fine.
Il Congresso è il luogo in cui proporre delle
idee nuove, in cui le proposte vengono analizzate e accettate o rifiutate, in cui cercheremo
di dare una lettura di quello che succede intorno a noi, in Italia, nell’ex Jugoslavia, nel
mondo.
Per tutti questi motivi è importante che
ognuno di noi partecipi e che si porti dietro...
qualche amico/a.
Silvia Rostagno (Roma)
QUI E' LA REDAZIONE CHE VI PARLA...
Con questo numero, l’ultimo prima
dell’estate '93 (e delle vacanze), vorremmo,
come redazione del Notiziariofgei, intervenire
per sottoporre alla vostra attenzione ed al vostro giudizio delle brevi considerazioni sul lavoro fin qui svolto nonché alcune ipotesi di lavoro futuro, da verificare in sede di Congresso ad Ecumene.
Per cominciare ci sembra di poter scrivere
che nel complesso la volontà di partecipare
alla “costruzione" dei numeri del Notiziario da
parte di singole/i, collaboratori/trici e dei vari
gruppi locali sia stata buona e puntuale (certamente anche grazie alle nostre gentili sollecitazioni!); che, se da un lato ha permesso la
circolazione di informazioni tra le varie realtà
giovanili e da quando il Notiziario esce come
inserto di Riforma, anche una migliore conoscenza della Fgei da parte delle comunità,
dall’altro ha anche consentito a noi della redazione, di misurare in qualche modo il grado
di apprezzamento e di utilità del nostro lavoro
grafico-redazionale e soprattutto di valutare
l’interesse che esiste - e deve esistere - all’interno della Fgei di considerare ogni lavoro ed
avvenimento locale e individuale come esperienza da comunicare, per quanto lo consente
la carta stampata, e condividere con gli altri.
In altre parole, l’impegno di ognuna/o a leggere il Notiziario e a mandare materiale sarà allo
stesso tempo motivo e conseguenza di vivacità della federazione e sarà per noi di conforto per continuare a lavorare attorno a quello
che vorremmo considerare un utile strumento
di collegamento.
A questo proposito vogliamo provare a descrivervi a grandi linee com’è organizzato ii
nostro lavoro: dopo I necessari e ripetuti solieciti telefonici alle/i corrispondenti, arrivano al
nostro recapito le relazioni, i resoconti, i riassunti e anche (ma questi senza solleciti) comunicazioni, lettere e vignette; raccolto tutto il
materiale (e cercando di smarrirne il meno
possibile) ne iniziamo la lettura collettiva e,
ove necessario, si procederà a dolorosi tagli
per poter assicurare uno spazio, per quanto
possibiie, a tutti gli interventi; un abiie lavoro
di trascrizione e impaginazione sui computers
gentilmente messici a disposizione da Riforma, integrato qua e là da leggiadri interventi
grafici (disegni, scritte, cornici) ci restituirà ia
composizione più o meno definitiva delle
quattro pagine che costituiscono il Notiziario
(dimenticavamo: le discussioni al più alto livello vengono sempre intavolate al momento
di decidere il colore della testata che, come
avrete notato, varia ad ogni numero).
Naturalmente, a monte di tutto questo processo, rimane pur sempre fondamentale, da
parte nostra, una costante attenzione nel seguire tutte le iniziative ed I programmi a cui i
gruppi danno vita di bimestre in bimestre.
E ora vorremmo mettervi a parte di un'esigenza che nelle ultime riunioni abbiamo avvertito e sarà senz’altro oggetto di più approfondite riflessioni: auspicando, come detto
precedentemente, che il Notiziario sia sempre
più luogo di comunicazione/informazione vorremmo fosse anche, e quindi senza perdere
di vista il suo compito più importante, luogo di
riflessione, dibattito e confronto sull’identità
Fgei, sulla nostra teologia, sulie forme dei nostro impegno; vorremmo cioè che oltre a riportare la consueta - e necessaria - congerie
di annunci e relazioni ci fosse anche io spazio
per sviluppare alcuni temi di portata più ampia, quelli che in fondo costituiscono ia nostra
identità e nei quali vanno cercate le motivazioni di tutto il nostro impegno; per chi si trova
a dover leggere, coordinare e trascrivere su
computer tanta varietà e molteplicità di interventi viene anche da porsi domande quali ad
esempio: “Esistono ancora, e in quali forme,
grossi obiettivi unificanti quali, anni addietro,
impegno politico vissuto come critica e trasformazione anche all’interno delle nostre comunità, impegno per la pace, etc. ?" Oppure:
“Considerando le notevoli differenze di età dei
membri Fgei, in quale modo è avvenuto e avviene il passaggio di esperienze tra le “generazioni" di fgeine/i?" E ancora: ”E’ cambiato e
se si in quale modo, il tanto discusso rapporto
giovani-chiesa (vedi articolo in prima pagina
del Notiziario n. 2/93 di Emanuele Sbaffi) ?" E
così via....
E’ pur vero che i campi studi e i congressi
sono momenti in cui tutta la federazione elabora e definisce gli interrogativi su cui come
gruppi e singoli siamo chiamati a riflettere e
magari dare risposte, ma perché non sfruttare
anche l’opportunità di scriverne e dibatterne
sul Notiziario? Oppure, al contrario, è preferi
continua in ultima pagina
10
\1^
KotiziQriofgei
PRECONGRESSO
Pubbliq àrfré maggiormente i convegni itiI '^disponibili affinché itinerino effetti
Monteforte Irpino: 30 apriie, 1-2 maggio
1993. Un luogo ed una data particolarmente
importanti per noi giovani dei gruppi FGEI delia PUGLIA, LUCANIA, CAMPANIA e SICILIA, che qui abbiamo vissuto»I '‘t Mantenere come priorità
un’esperienza formativa molto important^'ilr^'’*'|/ligranti
El SUD
cp fìL Congresso
il elegge il Consiglio^
Al fREC0NGRE550 ^
SI ELEGGE IL- PRECON5-/GUO .
Precongresso, animato da Daniele Bi
e Raffaele Volpe.
Superato il primo “scoglio” deU&tórKiScenze, siamo stati divisi in gruppi nei quali ci si è
occupati del primo punto previsto nel programma; Formazione F^gej. .,
Il fine era quellOi^ÌN'Rapire cos’è la FGEI,
quali sono i suoi, qbiéttjvl, come sono amministrate le sue ^hà,iTfei cos’è il Consiglio, e
cos’è il Nptlziértò*; Ogni gruppo si è occupato
di uno di cfuésti aspetti e dopo esserci riuniti,
si SGirsd“esposte le conclusioni a cui .si era
gipritt: in*modo da fornire a ciascuno una conc^cenza globale della realtà FGEI.
Ci siamo poi riuniti per discutere i tre argomenti fissati nel Congresso di due anni e
mezzo fa, e cioè: Mezzogiorno, Migranti, Ricerca di fede. Abbiamo lavorato in tre gruppi
cercando di trovare dei suggerimenti sul da
farsi e da proporre al congresso. Anche in
questo caso le conclusioni di ogni gruppo sono state esposte a tutti gli altri.
Domenica 2 maggio siamo stati ospitati dal
Centro Studi gestito da alcune chiese pentecostali della Campania all’interno del Villaggio
Evangelico della FCEI, dove abbiamo “simulato” che, per vari motivi, il Congresso non si
sarebbe potuto fare e che quindi ogni gruppo'
avrebbe dovuto stabilire le mete da raggiUrfr
gere nei prossimi due anni e mezzo. Le-direttive principali proposte nel Congresso precèdente sono state riconfermate, ma1irnag^unta
sono state fatte altre proposto èotÀe: tina serie di riflessioni sull’attuale sWsÈtone politica
italiana con la preparazÌoW di un convegno
itinerante da tre grtippi^/gieograficamente distribuiti (nord-ceptfOr^ìd): sostituzione dei
contributi dallfè^èro'con il relativo aumento
delle nostreVV:ohtfibuzioni”: organizzazione
dei conVeghMnterregionali su temi determinati
e tratta#-dal singoli gruppi fgei. Queste solo
atcurlà delle proposte che saranno illustrate al
Congresso, ad Ecumene, a settembre.
^ Alla conclusione il gruppo che si era occupato della ricerca di fede ha animato il culto
che ha rappresentato la chiusura del precongresso.
Sandra Spada
$
/ «
Proposte emerse in vista del Congresso:
Struttura
* Positive le riunioni del consiglio allargato
* Curare maggiormente i rapporti con i
gruppi locali. Mezzo; le visite del consiglio
e delle giunte regionali; invio di materiale
informativo; inchiesta su cosa i gruppi
(aderenti e non ) si aspettano dalla FGEI
* Costituire dei coordinamenti interregionali,
Tra gli altri compiti quello di organizzare''
convegni interregionali in cui ci ^ cdhf(onti
su temi di cui si è già discusso^elfè singole regioni (per es. i tenti legati ai tre filoni prioritari) , ) , \
* Favorire le visite tra i gruppi
* Mantenere come priorità
* Proseguire con il progetto Albania, con
un’attenzione alla ex-Yugoslavia
Mezzogiorno
* Mantenere come priorità
* Coinvolgere i gruppi del nord
* Va bene continuare a concentrarsi sul
problema della mafia
Formazione
* I seminari di formazione sono importanti,
continuare sulla strada degli ultimi anni.
Notiziario
* Alla redazione: continuate così! C
- V'
* Proporre ai gruppi di farne una letturà,col
lettiva, con discussione e invio alla redazione delle osservazioni emerse
* Costituire una redazione meridionale (parallela a quella di Riforma)
* Aumentare il numero di pagine
* Apertura a realtà al di fuori delle nostre
chiese y , /
* Tutti i membri della FGEI dovrebbero essène abbonati a Riforma (possibilmente
con abbonamento sostenitore)
Gioventù evangelica
* Fare una campagna per incentivare gli abbonamenti tra gli/le fgeini/e
* Avere più membri della FGEI che partecipano alla gestione della rivista (sia a livello di stesura di articoli che di redazione)
Esteri
* Incrementare
* Consolidare i rapporti bilaterali
* Stabilire rapporti bilaterali con gruppi locali
* Sostenere il CEGE con un nostro rappresentante nell’esecutivo
Finanze
* Dare la priorità al problema
* Fornire ai gruppi suggerimenti pratici su
come raccogliere fondi (bazar, lotterie, cene, pesche, spettacoli teatrali, ecc.)
* Fare una lotteria nazionale di autofinanziamento che si concluda con un happé^
ning nazionale e una sagra delia FQEI\
* Fare un progetto di sostituziorje graduale
in tre anni del contributo ICA, con l’autofinanziamento ,n .'\ ^
* Sensibilizzare maggipiTmente i gruppi
sull’importanza dei culti FGEI
Prossimo campo studi
* Sulla situàzione politica italiana (preparato
da un convegno itinerante)
* Sulla sessualità (preparato da un conve
^ gno itinerante con la collaborazione di Ca
l'.pernaum)
\ Sulla musica
* Di argomento teologico
Proposte varie
* Creare un gruppo itinerante di evangelizzazione che proponga un messaggio
adatto ai giovani e si metta a disposizione
delle diverse chiese locali
PRECONGRESSO FGEI
'Ì\\h
■ * { I Nel terzo week-end di maggio ha avuto
\jtàogo, presso il centro di Santa Severa, il precongressso della Fgei-Centro, un appuntamento che ha significato la chiusura dell’attività regionale dell’anno e, insieme, un’occasione di analisi del mandato dello scorso congresso nazionale che ormai voige ai termine.
La prima considerazione é scaturita
daii’essersi trovati tra motte persone che non
conoscevano te finalità di un precongresso o,
se non altro, non avevano mai partecipato ad
altri precongressi, segno che il continuo ringiovanimento é un fenomeno ormai consotidato netta nostra realtà Fgei.
I lavori sono stati notevolmente agevolati
dalla distribuzione tempestiva della relazione
del Consiglio nazionale uscente; aver avuto a
disposizione, oltre alla relazione, degli articoli
di G.E. segnalati nella relazione stessa, ci ha
permesso di affrontare nelle migliori condizioni un’analisi di un percorso di ricerca pie ha
interessato l’intera realtà Fgei e, soprattutto,
ha permesso a molti di noi di poté\ realmente
capire quali sono i problemi, nel senso più
ampio del termine, della nostra'federazione,
problemi a cui solo riflessioni à decisioni assemblear! potranno dàre^ soluzioni.
E’ certo che ^questo precongresso ha scoperto una Fg^-bentro abbastanza disgregata, nel senàq éijé 'i gruppi portano avanti tra
loro tematiche diverse e i soli punti di contatto, di dcerèa e studio comune rimangono gli
appuntamenti nazionali e regionali, di fatto
episodici. Questa condizione, d’altra parte.
CENTRO
non é poi così negativa se sì considera che
ogni gruppo dimostra di avere in sé le capacità per poter svolgere autonomamente un
programma, senza che questa autonomia significhi una chiusura verso le tematiche che
la giunta, secondo indicazioni uscite dpi congresso nazionale, propone per i congressi regionali. Questi ultimi hanno avuto come temi
la migrazione - con particolare attenzione alla
situazione mondiale dopo pochi anni dalla caduta del muro di Berlino e il conseguente abbandono di molte logiche politiche - e la ricerca di fede, per la preparazione dei quali ci si é
avvalsi del materiale fornito dal Grulateo. Bisogna ammettere che la nostra regione ha
dato poco spazio alle tematiche del Mezzogiorno e della mafia, non approfittando anche
< di molte possibilità offerte dalla Fgei stessa
(come il materiale del centro di documenta'‘‘zione di Lentini o II convegno itinerante sulla
mafia). E’ forse questa una grave mancanza,
ma è certo che in futuro, stimolati da molti
eventi che ormai da un anno stanno stravolgendo il nostro paese intero, tornerà spontanea l’esigenza di confrontarsi con questi temi.
Dal nostro congresso non sono uscite delle
mozioni, ma i momenti di riflessione ed analisi
avuti permetteranno a molti di noi di essere
parte attiva nel prossimo congresso, coscienti
di come si é lavorato in questi anni e di quali
saranno i percorsi di ricerca che vorremo intraprendere insieme.
Vincenzo Marziale (Roma)
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^éo‘giovani si sono ritrovate/i il 17/18 aprile
a Pillar Perosa (TQ) per il precongresso fgei
di LIGURIA VALLI e PIEMONTE.
Predominante la partecipazione dei giovanissimi (17/18 anni) e degli appartenenti a gruppi giovanili non federati (circa due terzi).
MEZZOGIORNO
Dopo aver preso atto del mancato lavoro
sulla questione meridionale nelle nostre regioni, in modo discorsivo si è finito per parlare
principalmente del fenomeno mafioso e di
quello leghista. Le proposte emerse sono state principalmente due:
- invitare gli/le organizzatori/e del convegno itinerante sulla mafia a tenere lo stesso il^,
prossimo anno in Italia nord-occidentale; ^ j
- creare un gruppo alle Valli (se si riesce}
che lavori sulla Lega Nord.
PRECONGRESSO FGEI NORD-OVEST
FGEI E POLITICA
Dal lavoro di questo gruppo è emerso^ ìin
quadro per nulla confortante in quanto'sf è
valutato il fatto che nella FGEI si faihno Sempre più blandi i tentativi di anali^jlàl haie e
che manca da molto tempo uh dof(hónto politico diffuso preferendo rimàhhré legati a dei
miti più 0 meno definitL II Mìo si ripercuote
inevitabilmente sulla praséi politica quando
questa è ancora présenté, l/le presenti hanno
inoltre indicato come prioritario il ricominciare
a confrontarsi sulla questione fede e politica.
Dal grupfìq è emersa la seguente mozione
approyatà ^poi all’unanimità in plenaria:
"l/Ìè partecipanti al precongresso FGEI Ligqiìa-Piemonte-Valli appartenenti gruppi fgei
ó meno, avendo affrontato la questione FGEI
e politica, ritengono opportuno proporre tale
argomento in sede di Òongresso nazionale.
Ritengono di fondamentale importanza, in
un momento di grosse contraddizioni, di cambiaménti profondi e quindi di disorientamento,
dì difficoltà a schierarsi e di incapacità a confrontarsi, evidenziare il bisogno di analizzare
l’esistente e da qui far derivare un impegno
politico coerente alla loro fede, insieme alla
positiva ricerca teologica che già si sta portando avanti nella federazione".
RICERCA TEOLOGICA
Un breve laboratorio di ricerca teologica ha
cercato di fare il punto della situazione esplicitando le questioni, le domande, i dubbi, ma
anche le acquisizioni fatte nel cammino di fede intrapreso dai nostri gruppi. A conclusiohé
la riscrittura di un inno e la proposta di proseguire la ricerca di fede ricominciando a fare i
conti con la Bibbia, con i suoijibr} mèrlo noti
ma anche con quelli più difficili da digerire.
inno 17
In troppe guerre si usa il nome tuo
Quante morali fan soffrire il mondo
C'è chi ti sfrutta per i suoi interessi
Questo non ci vai
Coi nostri dubbi costruiam la fede
Non li sfuggiamo, ma li affrontiamo
Se scoraggiati non ci arrendiamo
Dacci la forza!
Il nostro incontro con te Signore
Sta in un sorriso sopra un volto amico
Quando preghiamo, e ti ringraziamo
Stai con noi Signorel
11
\ .i ^
HotiziQriofgei
7^^
r'
/
TROPPO GRANDE, TROPPO PICCOLI
Avete mai letto il racconto della vocazione di Isaia (Isaia 6)?
Proviamo a leggerlo. Non sembra un pò spaventoso? Quel Dio
così grande da riempire tutto il tempio (o tutto il mondo, potremmo
dire)... con gli angeli che cantano a Lui... tutto trema ed è immerso nel fumo.
Insomma, cosa c’entriamo noi? Cosa abbiamo a che fare con
questo Dio? Come potremmo mai incontrarlo? No, no! Questo
racconto non ci riguarda.
Ma chi è quel piccolo personaggio in un angolo? E’ Isaia? Forse!
Q forse siamo noi... Noi, ai quali un Dio così non piace. E’ troppo
grande; è troppo più grande di noi; noi siamo costretti a scomparire davanti a Lui.
Però che succede? Ma sì, Dio ci sta chiamando. Non solo, ci invita a cercarlo; ci invita a parlare con Lui e di Lui.
Allora, forse questo Dio non è troppo grande per noi. Quello che è certo è che noi non siamo
troppo piccoli perché Lui non si ricordi di noi.
Davide Qllearo (Dipignano)
^3
GRULCREÌ)EN lE
GRULfìTEO
PRECONGRESSO EGEI
NORD-EST
Il precongresso igei di EMILIA, LOMBARDIA e TRIVENETO si è tenuto
alla Foresteria Valdese di Venezia il 24/25
aprile.
Dal lungo ed esauriente resoconto del Bollettino regionale abbiamo estratto alcuni brani
sui diversi gruppi di lavoro.
MEZZOGIORNO E MAFIA
La Mafia è un fenomeno che va oltre il Sud
d’Italia, dal Nord ad altri paesi fino ad oltre
oceano, ma soprattutto a livello più generale i
metodi su cui si è consolidata la prassi di potere si sono sviluppati su binari quanto meno
paralleli, al sud come al nord. (...)
Si può parlare ormai di “Questione Nazip^
naie": lo stretto legame tra potere e denéfo^ la
fortissima Incidenza sui processi ecpnpmici,
sulla libertà degli italiani, ovvero iI Jimitàfe le
persone nei loro diritti d’occupazione e libertà
d’espressione, costituiscono oggi forse più
che mai ciò che accornuhk, il sud e il nord, i
giovani e le giovani, del pùd con i giovani e le
giovani del nord. ;(:. i)
Il precongresso ritiene che la riflessione di
tutti i gruppi deb.ba essere in parte rivolta a
costituirò una sorta di “osservatorio” permanentè^prestàndo particolare attenzione a co^fi;spera rapidamente, si evolverà e sbloc^ '^ia situazione italiana.
^ MIGRANTI
Abbiamo individuato diversi livelli di approccio al tema:
- studiare le loro culture per essere più
informati e per eliminare i iuoghi comuni ed i
pregiudizi che possiamo avere;
- cercare, quindi, di capire: dai perché hanno preferito fasciare i ioro paesi e venire in
Itaiia, ai loro modi di fare che a volte ci sembrano incomprensibili;
■ incontrare queste persone e collaborare
con loro (si pensa soprattutto alle nostre comunità in cui c’è la presenza di immigrati).
Il consiglio potrebbe impegnarsi a fornire,
delle indicazioni di metodo sulle modalità 'd\ '
approccio al tema. Materiale di lettura, M 'pp
prontuario di discussione potrebbero ^ùttàh l
gruppi anche ad organizzare dei cónvegni regionali. Infine tutto quanto proflOtto dai diversi
gruppi potrebbe sfociare nel barhpo studi che
ci darebbe ia possibilità di confrontarci ad un
livello più ampio. / (J
ricerca di fece
E’ sembrato opportuno proseguire il lavoro
sulla riceroa di fede, anche se è importante
osservare che non esiste una contrapposizio'’f /tó argomenti di fede ed argomenti politici,
(predenti non possono isolarsi dalla realtà
Wintlngente nella quale vivono, ma anzi proprio in quest’ultima esprimono la loro fede,
^ni riflessione su argomenti poiitici (politica
come impegno neiie comunità), affrontata da
fedeii, dà un contributo alla propria fede e alla
ricerca di Dio. (...) fi \
Tutto ciò non toglie che possano essere
previsti momenti di discussione prettamente
teologica; la situazione differente dei gruppi
fgei locaii suggerisce di intraprendere l’approfondimento con itnodalftà differenziate regione per regione o a livello di singoio gruppo, piuttosto che a iiveiio nazionaie. Utiii per
ia ricerca dei gruppi potranno essere gii articoli pubdìica'trsu GE e il materiale messo a
dlspóskione dal consiglio, materiale sia bibiiogràfìco (è stata preannunciata la reallzzafYpone di una guida), sia umano (ii GRULA“ YÉO).
' FORMAZIONE QUADRI
- Visto che i campi formazione quadri si sono finalmente trasformati in seminari interregionali a tema.
- Visto che alcuni gruppi hanno espresso
i’esigenza di avere comunque momenti di formazione che tengano conto delle esigenze
deile singole realtà regionali.
- Il precongresso propone al Consiglio di
adoperarsi per sostenere l’organizzazione di
convegni regionali laddove le giunte siano di
recente costituzione e scarsa esperienza. Si
creerebbe così un momento di formazione sia
durante la preparazione del convegno sia durante il convegno stesso. Di questo momento
una parte potrebbe essere finalizzata aita trasmissione di metodi di animazione, ricerca,
ecc... ;'7V.._\
^
NOTIZIARIO
li notiziario è quaicosa che appartiene ai
gruppi e ai singoli e potrebbe per questo diventare uno spa^p dove portare una rifiessione propria, raccontare un’idea o dove
porre una dódàpàà; insomma uno spazio dove potqr ^iierò. GE non risponde a questa
esiqphzaÀ allora, visti anche I buoni risultati
óMitb^ito apertosi sulia omosessualità, perptp yión dedicare uno spazio maggiore ai dihfittito deile singole persone, in cui si riuscirebbe a coinvolgere anche giovani esterni?
GIOVENTÙ’ EVANGELICA
I giovani al di sotto dei ventisei anni che
leggono GE sono sempre meno. Come interpretare questo dato? Come soprattutto, intervenire per far sì che la rivista non perda del
tutto l’identità della “G”? (...)
II target della rivista è legato a ciò che si
scrive, ed è su questo che si può intervenire.
Quello che si vuole è che la rivista, pur continuando ad avere un ruolo di "enciclopedia”,
diventi uno strumento immediatamente utilizzabile dai gruppi. Quali sono i canali di contatto tra la Redazione e i gruppi fgei? Siamo sicuri che questi canali siano sufficienti e funzionino?
r
dai consigtio.
%
Il 22 e II 23 maggio, a Firenze si è tenuta l’ultima riunione ordinaria dei consiglio prima
del prossimo Congresso. Come è giusto, la maggior parte del tempo è stata dedicata alla
preparazione del Congresso e in particolare alla definizione del programma, che trovate
in un apposito riquadro su questo stesso numero del Notiziario.
Chi non si è ancora Iscritto al Congresso è invitato a provvedere al più presto, dato
che anche la segreteria della FGEI chiude per ferie e altre attività estive (per parte del
mese di luglio sarò presente, ma non ad agosto) e riaprirà giusto in tempo per il Congresso.
Il consiglio ha anche fatto il punto sui nostri rapporti ecumenici internazionaii e si è
rallegrato per il buon funzionamento del gruppo di lavoro apposito, che si è riunito a Firenze nel mese di maggio. Valutando positivamente il nostro attuale impegno, abbiamo
deciso di accettare la richiesta di un maggior coinvolgimento in alcuni degli organismi
ecumenici di cui siamo membri. Quest’estate, oltre alla partecipazione di nostre delegazioni a vari campi internazionali, ospiteremo la visita di un gruppo di giovani dagli Stati
Uniti; chi fosse interessato a incontrarli/le è pregato/a di mettersi in contatto con ii sottoscritto 0 con Silvia Rostagno.
Annemarie Dupré, responsabile del Servizio rifugiati e migranti della FCEI, è stata nel
mese di maggio In Albania, dove ha potuto Incontrare sla i rappresentanti della chiesa
ortodossa, sia il responsabile della missione battista. Da questi incontri è uscita rafforzata
la prospettiva di una nostra seconda visita in Albania nei prossimi mesi.
Infine il consiglio ha toccato il delicato argomento delle finanze e, raccogliendo un’indicazione in tal senso emersa in sede precongressuale, ha deciso di studiare un piano
per ridurre sensibilmente il contributo che riceviamo dalle chiese estere tramite l’Inter
Church Aid (ICA), sostituendolo gradualmente con le entrate derivate dall’autofinanziamento (vedi atti 128 e 129). Questo piano sarà presentato al Congresso, che dovrà valutarlo e prendere le decisioni conseguenti.
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Daniele Bouchard
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atti
maggio 1993
\
126. Si incarica Michele Rostan di istruire la pratica concernente la modifica statutaria che riguarda la partecipazione del/la rappresentante FGEI nel Consiglio della FCEI ai
lavori congressuali.
127. Sì decide di aderire al Consorzio di bonifica promosso da Cuore, Il Manifesto,
Radio Popolare, Smemoranda e Età Beta. Si incarica il segretario di provvedere.
128. Si decide di presentare al Congresso un piano di sostituzione parziale del contributo ICA con l’autofinanziamento.
129. Si incarica il segretario di raccogliere ulteriori informazioni utili all’attuazione
dell’atto precedente presso II Comitato italiano ICA.
Abbiamo bisogno di
FOTOGRAFIE
do pubblicare sul Notiziario!
Foto di convegni, congressi e
precongressi, foto di gruppo, foto delie manifestazioni a cui partecipate, foto di feste, foto di
matrimonio...
E' più sempiice mandare una fotografia che scrivere un articoioili
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PROGEnO LOGOS
Il sogno di un movimento spontaneo di giovani evangelici di diverse denominazioni è iniziato a diventare realtà circa due anni fa a Torino. Adesso sembra quasi “normale” incontrarsi per una grigliata con giovani avventisti,
dei fratelli, dell’Esercito della salvezza, pentecostali, delle ADI e riuscire a realizzare insieme progetti comuni da portare avanti. In
realtà l’evento è speciale, non deve essere
sottovalutato, ma incoraggiato e seguito con
interesse. Per la prima volta a Torino il protestantesimo storico e gli “evangelicals” si incontrano regolarmente e spontaneamente anche se solo a livello giovanile. I giovani che
partecipano a questo progetto non hanno
nessuna pretesa di rappresentare le chiese,
vogliono conoscere altre realtà evangeliche,
capirle e vedere se, rispettando le differenze
è possibile trovare obbiettivi comuni per lavorare insieme come discepoli e discepole di
Cristo. Capirsi non è sempre semplice, le differenze sono tante e non vanno sottovalutate,
ma la conoscenza e la voglia di immedesimarsi in altre realtà di fede rende il dialogo
possibile e fruttifero. Obbiettivo comune del
gruppo LOGOS è quello di creare una rete di
contatti ben avviata tra i giovani delle diverse
realtà evangeliche per potersi scambiare materiale, informazioni e nel far ciò vincere quel
muro di diffidenza che troppo spesso divìde i
cristiani stessi. A tale scopo è nato un bollettino mensile che permette di raggiungere le di
verse realtà giovanili nelle chiese e farne un
censimento.
Agli incontri mensili, organizzati volutamente girando tra le diverse comunità che sono disposte ad ospitarci, partecipano dai 60 ai
100 giovani. Il programma di lavoro è coordinato da un comitato spontaneo formato da
una decina di persone, chiaramente di denominazione diversa.
Gli impegni del gruppo LOGOS vogliono
però indirizzarsi non solo all’interno del mondo evangelico e delle nostre diverse comunità
locali, ma anche all’esterno. Alcune persone
del gruppo collaborano con Radio Torino Biblica, altre sono impegnate con un carcere torinese cercando di instaurare con alcuni detenuti una corrispondenza costante, altri collaborano con la mensa dell’Esercito della Salvezza, altri si interessano di distribuire materiale di evangelizzazione a stranieri di lingua
araba.
Il gruppo LQGOS è un gruppo aperto, il
contenuto del suo progetto è formato dalle
idee delle persone che lavorano al suo interno, è per questo che è essenziale non perdere di vista questo lavoro spontaneo e utilizzare appieno le potenzialità che esso offre.
Chiunque desideri avere informazioni o offrire
la sua collaborazione può contattare
LIDIA MAGGI 011 5213560
0 MARZIA DI SARO’ 011 850762
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KotiziQriofgei
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UN FUTURO ESPLOSIVO
Di Glint Istwud, corrispondente doUTtalia per il
Wall Street Militar Journai
Una sensazione ormai diffusa oltreoceano
tra i miei compatrioti è che finalmente in Italia
si sia cominciato a fare sul serio.Mille cambiamenti sono ormai in atto nel vostro splendido
Paese, è stata dunque messa in moto la macchina inarrestabile dello svecchiamento, del
rinnovamento: il nuovo è alle porte.
Ma un’opera sopra ogni altra mi pare racchiuda ogni virtù: è il Nuovo Modello di Difesa.
Mi permetto a questo punto di dissuadere
quanti, non di sesso maschile e non in età di
leva, siano tentati di tralasciare queste righe
per rivolgere la propria preziosa attenzione altrove. Infatti quest’opera omnia, in pieno spirito democratico, interessa tutti.
Le donne ad esempio: colpevolmente dimenticate dal vostro esercito fino ad oggi, entreranno finalmente a pieno titolo nel programma di difesa. Certo all’inizio saranno poche, selezionate, ma in prospettiva anche voi
potrete avere amazzoni sulla linea del fuoco: i
nomi di fiere guerriere riporteranno la parità
sulle tante lapidi alla memoria sparse per il
mondo. Un tocco di femminilità raggiungerà
ogni grigia caserma ed anche gli increduli dovranno constatare che un mitra imbracciato
da una donna può ammazzare quanto se im
<roME TI
IL NdoVo MODfULD
öl TJifESfl?
INPlFENÌ/i^iLf.
bracciate da un uomo. E per distruggere finalmente il luogo comune della donna angelo
del focolare e madre consolatrice, basteranno
poche donne-soldato invece che tanti anni di
lotta femminista.
Passiamo ora ai lavoratori, alla classe operaia, accerchiata dalla disoccupazione.
Ignorata dai ministri del Lavoro, dell’Industria, della Programmazione Economica, è il
centro del N.M.D. Le occasioni concrete sono
più d’una: il nuovo esercito avrà una forte
componente di professionisti, giovani nel fiore
degli anni che potranno finalmente avere un
lavoro altamente qualificato, stipendi elevati,
strumenti modernissimi a disposizione e potranno con ogni probabilità girare il mondo
(questa assoluta verità è stata già usata dalla
Marina).Saranno persone a contatto con le
menti più fervide in ambito militare di tutta Europa, ed al pari dei grandi (ricordate i precursori Gocciolone e Bellini!).
Per coloro che non entreranno direttamente nel nuovo esercito le opportunità di lavoro
civile sono palesi: l'Industria bellica in Italia riceverà impulso e vigore: nuovi posti di lavoro,
nuovo benessere si accompagneranno alla
crescita tecnologica delle Forze Armate. L’industria chimica chiude? L’Ansaldo riapre!
continua dalla prima
QUI E' LA REDAZIONE CHE VI
PARLA
bile che il Notiziario continui e migliori il suo
compito rimanendo però (e non è poco)
esclusivamente al servizio delia comunicazione di notizie tra i gruppi?
Cercherete le risposte a queste e a molte
altre domande in un questionario e in un successivo momento di discussione in occasione
dei XI Congresso.
La Redazione
L’Olivetti riduce? L’Uva produce! La FIAT taglia? L’Alenia riarma! E così cantieri navali e
portuali, aeroporti, industrie cartografiche, alimentari: di tutto può ruotare attorno ad un
esercito moderno ed efficiente.
E volete che il N.M.D. abbia dimenticato il
Servizio Civile? Gli obiettori di coscienza, anni
e anni di lotte in questa direzione, una legge
del 1972 nata già vecchia, un problema scottante e complesso come non mancò di far
acutamente notare l’ex Presidente della Repubblica Cossiga agli inizi del 1991: nulla è
stato sottovalutato.
Tutti i giovani soggetti a leva verranno selezionati e quelli che purtroppo non saranno
idonei per le esigenze del nuovo esercito (tecnicamente : gli esuberi) entreranno nel programma di Servizio Civile Nazionale, a cura
del Ministero della Protezione Civile. Il loro
impiego verrà meglio definito in seguito, non
siate impazienti.
Gli o.d.c. (questi eterni insoddisfatti) avranno il servizio in termini di durata equiparato al
militare e così si tagliano le gambe ad ogni lamentela.
Attenzione! Per i furbi che si dichiarano
nonviolenti e poi si macchiano di reati legati
all’uso delle armi, la scure della giustizia si
abbatterà più pesantemente
di 1/3 rispetto agli altri cittadini che se non altro più
coerentemente non si saranno accreditati come
gandhiani.
Un’ulteriore grandissima
categoria finalmente tutelata
almeno da questo decreto
legge, è quella dei ricchi.
Non siate ipocriti, voi tutti
rientrate in questa categoria.
Ebbene, lo sforzo di questo N.M.D. per chi
credete sia fatto? Proprio per voi ricchi, minacciati ormai da milioni, miliardi di mussulmani, arabi, medio orientali, africani, tutti
guerrafondai (loro si I) serissimamente intenzionati a scalzarvi dalle vostre poltrone davanti la TV, frigo pieno incluso.
E per poter continuare a garantire questo
minimo consumo dell’80% delle risorse del
pianeta, a noi ben 20% della popolazione
mondiale, si è dovuto perfino ignorare un paio
di chiari dettati della vostra Costituzione (art:
11 e 52) che vietano l’uso dell’esercito al di
fuori della difesa dei confini patri! o come strumento di risoluzione di qualsivoglia problema.
Ancora uno sforzo dunque: cambiate questa
Costituzione (approfittate del momento) ed
entrate a pieno titolo in questo nuovo ordine
mondiale.
Finalmente in tutto il mondo saremo tutti
fratelli. Non vi sarà conflitto etnico di cui si
possa dire:- lo non c’entro -. Ogni punto del
globo potrà essere raggiunto dai nostri eserciti (per l’occasione Forze di Polizia Internazionale) ed accompagnare “ il giusto “ verso la
vittoria: come terzi in causa avremo anche il
distacco necessario per individuare nella contesa “il giusto “.
Al di là delle chiacchiere, sono questi i fatti
che abbattono le barriere fra i popoli, distruggono i razzismi, superano le etnie.
Un’ultima riflessione mi porta a considerare come questo N.M.D. abbia voluto coinvolgere anche la categoria degli anziani, cosi frequentemente dimenticati: quante volte ci hanno ripetuto di aver combattuto, lottato, di aver
conosciuto gli orrori della guerra, di aver faticato per ricostruire l’Italia, rifondare uno Stato
ed una Costituzione, di aver lavorato per una
memoria che fosse di tutti noi.
Ebbene, proprio ora che tutti li considerano
inutili, hanno di nuovo da fare tutte quelle belle cose.
Credetemi: quello che vi attende è davvero
un futuro esplosivoI
11 “ CONGRESSO NAZIONALE
DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE
EVANGELICA ITALIANA
Ecumene, 2-5 settembre 1993
programnna dei lavori
Giovedì, 2 settembre
pomeriggio
* Arrivi, ore 19:30
sera
* Costituzione del Congresso
ed elezione del seggio
Venerdì, 3 settembre
mattina
* Culto di apertura
* Introduzione del Consiglio uscente
* Relazione dei Revisori
pomeriggio
* Gruppi di lavoro:
1) La ricerca di fede
2) li Mezzogiorno
3) I migranti
sera
* dibattito:
"Eti ... che??? Le mie scelte, le tue
ragioni, i nostri progetti. E' possibile
un'etica pubblica?"
Sabato, 4 settembre
mattina
* Gruppi di lavoro: stesura delle
mozioni
* Assemblea plenaria: prima sessione
pomeriggio
* Gruppi di lavoro:
1 ) Funzionamento della Federazione
2) Incontri di formazione e campo
studi
3) Il Notiziario
4) Gioventù evangelica
5) Autofinanziamento
6) Rapporti ecumenici internazionali
7) Donne e uomini nella FGEI
8) FGEI e chiese
9) Nuove idee e nuovi progetti per
la Federazione
sera
* happening delle regioni:
"Una festa per la FGEI"
Domenica, 5 settembre
mattina
* Assemblea plenaria: seconda
sessione
* Presentazione delle candidature
pomeriggio
* Elezioni del Consiglio, dei rappresentanti nei centri giovanili, dei revisori dell'operato del Consiglio
* Culto finale
* Saluti e partenze (ore 18:30)
Per le iscrizioni al Congresso rivolgersi a Daniele Bouchard, via Ciccarono
51,66054 Vasto (Ch), tei. 0873/363173. Per raggiungere Ecumene si consiglia il treno in partenza dalla stazione di Roma Termini alle ore 18:47. Per
lasciare Ecumene si consiglia il treno in partenza dalla stazione di Velletri
alle ore 19:40 e in arrivo a Roma Termini alle ore 20:25.
TEATRO CONTRO IL RAZZISMO
Storie e progetti dei gruppo giovani di Pomaretto
Da alcuni anni il gruppo giovani di Pomaretto riflette in vario modo sul problema del
razzismo. Nel 1989 veniva presentata al pubblico una serata dal titolo “Faccia da turco”,
con scene teatrali tratte dall'omonimo libro di
Günter Wallraff, giornalista tedesco che visse
per due anni spacciandosi da immigrato turco
che cerca lavoro in Germania. Le offerte raccolte in queste serate furono consegnate al
pastore Bonnie Edzavé quale aiuto per arredare un piccolo locale a disposizione degli immigrati, in via Batteria Nomentana a Roma.
Fu proprio sulla spinta e sull’invito del pastore
Edzavé che il gruppo giovani decise di organizzare un viaggio in Madagascar, per conoscere da vicino la realtà di un paese africano
e per incontrare una chiesa riformata, i suoi
problemi ed i suoi modi di vivere la fede in
una società “terzomondista". Grazie anche
all'aiuto del signor Léonard Rakotondrazaka
(direttore del SAF - dipartimento per lo svilup
taatro valdas
di poman
po appartenente alla FJKM, Chiesa di Gesù
Cristo in Madagascar) e dei suoi collaboratori,
il viaggio ha avuto luogo nell’agosto ‘92 ed il
progetto di collaborazione con la FJKM va ora
avanti, innanzitutto con la “visita di ritorno” di
un gruppo di giovani malgasci che lavorano
nel SAF, visita che avrà luogo nell’agosto '94.
All’inizio del mese di maggio dell’anno in
corso, il gruppo giovani ha presentato al pubblico una serata dal titolo “Le idee nere di
Martin Luther King”. E’ la storia di una famiglia pastorale americana e bianca, che vive a
cavallo degli anni '60 le contraddizioni ed i
conflitti provocati dall’azione e dalla predicazione del pastore King. Da una parte della
barricata ci sono la moglie del pastore, suo figlio e la domestica portoricana, dall’altra il pastore Mortimer, che per alcuni anni si oppone
alla predicazione “politica” di King, nel tentativo di non inimicarsi i suoi membri di chiesa
più facoltosi e potenti, tra cui gli anziani del
consiglio di chiesa. Alla fine anche lui si convertirà all’azione nonviolenta di King ed alle
manifestazioni in piazza.
La serata ha avuto un grande successo,
anche perché era in mezzo a noi un gruppo di
diciotto giovani africani che vivono a Roma,
col quali abbiamo condiviso buona parte del
pomeriggio, la serata a teatro ed anche la cena, protrattasi fino a tarda ora. I giovani di Pomaretto salutano da queste colonne gli amici
e le amiche romani e danno loro un arrivederci all’autunno, quando verranno a Roma per
incontrarli ancora.
Il gruppo giovani di Pomaretto
REDAZIONE: C/o Anna Lo Grasso, via Genova 64,10126 Torino
REDATTORI/TRICI: Max Cambellotti, Daniele Qriot, Bettina König (coordinatrice - tei 011/3195567), Anna Lo Grasso (tei 011/6967671), Elia Piovano.
COLLABORATORI/TRICI: Alberto ^rsani, Daniela DI Carlo, Giorgio Guelmani, Giovanni dalla, S^onpietro Marchese, Enzo Marziale, Marco Schellenbaum, Stefano Mattone, Stefano Meloni,
Angelo Merletti, Luisa NItti, Fabrizi^Apo, Luana PgArosI, Clau^&asquet, Biella Sappé^i^mdro Spani^^nzo Turinett|^aolo Velluta Antonellq Visintin.
CORRISPONDENTI REQIONAWTaura CasoóBI^^PallagrQ|(f$Brah MartÌQ||^arla Maj^^lo, Francej^^etrosillo, Q||pa Soullier,J^lo Testa,^
13
venerdì 18 GIUGNO 1993
E Eco Delle Yalli Aàldesi
PAG. Ili
Indagine fra i librai per scoprire i gusti dei lettori nel Pinerolese
Per fare un regalo o per dovere: ¡1 mercato
del libro fra mode^ scuola e pubblicità
FEDERICA TOURN
Gli italiani cresciuti a televisione leggono ancora?
E che libri comprano? Li scelgono per il contenuto o per la
copertina? E se leggono, lo
fanno per svago o per impegno? Anche quest’anno il Salone del libro ha cercato di rispondere a queste e altre domande; noi abbiamo pensato
di restringere il campo di questa inchiesta al panorama pinerolese, intervistando alcuni
librai di Pinerolo e l’addetta di
Torre Pellice della libreria
Claudiana.
Quali sono i libri più venduti? «Senz’ altro quelli pubblicizzati o recensiti in televisione - afferma la responsabile della libreria Giuliani quindi soprattutto le grandi
firme del giornalismo italiano,
come Bocca o Biagi. Quanto
ai romanzi, si vende soprattutto il romanzo di evasione, o
scrittori molto conosciuti come Garcia Márquez, Stephen
King o Isabel Allende. Non
manca la richiesta di libri di
sociologia o psicologia quotidiana, come il recente “Etica per un figlio” di Savater o
i lavori di Willy Pasini». Chi è
il cliente tipico della libreria?
«Non c’è distinzione tra fasce
di età - aggiungono da Giuliani - anche se in effetti si riscontra una scarsa presenza
di anziani».
«l ragazzi comprano i classici perché la scuola li obbliga - puntualizza il proprietario della libreria Gianoglio - e
gli adulti si dividono in due
categorie: quelli che compra
no libri per regalarli, e in genere non hanno letto l’opera
che intendono acquistare e
quindi chiedono un consiglio
al libraio, e i lettori abituali,
che hanno sempre un’idea
precisa sulla scelta del libro».
E sono tanti questi «lettori di
professione»? «Purtroppo no
- spiega il libraio della Tajo di solito l’acquisto del libro è
legato alla moda o ai grandi
avvenimenti socio-politici del
momento: per esempio, a un
anno dalla morte di Falcone,
si continua a vendere “Cose
di Cosa Nostra” ».
La televisione fa spettacolo
di tutto e subito l’industria libraria sforna un testo sull’argomento; si corre a comprarlo, incuriositi, sospinti,
pressati dall’incessante pubblicità di gente e di fatti che
rigurgita dalle varie trasmissioni popolari. «Basta che
un autore vada da Costanzo o
a Babele e il giorno dopo arriva qualcuno in libreria a
chiedermi il suo libro» conferma la signora della Giuliani. E
Verga, Pirandello, Svevo e ancora Resse, Mann e i poeti di
ogni età: i famosi «classici»
imposti agli studenti, li considera anche qualcun altro?
«Non molto - ammette il responsabile della libreria Elia circa il 2% dei clienti».
Ma, in sostanza, si legge di
più o di meno rispetto a
vent’anni fa? «Sicuramente di
più, ma se questo può sembrare un successo si deve tener
conto che la platea di lettori si
è allargata grazie alla televisione e quindi si limita anche
ai titoli da essa proposti».
Mentre è probabilmente diminuito il numero di persone che
sceglie un libro non per moda
ma per passione o per sincero
e non reclamizzato interesse
culturale.
«Un settore in cui la vendita
del libro è sempre costantemente ad alti livelli è quello
religioso - aggiunge il libraio
della Tajo - soprattutto in
questo periodo si vendono
moltissimo titoli sulla vita ultraterrena e i bisogni di spiritualità».
Naturalmente il periodo natalizio influisce molto sulle
vendite: è anche il momento
in cui il libro assume di più le
sue fattezze di «oggetto» e
quindi è spesso scelto per la
sua veste grafica oltre che per
la sua (indispensabile) scorrevolezza, disimpegno e, naturalmente, popolarità. «Al di là
dei contenuti» garantiscono i
librai.
Ma una libreria può anche
funzionare da piccolo «salotto
culturale», un centro in cui si
possono scambiare informazioni, organizzare iniziative di
presentazione e diffusione dei
libri, magari proprio quelli
non reclamizzati? «E difficile
- dice ancora il responsabile
dell’Elia - certo se il Comune
o qualche altro ente ci chiede
dei libri per qualche iniziativa
organizzata da loro, non abbiamo problemi a collaborare. Diverso è prendere l’iniziativa: non abbiamo neanche
tempo». Peccato. Intanto si
diffonde anche da noi la cultura come superfluo; in un momento di crisi si taglia sui libri, naturalmente, a parte i fa
mosi «millelire». «Non gratifica certo pensare che un libro valga meno di un caffè dice Lidia Nisbet, della Claudiana di Torre Pellice - però
ben venga se serve come incentivo alla lettura, soprattutto per i giovani».
La libreria Claudiana conta
molto sul cliente abituale ma
soprattutto sull’offerta di letteratura specializzata sul valdismo. Quale interesse riscuotono i libri dell’editrice Claudiana? «Le edizioni della
Claudiana non vanno per la
maggiore, purtroppo - dice la
responsabile - in questo ultimo anno hanno riscosso un
certo interesse solo due o tre
titoli, come “La storia delle
donne nella Bibbia” o “Vite
discrete», storie di donne vaidesi; quanto ai testi di teologia, sono difficilmente abbordabili dalle persone senza
una cultura specifica. Si vendono decisamente di più i testi
di meditazione giornaliera,
quelli classici curati da Bouchard, o Bensi per esempio,
soprattutto in occasione delle
confermazioni. Per il turismo
straniero abbiamo opere sul
valdismo, dalla teologia al
folclore, che ci facciamo mandare dalla Francia e dalla
Svizzera. Il nostro biglietto da
visita continua ad essere “I
valdesi” di Giorgio Tourn,
che abbiamo in tutte le lingue;
ancora in voga i classici testi
sulle differenze fra cattolici e
valdesi, come il libro di Roberto Nisbet “Ma il Vangelo
non dice così”, anche se certamente andrebbe aggiornato».
Per ¡ bambini da 0 a 3 anni
Inacqua come lingua
CARMELINA MAURIZIO
A Torre Pellice, presso il
Ciao in via Volta 5, si
svolge da quasi un anno e
mezzo un’esperienza di acquaticità rivolta ai bambini da
zero a tre anni. Attualmente
gli iscritti sono 35 e mediamente i bimbi presenti nella
piscina «laghetto baby» sono
15-20 durante le tre ore del
mercoledì e del venerdì, giorni nei quali dalle 14,30 alle
17,30 i genitori e gli adulti
che si occupano del bambino
possono recarsi al Ciao. Sino
ad oggi la maggioranza dei
piccoli che frequentano la piscina per l’acquaticità proviene dai Comuni della vai
Pellice (Torre, Luserna, Angrogna e Bobbio) ma arrivano
anche da Pinerolo, Piscina e
San Germano.
L’iniziativa è coordinata da
Maura Bertin, puericultrice
presso la Comunità montana
vai Pellice: «A mio parere afferma - il bilancio è molto
positivo. L’acquaticità, da intendersi come ogni momento,
occasione, opportunità in cui
■SI entra in rapporto con l’acqua, favorisce la comunicazione corporea e così anche i
bambini più insicuri e timorosi, attraverso una buona mediazione e collaborazione
dell’adulto, sono riusciti in
modo graduale a costruire un
l'apporto positivo».
Va precisato che l’acquaticità non è addestramento al
nuoto, ma è soprattutto un’occasione per i bimbi di ri
trovarsi tra loro e con i genitori o gli educatori in un ambiente idoneo, per fare attività
in acqua e con l’acqua attraverso il gioco. «La cosa fondamentale - spiega Maura
Bertin - è dare sicurezza e fiducia sin dall’inizio al bambino e in questo senso sono favoriti i piccoli al di sotto
dell’anno di età poiché sono
meno contaminati da ansie e
paure, spesso indotte dall’
adulto». I bambini che frequentano l’acquaticità imparano così a respirare immergendosi nell’acqua, sono guidati
dall’adulto ad usare oggetti e
giocattoli che favoriscono di
volta in volta il rapporto che si
instaura con l’acqua. Per i
neonati l’acquaticità è intesa
soprattutto come rilassamento
e galleggiamento, sempre in
stretto contatto con il corpo e
lo sguardo dell’adulto.
Tutti coloro che sono interessati a partecipare a questa
esperienza devono innanzitutto prendere contatto con Maura Bertin (distretto di Torre
Pellice) con la quale si concorderà l’inizio dell’attività
per il bambino; successivamente saranno necessarie, oltre all’osservanza di precise
norme igieniche che saranno
indicate, collaborazione e costanza.
Per consentire il buon funzionamento della piscina «laghetto baby» e per l’acquisto
di materiali vari è previsto che
ogni adulto dia un proprio
contributo libero come donazione.
Appuntamento a Torre Pellice il 27 giugno
Turismo e treno
Domenica 27 giugno prenderà il via, con un treno speciale diretto a Torre Pellice e
trainato da una storica locomotiva a vapore, l’iniziativa
«Turismo & treno».
L’idea è partita dal Museo
ferroviario piemontese e si
propone di valorizzare le linee ferroviarie locali della
nostra regione, facendo conoscere zone dove natura e
cultura convivono armoniosamente.
La partenza è prevista per
le 9,15 dalla stazione di Porta Susa. All’arrivo i viaggiatori verranno salutati dalla
banda municipale.
Potranno poi approfittare
di uno dei programmi previ
sti dagli organizzatori.
Il primo consiste in una visita ai luoghi storici della vai
d’Angrogna.
Il secondo porterà i turisti
al Museo della bambola e al
Museo valdese di Torre Pellice, con la possibilità di sperimentare i ghiotti menu proposti dai ristoranti della cittadina.
Il terzo condurrà i più
sportivi in una passeggiata
lungo il sentiero naturalistico
«La ghiandaia».
Informazioni e prenotazioni a Torino presso: libreria
Claudiana, via Principe
Tommaso 1, tei. 011-689804
e libreria Verde libri, via Saluzzo 126, tei 011-6670398.
Torre Pellice: 1M luglio
Quattro giorni di festa
alla Casa delle diaconesse
Come già sperimentato
l’anno scorso, anche quest’
anno la Casa delle diaconesse propone una serie di iniziative che, all’insegna della
«casa aperta», si protrarranno per quattro giorni.
Giovedì 1° luglio, alle ore
10, si svolgerà il culto a cura
del pastore Bmno Rostagno.
Venerdì 2 luglio, alle 15,
verrà presentato il libro «I
giorni della bestia» a cura
dell’autore, Giorgio Tourn.
Sabato 3 luglio, alle 15,
pomeriggio di canti e musica
insieme a Carletto Amoulet,
la sua chitarra, i suoi amici.
Domenica 4 luglio momento conclusivo con il
mercatino delle pulci e la
sottoscrizione a premi.
Scuola elementare di Pomaretto
Alla scoperta di tutte
le fonti di energia
PAOLA REVEL
yfWj? nergia è...: fonte di
>> vita, acqua in movimento, un motore in funzione, una cosa che ci permette
di vedere nella notte, la forza
motrice dell’acqua, un vento
forte, la forza per correre, la
luce, il fulmine...».
Risposte diverse, date in
base all’età, aH’esperienza,
al ragionamento. Risposte di
bambini di 8, 9, 10 anni che
messi di fronte a un quesito
cercano di darne una definizione. Comincia così il lavoro di un laboratorio che si
occuperà di «scienze fisiche», in base a una programmazione di 5 anni preparata
dagli insegnati della scuola
elementare di Pomaretto. Il
lavoro prosegue con la classificazione dei vari tipi di
energia, con un’indagine sugli elettrodomestici di casa,
con la visita alla piccola centrale elettrica di Massello e
al vecchio mulino ristmtturato di «Gorjo trounno».
Gli obiettivi degli insegnati sono diversi: portare i ragazzi a distinguere tra le fonti di energia rinnovabili e
non, acquisire norme di
comportamento per il risparmio energetico, individuare
fonti di energia presenti nella zona, ecc. A questo scopo
si visita anche l’aereo-generatore della borgata Rey di
Pomaretto, che il signor Ferrerò costruì quando l’Enel
non era ancora giunta fin lassù.
Ci sono interviste ai vari
esperti del settore, che ri-.
spendono alle domande preparate dai ragazzi, portano
diapositive, disegni e materiale vario per rendere le loro
spiegazioni più accessibili.
Infine tutto questo materiale,
corredato da fotografie, disegni dei bambini, commenti e
interviste, viene raccolto in
un quaderno e inviato, quasi
per gioco, alla segreteria di
«Scuolambiente», un progetto di educazione ambientale
patrocinato dalla Lega per
l’ambiente, dal ministero
dell’Ambiente e con la collaborazione di Alias detersivi.
Morale della favola: questo elaborato risulta vincitore
con altri 19 progetti presentati da scuole elementari italiane. Un televisore con videoregistratore, materiale librario e giochi per i ragazzi
entreranno nella scuola come
premio tangibile per le fatiche di alunni ed insegnanti.
Tante volte si sentono
commenti del tipo: «Il “tempo pieno’’ è in grado di proporre attività veramente formative, in alternativa ai soliti
«leggere, scrivere e far di
conto»? I famosi laboratori
sono veramente fucine di
esperienza o si riducono a lezioni a tavolino?». Mi pare
che questo premio fornisca
molte risposte. Un insegnante a questo punto afferma: «Il nostro lavoro di
bambini e insegnanti spesso
non viene considerato.
Questo premio, a cui non
pensavamo, ci gratifica e ci
stimola a proseguire nel difficile cammino di educatori».
Appuntamenti
TORRE PELLICE — Giovedì 17 giugno, alle 21,30, presso il circolo Nautilus, si svolgerà una serata musicale con i Munciausen generescion (rock ironico).
TORRE PELLICE — Venerdì 18 giugno, presso il salone Opera
gioventù, si svolgerà un concerto dei cori La Draia ed Eiminal;
inizio ore 21, offerte per la ristrutturazione del rifugio Granero.
PRAROSTINO — Sabato 19 e domenica 20 giugno si svolgerà la
«Festa del faro»; parteciperà un gruppo di rappresentanti della
Resistenza francese.
BRICHERASIO — Dal 18 al 20 giugno si svolgerà la seconda festa
dell’Altemativa democratica; nell’ambito dell’iniziativa, che prevede concerti, giochi, stand, ristorante, sabato 19 alle 17, si svolgerà un dibattito sul tema La riforma elettorale: come cambierà
la politica italiana.
TORRE PELLICE — Sabato 19 giugno, alle 21, nel salone Opera
gioventù di via al Forte, il coretto valdese replicherà lo spettacolo
musicale Tenemos esperanza.
PEROSA ARGENTINA — Sabato 19 giugno, per il Cantavalli, il
gruppo Abies Alba proporrà musica tradizionale del Trentino.
L’appuntamento è per le 21,15 al parco E. Gay.TORRE PELLICE — Domenica 20 giugno, presso il Crai Mûris di via Rossenghi, ci sarà un’esposizione di quadri di G. Rivoir, B. Cardellino,
S. Morina, P.D. Bertin e A. Revelli.
TORRE PELLICE — Domenica 20 giugno a cura del Gasm, si svolgerà la 23° edizione della Corsa di Castelluzzo che sul percorso
tradizionale di 12 km prevede gare per tutte le categorie; nel pomeriggio, dalle 15, gare su percorsi ridotti riservate alle categorie
giovanili.
ristrutturazioni
^ ’ IMMOBILIARI
Costruzioni gènérali
TORINO via Gatibaldt
14
PAG. IV
Tennis da tavolo a Bobbio Pel lice
Trofeo Fìdas: cresce
la partecipazione
E Eco Delle ’^àlli Aàldisi
VENERDÌ 18 GIUGNO 1993
Si è svolto a Bobbio Pellice l’annuale torneo che la Fidas organizza per i ragazzi partecipanti al corso di tennis da tavolo
che si tiene a Bobbio e Villar Pellice nel periodo inverno-primavera. Quest’anno, alla 4° edizione, hanno partecipato ben 17
atleti. La classifica finale assoluta mista vede al 1° posto Sergio
Tumminello, al 2° Elisa Mondon, al 3° Costantino e al 4° Manuel Brache.
Fra i programmi di Radio Beckwith
La ciotola d'argilla,
la poêle percée
Radio Beckwith (fm 91.200 e 102.350) propone dalla
prossima settimana due nuove trasmissioni: «La ciotola
d’argilla», rubrica di alimentazione, erboristeria e cosmesi
naturale, in onda il secondo ed il quarto martedì del mese
alle 18,45 con replica il relativo giovedì alle 10. Riprende
inoltre il programma in lingua francese «La poêle percée».
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Rea. Tribunale di Pinerolo
n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa;
La Ghisleriana Mondavi
Spedizione in abb. post.
Gr 2A/70
Nelle Chiese Valdesi
POMARETTO — 11 Concistoro è convocato per il 19
giugno prossimo, nei locali
della Sala Lombardini in Perosa Argentina, alle 20,30. È auspicabile la presenza di tutti i
membri del Concistoro, data
l’importanza dei temi all’ordine del giorno.
Le «Miniolimpiadi» di valle a Rinasca
Un impegno che vale
per tutta la vita
PAOLA REVEL
Il ragazzo d’oggi viene sottoposto a mille sollecitazioni e spesso la baby-sitter moderna (la televisione) toglie
ogni volontà di fare qualcosa
che richieda sforzo e partecipazione attiva. Lo sport invece
richiede sacrifici, costanza,
impegno, forza di volontà, capacità di seguire le regole, forza d’animo nell’affrontare le
inevitabili sconfitte. In questo
senso è un’attività altamente
formativa del carattere; chi
impara a disciplinarsi in questo campo, chi sa tenere fede
ai propri impegni, difficilmente si lascerà trascinare in vicoli
ciechi. La droga e l’alcolismo
sono tristi figure che non hanno accesso nei campi sportivi
e nelle palestre.
E lo slogan «Lo sport dice
no! Alla droga» riportato su
magliette e manifesti ha gridato ben forte questa volontà,
questo messaggio ben preciso,
fermamente ribadito dal neonato gruppo pinaschese «Costruire cantando», attraverso
un mimo, che ha fatto riflettere tutto il pubblico presente alla serata inaugurale. Al di là di
premi e medaglie, a cui tutti
ambiscono, è importante rilevare gli sforzi dei vari gmppi
sportivi, spesso nati (come a
Pomaretto e a Pinasca) ai margini delle Miniolimpiadi di
valle.
A Pinasca sia i partecipanti
sia il pubblico non hanno potuto fare a meno di notare l’ottima organizzazione del campo; tutto era calcolato e previsto fin nei minimi particolari.
L’augurio che possiamo fare
a questi ragazzi è che possano
mantenere nella vita lo stesso
impegno dimostrato nello
sport: «Promettiamo di presentarci ai Giochi olimpici di
valle da concorrenti leali e rispettosi delle regole che li governano e desiderosi di parteciparvi con spirito cavalleresco per la gloria dello sport».
Forse non tutti i partecipanti
alle Miniolimpiadi di valle sono in grado di comprendere
appieno il significato di questa
promessa. Importante è la partecipazione piena d’entusiasmo, la lealtà e la correttezza
verso i propri avversari.
Dopo Porte, Villar Perosa,
Perosa, San Germano e Pomaretto, anche il Comune di Pinasca ha voluto organizzare le
olimpiadi estive di valle.
Compito tutt’altro che facile
gestire la partecipazione di più
di 200 miniatleti, che si sono
dati battaglia in campo; suddivisi in tre categorie, maschili e
femminili, si sono confrontati
nel lancio del peso, nel salto in
alto, nel salto in lungo, nelle
corse di velocità e di resistenza e nel gran finale della maratonina. Alla fine i ragazzi di
Perosa Argentina hanno avuto
il maggior numero di medaglie, seguiti da Pinasca e Villar Perosa.
Dietro ad ogni atleta si vedono gli sforzi degli allenatori,
che hanno dato molte ore del
loro tempo per questa preparazione. La Comunità montana
valli Chisone e Germanasca,
che da anni organizza corsi di
sci e di atletica, è la prima promotrice di questa manifestazione. I 16 Comuni le danno
ogni volta man forte nell’organizzazione. I Giochi olimpici
di valle sono nati proprio per
invitare i ragazzi a fare dello
sport, per promuovere la pratica sportiva nelle scuole e nei
vari Comuni.
Trial a Frali
Campionato
europeo
Si è svolta domenica 13 giugno a Prali la seconda prova
del Campionato europeo di
trial, bene organizzata dall’
Amc Gentlemens con la collaborazione del Comune di Prali, della Pro Loco, della società Seggiovie 13 laghi,
deiriveco e della Provincia di
Torino.Alla competizione hanno partecipato 74 giovani in
rappresentanza di 12 nazioni.
«Un percorso non dijficile spiega García, centauro spagnolo - ma insidioso perché è
molto difficile mantenere la
concentrazione in questi casi,
quando vi sono zone molto
tecniche alternate a altre molto semplici».
Ha vinto la prova Dario Re
Delle Gandine davanti all’inglese John Shirt e allo stesso
García. Re Delle Gandine, 19
anni, di Como, racconta:
«Adesso sono militare nel
gruppo sportivo dell’ esercito
a Roma; tuttavia c’ è poca
considerazione per questo
sport, così non ho tutto il tempo che vorrei per allenarmi».
E la scuola? «Arrivato al
quarto anno di studio per geometra ho dovuto scegliere: o
la scuola o il trial, le due attività erano per me incompatibili. Ho scelto il trial...».
ÆRVIZI
USSL42
chisone • GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale valdese, Pomaretto,
tei. 81154.
DOMENICA 20 GIUGNO
Villar Perosa: Farmacia De
Paoli - Via Nazionale 29, tei.
51017
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei.
81100
Croce verde. Porte : tei.
201454
L ,USSL 43 - VaLpELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 20 GIUGNO
Torre Pellice: Farmacia Muston - Via Repubblica 22, tei.
91328
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricheraslo, tei.
598790
USSL44-PINEROLESE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
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PINEROLO - Via Martiri 65 - Tel. 0121/39.77.29 (parcheggio)
VENARIA - Via Sciesa 5 - Tel. 011/45.22.957 (parcheggio)
CIRIÈ - Via Matteotti 18 - Tel. 011/921.17.59 (parcheggio)
TORRE PELLICE - Via G. Piemontese 24 - Tel. 0121/91.522 (parcheggio)
COAP
15
venerdì 18 GIUGNO 1993
^ALE
PAG. 7 RIFORMA
Intervista al teologo argentino protestante René Padilla
L'espansione del protestantesimo
in America Latina: come si spiega?
L9 espansione vertiginosa
del protestantesimo in
America Latina suscita sempre più la preoccupazione
degli ambienti cattolici romani e mobilita seriamente
l’attenzione degli studiosi di
ogni branca delle scienze sociali.
Perché là, dove altre chiese
sono semivuote, gli evangelici vedono il loro numero
crescere in continuazione?
Tale rapida espansione è
espressione di un movimento
alienante e manipolatore o
frutto dell’azione dello Spirito Santo?
La «Fraternità teologica latinoamericana» (Ftl) è stata
creata all’inizio degli anni
’70 per rispondere al bisogno, sentito da una vasta cerchia di giovani pastori e teologi evangelici, di rompere i
legami con le concezioni teologiche e ideologiche delle
missioni protestanti straniere
operanti in America Latina
(e originarie per lo più dagli
Stati Uniti).
La Ftl offriva uno spazio
in cui si poteva riflettere a
ciò che significava vivere la
propria fede in una prospettiva globale, stando radicati
in un contesto latinoamericano. Durante gli ultimi
vent’anni, la Ftl ha organizzato un gran numero di riunioni, di seminari e di atelier
per incoraggiare la riflessione e offrire possibilità di
formazione.
Ha anche patrocinato la
riunione di tre congressi
continentali. L’ultimo, intitolato «Giade III» , (Terzo Congresso latinoamericano sull’
evangelizzazione), si è svolto
a Quito (Ecuador) nell’agosto ’92 sul tema: «L’annuncio di tutto r Evangelo a tutti
i popoli, da un punto di vista
latinoamericano».
Il teologo argentino René
Padilla, cofondatore della
Ftl, ne è stato il segretario
esecutivo fino al Congresso
di Quito. Oggi, egli rimane
uno dei leader di una corrente che esercita un’enorme influenza sul pensiero teologi
co protestante in tutto il continente.
In questa intervista, Padilla
si interroga su alcune delle
questioni poste dalla progressione del protestantesimo nell’America Latina.
Il risveglio
della coscienza sociale
- Fino agli anni ’70, sembra che gli evangelici latinoamericani abbiano posto
l’accento unicamente sul
risveglio spirituale, a scapito
della missione globale della
chiesa. Oggi però ci sono responsabili evangelici che
hanno una coscienza sociale
altamente sviluppata. A che
cosa è dovuto questo cambiamento, secondo lei?
«Un cambiamento di tono,
inaugurato da una parte del
movimento evangelico, si è
chiaramente manifestato al
congresso Giade III.
In generale si può dire che
i 1.080 delegati inviati a Quito dalle chiese protestanti ed
evangeliche di tutta l’America Latina, dai predicatori
pentecostali ai teologi delle
chiese storiche protestanti,
rappresentino una nuova generazione di responsabili capaci di autocritica.
Queste persone hanno visto la loro coscienza sociale
svegliarsi. Sanno che, attraverso tutto il nostro continente, gli evangelici rendono
già la loro testimonianza e
che sono impegnati concretamente al servizio di una visione globale.
Sono pienamente consapevoli di ciò che significa impegnarsi al servizio dell’
Evangelo in America Latina,
in particolare presso i settori
poveri della popolazione. Essi hanno manifestamente il
desiderio di essere fedeli
all’Evangelo e, nello stesso
tempo, di essere vicini alla
realtà vissuta dalla gente.
L'Evangelo e la vita
Air interno della Ftl abbiamo portato avanti tutta una
Diffusione del protestantesimo
in America Latina (1986)
Oceano Atlantico
GUATEMALA
ELSALVADOR
NICARAGUA
COSTARICA
PANAMÁ
CUBA
HONDURAS
GUYANA
SURINAME
GUYANA
FRANCESE
riflessione sulla necessità di
non dissociare fede privata e
fede pubblica, e di riunire ciò
che non avrebbe mai dovuto
essere separato: l’Evangelo e
la vita.
Da questa nuova prassi sta
nascendo una teologia che
prende sul serio la parola di
Dio e il contesto sociale, politico ed economico nel quale
essa deve essere annunciata».
- Esiste, secondo lei, ciò
che si potrebbe chiamare
una «teologia evangelica latino-americana» ?
«La Ftl è un’équipe interdisciplinare. La nostra fraternità comprende tra i suoi
membri non solo pastori e
professori di teologia ma anche sociologi, psicologi e altri specialisti delle scienze
sociali. Questa équipe non si
interessa della speculazione
teologica. Ciò che cerca prima di tutto è di riallacciare
strettamente la riflessione
teologica alla vita della chiesa. Questa riflessione viene
portata avanti nella prospettiva della missione globale
della chiesa.
Dio è il Dio di tutta la creazione, della storia, della vita
intera, e non solo della vita
religiosa. In quanto esseri
umani abbiamo dei bisogni
fisici, materiali, psicologici e
spirituali che non si possono
separare gli uni dagli altri.
La nostra convinzione è che
Dio si interessi all’essere
umano nella sua totalità. Ciò
che fa, lo fa perché diventiamo i suoi figli e le sue figlie.
I teologi hanno bisogno
dell’aiuto di specialisti delle
scienze sociali per capire la
situazione che vive la gente
oggi nel mondo e per definire, di conseguenza, la missione delle chiese».
I rapporti con la teologia
della liberazione
- Qual è il rapporto dei
membri della Tfl con la teologia della liberazione?
«Certo, è una teologia familiare a tutti. Per rispondere
in modo generale direi questo: pensiamo che i teologi
della liberazione pongono le
buone domande, ma non siamo sempre d’accordo con le
loro risposte.
In alcuni ambienti latinoamericani si continua a nutrire
certi pregiudizi nei confronti
di questi “evangelici conservatori’’ che pongono unicamente l’accento sull’evangelizzazione della persona.
A un certo punto la Ftl ha
cercato di avviare il dialogo
con i teologi della liberazione, ma sui dieci che
avevamo invitati all’incontro
uno solo si è presentato. Allo
stesso modo, molti cattolici
continuano a pensare che la
Tfl sia un organismo delle
“sette” evangeliche, e per
questo non ci danno molta
attenzione».
«Sette» e «nuovi
movimenti religiosi»
- Quale distinzione fa la
stessa Tfl tra le «sette» e i
nuovi movimenti religiosi?
«Dobbiamo essere molto
prudenti quando si tratta di
qualificare i movimenti religiosi. A mio parere, il termine “setta” si può applicare
per esempio a un gmppo come quello dei davidiani negli
Stati Uniti che, nel suo fana
Indios boliviani: l’evangelizzazione protestante li raccoglie in nuove comunità
tismo, ha deciso di armarsi
per difendere la sua fede con
mezzi violenti se era necessario.
Purtroppo la maggioranza
dei cattolici latinoamericani
sembra credere che tutti i
nuovi movimenti evangelici
siano delle “sette” e usano
questo termine in un senso
peggiorativo, denigratorio. A
volte ho l’impressione che
noi evangelici veniamo definiti “sette” per il semplice
motivo che guadagnarne terreno nella società e rappresentiamo così una minaccia
per le chiese costituite dominanti».
Una certa ambiguità
- Secondo alcune persone
che studiano il paesaggio religioso dell’America Latina
il ritmo di conversione alla
fede evangelica sarebbe di
400 persone ogni ora. Questa stima le sembra corretta?
«Non conosco abbastanza
le ricerche che hanno portato
a questa cifra per darle una
risposta esatta. Ma ciò mette
in risalto un fenomeno molto
reale: la rapida espansione
del movimento evangelico in
America Latina.
Nello stesso tempo, vorrei
aggiungere che questo fenomeno presenta una certa
ambiguità. Da un lato rispecchia il fatto che un gran numero di persone ha preoccupazioni spirituali e cerca
risposte fuori dalla chiesa
che, tradizionalmente, ha
esercitato un monopolio religioso su questo continente.
Proprio nel momento in cui
questo monopolio ha cominciato a sgretolarsi ci si è
messi ad attaccare le “sette”
e a denigrarle.
La progressione evangelica
dimostra anche che la secolarizzazione che ha avuto
luogo in Europa, ad esempio,
non si è verificata in America Latina.
Da un altro lato la fame
spirituale è così grande che
la gente è spesso pronta a
cercare di soddisfarla con
qualsiasi cosa. Si comincia a
vedere prosperare gruppi la
cui predicazione è malsana.
La vita religiosa in America
Latina sta attraversando un
momento molto critico».
La religiosità popolare
- Molte cose sono state
dette e scritte sulla forza della «religiosità popolare» in
America Latina, di solito in
relazione al cattolicesimo
romano. Secondo lei, esiste
anche una religiosità popolare evangelica?
«Esistono numerose forme
di ciò che possiamo chiamare “religiosità popolare
evangelica” e alla Tfl stiamo
molto attenti a questi fenomeni. Questo tipo di religiosità costituisce una sfida per
i teologi, ma essa deve essere
studiata anche dagli specialisti delle scienze sociali. Cosa
sta succedendo esattamente e
perché?
Capita che il modo in cui i
vari gruppi evangelici esprimono la loro religiosità popolare non differisca molto
da quello dei cattolici romani. I feticci non saranno gli
stessi ma è difficile dire dove
stia la differenza.
Le emozioni sentite in questa forma di espressione religiosa diventano fortissime.
Non si fa più appello alla ragione né aH’intelletto. Si osserva questo fenomeno tanto
fra i cattolici romani quanto
fra i protestanti. Ciò comporta pericoli.
Alcune delle chiese evangeliche lanciate in un rinnovamento così fortemente
centrato sul fattore emozionale non studiano più la Bibbia in profondità».
Manifestazione dello
Spirito Santo?
- Quale analisi farebbe di
questi movimenti di risveglio
e di rinnovamento che pongono l’accento sulla salute,
T esorcismo o la «presenza
attiva dello Spirito Santo» in
occasione di celebrazioni in
cui la gente sviene o entra in
trance?
«Questo fa parte del fenomeno di espansione vertiginosa che sta conoscendo la
comunità evangelica dell’
America Latina. Non esiste,
a mia conoscenza, alcuno
studio sistematico di queste
manifestazioni, soltanto
qualche articolo.
Molti pastori e teologi si
chiedono fino a che punto si
tratti di manipolazione di fedeli o se sia lo Spirito Santo
a manifestarsi in modo sorprendente. Constato per parte
mia paralleli tra questi movimenti e il risveglio del 18°
secolo in Inghilterra, di cui
persone come George Whitefield furono attori importanti; paralleli sia dal punto di
vista di ciò che succede a coloro che partecipano a questi
immensi raduni, sia dal punto di vista delle reazioni dei
responsabili delle chiese costituite.
Su quest’ultimo punto penso che dovremmo seguire
l’esempio di Jonathan Edwards che, a quell’epoca, cercò
nella Bibbia i parametri che
permettessero di distinguere
tra l’azione autenticamente
divina e l’azione di tutt’altra
natura.
Lo Spirito Santo esalta Gesù Cristo: è una caratteristica
fondamentale della predicazione e dell’azione dei movimenti veramente ispirati da
Dio. Invece un rinnovamento
limitato all’esaltazione della
persona del predicatore, che
esercita un’influenza magica
sul suo uditorio, dovrebbe
suscitare in noi la massima
diffidenza.
Ovunque agisca lo Spirito
Santo può darsi che anche
forze opposte a Dio siano
all’opera. Dovremmo essere
coscienti che non tutto è
sempre chiaro. Esistono anche zone d’ombra».
(Quest’ intervista con René
Padilla è stata realizzata da
Dafne Sahanes Flou, giornalista argentina metodista e
membro del gruppo consultivo del Consiglio ecumenico
delle chiese sulla comunicazione).
Incontro di una comunità cristiana evangelica In Perù
16
PAG. 8
RIFORMA
VENERDÌ 18 GIUGNO 1993
Predicatore evangelico che parla sul I comandamento. Il riferimento
al Cristo crocifisso esprime la «concentrazione cristologica» di cui il
testo del Sinodo di Berna è un esempio
VIOLENZA E FOTOGRAFIA
L'IMMAGINE
AL QUADRATO
ALBERTO CORSAMI
Si sono affrettati a rassicurarci i responsabili del
comando delle nostre truppe
in Somalia.
Mai e poi mai i nostri soldati praticherebbero la tortura (fatto di cui sono invece
accusati due -marine). Non
abbiamo motivo di non credere al generale Loi o al ministro Fabbri, che hanno oltretutto chiarito chi fossero i
somali «catturati»; assassini,
stupratori, gente che sparava
sugli italiani fino a qualche
istante prima.
E Sergio Romano, sullo
stesso numero di «Epoca»
che ha pubblicato le foto dello scandalo si chiede giustamente: che cosa era successo
prima di quelle immagini (e
l’interrogativo ulteriore può
diventare: che cosa sarebbe
successo dopo, se non si fosse fatto così?).
L’immagine, la foto giornalistica è un istante bloccato
nel tempo, isolato da ciò che
viene prima e da ciò che
verrà dopo.
Qui stanno il suo fascino e
il suo limite. Possiamo credere senz’altro che quegli
uomini fossero delinquenti,
che siano stati catturati secondo le regole di guerra,
che i nostri soldati in Somalia non siano forniti di manette (anche se il particolare,
in altro contesto, farebbe sinceramente ridere: alla faccia
della tecnologia e dei corpi
specializzati!).
Eppure siamo turbati: perché un trattamento del genere, prendendo in considerazione ciò che appare nelle
foto, appare crudele: sono
una giustificazione i precedenti, le colpe, anche gravissime, per praticare queste
«costrizioni»? È una giustificazione la necessità di rendere inoffensivi gli aggressori,
quando la superiorità tecnica
delle nostre truppe è evidente?
A queste domande si darà
(speriamo) risposta in sede
politica.
Ma c’è dell’altro. Queste
immagini turbano perché rin
viano a altre, tremende, che
abbiamo già visto.
Immagini diffuse da Amnesty International, magari, o
da movimenti di resistenza,
di liberazione, di dissidenza
(che mostravano i metodi
usati da certi governi), addirittura immagini (non solo
foto; immagini parlate, o
scritte, descrizioni di prigionie, di sequestri...) riferite a
contesti e azioni molto diversi, magari a azioni «esemplari» compiuti dalla grossa criminalità.
Così accade che le foto di
«Epoca» rimandano a altro, a
altre immagini già viste, già
introiettate, già vissute.
Diventano «immagini di
immagini», scatenano collegamenti e dubbi, si caricano
di significati ulteriori e ci
turbano nonostante le possibili giustificazioni (ammesso
che le si possa ritenere valide). Esaltano le reazioni nell'uno e nell’altro campo.
Si tratta di «immagini al
quadrato», che elevano perplessità e inquietudine al cubo. Un motivo in più per evitare non di scattare le foto,
ma di compiere ciò che esse,
sia pure parzialmente e inadeguatamente, documentano.
Per far venir fuori il resto, si
può indagare da subito.
La Claudiana pubblica un testo della Riforma ingiustamente trascurato
Dal Documento del Sinodo di Berna (1532)
un insegnamento di fede e di spiritualità
_______EMANUELE FIUME______
Possiamo definire questo
interessantissimo testo
della Riforma* un manuale di
fede e di spiritualità per il
predicatore dell’Evangelo.
Elaborato nella più potente
città della Svizzera in un momento storico (poco dopo la
vittoria delle armi cattoliche a
Kappel) nel quale, anche nelle terre della Confederazione,
occorreva molta fede e molto
coraggio per riformare la fede
cristiana.
La città di Berna, che aveva
attuato la Riforma quattro anni prima, si trovava esposta
alle critiche su due fronti; i
cattolici leggevano la sconfitta militare di Kappel come un
giudizio di Dio sui riformati;
gli anabattisti sostenevano
che la Riforma non aveva
riformato la vita e la condotta
dei credenti.
Il testo in questione è
un’indicazione profonda e intelligente per il superamento
dei problemi: vi è la chiara
affermazione di fedeltà alla
riforma evangelica e nel con
il sigillo
della verità
Fède e prassi nel
Sinodo di Berna (1532)
« cu,a di FCid Fmrnio cldlid ¡3 Ha
tempo una risposta ferma agli
anabattisti, ma lo spiccato
senso pastorale di Capitone,
che anima lo spirito del documento, fa in modo di evitare
inutili polemiche su argomenti contesi.
La critica degli anabattisti
viene presa in seria considerazione, e il Sinodo risponde
affermando l’unità tra la dottrina e la vita, tra la fede e la
prassi, e questa unità non si
identifica in altri che in Gesù
Cristo. Capitone, esprimendo
un vigorosissimo cristocentri
smo, esclude ogni tipo di speculazione filosofica: Dio è
conoscibile soltanto dalla sua
rivelazione in Gesù Cristo.
La morte e la resurrezione di
Gesù sono il centro del cristianesimo e della predicazione cristiana. Il documento
sottolinea inoltre lo stretto
rapporto tra autorità civile e
chiesa, che cooperano perché
sono entrambe volute e istituite da Dio.
Gli ultimi capitoli, i più ricchi e attuali, trattano della
preparazione e della vita spirituale dei pastori, della predicazione, delle visite e della
vita familiare: «Quando si
vuole predicare si ha l’abitudine di leggere sermoni scritti o commentari e rubacchiarne quanto basta per far
passare un’ora (...) Tutto deve accadere in vista dell’edificazione della comunità...»
(pp 125-126). Non si può non
trarne preziosi ammonimenti
e consigli anche per oggi.
Il testo del documento sinodale è corredato di chiara e
ottima introduzione e di note
curate e precise, elementi che
ne facilitano la lettura e la
rendono più gustosa. Testo
della Riforma ingiustamente
considerato minore, resta un
notevolissimo scritto teologico e pastorale che ogni membro delle nostre chiese, ma in
particolare chi predica, farà
bene a leggere e a meditare.
(*) Il sigillo della verità. Fede e prassi nel Sinodo di Berna
(1532). A cura di Fulvio Ferrano. Torino, Claudiana, 1992, pp
156, con 12 illustrazioni fuori testo e 28 nel testo, £ 24.000.
BERNER SYNODVS
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vitÿ vrt^ Xanb TòtaiAn !«c vnÿ
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fcÇUffcn ún 3yno^ fidali
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ù9 «nc C^tlffmn n<t(9 bcm ^nnr 9*^
iau wff (n mAffm
nirmccc.tj.CountÇ.v.
Milano: un'esperienza teatrale nella sezione femminile del carcere di San Vittore
A chi sogna; a chi spera, a chi attende
_______MANFREDO PAVONI_______
L? ingresso del carcere di
San Vittore è dipinto di
fresco, e la facciata assomiglia a qualche stazione secondaria di una grande città del
nord. Dopo una minuziosa
perquisizione in un atrio dove
circolano guardie, poliziotti
in borghese e su cui capeggia
un epitaffio funebre che annuncia: «I detenuti in rivolta
tentarono nel 1946 la fuga e li
fermarono una mitraglietta ed
un uomo. Salvatore Rapp,
colpito a morte cadde, aveva
20 anni.
Non fu un vano sacrificio
se difese la sacra maestà della legge», siamo riusciti a
raggiungere la sezione femminile dove alcune donne
coadiuvate dalla cooperativa
teatrale «Alice T.» hanno
messo in scena «Il viaggio
con Alice». Circondate da secondine in divisa e da poliziotti in mitraglietta le donne
«di S. Vittore» hanno cominciato a recitare in un’atmosfera un po’ surreale davanti a
un pubblico di operatori sociali, psicologi e rappresentanti della stampa locale. Il
viaggio con Alice è un viaggio dentro ognuna di queste
Le lettere di Bònhoeffer
Dietrich
Bonhoelfe’^
Lettere
™ un atT"CO
Sono disponibili ancora alcune copie delle Lomre a un
amico che Dìetrioh Bonhoeffer scrisse dal carcere all’
amico Bethge tra il novembre
del 1943 e l’agosto del 1944,
dopo essere stato arrestato
dalla Gestapo.
Le Lettere costituiscono
una sintesi del pensiero teologico di Bonhoeffer. L’edizione in questione è quella di
Bompiani, che può essere richiesta alla libreria Claudiana
di Torino (tei. 011/6692458).
Il prezzo è dì £ 10.000 comprensivo della spedizione.
donne, che scontano lunghe e
definitive condanne, per
spaccio ma anche per aver
ucciso il protettore che le
maltrattava o per essersi prostituite in una realtà come
quella di Milano che per chi
nasce nei quartieri degradati
negli anni Quaranta (l’età di
queste donne è avanzata,
tranne due giovani latinoamericane) non lasciava troppe
chance.
Un viaggio costituito da un
duro lavoro di ricerca, di
riappropriazione di linguaggi,
ricordi, sentimenti sepolti e
dimenticati. I materiali degli
spettacoli sono molto semplici e recuperati dalle donne
del carcere. La scena si apre
con una donna che corre, corre, tra il pubblico, i piedi
scalzi, sfinita; si siede, la testa appoggiata alle ginocchia;
nel teatro viene la sera.
Uno spettacolo che miscela
con finezza e ironia i ricordi,
i desideri infantili, il senso di
oppressione e il desiderio di
riscatto di tanti, forse troppi
anni, vissuti in carcere. C’è
chi desidera il suo cagnolino,
chi ricorda il primo amore,
c’è la donna milanese della
«Bovisa», ex cantante del va
rietà condannata per aver ucciso in stato di ebbrezza un
cliente che aveva cercato di
violentarla. Una recitazione
asciutta, condita da testi in
spagnolo, canzoni siciliane e
un cabaret che ricorda altri
tempi. Scattano più volte gli
applausi, lunghi e frenetici,
per sciogliere l’emozione
oramai dimenticata, nei teatri
lussuosi della città, con le
poltrone di velluto rosso e gli
uscieri gallonati.
Nel poco tempo che ci rimane, a fine spettacolo cerchiamo di parlare con queste
donne, le abbracciamo, sicuri
che sono cambiate, non sono
e non saranno più quello che
erano state prima.
E così insieme alle domande sul teatro, sulle proprie vicende personali, non si può
fare a meno di parlare del
carcere, del senso di questa
istituzione che più che essere
un luogo di rieducazione o di
contenimento rischia di diventare un recinto per stranieri, per giovani emarginati,
che non sanno più nemmeno
resistere perché in fondo non
sanno più dove sono.
Le secondine cominciano a
dare segni di impazienza e
più volte chiamano a raccolta
le carcerate. In modo gentile,
certo, quasi da «amiche», ma
comunque pesante e triste per
chi osserva la scena da fuori.
Un ultima lettura, la recita un
donna sulla sessantina, capelli grigi, un viso noto che si
può incontrare ogni giorno a
Milano in tram o dal fruttivendolo: «Alle donne che
soffrono da sole e a quelle
che soffrono perché sole. Alle donne che cercano la cortiprensione anche quando patiscono l’incomprensione, cercano la giustizia anche quando patiscono l’ingiustizia,
cercano l’amore, anche quando patiscono l’odio.
Alle donne che cercano la
ricchezza in quel che danno,
non in quel che prendono,
cercano la forza in quello che
sono, non in quel che hanno.
Alle donne che si battono con
loro e non contro di loro.
Alle donne che rifiutano
l’illusoria arroganza delle
conquiste definitive ed amano invece la fatica, la pazienza e l’umiltà della ricerca,
della lotta incessante, lungo )
sentieri dolci e infiniti degù
ideali. A chi sogna, a chi spera, a chi attende».
17
\/ENERDÌ 18 GIUGNO 1993
Mil
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
Un libro di racconti ci fa capire la quotidianità del conflitto nell'ex Jugoslavia
Le scarpe del profugo: la vita, le ansìe^
le speranze di un popolo costretto alla guerra
_______MARCO ROSTAN_________
Diciamo la verità: nonostante le proclamazioni
contrarie, sull’ex Jugoslavia
siamo di fatto indifferenti,
stretti tra l’angoscia-fastidio
per le drammatiche notizie
dei telegiornali e l’impotenza
ad agire, a fare «qualcosa
per». Impotenti perché si è
sbagliato sempre, si è sbagliato a riconoscere troppo in
fretta la Croazia, si è sbagliato a non intervenire militarmente quando l’intervento sarebbe ancora stato possibile e
utile, si sbaglierebbe a intervenire ora, si sbaglia a non
intervenire.
Così finisce che cerchiamo
di allontanare da noi tutta la
questione e pensiamo: in fondo se la sbrighino loro, quando ne avranno abbastanza di
ammazzarsi la finiranno. Bene, anzi male: per chi, come
me, sente questi sentimenti
dentro di sé, insieme a un certo senso di colpa perché non
si riesce, in questo caso, a fare qualcosa del tipo di quello
che si fece per il Sud Africa o
per il Vietnam, è bene leggere, sulla ex Jugoslavia, un libro diverso dai soliti.
Si tratta di Balkan Express*, scritto da una delle
ìm '
Soldati musulmani con il padre di un loro compagno ucciso in combattimento
migliori giomaliste jugoslave,
Slavenka Drakulic, nata a
Fiume nel 1949, laureata a
Zagabria, già famosa per altri
libri e per il suo prossimo.
Come siamo sopravvissute al
comunismo, che uscirà in italiano presso «Il saggiatore».
Le venti storie che l’autrice
presenta in Balkan Express
sono state scritte tra l’aprile
1991 e il maggio ’92: non
raccontano la guerra che vediamo sui teleschermi ma iniziano proprio là dove finisce
il notiziario.
Parlano di come la guerra,
quella meno visibile ma più
La Spezia: incontro con Domenico Maselli
La nostra fede e
il senso della storia
ELISABETTA SENESI
11 15 maggio, nella chiesa
valdese e metodista, il prof.
Domenico Maselli, docente di
Storia del cristianesimo
all’Università di Firenze e pastore a Lucca, ha tenuto una
conferenza dal titolo: Ha un
senso la storia?, su invito del
collettivo culturale, sollecitato
al problema dallo studio del libro Dio e la storia, edito alcuni anni fa dalla Claudiana, che
contiene una serie di saggi che
prendono in esame il problema
del senso della storia nel nostro tempo, quando cioè non
sembra più possibile una visione ottimistica e «progressiva» della storia stessa.
Nel mondo greco-romano,
ha detto Maselli, la storia è per
lo più narrazione di fatti che
avvengono, senza connessione
necessaria, dovuti in gran parte al caso. Solo con Tucidide
nasce il problema della verità
nella storia e quindi delle responsabilità che lo storico ha
di ricercare le fonti e di vagliarne l’attendibilità.
Per Plutarco poi la storia è
incontro di due forze (virtù e
fortuna), come ribadirà Machiavelli; in ogni caso nell’anhchità la storia non si pone né
come progressiva né come necessaria.
È nel mondo ebraico che il
IfROIESIANTESIMO
fc IN TV ..
•^ Domenica 27 giugno
L ore 23,30-Roiefte 1
Replica: lunedi S luglio
, ore 9,30‘Raìdue Ai
^/.Btica protestante
« cultura dello stato
concetto muta: nella storia appare l’intervento di Dio che ha
scelto il popolo di Israele per
manifestarsi all’umanità. La
storia diventa storia dell’uomo, del peccato, che è violenza e sopraffazione.
Nel Nuovo Testamento in
questa storia c’è un intervento
diretto di Dio in Gesù Cristo,
che pone la sua mano su tutta
l’umanità; il giusto che muore
è Dio stesso, che dà all’uomo
una nuova direzione che parte
dalla sua interiorità. Essere
cristiani quindi significa rinnovarsi e prepararsi al regno.
È in questa ansia di cambiamento interiore che vanno visti i vari movimenti religiosi
all’interno della Chiesa dell’
anno mille: l’opera e l’attività
di san Bernardo, che Lutero
considerò suo padre spirituale,
i cistercensi, i valdesi, i francescani, accomunati tutti dal
rifiuto della ricchezza e da una
grande solidarietà verso i sofferenti. In questo senso si potrebbe ripercorrere la storia
passata, contrassegnata da momenti di profondo cambiamento fino a Lutero ai movimenti
anabattisti e oltre.
L’oratore ha rilevato, sull’
oggi, che ci troviamo a vivere
in un momento di profonde
crisi, da quella ecologica a
quella sociale (solo il 5% della
popolazione mondiale vive
nell’abbondanza) a quella filosofica.
Ma secondo Maselli la speranza del credente non è mai
stata più forte. È proprio
dall’incontro con Dio, e quindi
nel rinnovamento interiore del
credente, che sta la possibilità
di superare la violenza e la
sofferenza che oggi come
sempre sono presenti nella storia.
profonda, ci cambia a poco a
poco, dall’interno. Quella per
cui, a un tratto, ci si trova a
pensare che una profuga, perché è profuga, non ha più bisogno di comprarsi delle
scarpe con il tacco (perché
ovviamente i profughi sono
vestiti male).
O quella per cui nello
scompartimento di un treno
da Vienna a Lubiana e Fiume
i tre passeggeri che fanno il
viaggio insieme si accorgono
di aver paura di parlare tra loro per timore che la loro lingua, o il giornale che sfogliano, rivelino chi è serbo, chi è
croato, chi insomma è il nemico. Un altro dei racconti, la
lettera che l’autrice scrive alla
figlia di 17 anni scappata a
Vienna, ci commuove per
l’autenticità delle parole con
cui la madre cerca di spiegare
che cosa è stato per loro il comunismo, l’illusione che fosse possibile costruire un «volto umano del comunismo», e
per la totale impossibilità dei
diciassettenni di capire, di
collegarsi con un passato che
non è stato loro e di vivere un
presente come quello attuale.
Ci viene in mente, sia pure
in una situazione ben più fortunata, l’analoga impossibilità per i figli di oggi di ritrovare ragioni di speranza e di
impegno in riferimento a
quanto pure di positivo c’è
stato nella politica, nei partiti,
prima dei drammatici anni
’70 e ’80.
È un libro breve, facile, che
si comincia e non si lascia
finché è finito, un libro che
tocca il cuore e le viscere, e
che perciò apre il cervello,
contro le chiusure che inevitabilmente ci costraiamo contro gli «altri».
(*) Slavenka Drakulic, Balkan
Express, Milano, Il saggiatore,
1993, £ 16.000.
Società di studi valdesi
Un prezioso
riconoscimento
La Società di studi valdesi è
lieta di informare che ha ottenuto l’inserimento nella «Tabella delle istituzioni culturali
nazionali», a cui il ministero
dei Beni culturali e ambientali
concede un contributo triennale ai sensi della legge
2/4/1980 n. 123. Detto contributo è stato fissato in 40 milioni annui per il triennio
1993-95.
Si tratta di un lusinghiero
riconoscimento del ruolo
scientifico assunto dalla Società sotto la presidenza prima
del prof. Augusto Armand
Hugon e poi del pastore Giorgio Tourn, grazie anche
all’appoggio del prof. Giorgio
Spini, presidente del Comitato
scientifico della Società.
Per l’utilizzazione di questo
contributo il Seggio sottoporrà alla prossima Assemblea dei soci un piano triennale di sviluppo delle attività
della Società, incentrato sui
seguenti punti:
a) potenziamento della biblioteca e dell’archivio, che
fino a oggi hanno gravato sulle finanze del Centro culturale;
b) sviluppo della collana
storica, con la pubblicazione
delle Leggende valdesi di Marie Bonnet a cura del prof. Arturo Genre, la nuova edizione
del Dizionario del dialetto
della vai Germanasca di Teofilo Pons, a cura ancora di
Genre, e la raccolta degli Studi sull’ evangelizzazione in
Italia tra Otto e Novecento di
Giorgio Spini;
c) creazione di un gruppo di
ricerca in via di definizione;
d) rafforzamento delle strutture e del segretariato della
Società.
Attività della società nell’
agosto 1993 L’Assemblea ordinaria della Società è convocata per sabato 21 agosto alle
ore 16,30 nell’Aula sinodale
di Torre Pellice.
Nella stessa aula domenica
22 agosto, alle ore 20,45, Daniele Tron, Giorgio Tourn e
Giorgio Rochat introdurranno
un dibattito su Storia e storiografia valdese ieri e oggi,
tratteggiando l’opera storiografica di Jean Léger, Jean
Jalla e Giovanni Miegge.
Il XXXIII Convegno di studi sulla Riforma e i movimenti religiosi in Italia avrà luogo
dal pomeriggio di domenica
29 agosto a martedì 31 sul tema: Frontiere geografiche e
religiose in Italia. Fattori di
cornuto e comunicazione nel
XVI e XVII secolo', sotto la direzione scientifica della prof.
Susanna Peyronel.
21-31 agosto — BIENNO
(Bs): Presso l’Eremo dei santi
Pietro e Paolo si tengono due
seminari dell’associazione «Biblia». Il primo (21-26) è dedicato al tema: «Udite, cieli;
ascolta terra»: i tre volti profetici di Isaia. Relatori: Enzo
Cortese, Amos Luzzatto, Alberto Soggin. Il secondo (2631) verte sul tema: Il sermone
sul monte: esegesi, fonti, messaggio (Matteo capp. 5-7). Relatori: Carlo Bozzetti, Paolo De
Benedetti, Daniele Garrone,
Giannino Piana..
Per informazioni: ass. «Biblia», via A. da Settimello 129,
50040 Settimello (Fi). Tel.
055/8825055; fax 055/8824704
Una mazzetta usata in miniera per forare la roccia
Televisione
La voce e il volto di Carlo Ferrerò, memoria vivente delle
miniere della Talco & Grafite (valli Chisone e Germanasca),
raccontano. Raccontano della vita nelle borgate, dei lavori tradizionali (che lo stesso Ferrerò ha ricostruito in modellini di legno ricchi di dettagli precisissimi). Le immagini dell’oggi (i
minatori, i carrelli, i blocchi di talco ma anche, appunto, i modellini) contrappuntano le sue parole in Protestantesimo (trasmissione del 30 maggio).
È passato molto tempo da quando i narratori delle società tradizionali raccontavano, la sera nella stalla, i luoghi, le memorie, le vicende del passato: un sedimento di cultura tradizionale
che nel caso del popolo valdese coincise con l’identità culturale. Per secoli questa gente diede una lettura che era anche «teologica» della realtà tradizionale (Bmna Peyrot).
E oggi, dice Giorgio Tourn, occorre riscoprire una riflessione
di fede «a monte» per far sì che tutto ciò che costituisce la cultura e la memoria storica non si presenti come un fossile. Il rischio, come dice Erminio Ribet, presidente della locale Comunità montana, è che il forestiero non percepisca più quella specificità che invece la ricca storia di fede delle valli dovrebbe
trasmettere.
È la Tv un luogo adatto a rappresentare questa massa di materiali? Probabilmente sì, anche se la sfida è ardua. Si tratta di
ricuperare una forma più «cinematografica», più disponibile
alla narrazione (e meno «impositiva», meno tesa a convincere a
ogni costo, come invece accade in dibattiti-risse, vedi Processo
del lunedì, o Ferrara, o Costanzo...). Forse sarà una proposta
«vecchia», ma in più sedi (dibattiti, scuola, giovani) ci si rende
conto dell’importanza dei «testimoni», del racconto delle esperienze vissute in prima persona. Proseguiamo, dunque, anche
con Protestantesimo.
Riviste
Gli evangelici e l'aborto
L’agenzia stampa della Federazione delle chiese evangeliche
in Italia (Fcei) prosegue la pubblicazione della collana Nev
dossier con un quaderno dedicato alla riflessione evangelica sul
problema dell’aborto.
«Appare chiaro da questa documentazione - si legge nell’introduzione al dossier - che la posizione evangelica di fronte alla legislazione sull’interruzione di gravidanza si differenzia in
modo significativo da quella cattolica. Fondata sulla responsabilità personale, l’etica protestante si rivolge alla coscienza
perché compia le sue scelte dinanzi a Dio, nella consapevolezza che viviamo tutti e sempre in una situazione di peccato, in
cui il bene possibile è sempre relativo e, nella concretezza delle scelte, non possiamo porci di fronte a degli assoluti come la
difesa astratta della vita, ma dobbiamo dare come credenti la
risposta alle situazioni esistenziali che compongono il tessuto
della nostra esistenza».
Il dossier propone una ventina di articoli e documenti, apparsi tra il 1975 e il 1993 sulla stampa evangelica {La luce. Il Testimonio, Riforma, Gioventù evangelica, Nev) e ecumenica
{Com Nuovi Tempi, Confronti). Fra i vari documenti anche un
inedito: la recente dichiarazione dell’Assemblea mondiale avventista sull’aborto, resa nota in Italia nel maggio scorso.
Il dossier costa 6.000 lire e può essere richiesto versando
l’importo sul ccp 82441007 intestato a Nev-Notizie evangeliche, via Firenze 38, 00184 Roma, oppure inviandolo in francobolli allo stesso indirizzo. Per ordinazioni telefoniche: 06483768 oppure 4825120.
Don Milani, 25 anni dopo
Il Centro di documentazione di Pistoia (Cdp) ha curato la
pubblicazione di un numero del proprio notiziario dedicato alla
polemica dell’estate scorsa su don Milani.
Si trattò allora di una «querelle» che divampò con toni accesi
sulle pagine culturali di Repubblica (ma vi furono articoli anche sul Manifesto) in seguito a una sorta di provocazione a
opera dello scrittore Sebastiano Vassalli. Nella linea dell’attacco alle «ideologie» quest’ultimo attaccava la Lettera a una professoressa sostenendo che più che un libro da leggere era più
adatto a essere esibito nelle manifestazioni, un vessillo per esibire identità ideologica e appartenenza.
Non mancavano nell’articolo in questione, che arrivava a 25
anni dalla morte di Milani, pesanti critiche al «don» come maestro.
Opportunamente il Cdp ci fornisce la rassegna stampa in proposito, unitamente alle riflessioni rfi un membro della direzione
del Notiziario.
Il Notiziario è una rivista mensile giunta al n. 128. L’abbonamento annuo costa £ 25.000 (30.000 per gli enti) da versarsi su
ccp 12386512 intestato alla cooperativa Centro di documentazione, via degli Orafi 29-51100 Pistoia.
18
PAG. 10 RIFORMA
Dibattiti
Un'analisi protestante del pensiero del teologo cattolico tedesco
Drewermann; molto rumore per poca cosa
_________JEAN ANSALDI*__________
Eugen Drewermann, nato
nel 1940, rappresenta in
sé un crocevia di funzioni e di
competenze: ecclesiastico cattolico, docente di antropologia
religiosa, psicoterapeuta, giornalista e scrittore. La sua opera scritta è considerevole e una
parte è già stata tradotta (in
francese, ndt) e si situa essenzialmente airincrocio della
religione, della morale e della
psicanalisi.
E un uomo che non può lasciarci indifferenti, oggetto
com’è di una vera e propria
adulazione da parte degli uni
e di un forte odio da parte degli altri. Onnipresente nei
mass media, distribuisce pareri, trancia con sicurezza sulle
questioni più difficili dell’esistenza, diagnostica senza esitazione, interpreta la Bibbia, le
opere letterarie, i comportamenti con certezze assolute.
Il fenomeno Drewermann
meriterebbe in sé uno studio
specifico: analisi di un itinerario, di un successo, di un rigetto. Ma ecco che immediatamente il teologo protestante si
sente colpevole nel procedere
ad una lettura critica: il suo
autore non è forse esposto ai
fastidi ecclesiastici di una gerarchia maldestra e intollerante che lo ha escluso dai suoi
principali incarichi? Per cui
occorre dirlo subito: ogni teologo a cui è stata tolta la libertà di critica nei confronti
della propria chiesa non può
che attirare la mia simpatia e
la mia solidarietà. Non si può
proclamare urbi et orbi (è
proprio il caso di dirlo) la dimensione insuperabile dei diritti umani e rifiutarli all’interno stesso dell’organizzazione, seppure ecclesiale, di
cui si è a capo.
Posta questa solidarietà, non
bisogna nascondere il rovescio
della medaglia che ci libera da
ogni perdita di spirito critico:
che un autore venga perseguitato in modo sciocco dalla gerarchia cattolica non implica
che quello che scrive merita
l’elogio. Uno studio attento
delle opere tradotte a ritmo
elevato rivela il carattere eteroclita, superficiale, perfino
pericoloso, che le contraddistingue. È difficile rendere
conto di un giudizio così severo nel quadro di uh giornale
non specializzato, posso tutt’al
più fare alcuni rilievi generali:
1 ) Drewermann scrive come
se inaugurasse un nuovo genere; egli pensa e redige come
se, alla maniera di Melchisedec, si situasse fuori di ogni
genealogia. Ora, per limitarci
alla sola teologia cattolica
francese, numerosi autori, vari
ed esperti, hanno già esplorato
la via in modo notevole e con
le sfumature dovute: basta citare Beimaert, Bellet, Oraison,
Sublon, Vasse, Vergotte e
molti altri. Il nostro autore
avrebbe potuto trovare là uomini che sono andati molto
più lontano di lui nel dibattito
tra teologia e psicanalisi, ma
in modo solido, serio, paziente
e prudente. Si fosse almeno
ispirato ai loro testi nonché alle loro pratiche: alcuni di questi hanno anche una pratica
analitica, ma non per questo si
credono chiamati a generalizzare in modo un tantino terroristico.
2) Stupisce l’eclettismo del
suo metodo: di tanto in tanto
si appoggia a Freud ma lo abbandona quando gli fa comodo per rivolgersi a Jung o
al Libro dei Morti egiziano
oppure al mito universale.
Ora, tali «autorità» non possono essere addizionate come
se insieme facessero una som
ma, così come non si può fare
matematica includendo contemporaneamente i postulati
euclidei e non euclidei.
Tutto avviene come se
Drewermann costruisse una
fortezza di sapere che gli consentirebbe poi di giudicare
ogni cosa, non a partire da un
ascolto individuale, bensì in
un atteggiamento globalizzante. In questo senso, e malgrado
prestiti fatti un po’ dovunque,
egli rimane fondamen-talmente junghiano nella misura in
cui il terapeuta occupa la posizione del maestro (ricordiamo
che Freud e Lacan chiedono
invece di rimanere all’ascolto,
in una posizione di non-sapere: solo il soggetto analizzato
fa il lavoro, l’analista si limita
a rimandargli i significanti insoliti pronunciati affinché,
unico competente in ultima
istanza, egli stesso vi associ
significati e senso. Chi potrebbe giungere a conclusioni
sulla propria vita se non la
stessa persona analizzata?).
Per quanto mi riguarda, rimango stupefatto e spaventato
di fronte all’analisi dei casi di
clinica pastorale che l’autore
ci presenta.
3) A parer mio, la lettura biblica di Drewermann soffre di
una destoricizzazione dei testi
che, condannati a trascrivere
10 psichismo «eterno» dell’
uomo, funzionano come delle
chiavi che aprono ad un sapere
e non come degli appelli da
mettere in relazione per produrre una verità nel «qui e
ora» della lettura. Da qui, il
suo costante e violento attacco
all’esegesi storico-critica, che
certo non è senza debolezze e
senza pretese, ma che ha il
merito di rimandare il lettore a
un «lavoro» sui testi e non a
una raccolta immediata di un
sapere sull’uomo (questa critica di antistoricizzazione del
testo biblico è già stata fatta
da G. Theissen, esegeta di
Heidelberg; ma, purtroppo,
anche lui ricorre a un’esegesi
«psicologica» dei testi, a partire da posizioni teoriche malferme e selezionate «intellettualmente» al di fuori di ogni
pratica di ascolto).
Si potrebbe continuare a
lungo la lettura critica di
un’opera che, per un addetto
dell’ascolto e della teologia,
non appare seria. Ma questi rilievi rilanciano la domanda:
da dove viene il successo popolare di Drewermann? Solo
dal fatto che, polemizzando
con la propria gerarchia, viene
ad occupare il posto dell’eroe
perseguitato? C’è certamente
molto di vero in questo ma è
una spiegazione insufficiente.
Leggendo attentamente le
trascrizioni delle sue trasmissioni e i casi di clinica pastorale che ci riferisce, egli appare prima di tutto come colui
che elimina l’angoscia, promette una rapida felicità, libera dai «tabù» abbastanza prontamente. Proprio quello che un
pastore, che si basa su teorizzazioni meno trionfalistiche,
non può, in coscienza, permettersi.
Prendiamo l’esempio dell’
angoscia: analizzandola in
modo sferzante con prestiti
fatti un po’ dovunque, viene a
mancare un solido dato clinico
che attesti che ¡’angoscia è un
segnale:
a) prima di tutto essa indica
11 passaggio dal godimento
narcisistico al desiderio,
dall’uomo pieno dei suoi ideali e dei suoi sogni di autorealizzazione all’uomo che si
svuota in parte per far posto
all’Altro;
b) essa indica anche la prossimità della regressione infantile, l’abbandono del desi
VENERDÌ 18 GIUGNO
i- '*V> • i
Dopo la firma dell'Intesa
Cosa fare con l'8%o?
UGO ZENI
Il teologo Eugen Drewermann
derio per tornare al «pieno» di
un godimento suicida per la
sua dimensione di soggetto.
Per cui, e gli analisti lo hanno
spesso rilevato, non è l’allontanamento dal seno materno
ad angosciare il bimbo svezzato bensì la prossimità del suo
ritorno.
Io stesso, nello studio dei testi «spirituali», ho rilevato un
funzionamento paragonabile
dell’angoscia. Dunque questa
non può essere scansata né eliminata, salvo che in una fuga
infantilizzante dalla vita: il pastore non può che aiutare a
leggerla, a decifrare in che
senso essa sia un segnale,
quindi a invitare ad «attraversarla» quando segnala il lutto
dell’autosufficienza; a leggerla, quindi a sfruttarla quando
segnala una prossima regressione lontana da una posizione
di soggetto di parola.
Si può allora capire perché
colui che cerca di eliminare
questa prova, che tappa i buchi del sapere, che risparmia
l’ineluttabile rinuncia al godimento e che designa i colpevoli della nostra sofferenza
fuori di noi stessi (gerarchi religiosi, esegeti, morale o che
so io) non può occupare il po
sto del maestro ed essere adulato in quanto tale.
Resta da sapere se tale è il
posto che debbano occupare
teologi e pastori. I numerosi
teologi francesi, soprattutto
cattolici ma anche protestanti,
che operano in questo campo
hanno scelto di lavorare nella
discrezione, nella formazione
dei pastori, nella non demagogia, nella prudenza delle pubblicazioni, rinunciando ad
ogni psico-show attraverso i
mass media per il timore di diventare guru infedeli. Hanno
avuto torto di essere troppo
scrupolosi e di lasciare così un
vuoto mediático, col rischio di
vederlo occupato da persone
più frettolose? Tra il lavoro discreto e in profondità da un lato e la conquista di un posto di
maestro dall’altro, era possibile una posizione intermedia
che avrebbe potuto evitare
questo affascinamento infelice
di coloro che soffrono? Val la
pena porre la domanda e non
saprei rispondervi da solo.
* professore di teologia sistematica alla Facoltà di teologia
protestante di Montpellier.
(da «Réforme» n. 2509 del 15
maggio 1993); traduzione di
Jean-Jacques Peyronel.
Comprendo bene che la
decisione dello scorso
Sinodo favorevole all’accettazione del famoso 8%o abbia
provocato per taluni profonda amarezza, come sarebbe
stato per me se fosse accaduto l’inverso e, forse, dentro
di me l’amarezza avrebbe
suscitato la ricerca di una
reazione: «guai ai vinti».
Non mi stupisce quindi se
a quanto «vox populi» dice
vi è una corrente nell’ambito
della nostra chiesa che, secondo quanto inequivocabilmente mi risulta, cerca di
preparare per il prossimo Sinodo una specie di avallo alla convinzione che l’8%o
debba da noi essere accettato
solo proforma (per rispetto
alla decisione dello scorso
Sinodo) e, mi si dice, si cerchi una giustificazione e un
indirizzo nel fatto che il pastore Tullio Vinay non si è
dichiarato contrario a tale accettazione purché l’importo
da esso derivante venisse destinato alle tremende necessità del Terzo Mondo.
Di conseguenza si proporrebbe che solo una ben ridotta parte dell’importo di cui si
tratta venisse utilizzato per le
nostre opere e la differenza
andasse a beneficio del Terzo Mondo.
Tullio Vinay è per me fratello affettuoso, maestro, pastore che mi ha imposto a
comprendere e, nella mia
umana debolezza, a rendere
viva la parola «agape». Ma
sono certo che Tullio quando
soffriva e soffre della sofferenza del Terzo Mondo, soffriva e soffre certamente di
tutte le sofferenze che gli
stanno intorno, nella nostra
chiesa e fuori, in ogni angolo
di questa nostra misera terra
E proprio perché Tullio mi
ha insegnato a comprendere
l’agape, non mi sento oggi di
condividere l’ignorare o quasi (cioè tener presente per
sola coerenza in una fettina
di percentuale) le sofferenze
delle persone, mie sorelle e
miei fratelli, con le quali da
quando sono nato ho condiviso, nell’ambito della chiesa
in cui vivo la gioia della fede
e, ahimè, anche la materiale
sofferenza della vita di ogni
giorno.
Sì, fissiamo pure in Sinodo, se proprio lo riteniamo
necessario, una percentuale
delTormai acquisito 8%c che
io, noi e non lo stato, intendiamo per legge devolvere a
chi soffre ma rendiamoci responsabili, nell’ampio dono
dell’agape della croce, a
guardare non solo alle tragiche sofferenze nelle quali
tutti gli esseri umani sono
più o meno coinvolti, ma alla
nostra realtà, in particolare ai
nostri asili per persone anziane, ai nostri luoghi di cura
dove non si fanno distinzioni
di «tessere religiose», a quel
recipiente posto sotto la croce ove cola l’agape perché
chiunque soffre senta, al di
là di ogni umana e programmata decisione, vicino il Cristo salvatore nell’affetto
concreto della sorella e del
fratello.
Non sarò ufficialmente
presente al Sinodo per dire
ciò che penso ma, se il Signore me lo permetterà, ci
sarò certamente in preghiera
non solo per chiedere al Signore che le cose si svolgano
come sento, ma nella luce
dell’agape per dire, come
Gesù mi ha insegnato, «Signore, sia fatta innanzi tutto
la tua volontà».
Nella seconda metà del decennio di solidarietà delle chiese con le donne
Apriamo un dialogo con le altre religioni
MARIE-FRANCE MAURIN
Riprendiamo il dibattito
su Gesù e le donne (vedi
i nn. 12 e 18), interessante
perché coloro che scrivono
hanno punti di vista che paiono opposti (una cristiana, un
ebreo) ma per ognuno di loro
si tratta di una situazione di
sofferenza, con esperienza di
discriminazione.
Da parte del femminismo
cristiano non si riflette forse
abbastanza, prima, sul fatto
che malgrado l’ambiente generale patriarcale dell’Antico
Testamento, ripreso in certe
parti dal Nuovo, rispetto
all’ambiente greco-romano
l’ebraismo manifestava più
aperture nei confronti delle
donne e anche rispetto alle
altre religioni. Inoltre è importante il modo di presentare forme di liberazione delle
donne: l’aggressione per
esempio rischia di’ portare il
discorso su un altro binario
(come appare dalla lettera di
protesta).
È bene distinguere due ambiti troppo facilmente confusi: quello della vita provata e
quello della vita socio-religiosa; c’è chi non è coerente
con l’uno e con l’altro. Oggi
collaborare tra uguali, come
immagini di Dio, maschio e
femmina, significa: a) nella
vita provata: partecipazione
ai lavori di casa, all’educazione dei figli, alla cura delle
persone anziane (cioè non più
parità nel senso che le donne
devono adattarsi ai ritmi maschili, ma gli uomini fare come le donne); b) nella vita
sociale; autonomia e lavoro,
con possibilità di orari flessibili per i due partner secondo
le progressive situazioni della
vita (cosa che implica una
trasformazione delle strutture
sociali che finora opponevano ostacoli alle donne); c)
nella comunità religiosa:
stesse possibilità di partecipazione alla vita cultuale e
«di governo». Non si tratta di
particolare considerazione
per la madre, o di protezione
nei confronti della «vedova e
dell’orfano» (come per l’Antico Testamento), ma di
uguaglianza nella diversità e
reciprocità.
Questo messaggio Gesù
Tha recato anche se molti, discepoli, scrittori neotestamentari, padri della chiesa,
teologi non l’hanno recepito,
nei secoli e fino a oggi (un
archimandrita ortodosso, per
fare un esempio, durante la
Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani, ha chiesto che TEvangelo non venisse letto da una donna, che
avrebbe potuto leggere l’Antico Testamento o le Epistole).
Dobbiamo, per mantenere
buoni rapporti ecumenici, accettare che si soffochi la voce
evangelica di liberazione per
ritornare nella schiavitù? Come se non fosse proprio
l’Evangelo a mostrarci Gesù
dalla parte delle donne contro
la casta sacerdotale del suo
tempo! Il problema delle
donne è così centrale che
porta tensioni fra le chiese
che fanno capo al Consiglio
ecumenico e ora spacca l’anglicanesimo. Si ha paura di
perdere la sicurezza di un’
identità costruita sul potere, o
di non saper affrontare i propri punti deboli?
Inoltre: trattare Antico e
Nuovo Testamento come raccolte di leggi o come norma
eterna, anziché come testimonianza di varie epoche e storie di liberazioni, equivale a
sviare i testi. È troppo facile
dire a chi cita «Tacciansi le
donne nelle assemblee» (fra i
Corinzi del I secolo) che Paolo dice poco prima a tre gruppi di uomini di tacere, mentre
lo dice a un solo gruppo di
donne.
E che nella storia secolare
questo ammonimento è stato
tolto dal suo contesto per farne una regola generale, dimenticando che altrove Paolo
dice: «Non c’è giudeo o greco, schiavo o libero, uomo o
donna» (Galati 3, 28). Se Dio
si è presentato come liberatore della storia («Sono l’Eterno che ti ho liberato dal paese d’Egitto, dalla casa di servitù»), dobbiamo chiederci
quali sono oggi i nostri paesi
d’Egitto, e quale sia la libertà
nella quale inoltrarci.
In questa prospettiva non si
possono più utilizzare Bibbia,
Talmud o Corano, nei loro
aspetti patriarcali; occorre
scoprire il filone della liberazione di Dio, che per i cristiani riceve pienezza in Cristo,
il quale ha iniziato il tempo
nuovo di Dio e ha abolito
l’inimicizia tra «giudei e pagani» (c. Efesini 2, 14). Se
noi, donne e uomini, sapessimo recepire i momenti culminanti di liberazione cantati
dalle donne dell’Antico e del
Nuovo Testamento (Miriam,
Anna e Marta) con, al centro,
l’abbattimento delle forze dominatrici, del patriarcalismo
e maschilismo nei loro aspetti
di potere, guerra e violenza
per innalzare gli umili e fortificare la loro debolezza, vedremmo meglio non solo la
rottura ma anche la continuità
tra Antico e Nuovo Testamento.
È il momento di utilizzare
la seconda metà del Decennio
ecumenico Chiese solidali
con le donne per entrare in
dialogo con altre denorninazioni o religioni proprio su
questi argomenti; apparteniamo già alla nuova umanità,
ancora «nascosta con Cristo
in Dio» (Colossesi 3, 3),
di cui si vedono già dei segni,
fra i quali nuove relazioni
umane; questa è la nostra testimonianza.
19
\ff^.NERDÌ 18 GIUGNO 1993
Dei
PAG. 1 1 RIFORMA
;ta
Ricordo di
Reto Bonifazi
Il primo maggio scorso è
mancato alla sua famiglia e
alla comunità di Temi il fratello Reto Bonifazi. Il past.
Arcangelo Pino ha tenuto il
suo funerale nel tempio metodista di via della Vittoria,
gremitissimo di congiunti,
fratelli e amici.
La dipartita del fratello
Bonifazi, presidente del
Consiglio di chiesa, ha còlto
di sorpresa la comunità che
pur conoscendo la serietà
della sua malattia non si
aspettava una così drammatica conclusione.
Bonifazi, che lascia la moglie e tre giovani figli, lascia
tra i metodisti ternani un
vuoto che difficilmente potrà
essere colmato: per lui i doveri erano prioritari rispetto
ai diritti e, anzi, lamentava
che i secondi fossero quasi
sempre anteposti ai primi.
Questo suo pensiero traspariva spesso anche nelle numerose lettere che con costante
frequenza e spirito benevolmente critico inviava a La
luce prima e a Riforma poi.
La comunità metodista gli
è debitrice della riscoperta
della propria storia la cui
memoria, in mancanza di un
archivio adeguato, era andata perduta.
Bonifazi, attraverso lunghe
e laboriose ricerche, è riuscito a risalire alla costituzione
del primo gmppo evangelico
e a ripercorrerne il cammino
fino a oggi, scoprendo anche
la tomba del primo pastore
che predicò a Temi 125 anni
fa: Gabriele Martinelli. Il
tutto fu riunito in un fascicolo che la comunità custodirà
gelosamente.
Era un uomo molto impegnato anche al di fuori della
chiesa: oltre alla propria professione di ingegnere era
membro del Rotary Club e
presidente del Pii ternano,
cosa che non gli impediva di
essere aperto e disponibile al
dialogo con chi aveva altre
MINI ABBONAMENTI
Avete mai pensato di regalare un abbonamento in occasione di un battesimo, di
un matrimonio, di un anniversario di un
vostro parente, di un vostro conoscente?
Avete mai pensato di abbonare un/a
collega di lavoro o un/a amico/a, con cui
discutete spesso di religione, delle differenze che esistono tra gli evangelici e con
le altre confessioni religiose?
Avete mai pensato che sarebbe bello
che la biblioteca della vostra città, del
quartiere, il Centro di incontro per anziani,
il comitato di quartiere, l’associazione che
frequentate o che frequentano i vostri figli,
fossero abbonati a Riforma (e a L’eco
delle valli valdesi)?
Oggi è possibile !
Il Consiglio di amministrazione delle
Edizioni protestanti (l’impresa editrice di
Riforma e de L’Eco delle valli valdesi) ha
deciso di lanciare l’operazione mini abbonamenti (mini nel prezzo I) e di proporre
a tutti coloro che si abbonano e die abbonano conoscenti, istituti, enti, biblioteche
un’offerfa speciale :
L’abbonamento, di qui alla fine dell’anno ’93, costerà solo 30.000 lire
L’abbonamento di qui al dicembre
1994 costerà 90.000 lire
Per abbonarsi è sufficiente compilare il
ccp n. 14548101 intestato a Edizioni protestanti srl, via S. Pio V 15 bis, 10125
Torino, specificando nella causale «mini
abbonamento per... (indirizzo completo)»
Offerta valida fino al 30 giugno 1993
idee.
Il past. Carlo Gay ha ricordato, in una lettera al pastore
di Terni, i quello che fu suo
catecumeno: «... non so dove
l’ho conosciuto: era in divisa, studiava ingegneria. In
quel tempo, come pastore
barthiano, “regalavo” il mio
insegnamento con il catechismo di Heidelberg, insistendo sulla prima domanda:
Qual è la tua unica consolazione in vita e in morte?
Ho seguito Reto nei suoi
articoli (...). Ora ho appreso
che è stato richiamato dal
Signore. Posso dire che non
l’ho mai “catalogato” ma
l’ho sempre ammirato per la
sua difesa dell’Evangelo,
non tanto nelle sue “interpretazioni” quanto perché
ho sempre sentito nelle sue
osservazioni un grande amore per quell’Evangelo di
speranza e redenzione del
quale tutti gli uomini hanno
bisogno.
“Quante cose ti è necessario conoscere per poter vivere e morire nelle beatitudini
di questa consolazione? Tre
cose: in primo luogo, la
grandezza del mio peccato e
la mia miseria; secondariamente, come redento da tutti
i miei peccati e dalla mia
miseria; e infine, come devo
essere grato a Dio di questa
redenzione” (Catechismo di
Heidelberg, 1563)».
Federico Roda - Temi
Riforma
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubblica, 6 -10066 Torre Pellice - tei. e fax 0121/932166
DIRETTORE; Giorgio Gardiol
VICEDIRETTORI; Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
REDATTORI: Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Luciano Cirica, Alberto Coreani, Piera Egidi, Fulvio Ferrano, Maurizio Girolami, Anna Maffei, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Gian Paolo Ricco, Giancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Marco Rostan,
Pien/aldo Rostan, Marco Schellenbaum, Florence Vinti, Raffaele Volpe
GARANTI: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco,
Bruno Rostagno
AMMINISTRAZIONE; Mitzi Menusan
ABBONAMENTI: Daniela Actis
FOTOCOMPOSIZIONE; Aec s.r.l. - tei. 0174/551919
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174/42590
EDITORE: Edizioni protestanti s.r.l. -via Pio V, 15 bis -10125 Torino
ABBONAMENT11993
ITALIA ESTERO
■ordinarlo £. 60.000 -ordinarlo £.100.000
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Riforma è II nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del R gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le
nnodifiche sono state registrate con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Nella foto di prima pagina: Dimostrazioni davanti alia casa delle vittime di Soiingen
Le difficoltà
di essere
cristiani
A quanto ha scritto il past.
Giuseppe Platone sul n. 19
del 14 maggio, che condivido
pienamente, desidero aggiungere quale appendice la seguente riflessione.
Giovanni Paolo II, parlando
con «rabbia» alla sterminata
folla radunata nei pressi di
Agrigento, ha affermato che
questa di Sicilia è «gente devota, religiosa, cristiana»,
ecc...
Che la gente siciliana sia
devota e religiosa è a tutti noto; lo si vede osservando le
numerose edicole e nicchie
pubbliche e private poste lungo le strade in città e fuori
città, dedicate a statue e immagini di santi e sante. Una
prova eclatante Tha offerta
alcuni giorni la Tv italiana in
occasione della perquisizione
fatta nella residenza di un famoso capomafia; erano ben
visibili immagini e statue di
Marie e di santi protettori.
La gente siciliana è in effetti assai devota e religiosa, come assai religiosa era quella
dell’antica Atene, visitata
dall’apostolo Paolo. Gli ateniesi infatti avevano statue e
altari, erano «in ogni cosa
quasi troppo religiosi» (Atti
17, 22), tuttavia non conoscevano il vero Dio.
Devota e religiosa è la gente di Sicilia, non però «cristiana» giacché essere cristiani è molto difficile, come ebbe a dire lo stesso Giovanni
Paolo II, parlando a Arezzo il
23 maggio.
Invece di «cristiana» la
gente di Sicilia si deve ritenere cattolica, dato che osserva
tutte le pratiche devote e i riti
religiosi della Chiesa cattolica dalla nascita alla bara.
La devozione e la religiosità servono a essa da orpello
al male che quotidianamente
commette sotto il dominio del
«principe di questo mondo»
(Giovanni 12, 31; Luca 10,
18).
Bruno Ciccare Ili - Catania
Le ragioni
della pace
Tragedie sempre rinnovate
non permettono di distogliere
l’attenzione dalla guerra ormai senza quartiere che travolge l’ex Jugoslavia.
È altrettanto doveroso evitare le strumentalizzazioni che
potrebbero affacciarsi dopo
l’assassinio dei tre italiani avvenuto proprio negli ultimi
giorni, mentre cercavano di
portare qualcosa che somigliasse a una speranza in un
inferno a poche centinaia di
chilometri dal nostro paese.
Eppure bisogna riflettere.
bisogna trovare il tempo per
fermarsi a pensare a un gesto,
un’azione che per qualcuno è
costata tutta una vita.
Bisogna provare a capire la
ragioni di chi ha deciso di intervenire senza armi in mezzo
a etnie spaccate tra civili impotenti e militari che solo nelle armi ripongono fiducia; bisogna moltiplicare gli sforzi
per cogliere i segnali di un
mondo che non si avvale della
voce potente dei cannoni, che
non studia le mosse in ragione
di opportunità politiche, ma
cui basta sapere che ci sono
persone che soffrono per avere chiari i propri scopi; un
mondo che non ordina i propri
obiettivi secondo priorità economiche, ideologiche, geografiche; bisogna conoscere un
mondo che, seppure spinto da
un sentire emotivo della giustizia, in modo critico e politicamente attento sa porre le
basi di un’alternativa per affrontare il conflitto con forme
di interposizione nonviolenta,
con un progetto di «diplomazia popolare» come i 500 a
Sarajevo; un mondo convinto
che la presenza di persone disarmate ma organizzate per
creare dei contatti tra le parti
rappresenti un contributo valido alla distensione.
Ed è necessario farlo, perché questo ci consentirà di
scoprire un’alternativa a un sistema mondiale che interviene
in pochi giorni per difendere
il petrolio e che temporeggia
per più di due anni nel cuore
dell’Europa dove petrolio non
c’è; un sistema che può strozzare un paese come Cuba con
un embargo decennale per ragioni ideologiche e che non
riesce a far funzionare un embargo per impedire stermini
continui; un sistema che è incapace di ragionare in termini
che non siano militari, che
tende a risolvere ogni conflitto, ogni tensione, ogni problema con l’uso della guerra; un
sistema che non è in grado di
capire che attraverso questi
strumenti il problema rimane
e che la guerra non può essere
mai una soluzione.
Bisogna riflettere quindi, e
documentarsi su un nuovo
modello di difesa che anche in
Italia esclude l’alternativa,
sviluppando invece una logica
di intervento armato ovunque
nel mondo gli interessi occidentali siano minacciati.
E altri pesanti problemi si
affacciano sul nostro scenario;
una società multietnica che
non potrà essere affrontata
con la chiusura delle frontiere,
la crisi economica che non
potrà essere risolta allargando
la disoccupazione e la cassa
integrazione; il nostro ambiente, che non sarà salvato
sostenendo questo tipo di sviluppo.
Per chi cerca risposte diverse sarà sufficiente richiamare
l’esempio dei tre italiani uccisi in Bosnia, che un sistema di
informazioni così chiuso ha
trovato un modo così dolente
per farsi conoscere; l’esempio
di chi ha voluto che parole co
me obiezione di coscienza,
obiezione fiscale, volontariato, impegno civile, conoscenza, rispetto e ricerca del diverso non fossero più un concetto
oscuro, ma racchiuso in quello di alternativa.
Luciano Cambellotti,
Paolo Velluto
Lega obiettori di coscienza,
Torino
Villa Olanda
Care amiche e cari amici di
Villa Olanda
la proposta per il futuro di
Villa Olanda, contenuta in un
articolo di due membri della
Tavola (Riforma del 4 giugno)
è di per sé un evento positivo:
l’amministrazione propone la
non vendita , ma l’utilizzo per
gli anziani. In realtà si tratta di
un utilizzo che prevede la costruzione di una serie di minialloggi. Nel documento vi
sono varie ragioni di delusione per il Comitato e per i sottoscrittori; ma ora aspettiamo
che il dibattito sinodale operi
scelte definitive nella direzione positiva. Poi si vedrà; vi
saranno ulteriori sviluppi?
Non poniamo limiti, proprio
noi, alla Provvidenza; non
smobilitiamo, teniamoci pronti a un intervento costruttivo.
Sul testo dell’articolo ha già
espresso giuste obiezioni, con
una lettera, Roberto Peyrot.
Altre obiezioni fatteci da voi,
per esempio sulla vendita degli arredi, vorremmo qui
esporre; ma ci sembra più produttivo raccoglierle, dopo una
consultazione allargata a tutti
voi, in un cahier de doléances
da presentare al Sinodo.
Una frase non possiamo
passare sotto silenzio, quella
che dice: «Se vorremo ricostruire... dovremo vendere
qualcosa da qualche altra
parte». Perché mai? Se la gente è convinta di una scelta, i
fondi si trovano. Anche nella
politica ecclesiastica l’impostazione per cui soldi e decisioni arrivano soltanto dell’alto dovrebbe ormai fare parte
del vecchio. E secondo noi
che la Chiesa valdese faccia
vivere Villa Olanda per gli anziani, non è una scelta vecchia. Anzi diciamolo, anche
se la cosa sembrerà audace:
essa è addirittura nuova ; perché è una scelta, certamente,
adeguata ai nostri tempi, in
cui un dovere primario della
società è di non condannare i
vecchi a morire di tristezza e
di stenti, ma di farli vivere serenamente attivi, nell’interesse non solo loro, ma di tutti.
Augusto Comba
coordinatore del comitato
spontaneo prò Villa Olanda
Titolo
incomprensibile
Caro direttore,
in riferimento aH’editoriale
«A senso unico» pubblicato
sul n.21 di Riforma, alcuni
amici mi hanno chiesto quale
fosse il significato sibillino
del mio articolo. Non sono
stato in grado di spiegarlo perché anch’io non l’ho capito!
Il titolo dovrebbe sempre
mantenere un rapporto stretto
con l’articolo e se possibile
aiutare il lettore ad approfondire il senso ultimo del testo.
Per questa ragione avevo titolato «L’Europa delle nazioni»
per sottolineare che si sta
avanzando con difficoltà verso una associazione tra nazioni piuttosto che verso una federazione.
Il vostro titolo «A senso unico» non so a quale senso alluda.
Non pensa caro direttore
che, salvo nei casi in cui i titoli siano confusi o contraddittori, sia più corretto rispettare il
titolo scelto dall’autore?
Alberto Cabella - Parigi
In linea generale sono d’accordo. Nel caso specifico non
era possibile rispettare il titolo proposto perché la riga
può contenere al massimo 14
caratteri compresi gli spazi. Il
titolo proposto era di 22. L’alternativa era di fare un titolo
su due righe con tagli nel testo. Ho preferito cambiare il
titolo. Ne è venuto fuori uno
che non soddisfa ma che non
ha distolto la lettura dei molti
che hanno apprezzato l’articolo. (g.g.)
RTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«Non temere, perché io
t'ho riscattato, t'ho chiamato
per nome: tu sei miei»
(Isaia 43,1)
Le famiglie Pogliani e Gardiol
ringraziano sentitamente tutti coloro che con presenza, fiori e
scritti hanno partecipato al loro
dolore per la perdita della cara
Vera Pogliani Gardiol
Un ringraziamento particolare
al pastore Bruno Tron e al dottor
Paolo Ribet e gli amici di via Cardonata.
Le offerte ricevute saranno devolute alla Croce Verde di Porte.
Miradolo, 14 giugno 1993
RINGRAZIAMENTO
I familiari tutti della cara
Maddalena Catalin
ved. Barolin
riconoscenti e commossi ringraziano tutti coloro che hanno
preso parte al loro dolore.
Un particolare ringraziamento
al pastore Pons, al dott. Osvaldo
Ghirardi e alle infermiere dell’Ussl, distretto di Torre Pellice, per la
loro assistenza.
vaiar Pellice, 16 giugno 1993
I necrologi si accettano entro le
ore 9 del lunedì.
Telefonare al numero 011-655278 fax 011-657542.
RINGRAZIAMENTO
«Rendimi giustizia, Signore!
ho vissuto una vita onesta, ho
avuto in te piena fiducia»
(Salmo 26,1)
I familiari di
Sergio Enzo Long
commossi e riconoscenti per la
dimostrazione di stima e affetto
tributata al loro caro, nell’lmpossibilità di farlo personalmente, ringraziano di cuore tutti coloro che
con fiori e scritti hanno preso parte al loro immenso dolore.
Un grazie particolare ai colleghi
di lavoro di Campiglione, al colleghi di Bibiana e di San Secondo,
a tutti gli amici di Prarostino, al
sindaco Mario Mauro, al gruppo
ricreativo di Campiglione e Italmec SpA.
Un ringraziamento sentito ai
carabinieri e ai vigili del fuoco di
Pinerolo, alla squadra sommozzatori di Vercelli, al pastore Klaus
Langeneck, al pastore Franco
Davite e signora per II messaggio
di conforto; al pastore Vito Gardiol, alle famiglie Mensa. Avaro,
Lasagno, Chiavia, Variglia e a Livio Borno, Aldo Malan, agli amici,
parenti e colleghi di lavoro di Viima.
Bricherasio, 18 giugno 1993
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tutto l’anno,
resp. Piero Grill
tei. e fax (041) 5286797
Palazzo Cavagnis
Castello 5170 - 30122 Venezia
Centro giovanile (Gouid) - Firenze
72 letti, 25 camere di cui 21 con bagn
centro storico, 20 minuti a piedi da stazione
Fs, aperto tutto l’anno.
resp, Gianluca Barbanotti
tei. (055) 212576; fax 280274
via dei Serragli 49 - 50124 Firenze
Casa comunitaria - Tresanti
Casa colonica ristrutturata, 30 km da Firenze,
resp. Heinz Fritschi, Leopoldo Sansone
tei, (0571) 659075; 608828 (ab.)
via Chinigiano 10 - 50025 Montespertoli
Casa Cares - Reggello
55 letti, 16 camere, antica fattoria a 35 km
da Firenze a 500 m sul Pratomagno, chiusa
in gennaio.
resp.AntoinetteePaulKrieg
tei. e fax (055) 8652001
via Pietrapiana 56 - 50066 Reggello
Ecumene - Velletri
Centro di studi e vita comunitaria, fi
50 km da Roma, aperto da giugno a settembre e altri week-end,
resp. Ornella Sbaffi
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Roma, spazi per incontri e giochi, aperto
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56 letti, 29 camere nel centro di Roma a pochi passi da p.zza Cavour, 3 minuti dalla
metropolitana, aperto tutto l’anno,
resp. Aldo Visco Gilardi
tei. (06) 3215362; fax 3211843
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