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Anno 114 - N. 14
8 aprile 1977 ■ L. 150 VALDESE
10066 TOSSE PEILIPr
spedizione in abbonamento postale * *«• MXWA
I Gruppo /70 * „ .
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
« I VALDESI » DI GIORGIO TOURN
La storia valdese
non è chiusa
Un libro che costituisce una sfida spirituale, un arricchimento intellettuale e un incoraggiamento nella fede
TRE PAROLE PER CAPIRE LA PASSIONE
MEDIAZIONE
s< ,..a noi conveniva un sacerdote come quello..> ».
(Ebrei 7: 26-38)
In questi ultimi anni sono uscite un sacco di belle opere di storia valdese: i grandi volumi di
Molnar-Gonnet e di Armand Hugon, i vecchi storici del '500, e
poi saggi, articoli, ecc. Quel che
ci mancava, era una narrazione
rapida, incisiva, adatta al linguaggio e ai problemi di oggi: un libro da dare ai nostri amici, da
far leggere ai nostri figli, ai catecumeni *. Con l’uscita de « 1 Vaidesi » di Giorgio Tourn, si può
tranquillamente affermare che
questa lacuna è colmata, almeno per la nostra generazione
Confesso di aver letto e riletto
questo volume con profonda
commozione, di essermi sentito
ad ogni pagina « sfidato » spiritualmente, arricchito intellettualmente, incoraggiato nella fede.
Difficile spiegare il perché: proviamijci.
Il libro è perfettamente aderente agli ultimi risultati della
ricerca scientifica sui Valdesi (e
sulla storia in generale), ma non
fa pesare la mole di informazioni che presuppore: in duecento
linde paginette racconta tutto
l’essenziale sulla lunga vicenda
valdese, dal 1170 ad oggi. La suddivisione in periodi è originale:
il medioevo viene trattato come
un unico periodo («una diaspora dissenziente »), ma l’epoca delle grandi persecuzioni (« l’avamposto protestante ») viene separata dall’ epoca illuministica e
napoleonica (« il ghetto alpino »),
mentre gli ultimi cento anni vengono programmaticamente intitolati « verso una nuova diaspora »: probabilmente con questa
divisione l'A. ha voluto distinguere le varie epoche a seconda delle particolari condizioni in cui si
svolgeva la vocazione della comunità valdese: del resto è chiaro
che l'A. è attento ai grandi temi
della fede oggi: il discepolato, la
predicazione, la ricerca d’una
umanità autentica e d’un autentico rapporto con Dio.
In questo quadro, vediamo sfilare rapidamente le varie generazioni « valdesi ». Poche parole su
Valdo: « non ha scritto nulla,
non ha dato regole, si è limitato
a vivere la sua fede; e il movimento valdese non l’ha imitata,
ma rivissuta ». Così, quasi senza
accorgersene, il movimento valdese si ritrova autonomo: un’originale interpretazione del discepolato cristiano nella crisi decisiva della civiltà medievale. ^
scomunica non è che registrazione, sia pure negativa, di questa
autonomia. Passeranno 40 anni,
e il colloquio di Bergamo segnerà « la nascita del movimento valdese » « come proposta di comu
nità cristiana alternativa »: l’A.
contrappone con finezza i « dodici clandestini raccolti in un cascinale lombardo », e la solenne
assemblea del IV Concilio Lateranense: chi ci aveva pensato
che i due avvenimenti erano quasi contemporanei? Dal Concilio
nasce il cattolicesimo ’’moderno”, con le sue crociate e i suoi
"partiti”, col peso dei sacramenti
e della gerarchia, con la sua sintesi di santità e di potere. I dodici del cascinale dissociano san
tità da potere, e si pongono, diremmo noi, come minoranza confessante. Le prove di questa coraggiosa minoranza sono narrate con amore ma senza esaltazioni, sempre in un puntuale confronto coi fatti della storia sociale e religiosa.
Passati alla clandestinità, i vaidesi riempiono l’Europa della loro discreta presenza: predicano,
Giorgio Bouchard
(continua a pag. 2)
Dopo aver dedicato una
pagina all’Editrice, pre
sentiamo in questo nu
mero le tre Librerie
Claudiana (p. 5). Nella
foto la libreria di Torre Pellice.
In un tempo come il nostro,
quando Gesù fa notizia e attrae
la curiosità e l’interesse per quello che egli ha fatto andando attorno facendo il bene, un testo
come il nostro appare distante e
alieno. Eppure esso non fa una
affermazione solitaria nel Nuovo
Testamento e neppure tocca un
aspetto marginale della nostra
fede. Al contrario. Qui è racchiuso tutto il mistero del mondo e
della speranza cristiana. Gesù è
colui per mezzo del quale e a
causa del quale il popolo di Dio
può entrare nel riposo del Padre.
Nelle parole di questo testo: Gesù è l’Unico e sublime sacerdote
■ e al tempo stesso vittima sacrificale.
C’è veramente bisogno di un
tal mediatore? Il nostro testo
crede di sì: « ...a noi conveniva
un sacerdote come quello ». A chi
crede che l’idea di mediazione sia
in ogni caso da rifiutare, questo
testo ricorda V illusorietà delle
scorciatoie. Il punto non sta nell’abolire la mediazione, ma nell’avere la mediazione giusta. Infatti solo in questo caso vengono smascherate le false mediazioni, che servono solo a fuorviare e imbrogliare le carte in tavola.
Noi siamo soggetti all’egemonia delle false mediazioni. Ce ne
sono in politica, anche in mezzo
a chi proclama l’assoluta « auto
DUE TER REMOTI A CONFRONTO
Dal Belice a Bucarest
È di questi giorni la notizia
che nel Belice i terremotati
stanno abbandonando le case costruite dopo il terremoto, a cura
della Regione con i soldi d§llo
Stato, perché ci piove dentro e
molti non hanno ancora avuto
la casa o non l’hanno abitata,
perché in condizioni pericolapti. È una vicenda quella del Belice, che resterà legata all’Italia
degli anni 6070, come la Lockheed, e caratterizzerà per i posteri la vita del nostro paese in
questo decennio di storia. Una
storia di disintegrazione sociale di disfacimento collettivo, di
corruzione e di abusi.
Ed al Belice non abbiamo potuto fare a meno di pensare le
scorse settimane quando il terremoto colpiva le città della Romania meridionale e la sua capitale. Per un motivo immedia
to, si tratta infatti dello stesso
terribile fenomeno, con tutte le
sue conseguenze economiche,
sociali, ed anche psicologiche,
ma anche per un motivo sociale e politico. Durante il viaggio
effettuato in Transilvania, lo
scorso maggio, il prof. Rostagno
ed io, viaggio di cui abbiamo riferito a suo tempo sul nostro
giornale, ci è capitato a più riprese di evocare il Belice.
NeH’itinerario infatti, oltre alla visita alle chiese riformate
della regione ci era stato riservato un breve giro a Satu Mare,
la più settentrionale delle città
della Transilvania. La città ed il
distretto che contano insieme
circa 80.000 persone, con una
forte popolazione riformata, sono stati nel 1970 inondati dall’improvvisa piena del Somes. In
quella occasione le chiese prote
' Unico difetto importante del libro è
che esso è scritto in un linguaggio adatto a giovani che hanno almeno fatto la
Scuola Media. Chi non sa la storia perderà qualche riferimento (Poissy ad
es.); ed è forse consigliabile leggere
comunitariamente il libro nei gruppi giovanili o in incontri di studio.
^ Il primo segnale della possibilità di
narrare in forma non convenzionale la
storia dei valdesi ci è stato dato, giusto
20 anni fa, da LUIGI SANTINI, nel suo
« Movimento Valdese » poi ampliato e
ripubblicato, sempre dalla Claudiana.
^ Quasi tutti i capitoli terminano con
delle « letture » scelte con mano felice
nella massa sterminata dei documenti disponibili. Si può dire che questi testi
tengano in questo libro il posto che le
« vicende eroiche » avevano
chie storie valdesi.
vec
Doni per la Romania
A tutte le comunità facenti parte della Federazione
delle Chiese Evangeliche in
Italia, tramite i loro pastori,
è stato inviato un appello per
dedicare una speciale colletta (entro aprile) per le vittime del terremoto in Romania.
Il danaro raccolto verrà inviato dal tesoriere della Federazione al Consiglio ecumenico di Ginevra, il quale, dopo attenta consultazione con
i responsabili delle chiese e
con le autorità rumene, ha
deliberato di usare queste offerte per i seguenti due scopi;
a) la ricostruzione dei seminari teologici ortodosso
(cinque studenti e due professori morti), luterano e battista (due studenti morti) di
Bucarest;
b) la ricostruzione di una
grande clinica nei dintorni di
Bucarest.
Per quanto concerne i danni alle persone, alle famiglie
ed alle case private, le autorità civili sono fortemente
impegnate a provvedere con
tempestività e fermezza.
F.to Piero Bensi
Presid. della Federazione
stanti europee hanno fatto uno
sforzo speciale per intervenire
in favore delle chiese romene.
Per un doveroso ma anche civile senso di riconoscenza le autorità cittadine non mancano di
rendere ragione di questi aiuti
mostrando alle delegazioni straniere quanto è stato fatto.
Accompagnati dunque dal segretario del partito della città
abbiamo effettuato anche noi
questo giro di ricognizione visitando i luoghi dove il disastro
era stato più grave. È come fare
oggi un giro di Firenze, con un
album di fotografie della città
allagata, uno dei molti album
che si sono venduti subito dopo
il disastro delFArno nel 1966. Un
giro ufficiale naturalmente, guidato, e commentato, un pochino
apologetico e nazionalista come
tutte le visite del genere; il funzionario, uomo intelligente, colto, abituato a dare direttive e
fare piani illustrava la situazione della sua città con convinzione e partecipazione. Voleva in
fondo, e doveva, mostrare agli
stranieri quanto il suo paese ed
il suo governo avevano fatto in
quella situazione di disastro nazionale, voleva e doveva provare
che 1-a sua regione era stata all’altezza del suo compito.
A noi interessavano certo i
parchi ricostruiti lungo il corso
del Somes, i nuovi stabilimenti
per cure termali creati di recente per la popolazione, le fabbriche ricostruite ma interessavano
più ancora, anche se purtroppo
le abbiamo dovute vedere di
sfuggita e nel crepuscolo, i quartieri popolari lungo il fiume, le
Giorgio Tourn
\continua a pag. 2)
nomia ». Sono le ideologie negative; l’illusione di poter avere
fitto e subito indipendentemente dalle esigenze e dalle lotte dei lavoratori; il potere esercitato di fatto da chi ha la
voce più forte e usa spegiudicatamente la violenza e la repressione sul dissenso. Ce ne sono
nella società, quando si cerca di
ottenere anche ciò che è giusto
e necessario mediante appoggi,
clientele e intercessori. Ce ne
sono nella religione, quando si
fa ricorso agli oggetti e ai riti sacri o si concepisce l’opera buona
come meritoria.
Abbiamo bensì bisogno della
mediazione, perché la realtà in
cui viviamo è tale che veramente
non se ne esce e perché noi siamo assolutamente radicati e condizionati fia questa realtà. Vediamo, sia pure nell'arco angusto di
una generazione, che si progredisce, si migliora, ma il problema
fondamentale della libertà dell’uomo attuata nella giustizia e
nell’amore, il problema della vita, vien eluso.
v/ll passo che abbiamo davanti,
così, ci annuncia una buona notizia e cioè che il Signore opera
per mezzo di Gesù qualcosa che
a noi è impossibile fare,_ e cioè
il cambiamento dei termini fondamentali della nostra realtà umana. Gesù è l’agente di questa
nuova creazione, l’unico in grado di ristabilirci alla presenza di
' Dio integri e giusti. Egli può farlo, perché solo lui partecipa della natura del Signore, egli è sam
to, innocente, immacolato, al di
fuori della sfera del peccato, vivente alla presenza del Padre,
perfetto per sempre (vv. 26 e,28).
Al tempo stesso egli non opera
per via di scorciatoie, m.a è stato
perfettamente solidale fino alla
morte, ha offerto se stesso in modo totale e unico.
■ Il popolo dei cristiani vive in
questa fede e gioisce di quest’annunzio, lotta e soffre in questa
vita sapendo che nulla è vano nel
Signore, perché il cerchio che ci
attanaglia è stato rotto ed è possibile uscirne per la via inaugurata da Cristo.
Festeggiare la Pasqua, dunque,
non può essere solo l’affermazione che l’umanità ha un futuro,
ma prima di questo e indipendentemente da questo, oserei dire,
significa accogliere l’annunzio
che Cristo è il mediatore divino,
confessarne la grandezza e l unicità, significare in qualche modo
la gloria e lo splendore benevolo
di Colui che salva. I mezzi che
abbiamo a disposizione sono poveri e inadeguati: la parola, l opera, il canto e il culto comunitario, la vita di ognuno e la vita
fraterna. Ma non sono strumenti
inutili, perché Cristo è il mediatore di salvezza ed è Lui che opera nell'unico modo efficace oggi
come sempre, perché l'opera sua
è definitiva. Appunto, una volta
per sempre.
Per questo è possibile « vivere
nella luce della risurrezione, il
che è il significato di Pasqua»
(D. Bonhòffer) e dobbiamo imparare a non soccombere alla
tentazione della sconfitta e della
morte, anche se la vita della risurrezione non la possiamo afferrare con le nostre mani e non la
possiamo gestire con le nostre
forze. Cristo ha vinto la morte,
l'ultimo nemico; la vera vita ci è
offerta da Lui; Iddio ci dia di accoglierla nella serenità e con l ingenuità di chi crede veramente.
Paolo Spanu
2
8 aprile 1977
c ^ n * V \¿ *•_
'as-íio'
DIBATTITO SUL «TU ES PETRUS
Mei pubblicare questo contributo del pastore battista
Paolo Spanu, segnaliamo che
lo studio biblico pubblicato a
pag. 4, tratto da Christianisme au XXèpae siècle tratta in
gran parte'del problema del
fondamento della Chiesa.
re che nella fattispecie non stiamo parlando ^eUa VERITÀ’, ma
del retto intendimento di un
Sono d’accordo sul fatto che
Matteo 16:18 da solo non costituisce il fondamento della dottrina cattolica del primato di
Pietro e quindi del papa. Lo
ammettono anche alcuni esegeti cattolici, lo testimonia la
storia delle interpretazioni di
questo testo, lo impedisce anche la più semplice lettura di
tutto il brano.
Sono d’accordo anche sul fatto che la verità deve essere criterio primo e insostituibile a cui
rapportare tutta la vita della
chiesa, ivi inclusa l’evangelizzazione, anche se devo sottolinea
passo.
Sono d’accòrdo, infine, sugli
sviluppi dogmatici di stampo liberale cui anche il testo in questione, letto in. modo individualistico e sentimentale, può aver
dato il suo involontario contributo.
Vi sono, però, delle considerazioni da fare, che, a parer mio,
avrebbero dovuto rendere più
cauti i traduttori della TILC, in
modo da non dare l’impressione che un testo problematico,
come questo è in greco, non divenisse xm’affermazione cristallina e inequivocabile, come appunto esso è nell’italiano di questa traduzione (che peraltro apprezzo).
a) La varietà con cui l’immagine della roccia, del masso,
viene usata sia neU’A.T., sia nel
La storia valdese non è chiusa
(segue da pag. 1)
e soprattutto praticano l'Evangelo: FA. dedica giustamente diverse pagine a descrivere la loro
« pietas », la loro consacrazione
che è rischio della vita, ma non
negazione della vita stessa, le
loro preghiere, la confessione di
fede che contrappongono alle
bolle papali che indicono la crociata del 1488 2 Qui non c’è solo
una bella cultura storica, qui c’è
una teologia che narra la vicenda valdese come una parabola
della chiesa del futuro, come proposta alla chiesa del presente.
L’A. valorizza molto il periodo’
del passaggio dei Valdesi alla Riforma, sia perché ne mette in luce i collegamenti con la storia
generale (politica piemontese,
espansione di Berna vèrso SudOyest), sia perché ne chiariscè le
caratteristiche teologiche comunitarie: Cianforan non è un semplice sinodo, è una costituente
sostenuta da un pronunciamento
popolare; la Riforma in cui entrano questi contadini affamati
di pane e di Parola non è un’istituzione, è un movimento pieno
di rischi e di speranze. Grande
decisione, Cianforan per FA. non
è una svolta: « è possibile, non
solo mantenere l’unità di tutta
la vicenda valdese prima e dopo
Cianforan, ma di recepirne il
messaggio che consiste proprio
in questa disponibilità di rinnovamento nella storia in nome di
una fedeltà alFEvangelo »: tesi
attraente, ma discutibile: ne discuteremo.
Nella storia d’Europa
Il periodo in cui il legame tra
la storia valdese e la storia d’Europa appare più evidente è senz’altro il ’5-600 («l’avamposto»):
quei « marines » spagnoli che
sbarcano in Calabria nel 1560 ce
li vediamo proprio vicini, dietro
i « dragoni del Catinai schierati
sul Chisone » ci sembra di vedere le tute mimetizzate delFArmée, dietro i 300 contadini stracciati sui dirupi della Balziglia,
altri combattenti cari al nostro
cuore. Ma sbaglierebbe chi pensasse a pure suggestioni di linguaggio: si possonp controllare
i riferimenti storici, (a parte
qualche forzatura: Cttrlo t e Luir
gi XIV) e si vedrà che tornano
tutti: ; anzi, molte yolte dei riferimenti quasi dimenticati vengono messi in luce e permettono
di capire la vicenda valdese, senza farne né un mito privo di
senso delle proporzioni, né una
vicenda provinciale priva di significato: il suo significato, dipende dal fatto, che è stata, vissuta da uomini veri, in un contesto storico reale. Provinciale Io
era sì: perché era la storia di poche migliaia di contadini, emarginati con la forza dal loro Paese:: l’Italia della Controriforma.
L’A. non si stanca di , sottolineare
questi tragici legami.con l’Italia:il bagno di sangue calabrese, la
lunga agonia del protestantesimo piemontése,<>la» disperata reristenza dei,riformati di Saluzzo
e della Val Chisone: ancora nel
secolo XVIII (duecento anni fa,
poco più) la minoranza protestante italiana perderà il 60% dei
suoi membri: un dissanguamento che i critici della chiesa valdese preferiscono rimuovere dalla loro memoria (o dalla loro coscienza).
Mentre la Controriforma stritola una comunità dopo l’altra,
una zona dopo l’altra, la chiesa
valdese vive la sua fede e organizza la sua vita: FA. dedica poco spazio a narrare epiche imprese (che pure ci furono) e si
sofferma sùffa teologia, l’organizzazione, la cultura: il centralismo ginevrino e la spinta eversiva ugonotta vengono mediate in
un sistema sinodale ricco d’autonomia; le scuole assicurano
una., « crescita ^ popolare »^^^ i ^pastori scrivono libri di stòria, T
castelli feudali e i conventi della
Controriforma vengono dati alle
fiamme. Eppure un mondo così
piccolo e minacciato ha una sua
dialettica interna: FA. demolendo ogni trionfalismo ci descrive
i vari « partiti » che si affrontano nelle discussioni: i giovani
« fareliani » e i filo-boemi nel
1532, i filo-ginevrini (Noël) e i
filo-ugonotti (Lentulo) poi. Egli
ci descrive anche i momenti di
impasse, di apatia: le molte volte in cui i valdesi sono stati scavalcati dagli avvenimenti e salvati dall’esterno. Certo, in questo
libro scritto da un uomo che ama
appassionatamente la sua chiesa, non c’è nulla di quella « superbia valdista » che talvolta indispone i credenti d’altre comunità.
E’ caratteristico che proprio
alle soglie dell’epoca in cui noi
viviamo ( « la nuova diaspora »)
ci siano interventi risolutivi da
parte altrui: dalla sfida di tm
vescovo intelligente e repressivo
(Charvaz), all’irruzione del Risveglio, alla guida illuminata e lungimirante del Colonnello Beckwith: questo insieme di spinte
porta i valdesi a interpretare il
loro « ritorno » in Italia come
compito d’evangelizzazione: cioè
« suscitare interesse per l’Evàngelo » e « far penetrare nella coscienza italiana i fermenti di riflessione critica » nati dalla Riforma protestante: sintomaticamente, per Tourn l’eroe di questa evangelizzazione non è un intellettuale: è il colportore, à cui
si affianca Femigranie del Rio dé
La piata.
L’A. descrive con amore il picr
colo mondo valdese di fine '80(),
e segnala senza pietà la,crisi 4^1
nostro secolo: lo sbandamento
protestante, il prevalere d'uno
spirito piccolo borghese, FiSolar
mento e poi l’emarginazione sotto il fascismo. II libro si chiude
col messaggio sinodale del I960 *:
la comunità valdese potrà essere
in crisi: la storia valdese non è
chiusa. Per prendervi parte bastano poche cose: pazienza, chiarezza e coraggio.
la letteratura rabbinica, sia nel
N.T., prova soltanto che il detto in- questione è passibile di
molteplici intefpretazioni.
b) Non è affatto detto che
l’alternativa all’esegesi del «parallelismo » sostenuta da B. Oorsani e altri debba essere quella
del « dito ». Ma è possibile pensare che il « questa pietra » si
riferisse alla confessione di Pietro (cfr. C.F.D. Moule, Le origini del N.T.). Del resto, mentre
i quattro evangeli sono concordi nel sottolineare la centralità
della confessione, solo Matteo
riporta la replica di Gesù, che
oltre a complicare e smussare
« la punta » del passo, inserisce
un elemento estraneo e poco
chiaro nel discorso (appunto la
questione della chiesa e del suo
fondamento).
c) Il riferimento all’aramaico, che B. Corsani fa — usando
correttamente il condizionale —
non scioglie tutti i nodi del passo, sia perché non è dimostrato
che dietro di esso vi. siano davvero le parole vere e proprie di
Gesù, sia perché non avendo il
testo aramaico oggettivamente
esaminabile non si può dedurre
con sicurezza che il « qùesta pietra » si riferisca a Pietro o ad
altro elemento del discorso (se
le mie memorie sulle lingue semitiche non m’ingannano, farebbe differenza se in aramaico
ci fosse solo l’articolo ò anche
il dimostrativo. Ma chi può dirlo?).
d) Circa il riferimento a Ef.
2: 20, mi pare che esso non abbia un 'valore probante in ogni
caso. Anzi, citarlo significa sollevare una questione in più. Che
cos’è^ infatti, « il fondamento degli apostoli e dei profeti »? Non
certo le loro persone, altrimenti avrebbe detto semplicemente
« sugli apostoli e i profeti ». Fino a prova contraria il popolo
dei credenti dell’antico patto
non si fondava affatto sulla persona dei profeti, anzi, sovente li
lapidava... Quel genitivo «degli
apostoli... » può essere oggettivo, cioè il passo può significare
che siamo edificati sul «fondamento che avevano gli stessi apostoli e i profeti », vale a dire la
parola di Dio, dato che Cristo,
stesso è la pietra angolare.
Gv. 17:20, poi, prova proprio
il contrario di quello che dice
la traduzione della TILC, e cioè
che la parola apostolica è stata
la causa della fede della chiesa
primitiva e non il carattere roccioso di Pietro o di altri.
Apoc. 21:14 presenta un'immàgine, appunto simbolica e
apocalittica, da cui non mi sentirei di trarre alcuiia deduzione
precisa, se non quella acceimata
dianzi a proposito di Gv. 17. E
comunque qui le pietre o le colonne sono dodici e non una.
Ci sarebbero altre considerazioni da fare (come quella che
riguarda l’autenticità del detto
e il suo inquadramento storico,
PROTESTANTESIMO IN TV
Trasmissione a sorpresa l’ultima
di « Rrotestantesimo » non annunciati né dall?« Eco-Luce » né dal
culto-radio del mattino: resta da
vedere se c’era un motivo o se questo silenzio è stato puramente casuale. Forse voleva preludere al tono sommesso e raccolto di tutta la
trasmissione dedicata a « riflessioni bibliche » sull’annuncio della
croce e della resurrezione.
guaioli della seconda parabola.
Quindi Gesù rimane dalla parte
dei poveri, del popolo, delle persone meno religiose, che hanno decisamente infranto la barriera della ricchezza, del potere, della copertura religiosa per impegnarsi totalmente per un mondo nuovo.
In questa chiave vengono lette
queste parabole che generalmente
portiamo in quel ricco bagaglio di
parabole polemiche
Oggetto di meditazione non però
i tradizionali passi di questo periodo, ma due parabole: del buon
samaritano e dei cattivi vignaioli,
analizzate e commentate da un
gruppo di giovani tutti tesi nella
ricerca del messaggio di allora per
il giorno d’oggi.
Infatti da entrambi i passi scaturisce l’aperta polemica di Gesù
verso i capi religiosi, che offuscati
dalla loro concezione di superiorità,
passano indifferenti accanto all’uomo ferito della prima parabola o
che, eccessivamente preoccupati di
mantenere buoni rapporti e privilegi dagli occupanti romani non si
fanno scrupolo di eliminare i messaggeri e il figlio di Dio come i vi
nozioni bibliche imparate in gioventù e legate ad un mondo diverso da quello in cui siamo chamati
a vivere e testimoniare.
Alla fine della trasmissione Aldo
Comba rievoca i momenti della
passione, morte e risurrezione di
Cristo, mentre alle sue spalle si
proiettano immagini relative al suo
racconto nel tentativo di renderlo
più efficace. Si sofferma in particolare sulla resurrezione non contemplata dalla Scienza né accettata
daU’uomo moderno, ma per il credente verità che significa presenza
di Cristo che fonda e veglia le nostre azioni.
Franca Coisson
o quella di un’analisi strutturale
del passo di Matteo, e così di
seguito), che è meglio tralasciare. Vorrei quindi sottolineare
solo una conclusione provvisoria, che mi pare equanime e che
pongo sotto forma di domanda.
Di fronte ad un testo arcaico da
tradurre in italiano, il quale presenta molte oscurità e suscita
sì tante incertezze, è scientifica
mente esatto — anche operando
secondo gli schemi della trasposizione dinamica — produrre un
testo italiano che ignora e nasconde quelle incertezze? È chiaro che, fino a prova contraria,
la mia risposta è NO. E per questo non sono d’accordo che si
possa accettare per buona questa particolare traduzione.
Paolo Spanu
GENOVA
Convegno monitori
Come stabilito Fanno scorso
nel Convegno di Vallecrosia, si
ripeterà tale esperienza nei giorni 23, 24 e 25 aprile p.v. con l’intervento del responsabile del
Servizio Istruzione ed Educazione dott. Franco Girardet e del
pastore della Chiesa Battista di
Ferrara Domenico Tomasetto.
Argomenti previsti:
1) Esame del materiale usato
quest’anno e di quello in programma per il prossimo anno.
2) Presentazione di una raccolta
di nuovi inni per le Scuole
Domenicali.
3) Rapporto tra lo studio nella
Scuola Domenicale e, gli ostacoli all’applicazione pratica di
esso, collegati con la crisi dell’adolescenza.
4) Dialogo con i bambini presenti, sul pericolo dell’emargi
nazione dovuta all’esenzione
dalle leziopi di religione a
scuola.
Inizio del Convegno : ore 17
di sabato 23 c.m., chiusura per
le 16 di lunedì 25. Prenotazioni
e informazioni presso la segreteria : Anita Simeoni, Via dei Franzone 6/1 - 16145 Genova, oppure
direttamente alla Casa Valdese
di Vallecrosia (tei. 0184-21283).
VERONA
• Abbiamo avuto la gradita visita del Consiglio di circuito,
nelle persone del presidente pastore Iginio Carera e del past.
Agostino Garufi. La visita del
pastore R. Nisbet e quella graditissima del past. E. Rivoir per
conto della F.G.E.I. Infine la visita del pastore Gino Conte che
ci ha introdotti allo studio dei
ministeri parlandoci su questo
tema dal punto di vista di Calvino.
Dal Belice a Bucarest
‘ Avremmo visto volentieri, in code
al volume, I messaggi del centenario,
redatti dalFA. stesso per incarico del Sinodó'.
(segue da pag. 1)
strade dall’aspetto semi-campagnolo, semi-urbano che caratterizzà tanti agglomerati romeni,
e di tutto l’est europeo. E qui
non si poteva far a meno di pensare al Belice. Case e civiltà diverse, certo, non l’agglomerato
di tufo sotto il sole di Sicilia, ma
la grande civiltà contadina dell’Est europeo, legno, pianura, lavoro minuto, tendine;' probabilmente lo, stesso amore però per
le còse pròprie; i ricorm, il passate, là tradizione, la 'càsa, Qui
ad anni di distanza restahb le rovinò di una civiltà, il ciiitìuló di
riiacèrie sùlle àltùre e.le baracche, pel piano con le sqèilinàte che
non conducono a nulla, le strade
senza sbocco, gli acquèdottl senza sorgente che abbiamo Visto
tante volte alla televisione, à Sàtu Mare coìpiya la paziente è
modesta opera di ricostruzioné.
Modesta se si paragona ai’monumenti del Belice, paziente per
là sùa impostazione, mà una pazienza ed una modestia che qualificano ùn mondo e lo qualificano con l’unico aggettivo che non
ri pup più usare in Italia: «civile'».* . . ■ * ^ ^ ;
In quella fila di casette le une
ultimate, altre ancora in rifacimento, intonacate le une, con i
muri nudi le altre, stava, a sette
anni dal disastro, uno stile di ricostruzione anti-Belice. Anzitutto stava l’immagine di im intervento pubblico calcolato sulle possibilità di una nazione povera (non è mistero per nessuno
che la Romania è un paese povero): ricostruire l’essenziale, le
fabbriche e le scuole, per il resto arrangiarsi. Ma lo stesso intervento a livello di indenizzo
rivela una profonda saggezza
contadina (o forse ancora austroungarica come la cultura della Transilvania moderna?).
Indennizzare i sinistrati con una somnia immediata per sopravvivere e fornire il materiale
gratis per la ricostruzione con
particolari incentivi a chi, rinunziando alla sua casa privata accettava di ricostruirla col vicino
e con i vicini, trasformando l’edificio per ospitare tre o quattro
famiglie. Nessuna superstrada
ma mezzo milione di mattoni e
cemento ad ognuno. Forse non
C’entra neppure il socialismo ma
è buon senso.
Ma è civile anche l’altro aspetto della società che ha ricostruito Satu Mare: la solidarietà civile. Anche in questo caso può
aver infiuito il senso di corresponsabilità tipico di una società «socialista», il voler esprimere un impegno creativo, una
nuova espressione dì vita, che
si contrapponga all’individualismo ed allo spirito interessato
della società capitalista, può
aver giocato la propaganda e
l’euforia del momento ma chi
lo fa fare ad uno dì aiutare il
suo vicino a ricostruirsi la casa
se non il sènso della civiltà? Gli
studenti si possono anche mobilitare per campi volontari, in
tutti i tempi e tutte le latitudini, fa parte della vita ai 20 anni, il « campo di lavoro », ma è
diverso che una società, esprima
se stessa nella solidarietà del
lavoro.
Il terremoto di Bucarest come quello del Friuli è passato
nel silenzio dopo qualche giorno di prima pagina, resteranno
le rovine e la ricostruzione ma
abbiamo personalmente non poche speranze, anzi fiducia, che
le cose saranno diverse che nella valle del Belice. La lezione
di Satu Mare può certo essere
dimenticata anche nel suo paese ma resta un riferimento.
3
8 aprile 1977
3
ív^^Ml^íLANOí.iPÉNUNCIA DEL CONSIGLIO DI CHIESA'
Il « Gesù dt Nazareth »'di Zeffirelli
Quando la morte non è
Il 21 marzo u.s. decedeva presso il secondo reparto della Clinica ostetrico-ginecologica Mangiagalli di Milano la nostra sorella
Elena Cavinato Malatesta, membro della Chiesa valdese di Milano. Essa era al quinto mese di gravidanza e già da 2 mesi aveva
cercato e richiesto l'interruzione della gravidanza, essendo da
vent’anni affetta da una grave forma di diabete. Alla Clinica Mangiagalli, unica attrezzata per un intervento in quelle diffcili condizioni, la sua richiesta non venne neppure presa in considerazione.
La magistratura sta indagando in merito al decesso, probabilmente dovuto a embolia o collasso cardio-circolatorio, dopo numerose
crisi ipogliceìniche.
Dopo aver assunto ampie informazioni dalla famiglia e dal
past. T. Soggin che visitò l’inferma nella suddetta clinica, il Consiglio di chiesa di Milano ha approvato la seguente dichiarazione.
Il Concistoro della Chiesa valdese di Milano, profondamente
addolorato per la morte della sorella Elena Cavinato Malatesta,
esprime alle famiglie Malatesta
e Cavinato la sua viva solidarietà in un momento così grave e
doloroso e si impegna a mantenere tale solidarietà negli sviluppi che la vicenda potrà avere ad
ogni livello.
Considerando che la morte della sorella Elena Cavinato non è
dovuta a cieca fatalità, denuncia
le gravi carenze della struttura
ospedaliera, che si sono manifestate in molti modi e in particolare nella mancanza di un colloquio approfondito con i medici
e nel fatto che la paziente sia stata troppo facilmente considerata
un oggetto e non una persona vivente e responsabile. Nel caso
della nostra sorella ciò è apparso
fin troppo evidente: ricoverata
nel II reparto della Clinica ostetrico-ginecologica Mangiagalli,_ Elena Cavinato si è vista praticamente rifiutato l’aborto terapeutico, pur raccomandato da medici generici e ginecologici, stante
le sue gravi condizioni di salute,
senza che si sia voluto approfondire il suo caso in tutte le sue
implicazioni. Ci sembra dunque
chiaro che ancora una volta la
polemica sul problema dell’aborto e l’irrigidimento su posizioni
precostituite, abbia soverchiato
il rispetto per la persona, niettendone a repentaglio _,l,a.,^vita
stessa.
La coscienza cristiana non può
tacere di fronte a questi fatti,
demandandone la valutazione ad
una gerarchia ecclesiastica, come se questo fosse sufficiente a
tranquillizzare la coscienza in
un fatalismo irresponsabile. Come pure non può trincerarsi dietro una legge che colpevolizzi la
donna e non ne rispetti la responsabilità e la libertà.
Il rispetto per la vita, che è
fondamentale nell’Evangelo, ed è
espresso con chiarezza nel comandamento dell’amore per il
prossimo, si rivolge al progetto
di vita che è in gestazione nel
feto, ma soprattutto alla donna
che ne deve portare il peso e la
responsabilità. Per questo l'interruzione della gravidanza può essere una inevitabile necessità,
non una colpa più o meno punibile, perché quello che conta, per
i credenti, è la responsabilità assunta davanti a Dio nella ricerca
dell'obbedienza della fede.
Sappiamo che la donna è intimamente contraria all’aborto e
che esso è fonte di traumi profondi. Ma appunto per questo
essa deve essere lasciata libera
nella sua decisione responsabilei
Perciò pensiamo che l’interruzione della gravidanza debba essere libera, perché è la coscienza
individuale che è coinvolta in
prima persona, gratuita, perché
non sia solo chi ne ha i mezzi a
poter usufruire di tutte le garanzie mediche e le scappatoie
legali; e assistita, non solo dal
punto di vista medico, perché la
donna non sia lasciata sola pur
nella sua libertà: ciò significa
che vi è una solidarietà profonda
che concerne prima di tutto il
suo compagno, pienamente corresponsabile, poi il medico, la cui
conclamata « obiezione di coscienza » non può essere pagata
da altri, e la società che tuttora
sopporta ineguaglianze e ingiustizie anche in questo campo.
La chiesa non deve imporre
delle leggi e minacciare sanzioni,
ma deve testimoniare di quelTamore che nella difficile scelta
sappia assumere le responsabilità più gravi e chiedere al Signore della vita di ispirare con la
sua sapienza le decisioni da prendere nella libertà della fede.
era proprio
« L'inglese che fa il Gesù Cristo ha i tratti dolci che io mi
immaginavo »; « L’interprete del
Cristo, molto adatto alla parte »;
« mi aspettavo esattamente questo tipo fisico per il Gesù Cristo ». Questi alcuni dei commenti raccolti dal vivo in un bar
della città dal giornalista de La
Stampa dopo la proiezione della
seconda pùntata del Gesù di
Zeffirelli.
Questi commenti si comprendono in quanto confermano l’impressione avuta la settimana
scorsa di un Cristo ovvio, secondo la tradizione dogmatica e, aggiungiamo ora, secondo la pietà
popolare: un Cristo tutto divino
nella sua riservatezza mistica e
nel suo sguardo transumano che
contrasta fortemente con la bella e viva umanità dei personaggi
che lo circondano, da Pietro, in
primo luogo, a Levi, Matteo, Andrea, Filippo, Giovanni, ^colpiti
a tutto tondo da una regia di primissimo ordine. Non che Ro
Cardinale
ucciso
a Brazzaville
Vivissimo cordoglio ha provocato in Vaticano e negli ambienti cattolici la notizia della
tragica morte del cardinale Émile Biayenda, arcivescovo di
Brazzaville.
L’(( Osservatore Romano » ha
intitolato tutta la prima pagina
sul tragico avvenimento specificando che il cardinale rapito e
assassinato aveva sempre operato per la pace, e ricordandone la vita e le opere.
Il cardinale Biayenda era il
più giovane cardinale del continente africano, essendo nato
presso la stessa città di Brazzaville nel 1927: era stato ordinato nel 1958 e fatto vescovo nel
1970; dal 1971 era arcivescovo di
Brazzaville, diocesi che risale
appena al 1955, ma conta oltre
210.000 cattolici, circa la metà di
quelli di tutto il Congo Brazzaville. (ANSA).
ecumene 23-25 APRILE
Convegno FGEI sui
rapporti internazionali
Ecumene 23-24-25 aprile 1977
Direzione : Giorgio GardioI, Ermanno Genre.
Raccogliendo l’indicazione del IV Congresso nazionale, la Pgei organizza un
convegno di riflessióne , e
di chiarimento per tutta la
Federazione sui rapporti ecumenici internazionali.
Con questo incontro nazionale vogliamo chiarire i
rapporti che dobbiamo
sviluppare alFinterno delle
famiglie confessionali riformata, battista e metodista, nel mondo ecumeni-,
co internazionale in generale, e in particolare nei
luoghi di confronto ormai
da tempo privilegiati, rappresentati per noi dalla
Federazione, Mondiale degli Studenti Cristiani e
dal CpnsigliQ Ecumenico
Giovanile Europeo.
Nel corso dell’ incontro
vorremmo anche aprire un
confronto con i fratelli
delle Comunità cristiane di
base e i Cristiani per il
Socialismo, sui temi specifici della nostra testimonianza evangelica in lambito ecumènico e intemazionale. li
Il prograièWà pi'ppèsto:prave■ de relazioni ' .hi:;ì'C-ìCì
, , 1 P.i *;J,i n
1. Le contraddizioni dell'imperialismo a livello internazionale (Biagio De Giovanni).
2. La proposta dell'eurocomunismo e la politica dei paesi dell'est europeo (Piero Bernocchi).
3. Le linee teologiche e politiche degli organismi ecumenici
(CEC, CCP, Alleanza mondiale
riformata, LWC (Luterani), missioni ecc.) (Maria Girardet).
4. L'internazionale del risveglio.
Indicazioni pratiche ;
— Il costo del Convegno è- di.
L. 12.000 più 2.000 di iscri-.
zione. Per chi ha difficoltà
economiche e in particolare
per chi deve raggiungere Ecumene da lorltano s.ono; a di:,
sposizione alcune borse viag-.
gio da /¡chiedere, in tempo
utile a: Mary .Granatelli; Via.j
' Calabria 2 'D, 20075 LODI-, .;
— Le iscrizióni al Convegno :pevono pervenire,¡.sempre all'in-,
dirizzo di' Màry Granatelli, antro il 15; aprile t7.
— Il Convegno ■ Inizia con il
pranzo di sabato 23 e sì con- ■
eluderà; con il pranzo di lune*
■ di 26. . ' ¡1 ■
^ II; centro giovanile di Ecurhe-ne si trova' in località Cigiio•,..;v lo-- Velletfi (Roma) ed è tag¡giùnglbile con la Ferrovia.'Is-;
• ■ zialé' dalla . Stazione.' 'terminiu
■" di Roma. ■ ’ nijq .; 'i:
Chiesta la fine
dell'apartheid
83 delegati di 18 Chiese luterane d’Africa si sono riuniti a
Gaborone, capitale del Botsivana lo scorso febbraio per preparare le Chiese africane alla 6“
Assemblea dell’Alleanza Luterana Mondiale che si terrà il prossimo giugno a Dar-Es-Salam
I delegati hanno condannate)
solennemente tutte le forme di
discriminazione razziale praticatà in ^ particolare nell’Africa
del
vato
Sud'. Hanno inoltre approle iniziative prese dalla
FLM per la lotta al razzismo,
tra cui una lettera indirizzata al
premier sudafricano Vorster e
al capo di stato rhodesiano
Smith con cui veniva richiesta la
cessazione della politica dell’apartheid e la creazione graduale
nei due paesi di condizioni politiche che garantiscano l’uguar
glianza di tutte le razze ed una
organizzazione pacifica. (BIP)
■'--r • ; ’ • V - M • r-r’f, ■
Corsi di teologia
a Bosséy
.IM
¡O.'fit'
28 marzo - 10 aprile: Serninario sulla teologia ortodossa e la
spiritualità occidentale (P. Testsis e past. Alain. Bl.ancy).
2 - 8 luglio: Colloquio con teologi africani e asiatici: Confessare il Cristo nelle diverse culture (prof. John Mbiti).
12 - 24 luglio: Sessione per
animatori di chiese: L’Evangelo
e le relazioni internazionali (Dr.
Hans Goedeking).
13 ottobre - 28 febbraio 1978:
26° semestre del Centro universitario di studi ecumenici: il potere, la Chiesa e lo Stato.
Seminari organizzati insieme
ad altri enti:
25 settembre - 1° ottobre; Seminario per studenti ebrei e cristiani: Ebrei e cristiani di fronte alla Scrittura.
Ulteriori informazioni vanno
richieste alla segreteria dell’Istituto ecumenico. Château de Bossey, CH 1298 Celigny, Svizzera.
bert Powell non sappia sostenere la parte del Gesù che gli è stata assegnata; tutt’altro. Ma appunto Timmagine che il regista
ne ha dato è tale per cui nei discepoli è sottolineata l’umanità,
mentre nel Cristo è sottolineata
la divinità (e quanto sia impossibile tradurre questa sottolineatura nella pur lodevole sobrietà, si
è visto abbastanza chiaramente).
La seconda puntata, da un Gesù dodicenne nella sinagoga anziché nel tempio, alla chiamata
dei primi discepoli è densa di
episodi, alcuni dei quali sono superflui (la rnorte di Giuseppe);
altri sono di effetto (un Giovani
ni Battista il cui diapason vocale
è mantenuto a livelli di rottura);
altri di altissima intensità drammatica (come rincontro tra Giovanni Battista e il Gesù che fa
la sua comparsa in scena). Il
tutto è, diciamo così, rimescolato
in una libera ricostruzione. Certo questa via presenta degli indubbi vantaggi nelle possibilità
di penetrazione interpretativa dei
personaggi (ma non dello ieratico Cristo); presenta tuttavia
anche degli inconvenienti; la parabola del figliuol prodigo inserita in un immaginario dissidio
tra Levi e Pietro acquista una indubbia profondità essendo inserita in un contesto attualizzante.
Tuttavia in questo modo la tensione tra il primo e il secondo
figlio della parabola si risolve in
una tensione interna al rapporto
tra due individui e non più tra
l’accettazione e il rifiuto del perdono portato dal Cristo: i farisei
sono del tutto assenti in questa
scena per altro di notevole intensità, ed è un’assenza che si fa
sentire per dar rilievo alla predicazione di Gesù.
•Guardando, mi trovo sempre
àll’er'ta nei confronti della .retoi
rica spettacolare. Di nuovo Zeffirelli semiira avervi resistito in
gran parte, maestro com’è nel
muovere le masse sulla scena
senza dare un’impressione demagogica. Peccato che non abbia
resistito nel miracolo del « ragazzo lunatico » in cui il dialogo
centrale col padre (« tutto è possibile a chi crede » — « io credo,
vieni in soccorso della mia incredulità ») è del tutto sacrificato a
solo vantaggio degli effetti spettacolari.
In complesso una puntata nettamente migliore della prima, an
che se limitata dalla rinuncia —
almeno per ora — di interpretare Gesù al di fuori della oleografia popolare e della struttura
dogmatica cattolica.
Franco Giampiccoli
TRIBUNA LIBERA
La forma e il contenuto
Caro Genre,
ogni volta che leggo un tuo intervento nel nostro giornale,
sussulto; eppure non sono pr^
venuto, né teologicamente né
politicamente. Il mio sussulto,
da psico-somatico si fa ràzionale, e mi accorgo che il più delle
volte dissento più sul cope ti
esprimi che su ciò che dici, prova quanto hai scritto sul « tramonto » dqli’ihiziativa, della $èttimana di preghierà per l’ùhita
( 21 gennaio ), o sullo ' « Scàdfhieiitq.)> d’intef:esse pp, l¿rivista della nostra, Facoltà « Fi;o,testantesimo,» (4 fèhbraio), I Alle j,,tue
gomentàzloni è già ,àtàtp . nspdstò ,(ilL.e 18’ febbraip),; ! perciò
nop P5Ù .dilungo. Vorrei $ol0. fermarmi ,un ihomento sul tuo editoriale dei 25 febbraio, da te spttoscritto quale segretàrio geriérale della FGEI. ., ,,
Procedepdo dalla «prassi)) p
Gesù,(perché non adopèrarè il
termibe .meno ostico p « modo
di,agire»?) e.etimarido pepessaiiq up cpnfronto,coh i testi evangèiici « per chiarire le varie proposte ,p chiesa presenti nel,protestantesinio italiano)), finisci
per prendertela con l’ultima de
finizione sinodale di chiesa come
« casa di tutti ». Certo, a prima
vista, più che di « interclassismo)), come tu scrivi, sa di
« qualunquismo )) ecclesiologico ;
ma, dopo aver notato che il Nuovo Testamento non conosce una
simile definizione, non ci dici
niente e rimaniamo con la nostra fame. Eppure, di definizioni, il Nuovo Testamento he ha
almeno una che è chiarissima:
« Dove due 0 tre si riuniscono
nel mio nome, io sono —-' dice
Qesù — in mezzo a loro )) (Matt.
18 : 2Ó). Di qùel notissimo passo
facciamo pure, sé vuoi, una lettura ' matérialista, alla Belo ' tanto per intendèrci, e dOmanPamòci: chi sono quei due o tre
che si riunisc.ono nel nome di
Gesù? sono pOvéri o ricchi, anal*
fabeti o còlti, schiavi o liberi,
proletari o borghesi, comunisti
o capitalisti, progressisti o conservatori écc.? Nessuno lo sà,
eppurè, più popolo di Dio di*còsi si muore, e fai molto bene
per conto tuo ad escludere
espressamente l’equivalenza ; 'popolo di Dio=proletariato!
Comunque stiano le cosé,
due o tre, proprio perché sono
riuniti nel nome di Gesù, sono
la chiesa. Cosi l’intendevano,
sulla scia dei pietrobrusiani e
degli enriciani, i nostri valdesi
medioevali. Il « tempio con la
sua organizzazione ecclesiastica ))
è certamente un di più, di cui si
può anche far a meno. O no?
D’altra parte, se la comunità
cristiana fosse davvero la « casa
di tutti», i fratelli che la compongono dovrebbero mettere iri
comune, se non proprio 1 loro
beni, almeno le loro preoccupazioni e le loro speranze, il loro
pensare 'e 'il loro agire anche
nella sfera dèi politico, Lo vedi
tu un Agnelli che, prendendo la
comunione I insieme con un suo
operaio, decida Hi per 1!. di dar
la FIAT in autogestione, tanto
per esempliflcàré, a suoi collaboratori'operai e tecnici? Io si,
ma forse sono un inveterato utopista! Eppure, una cosa simile
è successa in Norvegia qualche
anno fa per opera di'un capitalista, ché non era né cristiano
né comunista...' •
‘Cordiatóente v' '
■,i Giovanni,.'-'(».onnet,,,
Róma, 20 nìàriib* 19’Ì‘l-
4
8 aprile 1977
UNO STUDIO BIBLICO PER PASQUA
Il Risorto fonda la Chiesa
Il racconto della duplice apparizione di Gesù, in Giov. 20: 19-29, non intende anticipare pentecoste o fondare il sacramento della penitenza, bensì delineare la missione affidata a tutti i
credenti resa possibile dalla testimonianza di chi « ha veduto »
“ Or la sera di quello stesso giorno, ch'era il primo della settimana, ed essendo per timor dei Giudei, serrate le porte del luogo dove si trovavano i discepoli, Gesù venne e si presentò quivi in mezzo, e disse loro : Pace a voi ! E de^
to questo, mostrò loro le mani ed il costato. I discepoli dunque, com'ebbero veduto il Signore, si rallegrarono. Allora Gesù disse loro di nuovo : Pace a voi !
Come il Padre mi ha mandato, anch'io mando voi. ^ E detto questo, soffiò su
ioro e disse: Ricevete lo Spirito Santo. chi rimetterete i peccati, saranno rimessi ; a chi li riterrete saranno ritenuti.
Or Toma, detto Didimo, uno dei dodici, non era con loro quando venne
Gesù. 25 Gli altri discepoli dunque gli dissero: Abbiamo veduto il Signore! Ma
egli disse loro : Se io non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto la mia mano nel suo costato, io non crederò.
2® E otto giorni dopo, i suoi discepoli eran di nuovo in casa, e Toma era
con loro. Venne Gesù, a porte chiuse, e si presentò in mezzo a loro, e disse : Pace a voi ! 27 Poi disse a Toma : Porgi qua il dito, e vedi le mie mani ; e porgi la
mano e mettila nel mio costato ; e non essere incredulo, ma credente. 2® Toma
gli rispose e disse : Signor mio e Dio mio I 29 Gesù gli disse : Perché m'hai veduto, tu hai creduto ; beati quelli che non han veduto e hanno creduto !
Il racconto di Giovanni, con
l’evidente corrispondenza delle
sue due parti, ha innanzi tutto
la stessa funzione del testo finale degli altri evangeli. Riafferma la piena realtà della risurrezione del Cristo e riferisce il
suo ordine missionario. Vi ritroviamo lo sgomento dei discepoli,
che possiamo almeno immaginare, davanti aH’Apparizione ; le
parole che li rassicurano e la
gioia che li inonda. Vi troviamo
anche l’accenno ai loro dubbi e
il riferimento insistente al corpo del Risorto. In ciò Giovanni
si avvicina soprattutto a Luca
(Le. 24; 36-49). Ma il discepolo
prediletto, che la Chiesa primi
tiva chiamàva il Teologo, aggiunge diversi particolari: il gesto di
Gesù che « soffia su » i suoi inviati (v. 22); una strana enunciazione del contenuto della missione (v. 23),; tutto l’episodio di
Tommaso, con la sua confessione della divinità di Gesù, e la
sentenza sul vedere e sul credere. Non si può certo spiegare la
originalità discreta di Giovanni
con una sua migliore memoria
(rispetto agli altri evangeli). E
allora, qual è il significato che
egli ci vuole trasmettere? A questo punto si pongono, e si contrappongono, diverse interpretazioni, che occorrre mettere a
confronto.
Pentecoste o penitenza?
Dagli estremi opposti dell’orizzonte sorgono due interpretazioni che nessuno potrebbe immaginare di conciliare: la prima vede, nell’episodio della sera di Pasqua, la Pentecoste giovannica, la seconda vi trova l’istituzione del sacramento della
penitenza. Secondo la prima interpretazione Giovanni anticiperebbe di cinquanta giorni rispetto a Luca il dono dello Spirito
alla Chiesa, e ciò, senza dubbio,
per mostrare meglio l’unità dei
fatti che riguardano la salvezza
(«innalzamento» di Gesù). Per
la seconda interpretazione Gesù
affiderebbe alla gerarchia il potere di assolvere dalle colpe che
le siano state confessate con la
dovuta contrizione (e i Canoni
del Concilio di Trento, sessione
14, obbligano a questa interpretazione).
L’idea della Pentecoste giovannica risulta affascinante: semplifica il disegno, includendo nella
testimonianza di Giovanni il
compimento delle promesse sottolineate nell’evangelo. Tuttavia
alcune obiezioni decisive, oltre
che la contraddizione di Luca,
ci costringono a respingerla.
Si infatti Giovanni avesse voluto raccontare il dono dello Spirito, che era stato promesso,
perché mai avrebbe usato un
linguaggio cosi diverso da quello delle promesse? L’atto del
« soffiare sopra » non corrisponde all’immagine del battesimo
di Spirito ( 1: 33 ). Gesù aveva
annunziato lo sgorgare di fiumi
di acqua viva (7: 37) e la venuta
d’un altro Paracleto (Avvocato
e Consolatore, cap. 14-16); ma di
questo non c’è traccia nel nostro
testo. Il verbo del vers. 22, « soffiar sopra », non compare altrove nel Nuovo Testamento, ma la
versione greca dell’Antico Testamento l’adopera in due passi
ai quali Giovanni ci vuole rimandare; Gen. 2: 7 e Ez. 37:9. Il
rinvio alla Genesi ricorda che la
risurrezione inaugura una nuova
creazione; Spirito che vivifica.
Gesù è primizia e principio d’una
nuova umanità (1 Cor. 15: 20,
45 seg.).
Nel testo di Ezechiele, lo Spirito ridà la vita ad Israele, dopo
che Dio l’ha fatto uscire dai sepolcri dell’esilio e l’ha materialmente ristabilito; Gesù ha già
fatto allusione a questo capitolo
( Giov. 3: 8 ; 10: 16 con il rinvio
ad Ez. 37; 24); soffiando sui suoi
discepoli, Gesù indica che la sua
risurrezione renderà possibile
quella dell’Israele di Dio. Questo tema non è estraneo al si
_______A COLLOQUIO CON I LETTORI
Disagio ancor maggiore
Il disagio espresso nella sua lettera
da Sauro Goliardi a proposito di un articolo del proj. Jemolo, ed aumentato
in noi a causa della risposta del tutto
fuori bersaglio dell’articolista ( vedi
n. 13), cresce ancor più nel constatare
dalla copia della lettera originale che
Gottardi ci ha inviato, come La Stampa abbia ritagliato abilmente le parti
più sgradite. Dobbiamo stupircene?
Pubblichiamo la parte principale del
« taglio ».
(...) Disagio mio anche perché A. C.
Jemolo non mi pare possa rappresentare i credenti cristiani italiani quando
reputa inamovibile la chiesa cattolica
come « istituzione giuridica e gerarchica »: quando reputa le scuole materne
tenute da suore come unico luogo dove
il bambino possa vedere « persone assorte in preghiera »; quando reputa
che solo il « cattolico » (e non tutti i
cristiani) et ha la certezza che Cristo
è venuto per tutti gli uomini »; c
quando reputa uno svantaggio il fatto
che la nuova chiesa dei credenti « fon
gnificato della Pentecoste, ma è
sull’idea della risurrezione che
cade l’accento ; non se ne può
quindi ricavare l’idea d’una Pentecoste giovannica.
Esiste un’obiezione ancora più
forte: la glorificazione di Gesù
doveva compiersi prima dell’effusione dello Spirito (7: 39); la
venuta del Paracleto, vicario del
Cristo, presupponeva la partenza di Gesù, scambio vantaggioso (16: 7). Ma Gesù, la sera di'
Pasqua, è presente; ha appena
ammonito Maria : « Lasciami,
perché io non sono ancora tornato al Padre » (v. 17). E non
si venga a dire che l’Ascensione
ha avuto luogo tra i versetti 18 e
19: la conclusione (v. 29) indica
infatti che Gesù prende in considerazione un periodo futuro,
nel quale non si lascerà più vedere dagli uomini, quindi un’ascensione dopo il tempo delle
apparizioni ai discepoli. Il passaggio da questo mondo al Padre non è quindi ancora terminato ! La struttura « giovannica »
delia storia non differisce so■stanzialmente da quella di Luca;
Giovanni non festeggiava la Pentecoste celebrando la Pasqua!
Inoltre, perché dovremmo aspettarci che il quarto evangelo riferisca il compimento della
Promessa, dal momento che
nessun altro evangelo lo fa?
Nonostante la sua originalità,
Giovanni rispetta il genere letterario del Vangelo e si limita alla Storia terrena di Gesù; è solo quando sarà col Padre che
Gesù manderà il Paracleto (15:
26).
All’altra estremità dell’inter
pretazione, il Concilio di Trento
pecca soprattutto nel dare tanto significato al silenzio; se infatti Gesù avesse istituito un sacramento, l’evangelo lo avrebbe
detto! Giovanni non appare certamente come un autore clericale! È proprio lui che insiste
di meno sui ministeri istituiti
(senza eliminarli; si veda il bel
lavoro di P. Le Fort, Les structures de l’Eglise militante selon
saint Jean, Labor et Fides,
1970). I cattolici tradizionalisti
sostengono che in Giovanni il
linguaggio del versetto 23 rappresenta un’eccezione e che in
esso Giovanni parafrasa l’espressione aramaica di Gesù che dà a
Pietro (Matt. 16: 19) e alla
Chiesa nelle dispute (Matt. 18:
18) il potere di « legare e di sciogliere», associato per Pietro a
quello delle « chiavi ». Ma giustamente, l’espressione rabbinica
« legare-sciogliere » allude a una
autorità il cui esercizio è ben diverso dal potere sacramentale
d’assoluzione. È prima di tutto
l’autorità della definizione dottrinale (si consegnava allo scriba
una chiave, come noi consegnamo un diploma; cfr. Le. 11: 52),
e della disciplina comunitaria. Si
può anche capire, poiché il Regno viene nella storia, che le
chiavi del Regno abbiano il significato di un ruolo storico.
Siamo perciò ben lontani dal
sacramento della penitenza, che
non ha alcun legame né con il
simbolismo del gesto di «soffiar
sopra » né con l’episodio di Tommaso, e che è assente dai paralleli « missionari » nella conclusione degli altri evangeli!
Il segno e il dono
data suH’assemblea » non potrà « mantenere le alleanze con i partiti » (amici o nemici, non importa).
Non sarebbe meglio che anche la
chiesa cattolica rinunciasse finalmente
agli appoggi politici, ai concordati, e
ai partiti democristiani, che le hanno
portato tanto danno nella fedeltà al
Signore? Non è il caso di evitare di
usare la parola « cattolico » al posto di
« cristiano », come se solo i cattolici
rappresentino i soli cristiani autentici?
Il luogo dove ci sono persone che
« trovano conforto e speranza nel rivolgersi a Dio » non è anzitutto l’ambito della famiglia e dell’assemblea
(ecclesia) dei credenti e poi anche il
posto dove si lotta per la giustizia?
Che fede è quella che si basa sull’insegnamento mnemonico delle preghiere, sulle chiese-monumento, sulle « edicole con le immagini sacre » (che si dimenticano o crollano)?
Che chiesa è quella che per essere
fedele a Dio ha bisogno di una base
giuridica e gerarchica?
Sauro Gottardi
Si offrono quindi altre due interpretazioni, entrambe seducenti, moderate e, in un certo
senso, affini alle precedenti. La
prima vede nel dono, trasmesso
con il soffio, soprattutto un segno, la promessa e l’anticipazione della Pentecoste; la seconda,
il carisma apostolico. Occorrerà
dunque fare una scelta?
Il quarto evangelo, pur non
ignorando le diverse tappe, mette in evidenza l’unità della storia della salvezza. Gioca sui due
sensi della parola «innalzamento»: la croce è già la gloria (3;
13 e seg.). Per mezzo di una
calcolata e sfumata imprecisione, egli preme l’uno contro l’altro i tre ritorni di Gesù per suggerire la loro unità organica: il
ritorno della resurrezione, il ritorno nella persona del Paracleto e il ritorno alla fine dei tempi. (cap. 14-16).
Sarebbe del tutto conforme
allo spirito di Giovanni sottolineare, con un gesto, la. sera di
Pasqua, questa unità : è infatti in
qualità di Risorto che Gesù si
accinge a battezzare con lo Spirito Santo; e lo Spirito infonderà la vita della nuova creazione
che ha visto risplendere la sua
prima alba il mattino di Pasqua.
Giovanni ha già messo in evidenza che lo Spirito procederà
da Gesù per virtù della sua opera (7: 39 e 16:-14); ha anche
rivelato alcuni segni dell’effusione dello Spirito durante la passione di Gesù (l’acqua di 19:
34 ; forse il momento della morte
di 19: 30). Tutti questi segni
proclamano : « Lo Spirito procede da colui che è stato crocifisso », per cui non sembri strano se, in 20 : 22, un altro segno
annunzia ; « Lo Spirito procede
dal Risorto ».
In questa prospettiva vengono
a congiungersi la missione cristiana (V. 21) e il dono dello Spirito (V. 22) che era stato promesso in 15: 26 seg. e che Luca mette in evidenza (Le. 24 : 46-49; At.
1: 8). Se l’invio dei discepoli
prolunga la missione di Gesù,
ciò non significa che l’incarnazione continua, ma piuttosto
che lo Spirito è del Cristo e che
esso svolge il suo compito. La
Parola del perdono dei peccati
ne sarà lo strumento : il versetto •
23 è il parallelo di Le. 24: 47
(Matt. 28; 19 e Marco 16: 15).
La beatitudine finale, quella della fede che fa a meno della vista,
ribadisce l’accento sulla Parola,
diffusa dai discepoli che verranno.
Sembra difficile rifiutare questa interpretazione, così coerente. Tuttavia parecchi indizi sono
a favore di un’altra, che si occupa del privilegio degli apostoli.
Lo stile rabbinico e quasi giuridico del versetto 23 vuol forse indicare la testimonianza cristiana nel suo aspetto generale?
Quando al versetto 19 Giovanni
nomina solo i « discepoli », vuol
forse indicare solo gli intimi di
Gesù, poiché così è solito chiamarli; lo confermerebbe il fatto
che al versetto 24 egli menziona
i Dodici, poiché solo una volta
li ha ricordati in precedenza (6“:
67 e seg.). Inoltre Gesù ritorna
specialmente per Tommaso, che
aveva bisognò dell’esperienza,
per poter assolvere il suo compito apostolico (At. 1: 22). La
beatitudine finale non risulta in
contraddizione : essa stabilisce
due categorie, cioè gli apostoli,
che hanno visto e creduto, e gli
altri che credono fondandosi
sulla testimonianza dei primi.
L’invio espresso dal versetto 21
si addice agli apostoli; infatti il
loro nome significa « inviati »
ed il versetto 23 specifica la loro
missione: definire il messaggio
e fondare la Chiesa.
La cerniera
È possibile ora risòlvere la
tensione esistente tra queste due
interpretazioni, entrambe ben
fondate sul testo? E se anche qui
ci fosse un processo di fusione
tipico di Giovanni, una assimilazione di realtà affini per mostrarne la connessione, senza
tuttavia negarne la diversità?
Giovanni insiste sulla testimonianza oculare (p.e. 19: 35).
Sa che i testimoni scelti da Cristo (15: 16), associati ai giorni
della sua incarnazione, hanno im
ruolo unico, cioè far sì che gli
aìtri credano per mezzo della loro parola (17: 20). Possiamo
dunque capire che Giovanni, nel
capitolo 20, vuole inserire la missione propria degli apostoli nella missione generale dei cristiani?
Gesù manda tutti i discepoli
nel mondo, come suoi testimoni,
portatori della sua Parola; tutti lavoreranno per l’edificazione
della Chiesa ; a tutti Egli promette lo Spirito Santo per metterli in grado di operare. Gli apostoli, però, sono i primi discepoli, gli inviati per eccellenza, i
testimoni immediati e il Vangelo sarà il loro Vangelo; essi lo
formuleranno una volta per tutte ( Giuda 3 ) ; con la loro parola, e non con la loro persona, essi serviranno, insieme con Cristo,
da fondamento alla Chiesa (Ef.
2: 20); sarà lo Spirito Santo a
renderli capaci (1 Cor. 12: 28). In
questo modo la missione degli
apostoli prende il posto di tma
articolazione, di una cerniera, tra
la missione compiuta dal Figlio
che ritorna al Padre, e la missione di tutti i credenti che riceveranno lo Spirito mediante la
parola degli apostoli.
La parola degli apostoli, che
lega e scioglie, una volta per
tutte, non è altro che il nostro
Nuovo Testamento. Mediante
quella parola ancora oggi gli apostoli hanno una funzione di
cerniera, o, secondo l’immagine
biblica, di fondamento per la dimora di Dio, in Spirito. Beati
coloro che, senza avere visto, costruiscono su questo fondamento. Henri Blocher
(trad. di Eletta Pascal)
fi
Strage di stato"
Una « strage di stato » quattrosecoli fa. Con questo titolo significativo la rivista « Questa Calabria » ha recentemente pubblicato un interessante articolo dovuto alla penna del pastore di Cosenza, Vincenzo Sciclone.
Vi viene rievocata la vicenda
della presenza valdese in Calabria, dalle origini alla tragica
conclusione del 1560-61, con particolare riferimento, ovviamente,
alla figura del pastore Gian Luigi
Pascale.
Nel segnalare questa notizia
certo interessante, ricordiamo
che non si tratta di un fenomeno
isolato, ma si inserisce in uno
sforzo che da qualche tempo viene portato avanti per riscoprire
e meglio conoscere il significato
di quei momenti del passato calabrese.
Dietro a questa rinascita di interesse non solo per la storia
passata, ma per questo tipo di
storia, vi è certo l’impegno della comunità valdese di Cosenza
che cerca di ricordare che, se
molti valdesi sono morti per la
loro fedeltà all’Evangelo, l’Evangelo stesso è tuttora ben vivo e
chiede nuovo impegno di ascolto e di fede.
Nella pagina, fondamentalmen
te volta a ricordare il passato,
emerge chiara la testimonianza
di Pascale: « L’amore che ci ha
portato Gesù Cristo è tale che
dovremmo allegramente esporre
mille vite se tante ne avesse ciascuno di noi pei glorificarlo... Se
alcuno non si sente le forze di
morire per Gesù Cristo e teme
di essere vinto combattendo, riporti la vittoria fuggendo. Il fuggire vi è lecito, ma il piegare le
ginocchia dinanzi a Baal non
mai! ».
Se poi il titolo della rubrica
sotto cui appare l’articolo del pastore Sciclone ha un qualche significato (passato e presente), è
evidente che quelle parole assumono un chiaro significato per
chiunque le voglia ascoltare.
E auguriamo che molti, in Calabria e altrove, le sappiano ascoltare! br.
Siamo in cerca del copione
recite FUV N. 225 « I Valdesi
di Calabria » di Jacopo Lombardini anche in fotocopia.
Siamo disposti a rimborsare
le spese comprese quelle di
spedizione.
Da spedire a: Vincenzo Sciclone, Via D. Frugiuele, 2 87100 Cosenza.
5
8 aprile 1977
l\Tel quadro del complesso « Claudiana » le Librerie rappre/ W sentano dei punti di testimonianza, per così dire, peri’ ferici. Esse debbono assicurare la presenza evangelica,
in tre zone particolari, dove le possibilità concrete di
testimonianza culturale sembrano tali da avere un apprezzabile impatto nell’ambiente dove esse operano.
Le tre relazioni che seguono rappresentano le mete fino ad
ora raggiunte ed indicano quelle che le Librerie si propongono.
Sembra tuttavia utile sottolineare alcuni punti degni di
menzione:
• come testimonianza «periferica» le Librerie possono operare solo se inserite organicamente nella testimonianza che
le attività evangeliche della zona di influenza sviluppano.
Molto si è fatto in questa direzione, molto resta ancora da
fare perché il lavoro delle Librerie si integri con quello più
ampio della testimonianza evangelica;
m come tutte le « testimonianze » è difficile credere che la loro
valutazione possa essere data in termini esclusivarnente
economici-finanziari. Ogni sforzo sarà fatto per avvicinarci
il più possibile ad un pareggio, anche in tali termini; ma solo
la collaborazione e la adesione piena delle organizzazioni
protestanti locali potrà consentire di farlo;
la Editrice ha una sua funzione di testimonianza, per così
dire, centrale; ma sarà necessario migliorare il rapporto
funzionale delle tre Librerie con la Editrice stessa per unire
le rispettive forze e possibilità nel lavoro quotidiano;
le Librerie debbono essere sempre più (e già lo sono in larga parte) Librerie «specializzate» in campo biblico e teologico con un orizzonte quanto possibile largo e completo. La
vendita del libro generico può essere accettata come supporto economico della attività specializzata, ma non può essere ragione sufficiente a tenere in vita opere che sono costose, se la loro caratteristica evidente non fosse la specializzazione teologica e biblica nella linea « protestante » che
ci è propria.
LE LIBRERIE CLAUDIANA
Milano
Torino
ì .
Fu principalmente sotto l’impulso del pastore Aldo.
Sbaffi che nel corso degli anni 60 venne ripresa e realizzata a Milano l’idea di stabilire un polo di attività culturale che realizzasse in un centro culturale come quello
di Milano una presenza protestante, che non mancava
di precedenti, ma era da tempo muta. Ed in accordo
con la Direzione della Claudiana venne pertanto deciso
di aprire in via Francesco Sforza l’attuale Libreria
Evangelica. Fin dall’inizio apparve evidente la necessità
di inserire questa attività nel più generale contesto della
presenza evangelica nella città e venne pertanto costituito il gruppo degli « Amici della Claudiana » che da
allora ad oggi ha continuato a dare il suo apporto concreto di attività e di tangibile aiuto.
Gli orientamenti assunti a base dello sviluppo della
iniziativa possono essere così ricapitolati;
— mettere a disposizione del pubblico la letteratura teologica protestante con particolare riguardo alle edizioni Claudiana;
— allacciare un contatto con la gioventù universitaria
che a pochi metri di distanza dalla Libreria aveva
il suo centro più vivo;
— centrare il lavoro sull’incontro con l’uomo più che con
il cliente integrando la vendita del libro con la fornitura di tutte le informazioni accessorie utili ad orientare chi si affaccia alla porta della Libreria;
— assicurarsi la piena collaborazione del Centro Lombardini di Cinisello (che alla Libreria assegnò uno dei
suoi membri più attivi) che per la sua stessa impostazione poteva trovare nella Libreria un punto di appog;gio culturale, come in effetti lo ha trovato.
Le linee di lavoro adottate sono essenzialmente le
seguenti:
— sviluppo della vendita del libro evangelico utilizzando
tutte le opportunità offerte da riunioni cittadine e di
diaspora, convegni, incontri di gruppo, ecc. Nel 1976
oltre alle normali vendite da banco in Chiesa si ebbero 17 presenze a convegni vari con buoni risultati di
vendita.
— iniziative promozionali in ambienti diversi dai nostri,
ma suscettibili di interessarsi ai nostri problemi.. Nel
1976 furono 22 le presenze con ottimi risultati di vendita delle nostre edizioni.
— conferenze e dibattiti sia per la presentazione di libri
Claudiana sia su argomenti di attualità, organizzate o
direttamente o in collaborazione con altre entità (come la « Nuova Corsia » movimento culturale di un
certo cattolicesimo del dissenso). Nel 1976 si tennero
in questo quadro una diecina di riunioni, tutte con
discreto, alcune con eccezionale, successo.
Tutto questo ha fatto sì che la « Claudiana » rappresenti ormai il mondo protestante in un vasto settore
della vita socioculturale della città.
Aldo Visco Gilardi è l’uomo che fin dalla sua apertura
ha animato la Claudiana di Milano. A lui abbiamo chiesto — e riportiamo qui sotto l’intervista — una valutazione del lavoro e delle prospettive della Libreria di
Milano.
Niso De Michelis
L’équipe della libreria di Torino è composta da due
persone a pieno tempo e una a metà tempo che svolgono il lavoro del negozio (ordinazioni, vetrine, contabili-'
tà, fatturazione, spedizioni, rapporti coi clienti e con le
case editrici, abbonamenti, pulizia ecc.) e mantengono
i rapporti con le case editrici e con Torre Pellice.
Per quanto riguarda la scelta dei libri, seguiamo
criteri abbastanza precisi, innanzitutto tentando di
mantener fede alla nostra definizione di « Libreria di
cultura religiosa »: oltre alle nostre pubblicazioni abbiamo le novità delle principali case editrici teologiche
italiane Paideia, Queriniana, Cittadella, Morcelliana ecc.;
purtroppo questo settore presenta alcune carenze in
quanto non sempre abbiamo il tempo e la capacità di
essere informati sulle pubblicazioni più interessanti. Ultimamente abbiamo dovuto sospendere le ordinazioni
dall’estero per i forti costi delle importazioni.
In secondo luogo siamo presenti in alcuni settori
quali la narrativa, saggistica, pedagogia, letteratura per
l’infanzia cercando di operare una scelta in base a criteri
di serietà e di impegno piuttosto che su criteri commerciali. Riteniamo inoltre giusto dare un notevole spazio ai
titoli che trattano problemi di attualità e che si ricollegano in qualche modo con i problemi che ci troviamo ,
quotidianamente ad affrontare.
Purtroppo non possiamo dire di essere spesso una
testimonianza per la gente che entra in Libreria, perché
sovente dobbiamo affrontare problemi più grossi di noi
e non sempre il nostro lavoro si svolge serenamente; la
mancanza di tempo ci costringe a scegliere tra il rapporto umano e il lavoro materiale e quasi sempre quest’ultimo ha il sopravvento, anche se è nostro desiderio,
e ci sforziamo in questa direzione, di creare un ambiente
più accogliente. Ma chi di noi, pastori e laici, può affermare di essere sempre stato un buon evangelista?
Abbiamo potuto ultimamente constatare l’aumento
delle vendite delle Bibbie, grazie anche alla nuova traduzione del Nuovo Testamento che a soli due mesi dalla
pubblicazione registra un record di vendite; è risultata
anche costante la richiesta di commentari biblici e meditazioni, ma specialmente per questo ultimo genere ci
siamo trovati in difficoltà ad accontentare i nostri clienti per la mancanza di pubblicazioni in questo settore.
Per quanto riguarda la clientela, da una parte abbiamo molti cattolici interessati sia alle nostre pubblicazioni sia al tipo di opere teologiche e di attualità che
possono trovare a disposizione, molti evangelici provenienti dalle varie denominazioni esistenti a Torino e in
Piemonte mentre la presenza dei membri delle comunità valdesi della città è purtroppo piuttosto limitata;
molti preferiscono criticare dal di fuori senza entrare
in Libreria e constatare effettivamente. quello che possono o non possono trovare. Siamo molto grati a coloro che in questo ultimo anno ci sono stati vicini e ci
hanno aiutato con consigli e con la loro presenza dandoci anche molto spesso un aiuto concreto organizzando banchi di vendita a vari incontri.
Per terminare vorremmo chiedere a tutti coloro che
sono interessati al nostro lavoro, e che vogliono in qualche modo sostenerci, di ricordarsi della Libreria quando
hanno bisogno di acquistare un libro!
Edda Tron e Gabriella Ballesio
Torre Pellice
Ampia, luminosa, sita nella piazza principale, la nostra Libreria, che ha inaugurato la sua nuova sede un
anno fa, è certamente uno dei più bei negozi della nostra cittadina. Per queste ragioni è diventata un punto
d’incontro per la popolazione delle Valli, i villeggianti
di altre confessioni, gli « evangelici estivi », le comitive di
stranieri. A questi ultimi la Claudiana è in grado di offrire un’ampia letteratura religiosa, con particolare riferimento alla Storia dei Valdesi in inglese, francese e
tedesco.
Non essendovi a Torre Pellice altre librerie, è evidente il contributo che la Claudiana dà per migliorare
il livello culturale della popolazione locale e lo scambio
tra le due comunità religiose. Oltre a questo, la Claudiana ha importanti sbocchi nelle diverse scuole presenti a Torre Pellice (per cui la Claudiana si tiene aggiornata nella letteratura scolastica) e nella Biblioteca
valdese (che quest’anno ha acquistato in Libreria per
un valore di L. 500.000).
La Libreria, nel campo ecclesiastico, è fortemente impegnata nella organizzazione di depositi presso diverse
chiese delle Valli svolgendo un’importante azione di
collegamento anche per ciò che concerne l’altro importante mezzo di diffusione del libro: il colportaggio.
L’inserimento della Claudiana avviene anche attraverso una presenza nei diversi organismi della chiesa:
è stata presente in Assemblee di circuito, al Collt^uio
pastorale, ha frequenti contatti con il Consiglio di circuito della Val Pellice e con la Commissione esecutiva
distrettuale.
Come libreria di cultura religiosa, la prima preoccupazione della Claudiana è di fornire ai pastori e
quanti altri sono interessati, il meglio della letteratura
teologica. Il nostro consulente in questo campo è il pastore Bruno Bellion di Bobbio Pellice. Altri settori presenti in Libreria, in risposta alle richieste del pubblico,
sono la pedagogica e i libri concernenti l’istruzione; i
libri che trattano argomenti di montagna; la letteratura per ragazzi. E’ presente anche la letteratura politica
che peraltro è richiesta in misura più modesta.
Infine le pareti della nostra Libreria ricevono una
nota di colore per l’esposizione di oggetti e quadri di
soggetto religioso e folkloristico valligiano, sempre graditi, come ricordo, dai numerosi turisti italiani e stranieri che abbiamo il piacere di accogliere a Torre Pellice e che in gran numero visitano la Libreria.
Per l’avvenire intendiamo proseguire sulle linee evidenziate più sopra, in armonia con le direttive che ci
vengono date dal Comitato Claudiana.
Noi pensiamo fermamente che la Libreria ha come
compito preminente quello della testimonianza evangelica, che deve essere svolta per mezzo dello specifico
strumento del libro.
E’ quindi importante che la Libreria possa inserirsi
sempre meglio tra le attività della Chiesa nel Distretto
delle Valli e, a questo scopo, ci consideriamo disponibili per incontri, chiarimenti, collegamenti.
Il nostro lavoro ha dunque come linea programmatica la diffusione della cultura, non considerata fine a
se stessa, ma quale strumento di affermazione e di testimonianza protestante.
Lìdia Olsen - Stella Bouissa
— Che tipo di pubblico frequenta la Claudiana a Milano?
— È un pubblico vario che va
da alcuni membri delle nostre
Chiese o di altre denominazioni
evangeliche, a laici interessati al
discorso evangelico ed alla conoscenza della Bibbia, a sacerdoti
e studiosi cattolici di varia estrazione, ai componenti delle comunità di base, ai rappresentanti di scuole o di associazioni
fino agli acquirenti occasionali
e a coloro che non comprano
nulla ma hanno bisogno di qualcuno che li ascolti e parli con
loro di certi problemi.
— Sono molti
lari »?
— Direi che le persone che
vediamo almeno una volta al
mese sono fra 500 e 800 di cui
solo pochi evangelici.
— Per quale motivo la clientela evangelica non è più numerosa?
— Porse per la posizione decentrata della Libreria rispetto
al centro commerciale della città; perché facciamo pochi sconti e limitati, contrariamente ad
un uso abbastanza diffuso pres
INTERVISTA AD ALDO VISCO GUARDI
Una vasta rete di rapporti
clienti « rego
so le altre Librerie; certo anche
per la scarsa diffusione dell’interesse alla lettura; ed infine,
per alcuni, un certo dissenso rispetto alla « linea » della Libreria e la non accettazione della
Libreria stessa come opera necessaria alla vita delle nostre
comunità, con la facile conclusione: la paghi chi la vuole.
— Non ti pare che vostro compito essenziale dovrebbe essere
proprio quello di far entrare il
libro evangelico nel mondo evangelico?
— Certamente ed appunto per
questo cerchiamo di essere presenti a tutte le manifestazioni,
promosse da altri o talvolta da
noi, che permettano, attraverso
la presenza di un banco-libri di
diffondere la stampa evangelica.
— Quali sono i vostri rapporti con le chiese evangeliche di
Milano?
— In genere buoni non solo^
con Milano ma anche con le altre chiese della regione che gravitano sulla nostra città. In particolare apprezziamo la concreta collaborazione delle comunità valdesi e metodiste di Milano
e quella della giovane comunità
battista di via Jacopino da Tradate.
— Quali sono i vostri rapporti con la Editrice Claudiana?
— Le funzioni della Editrice e
delle Librerie mi sembrano essere sullo stesso piano, comune
essendo l’impegno di testimonianza attuata attraverso la produzione e la distribuzione del libro evangelico. Augurerei una
maggior informazione sui programmi editoriali ed una migliore integrazione delle iniziative
promozionali delle due parti.
— Come vede la Libreria Clau
diana il mondo della cultura milanese?
— La cultura ufficiale ed accademica non la vediamo molto
bene dai nostro osservatorio.
Questo dà invece una visione
buona delle nuove forme come
le 150 ore o i Gruppi di base. La
Libreria è ormai uno dei pochi
punti di riferimento della cultura protestante a Milano aperto
ad intellettuali progressisti ed a
ricercatori universitari.
— Quali sono le difficoltà più
gravi che incontrate?
— Negozio piccolo ed in posizione troppo decentrata. Scarso
appoggio del mondo protestante locale anche a livello di consulenze o di qualificate « presenze » protestanti nel negozio. Il
tipo di libri proposto non consente un giro di vendite sufficiente ad assicurare una autosufficienza economica.
— Come pensate possano essere superate?
— Allargando il gruppo « Amici della Libreria» che già la sostiene economicamente e intellettualmente; aumentando il numero delle iniziative esterne per
andare a cercare la gente dove
essa è; promovendo una maggior presenza di intellettuali protestanti in negozio per sviluppare il dialogo con la gente. Contiamo infine su di una maggiore sensibilizzazione del mondo
protestante milanese al significato della presenza della Libreria nella città. Qualunque libro
acquistato, con o senza sconto,
presso la nostra Libreria permette di consolidarla e di aumentare l’efficienza della sua testimonianza.
Depositi Claudiana
Nell’elenco di depositi pubblicato nella pagina dedicata all’Editrice Claudiana non sono compresi i depositi dipendenti dalle
tre Librerie; le Chiese delle Valli e di diverse Chiese in Piemonte e Lombardia.
6
8 aprile t-197Ti c.>ì.oììj>ìoù i
' ■ ......... M'.,!
- 1.TÍÍ •■
cronaca delle
S A N SE PONDO
A TORRE PEL LICE
La politica urbanistica del comune
davanti alla magistratura?
Consigliere comunale protesta contro una linea troppo permissiva
San Secondo è senza dubbio il
comune del pinerolese che ha visto il maggiore e più caotico sviluppo edilizio. In un primo tempo in questo comune si sono rifugiati gli evasori fiscali, medici,
grossi commercianti, ecc. che a
Pinerolo dovevano pagare unq
tassa di famiglia molto alta,
mentre qui trovavano « maggiore comprensione ». Successivamente, vista la politica urbanistica perseguita dal comune e cioè
quella del « lasciar fare », San
Secondo è diventata terra di conquista delle società immobiliari,
e di piccoli speculatori. Interi ap^
pezzaraenti sono stati lottizzati
anche se la legge lo vietava
espressamente. Poiché l’indice di
cubatura era molto basso, l’ingegno di questi operatori si è sbizzarrito nel trovare le soluzioni più
disparate. Alcuni esempi: utilizzare a fini edilizi le rive dei torrenti, i boschi e i terreni con pendenza del 20%. Qualcuno afferma che molti terreni sono stati
utilizzati a scopo edilizio addirittura più di una volta. La finezza
delle società immobiliari e di alcuni singoli professionisti consiste nel non esporsi mai in prima
persona, ma di fungere da intermediari tra il proprietario del
terreno ed il comune. Un eventuale intervento della Magistratura « difficilmente » potrebbe;
trovar da ridire. La responsabilità maggiore ricade comunque sul
Comune e sulla sua amministrazione. I danni arrecati all’agricoltura ed allo stato dei servizi
dal tipo di edilizia che si è sviluppata, sono incalcolabili e sono danni che tutta la coinunità
nel suo complesso dovfà pagare.
Ora tutte queste cirse ì cjttadi
ni di S. Secondo le sanno, in alcuni- casi hanno fatto anche opposizioni come per l’abbattimendel « Castello del conte ». In
quell’occasione si è fatta un’assemblea pubblica per discutere
la questione con gli amministratori. ma tre soli consiglieri comunali hanno partecipato e nessuno
della giunta pur essendo invitati.
In altra occasione è stata allestita una mostra che documentava la situazione del paese.
In questi ultimi anni non vi è
mai stata alcuna opposizione alla
politica urbanistica della giunta
da parte del Consiglio comunale.
Sorpresa dunque nell’ ultima
riunione del Consiglio comunale
del 22.3 u.s. quando a seguito della lettura e per • l’approvazione
del verbale precedente, il Consigliere R. Vicino prendeva la pa
rola per dichiarare che non intendeva più rendersi corresponsabile della politica urbanistica
della amministrazione comunale.
Secondo lui il modo di procedere
del sindaco e della giunta, è contro la legge ed ha il dovere di
denunciare questa situazione alla popolazione perché tutti i cittadini di S. Secondo, dovranno
in seguito sopportare le spese di
questo modo di amministrare.
Chiedeva quindi, che il Consiglio
comunale discuta in una prossima riunione da fissarsi con urgenza, l’argomento della politica
urbanistica.
A questo scopo presentava una
formale mozione scritta. Dichiarava inoltre che in caso contrario si sarebbe rivolto alla Magistratura.
Mauro Gardiol
____ Solidarietà con l’insegnante E. Bonetto
La scuola in Tribunale
Mercoledì 23.3.77, presso la
Corte d’Appello di Torino, si è
svolto il processo alla collega
Elide Bonetto « per aver fatto
circolare il libro: « Quel brutale
finalmente ». I giudici Thanno
condannata a due mesi di reclusione (con la condizionale e la
non menzione) ritenendo offensivo e strumento di istigazione
alla violenza il manuale.
La sentenza non coinvolge
esclusivamente la collega, ma sL
riflette in modo negativo su tutta da scuola in quanto mette in
A proposito di un’intervista a ”La Stampa’
A ciascuno il suo
In margine al Convegno sull’Unità
Locale dei Servizi in Val Pellice si è
inserito l’incidente provocato dall’articolo « Minoranze, nazione valdese e
Stato » pubblicato dalla Stampa del 29
marzo, che ha próvocato il disappunto
e la giusta rettifica del Presidente della Comunità Montana Piercarlo Congo nella lettera pubblicata (qui di seguito). L’articolo incriminato è stato
redatto da un simpatico giornalista interessato soprattutto ai problemi delle
minoranze linguistiche, alla difesa delle autonomie occitaniche, all?, aspirazioni dei gruppi etnici ’’diversi” e alla
tutela e affermazione della loro libertà e identità. Non gli è parso vero inquadrare in questo contesto tutto il
discorso delle ULS in Val Pellice, ricavandone un articolo eccessivamente
elogiativo che sembra attribuire alla
« nazione valdese » meriti di iniziative,
prospettive e realizzazioni precorritrici,
il che è vero solo in parte, ignorando quasi del tutto il ruolo determinante della Comunità Montana. Ho
cercato di precisare al nostro giornalista che nel passato l’azione della Chiesa Vtddese è stata rilevante nel settore dell’intervento assistenziale, ma che
ora l’iniziativa, è, come deve essere, assunta dall’Ente Pubblico di cuj. peraltro noi valdesi ci sentiamo parte Come
una delle componenti autonome di base che ìion chiede udienza privilegiata, ma che cerca di eoncorrére con altri, con apporto di idee, uomini, strutture, in un confronto anche critico di
posizioni) alla creazione vn Vaile di un
assetto sociale in cui ognuno’- noti si
senta solo oggetto di prestazionii ma
in qualche modo protagonista. In questa prospettiva occorre ridimensionare
gli interventi atfribuitimi dalfa §(am
pa* .
AiBBàTO ' Taccia
* ■' i
Preg.mo Sig. Dir&ttóre^
con vivo disappunto ho letto sulla
stampa di martedì 29 c.m. Farticolo
« minoranze - nazione valdese e lo
Stato » a firma di Edoardo Ballonè.
Premesso che le inesattezze di questo articolo ,soqp veramente molte, iv^
compresa ridentità ’ del Presidente del-,
la, CpjlHHWt»
Ettore Bert (Assessore ai Servizi So
ciali), bensì il sottoscritto, arch. Piercarlo Longo, socialista, appare doveroso chiarire alcuni elementi di fondo,
dall’articolo incomprensibilmente travisati.
Innanzi tutto è da chiarire che 11
convegno di cui si tratta è stato organizzato dalla Comunità Montana, e
cioè da un Ente pubblico, con invito
rivolto a tutte le forze sociali, gli Amministratori e gli operatori sociali della Valle e non solo della Valle, allo
scopo, da un lato, di fare il punto su
quanto è stato attuato dall’Ente stesso nell’ ottica, sin dall’ inizio, della
creazione dell’Unità Locale dei Servizi e, d’altro lato, di porre allo studio
i problemi da affrontare per giungere,
ora che la Regione fornisce il necessario supporto giuridico, alla totale realizzazione dell’U.L.S.
E’ da chiarire, poi, che quanto si è
andato creando nella Val Pellice nel
settore dei servizi, in quell’ottica globale cui si è accennato, è il frutto di
una precisa volontà politica dell’Ente
Pubblico — dapprima Consiglio della
Val Pellice, poi Comunità Montana
Val "Pellice — attraverso la collaborazione dei Comuni e l’impegno di
amministratori e di operatori di varia
estrazione politica e religiosa.
E’ certo giusto aggiungere che, in
tale quadro, si è collocata, preziosa, la
disponibilità di determinati esponenti
o istituzioni della Chiesa Valdese,
aperti ad un discorso nuovo, nel superamente dell’antico concetto' dell’assistenza e beneficienza.
Ma è da 'ribadire che, ptlr nel récepimento di antichi valori, la Vài
Pellice, nella varietà delle sue componenti più avanzate, porta innanzi in
questi ultimi anni, attraverso la linea
politica dell’Ente pubblico che la rappresenta ed esprime, la concretizzazione di Una- nuova realtà sociale, fondata sui valori e Sui diritti della persona
umana.
Sono certo che queste precisazioni
potranno trovare spazio adeguato nel
Suo giornale, nell’intesa di una obiettiva e. corretta informazione. Con i mi-,
gliori saluti.
. • ( ; 1 Il Presidente
(Longo Arch. Piercarlo)
Consiglio della C. M.
discussione la libertà di insegnamento.
È deplorevole constatare come i metodi educativi vengono
colpiti con provvedimenti giudiziari anziché trovare momenti 'di
discussione aH’interno degli organismi competenti: gli organi
collegiali della scuola.
La sentenza dei giudici sembra
scaturita da un processo alle intenzioni. Prendendo in esame il
libro, si è trascurata la prima
parte, che per noi è molto significativa, in quanto mette in evidenza Come nessun"'messaggio
sia neutrale.
Con questa affermazione gli
autori, del libro hanno voluto
suggerire che qualsiasi « comunicazione » va accolta e analizzata con spirito critico: implicitamente invitano, quindi, anche a
non prendere alla lettera il contenuto del libro stesso, poiché
« il film è frutto delTesperienza
e del modo di vedere le cose di
questi ragazzi. Vedendolo, altri
ragazzi e altri adulti hanno l’occasione di esaminare queste idee,
di condividerle o di criticarle. Il
valore di un film sta nel far nascere nuove idee e nel provocare
la riflessione e la discussione ».
E’ con questo spirito di analisi
e di critica che il libro sarebbe
stato usato, spirito che dovrebbe
animare ogni attività scolastica
per promuovere la formazione di
un uomo socialmente libero.
Questo « particolare » è stato
del tutto trascurato, mentre si
sono sottolineate còme negative
le scelte antiautoritarie che il libro nel suo insieme propone.
E’ noto che i libri sono validi
strumenti di lavoro se come tali
vengono usati: inseriti in un
metodo didattico basato sulla ricerca, suscitano atteggiamenti
critici e la loro funzione non viene travisata.
La sentenza, con motivazioni
non adeguate, rimette in discussione (anzi, tende a negare il valore) gli orientamenti emèrsi da
ricerche pedagogiche e psicologiche di grande rilievo scientifico
e da espérienze educative di avanguardia largamente note. Gli insegnanti Sono sconcertati di
fr.onte ad episodi simili: vi ravvisano elementi tendenti a scbràggiare iniziative di ricerca,, al
spièrimentaiione e di rinnpxqmbntò della scuola. . ,
E di questo disagio vogliono informare l’opinione pubblica.
Un gruppo di insegnanti
, (seguono le firqie)
AVVISI ECONOMICI
Pensione Eureka, Via Trapani 22 Rivazzurrs, 47037 Rimint »s Telefoni
(0541) 32607 - 33508. Vicino al mare,
conduzione familiare, prezzi modiei.
Giovedì 31 marzo alle ore 21
si è riunito a Torre Pellice, in
sessione straordinaria, il Consiglio della Comunità Montana
Val Pellice.
Prima di iniziare l’esame dei
punti all’o.d.g. la Giunta della
Comunità propone di votare un
documento di protesta da inviare agli organi regionali ed alla
stampa per prendere posizione
contro la situazione che si è venuta a creare a proposito del
prezzo del latte.
Infatti mentre il prezzo imposto dalla Regione, alla stalla, è di
circa 240 lire al litro (229-f IVA)
gli industriali del settore, e, ancora peggio, la centrale regionalizzata del latte di Novara, importano latte da alcuni paesi
della C.E.E. ad un prezzo aggirantesi sulle 180-200 lire al litro.
Questo a scapito e con grave
danno degli allevatori locali e
delle nostre cooperative che si
trovano in difficoltà a smaltire
il supero di latte.
Si passa poi all’esame del punto concernente : « Prospettive
della scuola media superiore in
Val Pellice - Parere ». Sono presenti tra il pubblico i presidi delle scuole della valle e parecchi
altri insegnanti interessati al problema. Il Consiglio dà la parola
al prof. Zanzottera del biennio
sperimentale di Luserna S. G. il
quale illustra la situazione e le
prospettive.
Si prevede l’istituzione di un
triennio e si propongono due indirizzi : quello tecnico amministrativo linguistico, che dovrebbe essere una versione moderna del ragioniere, e quello
socio-sanitario per la creazione
di un personale para-medico di
cui ci sarebbe parecchio bisogno.
Dopo gli interventi dì alcuni
consiglieri e di alcuni insegnanti
(Proff. M. Rivoir, A. Armand
Hùgon,. M. Bein, M. Armand
Hugon) tutti a favore dell’isti
tuzione di questo triennio, e ancora del prof. Zanzottera, il quale dice di ritenere la Comunità
Montana il più valido interlocutore politico, si vota all’unanimità un documento che esprime
l’apprezzamento per il lavoro
svolto dal biennio sperimentale
di Luserna S. G. e l’auspicio che
l’istituzione del triennio abbia
da farsi senza indugi. Un altro
punto parecchio dibattuto è
quello che riguarda gli interventi finanziari della Comunità per
i servizi domiciliari, centri d’incontro e servizi connessi.
La situazione che si è venuta a
creare nel comune di Angrogna,
al quale l’Intendenza di Finanza ha richiesto un rimborso per
maggiori contributi erogati di
circa 30 milioni (all’incirca metà del bilanciò comunale), non
permette più a questo comune
di fare fronte alle spese per i
servizi sopra elencati, e si è
quindi chiesto alla C.M. di intervenire a coprire la somma mancante (circa 2 milioni).
Piccola polemica fra i sindaci
di Torre Pellice e Luserna S. G.
a proposito di bilanci in pareggio e non, abbandono della sala
da parte delTavv. Cotta Morandini a seguito di una vivace discussione con l’avv. Bert, precisazioni del sindaco di Angrogna
prof.ssa Co'isson e del presidente della Comunità arch. Longo,
il quale evidenzia l’eccezionaiità
della situazione, ancora un intervento del M.o Martina il quale,
precisando di non avere assolutamente nulla contro Angrogna,
ribadisce il concetto secondo cui
non si dovrebbero fare differenze o preferenze tra i comuni
che compongono la C.M., e poi
si nassa alla votazione, tutto all’unanimità, salvo la spesa per il
servizio di visitatrice domiciliare, .che registra l’astensione del
gruppo D.C.
G. B.
IL MUSEO DI FRALI
Si cercano collaboratori per l’estate
Il museo di Prali e della Val
Germanasca è sempre più conosciuto. Giungono talvolta delle persone apposta perché interessate a un aspetto della documentazione o alTimpostazione
generale. Il fatto poi di poter disporre di una guida in tre lingue
(italiano, francese,inglese), dà a
questo piccolo museo un carattere internazionale. Nel 1976 i visitatori sono stati 4278. Numerosi i gruppi stranieri.
Nel periodo estivo il museo rimane aperto in luglio e agosto.
Anche quest’anno cerchiamo dei
collaboratori che sorveglino il
museo nelle ore di apertura e
curino la vendita delle guide e
dei libri di storia che sono esposti nell’apposita bacheca.
Il museo offre vitto e alloggio
(per una sola persona). L’orario
è il seguente: pomeriggio nei
giorni feriali, giornata completa
i giorni festivi, lunedi, chiuso. Rimane quindi un buon margine di
tempo libero.
Pensiamo che questa offerta
potrà interessare qualcuno dei
giovani delle nostre comunità o
anche qualche pensionato. Il periodo consigliabile è di un mese
o di 15 giorni. Naturalmente nul
la impedisce che una sola persona rimanga anche due mesi.
Chi è interessato a questa proposta è pregato di prendere contatto direttamente con il pastore
Bruno Rostagno - 10060 Prali tei. 0121/8519.
SAN SECONDO
Un certo nuhiero di persone
in piedi ha dimostrato che la capienza del tempio è stata superata al culto di domenica delle
Palme in occasione delle confermazioni.
Hanno dichiarato la loro fede:
Piero Beux, Emanuela Coisson,
Nadia Durand-Canton, Marco
Grassi, Bruno Griglio, Barbara
Long, Silvia Pastre, Arturo Peyrot, 'Wilma Ribet, Mirella Romano, Bruno Rostaing. Al pomeriggio ha avuto luogo un riuscito
incontro organizzato dall’Unione
Femminile con la partecipazione dei confermati e delle loro
famiglie. Giovedì, 31 marzo i
nuovi membri di chiesa erano
stati ricevuti dall’Unione Giovanile.
Incontro sulle radio libere
La C.E.p. del i Distretto ha indetto ih accordò con il
Servizio RAI-TV della Federazione Evangelica un incontro aperto a tutti i fratelli delle comunità valdesi sul
problema delle Radio Libere e della loro eventuale utilizzazione per un’opera di testimonianza evangelica,
alle Valli, nel prossimo futuro, L’incontro avrà luogo a
SAN SECONDO, DOMENICA 17 APRILE.
-- ore 14.30: Presentazione da parte della C.E.D. del
problema.
— ore 15: Le radio libere, struménti da utilizzare?
a cura della Federazione. ., ,, , . . . .
— Esperienze in corso e dibattito^ > '
7
8 aprile 1977
CRONACA DELLE VALLI
Non certificati lOa Evangelo!
m CIRCUITO
I
Ritorno sul problema del certificato di battesimo, in seguito
all’intervento del past. Geymet,
per precisare alcune cose.
Innanzi tutto il problema non
è sul piano dei rapporti personali, risolvibile con una buona tazza di caffè (anche se sono sempre pronto ad accettare l’invito!) e non riguarda solo Villar
Perosa. La richiesta di Don Borgna, che non ho il piacere di conoscere, è simile ad altre richieste che già avevo ricevuto, provenienti anche dal di fuori della
diocesi del pinerolese (che Geymet definisce aperta, ma a questo proposito ci sarebbe molto
da dire ed il discorso ci porterebbe lontano). Le altre volte il
senso di disagio che provavo nell’aderire alle richieste ricevute
me l’ero tenuto per me, questa
volta ho pensato che era forse
necessario esprimerlo apertamente perché non è giusto tacere. Questo non per amore di polemica contro il cattolicesimo,
perché sono d’accordo con Geymet che non è che noi valdesi
abbiamo tutte le carte in regola,
ma per una preoccupazione
prettamente pastorale e di testimonianza all’Evangelo.
In molti casi queste richieste
del certificato di battesimo ci
vengono da persone che vivono
del tutto alla periferia delle relative chiese. Ed ecco che in questo incontro occasionale con la
chiesa si parla loro di certificati,
ROBA’
• Venerdì 15 aprile, .alle ore
20,30, nella saletta delle attività
vi sarà una riunione promossa
dal comune per la realizzazione
della cooperativa. Il Concistoro
ha discusso il problema ed incoraggia gli interessati a non lasciar cadere il discorso, in quanto considera la costituzione di
una cooperativa la sola possibilità per aiutare quel poco di
agricoltura ancora rimasta.
• La colletta di Pasqua andrà
a favore dei terremotati di Romania: la raccomandiamo ai fratelli.
• Sabato 2 aprile, su invito del
CSEP, di fronte ad un numeroso
pubblico, abbiamo avuto l’occasione di conoscere il movimento
occitano. Venuti dalle valli del
cuneese, ci hano intrattenuti con
canti occitani molto interessanti,
offrendo una buona informazione sulle loro iniziative culturali
e politiche. Alla fine vi è stato
un dibattito sulla loro iniziativa
di voler costituire una regione
autonoma.
___________S. GERMANO
• Vogliamo dare un fraterno
benvenuto a due giovani coppie
di sposi che si sono recentemente stabilite in mezzo a noi. Si
tratta di Claudio Barai e Andreina Reynaud e di Walter Meytre
e Emilia Geme.
• Diciamo ancora da queste
colonne la nostra sincera simpatia alle famiglie di Leony Vinay,
ved. Rostan, Davide Riyoira, Emilio Rochon e .Carlo Gilles, che ci
hanno lasciato recentemente.
• Il culto di confermazione si
è svolto in un’atmosfera di riconoscenza per il Signore che mantiene la sua fedeltà anche nei
confronti dei nostri figli, .chiamandoli a servirlo. Dieci giovani
si uniranno ora a tutti noi per
tutto ciò che concerne la vita e
la testimonianza della nostra comunità. I loro nomi sono: Brunella Balmas, Nello Beux, Elio
Bouchard, Piero Bounous, Loredana Martinat, Italo Meytre,_ Paolo Pons, Ines Rostan, Liliana
Sappè, Oriana Tron. fUnione
femminile ' ha tenuto Offrir
’loro il N.T. in italiano corrente,
mentre la nuova, stmia, valdese,
scritta dal pastore G. Tourtì, è
stata offerta daU'lhsÌeme della
comunità. ' ,
• Due giovani, Angioletta Bleynat e Marco Bounous, hanno
chiesto di partecipare al culto di
confermazione a Pramollo, dato
che contano di far parte di quella comunità: abbiamo però tenuto a offrire anche a loro la
nuova storia valdese tiefla stessa
occasione, dato chè la lóro óonfermazione avrà luogo a Pasqua.
Ed anche a loro va il nostro augurio più affettuoso.
di questioni legali, amministrative. Mi sembra che in questo contesto l’annuncio dell’Evangelo,
l’annuncio di Cristo, diventa^ difficile,. poco recepibile. Chi si è avvicinato così, quasi per caso, non
si sente certo attirato, se non
proprio respinto. (Preciso che il
certificato di battesimo l’ho sempre compilato proprio per non
peggiorare questa impressione
negativa).
Nei loro confronti si è persa
un’occasione di annuncio dell’Evangelo. E questo è grave.
Renato Coisson
BOBBIO PELLICE
Il culto della domenica 20
marzo è stato presieduto dal pastore Roberto Nisbet che ringraziamo per il suo messaggio.
• Domenica 27 un gruppo di
amici provenienti da varie chiese ha presentato il movimento
di Testimonianza Evangelica Valdese. Scarso il pubblico, vivace
il dibattito. Rimangono aperti
molti problemi.
• Il 2 aprile il Coretto del Collegio ha presentato, in una sala
gremita, il suo repertorio di
canti.
• Domenica delle Palme, confermazione dei catecumeni e nel
pomeriggio incontro con l’Unione Femminile.
• Domenica prossima, Pasqua,
alle ore 21, nel Tempio, la Corale di Villar-Bobtaio, un gruppo
di flautisti, un gruppo di trombettieri e un gruppo di ragazzi
della Scuola Domenicale di Bobbio daranno un concerto di Pasqua.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Il culto di confermazione dei
catecumeni ha avuto luogo domenica scorsa in un clima di sobrietà evangelica.
Il sermone del pastore Taccia,
centrato sul testo di Luca 14 ;
17 « Venite, tutto e pronto », è
stato un convincente messaggio
di fede ed un richiamo alla responsabilità del credente di fronte alla sua vocazione ed alla sua
obbedienza al Signore.
Una comune dichiarazione di
fede, preparata il giorno prima
dai confermandi, è stata letta
da una catecumena al momento
della confermazione.
Dopo il culto, oltre un centinaio di membri di chiesa era
presente nella Sala Altaarin per
partecipare coi catecumeni al
pranzo comunitario, ottimamente preparato dalla équipe di Gobello e servito dalle giovani della comunità.
L’incontro si è concluso con
una simpatica conversazione dell’arch. Piercarlo Longo che ha
illustrato le difficoltà che si incontrano ogni volta che si vuol
dare una testimonianza della
propria fede neH’ambiente del
proprio impegno professionale,
sociale e politico.
• Presso l’Asilo valdese si è
addormentata nel Signore la sorella Adriana Tagliabue Raya,
di anni 78.
Ai funerali, presieduti sabato
pomeriggio dal pastore Deodato, la comunità ha portato la
sua parola di affettuosa simpatia
ai familiari ed in rhòdo particolare alla figlia Luisella Taccia.
_________ d. g.
La cronaca deirAssemblea di Chiesa di S. Giovanni del 26 marzo sul tema : « Fede e Politica », pubblicata sul
numero 13 dell’Eco delle Valli, appare imprecisa là dove viene detto che
« un ordine del giorno presentato da
àfòuiii mcinbEi »non © messo 8Ì
y^ti |)etché nòn; eonsi^erato, valido in
quanto presentato a inizio della seduta^
e... non a4erente a quello che ha di-,
mostralo essere lo spiritò dell Assem-,
bica b: ■ ^ '
In realtà, data Fora tarda, e stato
acfcettato dai ' presejitatori che Pordine
del giorno fosse « congelato » e che la
discussione di esso avvenisse in una
nuova Assemblea. L’ordine del giorno
era perfettamente regolare, appóggiatò
da 12 firme, e. pertanto la sua aderenza
o meno allo spirito dell’Assemblea può
essere verificata Solo attraverso la sua
discussióne é Susseguente votazione. U
che dovrà avvenire, come deciso, in
una prossima Assemblea.
Guido Ribet
Il pastore Aime ci ha trasmesso una
lettera pervenutagli dalla Sig.ra A.
Poèt di Marsiglia sulla celebrazione del
XVII/2. Ne pubblichiamo le notizie essenziali.
Il 129“ anniversario del 17 febbraio
è stato celebrato a Marsiglia la domenica 27 febbraio. Oltre ai Valdesi là
residenti vi erano convenuti upa cinquantina di Valdesi provenienti da Pomaretto tra cui una buona rappresentanza della Corale guidata dal Sig. Attilio Pons e dal Pastore E. Aime e Signora.
Questa celebrazione ebbe due momenti principali : il primo, con !a
Chiesa Riformata di Francia nel suo
tempio di Rue Grignan, ormai da decenni ospite dei Valdesi.
Il culto fu presieduto dal Pastore
E. Aime e la Corale di Pomaretto,
cantò : « Il Rimpatrio », « La Sentinella della Ghieisa », « Il Giuro di Sibaud ».
Poi, dopo il culto, i Valdesi di Francia e quelli d’Italia si salutarono e fraternizzarono stringendosi intorno al
predicatore ed al Pastore Marchand,
tutti vivamente commossi...
li secondo momento della celebrazione del 17 febbraio ebbe luogo nell’ampia sala della Union Vaudoise de Marseille in Rue Benoit Malan. I commensali convenuti erano oltre 200.
Al levar delle mense la Signora
Poet ringraziò tutti i presenti, ricordò
il profondo significato della celebrazione del 17 febbraio, lesse i messaggi di
solidarietà ricevuti da un certo numero di Comunità delle Valli Valdesi e,
tra la viva commozione dei presenti,
annunziò che i Signori Poet avevano
rassegnato le dimissioni dalla presidenza deU’Union Vaudoise de Marseille, dopo ben 22 anni di tale incarico. La Signora Poet spiegò le ragioni di tale decisione e ringraziò tutti i
membri attivi dell’Union per l’aiuto e
la solidarietà che avevano in questi
lunghi anni manifestato ai Sigg. Poet;
li esortò caldamente a dare questo aiuto e questa solidarietà al nuovo Presidente Sig. Jean Peyronel, originario
di Riclaretto, alla sua Signora, al Co
mitato neo eletto che lo aiuterà nella
direzione dell’Union Vaudoise, affinché
sia dato loro di svolgere il loro compito con gioia.
Il Pastore E. Aime recò il suo messaggio fraterno, diede notizie deUa attività della Chiesa Valdese e terminò
leggendo una lettera redatta per
l’Union Vaudoise de Marseille, per i
Sigg. Poet dal Pastore Gino Conte a
nome della Tavola Valdese. Altri presero poi ancora la parola esprimendo
sentimenti di gioia, di simpatia, di apprezzamento ed incoraggiamento.
Verso le ore 20 ebbe luogo la cena
con più di 150 commensali che avevano ancora voluto circondare i nostri
ospiti; poi furono conversazioni, ricordi, canti cantati con commozione e
nostalgia sino a tardi nella notte...
L’indomani, all’ora fissata per la pai>
tenza, molti valdesi di Marsiglia erano
presenti per salutare i nostri ospiti. Insieme abbiamo cantato « Ce n’est
qu’un au revoir, mes frères » e con viva commozione reciproca abbiamo preso commiato.
Incontro monitori
Giovedì 31 marzo si è tenuto
a Ferrerò il previsto incontro dei
. monitori del terzo circuito. Molti erano i punti da esaminare;
primo dei quali il progetto di
una gita delle scuole domenicali. È stata scelta, ih linea di massima, la domenica 1“ maggio, con
destinazione Coazze. Secondo argomento, il modo di lavorare cOn
i bambini: le monitrici di Pomaretto hanno esposto alcune lezioni fatte, riportando le esperienze che ne hano ricavato. È
stato questo il momento che ha
destato maggior interesse e il
dibattito più vivo. Da questo si
è passati ad esaminare le prospettive per un lavoro comune.
Data infatti la difficoltà di preparare insieme tutti i monitori
poiché, pur essendoci un tema
comune, ogni corso ha un suo
programma specifico, si è»pensato di organizzare una preparazione comune sul tema generale
che si esaurisca in poche settimane, lasciando così poi lo spazio ad ogni monitore, partendo
da questa base comune, di gestire il proprio programma.
Una seconda idea è poi emersa, ma si è scontrata contro la
difficoltà pratica dell’organizzazione: un corso di didattica per
monitori. Non si dispera, comunque, di vedere anche questa realizzata un giorno.
FRALI
Circa quaranta signore delle
unioni femminili di Chiotti, Perrero e Frali si sono riunite a Frali per discutere sugli ospedali
psichiatrici. Ospiti le signore Tamietti, cassiera nazionale della
PPV, e la signora Mariuccia Barbiani, che ha introdotto l’argomento. La signora Barbiani ha
parlato del lavoro che da più di
15 anni un gruppo — cui anche lei fa parte — di signore
evangeliche torinesi compie presso alcuni istituti psichiatrici della città. Essa ha chiarito in maniera vibrante le condizioni disumane e di sfruttamento in cui
gli ospiti — ma si può chiamarli cosi!? — di tali istituti vivono.
Non poteva da tale esposizione
non scaturite Un dibattito sull’esigenza di un rinnovanfiento
completo di quéste strutture,
senzà dimenticare però, tì’altra
parte, l’importanza, per il momento', di quest’opera assistenziale spicciola, che con visite frequenti e con qualche dono fa
sentire ai ricoverati che non
tutti si sono dimenticati della loro esistenza.
Ringraziamo l’Unione femminile di Frali per la simpatica e
fraterna accoglienza e la, signora Barbiani per averci'fornito
questa 'occasione di riflessione
sulla vita di fratelli sofferenti,
soprattutto per la solitudine e
l’emarginazione in cui li lasciamo. ' .
PINEROLO
Nella settimana fra il 21 e il 27
marzo la Commissione Esecutiva
Distrettuale ha fatto visita alle
nostre comunità, partecipando a
tre riunioni quartierali (Frossasco, S. Martino, Piossasco), ai
corsi di catechismo, alla preparazione e allo svolgimento dello
studio biblico, all’unione femminile, alla preparazione dei monitori, a una seduta del concistoro,
alla scuola domenicale e al culto
di domenica 27, presieduto dal
vice presidente della C.E.D. Claudio Tron. Questa visita ci ha ancora fatto sentire il legame che
ci unisce alle altre comunità del
distretto e ci ha ancora posto dinanzi il problema della corresponsabilità degli uni verso gli
altri e della nostra testimonianza.
• Domenica 3 aprile ha avuto
luogo una nuova assemblea di
chiesa sul tema « fede e politica ». Il numero non molto alto
dei membri di chiesa presenti
ha avuto un franco e fraterno
scambio di idee, che ha preso lo
spunto dalla! lettura del verbale
della seduta che il concistoro
(per l’occasione aperto a tutti gli
interessati) ha recentemente avuto su questo tema. Pur nelle posizioni abbastanza diverse è comunque emersa l’esigenza del
dialogo e del confronto, improntato al rispetto delle posizioni altrui e della ricerca di un maggiore impegno nella predicazione e
nella testimonianza del Cristo.
Nel quadro di questo confronto
è nata anche la proposta, accolta
da tutta l’assemblea, di organizzare un dibattito pubblico sul tema del Concordato, in cui esporre la nostra posizione di evangelici su un tema che tocca tutti gli
italiani così da vicino.
PERRERO-MANIGUA
MASSELLO
RODORETTO
• Venerdì 1 aprile, a Perrero,
si è tenuto un incontro, organizzato in comune dalla parrocchia
cattolica e dalla comunità valdese, per presentare la traduzio'ne interconfessionale del Nuovo
Testamento. Di fronte a circa 80,
persone hanno parlato il canonico don Gabriele MercOl e il
past. Paolo liibet.' Ìhir mancando il dibattito, il pubblico si è
tuttavia dimostrato interessato.
Don Mercol ha illustrato come da
parte cattolica si sia arrivati a
questa iniziativa ed ha illustrato,
attraverso alcuni esempi, la bontà di questa traduzione. IL past.
Ribet ha messo invece in evidenza come questa traduzione, essendo un invito alla lettura dèlia
Parola, contenga una sfida alle
chiese ad abbandonare il lofò fa
risaismo e la loro sicurèzzà di sé.
• Ricordiamo ancora che Venerdì alle ore 10 a Perrero e alle
11 a Massello si terrà il culto;
mentre la Domenica di Pasqua i
culti si terranno coi seguenti orari: ore 9 a Maniglia, ore 9,30 a
Fontane, ore 1030 a Perrero e
ore 11 a Massello.
• Nell’ultimo Bollettone, nel
segnalare il nome di coloro che
ci hanno lasciati,‘ è stato commesso un errore: al “ posto di
Abele Pons, del Bessé^ è scritto
Aldo Pons. Ce rie scpSiairiq, soprattutto con quest’ultimo, che
è ben vivo e assolutamente intenzionato a rimanerlo; * ,
TORRE PELLIGE
Nella settimana precedente la
domenica delle Palme, i catecumeni che avevano terminato il
corso di catechismo hanno avuto degli incontri con il pastore
Giorgio Tourn, il Concistoro ed
i genitori; Nelle domande da loro presentate alla fine del corso
hanno spiegato i motivi per cui
chiedevano di entrare a far parte
della comunità.
Molti genitori sono intervenuti a questi incontri e lo scambio di idee è certamente stato
utile al Concistoro per conoscere
meglio i nostri giovani.
La domenica delle Palme, in
un tempio gremito, i catecumeni sono stati confermati durante il culto presieduto dal pastore G. Tourn che ci ha dato un
valido messaggio che difficilmenmente potrà essere dimenticato.
Hanno partecipato al culto la
corale di Torre Pellice e una
corale tedesca proveniente da
Essen. Quest’ultima ha tenuto,
la sera del 3 aprile, nel tempio
del Centro un apprezzatissimo
concerto di cori e musiche per
organo. Dopo il concerto ha
avuto luogo un simpatico incontro con i membri della corale
di Torre Pellice.
• Domenica 3 aprile si è spento, dopo lunga malattia, a Torre Pellice il col. Gustavo Tourn
di anni 82. Alla famiglia duramente colpita dal lutto esprimiamo tutta la nostra simpatia cristiana.
• Il 24 aprile avrà luogo alla Foresteria, alle ore 15, la II assemblea di' chiesa sul téma «Fede
e politica »!
• Il 27 marzo è stato battezzato Luca Pier Valdo di Peyronel
Valdo e Passarella Marisa. Il Signore aiuti i genitori a mantenere con fedeltà le promesse
fatte.
Doni per il Collegio
Villar Perosa: Professori e compagne di Fulvia, operai 1° e 2° turno ditta Zazzo e operai di Widemann L. 150
mila; Bounous Mauro (ricordando Sergio Jahier) 5.000; Stocco Giovanni e
Alfonsina 5.000.
S. Germano Chisone: Forneron Elda
ved. Vaschette 10.000; fam. Bertalmio
25.000; Viti Vera 3.000; Peyronel
Marco 5.000; Giacone Giorgina 10
mila; Revel Ilda 10.000.
( continua )
Io alzo gli occhi ai monti,
donde mi verrà Vaiuto? Il
mio aiuto viene dall’Eterno
che ha fatto i cieli e la terra.
(Salmo 121: 1-2)
E’ mancato aU’affetto dei suoi cari
il Colonn. di Complemento
Gustavo Tourn
di anni 82
medaglia d’argento al v.m.
Ne danno l’annunzio la moglie Nella Vitturi, le sorelle Flora é Eline, le
cognate Elvira, e Pina col marito Romolo Cusin, i nipoti Geymonat e Quattrini ed i parenti tutti.
Torre Pellice, 3 aprile 1977
« Io confido in te. Signore, tu
sei l’Iddio mio, i miei giorni
sono in tua mano » ,.
(Salmo 31: 14)
Con profondo dolore, ma fiduciosi
nelle promesse del. Signore, i figli Carlo, Luciana, Luisella con le loro famiglie Tagliabue, Roveda, Tgccia e la zia
Annetta, annunciano che è mancata
la loro mamma
Adridha Tagliabuè Raya
La ricordano con affetto i nipoti
Claudio, Enrico, Paola, Daniela, Anna,
Marco, Stefano, Davide,
La famiglia ringrazia molto sentitamente il Past. Achille Deodàto per le
sue parole, la direziòlle, il personale e
gli ospiti déll’Asilo Valdese per le cure,
e le attenzioni prestate e, riell’impossibilità di farlo personalmente, quanti
\ hanno espresso simpatia, affetto; solidarietà) " ' .*'*■ ''UU-V'--
8
8
8 aprile 1977
L’incontro nazionale promosso dalla Regione Piemonte
Consulte femminili a convegno
Una funzione consultiva nella programmazione legislativa regionale
Indetto dal Consiglio regionale e dalla Consulta femminile
del Piemonte, si è svolto a Torino, il 19 e 20 marzo, un incontro nazionale delle Consulte femminili delle varie regioni d’Italia. Il tema affrontato « Strutture, funzioni e prospettive delle Consulte femminili neUa realtà regionale» invitava ad una
riflessione sulle possibilità di
azione, sui compiti e sulla costituzione stessa delle Consulte.
Questo nuovo organo consultivo infatti sta appena nascendo: a livello regionale sono già
costituite delle Consulte femminili in Piemonte, Lazio, Campania ed Umbria, ma Ano ad oggi solo la Consulta regionale del
Piemonte è stata ufficialmente
insediata (marzo 1976). L’incontro torinese aveva infatti lo scopo di favorire la formazione di
nuove Consulte femminili nelle
regioni dove esse non esistono
ancora e di incoraggiare il funzionamento di quelle in via di
costituzione.
Scopo delle Consulte femminili è di fiancheggiare i Consigli
regionali nella programmazione
legislativa, tenendo presenti in
modo particolare i problemi che
riguardano direttamente o indirettamente la condizione della
donna, in collegamento allo sviluppo economico, sociale, politico e culturale della comunità. A
Doni
Eco-Luce
Doni di L. 500 :
Gardiol Lidia, Pererro; Cullino Giulia, Pianezza; Fenouil Pons Enrichetta,
Torino; Camporesi Giuseppina, Sesto
Fiorentino; Fornili-Borroni, La Spezia;
Borione Eugenia, Torino; Rivoire Isoline, Francia.
Abbonamenti sostenitori :
Barlera Livio, Felonica Po; Falchi
Franco, Milano; Molinari Alice, Genova; fam. Beux Franco, Torino; Prisinzano Emilio, Roma; Cacciari Bogo
Evelina, Venezia; Boiocchi Barella Tina, S. Fedele; Cambellotti Ezio, Torino; De Bettini Ada, Torre Pellice; Leger Enrico, Inverso Pinasca; Fiorio
Marco Tullio, Napoli; Rostaìn Enrico,
Bologna; Spini Giorgio, S. Domenico
Fiesole; Gherardi Mario, Ospedaletti;
Poet Osvaldo, Ferrerò; Blumer Tilla,
Membro; Chiesa Evangelica, Cremona; Gönnet Giovanni, Roma; Steiner
Zavaritt Matilde, Bergamo; Bettoni
Pietro, Bergamo; Montrone Pina, Reggio Calabria; Ribet Sergio, Pomaretto;
Rostain Zavaritt, Carla, Bergamo; Fiorio Alberto, S. Giorgio a Cremano;
Trogliotti Tron Eulalia, Vercelli; Sorelle Bartolacci, Firenze; Rosselli Denise, Malnate; Rostagno Luigi, Prarostino; Berteli Giulia, Prarostino;
Avondet Nancy, Inverso Porte; Favatier Paolo, Luserna; Pecoraro Gianfranco, Torino; Sig. Mittendorf, Olanda; Bechis Giulio, Rivoli; Decker Marco, Torre Pellice.
Comitale di Redazione; Bruno
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Rocco, Sergio Rostagno, Roberto
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Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Cooperativa Tipografica Subalpina
Terre Pellice
questo fine vengono promossi
studi, compiute indagini e formulate delle proposte per la soluzione dei probleihi che di volta in volta si presentano come
più urgenti. Le proposte non riguardano solo le esigenze di una
« élite » : al contrario, viene au>spicata al massimo una partecipazione attiva della base, in modo da poter avere una visione
generale dei problemi e trovare
una soluzione per le necessità
che coinvolgono tutte le donne.
Hanno perciò un postp,,, prioritario i problemi che riguardano
l’occupazione femminile, ìa formazione professionale, i servizi
sociali, i servizi sanitari, il diritto di famiglia, ecc.
Sono rappresentate nella “Consulta" tutte le forze femminili
democratiche, facenti capo a
partiti, sindacati o ad altre associazioni femminili riconosciute valide per il loro apporto sociale e culturale. Queste in gran
parte facevano già parte dei
CAP, cioè i Comitati delle Associazioni Femminili, che svolgono, su base unitaria, un lavoro in difesa e per la promozione della donna in sede di comuni, province e regioni. Fra queste associazioni sono rappresentate anche l’Associazione Donne
Ebree e l’YWCA-Unione Cristiana delle Giovani.
In Italia è all’opera, fin dal
1957, il Comitato Nazionale di
Consultazione per la partecipazione della donna alla vita pubblica, che si è battuto soprattutto per la parità del trattamento della donna lavoratrice, i
suoi diritti e la sua preparazione
professionale. Ora lo stesso Comitato Nazionale si adopera per
favorire l’inserimento della donna nella partecipazione attiva
alla vita pubblica, con la costituzione, appunto, di Consulte a
tutti i livelli, regionale, ma anche provinciale e comunale.
A seconda delle regioni, le
Consulte femminili sono strutturate in modo più o meno indipendente dai Consigli regionali.
Esse sono comunque chiamate
a fimgere da strumento di verifica e di controllo per la concretizzazione del programma regionale, e per la sollecitazione in
Parlamento dell’approvazione di
alcune leggi-quadro, come la riforma sanitaria, la riforma dell’assistenza pubblica, il piano na>
zionale degli asili-nido, ecc., strumenti legislativi necessari per
la promozione della donna nella nostra società.
Giuliana Gandolfo Pascal
L’incredibile accusa a Claudia Caputi
coraggio e sessismo
Pallida, col viso segnato dalla
sofferenza, ci guarda dalle pagine
dei giornali di ogni tendenza questa ragazza di diciotPanni che ha
saputo caricarsi volontariamente
dell’infamia che la violenza degli
altri le ha imposto. Già richiedeva
un grande coraggio denunciare la
violenza subita, affrontare Pumiliante iter dell’istruttoria condotta
da soli uomini che in genere mostrano di non essere mai del tutto
convinti che la violentata non sia
in qualche modo consenziente e
corresponsabile della violenza subì’
ta; ancora più coraggio richiedeva
la domanda che il processo si tenesse a porte aperte, affrontare /otografi, pubblico, giornali, col rischio continuo di veder falsati i
motivi della propria denuncia. Ma
un coraggio ancor più grande, enorme, richiede ora il continuare, dopo che per vendetta 4 teppisti l’hanno « punita )) per la sua denuncia,
l’hanno riviolentata, sfregiata e seviziata con una lametta.
Gli ultimi sviluppi — la grottesca denuncia per simulazione —
mostrano il prezzo che una denuneia come questa comporta, non solo
nei confronti del teppismo, ma anche di un ben più potente, radicato
e organizzato pregiudizio sessista
che affonda le sue radici in tutti
gli strati sociali, da medici a magistrati, polizia, popolazione, e che
sfocia nella inevitabile testimonianza di qualcuno che si incarica di
vanificare una denuncia troppo scomoda e di arginare un movimento
di liberazione della donna che
sempre più limita la « libertà » di
certi uomini di fare della donna
un oggetto che si vuole docile e
muto.
La battaglia di Claudia Caputi
è una battaglia dura, che costa.
Tanto più dura ih quanto diventa
simbolo emblematico che si incunea nella coscienza di tutti operando la separazione tra pregiudizio
e solidarietà. A questa battaglia
non si può restare estranei come
spettatori che aspettano di vedere
come andrà a finire; si deve invece
partecipare spendendo e perdendo,
se necessario, la propria estraneità
morale perché solo cosi si salva la
propria credibilità umana ancor prima che evangelica.
Abbiamo letto che i genitori di
Claudia Caputi hanno rotto con lei
da quando ha deciso di mettere in
piazza la « sua » vergogna. Ma certo Claudia ha già trovato genitori,
sorelle e fratelli a centinaia e migliaia in tutti coloro che le esprimono la loro solidarietà e le sono
grati per ciò che sta facendo perché altre ragazze come lei siano
preservate domani da una violenza
simile a quella da lei patita.
Franco Gìampiccolì
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
Zaire: una tentazione per Carter
■jk Una nuova guerra civile si
è accesa nello Zaire, l’ex-Congo
Belga, e più particolarmente nella provincia più meridionale di
Shaba, ex-Katanga.
« Gli sviluppi e l’estensione di
tale guerra sono incerti (si legge su « La Repubblica » del 19.3.
1977). Meno incerte le motivazioni politiche di quest’ennesimo conflitto, indiretta eredità
della dominazione coloniale. (...)
Nel 1960 il Katanga fu già al
centro di un tentativo separatista istigato dall’« Unione Mineraria dell'alto Katanga » e guidato sul campo da Ciombé. Le
milizie alle quali Ciombé affidò
allora le sue fortune militari furono i "gendarmi Katanghesi”
che oggi sono i protagonisti del
nuovo conflitto contro Mobutu ».
Per chiarire i nuovi avvenimenti, riassumiamo brevemente
la storia di quello sventurato
paese, a partire da Patrice Lumumba, che fu capo del Movimento Nazionale Congolese e che
ottenne la maggioranza nelle ele
zioni della primavera 1960.
Divenuto primo ministro dello Zaire, mentre il suo rivale Kasavubu divenne capo dello Stato, Lumumba cercò con tutte le
forze di mantenere l’unità dello
Zaire, ma non vi riuscì. Lo ¿.aire
sprofondò nel caos, Tésercito si
rivoltò, la popolazione europea
fu vittima di massacri e di sevizie, il Katanga si separò. Nel
luglio 1960, Lumumba fece appello airONU che decise di mandare nel Congo dei reparti internazionali, ma si rifiutò d’intervenire negli affari interni congolesi. Lumumba, trovatosi disarmato di fronte alla secessione Katanghese, invocò allora
l’aiuto deirURSS. Revocato dalle sue funzioni da Kasavubu, egli
venne poi arrestato dalle milizie
del Mobutu, allora colonnello
dell’esercito congolese, poi trasferito nel Katanga dove, secondo la versione ufficiale, fu ucciso nel corso d’un tentativo d’evasione.
La figura del generale Mobutu,
che per livello intellettuale, morale, politico, gareggia con Idi
Amin, non fa certo onore alle potenze coloniali (USA, Belgio,
Francia) che lo vollero alla presidenza dello Zaire preferendolo, come elemento locale, al
Ciombé di cui pur si erano precedentemente serviti.
« Quando il Mobutu prese il
potere (novembre 1965), la gendarmeria katanghese, della quale facevano parte anche numerosi mercenari bianchi, venne sbandata ». Furono le stesse potenze colonialiste a volere questo
sbandamento, espellendo i gendarmi dei quali, come del Ciombé, si erano precedentemente
serviti. Raggiunto il loro obiettivo di asservire il paese, le potenze coloniali considerarono i
gendarmi una feccia bestiale, capace soltanto di creare disordine e di accrescere la miseria.
« Alcuni dei gendarmi si rifugiarono in Angola, che era allora colonia portoghese, altri nello Zambia. Sia i primi che i se
Bastione traballante
Questo documento sulla situazione nello Zaire è diffuso
da alcuni movimenti tra cui
le ACLI di Torino e il Movimento sviluppo e pace (via
Magenta 12, Torino) che raccoglie le adesioni di chi intende sottoscriverlo.
I tragici avvenimenti che si
stanno verificando in Zaire non
sono che il più recente tentativo dell’imperialismo di perpetuare il suo dominio in tutta l’Africa Equatoriale e Australe.
1) Il ruolo sub-imperialista
dello Zaire del generale Mobutu venduto agli americani ed al
capitalismo internazionale è non
da oggi rifiutato dalla maggioranza della popolazione zairese
che in Patrice Lumumba aveva
visto il leader della reale indipendenza del paese.
La repressione feroce attuata
per anni in Zaire da parte del
gen. Mobutu rischia ora di trasformarsi in una guerra di sterminio delle popolazioni che contro il suo strapotere si stanno
sollevando.
2) II gen. Mobutu non ammette questa sollevazione ed accusa il Movimento Popolare di
Liberazione dell’Angola di avere inviato truppe all’interno dello Zaire. La campagna di diffamazione contro il MPLA rien
tra nella politica, perseguita anche dai razzisti bianchi del SudAfrica, di de-stabilizzare il governo instaurato nella Repubblica Popolare d’Angola dal MPLA
stesso.
3) I probabili sviluppi della
situazione sono inquietanti anche perché a sud dell’Angola il
Sudafrica cercherà di intervenire con tutto il peso del suo arsenale militare, attaccando l’Angola e rinviando la soluzione del
problema della Namibia illegalmente occupata dal Sudafrica
stesso.
4) L’assassinio del presidente
del Congo-Brazzaville (la cui linea politica era di ostilità nei
confronti di Mobutu e di sostegno verso il MPLA) si iscrive
nella tattica imperialistica tendente ad eliminare fisicamente
quei leaders che in Africa instaurano governi popolari ed anti-imperialisti.
Mentre invitiamo tutte le forze democratiche ed anti-imperialistiche italiane a valutare la
drammaticità della situazione
in Africa Equatoriale ed Australe (e ad individuare le responsabilità deH’imperialismo), denunciamo all’opinione pubblica
italiana ;
a) la politica di cooperazione militare con lo Zaire di Mòbutu perseguita ormai da diver
si anni dall’Italia. Utilizzando
fondi destinati alla « cooperazione tecnica con i paesi in via
di sviluppo », l’Italia ha addestrato e sta addestrando gli ufficiali dell’aviazione militare di
Mobutu. Ufficiali zairesi stanno
seguendo corsi in Italia presso
le scuole militari e decine di ufficiali dell’aviazione militare italiana sono da anni in Zaire « in
missione di cooperazione ». Aerei
italiani Macchi vengono usati, in
questi giorni, dall’aviazione dello Zaire del gen. Mobutu.
b) Denunciamo inoltre il
ruolo che nello Zaire stanno
avendo (con gli Stati Uniti) due
paesi della NATO : la Francia e
il Belgio stanno inviando armi
al regime fantoccio e fascista
del gen. Mobutu.
CHIEDIAMO pertanto al governo italiano:
— di recedere immediatamente
dagli « accordi di cooperazione militare » con lo Zaire ;
— di intervenire presso i governi di Francia e Belgio per
scoraggiarne l’avventura repressiva in Zaire.
Esprimiamo infine la nostra
totale solidarietà con i popoli
africani che stanno lottando coraggiosamente per la propria libertà in Zimbabwe (detto Rodesia), in Namibia, in Sudafrica e in Zaire, bastione traballante dell’imperialismo in Africa.
ACLI Torino
Movimento Sviiuppo e Pace
condi conservarono tuttavia un
profondo risentimento, tribale
prima ancora che politico, nei
confronti del nuovo capo dello
Stato zairese.
Questi sentimenti e risentimenti hanno consentito, nel corso della guerra civile angolana,
di recuperare i gendarmi Katanghesi sotto le insegne del
"Movimento Popolare per la Liberazione dell’Angola’’ guidato
da Agostino Neto. Nel corso di
quella vicenda, i gendarmi sono
stati riorganizzati, riarmati, sono entrati in contatto con i partigiani angolani, con i soldati di
Cuba e soprattutto con le organizzazioni lumumbiste in esilio,
sotto le cui insegne òggi combattono.
Quest’esperienza dà oggi al loro intervento un segno notevolmente diverso da quello dei loro conflitti passati. Soprattutto
porta ad escludere che gli scontri abbiano come scopo un nuovo tentativo di separazione a 18
anni di distanza dal primo. Per
quanto è consentito giudicare fino a questo momento, i guerriglieri puntano invece al rovesciamento del regime di Mobutu che la stessa “Washington
Post” non esita a definire "di
polizia”. Perché la precisazione
è importante? Perché il carattere essenzialmente politico degli
scontri dovrebbe mettere seriamente in guardia le potenze occidentali, e in particolare gli
USA, da un diretto intervento
dopo i primi invii di aiuti militari a Mobutu.
Lo scorso autunno l’ex-segretario di Stato Henry Kissinger
dovette organizzare un precipitoso tour africano per dimostrare, in Sud-Africa e in Rhodesia,
che gli USA non si schieravano,
sempre e di necessità, dalla parte “sbagliata".
Non bisogna nascondersi che
le ragioni strategiche per un intervento sono forti. Il Katanga
ha importanti giacimenti minerari ( rame, cobalto, diamanti,
manganese) sui quali l’Qcciderfte conta. Se l’esito del conflitto
portasse lo Zaire a gravitare nell’orbita sovietica, la perdita sarebbe sensibile. Eppure, da un
presidente come Carter, che ha
fatto della “moralità" e dell'autodeterminazione dei popoli l’ostentato pilastro della nuova amministrazione, ci si aspetta che
sappia resistere appunto a tentazioni del genere. Le notizie
dal luogo degli scontri riferiscono che i guerriglieri vengono accolti dalla popolazione come "liberatori". La presenza delle miniere non basta a cambiare questa realtà ».