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Anno VII
numero 40
del 15 ottobre 1999
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Le diverse chiese si sono co
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LA CHIESA
«Poiché dovunque due o tre sono
riuniti nel ihio nome, qui sono io in
mezzo a loro»
Matteo 18, 20
ése si sono contrappoloro origine sulla definizione di chiesa. Se si ripercorrono i
due millenni di storia ormai trascorsi,
si trova che le divisioni non sono avvenute per una diversa concezione di
Dio, né di Cristo, talvolta dello Spirito:
i problemi che hanno lasciato il segno
più profondo e una scia di divisioni
sono quelli determinati dalla dottrina
della chiesa. Si è trattato di una strada
piena di conflitti, di lacerazioni e spes-,
so di scomuniche. Eppure le premesse
bibliche avrebbero dovuto portare a
una storia del tutto diversa. Nel Nuovo
Testamento, infatti, noi abbiamo il
singolare «chiesa» per parlare o delle
chiese di una regione o della chiesa
universale: mentre il plurale «chiese»,
oppure l’espressione al singolare «la
chiesa in Corinto», indicano la chiesa
locale di un luogo specifico. Certo nasce la domanda sul rapporto che esiste
fra la singola comunità locale, la parrocchia, e la chiesa di una regione o la
chiesa universale. Questa è una tensione originaria che non può essere annullata e non può ricevere una risposta valida per sempre. Una tensione
dialettica sempre aperta e feconda.
AJEL privilegiare Tuna o l'altra dilyi mensione e iniziare il discorso dalla comunità locale o dalla chiesa universale determina ecclesiologie diverse.
La chiesa di Roma ha privilegiato la dimensione universale, le chiese ortodosse la dimensione «regionale» (nazionale], le chiese della Rfiorma in genere la
dimensione «nazionale» e le chiese libere la dimensione locale. Il problema
maggiore consiste nel precisare il rapporto fra le due dimensioni, mantenendo l'aspetto dialettico costitutivo. A seconda delle scelte teologiche, la dottrina della chiesa si articolerà di conseguenza. Se i due aspetti della chiesa fossero sempre tenuti presenti, non ci sarebbero troppi problemi; ma se iniziare
da una dimensione comporta la sottovalutazione 0 addirittura l’assenza
dell’altra, allora ci si verrebbe a trovare
in serissimi problemi. Questi si rr\anifestano quando si cerca di definire la
chiesa, di chiarirne la struttura o di coniugare l’ecclesiologia con le famose
quattro «notte» o caratteri costitutivi:
una, santa, cattolica, apostolica.
Scaturiscono due linee: a preambolo della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia ne esprime
una quando parla di «chiesa locale intesa come elemento ecclesiologico primario», sintetizzando così l’impostazione delle chiese della Riforma. Diversamente, il Concilio Vaticano II, nel
definire la chiesa come prolungamento deU’incarnazione e sintesi dell'umano e del divino, ritiene che questa «sussista nella Chiesa cattolica, governata
dal successore di Pietro e dai vescovi in
comunione con lui». Quando qualcuno nel valorizzare il dato conciliare ha
tentato di sviluppare una «ecclesioloiia di comunione», il prefetto della
Congregazione della dottrina della fede, card. Ratzinger, ha precisato che la
comunione da salvaguardare è quella
cum Petro e sub Petro, non quella fra
chiese particolari, o alTinterno di una
singola chiesa locale (-diocesi). La sottomissione a Pietro viene esplicitata, la
confessione di Gesù Cristo viene presupposta. NelTultimo documento del
dialogo anglicano cattolico, «Il dono
dell’autorità», si dice: «Nessuna chiesa
locale che partecipa della tradizione
Ulva può considerarsi autosujficiente».
Anziché mantenere aperta la feconda
dialettica fra le due linee, luna viene
fidotta e l’altra superdimensionata.
Domenico Tomasetto
SETTIMANALE DEU.E CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Viene da molto lontano il trionfo elettorale del leader nazionalista di estrema destra
Jörg Haider^ il «redentore» austriaco
/\ differenza della Germania, in Austria non c'è mai stata una vera presa di distanza politica
e culturale dall'epoca fascista, i protestanti preoccupati per ia crescente propaganda xenofoba
MICHAEL CHALUPKA*
Da oltre dieci anni stiamo cercando una spiegazione per il
fenomeno «Jörg Haider». Nel 1986
Haider fece una specie di golpe per
accaparrarsi della presidenza del
partito «liberale» (Fpoe). A quell’
epoca, il partito non aveva più del
6% dei voti, oggi il Fpoe ha ottenuto il 27%. il vecchio partito era un
rifugio per vecchi nazionalisti, il
nuovo partito invece è un crogiolo
di vecchi nazionalisti, di giovani
populisti, di imprenditori neoliberali e di «yuppi» delle città. E Haider è riuscito a far votare la classe
operaia per questo crogiolo. Lui sa
mandare perfettamente i messaggi
giusti ai gruppi più disparati. E
spesso i messaggi cambiano nel giro di ventiquattr’ore. In televisione
spiega che in Austria i poveri diventano sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi e, la stessa sera, dice a una cerchia di industriali
che si deve ridurre l’indennità di
disoccupazione.
Nessuno crede ai messaggi di
Haider, ma la gente crede in lui. I
suoi seguaci sono pieni di desiderio
di redenzione. Durante la campagna elettorale, il Fpoe ha affisso manifesti sui quali il «leader» appariva
come il salvatore. L’Austria è un
paese profondamente cattolico. Esiste la convinzione che cambiamenti
da soli non bastino per uno sviluppo del paese e che occorra una vera
redenzione. E la redenzione viene
dalla cima della società: una volta
era l’imperatore, ora è Jörg Haider.
Inoltre, è riuscito ad apparire come
l’unica alternativa al governo. C’è
una grande voglia di cambiamento,
perché i socialdemocratici governano da più di trent’anni.
Ma tutto ciò non spiega perché
un uomo possa ottenere quasi un
terzo dei voti, senza prendere chiaramente le distanze dal Terzo Reich. Haider ha salutato vecchi membri delle SS e ha mostrato loro la
propria riconoscenza per la loro
lotta per la patria, e ha lodato la politica contro la disoccupazione del
Terzo Reich. A differenza della Ger
Jörg Haider con la moglie
mania, in Austria non c’è mai stata
una vera presa di distanza dalla
storia fascista. Il mito fondatore
della Repubblica dopo la guerra è
stato quello della vittimizzazione.
L’Austria fu la prima vittima di Hitler. Così tutti si sentivano giustificati. E nel dopoguerra i membri
della Nsdap (ex partito fascista) si
sono ritrovati in tutti i partiti. Haider stesso è cresciuto in una famiglia di tradizione nazional-socialista, ne ha succhiato i pensieri con il
latte materno. Tuttavia, Haider
non è un neonazista. È un demagogo populista di destra, è anche un
razzista e, se riuscirà a diventare
cancelliere, sarà sicuramente l’artefice dello smantellamento del sistema di sicurezza sociale. Eppure
proprio la gente comune, che sarebbe la principale vittima di una
politica di destra, ha votato per lui.
Dopo questo voto, il Fpoe ha la
maggioranza tra gli operai. I «liberali» hanno abbandonato i socialdemocratici come partito della
classe operaia. Negli ultimi anni, il
Spö (partito socialdemocratico) è
andato sempre più verso il centro,
puntando su una politica alla Tony
Blair o alla Schröder. Così i socialisti si sono resi invisibili e hanno
perso credibilità in vasti strati della
popolazione. Inoltre, hanno governato soprattutto in base alla paura
di fronte a Haider. Ad esempio, il
ministro dell’Interno ha portato
avanti una politica di immigrazione piena di xenofobia. Questo ha
provocato il sarcasmo di Haider,
che definisce il ministro socialista
«il mio uomo migliore nel governo». La xenofobia è diventata una
droga per distogliere l’attenzione
dai veri problemi, come la povertà
Lutero e la grazia di Dio
Il cristianesimo come
religione terapeutica
Il teologo e psicoterapeuta cattolico Eugen
Drewermann, a Roma per
la presentazione del suo
libro (Guerra e cristianesimo. La spirale dell'angoscia), ha commentato 1’
imminente firma (il 31 ottobre) della dichiarazione
comune cattolico-luterana sulla dottrina della giustificazione: «La Riforma
ha cercato di riscoprire il
cuore del messaggo di Gesù Cristo: nessun essere
umano può essere buono
finché non incontra una
bontà condizionata. È ciò
che Lutero ha espresso col
concetto di Grazia. In
questo senso il cristianesimo non è una religione
etica, una religione della
legge, ma è fondamentalmente una religione terapeutica. Questa è stata la
riscoperta di Lutero, e per
questo il dialogo cattolico-protestante tocca un
nodo centrale. Occorre
che Roma comprenda bene che se prende sul serio
la dottrina della giustificazione per grazia tutta la
concezione umana del
ministero, dell’istituzione,
dell’infallibilità papale dovrebbe cambiare di conseguenza, riscoprendo la
centralità della persona
umana, di una religione la
cui verità si esprime non
tanto nell’istituzione ma
in una umanità vissuta».
Negli elenchi del Kgb
Giorgio Girardet: «Sono
vivamente sorpreso»
«Sono stato vivamente
sorpreso nel leggere il mio
nome nel dossier Mitrokhin - ha dichiarato il pastore valdese Giorgio Girardet La sola cosa a cui
posso pensare è la mia
partecipazione alla Conferenza cristiana per la
pace (Ccp), un’organizzazione di chiese protestanti e ortodosse europee
che, dalle due parti della
cortina di ferro, cercavano di mantenere i contatti
fraterni fra le chiese cristiane, sotto la guida del
teologo riformato Josef
Hromadka, di Praga.
Quando la Ccp fti creata
ero direttore del Centro
ecumenico di Agape e in
0 la disoccupazione. La droga
adesso non è l’antisemitismo, ma il
razzismo. Il Fpoe ha affisso a Vienna manifesti contro gli spacciatori
di droga, insinuando il sospetto
che tutti gli spacciatori siano neri.
In gran parte responsabili del
successo di Haider sono i mass
media. Per la televisione e per i
giornali lui è il redentore dalla
noia. La storia dell’Austria è una
storia di successo. L’Austria è diventata uno dei tre paesi più ricchi
dell’Unione europea, il livello della
disoccupazione è inferiore a quello
di tutti gli altri paesi in Europa.
politica in Austria è diventata noiosa. Un popolo si sente vivo di fronte a un uomo che un giorno dice
esattamente il contrario del giorno
prima, e allo stesso tempo fa pubblicità con lo slogan: «Un uomo di
cui fidarsi». Jörg Haider è un
«evento», gli altri sono soltanto politici più o meno stanchi.
Il Fpoe era tradizionalmente un
partito con molti membri e sostenitori del mondo protestante, perché il protestantesimo era tradizionalmente nazionalista e orientato
verso la Germania. Negli ultimi
dieci anni la tendenza si è invertita.
Le chiese protestanti hanno fattoi
vedere chiaramente che la politica
razzista di Haider non si può conciliare con la fede nel Vangelo, in
questa lotta elettorale la diaconia e
le chiese protestanti hanno iniziato
una raccolta di firme contro la propaganda sobillatrice nei confronti
degli stranieri in Austria. La campagna ha ottenuto un notevole
successo; la comunità ebraica e alcuni vescovi cattolici hanno appoggiato il nostro appello.
Per ora nessuno sa se Haider andrà al governo. Ma purtroppo le sue
idee albergano in tante teste, non
solo nel suo partito. Il fatto che
l’Austria sia membro dell’Unione
europea è per noi un segno di speranza dato che, come si è visto in
Italia, nell’Unione europea un governo di estrema destra non sembra destinato a durare a lungo.
* direttore della diaconia
delle chiese evangeliche in Austria
^^»ECUMENE
Le chiese in Europa
di GIANNA SCICLONE
tale veste mi assunsi la responsabilità dei contatti
con le chiese cristiane dell’Est, cosa che mi portò
due volte a Mosca su invito del Patriarcato ortodosso, dove incontrai anche esponenti delle chiese battiste. I miei interessi
e i miei contatti si sono
sempre svolti alla luce del
sole e sono rimasti strettamente limitati alle questioni ecclesiastiche. Dopo l’invasione della Cecoslovacchia nel 1968 interruppi la mia collaborazione con la Ccp in segno di
protesta. Quanto all’ipotesi di una retribuzione,
essa è talmente ridicola
che si smentisce da sola».
Augusto Pinochet
di FRANCESCA SPANO
^^KCOMMENTO^^Hi
A. Galante Garrone
di AUGUSTO COMBA
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La procreazione assistita
Commissione di sttKHo Tsvota valdese
IGIOVANII
il prossimo Campo studi
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2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della
venerdì 15 OTTOBREiQc^j
venef
«^Dopo queste
cose, il Signore
designò altri
settanta discepoli
e li mandò a due a
due davanti a sé in
ogni città e luogo
dove egli stesso
stava per andare.
diceva loro: “La
messe è grande,
ma gli operai sono
pochi; pregate
dunque il Signore
della messe perché
spinga degli
operai nella sua
messe. ^Andate;
ecco, io vi mando
come agnelli in
mezzo ai lupi.
*Non portate né
borsa, né sacca,
né calzari, e non
salutate nessuno
per via. ^In
qualunque casa
entriate, dite
prima: ‘Pace a
questa casa!’.
^Se vi è lì un figlio
di pace, la vostra
pace riposerà
su di lui; se no,
ritornerà a voi.
^Rimanete in
quella stessa casa,
mangiando e
bevendo di quello
che hanno, perché
l’operaio è degno
del suo salario.
Non passate di
casa in casa.
^In qualunque
città entriate,
se vi ricevono,
mangiate ciò
che vi sarà messo
davanti, ^guarite
i malati che
saranno in essa e
dite loro: ‘Il Regno
di Dio si è
avvicinato a voi’.
'°Ma in qualunque
città entriate, se
non vi ricevono,
uscite sqlle piazze
e dite: ' ‘ ‘Perfino la
polvere della
vostra città che si è
attaccata ai nostri
piedi, noi la
scotiamo contro di
voi; sappiate
tuttavia questo,
che il regno di Dio
si è avvicinato a
voi’. ^^lo vi dico che
in quel giorno la
sorte di Sodoma
sarà più
tollerabile della
sorte di questa
città”»
(Lucalo, 1-12)
CHIAMATI A EVANGELIZZARE
Il nostro connpito è quello che i nostri pastori chiamano l'evangelizzazione
Noi siamo gli operai chiamati ad andare a mietere nel campo del Signore
MAURO PONS
DOPO la riunione quartiera
1 - ■ ■ ■ ■ ■
le Daniel e Adelmo percorrevano sempre il pezzo di strada che dalla scuoletta Beckwith
li portava a casa, giù verso i
Pons, passando dalle Sonagliette. Quella sera, al Martel, il pastore Malan aveva fatto uno studio biblico sul testo dell’Evangelo di Luca, quello dove si parlava
dell’invio da parte di Gesù dei
discepoli in missione nelle città
e nei paesi della Galilea e della
Giudea. Era la riunione settimanale che riuniva i giovani e le
giovani della comunità che abitavano tra la Garsinera, Rocciamaneut, i Malan, Porte d’Angrogna, Passel e, appunto, i Pons.
Erano più di una quarantina,
fra i sedici e i ventiquattro anni.
Daniel e Adelmo erano i più vecchi: il primo, dopo gli studi al
Collegio di Torre e qualche anno
a Ginevra, ora faceva il maestro
a San Lorenzo: il secondo era un
abilissimo artigiano del legno e
lavorava con il padre come falegname. Le luci della piola di barba Netu erano accese e nessuno
dei due aveva voglia di andare a
dormire: in particolare, Daniel
era ancora eccitato a causa della
discussione che avevano avuto
con il pastore poco prima.
La nostra responsabilità
un litrozzo di
Davanti a
piqueta d’Prustin Daniel
esordì dicendo: «Il pastore ha ragione! Laggiù, in Italia, i nostri
pastori, i colportori e i maestri
delle nostre scuole evangeliche
stanno mettendo le fondamenta
per il futuro della Chiesa. Io amo
queste valli, ma sento che laggiù
ci giochiamo la possibilità di
continuare ad esistere. Dico, noi,
qui come chiesa, adesso stiamo
tranquilli ma penso anche che
abbiamo una responsabilità,
non solo verso la nostra gente,
questi posti, ma verso TEvangelo
di Gesù Cristo. Se abbiamo un
tesoro, questa buona novella,
mica ce la possiamo tenere per
noi soli, non ti pare!». Adelmo
come al solito era silenzioso.
Guardava l’amico, letterato e
istruito, al di sopra del bicchiere
e l’osservazione, accompagnata
da un sorriso scettico, gli venne
fuori con naturalezza: «Vuoi far
diventare valdesi tutti gli italiani?
Quelli non sono come noi, che
siamo nati valdesi, e quanto ci è
costato te lo sa dire pure tuo
nonno che, prima del ’48, non
poteva neanche scendere a Bricherasio; figuriamoci a Torino,
Genova, Firenze, Napoli o Palermo! Mio fratello, a Cosenza ci è
arrivato, ma come militare a dare la caccia a quelli, poveri come
noi, che chiamano briganti».
«Eppure, lo hai sentito il pastore questa sera! - riprese Daniel - L’evangelizzazione va
avanti: ogni giorno, in molte
città, ma anche in molti piccoli
paesi dal Nord al Sud, dall’Est
airOvest dell’Italia, si aprono
nuove scuole, nuovi locali di
culto. Si fanno conferenze, si
predica la parola di Dio e tanta
gente si appassiona e si fa prendere dalTEvangelo. Non pensi
che stiamo assistendo a qualcosa di nuovo? Secondo te, le persone che vanno al culto, che frequentano le nostre scuole, lo
fanno solo perché hanno bisogno di sentire qualche buona
parola di consolazione o non
credi che per loro, come lo è stato per noi, in passato, questa Parola non è anche un’occasione
di riscatto, di liberazione?».
Preghiamo
Signore, voglio offrirti la mia vita,
perché tu la pos$a usare come una semenza.
Voglio cantare le tue lodi,
perché dal mio canto scaturisca la gioia
per la vita che tu mi hai dato.
Voglio pregarti, per me e per chi ha bisogno di te,
perché tu possa ascoltare il respiro del mondo
che è in noi.
Voglio camminare in questa città
urlando il tuo nome,
affinché tutti lo possano sentire risùonare
in loro, come un’eco.
Voglio condividere con le tue figlie e i tuoi figli
l’esperienza della fede che tu mi hai donato,
affinché tutti insieme possiamo proclamare
l’avvento del tuo Regno,
Predicare il regno di Dio
Adelmo, perplesso, di ri
.mando: «Allora, secondo te,
il pastore ha ragione quando dice che Gesù, predicando il regno di Dio, non parlava di un
qualcosa che riguarda solo
quello che ci aspetterà dopo la
morte, ma di una realtà già presente in mezzo a noi... in azione già Oggi?». «Proprio così! - rispose Daniel - E se è vero che la
priorità della chiesa oggi è la
predicazione, non per far diventare valdesi gli italiani, ma
per dare anche a loro la possibilità di scoprire l’Evangelo di Gesù Cristo, ebbene anche noi
dobbiamo lasciarci cambiare
per rispondere in modo pieno e
totale a questa missione a cui
siamo chiamati come chiese».
Dopo essersi versato un altro
bicchiere, e dopo una breve riflessione, Adelmo, quasi divertito dall’idea di poter cogliere in
fallo l’amico fraterno, entusiasta, idealista, ma poco concreto
e sognatore come al solito, gli
disse: «Ma Gesù manda i suoi
discepoli in giro per tutti quei
posti a guarire le persone. Hai
mai visto la predicazione del pastore che abbia guarito qualcuno, da queste parti?». Sbuffando,
ma paziente come al solito, Daniel, lisciandosi la barba sul
mento, si preparò una bella risposta: «Adelmo, Gesù è venuto
nel mondo per liberare quelli
come noi da una grande maledizione, il peccato.
In questo modo, diventando
come noi, egli ci ha permesso di
riavvicinarci a Dio, di scoprire
che questo Dio sta dalla parte
dei deboli, degli sconfitti, degli
“ultimi”. Per secoli non abbiamo
avuto diritto a vivere, costretti e
chiusi in questo posto, talvolta
duramente perseguitati con le
armi e, spesso, ridotti alla fame.
La predicazione della parola di
Dio ha suscitato in mezzo a noi,
non solo e semplicemente un
popolo, ma dei credenti. Se fossimo stati solo un popolo saremmo stati distmtti o assorbiti: come credenti noi siamo fedeli solo
al Dio di Gesù Cristo e non siamo legati a questa terra, ma appunto al regno di Dio. Noi non
siamo chiamati a difendere una
terra, un’idea, il posto dove siamo nati: noi siamo chiamati a
contribuire con la nostra testimonianza, con il nostro impegno alla realizzazione del regno
di Dio che Gesù ha inaugurato
con la sua vita in mezzo alla nostra umanità. Quello che è diventato il nostro paese è molto
ammalato: corruzione, violenze,
ingiustizie, tensioni sociali, sfruttamento, povertà, ignoranza.
Finché questo paese, che ora è
il nostro paese, non saprà ridare
dignità a ogni suo abitante attraverso il lavoro, l’istruzione, il benessere, la chiesa non potrà che
essere una chiesa missionaria,
come diceva questa sera il pastore, perché il suo compito sarà
sempre quello di predicare
Tevangelo di Gesù Cristo a coloro che attendono di veder riconosciuta la propria dignità di
creature; di diventare uno spazio di libertà per tutti coloro che
non hanno mai potuto esprimere il proprio parere o le proprie
idee: di costituirsi come un luogo di fraternità, in cui imparare
ad essere una comunità solidale.
la quale sappia agire nel mondo
spinta dalTamore e dalla compassione di Dio».
La messe è grande
DI fronte all’improvviso ir
...
rompere delle parole dalla
bocca dell’amico, Adelmo rimase in silenzio, ammutolito, quasi
sorpreso dalla forza oratoria di
un uomo, il quale, normalmente, parlava poco. Solo con i suoi
scolari Daniel parlava molto, solitamente raccontando favole e
storie che incantavano. Così,
quasi fra sé, Adelmo disse: «Che
fare allora?». «La messe è grande
- ripetè Daniel soprappensiero ma gli operai sono pochi; pregate dunque il Signore della messe
perché spinga degli operai nella
sua messe. Non capisci Adelmo!
Dio sta lavorando perché la sua
Parola porti dei frutti in questo
mondo. Anche noi siamo i frutti
della sua predicazione. La sua
Parola vive per noi e risuona
nelle nostre vite.
Noi abbiamo accettato questa
Parola come la fonte della nostra esistenza; se fossimo egoisti, se ci accontentassimo della
nostra salvezza personale, potremmo decidere di non spenderci per la predicazione del regno di Dio. Potremmo fare quello che già facciamo oggi: fare
onestamente il nostro lavoro;
andare in chiesa tutte le domeniche: contribuire alla vita della
nostra piccola comunità. Dio
non avrebbe nessun motivo di
rimproverarci e la nostra anima
sarebbe salvata. Ma la realtà è
un’altra! Di fronte al nostro paese abbiamo acquisito un’altra
responsabilità. Tu dirai che non
ce la siamo cercata. In un certo
senso hai ragione! Ma ora noi
siamo qua e ora, in questo paese, la risposta alla nostra vocazione è quella che i nostri pastori chiamano l’evangelizzazione.
Noi siamo gli operai chiamati ad
andare a mietere nel campo del
Signore». Finita la caraffa, pagato il dovuto, Daniel e Adelmo lasciano l’ostu. Dalle Sonagliene
ai Pons c’è ancora un bel pezzo
di strada... e qualche momento
per continuare a parlare e a riflettere insieme.
Post-scriptum: se le notizie
sono giuste, Daniel si recò a Riesi a fare il maestro nella locale
scuola evangelica; Adelmo emigrò in Uruguay, dove accanto alla sua attività di artigiano del legno si dedicò alla predicazione,
come laico naturalmente.
(ultima di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletiche
Nei Vangeli sinottici |'i.
vio in missione dei di«
poli è uno degli epis;,!;
maggiormente attesta,
nella vita di Gesù. In !
6-13 troviamo il raccont»
dell'invio dei dodici- inu,
9,37-10,42 la narraalon™.
il frutto dell'uso da - '
, , * --.-“Parti
del suo autore sia delta
sto di Marco, sia di alt«
fonti. In Luca si trovai
addirittura due invìi in
missione: il primo di que,j
è in 9, 1-6 ed è chiarame,,
te derivato dal raccontoj
Marco; il secondo è queiij
contenuto nel nostro testo
ed è costituito da materia,
le di numerose fonti.|(
Luca un riferimento all'in.
vio in missione dei disca
poli si trova anche al cap
22, 35, in un contesto
quello del racconto della
passione di Gesù, in d,i
l'autore delLEvangelolj.
cano ricorre a una suafoiv
te speciale, per cui si pyj
concludere che anche qua
sta fonte conteneva m
racconto dell'invio in missione dei discepoli di Gesù,
Sottolineata l'importanza del tema della missioiK
evangelica nella predicazione sinottica, mi sembra
che gli elementi signifiatìvi del testo di Lucasi
possano riassumere in una
serie di spunti interessanti. Innanzitutto il rapporti
tra regno di Dio («la messe») e missione profeta
dei discepoli di Gesù(k
10, 2). Se immaginiamo!
contesto storico e sociali
in cui queste parole fum
no pronunciate da Gesii,l
lecito interrogarsi sulla»
sualità di un evidente con
trasto fra questo contest
e le immagini qui usai
per rappresentare il regni
di Dio. In quei tempi mol
«operai» dovevano tra
varsi senza un lavorot
data la scarsità delle ri^
se alimentari disponibili,!
può pensare che, peri
maggior parte delia pop
lezione, non si potei
quasi mai parlare di «il
bondanza del raccolte
(«messe grande»). D«
que chi ha ascoltato!*
nunciare queste parolel
deve aver sentite come«
richiamo al bisogno eli
necessità di essere imi»
gnati nel raccolto prospi
tato. In secondo luogoi
riferimento agli agnelli^
ai lupi (Le. 10, 3) potrei*
forse alludere all'esistei#
del minuscolo popoli*
Israele in mezzo agli*
popoli, ma questa voi
«lupi» sono gli isfO*
stessi, come è dimostri*
dalla predicazione del?•
dizio di Le. 10, 13-15.
Secondo il nostro tei*
gli inviati a predice**
«regno di Dio che si e>
vicinato a noi» non d**
no dotarsi di alcun M
materiale (denaro, o
vestiti; per Matteo, de
no anche essere disarm
Mt. 10, 9-10) per po’
compiere la propria _
sione. In questo rio*'®u
paggiamento si deve J
gere l'invito ad abbai*
nare ogni preoccupa»"
per il minimo indispa".
bile alla sopravvive***
prdvvK- ,
una fiducia totale i*®
sollecitudine di
prassi che sembra
rizzare l'invio in misil*’!*
è irivece l'accoglien» ,
ci SI deve attendere
sarà visitato e che si |
offrire a chi si visit j
solo nell'accoglienza
uni e degli altri, m
spazio di riconosci^^^
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umanità, che, second
vangelo di Luca
predicare e ascolta
vento del regno di o
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PAG. 3 RIFORMA
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di DIO'
I Sessione del Comitato centrale della Conferenza delle chiese europee (Kek)
Il ruolo delle chiese nella grande Europa
Il Comitato centrale si è riunito a Nyborg, in Danimarca, nella stessa città in cui
è stata fondata la Kek 40 anni fa. Lanciata ufficialmente la «Charta oecumenica»
GIANNA SCICLONE
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Dal 21 al 26 settembre
1999 si è riunito il Comitato centrale della Conferenza delle chiese europee (Kek)
a Nyborg. in Danimarca, dove era nata l’idea di fondarla.
Si tratta di una comunione di
126 chiese protestanti, ortodosse, anglicane, vecchiocattoliche. Perfino qualche
chiesa di tipo pentecostale ne
fa parte, e qualche chiesa
apostolica. A queste chiese si
aggiungono una trentina di
oiganizzazioni associate, che
sono le Federazioni nazionali
di chiese, e le Federazioni
femminili, maschili, di giovani, di studenti, di insegnanti,
le accademie laiche e così via.
il Comitato centrale è formato da 45 membri, a cui si
aggiungono una decina di
persone dello staff di Ginevra
e della Commissione Chiesa
e Società, e naturalmente gli
interpreti, perché si parla ufficialmente in 4 lingue: inglese, tedesco, francese e russo.
Le riunioni annuali vengono
accuratamente preparate da
un team di esperti e poi esaminate dai membri del Comitato che lavorano in gruppi. Le decisioni sono prese in
assemblea plenaria. Molto
sofferte sono sempre le decisioni di accogliere nuove
chiese: sono quasi sempre
chiese protestanti, perché le
chiese ortodosse non ne costituiscono di nuove e per loro sarebbero una iattura, perché verrebbero da frammentazione di altre chiese e sarebbero viste come concorrenti nel rispettivo paese.
Quest’anno c’era la richiesta di adesione della Chiesa
metodista di Bulgaria: poche
migliaia di membri, allo sbando nel tempo comunista, ma
in pochi hanno resistito alla
chiusura forzata dei locali e
alla impossibilità di farsi conoscere. La chiesa ortodossa
di Bulgaria, da molto tempo
membro della Kek, chiede invece di uscire e si indigna per
l’eventuale concorrenza che
prevede sia fatta contro di lei.
C’è da tempo insofferenza da
parte ortodossa per l’eventuale proselitismo protestante e
cattolico. Noi occidentali siaroo abituati a vivere in una
società pluralista e multiculforale, contro la quale le chiese ortodosse a tutte le latitudiO'i quando sono maggioritane, ritengono di dover opporre resistenza. Da noi c’è il mlm compressore della propagada cattolica... ma non c’è
PW la pretesa di essere l’unica
ohiesa del paese.
La «Charta oecumenica»
Ora questi problemi do'’febbero essere affrontati insieme e almeno discussi, se
non risolti, da una «Charta
Ecumenica», che è l’avvenimento dell’anno. Si tratta di
Un documento richiesto a
^raz, formulato a cura di una
ommissione mista (protes ante, cattolica, ortodossa), a
arattere pratico, che non
però di spunti teologir a biblici, che dovrebbe serre a educare le chiese alla
pratica ecumenica, cominlando dal non fare a meno di
are insieme le cose che sono
accettate da tutti i cristiani,
bozza di questa Charta è
° ?PPana inviata alle vachiese cristiane d’Europa,
vueste ultime dovrebbero incontrarsi per rispondere inme e dichiarare la loro disponibilità ad accettare la
„ questo è stato il sug1 .’tC'onto del Comitato cenfan ’ "^oturalmente possono
*0 anche separatamente,
0 SI auspicano convegni
Da sinistra; Jeremie Kaligiorgis, presidente deiia Kek, Jean-Marc
Prieur, vicepresidente, Keith Clements, segretario generale
nazionali che servano a iniziare quell’incontro e dialogo
che la Charta intende promuovere. Le chiese possono
far giungere miglioramenti al
testo entro settembre del
2000, che saranno valutati
dalla commissione mista. Per
la Pasqua del 2001, quando
finalmente le chiese la festeggeranno insieme, dovrebbe
esserci, nell’occasione di un
raduno europeo giovanile, la
firma solenne dell’accordo.
Si vuole cancellare le differenze e fare un coacervo di
indistinti? Assolutamente no:
si tratta di lavorare a preveni
re i conflitti, di educare ad esser facitori di pace, di educare al rispetto delle diversità e
al dialogo nella dignità delle
rispettive culture e decisioni
etiche. La discriminante non
dovrà più essere l’appartenenza confessionale, ma sarà
eticamente accettabile quello
che non fa male, ma fa bene
al prossimo (Rom. 13,10).
Le celebrazioni del 40° anniversario sono state sobrie,
concentrate neU’ultimo giorno. Sono consistite in un saluto del segretario generale
del Consiglio d’Europa, l’austriaco Walter Schwimmer, in
una tavola rotonda con la
partecipazione di vecchi e
nuovi segretari, una celebrazione solenne nella cattedrale
di Odensee, con predicazione
del metropolita Kaligiorgis.
Durante la tavola rotonda
sono state ascoltate le testimonianze di precedenti segretari e di persone che hanno «fatto» la Kek: il pastore
riformato André Appel, ex
presidente, ha ricordato l’incontro a Trento con una delegazione cattolica del Consiglio delle conferenze episcopali europee, incontro che è
stato fondante della collaborazione che ha reso possibili
gli incontri di Basilea e di
Graz. Jean Fischer, ex segretario generale, ha ricordato le
difficoltà per superare il clima
di sospetto dopo l’abbattimento del muro di Berlino,
quando la Kek è stata accusata di aver collaborato con la
Stasi e col Kgb. Con questi organismi la Kek ha dovuto a
volte trattare, per rendere
possibili le partecipazioni di
ecclesiastici e di giovani alle
riunioni internazionali; si è
trattato spesso di veri e propri
«bracci di ferro» che hanno
prodotto ogni tanto degli allargamenti delle maglie della
rete che si stendeva su tutto.
Riflessioni sul 40° anniversario dell'organizzazione
La Kek ha quarantanni e li dimostra
«Dio vivente, sorgente della
nostra speranza e del nostro
coraggio, noi ti rendiamo grazie per gli orizzonti che tu hai
aperto a coloro che 40 anni fa
hanno fatto nascere la Conferenza delle chiese europee.
Noi ricordiamo la loro fede in
una comunità in Cristo che
trascenda le divisioni ideologiche, la sfiducia e Vostilità.
Noi siamo loro riconoscenti e
vogliamo mantenerci in questa stessa fede anche oggi».
Così iniziava la preghiera
di ringraziamento, primo atto del culto in celebrazione
del 40° anniversario della
Kek. La Kek ha 40 anni: un’
età che dovrebbe essere matura per tenere con saldezza
nelle mani la propria vita, la
propria famiglia ma è anche,
nell’età degli umani, un tempcr nel quale invece spesso
non ci si sente all’altezza dei
propri compiti, si è contestati
dai propri figli, ci sono ripensamenti sui compagni di vita
che ci si è scelti o sulle alleanze professionali e politiche e si può essere depressi
semplicemente perché ci si
sente invecchiare e non si capisce abbastanza il tempo in
cui si vive.
Tutte queste crisi le sta attraversando anche la Kek:
passata da un accordo fra
una quarantina di chiese a
una comunità di 126 chiese e
una trentina di organizzazioni associate, è riuscita a darsi
una costituzione e un ordinamento che disciplinano le
rappresentanze e i comportamenti di chiese molto diverse fra loro sia per la teologia che per l’ecclesiologia,
per non parlare delle scelte
etiche. Si è battuta ed è, almeno in parte, riuscita a garantire la dignità delle chiese
minoritarie, la rappresentanza delle donne, dei laici e dei
giovani. Di recente si è rafforzata con Taccorpamento della Commissione europea
chiesa e società e ora è sulla
via di razionalizzare i molti
settori d’intervento nei confronti degli stati o dell’Unione europea, per il riconoscimento dei diritti umani, civili
e religiosi, per la tutela degli
stranieri, per gli interventi
umanitari. Ha iniziato ormai
da una quindicina d’anni una
collaborazione con i cattolici:
il suo organismo partner è il
Consiglio delle conferenze
episcopali europee (Ccee); ha
gruppi di dialogo per il confronto con le altre religioni
non cristiane. Ha costruito
ponti fra l’Est e l’Ovest dell’Europa, fra il Sud e il Nord;
può a buon diritto vantarsi
della «sua» Europa che è più
ampia, diversificata, tollerante e garantista di quanto non
lo sia l’Europa politica o peggio quella economica.
Tuttavia ci sono inquietudini: le donne, pur avendo da
diversi anni una vicepresidente (attualmente la pastora
tedesca Ruth Rohrand), non
sembrano destinate mai ad
essere esse stesse presidenti
0 segretarie generali; fra le
varie chiese sono soprattutto
1 riformati quelli che sembrano più disponibili a lasciarsi
rappresentare dalle donne,
mentre a tutti gli altri sembra
un sopruso o uno spreco.
Gli ortodossi sono scontenti di quelli che chiamano i
«diktat» delle chiese protestanti progressiste e tendono
sempre più a defilarsi, rifugiandosi in un misticismo trinitario-autoritario (che è
però una contraddizione,
perché sono loro ad averci
insegnato che la trinità fonda
l’uguaglianza fra i diversi),
che a noi sembra sempre più
clericale e patriarcale. Poi c’è
stato il risorgere dei nazionalismi in tante situazioni diverse, fino ad arrivare agli
estremi della guerra dei Balcani, senza che si sia potuto
sentire chiaro e forte il dissenso delle chiese cristiane...
L’apertura alla collaborazione con le chiese cattoliche, indispensabile per prevenire i conflitti ed essere facitori di pace, sembra rimettere in discussione le alleanze e creare vie di fuga verso
configurazioni diverse della
collaborazione, che sarebbero però meno impegnative,
perché invece di chiedere a
tutti di «convertirsi» presupporrebbero una accettazione
delle immutabili tradizioni
altrui.
In mezzo a queste incertezze però nascono sempre
nuove speranze. La partecipazione al Comitato centrale
dall’ultima Assemblea, tenuta a Graz dopo il raduno europeo, si è molto rinnovata e
il numero dei giovani supera
un terzo dei componenti.
Giovani pastore sono membri di commissioni importanti e perfino del Consiglio
di presidenza, dove c’è una
pastora della Chiesa nazionale hussita. Nel Comitato
congiunto fra Kek e Ccee è
stata eletta chi scrive queste
note, in aggiunta al gruppo di
cinque che lavora con altrettanti del Ccee, ovviamente
solo uomini, visto che sono
vescovi e cardinali. Il numero
di donne in questo «Joint
Committee» sale a due (l’altra è una pastora tedesca
dell’Ekd); due sono anche gli
ortodossi, un anglicano e un
luterano (6 esponenti per la
Kek, 5 per il gruppo cattolico). Alla domanda cosa provo
ad esser stata eletta in questo
Comitato, non so rispondere;
la verità è che mi sento un
vaso di coccio in mezzo a
tanti vasi di ferro, ma non è la
situazione normale del cristiano (cfr. 2 Cor. 4,7)? Il «tesoro» della rivelazione della
speranza che fa cambiare il
mondo è contenuto nella nostra fragilità che rischia continuamente di perderlo o
sprecarlo, ma solo per l’opera
dello Spirito resiste o si trasferisce e soffia dove vuole.
L’ingegnere meccanico
Jean Fischer, ex segretario
generale, ha ricordato la progettazione, i costi, lo studio,
la fatica per costruire dei
ponti; poi basta una bomba a
farli saltare; una cartolina ricevuta da Novi Sad con la foto del ponte sul Danubio distrutto è un monito per la
Kek di oggi a conservare con
timore e riconoscenza il patrimonio della visione di un
futuro di pace, che è ancora
quasi tutto da realizzare, (gs)
Preghiera di intercessione
Dio benevolo e demente,
attraverso tuo Figlio Gesù Cristo,
tu d hai riconciliati a Te.
Egli ha sconfitto l’ostilità
e ci ha annunciato la pace
per un avvenire vicino e per uno lontano.
Egli ci ha riuniti in un solo corpo.
Quando un membro di questo corpo soffre,
tutte le membra soffirono con lui;
quando si rende omaggio a uno,
tutte le membra si rallegrano con lui.
Forti di questa promessa,
puntiamo lo sguardo verso il futuro.
Siamo preoccupati e commòssi
perché gran parte dei nostri contemporanei
in Europa e nel mondo intero non conoscono
la realizzazione di questa promessa. (...)
Noi aspiriamo alla realizzazione della tua promessa
per tutti e vogliamo orientare la nostra vita
in quanto cristiani e cristiane, in quanto cTiiese
in questa direzione.
Ti preghiamo di condurci
dalla morte alla vita,
dalla falsità alla verità.
Ti preghiamo di condurci
dalla disperazione alla speranza,
dal timore alla fiducia.
Ti preghiamo di condurci
dalTodio aH'amore,
dalla guerra alla pace.
Che i nostri cuori si riempiano di pace.
Facci sognare insieme,
pregare insieme, operare insieme
per un mondo di pace e di giùstizia
per tutti.
In Europa i conflitti
sono all’ordine del giorno.
La guerra è riapparsa
sul nostro continente.
Noi pensiamo agli abitanti del Kosovo
e a quelli del Caucaso, dell’Irlanda del Nord e di Cipro.
Pensiamo soprattutto ai giovani,
che crescono nelle guerre e nei conflitti,
alle donne e alle persone anziane,
che ne sopportano le conseguenze.
Noi ti preghiamo:
facci trovare vie per giungere
a una cultura della nonvìolenza,
fa che impariamo a combatterla e
a impedire le guerre,
a sostenere quelli che s’impegnano
a educare alla pace, a prevenire le guerre
e a cercare soluzioni pacifiche ai corrfiitti.
Noi ti preghiamo:
facci diventare i difensori della tua pace,
là dove noi siamo.
Dio, facci essere strumenti della tua pace.
Dappertutto in Europa e nel mondo
uomini e donne sono esclusi dalla vita associata,
per il colore della loro pelle, o a causa del sesso
o della povertà.
Pensiamo ai disoccupati, ai perseguitati per il colore
della loro pelle o per la loro origine,
pensiamo alle vittime delle violazioni
dei diritti umani e alle minoranze.
Lo stile di vita in Europa e le rivalità economiche
determinano il destino degli abitanti di altri continenti.
Pe'nsiamo alle vittime delle crisi di indebitamento,
alle vittime delle catastrofi naturali,
ai numerosi individui in cerca di asilo e ai rifugiati.
Noi ti preghiamo;
dacci coraggio per opporci a tutte
le divisioni e separazioni;
fa che impariamo a condividere le risorse,
in modo che tuttlgli abitanti dell’Europa
e del mondo abbiano la loro parte
nelPabbondanzà della vita.
Noi ti preghiamo:
facci diventare difensori della tua giustizia
nel luogo dove vìviamo.
Facci trovare nuove vie di solidarietà.
Fa che partecipiamo attivamente
a stabilire una società civile nel mondo intero.
Dio, fa di noi strumenti della tua giustizia.
(Estratti della preghiera di intercessione recitata durante
le celebrazioni del 40° anniversario della Kek)
Un’immagine del raduno di Graz
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 15 OTTOBR^q^
Nelle foto due momenti della festa del Lombardini
? Cinisello: cronaca di una giornata
Cappuntamento è per
una prossima edizione
Domenica 19 settembre era
una giornata grigia, ma non ci
ha impedito di iniziare con
una grande festa le attività del
«rinnovato» Centro culturale
evangelico «Jacopo Lombardini». Questo ci ha fatto particolarmente piacere, soprattutto perché la preparazione
della giornata ci ha portato
via molto tempo e molte
energie. Anche quella mattina ci siamo trovati presto, alle
otto, perché tutto fosse in ordine per quando sarebbero
arrivati i nostri ospiti; poi, alle
undici, abbiamo iniziato col
culto all’aperto, ogni tanto
preoccupati da un particolare
rabbuiarsi del cielo, ma col
piacere di non essere circondati da mura, bensì dal parco
e dalla gente curiosa; è stato
anche molto bello ritrovarsi
in circa 70 a Cinisello per
ascoltare la parola del Signore; potessimo essere tanto
numerosi ogni volta che facciamo il culto nei nostri locali... Speriamo di avere inaugurato una tradizione positiva,
visto che nei prossimi mesi
proporremo un culto al mese.
La maggior parte delle persone, però, sono arrivate solo
per il pranzo; fratelli e sorelle
che, dopo il culto nelle loro
comunità, sono partiti per
raggiungerci da Biella, Intra,
Omegna, Novara, Bergamo,
per non citare anche tutte le
città del Milanese. Alla fine ci
siamo raccolti in circa 150 a
festeggiare sotto la tettoia del
circolo Unione, ritrovando
vecchie amicizie e, speriamo,
facendone di nuove. La giornata si è poi conclusa, dopo
la grigliata, con l’estrazione
della sottoscrizione a premi.
Naturalmente, visto che ho
fatto parte del gruppo degli
organizzatori della giornata,
non posso fare commenti sul
suo svolgimento; la nostra
speranza è che sia stata piacevole per tutti. Noi siamo
stati contenti. Prima di concludere la cosa più importante, almeno da parte del Centro: un grazie a tutti i fratelli e
a tutte le sorelle che hanno
risposto al nostro invito: un
grazie a tutte le amiche e tutti
gli amici che si sono impegnati per la riuscita di questa
giornata e alle persone che
anche dalle valli hanno contribuito alla festa facendo doni in natura.
CENTRO Di FORMAZIONE
DIACONALE «G. COMANDI»
Inaugurazione
deiril® Anno accademico
congiuntamente aH’inaugurazione del
145° Anno accademico della Facoltà valdese di teologia
Firenze, sabato 23 e domenica 24 ottobre 1999
.#■ ■
Proluslont . , f
sabato ore 17* via de’ Serragli, 49
Prof. Giorgio Spini
LA SCUOLA VALDESE
DI TEOLOGIA DI FIRENZE, 1870-1900
seguiranno una cena comunitaiia in via Borgo Ognissanti 6
e un incontro con la locale comunità battista
V
Culto d’apertura ' A ,
domenica, ore 10,45, chiesa valdese di via Micheli ^
presiedono i pastori Gino Conte e Raffaele Volpe
partecipano gii studenti della Facoltà e éd CFD
seguiranno un pranzo comunitario in via Manzoni 21 e un incontro con le comunità valdese e metodista
Si è svolta ih 9 settembre la festa del Centro di Cinisello Balsamo
Un «nuovo inizio» per il Lombardini
La struttura si è modificata per aprirsi maggiormente sia all'azione sociale sia
nell'impegno per l'evangelizzazione e per i giovani dentro e fuori le chiese
ERIC NOFFKE
La festa del «Lombardini»
del 19 settembre non ha
solo segnato la ripresa delle
attività dopo la pausa estiva
ma il «nuovo inizio» di un’opera con una tradizione molto importante alle sue spalle.
Essendosi infatti notevolmente ridotta la consistenza
del gruppo residente, con
l’entrata in vigore del nuovo
statuto è stato aggiunto un
nuovo motore: il gruppo degli
amici e delle amiche del
Lombardini, di cui possono
far parte tutti coloro che condividono i fini del Centro e
sono disposti a contribuire
con soldi e impegno personale al suo funzionamento. Il
gruppo, oltre ad indicare le linee base su cui il Centro lavorerà, elegge un comitato (che
comprende anche rappresentanti delle chiese bmv di Milano), il quale lavorerà sulle
linee indicate dal gruppo degU amici e delle amiche. Questo per quello che riguarda
l’organizzazione strutturale.
I programmi di lavoro sono
di fatto quattro. La priorità,
se si vuole far tornare il Centro a un più profondo impegno sociale, è di ricostituire
un gruppo residente di una
certa consistenza, cioè un
gruppo di persone che vivono qui in comune, mettendo
a disposizione il loro tempo,
le loro idee ed energie: persone che «credono nella causa»,
dunque. Senza questo «cuore» sarà difficile riprendere in
pieno una significativa attività nella città. Il secondo
programma di lavoro consiste nel proseguimento (e, se
possibile, incremento) del discorso culturale: portare una
voce protestante nel dibattito
cittadino, creare interesse intorno alle questioni cbe«stanno a cuore alla nostra fede e
cultura evangelica. Il terzo
programma prevede la creazione di quello che potremmo chiamare un «laboratorio
di evangelizzazione»; stiamo
formando un gmppo di fedeli
delle chiese locali interessati
al discorso evangelizzazione
e vorremmo raccogliere il
materiale di evangelizzazione
Fede e impegno sociale
Annunciare l'Evangelo
nella quotidianità della vita
LIDIA MAGGI
COME annunciare l’Evangelo a coloro che incontriamo quotidianamente?
Come condividere la propria
esperienza di fede senza cadere nell’autocelebrazione,
nella propaganda? Vorremmo provare la gioia di vedere
persone nuove avvicinarsi alla fede, frequentare le nostre
comunità e nello stesso tempo siamo timidi nel testimoniare delle grandi meraviglie
di Dio. Viviamo il paradosso
di credenti che amano il Signore con tutto il cuore, ma
esitano ad annunciarlo ad altri. Le ragioni di tale esitazione sono talvolta solenni, altre
volte banali: paura di «svendere» la fede come una merce qualsiasi al supermercato,
difficoltà di parlare delle
esperienze, più importanti
della vita, o forse più semplicemente pigrizia e tanto imbarazzo nel testimoniare
questo Evangelo che sembra
stupirci sempre meno. Temiamo la derisione degli altri: «Davvero voi credete in
queste favole?». Scopriamo
perciò il paradosso di voler
vivere una fede missionaria e
non sempre sapere come farlo. Abbiamo bisogno di essere provocati, incoraggiati a
uscire, a vincere la timidezza
per ritrovare spontaneità nel
raccontare quello che i nostri
occhi increduli hanno visto.
II Centro culturale «Jacopo
Lombardini» ci ha offerto un
contributo in questa direzione organizzando una'festa
^ulto
abbonamenti
interno
estero
sostenitore
L. 10.000
L. 20.000
L. 20.000
Versamenti sul conto corrente
postale n. 46611000 intestato
a: «CULTO RADIO», via Firenze 38, 00184 Roma.
all’aperto che ha coinvolto
buona parte delle comunità
milanesi: battisti, metodisti e
valdesi si sono incontrati domenica 19 settembre a Cinisello. Una giornata caratterizzata dalla voglia di far stare
insieme fratelli e sorelle fuori
dai muri delle chiese, in un
parco pubblico, celebrando
insieme il Signore, giocando,
mangiando (ottima la grigliata), per sentire la gioia di sapersi parte di un progetto importante: l’annuncio che Gesù Cristo è il nostro Signore.
Il culto «allietato» dal vocio
dei bambini, dagli sguardi curiosi dei passanti, ci ha invitato a riflettere in questa direzione, ci ha richiamato alla
nostra responsabilità missionaria nel porre la domanda:
«Credi tu nel Signore Gesù
Cristo?». Molti risponderanno
con indifferenza, altri forse
attendono di essere interpellati per arrivare a una decisione di fede. Ma se nessuno
chiede? Se nessuno invita alla
fede chi potrà rispondere affermativamente? Se non si
trova il coraggio di andare
verso gli altri, come potranno
le nostre comunità sperare di
crescere numericamente e
trovare altri fratelli e sorelle
disposti a condividere con loro il progetto di Dio? Abbiamo trovato un tesoro nell’Evangelo, ma lo teniamo nascosto considerandolo troppo
spesso come «moneta fuori
corso», non spendibile...
Davvero la buona novella,
così «incondivisibile» rischia
di essere considerata più come una cambiale o tutt’al più
un assegno scoperto che come tesoro prezioso per il
quale dare via tutto. Evangelizzare, ma come? Quali sono
gli ingredienti per farlo bene?
Non esiste certo una ricetta
standard. Abbiamo però constatato che occorre trovare la
forza di annunciare, di testimoniare non solo implicitamente attraverso il nostro
impegno sociale, ma anche
esplicitamente. È stato bello
riscoprire che basta poco per
superare la timidezza e sentire il nostro cuore battere nella gioia di vedere l’Evangelo
annunciato ad altri.
finora prodotto per sperimentarne l’uso in città. La
sfida è di riuscire a coinvolgere nuove persone intorno
al nostro messaggio di fede. Il
quarto progetto riguarda i
giovani, non solo delle nostre
chiese: il Lombardini potrebbe diventare per loro un luogo di aggregazione, di incontro, di riflessione e anche di
svago, un luogo dove possa
no sempre sentirsi a casa,
Naturalmente questi quattro
progetti non viaggiano a
compartimenti stagni né riguardano il solo Lombardini;
l’ampia presenza di fratelli e
sorelle alla nostra festa è il
segno di una relazione stretta
con le chiese locali imprescindibile, se vogliamo cheli
Lombardini sia sempre un
luogo di testimonianza.
HE
VILLASECCA — Ringraziamo tutti quelli che hanno collabotato nel corso dell’estate a vari lavori sui nostri stabili: in particolare sulla scuola di Grande di Bovile e sulTedificio del
tempio di Villasecca, ritinteggiato e arredato nuovamente
con il vecchio pulpito rimesso al suo posto. Grazie anche a
coloro che hanno presieduto i nostri culti nel corso
dell’estate: Emanuele Di Natale, Alfredo Janavel, Lucilla
Peyrot, Sergio Rostagno, Emilio Rostan, Ludwig Schneidet,
Sergio Turtulici. Una gioia particolare abbiamo provato nel
rivedere il pastore Janavel, sempre in ottima forma, anche
dopo il compimento dei suoi primi novant’anni di vita.
• Si sono sposati Mauro Peyronel e Raffaella Aghemo, nel
la chiesa cattolica di Frali; Cinzia Poét e Ivan Ribet, nel nostro tempio dei Chiotti; Danilo Massel e Maria Grazia Vigliani in municipio a Perrero con benedizione nel nostro
tempio di Villasecca. Un augurio caloroso a tutti gli sposi
Auguri vivissimi per la nascita di Stefano Comba, di Manuel e di Daniela Giacomino, avvenuta il 23 maggio.
• Lunedì 20 settembre abbiamo accompagnato al cimitero
'la nostra sorella Maria Massel ved. Rostan, dei Trossien
deceduta all’età di 94 anni dopo lunghi anni di malattia. E
deceduto in Francia, nel corso dell’estate, il nostro fratelo
Ferdinando Peyronel. Esprimiamo la nostra simpatia fraterna alle famiglie, nella speranza che viene dall’Evangelo.
RODORETTO-FONTANE — Abbiamo avuto nel corso dell’estate le consuete attività ecclesiastiche. L’assemblea di
chiesa dell’11 luglio ha esaminato la vita della comunità o
l’operato del Concistoro: inoltre ha eletto come nuovo
membro del Concistoro stesso per il quartiere di Fontane
Renata Pascal, che ringraziamo per la sua disponibilità.
• Abbiamo avuto, oltre ai culti a domeniche alterne a Rodnretto e Fontane, le riunioni all’aperto a Campo Clot, il 25
luglio, e al Colle delle Fontane il 1° agosto. Ringraziamo»
pastore Schneider che ha presieduto la riunione al ColleRingraziamo pure il pastore Fiume che ha presieduto alcuni culti estivi a Fontane e Rodoretto.
• Un grande successo ha avuto la festa dei vecchi mestieri»
Rodoretto T8 agosto, nel corso della quale si è anche avuto
in momento ecumenico di preghiera e meditazione. Il n'“'
seo continua a essere un centro di grande attrattiva»
un’occasione di incontro e testimonianza di cui dobbiaw
essere profondamente grati al maestro Enzo Tron.
MILANO — Domenica 3 ottobre, con un culto a cui hanno pt®
so parte anche i bambini e le bambine della nostra comunità, la Chiesa valdese ha iniziato il nuovo anno di
che segna la ripresa della scuola domenicale e del catecù
smo. Al culto è seguita un’agape fraterna.
CASORATE PRIMO — Il 17 ottobre si tiene la festa della con
sacrazione delle primizie; lo stesso giorno si svolge, co
inizio alle 10,30 con il culto e predicazione di Sandro Sp
nu, il Convegno delle chiese battiste della Lombardia. A»
15 riflessioni tratte dalla relazione introduttiva del p®^
Bruno Colombo. Il 24 e il 26 ottobre mostra interattiva s
tema «L’utopia di Dio, la sfida del giubileo biblico al deo>
e alle nuove povertà». Sempre il 24, in piazza Contardi,
rante la Fiera cittadina, bazar dell’Unione femminile m
vore delle popolazioni vittime di terremoti.
SEMINARI DI FORMAZIONE
Il 23-24 ottobre, a Napoli, nella chiesa battista di via Fori®
93, si tiene il primo dei tre seminari di formazione
zati dal Dipartimento di teologia dell’Ucebi di concerto ^
l’Associazione evangelica battista del Napoletano perf'^g.
catori locali, animatori di gruppo e monitori. Il tema di ci
sto primo incontro è «La comunicazione del tnessagS
evangelico». Il seminario si svolge dalle 18,30 alle 21
nerdì e dalle 16 alle 19 di sabato. Per informazioni conta _
reAntonlo Salvato, tei. 081-2393442.
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caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
«PORTE APERTE» — Si conclude a Pinerolo, domenica 17 ottobre, la manifestazione «Città d’arte a porte aperte», che era iniziata lo scorso 18 aprile a Carmagnola. L’iniziativa, organizzata dalla Provincia di Torino, ha coinvolto
circa 60 Comuni, per quasi sei mesi, attirando turisti e
amanti dell’arte alla riscoperta delle bellezze, talvolta sconosciute, dei piccoli e grandi centri della provincia torinese.
Quest’anno, oltre alla visita dei luoghi storici e dei musei
(ve ne sono 74 in tutta la provincia, Torino esclusa) sono
stati proposti itinerari enogastronomici, con la collaborazione delle aziende locali, che in occasione delle domeniche di
«Città d’arte a porte aperte», hanno spesso previsto menù tipici e la visita dei luoghi di produzione di vino. Tra i Comuni del Pinerolese e delle valli valdesi hanno partecipato: Angrogna, Cavour, Cumiana, Fenestrelle, Lusema San Giovanni, Lusemetta, Pinerolo, Pragelato, Usseaux e Torre Pedice.
DESI
VENERDÌ 15 OTTOBRE 1999 ANNO 135 - N. 40 LIRE 2.000 - EURO 1,03
E arrivato l’autunno e per
le chiese valdesi è il momento del culto della ripresa
delle attività. Ogni gruppo di
riunisce, programma i prossimi mesi, mette in campo i
progetti. Diverse chiese, da
qualche anno a questa parte,
hanno messo in pratica l’organizzazione di vere e proprie
gite comunitarie a cui partecipano persone di varia estrazione, non necessariamente legati
a un’attività specifica; si vanno conoscere luoghi del protestantesimo europeo, chiese sorelle (quest’anno molti sono
andati in Germania in occasione del terzo centenario della
fondazione di numerose «colonie» valdesi dopo l’emigrazione di fine ’600). La gita
dura pochi giorni ma se ne
LA RIPRESA DELLE ATTIVITÀ NELLE CHIESE
LA GITA
PIERVALDO ROSTAN
parla a lungo, per prepararla
prima e commentarla, magari
con la consueta serata di diapositive, poi. La chiesa è diventata un’agenzia di viaggi?
si è chiesto qualcuno.
Non credo. L’impressione è
che la gita comunitaria (benché ristretta a qualche decina
di persone) rappresenti un
nuovo tassello di quel tentativo di fare «comunità», di
mettere insieme, anche solo
per qualche giorno, più generazioni e diverse sensibilità. E
si sa quanto ci sia bisogno di
trovare occasioni, anche nel
nostro piccolo delle chiese
delle valli, per stare insieme,
per riscoprire la vocazione e
la dimensione della comunità.
E, anche dal semplice vedere
le fotografie che periodicamente pubblichiamo sul nostro giornale, mi pare si possa
dire che l’obiettivo viene in
buona parte colto. Certo, bisogna evitare che il «gruppo
gite» diventi l’ennesima attività «settoriale» che poi ha
difficoltà a dialogare con le
attività degli altri, un gruppo
chiuso in cui, una volta partita la serie dei viaggi, difficilmente si riesce a entrare. La
gita è comunitaria come lo
sono, o dovrebbero esserlo,
la corale, il gruppo donne o
quello giovanile, la filodrammatica o qualunque altra espressione del nostro vivere
quotidianamente la fede.
Senza dimenticarsi di quelT altro momento davvero comunitario, quello principale,
dove tutti si possono incontrare insieme, indipendentemente dal gruppo di attività:
il culto domenicale.
Regione Piemonte
Banca dati
sul profilo
demografico
La Banca dati demografica
evolutiva (Bdde), attivata
qualche anno fa dalla Regione Piemonte in collaborazione con il Csi e l’Università di
Torino, dovrebbe entro poco
tempo, oltre a dare dati generali sull’andamento demografico della popolazione, offrire
a chi si collega al sito Internet
della Regione sezione statistiche, anche la possibilità di
avanzare delle previsioni su
questo andamento, sapere le
cause dei decessi fra la popolazione a livello territoriale e
i dati sull’immigrazione straniera regolarmente iscritta alle liste delle anagrafi comunali in Piemonte. In un convegno che si è tenuto a Torino il 12 ottobre scorso sono
stati presentati questi tre nuovi «rami tematici» che dovrebbero andare a integrare il
modulo base della banca dati,
che ora fornisce a chi la consulta indicazioni sulla struttura e sulle dinamiche della popolazione piemontese ricavati
utilizzando i dati Istat che
vengono aggiornati con i dati
anonimi delle singole variazioni anagrafiche registrate
da ciascun Comune annualmente. Fra le tre nuove tematiche la prima a essere resa attiva è stata quella sulle cause
di decesso fra i cittadini piemontesi, realizzata in collaoorazione con T Osservatorio
epidemiologico regionale
dell’Asl 5, che nelle intenzioni dovrebbe dare la possibilità agli operatori di analizzare a qualsiasi livello territoriale i dati delle cause di morte rendendo così possibile effettuare confronti fra aree differenti e valutare le speranze
di vita fra la popolazione permettendo un monitoraggio più
completo dei fattori di rischio
sanitario sul territorio. Una
versione sintetica di presentazione della Banca dati è consultabile all’indirizzo Internet
WWW .regione.piemonte.it.
La carenza di infermieri crea problemi negli ospedali valdesi
Senza infermieri sanità in crisi
C’è crisi nel settore infermieristico; il numero degli
addetti, a livello nazionale,
non è sufficiente a coprire il
fabbisogno e i meccanismi di
formazione oggi sono più
complessi che in un recente
passato con il passaggio al diploma universitario: oggi vi
sono circa 7.000 posti nelle
scuole di formazione a fronte
di 350.000 infermieri in attività. In sostanza ogni anno si
può formare al massimo un
2% del personale in servizio e
dunque si è in difficoltà anche solo a garantire il toumover: le necessità di infermieri sono da due a tre volte più
elevate dell’offerta di figure
professionali.
Nei mesi estivi la difficoltà
a coprire i turni negli ospedali
valdesi delle valli si è fatta
sentire in modo pesante a
causa delle dimissioni di parecchi infermieri che hanno
scelto di lavorare altrove; la
direzione ha proposto di superare la fase critica con alcuni turni aggiuntivi, svolti volontariamente da infermieri in
servizio, in cambio di un pagamento extra della prestazione nell’ordine di 240.000
lorde al giorno. «Ciò è avve
nuto - commenta il direttore
amministrativo, Silvio Vola dopo aver sentito i colleghi
dell’Asl 10 di Pinerolo che
già avevano affrontato, nello
stesso modo, analoghe situazioni». Perché si è giunti a
questa situazione? «E innegabile che in primavera ci sia
stata incertezza sul futuro degli ospedali valdesi - aggiunge Vola - e da qui può essersi
generata una preoccupazione
anche nel personale; l’accordo con l’Asl 10 ha poi dato
basi più certe per il futuro; restano alcune questioni organizzative da definire meglio
al nostro interno».
È comunque difficile proseguire nel tempo con la formula del lavoro a gettone. Il sindacato autonomo Alp la scorsa settimana ha indetto una
riunione al termine della quale è stato diffuso un documento che solleva alcuni elementi di criticità verso gli
ospedali valdesi. L’Alp sostiene infatti che la scelta del
pagamento a gettone degli infermieri ha messo in situazione di stress molti dipendenti e
quindi propone alla direzione
degli ospedali alcune ipotesi
di soluzioni, in primis, in at
tesa di coprire i posti vacanti,
«di sollevare gli infermieri da
mansioni che possono essere
coperte anche dal personale
ausiliario e dagli operatori
tecnici per l’assistenza».
«Alcune delle proposte che
fa l’Alp - ribatte il dott. Vola
- sono esattamente quelle che
abbiamo fatto, per iscritto, da
tempo e che abbiamo discusso con tutte le organizzazioni
sindacali: bisogna valorizzare
altre figure per l’assistenza al
malato partendo dal dato oggettivo che gli infermieri saranno sempre di meno. Certo
bisogna anche lavorare in
prospettiva: a breve, in collaborazione con le associazioni
degli “Amici” pensiamo di
dare borse di studio a persone
che sono state ammesse alla
scuola universitaria che siano
della nostra zona, sul medio
termine pensiamo a periodi di
tirocinio come ausiliari a persone che vogliano un domani
iscriversi alla scuola universitaria in modo da poter incentivare le iscrizioni». Siamo
infatti al paradosso: ci si
iscrive a corsi universitari che
a volte generano disoccupati,
si cerca disperatamente un lavoro e poi si ignora un fabbi
L’Ospedale valdese di Pomaretto
sogno reale, presente anche
nel territorio pinerolese. Un
esempio: a Torino sono state
presentate 700 domande per
terapista con 30 posti a disposizione, mentre si sono presentate 230 per 150 posti nei
corsi da infermiere. Così 630
persone non sono state accet
Tra le carte del fascicolo di Tenda
conservato presso l’archivio della
Tavola valdese a Torre Pellice si trova
uno scritto molto interessante, datato 15
agosto 1893 e indirizzato «AU’Ill.mo
Sig. Cardon Pastore Valdese, Casa Giordana corso Garibaldi Cuneo». Il testo,
scritto a mano con bella grafia su un foglio protocollo a righe, dice: «I sottoscritti consci dell’immenso bene che deriverebbe a loro ed alle loro famiglie
l’aver a disposizione un Ministro di Dio
che, nelle aspre e molteplici vicende della vita, li confortasse, 1 istruisse e con
saggi consigli li mantenesse nella retta
ed unica via della fede, si fanno premura
di rivolgere caldissima preghiera alla
S.V. Ill.ma, affinché, coll’alta sua intercessione, si possa ottenere che un Pastore
Valdese presti la salutare sua opera alla
frazione Vievola di Tenda. Fiduciosi di
vedere esaudita questa loro domanda caldamente si raccomandano, specie pei lo
IL FILO DEI GIORNI
LA PETIZIONE
MARCO FRASCHIA
ro figliuoli che, crescendo senza chi
l’istruisca nei doveri della religione, diverrebbero del tutto ignari dei principali
obblighi d’ogni buon cristiano».
Seguono un centinaio di firme; tra i
cognomi più ricorrenti si trovano: Ferrerò, Giolitto, Barengo, Nigra, Perono,
Guliermetti, Bergatto, Fontana, assieme
a molti altri, che compaiono una volta
soltanto. Tranne cinque o sei donne sono
tutti uomini. Sono gli operai addetti alla
costruzione del traforo ferroviario tra
Vievola e Limone, per la cui realizzazione furono necessari nove anni, dal 1889
al 1898, mentre la linea Cuneo-Tenda
venne conclusa solo nel 1913. Vievola,
la prima piccola frazione che si incontra
scendendo in vai Roya dal tunnel del
colle di Tenda, era una tappa obbligata
per i muli e le diligenze che salivano al
colle e, a fine Ottocento, accanto a strutture ricettive per i viaggiatori, sorsero
case e baracche per i lavoratori della ferrovia. Per interessamento di due villeggianti che trascorrevano Testate a Tenda, le signorine Symington e Mader, entrambe protestanti, nel luglio 1893 si
tennero a Vievola alcune conferenze
all’aperto, «nel giuoco di bocce», di
fronte a centinaia di uditori.
Gli incontri, che proseguirono fino al
mese di novembre, furono curati dal pastore di Cuneo, Filippo Cardon, al quale
gli operai, gratificati dai suoi interventi,
inviarono la petizione che in breve portò
alla nascita di una piccola comunità valdese a Tenda e Vievola.
tate ai corsi e sono potenzialmente ferme per un anno.
«Vogliamo fare domanda
alla scuola universitaria - prosegue Vola - affinché negli
ospedali valdesi di Torino,
Torre Pellice e Pomaretto sia
possibile fare il tirocinio degli
infermieri, in modo da far conoscere le nostre strutture».
Ma, solleva il problema Alp,
non c’è una questione anche
di caduta di motivazioni e in
qualche modo di ricerca di
identità negli ospedali delle
valli? «La questione specifica
dei turni aggiuntivi è ormai
superata come urgenza del periodo estivo - spiega ancora
Vola -; stiamo lavorando su
idee a lungo termine il che mi
pare sia un segno di voler programmare il futuro. Sul discorso motivazioni e sul senso
di lavorare in questi ospedali
ben vengano invece occasioni
per tornare a discuterne e a
confrontarsi. L’accordo con
TAsl 10 (riduzione di posti
letto di medicina per acuti e
apertura di 30 posti letto per
lungodegenti nei due ospedali
più 10, a Pomaretto, di riabilitazione) ci dà una prospettiva
e da essa occorre ripartire».
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E Eco Delle ^lli "I^ldesi
IL SINDACATO: NESSUNA RISPOSTA SULLA BELOIT
— Due settimane fa i sindacati confederali hanno lanciato
una serie di domande alla direzione Beloit circa le prospettive dello stabilimento di Pinerolo (nella foto): «Ad oggi non
abbiamo avuto risposta» dicono Firn, Fiom e Uilm. E mentre
si avvicina la data di termine della cassa integrazione non si
vedono decisioni in grado di rilanciare il ruolo della più
grande fabbrica metalmeccanica di Pinerolo. «Il gruppo dirigente usa la politica di Pilato; lasciando morire la Beloit e
magari gridando che la colpa è di tutto il mondo», aggiungono i sindacati; che precisano: «Altri pensano a sciacallaggi
immobiliari e profitti facili sulle ceneri dell’azienda; noi vogliamo invece salvare una quota di lavoratori della Beloit».
LA REGIONE AUMENTA LA CACCIA AI CINGHIALI
— Di fronte alla periodica denuncia di danni da cinghiali, in
aumento nei periodi autunnali, la prima scelta che spesso
viene fatta è quella di aumentare la possibilità di prelievo da
parte dei cacciatori. La Provincia di Torino aveva qualche
settimana fa segnalato l’aumento di danni da selvaggina e
prontamente la Regione ha deliberato di raddoppiare, da 5 a
10, il numero capi che ciascun cacciatore può abbattere. Il
problema in realtà è più complesso e il proliferare di questo
animale, oltre alla sua tradizionale prolificità e all’abbandono delle fasce pedemontane da parte dell’uomo, ha fra le
cause anche la continua immissione di animali da allevamento. Questa pratica, pur vietata dalla legge, è diffusa e documentata: l’ampliamento delle possibilità di caccia finirà inevitabilmente per favorire ulteriori immissioni. Da notare che
negli ultimi due anni nel comprensorio To 1 (valli Pellice,
elùsone e Germanasca) sono stati uccisi circa 400 cinghiali.
NASCE L’ASSOCIAZIONE DIABETICI TORINO 2000
— Verrà presentata giovedì 14 ottobre, alle 10,30, nella sala riunioni dell’Ospedale evangelico valdese di Torino, in
via Silvio Pellico 19, la nuova «associazione diabetici Torino 2000». Il diabete è una malattia cronica molto diffusa
(circa il 5% della popolazione mondiale ne è afflitta) e genera gravi complicazioni. L’associazione, oltre a preoccuparsi direttamente dei problemi ad essa collegati, vuole fare
anche opera di informazione e sensibilizzazione fra i cittadini, le istituzioni e, naturalmente, i malati.
Corso di formazione giornalistica
RADIO BECKWITH EVANGELICA
in collaborazione con il settimanale
Riforma*L’eco delle valli valdesi
promuove la formazione di due giornalisti collaboratori.
Il periodo di formazione durerà un anno, eventualmente rinnovabile, e si svolgerà in parte presso la sede di Radio
Beckwith a Luserna, in parte presso la redazione de L’eco delle
valli valdesi a Pinerolo e in parte «sul campo».
Sono previsti incontri di studio sulla realtà pinerolese e sulla
Chiesa valdese e attività di preparazione di articoli e trasmissioni radiofoniche di tipo informativo; ai due partecipanti all’attività di formazione sarà garantito un rimborso spese:
• è richiesta la residenza in uno dei Comuni delle Comunità
montane valli Pellice, Chistìne e Germanasca o di San Secondo, Prarostino e Pinerolo;
• i partecipanti dovranno essere automuniti:
• sarà motivo di preferenza un’età compresa fra ì 20 e i 35 anni.
Le domande degli/delle interessati/e dovranno pervenire, entro il 23 ottobre 1999, a Radio Beckwith, casella postale.
Torre Pellice, presentando curriculum vitae, tTolo di studio,
eventuali esperienze già maturate nel settore giornalistico locale.
Un’apposita commissione valuterà le singole candidature mediante incontri, test e prove pratiche.
La data indicativamente prevista per l’inizio del periodo di
formazione è il 1“ dicembre 1999.
Il direttore di Radio Beckwith Evangelica
Piervaldo Rostan
Pinerolo e le sue risorse culturali
Storia, geografia
e arte in rassegna
DAVIDE ROSSO
LA FIM SCRIVE ALL’SKF — La Firn di Pinerolo ha posto
la scorsa settimana, alla dirigenza Skf alcuni inquietanti interrogativi sul futuro dell’azienda. Partendo dal fatto che
verosimilmente alcuni stabilimenti (Pinerolo, Villar Perosa
componenti) stanno per essere venduti, come accadrà questo passo? La Firn si chiede: «la Skf manterrà delle quote
negli stabilimenti venduti? Verrà garantita l’occupazione?
Che fine faranno determinati servizi come magazzini e manutenzione?». Perché, se vi fosse l’intenzione di dar vita a
cooperative per gestire detemùnati settori un capitolo tutto
da verificare sarà la tutela di quei lavoratori, il tipo di contratto e le garanzie. Ma la Firn pone anche un’altra questione, quella della convivenza in contemporanea di cassa integrazione, mobilità e straordinario, meccanismo costoso che
privilegia alcuni a svantaggio di altri.
Giunta ormai alla settima
edizione, si è aperta sabato 9 ottobre la manifestazione «Guardare, ascoltare,
conoscere», l’iniziativa organizzata dal Comune di Pinerolo che propone come negli anni passati mostre, convegni,
incontri destinati nelle intenzioni degli organizzatori a valorizzare i beni culturali e le
attività artistiche della città.
La manifestazione si protrarrà fino al 30 ottobre proponendo fra l’altro incontri e
convegni che affronteranno
temi che vanno dal ruolo
dell’Arma di cavalleria nella
lotta di Resistenza all’identità
europea, dall’archeologia all’arte nel Pinerolese e nelle
valli valdesi, mostre sulla cartografiàtdel territorio, sull’arte
mpestre e su quella contemporanea. Il 17 poi Pinerolo sarà
lo scenario di una seconda
manifestazione: «Città d’arte
a porte aperte», ultimo appuntamento di una iniziativa che
ha visto protagoniste nelle
scorse settimane anche altri
centri delle Valli. Un ottobre
quindi che si presenta ricco di
avvenimenti culturali quello
che Pinerolo sta vivendo che
avrà una continuazione anche
in novembre quando il 6, alle
ore 18, verrà inaugurata la sezione etnofonica del museo
Etnografico in via Brignone
che andrà ad arricchire il materiale proposto ai visitatori
dal museo pinerolese.
Il programma di «Guardare, ascoltare, conoscere» prevede più nel dettaglio venerdì
15 ottobre, alle ore 20,45, al
Salone dei cavalieri il convegno «L’Europa: identità e
sentimenti»; lo stesso giorno
e sabato 16 all’auditorium
«Vittime della mafia» con
inizio alle ore 9,30, «Archeologia e arte nel Pinerolese e
nelle valli valdesi». Sabato
16 saranno inaugurate le mostre: «Il territorio disegnato:
le mappe antiche» alla biblioteca civica Alliaudi, orario
sabato e domenica dalle 15
alle 18,30; e al museo didattico di scienze naturali «Il territorio disegnato: carte che
raccontano il mondo attorno
a noi» fino al 31 ottobre feriali dalle 9 alle 12 e dalle
15,30 alle 18,30, domenica
dalle 10 alle 18,30.
Domenica 17, alle ore 16,
alla galleria di arte contemporanea «En plein air» incontro
con la comunità ebraica nell’ambito della mostra «Bereshit I: la piccola porta». Sabato 23, alle ore 17, inaugurazione della mostra che rimarrà aperta fino al 19 dicembre «Siberia: archeologia
arte rupestre e sciamanismo».
Domenica 24, nella saletta
mostre della Pro Pinerolo
estemporanea di pittura «Il
cuore di Pinerolo». Sabato 30
ottobre al Museo della diocesi verrà inaugurata la XIV
biennale nazionale d’arte
contemporanea «L’arte e il
mistero cristiano».
Vigone: al via la rassegna agro-alimentare
La qualità in scena
a «Non solo mais»
Da sabato 16 a domenica 24
ottobre nel Palafiere di Vigone si tiene la prima edizione
di «Non solo mais», una rassegna che pone l’attenzione
su un prodotto che proprio a
Vigone ha uno dei centri di
maggior produzione: sono infatti 400 le aziende che forniscono il mais alla cooperativa
vigonese. La rassegna è inoltre un’occasione per valorizzare le principali caratteristiche culturali e storiche della
città: il teatro Selve, la chiesa
del Gesù, la biblioteca Luisia
e la Donazione Baretta. Un
percorso di mostre porterà poi
i visitatori fino nel centro storico di Vigone: sabato 16 alle
ore 15,30 si inaugurano la
mostra dei «Vecchi attrezzi
agricoli» nel Salone delle Feste, «Gli organi che hanno un
tempo allietato le feste» nella
sala dei ricordi, «I mulini di
montagna» e «L’architettura
rurale» alla rotonda, la «Mostra del vignettista Giuliano
Rossetti» nella chiesa del Gesù. Le mostre rimangono aperte per tutta la durata della
manifestazione.
«Non solo mais» propone
anche dei convegni: sabato
16, alle ore 16,30, è in programma un confronto sul te
ma «Quali sono i percorsi per
raggiungere la qualità», giovedì 21 ottobre, alle ore 10, si
parlerà di «Mezzi tecnici per
la fertilizzazione e la difesa in
agricoltura biologica con cenni alla zootecnia biologica» e
infine per domenica 24 ottobre, alle ore 10, l’Unione
agricoltori di Torino propone
un dibattito su «L’agricoltura
all’inizio del terzo millennio:
come i produttori agricoli
possono affrontare la globalizzazione dei mercati».
Molte anche le manifestazioni collaterali di intrattenb
mento: domenica 17 ottobre in
uno spazio adiacente ai locali
della rassegna si volerà gratuitamente in mongolfiera; per le
strade di Vigone verrà organizzato un mercatino delle
pulci di antiquariato e una
mostra mercato dei prodotti tipici della ruralità a cura della
Federazione provinciale coltivatori diretti di Torino. Tutte
le sere sono inoltre previsti
concerti, dimostrazioni sportive e sfilate di moda. La cerimonia inaugurale della rassegna è prevista sabato 16, alle
ore 15,30; l’orario per il pubblico nei giorni seguenti è ore
17,30-23 dal lunedì al venerdì,
sabato 23 e domenica 10-23.
GLI OSPEDALI VALDESI A RADIO BECKWITH
Dopo la pausa estiva riprendono gli incontri dei medici
degli ospedali valdesi di Torre Pellice e Pomaretto con gli
ascoltatori di Radio Beckwith (fm 91.200 e 96.550). Dal 18
ottobre, ogni lunedì alle 16,30, con replica il mercoledì alle
9, si alterneranno al microfono medici della Ciov. Prima
puntata dedicata a «cardiopatia, ischemia e infarto miocardico»; in studio la dott.ssa Laura Bissone.
VENERDÌ 15 ottobre
19991
In un libro presentato a Torino
Cattolici, evangelici
e ebrei nella guerra
FEDERICA TOURN
Un territorio connotato da
caratteristiche geografiche e sociali ben precise, la
provincia di Torino; un periodo doloroso e cruciale della
storia di questo secolo, la seconda guerra mondiale; un
punto di vista, i rapporti e le
influenze reciproche della vita
religiosa e della società civile.
Queste le basi di partenza
della ricerca che ha portato
alla pubblicazione di Cattolici, ebrei ed evangelici nella
guerra. Vita religiosa e società (1939-1945)*, un volume che raccoglie gli atti del
convegno su «Comunità religiose, guerra e Resistenza
1939-1945. Cattolici, ebrei ed
evangelici nella provincia di
Torino», svoltosi nel febbraio
del ’95 per iniziativa dell’Istituto storico della Resistenza
in Piemonte. L’obiettivo era
quello di affiancare le esperienze delle comunità cattoliche, ebraiche e valdesi durante la guerra e la Resistenza e
le loro risposte alla drammaticità del momento.
Sui valdesi, il libro contiene
gli interventi di Giorgio Tourn
(«Essere pastori valdesi nella
seconda guerra mondiale») e
di Bruna Peyrot («La Resistenza nella memoria laica ed
ecclesiastica dei valdesi»).
«L’idea di partenza era di
comparare due parrocchie,
cattolica e valdese, contigue e
immerse nella stessa realtà socio-economica», ha spiegato il
prof. Rochat durante la presentazione del libro, il 30 settembre scorso a Palazzo Lascaris a Torino. Lo studio di
Tourn presenta quindi la realtà
delle parrocchie valdesi a partire dall’organizzazione ecclesiastica e dalla situazione interna in fermento teologico e
culturale (sono gli anni dell’opposizione fra la teologia
liberale e il barthismo, da po
co conosciuto in Italia), ng
arrivare alla constatazione 4
«una cauta sottomissione a|
richieste delle autorità fasg.
ste» da parte dei pastori, clj
tentavano così di limitare 1,:
sofferenza per i fedeli e di sai.
vaguardare al contempo, coi
il funzionamento delle chiesa
uno spazio di vita democratiij
che sarebbe poi stato Tossati,
ra della ripresa nel dopoguet.
ra. «L’intervento di Brum
Peyrot si è disCDstato da que.
sta traccia, per analizzare *
vece, con un largo impiego 4
fonti orali, delle esperienze ij.
dividuali decontestualizzaij
da una realtà religiosa da ai
prendono solo le mosse», lu
spiegato Rochat.
«Per quanto riguardali
Chiesa cattolica - ha detti
Giovan Battista 'Varniei,
dell’Università di Torinoinsieme al clero mussolinia»
si trovava il clero mediatore,
che spesso nelle realtà loci
aveva funzione di supplena
delle autorità». La posizio»
della Chiesa cattolica è fatti
di chiaroscuri, se si pensa, aj- ’
giunge il prof. 'Varaier, cheil
silenzio del papa di fronte J
nazismo la chiesa rispose cn
l’azione concreta di aiuto agl
ebrei, anche se ammette di
per questo silenzio non ha®
cora trovato una risposta c»
vincente. Intervenendo a pro
posito dei contributi di Gal
Luzzatto Voghera e di Alba
to Cavaglion sulle comunili
ebraiche, Alessandra Mineii
dell’Università di Firenze li
invece messo l’accento pr»
prio sugli stereotipi antisemii
di cui era intrisa la corrispoi
denza (e il sentire comunt
degli italiani dell’epoca.
Ul
Kl
(*) Bartolo GARiOLio-Rit
CARDO Marchis (a cura di): 0
tolicj, ebrei ed evangelici Dii
guerra. Vita religiosa e soci»
(1939-1945), Consiglio Regio»
le del Piemonte, Franco Anjtl
Milano 1999, £45.000,
ziatìva.
manten
voci dei
tarato, 1
scondei
sciarla I
Noi I
come n
mo bon
mo opp
Il past. Gustavo Bertin assiste il partigiano Valdo dalla condanni®'
morte dai nazifascisti
Fondazione «Dott. Enrico GardioI»
Via Beckwith 1 - 10066 Torre Pellice (To)
Bando di concorso
per l’assegnazione di borse di studio per l'università
Gli studenti valdesi che intendano avviarsi agli studi univers®
luenti'
ri per esercitare nelle Valli le attività professionali conseg
possono richiedere una borsa di studio per l’anno 1999/2
entro il 20 ottobre 1999, indicando:
- facoltà universitaria prescelta
- condizioni economiche personali e familiari (copia
chiarazione dei redditi)
- previsione delle spese che intendono pagare con la
di studio
partigia
questo
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Per ulteriori informazioni rivolgersi alla Presidenza del
gio Valdese, via Beckwith 1 - It 10066 Torre Pellice (To) '
0121-91260, fax 0121-932272, e-mail collegio ©tpelliceH
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NOTIZIARIO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
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UN VIAGGIO NEI LUOGHI DELLA POLITICA
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In prigione, non c’è decisione da prendere... Per evadere, occorre ancora
dell’inventiva, bisogna prendere l’iniziativa. Se non si evade, sono gli altri che
mantengono l’iniziativa». Rileggo a spezzoni
“Les justes», come sempre mi innamoro delle
voci dei personaggi, della voglia fragile di costringere alle corde il proprio malheur de peuPl6, di affondarla sotto le onde di un mare colorato, la propria disgraziata condizipne. Nasconderla e dimenticarla, forse vincerla o lasciarla indietro.
Noi non siamo terroristi/e d’inizio secolo
come nell’opera di Albert Camus, non abbiamo bombe per le nostre rivoluzioni, non sia010 oppressi/e da despoti sanguinari né per86guitati/e per la nostra militanza: non siamo
Partigiani/e né ribelli sulle montagne. Tutto
questo non giustifica. Il reale non può concederci di rimanere inerti, addormentati/e e quasi cullati/e dall’attuale e così spesso denunciata mancanza di racconti fissi e determinati,
cn panorama politico, sociale e culturale che
' “Post-moderno» sembra non soltanto definire, ma quasi legittimare.
La testimonianza della Fgei in Albania, coAie in Croazia, nei movimenti internazionali,
ma anche e soprattutto nell’attività a livello lo®Sie e nei centri giovanili è un’azione politica
scncreta. Un «agire» che si esplica nella conoscenza e nell’incontro dell’altro/a, nel connoto e, anche, nello scontro con il messag910 evangelico di Cristo - come Giacobbe in
I na continua lotta con l’angelo; ma non solo:
s testimonianza agisce in tempi e spazi che
d hh’- definizione, politici; una società che
aobiamo e possiamo indagare perché è sol
no scorso; il laboratorio politico ci sta provando, con modestia, anzi vuole provarci proprio
iniziando da questo imminente Campo Studi a
Ecumene. Un punto di partenza, dunque;
un’occasione unica per il dialogo e l’elaborazione di un cammino che già esiste e si realizza nell’attività complessiva della, Fgei. Pensia
moci addosso, intorno e soprattutto insieme: per una Fgei che,
come spaccato della società, sia
veramente «pluralista e garante
delia libertà di ognuno e ognuna
di vivere le proprie diversità» (cfr.
mozione sulla politica).
Ogni agire individuale e collettivo si realizza in luoghi precisi,
spazi politici per eccellenza in cui
connettere, incontrare, discutere
e agire. La Fgei da anni si sta impegnando proprio su questi fronti, anche «nei luoghi - come ha
scritto Sandro Spanu nello scorso numero del Notiziario - dove
maggiormente si esplicano le
contraddizioni del disordine internazionale». Noi, giovani del cosiddetto Occidente sviluppato,
spesso causa o almeno condizione di questo disordine, che provano a impegnarsi e approfondire, al di là di predeterminate impostazióni ideologiche: gestione
non violenta dei conflitti, volontariato... temi forti di form-azione e
comunque in controtendenza rispetto all’universale e così solennemente osannato obolo versato
su numeri di conto corrente
_____________quanto mai «paracoscienza» e
quasi pretesto della subinformazione sulla cattiva amministrazione degli aiuti
umanitari...
Non è una «linea» quella che si chiede o si
impone alla Fgei; si vuole riflettere ed elaborare i propri percorsi e le proprie azioni, le
proprie «linee», che già esistono, ma necessitano di essere inserite in un cammino medita
n° 4
ottobre 1999
to e complesso; un cammino critico, profetico
e che sappia vivere di «visioni», sorpreso e
sorprendente, ma inserito - possibile negarlo?
- in un luna-park tristemente effervescente e
colorato: la globalizzazione, la vittoria dell’interesse capitalistico, il liberismo predicato ed
esasperato, l’economia sovrana assoluta, ma
duttile e malleabile, del sistema mondo. Ciò
che il teorico delle comunicazioni Marshall
McLuhan definì come «villaggio globale», in
cui ognuno e ognuna avrebbero potuto scambiarsi informazioni con nuove possibilità praticamente infinite d’azione e movimento, si è
realizzato nei termini di una immensa multinazionale finanziaria che tende sempre più a
isolare e mettere da parte, quando non sfruttare, intere popolazioni nel mondo perché tecnologicamente carenti. Situazioni e contraddizioni che interrogano e attraversano il nostro
quotidiano: la scuola, l’università, il lavoro, le
relazioni, i nostri tempi e i nostri spazi, la vita
e le opere delle nostre chiese...
A Ecumene si festeggeranno i trent’anni
della Fgei; non un interesse geriatrico e nemmeno un’operazione nostalgica per rinverdire
vecchi miti o bellissime storie; non cerchiamo
lacrime sotto le travi scure della sala che
ospitò il I Congresso sei lustri or sono. Alziamo i calici perché la Federazione va avanti
con nuove idee, nuovi stimoli e nuova ricchezza. La commozione è concessa e ben accetta.
Massimo Gnone
¡dilEE.
n|T
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'■1 !
(¿’àsire potìHco fra </einnfeUi.^enza e offíMímo <iel(a \/o(onfà)
tanto
lieh.
rispetto a Dio che, come scrive Paul Til«noi non possiamo comprendere, ma
compresi».
I allora la necessità e l’urgenza di «un
^^voro di analisi dell’esistente» e delle sue cacosì come leggiamo nella mozione
la politica approvata dal Congresso dell’an
CoMe forse sacrai, ita afeunì anni <a Fe<<erazione ha noovaiv>en+e iniziato una rifiessione suUa notifica e^ in <>artico(are su( nostro ajire» anche come eresienti, aM’interno 4eUa società.
Qüeît’anno inoltre feìte,^^ereiMo tutti inìieMe i 30 anni c/ella FGBI*
Hai 4eati a(nìei\che che pofrehhero essere interessati>e? Che non sono wai stati a((a F6& e neppure hanno wai
osato càie^er(o7 Benissimo/ non càie^iawo ajtro. Trascinaci
f/on perdere questa occasione e fai ^u^^iicità a ta^(>eto. Taoti più siamo me^Co stiamo.
Per permettere a quante più persone possipiie ^i partecipare a( Campo stupii i( Consi^Uo, anepe .grazie alla co((ahorazione ^ifeumene« ha pensato a<t un prezzo decisamente accessipite:
1^5*000 (ire per <joattro ^iornii
Come vredrai daC’aCe^ato, i( Campo Studi si terrà ad feumene (Roma) da( 18 di ottoprc a( primo nov/emprc 1999
incluso, ¿’arrivo è previsto per ii pomerij^io dei IS ottobre. Organizzeremo un puimann che datta stazione di
^<eMetri (RomaJ porterà ^uanl^i arriveranno fino a( centro. Se àai pisojno deC’autopus comunicato df^^ndo ti
iscrivi!
Le iscrizioni at campo studi dovranno pervenire entro it io di Ottobre a Sandro Spano;
01 6599605 - spano@io(.Ìt
a prestissimo... naturalmente ad ¿eumene!
(a s^aff
Matteo, Massimo, Laura^ Mattia, Barbara, Samuetc, Sara, Stefano i]
^ A Pa^ìoa ¥ U protratv»M»ai .
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HoPiziQríofúei
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ALBANIA 99i TRA REALTA E COMMEDIA VI
OVVERO LA GESTIONE NON VIOLENTA DEI CONFLITTI
uesto viaggio, questo campo («la gestione non violenta dei conflitti», dai macro
ai micro) è stato tutto questo insieme, e
molto altro di difficile definizione: ma provarci
ne vale la pena, veramente; penso di poterlo
dire con un’ unica voce che comprenda quelle
di Sandro, Cristina, Michel, Davide e Strelizia,
con cui ho condiviso questa avventura albanese. Allora, innanzitutto, dicevo, ne è valsa la
pena; nonostante qui, a poche centinaia di chilometri da Casa nostra, tutti gli spostamenti implichino gimcane più o meno spericolate per
farsi largo tra gli altri sgangheratissimi taxi-furgoncini, le auto (quasi tutte Mercedesl), i carretti familiari trainati da spelacchiati muli, e le
buche cratere ad interrompere le già malandate e precarie strade sterrate... Sovrana, ia polvere, che si insinua ovunque, e poi l’odore acre
delle fogne a cielo aperto; giorno dopo giorno;
dormendo su tutti i pavimenti che abbiamo calpestato, puliti puliti proprio non siamo, ma chi
se ne importa, pensiamo, non è questo l’importante, ciò che conta è che siamo qui.
Il campo inizia il sette luglio, alloggiati in un
piccolo albergo sulle spiagge di Durazzo. siamo quasi una quarantina: noi della staff, le ragazze i ragazzi albanesi, il pastore Guarna e
una famiglia di quattro persone che ci accompagna. Le nostre paure iniziali, le difficoltà linguistiche, una loro probabile diffidenza verso
gli stranieri, le eventuali problematiche legate all’approcio
con una matrice culturale di
stampo musulmana, sono
presto stemperate: quasi tutti
parlano o capiscono l’italiano
e l’inglese, e soprattutto, ci
investono immediatamente di
un calore e di un affetto inaspettati. Baci, abbracci, sorrisi, fotografie, arrivano quasi
subito; per un contatto più
profondo dobbiamo aspettare
ancora un po’, ma a metà
campo abbiamo la bella sensazione che stiamo veramente decollando, costruendo un
ponte tra noi e loro. Il lavoro
di impostazione dei gruppi di
discussione, dei giochi, delle
drammatizzazioni su passi biblici, dei canti, si svolge sul
tema non facile della gestione del conflitto alternativa,
non violenta, democratica, in
una prospettiva di pace. Constatiamo che ciò che per noi
costituisce premessa e dato
di partenza la parità tra donna e uomo, l’amicizia e l’amore come scelte di
libertà qui non può darsi per scontato; dobbiamo fare un passo indietro e decidiamo di inserire questi temi nel lavoro quotidiano.
Su questa strada non mancheranno difficoltà, attriti, delusioni, arrabbiature, ma anche tanta allegria, dolcezza, sorprese, e inaspettati momenti di intensa vicinanza, di vera
comunicazione. Non mancherà il confronto,
lo scontro duro, amaro con l’Albania dei Kalashnikov (nascosti sulla terrazza dove i nostri vestiti ingenuamente asciugano), dei soprusi, della tensione e dell’insicurezza costanti, degli Apache che sorvolano, inquietanti, le nostre teste, dei mezzi militari che ci
passano accanto a tutte le ore; percorronn
una strada che è a pochi metri da noi e scot
re parallela: un’immagine che è insiem¡'
istantanea e simbolo di tutta una realtà, della'
complessità e delle contraddizioni di un paj.'
se così lacerato. |
E poi ancora, spari improvvisi nella notte.'
«È tutto a posto» - ci dicono, - «qui si festeg.
già anche così», camerieri che dopo averti ser.
vito con un sorriso la cena, cercano, armi alla
mano, di sedurre ragazzine di quattordici anni
La decisione di far ritorno a Tirana qualct^
giorno prima del previsto è sofferta ma, ape
steriori, provvidenziale. Gli ultimi giorni li tra.
scorriamo di nuovo nella capitale e il centro
battista ci dà lo spazio per continuare le a|
vità; la dimensione comunitaria è venuta me
no, l’amarezza è grande, la tensione continua
a serpeggiare ma ,sorprendentemente, ogni
pomeriggio tutti, ragazzi e ragazze, sonopun
tuali e ansiosi di cominciare. Noi abbiamo
l’opportunità di conoscere un po’ meglio que
sta città, di percepirne l’atmosfera, e così,(j,
capire meglio chi abbiamo di fronte. Di capire
meglio quanto si difficile cogliere e compree
dere pienamente le sfaccettature di una realtà
così diverga. Il resto il sostegno, l’ospitalità,le
meravigliose paste al sugo di casa Guarna,!
culto preparato insieme, la festa finale, le passeggiate notturne con Luli, Nela, Landi, Erviit
gli occhi straordinariamente vispi di Klodl,i
dribbling di Viola sulla spiaggia, le lacrimeei
sorrisi di Ada, le battute di Gerti, l’impres»
nante maturità di Sava, e tutti gli altri, conila
ro sorrisi, le loro facce, i loro sogni, i loro noni
è tutto un altro capitolo, molte altre parole
Un’altra storia, la stessa storia, che vale li
pena continuare a raccontare..
Elisa Stillitant
L’MCS SI INCONTRA A BEIRUT
IN ASSEMBLEA SI DISCUTE DI DEMOCRAZIA
iforme istituzionali» «Buon governo» «Democrazia compiuta»: oggi
sembra che i media non parlino di
altro, spesso senza chiarezza e con slogan
più o meno orecchiabili, provocando così insofferenza. Di certo si auspica un dibattito più
serio. La 32® Assemblea del World Student
Christian Federation (Beirut, 29/8-9/9/1999),
organizzazione ecumenica nota in Italia come
Movimento Cristiano Studenti (MCS), tra i vari
temi, ha discusso anche di questo: come si
gestisce un organismo del genere? Facendo
in modo che tutti e tutte si sentano rappresentati/e nella gestione dell’MCS. Sembra semplice. Sembra.
Quest’esigenza appare risolta nella democrazia. Analizziamo allora come lo Statuto
MCS si ispira ad un sistema democratico.
Membri dell’MCS sono i movimenti affiliati
e associati. Gli affiliati hanno diritto di voto e
possono essere soltanto uno per nazione. La FGEl rappresenta l’Italia.
Gli associati non votano e, per qualche motivo, non sono affiliati (es.
movimento in formazione, lo Stato
da cui proviene è già rappresentato,
un movimento non studentesco che
si interessa ai temi dell’MCS). I membri costituiscono l’Assemblea Generale (AG), organo sovrano.
Vi sono analogie con l’Italia (ogni
collegio ha un voto in Parlamento) e
con rONU (ogni Stato ha un voto in
Assemblea Generale). Pare non vi siano dubbi sulla formazione di un’Assemblea grossomodo rappresentativa.
Visto che l’Assemblea non è
pratica per governare, di solito si ■
delega ad un gruppo l’amministrazione. In Italia, si incarica una persona, gradita al Parlamento, di formare l’esecutivo che poi avrà la fiducia
i
del Parlamento. L’esecutivo ONU, indipendente dall’Assemblea, è formato da 15 Stati
e nomina il suo presidente. Anche nell’MCS,
l’esecutivo (ExCo) si forma in modo particolare. Per capire, facciamo un po’ di Storia.
Nel ‘68, i/le studenti occidentali vivevano la
«contestazione», i latinoamericani la teologia
della liberazione e gli africani i festeggiamenti
per la raggiunta indipendenza. AH’AG 1968, si
pensava di essere al capolinea: il modello occidentale di liberazione stava stretto a chi aveva scoperto uno «indigeno». Allora si è deciso
di suddividere l’MCS in sei regioni, che avessero assemblea e organi propri, rapporto paritario rispetto alle altre. In tal modo, le tematiche locali si potevano discutere pienamente.
L’unità sarebbe stata assicurata dall’AG, dagli
uffici interregionali di Ginevra e dall’ExCo, così formato: l’AG elegge il/la presidente, i/le vicepresidenti e il/la tesoriere/a; ogni Assemblea regionale elegge due persone; poi, due
segretari generali sono nominati dall'ExCo
stesso. L’AG ratifica l’ExCo così formato. Un
correttivo di tipo federalista al sistema democratico. Sembra che l’esigenza di essere rappresentati sia stata accontentata. Sembra.
Questo secolo è stato testimone di un
grande movimento di liberazione: il femminismo. Dopo anni di lotta, le donne hanno abbattuto numerose barriere che le separavano
da una pari dignità rispetto agli uomini. Sembra che oggi una donna possa esprimere la
propria personalità in quasi
ogni campo, almeno in
Occidente. Sembra,
perché, ad esempio, in
Italia nessuna è stata
presidente della Repubblica, del Consiglio o
della Corte Costituzionale. Nessuna è divenuta presidente degli USA o segretaria
generale ONU.
Molte donne
per raggiungere il vertice del
potere hanno
proposto un’
immagine maschile (es.
Margaret Thatcher, Madeleine AIbright,
Irene Rivetti,
Letizia Moratti).
Se hanno fatto
ciò, è sintomo
che qualcosa non
quadra.
AH’AG le donne non erano
neanche il 30% e
quelle presenti
hanno espresso
manifestamente il
loro malessere a riguardo. Allora si è molto
discusso se sia il caso di creare delle quote di presenza femminile all’interno dell’MCS. Tutto questo sempre per raggiungere la «democrazia compiuta». La componente maschile dell’AG non è stata il maggior ostacolo a questi discorsi. Lo è stato la
differenza culturale. Spesso si cerca di esportare, 0 peggio imporre, non solo la soluzione
di un’esigenza, ma anche l’esigenza stessa.
Non solo le mediorientali o africane hanno
una visione diversa di sé stesse rispetto alle
occidentali, ma anche le europee ortodosse
rispetto alle europee protestanti. A volte non
si tratta solo di cultura, ma di visioni e presupposti teologici diversi.
Questo è il bello dell’incontro con altre culture e con altre confessioni. C’è una grossa
sorpresa: ciò che si considerava scontato non
lo è più. La propria visione è sempre P'U
visione come le altre, piccola come lo soi
altre. Allora sembra che non si riesca a
re un sistema per governare rettament®
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organismo del genere. In effetti non c’è.
va Gesù che lo Shabbat era per l’uomo 0
l’uomo per lo shabbat: le regole che ci P
mo devono aiutarci a vivere e a conviv
non devono legarci a nessun rnodello.
quanto questo modello sia considerato 9' ^
Non è un sistema che dobbiamo
un «modus vivandi». In ambiente ecum® ^
si riesce a convivere perché c’è
spetto, voglia di conoscersi. Dopo vengo
regole, come ausilio.
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VIAGGIO NEI LAGER NAZISTI
A MAUIHAUSEN, fiUSEN, DACHAtt E AL CASIELLO DI HARTHEIM
Maggio 1999 - Aned
e Sinistra Giovanile di Sesto San Giovanni
Questi versi di Dante sembrano perfettamente applicabili ai lager nazisti, da noi
visitati nel corso del «Viaggio della memoria» organizzato dalla sezione dell’Aned
(Associazione Nazionale degli Ex Deportati
politici italiani) e dalla Sinistra Giovanile di Sesto San Giovanni (Mi). Crediamo infatti che
nessun linguaggio sia in grado di calarsi in
quell’abisso dove la ragione e la parola sembrano naufragare lasciando
posto solo ad
un attonito silenzio.
Eppure, nonostante l’orrore della materia sembri volerci respingere, forte è il bisogno di capire, così da preservare la memoria di uno degli eventi più tragici della storia del Novecento. Evento che non va ridotto
solo ad estremi, ad un male assoluto, accaduto chissà per quale motivo (ponendolo così in una dimensione fuori dalla storia), ma
va indagato in tutti i suoi passaggi e sfumature in modo da comprendere ciò a cui l’esasperazione del razionale può condurre.
Non sono necessari monumenti in onore
dei martiri per farci riflettere, basta una sola
parola - Jude- capace di farci inciampare pronunciandola, poiché quella parola è il segno
del ricordo.
Durante questo viaggio abbiamo vissuto
un forte senso di comunità con altri/e giovani
ehe come noi sentivano il bisogno di misu
Chi porta mai pur con parole sciolte
dicer del sangue e delle piaghe a pieno
ch'i’ ora vidi, per narrar più volte?
Ogni lingua per certo verria meno
per lo nostro sermone e per la mente
c'hanno a tanto comprender poco seno.
(Inferno. XXVIII)
rarsi con crimini di così smisurata gravità, visitando luoghi in cui proprio il senso di comunità è stato negato dal potere assoluto che
ha fatto dell’uomo e della donna semplici oggetti collocati nello spazio. Spazio disarticolato in zone di sopravvivenza, agonia e sterminio. E alla gestione dello spazio si accompagna quella del tempo, anch’esso manipolato dal potere capace di estenderlo o accelJerarlo a suo piacimento, rompendo cosi il
nesso interiore fra ricordo, aspettativa e speranza. Durante questo viaggio in un passato
in cui «gli inetti gli apatici i miti gli agitati gli
inadatti gli afflitti quelli che si commiseravano
erano schiacciati»
(Peter Weiss), non
abbiamo potuto non
giungere alla conclusione che il punto di vista privilegiato da cui guardare
ai fatti della storia è
quello che osserva
gli eventi dalla parte
delle vittime perché
non c’è ragione né
ideologia alcuna
che possa giustificare la violenza su chi è inerme.
Non possiamo che trovarci d’accordo con
le parole di Christa Wolf quando afferma:
«tra uccidere e morire c’è una terza via: vivere», dove «vivere» non significa rimanere
nell’indifferenza bensì educare alla pratica
della democrazia, alla comprensione e al rispetto del diverso.
Come protestanti che vivono la passione
per il mondo, proviamo un profondo sconforto
per l’attuale situazione di guerra in cui siamo
coinvoiti/e e allo stesso tempo appoggiamo
coloro che, con la dovuta indignazione e la
non violenza, cercano di mettere polvere negli
ingranaggi del sistema, sistema che non sembra in grado di fare si che il frutto dell’odio
smetta di dare nuovo seme. Come portatori e
portatrici di una fede evangelica, ci hanno colpito molto le parole di un prete e partigiano,
don Davide Maria Turoldo, che è riuscito a recare un messaggio profetico forte e incisivo,
ricordandoci come i cristiani siano nel sistema
ma non del sistema e invitandoci a fare della
resistenza anche una categoria teologica (cfr.
Romani 12).
La storia, quindi, come spinta all’agire, al
# ® # #
«
DICONO CHE SONO PAZZO
»
IL CULTO DEL CAMPO GIOVANI A ECUMENE
Laggiù dove vivo non odo voci umane. Vivo nei sepolcri, luoghi sporchi, bui e dimenticati. Ho spezzato tutte le catene e i
ceppi con i quali sempre hanno voluto costringermi. Così libero dalle catene degli altri, notte
e giorno corro, urlo e mi percuoto con delle
pietre. Dei passanti nessuno riesce a domarmi, sono solo. Parlo con me stesso, come se
me stesso fosse un altro. Anzi MOLTI altri, una
Legione che dentro di me urla, ride, canta e
piange. Mi è stato detto che sono folle, pazzo,
handicappato, tardo, stupido. Mi additano e ridono. Se mi incontrano i loro sguardi ipocriti
evitano i miei occhi troppo grandi per loro. Non
ho mai saputo con chi parlavo. E non ho detto
che non sapevo quello che dicevo, ho detto
non sapevo con chi parlavo. Desideravo la mia
solitudine, ma erano gli altri ad impormi il desiderio di essa, dandomi del pazzo.
^ a gran voce disse: «Che c’è fra me e
te, Gesù, figlio del Dio altissimo?»
Marco 5, w. 1 -20
Credo che queU’uomo di Geràseni un po’
mi assomigliava. Ero appena smontato dalla
barca con I miei discepoli. Ero stanco dopo la
tempesta che ci ha colto mentre attraversavamo il mare. Anche lui sembrava stanco e provenire da una tempesta. I suoi occhi erano
ini
■ eia«®
ilo
c/o Redazione Riforma
via Pio V, 15 10125 Torino
tei. 011-655278
fax 011-657542
grandi e il suo sguardo mi ha conquistato. Come rimanere freddi di fronte a
chi sa farti capire che desidera par
larti, incontrarti veramente? A chi ti
comunica col semplice esserti di
fronte che per lui, in quel momento, in quel luogo, TU sei importante? Lui ha capito subito
quanto sia profonda e difficile la
mia sensibilità ed ha ascoltato
col cuore attento le mie parole. Sì, ci assomigliavamo proprio. Forse ho sbagliato a lasciare che esprimesse tutto il suo dolore, la
sua paura e la sua solitudine. La sua moltitudine, 0 Legione, come ha detto lui del suo nome. D’altra parte ho avuto la sensazione fortissima che quell’uomo desiderasse parlare
proprio con me. L’uomo di Geràseni, con la
sua moltitudine, mi ha chiesto soltanto di non
essere additato come malato, diverso, escluso perché fatto tacere. Semplicemente essere
amato. Ed è questo il mio compito. Dire la
possibilità radicale dell’amore reciproco e gratuito tra gli uomini. Lottare contro tutte le omologazioni prepotenti e per la costruzione di un
Regno delle differenze e degli incontri, più simili al gioco che alle battaglie.
Finalmente ho potuto dire il mio nome.
Senza vergogna né paura di essere
cacciato, di essere allontanato e offeso. Incontrare gli occhi di quell’uomo
sapendo di essere guardato e ascoltato, forse capito. Sarei stato a parlare
all’infinito, lo avrei seguito, amato, perché del suo abbraccio avevo bisogno.
Mi ha preso di petto, mi ha scosso, mi
ha detto: «Spirito immondo esci da
quest’uomo». Era la prima volta che
venivo trattato come persona con identità, dignità, importanza. Poi mi ha detto: «Va a casa sua dai tuoi e racconta
loro le grandi cose che il Signore ti ha
fatte, e come ha avuto pietà di te».
Ho capito che
seguirlo, stare
solo con lui
equivale a
stare solo
con me; la
sfida invece è
buttarmi nel
mondo e
senza rifugi
incontrare altri e altre e
lottare perché non vi sia esclusione fra noi,
iottare per ché la relazione fra loro e me sia viva e vera. D’altronde questo Gesù non è un tipo così normale, forse proprio per questo non
ha fatto del nostro incontro una catena gettata
intorno alla mia differenza, un tentativo di mettere ceppi alle mie stranezze e debolezze. Mi
ha amato, così, semplicemente, per quello
che sono, fragile e diverso.
Noi siamo la Maggioranza e non possiamo permetterci di lasciarci scuotere, spaventare e meravigliare da uno straniero che parla
con i pazzi. E’ necessario che Gesù torni nei
suoi confini e quel pazzo nei suoi sepolcri.
Dobbiamo iavorare, progredire, essere presenti a noi stessi. Questa gente, Gesù, i pazzi, i deboli, ti fanno fare ii giro lungo, ti soffermano sull’inutile, ti conducono ad essere altro
dalla funzione, dal ruolo e dalla maschera a
noi necessari. Pensate a dei lavoratori qualsiasi che, invece di produrre, si ascoltino l’un
l’altro. Pensate alla confusione e al disordine
di una società in cui ognuno e ognuna possano realmente esprimere se stessi. E poi che
ansia, è tutto così instabile, così sfuggente e
multiforme quando fai I conti con te stesso.
Questo Gesù è pericoloso e fa paura.
La staff (Beatrice Passerini,
Mattia Costa, Samueie Pigoni,
iacopo Vaggeiii, mg)
reagire, anche. La manna del giorno prima è
già scaduta: occorre pensare la nostra azione
considerando i legami di continuità e discontinuità con il passato, discernendo e, come ha
scritto Yehuda Elkana, sopravvissuto di Auschwitz, superando «l’oppressione del ricordo», perché «un eccesso di dedizione al passato mina i fondamenti di una democrazia».
In un racconto dei Chassidim, Ebrei
dell’Europa Orientale, troviamo scritto: «a prima vista appare poco chiaro perché Dio abbia creato la dimenticanza; ma c’è bisogno di
dimenticare per costruire case e intraprendere qualcosa, e non pensare sempre alla morte; perciò Dio ha posto negli uomini la dimenticanza».
È quei passato che affiora
son scatti di rabbia e tensione,
non regge più
John lo sa,
ha settant'anni e tornerà
ad abbracciare il suo fucile
se deve andrà
è un partigiano e lotterà
c'è pietà?
(Africa Unite)
Prima di tutto un film. Più di una serie di inquadrature, molto più di qualche migliaio di
metri di celluloide in striscia. Pensiamo a
Charlie Chaplin, ne «Il grande dittatore», pensiamo ai baffetti che tanto ricordano la foggia
del teutonico imbianchino di qualche decennio or sono. Con il pensiero ritorniamo alle
mosse e ai gesti isterici sulla tribuna; il discorso più follemente razionale volge al delirante,
al comico, al grottesco: in particolare ricordiamo una scena con il dittatore che nel suo studio osserva il mappamondo per poi giocare
con la sfera che rimbalza e vola. In un saliscendi magicamente lento.
Il globo si innalza verso il soffitto, per poi
cadere sul piede sui ginocchio suila schiena
del dittatore, che guarda in macchina e sorride: è lui il signore del mondo, è lui che può
tutto su acqua e terre, donne e uomini; è lui
l’ariano visibilmente bastardo che con lucido
calcolo sta pianificando resistenza di milioni
di persone.
Dopo qualche secondo di gioco infantile
con il globo terrestre gonfiato... Booooom: la
terra è ridotta a un palloncino scoppiato. Il dittatore appare sorpreso, nei suoi precisi calcoli
qualcosa risulta evidentemente sbagliato. Attenzione alla sicurezza dettata da calcoli troppo precisi, alla pianificazione della violenza e
delle guerre. Attenzione alia certezza di programmi a breve termine. Facilmente il mondo
può sfuggire di mano. Esplodere.
Sabina Barai
mg
12
!
dal Consìglio
al
vener
chies
Introduzione:
Diciamolo. Al Consiglio allargato mi sono proprio divertito e spero che altrettanto sia stato per le altre persone che vi hanno partecipato.
Ogni anno, all’inizio delle attività della FGEI, il Consiglio si riunisce in una sessione allargata alle segreterie e ai coordinamenti regionali, alle reviore/i, alle corrispondenti e ai corrispondenti esteri. Il Consiglio allargato è un’ottima occasione per incontrare chi lavora nella Federazione e
raccogliere idee e suggerimenti per l’anno che si apre. In una situazione indubbiamente debole della FGEI chi ha preso parte a questo incontro
(3-4 ottobre) ha pensato con passione guardando con intelligenza e speranza alla realtà che abbiamo difronte e nella quale lavoriamo. Tra le
molte discussioni su una vorrei soffermarmi, quella che riguarda le adesioni.
Adesioni.
Non bisogna fare mistero che le adesioni sono in calo. Il Consiglio allargato non ritiene, però, che la FGEI stia tirando le cuoia. La FGEI sta
cambiando pelle e molto spesso si presenta e viene fruita come una agenzia che offre servizi di aggregazione a livello nazionale o per grosse
aree locali. Anche se questo è un dato di fatto non vogliamo schiacciarci su questa realtà e affermiamo l’importanza dei gruppi locali e delle regioni. E’ nel gruppo locale, nei progetti che elabora che si vede la FGEI. Il lavoro nazionale serve per dare respiro a idee e progetti che spesso ci
sembrano minuti, ma che non lo sono affatto e che fanno parte di visioni più ampie. Il problema semmai è domandarci perché costa così tanto
esprimere la propria adesione ad un progetto, perché con più facilità si vivono delle esperienze isolate, ma non si da la propria disponibilità di
tempo di pensiero e di fatica per dei progetti duraturi. Queste domande investono la FGEI, ma non solo lei. Dobbiamo trovare delle parole nuove
per riformulare l’alleanza che chiediamo quando chiediamo di pensare a delle idee insieme, a cosa essa significhi per noi oggi e perché esitiamo
tanto. Probabilmente abbiamo bisogno di rubare idee da altri e di dargli la forma che più ci corrisponde. Nel Consiglio allargato ha suggerito di
verificare, laddove sia possibile, di contribuire alla costruzione di centri sociali evangeli; dei luoghi in città dove possa essere espressa e vissuta
la nostra adesione e la nostra libertà. La FGEI oltre ad una rete di gruppi è anche un luogo dove le nostre inquietudini e le nostre domande devono trovare spazio, dove la ricerca di senso che stiamo portando avanti sia fatta senza inibizioni e senza paura di essere subito politicamente corretti. In questo cammino possiamo trovare compagni e compagni di viaggio. A questo proposito si è anche caldeggiata l’attenzione per i giovanissimi e le giovanissime che si avvicinano ai gruppi locali. La FGEI non si deve presentare come una porta chiusa o come uno spazio dove i
giochi sono fatti, ma come un luogo appunto dove si chiede di spendersi insieme ad altri e ad altre.
Ai
de;
VA
Balcani.
Hanno inoltre caratterizzato il fine settimana i racconti delle fgeine e degli fgeini che sono stati impegnati quest’estate in Albania e Croazia. A
questi racconti (li trovate anche su questo numero del Notiziario) è seguita una discussione politica importante che va proseguita. Ma su questo
non voglio dirvi altro perché di tutto questo potrete saperne se parteciperete al Campo Studi (vd; Pubblicità).
V
Conclusioni:
Stare nella FGEI, partecipare ai suoi incontri, è un momento - non l’unico certamente - per prendere parte a dibattiti profondi sulla nostra fede e come di essa testimoniamo nel mondo. Ma anche un occasione per sentire il calore degli amici e delle amiche che in essa si incontrano,
relazioni rare e preziose che è peccato perdere.
A nei
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Canti e canzoni
popolari
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REDAZIONE: a Torino C/o Riforma, via S.Pio V 15,10125 Torino (tei. 011/65520787; fax 011/657542); a Napoli C/o Riforma, via Foria 93, 80137 Napoli (tei 081/291185, fax 081/291175).
k REDATTORI/TRICI: a Torino Anna Bottari, Cristina Ferrara, Paolo Montesanto,Elia Piovano, Simona Piovano, Loredana Recchia, Pietro Romeo; a Napoli Marta D'Auria (tei 081/273194); a Roma: Lula Nid
’^la corrì§0iQndenza ag^e: romQi^riformaJ^ppure: r§||az@riforiBp.it
Fascicolo interno a RIFORMA n. 40 del 15 ottobre 1999. Reg. Trib. Pinerolo n. 176/1951. Responsabile ai sensi di legge: Piera Ègì5. Edizioni Protestanti srl, \
Fotocomposizione: AEC - Mondovi. Stampa: La Ghisleriana - Mondovì.
in Pio V n. 1^, 10125 Torino:
13
15 OTTOBRE 1999
I
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7
Chiesa valdese di San Secondo
A Mìalet sulle tracce
degli ugonotti
E Eco DELLE Va LO mLDESI
A Torre Pel lice il candidato pastore
Il contributo
di )ean-Felix Kamba
PAG.
Ili
VELERIA PASCHETTO
Anche quest’anno, come
ormai da alcuni anni, la
Chiesa valdese di San Secondo ha organizzato un breve
viaggio comunitario, che si è
svolto aH’inizio del mese di
settembre in Francia, in particolare nel Luberon e nella zona delle Cévennes.
Scopo di questo viaggio,
oltre a quello di partecipare
all’incontro degli ugonotti a
Mialet, dove abbiamo assistito al culto, è stato quello di
visitare e conoscere i luoghi
della memoria protestante: le
città, i paesi nei quali a partire dal 1530 la Riforma attecchisce, si sviluppa e poi, come è avvenuto un po’ in tutta
Europa, subisce i massacri e
le persecuzioni delle guerre
di religione (1562-1598), interrotti per breve tempo dall’Editto di Nantes del 1598,
per riprendere con maggior
vigore nel 1685, con la revoca dell’Editto da parte di Luigi XIV, Re Sole. Questo è il
periodo delle «Dragonnades»
(truppe del re di Francia) e
delle «Assémblées du Désert», cioè della feroce persecuzione e della clandestinità.
Nel 1702, dopo un lungo periodo di resistenza passiva,
inizia la rivolta dei protestanti
rimasti, meglio conosciuta
come la rivolta dei «Camisards» (nome attribuito agli
ugonotti delle Cévennes perché vestivano camicie bianche sugli abiti, per riconoscersi durante le loro riunioni
notturne in aperta campagna
0 sui monti). Solo nel 1787,
con l’Editto di tolleranza e
con la Rivoluzione francese
del 1789, ai protestanti viene
riconosciuta come cittadini
francesi la pari dignità rispetto ai fratelli cattolici e in seguito con l’avvento di Bonaparte nel 1802 finalmente
viene riconosciuta la Chiesa
riformata di Francia.
Nel viaggio abbiamo visitato il «Musée du Desert» a
Mialet, allestito nella casa natale del capo dei Camisardi
Roland, in cui sono raccolti
immagini e oggetti del periodo detto «du Désert», che va
dalla revoca dell’Editto di
Nantes alla Rivoluzione francese. A Nimes, sotto la guida
del pastore François Rochat,
abbiamo ripercorso i luoghi
storici della città protestante e
conosciuto la realtà attuale
della chiesa. La visita a Aigues-Mortes ci ha portati alla
Tour de Constance, che nel
1686 divenne una prigione
per gli ugonotti che rifiutavano di convertirsi al cattolicesimo; a partire dal 1715 divenne un carcere esclusivamente femminile, in quanto
gli uomini riuscivano a evadere e erano stati condannati
a remare sulle galere. Significativa a questo riguardo è la
lapide in pietra, posta all’ingresso della Torre, sulla quale
sono scolpiti una croce ugonotta, le inferriate di una prigione e un galeone per ricordare l’accaduto. Infine abbiamo visitato Lourmarin, Merindol e Cabrières, paesi del
Luberon, conosciuti per i
massacri e le distruzioni subiti durante le persecuzioni, e la
città dei papi ad Avignone, la
Bambouserie ad Anduze e il
museo delle valli delle Cévennes a Saint-Jean-du-Gard.
Il gruppo dei partecipanti al viaggio
;ta
Evitare
i doppioni
Caro direttore,
una circolare, diffusa in
questi giorni in vai Pellice, annuncia la costituzione della
«Associazione telesoccorso
''al Pellice» che si propone di
svolgere un servizio di assistenza continuativa a distanza
per mezzo di apparecchiature
telefoniche, destinato a persoue disabili che vivono normalmente in solitudine e hanno
bisogno di una parola rassicurante 0 si trovano in condizioue di improvvisa emergenza.
, Il progetto è in sé lodevole,
m quanto favorisce il permanere a domicilio, in condizioni di maggiore serenità, di
persone sole o inferme, ma il
problema consiste nel fatto
ehe la vai Pellice è già copera da un analogo servizio, il
CABMELIKA MAURIZIO
Jean-Felix Kamba Nzolo,
che già da più di un mese
vive a Torre Pellice, sarà fino
alla pròssima estate il secondo pastore valdese della comunità, presso la quale si appresta a terminare il periodo
di prova (iniziato a Roma, in
via Firenze), che durante il
Sinodo del 2000 dovrebbe
concludersi con la consacrazione al pastorato. Per la prima volta nella storia dei protestanti italiani un africano
(Kamba è infatti originario
dell’ex Zaire, oggi Repubblica democratica del Congo)
arriva alle valli valdesi con
questo incarico: «Sarà una
realtà tutta da sperimentare dice Kamba, 33 anni, quarto
di sette figli -, e il mio obiettivo è quello di vivere pienamente questa esperienza».
Jean-Felix viene dal cattolicesimo e la sua storia personale
è ricca di momenti significativi: «Sono arrivato in Italia
nel 1987 per entrare in un
monastero di clausura tra gli
agostiniani - racconta il candidato pastore dopo due
anni di vita claustrale però
sono stato attirato di nuovo
dalla vita attiva e ho sperato
di ritrovare la mia vocazione
nella vivacità della vita di
parrocchia a Roma».
Tuttavia le risposte che
Jean-Felix Kamba attendeva
non arrivano e, pur decidendo
di abbandonare il seminario e
l’abito talare, sceglie comunque di portare a termine gli
studi e si laurea in teologia da
laico. Ancora incerto e alla ricerca di un cammino che davvero rispondesse alle sua vocazione nel corso del 1995,
Kamba incontra a Rimini,
nella locale comunità valdese, il pastore Bmno Costabel,
e comincia così a conoscere e
apprezzare la teologia protestante. È a questo punto che
Jean-Felix decide di intraprendere gli studi per diventare pastore. «Alla Facoltà
valdese di teologia hanno stabilito che potessi percorrere
un ciclo di studi più rapido,
tenendo conto della mia esperienza precedente, seppure
maturata in ambito cattolico racconta ancora Kamba - e
successivamente ho svolto un
periodo di esperienza all’estero, in Svizzera a Neuchâtel».
Jean-Felix Kamba, che è
stato ufficialmente presentato
«Televita pinerolese», che da
Pinerolo opera per gli stessi
fini e con le stesse modalità.
Il nuovo progetto viene quindi a costituire un doppione, di
cui non riteniamo di aver bisogno, data l’urgenza di attivare e incrementare altri servizi di volontariato di cui invece si avverte la mancanza.
Gli organismi e gli enti che
appoggiano il nuovo progetto, considerandolo giustamente necessario, anziché favorire l’istituzione di un doppione dovrebbero semplicemente rivolgersi al «Telesoccorso pinerolese», tra l’altro
convenzionato con la nostra
Comunità montana, già operante in valle, magari stimolandolo a migliorare (se è il
caso) il proprio servizio.
Ovviamente ognuno è libero di attuare le iniziative che
ritiene più opportune, ina forse una maggiore attenzione a
quanto già esiste e a quanto
invece sarebbe necessario
promuovere, avrebbe potuto
orientare investimenti finan
alla comunità di Torre Pellice
lo scorso 3 ottobre durante un
culto in francese, arriva dunque nelle Valli con un bagaglio umano, culturale e teologico assai consistente, portando con sé la sua Africa, il suo
ecumenismo, la sua cultura,
per maturare altre esperienze
ma, è legittimo crederlo, per
arricchire la comunità: «Mio
padre qualche anno fa ha accettato che diventassi prete,
ma oggi con la serenità e la
disponibilità tipica della cultura africana, mi aspetta come
pastore valdese».
Jean-Felix Kamba
ziari e impegno di volontariato verso obiettivi più utili,
coordinati tra di loro, evitando situazioni concorrenziali.
Tra le preoccupazioni che
mi inducono a scrivere questa lettera (e che ho già reso
note, a suo tempo, ai promotori) vi è quella relativa al
fatto che, come coordinamento di volontariato della
vai Pellice, stiamo promuovendo un corso di formazione per incrementare il numero di volontari e meglio prepararli per progetti già esistenti. «Telesoccorso vai Pellice» richiede una massiccia
presenza di volontari 24 ore
su 24 per 365 giorni all’anno
con turni individuali di 6 ore,
rischiando, là dove venisse
accolto, di assorbire un numero rilevante di persone e
creando difficoltà alle attività
già esistenti, ovvero incontrando, a sua volta, difficoltà
di funzionamento.
Alberto Taccia
Lusema San Giovanni
Da CernobiI a Rorà
Una giornata
con ì giovani
bielorussi
PATRIK DURANO
EMANUELE TOURN BONCOEUR
L9 associazione «Il sassolino bianco» cerca di dare un aiuto a quei bambini e
ragazzi vittime di situazioni
economico-politiche molto
difficili. Sabato 25 settembre
questa associazione ha organizzato in collaborazione con
la Chiesa valdese di Rorà e
con il Comune, una giornata
di socializzazione tra i giovani di questo piccolo paese della vai Pellice e un gruppo di
giovani provenienti dalla Bielorussia. Come è noto questa
regione dell’ex Unione Sovietica è stata interessata nel
1986 dall’esplosione della
centrale nucleare di CernobiI
che ha causato morte e segni
permanenti sulle persone.
Tuttora, dopo diversi anni
dalla catastrofe, il terreno, che
era considerato per la sua
enorme fertilità il «granaio
d’Europa», è ancora molto radioattivo e quindi poco salutare. L’iniziativa di fare conoscere e di mettere in relazione
realtà giovanili tanto diverse
tra loro è stata molto interessante perché al di là del semplice incontrarsi è stata uno
stimolo per riflettere anche
sulle tante realtà differenti che
compongono la nostra Europa. Tuttavia una caratteristica
accomuna tutti i giovani di
ogni provenienza ed è il desiderio di ogni ragazzo e ragazza di avere tutelato il diritto di
crescere nel migliore dei modi
e non dovere portare le conseguenze di una società fondata
sul «dio denaro». Nel caso
della centrale di Cemobil forse un giro di interessi ha contribuito a mettere nel dimenticatoio il fattore sicurezza. Chi
paga oggi quelle scelte sono
persone e giovani totalmente
ignari ed estranei alle responsabilità di quella tragedia.
Nelle
Chiese Valdesi
SCOUT I DISTRETTO — Sabato 23 e domenica 24 ottobre alla Rocciaglia, in vai d’Angrogna, incontro di inizio attività del Coordinamento attività scoutistiche del
distretto. Incontro alle 16,30, davanti al Convitto valdese, dove si riuniranno tutti i gruppi per la merenda. E
necessario: sacco a pelo, ricambio completo, maglione
pesante, torcia. Prezzo indicativo: lire 30.000, 25.000
per secondo e terzo fratello. 11 rientro a casa è previsto
per le ore 16,30 di domenica 24, alla Rocciaglia, dopo la
merenda. Per confermare la partecipazione telefonare
entro domenica 17 ottobre a Patrik Stocco (tei. 012181316), o Anne Pillou (tei. 0121-75726) o Cristina Pretto (tei. 0121-930927).
1“ CIRCUITO — Venerdì 15 ottobre, alle 20,30, a Rorà,
assemblea del 1° circuito.
INCONTRI TEOLOGICI «MIEGGE» — Domenica 17
ottobre, alle 17, alla Casa unionista, primo incontro teologico del gruppo «G. Miegge», su «Creazione e caduta» di D. Bonhoeffer.
INCONTRO EGEI — Domenica 17 ottobre incontro organizzato dalla giunta Fgei a San Germano; tema: «La
Fgei che vorrei». Alle 10 culto con la comunità, dalle
11,30 scambi, conoscenza, pranzo, discussione e tè. Prenotazioni entro il 15 ottobre da Sabina (0121-81794)
oppure Loretta (0121-800244).
BOBBIO PELLICE — Domenica 17 ottobre, alle 14,30,
primo incontro dell’Unione femminile: programmazione
del calendario degli incontri e delle attività.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Giovedì 14 ottobre, alle
14.30, nella sala di Bricherasio, primo incontro
dell’Unione femminile di Bricherasio. Il gruppo giovani
si ritrova per un incontro di programmazione venerdì 15
ottobre, alle 20,45. Domenica 17 ottobre, alle 15, al presbiterio, primo incontro delTUnione femminile, con studio biblico a cura del pastore Pasquet. Giovedì 21, alle
20.30, riunione quartierale al Fondo di San Giovanni.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 17 ottobre, alle 10,
a Ferrerò, culto con assemblea di chiesa sulle discussioni
sinodali e sulle attività invernali. La corale terrà il suo
primo incontro lunedì 18 ottobre, alle 20,30. Mercoledì
20 ottobre, alle 20,30, studio biblico sul Libro degli Atti.
PINEROLO — Domenica 17 ottobre, alle 10, culto con assemblea di chiesa, alTodg la relazione dei deputati alla
Conferenza distrettuale e al Sinodo.
POMARETTO — Primo incontro dell’Unione femminile
dell’Inverso, venerdì 22 ottobre, alle 14,30.
PRALI — Domenica 17 ottobre, cullo di inizio attività, con
la scuola domenicale e i catecumeni.
PRAMOLLO — Domenica 17 ottobre, alle ore 10 culto di
apertura delle attività. Il ritrovo dei bambini e dei catecumeni è previsto per le ore 9,30 nel presbiterio.
RORÀ — Domenica 17 culto di inizio attività, con la partecipazione della scuola domenicale e dei catecumeni. 1
canti saranno guidati dall’animatrice giovanile del 1°
circuito Cristina Pretto. Tema del culto la fiducia. Se
guirà pranzo comunitario.
SAN GERMANO — Mercoledì 20 ottobre, alle 14,30, incontro dell’Unione femminile.
SAN SECONDO — Domenica 17 ottobre, alle 10, culto,
segue «Festa del raccolto» e bazar; apertura ore 14,30.
TORRE PELLICE — Prima riunione della Società di cucito: mercoledì 20 ottobre alle 15.
VILLAR PELLICE — Alle 20,30, mercoledì 20 ottobre,
riunione quartierale al Centro, venerdì 22 al Serre.
PRALI — Domenica 17 culto di inizio attività.
VILLASECCA — Giovedì 14 ottobre, alle 14,30, incontro
dell’Unione femminile. Martedì 19, alle 20, riunione
quartierale a Morasso, mercoledì 20, alle 20, a Trussan,
giovedì 21, alle 14,30 a Bovile, alle 20, a Serre Giors.
I caduti
nel Queyras
Come combattente del 3°
Alpini ho partecipato nel giugno 1940 alle operazioni di
guerra nella zona QueyrasGuil. Abbiamo avuto parecchi
caduti, di cui una ventina furono sepolti nel cimitero di La
Montà. Lo scorso settembre
mi sono recato da quelle parti
con mia moglie per rivedere
quei luoghi di triste memoria,
e anche la lapide sistemata allora in ricordo dei nostri caduti. Con viva soddisfazione
ho constatato che la suddetta
lapide è stata lodevolmente
restaurata e collocata su una
parete all’interno del cimitero
stesso. Ora mi sono informato
su chi avesse avuto tale iniziativa, e poiché i meritevoli
mi risulta siano parecchi, mi
limiterò a menzionare i vari
gruppi e i sindaci: Ana, gruppo di Pinerolo e gruppo di Lusernetta; sezione Combattenti
e Reduci di Luserna San Giovanni, Lusernetta e Rorà, col
suo presidente Andrea Guglielmone; i sindaci Aldo
Charbonnier di Bobbio Pellice e Pier Giorgio Ghibò di
Luserna San Giovanni e il vicesindaco di Lusernetta Bruna
Giusiano Sgobbi. Un doveroso ringraziamento va rivolto
alle autorità francesi e al
gruppo «Anciens combattents
du Queyras».
Aldo Malan
Lusema San Giovanni
Per la
pubblicità
su
tei. 0121-323422
fax 0121-323831
14
PAG. IV
L Eco Delle \^lli "^àldesi
VENERDÌ 15 OTTOBRE 1Q0(|
iPORT
HOCKEY GHIACCIO
VALPE AL COMANDO COL FASSA — Il Valpellice Caffarel si trova, dopo tre turni, al comando del massimo campionato di hockey ghiaccio, in compagnia del Fassa Canazei. Certo ora
arrivano impegni più difficili ma l’inizio è stato esaltante: è la
prima volta che ciò accade. I valligiani hanno superato alla grande il primo ostacolo, gli altoatesini del Renon, per 3-1 con i parziali 1-1; 2-0; 0-0. Si portano per primi in vantaggio gli ospiti,
intorno al 10’, con l’americano Ken Ruddik che sfrutta l’unica
indecisione del portiere Rossi; il primo tempo è di marca bolzanina ma prima dello scadere giunge il pareggio di Marziale. Il secondo tempo vede il Valpellice salire alla ribalta; Stevanoni e
Scapinello portano il punteggio sul 3-1, risultato che non muterà
più. Gli ospiti hanno cercato di recuperare il punteggio ma sono
stati sistematicamente anticipati dai biancorossi che anzi hanno
sfiorato la quarta rete. Nel terzo turno casalingo, col Val Venosta
ancora a 0 punti ancora record di presenze al Filatoio con 1.427
spettatori. Da Rin cambia le linee d’attacco ma Stevanoni e Dorigat'i sembrano patire la mancanza del «faro» Marziale; l’oriundo
riesce invece ad andare a rete 3 volte. L’inizio è in salita, con il
Val Venosta subito in vantaggio; sono Olivo e Melotto a rimettere le cose a posto chiudendo il primo tempo sul 2-1; seconda frazione con due lampi di Marziale; il terzo tempo infatti ha poco
da dire, la Valpe accusa un calo fisico, come dirà negli spogliatoi
l’allenatore, e segna una sola volta ancora con Marziale.
Martedì la Valpe riposa, sabato va in vai Pusteria con i «Lupi» del Brunico affamati di punti dopo tre turni avari di soddisfazioni. Questi i risultati. 2“ giornata: Fassa-Val Venosta 16-2;
Varese-Bolzano 1-5; Merano-Appiano 4-0; Valpellice-Renon 31; Alleghe-Zoldo 12-0; Vipiteno-Asiago 6-5. Auronzo-Como 53. 3“ giornata: Fassa-Zoldo 14-0; Brunico-Asiago 2-10; Valpellice-Val Venosta 5-1; Appiano-Como 3-6; Varese-Renon 3-5;
Auronzo-Merano 3-10; Alleghe-Vipiteno 3-4. Classifica Fassa e
Valpellice 9, Allegrie, Asiago, Bolzano, Merano, Como, Vipiteno, Renon 6, Auronzo 3, Appiano, Brunico, Varese, Val Venosta, Zoldo 0.
TENNIS TAVOLO — Buona prestazione degli atleti della
Valpellice al trofeo Città di Alba; nel doppio primo posto per
Andrea Girardon e Franco Picchi, mentre nel singolo si sono
fermati ai sedicesimi, dopo aver vinto i gironi di qualificazione, Mauro Cesano, Luca Del Pero, Simone Odino e Giuseppe
Ghirardotti.
PALLAVOLO — È al via una nuova stagione del volley e il
3S presenta molte novità; ci sarà una squadra in serie D, ricca di
giovani e guidata da Claudio Mina. La squadra affronterà anche
il campionato juniores con Kappa Torino, Chivasso e Parella Torino. Marco Gardiol curerà il settore giovanile tradizionale punto
di forza del 3S, ma ci sarà anche una squadra in seconda divisione provinciale e una femminile in 1“ divisione provinciale.
Segnalazioni
MUSICHE ARABE A TACABANDA — Inizia venerdì 15
ottobre il Tacabanda ’99; si parte da Torre Pellice dove, al
teatro del Forte, alle 21,15, si esibirà «Ensemble Sannin»,
gruppo che si propone di far conoscere nell’Occidente la
musica araba nelle sue diverse forme e generi; il gruppo
unisce musiche del folk libanese a quelle del golfo a quelle
dei paesi del Nord Africa. Un mix di tradizione e di musica
moderna come il gruppo stesso che è un insieme di musicisti provenienti da diversi paesi (Libano, Egitto, Marocco,
Italia) e tutti residenti in Italia. Ensemble Sannin è un gruppo «aperto» nel senso che può cambiare formazione a seconda delle situazioni: tutti i componenti sono comunque
profondi conoscitori delle proprie tradizioni, diplomati in
importanti scuole di musica o conservatori.
FRANÇOIS FONTAN, NAZIONALISTA OCCITANO —
«Ousitanio vivo» e il Comune di Frassino celebrano sabato
16 ottobre i vent’anni dalla morte di François Fontan, fondatore del Partito nazionalista occitano. Il ritrovo è previsto
per le ore 16,30 nel cimitero di Frassino (Cuneo) per l’inaugurazione della lapide dedicata a Fontan. La cerimonia prosegue nel municipio di Frassino, alle ore 18, con l’assegnazione dei premi 1999 «François Fontan, una vida per l’Occiània» e, dopo il rinfresco, alle ore 21, verrà proiettato il
film documentario E i a lo solelh. François Fontan e la descuberta de l’Occitània, di Diego Anghilante e Fredo Valla,
prodotto dalla Ousitanio Vivo Film.
ARCHEOLOGIA E ARTE — Venerdì 15 e sabato 16 alle
9,30, nell’auditorium del liceo scientifico Marie Curie in via
dei Rochis 12 a Pinerolo, il Cesmap, Centro studi e museo
civico d’arte preistorica di Pinerolo organizza un convegno
su «Archeologia e arte nel Pinerolese e nelle valli valdesi».
SIBERIA — Il 23 ottobre alle ore 17, sempre a cura del Cesmap, sarà inaugurata nella chiesa di Sant’Agostino in via
Principi d’Acaia, la mostra internazionale su «Siberia: archeologia, arte rupestre e sciamanismo». La mostra sarà
aperta fino al 19 dicembre: dal 24 ottobre al 7 novembre nei
giorni feriali in ore 15,30-18,30 e festivi 10,30-12 e 15,3018,30 (lunedì chiuso); dall’8 novembre al 19 dicembre il sabato ore 15,30-18,30 e la domenica 10,30-12 e 15,30-18,30.
24 ottobre
In gita con «La beidana» a Tenda sulle tracce
di una comunità valdese di inizio '900
Informazioni presso la segreteria del Centro culturale
valdese in orario 9-12; tei 0121-932179 e segreterìa telefonica 0121-932566.
Iscrizioni entro il 18 ottobre, costo lire 30.000.
I Luoghi Della Mb^ma
a cura di Marco Rostan
Luogo: San Bartolomeo (tempio)
Data: 1692
Nel 1692 fu eretta a San Bartolomeo una
capanna con il tetto di paglia implicitamente
riconosciuta da Vittorio Amedeo II in un
editto del ’99, e furono acquistati un orto e tre
case, una diroccata per costruirvi il presbiterio. Dopo un violento temporale, nel 1724, la
paglia del tetto fu sostituita con lose che causarono conflitto con le autorità, le quali finirono per concedere la possibilità di fare un
piccolo edificio in muratura. La «capanna di
San Bartolomeo» fu ufficialmente riconosciuta nell’editto del 1730, con la raccomandazione di non ingrandirla. Nuovi danneggiamenti
nel 1752, con il conseguente trasferimento
dei culti a Roccapiatta per circa un trentennio. Il cimitero annesso alla «capanna», situato alla «Capela», fu venduto nel 1849. Nel
1783 si potè finalmente restaurare la capanna:
naturalmente quando i culti si poterono di
nuovo tenere a San Bartolomeo, quelli di
Roccapiatta protestarono con una petizione al
Sinodo, e il Sinodo prescrisse il culto a Roccapiatta una volta al mese; ma la «querelle»
continuò. In periodo napoleonico, Prarostino
fu una delle 3 concistoriali (la nuova organizzazione incorporata nella Chiesa riformata di
Francia). Ci furono lunghe traversie per poter
ampliare il tempio; cosa che si concluse nel
1829, di nuovo nel ’30 il tetto fu danneggiato
dal vento, nel ’37, grazie al Beckwith, iniziarono i lavori per il presbiterio, nel 1861 su rifece il soffitto, nel 1899 il pulpito fu abbassato; nel 1928, con il primo centenario, si eseguirono altre migliorie, la croce sul portone
fu sostituita dallo stemma valdese.
Amico Comba, e in questo modo il vescovo
Charvaz e i suoi passano in seconda fila. A
ricordo della giornata, il re volle erigere sulla
piazza del paese una fontana che porta questa
iscrizione: «Il re Carlo Alberto, al popolo
che l’accoglieva con tanto affetto».
Luogo: Chiotti, tempio
Data: 1882
Dopo i vani tentativi di erigere templi nel
’600 lungo la strada principale, ai Trossieri e
a Chiotti, finalmente nel 1876 si riuscì ad acquistare dal sig. Coucourde di Pomaretto una
casa situata nel centro di Chiotti e iniziò la
raccolta dei fondi per la costruzione del tempio, inaugurato il 31 agosto 1882. L’anno
dopo un generoso contributo del sig. Soulier
permise di acquistare la campana, mentre la
riconoscenza verso il past. Micol che aveva
sostenuto tutta l’operazione fu espressa in
una lapide sul lato nord, posta nel 1905. Il
tempio è usato in occasioni particolari, mentre è soprattutto usata la sala della vicina
«scuola grande».
Luogo: Perrero, tempio
Data: 1866
Luogo: Torre Pellice, fontana
Data: 24 settembre 1844
Viene inaugurato a Torre Pellice il priorato
mauriziano, voluto dallo stesso papa Gregorio XVI e costruito a spese delì’Ordine dei
SS. Maurizio e Lazzaro di cui Carlo Alberto
era Grande Maestro, alla presenza del re. Nonostante fosse evidente l’intenzione «missionaria» cattolica, la popolazione valdese tributa al sovrano grandi manifestazioni di affetto, Carlo Alberto ne rimane colpito, riceve
con affabilità la Tavola, conferisce la croce
di cavaliere al sindaco di Torre, il valdese
Dopo il 1848 il numero dei valdesi residenti a Perrero aumentò notevolmente e il
past. falla di Villasecca celebrava i culti in
una casa messa a disposizione da Daniele
Pons. Nel 1862 si acquistò la casa del giudice Ascheri che nel 1836 aveva ospitato il futuro Vittorio Emanuele II e suo fratello per
trasformarla in presbiterio, e poi la casa Rigai, assai ampia, nel centro del paese, che fu
trasformata in scuola mentre nel cortile era
previsto il tempio. Ci furono moltissime difficoltà burocratiche e opposizioni vescovili,
petizioni contrarie, proteste del Comune il
cui Consiglio era composto in maggioranza
da valdesi. Finalmente il nuovo tempio fu
inaugurato il 16 ottobre 1866: non somiglia a
un tempio perché una delle condizioni poste
per consentirne la costruzione era appunto
che non somigliasse a una chiesa e l’ingresso
non fosse sulla piazza: quest’ultimo fu realizzato solo nel 1886, con anche il piccolo
portico. L’interno aveva delle decorazioni
del pittore Paolo Paschetto, poi cancellate
dalle tinteggiature successive.
Torre Pellice
Minoranze
in cucina
Ogni popolo ha una sua cucina. Pur partendo dagli stessi
ingredienti (fmtta, verdura, tipi di carne) in ogni zona si ottengono prodotti diversi; ne
deriva una «tipicità» che, nel
caso di situazioni di minoranze (culturali, etniche, religiose) favoriscono il mantenimento delle proprie tradizioni.
E così, uno dei cuochi più noti
d’Italia, Walter Eynard di
Torre Pellice, ha proposto una
suggestione interessante: mettere insieme i rappresentanti
della miglior produzione alimentare di quattro realtà diverse d’Italia: ladini, walser,
occitani e valdesi. Per tre giorni (da venerdì 15 a domenica
17) le piazze di Torre Pellice
saranno animate da accurate
mostre mercato dei prodotti tipici, da veri e propri ristoranti
all’aperto. Il 15 ci sarà, al teatro del Forte, un momento di
confronto pubblico su «La cucina delle minoranze alpine
fra tradizione e attualità»; la
sera in alcuni agriturismi e rifugi della zona sarà possibile
cenare a prezzo fisso (50.000
lire negli agriturismi e 70.000
nei rifugi) poi, domenica,
verrà proposto un menù degustazione nei giardini di via
D’Azeglio realizzato dai quattro chef rappresentanti le quattro regioni. «Speriamo venga
tanta gente, commenta Walter
Eynard; comunque è importante riscoprire l’idea di collaborare insieme, anzitutto fra
operatori del settore, di confrontarsi e di fare in modo che
tutti possano lavorare di più».
14 ottobre, giovedì
ANGROGNA: Alle 21, nella
biblioteca comunale, incontro
dibattito sul tema «Legge regionale 8 luglio 1999 n 18, interventi regionali a sostegno
dell’offerta turistica; nuova
possibilità di sviluppo per le
valli alpine?», introduce Marco
Bellion, assessore alla Montagna della Provincia.
15 ottobre, venerdì
TORRE PELLICE; Dalle
8.30 alle 11,30, all’ospedale
valdese, prelievo collettivo di
sangue a cura del Gruppo donatori vai Pellice.
TORRE PELLICE: Alle
20,45, nella biblioteca della Casa valdese, il professor Bruno
Corsani parlerà su «Gli Atti degli Apostoli: storia o apologia?», per il Gruppo di studio
«Val Lucerna».
16 ottobre, sabato
PINEROLO: Alle 15, alla
biblioteca Alliaudi, inaugurazione della mostra «Il territorio
disegnato: le mappe antiche».
Alle 17,30, al Museo didattico
di scienze naturali, inaugurazione della mostra «Il territorio
disegnato: carte che raccontano
11 mondo intorno a noi», aperta
fino al 31 ottobre.
ANGROGNA: Dalle 14 alle
18, a San Lorenzo, mostra mercato dei prodotti agricoli e artigianali, mostra del pittore Attilio Revelli, di Amnesty International e dei lavori dei bambini
della materna ed elementare.
TORRE PELLICE: Alle
21, al teatro del Forte, la compagnia «Vecchio teatro», presenta la replica di «La presidentessa», commedia.
VIGONE: Al Palafiere, alle
16,30, inaugurazione della manifestazione «Non solo mais»,
rassegna interregionale. Seguirà convegno su «Quali sono
i percorsi per raggiungere la
qualità?».
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 21,15, la compagnia «Ij camolà» presenta «Na
gabia ’d mat», commedia brillante in tre atti. Ingresso lire
15.000, ridotto lire 10.000.
17 ottobre, domenica
PINEROLO: Dal mattino
«Città d’arte a porte aperte».
Alle 16, allo spazio culturale
«en plein air», inaugurazione di
«Bereshit I: la piccola porta»,
riflessioni su arte e ebraismo.
La mostra è aperta fino al 31
ottobre.
VIGONE: Con partenza dai
pressi del Palafiere, volo gratuito in mongolfiera; per le strade
del paese mercatino delle pulci.
PINEROLO; All’expo Fenulli, dalle 9 alle 19, V edizione de «Lo scambista», mostra e
scambio di dischi usati, Cd, video, libri e riviste.
SAN GERMANO CHISONE: L’associazione «La Turinella» organizza la castagnata.
TORRE PELLICE: Al circolo Mûris castagnata, balotte e
vin brulé, a partire dalle 15.
ANGROGNA: Dalle 9 alle
12 e dalle 14 alle 18 a San Lorenzo riapertura delle mostre.
Alle 9, partenza della 18“ edizione del «Triathlon della vai
d’Angrogna» (ski-roll, mountain bike e marcia alpina), alle
14.30 premiazione, alle 15 castagnata a cura del coro La
draia e ballo liscio sotto l’ala.
23 ottobre, sabato
LUSERNA SAN GIOVANNI: Sotto i portici comunali,
dalle 15 «Quale alimentazione?», il circolo culturale l’«Armonia nel verde» e l’associazione «Ecologia della salute»
organizzano una mostra con degustazione, tavola rotonda, con
buffet di prodotti biologici e
biodinamici, test gratuiti di incompatibilità alimentare, dibattito con iridologo, naturopata e
agronoma. Chiusura della manifestazione alle 23.
RADIO BEGKWITH EVANGELICA
FM 91 SCXD - 9B.550
tei. 0121-954194 — rbe@tpellice. it
Servizi
VALLI
CHISONE - GERMANASCi^
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva'
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 17 ottobre
Perosa Argentina: Bagliani ■
Piazza Marconi 6, tei. 81261
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa; tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva'
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 17 OTTOBRE
Bobbio Pellice: FarmaciaVia Maestra 44, tei. 92744
Ambuianze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
■
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 167-233111
Ambuianza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INPERMIERISHCO
dalle ore 8 alle 17. pressoio
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Cinema
BARGE — Venerdì 15, alle
21, New rose hotel; sabato 16,
alle 21, American history x;
domenica 17, ore 15, 17, 19 e
21.15, lunedì 18, martedì 19,
giovedì 21, ore 21, Instinct,
istinto primordiale.
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma,
giovedì 14 e venerdì 15, ore
21.15, A domani, di G. Zanasi;
sabato 16, ore 20,10 e 22,10,
L’ombra del dubbio, domenica 17, ore 16, 18, 20,10 e 22,10,
lunedì 18 ore 21,15, Cruel intentions di Roger Kumble.
PINEROLO: La multisala
Italia propone, alla sala «2cento» Eyes wide shut, feriali
21,30, domenica 15, 18,15,
21,30; alla sala «5cento», giovedì Terminus paradise ore 20
e 22,20; da venerdì riprende
Tifosi; feriali 19,50 e 22,20, sabato 19,50 e 22,30, domenica
ore 14,50, 17,20, 19,50 e 22,20.
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Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
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1.^ OTTOBRE 1999
Vita Delle Chiese
Portici, incendiata la porta di casa del direttore amministrativo dell'opera
Un altro «avvertimento» a Casa Materna
fsjon è il prlvrìo atto di intimidazione contro la gestione all'insegna della legalità
p della trasparenza dell'opera metodista dell'area napoletana rilanciata di recente
PAG. 5 RIFORMA
MARTA D’AURIA_______
aTELL’OSCURITÀ della
N notte tra il 25 e il 26 setItptnbre una mano violenta ha
' nniccato il fuoco alla porta
f Franco Soave, direttore
jinministrativo di «Casa Materna». «Non sono affatto sorpreso-ha detto Soave -. Tale
jesto è un avvertimento dato
da chi non accetta che la gestione di una delle nostre
opere sia fatta all’insegna
dàa trasparenza e della legalità». Questo grave atto di
violenza, preceduto da una
serie di pressioni e intimidazioni, rientra dunque in una
più ampia strategia volta a
ostacolare il rilancio dell’opera metodista e a far sprofondare in un clima di paura
quanti vi lavorano.
La notizia dell’attentato ha
scosso tutti. Immediati e numerosi sono stati i messaggi
di solidarietà che sono giunti
a Casa Materna dalle chiese
evangeliche italiane ed estere. In particolare le chiese
evangeliche napoletane hanno espresso la propria denuncia e vicinanza a coloro
che lavorano nell’istituto ritrovandosi la sera di mercoledì 6 ottobre nella chiesa
metodista di Portici per vivere insieme un momento ai
preghiera e di ascolto della
parola di Dio. Oltre cento
persone hanno partecipato al
culto che è stato preparato
dal pastore Luca Baratto e
dalla cappellana di Casa Materna, Elisabeth Löh, con T
apporto musicale del coro
Ipharadisi guidato dal maestro Carlo Leila.
Il filo conduttore dell’intero culto è stato dato dall’immagine di una carovana in
cammino nel deserto. Partendo dal capitolo 16 di Esodo è stata ripercorsa l’esperienza di Israele che, fuggito
dalla schiavitù d’Egitto, sperimenta il deserto come un
luogo di ostilità e di tentazione. Eppure il deserto, luogo
pieno di difficoltà e insidie,
diventa vivibile soltanto perché Iddio assicura alla carovana di quegli uomini, donne
e bambini il suo sostegno.
Dunque, il deserto può diventare luogo di speranza e
di cambiamento a patto che
«insieme» si voglia proseguire il cammino nella fiducia di
giungere alla terra promessa.
Oggi Casa Materna, composta dalle chiese evangeliche, dal gruppo manageriale,
dagli operatori, dalle maestre, dai sostenitori esteri,
dalle istituzioni, è una carovana in cammino. Una grande carovana che cammina
nel deserto dove ci sono ostacoli, difficoltà e dove nasce la
tentazione di rimpiangere il
passato. Soltanto la certezza
di poter contare sul sostegno
di Dio e sulla solidarietà fraterna dà a coloro che sono in
viaggio il coraggio di proseguire il cammino.
Durante la liturgia c’è stato
un momento in cui varie voci
hanno espresso solidarietà
con l’opera. Il primo a prendere la parola è stato il sindaco di Portici, Leopoldo Spedaliere. «È un’onore per l’istituzione che rappresento - ha
detto U sindaco - aver condiviso con voi la riflessione, il
canto, la preghiera. Anche il
Comune di Portici si sente
parte di questa grande carovana in cammino e sono con
vinto che soltanto stando insieme è possibile costruire,
nella Napoli di oggi, una città
vivibile». Il pastore Klaus
Langeneck, presente a Napoli
per la riunione della Commissione esecutiva del IV distretto, ba portato i saluti di
tutte le chiese e opere del
Sud Italia, mentre la pastora
Anna Maffei, vicepresidente
delTUcebi, ha espresso la vicinanza di tutte le chiese battiste consorelle. Hanno voluto partecipare a questo momento di solidarietà fraterna
anche i sei studenti della Facoltà valdese di teologia che
da circa un mese seguono un
corso di Pastorale clinica
presso l’ospedale evangelico
«Villa Betania».
Sulle note deH’inno «Siam
figli d’un solo riscatto», le
chiese evangeliche hanno
rinnovato l’impegno, più che
mai in questo momento, ad
essere vicine a quanti dedicano le proprie energie e capacità al lavoro di Casa Materna
per vivere insieme la comune
missione di predicazione
dell’Evangelo e del servizio
verso il prosssimo.
L Ricordo del pastore valdese e professore di Antico Testamento a Buenos Aires
Alberto Ricciardi^ un credente umile e di profonda cultura
PABLO ANDINACH*
IL giorno era uno dei più
freddi delTinverno di Buenos Aires. Pioveva e il cielo
grigio pareva eterno. In questo giorno del 24 agosto, Alberto Ricciardi smetteva di
essere tra noi per andare con
l’autore della Parola che tanto ha amato e a cui ha dedicato la sua vita.
Era arrivato dall’Italia nel
1959 per lavorare nella Facoltà di teologia (oggi Isedet),
come professore e pastore
valdese. Portava nella sua testa un numero notevole di
lingue antiche e moderne...
con eccezione dello spagnojp. I suoi studenti di quell’epoca ricordano che scriveva le sue lezioni per poterle
leggere e così comunicare
■neglio. I suoi studenti di pochi anni dopo ricordano che
Alberto Ricciardi correggeva
sii errori di grammatica e sintassi spagnola che essi comniettevano, infatti aveva raggiunto una conoscenza della
ttpova lingua che senza dubbio superava quella di coloro
che
erano nati in questa ter
ta. Con il tempo, si guadagnò
,®PPtezzamento degli stubbnti che sapevano che Alerto avrebbe criticato i loro
avori con una serietà indu. bile, che non avrebbe laciato passare un errore linpistico, e che sempre avrebe insistito sul fatto che non
apevano ancora sufficiente
mente l’ebraico. Ricciardi
cominciava le sue sessioni
d’esame domandando agli
studenti: «Hai studiato?». E
quando uno studente si impappinava nella sua esposizione, Alberto prendeva la
parola e completava quello
che c’era da dire, concludendo con «Sei d’accordo?».
Ci sono due caratteristiche
che hanno sottolineato la
personalità di Alberto Ricciardi: la sua profonda cultura e la sua umiltà. Alberto ha
dedicato la sua vita a studiare la Bibbia e il suo mondo.
Era sempre lì a leggere qualcosa in una qualunque lingua (e noi studenti ci divertivamo a cercare di indovinare
che lingua era) e questa conoscenza si rifletteva nei suoi
scritti, nelle sue annotazioni,
nei suoi commenti durante
le lezioni. Non ha mai avuto
un particolare interesse a
pubblicare i suoi lavori, ma
quelli che ha dato alle stampe, benché pochi, sono di
una qualità sorprendente. I
suoi studi sul libro apocrifo
di Henoc sono unici in spagnolo e meriterebbero di essere riscattati dall’oblio. Ha
scritto sulla preghiera nell’
Antico Testamento e sui Salmi; si è dedicato ad analizzare il tema dei poveri e della
terra nei testi biblici. Ha
scritto sulla preghiera e sulla
spiritualità ebraica.
Alberto è stato soprattutto
un uomo umile. Su un tema
2
Tl
i
>
ifl
■L dipartimento di evangelizzazione DELL'UCEBI
organizza
a Napoli, dal 30 ottobre al 1“ novembre
presso la Chiesa evangelica battista in via Foria 93, il
1® Seminario di formazione
per animatori evangelistici
^vi; sabato 30 ottobre alle ore 15; inizio lavori alle ore 17
4rtenze: lunedì 1° novembre ore 17.
’stemazione logistica presso le famiglie,
enzi e cene nei locali della chiesa di via Foria.
‘scrizione L. 30.000 - costo pasti: L. 70.000
lirnitati. Per prenotarsi comunicare a mezzo fax o te'®‘ono con Enzo Polverino. Tel. 081-5912452 o 081-7754249
^081-5912408.
qualsiasi sapeva sempre più
di quel che lasciava intravedere, sicuramente per non
imbarazzare la persona con
cui stava parlando. Non gli
faceva piacere che lo si lodasse né che si sottolineasse il
valore del suo lavoro, a tal
punto che arrivò a confessarmi che nella sua relazione
annuale delle attività come
docente non metteva mai
tutto quello che aveva fatto.
Ricordo le sue parole nello
spiegarmi una tale condotta:
«...bisogna fare quello che c’è
da fare e non andare in giro a
dirlo a tutti». Preferiva il silenzio, le poche parole.
Nei suoi quarant’anni in
Argentina, Alberto Ricciardi è
stato il maestro di quasi tutti i
pastori e pastore delle chiese
che oggi utilizzano l’Isedet.
Quello che ha insegnato oggi
vibra nei templi valdesi dell’Uruguay e dell’Argentina,
ma anche nei templi luterani,
cattolici, battisti, metodisti,
pentecostali... attraverso la
voce di coloro che hanno appreso da lui che l’Antico Testamento è anch’esso evangelo, che bisogna salire su un
pulpito e predicare su un Salmo o su un testo profetico.
Diceva queste cose piano,
con una voce bassa, quasi
sussurrata, per coloro che volevano udire. Per questo oggi
ci sono studenti che sono
passati per le sue lezioni che
non potranno dimenticare
quell’accento italiano mesco
lato con quattordici lingue
antiche e moderne con le
quali diceva: «Se vi piace la
bellezza, se vi piace la letteratura, allora vi piace la Bibbia»,
inducendo cosi a studiare di
più, a prendere con serietà le
pagine che si stavano leggendo, a essere prudenti nell’affermare qualcosa.
Alberto è andato a conoscere ancora di più la Parola^ che
tanto ha esaminato in vita. Ci
lascia, oltre a tanti bei ricordi,
un sentimento di profondo rispetto verso il testo biblico.
Un rispetto che a volte ci
sembrava esagerato, ma che
poi abbiamo scoperto essere
la chiave per comprenderlo,
per potere incontrare il messaggio che sta oltre la superficie del testo e più vicino al
gioco meraviglioso delle parole tessute dal tempo, dalla
mano di questo o quello scriba, influenzata da questa o
quella tradizione biblica. In
definitiva, il compito è mettere in evidenza la mano del Signore che ha guidato autori
anonimi verso la creazione di
questo ricco ordito di secoli.
Alberto è andato via, ma la
Parola che ci ha insegnato ad
amare rimane. Lo ricorderemo sempre quando ci avvicineremo a quelle pagine profonde. E con tutto il cuore,
rendiamo grazie a Dio per la
sua vita e il suo ministero tra
noi.
* decano dell’Isedet
Buenos Aires
Ïm mmeiBtrice
J Claudiana
AVVISO
Per motivi indipendenti dalla nostra volontà si è verificato un
disguido nelle videocassette VHS «I valdesi» e «Die Waldenser»
per cui alcune hanno l'etichetta italiana ma il testo è in lingua tedesca e viceversa,
Chiunque sia stato coinvolto in questo disguido è pregato di
consegnare la cassetta alternativamente alla:
- Claudiana Editrice, via Principe Tommaso 1, 10125 Torino
- Libreria Claudiana,via Principe Tommaso 1, 10125 Torino
- Libreria Claudiana,via F. Sforza 20/A, 20122 Milano
- Libreria Claudiana, piazza Libertà, 10066 Torre Pellice
- Libreria Cultura Religiosa, piazza Cavour 32, 00193 Roma
che provvederanno immediatamente al cambio.
La Claudiana editrice si scusa per il disagio arrecato anche se
non per colpa propria.
TRIESTE — Alle ore 18, nel liceo classico «D. Alighieri» (via
Giustiniano 3), il prof. Edmondo Lupieìri, docente di Storia
del cristianesimo all’Università di Udine, parla sul tema
«Apocalisse e fine millennio» per il Gruppo ecumenico.
TRIESTE — Alle ore 20,30, nella basilica di San Silvestro (p.
San Silvestro 1), concerto dell’organista Mariu Rijsikamp.
MANTOVA — Alle ore 20,45, nella sala Isabella d’Este (via
G. Romano 13), per il ciclo del Sae sulla Bibbia e le scienze,
il prof. Antonino Drago parla sul tema: «La Bibbia e i fondamenti delle scienze moderne».
Agenda
’ Ì8 ottobre
19 ottobre
VENEZIA — Alle ore 17,30, nella chiesa valdese e metodista (Pai. Cavagnis), Adele Salzano parla su: «Israel Zan^ll:
un precursore del dialogo fra popoli, culture e religioni».
MILANO — Alle ore 18, nella sala della libreria Claudiana,
per il Centro culturale protestante, si tiene il terzo incontro
su «I cristiani e l’impero romano». Il past. Eric Noffke parla
sul tema: «Paolo il persecutore perseguitato».
20 ottobre
FRASCATI — Alle ore 18,30, presso Villa Campitelli (v. Sulpicio Galba 4), mons. Aldo Giordano e il pastore Keith Clements (segretario generale della Conferenza delle chiese
europee) parlano sul tema: «Una “Magna Charta” per
l’ecumenismo in Europa. Verso un documento comune sui
“diritti e doveri ecumenici fondamentali’’». Moderano l’incontro mons. Piero Coda e il past. Luca M. Negro.
TORINO — A partire dalle 10, nella sala Viglione di Palazzo
Lascaris (Regione Piemonte, via Alfieri 15), si tiene un convegno sul tema: «Diritti umani e libertà religiosa». Intervengono fra gli altri il past. Giorgio Bouchard, l’aw. Guido
Disegni della Comunità ebraica di Torino, il prof. Giorgio
Peyrot e il prof. Carlo Ottino.
GORIZIA —Alle ore 20,30, nella sala «P. Cocolin», il prof.
Michele Cassese (docente di Storia moderna all’Università
di Trieste) e il past. Fulvio Ferrano parlano per conto del
Gruppo ecumenico sul tema: «Lutero: un santo?».
21 ottobre
TORINO — Alle ore 16 e alle 20,45, nella sala valdese di via
San Pio V15 (primo piano), il past. Giuseppe Platone tiene
il secondo incontro di formazione per adulti sul tema «Insegnaci a pregare. Le richieste del Padre Nostro». Tema del
giorno: «Sia santificato il tuo nome».
VENEZIA — Alle 17,45, al Centro culturale Palazzo Cavagnis, si tiene un incontro sul tema: «L’Assoluto e le parole
umane. Cristiani e buddisti a confronto» con Giancarlo
Vianello (segret. Centro studi buddisti Maitreya), il pastore
e teologo Fulvio Ferrano e il teologo cattolico Armido Rizzi.
Modera Simone Morandini, responsabile del Sae Venezia.
TRIESTE — Alle ore 17,30, nella basilica di San Silvestro (p.
San Silvestro 1), per il ciclo su Trieste nell’Ottocento, il
prof. Joze Pirijevec parla sul tema: «Cultura slovena».
22 ottobre
UDINE — Alle ore 18, nella sala della Chiesa metodista
(piazzale D’Annunzio 9), il prof. Mario Cignoni parla sul
tema: «La storia della Bibbia del Diodati».
BERGAMO — Alle ore 17,30, al Centto culturale protestante (via T. Tasso 55, primo piano), Gigliola Fragnito parla sul
tema: «La Bibbia al rogo. La censura ecclesiastica e i volgarizzamenti della Scrittura (1471-1605)».
23 ottobre
MILANO — Alle ore 17, nella sala della libreria Claudiana
(via Sforza 12/a), per il ciclo di incontri sulla spiritualità
protestante organizzato dal Centro culturale protestante,
la prof. Fiorella De Michelis Pintacuda parla sul tema: «Libertà del cristiano: la spiritualità di Lutero».
MILANO — A partire dalle 10, allo Spazio Guicciardini (v.
Macedonio Melloni), si tiene un convegno dal titolo «Le
persone omosessuali nella chiesa: problemi, percorsi, prospettive» organizzato dal Coordinamento gruppi omosessuali cristiani in Italia. Intervengono il teologo Giannino
Piana, il past. Gregorio Plescan e don Domenico Pezzini.
TORINO — Alle ore 17,30, nel tempio valdese di corso Vittorio, per la serie «Musica e preghiera», l’Ensemble vocale
esegue canti tradizionali del repertorio della Riforma.
25 ottobre
MESSINA — Alle ore 18, nei locali di via Laudamo 16, si
tiene la conferenza per il giorno della Riforma. Il past. Jens
Sielmann parla sul tema: «“E se il mondo fosse pieno di
diavoli” (Lutero) - Satana nell’esegesi biblica e nella ricezione moderna (neosatanismo)».
/ A'
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì della
settimana seguente alle ore 9,30 circa. Domenica 17 ottobre ( replica lunedì 25) andrà in onda: «Il Kosovo e la Serbia
del dopo guerra: quale futuro? Quale riconciliazione?».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve inviare i programmi, per lettera ofax, quindici giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
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RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 15 OTTOBRF
Riforma
Augusto Pinochet
Francesca Spano
Esplode la gioia dei cileni che, esuli a Londra o davanti
alla Tv a Santiago, hanno atteso la sentenza che affida il
dittatore Augusto Pinochet all’estradizione in Spagna, dove subirà un processo per i 35 casi di cittadini spagnoli desaparecidos, accertati dal giudice Garzón. Della sentenza
ci rallegriamo anche noi, che però non crediamo, come sostiene Igor Man su «La Stampa», che abbiano vinto la Giustizia e il Diritto. Siamo tra gli ostinati che, in materia di
diritto, ritengono che i processi non vadano celebrati dopo
25 anni ma subito; che i dittatori vadano processati in casa
e non all’estero; che la pena serve a rieducare e non a vendicarsi (è rieducabile Pinochet?) e che U processo andrebbe celebrato non per 35 ma per almeno 3.197 casi (questa è
la cifra accertata dei desaparecidos durante la dittatura).
Non una vittoria del Diritto, dunque, ma l’emergere affascinante del volto doppio del diritto occidentale. Da una
parte un giudice inglese che, prescindendo alle proprie
simpatie politiche, dicono thatcheriane, e sulla base delle
sole carte processuali, condanna Pinochet a un processo
storico, in cui si cominceranno a dire alcune verità sulla
dittatura aberrante iniziata nel settembre del ’73: questa
resta la vera vittoria, perché il «processo» potrebbe prolungarsi oltre la morte dello stesso processato ed è ancora
aperta la possibilità di una soluzione «umanitaria per ragioni di salute» (come paradossalmente ma insistentemente richiesto dall’attuale governo cileno).
Dall’altra parte, il fatto incontrovertibile che fu per primo l’Occidente (Già in testa) a sostenere il golpe, liquidando un presidente democraticamente eletto in nome
proprio del «diritto» e della «democrazia» (identificati con
la libertà del mercato e dello sfimttamento delle risorse cilene) nonché della guerra, di per sé santa, al pericolo «comunista» rappresentato da Allende. Non vince il Diritto e
neanche la Giustizia che, nella prospettiva biblica, si accompagna sempre al trionfo della verità. Fino a quando
l’Occidente cristiano e democratico non confesserà le proprie colpevoli corresponsabilità nella vicenda del golpe cileno si potranno solo celebrare processi (che è certo un
bene, anche perché fugano l’idea insopportabile dell’impunità intemazionale per i massacratori) ma quei 3.197
morti non avraimo giustizia.
La tradizione ebraica ci regala una narrazione suggestiva: «Quando sentiva che la sventura stava per abbattersi
sul suo popolo, il Baal-Shem Tov si ritirava in un dato
punto del bosco, accendeva un fuoco e recitava ima sua
preghiera; e il miracolo si compiva. Gli anni passarono e
toccò al suo discepolo intervenire per scongiurare la sventura. Egli andava nel bosco e diceva: “Signore del Cielo,
non so come vada acceso il fuoco, nessuno me l’ha insegnato o l’ho dimenticato. Ma so ancora recitare la preghiera e credo che basterà”. E il miracolo si compiva. Gli
turni passarono, nubi di sventura si addensavano. Da un
rifugio nel bosco, il nuovo discepolo diceva: “Non so come
accendere il fuoco, non conosco la preghiera. Ma so ritrovare il luogo e forse basterà”. E ancora il miracolo si compiva. Poi toccò al suo discepolo scongiurare la sventura:
“Non so accendere il fuoco, non conosco la preghiera, non
so ritrovare il posto nel bosco. Tutto quel che so fare è tener viva la memoria di questa storia: basterà?”».
Il miracolo in questione non è la fine deUa persecuzione
o della sventura, che puntualmente si ripresentano nel
passare degli anni, ma è la sopravvivenza del popolo, che
mantiene la coesione e il senso di sé. Il racconto insegna
che a salvare il popolo dalla sventura non è tanto la preghiera o il rituale (il fuoco) o un punto di riferimento (il
luogo del bosco), ma è la memoria della propria storia. A
salvare noi (cioè a preservare quel che dà significato alla
nostra vita, la democrazia, i senso della giustizia e della verità) non saranno i processi o l’affermazione dei diritti (pure importantissimi) che porrebbero fine all’ingiustizia; ma
sarà la memoria veritiera di quei che è stato. Il processo di
Madrid è importante, ma a salvarci saranno gli spagnoli
quando sapranno fare fino in fondo i conti con il franchismo e i suoi massacri o la nostra capacità di trasmettere ai
più giovani la memoria di come i campi costruiti per giocare al pallone sono serviti, un tempo, per annientare uomini e donne e soprattutto un progetto di giustizia.
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Toum. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce,
Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio GardioI,
Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca
Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto,Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
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. ordinario: L. 105.000; ridotto: L. 85.000; semestrale: L. 55.000;
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Estero O
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1998
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Partecipazioni; mm/cotonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 39 dell'8 ottobre 1999 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 6 ottobre 1999.
Il «mite giacobino» ha compiuto da poco 90 anni
\/ENER
Alessandro Galante Garrone
Dalllmpegno antifascista a quello per la laicità, ha sempre
sottolineato il rapporto tra protestanti e democratici italiani
AUGUSTO COMBA
HO fatto la conoscenza di
Alessandro Galante Garrone allorché, nel 1972, gli
ho presentato il volume di
Scritto politico di Giuseppe
Mazzini che avevo curato in
base alla scelta e agli insegnamenti di Terenzio Grandi, il vecchio tipografo repubblicano che stampava i
materiali della Resistenza a
Torino. Gli chiedevo una recensione; e lui mi rispose di
sì, con immediata cordialità
e benevolenza. E la recensione, comparsa di lì a poco su
«La Stampa», manifestava
questi sentimenti, ma soprattutto approfondiva ancora
una volta un argomento già
lungamente meditato da Galante Garrone, quello del ruolo dei democratici nelle vicende rivoluzionarie dell’Europa
frali 1789 e il 1848. Nello stesso 1972 compariva la seconda
edizione ampliata del suo libro più importante, Filippo
Buonarroti e i rivoluzionari
dell’Ottocento, una fra le opere, pubblicate nel dopoguerra
sull’Europa deU’800, che possono dirsi fondamentali.
L’autore racconta che l’incoraggiamento decisivo per
costmire quel libro così come
comparve inizialmente nel
1951 (dopo una primissima
stesura che nel 1949 ottenne
il premio Gramsci) gli venne
nel 1947 da Salvemini, che gli
suggerì di dedicare molta attenzione al significativo rapporto fra il vecchio Buonarroti e il giovane Mazzini. Ora
spero di non dire cosa peregrina osservando che, per intendere bene il rapporto fra
quei due rivoluzionari integerrimi e di tenacia incrollabile, che cordialmente si detestarono, gli fu utile un aspetto deU’esperienza vissuta
nella Resistenza in Piemonte
in cui i volontari della libertà,
votati fino alla morte a una
causa comune di lotta contro
la tirannide, erano in pari
tempo profondamente divaricati dalle contrastanti scelte
politiche.
L’impegno antifascista di
Galante Garrone risaliva alla
sua giovinezza, e si era manifestato a esempio nella primavera del 1928 partecipando, a 18 anni, alla contromanifestazione avverso la chiassata fascista inflitta al suo
maestro di Diritto, Francesco
Ruffini. Sandro aveva fatto
parte del movimento GL e fu
fra i fondatori del gruppo torinese del Partito d’Azione.
Del Pda, in quanto partigiano
combattente, fu rappresentante nel Gin del Piemonte.
In una recente intervista.
Le immagini impressionanti del disastro ferroviario di Londra hanno tutti
profondamente colpito. Sembra impossibile che un incidente del genere possa ancora avvenire, alle soglie del
Duemila, in una delle nazioni
tecnologicamente più avanzate del mondo. L’impatto
violentissimo fra i due treni e
l’incendio che ne è seguito
hanno provocato oltre cento
morti e duecento feriti, alcuni gravissimi. Sono partite le
inchieste per stabilire le responsabilità, ma non serviranno per restituire la vita a
chi l’ha persa o le gambe a
chi le ha avute amputate. Già
alcuni esperti hanno indicato
dietro la tragedia il volto sinistro del profitto economico.
Due anni fa un altro incidente simile, con sette morti
e varie decine di feriti è avvenuto nello stesso tratto ferro
Alessandro Galante Garrone
raccolta da Alberto Papuzzi
in occasione del 90° compleanno (è nato il 1° ottobre
1909), al giornalista che gli ha
chiesto di parlare della sua
attività clandestina, l’ha così
riassunta in poche parole:
«Non sono un capo. Leo Valiani era un capo. Io no. Ma
ho fatto la mia parte (...). Ho
vissuto avventure, ho corso
dei rischi. Posso dire che mi è
andata bene: ho salvato la
pelle. In coscienza tutto quello che era possibile fare l’ho
fatto (...). Una volta mi finsi
un agente repuhhlichino per
tirar fuori due partigiani dal
carcere. Avevo con me falsi
documenti d’identità e un
falso ordine di scarcerazione.
Tutto funzionò come doveva». Ma in un suo libro ricorda, senza parlare in prima
persona e con molto understatement, un altro rischio
corso coraggiosamente qualche anno prima, nel 1938,
quando era, da non molto,
attivo nella magistratura (lo
sarà fino al 1963, allorché
passerà aH’Universltà).
Nel libro (si tratta di Padri
e figli, pubblicato nel 1986
da Albert Meynier, e cioè da
Franco Giacone), si accenna
a «uno dei tanti, oscuri giudici che in tempo di tirannide
poterono, esercitando il loro
mestiere, porre la legge al di
sopra deU’arbitrio». Nella fattispecie, questo giudice, applicando la legge (anche se
ciò non piaceva alle autorità
del regime, le quali, qualora
se ne fossero accorte in tempo, avrebbero fatto prevalere
l’arbitrio), revocò la libertà
vigilata che opprimeva Leone
Ginzburg, il quale ne trasse
sollievo per la sua vita familiare (era sposato da poco) e
per i suoi studi.
Anche dopo aver cambiato
mestiere, come ho detto, nel
1963, insegnando prima a
Cagliari poi a Torino, Galante
Garrone ha tratto dal suo sapere giuridico molte delle armi per le battaglie civili che
ha continuato a combattere
come maestro, scrittore e come affermato giornalista, da
ultimo contro le insidiose
mene neoclericali, che le inventano tutte pur di «bypassare» la Costituzione in fatto
di insegnamento scolastico.
L’appellativo che gli è stato
apposto di «mite giacobino»,
ripreso da lui stesso come titolo di un suo libro, si giustifica quanto al «giacobino»
per questa sua costante fermezza senza attenuazioni nel
combattere, contro tutti se
occorre, le battaglie in cui
crede. Mentre la sua «mitezza» è ben nota a chi lo frequenta o corrisponde con lui
e ne conosce la longanimità e
la disponibilità.
Il suo pensiero nei confronti dei protestanti italiani si
manifesta chiaramente dalla
bella relazione su Risorgimento e Protestanti nella storiografia di Giorgio Spini, pubblicata nel n. 170 del «Bollettino della Società di studi vaidesi», in cui si sottolineano i
punti d’incontro fra la nostra
esperienza e quella dei democratici italiani del Risorgimento e dei nostri tempi, dalla Repubblica Romana fino alla
Resistenza. A nostra volta non
dovremmo dimenticare che
l’esempio e il pensiero di
Mazzini stanno all’origine
dell’impegno politico dei fratelli Rosselli, di Galimberti e
di Lombardini, attribuendogli
quindi il posto che gli compete fra i fondatori della democrazia in Italia. Basta, per capirlo, leggere qualcuno degli
scritti che gli ha dedicato Galante Garrone. Scritti, debbo
dire, di lettura assai piacevole,
al pari dei libri dedicati ai rivoluzionari francesi, ai radicali italiani d’un tempo, a Gavallotti, ai personaggi di questo secolo da lui definiti «i
miei maggiori». Gosì io, ovviamente, considero Sandro Galante Garrone, insieme con
Terenzio Grandi, il maggiore
fra i miei maggiori.
STANTtv"
Solidarietà e volontariato
Viviamo in un’epoca inQj
si parla molto di solidarietì
di persone che si sacrificai,,
per il prossimo, ma in cuiìi
scoprono anche «mancane
umanitarie, si fanno polemji
che, si creano televisivameji
te «casi» e il giorno dopoHi
smonta o lo si amplifica,],
questo contesto comunid,
zionale, molto «post modei!
no» se si vuole, su un punì,
sono tutti concordi edèil
ruolo insostituibile del voloi,.
tarlato, realtà che in questìui.
timi anni è andata sempre pi
crescendo e che oggi vedecj.
ca 5 milioni di persone impegnate in Italia. Ma il voloMariato che spesso ci viene piesentalo ha un qualcosadi
eroico, un’aura di santitàii,.
torno che forse a noi piote-;
stanti sta un po’ stretto, cipa-!
re poco reale. L’ultima puntata di Protestantesimo, andati
in onda domenica 3 ottobie,
ha presentato un rapido viajgio attraverso il volontariato
italiano mostrandoci nonsok
i suoi diversi ambiti di impie
go ma anche la sua umaniti,
il suo senso cristiano. Il mon-;
do di volontari che operani:
nelle nostre chiese ne è emerso come una realtà fatta dira
fazione, di speranza, di perso-j
ne che vogliono dare gratuita!
mente e lo fanno non cor»
eroi ma essendo concreti,
pragmatici e vivendo indi
che credono. Il viaggio attraverso le testimonianze di volontari e operatori che svolgo
no un servizio nella struttui
per portatori di handicap Ul
veto di Luserna San Giovami
alla Gomunità alloggio pti
minori di Torre Pellice,al
Centro ecumenico di Agapei
all’Adra Italia (l’agenzia urna
nitaria della chiesa Avventi
sta) o ancora fra quanti insf
gnano l’italiano agli immigrai
a Roma è stato sì un percorsi
di conoscenza di realtà dift
tenti all’interno di uno stessi
mondo ma anche un trova*
un filo conduttore unico 6®
di concretezza e di federi*
attraversa tutte queste realta
Il montaggio alternato, e rela
tivamente veloce, delle va«
interviste ha evidenziato q#
sto filo conduttore nel volo*
tarlato che sembra caratteri’
zato dal dare aiuto ma arie®
dall’aprirsi al diverso, dall®
trare in relazione con esso®
traverso uno scambio recip«
co che significa «regalare*
farsi regalare una parte del*
vita», come dice una dell
Carol
vorrei
ne su c
estate c
mente
pareccl
pareccl
persone intervistate, si
Disastri ferroviari
PIERO bensì
viario vicino a Londra. Le ferrovie inglesi, un tempo vanto
e orgoglio dei governi di Sua
Maestà, da qualche anno sono privatizzate, come del resto altri servizi pubblici. Esistono oggi apparecchiature
sofisticate e tecnologicamente all’avanguardia in grado di
bloccare un treno lanciato a
piena velocità, se si presenta
un ostacolo sui binari. Apparecchiature ben note alla tecnologia inglese e ampiamente applicate in Francia e Ger
mania. Queste apparecchiature sono costosissime e le
ditte private britanniche che
gestiscono le ferrovie sono
piuttosto restie a usarle a
causa del loro prezzo. È una
vecchia storia che si ripete
anche nel nostro paese ogni
volta che accade un incidente sul lavoro.
Il danaro, il guadagno, è
più importante della vita
umana. Un commentatore
ironico scrive: «Per una compagnia privata così pochi
morti non meritano una sp
sa così alta». Gesù è sta
molto chiaro su questo p''“
to: o Dio o Mammona.
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dietro mille delitti sta se r.
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che tutto calpesta e c .
strugge i suoi adoratoti
(Rubrica «Un fatto, u
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curata dalla Federazione
chiese evangeliche nn ,
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15 OTTOBRE 1999
Pagina Dei Lettori
PAG. 7 RIFORMA
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Caro direttore,
vorrei riportare Tattenzionesu di un fatto di quest’
estate che mi ha particolarmente colpito, lasciandomi
oarecchio amaro in bocca e
pecchia pena nel cuore: il
Lo dell’anonimo calciatore
che in agosto ha scritto al settimanale «Famiglia cristiana»
per confessare di essersi preLto a falsare i risultati del
campionato in cambio di un
buon ingaggio.
Sono rimasto colpito innanzitutto dall’incertezza e
dalla debolezza d’animo che
traspare dalle parole dell’autore della lettera, forse conseguenza dell’eccessiva dispoLilità finanziaria che a una
certa età addormenta la coscienza. Il nostro amico analizza criticamente il mondo
del calcio ma nello stesso
tempo si chiama fuori da
ogni responsabilità in merito.
Ha comunque il coraggio di
confessare il malfatto e lo fa
con un contorno di flagellazioni più o meno intense. Lo
scrivente termina la sua missiva con una domanda che
lascia molto perplessi: «So
che ho falsato il campionato,
ma chi mi perdonerà per
quello che ho fatto?».
Credo che la risposta a questa domanda sia talmente facile che anche un bambino
che frequenta il primo anno
delle scuole domenicali sarebbe in grado di darla; tuttavia mi permetto di girarle la
stessa domanda, almeno per
vedere se la risposta sarebbe
uguale a quella che darei io
(Una parola, con la maiuscola,
ditte lettere). E ora veniamo
al «padre» che risponde dalle
colonne del settimanale cattolico: se da un lato condivide
la visione pessimistica del
mondo del calcio al giorno
d’oggi (i tempi odierni non
sono più quelli del «grande
Torino» quando si disponeva
di poche risorse ma si giocava
sul serio), suggerisce una soluzione coerente con la dottrina cattolica che dà valore al
molo della gerarchia. Il tutto
condito da un blando richiamo alle proprie responsabilità, unito a varie proposte di
riparazione al malfatto.
Ciò che colpisce e rende
perplessi non è tanto il fatto
in sé 0 la risposta data, quanto la dipendenza dal prossimo e lo smarrimento di chi
scrive. Il secondo forse conseguenza della prima. Quando si è abituati a dipendere
ùoppo dagli altri si finisce
per avere un animo debole e
insicuro. E ora veniamo per
così dire a un problema di
carattere teologico. Ecco un
brano della risposta che il
«padre» dà al nostro protagonista: «Non lasciarti vincere
dal male», scriveva san Paolo
ai Romani, «ma vinci il male
con il bene» (Romani 12, 21).
A mio parere, il versetto più
adatto per il caso in questione sarebbe stato I Corinzi 6,
12 in cui non si parla di bene
o di male ma di libertà e del
non lasciarsi dominare dalle
cose di questo mondo. Per
ciò che mi riguarda io non mi
lascerò dominare dal mio
consueto spirito polemico e
lascerò ogni conclusione al
libero arbitrio del lettore.
Sandro Chiabaudo
Torino
Forzature
storiche
Ancora una volta il Corriere della sera (2 settembre), in
tema di «mea culpa» della
Chiesa cattolica, pubblica
un’intervista a un noto studioso cattolico che spara a
zero non solo contro il gesto
del pontefice, con il quale
non è affatto d’accordo, ma
anche contro i protestanti
rei, secondo lui, di non avere
fatto le dovute scuse e di essersi macchiati delle stesse
nefandezze dei cattolici, là
dove questi ultimi erano minoranza. Le inesattezze di
questo storico, di nome Franco Cardini, rappresentano
semplicemente la leggerezza
con la quale la storiografia
italiana analizza la storia e la
insegna nelle scuole. Quindi
non stupiamoci. È triste come un giornale che si dice liberale, quale il Corriere, abbia dato sfogo ultimamente a
oscurantisti doc. Ma vediamo
alcune di queste inesattezze.
Secondo Cardini, è da 200
anni che Sua Maestà britannica perseguita gli irlandesi.
Sbagliato: è da 400 anni, cioè
dal tempo della regina Elisabetta Tudor. Molto difficilmente Sua Maestà porgerà le
scuse, come vorrebbe Cardini, dal momento che il primo
massacro è stato compiuto
dagli irlandesi (Portadawn,
1642) sugli inglesi, e non viceversa. Ma questa, ancora,
passi: la questione irlandese
è spinosa, e gli inglesi non
hanno la ragione dalla loro.
Cromwell, nel 1649, ne massacrò parecchi.
Seconda inesattezza, grave.
Secondo Cardini, la Repubblica francese dovrebbe chiedere scusa per il Terrore. Ma
quali scuse? La Francia è figlia della Gironda, non della
Montagna. La Rivoluzione
francese è stata la regina delle rivoluzioni borghesi. La
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obre)
Nella collana «Nostro tempo» è uscitoli n. 66
Tom Wright
Il mito del Millennio
Introduzione di Giorgio Girardet «
96 pp., lire 14.000, euro 7,23, cod. 319
Il nuovo millennio è ormai alle
porte e con esso riaffiorano nuovamente visioni apocalittiche e
toillenaristiche. L’autore affronta
questo mito da un’ottica protestante e con «humour > anglosassone ci invita a una riflessione sul
senso del millennio, presentandoci una proposta autenticamente
cristiana di grande fascino e modernità.
jf mmedStrk»
claudmna
VtAPRINCIPETOMMASO, 1-10125 TORINO
TSL. 011/668.98.04 - PAX 011/fô0.43 94 - C.C.P: 20780102
http://Www.arpnet.il/~vaitle8e/claucllan.htm
Montagna di Robespierre
(l’estrema sinistra di allora),
responsabile del Terrore, ha
perso la sua partita prima
della fine della Rivoluzione.
Terza forzatura. I governi
risorgimentali avrebbero parecchio da farsi perdonare,
visto il loro anticlericalismo.
Errato. I peggiori nemici dell’Unità d’Italia furono sempre
i papi, da Pio IX in avanti. Solo Pio XI allentò l’astio, quando il Vaticano venne risarcito
da oltre 60 anni di «umiliazioni» dai Patti Lateranensi: chi
dei due avrebbe bisogno del
perdono?
Quarto. Secondo Cardini i
riformatori perseguitarono i
cattolici. Errato. A parte sporadici casi, cosi non è stato. Là
dove la Riforma prese piede,
garantì sempre un certo grado
di tolleranza, e non fondò mai
un’istituzione paragonabile
all’Inquisizione. È del 1689,
per esempio, l’Aci of Tolerance di Guglielmo d’Orange, legge con cui venivano tollerate
tutte le confessioni esistenti
(cattolica compresa).
Quinta inesattezza. I calvinisti non perseguitarono i
neri, come afferma Cardini.
Gli stati nei quali prese piede
la schiavitù in America erano
a maggioranza anglicana (la
Cotton Beh, dalla Virginia alla Carolina del Sud). I calvinisti con Margareth Beecher
Stowe (autrice della Capanna
dello zio Tom) furono coloro
che per secondi sollevarono
il problema (i primi furono i
quaccheri).
Roberto Micol - Pomaretto
Il Signore
ci invita
Leggo su Riforma del 24
settembre una lettera dal titolo (redazionale?) «Non rinnegare i principi della fede».
Chiedo all’autore della lettera: chi mai nel movimento
ecumenico ha pensato di
rinnegare i principi della
propria fede? di far convergere nell’eucarestia (= rendimento di grazie) i contenuti
teologici delle varie chiese
cristiane? Di conseguenza,
chi mai ha pensato, desiderando fortemente l’intercomunione, l’ospitalità reciproca alla mensa del Signore, di rinnegare i propri principi di fede? Era forse a questo che alludeva l’articolo citato dalla lettera, apparso sul
n. 33 del 27 agosto? Lo escludo fermamente.
Temo piuttosto che Beniamino Calvi non sia molto in
chiaro sul cammino ecumenico, su realtà ecumeniche irreversibili (e irrinunciabili). I
credenti (molti credenti, di
tutte le confessioni) desiderano solo rispondere a un invito
La discussione sui 20 referendum proposti dai radicali
Troppi luoghi comuni sullo stato sociale
La teologa Adriana Zarri, nel suo «Diario
inutile», su uno degli ultimi numeri del settimtmale Avvenimenti, cosi concludeva un suo
intervento, che condivido pienamente, riguardo alle firme per i referendum dei radicali: «Non so se gli ignari cittadini che aderiscono ai referendum Bonino-pannelliani, ingannati da una propaganda astuta e disonesta, si rendano ben conto di ciò che, firmando, sottoscrivono. Italiani, se volete tornare
all’Ottocento, all’epoca del "Padrone delle
ferriere”, con libertà di licenziamento, firmatei Se volete assolvere e promuovere il caporalato, firmate! Se volete togliere ai lavoratori
l’appoggio dei sindacati e ogni altra garanzia,
firmate! Se volete smantellare la sanità pubblica, firmate! Se volete cancellare le pensioni di anzianità e i diritti dei più deboli, consegnandoli all'arbitrio dei potenti, firmate!».
In molti, purtroppo, hanno firmato e, a
questo punto, qualora la Corte Costituzionale ritenesse ammissibili i singoli quesiti, si
renderebbe indispensabile una corretta
informazione e un ampio confronto per fare
comprendere alle persone, prescindendo da
ingannevoli e strumentali luoghi comuni
sullo stato sociale, la reale portata delle questioni sulle quali ci si dovrà pronunciare, sui
loro effetti e il conseguente tipo di società
che ne deriverebbe; e tutto ciò, come si può
facilmente immaginare, dati i problemi e il
clima politico del nòstro paese, sarà un compito tutt’altro che facile.
Spiace e preoccupa, pertanto, avere letto
sul n. 36 di Riforma del 17 settembre l’articolo di Ernesto Incerti, in convinto appoggio
dell’iniziativa referendaria, condotta con
una stupefacente larghezza di mezzi, un
battage propagandistico che ha raggiunto le
case di numerosissimi cittadini (con buona
pace della legge sulla privacy) e ampiamente pubblicizzata dai media. Incerti sostiene
che i referendum «liberisti e libertari» dei ra
dicali rappresenterebbero uno strumento
importante contro l’immobilismo politico,
andrebbero in direzione delTEuropa e della
stessa democrazia, della qual cosa gli evangelici dovrebbero rallegrarsi. È ovvio che gU
evangelici, e non solo loro, avrebbero di che
‘ rallegrarsi per una maggiore democrazia,
ma la realtà in cui viviamo dimostra con
chiarezza il contrario, e da tm esame minimamente attento dei quesiti referenda non
sfugge che la maggior parte di questi prefigura una società in antitesi con quei valori
di equità sociale, giustizia, garanzie e civiltà,
che dovremmo invece volere continuare a
consolidare, nella ferma convinzione che le
esigenze della persona debbono, sempre e
in ogni modo, essere prioritarie rispetto a
quelle del mercato.
Immagino che si sia deciso di pubblicare il
pezzo di Incerti per bilanciare l’articolo di
Marco Rostan apparso sul n. 34 di Riforma,
secondo il principio della par condicio che,
in questo caso, trovo fuori luogo. Penso, infatti, che taluni interventi, per le posizioni
che esprimono, figurerebbero meglio fra le
lettere dei lettori o in uno spazio specifico
riservato alle «opinioni», ove tutti i punti di
vista sono certo legittinii, ma ovviamente
non sempre condivisibili e identificabili con
la linea di fondo del giornale. Ho potuto
constatare però che il nostro giornale ha
una curiosa concezione iti proposito poiché,
nei mesi scorsi, nella «Pagina dei lettori», fu
pubblicata una mozione della Chiesa metodista di Trieste contro la guerra nei Balcani
che, per essere la posizione ufficiale di una
comunità su una questione di estrema importanza, in coerenza con i principi della
nostra fede, e decisa in occasione dell’Assemblea annuale, avrebbe meritato, forse,
una diversa collocazione.
Livio Taverna-Trieste
preciso del Cristo e accostarsi
insieme, ciascuno con la propria lìmpida identità confessionale e con le proprie certezze di fede, alla mensa del
comune Signore. Poiché «v’è
un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un Dio
unico e Padre di mtti, che è ai
di sopra di tutti, fra tutti e in
tutti» (Efesini 4,5-6).
È lui l’unico Signore della
Mensa a cui siamo tutti e tutte, indistintamente, invitati.
Florestana Piccoli Sfredda
Rovereto (Tn)
. Significati
contrastanti
Condivido in pieno l’osservazione fatta dal mio carissimo amico e fratello in fede
Beniamino Calvi, pubblicata
nella pagina dei lettori di
Riforma del 24 settembre.
Il significato dell’eucarestia
(cattolica) e della Santa Cena
(protestante) è cosi contrastante che per me non vale
neanche la pena discuterne.
Continuerò ad accostarmi al
la Santa Cena, rito commemorativo che simboleggia la
comunione tra Dio e i fedeli
redenti in Cristo risorto. Il
Vangelo dice a proposito della Santa Cena; «Fate questo in
memoria di me» (Luca 22,
19). Come potrei accostarmi
alTeucarestia cattolica, magari in nome delTecumenismo?
Lina Welter Formasa
Vicenza
La teologia
eucaristica
Torino, 29-30 ottobre
Primo convegno nazionale
di Counselling sanitario
Si tiene a Torino il 29-30 ottobre il 1" Convegno nazionale di
Counselling in ambito sanitario. II counselling, cioè la comunicazione corretta e consapevole tra medico e paziente, può facilitare l’accettazione di interventi preoccupanti e di terapie fastidiose o la modifica di comportamenti a rischio (fumo, alimentazione inadeguata, ecc.). In Italia tale pratica è appena agli inizi.
L’intervento di counselling consiste nel permettere al paziente di raccontarsi: l’ascolto attivo ed empatico da parte di medici
e/o infermieri fa si che il paziente scopra che una stessa situazione può venire narrata in modi diversi, alcuni dei quali possono risultare più accettabili di altri; spesso invece il medico pretende dai pazienti una spontanea accettazione della sofferenza
e della malattia. L’ansia e l’angoscia sono parte integrante della
malattia, e devono quindi essere prese in carico dal medico.
Il Convegno è organizzato dalla Società italiana di counselling
a indirizzo sistemico (Sicis, presidente Giorgio Bert) e si svolgerà presso il Centro congressi Torino incontra (via Nino Costa
8). Per informazioni e iscrizioni tei. 011-6680706; fax 0118609278; e-mail: change@ipsnet.it
Ho letto su Riforma (24 settembre) la lettera di Beniamino Calvi sul tema: «Non rinnegare i principi della fede».
Mi preme precisare la teologia eucaristica quale è espressa dalla Chiesa cattolica.
Sacrificio, memoriale e
convito sono i tre cardini di
ogni eucarestia come celebrazione sacramentale. Perpetuare significa fare «memoria sacramentale», senza
«ricrocifiggere il Cristo»; memoriale è la base biblica di
ogni eucarestia; convito è
partecipazione. Aggiungo a
tutto questo la presenza delT«epiclesi» (invocazione al
Padre perché invii il suo Spirito sui partecipanti).
padre Oreste Fabbrone
Chàtillon (Ao)
Abate socialista
Molte cose sono state dette
e scritte in occasione della
morte di Domenico Abate
però nessuno, che io sappia,
ha ricordato che era stato socialista. Ma Abate era socialista! di quel socialismo onesto, altruista e militante che
per almeno tre quarti di secolo è stato uno degli elementi
più positivi della vita politica
italiana. L’impegno politico
di Abate, non meno che la
sua fede evangelica, erano i
due aspetti inseparabili, e in
qualche modo interconnessi,
della sua personalità.
Per rispetto alla sua memoria e all’integrità della sua
persona mi pare che ci andasse ricordato.
Aldo Comba - Torre Pellice
RTECIPAZIONI
La comunità dell’Asilo valdese
di Luserna San Giovanni è partecipe al dolore per la scomparsa
della signora
Amalia Oudry Garnier
direttrice dell’Asilo negli anni
dal 1970 al 1975.
Luserna San Giovanni
4 ottobre 1999
I familiari di
Frida Griot Massai
ringraziano tutti coloro che hanno
partecipato al loro dolore.
Un particolare ringraziamento
ai medici e al personale del reparto di Oncologia del prof. Sidotti
dell’ospedale di Pinerolo e dell’ospedale valdese di Pomaretto.
San Germano, 11 ottobre 1999
Per la pubblicità su
tei. 011-655278
fax 011-657542
Iri/V
MA
Sle
gioventù evangelica
ABBONAMENTI
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sostenitore............................90.000
estero.................................60.000
«3 copie al prezzo di 2»...............90.000
cumulativo GE/Confronti................90.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica
via Porro Lambertenghi, 28
20159 Milano
20
î
PAG. 8 RIFORMA
Secondo l'Onu la popolazione ha raggiunto il miliardo il 15 agosto scorso
Per far fronte alla crescita demografica le chiese dell'India
puntano sulla sensibilizzazione e sull'alfabetizzazione
Mentre gli istituti di statistica e rOnu ritengono che la
popolazione indiana abbia
raggiunto la cifra di un miliardo, ossia un sesto della
popolazione mondiale, le
chiese del paese, pur ammettendo che la crescita demografica costituisce un «problema serio», ritengono che il
governo non debba imporre
misure di pianificazione familiare. «Certo, bisogna frenare l’elevato tasso di crescita demografica, ma la costrizione non deve essere il mez
zo per raggiungere questo
obiettivo - ha dichiarato Ipe
Joseph, segretario generale
del Consiglio nazionale delle
chiese dell’India, che riunisce
19 chiese protestanti e ortodosse -. La chiesa punta sulla
responsabilità dei genitori e
sulla loro libertà di decidere
del numero dei propri figli».
Con un tasso di crescita demografica di circa il 2% l’anno, uno dei tassi più elevati
del pianeta, l’India conta il
16% della popolazione mondiale, anche se occupa soltanto il 2% della superficie totale
della terra. L’Onu ritiene che
la popolazione dell’India abbia raggiunto il miliardo il 15
agosto scorso, anniversario
dell’indipendenza del paese.
Anziché imporre agli indiani
misure di regolazione «contro
la loro volontà», il governo
dovrebbe, ha sottolineato Ipe
Joseph, «adoperarsi a convincere la gente ad avere famiglie
meno numerose. Una volta
che la gente si è convinta, si
prende a carico».
Riconoscendo la necessità
di frenare la crescita della popolazione, il vescovo G. Emmanuel, presidente della
Chiesa evangelica luterana
dello stato di Andhra Pradesh, ritiene che il governo dovrebbe «informare la gente e
sensibilizzarla rispetto a questo problema». La crescita
non controllata genera la disoccupazione e mette i servizi pubblici a dura prova, ha
detto. Se la tendenza dovesse
proseguire, il governo non
potrebbe più prendere cura
della popolazione. «È ora per
noi (gli ecclesiastici) di salire
sul pulpito per parlare di
questo problema».
Jyotsna Chatterji, segretaria agli affari nazionali della
Chiesa dell’India del Nord e
militante per i diritti della
donna, è andata oltre affermando che «lo sviluppo è la
migliore pillola per la regolazione della crescita demografica. Quando c’è diminuzione
dell’analfabetismo, in particolare fra le donne, miglioramento delle cure sanitarie e
dei servizi sociali, non è più
un problema». A dimostrazione di ciò, ha citato l’esem
Una strada di Mumbai (Bombay)
pio dello stato del Kerala che
conta 30 milioni di cittadini e
il cui tasso di crescita è passato a quello della riproduzione, vale a dire che il numero delle nascite non supera il numero dei decessi. Il
tasso di alfabetizzazione è
dell’87% fra le donne (la media nazionale è del 30%). Gli
effetti del calo del tasso di
crescita hanno portato alla
chiusura di decine di scuole
nel Kerala. Jyotsna Chatterji,
che è anche direttrice del
Programma comune delle
donne (Jwp), un’associazione
nazionale, ha ricordato che
nel 1951 l’India è stata uno
dei primi paesi a lanciare un
programma di pianificazione
familiare, raccomandando
alle famiglie di non avere più
di due figli. Eppure, dice.
questa campagna «negativa e
coercitiva» non ha ottenuto i
«risultati sperati».
Inoltre, nel 1971, l’india ha
legalizzato l’aborto come misura di regolazione della popolazione. Tale decisione, dice la Chatterji, ha fatto «più
male che bene». Nón essendoci alcuna restrizione, questo provvedimento ha permesso ai genitori di sbarazzarsi dei feti non desiderati,
in un paese in cui le ragazze
sono vittime di pregiudizi, e
non di limitare il numero di
figli. Uno studio realizzato a
Mumbai (Bombay) ha infatti
mostrato che su 8.000 aborti,
7.999 erano feti femminili.
L’arcivescovo Vincent Concessao d’Agra, membro della
commissione «giustizia, pace e sviluppo» della Conferenza episcopale, ha precisato che «non siamo contrari al
controllo della crescita demografica. Certo, in un paese come l’India ci sono limiti
da non superare, ma non lasciamo che il governo detti
alle famiglie il numero di figli che devono avere. Bisogna dare ai genitori la possibilità di decidere il numero
di figli che sono in grado di
allevare in quanto genitori
responsabili. Ogni ingerenza
del governo è contraria alla
fede cristiana». Ceni)
Temi affrontati: rapporti chiesa-stato e libertà religiosa
Il presidente mondiale della Chiesa avventista
è stato ricevuto dal presidente della Romania
Emil Constantinescu, presidente della Romania, ha ricevuto, il 10 settembre scorso, il dott. Jan Paulsen, presidente a livello mondiale della Chiesa avventista del 7°
giorno, per discutere le relazioni tra la chiesa e lo stato
e, in particolar modo, le tematiche legate alla libertà
religiosa. La riunione si è tenuta nel Palazzo presidenziale di Bucarest, alla presenza dei pastori Adrian Bocaneanu e Viorel Dima, che
sono rispettivamente presidente e direttore del Dipartimento delle comunicazioni
della Chiesa avventista in
Romania, e del dott. TraianRadu Negrei, consulente del
presidente romeno per gli
Affari religiosi.
Rispondendo ai commenti
di apprezzamento del dott.
Paulsen per il suo appoggio
alla libertà religiosa, il presidente Constantinescu ha delineato il suo impegno verso
il pluralismo religioso in Ro
I® Conferenza di pace dell'Aia
14.500 guerre nel mondo
negli ultimi 5.600 anni
A partire dall’anno 3600
prima di Cristo, l’umanità avrebbe condotto circa
14.500 guerre. A causa dei
conflitti, non meno di quattro miliardi di individui
avrebbero perso la vita, ovvero circa i due terzi della popolazione mondiale attuale.
Questi dati si trovano in un
appello della Conferenza di
pace dell’Aia, la quale riunisce coordinatori della «famiglia francescana per la giustizia, la pace e la protezione
del creato». Questa si è riunita nella capitale olandese in
occasione del centenario
dell’Ordine di pace dell’Aia.
Il testo indica inoltre che, nel
corso dei conflitti armati che
hanno avuto luogo a partire
dal 1945, il 90% delle vittime’
sarebbero state civili, mentre
essi rappresentavano il 50%
durante la seconda guerra
mondiale e solo il 10% durante la prima. In quanto ai
conflitti attuali che imperversano nel mondo, si ritiene
che circa 300.000 bambini
soldati e giovani vi prendano
parte. I francescani designano la violazione dei diritti
umani come una delle principali cause dell’inizio dei
conflitti armati del nostro
tempo. (spp)
mania, un paese la cui popolazione è per l’85% ortodossa.
Nelle sue osservazioni, Paulsen ha richiamato l’attenzione sul recente problema affrontato dagli avventisti, per
gli esami programmati in
giorno di sabato e ha espresso i suoi ringraziamenti per la
soluzione di questo caso.
L’esame del liceo venne ripetuto in un giorno diverso dopo che gli avventisti avevano
protestato. I tribunali romeni
hanno affermato che questo
era necessario, così come la
richiesta che gli avventisti devono ancora essere accettati
nei licei nonostante il ritardo
nelle iscrizioni.
«Il modo in cui Lei ha risolto questo caso, è stato ampiamente riportato e io voglio
ringraziarla per questo - ha
detto Paulsen al presidente
Constantinescu -. L’azione
Posto vacante
Azione comune delle chiese
Coordinatore/trice dell'Azione comune
delle chiese (Act)
Il/la coordinatore/trice è incaricato/a dei compiti seguenti: a) valutare e fare conoscere i bisogni delle comunità e
delle chiese in occasione di catastrofi naturali o provocate
dagli esseri umani; b) coordinare gli interventi; c) elaborare
le linee di azione; d) farsi avvocato delle comunità e delle
persone colpite presso le istituzioni dell’Onu e di altre incaricate degli interventi in caso di catastrofi; e) amministrare
l’ufficio dell’Act conformemente a questi obiettivi. Assicurare un buon coordinamento tra tutti i partner ecumenici affinché gli interventi lanciati a titolo dell’aiuto di emergenza
siano rapidi e efficaci.
La nomina del titolare di questo posto spetta
al Consisto ecumenico delle chiese (CecJ
Per ottenere la descrizione dettagliata del posto, delle
condizioni di lavoro e un modulo di candidatura, rivolgersi
al direttore del Personale (al quale dovrà essere inviato il
modulo) ...
Monsieur le pasteur Carlos Sintado, directeur du personnel - Conseil tecuménique des Eglises, 150 route de Femey,
case postale 2100,1211 Genève 2, Suisse
Fax 0041/22/79103 61 - e-mail: cas@wcc-cbe.org
Data limite delle candidature: 25 ottobre 1999
Le interviste sono previste per il 15 novembre 1999
VENERDÌ 15 OTTOBRE IQqq
dei suoi tribunali ha dimostrato al mondo in modo eccellente il procèsso di una
giustizia equa in un paese democratico. So che Lei ha allo
studio leggi intese ad assicurare questi diritti ai suoi cittadini e questo è estremamente
encomiabile. La libertà religiosa continua ad avere un
grande significato per noi come chiesa. Il diritto di ogni
uomo, donna e bambino di
osservare liberamente le convinzioni e le pratiche religiose, dovrebbe essere rispettato
in una società libera. Noi la
ringraziamo per la Sua iniziativa e le offriamo il nostro aiuto e il nostro appoggio in
qualsiasi modo possibile».
La Chiesa avventista in Romania conta oltre 100.000
membri, compresi bambini e
familiari dei membri della
chiesa. (bia)
Il presidente della Chiesa cristiana
La «missione profetica»
delle chiese di Timor Est
Secondo il presidente della
Chiesa cristiana (protestante)
di Timor Est, Ariindo Marcai,
anche se i timoresi si ritengono traditi dalla comunità internazionale e dall’Onu che
non ha saputo fermare in
tempo le violenze che si sono
scatenate sull’isola, essi sperano che le pressioni esercitate sull’Indonesia porteranno all’indipendenza.
Ariindo Marcai ha infatti dichiarato che la Chiesa avrebbe portato avanti la sua «missione profetica» nella lotta per
l’indipendenza, nonostante
gli enormi ostacoli e nonostante gli assassini di diversi
responsabili di chiesa. «La
Chiesa è l’unica istituzione di
cui la gente si fida perché è
l’unica organizzazione che
l’ha difesa e che è sempre stata al suo fianco», ha detto.
Marcai ha dato una conferenza stampa per via telefonica il
24 settembre scorso da Toronto dove si trova attualmente per un congedo di studi di un anno, anche se pensa
di tornare nel proprio paese
più presto del previsto a causa
degli avvenimenti. A suo parere, bisogna continuare ad
esercitare pressioni sul governo indonesiano perché accetti il voto sull’indipendenza e
provveda al rimpatrio delle
oltre 200.000 persone che
hanno cercato rifugio nel Timor occidentale. Marcai ha
inoltre chiesto che un tribunale internazionale giudichi
coloro che hanno commesso
atrocità nel Timor orientale.
«L’Onu aveva preso l’impegno
di restare qui e di aiutare i timoresi - ha ricordato Marcai
-. Sapete ciò che è successo».
Al giornalista che gli chie^
deva perché pensa che la comunità internazionale abbia
risposto così massicciamente
alla crisi del Kosovo ma non a
quella di Timor Est, Marcai ha
risposto che le violenze nel
Timor orientale sono un esempio di ciò che succede
quando «siete molto poveri e
piccoli, quando la gente non
si preoccupa di voi e vuole dimenticarvi». Come altri responsabili di chiesa. Marcai
milita a favore dell’indipendenza e già nel ’95 aveva chiesto pubblicamente un referendum sull’autonomia.
Mentre la popolazione di Timor Est è a maggioranza cattolica romana, la piccola comunità protestante ha collaborato con i cattolici romani a
favore dell’indipendenza. Secondo Marcai, i rapporti tra le
due comunità sono eccellenti
perché «ambedue lottano per
gli stessi obiettivi».
Leader cattolici romani e
protestanti sono stati uccisi
durante queste violenze, e in
particolare Francisco de Vasconcelos Ximenes, segretario
generale della Chiesa cristiana del Timor orientale, assassinato il 10 settembre scorso.
Questo delitto ha profondamente colpito la comunità
protestante. «Era uno dei nostri responsabili e uno dei nostri buon pastori», ha sottolineato Marcai. Ma la gente è
determinata a portare avanti
la campagna per l’indipendeaza perché questa è il risultato di un impegno a favore
dei diritti della persona e non
di politiche settarie.
(eni)
Dati di un sondaggio Eurobarometro
Più dì sei cittadini europei su
dieci sono favorevoli all'euro
Tre mesi dopo il lancio dell’euro, più di sei cittadini
dell’Unione europea (Ue) su
dieci si dichiaravano favorevoli alla nuova moneta: il
61% nell’insieme della Ue,
mentre solamente il 28% è di
avviso contrario. Nella zona
euro, costituita dagli undici
paesi Ue che hanno adottato
la moneta europea il 1° gennaio (Belgio, Germania, Spagna, Francia, Irlanda, Italia,
Lussemburgo, Olanda, Austria, Portogallo e Finlandia),
11 successo è ancora più netto: il 68% di «prò» e il 22% di
«contro». È quanto mostrano
i risultati, pubblicati all’inizio
di luglio, del sondaggio Eurobarometro n. 51, svolto tra il
12 marzo e il 4 maggio.
Nella primavera di quest’
anno gli europei sembravano
apprezzare l’euro un po’ meno dello scorso autunno; tuttavia il successo della nuova
moneta restava più alto che in
tutti i sondaggi effettuati dal
1993, anno in cui è entrato in
vigore il trattato di Maastricht, che ha previsto l’introduzione di una moneta europea
per il 1“ gennaio 1999. Si rileva una maggioranza di opinioni favorevoli all’euro in
tutti i paesi Ue, salvo tre: Danimarca, Svezia e Regno Unito, che non hanno adottato
l’euro il 1“ gennaio scorso; il
Regno Unito è l’unico paese
nel quale più della metà dei
cittadini si dichiara contraria
all’euro; nel quarto paese Ue
che per il momento resta fuori della zona euro, la Grecia,
circa due intervistati su tre sono invece partigiani della moneta europea.
L’entusiasmo più alto per
l’euro si rileva in Italia e nel
Lussemburgo, con più del
l’80% di «prò»; seguono Belgio, Irlanda, Olanda, Spagna,
Francia e Grecia. Al di sotto
della media Ue si trovano
Portogallo, Finlandia, Germania e Austria. Nell’insieme
della zona euro, più della
metà degli interrogati in primavera si riteneva ben informata sulla monta europea,
mentre erano il 38% solamente lo scorso autunno.
Nell’intera Ue, il 45% degli intervistati si riteneva ben
informato sull’euro, e in questo gruppo il numero dei partigiani dell’euro è molto superiore che negli altri.
Nella zona euro, circa nove
persone su dieci affermano di
aver ricevuto informazioni
sull’euro; la percentuale arriva a otto su dieci nell’insieme
della Ue. Le informazioni sono pervenute in primo luogo
tramite la televisione, poi dalle banche e dalle casse di risparmio e infine da giornali ®
riviste. Se la televisione ha
svolto il primo ruolo in quasi
tutti i paesi Ue, banche e casse di risparmio l’hanno superata in Francia, Irlanda e
Olanda. Ricordiamo che 1 euro esiste per il momento, nella vita di tutti i giorni, solamente sotto forma di con
bancari e di pagamenti co
assegni, carta bancaria e bonifici. Le monete e i riigh®
europei arriveranno solaiu®
te il 1° gennaio 2002 e il 1"
glio 2002, al più tardi, essi so
stituiranno del tutto biglietti <
monete nazionali.
(Eurofocus 26/99)
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