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Anno 127 - n. 23
7 giugno 1991
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
PAPA WOJTYLA
LA CAMPAGNA MONDIALE « PALESTINA ADESSO
y>
Il nuovo
Mosè?
Un viaggio difficile quello del
papa in Polonia, nonostante le
centinaia di migliaia di persone
che si affollano per vederlo, applaudirlo; non solo per la situazione interna del paese, lacerato sulla questione dell’aborto,
ma anche per il fatto che la
Polonia si trova ad una svolta
radicale della sua storia. Dopo
aver rifiutato il comunismo, ed
essersi lasciata suggestionare
dal consumismo, deciderà nel
prossimo futuro se essere uno
stato laico oppure no. C’è il rischio che la Chiesa cattolica,
dopo essere stata lo spazio in
cui è maturata l’opposizione al
totalitarismo, finisca per perdere terreno. Mentre il comunismo dava luogo all’ateismo, ora
il modello occidentale genera la
secolarizzazione.
Spiegando, a conclusione del
Sinodo diocesano di Kielce, il
comandamento che dice « Onora tuo padre e tua madre... »,
papa Wojtyla ha parlato della
crisi che travolge le famiglie polacche (i divorzi sono circa 50
mila all’anno) lanciando un vibrante appello a non distruggere la famiglia e il paese.
Ritengo che il papa sia ben
libero di esprimere il proprio
pensiero e di dire anche come
vedrebbe ia sua nuova Polonia,
il cui ’’modello” dovrebbe estendersi agli altri paesi dell’Est.
Ma non mi piace la sua insistenza sulla questione dell’aborto,
come se la difesa della vita si
concentrasse tutta lì; e come se
l’aborto fosse il male peggiore.
Non capisco come si possa parlare ai soldati difendendo, in un
certo senso, il concetto di guerra giusta.
C’è invece un dato inquietante in questo viaggio papale. Il
primate Glemp ha paragonato il
popolo polacco ad Israele uscito dall’Egitto, che attraversa il
mar Rosso e il deserto. Come
a dire che la Polonia, uscita dalla tirannia, ha imboccato il
cammino difficile ed esaltante
della libertà. E fin qui ognuno
ha il diritto di usare le immagini che vuole. Ma se i polacchi sono gli israeliti, il comunismo è il vecchio faraone e l’attuale cammino è il viaggio nel
deserto: dov’è Mosè?
Cito da Repubblica (4.6.’91):
« Lo stesso pontefice, dal primo
giorno, evoca la figura di Mosè
ad ogni sua sosta: l’uomo scelto da Dio non solo come liberatore dalla schiavitù egiziana,
ma anche colui al quale Dio ha
affidato i suoi comandamenti,
cioè la legge la cui osservanza
dava anche la liberazione spirituale ». E, in armonia con questa convinzione, ecco che papa
Wojtyla ha scelto di commentare ad ogni tappa le parole del
Decalogo.
Ho l’impressione che qui si
vada un po’ troppo oltre. L’evangelo di Matteo ci presenta Gesù come il nuovo Mosè, ed è
la sua confessione di fede cristologica. Nel Sermone sul monte Gesù ha effettivamente gettato i nuovi fondamenti del popolo di Dio (Matteo capp. 5-7)
e quella sua parola rimane una
.sfida perenne per ogni generazione e per tutti i secoli. Ogni
tentativo di imitazione di quella parola o della figura di Cristo è, come notavano già i riformatori, una scimmiottatura.
Luciano Deodato
La questione palestinese e la pace
Più di mille ONG chiedono l’applicazione di tutte le risoluzioni deH’ONU per il conflitto
tra Israele e i palestinesi - Intanto Israele confisca nuovi terreni e programma insediamenti
Martedì 4 giugno alcuni tra i
più noti giornali internazionali,
dal francese Le Monde agli americani New York Times e Washington Post fino all’israeliano
Jeru SALEM Post pubblicheranno
(queste note sono scritte prima di
quella data) annunci pubblicitari
in appoggio alla campagna « Palestina adesso », lanciata da oltre
1.000 organizzazioni non governative raccolte in un Comitato internazionale di coordinamento con
sede a Ginevra; essa continuerà sino a un convegno convocato per
la fine di agosto, a Vienna, dalle
Nazioni Unite. Ne abbiamo già
parlato nel numero del 17 maggio.
Pubblichiamo ora estratti di appelli lanciati in questi giorni, nel quadro di questa campagna, in Svizzera e Stati Uniti, che abbiamo appena ricevuto da Ginevra.
Delle ONG, questa è la loro sigla, fanno parte organismi laici e
religiosi di tutto il mondo, chiese,
consigli di chiese, associazioni sindacali e professionali, gruppi volontari impegnati in azioni di soccorso un po’ ovunque. Alcuni nomi
più noti ai nostri lettori: la francese protestante CIMADE, gli
americani e protestanti American
Friends Service Committee e Mennonite Central Committee, la cattolica Caritas, la Chiesa presbiteriana USA, e così via, fino a coprire
pressoché l’intero panorama degli
organismi non. governativi che per
la loro azione capillare, mandata
àvanti da anni nelle zone di maggiore e spesso urgente necessità,
meglio sono in grado di parlarne,
per sperimentata conoscenza di
causa.
« La Palestine maintenantl » è
il titolo dell’appello svizzero:
« Durante tutta la crisi del Golfo», vi è scritto, «gli Stati Uniti
e i paesi europei hanno mostrato
buona volontà nell’applicare le risoluzioni delle Nazioni Unite ».
« Davanti al Congresso americano il presidente Bush ha dichiarato, il 6 marzo scorso: ’’Una pace
globale deve essere fondata su tutte le risoluzioni [dell’ONU], ivi
comprese le 242 e 338 del Consiglio di sicurezza, e il principio territorio in cambio di pace. Questo
principio va messo in pratica per
assicurare la sicurezza e il riconoscimento di Israele e al tempo stesso i diritti politici dei palestinesi.
Ogni altra soluzione verrebbe me
no ai criteri di equità e di sicurezza” ».
« Ma nessun seguito concreto
sembra essere stato dato agli impegni presi dagli Stati Uniti e dai
paesi europei nei confronti del popolo palestinese ».
« Per questo oggi ’’noi, popoli
delle Nazioni Unite... decisi a unire le nostre forze per mantenere
la pace e la sicurezza internazionale” (Carta delle Nazioni Unite) chiediamo con urgenza che
l’ONU:
— mostri, con equità, la sua determinazione di rispettare i diritti inalienabili del popolo palestinese e di giungere a un regolamento globale, giusto e durevole in Medio Oriente;
— ... convochi rapidamente la
Conferenza internazionale per
la pace nel Medio Oriente,
sotto i suoi auspici e con la
partecipazione — su basi di
eguaglianza — di tutte le parti
in causa, compresa POUF (...);
— assicuri immediatamente al popolò palestinese dei territori
occupati una protezione internazionale, fino al termine dei
lavori della Conferenza di
pace ».
L’ALLEGREZZA DI PENTECOSTE
Lo spazio di Dio
« In verità, in verità vi dico che voi piangerete
e farete cordoglio, e il mondo si rallegp^rà. Voi
sarete contristati, ma la vostra tristezza sarà mutata in letizia» (Giovanni 16; 20).
Qual è la tristezza che si muta in letizia quando Gesù viene nello Spirito Santo? Non è una
tristezza qualunque, come ciascuno ne conosce nella vita: per un lutto, una disgrazia, una malattia,
una colpa, un insuccesso, un’ingiustizia e per cento
altri motivi. Ciascuno sa cosa vuol dire essere nel
dolore. C’è molto dolore nel mondo. Ma quello di
cui Gesù parla è un dolore particolare, che solo i
discepoli conoscono. Gesù lo paragona al dolore
della donna che mette al mondo un bambino: « La
donna quando partorisce è in dolore », dolore diverso da tutti gli altri: ogni madre lo sa. Anche il
dolore dei discepoli è diverso da tutti gli altri che
si provano sulla terra. Il mondo conosce molti dolori ma non questo: mentre « voi piangerete e farete cordoglio », dice Gesù ai discepoli, il mondo_ « si
rallegrerà ».
Qual è dunque la tristezza e il dolore che non
il mondo, ma solo i discepoli conoscono? E’ la tristezza e il dolore che essi proveranno vedendo Gesù
andarsene al Padre; avranno l’impressione di restare soli; si sentiranno sperduti e disorientati; forse avranno paura sapendo che « senza di lui non
possono far nulla ». Molti credenti del nostro tempo
hanno fatto quest’esperienza. Un teologo, Paul
Tillich, l’ha chiamata « l'esperienza del Dio assente », intesa come esperienza di lede, non di incredulità. Il vero motivo per cui Dio viene avvertito
come assente non sarebbe « la nostra resistenza, la
nostra indifferenza, la nostra mancanza di serietà,
la nostra opposizione sincera o insincera, il nostro
dubbio genuino o cinico »: sarebbe da ricercare in
Dio stesso.
« E’ lo Spirito stesso di Dio che lo sottrae allo
sguardo non .solo dei singoli ma anche di intere epoche. Viviamo in un periodo in cui Dio è per noi il
Dio assente. Ma quando sperimentiamo Dio come
l’assente, noi sappiamo qualcosa di lui, sentiamo il
suo non essere vicino a noi come un posto vuoto.
come quando qualcuno o qualcosa che ci apparteneva ci ha lasciati: uno spazio vuoto in noi, lo spazio di Dio... Il Dio assente e il vuoto in noi, che
anela ad essere colmato da lui... »■
Il messaggio di Pentecoste è che lo « spazio di
Dio » non resta vuoto ma viene colmato dallo Spirito Santo. « Io vi vedrò di nuovo ». Ma quando?
Alla fine del mondo? Forse i discepoli pensavano
che non avrebbero più incontrato Gesù se non
nell’aldilà. Invece Gesù torna prima, torna a Pentecoste. Lo Spirito Santo è Gesù che ritorna in mezzo ai suoi discepoli per stare sempre con loro. Ecco
perché la loro tristezza sarà mutata in letizia e il
loro cuore si rallegrerà di un’allegrezza inestinguibile. Gesù non manda un sostituto, viene lui in
persona. Lo Spirito Santo non è il suo rappresentante, è lui stesso in modo nuovo. Gesù non ha vicari: « Io vi vedrò di nuovo ». Non dice che no'i vedremo lui ma che lui vedrà noi: egli resta il Signore
del rapporto con i discepoli, il rispettivo rango è
diverso, i ruoli non sono intercambiabili. Lo è però
la gioia: « Queste cose vi ho detto affinché la mia
allegrezza dimori in voi, e la vostra allegrezza sia
resa completa »: scompare la tristezza perché appare il Signore; tornando lui, nello Spirito, toma l’allegrezza.
« E nessuno vi toglierà la vostra allegrezza ».
Singolare promessa, dato che siamo abituati a veder svanire le nostre gioie e ci accontentiamo di
allegrezze ‘momentanee, non ne pretendiamo di durature: non sembra che ce ne siano. La nostra vita
è piena di gioie che non lo .sono più: quel che ieri
ci rallegrava oggi non ci rallegra più oppure non
l’abbiamo più. Abbiamo imparato che tutte le allegrezze ci possono essere tolte. Perché l’allegrezza
di Pentecoste non ci può essere tolta? Perché lo Spirito Santo è dato « perché stia con voi in perpetuo». C’è con l’ascensione una ’’partenza” di Gesù,
ma non c’è una "partenza” dello Spirito Santo.
C’è un tempo in cui il Signore viene "tolto” ai discepoli, ma non c’è un tempo in cui lo Spirito
Santo sia tolto. Perciò la loro gioia è senza fine.
Paolo Ricca
11 secondo appello, del 29 maggio, è del Comitato di coordinamento per la Palestina delle ONG
del Nord America (NACC), composto per rotazione annuale da 11
membri eletti. Quest’anno essi includono, tra gli altri, il Comitato
arabo-americano contro la discriminazione, il Consiglio canadese
delle chiese, l’Unione ebraica internazionale per la pace, il National Lawyers Guild (un’associazione di avvocati), la Chiesa presbiteriana USA, la Commissione per
i ministeri nel mondo della Chiesa
metodista unita.
« Tulte le nazioni del mondo si
pongono oggi, con rinnovata urgenza, il problema del predominio
del diritto internazionale nell’interesse dell’ordine e della pace nel
mondo. E’ in questo spirito che
noi chiediamo alla comunità mondiale di dare piena applicazione
alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza sul conflitto israelo-palestinese, per la pace nei territori che
Israele occupa dal 1967. Domandiamo in particolare, con urgenza,
la rapida applicazione della risoluzione 242, che fin dal 1967 chiede il ritiro di Israele dai territori
della Palestina occupati... e della
risoluzione 681 del Consiglio di
sicurezza (1990), che chiede una
protezione internazionale della popolazione palestinese fino al ritiro
israeliano (...).
Per il popolo palestinese l’occupazione israeliana significa continua repressione, devastazione economica, demolizione di case, confisca delle terre, arresti senza accusa o processo ed esecuzioni sommarie... Nei soli mesi di marzo e
aprile 1991 Israele ha confiscato
6.000 acri di terra palestinese e ordinato la confisca di altri 12.000
acri: organismi governativi israeliani stanno ora progettando l’insediamento in terra palestinese di
88.000 coloni nei prossimi due anni.
Queste misure sono violazioni della quarta Convenzione di
Ginevra fper la protezione delle
popolazioni civili in territori occupati! e di altri trattati internazionali, e successivi governi americani hanno dichiarato che le iniziative di insediamento da parte
israeliana sono illegali e costituiscono un ostacolo alla pace.
Per il milione e settecentomila
palestinesi che vivono sotto il dominio militare israeliano è giunto
il tempo di veder finire questa occupazione. di negoziare una pace
giusta e duratura e di stabilire uno
stato palestinese libero e indipendente. onde vivere in pace con
Israele (...).
Chiediamo all’amministrazione
Bush di intensificare gli sforzi diplomatici basati su questi principi
internazionalmente riconosciuti e
di non cercare di escludere le Nazioni Unite dal loro legittimo ruolo nel processo di pace ».
a cura di
Sandro Sarti
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fede e cultura
7 giugno 1991
PUBBLICATI GLI ATTI DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE
SONDRIO
Thomas Müntzer
ribelle in Cristo
Il SOQDO del Qìovene prete ribelle di innestare la rivoluzione sociale
sulla Qiovane pianta della Riforma luterana fini in un bagno di sangue
1517, Wittenberg: Lutero affigge le 95 tesi, « manifesto » della Riforma. 1520, Zwickau: Thomas Miintzer, giovane prete che,
vagabondando nella Germania
centro-settentrionale alla maniera dei chierici medioevali ha conosciuto la miseria degli artigiani e dei contadini, viene nominato pastore. 1525, piana di
Frankenhausen: i prìncipi « luterani » attaccano le schiere contadine di Miintzer e le sbaragliano. La guerra dei contadini che
aveva incendiato lo Harz, la Turingia, la Sassonia è finita in un
bagno di sangue, si è consumato presto il sogno di innestare
la rivoluzione sociale sulla giovane pianta della Riforma protestante. Ora la nuova libertà del
cristiano si incontrerà con la libertà e lo spirito di iniziativa e
con l’accumulazione borghese
del capitale.
E’ una vicenda storica, quella
di Thomas Miintzer e del suo
profetismo radical-apocalittico,
che va rimeditata oggi che l’utopia comunista è fallita e si pone
il problema di nuove vie della
sinistra sociale e politica; tanto
più in Italia dove la sinistra deve tentare, se si aspetta un futuro, la quadratura del cerchio
consistente nel compattare, in
tempi di secolarizzazione, una
coscienza civile del i^oló che
solo una riforma religiosa avrebbe potuto costruire.
Presso l’Università di Ferrara,
nel maggio 1989, si è tenuto un
convegno internazionale su Miintzer. Gli atti del convegno, un bel
volume illustrato, sono ora pubblicati dalla Claudiana col titolo: Thomas MiXntzer e la rivoluzione dell'uomo comune k
Ponendo come riferimenti del
credente la sola Scrittura, la sola fede nella grazia, la sola centralità di Cristo, la teologia luterana rompeva i ceppi della sua
sudditanza religiosa, proponeva
la fede degli uomini liberi. Ma
Lutero era un uomo del medioevo e nel liberare le coscienze
non si poneva il problema della libertà anche politica.
La guerra dei contadini del
1525 — è la tesi di Peter Blickle
nella prima relazione del convegno e del libro — fu «La rivoluzione dell’uomo comune » innescata dalla Riforma: un movimento duplice e convergente del
mondo rurale germanico verso
l’autodeterminazione religiosa e
politico-sociale, con le armi dell’Evangelo e della lotta rivoluzionaria. Ci fu — spiega Blickle
— un processo di riforma comunitaria, di « comunalizzazione »
che andò di pari passo ed anzi
favorì la « cristianizzazione » contadina nel campo della fede.
Eleggendosi i propri parroci,
amministrando comunitariamente le risorse e le decime destinate al loro mantenimento, i
contadini si scioglievano dai vincoli organizzativi precedentemente dominanti che li legavano alla « curtis » feudale e tendevano ad essere, sul piano religioso ma anche civile e economico, non più servi ma partner.
Di fronte al disinteresse dei signori (almeno fintanto che non
venissero minacciate le loro entrate) per le strutture organizzative della società rurale, si sviluppava l’autonomia delle comunità contadine.
Emidio Campi, in un altro intervento, sottolinea come si sviluppò il pensiero e l’azione di
Thomas Mùntzer, dalla « teologia
del patto » luterana alla prassi
dell’insurrezione.
L’obbedienza agli impegni assunti dal credente nel « patto na
................................ .:■ ■■
Thomas Müntzer,
guida spirituale
della guerra
dei contadini nel 1525.
turale tra Dio e l’uOmo » non
implica la fuga dal mondo, coinè nella mistica medioevale, né
si esplica negli esercizi di pietà
istituiti dalla chiesa, come nella
teologia scolastica. Viceversa,
l’obbedienza al patto si esprìme
in una dedizione verso il prossimo fino ad abbracciare l’intera
vita associata.
Ed è qui che Miintzer porta
la sua critica a Lutero, rivendicando il dovere della giustizia a
favore degli umili. La « Lega degli eletti » che egli fondò nel 1523,
quando era pastore ad Allstedt,
era finalizzata a rimuovere l’ostacolo che impediva la realizzazione del patto tra Dio e il suo popolo.
Il tempo s’era compiuto per
Miintzer, ora « l'intero popolo deve avere il potere della spada,
il potere di legare e di sciogliere ». I contadini non si intendevano di dispute teologiche e il
loro programma era in fondo
moderato, rivendicavano la riforma, già avviata, della comunità
ecclesiastica e di quella civile,
fondata sull’autonomia. E su
queste richieste chiesero il lodo
di Martin Lutero.
I] riformatore di Eisleben non
tollerò che si contaminasse il
piano della società civile con
quello del regno di Dio. Aveva
combattuto la teocrazia papale,
non volle correre il rischio di
cadere sotto la teocrazia di un
pugno di « eletti », non credeva
nel diritto di anticipare il « giorno della messe » e chiedeva di
aver fiducia nell'efficacia della
Parola, che avrebbe allargato il
numero dei credenti e determinato le decisioni dell’autorità.
Mostrò il carattere sedizioso delle tesi miintzeriane, incitò i prìncipi a ristabilire l’ordine con la
spada.
Così l’esito della guerra sociale dei contadini fu segnato, Lu
tero si alienò il favore del popolo, i prìncipi diventarono i
necessari tutori, talvolta assai
imbarazzanti, della Riforma.
Altri interessanti contributi arricchiscono il libro. Armido Rizzi,
valutando i possibili raccordi
del leader dell’insurrezione contadina del 1525, traccia un suggestivo confronto con Bartolomé
de Las Casas^ il sacerdote spagnolo, contemporaneo di Miintzer, considerato oggi teologo della liberazione ’’ante litteram”.
Entrambi furono corifei e simboli deU’uinanità negata: degli indios del continente americano durante la colonizzazione spagnola
Bartolome de Las Oasas, dei contadini tedeschi Miintzer.
E possibile il comuniSmo,
pensare il comuniSmo? Stefanio
Zecchi riprende l’interpretazione
che di Miintzer ha dato Ernst
Bloch, come "spirito dell’utopia".
Miintzer è colui che contro Lutero mostra l’impossibilità che non
solo sia soggettivamente ammissibile la contemporanea presenza del bene e del male nel monj?’ anche che il messaggio
Cristo conviva con ringiustizia sociale. Il regno di Dio
sulla terra non è promessa, è
compito dei credenti, degli uomini che devono lavorare per conformare l’ordine sociale sulla
terra alla sua Parola.
«/ profeti — conclude Mario
Miegge nell’introduzione al li^ tion soltanto quelli disarmati come pensava il Machiavelli, ma anche quelli armati,
di solito non vincono. E forse
proprio per questo rimangono
attuali ».
N. Sergio TurtuUci
‘ Thomas Müntzer e la rivoluzione
dell’uomo comune, a cura di Tommaso La Rocca, Torino, Claudiana, 1990,
PP- 208, L. 28.000.
Appuntamenti
16 maggio - 29 settembre — TORINO; Presso il Teatro Regio è aperta
la mostra curata dall’ente lirico e dalla Regione Piemonte, ■ L'arcano incanto: il Teatro Regio di Torino 17401991 ». Orario: ore 10-20 (giovedì e
sabato: 10-23, lunedì chiuso).
25 maggio - 7 luglio — TORINO:
Alla Mole Antonelliana è aperta la
mostra « The Art of Rock », dedicata
a circa 200 manifesti di concerti rock
degli anni ’60, Orario: feriali, 9-19; festivi, 10-13 e 14-19. Lunedì chiuso.
3-9 giugno — ALBiSOLA SUPERiORE (Sv): La chiesa battista organizza
la settimana di evangelizzazione, presso i suoi locali di via Sisto IV, 40.
Il programma prevede per ogni sera,
alle 20.30, una conferenza sul tema;
* Gesù: chi è costui? ».
y-15 giugno - TORiNO; . Reggio
Calabria: una provincia da scoprire »
» dell’iniziativa organizzata
dall Amministrazione provinciale di
Reggio Calabria e dall'Assessorato alla cultura del comune di Torino. Sono previste mostre, tavole rotonde e
concerti. Per informazioni: Ufficio
stampa dell’Assessorato: 011/5765 3740
Numero verde: 167/805095.
Il dramma curdo
Una lunga storia di persecuzioni - Perché
non viene affrontata la « questione curda »?
Il Centro evangelico di cultura ha mostrato una particolare
sensibilità nei confronti della
crisi del Golfo, sfociata poi nella guerra per la liberazione del
Kuwait, e ha organizzato e ospitato varie attività di informazione e riflessione sugli avvenimenti più recenti del Medio Oriente. A più riprese è risultata evidente la scarsa conoscenza che
gli occidentali hanno della cultura, società e storia di quei popoli e nazioni di cui quotidianamente sentiamo il nome ripetuto dai mass media. E’ cosi anche per il popolo curdo, la cui
situazione si è rivelata soltanto
ora in tutta la sua gravità pur
avendo origini e radici lontane,
seppur poco conosciute.
Martedì 23 aprile Cesaría Zaccarini, dell’associazione ItaliaKurdistan, ha tenute una conferenza dal titolo: « Il dramma
di un popolo dimenticato: i curdi », nella sala del Centro evangelico di cultura, a Sondrio.
La relatrice ha esordito dicendo che il popolo curdo, che conta circa 25 milioni di persene,
ha una storia lunga oltre 4.000
anni e una cultura altrettanto
antica. Il territorio del Kurdistan è bagnato da molti fiumi,
si adatta bene all’agricoltura e
il sottosuolo è ricco di giacimenti minerali. Per secoli l’attività principale dei curdi è stata la pastorizia. Il nomadismo
della popolazione ha determinato lo sviluppo dell’organizzazione tribale che ha ceduto il passo a una chiara identità nazionale all’inizio del XIX secolo. Il
territorio del Kurdistan, parzialmente controllato fino alla prima guerra mondiale dall’impere ottomano, era stato sostanzialmente indiviso fino all’inizio
di questo secolo.
Dopo la prima guerra mondiale si delinea la volontà di
creare uno stato curdo ma gli
accordi internazionali di Losanna, nel 1923, riconoscono la nascita dello stato turco e abbandonano il primo progetto. Di
fatto il Kurdistan è divìso tra
quattro stati; Iraq, Iran, Turchia e Siria.
Inizialmente sono molte le
speranze riposte nel governo di
Kemal Atatürk, in Turchia; il
governo turco assume però presto un atteggiamento repressivo
e avvia il tentativo di eliminare i curdi, ritenuti una minoranza pericolosa. E’ solo a partire dagli anni ’70 che in Turchia si alzano voci autorevoli a
chiedere la fine della repressione e l’indipendenza.
In Siria, protettorato francese
dal 1923 al 1946, i curdi godono
di una relativa indipendenza. Appena dichiarata l’autonomia della Siria dalla Francia, il nuovo
governo applica però dure sanzioni contro la minoranza curda. Ancora nei primi anni ’70
avvengono deportazioni di curdi dalla fascia di confine con
l’Iraq. Anche sul piano culturale e politico i curdi siriani sono discriminati.
L’unico esperimento di indipendenza curda — nel secondo
dopoguerra — è stato la costituzione di una Repubblica curda nel nord dell’Iran. Le truppe dello Scià hanno però messo fine con la forza al tentativo
di indipendenza, durato appena
un anno, nel 1946. I curdi hanno partecipato successivamente
alla rivoluzione islamica che ha
abbattuto il regime persiano,
nel 1978, portando al potere
l’ayatollah Khomeini. Subito dopo essi hanno però ripreso le
operazioni di guerriglia, delusi
dell’atteggiamento repressivo assunto anche da questo regime
nei confronti della popolazione
curda iraniana.
La politica irachena nei confronti dei curdi non si discosta
dal modello adottato da Turchia, Siria e Iran. Il regime di
Saddam Hussein perpetra però
un massacro, nel 1988, che non
ha uguali nella storia delle persecuzioni anticurde. Sul finire
della guerra tra Iran e Iraq,
Saddam Hussein ordina l’annientamento di città e villaggi curdi, usando anche armi chimiche.
Alle distruzioni operate dagli
esplòsivi sganciati contro i centri curdi, si aggiungono le operazioni terrestri dell’esercito
iracheno che ha ricevuto l’ordine di rendere inabitabile l’intera regione. E’ a questo punto
che il dramma curdo appare,
per la prima volta, in tutto il
mondo. Gli iraniani scortano gli
operatori televisivi nelle zone
del massacro, evidentemente non
per fini umanitari ma per usare quelle immagini allo scopo
di raccogliere il consenso generale contro il nemico iracheno.
Cesaría Zaccarini ha concluso la
relazione ponendo un interrogativo: il popolo curdo è una delle etnie più numerose del Medio Oriente, ed è perseguitato
al pari dei palestinesi; perché
esiste ed è accettata internazionalmente una « questione palestinese » mentre non sì affronta
una « questione curda »?
Paolo Tognina
PREDICAZIONE
Teologia
eckhartiana
Il volume ' presenta quattro
testi, due sermoni e due lezioni, del grande mistico domenicano tedesco, pronunciati fra il
1302 e il 1311 ai confratelli del
suo ordine, radunati in Capitolo.
Il tema di queste riflessioni
teologiche è un testo della lettura della messa per la natività di Maria (8 settembre), giorno in cui veniva appunto convocato il Capitolo. Il testo scritturale, che costituisce la traccia della riflessione teologica, è
costituito dai versetti 23 e 27
del cap. 24 delTEcclesiastico:
« Come la vite ho prodotto il
frutto di un soave odore », « Il
mio spirito è molto più dolce
del miele, la mia eredità è più
del miele e del favo ».
Il testo, accuratamente annotato, fornisce un documento di
notevole interesse della predicazione medievale; esauriente e
precisa l’introduzione finalizzata
alla comprensione non solo dei
documenti ma della teologia
eckhartiana.
G. T.
‘ Meister ECKHART. Commento all'Ecclesiastico, a cura di Marco Vannini, Firenze, Nardini, 1990, pp. 117,
L. 15.000.
PROTESTANTESIMO
Nuovo numero
E’ uscito il n. 2/1991 di Protestantesimo. Gli articoli contenuti
nel fascicolo sono dovuti a Daniele Garrone (Il tema della terra
promessa nella Bibbia ebraica),
Teodoro Fanlo y Cortes (Juan de
Valdés, riformatore in Spagna e
in Italia), Giorgio Girardet (La
dirnensione orale della comunicazione biblica). Il taccuino ecumenico di Paolo Ricca si sofferma sull’Assemblea ecumenica di
Canberra. Debora Spini e M.C.
Laurenzi riferiscono sui convegTii «I lucchesi a Ginevra» e
« Biblia 1990 ». Seguono le consuete recensioni.
3
7 giugno 1991
commenti e dibattiti
25 APRILE - LA SPEZIA
PER UNA FEDE
Una scelta di libertà
La scuola dì libertà dell’Evangelo permise agli evangelici spezzini
di dare un contributo alla lotta di resistenza contro il nazifascismo
« La Chiesa di Gesù Cristo non
può né vuole fare la guerra. Essa
non può e non vuole che pregare, credere, sperare, amare,
annunciare e ascoltare l’Evangelo. Essa sa che l'evento che aiuta
veramente, eternamente, divinanwute i poveri uomini non è opera di forza militare né di alcuno
sforzo umano, ma opera dello
Spirito di Dio (Zaccaria 4: 6).
Ma precisamente perché essa
conosce quella "giustificazione”
che non possiamo procurarci da
soli con alcun mezzo ma soltanto ricevere da Dio, essa non può
rimanere indifferente, "neutrale",
quando è in gioco il diritto,
quando si cerca di affermare
una giustizia umana un tantino
accettabile di fronte alla clamorosa, traboccante ingiustizia. In
tali circostanze la Chiesa non
può tacere la sua testimonianza» (K. Barth)
E, infatti, gli evangelici spezzini neutrali non rimasero; almeno, non tutti. E' un fatto che
a La Spezia il primo atto di resistenza ai tedeschi venne ideato
in una casa di evangelici^, da un
gruppo di giovani in gran maggioranza usciti da pochi anni
dalle scuole domenicali della città^. Probabilmente non conoscevano la lettera di Barth su citata*: l’ambiente era quello di un
serio pietismo, con diffuse pimte
di fondamentalismo biblico e revivalismo. Certo, nessuno li aveva incitati alla guerra, neppure
al fianco degli alleati ^
Sicuro, la decisione di prendere
le armi per un cristiano non è
affatto scontata. La guerra voluta da Mussolini tutti gli italiani
la subivano, volenti o nolenti:
ma la lotta partigiana fu una
scelta personale. Fu fatta, indubbiamente, in nome della libertà.
Ma per un giovane, nato e cresciuto in una chiesa evangelica,
l’opzione personale è strettamente legata alla fede e all’elezione
di Dio. Dunque non si può negare
che questi giovani utilizzarono
in qualche modo gli insegnamenti ricevuti per fare una scelta di
libertà.
Non furono i soli a farla in
Italia in quel periodo; alcuni
cristiani, molti non credenti; in
tanti combatterono, la libertà è
privilegio di tutti. Ognuno di loro
sicuramente arrivò alla sua decisione, seguendo il suo itinerario
ideale interiore. Ci è lecito supporre che i giovani evangelici
di La Spezia, màgari senza neanche esserne coscienti fino in fondo, furono condizionati dall’insegnamento di libertà ricevuto
nelle scuole domenicali delle loro chiese. Fra i martiri morti per
la libei'azione d’Italia, tre furono gli evangelici spezzini; Enos
Grossi ("Drago”) e i fratelli Sino
e .Mauro Campagni. Di loro ci
rimane poco, se non il ricordo
ed una lettera alla madre (inedita e non fruibile) dei fratelli
Campagni: dunque, è difficile
dire con certezz.a se la loro motivazione decisiva si fonda su
istanze di fede.
Potrebbe essere utile indagare
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per forza stare da ima parte anziché dall’altra: neppure Dio si
mostra neutrale, quando in Cristo si schiera a favore deH’umanità. Così alcuni giovani evangelici spezzini, in nome della redenzione del loro popolo dal giogo nazifascista, si schierarono dalla
parte dei partigiani. Avevano ben
udito, chissà quante volte, predicare nella loro chiesa la parola
dell’apostolo Paolo: « Siete stati
chiamati a libertà » (Calati 5: 13).
Intorno a loro trionfava la barbarie, alcuni di essi ne furono
pure vittime ma seppero pagare
per la loro decisione e morirono
con la visione di un cielo aperto,
nella convinzione che la loro utopia sarebbe stata la realtà di domani. Fu una scelta umana, dxmque una scelta discutibile e problematica, dunque una scelta offerta al perdono redentore di
Dio: ma fu una scelta di libertà.
Franco Scaramuccia
Jacopo Lombardini.
su ciò che è stato scritto da
altri evangelici in circostanze
analoghe. Potrebbe essere interessante rileggersi il diario di
.!. Lombardini: ad esempio, la
traccia di predicazione alla "banda di Bobbio” sulla resurrezione
di Lazzaro (Gesù vuole operare
la vita al posto della morte ma è
necessario che ciascuno lavori
prima a togliere la pietra che
chiude il sepolcro)®. Oppure potrebbe aiutarci l’esame di alcune
lettere di partigiani evangelici,
condannati a morte. « Ci rivedremo in cielo..., salutate il pastore...; la volontà di Dio non si
discute », scrisse D. Balmas; « Salutate il nostro pastore e che faccia delle preghiere per noi che
siamo sempre stati fedeli »: così
scrissero i fratelli Gino e Ugo
Genre; « Ho pregato a lungo Dio
e Gli ho detto con convinzione: la
Tua volontà sia fatta in terra come in cielo... Credo fermamente
che dopo questa vita ce n'è un'altra... Ho chiesto perdono a Dio dei
miei peccati e muoio tranquillo,
fiducioso che Egli mi accoglierà
vicino a Sé...; mi viene in mente
un versetto: l'Eterno ha dato,
l'Eterno ha tolto, sia benedetto
il nome del Signore », lascio
scritto R. Peyrot; «Non piangetemi, non chiamatemi povero;
muoio per aver servito un'idea »:
così Willy Jervis scrisse nella
sua Bibbia con uno spillo usando il suo sangue’.
Anche nella lotta partigiana e
sempre vivo in loro il pensiero di
Dio, della loro chiesa (il « pastore »), delPinsegnamento biblico:
fondamento di fede, dunque.
Certo, come dice Barth, il credente non può né vuole fare la
guerra ma neppure rimanere neutrale. Ci sono momenti in cui,
anche .se non lo si vuole, bisogna
Rileggere
Giovanni Miegge
Ripubblicata dalla Claudiana un’opera che inserisce la fede nei grandi dibattiti culturali
’ K. BARTH, Lettera ai protestanti
di Francia (dicembre 1939) citata in
D. GAY ROCHAT, La Resistenza nelle
Valli valdesi, Torino, Claudiana, 1969,
p. 170,
’ Testimonianza orale di A. Lattughini.
® Fra i tanti giovani della Chiesa
battista vi era anche V. Manfrini della Chiesa metodista.
* La lettera di Barth fu pubblicata
in « Gioventù Cristiana », n. 2 del
1940. In un ambiente che i missionari
inglesi mantenevano polemico nei confronti della teologia liberale è difficile pensare che fosse letta « Gioventù Cristiana »: forse la leggeva il pastore B. Saccomani.
® Ambienti fascisti accusarono la
« Spezia Mission » di svolgere attività spionistica a favore dell'Intelligence Service. Vedi G. ROCHAT, Regime
fascista e Chiese evangeiiche, Torino,
Claudiana, 1990, pp. 191-192.
* S. MASTROGIOVANNI, Un protestante nella Resistenza, Firenze, La
Nuova Italia, 1962, pp. 139-140. Esiste
ora una seconda edizione con prefazione di Giorgio Bouchard, Torino,
Claudiana, 1989.
i Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, Torino, Einaudi,
1955, pp. 19, 133, 157, 249.
Rileggere Giovanni Miegge
continua a essere un’esperienza
corroborante. Rileggere Per una
fede ' a quarant’anni dalla pubblicazione della prima edizione,
anche per chi lo ha a lungo meditato e studiato, continua a dare il senso della novità e della
freschezza assai più che della
seriosa riflessione teologica ’.
Nelle pagine introduttive Giorgio Tourn mette a fuoco la temperie storica in cui il libro fu
scritto; gli anni della guerra
fredda, il contesto culturale della teologia di Barth, Cullmann,
Preiss, Bultmann, Congar e della meditazione laica di Berdjaev,
Unamuno, Camus, per citare solo alcuni nomi a cui Miegge si
riferisce esplicitamente. Momento estremamente diffìcile e teso, nel quale si situava anche
la vicenda personale di Miegge,
vittima della malattia che aveva aggiunto il proprio accanimento a quello degli anni di
guerra ai danni di un uomo dalla fibra minuta e già molto compromessa in precedenza.
In una situazione del genere
uno si aspetterebbe una meditazione sul senso del dolore e della prova o una professione di
speranza proiettata verso un
mondo migliore di là da venire.
Sottolineare
la grazia
Di tutt’altra natura è invece
Per una fede. Come ben dice
Tourn, anzi, quello che rimane
più attuale del libro è « un’atmosfera di sereno e fiducioso
approccio alla vita, alla natura,
al creato, un sobrio ma affascinante senso della concretezza
delle cose, delle piccole cose,
profondo rispetto per la creaturalità dell’uomo, creato ed amato da Dio ». Il tema della sofferenza era stato affrontato da
Miegge in alcuni opuscoli scritti
negli anni di guerra; ma questa riflessione non è ripresa in
FIERA DEL LIBRO DI BOLOGNA
L'amico dei fanciulli
Visitando la 28" Fiera del libro per ragazzi a Bologna, in
aprile, abbiamo avuto una sorpresa molto gradita: per la prima volta veniva presentata una
rassegna mondiale delle riviste
per ragazzi dai 3 ai 16 anni. Presente alla mostra e pubblicato
sul relativo catalogo abbiamo
trovato L’amico dei fanciulli nella sua nuova veste editoriale,
primo (in ordine alfabetico) delle undici riviste italiane presentate. La rassegna, che raccoglie
in totale 270 testate di 55 paesi
del mondo, ha escluso dalla sua
ricerca i giornalini di soli fumetti. Presenta solo « riviste di
qualità », come vengono definite
nella prefazione al catalogo.
Lo scopo della rassegna, promossa nel 1990 da un piccolo
gruppo di letterati americani,
era quello di mostrare per la
prima volta un panorama di queste tipo di editoria per ragazzi,
ritenendo che le riviste, nella loro immensa varietà di contenuti, siano la forma di lettura più
adatta ai nostri tempi. Inoltre
le riviste, con i loro disegni, colori e storie brevi, sono il veicolo migliore per introdurre i
ragazzi nel mondo della letteratura, sono « ponti » verso i libri.
Abbiamo trovato tra le riviste esposte un’enorme varietà di
disegni, formati, approcci editoriali, tipo di articoli, ma anche
molte somiglianze: la maggior
parte dei periodici pubblica rubriche riguardanti lavori manuali, puzzle, enigmi, molte storie
illustrate. Molte riviste raccomandano libri da leggere su argomenti specifici o più generali.
I temi della natura e della sua
difesa sono i più ricorrenti e
sono corredati da servizi fotografici o disegni.
Confrontando, soprattutto attraverso le immagini e le fotografie, le riviste che ci incuriosivano abbiamo notato come in
Iran, URSS e Cina le riviste per
giovani (dai 12 ai 16 anni) si
concentrano su argomenti di
scienza, tecnologia, matematica,
quiz di intelligenza molto più
che nei paesi occidentali.
Ci è sembrate che molte riviste includano tra i loro scopi un desiderio di rompere i
pregiudizi e incoraggiare una
apertura mentale.
Il confronto con altre riviste
e il « riconoscimento » ricevuto
ci hanno sicuramente stimolato,
incoraggiandoci nel lavoro futuro.
Floriana Bleynat
Per una fede, quasi a dire che
le cose negative sono cose secondarie, da opuscolo. Merit^o
un libro, invece, i fatti positivi,
doni di Dio alTuomo e alla creazione intera. In quest’ottica positiva è vista anche la croce,
punto culminante della rivelazione di Dio e del senso della vita, asse intorno al quale si svolge il turbinio del movimento
dell’universo.
Una risposta alle
domande di sempre
La riflessione di Miegge segue
a grandi linee lo schema del
Credo, dal tema di Dio Padre
a quello dell’attesa futura.
Una scelta teologicamente classica, non c’è che dire. Anche
Barth ha scritto una piccola
dogmatica usando questo schema. Eppure la meditazione di
Miegge sa assai meno di sacrestia di quella del grande teologo di Basilea. Direi che di sacrestia non sa affatto. Vuole essere, secondo le parole stesse
dell’autore, una testimonianza di
uomo impegnato nella fede cristiana, ma che « cerca di essere, quanto più è possibile, liberamente e consapevolmente impegnato ». E allora il tema della rivelazione, così fondamentar
le, viene presentato nei suoi
aspetti, in fendo, più laici, come parola datata di Dio, rivolta al singolo uomo o gruppo in
una circostanza specìfica e non
necessariamente valida per tutti i tempi e per tutte le situazioni.
Datato un po’ anche il libro.
L’introduzione di Tourn ne evidenzia gli aspetti legati alla cultura del secondo dopoguerra e
quelli, invece, vincolati ai prò-’
blemi che non cambiano col
passare del tempo, come il senso della vita e della morte, dell’esistenza e della fede.
Io vorrei qui ricordare come
ho letto per la prima volta Per
una fede. Studente universitario
di facoltà umanistica, ero come
tutti gli studenti imbevuto dì alcune formulette di pensiero recenti, nate da uno pseudornarxismo male compreso e peggio assimilato, unito a un catechismo
rude ma serio e a studi di tipo
classico, sia pure in tono minore di Istituto magistrale. Per me
l’orizzonte di Barth, Preiss, Berdjaev, Camus era in buona parte da scoprire, la cultura contemporanea era un limbo abbastanza buio, fatto di poche citazioni libresche trovate sui manuali di scuola. La grande cultura restava quella del passalo,
dei greci, dei loro imitatori romani, di qualche grande stella
medievale tra cui, astro di prima grandezza, Tommaso d’Aquino. Poi Kant, Hegel, qualche esistenzialista, Croce, Gentile. Per
una fede fu per me una risposta a questa cultura, trovata sui
libri di scuola. Questi ultimi sono cambiati poco. E allora il testo di Miegge, con la sua riflessione sulle prove dell’esistenza
di Dio, sull’immortalità dell’anima, sui temi troppo classici per
noi uomini « maturi » potrebbe
essere il testo dei giovani di oggi come lo è stato per quelli di
trent’anni fa. Una risposta libera alle domande che la scuola
— in modo maldestro e ripetitivo — continua a porre nella
coscienza e che in qualsiasi modo non possono essere eluse.
Claudio Tron
' Giovanni MIEGGE, Per una fede,
introduzione di Giorgio Tourn, Torino.
Claudiana, 1991, pp. 231, L. 24.000.
4
vita delle chiese
7 giugno 1991
QUALE FUTURO PER VILLA OLANDA
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
La diaconia e gli anziani Ancora suirsVo»
Il prossimo Sinodo sarà chiamato ad una parola dofinitiva su Villa Olanda - La gestione delle case per anziani: quale rapporto con le chiese?
‘Mi riferisco all’inchiesta "Dimensione anziani” — pubblicata
sul n. del 17 maggio scorso —
che dà un quadro aggiornato dell'attività delle opere diaconali
alle Valli.
La cosa che forse più colpisce,
per quanto riguarda le case per
anziani, sono le liste di attesa
nei confronti dei posti convenzionati con russi vai Pellice: sui
142 posti occupati, vi sono altre
40 persone in lista d’attesa e
la. cifra è certamente destinata
ad aumentare.
Ancor più elevato però (al di
fuori di questi posti convenzionati) è il numero di persone,
anche autosufficienti, in lista di
attesa presso le varie case di riposo. Da una pur sommaria indagine fatta l’anno scorso risulta
che esso ammonta ad alcune
centinaia di persone, per cui
alcuni istituti non accettano più
prenotazioni o le accettano solo
nei confronti di persone non
autosufficienti.
In questo problema, già di
per sé preoccupante e per di più
destinato ad aggravarsi, si inserisce la questione di Villa Olanda
■(successivamente V. O.), a cui
si fa un riferimento sia pure
indiretto neH'articolo allorché
viene accennato che « per altre
opere siamo alla vigilia di decisioni importanti ».
Come noto, la Tavola hà deciso
di vendere V.O. a causa delle
grosse difficoltà finanziarie che
la sua ristrutturazione ccanporta.
Di fronte alla reazione negativa
di numerose persone, è sorto un
comitato spontaneo che ha inviato una relazione al Sinodo scorso
tramite la Commissione d’esame
che ne ha dato conto, unitamente
al punto di vista contrario della
Tavola stessa.
Stanti le notevoli differenze di
costi fra le previsioni di spesa
Evangelizzazione
BOBBIO PELLICE — Presso
il centro dell’Esercito della Salvezza, .domenica 9 giugno, si
svolgerà un incontro organizzato dalla Chiesa cristiana evangelica di corso Gramsci, Torre
Pellice. In programma; ore 10.30,
culto di adorazione (Maurizio
Cianci predicherà sul tema: « Essere cristiani oggi. Un conforto? un impegno? una sfida?»);
parteciperà la corale dell’assemblea di Torino, via Virle. Seguirà un pomeriggio musicale di
evangelizzazione con Albino
Montisci e la corale della Serra
di Ivrea.
presentate, il Sinodo ha rinviato
una decisione alla prossima assemblea di agosto, dopo che
avrà sentito un’apposita commissione "ad referendum” che dovrà
presentare progetti e proposte
di soluzioni che tengano conto
allo stesso tempo dell’aspetto
finanziario e di quello funzionale
e diaconale.
Se da un lato si possono comprendere le preoccupazioni della
Tavola per quanto concerne
l’aspetto economico della questione, dall’altro è anche comprensibile l’obiezione alla decisione della vendita, dato che essa
priverebbe la chiesa di un’opera
diaconale funzionante, apprezzata ed utile non solo per le Valli.
Ma c’è anche un’altra osservazione da fare: con l’andar
del tempo la nostra diaconia tenderà sempre più a diventare
’’istituzionalizzata”. Guardiamo
agli ospedali: il personale viene
assunto tramite concorsi, i vari
servizi si specializzano sempre
più, il malato tende a diventare
un ’’utente”, l’ente pubblico
aumenta la sua presenza. Proprio
per quanto riguarda i due ospedali di Torre Pellice e di Pomaretto la Regione, dopo il benestare sinodale, ha stanziato parecchi miliardi che non saranno
solo più un pagamento dei servizi
corrisposti, ma serviranno ad un
ampliamento delle strutture murarie e tecniche. E’ fuor di dubbio che questa diaconia istituzionalizzata o ’’pesante” porta ad
un certo distacco fra le comunità e le opere; la cosa sta già
in parte accadendo anche per gli
stessi istituti extraospedalieri.
Come vien detto nella succitata
inchiesta, essi sono destinati « a
non essere più l’espressione
delle comunità evangeliche, ma
saranno il frutto di un’organizzazimie sociale di tipo avanzato... ».
allora che il problema di
u altre case analo
ghe) viene ad assumere — oltre
alla sua funzione di casa per
anziani — anche un aspetto più
strettamente attinente alla diaconia, intesa come partecipazione
e servizio dei credenti delle nostre cornunità nei confronti di
quel carico di sofferenze umane
che sovente si accompagna alla
condizione di ospite di una casa
di riposo.
Ma, accanto a questi, altri problemi di ordine pratico potrebbero essere affrontati nel caso
specifico di V.O. Ad esempio il
temporaneo ricovero per persone
convalescenti, liberando così posti preziosi agli ospedali; l’accoglimento di persone autosufficienti, alleggerendo le pesanti
liste di attesa presso gli altri
istituti.
Di fronte a questi argomenti,
che ritengo inoppugnabili, l’aspetto finanziario è certo fortemente
frenante, ma è proprio di fronte
a queste difficoltà che dobbiamo
tutti assieme cercare di non tralasciare nessuna possibilità per
portare avanti l’impegno diaconale.
Recentemente su questo stesso
settimanale il pastore Paolo Ricca, docente presso la nostra
Facoltà di teologia, ebbe a scrivere (n. del 15 marz»); « C’è
chi dice che c’è troppa diaconia,
io dico che ce n’è sempre troppo
poca, in quanto in questo campo
non si può fare troppo, ma solo
troppo poco. Non abbiate, dunque, paura di esagerare perché
più c’è diaconia, più c’è chiesa ».
Sono parole da meditare, e da
ricordare.
Roberto Peyrot
VAL GERMANASCA
Terzo circuito
L’assemblea del III circuito,
che si è riunita a Ferrerò il 24
maggio, non ha affrontato temi
sociali, ma si è in prevalenza
occupata di questioni organizzative.
Dalla lettura delle relazioni
delle chiese si sono visti in controluce i problemi delle piccole chiese (Massello, Rodoretto)
che malgrado lo spopolamento
mantengono una loro fisionomia
di vitalità legata al periodo estivo, ma anche, nel caso di Massello, al desiderio di mantenere
M.R. Libreria Editrice
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Altre religioni
La Bibbia in tutte le lingue del mondo
il culto ogni settimana durante
l’inverno.
L’impegno pastorale di Claudio Trcn a Villasecca e la conseguente mancanza di un predicatore per le comunità di Ferrerò, Maniglia e Massello hanno indotto l’assemblea a formu^^9® ordine del giorno che
chiede di predisporre un piano
di predicazione più articolato di
quello attuale, per sfruttare al
meglio i doni delle persone già
impegnate in questa attività.
La scuola domenicale di Ferrerò ha proposto che si sostengano con le collette del prossimo anno iniziative a favore
del terzo mondo.
Infine si è rinnovate il Consiglio, che avrebbe perso tre dei
^01 membri: il sovrintendente
Renato Coìsson, Faola Revel e
Claudio Tron, questi ultimi per
compiuto settennio.
Il nuovo Consiglio di circuito risulta così composto: LucilD- , ysovrintendente, Dario
Richard, Nella Tron, Flavio Micol, Lihana Viglielmo.
ANGROGNA — Domenica 26
maggio, nel tempio di Pradeltorno, abbiamo avuto durante il
culto un momento di confronto
e di discussione sul tema del finanziamento pubblico (8 per
mille).
Lo scopo di questo culto è
stato quello di consentire al deputato al Sinodo della nostra
comunità di avere un’idea del
pensiero dei nostri membri di
chiesa su questo tema, in vista
della probabile votazione che il
Sinodo sarà chiamato a dare in
proposito.
Abbiamo preferito non fare
un’assemblea con relativa votazione, sia perché questo già era
stato fatto in passato, sia per
non vincolare eccessivamente il
nostro deputato che deve essere libero di decidere in coscienza il suo voto.
Nel corso della breve ma intensa discussione si sono sottolineati in particolare alcuni punti: la scelta per il sì o per il
no non pregiudica né i nostri
regolamenti né la nostra ecclesiologia e perciò questo tema,
pur certo importante, non può
e non deve in alcun modo pregiudicare la nostra fraternità:
comunque la si pensi, si è e si
resta veri valdesi! Il metodo
adottato (purtroppo anche dalle
due chiese evangeliche che attualmente accedono aU’8 per mille) per farsi pubblicità, consistente nel sottolineare che si
può amare ed aiutare chi è nel
bisogno « senza pagare nulla »,
non ci sembra affatto in linea
con l’Evangelo di Gesù Cristo il
Crocifisso, e perciò ci auguriamo che la nostra chiesa, nel caso si pronunci per il sì, sappia
evitare questa che ci sembra
una « contro-testimonianza » cristiana.
Relazioni deputati
TORRE PELLICE — Domeni
ca 16 giugno, dopo il culto, avrà
luogo un’assemblea di chiesa
con relazione dei deputati alla
Conferenza distrettuale.
• I giovani comunicano che
il servizio di raccolta a domicilio della carta da macero è sospeso fino a settembre.
Scuola domenicale
in gita
VILLAR PELLICE — La Scuo
la domenicale ha terminato la
sua attività con una gita nel
vallone di Massello. Dopo aver
partecipato al culto presieduto
dai bambini della Scuola domenicale della Chiesa di Ferrerò,
siamo saliti fino a Balsiglia per
conoscere il locale museo e per
ricordare la pagina di storia
valdese legata a quel luogo.
• Ringraziamo sentitamente il
pastore G. Tourn per la sua disponibilità e per il messaggio
rivolto nel culto che egli ha presieduto.
• Un fraterno ringraziamento
a tutti coloro che in vario modo, con doni o con prestazioni
di mano d’opera, hanno collaborato alla buona realizzazione del
bazar dell’Unione femminile; in
particolare alla panetteria Ernesto Gönnet per la solidarietà
fraterna manifestata una volta
ancora e per aver messo a di
Per Villa Olanda
Il prossimo Sinodo dovrà decidere sulla prosecuzione o
meno dell’attività di Villa Olanda.
■^tti coloro che ne desiderano la continuità sono invitati
a Mttoscrivere con urgenza un impegno il cui importo verrà
richiesto se la decisione sarà affermativa.
Si prega di indirizzare a:
Comitato prò Villa Olanda, casella postale, 10066 Torre
reuice specificando nome, indirizzo e telefono.
sposizione le proprie attrezzature per la produzione dei dolci.
• Si sono uniti in matrimonio Elio Rostagnol di Bobbio
Pellice e Alberta Rosani di Villar. A questi sposi che si stabiliranno ai Chabriols (Torre
Pellice) rinnoviamo l’augurio
che il Signore sia sempre l’ospite del loro focolare.
• La sorella Celina Bonjour
ved. Ayassot ci ha lasciati all’età di 77 anni; esprimiamo ancora ai familiari la nostra simpatia cristiana.
Ammissione in chiesa
MASSELLO — La domenica di
Pentecoste, nel corso del culto,
il fratello Giulio Albrile di Torino, da anni simpatizzante della chiesa valdese, ne è diventato membro a tutti gli effetti
tramite pubblica confessione di
fede. Ci rallegriamo che la nostra comunità, sebbene piccola,
abbia saputo aiutare il fratello
Albrile nel percorso che lo ha
portato a questo passo. La domenica successiva le scuole domenicali di Perrero-Maniglia e
Villar Pellice hanno scelto Massello come meta della loro gita
di fine attività.
Lutto
PERRERO-MANIGLIA — Con
le parole del salmo 121 « Io alzo gli occhi ai monti... Donde
mi verrà l’aiuto?... » la comunità e numerosi amici e conoscenti si sono stretti attorno ai familiari di Piero Tron di Maniglia, mancato a 32 anni, dopo
un’esistenza segnata da un’estenuante lotta contro la debolezza e la fragilità della propria
salute. Il ricordo di Piero è legato effettivamente da un lato
al sue bisogno assoluto di aiuto e di solidarietà, bisogno che
esprime in fondo non un’eccezione nell’esperienza umana ma
la condizione costante e « normale » della maggior parte degli esseri umani e, in ultima
istanza, la condizione stessa di
Dio che si è fatto debole in
Gesù Cristo, dall’altro tale ricordo è legato alla simpatia che
il giovane Piero sapeva ispirare in chi lo incontrava. Nella
certezza che « il nostro aiuto
viene dall’Eterno... », rinnoviamo a Dario Tron ed ai genitori e familiari la nostra simpatia fraterna.
® L’assemblea di chiesa del
2 giugno, dopo complessa ma
sostanzialmente serena discussione, ha votato sulla questione dell’8 per mille nel modo
seguente: 13 votanti, 8 favorevoli, 5 contrari.
• Sabato 18 maggio si sono
uniti in matrimonio nel tempio
di Maniglia Ornella Pascal ed
Ezio Rostagno. Auguriamo agli
sposi ogni bene nel Signore.
Matrimonio
SAN SECONDO — Sabato 25
maggio nel nostro tempio è stato celebrato il matrimonio di
Marina Rostan e Rossano Gönnet.
A questa coppia, che si stabilirà ai Brusiti, rinnoviamo i
nostri più sentiti auguri di una
vita fondata sull’amore di Dio.
• Il Signore ha chiamato a
sé Fiorina Bouchard nata Rivoir e Livia Long in Santiano.
Esprimiamo ancora la nostra
simpatia cristiana ai familiari.
Concerto
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Sabato 8 giugno, alle ore 20.45
nel tempie valdese, avrà luogo
il sesto concerto prò restauro
organo; canteranno le corali di
San Germano, diretta da Riccardo Bertalmio, e di Luserna
San Giovanni, diretta da Walter
Gatti.
5
f
7 giugno 1991
vita delle chiese 5
AGAPE SI PREPARA A FESTEGGIARE I SUOI PRIMI 40 ANNI
CORRISPONDENZE
Gli ...anta di Agape
Sull ultimo numero del ’’Servizio informazioni” il direttore Sergio Ribet
lancia un appello per venire incontro alle necessità di Agape nel futuro
« Agape non si vergogna di chiedere anche aiuto economico ». Così si apre Feditoriale del direttore Sergio Ribet suH’ultimo numero del « Servizio informazioni ».
Dopo aver precisato che « l'aiuto
economico più rilevante sul quale
continuiamo a contare è nel volontariato », e che « non abbiamo
e non riceviamo aiuti dallo stato
o dagli enti pubblici » (fatto salvo
il contributo per l’eliminazione
delle barriere architettoniche) e
chiarito il legame istituzionale e
gestionale che Agape ha con la
Tavola valdese, l’articolo prosegue dicendo che « proprio per
questo non abbiamo scrupolo a
chiedere doni, ai privati e alle
chiese locali » che siano interessati all’opera del Centro. Lo strumento dell’ « Associazione amici
di Agape-Centro ecumenico » garantiscè in anni « normali» la
pubblicazione del bollettino del
Centro e la promozione; ma ci
sono anni che richiedono opere
straordinarie: è stato così per la
nuova costruzione inaugurata nel
1986. Ora viene fornito, a quanti
intendano collaborare, l’elenco di
ciò che è necessario per i prossimi anni: fa spicco la necessità di
costruire un nuovo chalet dopo
che l’ultimo, che resisteva tenacemente, si è rivelato ormai inabitabile. Ad Agape servono, nel
prossimo futuro:
— Bibbie. 20 esemplari TILC e 20
esemplari della Riveduta. 20 in
tedesco; 20 in inglese; 20 in
francese; se possibile, altri esemplari in altre lingue (per
esempio in spagnolo);
— un gong robusto;
— un mobile che si possa chiudere a chiave per riporvi lava
anni Agape
al servizio della formazione giovanile e
confronto ecumenico.
gna luminosa, proiettore, TV,
videoregistratore, ecc.;
— un proiettore per diapositive,
non sofisticato ma robusto;
— una videocamera (il modello
dovrebbe essere concordato
con Agape);
— una piastra di registrazione
più casse di amplificazione
(anche usate);
— un televisore a colori;
— un maxi-schermo per proiezioni.
Sono poi aperte le sottoscrizioni per la ricostruzione dei tetti
(si tratta di 100 lose più manodopera), per la costruzione del nuovo chalet (il preventivo di massima è di 200 milioni).
ASSEMBLEA DEL 1« CIRCUITO
Predicazione
e diaconia
Presentati due progetti di servizio diaconale - L’Assemblea chiede tempo per riflettere
Nuovi membri
Il I Circuito ha tenuto la sua
assemblea il 24 maggio a Villar Pollice. I responsabili delle
sei chiese della vai Pellice hanno discusso su due progetti che
il Consiglio ha sottoposto alla
loro attenzione: un progetto di
impiego di una persona in servizio diaconale per l’assistenza
di tossicodipendenti, adolescenti
a rischio, famiglie disagiate, persene anziane isolate, e un altro
progetto di potenziamento delle
forze pastorali in vista del servizio di cappellania presso
l’ospedale e gli istituti del Circuito.
La prima proposta è stata presentata dal pastore Rostagno a
nome dei concistori di Torre
Pellice e Luserna S. Giovanni
che Thanno studiata durante i
mesi invernali e che hanno ritenuto di condividerla con le altre chiese. L’assemblea, pur riconoscendo l’importanza della
questione, non ha ritenuto di deliberare se non in vista di uno
studio ulteriore: in autunno sarà convocata un’assemblea appesita per approfondire il delicato argomento.
La seconda proposta è stata
presentata dal pastore Vito Gardiol al quale il Consiglio di Circuito aveva a suo tempo affidato la cura pastorale all’ospedale chiedendogli appunto di presentare un progetto per potenziare il servizio e renderlo me
no episodico. Anche in questo
caso l'assemblea ha ritenuto di
prendersi il tempo necessario
per studiare a fondo l’argomento, il che sarà fatto nell’inverno prossimo dopo che le chiese avranno studiato il progetto.
L’assemblea ha poi espresso la
sua soddisfazione per l’iniziativa
presa dal pastore Marchetti di
uno studio biblico nella zona
Appiotti/Baussan, dove risiedono molte famiglie appartenenti
a chiese diverse (Angrogna, Torre Pellice e Luserna S. Giovanni). Lo studio biblico continuerà l’autunno prossimo sempre
presso la Comunità alloggio di
via Angrogna.
Valutazione positiva è stata
data anche al corso di omiletica che il Centro culturale ha organizzato insieme al Circuito.
Un buon gruppo di giovani si
è incontrato regolarmente con il
pastore Tourn durante la primavera presso la biblioteca. Alla ripresa delle attività i partecipanti potranno essere preparati per presiedere un culto, forse in occasione della domenica
del predicatore locale.
L’assemblea ha infine eletto il
nuovo Consiglio di Circuito, dopo aver ringraziato il sovrintendente uscente, nelle persone di
Claudio Pasquet, sovrintendente,
Aldo Lausarot, Ruggero Marchetti e Daniele Varese, membri.
Queste sono le priorità, accanto alle quali ci sono altre cose
« desiderabili »:
— 30 conerte di lema;
— 100 asciugapiatti;
— 1 tavolo da ping-pong;
— 1 pelapatate elettrico;
— abbonamenti a riviste.
Assemblea
degli Amici
Di questo, dei programmi futuri, si discuterà dal 16 al 18 agosto
prossimo aH’assemblea degli Amici di Agape, che vedrà anche la
presentazione di un nuovo libro
su Agape e i suoi gruppi residenti, di nuovi poster e cartoline.
Tutto questo servirà a finanziare in parte il lavoro di Agape ma
il grosso delle necessità verrà
dalla solidarietà di coloro che gli
...anta li hanno già passati e che
vivono Agape non solo come un
caro ricordo ma come un impegno duraturo, e anche di coloro
che sono incamminati verso gli
...anta e che fanno di .Agape un
momento importante della loro
vita.
^ Per informazioni e iscrizioni al
I incontro degli Amici occorre rivolgersi alla Segreteria di Agape,
tei. 0121/807514. Per doni in denaro utilizzare il ccp 20378105 o
II conto bancario n. 422537/05
presso la Cassa di Risparmio di
Torino, filiale di Villar Perosa.
TORINO -- Al culto di Pentecoste 26 nuovi membri comunicanti hanno confessato pubblicamente la loro fede e sono stati ammessi nella nostra comunità. Di essi, 7 sono stati battezzati, 15 confermati e 4 sono
stati accolti, riconoscendo in loro l’evangelicità della loro-fede
originaria. Questa accoglienza,
che si affianca ai battesimi e alle confermazioni, è una novità
che la chiesa di Torino pratica
da alcuni anni. Essa riguarda
cristiani credenti che hanno maturato la loro fede nella chiesa
cattolica, e desiderano viverla
con noi, in un modo diverso.
Non parliamo quindi più di
conversione alla Chiesa valdese
(espressione impropria erroneamente usata nel passato: ci si
converte a Cristo e mai a una
chiesa particolare!), ma di riconoscimento della fede cristiana a chi la confessa con noi e
come noi, in un cammino comune di testimonianza. Dei ventisei ammessi sedici erano provenienti da famiglie evangeliche. Una giovane signora battezzata nella Chiesa riformata di
Olanda, sposata cattolicamente
a Torino, si è inserita attivamente in una parrocchia cattolica della città, nel rispetto dei
limiti della sua diversa denominazione, senza nascondere la
sua provenienza protestante, riscuotendo simpatia e fraternità.
Essa ha chiesto la confermazione nella nostra chiesa ed era
circondata da un gruppo di
membri della parrocchia. E infine due ragazze, prevenienti da
un matrimonio interconfessionale, hanno chiesto di essere battezzate nella nostra chiesa, come segno della loro unione a
Cristo « e non dell’appartenenza
ad un organismo ecclesiastico »
(come recita il par. 44 del documento del Sinodo valdese sul
matrimonio), senza quindi chiedere l’iscrizione alla Chiesa valdese e riservandosi di decidere
la realtà ecclesiastica in cui inserirsi. Un sacerdote cattolico
che segue, con un pastore valdese, il gruppo delle coppie interconfessionali a Torino, era
presente e ha rivolto un breve
messaggio alla comunità.
Già da alcuni anni le ammissioni in chiesa il giorno di Pentecoste avvengono per tutta la
Chiesa valdese di Torino nel
tempio di corso Vittorio in un
culto unificato: il past. Bernardini ha tenuto la predicazione,
il past. Taccia ha proceduto alle confermazioni e ai battesimi
e il past. Deodato ha presieduto la Cena del Signore. E’ stata
una giornata intensa, di grande
arricchimento per tutti; per tut
Conferenze distrettuali
I DISTRETTO
La Conferenza del primo distretto è convocata per sabato 8 e domenica 9 giugno presso la chiesa valdese di Bobbio Pellice, con inizio alle ore 9 del sabato. Il culto della
domenica con la comunità sarà presieduto dal pastore Gregorio Plescan.
II DISTRETTO
La Conferenza del secondo distretto si tiene sabato 15 e
domenica 16 giugno presso la Casa valdese di Vallecrosia,
con inizio alle ore io del sabato. Il culto sarà presieduto dal
pastore Gianni Genre.
Ili DISTRETTO
La Conferenza del terzo distretto si tiene al centro di
Ecumene (Velletri) sabato 15 e domenica 16 giugno e sarà
aperta alle 9.30 del sabato dal culto presieduto dal pastore
Bony Edzavé. La domenica si terrà un culto liturgico.
IV DISTRETTO
La Conferenza del quarto distretto è convocata presso
Casa Materna a Portici (Na) nei giorni di venerdì 21, sabato
22 e domenica 23 giugno, con inizio il venerdì alle 17.30. Il
culto sarà presieduto dal pastore Giuseppe La Torre. Nel
pomeriggio del sabato si terrà una conferenza del prof. Paolo Ricca dedicata all’enciclica « Centesimus annus ». Nella serata del sabato si svolgerà l’assemblea della Società di studi
evangelici.
Tutti i membri di chiesa possono assistere.
to questo rendiamo grazie al Signore.
Una festosa e numerosa agape fraterna, con un provento devoluto al Bangladesh di circa
800.000 lire, ha concluso la mattinata.
• Si sono conclusi per quest’anno a Torino gli incontri
teologici tra alcuni pastori battisti e valdesi, alcuni preti cattolici (per lo più professori di
teologia), tra cui il cancelliere
di Curia, e alcuni laici, sul tema del matrimonio.
Gli incontri sono consistiti in
un confronto delle differenti posizioni, con presentazione di relazioni scritte, in un dibattito
ispirato a franchezza, volontà di
capire le motivazioni bibliche,
teologiche ed ecclesiologiche che
stanno alla base dell’una e dell’altra scelta, in un’atmosfera di
apertura e fraternità.
Sono già programmati, per
il prossimo anno, due altri incontri su cause di nullità del
matrimonio e matrimoni interconfessionali.
Confessioni
di fede
NAPOLI — Il giorno di Pentecoste, presso la Chiesa cristiana del Vomero, hanno confessato la loro fede i fratelli Emilio Fiorio, Alberto Notarbartolo e Saverio Pepe.
Il culto è stato presieduto dalla pastora Maria Adelaide Rinaldi che ha predicato sulla parabola dei talenti.
Al culto, a cui hanno partecipato più di cento persone, è
seguita una agape fraterna.
A questi tre fratelli gli auguri
della comunità per una vita benedetta dal Signore.
Viaggio a Ginevra
SIENA — Tra il 28 aprile e
il 1" maggio abbiamo organizzato un viaggio a Ginevra, a cui
hanno partecipato una decina
tra membri, catecumeni, amici e
simpatizzanti della chiesa. Accolti con fraterna simpatia dal Centro riformato John Knox, dove
abbiamo alloggiato, siamo stati
guidati da amici ed amiche alla
conoscenza dei luoghi dove nacque la storia della Riforma ginevrina e delle strutture dove
questa storia ancora oggi si attualizza.
Il pastore Aldo Comba ha
messo a nostra disposizione con
fraterna gentilezza la sua esperienza e le sue conoscenze per
una visita al Consiglio ecumenico delle chiese, facendoci incontrare con il presidente delTARM Milan Opocenski, con il
giornalista Théo Buss e con il
responsabile delle relazioni ecumeniche con il Consiglio delle
chiese del Medio Oriente, Leopoldo J. Niilus.
Abbiamo pure seguito con interesse una visita guidata all’ONU ed accettato con riconoscenza la disponibilità della signora Raymond che ci ha illustrato i punti storici più significativi della vecchia città.
Il nostro soggiorno si è concluso con un invito a cena nella casa pastorale di Jean-Pierre
e Denise Jornod.
Abbiamo così potuto essere
informati dal pastore Jornod
sulla vita e la struttura della
Federazione delle chiese riformate svizzere ed ancora ricevere
dalla signora Jornod riferimenti
di teologia femminista e di cura pastorale.
Questi incontri ci hanno fatto molto bene perché, oltre ad
allargare il nostro orizzonte culturale, ci hanno fatto soprattutto condividere la bellezza dell’amore in Gesù Cristo.
6
6 prospettive bibliche
7 giugno 1991
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
I fondamenti della spiritualità riformata
Quella che pubblichiamo in questa pagina non
è una confessione di fede in senso classico, e neppure è la dichiarazione di una chiesa. Si tratta piuttosto di una serie di tesi personali di un credente,
la cui fede entra in dialogo con le generazioni del
passato e con quelle del presente.
L’epoca delle grandi confessioni di fede s’è
probabilmente conclusa. Ciò non vuol dire che, in
momenti eccezionali, non sia necessario alla chiesa
trovare i criteri per identificare se stessa, definire
la propria identità. Solo per rimanere nel nostro secolo, abbiamo alcuni esempi significativi. La confessione di Barmen, assai nota, con la quale la
« chiesa confessante » diceva il suo « no » al nazismo e indicava la via della testimonianza ad ogni
costo. Un altro esempio che può essere ricordato è
quello della chiesa presbiteriana di Cuba. In un momento di profondi rivolgimenti sociali e politici, non
fa strano che quelle chiese abbiano sentito la necessità di ripensare se stesse, alla luce dei nuovi
avvenimenti. Per venire molto vicino a noi nel tem
po e nello spazio, è da citare la confessione di fede
delle chiese battiate, approvata nel corso della loro
ultima assemblea (e pubblicata a suo tempo sul
nostro giornale).
L epoca delle grandi confessioni di fede s'è
conclusa, nel senso che è cambiata la confessione
di fede stessa. Infatti nel XVI e XVII secolo
essa serviva a distinguere l’ortodossia dall’errore,
la vera chiesa dalla falsa chiesa, il vero evangelo
dal falso evangelo, e quindi in un certo senso a
delimitare spazi, erigere steccati o scavare dei
valli. Ma oggi la confessione di fede non sembra
voler più assolvere a quella funzione. Anche se, certo, non è finita l’epoca dei distinguo, dei no e dei
sì, né è venuta meno la necessità della decisione e
della « pro-testa >• (del testimoniare a favore della
verità dell’Evangelo), confessare la fede oggi assume di più il carattere di ricerca e di dialogo.
Succede così che i catecumeni, entrando a far
parte attiva della chiesa, spesso elaborino delle
« confessioni di fede » che, più che essere tali in
sensp tecnico, sono delle dichiarazioni ordinate dei
vari punti nei quali si articola la fede. Una esposizione sintetica, dunque, di ciò che si crede, più che
una frontiera che separa e per difendere la quale
si è pronti a dare la vita.
Le tesi che pubblichiamo appartengono a questo secondo ordine di cose. Ci pare che esse, più
che distanziare, rifiutare, condannare, tendano a
gettare dei ponti, a costruire un dialogo. Nel dialogo l’identità degli interlocutori non può essere
confusa, indistinta; da qui la necessità di dichiararsi, per poter dar luogo ad uno scambio reale.
Può, inoltre, essere interessante vedere quali
cose del patrimonio della chiesa vengano oggi sottolineate, riprese e sviluppate; oppure, ancora, in
quale ordine esse vengano sistemate, e perché.
La confessione, infine, può far capire il punto in cui
ci troviamo, e come la fede agisce in un determinato luogo e spazio, (red.)
Premessa
1) 7 punti fondamentali della pietà
riformata possono essere individuati
differentemente. Qui si esprime un
punto di vista personale. Non si tratta di riferire il pensiero teologico
dei riformatori (Zwingli, Calvino,
Bullinger, Knox), ma le caratteristiche della pietà riformata di oggi, che
naturalmente è radicata nella tradizione della Riforma. Lo scopo di queste tesi è di illustrare il contributo
specifico della pietà riformata alla
fede cristiana nelle sue varie forme.
Cristo, il centro
della Scrittura
2) La pietà riformata si fonda sulla Bibbia, con cui si pone in continuo
confronto. Non si ferma alla lettera
bensì cerca di affermare lo spirito
della Bibbia, il senso dei testi biblici,
onde poterlo tradurre nella situazione della vita quotidiana presente.
3) Centro della Sacra Scrittura per
noi è Gesù Cristo. Partendo da questo centro cerchiamo di capire e interpretare la Bibbia. Cristo dunque
è la norma che ci guida nello studio
dei testi biblici.
4) La pietà riformata tiene anche
conto dell'Antico Testamento e pertanto i salmi detengono un ruolo importante negli innari. Ma importanti
sono soprattutto i testi profetici. I
profeti sono i precursori di Gesù. Da
loro possiamo imparare come tradurre nella vita quotidiana il messaggio
della signoria di Dio. I profeti hanno grande importanza perché indicano il rapporto esistente tra fede e responsabilità politica.
5) In modo particolare ci sono le
lettere di Paolo per chiarire cosa sia
la fede e il rapporto che esiste tra
l’opera di Dio e le azioni umane.
Non la nostra, ma la
bontà di Dio salva
6) Tutti i riformati, con i luterani,
affermano che non si può guadagnare il cielo con le opere ma si è salvati soltanto per grazia. Non la bontà
nostra, ma la bontà di Dio salva.
7) La liturgia del culto domenicale
di alcune chiese riformate comprende la confessione dei peccati e l’annuncio della remissione. Altre chie
se ancora hanno liturgie di ringraziamento per la misericordia di Dio che
per sua grazia ci fa vivere.
8) La pietà riformata non aspira
alla santità bensì alla fiduciosa gratitudine in Dio, alla certezza della salvezza.
9) Per questo motivo la dottrina
della predestinazione fu tenuta in
grande conto dai riformatori. Essa
significa che non siamo noi a decidere, ma Dio. Non siamo noi a donarci la fede, ma Dio. Calvino ha anche predicato una predestinazione alla perdizione, mentre per Zwingli e
Bullinger la dottrina della predestinazione è legata, come dice Paolo, alla speranza del perdono totale.
Vivere come
creature di Dio
10) La fiducia di essere accolti quali figlioli di Dio è collegata al nostro
tentativo di vivere quali figli di Dio.
11 ) Pertanto anche il Sermone sul
monte diventa una norma di vita,
compreso il versetto che ingiunge di
essere perfetti come è perfetto il Padre nostro nei cieli, e si manifesta
nell’amore verso il nemico. Il Sermone sul monte non intende mostrarci
solo tutta la grazia di cui abbiamo
bisogno, ma vuole indicarci anche la
via da seguire. Per la nostra salvezza poco importa arrivare più o meno
lontano, poiché la pietà riformata vive nella fiducia della grazia divina. E
se crediamo nell’amore di Dio, non
possiamo far altro che cercare di
metterlo in pratica nella vita quotidiana.
12) Se però non è ancorata nella
grazia divina allora la pietà riformata può facilmente cadere nel legalismo, in un austero puritanesimo.
Un rapporto
diretto con Dio
13) La pietà riformata non riconosce nessun intermediario con Dio, ad
eccezione di Gesù Cristo e dello Spirito Santo. In quanto figlio di Dio
ognuno può rivolgersi direttamente
al Padre in preghiera e non abbisogna di persone interposte, come Maria, i santi, i preti.
14) Poiché ogni cristiano e ogni
cristiana stanno di fronte a Dio con
la propria coscienza, la pietà rifor
mata non può demandare l’ubbidienza a Dio ad una terza persona in sua
rappresentanza.
Tutti sono sacerdoti
e sacerdotesse
15) Secondo il concetto riformato
tutte le creature sono uguali di fronte a Dio. La chiesa riformata non conosce sacerdoti consacrati. Tutti i
cristiani sono chiamati a proclamare
Iddio in un servizio di sacerdozio
universale.
16) Le chiese riformate sono chiese laiche con membri a uguale diritto, che eleggono i propri pastori e i
propri consigli di chiesa. Esse hanno una struttura democratica.
17) Gli stessi pastori e pastore sono in fondo dei laici preparati con
una seria istruzione teologica atta a
poter comprendere il senso di un testo biblico al fine di tradurlo nella
realtà presente. Essi provvedono alla
distribuzione dei sacramenti secondo
l’insegnamento del Nuovo Testamento.
18) Per difendersi dal fanatismo e
per garantire una seria interpretazione della Bibbia molte chiese riformate sono diventate chiese di pastori.
Nessun mediatore
alTinfuori di Cristo
19) Per la pietà riformata al centro
di tutto sta il rapporto diretto con
Dio, trino e uno. Rifiuta pertanto
l’adorazione di Maria, dei santi, delle
immagini, la benedizione di oggetti
come pure la concezione di un potere magico dei sacramenti.
20) Per la spiritualità riformata i
sacramenti sono parola visibile. Il
messaggio dell’amore di Dio si manifesta soprattutto nella festosa e operante comunione dei membri di chiesa quale corpo di Cristo.
Cristiani adulti
21) L’educazione riformata tende a
formare dei cristiani adulti e responsabili. Essa cerca di promuovere il
contatto diretto con Dio nonché di
sviluppare il giudizio personale in
questioni spirituali e secolari.
22) Istanza suprema è la volontà di
Dio che si è chiaramente manifestata
in Cristo e si riflette nella coscienza.
23) Fidando nella bontà divina il
cristiano riformato cerca di essere
sincero e leale di fronte a Dio. Per
lui quindi onestà, rettitudine, sincerità sono valori importanti.
Perìcolo
deH’individualismo
24) Nella pietà riformata esiste talvolta una tendenza all’individualismo; si corre il pericolo di sottovalutare che cosa significhi l’ascolto comune della parola di Dio, ricercare
assieme la sua volontà, pregare e
cantare insieme, aiutarsi e sostenersi
reciprocamente nel dialogo spirituale.
Corresponsabili verso
lo stato e la società
25) I cristiani riformati si sentono
politicamente corresponsabili membri politici della società in cui vivono. Ciò dipende dal fatto che la Riforma, in Svizzera, nella Germania
meridionale, in Alsazia è stata realizzata politicamente da cittadini emancipati assieme ai loro pastori.
26) L’esperienza di democrazia nella chiesa stimola nel cristiano riformato una coscienza democratica risvegliando simpatia per la democrazia come forma di stato.
27) La pietà riformata cerca di
orientare le situazioni sociali e politiche verso i principi di giustizia voluti da Dio, ma anche fra i riformati
esistono opinioni divergenti su come e fin dove sia possibile spingersi.
Alcuni si ritengono appagati dal raggiungimento di uno stato di diritto,
altri vorrebbero che si sviluppasse
vieppiù uno stato sociale che si
estenda su scala mondiale. Per cui si
trovano riformati nelle file dei conservatori, dei liberali, dei socialisti,
dei verdi. Poiché per la pietà riformata la giustizia di Dio è norma da
seguire nelle strutture politiche, essa
induce spesso ad assumere una posizione sociale critica.
28) Nella mentalità riformata le
leggi e le forme di stato non sono
sacrosante. Si ubbidisce o ci si assoggetta secondo coscienza, opponendo
resistenza in caso estremo.
Hans Hulrich Jäger
7
7 giugno 1991
obiettivo aperto
LA RIORGANIZZAZIONE MILITARE DOPO LA GUERRA DEL GOLFO
La difesa armata del
«Nuovo ordine mondiale»
La risposta alla domanda di giustizia dei popoli non è un esercito
forte, moderno, costoso, ma la costruzione di una cultura della pace
« La guerra del Golfo è stata
esemplare dei conflitti di nuovo tipo che devono essere rapidi, veloci e con poche vittime ». Queste
sono le parole del capo di Stato
maggiore della Difesa italiana che
sintetizzavano, in poche efficaci
battute, il giudizio dei comandi
militari del nostro paese sull’ultima sanguinosa guerra che tutti abbiamo vissuto e sofferto, davanti
alla televisione, nell’inverno scorso.
A parte la valutazione disinvolta sulle poche vittime (forse più
di 200.000 iracheni, in maggioranza civili), la definizione citata fa
di questa guerra un vero e proprio
prototipo, e rilancia in modo robusto ed impellente il progetto di
riforma delle Forze armate italiane, che da molti anni entra ed
esce periodicamente dai cassetti
della Commissione difesa della Camera.
Il nuovo modello
dì difesa
Infatti, la guerra del Golfo era
appena terminata quando la suddetta Commissione ha convocato i
capi di Stato maggiore delle tre
Armi per informarli dell’ultimo
documento elaborato, appunto il
« Nuovo modello di difesa » della
Repubblica italiana. Esso viaggia
su due binari principali: il primo
è quello classico della difesa delle
frontiere che vede, dopo il crollo
dei regimi dell’Europa orientale e
quindi del loro potenziale pericolo
militare, lo spostamento del fronte verso Sud, verso il Mediterraneo. Ciò comporta un diverso dislocamento strategico delle truppe
ed una loro consistente ristrutturazione.
Il secondo binario è relativamente nuovo e del tutto politico;
la partecipazione delFltalia ad
operazioni militari « fuori area »,
dove gli « interessi vitali » della
NATO siano minacciati. Prende
forma e consistenza, alla luce appunto della partecipazione italiana alla guerra del Golfo, il progetto fatto balenare fin dal tempo
dell’installazione dei missili di Comiso della costituzione di una
« forza militare di pronto intervento » proiettata oltre i confini
della patria, per tutelare gli interessi propri e degli alleati atlantici e per ristabilire 1’« ordine mondiale » violato.
Naturalmente per poter viaggiare su questo secondo binario
non è assolutamente sufficiente
l’attuale esercito di leva, ma bisogna puntare decisamente ad una
« task force » di guerrieri di professione, lasciando eventualmente
ai soldati di leva (magari con una
ferma ridotta) la difesa dei confini
e del territorio.
Si profila così una specie di divisione dei compiti all’interno di
un modello che non può più chiamarsi di difesa ma die, di fatto, si
trasforma in un « modello di attacco/difesa », assolutamente inedito nella nostra storia repubblicana e certamente non previsto
dalla Costituzione.
Esercito di leva
o professionale?
A partire da questo progetto si
riapre quindi la discussione su
esercito professionale/esercito di
leva (sul quale anche questo giornale aveva aperto un dibattito circa 2 anni fa),, soprattutto riguardo
alle presunte maggiori garanzie di
democraticità del secondo rispetto
al primo. Al riguardo è esauriente un interessante articolo di Giorgio Rochat, comparso recentemente sul Manifesto, che presenta un
excursus storico sulle forme di coscrizione dalla Rivoluzione francese ad oggi, e sostiene giunto il
momento di « una revisione critica del mito diffuso nella sinistra
italiana che l'esercito di leva sia
di per sé una garanzia di demo
SCHEDA
Il servizio militare
nei paesi della NATO
£i=i CO E CL ’> ti 0) St: LJ .„p o’* <X> C c O Q „p O' CO c o o > CO co zs Q
Belgio 2,2 91.570 3,9 66,7 8-10 mesi
Canada 2.0 83.000 100
Danimarca 2,2 29.600 66,5 9-12 mesi
Francia 3,3 476.560 2,7 48,5 12 mesi
Germania Occid. 2,7 478.000 52.2 15 mesi
Grecia 6,7 201.500 0,9 34,5 22-26 mesi
Italia 2,2 385.100 (9 33,0 (’ ) 12-18 mesi
Lussemburgo 0,7 720 100 3 anni
Norvegia 2,9 37.000 37,3 12-15 mesi
Olanda 3,2 105.975 1,4 54,0 14-17 mesi
Portogallo 3,2 73.040 33,0 16-24 mesi
Gran Bretagna 5,3 327.100 5,0 100
Spagna 2,4 320.000 33,1 15 mesi
USA 7,1 2.151.568 10,0 100
Turchia 3,3 630.000 12,4 18 mesi
(') Il servizio militare femminile non è previsto in Italia, Islanda e Lus
semburgo. , ..
(') Canada, Gran Bretagna, USA e Lussemburgo hanno un esercito di soli
volontari.
P) Compresi i carabinieri.
FONTE: • The Military Balance 1985 », Istituto di studi strategici, Londra.
AH'epoca, ovviamente, la Germania era ancora divisa tra Est e Ovest.
craticità ed una tutela contro i colpi di stato ». Scrive Rochat: « Basterebbe essere attenti alle due
peggiori dittature militari degli anni ’70 e ’80, quella cilena e quella argentina, che si basavano su
truppe di leva». Ed ancora: «Il
ruolo politico di un esercito non
dipende automaticamente dal tipo di reclutamento, bensì dal quadro politico generale e dall’insieme dei rapporti tra le Forze armate e il paese » e che « la distinzione tra esercito di leva ed esercito
professionale non è dettata da scelte politiche, ma dal tipo di guerra
verso cui si orientano le Forze
armate ».
Aumentare il bilancio
delia Difesa
Eccoci quindi, al di là delle discussioni ideologiche, al cuore del
problema. Quali Forze armate, per
quale tipo di guerra. E per essere
pronti ad un tipo di guerra simile
a quella del Golfo, altamente specializzata e piena di nuove tecnologie, il documento della Commissione difesa parla di un contingente di 80-100 mila volontari
professionisti, affiancati da riservisti in caso di mobilitazione (la
NATQ più prudentemente parla
di 25.000 militari italiani, all’interno di una forza di reazione rapida
di 150 mila unità).
A questo punto nasce il primo
grosso problema, quello dei soldi.
Siccome da analisi fatte risulta
che un soldato professionista costa
come dieci soldati di leva, nonostante la possibilità di un ridimensionamento delle forze di leva, sarebbe necessario un finanziamento
pubblico di almeno 50.000 miliardi per riorganizzare su queste basi
le Forze armate. Qggi si spendono
per la difesa nel suo complesso
(carabinieri compresi) circa 25.000
miliardi. Si profila dunque un modello militare estremamente costoso che, vista la situazione finanziaria, non potrebbe che sottrarre
soldi ad altri capitoli di bilancio
dello stato, magari ancora una
volta alle spese sociali e sanitarie,
e che andrebbe a stravolgere il
rapporto tra spese militari e prodotto interno lordo (PIE) che vede l’Italia fortunatamente agli ultimi posti tra i paesi occidentali
(vedi tabella).
Rilanciare l’industria
bellica
Non si tratta solo di stipendio
ai « guerrieri » (oltre 2 milioni al
mese), ma di investire molto in
tecnologie ed armamenti. Secondo
il citato documento l’esercito di
volontari dovrà essere « dotato di
mezzi evoluti che ne consentai o
l’integrazione a livello europeo, anche mediante il potenziamento delFaeromobilità e della difesa anticarro mediante elicotteri... ».
Vista l’efficacia dimostrata dai
missili/antimissile Patriot, perché
non comprarli o meglio, come ha
recentemente sostenuto il ministro
della Difesa, Rognoni, non comprare i brevetti e costruirli noi
stessi, contribuendo così al rilancio dell’industria bellica italiana?
Vista la brutta figura fatta con gli
americani e con gli inglesi che
hanno dovuto rifornire in volo i
La guerra ha rilanciato l'industria bellica di armi convenzionali ad
alta tecnologia.
nostri Tornado con i loro aerei cisterna, perché noi ne eravamo
sprovvisti, perché non dotarci di
questo mezzo essenziale per le
« missioni in profondità »?
Ma servono anche gli aerei radar per gestire il sempre più complesso sistema di informazione, e
i caccia a decollo verticale da installare sulla portaerei Garibaldi,
e gli elicotteri da battaglia che
hanno fatto strage dei carri armati di Saddam Hussein, e avanti di
questo passo. Forse è il momento
buono per gli Stati maggiori delle
tre Armi per avanzare con possibilità di successo le richieste che
da tempo hanno nel cassetto. Così
nessuno potrà più dire che la nostra presenza nel Golfo è stata
« simbolica », come incautamente
ha fatto quel giornalista inglese
che si è preso del « gran figlio
di... » dal nostro presidente della
Repubblica. Anche a questo proposito nasce un problema di soldi: l’associazione dell’industria
bellica parla di «10 mila miliardi
all’anno per sostenere questo nuovo grande ammodernamento ».
La guerra per
restaurare l’ordine
Ma non esiste solo un problema
strettamente finanziario, esiste anche un problema di reclutamento
non facile. Il generale Canino, capo di Stato maggiore dell’esercito,
sostiene che sinora il reclutamento
dei volontari (per una ferma prolungata di due anni), ad uno stipendio mensile di 800 mila lire,
è stato « una vera e propria Caporetto». Con grande fatica sono
stati trovati 9.000 uomini (il 3%
delle Forze armate) per ruoli tecnico-operativi di cui « alla fine della
ferma ne è stato messo in congedo
il 77% per mancato superamento
del corso di specializzazione o perché non idonei al grado superiore». Si tratta soprattutto di giovani
provenienti dalle zone più depresse del Mezzogiorno, che vedono
nell’esercito una fuga dalla disoccupazione. Come dice il generale
Cappuzzo: « Per attirare i giovani
nell’esercito professionale bisognerà dar loro una paga mensile pari
a quella dei carabinieri (2 milioni
duecentomila lire). Meglio se qualcosa di più. Bisognerà anche coprire gli obblighi sociali: liquidazione, assistenza malattie, ecc. Poi
la cosa migliore sarebbe offrire ai
giovani che hanno fatto il volontariato uno sbocco nelle forze di
polizia, nelle guardie di finanza,
nei vigili del fuoco e anche nella
protezione civile ».
Come si vede un gran parlare di
guerre e di preparazione alle guerre; guerre non più lontane ed irrealistiche, ma guerre probabili al
fine di ristabilire 1’« ordine mondiale » ovunque esso sia violato,
sull’esempio appunto del prototipo già sperimentato. E, come dice
Raniero La Valle, « poiché il mondo pullula di umiliati, offesi, affa
mati, dominati, popoli in via di liberazione dai quali l’ordine esistente è sentito come oppressivo,
i punti di rottura possono insorgere ovunque, e dovunque quindi
la guerra ne potrà e ne dovrà essere il rimedio, la forma di governo; la guerra come strumento universale di reazione legittimista e di
restaurazione dell’ordine vigente ».
Costruire una
cultura della pace
Alla luce di questa situazione
probabilmente il 1991 rappresenta
un punto di svolta decisivo per il
futuro della politica a livello
mondiale. Q si procede sulla linea
di affrontare i conflitti, che certamente non diminuiranno, con lo
strumento della guerra e sulla
falsariga di quanto sperimentato
nel Golfo, o si lavora fin da ora
senza risparmio di energie al ribaltamento di questa logica, sia sul
piano della cultura che sul piano
dell’etica e del diritto.
Nella prima direzione viaggiano
certamente i comandi NATO e gli
Stati maggiori (ma questo è il loro
mestiere), ma anche i nostri governanti, nonostante la solenne
promessa che questa sarebbe stata
l’ultima guerra. Nella seconda direzione, a parte piccoli gruppi di
pacifisti storici sempre combattivi
ed impegnati (come chi in questi
giorni pratica l’obiezione fiscale alle spese militari), sembra manchi
la forza e la resistenza di quel
« popolo della pace » che, se ha
riempito le piazze per dire il suo
no alla guerra prima e durante il
conflitto, ancora una volta pare
riaffondare e quasi scomparire
quando si tratta di fare un’opera
di prevenzione, attraverso un lavoro in profondità e su tempi lunghi. Sembra quasi che, immersi nel
nostro quotidiano, siamo incapaci
di pensare e costruire sia una cultura della pace che una politica
razionale e concreta che ponga le
basi per una convivenza mondiale
non più basata sulla guerra e sul
dominio.
Aldo Ferrerò
l’eco
delle valli valdesi
Dir. respons. Franco Giampiccoli.
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10066 TORRE PELLICE (To)
8
8
ecumenismo
7 giugno 1991
INTERVISTA AL PROF. PIETRO BOLOGNESI
GUSTAV ADOLF WERK
Fondamentalisti perché Gettare ponti
Non confondere fondamentalismo e neofondamentalismo - Rispettia- dedicata all'Europa orientale e
mo il modo In cui la Scrittura si presenta - Essa è la sola autorità ”
Se da tempo dedichiamo spazio al fondamentalismo evangelico (recensioni a riviste e libri,
cronache, note critiche) è perché
siamo convinti che, accanto alla
curiosità per i ’’lontani” (i non
cristiani, oggi assai di moda),
dovrebbe trovar posto l’attenzione per i più vicini ’’minoritari”,
spesso trascurati o sommariamente classificati. Ci siamo
rivolti al prof. Pietro Bolognesi,
direttore del centro IFED di
Padova e esponente di area
’’fondamentalista”, per un’intervista che ci aiuti a colmare
eventuali lacune nella nostra
informazione.
E’ impressione abbastanza diffusa che sia difficile ottenere un
colloquio con esponenti dell'area
a cui lei appartiene: è vero?
Le impressioni non sono facili
da controllare, ma se è così me
ne dispiace. La Parola di Dio
invita ad essere sempre pronti
a rispondere a chi domandi ragione della speranza che è in
noi; mi pare dunque profondamente ingiusto rifiutare il dialogo. Certo c’è il timore di essere
fraintesi, strumentalizzati e talvolta ci si sente anche impreparati ad alcune forme di dialogo.
Gli "evangelici” (1) però non
sarebbero chiusi al dialogo se
si desse loro la possibilità di
esprimersi liberamente.
Potrebbe darci qualche notizia
sui vari tipi di fondamentalismo,
soprattutto in relazione all’Italia?
Siccome ’’Studi di teologia” (2)
ha dedicato un intero numero
al fondamentalismo, mi sento
più Ubero di esprìmermi. Chi
l’ha Ietto sa che è necessario
distinguere fra ’’fondamentalismo” e ’’neofondamentalismo”.
In Italia comunque è possibile
registrare un’ampia gamma di
posizioni che va dai neofondamentalisti separatisti (B. Standridge e altri missionari) e dispensazionalisti (Istituto biWico evangelico, Roma), ai fondamentalisti
conservatori (battisti del Sud,
Fratelli), riformati, anabattisti
(mennoniti), wesleyani (Chiesa
del Nazareno), pentecostali (ADI,
comunità indipendenti), carismatici (restaurazione), evangelismo
radicale. Pur nella loro particolarità, tutte queste posizioni si
ispirano ad un comune impegno
verso la Scrittura intesa come
Parola di Dio autorevole e ispirata.
Esistono periodici di questi
diversi orientamenti a cui si
possa far riferimento?
Direi che per lo più si tratta
di periodici di informazione o
a carattere divulgativo. Tra essi
si possono segnalare ”La voce
del Vangelo” (neofondamentalista separatista), ’’Certezze” (consen'atore), ”11 Nazareno” (wesleyano), ’’Voce pentecostale”,
’’Pentecostali oggi” (pentecostale), ’’Tempi di restaurazione”
(carismatico). Questa presentazione è molto lacunosa e potrà
essere criticata per la sua parzialità, ma potrà dare un’idea di
quanto variegato sia il fenomeno
che troppo facilmente viene indicato con un solo termine.
C'è la sensazione che lei ritenga di essere il rappresentante del
fondamentalismo classico, quello
autentico. E,’ così? E in che senso?
A mio modo di vedere l’orgoglio
S'pirituale e la franchezza — o
’’parresia” (3) — che deriva dall’Evangelo sono due cose da tenere ben separate. Per quanto riguarda noi qui a Padova riteniamo di essere solo dei rappresentanti, perché in Italia ve ne
.sono altri rimasti ancorati alle
vere fondamenta del Vangelo,
della Riforma, del Risveglio e
che si troverebbero dunque a
loro agio nelle linee proprie del
fondamentalismo d’inizio secolo.
Due fattori, purtroppo, rendono
complesso il raggruppamento di
tali evangelici. Primo; la mancanza di informazioni adeguate,
per cui non si sa sempre chi
sono coloro che si ritrovano in
questo filone di pensiero; secondo; come ai tempi della Riforma,
si devono anche oggi registrare
fenomeni di ’’nicodemismo”. Sono in ogni caso persuaso che la
comunione di fede sia più importante dell’unità di struttura.
Per quali motivi gli altri tipi
di fondamentalismo non sarebbero autentici?
La sua domanda, se mi consente, sembra continuare a porre
ingiustamente sullo stesso piano
fondamentalismo e neofondamentalismo. Un simile equivoco
non aiuta. Mentre il neofondamentalismo è preoccupato dell’interpretazione letterale della
Scrittura, il fondamentalismo
non lo è; pur non essendo indifferente alla lettera, è impegnato
a rispettare il modo in cui la
Scrittura si presenta. Riconosce
perciò i diversi modi della rivelazione che hanno consentito una
certa varietà di generi letterari
e fa così largo uso degli strumenti di indagine letteraria e storica,
senza comunque avanzare pregiudizi nei confronti del soprannaturale presente nella Scrittura.
Il riconoscimento dei vari generi
letterari, e quindi anche della
storicità dei racconti biblici, non
abolisce la dimensione della Parola di Dio che la Scrittura possiede. Storia e fede costituiscono
un intreccio indissolubile; la Bibbia non ha interesse ner la storia in sé e per sé, ma solo in
quanto attraverso di essa l’uomo
viene posto di fronte a Dio. Il
neofondamentalismo può dunque
apparire come una degenerazione
del fondamentalismo. Il fondamentalismo, dal canto suo, pur
confessando l’ispirazione e l’autorità della Scrittura, non è aprioristicamente letteralista, né è
chiuso alla cultura autentica.
Neofondamentalisti e fondamentalisti sono uniti nel riconoscere
l’importanza della Scrittura.
In una recente recensione ad
un numero della rivista da lei diretta, a proposito della guerra
spicca il contrasto fra il pacifismo di alcuni gruppi fondamentalisti ( ad esempio i mennoniti) e l'accettazione dell’idea di
"guerra giusta" da parte di altri
(alcuni gruppi di evangelicals
americani). Nel caso di opposte
interpretazioni delle Scritture
quale può essere il criterio di
scelta? Perché affidarsi a un
gruppo piuttosto che ad un altro?
Una sana identità fondamentalista induce a mantenere quello
che fu il principio della Riforma
e cioè « Scriptura sui ipsius interpres ». Ciò che deve essere privilegiato non è tanto Puniformità
delle interpretazioni, ma una
piattaforma adeguata da cui si
possa partire per orientarsi ed
essere fedeli a colui che ha parlato. Nessun gruppo di teologi, per
quanto autorevole possa essere,
può essere posto sullo stesso piano della Scrittura; ecco perché è
possibile, tra fondamentalisti che
hanno la Scrittura come sola autorità, dialogare fra pacifisti e
non. Il dibattito tra le varie tradizioni all’interno del fondamentalismo duna da tempo e sembra
mantenere tutto il suo senso perché i cristiani possano essere
sempre più fedeli all’unica autorevole Parola'.
Intervista a cura di
Paolo T. Angeleri
' Nel senso anglosassone di « Evangelicals » e • non nel significato che
nell’area tedesca e italiana ha assunto.
^ Rivista dell’Istituto per la formazione evangelica e documentazione
(IFED) - Via Jacopo della Quercia, Padova.
^ Dal greco: libertà di parola, franchezza, schiettezza.
Dal 10 al 13 maggio si è tenuta
a Backnang, presso Stoccarda, la
festa annuale della Gustav Adolf
Werk del Württemberg, col seguente motto; «Gettare pontiosare vicinanza » (Brücken Schlagen - Nähe wagen). Centinaia
di persone raccolte nei diversi
momenti assembleati, decine di
ospiti provenienti da varie chiese minoritarie (la Chiesa valdese
era rappresentata da Vera Coìsson, Andrea Ribet e dal sottoscritto), numerose occasioni di
incontro e di conoscenza.
La Gustav Adolf Werk è abbastanza conosciuta nei nostri ambienti, iavendo collaborato finanziariamente a numerosi progetti;
si tratta, per chi non ne avesse
mai sentito parlare, di un’opera
che raccoglie fondi da indirizzare
alle chiese evangeliche in situazione di diaspora, in Europa e
nel :mondo.
I fondi targati GAW non provengono dalle tasse ecclesiastiche versate alle chiese territoriali dei diversi Länder, ma sono
collettati, per così dire, « porta a
porta »; inoltre, se si eccettuano pochissimi funzionari (per il
Württemberg due, più una segretaria), i collaboratori, pastori e
« laici », sono volontari, che dedicano all’impegno per le chiese
della diaspora il loro tempo libero. Non sempre questo impegno
è apprezzato dalle chiese locali;
mi è stato raccontato il caso di
un vicario perentoriamente invitato a cercarsi un’altra sede, perché i suoi frequenti viaggi nella
diaspora, benché corhpiuti utilizzando le ferie, non erano graditi alla comunità...
La festa di Backnang ha forse
avuto il suo momento più interessante nella giornata di studio
dedicata alla situazione dell’Europa orientale e al ruolo delle
chiese nella casa comune europea. E’ emersa la discussione in
corso in diverse chiese dei paesi
dell’ex blocco comunista, sui rapporti con i defunti regimi. Più o
meno tutte le posizioni sono rap
presentate; si va dalla Chiesa dei
fratelli boemi, che riconosce ( senza complessi, ma non senza accenti autocritici) la propria lealtà
nei confronti dello stato socialista, fino alle grida di giubilo per
la caduta della « Babilonia comunista », da parte di ambienti
« evangelical », a volte anche interni alle chiese cosiddette storiche (ad alcune chiese luterane, ad
esempio).
In merito al tema « chiese nell’Europa unita », la proposta del
Sinodo valdese di una sorta di
« sinodo protestante europeo » ha
suscitato un certo interesse. Nelle discussioni a quattr’occhi, tuttavia, si faceva notare che, a livello di base, non si era avuto
alcun dibattito su questo punto;
le risposte eventualmente inviate
sono frutto esclusivo delle direzioni ecclesiastiche.
Fulvio Ferrarlo
ROUBAIX
Una città
dell'Evangelo
Per Iniziativa di un libraio protestante, un gruppo ecumenico di Roubaix ha lavorato alla costruzione di
una città dell’evangelo. A fianco della libreria Cep, nell'ex villaggio operaio dell'industria tessile, saranno ristrutturate alcune case che contornano un cortile con al centro una fontana. Esse conterranno una esposizione permanente sulle figure e sul popolo della Bibbia.
In questo villaggio era iniziata nel
1903 per opera del past. Elie Gounelle, tra I promotori del ■■ christianisme social », un’azione evangelizzatrice tra e con gli operai. Il villaggio,
ormai abbandonato dagli operai, diventa così un nuovo centro di evangelizzazione con moderne tecniche di comunicazione.
ISCHIA: SEMINARIO SULL’IDENTITÀ’ DEI LUTERANI IN ITALIA
Quale comunità modello?
Il 28-30 aprile, a Ischia, si è
svolto il Seminario postsinodale
sull’identità ecclesiastica dei
membri della Chiesa evangelica
luterana in Italia.
Festa e lavoro
a Ischia
All’inizio i 60 partecipanti al
Seminario erano sorpresi di questo tema. ’’Festa” e ’’lavoro” sembrano in contrasto. Guardando
però più da vicino i temi di
lavoro dei singoli gruppi, il compito da svolgere diventava più
chiaro. In seguito, comunque,
l’aspetto lavorativo sembrava
prevalere, se non ci fosse stato
poi il ’’gruppo oasi”.
Immaginate un circolo più o
meno grande di persone, evangeliche o attirate dal protestantesimo, che desiderano unirsi in
un certo modo per formare una
comunità. In tal caso quali saranno le considerazioni da fare?
Uno dei gruppi sosteneva; "Abbiamo qualcosa da dire", sia
come evangelici, sia come cristiani luterani. Vogliamo agire in
pubblico e — portati dalla nostra
fede — occuparci dei problemi
del nostro tempo. Cominciamo
a cercare le soluzioni giuste per
i nostri matrimoni misti.
Un altro gruppo affrontava in
modo particolare l’argomento;
"Mio marito è cattolico”. Per
loro la cooperazione ecumenica
può funzionare soltanto se ognuno intende il linguaggio dell’altro,
se tutti evitano dei giudizi superficiali e se si guarda bene di non
ferire nessuno.
L argomento di un altro gimppo era "La comunità sotto la
Parola”. Soltanto la Parola di
Dio e la sua annunciazione sono
compito e base di ogni impegno
comune. Il gruppo seguente desiderava essere "Comunità per noi
o per gli altri". La chiesa è chiesa nel mondo e per il mondo,
e la sua responsabilità non consiste soltanto nel far guarire chi
e stato ferito, ma nell’evitare le
ferite.
Un gruppo di persone che soffre particolarmente per il ruolo
sono le donne.
va ha ancora oggi grande difricoità a essere accettata con i
e le sue ferite.
Anche il tentativo di identificazione con Maria di Magdala risvegliava ricordi di esperienze
dolorose. Di conseguenza ”Eva”
desidera un circolo di colloqui
fidati per le donne.
Un luogo di rinforzo dopo il
cammino attraverso il deserto
ci è stato offerto dal gruppo
Culto come oasi". Nell’oasi, che
non appartiene a nessuno, ognuno prende quel che gli serve e
dona quanto può. Qui il culto
diventa comprensibile, la liturgia
tradizionale è trasformata in un
linguaggio più vicino a noi.
Un gruppo poco amato trattava il tema "Teologia e denaro".
All’inizio nessuno si avvicinava
a questo tema. Però; ’’Chiesa è
solo chiesa”, come dice Bonhoeffer, ’’quando esiste per gli altri”.
E proprio per questo ha bisogno
di denaro. Non si tratta soltanto
di stipendiare i collaboratori
principali; la chiesa si verifica
come tale solo se i suoi membri
sono disposti a sacrifici economici per realizzare la diaconia
e l’incarico pubblico.
Su tutte le relazioni dei gruppi
si abbattevano le critiche dei
’’brontoloni”, con il loro; "Questo in nessun caso!”. Dopo tutti
i loro lamenti mettevano in guardia i presenti a non aver solo
pretese verso la chiesa e le comunità e invitavano infine tutti
a non presentarsi a mani vuote,
ma a scambiarsi le loro esperienze e i loro segreti.
Come sarà la
comunità ideale?
L’accumulo di desideri, idee ed
ammonizioni portava i partecipanti al seminario a riflessioni
nuove non solo nei riguardi della propria comunità ma in special modo verso la nostra chiesa,
la CELI. I presenti si accorgeva
no con rammarico di quanto la
propria comunità fosse orientata sulla persona del pastore, e
quanto manchi la consapevolezza che essere membro di una
comunità significa anche essere
membro di una chiesa.
Il compito seguente era la formazione definitiva della comunità-modello, con l’istituzione di
un solo posto stinendiato. Non c’è
da meravigliarsi dunque, dopo le
riflessioni fatte, che le strutture
ideate a questo punto fossero
assai diflerenti da quelle attualmente esistenti nella CELI. II
principio di tutti i progetti era il
desiderio di alleggerire i compiti del pastore; due gruppi volevano addirittura cercare di farcela senza un « funzionario » proprio. A tutti risultava che la
struttura della volontarietà della CELI e delle sue comunità richiede la responsabilità di ogni
singolo membro. Per conseguenza tutti devono essere disponibili ad un contributo sostanziale,
anche di genere finanziario.
A chiusura del seminario c’è
stato un culto preparato dal
« gruppo oasi », svolto dal pastore Schirrmacher (Ispra/Varese) con una liturgia diversa in
un linguaggio comprensibile od
attuale, molto impressionante ed
accompagnato da tanti nuovi canti.
Bärbel Naeve
9
7 giugno 1991
valli valdesi
VAL PELLICE
DIBATTITO
Nuovi servizi CRi
Fra qualche settimana, il 5, 6
e 7 luglio, la Croce Rossa di Torre Pellice tornerà in piazza per
alcuni giorni di festa; sarà ancora una volta un’occasione per
far conoscere la propria attività,
per incontrare quei volontari che
garantiscono un servizio di pronto intervento 24 ore su 24.
Quest’anno, nel campo dell’assistenza, verrà presentata un’importante novità; « Abbiamo effettuato — dice il presidente della CRI di Torre Pellice, Arnaldo
Bracchi — una scelta molto impegnativa: l'acquisto della prima
unità mobile di rianimazione al
Servizio della vai Pellice. Si tratta di un'ambulanza attrezzata in
modo particolare per il trasporto di politraumatizzati e infartuati nel breve periodo e successivamente per un intervento di trasporto urgente anche con personale infermieristico e medico a
bordo. Questa scelta è stata possibile unicamente grazie all’aiuto
. della popolazione locale che ha
contribuito generosamente all'acquisto del mezzo e delle attrezzature di bordo (i costi attuali sono di 98 milioni ma, per
l’acquisto del defibrillatore, occorreranno altri 21 milioni). Nella
scelta dell’equipaggiamento di
bordo abbiamo avuto la decisiva
collaborazione del nostro direttore sanitario, dott. Delleani, del
coordinatore sanitario dell’USSL,
dott. Rissone, e del prof. Mathieu
dell’Ospedale valdese ».
Per intervenire con il nuovo
mezzo occorrerà una preparazione specifica...
« Annualmente facciamo dei
corsi di aggiornamento; per l’unità mobile si sta svolgendo proprio in questo periodo un corso
di formazione specifico sia teorico che pratico per il pronto
soccorso. Naturalmente ci sarà
una collaborazione con i medici
deU'USSL; nei prossimi mesi
anche il servizio di guardia medica troverà sede in locali adiacenti quelli della CRI, in questo
favorendo anche la tempestività
degli interventi ».
Spostando un po’ l’orizzonte
Dopo il mezzo "fuoristrada”, è la volta dell’unità di rianimazione.
delle attività della Croce Rossa,
affrontiamo con A. Bracchi un
altro settore d’intervento; da alcuni mesi infatti i volontari CRI
stanno lavorando ad un progetto di protezione civile.
« Si tratta di un’attività statutaria della Croce Rossa che
è inserita nei piani di intervento
del ministero; a livello locale,
e in collaborazione in particolare
col Comune di Torre Pellice e
la Comunità montana, stiamo
facendo un’analisi di tutte le
forze operanti in valle ed eventualmente coinvolgibili in caso
di calamità. Si tratta di capire
perciò quali risorse siano effettivamente a d-isposizione, sia sul
piano umano e delle competenze
che delle attrezzature; tutto questo puntando ad un coordinamento globale. Purtroppo non tutti
i Comuni collaborano in questa
individuazione dei dati e questa
realtà oggettiva in qualche modo
può nuocere all’intero progetto.
A fine mese i dati verranno
elaborati e contiamo di organizzare quanto prima un incontro
dei vari gruppi in vista di una
vera e propria esercitazione in
autunno ».
Piervaldo Rostan
REGIONE PIEMONTE
Vaccino contro l’epatite
La nuova legge inerente l’obbligatorietà della vaccinazione
contro l’epatite virale B prevede che siano vaccinati obbligatoriamente sia tutti i nuovi nati nel primo anno di vita che
AVIS: gemellaggio
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 9 giugno avrà luogo
un gemellaggio tra i donatori di sangue della nostra cittadina ed
i donatori di Savines-le-Lac (Francia). Analoga cerimonia ebbe luogo a Savines-le-Lac il 9 settembre scorso. Al termine della cerimonia ufficiale, che avrà luogo nella sala consiliare, sarà inaugurata la nuova sede dell’AVIS. Dopo, trasferimento a Luserna
Alta dove gli Amici di Luserna hanno organizzato una minimanifestazione in costume. Chi lo desidera potrà visitare il parco
di proprietà dell’ordine di San Vincenzo (già proprietà dei Marchesi di Luserna d’Angrogna).
Festa degli acciuga!
DRONERO — Anche quest’anno molte iniziative, legate al vecchio mondo degli acciugai (mestiere caratteristico, un tempo, di
molti abitanti della vai Maira), saranno presentate nel mese di
giugno. Oltre a momenti musicali e di spettacolo, sono previsti
incontri e dibattiti su problemi della realtà alpina. (2osì si parlerà
di « Enti locali ed energia idroelettrica », sabato 8 giugno alle ore
10, ma verranno anche presentati prodotti e coltivazioni tipiche delle valli, si discuterà del possibile « Ruolo delle nuove tecnologie
nello sviluppo dei paesi d’Oc ».
Quest’anno si svolgerà anche la prima rassegna dei musei delle valli eccitane; insieme a quelli di Castelmagno e Sambuco, Cuneo e Marmora, saranno presenti anche i musei della vai Germanasca.
VISUS
di Luca Regoli & C. «ji
OTTICA • Via Amaud, 9
|.t 10066 TORRE FELLICS (To)
L'OTTICO DI LUSERNA
di Federico Regoli A C. m
Via Roma, 43
10063 LUSERNA 8. OlOVAOTÌl (To)
tutti i soggetti nel corso del 12°
anno di età per cui, nell’arco
dei prossimi 12 anni di validità dì questa legge, si avrà la
copertura vaccinale totale ■ di
tutte le ultime generazioni.
Questo significa che in Pienaonte ogni anno dovranno venir vaccinati circa 40.000 nuovi
nati ed altri 40.000 dodicenni,
circostanza che comporta un notevolissimo sforzo sia in termini di personale e di strutture
che rispetto alla non indifferente necessità finanziaria.
L argomento è stato oggetto
di una giornata di studio che
SI e tenuta a Torino un incontro allargato al tema più generale delle « Vaccinazioni non obbligatorie in Piemonte » (antimorbillosa, anti-rosolia, antipertosse, ecc.) che ha visto la
partecipazione in qualità di relatori di illustri esperti della
materia; fra i partecipanti: i direttori sanitari ed i coordinatori delle 63 USSL del Piemonte
primari ospedalieri e resnonsabili dei servizi interessati
E’ stata una importante occasione per fare il punto sulla
delicata materia delle vaccinazioni e sulle prospettive future
alla luce della legislazione vigente in via di continuo aggiornamento.
Prmcipale oggetto di approfondimento e stato senz^ltrc
quello citato delle vaccinazioni
a tappeto contro l’epatite B rispetto a cui peraltro la Regione Piemonte ha lanciato una
campagna di vaccinazione fin
dal 1984.
La recentissima decisione di
rendere obbligatoria la vaccinazione anti-epatite B in età pediatrica presuppone ovviamente un ulteriore sforzo modificando in parte una politica vaccinai6 adottata fino ad oggi, che
proponeva di fatto il vaccino
solo alle categorìe a rischio prioritariamente esposte alla possibilità di contagio, come gli operatori sanitari, i -figli di madri
portatrici del virus, i conviventi di malati o portatori, ecc.
30 anni di
Comunità montana
Venerdì 31 ha avuto luogo,
presso la Biblioteca della Casa
valdese, il secondo incontro programmato dal Centro culturale
sulla « Val Pellice verso il 2000 ».
La serata è stata condotta dalle testimonianze di tre oratori
sulla storia della Comunità montana vai Pellice. E’ giunta l’ora
di fare un bilancio di 30 anni
di vita, non per rilasciare patenti di merito o di demerito,
per promuovere o bocciare, ma
per vedere cosa possiamo fare
in avvenire.
Ettore Bert ha rievocato gli
anni delle origini, del Consiglio
di valle che si è costituito a
metà degli anni ’50 quando non
si parlava ancora di Comunità
montane, nato come coordinamento di iniziative e poi trasformatosi per le circostanze,
in particolare la crisi della Mazzonis negli anni ’60. Le idee
c’erano, la realizzazione fu più
difficile. Si era già allora capito
che occorre collaborare a livello di valle perché insieme si
può programmare, progettare,
gestire in modo più efficace che
da soli. La progettazione di uno
sviluppo industriale nella zona
di San Secondo, di un servizio
sociale efficiente, di una classificazione come consorzio furono
i primi elementi di un quadro
generale che dava alla valle la
sua fisionomia.
Con la costituzione della Comunità montana, ed è stato
Piercarlo Longo a rievocarne le
prime tappe, si passò a uno
stadio successivo: legislazione
organica, compiti nuovi, prospettive di pianificazione e programmazione che permettevano
di impostare il futuro. Si crearono i primi uffici; tecnico, di
piano, l’unità di servizi sociali;
la prospettiva di una comunità
moderna in grado di rispondere alle esigenze della popolazione, aiutando a vivere e migliorare stando in valle si delineò,
anche se con molti problemi.
Franca Coisson ha fatto in seguito il ritratto della terza fase
di questa vicenda; l’organizzazione della USL e più tardi della USSL 43, l’unità sanitaria e
socio-sanitaria, che nel caso nostro si identifica con la Comunità montana come territorio e
che come ente fornisce alla valle una base di servizi molto ampia, rispondente alle attese e alle esigenze; sono gli anni della
battaglia per il mantenimento
dell’ospedale che la programmazione regionale aveva cancellato
dalla zona (battaglia di cui oggi ci si scorda con troppa
facilità, dimenticando anche
l’impegno decisivo dato in questo settore dalla comunità valdese), della posa in opera di un
programma sanitario moderno.
Ma sono anche gli anni delle
cooperative agricole, della gestione dei progetti per il tempo libero, della creazione delle
squadre antincendio, dei corsi
per guardie ecologiche.
Molte di queste iniziative sussistono tuttora, altre sono entrate in crisi, altre ancora si sono trasformate, l’impegno per la
gestione della USSL è diventato
sempre più forte ed è doveroso
trarne un bilancio positivo: il
funzionamento delle nostre
strutture, degli ambulatori e dell’ospedale può dirsi ottimale
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(stando alla media italiana), la
filosofia della salute che presiede a tutto questo è moderna,
aperta alle esigenze del domani.
Si deve però anche mettere
sulla bilancia il grosso sforzo
di uomini e mezzi che questo
ha comportato per la Comunità in quanto tale; le sue strutture politiche hanno finito col
dedicare gran parte del loro impegno alla gestione del settore
socio-sanitario tralasciando quelli che potevano essere gli impegni più specifici della Comunità in quanto tale.
La crisi istituzionale degli ultimi tempi (distacco di Bricherasio, se avverrà, riforma della
riforma sanitaria con l’invio dei
commissari, taglio dei fondi con
l’inevitabile contrazione dei servizi) pone con urgenza la necessità di ridefinire il rapporto
territorio-Comunità, con proposte concrete su alcuni punti
chiave: ruolo della Comunità come organo di coordinamento,
collegamenti con le aree vicine
(Torino, Francia, Pinerolo), ricerca di una ipotesi di sviluppo. E’ quanto si cercherà di fare nei prossimi incontri del 14
giugno a Bibiana sulla viabilità
e del 28 a Torre Pellice sull’ambiente.
G. T.
Si ristruttura
la casa San Giuseppe
TORRE PELLICE — Si è co
stituito un comitato che si propone di sostenere la ristrutturazione della casa p>er anziani S.
Giuseppe. Il progetto, il cui costo supererà certamente i due
miliardi di lire, consentirà di
mantenere una sessantina di posti per anziani con strutture e
servizi idonei.
Il comitato, oltre a promuovere un’azione di tesseramento
con quote annuali diversificate,
sta organizzando anche delle iniziative a carattere culturale o
ricreativo di autofinanziamento;
sabato 8 giugno, alle ore 21.15,
si svolgerà un concerto di musiche d’autore e rock. La serata
si svolgerà presso il salone Opera della gioventù di via al Forte.
Caccia alla lattina
PINEROLO — Oltre metà degli
intervistati non sa che Talluminio è riciclabile; il 67% lo butta nei rifiuti comuni, il 3% nelle campane per il vetro, il 2%
fra il ferro vecchio; solo il 22%
lo porta nelle scuole dove esiste un compattatore.
Questi dati emergono da una
inchiesta condotta dai ragazzi
della scuola media S. Lazzaro
di Pinerolo.
I giovani hanno partecipato
alla « caccia alla lattina » che si
è svolta nel Pinerolese, ricevendo molte notizie sull’importanza
del riciclaggio delle lattine in alluminio e proponendo agli altri
quanto appreso.
A proposito di lattine, segnaliamo che Radio Beckwith organizza anche quest’anno in vai
Pellice la « caccia », rivolta in
particolare ai ragazzi delle scuole che suddivisi in squadre raccoglieranno questi diffusissimi
contenitori per bibite, e che dovranno portarli in piazza Muston, a Torre Pellice, sabato 15
giugno, quando avverrà la prpmiazione nel corso della giornata ecologica che alcuni Comuni
della valle hanno organizzato.
10
10 v^alli valdesi
7 giugno 1991
VAL PELLICE
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Domande ai Comuni Rilanciare
il trasporto pubblico
Ad alcuni mesi da quando
prese l’avvio il « Coordinamento
risorse di solidarietà » della vai
Penice, che vede impegnati associazioni e gruppi di volontariato nel tentativo di offrire e
promuovere attività in particolare rivolte ai giovani, ha chiesto un momento di confronto
con gli amministratori locali. Se
infatti il « Coordinamento » nacque aH’interno della discussione
sulle problematiche del disagio
giovanile, della droga e dell’alcolismo, sembra evidente che
nei progetti volti alla prevenzione vengano coinvolti anche i Comuni.
All’invito lanciato dalle associazioni hanno risposto positivamente quasi tutti i Comuni della valle.
Gli esponenti del « Coordinamento » hanno così avuto modo
di presentare agli amministratori alcune richieste di intervento;
spesso mancano anche semplicemente delle bacheche o spazi dove affiggere un volantino che illustri una iniziativa dei giovani, se qualcuno vuole organizzare una manifestazione pubblica
si trova davanti a difficoltà che
talvolta appaiono insuperabili
(inagibilità di strutture pubbliche, mancanza di aree attrezzate, onerose domande di autorizzazione, ecc.).
Sarebbe possibile che nei Cornimi, in accordo magari con le
Pro Loco, siano messe a disposizione licenze temporanee per
punti bar e ristoro?
Una risposta positiva degli enti locali, nei fatti al di là degli
impegni formali pur assunti,
contribuirebbe dunque a rilan
ciarè attività che coinvolgono
soprattutto i giovani.
Inoltre è stato chiesto agli
amministratori di tener conto,
nella programmazione, dell’esigenza di avere spazi per praticare sport con costi non onerosi (come invece avviene oggi in
molti impianti, anche se pubblici); una prima risposta — è stato detto da parte degli amministratori di Luserna San Giovanni — potrà venire dalla prossima apertura di un secondo campo di calcio nelle vicinanze di
quello utilizzato per l’attività
agonistica.
Dunque è auspicabile che da
questo primo momento ufficiale
di incontro fra enti locali e popolazione rappresentata dalle
molte associazioni derivi un rinnovato impegno verso i giovani,
non ingabbiandoli in strutture
troppo rigide ma consentendo
loro di diventare effettivamente
protagonisti.
Un segnale in questo senso
viene dall’crganizzazione di alcune giornate intorno al 15 giugno, a Luserna, dove tutti quelli che fanno musica o teatro in
valle si riuniranno presentando
la loro attività; un segnale negativo invece si può dedurre da
un volantino con cui un gruppo di giovani presenta un’iniziativa di coinvclgimento e riflessione sui problemi dei palestinesi: organizzare un concerto all’aperto, senza biglietto di ingresso, costerà 480.000 lire di
SIAE; i comuni non c’entrano,
ma anche questo è un segnale
dell’insensibilità generale.
P. V. R.
Alcuni importanti temi sono
stati trattati nel consiglio della
Comunità montana valli Chisone e Germanasca del 31 maggio:
trasporti in valle, disegno di
legge sull’uso delle acque, definizione dell’area metropolitana
e nuove province, crisi occupazionale alla BOGE Italia di Villar Perosa.
Per i trasporti, si è chiesto
con un ordine del giorno che si
renda più efficiente la linea ferroviaria Pinerolo-Torino e che la
ditta SAPAV agevoli i collegamenti con le alte valli, soprattutto a favore di studenti e anziani, ossia di quelle categorie
dì persene che non possono ancora usare un mezzo proprio,
oppure a causa dell’età non possono più servirsene.
Nella discussione sono state
espresse molte perplessità sull’accoglienza da parte della Regione o delle Ferrovie dello stato di queste richieste, dato che
la linea di tendenza va in senso contrario, ma non sembra
possibile lasciar decadere mezzi
pubblici che contribuiscono a
garantire la permanenza della
popolazione in montagna.
Il disegno di legge sull’uso delle acque, che prende il nome dal
presentatore Galli, è .stato illustrato dal presidente Ribet ma
sarà certamente oggetto di ulteriori prese di posizione. Da
una premessa sulla quale non si
può che essere concordi, che
cioè l’acqua è un bene pubblico, che deve essere salvaguar
COLLEGIO VALDESE
A scuola di teatro
Attraverso i lavori del «Gruppo Teatro Angrogna » i giovani scoprono le proprie radici storiche, la forza della libertà e il suo costo
« Hanno cercato e studiato tutto ciò che è successo fuori dai
loro confini e non hanno visto le
pietre che testimoniavano la storia che vanno cercando: pietre
sulle quali si trovavano a camminare ogni giorno. Sarebbe bastato che si fossero abbassati solo
un po’ ».
E’ con la speranza che nessuno
possa dire altrettanto di noi, studenti del Collegio valdese che, nel
corso dell’anno scolastico 1990-91,
abbiamo assistito ai tre spettacoli teatrali offerti dal Gruppo
Teatro Angrogna.
Nell’ottobre ’90 abbiamo assistito alla rappresentazione di
« A la brua! », che ci ha portati a
sentire come una realtà concreta
e sempre attuale quella lotta per
la difesa della libertà di coscienza che impegnò il popolo valdese
alla fine del Seicento.
« A la brua! Alla vetta! » era il
grido di raccolta e di battaglia
degli antichi valdesi che lottavano in difesa di tale libertà. Mediante la rappresentazione di una
trentina di anni di storia, dalle
cosiddette « Pasque piemontesi »
del 1655 all’esilio in Svizzera e al
successivo « glorioso rimpatrio »
del 1689 (sintetizzata anche scenicamente da due punti di vista,
quello del popolo che agiva su un
palco e quello del potere, con i
suoi complotti e le sue decisioni,
che agiva sulTaltro), ci siamo sentiti direttamente coinvolti come
osservatori, giudici e testimoni.
Soprattutto il canto finale, il
« canto di libertà » degli oppressi
di ogni tempo e di ogni paese, ci
ha fatto capire che la lotta per
la libertà della comunità valdese
dei secoli passati non è un episodio isolato e magari tramontato:
« A la brua! » è soltanto uno dei
tanti modi di esprimere auelTesigenza di libertà innegabile aH’uo
mo, che può essere soffocata con
la violenza, ma mai messa a tacere; è la stessa che ha animato
la lotta nonviolenta di Gandhi,
di Martin Luther King e di altri
che forse non conosciamo nemmeno, di cui i media non parlano, e che soffrono e lottano fino a
dare la vita per essa.
iProprio nel periodo di grandi
dibattiti sulla guerra del Golfo, la
rappresentazione « Ninna nanna
della guerra », raccolta di canti
popolari riguardanti questo tema,
ci ha aiutato a riflettere sulla
questione.
Il 24 maggio abbiamo poi assistito al lavoro del Gruppo sui fatti di Pralafera del 1920, ideato nel
1978 e realizzato in collaborazione con la RAI nel 1981.
Nello spettacolo, della durata
di circa un’ora, diviso in due parti, viene rappresentato un « tratto
di storia patria più famoso che
conosciuto»: il lungo sciopero e l’occupazione degli stabilimenti tessili « Mazzonis » di Pralafera risalente al 1920, secondo
episodio di tal genere in Italia
(preceduto soltanto da Sestri Levante), ebbe un’importanza fondamentale poiché costituì una
sorta di prova generale per l’occupazione degli stabilimenti FIAT
dell’ottobre successivo.
Mentre tutti i libri di storia
parlano dei fatti di Torino, Pralalera è passata nel dimenticatoio,
ma ebbe un’importanza altrettanto decisiva.
Grande è stato l’interesse nei
tre incontri con Jean-Louis Sappé, il quale ci ha fornito interessanti notizie sul metodo di lavoro
del Gruppo (che non comprende
attori professionisti), circa la loro attenta documentazione sui
giornali dell’epoca e con interviste ai protagonisti di queste vicende ancora in vita. Tra l’altro
abbiamo appreso che non tutte
le condizioni sottoscritte dal barone Mazzonis furono rispettate;
i capi dell’occupazione furono infatti licenziati (compresa Antilla,
operaia molto laboriosa, che fu
poi riassunta) e costretti a cercare lavoro all’estero: con l’avvento del fascismo il loro grido
di libertà e giustizia (il nuovo
« A la brua! ») appariva troppo
scomodo e come tale da sopprimere con mezzi legali ed illegali.
Paolo Priotto
data la sua integrità e che la
si deve usare in primo luogo
per il consumo umano, si passa alla razionalizzazione delle risorse mediante la costituzione
di piani di bacino. Sarebbero
destinati a scomparire gli acquedotti privati o in consorzio, e
un unico ente dovrà occuparsi
di acquedotti, fognature e depurazioni, con un’unica tariffa.
Alle zone montane spetterebbe la fornitura dell’acqua pulita alla pianura, dove ormai l’inquinamento delle falde acquifere ha raggiunto un livello intollerabile, e l’opera di salvaguardia ambientale. Quello che sembra mancare nel disegno di legge è una qualche forma di rimborso per le aree da cui si preleva l’acqua, sottoposte unicamente allo sfruttamento. Si è
chiesto perciò di intraprendere
le iniziative possibili perché nella legge si assicuri una distribuzione più equa degli introiti
previsti.
Sulla definizione del territorio
della città metropolitana, il consiglio ha chiesto che il territorio della Comunità montana non
venga inserito nell’area metropolitana di Torino, riservandosi
di far pervenire in seguito proposte per la collocazione in altre aree che non sono in questo momento definite.
La crisi dell’occupazione allo
stabilimento di Villar Perosa
della BOGE Italia si iscrive in
un lungo elenco di situazioni
analoghe che ormai da una trentina di anni erodono lentamente ma incessantemente le risorse lavorative della valle.
L’ordine del giorno rivolto alle forze politiche interessate
esprime una profonda preoccupazione per la cassa integrazione a cui l’azienda ricorre e per
la possibilità che si riducano i
posti di lavoro.
I sindacalisti presenti alla seduta hanno dichiarato che le industrie locali sono ormai sorpassate e che occorre cercare
di favorire insediamenti produttivi più in linea con i tempi.
Questo sarà anche un impegno
per gli amministratori della Comunità montana.
Liliana Viglielmo
CONCORSO
Ricette d'Oc
Nell'occasione del Rescontre Occitan,
che quest'anno si terrà a Sanfront in
valle Po dal 12 al 14 luglio, l'associazione Ousitanio vivo, con la collaborazione della Chambra Economica
Europenca di Pais d'Oc e dell'Institut
d'Estudis Occitans, bandisce il 4"
Concorso Idea d'Oc dedicato alia cucina tradizionale delle valli eccitane.
Il concorso si sviluppa in due fasi. La prima consiste nell'esame e
nella premiazione delle ricette pervenute, La seconda, che si realizzerà
compiutamente solo dopo la pubblicazione delle ricette premiate e segnalate, vedrà ciascun concorrente cimentarsi ai fornelli e cucinare le ricette inviate al concorso.
Per informazioni telefonare a: Predo Valla, 0175/94929.
Programmi dì Radio Beckwith
FM 91.200 ■ 102.350______
Da giovedì 13 giugno andrà in onda il programma « Protestanti perché ».
Tutti gli ascoltatori potranno esporre
le loro domande su: Bibbia, questioni di fede e teologia, confronto confessionale, storia della chiesa, telefonando ogni mattina dalle 9 alle 12.30
allo 0121/91507, oppure scrivendo e
indirizzando a Radio iBeckwith - via
Repubblica 6 - 10066 Torre Pellice.
Le risposte nel programma in onda al giovedì alle ore 17.30 con replica al sabato alle ore 11.30.
_____________Cinema_______________
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma, venerdì 7, ore
21.15, sabato 8 e domenica 9, ore
20 e 22.10, « Misery non deve mo
Amnesty International
TORRE PELLICE — Venerdì 7 giugno, ore 17, avrà luogo (via Repubblica 3, 2° piano) una riunione- del
Gruppo -Italia 90 vai Pellice. Odg: a)
appello per il rilascio in Vietnam del
monaco cattolico John Nghi; b) campagna Marocco; appello al direttore
delle prigioni per un trattamento umano dei detenuti; c) appello aH’ambasciatore del Kuwait perché cessino le
gravi violazioni dei diritti umani; d)
organizzazione del concerto di sabato
29 giugno, ore 20.45, del Coro Gabrielli di Bagnolo Piemonte (tempio
valdese - Torre Pellice); e) riunione
per l'EDU, 8 giugno ore 15, Torino,
via Valgioie 10.
______________Teatro________________
POMARETTO — Sabato 8 giugno,
alle ore 21, il Gruppo Teatro Angrogna presenterà in « prova aperta »,
presso la sala valdese, lo spettacolo
musicale « E mi chàntou ».
CantavaMi
MASSELLO — Sabato 8 giugno, alle ore 21, per Cantavalli, nel tempio
valdese in borgata Ciaberso, si esibirà il gruppo Marlipo’ che presenterà musiche tradizionali del Canavese.
AVVISI ECONOMICI
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11
F
7 giugno 1991
lettere 11
STORIA DI
EMIGRANTI
Mi sono recato spesso in Sud America, molti anni fa come emigrante
e in seguito per far visita ai parenti;
considero perciò quel paese come mia
patria adottiva.
Quest'anno il mio viaggio [anzi, il
nostro viaggio perché avevo con me
altri due Tourn) aveva anche lo scopo di visitare il paese di Alejandra,
nel nord Argentina, provincia di Santa
Fé, alla ricerca dei discendenti di
quelle 23 famiglie di Rorà (e fra di
loro ben 12 famiglie Tourn) che colà
emigrarono nel lontano 1872, una delle più massicce emigrazioni da Rorà
verso l’Argentina. Quelle oltre 50 persone, prima di partire, scrissero: « Non
è l’amore per l’avventura o l’idea di
facili guadagni che ci spinge a partire con le nostre famiglie verso un
paese che non conosciamo, al di là
dell’oceano, dal quale probabilmente
nessuno di noi tornerà; è la miseria,
il soffrire la fame, che ci allontana ».
Al gruppo di Rorà, che partì da Genova il 25 aprile con un viaggio organizzato dalla Thomson T. Bonary Co
di Londra e capeggiato dal rev. Pendleton, si unirono altre famiglie delle Valli; 6 famiglie di Pavarin, 4 famiglie di Bertinat, una famiglia Long,
una Costabel, una Rivoira e nove uomini soli. Lo storico Teofilo G. Pons
riferisce che sì trattava di 38 famiglie per un totale dì 226 persone.
Il viaggio, a bordo del veliero .« Ottavia Stella », fu lungo e disastroso,
sofferto per l’intenso caldo e la mancanza di acqua dolce; molti sì ammalarono e nove passeggeri morirono
e i loro corpi furono gettati in mare.
Il viaggio fino in Argentina, a Buenos
Aires, durò 95 giorni; dì lì trasbordarono su un barcone per giungere,
dopo dieci giorni di navigazione sul
fiume Paraná, al porto di Guajurù, di
fronte alla colonia. Ci vollero altri due
mesi di stenti, in quel luogo praticamente deserto, per completare il trasporto via terra; altri emigranti morirono e fra loro un bambino di nome
Louis Tourn.
E questa una breve storia degli emigranti valdesi che, così come chissà
quanti altri in quei tempi lontani, affrontarono quel lungo viaggio in un
mondo sconosciuto, popolato da indìos, alla ricerca di una vita migliore di quella che avevano lasciato alle loro spalle, sicuramente con molto
rimpianto e nostalgìa per le loro valli
natie. E pensare che noi oggi viaggiamo su moderni aeroplani con tutti
i comfort giungendo in Sud America
in poco più di 15 ore!
Con l’occasione, mi sia consentito
ringraziare l’avv. Guido- Abel Tourn
(che ho conosciuto l’anno scorso a Rorà dove era venuto per conoscere i
luoghi dell’infanzia di suo nonno Daniele, uno degli emigranti di cui sopra) per averci accompagnato con la
sua automobile per 300 chilometri da
Santa Fé fino ad Alejandra, dove sia,mo stati ricevuti, con tanto calore e
affetto, dal sindaco e tutta la giunta
comunale.
Oggi Alejandra è un paese prettamente agricolo, con 3.500 abitanti che
si dedicano alla coltivazione di grano, mais, soia e all’allevamento dì bestiame. Abbiamo trovato molti Tourn
e altre famiglie discendenti di quei
valdesi emigrati nel 1872.
Pertanto propongo un gemellaggio
Rorà-Alejandra (Arg,).
Cordiali saluti.
Silvio Tourn, Rorà
A PROPOSITO
DELL’ALDILÀ’
Ho letto sul numero del 12 aprile
quanto scritto dalla sorella Maddalena Giovenale Costabel di Padova in
merito all’« Aldilà ».
L’Aldilà non è [come purtroppo molti credono) in contrasto con la profezia biblica della « Resurrezione » ma,
anzi, ne è un corollario, un consolante preludio. E soprattutto siamo ben
lontani da « implicazioni etiche e sociali della nostra fede » che dalle teorie e dalle « pratiche » dell’Aldilà esce
fortemente e felicemente rafforzata!
L’Aldilà spiega che non è il corpo
materiale che risusciterà al ‘ritorno di
Cristo, dopo il « giudizio », poiché il
corpo materiale non ha alcun valore
(basta considerare come finisce sotto
terra, e poi i corpi che vengono frantumati 0 carbonizzati, o quelli che finiscono nelle fauci dei pescicani o
nelle profondità del mare).
Quindi non è il corpo, bensì l’anima immortale che subito, al momento della morte, trapassa nell'Aldilà, appunto in attesa della « Resurrezione »,
forse con la possibilità di redimersi
a seconda del comportamento durante
la vita terrena, in relazione alle leggi,
ai comandamenti e alla Parola di Dio.
Subito dopo il trapasso terreno l’anima discende nel « soggiorno dei morti » (appunto l’Aldilà) come è detto
molto chiaramente nel « Credo ». E
« soggiorno » significa esattamente « periodo di sosta in piacevole ambiente ».
Però aggiungo ohe l’Aldilà richiede
una cultura (e una vera fede cristia
CONSORZIO
PINEROLESE
ENERGIA
AMBIENTE
^VCEA
energia-amiDiente
/mcimu/mi&m
Ciao,
sono solo una
piccola goccia
d'acqua, nna ci
siamo già visti un
sacco ai volle!
[a strada che
faccio ogni giorno
3er arrivare mo a
e è un servizio del
CONSORZIO e
dell'ACEA!
Le mie radici
sono forti, la mia
chioma è bela e
folta perché gli
operatori ecologici
di CONSOLO
e dell'ACEA, col
servizio di
raccolta e
smaltimento
rifiuti, lasciano il
mio ambiente
pulito!
Il CONSORZIO e
l'ACEA hanno
pensato anche a
me!
Con il servizio di
depurazione
delle acque
posso tornare a
saltare felice e
contento nell'acqua dei fiumi!
Il metano è
energia pulita!
Lq mia fiamma è
allegra, ti riscalda
e non inquina.
Tanti vantaggi:
pensaci,
anche questo è
un servizio del
CONSORZIO e
dell'ACEA!
na) nonché una conoscenza attraverso tante pubblicazioni di persone altamente qualificate in base a reali
esperienze scientifiche, come pure per
infinite « registrazioni delle voci » nonché per « prove pratiche » indiscutibili
come quelle (tre) che io stesso posseggo.
Sia ben chiaro che l’Aldilà non è
affatto illusione, fanatismo, superstizione o suggestione ma un fenomeno
umano vero e reale che riempie il
cuore di fiducia, di conforto, di speranza e di amore fraterno.
Se tutto il mondo avesse questa
precisa cognizione e sensazione potrebbe riflettere meglio e di più sul
suo tragico, fatale comportamento.
Ferruccio Giovannini, Pisa
DON BOSCO
E I VALDESI
Caro Direttore,
ho avuto modo di leggere l’articolo
di G, Platone su « Don Bosco rivelato » apparso sul numero deH’1.3.91 e
ho anche letto i commenti a quell’articolo svolti da Vittorio Messori e pubblicati recentemente dal giornale cattolico ,« Avvenire ».
Ne ho ricavato l’impressione che
Messori consideri l’ecumenismo come
un contenitore « usa e getta » e non,
piuttosto, come il confronto aperto e
disponibile al superamento di antichi
pregiudizi, volto alla ricerca di tutti
i denominatori che accomunano i cristiani nella fede e nella pratica quotidiana.
Il fatto raccontato da Platone sulle
vivaci vicende ecumeniche a Riesi elogiava, in fondo, la disponibilità di un
salesiano ad ammettere che i toni da
crociata non sono più ammissibili né
compatibili con la realtà e la cultura
del nostro tempo,
A parte che non mi convìnce affatto l’affermazione dello stesso don Bosco e veicolata mesi fa nelle scuole
pubbliche di Riesi attraverso un opuscolo offerto a tutti gli allievi e cioè
che « la setta (dei valdesi) stava facendo molti proseliti tra la povera gente di Torino, attirandola con forti sussidi di denaro... ». Non mi convince
perché non è coerente né con i seguaci del « povero dì Lione » attraverso i secoli, né coi valdesi di oggi che hanno rifiutato i miliardi dell’8
per mille e che nell’Intesa con lo
stato del 1984 hanno rivendicato con
forza il loro diritto e la libertà d’intraprendere azioni in ogni campo « senza oneri per lo stato ». Non mi piace il modo in cui il Messori ha praticamente obbligato il povero don Di
Benedetto, capo dei salesiani a Riesi,
a scusarsi per il fatto d’essere stato disponibile e comprensivo verso l’antico nemico valdese. Lo stesso Messori si sente tranquillizzato nell’appirendere ,« che nessun tradimento è
stato operato nei confronti del santo
di Valdocco ».
Mi chiedo quali interessi abbia Messori nel riaprire vecchie polemiche e
scontri che sembravano superati. Ma
qui occorre ancora una precisazione.
Il monumento a don Bosco a Riesi
è stato interamente pagato con denaro pubblico da un’amministrazione
che, omettendo la soluzione di ben
più gravi problemi cittadini, ha speso
circa duecento milioni per festeggiare i cinquant’anni di presenza dei salesiani a Riesi, venuti per normalizzare quella che a molti era sembrata
un’anomalia: migliaia di riesini che si
confessavano protestanti.
Un’anomalia nata dalla società civile di quell’epoca liberale ed anticlericale? Forse, ma a me piace credere che in quel tempo la forza dell’evangelo sia risuonata forte in Riesi.
Pino Testa, Riesi
CHE NE SARA’
DI NOI?
Malgrado la pioggia arrivano le rondini a Villa Olanda; perlustrano I loro
nidi anche se vecchi. 50-60 anni, molti.,, Ma loro puntuali arrivano sicure
di ritrovarli sempre... ma fino a quando?
Quando arrivava il periodo del Sinodo era cosa lieta per i nostri cuori.
Ma ora non più. E’ con ansia e tristezza che lo vediamo arrivare perché
non si sa nulla delle intenzioni prese
a nostro riguardo.
Dobbiamo pensare a fare come le
rondini: partire ma senza più ritorno?...
Anna Maria Carelli,
Villa Olanda - Comunità terapeutica
« Io sono il Signore Iddio tuo,
son quegli che ti prende per la
mano destra e ti dico: non iemere, io t’aiuto »
(Isaia 41: 13)
« Sii fedele fino alla morte e io
ti darò la corona della vita »
(Apocalisse 2: 10)
E’ questa l’esortazione avuta il giorno di Pentecoste 1932 in occasione della sua confermazione e conservata fino
al termine della sua giornata terrena,
avvenuto in Perugia il 28.5 1991, da
Renata Zeni nata Molinari
Con riconoscenza per il dono che la
sua presenza in mezzo a loro ha rappresentato, lo testimoniano il marito
Ugo, i figli Ennio e Roberto, il nipote
Riccardo, le sorelle Delia e Alice, le
cognate Alda e Rosetta, le nipoti
Gioietta, Graziella ed Erica.
Jole Sabbadini è profondamente vicina nel dolore e nella certezza della
resurrezione a Riccardo, Ugo, Ennio e
Roberto.
Perugia, 28 maggio 1991.
Redattori e collaboratori sono vicini
a Ugo e famiglia ed in questo momento di tristezza per la morte di
Renata Molinari Zeni
ricordano la promessa del Signore a che
risuscita i morti e ci libera » (II Corinzi 1: 10).
ringraziamento
« L’Eterno ti proteggerà, quando esci e quando entri, ora e
sempre »
(Salmo 121: 8)
I familiari di
Piero Tron
commossi per le manifestazioni di affetto e solidarietà ricevuti quali segno
di partecipazione al loro dolore, ringraziano tutte le persone che in questi
anni hanno speso parte del loro tempo
e delle loro forze a fianco di Piero, e
tutti coloro che in vario modo si sono
adoperati e si adoperano nel tentativo
di colmare il grande vuoto creatosi con
la perdita di Piero.
Forengo di Ferrerò, 31 maggio 1991.
RINGRAZIAMENTO
« Il Signore è il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
I familiari della cara
Florina Rivoir in Bouchard
riconoscenti ringraziano di cuore tutti
coloro che con presenza, fiori, scritti,
opere di bene, parole di conforto, sono
stati loro vicini nella triste circostanza.
Prarostino, 7 giugno 1991.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della cara
Livia Long in Santiano
ringraziano di cuore tutti coloro che
con presenza, scritti, fiori, parole di
conforto e opere di bene hanno preso
parte al loro dolore.
Un grazie particolare al past. Archimede Bertolino, ai medici e personale
dell’ospedale civile Agnelli, reparto neurologia.
S. Secondo di Pinerolo, 7 giugno 1991.
RINGRAZIAMENTO
Mamma, papà, Josephine, grand’maman. Nanne, Roby e famiglia ringraziano quanti ci sono e ci sono stali vicini in questo momento così difficile,
particolarmente Mattia, Cristina, Alessandro, Ugo e tutti gli amici c coranagni di
Oliver
Luserna S. Giovanni, 7 giugno 1991.
« L’Eterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23 ; 1)
Graziella Lupo con immenso dolore
partecipa al lutto delle famiglie Rivoira, Legger, Balbiano. Riivoir per
l'improvvisa scomparsa di
Oliver
nella certezza della ri.surrezione dai
morti e della vittoria della luce sulle
tenebre.
Egli ci ha solo preceduti nel cammino verso la luce.
Luserna S. Giovanni, 24 maggio 1991.
lÈit
12
1 "2
villaggio globale
7 giugno 1991
INCONGRUENZE DEGLI AIUTI UMANITARI
ONU
Le carestie
non cadono dal cielo
La natura è meno crudele degli uomini che si servono degli aiuti
come di uno strumento di potere e ricatto contro popolazioni intere
Il Bangladesh sommerso dall’acqua, le popolazioni di Sudan
del Sud, Ruanda e Liberia affamate: immagini di popolazioni
senza tetto, bambini smagriti,
madri che piangono e uomini vinti. Alla fine di questo secolo di
progresso il Terzo Mondo è ancora in preda a catastrofi che di
naturale hanno solo l’apparenza.
Le inondazioni e la siccità annunciano da sempre l’esodo e la fame. Bisogna ancora che milioni
di famiglie divengano vittime di
drammi di cui la storia insegna
la terribile frequenza?
C’è impotenza mista a collera
nel dover inaugurare xm giorno
qui una sontuosa basilica, là una
moschea lussuosa, dighe inservibili, progetti agricoli dispendiosi quanto inutili; dover deplorare in questo stesso Terzo Mondo la disorganizzazione dei servizi, la mancanza di mezzi, l’incapacità previsionale, l’incompetenza.
Ancora una volta si pone il
problema dell’efficacia degli aiuti umanitari. Il principio è certo incontestabile. Chi metterebbe
in questione l’aiuto reso a popolazioni sinistrate, anche se i
regimi locali non rispettano i
diritti umani? La sofferenza è
prima di tutto umana...
Basato su questo principio universale, l’aiuto internazionale non
deve per questo assumere il carattere angelico di « dono ». Soddisfare la propria coscienza con
l’invio di Un aiuto medico senza verifícame l’impiego sul posto assomiglia moño alla leggerezza. Certo, i donatori si scontrano con la sovranità degli stati, che proibisce ogni ingerenza
negli affari interni. Troppe volte nel passato l’aiuto umanitario
è stato sfruttato dai governi contro quella parte di popolazione
che essi avevano scelto come vittima dei sinistri. Dagli Ibo del
Biafra ai Tuaregh del Mali, dalle etnie diseredate del Sahel ai
cristiani-animisti del Sudan meridionale in preda alle sevizie del
potere centrale musulmano, non
si riescono più a contare i « dimenticati » dai grandi movimenti di solidarietà. Nessuna carestia scoppia più senza volontà e
intervento dell’uomo. « Le catetize alimentari acute — sostiene
Sylvie Brunel dell’« Azione internazionale contro la fame » — sono anche « uno strumento di organizzazione sociale » per eliminare « i gruppi umani deboli o
Un'immagine di repertorio che non cessa di essere attuale.
contestati ». E ancora: « Le carestie non cadono più dal cielo.
La natura è meno crudele degli
uomini ».
L’aiuto umanitario diventa uno
strumento inaspettato (ma quanto utile!) per queste azioni di
esclusione.
Quando la siccità si abbatté
sul Sahel nel 1972-73, il Mali ricevette un importante aiuto alimentare che fu venduto a caro
prezzo e non distribuito gratuitamente. Il denaro ricavato servì a finanziare delle superbe dimore a Bamako, battezzate le
« ville della siccità ». Nello stesso memento i Tuaregh affamati
venivano a morire nelle strade
della capitale. Si è dovuto aspettare quest’anno perché il popolo rovesciasse il proprio presidente Moussa Traoré. Il gioco
dell’aiuto internazionale gli aveva permesso di assestare un colpo agli uomini blu, veri paria,
e di rafforzare il proprio potere
sulla popolazione.
Chi ha assistito alla distribuzione di viveri negli altipiani
etiopici del Tigrai (1986-87) ricorda le processioni di donne, spesso anziane, e di bambini piccoli
che si caricavano sulla schiena
dei sacchi troppo pesanti. Gli
uomini si guardavano bene dall’andare, temendo di essere arruolati a forza nell’esercito in
occasione di queste adunanze
’’umanitarie”, che si effettuavano sotto gli occhi e i fucili dei
militari.
Non è possibile negare l’esistenza dei disastri umani che
colpiscono il Bangladesh e una
parte dell’Africa. Ma è proprio
perché ne va della sorte di popolazioni intere che si impone la
vigilanza allorché si tratta di
venire in loro soccorso.
Eric Fottorino
(Le Monde)
MIR PIEMONTE-VALLE D’AOSTA
Vivere la nonviolenza
Il Movimento internazionale
per la riconciliazione e il Movimento nonviolento del Piemonte
e della Valle d’Aosta hanno organizzato una serie di campi
estivi per « vivere la nonviolenza ».
L’iniziativa intende così « favorire una crescita culturale, materiale e di metodo che si esprime
attraverso il servizio, con attenzione alla natura e all’ambiente
e si traduce in attività formativa
ed autoformativa per giovani e
non ».
I campi si articolano in vari
momenti: lavoro manuale di
aiuto concreto alle realtà familiari o comunitarie che ospitano
i partecipanti; formazione, attraverso la lettura e l’ascolto di
relazioni; convivialità e festa. Le
diverse attività sono ripartite nei
momenti della mattina, del pomeriggio e della sera.
Ogni campo ha come oggetto
di riflessione e studio un tema
particolare: "Il pianeta piccolo —
cultura, migrazioni, identità, volontariato internazionale" (30/67/7, ad Albiano d’Ivrea, Tq); "Per
una economia ecocompatibile —
nuovo modello di sviluppo" (30/67/7, a Mulini di Fraconalto, Al);
"Conoscere Gandhi — scoprire
nella vita e nel pensiero del
Mahatma i fondamenti delta nonviolenza” (7-14 luglio, alla Cascina Penseglio di Albugnano, At);
"Informatica, sì? no? — strumento di liberazione-strumento di
schiavitù” (14-21 luglio, all’Escuelita di Montalto Dora, To); ”Conoscere per amare — piante,
erbe, animali della regione, in
collaborazione con Pro Natura"
(21-28 luglio, a Marseiller di Verrayes, Ao); "Scelte di vita alternativa — riflessioni sul modo di
consumale, produrre e risparmia,
re" (28/7-4/8, a Rainero di Rossa,
Ve); "Pedagogia della libertà e
responsabilità — conoscenze con
alcune proposte pedagogiche, corne Aldo Capitini, don Milani,
lanus Korczach" (4-11 agosto, a
Salerin di Demonte, Cn); "Musica e nonviolenza", campo destinato in particolare alle famiglie
(18-25 agosto, a S. Martino di Busca, Cn); "Teatiche di animazione di gruppo” (1-8 settembre, a
Badia di Dulzago, No).
Ulteriori informazioni possono
essere chieste telefonando a
Pierenzo (0124/32155) o a Michele (0125/59481).
Appello per un
soccorso urgente
Sono centinaia di migliaia le persone esposte
al rischio di morire di fame nei prossimi mesi
Il segretario generale delle Nazioni Unite Javier Perez de Cuellar ha lanciato il 10 maggio un
appello pressante per un aiuto
urgente all’Africa, affinché si evitino « delle perdite di vite umane calcolabili in centinaia di migliaia ».
Nel 1991 si ritiene che siano
circa trenta milioni gli africani
che avranno bisogno di soccorsi alimentari urgenti, ma anche
di medicine, ripari, acqua e cibi complementari per bambini.
L’effetto combinato di cattivi
raccolti, guerre civili e dell’esodo di grandi popolazioni rifugiate o fatte spostare fa sì che « siamo di nuovo testimoni di una
disperazione che l’assistenza della comunità internazionale può
solo attenuare », ha affermato de
Cuellar. Oltre ai casi tragici del
Sudan e dell’Etiopia, « dove la
situazione è critica », l’approvvigionamento continua ad essere impedito dalla guerra in Angola, Liberia, Mozambico e Somalia.
Secondo il Programma alimentare mondiale mancano almeno
1 milione e 800.000 tonnellate di
alimenti — stimati in 906 milioni di dollari — per far fronte
a questa emergenza. E nel settore non alimentare l’UNICEF
indica che occorrerebbe disporre di 110 milioni di dollari per
aiutare i dieci paesi africani più
colpiti.
A questo deficit del volume degli aiuti si aggiungono carenze
organizzative. Questo è il parere di un alto responsabile delle Nazioni Unite, Aiitoine Bianca, direttore generale per lo sviluppo e la cooperazione internazionale all’ONU, che in una
conferenza a Pechino ha affermato che la recente partecipazione delTONU a operazioni
umanitarie nel Golfo Persico e
in Liberia aveva mostrato « l’imperfezione delle risposte colpo
su colpo » e « la necessità dì
migliore coordinazione e preparazione ».
SVILUPPO-SOTTOSVILUPPO
Cresce il divario
Tra il 1960 e il 1980 il reddito
medio per abitante è cresciuto
del 2,9% all’anno nei paesi in
via di sviluppo. Peraltro, a partire dal 1980, il reddito per abitante dell’Africa subsahariana è
diminuito del 2,4% all’anno,
quello dell’America latina dello
0,7%, mentre fra il 1965 e il
1980 esso era aumentato del
3,8%.
Inoltre, se si indicano come
« poveri assoluti » tutti gli individui i cui redditi non permettano loro di soddisfare i propri
bisogni elementari essenziali,
sembra che il numero delle persone che vivono nella « povertà
assoluta » sia aumentato di circa il 20% tra il 1970 e il 1985.
Questo aumento deriva principalmente dalla crescita demografica e dalla crisi degli anni
’80, e questo malgrado sia calata la percentuale di poveri in
rapporto all’insieme della popolazione del Terzo Mondo.
Così il numero dei poveri —
di cui un quarto sono poveri
assoluti — in America latina è
passato da 100 a 150 milioni fra
il 1970 e il 1985, anche se la
loro percentuale si è abbassata
nello stesso periodo dal 40% al
33%.
La situazione è ancora più allarmante nelTAfrica subsahariana, dove nel 1980 si contavano
210 milioni di poveri — pari a
un quarte della popolazione totale —, cifra che rischia di passare nel 1995 a 405 milioni, se
proseguiranno le attuali tendenze.
Per finire, la povertà non risparmia neppure i paesi ricchi;
i poveri sono, per esempio, circa 32 milioni negli Stati Uniti,
pari al 13% della popolazione
totale.
Bisogna d’altra parte rilevare
che l’insieme di queste cifre deve essere considerato con alcune precauzioni: i dati relativi a
ogni singolo paese non sono
sempre sufficienti e paragonabili
fra loro. Le cifre ottenute possono variare considerevolmente
a seconda delle fonti. Per l’Asia
esse non comprendono la Cina,
in cui il numero dei poveri assoluti è stimabile in un centinaio di milioni.
(UNESCO)
e campagne
I due terzi della popolazione
dei paesi in via di sviluppo vivono in zone rurali. Essi godono in conseguenza di meno di
un quarto dei servizi sanitari,
di approvvigionamento idrico e
di risanamento.
Così la popolazione delle cit
tà ha un accesso doppio ai servizi sanitari e di rifornimento
idrico, e quattro volte superiore ai servizi di bonifica.
(UNESCO)
Corsa al riarmo
La crescita annuale delle spese militari nei paesi in via di
sviluppo è due volte superiore,
in proporzione, a quella dei paesi industrializzati. Essa si attesta sul 7,5% all’anno nel corso
degli ultimi 25 anni.
La loro « quota » nella ripartizione delle spese militari mondiali è così passata dal 7% (relativo al 1960) al 19% del 1986.
Se si rapportano i dati di queste spese al reddito prò capite,
si ricava che esse sono tre volte più pesanti, in valore assoluto, rispetto a quanto pesano
sui singoli nei paesi sviluppati.
Il risultato è che le spese militari superane i « budget » dell’educazione e della sanità messi insieme.
(UNESCO)