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ECO
DELLE VALLI VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 111 - Num. 3 l
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TÜKRt PELLICt - -30 > Agosto 1974
\ram.; Via Cavour. 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Fianco a
fianco, Conferenza Metodista e Sinodo Valdese hanno aperto i loro
lavori, con il
culto inaugurale tenutosi nel tempio di Torre Pellice,
nei pomeriggio di domenica 25 agosto. Subito prima i
membri delle due assemblee si
erano riuniti,, con i rispettivi ospiti nell’aula sinodale,
dove il candidato al
m i nistero
Paolo Ribet
compiva Tultimo atto
prima della
sua consacrazione: la firma della Confessione di
fede della Chiesa Valdese. Quindi il
lungo corteo si recava nel tempio, accolto come sempre dal canto della Corale di Torre Pellice, che ha ripetutamente cantato nel corso del culto, guidando il canto possente dell’assemblea: c’è forse qualcosa di "carnale”
nella gioia e nel trasporto di quel canto, ma per credenti di una piccola chiesa minoritaria, per membri di piccole
chiese o isolati nelle diaspore la fusione e la forza che dà,il canto, in quell’occasione, sono pure una realtà di
fede, di comunione.
La liturgia è stata presieduta dal pastore Mario Sbaffi, presidente della
Chiesa Metodista, mentre la predicazione (su Matteo 9: 35-38; se ne riporta
qui accanto il testo) è stata data dal
predicatore d’ufficio designato dal Sinodo 1973, past. Edoardo Aime; questi
ha poi presieduto la liturgia di consacrazione di Paolo Ribet, al quale rinnoviamo l’augurio fraterno per il ministero che il Signore lo ha chiamato
ha svolgere fra noi.
Le due assemblee si costituivano
quindi, la Conferenza Metodista nei
locali del Collegio, il Sinodo Valdese
nell’aula sinodale. Veramente, la sessione pastorale della Conferenza era
già iniziata (essa precede quella plenaria), mentre in serata si è aperta
quella plenaria. Le assemblee hanno
eletto i seggi rispettivi. La Conferenza
Metodista, è noto, è presieduta dal
presidente della Chiesa Metodista, e
quest’anno il nuovo presidente è il
past. Sergio Aquilante; vice-presidente
Roberto Sbaffi; segretario il past. Aurelio Sbaffi; segretario agli atti il past.
Renato Di Lorenzo; segretari ai verbali: Tullio Di Muro, Michele Fiorillo,
Alfonso Manocchio, Edvige Schmidt.
Il Seggio del Sinodo Valdese è risultato così composto: prof. Bruno Corsani, presidente; Angelo Luzzani, vicepresidente; Bruno Costabel, Paolo Gardiol. Paolo Ribet, segretari; Mario
Bianconi ed Evelina Pons, assessori.
I culti mattutini che aprono le giornate di lavoro sono presieduti altera
natamente da un metodista e da un
valdese; una parte consistente dei lavori sono svolti separatamente dalle
Dalla predicazioile del past. E. Aime, nel corso del culto inaugurale
della Conferenza Metodista e del Sinodo Valdese 1974
Il Signore viene e porter vite
a gente liserìentata e stidiciata
In questa ¡rande messe, pochi gli operai
Il corteo sinodale si dirige al tempio: in testa, da sinistra, il past. Mario
Sbaffi, il consacrando Paolo Ribet, il past. Edoardo Aime; in seconda fila i moderatori Mario Bertinat e Aldo Sbaffi
due assemblee, ma una giornata, il
mercoledì, è stata occupata da una
seduta delle due assemblee in sessione congiunta, presieduta a turno dai
rispettivi presidenti e vice-presidenti.
Riferiremo ampiamente sui lavori, e
in particolare su quelli di questa giornata ’storica’, ma fin d’ora diciamo la
gioia e la riconoscenza perché il lungo
cammino che ha condotto al progetto
di 'integrazione globale’ fra la Chiesa
Metodista e la Chiesa Valdese è giunto
alla tappa decisiva e l'ha serenamente
superata: le due assemblee hanno approvato all’unanimità il progetto elaborato dalla Commissione mista, e inizia quindi il processo che entro il termine massimo di cinque anni, secondo il dispositivo elaborato con cura
nel progetto stesso, renderà compiutamente operativa la decisione ora presa.
II Signore vede, cerca le folle d’Israele, il popolo di Dio. Esse subiscono una situazione politica, sociale, materiale dura ed opprimente ma hanno
zelo per Dio e per la sua Legge.
Pure, questo popolo non conosce veramente Dio: la sua religiosità, il suo
attaccamento alle tradizioni religiose
costituiscono l’ostacolo che gli impedisce di conoscere veramente Dio, di
vivere della sola sua grazia.
Coloro che in quel tempo sono i pastori di Israele (scribi, farisei, sacerdoti) hanno fatto delle prescrizioni
della Legge e di quelle del culto dei
pesi gravi che hanno legato sulle spalle della gente d’Israele inducendo gli
uni a disperare della propria salvezza
e gli altri a pensare che la salvezza
possa esser acquistata mediante l’osservanza dei comandamenti e dei precetti e l’assiduità alle pratiche ed ai
servizi religiosi.
« Gesù è Colui che conosce tutto
quello che è neH’nomo » (Giov. 2: 25).
Egli va oltre le cause esterne che contribuiscono alla distretta di queste falle, va ancora oltre la loro stessa religiosità. Egli sa perché queste folle sono stanche, sfinite, disorientate: perché sono come delie pecore che non
hanno pastore. E se esse non hanno
pastore, è perché non hanno voluto
ascoltare i pastori r^edeli che Dio ha
suscitato in mezzo a loro per far loro
annunziare la sua Parola; ovvero perché, come sta scritto: « I sacerdoti
non hanno detto "Dov’è l’Eterno”; i depositari dejla Legge non mi hanno conosciuto; 1 pastori mi sono stati infedeli; i profeti hanno profetato nel nome di Baal e sono andati dietro a cose
che non servono a nulla » (Geremia
2: 8).
Ed allora è il Signore stesso che avverte e mette in guardia il suo popolo:
« Così parla il Signore degli eserciti:
non ascoltate le parole dei Profeti che
vi profetizzano; essi vi pascono di cose vane; vi espongono le visioni del loro proprio cuore e non ciò che procede dalla bocca del Signore » (Geremia 23:16).
Ed ancora: « Le mie pecore vanno
errando per tutti i monti e per ogni
alto colle; le mie pecore si disperdono
su tutta la faccia del paese e non v’è
alcuno che ne domandi, alcuno che le
cerchi... I pastori pascono sé stessi e
non pascono le mie pecore... hanno
dominato su loro con violenza e con
asprezza... Così parla il Signore; Eccomi contro i pastori: io ridomanderò .le
mie pecore alle loro mani... li farò cessare dal pascere le pecore... strapperò
le mie pecore dalla loro bocca » (Ezechiele 34, passim).
Questa, la vera, profonda distretta
delle folle di allora e del tempo di
(continua a pag, 6)
IL PROF. VALDO VINAY RIFERISCE SULLA SESSIONE DELLA COMMISSIONE
FEDE E COSTITUZIONE DEL CEC,
TENUTASI ALL’UNIVERSITÀ’ DI LEGON, PRESSO ACCRA, NEL GHANA
IB sperarne del regie e le speranze terrene
"Estencdere” o ”e(Jificare” il regno di Dio, in aggiornata versione socio-politica: una specie di collaborazione sociale collettiva con Dio, perché il Regno venga. Ma l’Evangelo non parla mai di questa collaborazione umana quale presupposto dell’avvento del regoo, l’annuncio della salvezza per sola grazia vale per
l’uomo collettivo, per la società, non meno che per l’individuo. Il Nuovo Testamento distingue significativamente fra ia dynamis, la potenza dello Spirito, e il
kratos, la forza fisica, naturale: come mantenere questa tensione nella vita cristiana, in modo che sia resa testimonianza alla potenza liberatrice di Dio,
ma in termini diversi da quelli del potere deH’uomo?
A Legon, presso l’Università del Ghana, si è riunita dal 22 luglio al 5 agosto la Commissione di Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle
Chiese. Vi hanno partecipato tre Italiani: Mons. Luigi Sartori di Padova e
il sottoscritto, quali membri della
A Villafrati (Palermo) incendiato un prefabbricato
della chiesa pentecostale
Con forte ritardo veniamo a conoscenza di un grave atto d’intolleranza
di cui è stata vittima la chiesa pentecostale . di Villafrati, in provincia di
Palermo, il 24 luglio scorso. La notizia è stata pubblicata il 25 luglio da
alcuni quotidiani siciliani. Riferendone alla Segreteria delle Assemblee di
Dio in Italia, i responsabili della chiesa pentecostale di Villafrati si sono
così espressi : « Come previsto nel programma evangelistico di quest’anno,
avevamo già installato da 10 giorni il
prefabbricato a Villafrati, ma probabilmente a qualcuno dava fastidio l’annuncio della salvezza. Il mercoledì sera (24-7), lasciati due fratelli a guardia del prefabbricato, come di consueto, abbiamo fatto ritorno alle nostre
case. Dopo qualche ora siamo stati avvertiti che il prefabbricato era in fiamme e che ogni cosa era perduta. Recatici sul luogo del disastro abbiamo appreso che i due fratelli nel tentativo
di salvare qualcosa erano riusciti a tirar fuori gli strumenti musicali, mentre gli altoparlanti, le sedie, il pulpito,
e tanti altri oggetti erano andati perduti. Sebbene nel nostro cuore ci fosse un p^rande dolore, abbiamo ringraziato Iddio di aver scampato la vita
a quei due giovani cristiani. Abbiamo
visto ancora una volta fedeli le parole
del Salmo : « Chi dimora nel rifugio
deH’Altissimo, alberga aH’ombra dell’Onnipotente ». Il Signore ci ha dato
grazia che all’alba del di’ seguente abbiamo cominciato la costruzione di un
altro prefabbricato, che sarà pronto
verso martedì 30-7 per essere installato a Camporeale, e ci ha dato la forza
per continuare a svolgere la campagna
di evangelizzazione nella località di
Villafrati con culti all’aperto. Abbiamo
visto affluire un grande popolo. Adesso ci affidiamo alle vostre preghiere,
esse ci sosterranno nel cammino cristiano ».
Partecipiamo con simpatia fraterna
a questa prova dei fratelli pentecostali. Sarebbe un segno di questa fraternità, inviare loro un’offerta; ci mettiamo a disposizione dei lettori che volessero farlo per nostro tramite.
Commissione, e don Germano Pattaro
di Venezia in sostituzione di un membro assente. Per la prima volta non
ero il solo Italiano, data la partecipazione cattolica di pieno diritto. Anche
il Segretariato per l’Unità dei Cristiani era presente col p. Pierre Duprey.
LA RAGIONE DELLA SPERANZA
L’argomento principale di studio era
espresso con la parola di I Pietro 3, 15:
« Rendere ragione della speranza che
è in noi ». La ragione della speranza
è concorde e chiara, come viene precisata nello stesso testo biblico:
« Dio... ci ha fatti rinascere, mediante
la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, a una speranza viva... » (I Pietro
1, 3-4). Il fondamento ultimo di questa speranza è la rivelazione di Dio in
Gesù Cristo. Con il suo ministero messianico, con la sua morte sulla croce
per il peccato del mondo, il Signore ci
ha liberati dalla potenza del male, del
caos, della morte, del nulla. Ci ha liberati da quella disperazione ultima
(che afferra oggi tanti giovani) che
rende vana e assurda l’esistenza. Con
la sua risurrezione dai morti, egli ci fa
risorgere a una vita nuova di giustizia
nella libertà dei figli di Dio. La speranza che egli suscita in noi è la speranza della risurrezione e della vita
nel suo regno.
La forza di questa speranza è l’opera
dello Spirito Santo in noi. « Questo è
lo Spirito della risurrezione, sparso
sul genere umano per dargli la vita
eterna. Questo è il principio del regno
di Dio nel nostro mondo ed è un segno di speranza per tutta l’umanità...
La certezza che lo Spirito Santo dimora in noi è collegata alla nostra consapevolezza della nostra comunione
col Cristo, per mezzo della quale le nostre opere divengono parte della sua
missione e le nostre sofferenze parte
della sua sofferenza. Nella gioia per la
nostra liberazione egli ci fa pregare:
Abba, Padre, e ci rende solidali con il
gemito del creato che attende la sua
liberazione. Ci rende liberi e a un tempo ci unisce a tutti coloro che gridano
per essere liberati. Lo Spirito non ci
divide, ma piuttosto ci unisce alla comunità peregrinante del popolo di Dio
e alla umanità che cerca e ci interroga ». Così dice il testo della Commissione attribuito a Jürgen Moltmann.
EVOLUZIONE
O SALVEZZA PER GRAZIA?
Esso già stabilisce un rapporto fra
la speranza del regno di Dio e le speranze terrene degli uomini. Ma questo
rapporto suscita molti problemi che
affiorano ovunque nella chiesa del nostro tempo, in Africa, in Asia, nel SudAmerica, ma non meno in Europa e
nel nostro paese, nelle comunità evangeliche come nel popolo cattolico.
Qual è il rapporto indicatoci dal messaggio neotestamentario fra la speranza del regno e le nostre speranze terrene? Noi lo stabiliamo oggi in modo
alquanto arbitrario, spesso influenzati
da determinate ideologie e concezioni
filosofiche. Questa influenza si è sentita anche a Legon, ma la speranza,
prodotto delle nostre riflessioni e dei
Valdo Vinay
(continua a pag. 2)
PHILIP POHER
reca il saluto del CEC
Accogliendo l’invito della Chiesa Valdese a partecipare alle manifestazioni
dell’8° centenario, il segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, il pastore metodista antillano Philip Potter, ha partecipato all’apertura
della sessione della Conferenza Metodista e del Sinodo Valdese e la sera di
lunedì 26 agosto, nel tempio di Torre
Pellice, ha tenuto una conferenza sul
tema: «La vocazione ecumenica della
Chiesa Valdese nell’ora presente ». Ne
riportiarno qui sotto un breve sunto.
Philip Potter, portando il saluto del
Comitato Centrale del Consiglio Ecumenico, ricorda i suoi lunghi contatti
e la sua simpatia per la Chiesa Valdese, determinata anche dal fatto che
egli stesso appartiene ad una piccola
chiesa protestante di minoranza.
Tema della conferenza: la vocazione ecumenica della chiesa valdese nell’ora presente.
Fin dalle sue origini nel medioevo
il movimento valdese è stato un movimento missionario di predicatori itineranti, che rivendicavano il diritto
per tutto il popolo di Dio di testimoniare della propria fede fondata sulla
Bibbia.
La vera importanza del movimento
valdese consiste nel suo comportamento biblico, « con la sua predicazione di poveri ai poveri, con il suo
stile di vita semplice e spontaneo, il
movimento valdese ha dato al mondo
una concezione ecumenica della chiesa, ha cioè sfidato la concezione di una
chiesa gerarchica e dominatrice che
si conforma ai costumi e alle strutture correnti ed ingiuste ».
I contatti dei valdesi, fin dall’epoca
della Riforma, con riformati, luterani,
anglicani, fratelli boemi e persino con
gli ortodossi, sono ima dimostrazione
del costante spirito ecumenico dei vaidesi.
Passando a parlare della vocazione
ecumenica attuale della chiesa valdese, Philip Potter ricorda che la chiesa
esiste per evangelizzare e che quindi
il dialogo fraterno fra le confessioni
cristiane deve avere come scopo la riscoperta della missione evangelizzatrice nella quale si aprono delle possibilità di collaborazione tra le chiese.
In questo campo la Chiesa valdese
ha fatto in anni recenti delle esperienze (Agape, Riesi, Cinisello, La Noce,
Nuovi Tempi) che sono interessanti
come modelli di evangelizzazione integrale ed ecumenica, da cui molti possono imparare, così come la chiesa
valdese può imparare da esperienze
altrui.
L’evangelizzazione esige una chiesa
che sia capace di esistere per gli altri, per i poveri e per quelli che non
hanno potere. Il Consiglio ecumenico
si occupa, con una sua apposita Commissione, dei problemi dello sviluppo
dei popoli, e deve quindi affrontare '
problemi delle ingiustizie e degli egoismi individuali e sociali che impediscono tale sviluppo.
Alcuni affermano, erroneamente, che
la preoccupazione per le questioni sociali politicizza e divide la chiesa, e si
accusa il Consiglio ecumenico di essere all’avanguardia di tale politicizzazione con i suoi programmi di lotta
al razzismo. La chiesa valdese sembra
aver trovato il modo di affrontare i
problemi concreti della gente mantenendosi fedele all’Evangelo.
Dalla storia passata e dalla realtà
presente emerge la capacità della chiesa valdese di sentire la tensione tra le
esigenze della testimonianza e le esi
(continua a pag. 6)
2
pag. 2
N. 34 — 30 agosto 1974
UN PROBLEMA CHE SI RIFLETTE NELLE CHIESE E IN PARTICOLARE
IN QUEI LORO PUNTI NEVRALGICI CHE SONO LE FACOLTA’ DI TEOLOGIA
lA SPERANZA lUL REGNO
L'ECLISSI DI D10^
nella coscienza deiruomo moderno
Fra la spregiudicatezza di una secolarizzazione radicale e i sospetti residui di
un idealizzazione religiosa della realtà, cercare di seguire Colui che è sempre,
per tutti, diverso da come lo vorremmó: follia per i savi, pietra d’inciampo per i
pii, fautore di torbidi per i potenti, germe d’inquietudine peri ricercatori borghesi del benessere e della sistemazione, motivo di delusione per i rivoluzionari
che chiedono efficienza politica nella storia
Il testo che segue è la parte iniziale
del Rapporto che il Consiglio della Facoltà di Teologia presenta al Sinodo
1974. Ci pare utile riportarla, poiché le
facoltà teologiche sono nuclei vitali
degii organismi ecclesiastici, e indicatori sensibili di vitalità e patologie.
Jiirgen Moltnlann, in un articolo
comparso nel n. 2/1968 di "Protestantesimo" si domandava: « Che senso può
avere la teologia cristiana in un mondo
che è divenuto e diventa sempre più il
mondo dell’uomo? ». La crisi e l’inquietudine che si avvertono nelle Facoltà
di Teologia dipendono per intero da
questa eclissi di Dio dalla Coscienza
dell’uomo moderno, mentre nel passato la situazione non era risentita con
la stessa acutezza, perché ancora si
confondeva la fede cori la'ideologia e
la cultura di una civiltà. Oggi questa
illusione nop è più legittima né possibile. Fare della teologia significa andare contro tutte le tendenze della nuova
epoca e questa è un'impresa di cui solo
rari uomini sono capaci. ,
D’altra parte, accanto a questa dilagante deviazione verso interessi secolarizzati, si deve registrare il fenomeno di larghi gruppi di laici che manifestano il desiderio di nutrire un interesse teologico che sino a ieri erano lungi daH’awertire. Stabilire se si tratti
di un fenomeno di avanguardia, cioè
di reviviscenza del popolo di Dio, di
superamento della millenaria separazione tra clero e laicato, oppure di un
fenomeno di retroguardia, in cui si
tentano le vie in una impossibile restaurazione da parte di anime che sentono crollare tutto un mondo intorno e
dentro di sé e oscuramente si abbarbicano a valori religiósi per reagire alla
totale secolarizzazione e alla disumanizzante tecnicizzazione della realtà, è
un problema aperto che si presta a
opposte interpretaziorti.
Tra la spregiudicatezza di una secolarizpzione radicale e i sospetti residuati di una icjealizzzazione religiosa
della realtà, si piXò essére tentati di
le opposte intérpretazioni cui accennavamo.
Al di là degli ordini del giorno sinodali, che incoraggiano le « aperture >•
e gli « esperimenti », al di là delle differenze di temperamento, di sensibilità
e di metodo tra i più diretti responsabili, al di là delle illusioni che il problema si risolva per un avvicendamento di uomini e un cambiamento di
strutture o una modifica di artìcoli di
era ed è « follia per i savi, pietra di
inciampo per i pii, fautore di torbidi
per i potenti », germe d’inquietudine
per i ricercatori borghesi del benessere e della sistemaiione, motivo di delusione per i rivoluzionari che chiedono
efficienza politica pella storia.
In questa ricerca chiediamo la simpatia, la solidarietà, la preghiera di tutta la Chiesa. Una'Facoltà che vivesse
circondata da una Chiesa disposta a
- - ;------—- -- —ua uiici v.-iucsa aisposra £
regolamento, nei nostri sforzi e nei opzioni indipendenti, dalla fede e dal
nostri tentativi più o meno felici, vi l’unicità del suo critèrio orientatore
e comunque la ricerca costante di se- non ;potrebbe essere una Facoltà sana
strumenti critici impo- capace di svolgere con efficacia il suo
sti dalla scienza teologica. Colui che lavoro.
Notiziario Evangelico Italiano
seguire la via intermedia di una teoio- hzzazione a Seul (Corea) con una de
gia « in situazione » ritenendo con ciò ^gnzione italiana (fra cui il pastore
Studenti Italiani per Cristo.
Questa organizzazione, conosciuta in
61 nazioni col nome di Campus Crusar
de for Christ International, è un movimento cristiano aconfessionale che
ha lo scopò di far conoscere Cristo rivolgendosi di preferenza al mondo
studentesco, artistico, sportivo, militare, mediante “l’evangelizzazione personale. Il movimento, fondato nel 1951,
collabora con la chiesa locale di qualsiasi confessione. Responsabile del lavoro in Italia.è Gioele Baldari; la sede è a Roma, Via Santa Croce in Gerusalemme, 97;
In aprile è stato organizzato un corso laico per l’evangelizzazione, nella
città di Roma', presso l’YMCA, con
applicazioni pratiche nella città. Un
secondo corso analogo si terrà in ottobre-novembre.
« Senso unico » è il tema delle conferenze bibliche organizzate dagli Studenti Italiani apeffiiCristp a Gand, iBel-^
gio) nel ineSej^ agQsfq/
•Pure in agosto si ivo9gé ^xploisiti! ;
corso di addestrarrièrifo per l’evange-lizzazìone a Seul (Corea) con una de
gia « in situazione » ritenendo con ciò
di superare le barriere confessionali e
di incontrarsi con credenti che prolungano nel contesto marxista della lotta
di classe quella « teologia dell’et » cioè
quella sintesi tra fede e coscienza storica che nel contesto delle civiltà del
passato si è costantemente risolta in
un asservimento dell’Evangelo alle
istanze dell’uomo. Contro queste sintesi e la loro ricerca di giustificazioni sacralizzanti la Riforma ha elevato la sua
protesta in nome della libertà dello
Evangelo.
Il lavoro della nostra Facoltà si svolge tra queste tensioni e queste pressioni che sono negli uomini e nelle cose.
La situazione non è esente da certe
ambiguità e da certe indiscipline, quando manca negli studenti e nei frequentatori una volontà di analisi e di apertura critica di fronte alle diverse possibilità di soluzione del problema che
tutti indistintamente ci travaglia e alle diverse impostazioni nell’insegnamento teologico, che derivano da quel
G. Scuderi).
Per settembre si preparano le edizioni Quattro Leggi Spirituali per i
i bambini, un libriccino a fumetti.
Queste notizie sono prese dal Bollettino di testimonianze e notizie degli
Studenti Italiani per Cristo.
L’Istituto Biblico Evangelico di Roma
ha chiuso in giugno il suo XIV anno
accademico. Durante l’estate studenti
e personale sono impegnati nel servizio cristiano, campagne evangelistiche,
campi biblici, mentre nell’Istituto ferve un pesante lavoro per la preparazione di quasi 2000 libri che serviranno per i corsi biblici.
Il 12° Convegno dei Colportori
ha avuto luogo a Firenze presso l’Istituto Comandi. Il proposito è stato
— ritrovandosi — di acquistare nuove forze per l’opera nel rinnovare la
comuriione, scambiarsi le esperienze.
— Í un grande, privilegio — dice
uno di loro, Gaet^bo Zoni da Piacenza — quello di sebijnare... poi ci sarà
chi adacqua ed il Signore che farà
crescere.
Tra gli Avventisti,*
Il Gomitato delle Federazione delle
Chiese Avyentiste,'in risposta alla richiesta delle altre .chiese evangeliche
italiane, durante la sua VII seduta, ha
votato di operare in modo che la legge sui culti ammessi del 1929 sia abrogata. , jj,
« L’Araldo della • Verità », casa editrice della Chiesa Awentista, situata a
Firenze in Via Trieste, sta ingrandepr
dosi. Già da vari anni l’edificio fiorentino non è più sufiSciente e si è presa
la decisione di cambiare sede e costruire una nuova casa, a Roma. « L’Araldo », che ha ^Ografia propria, si
vale, delLppera cj[| 60 colportori, nonché ^diprètìioàt^ meriibri di chiesa
per la* diffuì^dhg>itìella sua , stampa e
delle Sacre J,^rit|Lire. Gh Avventisti
contano sull'àiutó dei fráteíli italiani
e Su di quelli di tutto il mondo awentista per realizzare questo entusiasmante progetto.
Ricordiamo che le case editrici avventiate stampano libri e riviste che si
possono dividere in due grandi settó^
ri : religioso e igienico-sanitario. In
Italia i periodici avventisti sono: «H
Messaggero Awentista » e « Segni dei
Tempi » che escono mensilmente, diretti da Giovanni De Oleo. Ismaele
Rimoldi dirige la casa editrice di Firenze.
Il 1° Convegno europeo dei redattori Avventisti ha avuto luogo in Svizzera, con partecipazione italiana.
Il redattore capo della rivista « Review and Herald » K. H. Wood ha concluso il convegno con l’affermazione
che Cristo tornerà quando «il messaggio della verità arriverà a tutte le
nazioni... e le pubblicazioni stampate
in diverse lingue saranno sparpagliate come le foglie in autunno ».
Inda Ade !
(segue da pag. 1)
nostri desideri, può essere non vera,
è quindi una illusione pericolosa.
La concezione evoluzionistica ottocentesca, applicata alla storia delTumanità, continua a far sentire il suo
peso nella teologia e nell’etica sociale
cristiana. Spesso si congiunge direttamente la speranza del regno a tutti gli
sforzi umani più nobili per migliorare
le condizioni di vita deH’umanità: lotta per la giustizia, per un’equa distribuzione dei beni terreni, lotta per la
liberazione dei popoli oppressi e sfruttati, lotta al neocolonialismo, alla discriminazione razziale e a ogni forma
di dominio dell’uomo sull’uomo. Si osserva che quando si saranno raggiunte
queste mete, non si avrà ancora il regno; ma nella mente dei più tutto ciò
è una preparazione alTavvento del regno, Il protestantesimo risvegliato e
liberale dell’Ottocento e dei primi decenni del nostro secolo parlava di
« estendere » o di « edificare » il regno
di Dio sulla terra. Allora come oggi
vi è una specie di collaborazione sociale collettiva con Dio, perché il regno venga.
Il Nuovo Testamento non parla mai
di questa collaborazione umana, sociale, quale presupposto dell’avvento
del regno, come esso non parla di una
nostra C0|llaborazione còn Dio alla salvezza individuale. Non ne parla perché
ha un concetto radicalmente pessimistico deH’uomo, che la nostra generazione (nonostante le prima e la seconda guerra mondiale, nonostante il
sistema di Hitler e di Stalin, nonostante le bombe atomiche sul Giappone e
gli orrori del Vietnam) sembra più o
meno coscientemente rifiutare. Secondo il Vangelo, quest’uomo, i cui disegni « sono malvagi fin dalla fanciullezza » (Gen. 8, 21), non può essere salvato che per la sola grazia mediante
la fede. Ciò vale, secondo il messaggio
biblico, per l’uomo collettivo, cioè per
la società, non meno che per l’individuo. Cristo è il Salvatore del mondo
in questo senso radicale (lo dice la
sua croce) e non semplicemente come
aiuto morale e spirituale agli uomini
a salvarsi. Il radicalismo evangelico
nella salvezza personale viene espresso nel battesimo: bisogna morire e risorgere. Senza questa crocifissione con
Cristo ogni educazione «cristiana» è
soltanto una inverniciatura di cristianesimo data alle giovani generazioni.
IL GIUDIZIO APOCALITTICO
PRIMA.DEL REGNO
Quanto alla salvezza delTumanità il
radicalisrno biblico è rappresentato
dal giudizio apocalittico di Dio sul
mondo. Un’unica voce luterana l’ha
ricordato a Legon. Non vi è preparazione sociale al regno. L’umanità va
verso il giudizio: « E come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figliuol dell’uomo » (Matteo 24, 37).
L’Apocalisse non ci parla di un graduale progresso delTumanità nella giustizia, nella libertà, equaglianza e fraternità in preparazione del regno, ma di
catastrofi che si susseguono le une alle altre, del giudizio di Dio sul mondo.
Quindi è detto: « Poi vidi un nuovo
cielo e una nuova terra, perché il primo cielo e la prima terra erano passati » (Apocalisse 21, 1). Anche la salvezza del mondo è soltanto per grazia,
è un atto deU’amore di Dio. Gli uomini non sanno, non possono salvarsi.
Questa concezione pessimistica delTuqmo e della sua società non ha paralizzato l’attività dei credenti né al
tempo di Paolo, né ai tempi di Agostino e della Riforma. L’uomo liberato
dalla grazia è reso disponibile per Dio
e per il prossimo. Il cristiano opera
perché mosso dalla carità di Cristo in
un mondo che geme a causa della sua
servitù al peccato. Attende i nuovi
...............Il...un.mimi.....mi.ni...un.ninni.nini!...„..........
L’ecumene evangelica partecipa fraternamente
alle manifestazioni deirS" centenàrio valdese
Attraverso i secoli, e spesso in momenti tragici di necessità, la Chiesa
Valdese è stata circondata dalla fraternità fattiva, dalla simpatia, dall’aiuto di Chiese sorelle in Europa e
oltre. Come sono state con noi nell’ora della sofferenza, così hanno voluto esserlo nell’ora della gioia, condividendo con noi la riconoscenza al Signore per la fedeltà della sua presenza, per la costanza della sua vocazione, al di là degli sviamenti e delle viltà, delle pigrizie e delle colpe di cui è
disseminato il nostro cammino.
Parecchie decine sono stati, in queste ultime settimane, i rappresentanti
di Chiese sorelle e di Qrganismi amici,
che sono stati fra noi, aggiungendosi
ai molti visitatori, singoli e gruppi, che
in modo meno ’’ufficiale” hanno pur
fatto sentire e allargato questa presenza fraternamente corale attorno a
noi. Com’è stato detto, fra i molti doni che il Signore ha fatto alla nostra
povera, piccola chiesa, vi è quello,
grande, di averle dato e di continuare
a darle molti fratelli.
I rappresentanti esteri hanno rivolto in più riprese il loro saluto: e sarebbe bello — lo si potrà fare in un
secondo tempo — pubblicare un flori
legio di ciò che ci hanno detto, sempre
partecipe e cordiale, spesso molto bello; per ora dobbiamo limitarci, qui, a
elencare i loro nomi e quelli delle Chiese o degli Organismi che li hanno delegati fra noi: nella nudità di questo
lungo elenco vi è pure una eloquente
ecumene di fraternità. Elenchiamo
questi fratelli nell’ordine in cui hanno
parlato.
Nella riunione del 15 agosto, sulla
collina di S. Giovanni:
Prof. Marc Lienhard, Centre d'études oecuméniques, Strasburgo.
Dr. G. Tempie Lundie, Moderatore
della Chiesa Presbiteriana d’Irlanda,
Belfast.
Past. Dieter Knall, segretario generale del Gustav Adolf Werk (occ.),
Kassel.
Past. E. Schroeder, segretario generale del Gustav Adolf Werk (or.),
Lipsia.
Decano Immanuel Felter, Chiesa di
Danimarca.
Prof. Amedeo Molnàr, decano della
Facoltà teologica « Comenius », di Praga.
Sig.a Roemer-Spoerri, Kirchenrat di
Zurigo. , ¥
Past. Wolfgang! Scherffig, Freupdeskreis der Waldenser Kirche, Esseri.’
Oberkirchenrat Hartmut Jehnsen,
Chiesa evangelici delTAssia/Nassaii;
Qberkirchenrat ¡H. Fischer, Consiglio
delle Chiese evangeliche di confessione augustana ed elvetica dell’Austria,
Vienna.
Decano Wolfgang Enge, Chiesa Evangelica Luterana in Italia.
Past. Karl Wenckebach, Chiesa evangelica delTAssia.
Past. Silvio Long, Chiesa Evangelica
del Ticino.
Past. Alfredo Janavel, Chiesa valdese di New York e Chiesa presbiteriana negli U.S.A.
Past. Ricardo Epalanga, segretario
generale del Consiglio delle Chiese
evangeliche delTAngola centrale, e
past. Mateus Mariti, id.
* * *
La sera del 16 agosto, presso la Foresteria Valdese di Torre Pellice, ha
parlato un altro gruppo di rappresentanti:
Past. Miroslav Novak, Chiesa Hussita Cecoslovacca.
Past. Malcolm Ritchie, Chiesa di Scozia e Waldensian Mission aid Society,
Glasgow.
Past. Franz van Keymeulen, Chiesa
Riformata del Belgio.
Past. Grefe, Chiesa Evangelica del
Kurhessen/Waldeck.
Arch. Piercarlo Longo, Presidente
Comunità Montana della Val Pellice.
Sig. Roberto Pellenc, per il Sindaco
di Torre Pellice.
Past. Jean-Claude Verrey, Conseil
Synodal della Chiesa Riformata del
Vaud.
Past. Antonio Bueno, presidente della Federazione Italiana delle Chiese
Avventiste.
Past. A. Maciaine Pont, Comitato Valdese delle Chiese Valloni d’Olanda.
Past. G. Soergel, Chiesa ecumenica
di Ispra/Varese.
Past. Parli, Chiesa Riformata dei Grigioni.
cieli e la nuova terra in cui regna la
giustizia, ma non attende inerte.
La predicazione della speranza del
regno, dove risuona con efficacia, illumina e dà pienezza di senso alle speranze umane di giustizia, di liberazione, di una nuova solidarietà fraterna.
Rende più umana la vita, trasformando talvolta anche strutture sociali inique. Se non fosse così solidale con la
creazione che geme e attende « la manifestazione dei figli di Dio » (Romani 8, 19), non sarebbe nata dalla croce
e risurrezione di Cristo. Dice bene la
dichiarazione di Legon che « nella cortiunione con Cristo... le nostre opere
divengono parte della sua missione e
le nostre sofferenze parte della sua
sofferenza ». Ma ciò è vero soltanto
« nella comunione con Cristo ». Una
speranza del regno astratta, avulsa
dalla storia reale degli uomini, sarebbe una ben pallida speranza, perché
Cristo è venuto per salvare gli uomini.
IL MANDATO E IL POTERE
DELLA CHIESA
Un altro complesso problema è il
modo in cui la speranza cristiana manifesta la sua comprensione e solidarietà con la speranza, oggi tanto viva,
di giustizia, di liberazione, di pace, di
vita più umana per tutte le genti. Su
questo punto vi è poca chiarezza e le
opinioni sono contrastanti (anche a
Legon). Qual è il mandato del Signore alla sua chiesa? Una partecipazione
diretta alla lotta politica? Di quali
mezzi può disporre?
Nel Nuovo Testamento il mandato
della chiesa è la predicazione del Vangelo, e i credenti risuscitati a una vita
nuova nel battesimo sono chiamati a
essere strumenti della giustizia di Dio
in questo mondo (Romani 6, 13). Il Signore ha promesso ai suoi discepoli
« potenza quando lo Spirito Santo verrà su voi » (Atti, 1,8). (jual è questa potenza con cui la chiesa ha da operare
nel mondo, anche per manifestare la
sua solidarietà con quanti oggi invocano liberazione e giustizia?
Nella lingua del Nuovo Testamento
vi sono due parole per indicare potenza o forza: dynamis, cioè potenza spirituale, e kratos, cioè forza fisica, violenza. Il Signore promette ai suoi dynamis, potenza spirituale, quella che
viene loro dallo Spirito Santo; l’apostolo Paolo dice che « il Vangelo... è
potenza (dynamis) di Dio» (Romani 1, 16), e qualifica la sua propria predicazione come « dimostrazione di
Spirito e di potenza » (dynamis) (I Corinzi 2, 4).
Questo è il potere della chiosa di
Gesù Cristo: la predicazione del Vangelo resa efficace dallo Spirito Santo,
il Vangelo vissuto giorno per giorno
nella comunità, la testimonianza con
la parola e con la vita. Così la chiesa
vive la sua speranza del regno e manifesta la sua solidarietà con le speranze dei poveri e degli oppressi, levando
la sua voce contro ogni iniquità. Ma il
suo mandato si distingue dal compito
dei partiti politici e dello Stato (Romani 13, 4), perché questi usano la violenza, « legalmente » o « illegalmente ».
Se la chiesa prendesse parte alla loro
violenza, rifiuterebbe la croce di Cristo. Cristo non ha partecipato alla violenza degli zeloti per la liberazione
d’Israele e nel Getsemani ha detto a
Pietro: « Riponi la spada al suo posto » (Mt. 26, 52).
Che cosa significa questo in concreto oggi? La chiesa deve levare la voce
con coraggio (anche se per lei ciò può
significare persecuzione e croce) contro le ingiustizie sociali e la tortura
dei carcerati per es. nelTUruguay, ma
non può partecipare alla guerriglia dei
tupamaros, e neppure direttamente
alla lotta dei partiti politici. La comunità cristiana non è un partito politico.
Quale sia il mandato della chiesa
nella complessa e dolorosa situazione
attuale delTumanità, in qual modo la
chiesa debba essere, e in qual modo
non debba essere, solidale con le speranze degli oppressi, come la sua speranza del regno possa essere luce per
le genti, e come invece essa possa oscurarsi e lasciarle disorientate — non
appariva sempre chiaro a Legon, e
non sembra essere molto chiaro neppure fra gli evangelici italiani, salvo
nella comunità del Servizio cristiano di
Riesi, che ha preso come misura
d’ogni cosa, in ogni sfera della vita,
l’agape di Dio, manifestata sulla croce di Cristo. È una questione importante, perché se non si manifestano i
figli di Dio, anche il gemito della creazione non può essere consolato.
Valdo Vinay
Nel prossimo numero pubblicheremo un secondo elenco di delegati che
hanno partecipato alle manifestazioni
e che in altra occasione hanno recato
il saluto delle Chiese o degli Organismi che ri hanno inviati fra noi.
9 In seguito a una raccomandazione della
Consultazione sul Medio Oriente della
Divisione di mutua assistenza del CEC, si è
costiutito in Iran un Comitato interecclesiastico di cui fanno parte la Chiesa Armena
Apostolica, la Chiesa Assira, la Chiesa Episcopale, la Chiesa Greco-ortodossa e la Chiese evangeliche. Il Comitato, presieduto dall’arcivescovo Artak Manugian responsabile
della Chiesa armena a Teheran, ha lo scopo
di coordinare l’attività ecumenica in Iran.
9 In Baviera, nelTanno scolastico 1973-74
circa seimila ore d’insegnamento religioso evangelico non hanno potuto essere impartite per carenza di personale insegnante: il
13,6% del totale delle ore d’insegnamento
religioso evangelico, con una crescita delTl,5
per cento rispetto all’anno precedente.
3
30 agosto 1974 — N. 34
pag- 3
REPUBBLICA DEMOCRATICA TEDESCA, DDR
Continua la discussione
sui diritti deH’uomo
Han suscitato scalpore due discorsi
del vescovo luterano di Görlitz, Hans
Joachim Fränkei, che nell’ottica della
tolleranza e del valore incondizionato
dei diritti deH’uomo ha esaminato criticamente, la prassi vigente della Germania orientale. A suo avviso i diritti
e le libertà dell’uomo hanno fondamento nella creazione e nella redenzione di Dio e sono quindi disconosciuti nella loro natura quando sono asserviti alle esigenze di un dato orientamento e vincolate all’unità di misura della loro utilità per il socialismo.
L’appello del Frankel ha suscitato
dibattiti nella DDR, durante il primo
semestre ’74. Il presidente dell’unione
democristiana (CDU) orientale e della
Camera della DDR, Gerald Gotting, ha
attaccato, pur senza nominarlo, il vescovo Frankel, in una sessione del presidium del suo partito, affermando che
la fede non presuppone alcun specifico
diritto e alcuna libertà; pure nell’ecumene si manifesterebbe — per fortuna — sempre più la tendenza a non ridurre il dibattito sui diritti umani al
problema individualistico della libertà
religiosa. Il Gotting ha polemizzato
contro « tentativi della propaganda imperialistica » per forzare nella DDR un
dibattito su pretese offese ai diritti
umani nel quadro del socialismo; il socialismo ha invece dato un contenuto
nuovo alla visione di tali diritti.
Un contributo polemico alla visione
dei diritti dell’uomo secondo l’ottica
socialista è stato poi dato dal docente
di teologia di Berlino-Est, H. Trebs, in
un commento radiofonico. Trebs insegna ecumenismo nella sezione teologica dell’Università Humboldt ed è
membro, per la CDU-Est, della Camera popolare della DDR. Egli ha definito una manovra deformante quando
da parte occidentale si ricollega al
problema dei diritti delTuomo il fatto
che nei paesi socialisti non si tollera
alcuna diffusione di idee aventi carattere militarista, razzista o fascista:
« A favore di opinioni antisocialiste e
antiimperialist e e della loro diffusione
nella DDR non è lecito appellarsi al
diritto alla liberta d’opinione né al diritto alla libertà religiosa. Ciò risulta
dal carattere della Dichiarazione dei
diritti dell’uomo dell’ONU. A partire
dalla Dichiarazione del 1948 i diritti
dell’uomo devono essere considerati in
chiave antifascista. Il che significa,
nell’evoluzione attuale, anche in chiave antimperialistica: essi si oppongono al razzismo e al colonialismo ». Ma
sarebbe un errore ritenere che i diritti
delTuomo facciano delle norme della
società borghese il modello internazionale: « La concezione borghese dei
diritti dell’uomo proclama sì la libertà,
ma non può garantire le premesse della effettiva libertà, dato che la proprietà capitalistica dei mezzi di produzione costituisce una non-libertà pratica per le classi lavoratrici nella più
importante sfera della vita, il lavoro ».
Sicché i principi borghesi relativi ai
diritti dell’uomo si riducono a pii auspici, che s’infrangono contro la realtà
capitalistica e ne sono costantemente
confutati.
Il vescovo Erànkel non ha risposto
a queste polemiche, trattando, in una
relazione al Sinodo evangelico della
regione ecclesiastica di Görlitz, della
libertà di fede e di coscienza, e quindi di opinione: « Nella nostra società
è un problema tuttora irrisolto la tensione fra lo scopo perseguito di una
comunità di vere personalità socialiste
e il potere che limita la libertà di coscienza e di fede ». La coesistenza pacifica non è solo coesistenza di blocchi
e di popoli, ma essenzialmente di uomini e di convinzioni; così « la coesistenza fra il marxismo-leninismo e la
fede cristiana deve avvenire preservando integre le loro opposizioni; se infatti si contesta la coesistenza essenziale
delle convinzioni, si contesta in ultima
analisi il diritto all’esistenza dell’altro.
E ciò è inconciliabile sia con il fondamento morale indispensabile a ogni società, sia con la responsabilità che tutti noi abbiamo nei confronti della pace
del mondo ». Il Sinodo ha accolto con
gratitudine l’esposizione del vescovo,
dichiarando che esso ha chiarificato il
nostro modo di concepire la via della
Chiesa nella società socialista ».
Anche il Sinodo, tenutosi in maggio
a Berlino-est, della Chiesa Evangelica
dell’unione (EKU) per il settore dellà
DDR (Berlino-Brandeburgo, Magdeburgo, Anhalt, Sassonia, Görlitz) ha discusso criticamente la situazione dei
diritti umani nella DDR: lo Stato si
attribuisce il compito di interpretare
la vita e di individuare la verità, compito che non gli compete; nella DDR è
impossibile appellarsi a un diritto, oggettivo, perché vi sono istanze (il Sinodo accennava alla SED, il partito
socialista al potere) « che per natura
hanno sempre ragione ». La limitazione della libertà di fede e di coscienza
determina nei cittadini della DDR un
atteggiamento opportunistico.
Le discussioni e le decisioni del Sinodo di Görlitz e di quello delTEKU a
Berlino mostrano che cosa le Chiese e
i cristiani nell’Est attendono dall’ecumene riguardo ai diritti delTuomo: un
intervento deciso a favore dell’effettiva validità dei diritti universali dell’uomo affermati sia dalle costituzioni
statali sia dalla Convenzione delTONU
sia dall’ordine della creazione di Dio,
Il 30 agosto, a Taizé
Si apre il Concilio
dei giovani
Il Concilio dei gióvani, lanciato nel
1970 e da allora intènsamente preparato, si aprirà venerdì 30 agosto a
Taizé. Le manifestazioni dureranno fino
alla domenica. Vi parteciperanno il
card. WiUebrands, presidente del Segretariato per l’unità ^dei cristiani a
Roma e il past. Potter, segretario generale del Consiglio ecumenico a Ginevra, e numerosi Cardìnàl}, vescovi e
pastori. Seguiranno^ altre inaugurazioni in America latina’, in Africa, in Asia
e in America del nord.
Agli incontri internazionali preparatori hanno partecipato 19.000 giovani
nel 1970, 42.000 nel 1971. 60.000 nel 1972
e già nel settembre'1973 tale cifra era
stata superata.
Ai partecipanti alla « Settimana d’incontro », che ha quotidianamente il
suo culmine nella preghiera, tre volte
al giorno, è offerta la scelta fra vqri
temi: 1) nuotare controcorrente; ^)
contemplazione: vedere in modo nuovo la realtà; 3) lotta, con l’uomo sfruttato; 4) uomini comunitari.
IL NUOVO PRIMATE ANGLICANO,
ARCIVESCOVO DI CANTERBURY
Chi è Frederick Donaid Coeean?
Il 1° settembre, a Mialet
L’assemblea
del « Musée du Désert »
Mialet (bip) - L’assemblea annuale
del Musée du Désert si terrà al Mas
Soubeyran, presso Mialet, domenica 1°
settembre.
L’assemblea riunirà quest’anno nella
commemorazione due figure assai diverse: una giovane contadina delle Cevennes quasi sconosciuta, nata nel 1674,
Isabeau Redourtière, di cui si sa da
Claude Brousson che a 18 anni andava
a leggere e illustrare la Bibbia nelle
Assemblee clandestine, pagandolo con
Tincarceramento nella Tour de Constance; e lo statista Henri Guizot, nato a Nîmes nel 1787 e morto nel 1874.
Che vi è di comune fra la pastorella e
lo statista? La fede. Un versetto illuminerà la giornata: « Ma il maggiore
fra voi sia come il minore e chi governa come colui che serve » (Luca 22, 26).
Il culto del mattino sarà presieduto
dal past. A. Berrus di Nîmes; nel pomeriggio parleranno il past. H. Bosc
della Société de THistoire ,du Protestantisme Français, il profj Francis
Goguel, presidente della Fondation
nationale des Sciences politiques e il
past. Daniel Atger, della Chiesa riformata di Passy.
e che non possono essere limitati opportunisticamente in questo o in quel
senso.
IL SERVIZIO DELLE CHIESE
E DEI CRISTIANI
NELLA SOCIETÀ’ DELLA DDR
« Se opponessimo un no totale alla
nostra società, confermeremmo l’idea
dei marxisti che l’Evangelo sia una
contro-ideologia; così facendo perderemmo la superiorità dell’Evangelo,
che è un tutto di giudizio e di grazia.,
su ogni ideologia ». Il citato vescovo
Erànkel, parlando al Sinodo di Görlitz,
ha respinto l’affermazione, frequente
in bocca di politici orientali e occidentali: « la religione è un fatto privato ».
I cristiani non possono vivere in quanto cristiani solo nella sfera privata
« lasciando Cristo nel guardaroba della nostra società » nella vita professionale e civica. Essi devono attestare
la sovranità di Cristo su tutti i settori
e illustrarla nel loro servizio nella società. Anche il riconoscimento di essere una minoranza non dà ai cristiani il diritto di rassegnarsi e di abbandonare il servizio loro comandato.
Pure il vescovo di Greifswald, Horst
Gierke, parlando al Sinodo berlinese
dellTEKU, si è espresso in favore della collaborazione dei cristiani nella società della DDR, contro le tendenze di
coloro che, rassegnati o introversi, si
ritirano nella vita comunitaria e nella
pietà individuale. Circa i rapporti Stato-Chiesa, ne ha sostenuto la separazione, che a partire dal Sinodo confessante di Barmen 1934, va accettata come conforme alla fede. La Chiesa non
deve lasciarsi inquadrare nelle strutture di potere statali, ma deve ricercare qual è la volontà di Dio pure in
campo politico e sociale: « In tal modo essa non si leva come custode della
società, ma deve essere e rimanere
profeta e predicatore nella sua società ». ,
« CITTADINO SOCIALISTA
DI FEDE CRISTIANA»,
UN CONCETTO CANGIANTE
Nella linea della delimitazione ideologica fra i cristiani nei due Stati tedeschi, richiesta dalle autorità tedescoorientali, da un po’ di tempo la CDU
(Unione democristiana) orientale usa
il concetto di « cittadino socialista di
fede cristiana ». NelTultimo Sinodo della Chiesa evangelica di Berlino-Brandeburgo (parte orientale), il rapporto
del Consiglio sinodale poneva il problema se tale concetto dovesse definire il « normale coesistere di cittadini
di diversa convinzione » ovvero designare i cristiani come « un relitto presente, ma da superare ». La
risposta dipenderà dalTeffettiva possibilità o meno di educare e formare
giovani e adulti come cittadini socialisti di fede cristiana. In risposta alla
domanda di un membro del Sinodo, il
Vescovo Albrecht Schönherr notava
che il concetto viene inteso diversamente dai marxisti e dai cristiani; esso
racchiude del resto una contraddizione antagonistica; fortunatamente nella prassi politica si riscontra una « benefica incoerenza »: mentre un cittadino socialista di fede cristiana è in teoria impossibile, in pratica si sono avute numerose possibilità di dialogo su
ciò che marxisti e cristiani possono
fare insieme.
Si accetta invece la formula « la Chiesa nel socialismo ». che però necessita
di ulteriore precisazione. Non si tratta
di un puro adattamento, secondo il Sinodo di Berlino-Brandeburgo, che intende « la Chiesa nel socialismo » nel
senso « che in tal modo si aiutano tutti
i cristiani a vivere una vita obbediente
al Signor Gesù Cristo '».
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiittiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinimiiuiiijiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimii
Lovanio (Belgio), 28 agosto-3 settembre 1974:
' • i. '•
dialogo tra religioni
Seconda conferenza mondiale
delle religioni ner la
Oltre 500 partecipanti, di cui 250 delegati ufficiali, daranno vita a Lovanio
(Belgio) dal 28 agosto al 3 settembre
prossimi, alla 2“ conferenza mondiale
delle religioni per la pace. La prima
ebbe luogo in Giappone, a Kyoto, nell’ottobre del 1970. Lì fu fondato un organismo permanente internazionale, la
« Conferenza mondiale della religione
per la pace», con sede a New York,
che si propone di lavorare a favore di
una collaborazione tra le religioni sul
terreno dello sviluppo, del disarmo, dei
diritti delTuomo, del superamento delle tensioni e di tutto ciò che minaccia
il destino dell’umanità. Lo scopo della
conferenza non e un confronto teologico o un dibattito dottrinale ma il lavoro per la pace, uno sforzo comune per
attuare una comunità mondiale più
giusta e più umana. Il tema della conferenza di Lovanio è; « La religione e
la qualità della vita ».
(sepd) - Com’è noto, la regina Elisabetta Il d’Inghilterra, su invito del primo ministro britannico, ha nominato
il 64enne arcivescovo di York, F. D.
Coggan, arcivescovo di Cantèrbury e
quindi capo non soltanto della Chiesa
d’Inghilterra, ma di tutta la Comunione anglicana sparsa, nel mondo intero.
Il Coggan assumerà il nuovo incarico in novembre, quando l’attuale primate Michael Ramsey si ritirerà, al
compiménto dei 70 anni.’ Ramsey appartiene all’ala anglo-cattolica ("Chiesa
alta’’) delTanglicanesimo. Durante la
sua presidenza è stato fortemente potenziato il dialogo con la Chiesa cattolica romana; nello stesso periodo si è
avuto il tentativo, temporaneamente
fallito ma fortemente appoggiato da
Ramsey, di unione con la Chiesa metodista in Inghilterra.
F. D. Coggan è un noto studioso di
scienze bibliche. All’Università di Cambridge ha studiato, distinguendosi, lingue orientali. Dopo essere stato docente di Nuovo Testamento al Wycliff College di Toronto, nel Canada, nel 1944
assunse la presidenza dell’importante
London College of Divinity. Una pietra
miliare della sua attività scientifica è
stata la collaborazione alla New English Bible, una delle migliori traduzioni moderne. Quando, nel 1961, Ramsey
divenne arcivescovo di Canterbury,
Coggan lo sostituì nell’arcivescovato
di York, il secondo per importanza.
Il nuovo primate è di stoffa diversa
dal suo predecessore, sia sotto l’aspetto teologico che sotto quello della politica ecclesiastica. Per la prima volta,
dopo 126 anni, il primate d’Inghilterra
appartiene all’ala evangelica della Chiesa, la "low Church” (chiesa bassa). Nel
Canada prima e poi in Inghilterra egli
ha partecipato a varie campagne d’evàngelizzazione di massa, in collaborazione con varie Chiese libere, fra cui
l’Esercito della Salvezza.; Egli ha appoggiato la piena consacrazione della
donna al ministero pastorale, anche se
questo poteva accentuare divergenze
con i rappresentanti della Chiesa di
Roma. Si è poi impegnato più del suo
predecessore nelTaffrontare questioni
morali. In un’intervista, al rnomento
della sua nomina, egli ha definito quella britannica una « società malata »,
che può guarire solo se torna a rispettare le norme morali tradizionali. Con
altrettanta decisione quanto quella del
suo predecessore, egli condanna conte
anticristiana la politica d’apartheid
condotta dal governo di Pretoria; egli
Giappone. Un agente delTAlleànza
Biblica Universale (ABU) ha incontrato, durante un viaggio in treno, un giovane monaco buddista. Si mettono a
conversare, e ad un certo punto Tagehte, dell’ABU domanda al monaco:
(I non avete mai cercato di trovare Dio
attraverso Gesù Cristo? » ; il monaco
allora trae dalla tasca una versione
tradizionale del N. Testamento e risponde.: « s% ho cercato, ma l’inglese
è troppo difficile ». L’agente biblico gli
offre tosto un N. Testamento in inglese corrente, che il monaco è capacé' di leggere molto bene, così, che
esclama: «ah! è meraviglioso: posào
capire interamente questo inglese I »< e
prosegue il suo viaggio felice del nuovo tesoro acquisito.
India e Bangladesh. Si calcola che,
in seguito alla lotta contro l’analfabetismo, nel 1980 almeno il 40% della
popolazione indiana, cioè 271 milioni
di persone, avranno imparato a legge
ha visitato ripetutamente la Chiesa anglicana in Sudafrica.
I problemi maggiori che il nuovo arcivescovo di Canterbury dovrà affrontare sono: i rapporti fra Chiesa e Stato: molti inglesi ritengono che proprio
la trafila di nomina di un vescovo o
arcivescovo dev’essere maggiormente
svincolata dal quadro politico; il crescente allontanamento del popolo inglese dalla chiesa: sui 28 milioni di anglicani nominali solò 1,8 milioni partecipano al culto di Pasqua; la carenza
sempre più grave di pastori: nel 1973
sono stati ’ordinati’ soltanto 373 pastori, contro i 636 di dieci anni fa.
Frank Jehle
Il segretario generale del Consiglio
ecumenico pastore P. Potter ha inviato alla presidenza della conferenza il
seguente messaggio: « Vorrei cogliere
questa occasione per rivolgervi il mio
augurio caloroso per il successo della
vostra prossima conferenza. Abbiamo
il dovere di cooperare con persone di
diverse religioni nella ricerca della pace, non solo sul piano dello spirito ma
anche su quello delle conseguenze pratiche per la vita degli uomini, a qualsiasi nazione appartengano. Tutte le
religioni sono in grado di servire la pace, ma esse hanno talvolta diviso i popoli e di conseguenza hanno fallito nel
loro compito di riconciliazione.
« Spero che la vostra conferenza getterà uno sguardo critico sul ruolo storico delle religioni nell’ambito dei conflitti umani, e suggerirà dei modi concreti di ridurre le tensioni ed edificare
una vera comunità umana ».
Natale d’estate
Nel luglio scorso la chiesa luterana
di Littleton (Colorado, USA) ha celebrato d’estate per la seconda volta la
festa natalizia, con alberi di Natale e
canti natalizi. Siccome la data del Natale è stata fissata convenzionalmente
al 25 dicembre, e nel periodo ’’ufficiale” d’Avvento la gente è cosi occupata
a preparare la festa da finir di dimenticare il ’’perché” e ’’per chi”, il past.
Hoemig, responsabile dello spostamento, ha dichiarato che esso ha avuto larga eco. Le piccole riforme. E
quando si imponessero, e il Natale estivo diventasse prassi comune allora si
potrebbe ri-riformare, e tornare a celebrare il Natale a fine dicembre. E così
di seguito...
re. In vista di una tale estensione di
nuovi lettori i delegati della Società
Biblica di questo paese si sono incontrati ed hanno progettato nuove traduzioni di porzioni della S. Scrittura
in 14 lingue, ma fatte in modo da essere facilmente comprensibili a tutti,
con illustrazioni a colori che possano
attrarre l’attenzione.
Israele. La Società Biblica procede
ad una traduzione del N. Testamento
in lingua ebraica moderna, al fine di
dare ai cristiani israeliani una traduzione fedele ed attuale, e al popolo
ebraico un Nuovo Testamento in una
lingua che gli sia accessibile.
La crisi cartacea aumenta
i costi
della produzione di Bibbie
La crisi cartacea, di dimensioni mondiali, ha determinato pure un notevole
rincaro della produzione biblica. È vero che la carta leggera utilizzata per la
stampa di Bibbie non è stata colpita
dalla carenza di idrocarburi, come altri tipi di carta. Tuttavia Taumento dei
prezzi cartacei ha fatto salire del
15-20% i costi delle Bibbie, dei Nuovi
Testamenti, delle porzioni e selezioni
bibliche richieste con urgenza alle varie Società bibliche. Se non cresceranno le offerte, il programma globale di
stampa del testo biblico dovrà essere
ridotto.
« El Porvenir »
una scuola evangelica
a Madrid
Un anno fa è stata riconosciuta dallo Stato la scuola evangelica « El Porvenir », fondata a Madrid nel 1870 dal
pastore tedesco Fritz Fliedner. Le scuole evangeliche in Spagna dipendono
finanziariamente da offerte estere; esse accolgono, fra l’altro, bambini di famiglie bisognose, che non trovano posto nelle sovraffollate scuole pubbliche o non sono in grado di frequentare
un’altra scuola privata. Il trasferimento giuridico delle scuole alla Chiesa
Evangelica Spagnola è un nuovo passo verso l’autonomia. Il pastore Humberto Capò, formato nel Seminario
teologico di Madrid, ha assunto la direzione della scuola assicurata finora
da tre generazioni della famiglia Fliedner.
Dibattito sul battesimo
Madrid (bip) — I pastori delTIglesia
Evangélica Española hanno tenuto una
conferenza pastorale a Alcoceber per
studiare in modo approfondito il problema del battesimo, secondo il mandato dell’ultimo Sinodo (Logroño 1973).
I pastori hanno ratificato l’insegnamento dato dalla Confessione di fede
della loro Chiesa e riconoscono che
« il battesimo può amministrarsi per
immersione, infusione o aspersione, e
può darsi anche ai bambini i cui genitori sono increduli ». La dichiaraziozione aggiunge che il battesimo amministrato dalle Chiese di altra confessione cristiana è riconosciuto, ma
che se per ragioni di coscienza un credente non si ritenesse veramente battezzato, il battesimo potrebbe, in via
eccezionale, essere nuovamente amministrato. La riflessione è stata estesa
alTinsegnamento della Scrittura sul
battesimo di Spirito Santo, « cui si
guarda con attenzione rinnovata nel
movimento carismatico ».
% L’ospedale avventista ’Bongo’, nell’Angola centrale,. continua ad essere per
ammalati, in un largo raggio e a qualunque
nazionalità appartengano. Sono giunti recentemente due' nuovi medici, brasiliani, lavorano pure due infermiere volontarie e i pazienti ricevono non solo cure fisiche — fra l’altro,
una quindicina di operazioni al giorno, in
media —, ma pure aiuto spirituale.
0 Nell’assemblea generale della Società
dell’Asia orientale, la maggiore ’’multinazionale” con sede in Danimarca, azionari
luterani hanno criticato i salari minimi versati a lavoratori nelle succursali sudafricane
della Società. La maggioranza degli azionisti
ha però respinto l’opposizione, definendo gli
obiettori « degli zeri marxisti o trotzkisti »
— così un imprenditore di primo piano. I
quotidiani cristiani e socialdemocratici danesi
hanno deplorato l’atteggiamento incomprensivo della Società.
Nella diocesi di Bilbao
Formazione
teologica e biblica
per rispondere
al proselitismo evangelico
Bilbao (bipfsnop) - In un rapporto
recente sulla situazione dei vari gruppi religiosi non cattolici nella diocesi,
il Segretariato per l’ecumenismo della diocesi cattolica di Bilbao segnala
che dei 26 luoghi di culto non cattolici esistenti nella resone basca, 5 sono stati aperti oltre dieci anni fa, 4 da
tre anni, 7 da oltre un anno e 10 non
hanno ancora un anno di vita. Ciò significa . che l’attuale dima di libertà
religiosa offre possibilità d’azione al
proselitismo. Di fronte a questo fenomeno il rapporto dà alcune istruzioni
ai preti cattolici, che devono seguire
la consegna del vescovo: rispondere al
proselitismo con la formazione teologica e biblica « per preparare il popolo di Dio a esprimere, vivere e ragionare la propria fede ». Fra i proselitisti più attivi si segnalano il movimento d’evangelizzazione fra i gitani, i
Testimoni di Geova e aloime Chiese
’’libere”. Il rapporto considera « piacevoli » le relazioni con le Chiese stabilite da lunga data, come la Chiesa
Evangelica Spagnola, quella Anglicana e quella Tedesca, che si consacrano
al ministero della Parola e alla cura
d’anime.
4
pag. 4
UN’ORA CON IL PROF. AMEDEO MOLNAR, « UN VALDESE DELLA DIASPORA »
Questo è, per me, il cuore del valdismo
Valdo-boemo, lo storico di Praga ha detto all’assemblea del 15 agosto: « Il significato più profondo del valdismo medioevale è per me quello di aver vissuto
una fede evangelica essenziale senza scostarsi dalle incidenze sociali del messaggio liberatore di Cristo e senza vergognarsi, d’altra parte, del fatto che Cristo crocifisso non garantisce un successo storico. Avere il coraggio di non ritirarsi di fronte a tensioni di quest’ordine sarebbe anche oggi una testimonianza di
fedeltà al cuore dell’eredità del movimento suscitato dalla conversione di Valdo »
N. 34 — 30 agosto 1974
gratuita di
delimitata. II mrnisterio itinerante
valeva a ricordare l’instabilità dell’esistenza cristiana e quella sua libertà che rifiuta
di sedersi nelle
tradizioni e nell’immobilismo di
una esistenza banale. Invece la soCristo sulla sua
Sono nato da madre valdese. Il mio
nonno, che non ho mai conosciuto, era
pastore valdese. Ma sono nato a Praga in Cecoslovacchia e la mia formazione culturale è boema, è ceca. Ho
avuto nella mia vita il grande privilegio di poter mantenere sin dall’infanzia contatti colle Valli valdesi. Contatti a dir vero sporadici, ma intensissimi. Contatti per varie cause difficili
ma fecondi. Col tempo sono diventati
non più il risultato di un certo condizionamento familiare, ma l’espressione di una scelta. Ho scelto la cosiddetta prima Riforma valdo-hussita come
oggetto di studio storico per dare la
parola ad una intuizione evangelica, a
un tipo di intelligenza della Parola di
Dio che aveva dato vita, sul finire del
medioevo, a una presenza e testimonianza cristiana nel mondo che ritengo ispiratrice per la nostra riflessione
odierna.
Io sono, per così dire, un valdese della diaspora. In questo momento rappresento qui la Chiesa evangelica dei
Fratelli Boemi e la sua Facoltà di teologia Comenius a Praga.
La chiesa dei Fratelli Boemi è stata
fondata in pieno Quattrocento come
continuazione dell’ala sinistra della Riforma hussita. Barbi valdesi di lingua
tedesca come Federico Reiser e Stefano da Basilea hanno validamente aiutato il costituirsi di questa chiesa. Oggi numericamente non sorpassa in Boemia e in Moravia i 300.000 membri. Come Podierna chiesa valdese, è di orientamento riformato, calvinistico, con
una sua confessione di fede che risale
ai 1535. Chiesa di tipo presbiteriano-sinodale, con un consiglio sinodale ( =
Tavola) eletto per sei anni. A nome di
questo consiglio sinodale della chiesa
ev. dei Fratelli boemi vi porgo i migliori auguri per l’ottavo centenario della
conversione di Valdo. Né Valdo né i
Valdesi sono da noi sconosciuti. Recentemente pubblicato, un libro di oltre 300 pagine rievoca in ceco le vicende storiche del valdismo.
Quanto alla nostra facoltà, è un’istituto ecumenico. Serve a tutte le chiese
protestanti in Cecoslovacchia, eccezion fatta dei luterani della Slovacchia.
Ha dal 1919 il carattere di una facoltà
statale, ma non fa parte dell’Università
di Praga. Siamo in tutto in quest’anno
dieci professori e novanta studenti.
Lo studio è di dieci semestri. Il nome
Comenius dato alla facoltà, è il nome
di Jan Amos Komensky, moderatore
della chiesa dei Fratelli boemi nel seicento, teologo, pedagogo e pensatore
morto in esilio olandese dove si legò
d’amicizia con l’ex-moderatore valdese
Giovanni Léger. Nel 1655 durante la
« primavera di sangue » in Piemonte,
Comenius scrisse in ceco una fervente
protesta contro le persecuzioni inflitte ai valdesi.
I rapporti tra valdesi e la Boemia
sono stati nel medioevo frequentissimi. Non si tratta di un fenomeno episodico, ma di una solidarietà vissuta
attraverso più di due secoli. Gruppi
valdesi ben delimitati si trovano in
Boemia a partire dal 1330. Vi sono
presenti al momento dello scoppio della Riforma hussita dopo il martirio di
Hus del 1415. Trasmettono in particolare importanti elementi del loro messaggio alla chiesa taborita. Quando
poi i taboriti passano alla rivoluzione
e si trovano minacciati dalle crociate
bandite dai legati pontifici e dall’imperatore germanico, i Valdesi del Delfinato e delle Alpi prestano nel 1431 un
notevole appoggio ai fratelli di Boemia. Quasi allo stesso momento, il barba valdese tedesco Reiser si fa consacrare dai taboriti. Incaricato di occuparsi della diaspora valdese in centro
Europa, fa viaggi straordinari dalla
Boemia al mar baltico, dalla Polonia al
Reno, dal Reno al Danubio ed in Isvizzera. Ha relazioni coi valdesi in partibus Romaniae ed è lui che ha iniziato
la trasmissione della letteratura teologica hussita ai valdesi latini. Nel 1433,
davanti al concilio ecumenico di Basilea, la delegazione hussita condotta da
Procopio detto il Grande, aveva il 13
aprile dichiaratamente difeso i valdesi.
Era la prima volta che un uomo di stato prendeva le difese dei valdesi perseguitati e rivendicava il carattere evangelico del loro messaggio davanti ai
rappresentanti della cristianità ufficiale d’Qccidente.
Il ricordo di questa solidarietà si
mantenne vivo anche presso i Valdesi
delle Valli. Lo si può constatare ancora verso la fine del ’400 tra i valde"^i della Val Chisone e tra quelli di
Paesana, se non vogliamo parlare dell’mteressantissima letteratura valdese
d’orientamento hussita redatta in franco-provenzale e che si afferma, essa
stessa, ispirata dalla « predicacion de
moti de la part de l’Unità de li Boemienc ».
da una acuta coscienza della responsabilità che la professione di fede cristiana implica nei riguardi del prossimo:
la chiesa non può trasmettere il messaggio apostolico Se non conformandosi essa stessa alle sue istanze. Abbracciare la povertà significava per Valdo
sottrarre la libertà della parola di Dio
alla schiavitù del sistema feudale consacrato dalla chiesa dominante.
Il valdismo dei primi secoli pi appare come una forma consapevolé di presenza cristiana nel mondo. Assume la
condizione umana in quanto è minacciata, contrastata, perduta, perché nel1 ottica della fede i valdesi sanno che
la misericordia di Dio va ai minimi e
non ai potenti.
Rifiuto di prestare giuramento
La predicazione itinerante
La clandestinità
Orizzonte ecumenico
Autocritica del retaggio storico del cristianesimo dopo il IV secolo
L ospizio valdese: non edificio cultuale
ma comunità di servizio costituito per
incrementare una missione.
)•
CHANFORAN
Con i sinodi di Chanforan e di Frali
Anche in cèco
nna stnria dei Valdesi
La Chiesa Evangelica dei Fratelli Cèchi
ha tenuto a contribuire aU’8° centenario dell’iniziativa evangelizzatrice di Valdo di Lione pubblicando, ad opera della sua casa editrice Kalieh, un volume di 328 pagine consacrato alla storia del movimento valdese nel
Medioevo. L’autore, il prof. Amedeo Molnar
della Facoltà teologica « Comenius » di Praga,
vi insiste sulla portata ecumenica del movimento valdese. Il titolo del libro è, infatti:
Valdensti - evropsky rozmer jejich vzdoru
(/ Valdesi - dimensione europea della loro
sfida). L’opera è corredata da carte e illustrata da numerosi disegni del giovane pittore
Jindrich Cech. Ne dà notizia l’ultimo numero del Bollettino del Dipartimento teologico
dell’Alleanza Riformata Mondiale, che segnala pure le pubblicazioni di storia valdese
curate in quésti mesi .dàllà Claudiana. ,
sono cancellate molte vestigia della
testimonianza tipica del valdismo medievale, in particolare la predicazione
itinerante esercitata su scala internazionale. Il valdismo rinuncia alla sua
plurisecolare critica di una società civile governata da principi e magistrati
considerati cristiani. Con i riformatori
del ’500 accetta l’idea che il potere pubblico abbia qualcosa da dire nel problema della comunicazione della fede.
Così i riformatori del secolo XVI non
hanno fatto che aggiornare la liquidazione dell’era costantiniana intravista
dai valdesi medioevali e parzialmente
realizzata dalla rivoluzione hussita.
D’altra parte lo storico deve rilevare
che il passaggio alla Riforma svizzera
ha aperto ai valdesi del versante italiano delle Alpi un avvenire che, pur
essendo molto diverso dal passato, rimane comunque notevole, mentre la
diaspora internazionale dei secoli precedenti è scomparsa.
Sul piano teologico non è da lamentarsi che i valdesi abbiano aderito alla
centrale affermazione della seconda
Riforma: cioè l’iniziativa salvatrice di
Dio in Cristo Gesù.
Inquietante ed allarmante per lo storico e per il teologo è invece la constatazione che le due riforme, a Chanforan e a Frali, si sono lasciate sfuggire
un’occasione veramente unica di approfondire un reciproco dialogo. Questo mancato dialogo ci reca tuttora
gran danno. Molte perplessità in cui si
dibatte il protestantesimo odierno possono essere ricondotte alla leggerezza
con la quale si sono lasciate perdere alcune delle intuizioni evangeliche della
primitiva protesta valdese.
ELEMENTI ESSENZIALI
DEL VALDISMQ
Il senso liberatore ed escatologico
della predicazione. La campagna valdese di predicazione si inseriva nel
grande movimento inaugurato da Gesù
quando si mise a predicare il Regno e
il ravvedimento. La comunità (gli
ospizi) è una funzione della predicazione, la predicazione non è funzio
vrankà
chiesa.
L’Anticristo proviene non dall’esterno ma dallo stesso seno della chiesa
deformata. Non è un pericolo, un nemico esterno (il Saraceno, il turco, il
contadino). È un pericolo che si profila nell’interno, è la chiesa pseudocristiana, troppo sicura di se stessa e del
suo posto al sole del potere stabilito
La povertà. La chiesa sarà povera
nel significato evangelico del termine
quando saprà rinunziare a sostenere
le strutture oppressive della società.
Fer i valdesi medioevali la chiesa costantiniana è caratterizzata dal suo atteggiamento di potenza persécutrice.
La chiesa di G. Cristo ha invece per
tratto caratterizzante della sua esistenza temporale una disponibilità illimitata verso la sofferenza e, quando occorra, verso il martirio. Per la riforma
valdese la sofferenza non ha valore li
per se stessa, ma è solo una possibilità
di fronte a una teologia della croce
applicata all’esistenza storica della comunità cristiana.
Il significato più profondo del valdismo medioevale è per me quello di
aver vissuto una fede evangelica essenziale senza scostarsi dalle incidenze
sociali del messaggio liberatore di Cristo. e senza d’altra parte vergognarsi
del fatto che il Crocifisso non garantisce necessariamente un successo storico. Non poteva mancare una tensione dialettica fra il fatto di vivere la libertà offerta dall’evangelo in vista della predicazione e la necessità di organizzare una comunità minoritaria consapevole del paradosso evangelico. Questa tensione costituisce il problema di
fondo dell’esistenza valdese nel medioevo. Aver il coraggio di non ritirarsi
di fronte a tensioni di quest’ordine sarebbe anche oggi una bella testimonianza di fedeltà al perno dell’eredità
del movimento risultato dalla conversione di Valdo. Non possiamo liquidare questo compito con facili slogans.
L’ottavo centenario di Valdo è non soltanto un serio stimolo ad una responsabile esplorazione del proprio passato, ma innanzitutto un invita a farsi
di nuovo affrancare di questa libertà
che risulta dall’opera insostituibile di
Gesù Cristo.
Amedeo Molnar
Esaminato dalTassemblea annuale
della Società di Studi Valdesi
Un anno denso di attività
Una vivace tavola rotonda sulla impostazione della nuova « Storia
dei Valdesi » - Amedeo Molnar socio onorario della S.S.V. - La ristrutturazione del Museo - Alcune modifiche statutarie
Ascoltando la succinta relazione letta dal Presidente della Società di Studi Valdesi nell’Assemblea ordinaria
dei soci la sera del 25 agosto, si è ricavata l’impressione che molte cose
si potessero e dovessero leggere tra le
righe, ovvero, che la relazione stessa
desse una idea esatta delle cose fatte,
senza sottolineare la mole di lavoro
che sta dietro a queste cose.
Basterebbe pensare alla ristrutturazione del museo storico e alla costituzione dal nulla (o quasi) del Museo
delle Valli Valdesi per rendersene conto. E non si tratta solo del lavoro manuale di sistemazione degli oggetti e
della loro classificazione! Come già si
è detto altra volta, visitando il museo
r(IIIIMMIIIMIIMl'M|lllililMilHlimiirnilÌIIII!illlllli..
ne di una parrcscchia geográficamente si ha l’impressione che è possibile legtlIllllllllllNIIIIIIIIIIHIIHinNIlllllJIlllliìiffiilllll
IL XIV CONVEGNO DI STUDI SULLA RIFORMA ED I MOVIMENTI RELIGIOSI
IN ITALIA: t^OMUNICAZIONI E DISCUSSIONI STORICHE
Gii storici ripeisino ii ■orimeito vaidese
VALDQ
La sua conversione, otto secoli fa, fu
l’origine di un movimento determinato
Diceva Sant’Agostino (anticipando
Bergson nel considerare il passato come una parte dell’eterno presente):
« Nessuno nega che il passato non c’è
più; ma c’è ancora nell’anima la memoria del passato... ». Questo detto del
gran vescovo mi è tornato in mente
quando un illustre storico (un po’
preoccupato del rischio che coloro i
quali volevano « attualizzare » le comunicazioni degli storici scendessero
dalle tribune e invadessero il terreno
di gioco) a un certo punto del Convegno ha esclamato: « Attenzione: il passato non c’è più, il passato è morto! ».
Altri momenti di tensione e di perplessità non sono mancati nella convivenza fra il XIV Convegno storico di
Torre Fellice (21-23 agosto) e le giornate di studio e discussione promosse
dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. Convivenza giustificata
dal fatto che il tema storico, Valdo e
il valdismo medievale (o, come si è
anche definito nel corso dei dibattiti.
Prima e seconda Riforma) era centrale
per il presente e il futuro degli evangelici italiani.
In conclusione, tuttavia, mi pare che
la convivenza sia stata utile a tutti: a
chi ha condotto il discorso di « attualizzazione » (su cui riferisce, nel prossimo numero del nostro giornale, un
altro articolo) su un piano più valido
gl’ interrogativi posti dall’ attualità
storicamente; e agli storici, ai quali
hanno fornito stimoli che già hanno
fruttato, e frutteranno ancora, impulsi
all’indagine.
Ed ecco una sintesi cronistica dei lavori storici; il lettore vorrà scusarmi
se la fretta la renderà in qualche punto insufficiente.
Dopo le parole di benvenuto del presidente della Società di Studi Valdesi,
Augusto Armano Hugon (acclamato alla presidenza del Convegno), ha aperto
i lavori il moderatore della Chiesa Valdese, Aldo Sbaffi, che ha posto al centro della sua allocuzione i primi versetti del Sermone sul Monte; punto
di partenza e legame essenziale fra
Valdismo storico e attuale.
Ha preso quindi la parola il valente
medievalista tedesco Kurt Viktor SelGE, svolgendo una rigorosa analisi di
quello che lo stato degli studi consente
oggi di affermare sulla persona di Val
desius (il « Valdo » della nostra tradizione) e sulle prime vicende del movimento valdese. Lo studioso francese
Jean Duvernoy ha riferito le indicazioni, che le ricerche svolte su documenti
inquisitoriali degli inizi del ’300 e su
altro materiale non prima utilizzato
forniscono sul valdismo in varie regioni della Francia alla fine del ’200.
Un’ampia sintesi interpretativa, che
faceva il punto, dopo molti e importanti studi condotti per vari lustri, sul
significato del valdismo nel cristianesimo medievale, è stata l’argomento
della comunicazione di Raul ManselLi, professore di storia medievale alla
università di Roma. E la sua interpretazione, che ha sottolineato appunto
la contestualità del valdismo nell’insieme della realtà cristiana medievale,
ha dato poi luogo il giorno seguente a
un vivace e interessante dibattito con
Giovanni Tabacco, suo successore nella
cattedra di Torino, che ha invece sottolineato la contrapposizione fra il valdismo e la costante gerarchica e autoritaria della Chiesa romana.
Con simpatica impulsività, l’americano Herbert Stein Schneider ha tratteggiato alcune ipotesi sui legami fra il
valdismo e ii francescanesimo.
La seconda serie di comunicazioni
(22 agosto) ha avuto inizio con la trattazione di Amedeo MolnAr, lo storico e
teologo praghese ben noto fra noi anche per la componente valdese delle
sue origini familiari. Farlando di Vaidesi e ussiti,, Molnàr, oltre a riferire
risultati recenti delle sue indagini che
già hanno illuminato tanti aspetti prima inesplorati specialmente del valdismo del ’400 e della sua letteratura, ha
anche formulato considerazioni interpretative in vista del tema della « prima riforma ». All’Europa centrale e
orientale sono state anche dedicate le
ricerche che Romolo Cegna, 1q studioso torinese che in questi anni si è portato « sul campo » soggiornando in Cecoslovacchia e in Folonia, ha utilizzato
per collocare il valdismo maturo in un
contesto « cattolico » ed europeo.
Ancora sull’epoca matura del valdismo, ma sulla realtà sociologica che
ebbe nel ’300 in Fiemonte, verteva la
comunicazione di Grado Merlo, che
analizzando documenti inquisitoriali
ha ricavato dati i quali consentono,
con altre ricerche, di discutere la nostra vecchia tradizione circa l’afflusso
dei valdesi nelle Valli.
A conclusione della seconda serie di
comunicazioni, Domenico Maselli, il
quale ha guidato i suoi studenti di Firenze in un’indagine di équipe sui movirnenti spirituali francescani, ha messo in rilievo gli interrogativi di grande
interesse che ne derivano per gli studi sul valdismo.
Alle conclusioni logiche e cronologiche del convegno avviava, all’inizio
della terza giornata, la penetrante disamina del nostro Valdo Vinay, il quale, restringendo il suo tema al Breve
dialogo fra prima e seconda Riforma,
ha tratto dal carteggio fra i « barba »
Morel e Masson e i riformatori Ecolampadio e Bucero e dai documenti
dell’assemblea di Chanforan una descrizione della « svolta » fra le due Riforme, su cui è poi seguito da parte
di altri storici ( Spini, Caponetto, Armand Hugon) in dialogo con lo stesso
Vinay, un dibattito di grandissimo interesse su questo interrogativo: quali
precedenti, all’interno e all’esterno del
movimento valdese, e quali elementi
concomitanti, concorrono a spiegare
codesta «svolta»?
Il nostro Giovanni Gönnet, il quale
può compiacersi a buon diritto di aver
dato inizio, già nel periodo fra le due
guerre, alla fase attuale degli studi
sul valdismo, ha concluso il gruppo di
comunicazioni d’indirizzo interpretativo trattando delle Interpretazioni tipiche del valdismo: un tema che avrebbe richiesto di per sé la disponibilità
di un’ampia discussione e che, sulla
base del testo completo della sua comunicazione, ci si augura di poter riprendere nei prossimi convegni.
Così anche la comunicazione di don
Mario Folastro, per lo scadere dei limiti di tempo, ha potuto soltanto essere accennata. Indagando da un punto di vista teologico l’ecclesiologia valdese medievale, essa ha costituito il
punto finale di collegamento fra le ricerche storiche e il loro ripensamento
nel presente, e dovrebbe, a mio modo
di vedere, dare occasione entro breve
tempo a valdesi e cattolici per una
riunione di chiusura dell’ottavo centenario valdese.
Augusto Comba
gere nelle sue linee essenziali la storia
della chiesa valdese, dagli inizi del movimento di protesta fino ai giorni noQuello che è stato ribadito e che
ci pare interessante è l’invito alla collaborazione critica, cioè l’invito rivolto
ai visitatori affinché facciano conoscere alla Società le loro osservazioni ed
i loro consigli.
Dopo la relazione finanziaria (che
documenta anh’essa uno sviluppo crescente delle iniziative della Società) si
è svolta una tavola rotonda per la
presentazione delle opere di storia valdese pubblicate dalla libreria editrice
Claudiana in occasione del Centenario.
Il direttore della Claudiana, dr.
Carlo Rapini, ha illustrato le ragioni
per cui la casa editrice ha ritenuto di
dover richiedere a persone di comprovata competenza di scrivere una
« nuova » storia dei valdesi e quali criteri sono stati seguiti nella impostazione tipografica. Credo che tutti i lettori attendono con ansia, dopo aver letto questi due, la pubblicazione del terzo volume della collana.
Il prof. Domenico Maselli, con parole appassionate e avvincenti ha guidato la numerosa assemblea alla scoperta della vita di fede che è stata dei
valdesi nel medioevo, mettendo in risalto non solo i pregi intrinseci della
opera, ma in modo particolare l’aggiornamento culturale e la sensibilità
spirituale degli autori nel saper cogliere la figura del credente valdese.
Il prof. Giorgio Peyrot, con la penetrazione critica che gli è conosciuta,
ha esaminato il volume sulle vicende
deli valdesi da Chanforan al 1848. Questo periodo storico, indubbiamente
meglio conosciuto, viene presentato
dall’autore lasciando parlare i testi
contemporanei, il che dà all’opera un
senso di estrema vivacità.
Dopo la tavola rotonda, alcuni interessanti interventi del pubblico hanno
portato un ulteriore contributo alla
conoscenza e interpretazione della storia dei Valdesi. Quando le cose sono
interessanti, il tempo passa senza che
ci se ne accorga e così, già piuttosto
tardi, si è passati a trattare della vita
della società.
Il Seggio proponeva alcune modifiche allo Statuto, di cui la principale
consiste nella possibilità di ricevere il
Bollettino destinato a studi e documenti concernenti il valdismo e i movimenti di riforma religiosa mediante
abbonamento, senza cioè dover essere
membri della società.
Altra innovazione importante: l’anno sociale in corso viene prolungato
fino al 31 dicembre 1974 e d’ora innanzi anno sociale ed anno solare verranno a coincidere.
Un momento significativo dell’assemblea è stata la proposta avanzata
dal Seggio ed approvata cn un lungo
applauso di nominare il prof. Amedeo
Molnàr della Facoltà teologica di Praga membro ooorario della Società. È
un gesto di testimonianza, certo inadeguato, della stima e riconoscenza che
in professor Molnàr si è guadagnato
con i suoi contributi veramente nuovi
e fondamentali per la comprensione
di una pagina del valdismo (e di una
pagina certo fra le più belle!).
In conclusione dell’assemblea si è
proceduto alla votazione del Seggio
che è risultato così composto: Augusto Armand-Hugon, Renato Balma,
Enea Balmas, Bruno Bellion, Giorgio
Peyronel, Enrico Peyrot, Giorgio
Tourn. br.
(N.d.r. : nel n. prossimo ampia relazione
filia citata tavola rotonda).
5
30 agosto 1974 — N. 34
pag.
Il prof. Giorgio Spini in uno dei culti mattutini dei membri della Conferenza Metodista e del Sinodo Valdese ha così predicato Daniele 4: 18-35
IL FENOMENO E LE SUE CAUSE SOCIALI
Annunciare la giustizia di Din
Non corsa al vizio ma fuga, illusoria, dalla società
centro l’arroganza de! potere
Il racconto del libro di Daniele su
Nebucadnetzar — il re al colmo dell’arroganza del potere, che in modi misteriosi è privato del suo regno, cacciato di fra gli uomini, ridotto dalla
pazzia a mangiar l’erba come i buoi —
appartiene senza dubbio alla poesia biblica, piuttosto che alla storia. Tuttavia, nel rileggerlo adesso, il pensiero
ci è richiamato irresistibilmente alla
storia di ieri, che abbiamo letto tutti
sui giornali. La storia dell’uomo più
potente della terra, il capo di stato
deH’impero americano, all’indomani di
un successo elettorale mai visto —
neanche a farlo apposta, un successo
su di un ex-pastore metodista che aveva il torto di mettere in guardia il suo
paese contro la « arrogance of power »! — che ad un tratto, in maniere
assai oscure in termini politici, è sta
Ci siamo troppo dimenticati
zia, che trae giù dal trono i
Siamo disorientati perché stentiamo
a discernere i segni dei tempi. Stentiamo a capire perché ci siamo troppo
dimenticati che Iddio è un Dio di giustizia; un Dio che trae giù dal trono i
re inebriati dalla loro arroganza. Abbiamo relegato il timore di Dio tra ì
ferrivecchi; non saremmo oggi così
scioccamente trasecolati se avessimo
avuto fede quanto un grane! di senape nella giustizia di Dio che è più potente dei missili intercontinentali, dei
servizi segreti, delle polizie politiche.
Dovevamo capirlo — e soprattutto dovevamo gridarlo! — quando Tinfelice
Viet Nam veniva messo a ferro e fuoco; quando la Grecia cadeva vittima
di un disegno crudele, freddamente
elaborato a tavolino dagli esperti dei
servizi segreti; quando i popoli delle
colonie portoghesi subivano ogni sorta di barbarie. Neanche il fatto che fra
quei negri ci fossero dei nostri diretti
fratelli evangelici, vittime di torture
e di omicidi ci ha scosso sufficienteménte nella coscienza. Ora, ci meravigliamo!
Meno di tutti, in questo sinodo, hanno da rimproverarsi di ciò i nostri
fratelli pastori: essi non hanno mancato di protestare contro i carnefici e
solidarizzare con le vittime. Ma noi
membri laici rappresentiamo le comunità; e sappiamo quante volte, su certi argomenti, il pastore si sia trovato
molti passi più avanti del suo gregge
e magari guardato con diffidenza dai
più benpensanti. Proprio noi, rappresentanti laici, abbiamo il maggior dovere di tornare alle nostre comunità e
dire che imparino a discernere questi
segni dei tempi; che la smettano di
attendersi dalla predicazione solo qualche dose di morfina religiosa per i loro
personali crucci; che imparino ad accogliere con rispetto ed a mettere in pratica con slancio una predicazione profetica, anche se essa è dura, come dura era spesso la parola dei profeti antichi, o quella dei padri della Riforma.
Magari, diciamo anche loro, con buon
garbo, che imparino una buona volta
a non sconcertarsi se taluno parla di
contradizioni interne del sistema. In
fondo, è solo un modo come un altro
per tradurre quello che il libro di
Daniele vuol dire, parlando dell’interna crisi che ha colpito il re Nebucadnetzar. E non tocca proprio a noi
protestanti scandalizzarci che il linguaggio della Bibbia venga tradotto
nella lingua volgare di oggi. Anche se,
proprio a noi, incombe il dovere di ricordare sèmpre la caducità di qualsiasi umano linguaggio, anche il più
seducentemente moderno.
Ma questa antica poesia non riguarda tanto la nostra storia di ieri, quanto la nostra vita di oggi e forse quello
che ci attende domani.
Dobbiamo imparare a discernere i
segni dei tempi. Ma per lo meno, cerchiamo di sapere leggere i nostri giornali! Se non altro, rendiamoci conto
che siamo ad una crisi economica. È
quasi certo che ne proveremo dei duri
effetti fra poco: a settembre-ottobre.
Ignoriamo cosa verrà dopo; ma con
tutto il dovuto rispetto per i nostri governanti, con la loro ormai provata
capacità di prevedere e provvedere,
non c’è da stare tranquilli. Il possente re Nebucadnetzar — questa civiltà
industriale che ha fatto ogni sorta di
prodigi, compreso il lancio delTuomo
sulla luna; questa gigantesca macchina
dell'economia capitalistica che ha costruito, come scrisse Marx, « monumenti più grandiosi delle piramidi di
Egitto » si è ammalata di un male
oscuro; ha consultato i savi del suo
regno — questi indovini moderni che
noi chiamiamo gli economisti — e
non gli hanno saputo dare una risposta convincente.
Due fenomeni economici, che secondo ogni sana logica dovrebbero escludersi a vicenda — inflazione e stagnazione — si trovano paradossalmente
congiunti. Per ora almeno, non c’è rimedio contro l’una, che non scateni
l’altra disastrosamente. Nebucadnetzar
rischia davvero di essere ridotto a
mangiare l’erba come gli animali:
ammesso che di erba ne riesca a tro
to privato del suo potere, cacciato via,
ridotto aH’ignominia. Una vecchia poesia di tanti secoli fa, senza dubbio. Ma
quanto aderente ad un’impressionante realtà attuale!
Altri potenti ed arroganti sono stati
travolti aU'improvviso, in Portogallo,
in Grecia. E tutti questi casi lasciano
disorientati i più esperti politologi di
professione: i savi del regno non sono
capaci di interpretare. Le cose non si
sono svolte secondo la logica abituale.
Nebucadnetzar non è stato spodestato
da un altro re, più potente di lui: i nostri Nebucadnetzar non sono stati abbattuti perché un partito di sinistra
ha trionfato su un partito di destra o
viceversa. Nebucadnetzar è crollato
perché qualcosa non ha più funzionato
dentro di lui; la macchina del potere
si è inceppata; il re è diventato pazzo.
che Dio è un Dio di giustipotenti ebbri di arroganza
vare a sufficienza, in mezzo alla catastrofe ecologica, che egli stesso sta
preparando.
In tutta umiltà, ma con molta franchezza, lasciate, fratelli pastori, che un
laico vi chieda: se fra pochi mesi dovrete predicare a comunità che saranno nella distretta, cosa direte loro?
Gli anziani, come me, ricordano
un’altra crisi; quella del 1929. Ricordano che le dirigenze ecclesiastiche si
preoccuparono molto di salvare le finanze delle chiese dalla bancarotta; e
fecero certamente bene, anche se qualche volta quella preoccupazione fu perfino troppa e qualche salvataggio non
fu precisamente eroico. Ricordano che
furono predicate la solidarietà e la carità e che carità e solidarietà furono
spesso messe in pratica con grande
abnegazione. Ricordano tanti splendidi esempi di coraggio e di sacrificio
da parte di pastori e di loro famiglie,
in mezzo alTimperversare della bufera.
Ma ricordano anche che, in genere,
la crisi fu accettata, come una sorta di
catastrofe naturale, di quelle, come un
terremoto od un’alluvione, davanti a
cui non c’è davvero altro da fare che
raccomandarsi Tanima a Dio. Non ricordano che sia stato detto, almeno
qui in Italia e con la necessaria chiarezza, ciò che è scritto nel libro di Daniele: « O re, ti sia gradito il mio consiglio! Poni fine ai tuoi peccati con la
giustizia e alle tue iniquità con la compassione verso gli afflitti; e forse, la
tua prosperità potrà essere prolungata ». Certo, chi regnava allora in Italia non era molto disponibile per alcuna sorta di consigli. Ma si sarebbe
pure dovuto dire che quella crisi non
era una calamità naturale qualsiasi;
era il salario del peccato degli uomini.
E non di quel generico « peccato », di
cui nessuno ha mai saputo bene nome
cognome e indirizzo; ma del concreto
peccato di una ben determinata generazione, una ben determinata struttura di rapporti, un ben determinato spirito di rapina e di egoismo. Questo
non fu detto: e quindi non fu detta
neanche una parola genuina di appello al pentimento e di speranza nella
Grazia. Dopo, sapete tutti quello che
avvenne: la crisi scatenò la corsa degli
egoismi nazionalistici; gli egoismi nazionalistici cercarono la soluzione della crisi nella guerra. E fu la catasfrofe
che tutti ricordiamo ancora con raccapriccio.
Noi vogliamo sperare che stavolta
la crisi non abbia gli aspetti terrificanti e le ancora più terrificanti conseguenze di quella che già abbiamo
vissuta. Anche se dobbiamo avere
l’onestà di ammettere che non abbiamo nessuna assicurazione contro il rischio che la situazione si aggravi e soprattutto nessuna assicurazione che la
crisi non scateni daccapo la gara dei
nazionalismi. Ma ciò non ci esime dal
dovere di prepararci, comunque, ad
una predicazione che parli con autorità anche di fronte ad una crisi. Una
predicazione che dica che questa civiltà industriale è in crisi perché è una
civiltà senza Dio: e senza Dio anche
le più belle parole umane — libertà,
democrazia, socialismo; non parliamo
poi della patria! — divengono menzogna, iniquità, morte. Una predicazione
che dica coraggiosamente al re Nebucadnetzar che non speri di trovare salute al suo male oscuro, che è dentro
di lui, nel parere tecnico dei suoi indovini babilonesi; ma solo se porrà fine ai suoi peccati con la giustizia ed
alla sua iniquità con la compassione
verso gli afflitti, dando lode alTAltissimo, il cui dominio è un dominio in
perpetuo ed il cui regno, è di generazione in generazione.
E non basterà che una tale predicazione fedele della Parola sia fatta all’interno delle nostre comunità, per
non dire delle nostre piccole sagrestie.
Noi viviamo in mezzo ad un popolo
cristiano, qui in Italia; e non dobbiamo mormorare altezzosamente « può
forse venire qualcosa di buono da
Nazareth? » chiudendoci entro una nostra pretesa superiorità da farisei. Questo popolo cristiano ha dimostrato —
dimostra ogni giorno — di avere dentro di sé fermenti profondi di rinnovamento spirituale, nel senso delTEvangelo anziché delle tradizioni umane.
Vi è almeno una parte dei nostri connazionali, che è genuinamente assetata
di un’autentica predicazione dell’Evangelo. A questa parte del nostro popolo,
che è affamata e assetata della giustizia di Dio, troppo spesso, dal vertice
sommo della gerarchia ecclesiastica
non sono venute sino ad ora altro che
pie banalità televisive, o peggio. Vogliamo sperare, dobbiamo sperare che,
nell’eventualità di un periodo di distretta, da quel vertice venga ad cristiani d’Italia un cibo spirituale meno
insipido. Ma anche per questo, purtroppo, non abbiamo un’assicurazione.
Caso mai, dalTesperienza di questi ultimi tempi, abbiamo motivo di temere
il peggio. Orbene, quale responsabilità
non sarebbe quella delle comimità
evangeliche e dei loro pastori se non
sapessero fare altro che seppellire il
proprio talento, anziché spenderlo senza paura, onde fruttifichi? Che resp>onsabilità sarebbe la nostra se anche
noi ci unissimo con altre nostre pie
banalità alle banalità altrui, magari
mimetizzando il tutto sotto una qualche seducente apparenza di dialogo
ecumenico?
Ci è affidato il ministero della Parola, in tutta la sua
inerme potenza: quello e non altro dobbiamo esercitare
In ogni senso, dunque, siamo davanti ad un tempo di scelte; scelte che
potrebbero rivelarsi decisive, per la
vita o la morte delle stesse chiese
evangeliche italiane. Ma il nostro testo, accanto ad un esempio impressionante della potenza di Dio, che curva
a terra i re più arroganti, ci apre una
prospettiva di guarigione e di speranza; di « recupero », verrebbe voglia di
dire, traducendo nella lingua d’oggi,
dei sociologi o degli psicologi, il linguaggio biblico. Ed anche noi dobbiamo prepararci ad una predicazione,
che sia non solo una chiamata al pentimento, ma anche un annunzio di speranza. Ma questa speranza deve essere
per primo dentro di noi. Lasciatemi
chiudere rivolgendomi di nuovo ai
predicatori della Parola e dicendo
loro: fratelli, non siate preoccupati di
quello che saprete dire e di come affronterete problemi così ardui. Non
sentitevi intimoriti, se a voi mancano
delle competenze tecniche nei complessi problemi delTeconomia moderna. Non sentitevi esitanti se vi trovate
come dei piccoli fanciulli davvero, davanti ai paurosi interrogativi della situazione politica. A voi è confidato il
ministero della Parola; è quello, e non
un altro, che vi è chiesto di esercitare.
Anche se ciò non vuol dire certamente uno scarso apprezzamento del ministero delTeconomista o del politico. Se
vi disporrete ad esercitarlo fedelmente, coraggiosamente, lo Spirito non
mancherà di mettervi nella bocca quello che dovrete dire nel cospetto dei re
stessi.
Ma si tratta appunto di una predicazione fedele, coraggiosa, si tratta di
dire la verità e tutta la verità a Nebucadnetzar, senza nasconderne op
portunisticamente una parte perché
potrebbe farlo adirare. Dire ai re che
il male è dentro di lui; dire ai nostri
piccoli Nebucadnetzar che la crisi non
è una calamità naturale, ma è il frutto della loro rapacità, disonestà, egoismo. Dire loro che non se la caveranno a buon mercato, con dei provvedimenti fiscali e degli incentivi alla
produzione. No; Dio li manderà a
mangiare l’erba come le bestie, se non
porranno fine ai loro peccati con la
giustizia e alle loro iniquità con la
compassione verso gli afflitti. Questo,
gli astrologi babilonesi dell’economia
e della politica non saranno mai in
grado di dire loro con altrettanta chiarezza, credibilità, autorità, quanto il
profeta di Dio.
Non è certo un compito senza rischi.
Daniele stesso, che pure era un profeta, in questo nostro testo appare come spaurito di dovere dire al re
verità tanto amare. Nulla di strano se
un po’ di paura Tavremo anche noi,
che dopo tutto profeti non siamo. Ma
nonostante la sua molto umana paura,
Daniele parlò: preghiamo perché le
nostre comunità ed i nostri pastori,
pure nella loro umana fragilità e timidezza, abbiano una non dissimile franchezza di parola. Ne avranno, con molta probabilità, l’odio o il dileggio del
mondo; si dirà che sono dei politicanti sovversivi o molto più semplicemente che sono dei poveri sciocchi, pieni
di vin dolce e di vecchi moralismi barbogi. Ma il loro premio sarà grande
nei cieli. E chissà se perfino Nebucadnetzar, alla fine dei sette tempi,
non rientrerà nel senno, dando gloria
a Dio, perché « le sue opere sono verità e le sue vie giustizia ».
Giorgio Spini
Ogni giorno leggiamo di decine di
giovani arrestati per uso di droga. Anche in Italia il fenomeno è ormai un
fatto clamoroso che ha finito per richiamare l’attenzione anche delle persone più distratte.
Qual è la vostra reazione di fronte
al drogato? È vero, suscita un senso
di fastidio, di avversione che si traduce spesso nel disprezzo e in un giudizio di condanna. Quei giovani vengono definiti immorali, vagabondi, devianti.
Ma pensiamo per un momento alla
eventualità che un giorno o l’altro uno
dei nostri figli ci caschi. E sapete che
questa eventualità riguarda i più fragili psicologicamente, i più insicuri,
coloro che sono dotati di una personalità meno attrezzata di difese.
Dalla loro viva voce
Le osservazioni che ho potuto raccogliere dalla viva voce di giovani drogati e le deduzioni che ho tratto dalla
lettura di alcuni dossier sul problema,
mi hanno confermato che questo può
essere correttamente capito nei suoi
aspetti solo se lo si inserisce nel contesto più ampio della società, se si cerca di individuarne le cause sociali.
Un magistrato fiorentino, che da anni segue il fenomeno, in riferimento
al costante aumento dell’uso della droga ha detto molto chiaramente: « Abbiamo generato noi adulti le cause scatenanti il fenomeno. I più deboli, i
più insicuri sono travolti. Noi siamo
solo capaci di condannarli e non gli
offriamo altro aiuto che il ricovero in
un manicomio o la detenzione in carcere. Invece di tendere la mano alla
comprensione ed alla comune ricerca
delle cause della loro predisposizione
a drogarsi, li bolliamo con il bollo dell’infamia. Prendiamo coscienza della
dimensione del problema per essere in
grado di dare quell'aiuto che migliaia
e migliaia di ragazzi invocano ».
Accenniamo ad uno spunto di analisi, sulla base del dossier ’La droga’
pubblicato dalla rivista 'Religione e
scuola’ n. 8-9 maggio-giugno 1974.
La crisi adolescenziaie,
un fatto biologico
Tutti sappiamo che i giovani passano attraverso quella importantissima
fase della loro vita che è la crisi adolescenziale, crisi che non è un capriccio come qualcuno ritiene, ma un fatto biologico e psichico.
Questa crisi si verifica quando il giovane abbandona l’atteggiamento, la
mentalità, il mondo del bambino per
ricercare una propria autonomia, un
proprio ruolo, una propria personalità, il senso della propria vita. Tutto è
in gioco in questo passaggio dall’infanzia alla giovinezza e quindi all’età
adulta. Qualcuno, secondo me giustamente, ha scritto che i giovani drogati
sono il termometro del livello etico di
una società, di ciò che essa esprime,
produce e presenta a coloro che per
la prima volta ad essa si accostano.
Forzati a inserirsi
nella società cosi com’è,
e imbrigliati
Qggi, in particolare, la struttura socio-economica, nonostante tutto, è retta da gruppi ristretti. Essi creano nell’uomo particolari bisogni e contemporaneamente preparano i beni di consumo per soddisfare tali bisogni. Anche gli aspetti personali dell’individuo
sono manipolati. La persona non ha
alcun riparo nemmeno a livello intellettuale contro l’azione programmata
del potere. La scuola pianifica cervelli
da convogliare verso le istituzioni gestite dalla classe dirigente. Il divertimento, l’evasione sono soggetti a quell’intromissione. Il mondo affettivo non
ne è esente. La famiglia è una consistente salvaguardia di certi valori inalterabili ed indispensabili per la conservazione di questa società.
Insomma tutto è già fatto: i giovani non hanno da fare altro che introdurvisi. Ne devono prendere atto con
riconoscenza. Si devono insediare nel
posto loro preparato e destinato e se
resteranno tranquilli non daranno fastidio a nessuno e non ne avranno.
I giovani, in quell’età di crisi, trovano così nella società tutta una sfera
di limitazioni, di pregiudizi, di convenzioni sociali, di norme morali, di strutture. Tutto si oppone alla lobo ricerca autonoma di un proprio ruolo, a una libera ricerca, ad un libero sviluppo
della propria personalità. Viene loro a
mancare al momento giusto un dialogo schietto e responsabile. Tutto è fatto; sono esclusi dalla collaborazione
in una comune ricerca. Rifiutiamo una
religiosità priva di umiltà e di coerenza.
Rifiuto in blocca
Non vedendo come sia possibile optare per un’alternativa più umana, più
personale, la società viene rifiutata in
blocco. E, appunto, per i più deboli,
i più esposti, per coloro che non riescono a reagire, a lottare, quell’isolamento, quel sentirsi estranei in una
società preparata da altri, quell’alienazione, quella solitudine aprono l’ingresso alla criminalità ed alla droga.
Non si tratta di una corsa al vizio,
ma di una fuga fuori del mondo, della
ricerca di una gratificazione capace di
annullare la sofferenza derivante dalla
loro frustrazione. E la comunità dei
drogati con cui vengono a contatto si
propone loro come una comunità terapeutica in cui si riconosce la droga
come strumento di liberazione e di
salvezza.
La trappola continua a chiudersi
Ma essi forse non si rendono conto
che proprio quando pensano di sfuggire ad uno stato di costrizione, in
realtà cadono in una trappola essa pure predisposta dalla società, la droga,
che diventa un trabocchetto cadendo
nel quale il giovane si viene a trovare
allo stesso livello di quelle persone
massificate, completamente integrate
dalla cui condizione si è inteso fuggire. I giovani che cadono in quella trappola sono resi completamente incapaci di incidere per contribuire a modificare la realtà.
La situazione del drogato è dunque
tragica. La sua vita è una continua incarnazione di una crisi non risolta e
nel momento in cui cerca di evadere
viene intrappolato spesso in maniera
definitiva.
In altri termini chiediamoci: i drogati sono dei criminali o degli ammalati? Inizialmente né l’uno né l’altro.
È gente che vuole sottrarsi da una comunità umana possessiva, dalla spirale del benessere, che aspira ad una società diversa in cui l’uomo sia soggetto e non un estraneo. E gente che ricorre alla droga perché non vede davanti a sé delle prospettive, una speranza, che non vede un motivo per
cui valga la pena di vivere. È gente
che non vede alternative per cui valga la pena di lottare.
limitarsi a reprimere
è eludere il problema
La domanda drammatica di fondo è
né più né meno che questa: perché vivere? Che cosa possiamo fare? La nostra società ha adottato lo strumento
della repressione. Ed è chiaro. Limitarsi a reprimere gli effetti della droga con il carcere o con il manicomio
significa evitare di ricercare le vere
cause del fenomeno in quanto ciò implicherebbe una propria radicale trasformazione. o
L’atteggiamento del credente
Il credente è colui che non si lascia
integrare negli schemi del presente
secolo, che conosce nella fede una vita
diversa, che conosce la promessa di
una realtà nuova che infrange ogni
logica, che ha cambiato mentalità. Pertanto penso che possiamo dire che il
credente dovrebbe essere sensibile alla
comprensione di ogni tipo di devianza, dovrebbe sentirsi molto vicino a
chi rivendica una propria autonomia
e che rifiuta la manipolazione della
sua persona da parte del sistema. In
altri termini dovremmo comprendere
più di chiunque altro il dramma dei
giovani drogati, il loro tentativo di
imboccare una via diversa, pur non
condividendo la via della droga che finisce per frustrarli ed abbrutirli sempre di più.
Il credente non può contribuire al
mantenimento ed alla perpetuazione
degli schemi e della logica di questa
società perché è di una vita nuova che
è chiamato ad essere testimone. Ma
per far questo non percorre la via della droga né altre strade che si rivelerebbero a loro volta devianti e ingannevoli.
Ecco, per l’Evangelo, Taltemativa:
« Gesù disse: Io sono la via, la verità
e la vita » (Giov. 14: 6).
Credo dìe sia legittimo tradurre
questa espressione di Gesù con le parole del cap. 15 dello stesso Evangelo;
« Dimorate nel mio amore » (v. 9);
« Questo è il mio comandamento; che
vi amiate gli uni gli altri come io ho
amato voi » (v. 12).
In altri termini significa impegnarci
oggi ad edificare una comunità di amore nella concretezza della vita di ogni
giorno. Una comunità di amore: questa la risposta che possiamo dare all’implorazione di un senso della vita
che oggi viene da molti giovani. Una
implorazione che può essere soddisfatta non con la droga o con altri
surrogati che la società fornisce, ma
nell’impatto con un’autentica esperienza di amore che è liberazione, capacità di donare, capacità di impegnare
le proprie energie per la vita degli
altri.
Impostare questo discorso non significa evadere o favorire un facile ottimismo, ma solo indicare una speranza verso la quale tendere, per la
quale lottare con la certezza che non
è un surrogato, che non si deluderà
perché Gesù Cristo è morto e risorto
per poterei dire « Io sono ».
Valdo Benecchi
6
pag. 6
N. 34 — 30 agosto 1974
H Signora viene a pertar vita ™ cec^^
a gente iSserientata e sfiduciata
(segue da pag. 1)
Gesù. Anche ora che non è più tra noi
neirymile condizione della sua incarnazione, ora che ci troviamo nel tempo del suo Regno, intercorrente tra la
sua ascensione ed il suo ritorno glorioso, Gesù vede le folle innumerevoli
di questo tempo che prelude alla fine.
Anche le folle di oggi sono in grave,
profonda distretta e di tale distretta
conosciamo tutti le cause contingenti.
Non ne menzioneremo che alcune.
Ecco la distretta causata da guerre,
rivoluzioni sanguinose con distruzioni
ed esplosioni di violenza; dal terrori. smo cieco e brutale; la distretta provocata da inondazioni o da siccità con
il loro corollario di pestilenze e carestie. di morti, profughi, senza tetto;
quella originata dalla violenza di conflitti sociali, di lavoro, di classi; l’ondata di sfiducia che pervade le masse
di fronte a tanti cambiamenti, tante
riforme da tanto tempo promessi e
mai realizzati o proposti in modo tale
da apparire irrealizzabili; la delusione
e l’irritazione di tanti di fronte a casi
clamorosi di corruzione, di malgoverno, di ricatto politico, di clientelismo
che sembra impossibile poter debellare... Pensate all’ansietà in cui tante farniglie sono gettate da una grave Situazione economica con l’inflazione, pronostici di recessione a breve scadenza
con le sue gravi ripercussioni sull’occupazione e sui consumi, pensate ancora alle condizioni di tensione in cui
oggi noi lavoriamo, e viviamo come
sotto il pungolo della fretta, dell’ur
genza, sotto il segno della alienazione,
della incomunicabilità, esausti, soli, disperati... E la situazione politica internazionale in equilibrio instabile non fa
che aumentare la nostra inquietucjine
coi suoi continui allarmi.
Ma la causa vera e profonda al di là
di tutte queste cause occasionali ben
reali della distretta delle folle di oggi,
sta nel fatto che esse non conoscono
Dio e non conoscono la sua Parola.
Per questo sono sfinite e disorientate.
E non conoscono Dio e la sua Parola,
ovvero perché ne hanno rifiutato l’annunzio che veniva loro fatto ovvero
perché noi abbiamo trascurato il mandato di Cristo nei loro riguardi e non
abbiamo annunziato loro Dio e la sua
Parola. Questo può verificarsi quando
la Chiesa giudica il mondo, ha paura
del mondo e si rinchiude allora in sé
come in una cittadella, al riparo e quivi coltiva la sua pietà dimenticando
che il Signore.' le ha ordinato di predicare l’Evangelo ad ogni creatura.
Ovvero può ancora verificarsi quando la Chiesa, giustamente preoccupata di inserire ed in certo qual modo
di incarnare il messapqio dell’Evangelo nella realtà del tempo e del mondo
in cui è chiamata a vivere e a testimoniare, dimentica la semplicità e la prudenza alle quali sempre congiuntamente il Signore la richiama e la sua predicazione e la sua azione allora si prestano ad esser confuse con ideologie,
utopie di questo mondo le quali si fondano sempre su ciò che l’uomo fa,
mentre l’Evangelo si fonda sempre e
soltanto su ciò che Dio ha fatto e fa.
Il tempo dell’annunciata ’’irreligione deil’avvenire” è
giunto: la secolarizzazione orgogliosa e/o scorata
Circa 30 anni fa, voci autorevoli hanno preannunciato che saremmo entrati nella « irreligione deH’avvenire ».
Avevano ragione. Ci siamo addentrati
in un’epoca contrassegnata appunto
dalla irreligione generalizzata, dall’indifferenza, dal cinismo di una incredulità apertamente professata dalle masse. Le folle sono rimaste senza l’annunzio del vero Dio, o perché lo hanno respinto con disprezzo, o perché
non è stato loro recato a tempo e fuor
di tempo, come doveva esserlo. Ed allora, in questo vuoto sono sorte le nuove religioni, mitiche o mitologiche in
quanto fondate su miti od utopie; e
le masse sono diventate preda di questi idoli, di queste ideologie.
Anche il nostro tempo ha i suoi farisei, i suoi capi religiosi o meno, pronti a strumentalizzare le folle, a caricare sulle loro spalle con belle parole
e mirabolanti promesse sempre nuovi
pesanti fardelli ai quali possiamo dare i nomi che più ci piacciono e che
oggi vanno per la maggiore: ma il risultato è purtroppo sempre il medesimo: sfinimento e disorientamento per
gli uni, orgoglio fanatico per gli altri.
Gesù conosce questa situazione: anche le folle del nostro tempo sono per
lui come delle pecore che non hanno
pastore.
Ma Gesù ha anche compassione di
queste folle. Egli non è come il savio e
pio Giudeo il quale esclamava: « Il
popolo che ignora la Legge è maledetto ». E non è neppure come il poeta latino Orazio il quale afferma con
tracotanza: « Odi profanum vulgus et
arceo » = Odio il volgo ignorante e
me ne tengo lontano. No. Gesù cerca
le folle. Gesù ama le folle e ne ha compassione: e la sua compassione non è
come la nostra: essa manifesta la pietà, l’amore, la compassione di Dio
stesso: non è parola soltanto, ma realtà che è azione potente, efficace che
mette il mondo in movimento.
A Mosè in Egitto, Dio dichiara: « Ho
veduto, ho veduto rafflizione del mio
popolo ed ho udito il grido che gli
strappano i suoi angariatori e sono
sceso per liberarlo » (Esodo 3: 7, 8).
E l’Evangelo ci annunzia che in Gesù
Cristo Dio è sceso in mezzo a noi per
liberarci, per salvarci.
A queste folle sfinite e disorientate
di oggi, noi siamo chiamati a manifestar appunto la compassione di Gesù
Cristo condividendo la loro distretta
ed annunziando loro che in Gesù Cristo Dio è sceso in mezzo a loro per
strapparle alla loro distretta, per liberarle dal dominio di falsi dei e di falsi pastori e per far di loro i suoi figliuoli chiamati alla vita eterna. Questo è l’Evangelo: non una dottrina, o
un’ideologia, o un’utopia: ma un annunzio che ha in sé la potenza di Dio
per la salvezza d’ognuno che crede.
Senza la conoscenza di questo Evangelo non vi è alcuna speranza di vera
liberazione e redenzione per le folle di
oggi e di domani. E se la Chiesa, non
sente la necessità e l’urgenza di manifestare alle folle l’amore e la compassione di Gesù Cristo col predicare loro
oggi, domani, sempre, l’Evangelo, potenza di Dio, allora essa tradisce il suo
Signore, si riduce ad essere come il
sale divenuto insipido, come la lampada posta sotto il moggio: inutile e condannata.
Dove la vede, Gesù, la ’’grande messe”? Eppure dobbiamo imparare a guardare, a vedere con lui, nella fede
Allora Gesù disse ai suoi discepoli:
« Ben è la messe grande, ma pochi sono gli operai ». Qui, proprio non comprendiamo. Gesù guarda queste folle
stremate, disorientate e parla di messe, sì di grande messe. Se parlasse di
moltissimo terreno ancora brullo ed incolto da dissodare, livellare, da arare,
da seminare, sì questo lo comprenderemmo benissimo: ma la messe! la
grande messe! Dove la vede Gesù?
Gesù vede la realtà presente non con
i nostri occhi, ma con gli occhi di Dio:
perciò Egli, il Signore della Chiesa, il
Re del Regno di Dio vede già il tempo della messe, tempo di allegrezza e
di vittoria sovrapporsi al tempo nel
quale egli vede le folle in distretta ed
in languore. Egli vede così il tempo
duro e difficile del dissodamento del
terreno e della semina, spesso accompagnati da lacrime, coincidere col tempo della mietitura, tempo di allegrezza perché consacra la vittoria definitiva di Dio, del suo Regno.
A noi è dato di scorgere intorno a
noi come uno squallido paesaggio invernale; Gesù, Lui, invece afferma:
« Non dite voi che ci sono 4 mesi e poi
vien la mietitura? Levate gli occhi, mirate le campagne come già son bianche da mietere. Il mietitore riceve premio e raccoglie frutto per la vita eterna, affinché il seminatore ed il mietitore si rallegrino insieme. Io vi ho
mandati a mietere quello intorno a cui
non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete entrati nella loro fatica »
(Giov. 4: 35-38).
Così noi oggi vediamo ancora e subiamo la potenza del Maligno che è
ancora all’opera ed anche con gran furore perché s-\ che soltanto più un breve tempo le è concesso per tormentare gli uomini: Gesù, Lui, vede già l’annientamento definitivo di Satana e lo
comunica ai 70 discepoli che, con allegrezza tornano a lui dalla loro missione; « Io miravo Satana cadere dal cielo a guisa di folgore » (Luca 10: 18).
Gesù esorta noi ad entrare nel suo
modo di vedere, a guardare alla realtà
presente con fede: a vedere sì, le folle
languenti, ma proprio in loro la grande messe. Ma la parola di Gesù ha ancora un altro significato: Vedete: sin
dai tempi di Abramo, prima ancora
Dio ha mandato nel mondo i suoi operai per dissodare e seminare. Questo
seme non è andato tutto perduto. Qra,
se nella natura è normale che a colui
che semina, dopo un determinato periodo sia anche dato di mietere, nella
economia del Regno di Dio le cose si
syolgono altrimenti: a uno è dato di
dissodare il terreno, ad un altro di prepararlo, ad un altro di seminarlo, ad
un altro di annaffiarlo ed infine ad un
altro di mietere. E gli intervalli qui
non sono misurati dalle lune o dai nostri orologi, ma dall’orologio e dal metro di Dio.
Tutti questi seminatori venuti prima di Gesù hanno seminato per il
giorno di Cristo che hanno salutato
come da lontano. Ma ora il giorno di
Cristo è venuto; perciò Gesù annunzia
la messe.
Siamo qui davanti ad una primizia
della grande messe. Gesù la definiva già
grande allora: pensate di quanto es
sa si sarà accresciuta, dopo circa 2.000
anni!
Gesù vede nelle' folle languenti del
suo tempo la messe: vede in loro la
progenie promessa da Dio ad Abramo
destinata a diventare numerosa come
le stelle del cielo o come la rena sulla
riva del mare ed alla quale è promesso
il Regno. E noi pure vediamo nelle
folle odierne sfinite che non hanno, le
medesime folle cui si riferiscono le
Beatitudini ed allé‘ quali pure è promesso il Regno. Beati noi pure se ci è
dato di riconoscere con l’occhio della
fede questi segni piremonitori del Regno che è, che viene, e queste primizie
della grande messq che sta per sopragiungere!
Ma per questa messe, cioè per queste folle, stanche, sfinite, disorientate,
oggi si richiede molta comprensione e
compassione, molta pazienza e molto,
molto amore. C’è tilsogno per assisterfe di molti operai totalmente disponibili, pienamente impegnati. Invece —
constata Gesù — gli operai sono pochi.
E così la messe corre il rischio di non
poter essere tagliala, raccolta, e di
guastarsi.
Noi oggi parliamo molto di servizi,
di « diakonia ». Studiamo ed analizziamo con serietà questi servizi. Ma ora,
dopo averli minuziosamente studiati, è
gran tempo di attuarli concretamente:
ne ' ha urgente bisogno la Chiesa, ne
hanno sempre urgente bisogno gli Istituti della Chiesa, ne hanno particolarmente bisogno le fólle languenti, sfinite, disorientate del nostro tempo: che
aspettano da loro assistenza e parola
di fede di speranza di amore.
Gesù non lancia qui appelli speciali
per il reclutamento di questi operai,
servitori, diaconi. Ma Egli ci impegna
tutti, tutta la Chiesa nel mondo, sì, a
nregare per questo scopo. Infatti tutto
dipende veramente e solamente da Lui,
il Signore della Messe. Il lavoro per la
grande messe, per il Regno di Dio, non
è un’impresa umana alla quale potremmo collaborare con je nostre buone intenzioni e la nostra'buona volontà come ad una qualsiasi organizzazione di
questo mondo.
Noi non possiamo che pregare; ma
pregare non vuol dire evadere dalla
realtà, lasciarsi andare al sentimentalismo: No, 'vuoi dirè: credere, sperare,
fare assegnamento totale sul Signore
e sulle sue promes^p e fondati su questo lottare con Lui finché Egli non ci
abbia esauditi: attèndere con fede ed
anche con ansia, ógni cosa da Lui che
nuò veramente tuttb. Ma sarebbe assurdo che noi pregassimo senza anzitutto impegnare noi stessi nello stesso
senso nel quale preghiamo, senza ren^e-e onerante la nostra stessa fede.
La Chiesa non vive di tfita autonoma; vive ridomandando sempre di
nuovo la sua -^nta: prima di dare, essa
non nuò che chiedere e ricevere; prima di agire, non pùò che pregare per
sapere come agire.
Si: noi dipendiamo totalmente dal
.‘i’gnorf! e la messe è e rimane sua.
Guai se essa fosse ' nostra! Ma è sua:
''d Egli non lascierà che essa si guasti
e potrà e vorrà in ogni tempo, in ogni
circostanza a viste umane meno propizia, disperata, chiamare Lui degli operai. renderli Lui idonei, adatti, ed ancora sospingerli lui, senza che possano
resistergli, ma che vi vadano al contrario volonterosi, nella sua messe.
Si. Dio ha fatto questo, e quante vol^e, in passato. Anche Valdo di cui stiamo celebrando l’8° centenario è stato
chiamato, strappato alla sua vita comoda. ricca, mandato tra le folle del
suo tempo per predicar loro TE vangelo. Dio chiama ancóra oggi. In virtù di
questa chiamata che la Chiesa si appresta a riconoscere in lui, questo nostro giovane candidato si trova oggi
■’i fra noi. II Signore lo renda Lui
adatto al compito che gli assegnerà; ed
in risposta alla sua ed alle nostre nre'"biere gli conceda il dono del suo Spi»•ito Santo, lo ricolmi dei suoi doni affinché. tra le folle languenti e disorientate del nostro tempo e di cui facciamo parte, egli sia. con noi tutti portatore della luce, della pace, dell’allegrezza dell’Evangelo il quale annunzia a
noi ed a tutti gli uomini dovunque e
chiunque essi siano, in qualunque conftizione di distretta si trovino che in
Gesù Cristo Dio è sceso ner liberarci
da ogni schiavitù e dominio e per essere il nostro Buon Pastore, il nostro unico Redentore, il nostro Signore benedetto ora ed in eterno. Amen.
Edoardo .Aime
IN BREVE
# Il finlandese Mikko Juva, presidente della Federazione luterana mondiale ha criticato le nazioni industriali e le Chiese di tali nazioni. Nel suo rapporto al Comitato generalle della FLM riunito negli USA ha ricordato che gli Stati non hanno stanziato per
lo sviluppo una percetuale del loro reddito
lordo, come richiesto dall”ONU, e che le
Chiese non hanno versato il 2% dei loro introiti, come richiesto daH’assemhlea generalee del CEC, a Upsala. Per M. Juva è decisivo che le Chiese nei paesi industriali orientino l’opinione pubblica a favore del Terzo
Mondo.
¡segue da pag. 1)
genze della sopravvivenza in un mondo in cui ormai tutte le chiese sono
delle minoranze. In questa situazione
è necessario che le chiese si aiutino reciprocamente nel cammino ecumenico
in cui Cristo le precede.
Richiamandosi al molto valdese
« Lux lucet in tenebris » (ia luce splende nelle tenebre) Philip Potter conclude ricordando che le tenebre sono il
mondo che Dio ha amato e che la vocazione comune a tutte le chiese è
quella di continuare il ministero di
Cristo essendo iuce del mondo mediante buone azioni che conducano
gli uomini a rendere gloria a Dio.
Al termine della conferenza, il pubblico — molto numeroso — è stato invitato a porre domande e presentare
problemi, invito che è stato accolto da
parecchi offrendo al pastore Potter
il modo di toccare varie questioni vive
e brucianti attualmente: il programma di lotta al razzismo, il suo significato e le reazioni che suscita; i rapporti
con la Chiesa romana e la partecipazione di questa alla vita del CEC; la
questione se il CEC abbia pari libertà
interiore nei confronti dei peccati dell'Est e dell’Ovest; l’atteggiamento del
CEC nei confronti del problema dei
migranti, così vivo nella Svizzera dove
esso risiede, etc.
Siamo assai grati all’ospite — con
tutto ciò che egli rappresenta — di aver voluto essere così fraternamente
presente fra noi in quest’occasione.
* * *
Ricordiamo infine che al Seggio del
Sinodo era pervenuto un telegramma,
inviato dal past. Potter a nome del Comitato esecutivo del CEC, riunito a
Berlino a metà agosto; eccone il testo:
Il Comitato centrale del Consiglio
ecumenico delle Chiese saluta la Chiesa Valdese nel momento delle commemorazioni centenarie, con gratitudine
per la sua fedele testimonianza all’Evangelo durante molti secoli, compresi periodi di gravi prove, ed esprime
la speranza di un ministero benedetto
e fruttuoso negli anni venturi.
PhUip Potter
Cronaca delle Valli
PERRERO
Campo ecumenico di lavoro
Si è concluso il 18 u. s. il secondo
campo ecumenico di lavoro a Grangette. Abbiamo chiesto ai partecipanti
di darci alcune loro impressioni, cercare di farci un po’ conoscere dai lettori del settimanale. Ecco cosa ci hanno detto Corinne (Olanda), Christine
ed Annie (Francia):
« Per noi si trattava di fare un lavoro per aiutare gli abitanti di Grangette. Però ben presto abbiamo capito
che era molto più importante il rapporto che potevamo avere con quella
gente così ospitale. L’incontro con loro è stato molto più importante di
quanto non pensassimo. Insomma, siamo felici di questo campo, che è stato
■molto vario; non abbiamo solo fatto
del 'lavoro manuale, ma anche studi biblici, discussioni tra noi e con gli abitanti. Ci ha fatto piacere visitare queste montagne con loro e le nostre serate sono state veramente piene di
gioia e di fraternità. Adesso che ciascuno riparte ci sentiamo un po tristi di dover lasciare i nostri amici, ma
conserveremo un ottimo ricordo di
questo campo ».
Vincenta (Qlanda) ha cercato di rispondere alla domanda: « Perché un
campo di lavoro durante le vacanze? ».
« Oggi esistono numerose possibilità
per trascorrere le vacanze, soprattutto
per gli studenti. Quattordici giovani
di diversi paesi hanno preferito un
campo di lavoro 'invece di qualcos’altro. E interessante ascoltare le motivazioni di ogni partecipante. In genere
molti di loro sono venuti a Grangette
per:
1) Fare durante le vacanze qualcosa che abbia un significato. Lavorare
per cercare di cambiare la società con
le proprie mani; confrontare le proprie idee con la realtà.
2) Incontrare altri giovani provenienti da diversi paesi per scambiare
idee ed esperienze.
3) Partecipare ad un campo ecumenico per avere la possibilità di approfondire la loro fede cristiana, conoscere le altre chiese éd imparare qualcosa di nuovo.
4) Vivere quàlche settimana in una
comunità con altri giovani.
Ho menzionato solo alcune motivazioni, ma si potrebbe continuare dicendo: vedere l’Italia dove non era
mai stato, migliorare la conoscenza
delle lingue, avere un contatto con la
chiesa valdese, ecc.
Quando alla fine del campo abbiamo
guardato indietro, ci siamo chiesti se
le nostre motivazioni si fossero concrethizzate. Allora ci siamo accorti che
non tutte le nostre aspettative si erano verificate. L’esperienza insegna a
modificare e ad adattare la teoria. Ci
siamo accorti di quanto fosse difficile
realizzare le idee nella pratica, per il
fatto che si deve lavorare con esseri
umani e cose materiali, che non possono essere cambiati solo con le idee. Ci
si accorge che non si può cambiare in
un giorno il mondo o anche solo una
piccola parte di esso. Ma quello che
tutt-i abbiamo imparato in questo
campo è quanto sia difficile formare
Torre Pellice
una comunità con gente della nostra
età. Penso che tutti i membri del campo sono d’accordo nel riconoscere che
le vacanze più utili sono quelle in cui
il contenuto delle vacanze ordinarie
(per es. visitare luoghi, incontrare
arnici rallegrarsi per il bel tempo) è
unito a esperienze concrete. Andiamo
a cara arricchiti, ringraziando quelli
che hanno reso possibile questa esperienza ». L. D.
ANGROGNA
L’ultimo culto di questa estate al
Bagnau avrà luogo domenica prossima 1 settembre alle ore 14,30. Tutti
sono cordialmente invitati. E stato
chiarito l’equivoco della cinta messa
al luogo abituale di riunione volta non
a escludere i frequentatori del culto
ma quei turisti poco amanti della
montagna e poco rispettosi delle cose
altrui che credono tutto permesso e
lasciano visibili segni del loro passaggio. Siamo riconoscenti ai proprietari
che sono ben lieti di ospitarci ancora.
E deceduto il 22 agosto u. s. il nostro fratello Giosuè Pascal del Serre.
E un altro vuoto che si forma e che
si farà sentire in questa parte della
valle sempre più spopolata. Abbiamo
cercato nell’Evangelo della Risurrezione la consolazione per la famiglia
colpita e la nostra speranza.
R. C.
In memoria
di Vaiérie Goodchiid
Un’artistica targa in bronzo è stata
collocata in una frazione di questo Comune per iniziativa della « Pro Valli ».
Essa ricorda, nel decennale della sua
scomparsa. Miss Vaiérie Goodchiid,
una fedele amica dei Valdesi e delle
valli.
La targa-ricordo è stata piazzata a
monte della borgata Eyssard verso levante, sulla nuova strada che da Torre per il fondo valle tende alla storica
frazione di Pra del Torno, quasi nel
punto ove la Miss G. era caduta nel
sottostante precipizio dalla vecchia
strada, ormai abbandonata e ricostruita a regola d’arte dalle imprese appaltatrici, garantendo la sicurezza del
transito con qualunque mezzo.
u. p.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Giosuè Pascal
ringraziano tutti coloro che hanno
preso parte al loro dolore in occasione della scomparsa del loro caro.
Serre di Angrogna, 28 agosto 1974.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Scuola Media ’L. Da Vinci’ Giovanni Peyronel
Si avvisano i genitori degli alunni della
Scuola Media Statale « L. da Vinci » di
Torre Pellice, firmatari delle domande di
rimborso spesa libri di testo a. s. 73/74, che
a decorrere dal mese di settembre potranno
presentarsi alla Scuola per riscuotere le cifre
a tale scopo erogate dalla Regione Piemonte.
(Per i due Convitti locali il rimborso verrà
effettuato previ accordi con le Direzioni).
La Preside
riconoscenti per le prove di simpatia
ricevute, ringraziano tutte le gentili
persone che hanno preso parte al loro dolore. Un ringraziamento particolare al Dott. GardioI, al pastore Sonelll ed al personale dell’Ospedale Valdese.
Torre Pellice, 26 agosto 1974.
7
30 agosto 1974 — N. 34
Palermo
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 7
A TORINO
Presso la Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Palermo s’è
laureata a pieni voti Aurora La Marca
discutendo una tesi su: « La conduzione mono e multisinaptica negli stati
uremici e sotto trattamento dialitico ».
Alla neo-dottoressa, già impegnata nell’opera del Centro diaconale di Palermo, i nostri più vivi rallegramenti.
In questi ultimi giorni la comunità
si è rallegrata per i cinque bambini
che sono nati e che hanno portato tanta gioia alle rispettive famiglie: Salvatore Davi di Giuseppe e di Oliva
Mercurio; Marianna Luisi di Isidoro
e Giovanna Bonaccorso; Marco Buscemi di Franco e Ofelia La Fqta; Noemi
Lq Fata di Tanino e Ermi Maiorana;
Giancarlo Compagnone di Carmelo e
Menina leva. Il Signore benedica questi bambini e dia ai genitori e a tutta
la comunità di guidarli nelle Sue Vie.
Ben quattro coppie di giovani hanno unito la loro vita chiedendo la benedizione del Signore: Arnaldo Panasela e Rossella Silvestri; Giovanni Panasela e Fiorella Acanfora; Salvatore
Peri e Cornelia Steubing; Franco Chianello e Ida Peri. Le prime tre coppie
— già impegnate nel lavoro del Centro diaconale — continueranno il loro
lavoro in quest’opera di servizio. Benedica il Signore questi focolari che
si formano nel suo Nome. Dia loro di
essere sempre pronti all’ascolto della
sua voce e disponibili alla sua volontà.
A. B.
Illllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllillllllllllllllllllllllllllllllllll
Luserna San Giovanni
Offerte per la costruzione
del nuovo Asilo Valdese
Elenco dei doni pervenuti per la nuova
costruzione nel mese di maggio 1974;
In mem. di Pucci Gay: RiChard Aldo
5.000; Stalle Liliana e Livia 5.000; Balmas
Odette 5.000; Pasque! Guido (T. P.) 5.000;
R. Vittone (T. P. 5.000; Silvio Pellegrin-Costantin (T. P.) 3.000; Vittone Alfieri (T. P.)
2.000; Balmas-Marauda Juliette 5.000; Bounous Maria 2.000; Bounous Attilio 5.000;
B. R. M. (T. P.) 20.000; A. M. E. (T. P.)
5.000; Jouve Mario (T. P.) 5.000; Benech
Emilio e Aldino 2.000; Gobello Dina e Livio 10.000; Jallà Giacomo' 10,000; Bertin
Edoardo 5.000; Buffa Enrico 3.000; Meynet
Mario 2.000; Aeschlimamr (Suisse) 10.000;
Paschetto Renato (Mi) 5.000; Pons Beniamino 5.000; Pons-Bertalotto Teresa in mem.
di Arnaldo Boero-Rol 2.500; Paschetto Renato (Mi) 20.000; Leuringer Evelina in mem.
del marito (Ivrea) 5.000; Unione Femminile di lingua Italiana Evanfl dia Zurigo
102.145; Giorgiolé Ester Livorno) 1:500 Hivoira Stéfatio- e famiglia 10:000; - jouretón
Desiderato in mem. della moglie (T. P.)
10.000; Elena di Pillo in mem. di Mimi
Prochet 5.000; Comitato di Zurigo 3.000;
Comité Suisse pour l’Eglise et les Vallées
Vaudoise du Piemont (Genève) 56.635; Pastore Adrian Jugold e la Comunità di Niefern
(Germania F.) 156.482; famiglia Chauvie in
mem. di mamma e Sergio 50.000; Sorelle
della Comunità Valdese di Pisa 40.000; Pellenc Albina e Riccardo in mem.'dei Genitori
(T. P. 30.000; Gay-Rivoira Ester (T. P.)
2.000; I. C. (Villar Pellice) 15.000; Diakonissenhaus di Merna 211.500; MeynierLong Ilda in mem. del marito (S. G. Chisone) 10.000; Colletta Gruppo Comunità Castassegna (Svizzera) 41.740; Pini G. Ernesto
(Bergamo) 10.000; Malan Emery in mem.
della sorella Caterina ved. Ercone 25.000;
Pons Claudia in occ. battesimo di Manuela
10.000; il padrino e la madrina Franco e
Jannette Gay in occ. battesimo di Manuela
5.000; A.E.G. 30.000; Serata dei Borgesi vendita oggetti vari di legno 63.500; GardiolCostantino Alessandrina in mem. cugino Federico Caffarel (Prarostino) 10.000; Aldo
Gay ed i « Ragazzi del 99 » in mem. di Riccardo Ricca (T. P.) 10.000; la madrina Niny
Boer in occ. conferm. di Daniela Jòuvenal
10.000.
Doni pervenuti nel mese di giugno 1974:
Ada Cassina-Negri, in mem. della nonna
L. 10.000; Enrichetta ed Elisa Sappè, in
mem. della sorella Marthe Michelin-Sappè
(Bobbio Pellice) 20.000; Centro di Evangelizzazione di Alassio 30.000; Bonjour Pietro e
Esterina, in mem. della mamma e suocera
20.000; Comunità Valdese di Prarostino 30
mila; In mem. di Eugenio Rostan, la moglie
e i figli (S. Ger. Chis.) 15.000; Rivoira Belfiore e Rosa Bianca Danna 2.000; Mourglia
Giovanni 10.000; Chiesa Valdese di Còrno
12.000; Famiglia Castagno, in mem. della
sig.ra Pastre Regina (Pomaretto) 10.000; Jolanda e Carlo Varese (Torino) 5.000; Riccardo e Margherita Balmas, in mem. di C. A.
Balmas (Torino) 10.000; J. Ludwig-Rapperswil, in liiem. di Tante Mélanie (Zurigo) 172
mila; Contributo annuale della Cassa di Risparmio di Torino 100.000; Freundeskreis
der Waldenser Kirche (Essen - Germania)
2.591.500; Martina Guido 5.000; Martina
Pietro e Caterina 20.000; Contributo straord.
Comune di Luserna S. G. 2.000.000; Contributo annuale Comune di Luserna S. Giov.
200.000; Pastore Hans G. Schweigart di
Buchschlag (Germania) 1.289.657; In mem.
di Etienette Bounous-Marauda, le cognate L.
Cambellotti e M. Bounous 10.000; Lina Peyrot in mem. della mamma e dei fratelli 25
mila; Alice e Federico Tourn, in mem. di
Pucci Gay 5.000; Gustavo Bouchard, in occasione battesimo di Karin Cappai 10.000;
Gardiol Attilia, in mem. di Gaydou Italia v.
Meynier S. S. Pinerolo) 5.000; Susanna e
Albina in mem. del fratello e zio Comba Enrico (Torre Pellice) 5.000; Graziella Revel. in
mem. di Paolo Enrico e Maria Revel e di
Elisa Benech e Luigi Revel 20.000; Pascal
Edmondo (Ferrerò) 2.000; iWilliam e Ada
Kitchen. in mem. di Adolfo Jouve 10.000;
Suor Ermellina (Torre Pellice) 2.000; Fiorella Comba (Perosa Argentina) 10.000.
LA CASA DE FERNEX
offre ospitalità a giovani
San Germano Chisone
La Casa De Fernex riapre i suoi battenti il 1“ settembre 1974. Essa -vuole
accogliere i giovani (dai 18 ai 28 anni)
che devono venire a Torino per ragioni di studio e di lavoro, e stabilire un
punto d’incontro tra i giovani evangelici di Torino.
Ringraziamo Mario e Bianca Cervenick per il lavoro direttivo compiuto
con amore e impegno per due anni, e
contiamo sulla venuta delle famiglie
Casorio e Jourdan per continuare la
conduzione comunitaria della casa.
Alcune indispensabili spese di manutenzione (riparazioni dei tetti, metanizzazione dell’impianto di riscalda
mento, revisione delle porte e degli infissi) comportano spese straordinarie
per cui contiamo sull’appoggio degli
amici. Non senza notevoli difficoltà la
direziope è riuscita a fronteggiare le
spese della gestione ordinaria, ma l’aumento generale dei costi costringe a
portare la quota mensile (vitto e alloggio) a L. 65.000, rivedibili alla fine
di dicembre. Le domande devono essere rivolte alla direzione il più presto possibile, accompagnate da una
presentazione adeguata e da una cauzione di L. 30.000.
Casa De Fernex, Via Petrarca 44, To
UN DIBATTITO IN CORSO
Istruzione religiosa nella scuola
da un punto di vista pratico
Molto è stato detto e scritto sull’istruzione religiosa ed anche se i pareri non sono sempre stati concordi,
l’interesse generale dimostra che 'l’argomento è importante: non potrebbe
non esserlo tutto ciò che contribuisce
a formare le nuove generazioni.
Rendiatpo atto a quanti hanno scritto, della bontà dei loro interventi
sempre solleciti di 'un « meglio » sinceramente desiderato e spesso ricchi
di comptetenza pedagogica e di un afflato religioso.
Accanto alla teoria ed all’ideale però, abbiamo anche notato una mancanza totale di informazione sulla situazione concreta reale in cui si trova la grande maggioranza della popolazione studentesca evangelica italiana.
Mi si permetta, come ad uno che
fin dall’infanzia è vissuto tra i banchi
di una scuola valdese deH’opera di
evangelizzazione e che per tutta la sùa
vita si è occupato di istruzione religiosa nelle scuoce statali, dedicando negli
ultimi dodici' anni un 12-14 ore settimanali alle Scuole statali, elementari,
medie e professionali di Villar Perosa
ad óltre cento alunni valdesi... Mi si
permetta, dico, di propórre una diagnosi della situazione nostra e qualche
possibilità di azione concreta.
PREMESSA ' .. . ^^4
L’istruzioné religiosa ài discendi è
cosa doverosa ed utile se fatta con
Consapevolezza. Dobbiamo prédicare
Cristo a tempo e fuor di tempo: Gli
esempi probanti abbondano. Potrei citare innumerevoli esempi a ripro^va
sia di alunni che di famiglie. Meritano
considérazioné anche quelli paralleli
della influenza nefasta che qualche
professore insegnante anche di ateismo, esercita sui suoi alunni. Vite còme spezzate, inizi promettenti stroncati ad un tratto, buone famiglie valdesi
costernate e come gettate nel lutto.
LA SITUAZIONE
Questa in realtà è estremamente
complessa e difficile per l’enorme dispersione degli alunni evangelici nella
diaspora italiana e basta da sola rendere utopistico il sogno di un insegnamento religioso evangelico per
tutti.
Le Valli Valdesi costituiscono una
eccezione alla regola grazie alla presenza del Liceo-Ginnasio e della scuola
Latina, e grazie al fatto che da sempre
si insegna religione in quasi tutte le
scuole elementari. Anche nelle Valli,
salvo poche eccezioni, non è sempre
facile raggiungere tutti gli alunni disseminati nelle scuole 'Statali. Impossibile poi se consideriamo tutto il resto
— ed è la grande ntàggioranza — della popolazione studentesca evangelica
italiana.
Il vero probletna che ne risulta è
duplice:
1° Quale deve essére il programma
utile ai nostri studenti dalla 1* elementare fino all’università?
2° Come possiamo raggiungere questi nostri studenti?
IL PROGRAMMA
Non deve essere un duplicato dell’insegnamento catechetico che viene
dato ,in chiesa e neppure costituire
una materia in più da aggravare lo
sforzo già faticoso, degli studenti. Se
dato con intelligenza, può associarsi
a quanto già essi stiidiano in mòdo da
aìùtarli piacevolmente nel loro sforzo
quotidiano. Per le classi medie, ad
éàenìpio è logico l'affiancamento al
programma di storia. In 1‘ media per
es. la preistoria offrirà come una conferma al racconto della (Jenesi, La storia egiziana, assira, ecc. consentirà
frequenti richiami biblici. In seguito!
là storia profana sarà, tutto un intréccio interessante còn quella della chiesa, éristiana. fi^llp^'¿tesso .modo,) più
avanti la storia ¡(Iella filosofia offrirà
pòssibilità prezlosp per il dàlogo con
'la fede... Critefi mutati's mù
tandis, possono espere seguiti sia per
l’istruzione elementare che per altri
rami dello scibileT;“
L’ATTUAZIONE PRATICA
Senza trascurare le possibilità locali
Che in molte chiese si danno, un gruppo di volontari residenti a ’Torre (Pastori emeriti, professori, studenti), potrebbero preparare delle dispense ciclostilate quadrimestrali recanti per
ogni classe un venti lezioni annue rigorosamente concise. Esse verrebbero
inviate a tutti gli. studenti evangelici
che lo desiderano, dietro semplice rimborso volontario di spese.
L’esperimento potrebbe avere inizio
anche subito ed essere perfezionate
man mano. Potrebbe forse, in a-wenire, diventare una attività della commissione delle Scuole Valdesi, sempre
tenendo presente che non v’è limite al
« meglio ».
Enrico Geymet
I lettori ci scrivono
La riunione airaperto a Pragiassaut ha
avuto regolarmente luogo domenica 11 agosto U.S., con un tempo veramente eccezionale, anche se ventoso. Ringraziamo la Sig.na
Rostan che ha anche in questa occasione fatto
una relazione dei lavori della Conferenza distrettuale (un sunto di questa relazione appare alla fine di questa cronaca), subito dopo
il culto.
Grazie alla collaborazione del pastore Alberto Ribet il culto ha potuto essere tenuto
in quelFoccasione anche nel tempio, con una
buona partecipazione. Ringraziamo assai questo collega per il suo apprezzato messaggio.
Alle famìglie di Pragiassaut che hanno ancora una volta accolto affettuosamente quanti erano saliti ed in particolare il pastore e la
sua famiglia va il nostro pensiero riconoscente per questa bella giornata di comunione
fraterna che il Signore ci ha dato.
— Sabato 17 agosto un gruppo di visitatori provenienti da Nord e Sud Irlanda, Scozia,
Galles, e Inghilterra è stato accolto da un
buon gruppo della nostra comunità, in particolar modo dall’Unione Femminile e dalla Corale, nel corso di una simpaticissima serata.
Alla cena servita in modo impeccabile è seguita una breve presentazione della nostra
comunità. Poi i canti della Corale e quelli
del gruppo anglosassone hanno fatto si che
il tempo a disposizione risultasse ben troppo
breve. Grazie a quanti hanno permesso la
buona realizzazione di questo incontro, che
è stato visibilmente apprezzato dai nostri ospiti, in particolare alla Sig.na Türk.
— Domenica 18 agosto il candidato Paolo
Ribet, reduce dal suo esame dì fede e dal
sermone di prova, ha accettato di presiedere
il culto in mezzo a noi. Gli siamo assai riconoscenti per aver così permesso alla comunità
di fare <più ampia conoscenza con lui e di fargli gli auguri più fraterni in vista della sua
Mancata autonomia
delle Valli Valdesi:
responsabilità
delia Tavola Valdese?
Caro direttore,
ho letto su « L’Eco-Luce » del 23.8.’74 l’articolo« Autonomia e non separatismo » e in
linea di fondo condivido la tesi affermata da
Gustavo Malan, perché anche se non potei
intervenire a suo tempo alla riunione di
Chivasso nel 1944 perché mi trovavo altrove, condivido e non da oggi le posizioni delle
autonomie locali. Desidero però che Gustavo
mi chiarisca una sua affermazione che mi ha
sorpreso e che mi fornisca a mezzo del periodico da te diretto la documentazione sulla
base della quale egli ritiene di poter affermare che « la Tavola Valdese ha ostacolato
trent’anni fa per le nostre Valli » Tautonomia regionale. Ignoravo totalmente tale dettaglio di non lieve importanza; e desidero
pertanto avere un preciso ed esauriente chiarimento al riguardo.
Giorgio Peyrot
Mai di domenica
(sepd) - Non un ’’uomo di chiesa”, bensì
un uomo ■politico ha fondato, con un gruppo
di colleghi, nella Germania occidentale, un
club dalla denominazione singolare : « Sonn
tags nie », « Mai di domenica ». L’associazione riunisce persone che «( mai di domenica »
accettano la cattiva abitudine dilagante di
tenersi liberi, la domenica, per incontri, convegni, tavole rotonde etc. Il fondatore, presidente del partito liberale (FDP) dell
Wiirttemberg, Martin' Bangemann, vuole, almeno la domenica, non rinunciare a quel minimo di vita personale e familiare. Purtroppo un numero crescente di associazioni, e anche di Accademie cristiane hanno preso l’abitudine di pregare uomini politici di partecipare a dibattiti e manifestazioni, di domenica; e questo, secondo il Bangemann, è anticristiano e inumano.
L’uomo politico, nella sua presa di posizione, ha volutamente chiamato sul banco degli imputati anche la Chiesa, richiamandola
cosi a riflettere su un problema antico. Naturalmente la Chiesa ribatterà : gli uomini
politici, fra gli altri, sono disposti ad accettare un invito in giorni lavorativi?
0 Michael Ramsey, arcivescovo anglicano
uscente di Canterbury ha inaugurato a
Londra un’esposizione di denuncia delle « penose condizioni di vita » degli ebrei nelrURSS, organizzata dal Comitato interparlamentare per la liberazione degli ebrei sovietici. Il primate della Chiesa anglicana ha dichiarato; « Operiamo insieme nell’interesse
della giustizia, dell’umanità e dell’amicizia
internazionale, affinché gli ebrei sovietici conoscano una sorte migliore. Perché l’amicizia
fra paesi si sviluppi armoniosamente, occorre
che i diritti dell’uomo, in questi paesi, siano
rispettati ».
consacrazione la domenica del Sinodo e di
un ministero pastorale auspicabilmente lungo
e fruttuoso.
____ Lo stesso giorno, nel pomeriggio, la Corale ha potuto partecipare alla riunione tenuta nella sala Valdese di Torre Pellice per
accogliere alcuni ospiti straniente per ascoltare i loro messaggi, cantando all’inizio ed
alla fine dell’incontro. Peccato che il cattivo
tempo non ci abbia permesso di cantare ancora all’aperto, attorno a quanti avrebbero
dovuto far ressa attorno al buffet che pure
era stato preparato con la solita cura...
____ Abbiamo cominciato a proiettare alcuni film nella nostra sala. Dopo un film di
Walt Disney particolarmente adatto ai ragazzi contiamo presentare un film di Fernandel,
altrettanto gradito a tutti. Speriamo che molti vorranno valersi di questa possibilità di
svago, incoraggiando quanti danno il loro
tempo per occupare in modo inteUigente le
serate estive e permettendoci di coprire le
inevitabili spese che tale attività implica.
Chissà che, col tempo,, non sia possibile organizzare un Cine-Club?
— Siamo riconoscenti di poter dire che le
notizie che abbiamo recentemente ricevuto a
proposito delle condizioni di salute del pastore
Pierluigi ¡alla sono rallegranti, dato che egli
ha potuto far ritorno a casa e si avvia a riprendere un ritmo di vita sempre più normale. Ne siamo sinceramente riconoscenti al Signore, chiedendogli di voler permettere che
il pastore Jalla si rimetta pienamente dalla
sua malattia.
— Ci rallegriamo vivamente con Diego
Sappè che ha recentemente ottenuto brillantemente la laurea in medicina. Gli auguriamo
di poter svolgere in un prossimo futuro una
utilissima attività alle Valli.
Giovanni Conte
Echi della Conferenza Distrettuale
in una riunione quartierale
In occasione della riunàme all’aperto a Prapunsun, il 4 agosto scorso,
venne letta la relazione sulla Conferenza distrettuale di Ferrerò.
Per avviare un dialogo vennero presentate alcune considerazioni.
Una prima considerazione è che i
membri laici, in Conferenza, hanno
parlato poco. Forse non sanno cosa dire, di fronte alle due linee, emerse a
Ferrerò, assai vive nel corso dei lavori
(le destre e le sinistre o i conservatori
e i progressisti). Il membro 'laico che
presentò il cap. 4 della II” ep. a Timoteo voleva dire che abbiamo anche
oggi molti dottori e vi è grande prurito, di, udi^e. Era tin pensiero semplice
che forse è statò frainteso. Per questo,
forse, i membri laici non parlano.
Moki credenti saprebbero, in cuor loro, da che parte deve stare Timoteo
che è esortato a predicare la sana dottrina. Ma oggi, di fronte a tanti dottori
che sembrano dirci <; il Cristo eccolo
qui, eccolo là » dove collochiamo Timoteo? Dalla parte destra o dalla parte sinistra? È ancora sana dottrina «la
fede che va innanzi allegramente nelle
tenebre » {Lutero, ed. Einaudi, trad.
Comba, pag. 190) perseverando nel servizio per il Signore?
La discussione è continuata sull’Eco
delle Valli e su'll’Eco del Chisone. Si
è detto che l’Eco delle Valli è ancora
un giornale libero, che pubblica le opinioni di tutti. Si richiedono più notizie sulle Valli. Si è rilevato che l’Eco
delle Valli è il giornale della Chiesa
Valdese e, quindi, deve portare le notizie di tutte le Comunità. Attualmente
abbiamo le notizie delle chiese nel
mondo. Preferiamo la cronaca? qualcuno dice: per la cronaca ci sono anche i quotidiani. Vogliamo un Eco delle Valli sulla scia deH’Eco del Chisone?
Sembrerebbe di no. La discussione su
Eco delle Valli ha dimostrato che l’argomento non deve essere accantonato,
ma ripreso: ci impegna tutti. Purtroppo, in Conferenza, l’Eco delle Valli ha
solo rappresentato uno scontro a livello intellettuale.
Per l’Eco del Chisone, ci siamo fatti
portavoce della presa di posizione contraria al giornale e della preoccupazione, scaturita dalla linea progressista.
Abbiamo anche letto uno stralcio dell’articolo « Contro tutta la D. C. » pubblicato dal Consiglio FGEI su Gioventù Evangelica n. 29. Per mantenere il
dialogo su basi di chiarezza, abbiamo
esposto parte degli articoli pubblicati sull’Eco del Chisone e Eco delle Valli, in questi ultimi tempi. Siamo partiti con « Schiaffi poco evangelici a S.
Germano Chisone » poi via via, sui dibattiti tra FGEI e Chiese, in aprile, sul
referendum, sull’articolo dopo il referendum sulTEco delle Valli, sulla risposta delTEco del Chisone a tale articolo, sulla cronaca della riunione alla Galleria dell’Arte a Torino, sulla risposta del Pastore Paolo Ricca e, infine, sulle notizie del Sinodo francese
e sulla domanda che i cattolici del Pinerolese si pongono circa la loro presenza o la presenza del Vescovo al Sinodo valdese. L’esame della situazione
ci fa essere concordi con la presa di
posizione della parte progressista. Abbiamo però rilevato che una presa di
posizione altrettanto contraria era stata esposta sull’Eco delle Valli, in aprile, dalla linea denominata conservatrice. Ci siamo quindi chiesti perché, in
aprile, la parte progressista non abbia
detto quello che disse in Conferenza.
Forse il dibattito sarebbe stato più costruttivo. Abbiamo riletto la frase della « Chiesa in analisi » pag. 9: « Roma
fu per tutti i risvegliati europei, l'Anticristo ».
Si è poi parlato sui convitti e sul fatto che, al momento dei cambiamenti,
le Comunità non furono informate. Si
parlò dell’autostrada, delle strade
montane, delle ingerenze della Prefettura e si è cercato di vedere insieme
con quale spirito il credente evangelico debba rivolgersi alle autorità per
esprimere il suo dissenso sugli abusi.
E si è parlato anche dei 'labari ai funerali, dei fiori e di im ritorno alla sobrietà. Un discorso piano e sereno, nel
rispetto verso 'le persone più anziane,
un invito umile e fraterno sulla riflessione che la sola cosa che conta quando siamo colpiti dal lutto, è l’annuncio
della risurrezione. Come ben disse un
fratello « siamo scivolati nelle forme
del cattolicesimo e dobbiamo adesso
riflettere ».
Abbiamo poi letto alcime parole di
Lutero. Il Riformatore si trovò di fronte a manifestazioni che denotavano
l’ansia di demolire gli altari e di bruciare le immagini. Ecco il suo appello:
« Lasciate tempo alla gente. Mi ci sono
voluti tre anni di studio e di riflessione constanti, per arrivare dove sono
adesso, e come ci si può aspettare che
la gente comune, inesperta di queste
cose, faccia la stessa strada in tre mesi? Supponete che l’abuso si elimini
distruggendo l’oggetto che ne è la causa? Gli uomini possono peccare col vino o con le donne: dovremmo perciò
proibire il vino e sopprimere le donne? Il sole, la luna e le stelle sono stati adorati: sarebbe questa una ragione
per buttarli via dal cielo? Codesta fretta e codesta violenza denunziano mancanza di fiducia in Dio. Guardate quante cose Egli è stato capace di compiere
per mezzo mio sebbene io non abbia
fatto altro che pregare e predicare. La
Parola di Dio ha fatto ogni cosa. Se
l’avessi voluto, avrei potuto far scoppiare un conflitto a Worms. Ma mentre me ne stavo tranquillo e bevevo
birra con Filippo e Amsdorf, Dio assestava al papato un colpo formidabile ». {Lutero, ed. Einaudi, trad. Comba,
pag. 181).
E ancora furono lette alcune parole
del Pastore Carlo Lupo, tratte da Pensieri per il Sinodo 1956: « il popolo
valdese, come ogni chiesa storica che
si rispetti, è lento a muoversi e alieno
dalle novità. Molto bene. Ma non bisogna scambiare la fedeltà alla giusta
tradizione colla staticità e colla pigrizia che della vera tradizione segnano
la morte. Se vi è bisogno di assumere
atteggiamenti nuovi e orientamenti
nuovi, per Toner del vero, bisogna farlo. Bisogna insistere e continuare ad
insistere, per anni o per decenni, se è
necessario, finché nasce veramente lina convinzione di necessità per il ritorno alla Vivente Parola che edifica
la realtà comunitaria della Chiesa ».
(Carlo Lupo si riferiva ai « Gruppi del
Vangelo »).
A Prapunsun erano rappresentate
tutte le « età » della comunità: fanciulli, giovani, meno giovani e anziani.
Il dialogo è stato vivo, nella semplicità
e nella libertà.
Nelly Rostan
Alla redazione di questo numero
hanno collaborato Bruno Bellion,
Archimede Bertolino, Sergio Bianconi, Renato Coisson, Giovanni
Conte, Luciano Deodato, Gustavo
Malan, Umberto Pellegrin, Roberto Peyrot, Paolo Ricca, Elsa e Speranza T ron.
8
pag. 8
I NOSTRI GIORNI
N. 34 — 30 agosto 1974
« Scienza e tecnologia per lo sviluppo umano »
Quando il futuro
è legato a un filo...
Per evitare la catastrofe ecologica, è necessario
’’evangelizzare” la popolazione dei paesi ricchi in
uno spirito di fraternità universale
Si è recentemente riunita a Bucarest, in Romania, la conferenza — organizzata dal dipartimento “Chiesa e
società" del Consiglio ecumenico delle
Chiese — sul tema: « scienza e tecnologia per lo sviluppo umano ». Essa è
stata la conseguenza dello studio iniziato or sono cinque anni dal CEC sull'avvenire dell’uomo in un mondo basato sulla tecnologia, sulla tragica ambiguità del futuro e sulla speranza cristiana.
In varie occasioni questo settimanale ha presentato ai lettori i gravi
problemi insiti e collegati allo sviluppo incontrollato e disordinato della
“civiltà opulenta" ed alle sue fatali
conseguenze. Sono anni ormai che vengono elevate denuncie e gettati gridi
d’allarme, con risultati pressoché nulli. Le leggi della produzione e del consumo (mentre tanta gente muore di
fame e di stenti) paiono essere inflessibili sino al punto di correre -ciecamente alla catastrofe ecologica, piuttosto che modificarsi in una prospettiva
di solidarietà internazionale e di salvezza comune.
Riprendiamo dal soepi mensuel di
agosto le parti salienti di un articolo
su detta conferenza.
...La conferenza, cui hanno partecipato 130 fra tecnici, scienziati e teologi di quaranta paesi ha dimostrato fino a qual punto sia compromesso l’avvenire deH’umanità se non verranno
prese misure immediate ed efficaci. Le
diverse relazioni presentate hanno
messo il punto sul fatto che l’ottimismo degli anni ’60 (si pensava allora
che un tecnologia avanzata avrebbe
colmato a breve termine il fossato fra
nazioni ricche e nazioni povere) è fuori
luogo. Di fronte ad una crescente penuria alimentare, a una galoppante diminuzione delle risorse naturali e ad
una progressiva distruzione dell’ambiente, solo una umanità cosciente delle sue possibilità, e vòlta ad una maggior giustizia sociale ha la possibilità
di sopravvivere.
Ricordiamo alcune cifre per dimostrare l’ampiezza del problema posto
dall’impiego sconsiderato della scienza
e della tecnica al momento attuale.
Mentre 900 milioni di uomini sono votati alla fame, l’America del Nord
spende da sola ogni anno oltre due miliardi di dollari {oltre 1200 miliardi di
lire italiane) per nutrire animali d’appartamento. In numerosi paesi industrializzati il consumo di energia elettrica è di 10 mila watts a persona all’anno contro poche centinaia nel terzo
mondo. L’aiuto allo sviluppo non supera i 15 miliardi di dollari annui mentre le nazioni ricche investono, nello
stesso periodo, oltre 300 miliardi di
dollari per gli armamenti. Fra 25 anni
la metà della popolazione mondiale, e
cioè circa 3 miliardi di persone si ammucchieranno nelle grandi città, di cui
alcune raggiungeranno dai 40 ai 60 milioni di abitanti, mentre già adesso circa la metà della popolazione delle città è male alloggiata e non fruisce di
adeguati servizi pubblici e comunitari.
Colle proteine importate dal terzo
mondo per l'allevamento di bestiame
da carne nei paesi industrializzati si
potrebbero facilmente nutrire centinaia di milioni di persone attualmente sottoalimentate. Un’ultima cifra:
gli specialisti stimano che il tasso annuo di aumento dell’inquinamento dell’acqua, dell’aria e del suolo sia del
cinque per cento. A questo ritmo il limite secondo cui la natura non sarà
più in grado di rigenerare gli elementi
necessari alla vita verrà celermente
raggiunto.
Di fronte a questi fatti, la conferenza ha auspicato una collaborazione internazionale a tutti i livelli, condotta
in Uno spirito di giustizia sociale e animata dalla volontà di assicurare a ogni
uomo un degno livello di vita in un
ambiente in cui si possa vivere. In
questo spirito, la conferenza ha inviato le nazioni ricche a ridurre volontariamente e radicalmente j loro consumi. È compito specifico dei cristiani
dare l’esempio — è stato detto — instaurando un nuovo stile di vita « sotto il segno della frugalità » dando la
priorità alla qualità della vita e non
alla quantità dei consumi ed alla crescente avidità di beni. A questo scopo,
sarà necessario mettere a punto una
« strategia concertata » da parte delle
Chiese a tutti i livelli, « evangelizzare »
la popolazione dei paesi ricchi, farle
comprendere le più che fondate ragioni che impongono simili restrizioni.
Tuttavia, questo nuovo stile di vita
non basterà da solo a rimediare all’attuale situazione: esso dovrà essere accompagnato da misure e da program
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
______________N. 175 • 8/7/1960_______________
Coop. Tip. Subalpina - Torre PelUce (Torino)
mi politici che si preoccupino di ripartire equamente fra tutti le risorse ancora disponibili. Al concetto di « prodotto nazionale lordo » si deve sostituire quello di « benessere nazionale
lordo », basato sulla soddisfazione singola dei bisogni più elementari di ogni
abitante (salute, abitazione, cibo, acqua, educazione, ecc.). Occorrerà fissare nei paesi sviluppati un « limite massimo di consumo » che rallenti l’esaurirsi delle materie prime e ne permetta una distribuzione più giusta. Occorrerà sviluppare al massimo l’uso delle
energie non inquinanti, quali il sole, il
vento, le maree.
Ma, al di là di queste misure urgenti occorre anzitutto assicurare alle popolazioni dei paesi sottosviluppati un
« minimo vitale » basato sull’autonoeconomica e tecnologica. L’importazione di tecnologie avanzate e l’estendersi delle società cosiddette multinazionali dovranno cedere il passo ad una
« tecnologia adattata » ai bisogni dei
singoli paesi. In questo modo si potrà
allora far progredire l’indice del «benessere nazionale » rispettando allo
stesso tempo il necessario equilibrio
ecologico.
È chiaro — e diversi documenti del
la conferenza lo hanno sottolineato —
che di fronte ai limiti posti dalla natura verso una espansione inconsiderata dell’economia umana, una simile
società dovrà fondarsi sulla divisione
dei beni disponibili. « Occorre che il
nostro mondo reimpari che l’uomo non
vive solo di pane, ma che il pane per
tutti è una condizione di giustizia sociale », è stato detto in una delle quattro relazioni, che così prosegue: « i
cambiamenti che dovranno ineluttabilmente venire saranno dolorosi per parecchi uomini ».
Se è vero che durante la conferenza
vi sono stati parecchi consensi sulla
nozione di sviluppo nella giustizia sociale bisogna tuttavia riconoscere che
i meccanismi sociali che pongono la
scienza e la tecnologia al servizio di
Questa giustizia sociale a tutti i livelli
devono ancora essere « inventati » e la
conferenza ha giustamente messo in
guardia contro una « buona volontà
ingenua » che non basta per raccogliere la sfida.
Le cinque pagine di raccomandazioni indirizzate dalla conferenza al CEC
ed alle sue Chiese-membro dimostrano
che le soluzioni per i tempi nuovi sono
lungi dall’essere trovate e che non vi
è ancora una « visione unica per l’avvenire della tecnologia in tutto il mondo ».
Ciononostante la conferenza di Bucarest — la prima del genere ad essere tenuta in un paese socialista — ha
dimostrato che scienziati e teologi potevano applicarsi assieme ai problemi
sollevati dall’applicazione della scienza della tecnologia. La cosa è tanto
più urgente dato che, pur riconoscendo
« che la scienza e la fede erano solidali e che la crisi ecologica ci dà un comune punto di partenza », scienziati e
teologi non sono ancora giunti ad una
comprensione comune dell’interrelazione fra la natura, l’uomo e Dio.
J. J. Bauswein (inf. CEC)
La sentenza del Tribunale Russell II
alla Segreteria deiie Nazioni Unite
Roma (adista) - Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Waldheim, ha
preso atto della sentenza pronunciata
a Roma il 6 aprile scorso dal Tribunale Russell II contro la repressione in
America Latina ed ha comunicato al
suo Presidente, Lelio Basso, che la trasmetterà ai governi interessati. Comunicazione ne sarà data anche ai membri della-, £ommissiqJiè, delTONU per i *
diritti deH’uomo e dellà"Sótto-conimissione per la prevenzione delle discriminazioni e per la protezione delle minoranze.
nord - sud - est - ovest
H Si è svolto a Bruxelles uu convegno del
« Comepra », un organismo che raccoglie
numerose organizzazioni professionali agricole dei paesi europei (per l’Italia, l’Alleanza
nazionale dei contadini). Scopo dell’incontro,
il coordinamento e lo sviluppo dei movimenti
contadini sviluppatisi negli ultimi mesi di
fronte all’aggravarsi della crisi nel settore.
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIimiIlllllliMIIIIIIIIIIIIIIIUIIIIIIIIII
IsIam e Massoneria
La Conferenza delle organizzazioni islamiche mondiali, la Motamar al-Munazzamat alIslami, ha dichiarato l’appartenenza di musulmani ai Rotary e ai Lyons Club, come
pure alla Massoneria, inconciliabile con l’islam. I governi degli Stati che hanno firmato
la Carta dell’islam sono invitati a proibire la
massoneria e a chiuderne le logge. Pure vietata ai musulmani l’appartenenza al movimento del Riarmo Morale, e vietata l’attività
dei Testimoni di Geova in tutti gli Stati islamici. Massoni aventi incarichi nei governi e
nelle amministrazioni comunali devono essere
licenziati, mentre le personalità in vista delle
logge devono essere sorvegliate.
■ Si svolge alla Ciamaìca la sessione ministeriale dei negoziati fra la Comunità
Europea e i 44 Stati africani, dei Caraibi e
del Pacifico che intendono stringere accordi
di collaborazione con il MEC.
I Nella Germania Federale la Società protettrice degli animali conta oltre 500
mila iscritti, la Lega per la protezione dell’infanzia soltanto 12.000.
I In Brasile è stato stampato un francobollo in (( braille », il primo del mondo
nel suo genere. Esso fa parte delle attività
filateliche di quest’anno indetto dal Consiglio mondiale per il benessere dei ciechi. II
disegno è dell’italiano Biagio Mazzeo e raffigura due cerchi, uno dei quali rappresenta il
globo terrestre, a significare l’universalità del
problema del cieco, e l’altro l’occhio umano.
I Un’équipe di ricercatori dell’Università
di Hiroshima ha scoperto, in una vallata
presso la città, un frammento d’osso — un
femore — di un essere umano di proporzioni gigantesche, che sarebbe vissuto 15 o
20.000 anni fa, all’inìzio dell’età della pietra.
Ebrei perseguiteti in Ciie
(sepd) La politica di persecuzione
della giunta militare cilena ha colpito
anche centinaia di ebrei. Essi vengono arrestati e torturati. Nell’isola
Dawson, dove si trova uno dei 150
campi di concentramento, sono detenuti alti funzionari di origine ebraica,
in funzione sotto il governo Allende.
La giunta ha negato alla maggior parte di queste persone il visto di uscita
dal paese. Fra loro vi è Jacques Chom
col, collaboratore della FAO: come ministro dell’agricoltura di Allende, era
incaricato dell’esproprio dei latifondi,
nel quadro della riforma fondiaria, nel
1973 dichiarò finito, nel Cile, il sistema del liàtifondo. Con qùes'tà drastica
misura era stato possibile da parte di
contadini poveri e di indios una presa
di possesso del terreno cileno.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiimiiiimmiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Una manifestazione
in ricordo di fra’ Dolcino
Il 15 settembre mattina sul Monte
Rubello (a Trivero sulla Panoramica
Zegna, vicino a Biella) verrà inaugurato un cippo in ricordo di Fra Dolcino,
sul punto esatto dove nel 1907, nel 6°
centenario del rogo, era stato eretto
un obelisco di dodici metri, che fu poi
distrutto dai fascisti. Si tratta di una
manifestazione di carattere unitario,
democratica e laica, a cui sono invitati tutti i democratici laici. È stata
promossa dal Corriere Biellese, il più
vecchio giornale socialista del Piemonte, fondato, nel 1895 sul Monte Rubello,,
La sentenza è stata anche trasmessa
dal Tribunale alla Commissione per gli
affari Esteri del Congresso degli Stati
Uniti. Accusandone ricevuta, il presidente della Sottocommissione per le
Organizzazioni e i Movimenti Internazionali, Donald M. Fraser, ha comunicato al Senatore Basso che tale Sottocommissione, insieme a quella per gli
Affari Inter-americaiù,, ha tenuto una
serie di sedute nei mesi d' aprile, maggio e giugno, sulla violazione dei diritti umani in Cile. Alle sedute hanno
deposto, come testimoni, l’ex ministro
americano della giustizia, Ramsey
Clark, l’ex Assistente Segretario di
Stato per gli Affari Inter-americani,
Cobey Oliver, e l’attuale Assistente Segretario di Stato per gli Affari Interamericani, Harry Shlaudeman.
« La situazione in Cile — scrive Fraser — rimane veramente seria e sto
cercando di stimolare la sensibilità del
nostro ministro degli esteri (Kissinger)
sulle condizioni dei diritti umani in
quel Paese ». Fraser aggiunge che la situazione in Uruguay è « altrettanto seria », come risulta da un rapporto del
Segretario generale della Commissione Internazionale dei Giuristi, Niall
Mac Dermot, che ha visitato recentemente l’Uruguay.
Riguardo al Brasile, la sottocommissione per le Organizzazioni e i Movirftenti internazionali dèf Congresso
americano, ha tenuto delle sedute lo
scorso autunno, sotto il profilo della
violazione dei diritti dell’uomo. Fraser
ha invitato il sen. Basso a partecipare
all’Associazione internazionale dei parlamentari per i diritti deH’uomo, che
si sta formando per coordinare l’azione a tutela dei diritti umani che viene
svolta nei vari Parlamenti.
Tra le espressioni di apprezzamento
giunte al Tribunale Russe! per la sentenza del 6 aprile, da segnalare anche
quella del Comitato Colombiano di
solidarietà con i prigionieri politici
del Cile, formato da numerosi parlamentari, che si compiace per l’opera
del Tribunale a difesa dei diritti umani « conculcati dalla camarilla militare che detiene il potere in Cile », per
la documentazione che prova la ingerenza delle corporazioni multinazionali nel golpe militare, e per la denuncia di analoghe situazioni esistenti in
Bramile,; 5olivia,, Paraguay ed Uruguay.
Quasi un manualettn sulle uiinuranze
Sono appena usciti, con il titolo:
I diritti delle minoranze etnico-linguistiche, gli Atti delTVIII Convegno di
studi della sezione italiana della Ligue
Internationale de l’Enseignement, de
l’Education et de la Culture Populaire,
che si è tenuto a Gorizia dal 25 al 27
settembre 1972.
Ci sono le relazioni di Alberto Sobrero su « Il problema delle minoranze
linguistiche in Italia » visto da un sociolinguista e di Gustavo Buratti su
« La situazione giuridica delle minoranze linguistiche in Italia », che dopo
ALL’OVEST
NIENTE
DI NUOVO
aspramente comChapuis su « Le
■y^ Sotto questo
titolo le recenti dimissioni del presidente americano sono ironicamente ed
mentate da Robert
Monde » del 23.8.’74.
« Ci vuole una fede robusta oppure
molta innocenza per salutare nelle dimissioni di Richard Nixon una vittoria della morale, della giustizia e della democrazia. Strana democrazia questa, che elegge a maggioranza schiacciante due uomini destinati ad esser
riconosciuti, due anni più tardi, l’uno
per un imbroglione di bassa lega, l’altro per un paranoico del potere. Strana giustizia questa, che permette a un
vice-presidente (Spiro Agnew) e, molto probabilmente, anche a un presidente (Richard Nixon) di valersi delle dimissioni per barattare, con le proprie libertà personali, le altissime cariche di cui hanno abusato. I loro lacchè, intanto, non avendo una moneta
di così alto prezzo da offrire, sono in
prigione.
Strana morale, infine, per la quale
pesa di più, sulla bilancia della storia,
un (tentato e non riuscito) furto con
scàsso nella sede del partito democratico, che non i bombardamenti su Hanoi del Natale 1972 o il colpo di Stato
nel Cile.
Senza voler infierire su di un vinto,
non si può fare a meno di provare
qualche amarezza nel pensare che l’expresidente USA sfugge tanto alle leggi internazionali quanto a quelle del
proprio paese ».
Parole così feroci (eppur così giuste!) di critica mi hanno indotto a interrompere la lettura del lungo e bellissimo articolo. « Il senso lor m’è duro », e lo è certo altrettanto per ogni
italiano che si senta costretto a cercarne delle analogie, e quindi delle possibili applicazioni nel proprio paese. E
tuttavia son riuscito ad apprezzare la
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
finezza e il buon gusto dell’articolista,
il quale non vuol calcar troppo la mano sulle sorti del povero Nixon. Egli
non arriva ad es. ad auspicare che a
Nixon e ai suoi lacchè (di cui sopra)
venga riservata una di quelle famose
gabbie di tigre, magari la meno angusta, nelle quali languiscono tuttora i
nemici del regime del presidente Van
Thieu. Simili punizioni si potrebbero
trovare piuttosto in una di quelle bolge che Dante visitò dopo aver varcato
la porta al sommo della quale aveva
letto le « parole di colore oscuro ».
Sono dunque passato ad altro articolo sullo stesso argomento, ma meno
feroce. « Gli USA praticano sempre una
doppia morale politica (scrive Maurice
Duverger su « Le Monde » del 21.8.’74),
così come desidererebbero fare certe
nazioni che non dispongono di tutti i
mezzi necessari. Infatti nel loro interno, non ostante la pressione che il denaro esercita sul governo, essi mantengono delle strutture libérali la cui
forza è ben messa in evidenza dall’affare Nixon. Invece nelle loro relazioni
internazionali, essi usano la propria
strapotenza e ne abusano, comportandosi in modo totalmente autoritario.
Quando massacravano Hanoi di bombe, si poteva attribuir loro un “fascismo esterno" simultaneo ad una “democrazia interna". Oggi l’espressione
sembra esagerata perché la violenza
della democrazia americana è meno
aperta.
Infatti Washington lascia che altri si
sporchino le mani. Le prigioni del
Sud-Vietnam straboccano di prigionieri politici senza che il protettore americano del sig. Thieu, il quale nulla
potrebbe rifiutargli, si preoccupi della,
loro sorte. Così, in altro campo, se è
difficile precisare la parte avuta dagli
USA nell’ avvento
del generale Pinochet nel Cile, è pure indubbio che gli
USA dispongono di
mezzi tali da esige________________ re, qualora lo vogliano, che la pressione d’un regime che è attualmente
uno dei più sinistri del mondo, si attenui. Ma gli USA non vogliono adoperare i loro mezzi: preferiscono utilizzare il terrore che regna a Santiago, per
distogliere le nazioni latino-americane
da ogni tentazione socialista ».
TUTTI UNITI AD ATENE
-A- Mino Monicelli riporta in una
corrispondenza pubblicata su « L’Espresso » del 25.8.’74, le proprie impressioni dalla capitale della Grecia
in fermento.
« Per una settimana, mattina pomeriggio sera, abbiamo udito dalla nostra camera d’albergo, come un rombo incessante di tamburi, gli slogan
scanditi da gruppi di giovani davanti
all’hotel Grande Bretagne, dove alloggia il presidente Karamanlis. Slogan
contro Kissinger, la Nato, la da. “Ellàs! Ellàs!’’f gridavano i giovani. Erano studenti greco-ciprioti; ma anche
ragazzi del Politecnico, andreisti *, giovani comunisti; e sì, anche provocatori, come sempre. Un cocktail ideologico di cui era difficile individuare le dosi. Aveva detto Mikis Theodorakis:
"Noi greci non siamo mai stati così
uniti dal tempo in cui sconfiggemmo
gl’italiani nel ’41, in Albania". Allora
perfino Zachariades, segretario del partito comunista, dalla prigione in cui lo
aveva gettato Metaxas, invitò i compagni a combattere il fascismo esterno
sotto la guida del fascista interno. Oggi il cemento che unisce questi giovani, scolorendone i connotati politici, è
l’astio anti-americano. Impossibile pensare che l’umiliazione, il furore, la vergogna, restassero confinati in un limbo di rassegnazione e di attesa ».
’ « Grecia! Grecia! ».
^ Seguaci di Andrea Papandreu.
una presentazione storica e teorica fa
ner ognuna di queste il punto, riporta
le norme che loro si riferiscono negli
Statuti regionali ordinari, cita proposte di legge statali che non sono andate avanti e altre disposizioni o mancate disDosizioni; ci sono l’intervento
di Antonio Borme, della comunità etnica italiana dell’Istria e di Fiume, e gli
interventi delle discussioni. Questo per
la prima parte, presieduta da Mario
Gliozzi.
Della seconda parte, consistita in
una tavola rotonda presieduta da
Giuseppe Tramarollo, che ha scritto
anche la Presentazione di questo volume, sono riportate le varie relazioni:
di Osvaldo Coisson ( « Le comunità
montane di parlate provenzali del Piemonte »), Samo Pahor t«La minoranza slovena in Italia »), Francesco Vittur (« L’insegnamento trilingue nelle
scuole elementari delle Valli ladine »),
ancora Antonio Borme («L’Unione degli Italiani d’Istria e di Fiume »), Piero David Marangon («La Società Filologica Friulana per la difesa del ladino friulano »), Etelredo Pascolo (« La
situazione attuale della comunità etnico-linguistica friulana e i suoi problemi ») e gli interventi delle discussioni.
Le relazioni Vittur e Pascolo furono
lette dal Presidente, assenti gli autori.
E infine la mozione finale, che si richiama agli articoli 6 e 3 della Costituzione della Repubblica Italiana e
agli analoghi articoli della Dichiara:
zione Universale dei Diritti dell’Uomo,
e contiene diverse rivendicazioni. Fra
grandi. La ristrettezza del gruppo e lo
gli intervenuti erano due vice-presidenti della Ligue: Lamarque e Frida
Malan.
Questo libro è di fatto un manualetto, e perciò valeva la pena di descriverlo in dettaglio. Comprensibilmente incompleto e un po’ sbilanciato, non aggiornatissimo, vivace, utile
anche nel rivelare una certa contrapnosizione — più sentita in aula — tra
l’espressione dei minoritari e le posizioni degli insegnanti che il Convegno
avevano organizzato, e che ci sembravano conservare un po’ dell’autorità
della cattedra, prudenza e difesa dello
Stato pur nella generosa liberalità. Anche questo Convegno, come due anni
dopo il Convegno Internazionale di
Trieste, più « sulle » che « delle » minoranze, anche se qui c’erano un’altra
e maggiore partecipazione e familiarità.
Questa raccolta, fatta con cura da
Nennella Jahier (anche se non c’è scritto), è stata pubblicata (147 pp., L. 2.500)
nella Collana Erica dell’Associazione
Mazziniana Italiana dalla CisalpinoGoliardica (20133 Milano, Via Bassini
17/2, C.C.P. n. 3/20361).
G. M.